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Facoltà di INGEGNERIA
Corso di Laurea in
INGEGNERIA INFORMATICA
Definizioni di
ANALISI MATEMATICA 2
Studente:
Giorgio Davanzo
giorgio.davanzo@gmail.com
Parte 1 - Serie numeriche, successioni e serie di funzioni
DEFINIZIONI
1. Serie convergenti, divergenti e indeterminate
2. Serie numeriche assolutamente e semplicemente convergenti
3. Criterio dell'ordine di infinitesimo per la convergenza di una serie numerica
4. Criterio della radice
5. Convergenza puntuale e uniforme di una successione di funzioni
6. Operazioni con le serie: somma e prodotto per una costante
7. Distanza fra due numeri complessi
8. Convergenza di una successione di numeri complessi
9. Serie di numeri complessi
10. Teoremi di passaggio al limite sotto il segno di derivata e integrale
11. Serie di Taylor di una funzione di variabile reale
12. Raggio di convergenza e insieme di convergenza di una serie di potenze
13. Teorema di derivazione (proprietà della f.ne somma)
14. Teorema di integrazione (proprietà della f.ne somma)
15. Teorema di derivazione termine a termine di una serie di potenze
16. Funzioni analitiche in R
17. Sviluppo in serie di Taylor-McLaurin delle principali f.ni elementari
18. Funzioni complesse di variabile complessa
19. Limite, continuità, derivabilità in C
20. Regole algebriche di derivazione
21. Serie di potenze in C
22. Le funzioni elementari in C e loro derivate
23. Equazione esponenziale e funzione logaritmo in C
Parte 2 - Lo spazio Rn, integrale di Riemann in Rn
24. Definizione di prodotto scalare, norma e distanza euclidea in Rn
25. Proprietà del prodotto scalare
26. Proprietà della distanza
27. Sfere aperte e chiuse in Rn
28. Intorno di un punto e relative proprietà
29. Punti di accumulazione, punti interni e punti di frontiera
30. Chiusura, interno e frontiera di un insieme
31. Insiemi limitati
32. Funzioni da Rn in Rm
33. Campi scalari, curve parametriche, superfici parametriche, campi vettoriali
34. Insiemi di livello
35. Limiti di funzioni da Rn in Rm
36. Continuità di funzioni da Rn in Rm
37. Teorema di Weierstrass
38. Insiemi connessi per archi
39. Teorema di connessione e teorema di esistenza di zeri
40. Coseno dell'angolo tra due vettori
41. Applicazioni lineari da Rn in Rm e matrici associate
42. Forme lineari
43. Teorema di Riesz in Rn
44. Rettangoli in R2, decomposizioni, somme inferiori e superiori, f.ni integrabili su un rettangolo
secondo Riemann
45. Teorema di Fubini
46. Parallelepipedi rettangoli in R3, decomposizioni, somme inferiori e superiori, f.ni integrabili su un
parallelepipedo secondo Riemann
47. Formule di riduzione per gli integrali tripli
48. N-rettangoli in Rn
49. Proprietà dell'integrale
50. Integrale su un insieme limitato
51. Insiemi N-trascurabili e relative proprietà
52. Teorema della media integrale
53. Insiemi normali in R2
54. Insiemi normali in R3
55. Insiemi misurabili secondo Peano-Jordan in Rn
56. Insiemi trascurabili in Rn e caratterizzazione degli insiemi misurabili
57. Cambio di variabili negli integrali multipli - Caso unidimensionale
58. Cambio di variabili negli integrali multipli - Caso bidimensionale
59. Coordinate polari ed ellittiche in R2
60. Cambio di variabili negli integrali multipli - Caso tridimensionale
61. Coordinate sferiche in R3
62. Formule di riduzione per corde e sezioni in R3
63. Integrali generalizzati in Rn - Insiemi localmente misurabili e funzioni localmente integrabili
Parte 3 – Calcolo differenziale in Rn
64. Derivata direzionale e derivata parziale
65. Differenziale di un campo scalare, approssimante lineare
66. Iperpiano tangente
67. Matrice Jacobiana
68. Gradiente
69. Differenziabilità delle funzioni di classe C’
70. Regole algebriche di differenziazione
71. Differenziale di un campo vettoriale
72. Un campo vettoriale è differenziabile se e solo se lo sono tutte le sue componenti
73. Differenziale di una funzione composta
74. Derivate direzionali e parziali di ordine superiore
75. Differenziabilità di funzioni di classe Ck
76. Teorema di Schwartz
77. Forme lineari e quadratiche in Rn
78. Differenziale secondo di un campo scalare e relativa matrice Hessiana
79. Teorema di Young (sulla simmetria della matrice Hessiana)
80. Condizione sufficiente affinché una funzione sia due volte differenziabile
81. Formula di Taylor del secondo ordine
82. Estremi relativi di una funzione
83. Vincoli ed estremi vincolati
84. Teorema dei moltiplicatori di Lagrange in R2 (curve)
85. Teorema dei moltiplicatori di Lagrange in R3 (superficie)
86. Teorema dei moltiplicatori di Lagrange in R3 (curve)
Parte 4 – Equazioni differenziali
87. Equazioni funzionali
88. Equazione differenziale
89. Equazione diff. ordinaria
90. Ordine di una eq. diff.
91. Forma normale
92. EDO 1°
93. (EDO 1°) Soluzione
94. Condizione iniziale
95. (EDO 1°) Problema di Cauchy
96. Soluzione locale
97. Eq. a variabili separabili
98. Equazioni omogenee
99. EDL 1°
100. Nucleo risolvente
101. Equazioni di Bernoulli
102. EDO 2°
103. (EDO 2°) Soluzione
104. (EDO 2°) Problema di Cauchy
105. (EDO 2°) Soluzione locale
106. Eq. del tipo y’’=f(y)
107. EDL 2° a coeff. cost.
108. (EDL 2° a coeff.cost.) Equazione caratteristica
109. EDL di ordine n a coeff. cost.
110. (EDL di ordine n a coeff. cost.) Soluzione
111. (EDL di ordine n a coeff. cost.) Eq. Caratteristica
112. Equazioni di Eulero
113. Sistemi di 2 eq. diff. lin. 1° a coeff. cost.
Parte 5 – Curve in forma parametrica
114. Curva in Rn
115. Curva continua, regolare, chiusa, semplice
116. Vettore, versore e retta tangente
117. Curva in forma parametrica e cartesiana
118. Lunghezza di una curva e rettificabilità
119. Integrale curvilineo di un campo scalare
120. Integrale curvilineo di un campo vettoriale
Definizioni – Serie numeriche, successioni e serie di funzioni
1. Serie convergenti, divergenti e indeterminate
+∞
• Se esiste finito lim s n = s , si dice che
n → +∞
∑a n =1
n è convergente.
+∞
• Se lim s n è infinito (+ ∞,−∞, ∞ ) , si dice che ∑a n è divergente (a + ∞, a − ∞ o a ∞ ) .
n → +∞
n =1
+∞
• Se lim s n non esiste, si dice che
n → +∞
∑a
n =1
n è indeterminata.
+∞ +∞
∑a
n =1
n si dice assolutamente convergente se ∑a
n =1
n è convergente.
+∞ +∞
+∞
Teo Se ∑ a n è assolutamente convergente, allora è convergente.
n =1
+∞
Sia an ≥ 0 ∀n . Si ha: (1) Se ∃ε > 0 t.c. ord +∞ an > 1 + ε allora ∑a
n =1
n è convergente.
+∞
(2) Se ord +∞ an ≤ 1 allora ∑a
n =1
n è divergente (a + ∞ ).
Corollario – Sia an ≥ 0 ∀n :
+∞
1) Se esiste lim n an = L < 1 , allora
n→+∞
∑a
n =1
n è convergente.
+∞
2) Se esiste lim n an = L > 1 , allora
n→+∞
∑a
n =1
n è divergente.
cioè (∀x ∈ E )(∀ε > 0 )(∃n )(∀n )(n > n ⇒ f n ( x ) − f ( x ) < ε ) . [Oss. n = n ( x, ε ) ]
Al corpo dei numeri complessi si estendono le definizioni di serie (come coppie ((an )n , (bn )n ) ),
+∞ k
ridotte, convergenza e somma s ∈ C di una serie: ∑a
n =1
n = s ⇔ lim ∑ a n = s .
k → +∞
n =0
n→+∞ a a
n =0
+∞
La f.ne f è derivabile sull’intervallo ]x0 − R, x0 + R[ e la sua derivata è f ′( x ) := ∑ na n ( x − x0 )
n −1
in
n =1
+∞
Se la serie di potenze ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
ha raggio di convergenza R, allora R è anche il raggio di
+∞
∑ na (x − x )
n −1
convergenza della serie delle derivate n 0 .
n =0
+∞
Data la serie di potenze ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
, con raggio di convergenza R>0, la f.ne somma f(x) è
+∞
derivabile in ]x0 − R, x0 + R[ e si ha f ′( x ) = ∑ na n ( x − x0 )
n −1
.
n =0
Si dice che f : ]a, b[ → R è analitica in ]a, b[ se ∀x0 ∈ ]a, b[ esiste h>0 t.c. f è sviluppabile in serie
di potenze (e quindi in serie di Taylor) con p.to iniziale x0 su ]x0 − R, x0 + R[ .
ex = ∑
+∞
xn
cos x = ∑
(− 1)n x 2 n
+∞
sin x = ∑
+∞
(− 1)n x 2 n+1
n =0 n! n =0 (2n )! n = 0 (2n + 1)!
+∞
x 2n +∞
x 2 n+1 1 + x +∞ 2 ⋅ x 2 n+1
cosh x = ∑ sinh x = ∑ log x = log =∑
n =0 (2n )! n = 0 (2n + 1)! 1 − x n=0 (2n + 1)
arctgx = ∑
(− 1) x 2 n+1
+∞ n +∞ α
(1 + x )α = ∑ ⎛⎜⎜ ⎞⎟⎟ x n
n =0 (2n + 1) n =0n ⎝ ⎠
f (z ) − f (z 0 )
complesso in z0 se ∃ lim =: f ′( z 0 ) , che si dice derivata di f in z0 .
z → z0 z − z0
∑ f (z ) = ∑ a (z − z )
n =0
n
n =0
n 0
n
si dice serie di potenze a coefficienti complessi di p.to iniziale z0 .
Oss Con il cambio di variabile w := z − z 0 ci si può sempre ricondurre al caso in cui z 0 = 0 , cioè
+∞
ad una serie del tipo ∑a
n =0
n .
Dato w∈ C \ {0}, questo può essere scritto nella forma w = ρ (cosϑ + i sin ϑ ) = ρe iϑ , con ρ > 0 ;
cerchiamo ora tutti i numeri complessi z = x + iy per cui è e z = w ; essendo e z = e x +iy , si ha che
e x +iy = ρe iϑ o anche e x (cos x + i sin y ) = ρ (cos x + i sin y ) , che equivale al sistema
⎧e x = ρ
⎪
⎨cos y = cosϑ ⎧ x = log ρ
⎪sin y = sin ϑ ⎨
⎩ ; si ottiene ⎩ y = ϑ + 2kπ . L’equazione e = w ha dunque infinite
z
soluzioni, in accordo col fatto che, come si è visto, la funzione esponenziale è, nel campo
complesso, periodica di periodo 2πi . Essa non è dunque invertibile. Per renderla tale è
necessario considerare la sua restrizione ad un opportuno sottoinsieme E di C. Si vede quindi
che la funzione esponenziale ristretta all'insieme E = {z = x + iy : −π < y ≤ π } è iniettiva ed
assume tutti i valori complessi non nulli.
La funzione inversa della funzione esponenziale ristretta all'insieme E = {z = x + iy : −π < y ≤ π }
è detta funzione logaritmo. Essa è dunque una funzione di C \ {0} in E. Il logaritmo di un
numero complesso w = ρe iϑ ∈ C \ {0}è dunque l'unico numero complesso z = x + iy := log w , con
− π < y ≤ π per cui è e z = w .
Definizioni - Lo spazio Rn, integrale di Riemann in Rn
24. Definizione di prodotto scalare, norma e distanza euclidea in Rn
Distanza (euclidea) d ( x, 0 ) = x ( )
d x, y = x − y
Siano x 0 ∈ R n e r > 0 .
{
Si dice sfera aperta di centro x 0 e raggio r l’insieme B ]x 0 , r [ = B( x 0 , r ) := x ∈ R n : d (x, x 0 ) < r }
{
Si dice sfera chiusa di centro x 0 e raggio r l’insieme B[x 0 , r ] := x ∈ R n : d ( x, x 0 ) ≤ r }
28. Intorno di un punto e relative proprietà
{
Si dice chiusura di E l’insieme clE := E ∪ x ∈ R n : x è di accum. per E . }
Si dice interno di E l’insieme int E := {x ∈ E : x è interno ad E}.
Si dice frontiera di E l’insieme frE := {x ∈ E : x è di frontiera per E}.
32. Funzioni da Rn in Rm
⎛ f1 ( x1 ...xn ) ⎞
Una f.ne ( )
f : E ⊂ R n → R m è del tipo f ( x ) = f ( x1 ...xn ) = ⎜⎜ ⎟⎟ con x = ( x1 ...xn )
T
e
⎝ f n ( x1 ...xn )⎠
( )
f i : E ⊂ R n → R per i=1…m;
( )
Sia f : E ⊂ R n → R . ∀k ∈ R , l’insieme Lk = {x ∈ E : f ( x ) = k } si dice insieme di livello k di f.
( )
Sia f : E ⊂ R n → R m e x 0 ∈ R n di accumulazione per E. Si dice che ∃ lim f ( x ) = l ∈ R m se
x→ x0
(∀ε > 0)(∃δ > 0)(∀ x ∈ E )(0 < d (x, x 0 ) < δ ⇒ d ( f (x ), l ) < ε ) , cioè
(∀V ∈ I l )(∃U ∈ I x )(∀ x ∈ E )(x ∈U \ {x 0 } ⇒ f (x )∈V ) ;
( )
0
(∀k > 0)(∃δ > 0)(∀ x ∈ E )(0 < d (x, x 0 ) < δ ⇒ f (x ) > k ) ;
Analoghe definizioni per lim f ( x ) = −∞ e lim f ( x ) = ∞ ;
x→ x x→ x
( )
0 0
( )
Sia f : E ⊂ R n → R m e x 0 ∈ E . Si dice che f è continua in x 0 se
(∀ε > 0)(∃δ > 0)(∀ x ∈ E )(d (x, x 0 ) < δ ⇒ d ( f (x ), f (x 0 )) < ε )
37. Teorema di Weierstrass
( )
Se f : E ⊂ R n → R (solo per campi scalari) è continua ed E è chiuso e limitato, allora
∃ min f (E ) = min f e ∃ max f (E ) = max f .
E E
Arco continuo: Sia γ : [a, b] → R n continua. La coppia (γ , γ ([a, b])) si dice arco continuo in Rn di
cui γ è la rappresentazione parametrica e γ ([a, b]) è il sostegno.
Connessione per archi: Sia E ⊂ R n . Si dice che E è connesso per archi se ∀x1 , x2 ∈ E esiste un
arco continuo γ : [a, b] → R n t.c. γ (a ) = x1 , γ (b ) = x 2 e γ (t ) ∈ E ∀t ∈ [a, b] .
( )
Connessione: Se f : E ⊂ R n → R è continua ed E è connesso, allora f(E) è connesso.
( )
Zeri: Se f : E ⊂ R → R è continua, E è connesso ed esistono a, b ∈ E punti tali che
n
Le applicazioni lineari R n → R si dicono forme lineari. Se L è una forma lineare, allora esiste
una e una sola matrice A ∈ Μ (1, N ) tale che L( x ) = A x = (a11 ...a1N )( x1 ...x N ) = a11 x1 ...a1N x N =< a, x > ,
(∀x ∈ R ) , avendo posto a = (a
N
11 ...a1N ) = AT .
T
Per ogni forma lineare L : R n → R esiste uno e un solo a ∈ R n tale che L( x ) =< a, x > ∀ x ∈ R n .
44. Rettangoli in R2, decomposizioni, somme inferiori e superiori, f.ni integrabili su un
rettangolo secondo Riemann
Sia R = [a, b]× [c, d ] (un rettangolo piano) di R2; fissiamo n+1 nodi in [a,b] con a=x0<x1<…<xn=b
e n+1 nodi in [c,d] con c=y0<y1<…<yn=d; poniamo Rij := [xi −1 , xi ]× y j −1 , y j ∀i = 1,...n ∀j = 1,...m . [ ]
La collezione δ := {Rij : i = 1,..., n, j = 1,..., m} si dice decomposizione di R. Poniamo
( )
Δ (R ) := {δ : δ decomposizione di R }. Sia f : R ⊂ R → R limitata, con R un rettangolo. Sia δ ∈ Δ .
2
Poniamo s(δ , f ) = ∑∑ lij m(Rij ) (somma inferiore) dove lij = inf f e m(Rij ) = (xi − xi −1 )( yi − yi −1 ) e
n m
Rij
i =1 j =1
i =1 j =1 Rij
Proprietà: Si ha ∀δ , δ ′ ∈ Δ(R ) : 1) δ ; δ ′ ⇒ s (δ ) ≤ s (δ ′) e S (δ ) ≥ S (δ ′) ; 2) s (δ ) ≤ S (δ ′) .
Poniamo σ := {s (δ ) : δ ∈ Δ(R )} e Σ := {S (δ ) : δ ∈ Δ(R )} . Le due classi numeriche sono classi
separate, cioè sup σ ≤ inf Σ .
Integrale di Riemann su un rettangolo di R2: Sia f : R ⊂ R 2 → R limitata, con R rettangolo. Se ( )
le classi σ e Σ sono contigue, cioè sup σ = inf Σ , si dice che f è integrabile secondo Riemann
su R e si pone ∫ f = ∫∫ f ( x, y )dxdy := sup σ = inf Σ
R R
( )
Significato geometrico: Sia f : R ⊂ R 2 → R integrabile su R e f ( x, y ) ≥ 0 ∀( x, y ) ∈ R , allora
T
⎛⎜ d f ( x, y )dy ⎞⎟dx =
g ( x )dx = ∫∫ f ( x, y )dxdy cioè ∫∫R f (x, y )dxdy .
b
∫a ⎝ ∫c
b
∫a R ⎠
46. Parallelepipedi rettangoli in R3, decomposizioni, somme inferiori e superiori, f.ni integrabili
su un parallelepipedo secondo Riemann
Sia R = [a1 , b1 ]× [a2 , b2 ]× [a3 , b3 ] (un parallelepipedo) di R3; fissiamo n+1 nodi in [a1,b1] con
a1=x0<x1<…<xn=b1, m+1 nodi in [a2,b2] con a2=y0<y1<…<yn=b2 e l+1 nodi in [a3,b3] con
[ ]
a3=z0<z1<…<zn=b3; poniamo Rij := [xi −1 , xi ]× y j −1 , y j × [z k −1 , z k ] ∀i = 1,...n ∀j = 1,...m ∀k = 1,...l . La
collezione δ := {Rij : i = 1,..., n, j = 1,..., m, k = 1,..., l} si dice decomposizione di R. Poniamo
Δ (R ) := {δ : δ decomposizione di R}. Sia f : R ⊂ R 3 → R limitata. Sia δ ∈ Δ . ( )
Poniamo s(δ , f ) = ∑∑∑ lijk m(Rijk ) (somma inferiore) dove lijk = inf f e
n m l
Rijk
i =1 j =1 k =1
i =1 j =1 k =1 Rijk
Proprietà: Si ha ∀δ , δ ′ ∈ Δ(R ) : 1) δ ; δ ′ ⇒ s (δ ) ≤ s (δ ′) e S (δ ) ≥ S (δ ′) ; 2) s (δ ) ≤ S (δ ′) .
Poniamo σ := {s (δ ) : δ ∈ Δ(R )} e Σ := {S (δ ) : δ ∈ Δ(R )} . Le due classi numeriche sono classi
separate, cioè sup σ ≤ inf Σ .
( )
Integrale di f su R: Sia f : R ⊂ R 3 → R limitata, con R parallelepipedo. Se le classi σ e Σ sono
contigue, cioè sup σ = inf Σ , si dice che f è integrabile secondo Riemann su R e si pone
∫ f = ∫∫∫ f ( x, y, z )dxdydz := sup σ = inf Σ
R R
a3
h : [a3 , b3 ] → R è integrabile su [a3 ,b3 ] e ∫ h(z )dz = ∫∫∫ f (x, y, z )dxdydz = ∫ (∫∫ f (x, y, z )dxdy )dz .
b3 b3
a3 R a3 S
48. N-rettangoli in Rn
∫R
f =∫ f +∫ f .
R′ R′′
( )
Siano Φ, Ψ : K ⊂ R 2 → R continue, con k chiuso e misurabile, Φ ( x, y ) ≤ Ψ ( x, y ) ∀( x, y ) ∈ K .
T
{ }
L’insieme E = ( x, y, z ) : ( x, y ) ∈ K , Φ ( x, y ) ≤ z ≤ Ψ ( x, y ) si dice insieme normale rispetto al piano
T T
xy in R3.
⎩ α
β β
quindi ∫α f (ϕ (t ))ϕ ′(t )dt cioè ∫ f = ∫α f (ϕ (t ))ϕ ′(t )dt .
I
( )
Se f : E ⊂ R 2 → R è continua e limitata su E aperto misurabile e Φ : K ⊂ R 2 → E , con K ( )
aperto misurabile, tale che (i) Φ è di classe C1 con derivata parziale limitata su K, (ii)
∂Φ
Φ : K → E sia biiettiva, (iii) det ≠ 0 su K; allora f è integrabile su E e si ha:
∂(u, v )
⎛ xu x v ⎞
∫∫E f ( x , y )dxdy = ∫∫K f ( x (u , v ), y (u , v )) = ∫∫K f ( x (u , v ), y (u , v )) det ⎜⎜ ⎟⎟dudv
⎝ y u y v ⎠
( cioè ∫∫ ( f ⋅ Φ ) Φ u ∧ Φ v dudv ).
K
⎧ x = aρ cosϑ ⎛ aρ cosϑ ⎞ ∂Φ
Ellittiche: ⎨ , Φ( ρ ,ϑ ) = ⎜⎜ ⎟⎟ , det = abρ , m(E ) = ∫∫ 1dxdy = ∫∫ 1abρdρdϑ
⎩ y = bρ sin ϑ ⎝ bρ sin ϑ ⎠ ∂ (u , v ) E K
( )
Se f : E ⊂ R 3 → R continua e limitata, con E aperto misurabile e Φ : K ⊂ R 3 → E , con K ( )
aperto misurabile, tale che (i) Φ è di classe C1 con derivate parziali limitate, (ii) Φ : K → E è
∂Φ
biiettiva, (iii) det ≠ 0 in K; allora f è integrabile su E; si ha che:
∂ (u , v , w )
⎛ ∂Φ ⎞
∫∫∫ f (x, y, z )dxdydz = ∫∫∫ f (Φ(u, v, w)) det⎜⎜⎝ ∂(u, v, w) ⎟⎟⎠ dudvdw .
E K
⎪ z = ρ cosϕ ⎜ ρ cosϕ ⎟
⎩ ⎝ ⎠
{
A = ( ρ ,ϑ ,ϕ ) : ρ > 0,−π < ϑ < π ,0 < ϕ < π
T
}
∂Φ
Φ è tale che: (i) Φ è di classe C1 in A, (ii) Φ è biiettiva, (iii) det = ρ 2 sin ϕ > 0 in A; se
∂ (u, v )
E (⊂ B ) è aperto misurabile, f : E (⊂ R ) → R è continua e limitata, allora
3
∫∫∫ f (x, y, z )dxdydz = ∫∫∫ f (ρ sin ϕ cosϑ , ρ sin ϕ sin ϑ , ρ cosϕ )ρ sin ϕρdρdϑdϕ dove K è aperto e
2
E K
( )
Corde: Sia f : E ⊂ R 3 → R è continua, con E insieme normale rispetto al piano xy, allora f è
( Ψ x, y )
integrabile su E e ∫∫∫ f (x, y, z )dxdydz = ∫∫ ⎛⎜⎝ ∫ (
f ( x, y, z )dz ⎞⎟dxdy .
E ⎠ K Φ x, y )
( )
Sezioni: Sia f : E ⊂ R 3 → R è continua, con E insieme chiuso e misurabile tale che, posto
{
m = min z : ( x, y , z ) ∈ E
T
} e {
M = max z : ( x, y , z ) ∈ E ,
T
} ∀z ∈ [m, M ] la sezione
S z = E ∩ {z = z } (⊂ R 2
) è misurabile, allora f è integrabile su E e
E m Sz
( )
Sia J ⊂ R n localmente misurabile, cioè tale che, per ogni misurabile E ⊂ R n , J ∩ E è ( )
misurabile.
( )
Sia f : J ⊂ R n → R , con J localmente misurabile, localmente integrabile su J, cioè tale che
esista una successione (An)n di insiemi misurabili tali che: (i) a n ⊂ a n +1 ⊂ J per n ∈ N + , (ii) per
ogni misurabile E ⊂ J , lim m(E \ An ) = 0 , (iii) f An
è integrabile su An ∀n ∈ N + ;
n→ +∞
( )
Caso di f positiva: Sia f : J ⊂ R n → [0,+∞[ localmente integrabile su J e localmente misurabile;
si dice che f è integrabile in senso generalizzato su J se esiste finito lim ∫
n → +∞ An
f e si pone:
∫J
f = lim ∫
n → +∞ An
f .
Teo Se (An)n e (Bn)n sono due successioni verificanti le tre proprietà, allora lim ∫
n → +∞ An
f = lim ∫
n → +∞ Bn
f .
Definizioni – Calcolo differenziale in Rn
64. Derivata direzionale e derivata parziale
Sia f:A(⊂RN)ÆR, con A aperto e sia x°∈A.Sia v∈RN un versore di RN (cioè ||v||=1) (v si dice
anche direzione orientata) g(z)=f(x°+tv) con |t|<δ. g(0)=f(x°) g’(0)=lim(tÆ0) [(g(t)-g(0))/t];
lim(tÆ0) [(f(x°+tv)-f(x°))/t] si chiama derivata direzionale di f in x° lungo v e si indica con ∂f/∂v
(x°).
Sia {e1,..en} la base canonica di RN. Se v=ei, per qualche i=1..N la derivata direzionale di f in x°
lungo ei si dice derivata parziale di f rispetto xi e si indica con: ∂f/∂e1 (x°)= ∂f/∂xi (x°)= fxi(x°).
Caso unidim: Sia f:A(⊂R)ÆR con A aperto e x°∈A. Si ha che f è derivabile in x° se e solo se
esiste L∈L(R,R) t.c. f(x)=f(x°)+L(x-x°)+ε(x)|x-x°| con lim[xÆx°]ε(x)=0 inoltre L:RÆR è t.c.
L(h)=f’(x°)*h cioè L=(df)(x°).; caso f:RNÆR(o derivata di Frechet) sia f:A(⊂RN)ÆR, con A
aperto, e sia x° se esiste L∈L(RN,R) tc f(x)=f(x°)+L(x-x°)+ε(x)||x-x°|| con lim[xÆx°] ε(x)=0. L si
dice differenziale di f in x°e si indica con (df)(x°).
Approssimante lineare: Sia f:A(⊂RN)ÆR,con A aperto,e sia x°∈A. Si dice che f è dotata di
approx lineare in x° se esistono L∈L(RN,R) e q∈R tc,posto f(x)=L(x-x°)+q (i) f(x°)=f(x°);
(ii)lim[xÆx°] (f(x)-f(x))/||x-x°||.
Teo: Siano f:A(⊂RN)ÆR,con A aperto,e x°∈A. Si ha che f è differenziabile in x°se e solo se f è
dotata di approx lineare in x°. Inoltre risulta L=(df)(x°) e q=f(x°).
Se f è differenziabile in x°, allora esistono ∂f/∂xi (x°) =∂f/∂ei (x°)=L(ei) per i=1..N. Quindi
L=(df)(x°) è rappresentato dalla matrice Jacobiana Jf(x°)=(∂f(x°)/∂x1,…., ∂f(x°)/∂xN); Dim Si ha
∂f(x°)/∂xi=L(e1)=ai per ogni i=1..N;
68. Gradiente
(Caso di f:RNÆRM) Siano f:A(⊂RN)ÆRM, con A aperto e x°∈A. Si dice che f è differenziabile in
x° se esiste L∈L(RN,RM) t.c. f(x)=f(x°)+L(x-x°)+ε(x)||x-x°|| con lim[xÆx°] ε(x)=0 (∈RM). L si dice
il differenziale di f in x° e si scrive L=(df)(x°).
Sia f:A(⊂RN)ÆR con A aperto. Sia n∈RN un versore ed esista ∂f/∂n (x) per ogni x∈A.Sia x° un
pto di A,x°∈A e v∈RN un versore. Se esiste ∂/∂v (∂f/∂u) (x°); essa si dice derivata direzionale
seconda di f in x° nella direzione orientata u e v (nell’ordine) e si indica con ∂²f/(∂v∂u) (x°).
Sia f:A(⊂RN)ÆR con A aperto. Esista ∂f/∂xi (x) (=∂f/∂ei (x)) per ogni x∈A. Sia x°∈A. Se esiste
∂/∂xj (∂f/∂xi) (x°)= ∂/∂ej (∂f/∂ei) (x°) essa si dice derivata parziale seconda di f in x° rispetto xi e
xj (nell’ordine e si indica con ∂²f/(∂xj∂xi) (x°)= fxixj(x°); In modo analogo si definiscono le
derivate direzionali e parziali di ordine superiore al secondo.
Se f:A(⊂RN)ÆR è di classe Ck in A,allora le derivate parziali fino alle k-esime NON dipendono
dall’ordine seguito nell’eseguire la derivazione.
77. Forme lineari e quadratiche in Rn
• Un’applicazione lineare L:RNÆR con L(h)=Σ[i=1..N] ai*hi e con a=(a1…an)T∈RN fissata si dice
forma lineare in RN.(polinomio omogeneo di 1°grado nelle variabili h1…hN);
• Un’applicazione Q:RNÆR t.c. Q(h)=Σ[i=1..N]Σ[j=1..N]aij*hi*hj=<Ah,h> con A=[ (a11…a1N) …
(aN1…aNN) ]∈M(N,N) fissata, si dice forma quadratica in RN (polinomio omogeneo di 2° grado
nelle variabili h1…hN).
Sia f:A(⊂RN)ÆR con A aperto, differenziabile in ogni punto di A e sia x°∈A. Poniamo g:=Vf :
A(⊂RN)ÆRN. Se g è differenziabile in x°, la matrice Jacobiana di g nel punto x°,Jg(x°) si dice
matrice Hessiana Hf(x°) e risulta Jg(x°)=[ ∂f1/∂x1 (x°) … ∂f1/∂xN (x°) ] = [∂²f/∂x1² (x°)…∂²f/∂xN∂x1
(x°)]…[∂fM/∂x1(x°) … ∂fM/∂xN(x°)] [∂²f/∂x1∂xN(x°)…∂²f/∂xN²(x°)] = Hf(x°) con g=V(∂f/∂x1 )…
(∂f/∂xN) .
80. Condizione sufficiente affinché una funzione sia due volte differenziabile
Sia f:E(⊂RN)ÆR e sia x° un punto di E. Si dice che x°è un punto di massimo relativo per f se
esiste U∈Ix° tc f(x)<f(x°) ∀x∈U(∩E)-{x°}. Se è f(x)>f(x°) si dice punto di minimo relativo.
Punti di sella: Sia f :E(⊂RN)ÆR (N≥2) e sia x°∈E. Si dice che x° è punto di sella di f se
esistono due versori u e v, (u≠v) t.c. la funzione gu(t)=f(x°+tu) ha un minimo relativo in t=0,la
funz. gv(t)=f(x°+vt) ha un massimo relativo in t=0.
1
H ( y ) una primitiva di e G (x) una primitiva di g (x) . Poiché H ( y ) è dotata di inversa
h( y )
1
(essendo di segno costante), si ottiene y ( x) = H −1 (G ( x) − G ( x0 ) + H ( y0 )) .
h( y )
⎛ y ( x) ⎞
98. Equazioni omogenee: equazioni del tipo y ' ( x) = f ⎜ ⎟ con f : I → R funzione di classe
⎝ x ⎠
y ( x)
C 1 sull’intervallo I . Si effettua il cambio di variabile u ( x) = , ottenendo l’equazione
x
d 1
y' ( x) = ( xu ( x )) = xu' ( x ) + u ( x ) = f (u ( x )) , da cui u ' ( x ) = ( f (u ( x )) − u ( x )) , che è a variabili
dx x
separabili.
x
100. Nucleo risolvente: sapendo che y ( x) = ∫ e A( x )− A( t ) b(t ) dt è soluzione particolare dell’eq.diff.
x0
A ( x )− A ( t )
lin. completa, il fattore e prende il nome di nucleo risolvente.
102. EDO 2°: E’ data l’eq. diff. y ' ' ( x) = f ( x, y ( x), y ' ( x)) con f : A → R , definita su un aperto A
di R 3 .
103. (EDO 2°) Soluzione: Si dice che una funzione y ( x) : I ]a, b[(⊂ R ) → R è una soluzione
dell’eq. diff. se:
a) y (x) è due volte derivabile in I ;
b) ( x, y ( x), y ' ( x ))T ∈ A, ∀x ∈ I ;
c) y ' ' ( x) = f ( x, y ( x), y ' ( x)), ∀x ∈ I .
105. (EDO 2°) Soluzione locale: ogni funzione y : I → R definita su un intervallo I tale che:
a) y (x) è soluzione dell’eq. diff.;
b) x0 ∈ int I ;
c) y ( x0 ) = y0 , y ' ( x0 ) = z0 .
106. Eq. del tipo y’’=f(y): y ' ' ( x ) = f ( y ( x )) con f : J (⊂ R ) → R di classe C 1 , e J intervallo
aperto. Moltiplicando ambo i membri per y ' ( x) e integrando si ottiene
x x
∫x0
y ' ' (t ) y ' (t ) dt = ∫ f ( y (t )) y ' (t ) dt ,
x0
con x0 ∈ J fissato, da cui
1
2 ( y ' ( x)) 2 − 12 ( y ' ( x0 )) 2 = F ( y ( x)) − F ( y ( x0 )) , con F ' (u) = f (u ) . Si ha
( y ' ( x)) = 2[ F ( y ( x)) − F ( y ( x0 ))] + ( y ' ( x0 )) che è un’eq. diff. del 1° ordine (e si può ricondurre ad
2 2
107. EDL 2° a coeff. cost.: y ' ' ( x) + ay' ( x) + by( x) = c( x) , con c( x) : I → R funzione continua su
un intervallo aperto I , e con a, b ∈ R . L’eq. y ' ' ( x) + ay ' ( x) + by ( x) = 0 è detta eq. diff. lin.
omogenea associata all’eq. completa.
110. (EDL di ordine n a coeff. cost.) Soluzione: Si dice che una funzione y : I (⊂ R ) → R è una
soluzione se:
a) y (x) è n volte derivabile in I ;
b) y ( n) ( x) + a1 y ( n−1) ( x) + a2 y ( n−2) ( x) + ... + an y ( x) = c( x), ∀x ∈ I .
111. (EDL di ordine n a coeff. cost.) Eq. caratteristica: z n + a1 z n−1 + a2 z n−2 + ... + an = 0 .
112. Equazioni di Eulero: x n y ( n) ( x) + a1 x n−1 y ( n−1) ( x) + ... + an−1 xy' ( x) + an y ( x) = c( x) ,
a1 ,..., an ∈ R, c( x) : I → R funz. continua, I intervallo. Si effettua la sostituzione x = e t se è
x > 0[ x = −e t , x < 0] , ottenendo un’eq. lin. a coeff. cost.
⎛ x′(t ) ⎞ γ ′(t )
Il vettore γ ′(t ) = ⎜⎜ ⎟⎟ si dice vettore tangente; il versore τ (t ) = si dice versore tangente
⎝ y ′(t )⎠ γ ′(t )
( ∀t ∈ int I ).
Sia γ una curva regolare e semplice; se t 0 ∈ int I , la retta r (t ) = γ (t 0 ) + γ ′(t 0 )t con t ∈ R si dice
retta tangente a γ nel p.to γ (t 0 ) .
⎧x = t
Sia f : I (⊂ R ) → R n , con I intervallo, di classe C1. La curva ⎨ t ∈ I si dice in forma
⎩ y = f (t )
cartesiana; γ è regolare e semplice.
Sia ρ : I (⊂ R ) → R n , con I intervallo, di classe C e ρ (ϑ ) ≥ 0 ∀ϑ ∈ I . La curva
⎧ x = ρ (ϑ )cosϑ
⎨ ϑ ∈ I si dice in forma polare; γ risulta di classe C1, regolare e semplice se
⎩ y = ρ (ϑ )sin ϑ
ρ (ϑ )2 + (ρ (ϑ ))2 ≥ 0 ∀ϑ ∈ int I .
Sia γ : [a, b] → R n una curva continua e sia δ una decomposizione di [a, b] individuata dai punti
a = t 0 < t1 < ... < t m = b . Consideriamo la poligonale π (δ ) individuata dai m segmenti
τγ (t 0 ) + (1 − τ )γ (t1 ) con τ ∈ [0,1] … τγ (t m−1 ) + (1 − τ )γ (t m ) con τ ∈ [0,1] .
m
Si definisce lunghezza di π (δ ) il numero l (π (δ )) = ∑ γ (t i ) − γ (t i −1 ) . Si dice che γ è rettificabile
i =1
Sia γ : [a, b] → R n una curva regolare e sia f : E (⊂ R n ) → R una funzione continua, con
sost (γ ) ⊂ E . Si definisce integrale curvilineo di f su γ il numero ∫γ fds = ∫ f (γ (t )) γ ′(t ) dt .
b
( )
Sia γ : [a, b] → R n una curva regolare e sia g : E ⊂ R n → R n una funzione continua, con
sost (γ ) ⊂ E . Si definisce integrale curvilineo del campo vettoriale g su γ il numero
γ ′(t ) γ ′(t )
∫γ < g ,τ > = ∫a < g (γ (t )), γ ′(t ) > − γ ′(t ) = ∫a < g ,γ > dt essendo τ (t ) = γ ′(t ) .
b b
1
2. Serie numeriche assolutamente e semplicemente convergenti
+∞ +∞
∑a
n =1
n si dice semplicemente convergente se è convergente, ma ∑a
n =1
n è divergente.
+∞
Teo Se ∑ a n è assolutamente convergente, allora è convergente.
n =1
cioè (∀x ∈ E )(∀ε > 0)(∃n )(∀n )(n > n ⇒ f n ( x ) − f ( x ) < ε ) . [Oss. n = n (x, ε ) ]
Uniforme: Sia E ≠ ∅ un insieme e sia ( f n )n una successione di funzioni con f n : E → R (o C ) . Si
dice che ( f n )n converge uniformemente su E a f n : E → R (o C ) se
(∀ε > 0)(∃n )(∀n )(n > n ⇒ f n (x ) − f (x ) < ε ) . [Oss. n = n (ε ) ]
arctgx = ∑
+∞
(− 1)n x 2 n+1 (1 + x )α = ∑ ⎛⎜⎜
+∞ α⎞
⎟⎟ x n
n =0 (2n + 1) n =0 ⎝ ⎠
n
∑ a (x − x )
n
Sia n 0 una serie di potenze avente raggio di convergenza R>0. Si pone
n =0
+∞
f ( x ) := ∑ a n ( x − x0 ) , ∀x ∈ ]x0 − R, x0 + R[ .
n
n=0
+∞
La f.ne f è derivabile sull’intervallo ]x0 − R, x0 + R[ e la sua derivata è f ′( x ) := ∑ na n ( x − x0 )
n −1
in
n =1
soluzioni, in accordo col fatto che, come si è visto, la funzione esponenziale è, nel campo
complesso, periodica di periodo 2πi . Essa non è dunque invertibile. Per renderla tale è necessario
considerare la sua restrizione ad un opportuno sottoinsieme E di C. Si vede quindi che la funzione
esponenziale ristretta all'insieme E = {z = x + iy : −π < y ≤ π } è iniettiva ed assume tutti i valori
complessi non nulli.
La funzione inversa della funzione esponenziale ristretta all'insieme E = {z = x + iy : −π < y ≤ π } è
detta funzione logaritmo. Essa è dunque una funzione di C \ {0} in E. Il logaritmo di un numero
complesso w = ρe iϑ ∈ C \ {0}è dunque l'unico numero complesso z = x + iy := log w , con
− π < y ≤ π per cui è e z = w .
Distanza (euclidea) d ( x, 0 ) = x ( )
d x, y = x − y
44. Rettangoli in R2, decomposizioni, somme inferiori e superiori, f.ni integrabili su un rettangolo
secondo Riemann
Sia R = [a, b]× [c, d ] (un rettangolo piano) di R2; fissiamo n+1 nodi in [a,b] con a=x0<x1<…<xn=b
e n+1 nodi in [c,d] con c=y0<y1<…<yn=d; poniamo Rij := [xi −1 , xi ]× y j −1 , y j ∀i = 1,...n ∀j = 1,...m . [ ]
La collezione δ := {Rij : i = 1,..., n, j = 1,..., m} si dice decomposizione di R. Poniamo
( )
Δ (R ) := {δ : δ decomposizione di R }. Sia f : R ⊂ R 2 → R limitata, con R un rettangolo. Sia δ ∈ Δ .
Poniamo s (δ , f ) = ∑∑ lij m(Rij ) (somma inferiore) dove lij = inf f e m(Rij ) = (xi − xi −1 )( yi − yi −1 ) e
n m
Rij
i =1 j =1
i =1 j =1 Rij
Proprietà: Si ha ∀δ , δ ′ ∈ Δ (R ) : 1) δ ; δ ′ ⇒ s (δ ) ≤ s (δ ′) e S (δ ) ≥ S (δ ′) ; 2) s (δ ) ≤ S (δ ′) .
Poniamo σ := {s (δ ) : δ ∈ Δ(R )} e Σ := {S (δ ) : δ ∈ Δ(R )} . Le due classi numeriche sono classi
separate, cioè supσ ≤ inf Σ .
(
Integrale di Riemann su un rettangolo di R2: Sia f : R ⊂ R 2 → R limitata, con R rettangolo. Se le )
classi σ e Σ sono contigue, cioè supσ = inf Σ , si dice che f è integrabile secondo Riemann su R e si
pone ∫ f = ∫∫ f ( x, y )dxdy := sup σ = inf Σ
R R
( )
Significato geometrico: Sia f : R ⊂ R 2 → R integrabile su R e f ( x, y ) ≥ 0 ∀( x, y ) ∈ R , allora
T
{
m = min z : ( x, y , z ) ∈ E
T
} e {
M = max z : ( x, y, z ) ∈ E ,
T
} ∀z ∈ [m, M ] la sezione
S z = E ∩ {z = z } (⊂ R 2
) è misurabile, allora f è integrabile su E e
E m Sz
( )
Caso di f positiva: Sia f : J ⊂ R n → [0,+∞[ localmente integrabile su J e localmente misurabile; si
dice che f è integrabile in senso generalizzato su J se esiste finito lim ∫
n → +∞ An
f e si pone:
∫J
f = lim
n→ +∞ An ∫ f.
Teo Se (An)n e (Bn)n sono due successioni verificanti le tre proprietà, allora lim ∫
n → +∞ An
f = lim ∫
n → +∞ Bn
f .
64. Derivata direzionale e derivata parziale
Sia f:A(⊂RN)ÆR, con A aperto e sia x°∈A.Sia v∈RN un versore di RN (cioè ||v||=1) (v si dice anche
direzione orientata) g(z)=f(x°+tv) con |t|<δ. g(0)=f(x°) g’(0)=lim(tÆ0) [(g(t)-g(0))/t];
lim(tÆ0) [(f(x°+tv)-f(x°))/t] si chiama derivata direzionale di f in x° lungo v e si indica con ∂f/∂v
(x°).
Sia {e1,..en} la base canonica di RN. Se v=ei, per qualche i=1..N la derivata direzionale di f in x°
lungo ei si dice derivata parziale di f rispetto xi e si indica con: ∂f/∂e1 (x°)= ∂f/∂xi (x°)= fxi(x°).
80. Condizione sufficiente affinché una funzione sia due volte differenziabile
Se f è di classe C’ su A, allora f è due volte differenziabile in ogni pto di A.
x0
y1 (t ) y 2 (t ) y1 (0) y2 (0)
y ( x) y2 ( x) y (x − t) y2 ( x − t )
K ( x, t ) = 1 = 1 .
y1 (t ) y 2 (t ) y1 (0) y 2 (0)
y '1 (t ) y ' 2 (t ) y '1 (0) y ' 2 (0)