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La diffusione della prattica romana: il cardinale Alderano Cybo e le chiese di Massa (1640-

1700) Fabrizio Federici



Nel corso della sua lunga vita il cardinale Alderano Cybo (1613-1700) manifest costantemente
unassoluta dedizione alla Casa e la pi grande premura nei confronti degli interessi e del prestigio
dei suoi familiari, ai quali forn a pi riprese consigli e aiuti di vario genere in diversi campi, da
quello politico-diplomatico a quello giuridico, a quello economico; ma fu specialmente nellambito
della sua intensa attivit di mecenate che lattenzione del prelato verso i domini cybei ebbe modo di
concretizzarsi, inviando, da un lato, opere darte destinate alle dimore ducali e patrocinando,
dallaltro, la costruzione e labbellimento di chiese e cappelle. Si analizzer ora la parte pi
cospicua di questultimo aspetto, vale a dire gli interventi promossi dal cardinale nelle chiese di
Massa a partire dagli anni Sessanta del Seicento; tali iniziative trovano un interessante precedente,
nei primi anni Quaranta, nella vicenda delle reliquie per il santuario di Nostra Signora della
Misericordia, di cui serbano memoria alcune lettere di Alderano di grande importanza per delineare
i rapporti del giovane monsignore con i parenti, non esenti in questi anni, al contrario di quanto
avverr in seguito, da qualche contrasto, e soprattutto per comprendere le sue idee e i suoi gusti in
materia di arredi sacri
1
.

1
La chiesa della Misericordia, eretta da Carlo I alla fine degli anni Venti (su disegno dell'architetto lucchese Raffaello
Locci o del carrarese Giovan Francesco Bergamini), fu al centro delle attenzioni del giovane Alderano, probabilmente
anche prima della sua partenza per Roma nel 1639; nell'aprile del 1641 egli inviava alla madre un memoriale contenente
alcuni suggerimenti "per servitio" del santuario (in linea con quanto egli andava "pratticando" e "vedendo" a Roma):
"Mando a Vostra Eccellenza gl'inclusi fogli, dove ho notato quanto ho stimato necessario per servitio della chiesa di
Nostra Signora e supplico Vostra Eccellenza con la riverenza che devo raccordare alle volte l'osservanza di essi, non
essendo cose nuove ma la maggior parte pratticate da me, et il resto veduto qua. La piet di Vostra Eccellenza non ha
bisogno di maggior motivo [hav]endo per sicuro, che la sua protettione debba essere di quell'utile alla detta chiesa, che
mi promette per ogni conto il passato affetto, che Vostra Eccellenza le tiene che sar ancora per farmi esperimentare le
solite sue gratie, in cosa, che vorrei vedere avanzata sopra di ogni altra, et humilmente le fo riverenza" (Archivio di
Stato di Massa, Archivio del cardinale Alderano dora in avanti ASM, Arch. Card. Ald. , vol. I, lettera di Alderano a
Brigida Spinola del 3 aprile 1641); poco dopo Cybo, lodando la prontezza della madre nel rispondere alle sue
osservazioni, affermava che se ben lontano, non posso lasciare il pensiero da detta chiesa, che merita esser tirata avanti
per ogni rispetto, con stabilirvi qualche certa rendita per mantener viva la devotione (ivi, lettera di Alderano a Brigida
dell11 maggio 1641). Anche in seguito, quando il cardinale si occup soprattutto delle chiese di San Francesco e di San
Pietro, non si dimentic del santuario, in cui istitu, con atto notarile del 2 ottobre 1656, quattro cappellanie (M.
Bianchi, Il santuario di Nostra Signora della Misericordia nella storia della citt di Massa, Massa 1992, pag. 38); il 31
maggio 1675 scrisse al nipote Carlo: "Attender il pensiero di Vostra Eccellenza intorno alla cuppola di Nostra Signora
della Misericordia []" (ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XVIII) e il 25 febbraio 1690 chiedeva sempre a Carlo "in qual
sito di detta chiesa sia stata fatta la nuova cantoria" (ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXVII). Sulla facciata dell'edificio
sono ancora oggi posti due stemmi dei Cybo sormontati dal cappello cardinalizio, da riferire probabilmente ad Alderano
(senza escludere che si possa trattare di stemmi del fratello Odoardo, che fu benefattore della chiesa e che, in quanto
patriarca di Costantinopoli, poteva fregiare la sua arme del cappello); nella sacrestia conservato un modesto ritratto
del cardinale, derivato, a quanto pare, dall'effigie incisa da Giuseppe Testana e pubblicata nel 1658 nella raccolta
Effigies [...] Alexandri Papae VII et RR. DD. S. R. E. Cardinalium nunc viventium.
Gi nel febbraio del 1641 monsignor Cybo aveva inviato per il santuario reliquari, vasi, e fiori,
presumibilmente con le relative reliquie
2
; a poco pi di un anno di distanza, il 17 settembre 1642,
egli annunciava alla madre, Brigida Spinola, il prossimo arrivo di due Corpi Santi destinati alla
collegiata di San Pietro, insieme ad un terzo, quello di San Fileto Martire, che egli stesso aveva
riesumato dalle catacombe di San Callisto; con la reliquia, che doveva essere posta nella chiesa
della Madonna della Misericordia, veniva inviata la lapide che chiudeva il loculo, sulla quale erano
incise due frecce e due botti, a ricordare gli "instromenti" con cui Fileto aveva subito il martirio
3
.
Tre giorni dopo Cybo gi forniva alla madre qualche suggerimento per la sistemazione delle ossa, in
parte anticipando il contenuto di una lettera successiva in cui il progetto sarebbe stato descritto,
come vedremo tra poco, nei minimi particolari; "il pezzo che fosse pi bello" andava posto "in un
reliquiario, o cassettina [] da potersi mostrare", mentre il resto si sarebbe dovuto collocare "in una
cassa grande di marmo sotto l'altare, come si usa qua che pure ve ne sono tante". Alderano
prometteva che avrebbe mandato il disegno, "acci meglio si possa capire", e che la spesa non
sarebbe stata alta; i soldi per la sistemazione di tutti e tre i Corpi Santi si sarebbero potuti avere
dalla popolazione, che il principe avrebbe dovuto "pregare" di "tassarsi in qualche cosa"
4
.
D'altronde l'eccezionalit del dono e il rischio corso dal prelato nel procurarlo imponevano un
adeguato "accomodamento" delle ossa:

2
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. I, lettera di Alderano a Brigida Spinola del 16 febbraio 1641: In quanto alli reliquari,
vasi, e fiori per Nostra Signora mi rimetto a Vostra Eccellenza nel farli accomodare, dove stimer meglio, essendo in
fatti, et havendo imparato io da Vostra Eccellenza la diligenza in simili cose. Li reliquiari come sono insieme non
occorre moverli pi, ma perch forsi per esser tutti in pezzi separati non staranno bene cos alla prima aggiustati,
necessario che vi habbia un poco di risguardo, che li metter insieme e sotto alla testa dell'angiolo, che tiene la reliquia,
quando non fosse pari aggiongerei qualche piccolo legnetto, che qui non si poteva fare; l'affetto che ho alla chiesa mi fa
raccordare quello non dovrei, Vostra Eccellenza ne dia la cagione a questo, e non ad altro.
3
Ivi, lettera di Alderano a Brigida Spinola del 17 settembre 1642: "A Vostra Eccellenza particolare protettrice della
chiesa di Nostra Signora di Misericordia invio per la medesima una cassetta entrovi il corpo di San Fileto Martire, in
unaltra pi grande havr Vostra Eccellenza la sua lapide, ove sono intagliate due freccie, e due botti, che furono gli
instromenti del suo martirio; Vostra Eccellenza vedr in un poco di carta alquanto della sua carne abbruggiata, quale
molto negra, tutto il corpo era ricoperto della medesima negrezza, e si vedevano queste vestigia del fuoco che nelle
suddette botti abbrugi questo Santo, con le proprie mani levai queste osse dal cemeterio di Calisto, havendo io
medesimo aperto il suo sepolcro, e per ho voluto mandarlo a cotesta chiesa, stimandolo al pari delli altri due inviati a
San Pietro. Nell'aprirsi della cassetta vedr Vostra Eccellenza scritto in un foglio il nome de' Santi e quella che
destinata per Nostra Signora supplico che sia ricevuta con quella pompa, che propria della piet di Vostra Eccellenza
in simili cose, essendo una bellissima reliquia, e da cagionare molta devotione alla chiesa, di tutto mi far gratia darmi
aviso []".
4
Ivi, f. 85, lettera di Alderano a Brigida Spinola del 20 dicembre 1642: "Nella cassetta di reliquie per Nostra Signora
non vi sono pezzi da poter congiungere, ve ne sono bene di grandi, la testa non intera, vi per una buona parte di
essa, che quella del cranio, e molte polveri di ossa restano tutte insieme nelle carte. Il pezzo che fosse pi bello lo farei
accomodare in un reliquiario, o cassettina come pi gustasse da potersi mostrare, il rimanente che sarebbe di maggiore
veneratione serrarlo in una cassa grande di marmo sotto l'altare, come si usa qua che pure ve ne sono tante. Mandar il
disegno, acci meglio si possa capire, la spesa non pu essere gran cosa, e quando il signor principe chiamasse quelli di
Massa pregandoli di tassarsi in qualche cosa per l'ornamento di questo e di quelli di San Pietro mi parerebbe molto
conveniente e supplico Vostra Eccellenza dirglielo in mio nome".
Vi sono delle citt, che pagarebbero centinara di scudi non per tre corpi, ma per tre ossa,
licenze di cavare non si danno n ardiscono chiederle li cardinali. Io mi sono valuto di quella
di altri, et stato un miracolo l'uscirne bene
5
.
La principessa, rispondendo ad Alderano, manifest una grande gioia soprattutto per l'invio del
corpo riesumato dal figlio, e quindi quest'ultimo si affrett a scriverle un'appassionata lettera, in cui
tra l'altro le raccomandava di usare la massima cautela al momento dell'arrivo delle ossa:
Con ansiet attendevo questo ordinario per saper nuova de' Corpi Santi che ha voluto Dio
restino in Livorno, che troppo era il mio gusto se fossero giunti, come havevo disegnato. Ha
ragione Vostra Eccellenza di stimare quello destinato alla chiesa di Nostra Signora perch
l'havere io medesimo aperto il sepolcro, e veduto l'effetto che fece il fuoco in quelle osse era
cosa da intenerire una pietra, e Vostra Eccellenza lo vedr ancor hora essendo gran parte
molto annegrite. Se le strade fossero facili si levarebbero pezzi pi grandi, ma il tempo di
mille, e pi anni, e langustia del luogo, e lunghezza del camino sotto terra, che si tratta a
miglia, li fa rompere assai facilmente. Bellissima cosa da vedere in vero a chi non rincresca
il caminare con discomodo. Non ho dubbio che Vostra Eccellenza non sia per aggiustare le
cose in modo, che il Santo sia venerato e per questo rispetto ho voluto indrizzare a Vostra
Eccellenza questa cassetta. Nel levare le ossa dalla bambace conviene farlo con gran
diligenza perch portano pericolo di spezzarsi non ostante che li habbia dato la colla a tutti li
pezzi, che in altra maniera sarebbero andati in polvere. Non creda Vostra Eccellenza che sia
mai per scordarmi della chiesa di Nostra Signora perch sarei troppo ingrato a quell'imagine
santissima et il raccomandarla a Vostra Eccellenza so che non occorre, perch sono sicuro
dell'affetto, che vi tiene []
6
.
Intanto, mentre le reliquie non erano ancora giunte a destinazione, bloccate a Livorno dal
maltempo
7
, la Spinola chiese ulteriori lumi al figlio sulla sistemazione da dare a quei sacri tesori;
nella dettagliata risposta di Alderano vi sono gi molte delle idee-guida della sua azione di
mecenate:
Intorno a quanto Vostra Eccellenza mi significa come potesse accomodarsi il Corpo Santo
nella sudetta chiesa di Nostra Signora lodarei, che stesse bene allaltare della Nativit sotto
di esso in una cassa di marmo grande quanto il medesimo altare nel modo, che quello di

5
Ibidem. E subito dopo Alderano aggiunge: "Mi sono allungato in questo punto che il caso lo merita".
6
Ivi, ff. 64-65, foglio di Alderano s. d.
7
Ivi, ff. 71-72, lettera di Alderano a Brigida Spinola dell'8 novembre 1642: "Non potei rispondere la settimana passata
alla lettera di Vostra Eccellenza. Lo faccio hora, rendendo gratie a Vostra Eccellenza del pensiero che tiene intorno alla
cassetta destinata per la chiesa di Nostra Signora e vedo come don Vincenzo Cacciatori per il tempo cattivo era tornato
indietro sperando, che il buono che corre li haver dato occasione di far di nuovo il viaggio, di che ne sto con desiderio
per la premura, che tengo gionga l'una, e l'altra [quella con il corpo e quella con la lapide] ben condizionata".
San Martino qua come ha veduto don Vincenzo et si potrebbe fare la cassa di qualche
mischio, che restasse visibile, con qualche adornamenti intorno, che renderebbe grandezza, e
divotione. Se il pensiero piace al Signor Principe, ne mander il disegno per apunto, la lapide
poi crederei che si potesse accomodare nella muraglia sopra il confessionario, et incontro a
quella farne unaltra nella quale fosse uninscrittione, che dichiarasse, che la stessa, che
chiudeva le ossa di cotesto Santo nel cemeterio di Calisto, e che di qua fu mandata insieme
con essa, lancona pu servire la presente per hora; Vostra Eccellenza mi dir che la capella
di San Giovanni Battista rester molto disuguale, che bene lo prevedo, et a questo rispondo,
che Nostra Signora non manca mai, a chi confida in lei, e che bene cominciare ad
accomodarne una. Ho motivato quello giudicarei di lontano non stesse male, tuttavia Vostra
Eccellenza che in fatti, e che non ha bisogno di stimolo sapr molto meglio risolvere di
quello possa io rappresentare
8
.
Innanzitutto nelle parole di Alderano vi gi il leitmotiv che caratterizzer i lavori da lui
promossi nelle chiese massesi a partire dagli anni Sessanta: la volont di rinnovare gli arredi
liturgici e, in generale, gli interni dei templi apuani sulla base di prototipi romani, in nome di un
ideale di "grandezza" caro ai gusti del cardinale. E per far s che tale rinnovamento rispecchi
fedelmente i suoi propositi, Alderano non trascura il minimo dettaglio nella sua descrizione, anzi
disposto ad inviare un disegno concordato con un artista di sua fiducia; naturalmente una lapide
avrebbe dovuto lasciare memoria del donatore delle reliquie. Pi che altro, per, colpisce il fatto che
il giovane Cybo, tutto intento ad ammirare i monumenti della Citt Eterna, abbia apprezzato ed
indicato come modello cui rifarsi in questo caso uno dei risultati pi recenti e significativi della
ricerca artistica contemporanea, vale a dire la chiesa dei Santi Luca e Martina di Pietro da Cortona,
sul cui altare maggiore (terminato entro il 1636
9
) ancora oggi visibile una "cassa di marmo grande
quanto il medesimo altare". Pur nelle evidenti differenze (quella di Massa doveva essere posta sotto
la mensa, e non sopra come ai Santi Luca e Martina, e quest'ultima non era concepita per accogliere
un Corpo Santo, bens la Santa Martina dello scultore Nicola Menghini, sebbene Alderano l'abbia
forse veduta vuota e abbia potuto credere il contrario), si capisce che il futuro cardinale coglieva
soprattutto l'efficacia e la "riproducibilit" della soluzione cortonesca, che nella purezza delle sue
linee assicurava la "grandezza" desiderata e con la considerevole ampiezza della porzione riservata
all'esposizione delle reliquie favoriva la "divotione" popolare, senza peraltro comportare una spesa
eccessiva, n richiedere l'impiego di maestranze altamente qualificate. inoltre molto significativo
che Alderano faccia riferimento anche all'ancona dell'altare, elemento non direttamente interessato

8
Ibidem.
9
NOEHLES, pagg. 100-102. La chiesa, dopo che i lavori di costruzione furono interrotti fra il 1640 e il '48, fu conclusa
soltanto alla fine degli anni Quaranta.
dalla sistemazione delle ossa, che egli pensa comunque, in un secondo tempo, di sostituire, forse
con un bel Martirio di San Fileto - sul tipo di tante altre scene di martirio che commissioner nei
decenni successivi -, di sicuro, o quasi, con un'opera di scuola romana
10
.
Monsignor Cybo sapeva peraltro benissimo che le sue ambizioni si sarebbero scontrate con
l'impossibilit dei genitori di spendere una grossa somma nei lavori di "accomodamento" delle
reliquie, e quindi aveva puntato su un progetto dai costi contenuti; non gli mancava di certo, infatti,
la capacit di pensare pi in grande, come egli stesso sottolineava al momento dell'arrivo a
destinazione delle ossa:
Mi carissimo l'aviso de' Corpi Santi; presuppongo vi sia la cassetta delle lapidi, se bene non
la sento nominare, che in ogni caso converebbe farla venire. Intorno al collocare quello di
Nostra Signora scrissi il mio sentimento. Non mancano migliori pensieri per replicare, ma la
spesa non si pu aggiustare con essi, e pertanto mi rimetto a quanto avisai pi per obedire,
che per dir cosa adequata
11
.
Tuttavia pure il progetto a basso costo non incontr i favori di Carlo I e di Brigida, i quali, forse
temendo che la cappella di San Giovanni restasse "molto disuguale", o pi probabilmente non
volendo affrontare neppure una spesa contenuta, proposero di sistemare le reliquie in nicchie
scavate nelle pareti; Alderano non pot nascondere la sua delusione e la sua contrariet a questa
ipotesi:
Mentre in uno di quelli nicchi vi possa esser luogo per hora di mettervi il Corpo Santo si pu
fare sino che si risolva ove collocarlo con maggiore decenza e veneratione; parlo per modo
di provisione e per poco tempo, che in altro modo non lodarei, che fosse bene. Mi rimetto
per al gusto del signor Principe e di Vostra Eccellenza che devono regolare quelli degli
altri
12
.
La vicenda del corpo di San Fileto non fece peraltro diminuire l'impegno di Alderano nel
ricercare ed inviare a Massa preziose reliquie, e gi nel maggio del 1644 lo vediamo intento a
spedire alcuni resti (con i relativi reliquiari) dell'amato San Filippo Neri e di San Francesco Saverio,
al quale la famiglia Cybo portava una particolare devozione, in particolare il principe Carlo, che lo
avrebbe di l a poco nominato compatrono della citt e su di lui aveva scritto e pubblicato un
poemetto
13
.

10
A quell'epoca l'ancona doveva essere la stessa che ancor oggi collocata sull'altare della Nativit, a destra
dell'ingresso, ossia un'Adorazione dei pastori generalmente riferita ad un artista ligure o toscano dell'inizio del Seicento.
11
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. I, lettera di Alderano a Brigida Spinola del 15 novembre 1642.
12
Ivi, f. 78, lettera di Alderano a Brigida Spinola del 30 novembre 1642.
13
Ivi, f. 164, lettera di Alderano a Brigida Spinola del 15 maggio 1644: "Ho caro, che li reliquiari siano stati di
sodisfattione di Vostra Eccellenza che la merita grande, ma io non posso giongere a servirla come dovrei. La reliquia di
Intanto la definitiva sistemazione delle reliquie per la chiesa di Nostra Signora della Misericordia
era ben lontana dall'essere realizzata; probabilmente i sovrani preferirono attendere che giungesse
un altro Corpo Santo per non lasciare "diseguale" la cappella di San Giovanni Battista. Il cardinale
ne invi, in data imprecisata, ben due, quelli delle Sante Martiri Celia Ieroclia e Iuna Marciana, con
le relative lapidi, e cos si pot procedere alla loro sistemazione, che fu ultimata nel 1659 (a
diciassette anni dall'invio della prima reliquia!) ed inaugurata il 5 ottobre di quell'anno dallo stesso
Alderano, che come abbiamo visto parlando dei suoi rapporti con Bernini, pass buona parte di
quell'autunno a Massa. Se nelle linee generali l'"accomodamento" ricalcava quello proposto
dall'allora monsignore in un paio di lettere del 1642, con le reliquie poste sotto gli altari e le lapidi
(sia quelle di et paleocristiana che quelle moderne) murate sulle pareti delle cappelle laterali, sotto
pi punti di vista il parere di Alderano non era stato tenuto in grande considerazione: il corpo di San
Fileto, unitamente a quello di Santa Iuna, fu posto sotto l'altare di sinistra e non sotto quello della
Nativit, ove furono collocati i resti di Celia; le ossa furono chiuse entro urne di marmo bianco (e
non di "mischio") situate fra le ancone e le mense, non certo grandi quanto gli altari, affiancate da
eleganti cuscini marmorei; le iscrizioni realizzate per celebrare la munificenza di Cybo, sormontate
dallo stemma cardinalizio e recanti la data del compimento dei lavori, non fanno menzione della
provenienza romana delle lapidi gi sui sepolcri dei Santi, che ora le fronteggiano sulle pareti della
chiesa.
Anche la sistemazione dei corpi destinati a San Pietro sub incredibili ritardi e soltanto nel 1656
si stavano lavorando le urne marmoree, che dovevano recare al centro delle "ferrate" di piombo
attraverso le quali si potessero vedere le reliquie
14
; comunque il risultato di questi lavori non
dovette piacere molto all'esigente prelato, se alla fine del 1672, quando veniva iniziata la
costruzione del nuovo duomo, egli raccomandava al fratello di dare una sistemazione migliore ai
Corpi Santi, "parendo[gli] basse assai le urne loro"
15
.


San Francesco Xaverio della medesima che mandai io al signor principe che havevo appresso di me, et del braccio,
ne tengo ancora un poco che mi basta, a Vostra Eccellenza ho voluto dire la verit, che questa e per lei devo far altro,
che questo. Quella di San Filippo verissima, et autentica, et ho levata di un reliquario di un amico mio che ha
bellissime cose"; ivi, f. 168, lettera di Alderano a Brigida del 29 maggio 1644: "La reliquia di San Francesco Xaverio
della medesima di quella che mandai cost al signor principe tagliata da quella stessa havendola data a me il padre
generale allhora, Vostra Eccellenza veda l'autentica della quale bene non mi raccordo, e la tenga di quella parte del
santo che scritto nella detta autentica. Quella di San Filippo sicurissima e levata da un reliquiario del medesimo [con
l']autentica ancor essa, et delli interiori, Vostra Eccellenza ne stia certa, havendosi tardato in mandare li reliquiari per
assicurarmi della qualit delle reliquie".
14
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. III, ff. 23-24, lettera da Jesi di Alderano al fratello Alberico del 28 giugno 1656:
"Nell'occhio delle urne vi vogliono le ferrate, e ne farete fare il disegno dall'artefice, che ha fatto le altre [?], e me lo
manderete quanto prima []"; ivi, f. 103, lettera da Jesi di Alderano ad Alberico del 18 novembre 1656: "Il piombo che
venne di Pisa deve servire per le due urne delli Corpi Santi di San Pietro, che supplicai Vostra Eccellenza di haverne il
pensiero e quando saranno fatte quelle di marmo potr Vostra Eccellenza favorirmi far cominciare a proportione quelle
di piombo per haver parte nel merito, et accrescerla a me nell'obligatione".
15
V. infra, pag. 86.
L'altare maggiore della chiesa di San Francesco

Dovettero passare circa venti anni dallinvio dei Corpi Santi per la Misericordia prima che
Alderano, da pi di un lustro a capo della diocesi di Jesi, tornasse ad occuparsi degli interni delle
chiese massesi. A partire dal 1663, infatti, il cardinale Cybo promosse una serie di lavori di
abbellimento nella chiesa di San Francesco a Massa che, nel giro di una ventina d'anni, avrebbero
fatto di questo edificio un monumento alla munificenza del porporato e che ancora oggi, nonostante
le alterazioni subite nel corso del tempo, rimangono la testimonianza pi maestosa, almeno nel
comprensorio apuano, del suo mecenatismo. Tali lavori si articolarono in due fasi principali: nella
prima (1663-1674) venne progettato e costruito l'altare maggiore, realizzati i candelieri e le statue
che lo ornavano e progettato il nuovo pavimento; nella seconda (1682-1684) furono costruiti gli
altari del transetto e il pavimento. Quando poi il tempio fu interessato dalla edificazione della
sontuosa Cappella Ducale (1687-1694) il cardinale diede a quest'opera contributi fondamentali,
promuovendo nel contempo lavori di portata assai pi modesta nella Cappella delle Stimmate
(l'attuale battistero).
La ricostruzione della chiesa di San Francesco, crollata quasi completamente nel 1650, fu
intrapresa dal principe Carlo e soprattutto dal suo instancabile figlio Lorenzo (che nel '71 sarebbe
succeduto al fratello Alderano nella guida del vescovado di Jesi); il cardinale decise, verso la fine
del 1662 o all'inizio dell'anno successivo, di contribuire a tali lavori tramite il finanziamento della
costruzione del nuovo altare maggiore e per il progetto, soddisfatto del servizio che gli aveva reso
Giovan Francesco Bergamini nella ideazione della cornice per il bassorilievo marmoreo con La
traslazione della Santa Casa a Loreto posto nellabside della cattedrale di Jesi, si rivolse di nuovo
all'architetto di corte del padre. Questa volta per non mancarono dissapori fra l'artista e il
committente: gi il 10 marzo 1663 il prelato pregava il fratello Alberico di sollecitare "il flemmatico
Bergamini", allora impegnato a Pistoia, per il disegno dell'altare
16
. In luglio l'architetto aveva
finalmente adempiuto ai suoi doveri
17
e nel mese successivo il cardinale ricevette il disegno, sul
quale ebbe da fare qualche osservazione:
Ho ricevuto il disegno dell'altare di San Francesco fatto dal Bergamini sopra il quale non
vedo da considerar altro che quelle statue, che sono sopra le porte, che essendo in falso non
mi pare facciano buon effetto, e star attendendo di sentire il vostro, e suo pensiero, e perch

16
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. VI, lettera da Jesi di Alderano ad Alberico del 10 marzo 1663: "Al signor Alberti
mandai in un piego il modello della cornice e spero, che il Grandi lo dovr intendere, onde prego Vostra Eccellenza di
farlo sollecitare, e non meno il flemmatico Bergamini per il disegno dell'altare di San Francesco quando sia tornato di
Pistoia []".
17
Ivi, lettera da Jesi di Alderano ad Alberico del 26 luglio 1663: "Ho caro che il Bergamini habbia finito il disegno, e lo
star attendendo, sempre che lo manderete, come avisate".
stimo che egli si habbia tenuto la copia, mi farete favore di far il conto della spesa che vi
possa andare per poter provedere al dovere che bisognasi et avisarmi se li colori delle pietre
saranno gl'istessi che sono nel disegno, che in tal caso vi vorr buona quantit del rosso di
Francia, che vorrei acceso di colore come quello delle colonne che [sono] nel tabernacolo di
San Pietro
18
.
Evidentemente Alderano Cybo non era un committente che si lasciava facilmente convincere
dalle proposte degli artisti al suo servizio, anzi in pi occasioni, come vedremo, volle modificarle,
talvolta limitandosi a criticare, altre volte proponendo soluzioni alternative che ovviamente
venivano accolte: in questo caso quelle statue "in falso", cio poste sopra mensole o sopra gli
architravi stessi delle porte, non gli piacquero per nulla, probabilmente non contribuivano
abbastanza, cos collocate, all'effetto di maestosit ricercato dal cardinale e soprattutto non davano
slancio alla "macchina" dell'altare, che, priva di colonne com'era, rischiava di avere uno sviluppo
verticale troppo modesto rispetto a quello in larghezza. Inoltre Alderano manifestava la sua
immancabile attenzione per l'effetto coloristico dell'opera, premurandosi di sapere se dal disegno
risultava quali marmi policromi sarebbero stati impiegati e suggerendo che, nel caso si fosse
utilizzato il rosso di Francia, si cercasse di ottenerlo della stessa qualit che risplendeva nel
grandioso ciborio dell'altare maggiore del duomo di San Pietro, fatto costruire una trentina di anni
prima da Ferdinando Cybo
19
.
Soddisfatta com'era prevedibile la sua richiesta di dare una nuova collocazione alle statue, il
cardinale non esit a muovere critiche anche al secondo progetto di Bergamini, in nome di quella
visibilit della "macchia" del marmo cui gi egli aveva accennato nel caso dell'urna per i resti di
San Fileto:
Mi piace grandemente il vostro pensiero di porre sopra le porte nel disegno del mio altare li
due puttini con le arme in vece delle statue, perch non solo faranno variet, ma serviranno
ancora per far spicar maggiormente le dette due statue, le quali dovranno fermarsi sopra li
piedestali, et una di esse dovr essere San Francesco, e l'altra Santa Caterina.
Il broccatello di Spagna per essere di macchia minuta non far vista in quel coro grande, ma
sar molto meglio il diaspro di Cicilia e mi farete favore di trattarne con la signora
principessa di Castiglione, e sopra avisasse per mia parte per sapere il modo, che si possa
tenere per haverlo.

18
Ivi, lettera di Alderano del 17 agosto 1663.
19
Dopo la demolizione di San Pietro nel 1807 l'altare stato ricomposto nella parrocchiale di Chianni, dove tuttora si
trova.
Star attendendo il conto della spesa, et il termine nel quale si trova oggi la chiesa di San
Francesco
20
.
L'arrivo del conto costitu poi un altro motivo di contrasti fra Alderano e l'architetto, che
probabilmente, pratico dell'ambiente delle cave apuane, si era proposto come intermediario
nell'acquisto dei marmi, sperando magari di ottenere da questo servizio qualche guadagno; ma il
cardinale non si lasci "ingannare" e propose al fratello di seguire una strada economicamente pi
vantaggiosa:
La spesa dell'altare mi pare assai alta, non essendovi colonne, sentite il parere del nostro
Signor Alberti e crederei fosse meglio pigliare a nostro conto il tutto e procurare li marmi
con vantaggio, e pattuire solo il lavorarli, che di tutto attendo il vostro senso, et il termine al
quale si trova la chiesa []
21
.
Forse il duca manifest qualche perplessit, ma Alderano rimase fermo in questo proposito
22
;
cos alla fine di ottobre poteva iniziare la "provista" del materiale: l'architetto doveva stilare un
elenco dei marmi necessari, passandolo poi ad Alberico, che avrebbe provveduto ad ordinarli, a
Carrara o altrove (ad esempio in Sicilia, per il diaspro
23
); fra i fornitori ci sarebbe stato, con grande
gioia di Alderano, quell'alfiere Del Medico che "tanto prontamente" aveva procurato il marmo per il
bassorilievo di Jesi
24
. I fratelli Cybo si trovarono subito d'accordo sulla cifra da assegnare a
Bergamini per il progetto e la soprintendenza dei lavori
25
; questi a sua volta, con la solita flemma,
nel dicembre del '63 consegn la "nota de' marmi" ad Alberico, che poteva ora "far trattare con li
padroni delle cave per saperne il prezzo"
26
. Tuttavia a questo punto ogni cenno alla chiesa di San

20
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. VI, lettera da Jesi di Alderano ad Alberico del 19 settembre 1663. In seguit si cambi
parere intorno ai soggetti delle statue, che raffigurano in realt San Francesco e San Bernardino.
21
Ivi, lettera da Jesi di Alderano ad Alberico II del 29 settembre 1663.
22
Ivi, lettera da Jesi di Alderano ad Alberico del 21 ottobre 1663: "Fate il conto di quello che importa il mischio per
l'altare mio, e avisatemelo, perch io sto fermo nel proposito gi detto a voi, godendo, che la chiesa sia nel termine, che
mi scrivete []. Conviene il pigliare li marmi per mio conto, e trattare a parte la manifattura che sar maggiore
vantaggio".
23
Ivi, lettera da Jesi di Alderano ad Alberico del 17 novembre 1663: "Sappiate quanto mischio di Sicilia necessario
per la mia capella, e lo potrete ordinare che io ne pagher subito il prezzo, intanto attender il conto delli marmi [quelli
da ordinare a Carrara]".
24
Ivi, lettera da Jesi di Alderano ad Alberico del 29 novembre 1663: "Godo sentire, che la fabrica di San Francesco si
vada tirando avanti, et attender il conto delli prezzi delli marmi per la mia cappella hora che il Bergamini si trova cost,
et in primo luogo ho caro, che si faccia capitale dell'alfier Del Medico, che tanto prontamente ha dati quelli per la
figura, e cornice della Santissima Vergine di Loreto".
25
Ivi, lettera da Jesi di Alderano ad Alberico del 14 dicembre 1663: "Mi sar caro che ordiniate il mischio in Sicilia,
come dite, nella quantit che pu bisognare.
In quanto alla recognitione da darsi al Bergamini, mi pare conveniente, et io non mi apparter da quanto mi avisarete;
che quanto mi occorre di rispondere sopra quello mi avete accennato []".
26
Ivi, lettera da Jesi di Alderano ad Alberico del 20 dicembre 1663. Nella stessa lettera il cardinale si premura di
tranquillizzare il fratello, allarmato dalla possibile partenza del Padre Guardiano del convento, che aveva fino ad allora
seguito con dedizione i lavori di ricostruzione della chiesa: "Dal Padre Guardiano presente di San Francesco, se mi sar
scritta cosa alcuna, mi valer del vostro aviso, desiderando che continui quel tempo che li resta, perch possa compire la
Francesco scompare dalla corrispondenza del cardinale fino alla fine del 1666, quando Alderano
comunic al fratello la sua gioia per come procedeva la ricostruzione dell'edificio
27
. Per trovare un
nuovo riferimento all'altare bisogna attendere il 29 gennaio del '67; in questo giorno il cardinale
espresse il suo "grandissimo gusto che a primo tempo si comincino a tirare i marmi del mio
altare"
28
, ossia che venissero trasportati da Carrara, dove erano stati lavorati (probabilmente nella
bottega di Andrea Baratta
29
), a Massa, per essere assemblati e posti in opera sotto la direzione di
Bergamini. Fra il febbraio e l'aprile di quell'anno Alderano fece ogni sforzo per consentire un rapido
svolgimento dei lavori: ottenne dal fratello che, "senza pregiuditio della sua fabrica" (il Palazzo
Ducale, allora interessato da un intervento di ampliamento), Bergamini potesse "dar mano alle
misure e disegni" dell'altare
30
; inoltre preg l'altro fratello Lorenzo, molto impegnato, come si
detto, nei lavori di ricostruzione della chiesa, di riscuotere duecento ducati da lui stanziati per la
lavorazione dell'altare
31
. Comunque, nonostante le ripetute sollecitazioni di Alderano, i lavori nel
maggio del '67 non erano ancora iniziati
32
e probabilmente presero il via pochi mesi pi tardi; essi
consistevano nell'assemblaggio dei pezzi gi lavorati e nell'esecuzione di alcune parti ancora da
realizzare, come il paliotto di cui parla il cardinale nel dicembre del '70, promettendo che, una volta
vedutone il disegno, egli si sarebbe "applicato al meglio" per metterlo in pratica, "non volendo
guardare ad un'opera che importa molti scudi per poco denaro come ho fatto sempre nelle cose

fabrica che ha comminciato, e dare esempio al successore di fare il medesimo, che quanto mi occorre in risposta della
vostra lettera []".
27
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. IX, lettera da Jesi di Alderano ad Alberico II del 3 dicembre 1666: "Godo assai del
lavoro della fabrica di San Francesco".
28
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. X, lettera da Jesi di Alderano a Lorenzo del 29 gennaio 1667.
29
Archivio Storico della Cattedrale di Massa, Giovan Battista Bergamini, Memorie storiche di Massa, Carrara ed
Avenza di Lunigiana, copia dattiloscritta delloriginale manoscritto della seconda met del XIX secolo (dora in avanti
ASCM, Memorie storiche), pag. 170: Quasi tutto laltare come le porte che lo fiancheggiavano si lavor a Carrara
nello studio del gi citato scultore Baratta. Visto il gran numero di scultori usciti da questa famiglia carrarese, non
facile capire a quale Baratta faccia riferimento Bergamini; si tratter probabilmente di Andrea, al quale Alberico II
commission poi un proprio busto, che nel 1698 il duca Carlo II voleva abbinare con il ritratto di Alderano scolpito da
Andrea Fucigna (ASM, Arch. Card. Ald., vol. XXX, foglio di Carlo del 9 marzo 1698).
30
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. X, lettera da Jesi di Alderano ad Alberico del 5 febbraio 1667; v. anche ivi, lettera di
Alderano a Lorenzo dello stesso giorno: "Scrivo al signor duca del Bergamini nella conformit che mi avisate, e devo
credere che non vi sia difficult" e ivi, lettera di Alberico ad Alderano del 20 febbraio 1667: "Perch a Vostra Eminenza
serva il Bergamini nelle misure e disegno del suo altare in San Francesco ne ricevo da Vostra Eminenza il motivo con
riserva troppo grande della mia fabrica. Sa bene Vostra Eminenza, che io non ho applicatione n premura, dove si tratta
del servitio suo, e gusto. Le rendo ad ogni modo gratie del benigno riflesso, col quale me le comparte. Li ordinar
misure, disegni, e faccia quanto occorre, e ci quanto prima possa".
31
Ivi, lettera da Jesi di Alderano a Lorenzo del 5 febbraio 1667: "Andate levando di mano al Maggesi il denaro che ha
in mano per potere al primo tempo far condurre li marmi"; ivi, lettera di Alderano a Lorenzo del 4 marzo: "Mi sar caro
che procuriate li ducati 200 dal signor Massa per poter far lavorare nell'altare di San Francesco []. Mi risponde il
signor duca che dar ogni commodit al Bergamini per il bisogno del suddetto mio altare e per vi prego non mancare
nelle vostre diligenze per vederne il principio, come sommamente desidero []";ivi, lettera di Alderano a Lorenzo del
2 aprile: "Mi sar caro che riscuotiate i ducati 200 dal signor Massa per impiegarli nell'altare di San Francesco nel cui
lavoro vi prego non perder tempo".
32
Ivi, lettera da Jesi di Alderano a Lorenzo del 14 maggio 1667: "Vi raccordo la fabrica del mio altare e vi bacio di
cuore le mani".
mie"
33
. Il paliotto non venne comunque realizzato, poich nell'estate del 1672, su suggerimento del
duca, Alderano decise di destinare all'altare il corpo di San Quintiliano Martire, che doveva essere
inserito in un'apertura realizzata sotto la mensa e per la cui sistemazione Alberico consult il conte
Alberti e Bergamini, che fece il disegno
34
. Allora il "bellissimo altare" era quasi terminato
35
: in
novembre e dicembre si lavorava all'urna per le reliquie
36
, mentre il duca poteva comunicare ad
Alderano la gran meraviglia con cui il monumento veniva accolto, "che da ciascuno, che da fuora
viene, resta ammirato"
37
; il Generale dell'ordine francescano lo trov "bellissimo [] senza
esagerazione, e complimento" ed Alberico fu assai lieto della sua approvazione, "havendo esso
girato tanto mondo", come lieto fu il cardinale "nell'udire che l'opera sia riuscita bene, che altro non
desideravo"
38
.
Ora che la prima parte degli interventi era praticamente conclusa, Alderano poteva a partire dal
novembre 1672 pensare alla realizzazione degli stalli in noce del coro, del pavimento del presbiterio
e dei candelieri (e presumibilmente del crocifisso in bronzo che li accompagna):
Mi piace il disegno fatto dal Bergamini per il pavimento, che deve farsi avanti l'altar
maggiore nel presbiterio, et in cambio delle quadrette rosse crederei che bastassero di
vardiglio [sic] perch quelle fanno crescere la spesa per il doppio, che mi pare superfluo, et
in questo intendo di sentire il suo parere. Per il presbiterio intendo tutta la parte, che avanti
l'altar maggiore sino alli scalini delle due capelle laterali. Nel choro sar bene pure di farlo,
ma presentemente non essendo finito lo recinto di legname sarebbe una spesa inutile, e
terminato l'altare penso di applicare alli candelieri, per la misura de' quali prego Vostra
Eccellenza di far prendere l'altezza facendovi provare uno di quelli di San Pietro d'argento,
che servono all'altar maggiore per vedere in fatto come compariscono stimando io che
quell'altezza possi essere bastevole []
39
.
Anche nel caso del pavimento, dunque, il cardinale volle modificare il progetto dell'architetto,
adducendo questa volta una motivazione di ordine economico; e pure poco dopo, agli inizi di
gennaio del 1673, quando si affacci l'idea di rivestire di marmi policromi le pareti del presbiterio,
Alderano diede il suo contributo alla fase progettuale, con un consiglio molto attento, oltre che
all'effetto visivo del rivestimento, al suo risvolto pratico:

33
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XIII, lettera di Alderano a Carlo del 6 dicembre 1670.
34
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XV, lettere di Alderano ad Alberico II del 25 giugno e 16 luglio 1672 e lettere di
Alberico del 10 e del 24 luglio dello stesso anno; il corpo di San Quintiliano fu inviato dal cardinale insieme ad un altro
per il figlio del duca, Francesco Maria, che avrebbe provveduto a porlo nella chiesa di San Martino.
35
Le lapidi poste sul retro dell'altare, ai lati dello stemma cardinalizio, recano infatti la data 1672.
36
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XV, lettere di Alberico II ad Alderano del 27 novembre e 18 dicembre 1672.
37
Ivi, lettera di Alberico ad Alderano del 27 novembre 1672.
38
Ivi, lettera di Alberico ad Alderano del 6 novembre e risposta di Alderano del 12 novembre 1672.
39
Ivi, lettera di Alderano a Carlo del 5 novembre 1672.
Star attendendo di vedere il disegno che Vostra Eccellenza dice volermi inviare per coprire
le parti laterali del presbiterio di diversi marmi, e per dire il mio parere se ben lontano stimo
necessario di fare una cornige dall'una, e l'altra parte lunga quanto il sito del medesimo
presbiterio, che faccia finimento capace da poter mettervi candelieri e vasi di fiori quando si
esponga il Santissimo, avertendo di farla larga in modo, che il fumo delle candele non faccia
oscurare il muro, credo, il Signor Duca approvar questo mio pensiero, che da se stesso
possa haverlo considerato
40
.
Nella stessa lettera Alderano affrontava anche la questione dei candelieri, di cui non aveva
ancora ricevuto le misure e che egli avrebbe fatto realizzare secondo "il modello, che il pi bello
che sia in Roma"; quanto alle statue da porre sopra l'altare, quando il duca "habbia due scultori, che
possano farle egualmente bene, credo sia meglio ordinarne una per ciascuno perch si haveranno
pi presto"; il cardinale avrebbe fatto lavorare a Roma, oltre che la muta di candelieri, anche la
porticella del ciborio, di cui aveva le misure, ma non l'indicazione dell'altezza alla quale dovevano
porsi gli "occhietti" corrispondenti ai cardini "che doveranno essere impiombati nel marmo per
poter aprire, e serrare la detta porticella"
41
.
Se le statue furono scolpite a Carrara da artisti locali, esse furono per realizzate sulla base di
modelli, probabilmente in terracotta, che Alderano aveva commissionato a Roma ad uno scultore di
sua fiducia e che giunsero a Massa, non senza un pizzico di fortuna, alla fine di gennaio del '73
42
. Il
carteggio non fornisce purtroppo i nomi degli artisti coinvolti nella creazione delle statue dell'altare:
per quanto riguarda i modelli possiamo ragionevolmente ipotizzare che il loro autore vada
identificato in Domenico Guidi, in quegli anni protetto dal cardinale
43
e indicato dal ben informato,
ma spesso impreciso cronista Giovan Battista Bergamini come l'autore dei modelli degli angeli
posti sopra le porte laterali e di quelli a coronamento degli altari del transetto
44
. Per quanto riguarda
invece la realizzazione delle statue, bisogna scartare la tradizionale attribuzione al carrarese
Giovanni Lazzoni; infatti, anche se questi, come si ricava da una lettera del duca di Massa a quello
di Modena del 5 giugno 1672 menzionata da Campori, lavor all'altare
45
, l'esecuzione delle statue

40
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XVI, lettera di Alderano a Carlo del 7 gennaio 1673.
41
Ibidem.
42
Ivi, lettera di Alderano a Carlo del 28 gennaio 1673: "E' stata fortuna, che siano gionti li modelli delle due statue
perch la prima barca, nella quale si doveva mandare la cassa si sommersa, e godo, che siano riusciti di sodisfattione a
chi capace de simili lavori".
43
Fu infatti grazie allintervento del cardinale Cybo che lo scultore ottenne nel 1676 la commissione dellancona
marmorea per laltare maggiore della chiesa di SantAgnese in Agone a Roma (v. Archivio di Stato di Roma, Archivio
Cartari-Febei, vol. 86, f. 147v, annotazione nel diario di Carlo Cartari del 14 dicembre 1676).
44
ASCM, Memorie storiche, pag. 170: I putti degli altari furono eseguiti dal Baratta e Lazzoni, famosi scultori di quel
tempo, valendosi per del modello che ne aveva gi fatto il Guidi il quale non pot esso stesso scolpirli in marmo per
essere in quellepoca assente dalla patria.
45
G. Campori, Memorie biografiche degli scultori, architetti, pittori ecc...nativi di Carrara e di altri luoghi della
provincia di Massa, Modena 1873, pag. 144: "Una lettera indiritta [sic] il 5 giugno 1672 dal duca di Massa a quello di
Modena, che lo aveva richiesto di valersi dell'opera del Lazzoni, c'informa ch'egli allora stava lavorando all'altar
fu affidata a due scultori. E' dunque probabile che si debba credere al solito Bergamini, che riferisce
il San Francesco ad Andrea Lazzoni, figlio di Giovanni, e il San Bernardino a Francesco Tacca, un
membro della celebre famiglia di scultori carraresi. Ma al di l dei problemi attributivi, importante
sottolineare come il cardinale, anticipando quanto avrebbe fatto molti anni pi tardi e su ben altra
scala per il rilievo dell'altare del Rosario in duomo, manifestasse una chiara sfiducia verso
l'"invenzione" degli scultori apuani, o perlomeno verso il carattere attardato e provinciale del loro
stile, e preferisse lasciare loro solamente il compito di tradurre nel marmo l'idea di un aggiornato
artista romano.
Contemporaneamente all'invio dei modelli per le statue, Cybo riceveva tre diverse misure per i
candelieri; si noti come l'imitazione del modello romano finisca per prevalere sul primo modello
locale (i candelieri del duomo) indicato in precedenza dallo stesso Alderano:
Ho ricevuto le tre misure delli candellieri, e parmi di comprendere dalla sua lettera, che la
misura segnata B di altezza di palmi 4 oncie 9 sia quella, che stimata la migliore, mi
favorisca di avisarmi quante oncie fanno un palmo perch se vi fosse poca diferenza crederei
fosse bene farli di palmi cinque usandosi di tal'altezza in queste chiese grandi di Roma
46
.
Riguardo al rivestimento marmoreo delle pareti del presbiterio, "che dar molta vaghezza al resto
dell'opra"
47
, il prelato ne attese a lungo il disegno, "con li colori per apprender meglio la vista che
dover fare"
48
, e il conto della spesa, di cui egli pensava che "quando non si habbiano da comprare
li mischi [poich il nipote Carlo si era offerto di donarli] non [] dovesse essere eccedente"
49
. La
previsione di Alderano si rivel errata e a fine marzo il cardinale dovette a malincuore confessare
che la spesa, nonostante l'aiuto fornitogli dal nipote, "riesce maggiore di quella che credevo";
tuttavia egli prometteva che avrebbe fatto il possibile "per veder[si] fuori di questo lavoro"
50
, anche
se poi l'unico modo di concretizzare questa intenzione fu purtroppo quello di abbandonare il costoso
progetto. La realizzazione delle statue, al contrario, procedeva con sollecitudine e il principe Carlo
era riuscito a stabilire con gli scultori un prezzo di favore, per il quale Alderano manifest tutta la
sua gratitudine al nipote
51
; la porticella del ciborio, invece, che il cardinale decise di far fare "di
lapislazaro, et altre gioie simili, che la pi propria per accompagnare un lavoro tutto di pietre

maggiore che il cardinale Cibo faceva erigere in San Francesco, nella quale chiesa sono lavoro di lui le statue di San
Bernardino e di San Francesco".
46
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XVI, lettera di Alderano a Carlo del 28 gennaio 1673.
47
Ibidem.
48
Ivi, lettera di Alderano a Carlo dell'11 febbraio 1673.
49
Ivi, lettera di Alderano a Carlo del 4 marzo 1673.
50
Ivi, lettera di Alderano a Carlo del 25 marzo 1673.
51
Ivi, lettera di Alderano a Carlo del 4 febbraio 1673: "Dalla lettera di Vostra Eccellenza vedo, che haveva trattato con
li scultori per il prezzo delle due statue da collocarsi nel mio altare, e per quello che tocca il prezzo mi vedo favorito
abbondantemente dalla sua cortesia, e non posso se non ringratiarla sommamente di quanto ha oprato in questo
particolare".
nobili", non si poteva realizzare finch da Massa non fosse giunta "la porticella di legno per potervi
incastrare le dette pietre, e che nella medesima vi siano incastrate le bandelle, che devono
sostenerla"
52
, per evitare che alcune "gioie" dovessero essere spostate o rimosse al momento della
messa in opera della porta
53
.
Per quanto riguarda i candelieri, Alderano inviava a Massa nell'agosto del '73 le "misure di carta
di sei candellieri di metallo che si haverebbero con vantaggio, e sono benissimo fatti", affinch il
duca potesse "far la prova se l'altezza conviene alla chiesa, e all'altare"
54
; dunque il cardinale aveva
cambiato idea, scartando l'ipotesi di far realizzare i candelieri sulla base di un disegno in suo
possesso (secondo lui "il pi bello che sia in Roma"), e preferendo entrare in trattative per sei
candelieri di bronzo gi esistenti, in vendita ad un prezzo estremamente favorevole. Anche in questo
caso, come in quello delle due statue, l'attribuzione tradizionale va rifiutata; gli splendidi candelieri
e con ogni probabilit il crocifisso che li accompagna, di cui il cardinale non fa mai menzione
non possono infatti essere opera del figlio del grande Pietro Tacca, Ferdinando (originario di
Carrara, ma fiorentino d'adozione), ma andranno riferiti ad un artista attivo a Roma nella prima
met degli anni Settanta. Alberico rispose che "si ritrova [la misura] quasi mezzo palmo pi delli
maggiori di legno, ma perch il sito capacissimo e la fabrica maestosa, non disdicono li proposti
da Vostra Eminenza ma si giudica riusciranno molto a proposito, anche al risguardo della materia,
tanto pi lavorati con la finezza, che Vostra Eminenza accenna"
55
.
Entro il 1674, dunque, l'altare dovette essere completato in tutte le sue parti; sempre pi
numerosi erano i commenti positivi, come quello di un certo Simoni che, in viaggio verso Roma,
aveva sostato a Massa e, giunto a destinazione, fece i complimenti ad Alderano per l'opera da lui
finanziata; e il Padre Provinciale dei Cappuccini di Toscana, a detta di Alberico, "non si saziava
lodarlo, e mi disse volerne scrivere a Vostra Eminenza"
56
.
Bergamini aveva creato una struttura di grande eleganza, nella quale alla severit del prospetto
frontale [fig. 15] si univa la leggiadria del retro [fig. 16], caratterizzato da una bellissima doppia
rampa di scale marmoree. Purtroppo, durante lavori di ampliamento della chiesa, divenuta
Cattedrale, eseguiti alla fine degli anni Trenta dell'Ottocento, l'altare sub radicali manomissioni: le
porte furono inserite nelle pareti del presbiterio [fig. 17], le statue furono poste entro nicchie e il

52
Ibidem.
53
Ivi, lettera di Alderano a Carlo del 4 marzo 1673. A questa data la barca che trasportava la "porticella", partita dalla
costa apuana intorno alla met di febbraio (Ivi, lettera di Alderano a Carlo del 18 febbraio 1673), non era ancora giunta
a destinazione.
54
Ivi, lettera di Alderano a Carlo del 18 agosto 1673.
55
Ivi, foglio di Carlo del 3 settembre 1673; v. anche ivi, lettera di Carlo ad Alderano del 27 agosto 1673.
56
Ivi, lettera di Alderano ad Alberico del 15 aprile 1673: "Il palazzo e la capella gli [al signor Simoni] piaciuto assai,
et il lavoro del mio altare, che vorrei haverlo potuto fare migliore"; ivi, lettera di Alberico ad Alderano del 23 aprile
1673: "Ho gusto parlasse a Vostra Eminenza sodisfatto di qua il signor Simoni, e lo tengo maggiore lo facesse
dell'altare suo, veramente sempre pi bello, cos parso anco hora al Padre Provinciale de' Cappuccini di Toscana, che
non si saziava lodarlo, e mi disse volerne scrivere a Vostra Eminenza []".
maestoso ciborio spar misteriosamente; quel che restava dell'altare fu fatto indietreggiare,
contribuendo a stravolgere ancor di pi l'intenzione di Bergamini e di Alderano di farlo "dialogare"
strettamente con i due altari del transetto, di pochi anni successivi. Comunque, laspetto originario
del capolavoro di Giovan Francesco Bergamini ci pu essere abbastanza fedelmente restituito
dallaltare maggiore della chiesa di San Francesco a Carrara [fig. 18], per il quale i padri
francescani vollero riproporre, persino nella decorazione scultorea, le linee dellaltare della loro
chiesa di Massa.

Il crollo del duomo di San Pietro

Proprio mentre la costruzione di questa machina entrava nel vivo, agli inizi degli anni Settanta,
si verific un evento tanto imprevisto quanto traumatico, all'origine di una vicenda che si sarebbe
prolungata per ben trent'anni, assorbendo quasi completamente gli introiti delle finanze ducali, e che
si sarebbe conclusa soltanto grazie al risolutivo intervento del cardinale Alderano:
Alli 8 [dicembre 1671], alle 4 della notte, cadde la maggiore parte di San Pietro senza male
di alcuno, cio la cappella della Annuntiata, di contra a Sant'Antonio, con le due seguenti
sino alla porta dirrocando ogni cosa, anco li pilastri tutti di quella nave, se ben erano affatto
di marmo, e con li fondamenti del medesimo buoni, e cos le muraglie andanti, sopra i quali
[erano] poste
57
.
Con queste parole Alberico comunicava al fratello la notizia dell'improvviso crollo dell'antico
duomo di Massa, intitolato a San Pietro e posto di fronte al Palazzo Ducale, su parte dell'area oggi
occupata dalla Piazza degli Aranci
58
. Nonostante i significativi interventi di restauro cui il tempio
era stato da poco sottoposto, molti dei pilastri che scandivano le tre navate, corrosi dalle
infiltrazioni, si sbriciolarono, trascinando nella loro caduta le volte di cui sostenevano il peso. Si

57
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XIV, foglio di Alberico del 13 dicembre 1671; prosegue poi il duca: "Si attribuisce
questa rovina, che il pilastro confine alla Nuntiata che ha patito longa acqua con tutti li tetti rovinati, seben riparati di
tanto in tanto, si frangeva all'improviso il giorno delli 7, non dando tempo al puntellare, cos il resto di quella nave, che
ben spesso mandava a basso scrostature, e sassetti. Io vi stetti inanti vespro in pi passi e sera quel giorno, n bast; e
bench si riconoscesse in quel giorno nel vto delle sepolture nove, e sera il sotterraneo con torchie, non si scorgeva
diffetto. Corsi subito la notte della disgratia nell'istesso punto, standovi gran parte della notte per dar aiuto bisognando.
Li altari da quella parte sono rimasti illesi, se non hanno patito le cornici di piedestalli, gradini, e quadrette di marmo
[parola illeggibile] dalla gran materia caduta. Prima si scoperse il tetto intorno alla nave di mezzo, guasto in ogni luogo
per riffarlo, e disfatti li muri marci dall'antico, riffatti di buona materia da mastri forastieri, e bassi, alzati li muri al
bisogno col parere de' periti, tutto di col cadde".
58
La chiesa, ricostruita, come vedremo, nel sito originale dopo il fallito tentativo del duca di erigere un nuovo duomo,
fu demolita nel 1807 per ordine della duchessa di Lucca, Massa e Piombino Elisa Baciocchi, che volle liberare la
facciata della residenza ducale, creando di fronte ad essa una grande piazza.
trattava ora di decidere se procedere alla ricostruzione della vecchia chiesa, o erigerne un'altra ex
novo
59
.
Alderano, che in quegli anni era prodigo di consigli in merito agli edifici fatti costruire o
ampliare dal fratello, dal Palazzo Ducale al casino di Avenza, accolse con sorpresa la notizia del
crollo e volle subito dare al duca un prezioso suggerimento: sia che si fosse "rinovato" il duomo
caduto, sia che venisse costruita una nuova chiesa, si sarebbe dovuto "far spiccare gli altari", ovvero
allo spazio forse un po' angusto dell'antico tempio si sarebbe dovuto sostituire un ambiente pi
maestoso e moderno, in cui le sontuose "machine" degli altari policromi potessero risplendere in
maniera adeguata
60
. Nel frattempo il cardinale forn anche consigli di ben altra natura; avendogli il
duca chiesto in che maniera si doveva agire per far s che anche gli ecclesiastici contribuissero al
finanziamento dei lavori
61
, Alderano, pur approvando i propositi del fratello, lo invit alla prudenza,
suggerendogli di trovare prima di tutto un accordo con il vescovo di Sarzana, alla cui autorit erano
sottoposte Massa e Carrara:
Nel pensiero del concorrere al rifacimento della chiesa li preti lo stimo giusto, ma qui non si
haver comissione alcuna senza sentire monsignor vescovo, e per lodarei che Vostra
Eccellenza se l'intendesse prima seco, perch venendo a lui l'ordine di informare sia
preoccupato delle sue diligenze. Attender li suoi sensi per ben servirla
62
.
La decisione di erigere una nuova chiesa matur negli ultimi giorni del 1671: a detta del duca, e
contrariamente a quanto hanno sempre sostenuto i cronisti e gli storici locali
63
, essa fu presa in
perfetto accordo con la popolazione, anzi su impulso di quest'ultima. Molteplici furono i motivi alla
base di tale coraggiosa risoluzione. Innanzitutto la consapevolezza che anche quando si fosse
cercato di restaurare l'antico edificio, lo si sarebbe dovuto "fare novo affatto, per assicurarsi dal

59
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XIV, foglio di Alberico del 13 dicembre 1671: "Hoggi faccio fare le ragunanze generali,
per sentire per il servitio di Dio in primo luogo, poi del rimanente, per la spesa, e resto, li pensieri di tutti, per accertare
insieme la sodisfattione del popolo, se debba ristorarsi la chiesa in quel sito, o farsi altra tutta nuova in altro luogo".
60
Ivi, foglio di Alderano del 19 dicembre 1671: "Molto inaspettata mi giunge la notitia della caduta della chiesa, che si
vede seguita in tempo, che non ha fatto danno ad alcuno per gratia particolare di Dio, che se fosse succeduta in altra
hora faceva non poco eccidio alle persone che vi si fossero trovate, sentir volentieri se il resto assicurato, e quello che
si pensa di fare per la rinovatione o restaurazione della medesima. Nella citt questa chiesa non era al paragone delle
altre cose, che sono riguardevoli, onde credo che Vostra Eccellenza si valer di questa occasione per far spiccare li
altari, che vi sono et il principale del Santissimo nel migliore modo, che potr riuscire, et io prego Dio che la assista a
misura del suo zelo, e della sua piet".
61
Ivi, foglio di Alberico s. d. : "Per la chiesa caduta, certo deve spendere la comunit, ma dovendosi fare nova affatto,
per assicurarsi dal timore della parte vecchia rimasta, essendo povera la comunit, come sa Vostra Eminenza, e quasi la
met delle rendite in mano di preti, supplico Vostra Eminenza con secretezza, perch qua non si sappia, informarsi se
pu ottenersi cost ordine, restino per la loro portione gravati li ecclesiastici, in quale quantit, e come. In questo caso,
se Sarzana, o Roma debba ordinarlo, cos anco per li benefitiati".
62
Ivi, foglio di Alderano del 26 dicembre 1671.
63
E. Palla, Il sogno di Alberico, in Le Apuane, anno VIII, 15, maggio 1988, pagg. 59-68, pag. 61: Innanzi tutto il
pubblico, congregato nella chiesa delle Stimmate [...] aveva decretato e fatto mettere a verbale che si rifabbricasse
nello stesso sito dove era, rimettendosi per gli ornamenti alle disposizioni del signor duca [citazione tratta dal cronista
Odoardo Rocca].
timore della parte vecchia rimasta", come scriveva gi alla met di dicembre Alberico, consapevole
dell'impossibilit di servirsi delle pericolanti strutture murarie sopravvissute al crollo. Ma
soprattutto l'ambizioso sovrano non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione di dotare la capitale del
ducato di una grande piazza su cui si affacciassero la residenza dei Cybo Malaspina e un nuovo,
imponente duomo
64
; senza dimenticare che, nell'ottica del secolare impegno dei Cybo per la
costituzione della diocesi di Massa (impegno che sino ad allora non aveva fruttato che il titolo di
collegiata concesso al duomo da Urbano VIII e che sar coronato da successo soltanto dopo la
Restaurazione), il nuovo tempio avrebbe di gran lunga superato in bellezza e maestosit la
cattedrale di Sarzana. E non da escludere che abbia giocato un ruolo, seppure secondario, il
richiamo alle vicende della principale chiesa della Cristianit, favorito dall'intitolazione del duomo
a San Pietro; cos come quella era stata ricostruita pi grande e pi magnifica di prima e da poco era
stata dotata di un'immensa piazza che ne sottolineava ulteriormente l'imponenza, anche la San
Pietro massese sarebbe risorta ancora pi bella, con la facciata a fare da quinta ad un ampio "teatro"
degno del principale tempio della citt.
La chiesa doveva sorgere poco lontano dal tempio crollato, precisamente fra questo e le mura;
Alberico affid il compito di stendere il progetto al suo architetto Giovan Francesco Bergamini, che
per ora non poteva occuparsene, "impedito dal socero muribondo"; la proposta del cardinale di
lasciare maggiore visibilit agli altari, "a' quali hora si appoggiano le volte", sarebbe stata tenuta in
grande considerazione
65
.
In attesa che Bergamini potesse presentare al duca il disegno della nuova chiesa, quest'ultimo
tornava a chiedere al fratello consigli di natura giuridica, relativi questa volta all'improbabile rischio
che decadesse il titolo di collegiata:

64
Giovan Battista Bergamini sostiene peraltro che il duca [...] gi da molto tempo [...] meditava il pensiero di erigere
un nuovo duomo (ASCM, Memorie storiche, pag. 190).
65
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XIV, foglio di Alberico del 27 dicembre 1671: "Sempre pi si devono a Dio gratie
infinite per la caduta della chiesa in hora che era vuota.
Il popolo desidera opera nuova, e non ristorata, resti libera tutta la facciata della mia casa, e piazza; verso essa la porta,
et il choro al mare, levarsi le case del Mazzei sino al signor abbate. Io non posso risolvere prima pigli il Bergamini la
pianta, impedito dal socero muribondo, prego Dio mi inspiri il maggiore per suo servitio, e dar sodisfattione al popolo,
mendi [Bergamini] da ogni sito intoppi, applicato ad alzare le navi acci si scoprino pi gl'altari posti in esse a' quali
hora si appoggiano le volte, apunto come Vostra Eminenza benissimo dice. Resta in piedi la nave del Crocifisso tutta,
quella del Rosario, ambedue bench sicure puntellate. Il resto caduto sino al pulpito, di dove passati questi giorni
festivi, si scoprir il tetto, non sicuro, sino a' scalini del presbiterio, senza riffarlo, grossa spesa, per ponerla nella nova".
Un anno dopo, nel dicembre del '72, il cardinale dava un altro suggerimento, relativo questa volta alla sistemazione dei
Corpi Santi sotto gli altari del Crocifisso e del Rosario; il duca assicur il fratello che il suo consiglio sarebbe stato
tenuto presente al momento della costruzione dei nuovi altari: "Servir Vostra Eminenza, in procurare siano poste in
buon ordine le sacre ossa [quelle di San Quintiliano, destinate all'altare maggiore della chiesa di San Francesco],
desiderandomi ogni maggiore habilit per tutti li capi dovuti, e poich mi soggiunge Vostra Eminenza a suo tempo
sicome nell'urna per San Quintiliano si deve fare ogni diligenza comparisca bene quel tesoro, cos deve farsi a suo
tempo degli altri Corpi Santi nelle capelle del Santissimo Crocifisso, e Rosario, parendo a Vostra Eminenza basse assai
le urne loro, vi applicar ogni attenzione per quando se ne haver luogo, e lo consideri bene anticipatamente il
Bergamini, col darne a Vostra Eminenza notizie per riceverne li suoi ordini []" (ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XV,
lettera di Alberico ad Alderano del 18 dicembre 1672).
Vi chi dice qua, che facendosi la nuova chiesa fuori del sito della caduta, resti estinta la
colleggiata, e per vi bisogni nuova eretione, e spesa. Poco lo credo; supplico Vostra
Eminenza avisarmene il certo brevemente, e quando fosse vero, il modo di superare le
difficolt, e farlo con spendere poco, trattandosi di cosa ottenuta sono tanti anni, e praticata
66
.
A questo punto i due fratelli, entusiasti, ancor pi che al pensiero di un nuovo, maestoso duomo,
all'idea della facciata finalmente libera del Palazzo Ducale e di una grande piazza di fronte a
questo
67
, attendevano soltanto il disegno di Bergamini, che fu pronto all'inizio di febbraio del 1672.
L'architetto di corte ide un edificio quanto mai grandioso (e costoso)
68
, che presentava caratteri di
assoluta novit per il comprensorio apuano: la nuova chiesa, che avrebbe avuto le stesse proporzioni
di quella caduta, sarebbe stata sormontata, all'incrocio dei due bracci della croce latina, da una
cupola (anch'essa voluta dal popolo, secondo il duca, della cui buona fede iniziamo a dubitare); e,
proprio come aveva raccomandato Alderano, le cappelle laterali sarebbero state costruite "con non
poco di sfondato, liberando dagl'altari le navi"
69
. La cupola, in particolare, era una novit per il
territorio del ducato, nel quale era comparsa soltanto una volta, nel terzo decennio del secolo, a
coprire il Santuario di Nostra Signora della Misericordia a Massa (un edificio, peraltro, a pianta
centrale). Per il nuovo duomo si faceva chiaramente riferimento ad un modello molto diffuso nel
resto della penisola, e soprattutto a Roma, il tipo di chiesa a croce latina con cupola e navata unica
su cui si aprono cappelle, il cui principale prototipo era costituito dal Ges di Jacopo Vignola;
tuttavia la nuova San Pietro avrebbe avuto tre navate (un retaggio del duomo crollato).
Vi era tuttavia un problema da risolvere, prima di dare il via ai lavori: per potere costruire la
nuova collegiata nel luogo prescelto, bisognava abbattere alcune case di propriet dell'abate della
stessa collegiata di San Pietro, fra cui quella abitata proprio dall'abate Mazzei, che "se ne altera
assai in publico, e privato, e dice non vuol darla"
70
. La situazione era delicata, ma quello era il

66
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XV, foglio di Alberico del 17 gennaio 1672.
67
Ivi, lettera di Alberico ad Alderano del 17 gennaio 1672: "La chiesa non pu havere migliore luogo, che ponendosi
con la facciata alla casa del Mazzei, cio nel mezzo della piazza, che tutta si vedr, tolta via la chiesa vecchia caduta, et
il fine verso il mare: cos di gusto proprio e particolare ancora del popolo, e consiglio fatto"; ivi, lettera di Alderano ad
Alberico del 23 gennaio: "Dovendosi fare la chiesa nuova bene che la facciata del palazzo resti libera, e sar un gran
decoro della citt l'haverla in tal forma"; ivi, lettera di Alberico ad Alderano del 31 gennaio: "La chiesa nova sar
veramente decoro della citt, e casa, questa scoperta, e quella tanto abbellita con lo slargare la piazza fino alla casa del
Mazzei".
68
Il cronista Odoardo Rocca afferma che il disegno era tale da sgomentare qualunque citt (citato in Palla, Op. cit. ,
pag. 61).
69
Ivi, foglio di Alberico del 7 febbraio 1672: "Il disegno della nova chiesa assai bello. Di longhezza, e larghezza
conforme alla vecchia. Cresce sempre il popolo, e desidera cupola, per per farla, si aggiunge la crociera; e si fanno le
cappelle con un poco di sfondato, liberando dagl'altari le navi".
70
Ibidem: "Per non pu mutarsi di sito, verso il mare, su il filo delle case del Mazzei, atterrando queste, che necessarie
[?] tra queste per necessit quella del signor abbate, sebene la misura fosse l'istessa della vecchia nella larghezza. Esso
se ne altera assai in publico, e privato, e dice non vuol darla. Il popolo persiste nel suddetto luogo. Io non posso
contradire, perch dice bene, e per quanto mi habbi raggirato il cervello, non vi luogo altro in parte alcuna. Supplico
Vostra Eminenza considerare questa necessit, e senza possi penetrarlo l'abbate, procurare ordine dalla Santa
Congregatione, dia senza repplica la casa a stima col pagamento, essendovi dottrine, come bene Vostra Eminenza sapr;
migliore sito a disposizione, n peraltro sarebbe servito "per teatri profani n chiese private, ma la
casa di Dio, il duomo"; soltanto l'auspicato intervento di Alderano avrebbe potuto rimuovere
l'ostacolo, procurando con la massima segretezza da una non meglio specificata congregazione
l'ordine per l'abate di sottoporsi ad un vero e proprio esproprio.
Frattanto il duca, continuando "ogni silentio nella materia" con quest'ultimo, che "sta fisso pi
che mai", si guadagn l'appoggio del vescovo di Sarzana, che approv la decisione di erigere un
nuovo duomo e "tocc con mano che la casa dell'abbate non pu restar in piedi"; e dovette
riconoscere che, come scriveva sogghignando Alberico al fratello, "la sua [chiesa] di Sarzana
rester assai inferiore"
71
.
Al principio di giugno si cominci a "cavare le fondamenta della nova chiesa"
72
e alla met di
agosto si pose la prima pietra
73
, nonostante la questione della casa dell'abate non fosse stata ancora
risolta; non lo era neppure molti mesi dopo l'inizio dei lavori, nel febbraio 1673, quando "la fabrica
[] sta con li fondamenti, ancorch molto profondi, alzata tutta nel choro, presbiterio, et sino
adesso il pilastro della cupola da una parte". Altri due pilastri si sarebbero dovuti fare a Pasqua
nell'area ancora occupata dalla casa e dall'orto di Mazzei e a tal fine Alberico torn a sollecitare
l'aiuto del cardinale, dato che da Roma non era giunto alcun richiamo all'abate; era della massima
importanza continuare i lavori, perch interromperli ora avrebbe significato "raffreddare in opera
cos pia il popolo, e far ridere l'abbate, sempre pi fisso contrario a questa eretione di nuova chiesa,
per suo privato interesse, e antipatia"
74
. Lo scontro si prolung ancora a lungo, e tra l'altro non

n questo il primo caso, n si cerca per teatri profani n chiese private, ma la casa di Dio, il duomo, caduto per li
pilastri, e muri sottili, e quando si fabricasse nel sito di prima, ma tutto grosso, come si deve, acci pi non cada,
resteria la chiesa assai pi curta, e stretta di prima o senza passo tra il palazzo, e San Bastiano, e maggiore piazza
occupata verso il monte".
71
Ivi, foglio di Alberico del 21 febbraio 1672: "Monsignor vescovo per fretta di scrivere coll'ordinario solo stette qui
marted sera con molta cortesia. Stimai bene informarlo della rovina della chiesa, vidde il disegno dell'alzata, e pianta
della nova, cos della citt, strade, e case. Facilmente cap, e conobbe potersi fare la nova chiesa solo dove avisai a
Vostra Eminenza et ella approv; e tocc con mano che la casa dell'abbate non pu restar in piedi. Sent da me, sebene
con motivo assai leggiero, qualche sua ripugnanza, e pi anzi mi disse, doveria non ricusare, le conviene, o converr
farlo. Io non incalzai, ma stimai bene scoprire l'intentione del vescovo, per assicurarmi, e quando da Roma ne fosse
ricerco per informatione. Fui seco su il sito, molto bene l'osserv, e sempre come l'utile converr dare la casa, sar
molto bella la chiesa, altrove non si possa fare, e la sua di Sarzana rester assai inferiore.
Con l'abbate io continuo ogni silentio nella materia. Egli sta fisso pi che mai. Con la protetione di Vostra Eminenza
confido sempre tutto []".
72
Ivi, lettera di Alberico ad Alderano del 5 giugno 1672; v. anche ivi, lettera di Alderano ad Alberico dell'11 giugno:
"Mi stato gratissimo l'intendere, che si sia dato principio alla fabrica della chiesa nova col fervore, che mi avisa, e
stimo, che andar crescendo, perch sar appreso da ciascuno di quanto decoro maggiore risulti havere una piazza libera
con una nobile facciata del suo palazzo tutta scoperta, prego Dio le dia il compimento []".
73
Ivi, lettera di Alderano ad Alberico del 27 agosto 1672.
74
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XVI, foglio di Alberico del 26 febbraio 1673: "La fabrica della nova chiesa con l'aiuto
di Dio sta con li fondamenti, ancorch molto profondi, alzata tutta nel choro, presbiterio, et sino adesso il pilastro della
cupola da una parte. L'altra sperar si pu col compagno pilastro alla prossima Pasqua. Lavoro tutto fatto con ogni
sicurezza, perch fabricato tutto di pietra grossa assai. A quel tempo converr sospender il lavoro, convenendo all'hora
fare il secondo pilastro della cupola nell'horto dell'abbate, quale non vuole si tocchi il suo punto, et ha ragione, se non se
li pagano in un istesso tempo l'horto, e la casa. Il denaro sar pronto, e da quella parte converr cominciare, per legar
meglio li muri, essendosi da quella parte principiata la fabrica, e per pi secca, e pi assodata. Sino a che non si
sembra che l'influenza del cardinale abbia potuto fare molto per l'impresa del fratello. Pare piuttosto
che a sbloccare la situazione sia stata la morte dell'abate, che lasci in eredit la casa e l'orto al
capitolo della collegiata, dal quale nell'estate del 1678 la comunit era in procinto di acquistarli. In
ogni caso, a quella data, vale a dire a sei anni dalla posa della prima pietra, soltanto tre dei quattro
pilastri della crociera erano stati innalzati
75
, n sappiamo a che punto fosse la realizzazione delle
altre parti dell'edificio; ma questi ritardi e le difficolt incontrate nella vicenda della casa dell'abate
furono ben poca cosa rispetto ai problemi cui incapp in seguito la fabbrica e che alla fine portarono
all'abbandono del progetto albericiano. Mentre nella fase iniziale dei lavori il cardinale Cybo svolse
soprattutto il ruolo di consigliere e di consulente legale, in seguito, a partire dalla fine degli anni
Ottanta, il suo contributo sar, come vedremo, molto pi importante e diversificato.

Gli altari del transetto e la Cappella Ducale in San Francesco

Con la nomina di Alderano a Segretario di Stato di papa Innocenzo XI, nel 1676, si apr la fase
pi significativa del mecenatismo del prelato, che, forte oltre che delle entrate collegate a questa
carica della pensione che segretamente riceveva da Luigi XIV, pot finanziare interventi nel campo
delledilizia sacra nei domini cybei, a Jesi e soprattutto a Roma, dove venne costruita la magnifica
Cappella Cybo in Santa Maria del Popolo. Per quanto riguarda Massa, fondamentale fu il ruolo del
cardinale nell'ambito dei lavori che, fra l'inizio degli anni Ottanta e la met del decennio successivo,
interessarono la chiesa di San Francesco e l'erigendo duomo di San Pietro.
In San Francesco molto restava ancora da fare dopo la realizzazione del sontuoso altare
maggiore. Nel suo testamento del 17 maggio 1675 il duca Alberico II raccomandava all'erede, nel
caso non avesse potuto provvedervi egli stesso, la costruzione di nuovi altari per il transetto, e
ordinava che il suo corpo venisse sepolto in quella chiesa, "nella nuova cappella attaccata dietro
all'altare privilegiato destinata dal suddetto signor testatore in vita per sepoltura per se stesso, e di
quelli della sua casa da farsi nel modo e conformit del disegno da esso risoluto posto ne' suoi
scrignetti, e fatto dal suo ingegnere Giovan Francesco Bergamini di Carrara; e quando non fosse
cominciata dal medesimo o non finita, prega quanto pi presto il signor suo erede faccia nella

ottenga per mezzo di Vostra Eminenza la provisione, imporre l'abbate rinuntiare compuntione, come avisai che pensa,
et [h]a chi li piace, per non farli gravi pregiuditij a questa mitra [all'abate], ben ponderati prudentemente da Vostra
Eminenza, non si potr fabbricare, e sarebbe in tal caso raffreddare in opera cos pia il popolo, e far ridere l'abbate,
sempre pi fisso contrario a questa eretione di nuova chiesa, per suo privato interesse, et antipatia. Perci supplico
Vostra Eminenza riflettere a tutto, non stimando, che quanto le scrivo, sia diretto a sollecitare Vostra Eminenza, e
infastidirla con importunit, ma degnarsi, atti tali cos narrati a Vostra Eminenza con ogni verit, di ottenere provisione
sicura a tutto quanto sopra, acci si possa continuare il lavoro, e sia anticipatamente provveduto cost, et in buona forma
contra l'intentione deliberata dell'abbate, e proceda questa con ogni sicurezza al tempo della Pasqua, a fine solo si possa
doppo essa lavorare, come si destinato, a gloria di Dio, e servitio della sua nova chiesa".
75
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXI, foglio di Alberico del 3 luglio 1678.
maniera suddetta metter mano e terminarla"
76
. Gi alla met degli anni Settanta, dunque, Alberico,
nell'ambito di una politica di grandeur tesa ad adeguare la citt al nuovo rango di capitale di ducato,
vagheggiava la costruzione di una cappella funebre nella quale, sull'esempio prima di tutto della
medicea Cappella dei Principi, fossero sepolti i membri della famiglia Cybo; e su suo ordine ne
aveva gi fatto il disegno l'Architetto di Corte Giovan Francesco Bergamini, che, probabilmente,
aveva steso anche il progetto dei due altari gemelli del transetto.
La costruzione di questi ultimi, tuttavia, non grav sulle scarse risorse del duca o del suo erede,
bens fu il cardinale Alderano, intenzionato ad erigerli con ogni probabilit sin dai tempi della
realizzazione dell'altare maggiore, a finanziare l'impresa
77
. A questo scopo egli indirizzava al nipote
Carlo, verso gli inizi del 1682, un sintetico programma dei lavori:
Perch mi manca tempo, mi conviene studiare la brevit senza pregiuditio del negotio.
Il Bergamini potr assistere al lavoro delli due altari, mentre riuscito cos bene nell'altare
maggiore.
Li due medaglioni si potranno ordinare al Baratta.
Col levare lo scalino, che gi scrissi, sar rimediato all'altezza eccedente degli altari, che fu
considerata da Vostra Eccellenza.
Delli due altari concorro con il parere del Signor Duca, che le colonne siano di rosso di
Francia.
Io prego Vostra Eccellenza strettamente prendersi a cuore la costruttione di questa opera pia,
che ne haver il merito da Dio, e San Francesco, oltre la mia particolare obligatione.
Mi favorisca di partecipare tutto al Signor Duca, e con la sua autorit farmi godere quegli
avantaggi, che giustamente si possano conseguire.
Si andar rimettendo il denaro, che da Vostra Eccellenza sar avvisato successivamente, per
cominciare, continovare, e compire questo lavoro, in cui tengo somma premura per maggiore
decoro della chiesa, e mia particolare consolatione
78
.
Dal documento risalta prima di tutto il clima di intesa e di collaborazione fra Alderano ed i
parenti nella messa a punto di alcuni particolari dell'iniziativa: la proposta di Alberico II di
utilizzare colonne di marmo rosso di Francia accolta dal cardinale, che pure tiene conto
dell'obiezione del nipote riguardo all'eccessiva altezza degli altari e suggerisce di risolvere il
problema tramite l'eliminazione di uno degli scalini; nel contempo Alderano confida nella

76
ASM, Arch. Ducale, b. 484.
77
La storiografia locale ha anche in questo caso ignorato il carteggio del cardinale, collocando genericamente la
costruzione dei due altari alla fine degli anni Settanta o nel decennio successivo, comunque dopo la realizzazione
dellaltare maggiore (v. C. Lattanzi, I Bergamini. Architettura di corte nel ducato di Massa e Carrara, Firenze 1991,
pag. 180).
78
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXII.
collaborazione del fratello e spera di ottenere da lui quegli "avantaggi" di natura economica che la
sua autorit di sovrano pu concedergli. Alessandro Bergamini, che gi aveva assistito il padre nei
lavori per l'altare maggiore, incaricato di sovrintendere alla traduzione del progetto paterno,
mentre allo scultore carrarese Baratta, nella cui bottega, secondo il cronista Giovan Battista
Bergamini, erano stati lavorati i marmi per l'altare maggiore, fu affidata l'esecuzione di non meglio
specificati "medaglioni", da identificare probabilmente con gli ovali con la colomba e raggi dorati,
posti a coronamento degli altari. Dei dipinti, di cui nel documento non si fa menzione, se ne sarebbe
occupato, da par suo, il cardinale.
I lavori iniziarono verso la met del 1682 e gi verso la fine dell'anno si pot celebrare la prima
messa all'altare di sinistra, mentre per l'altro [fig. 42], privilegiato, bisognava attendere il trasporto
del privilegio per i defunti ad un'altra mensa, prima di demolire quella vecchia; tuttavia questo fatto,
come raccomandava Alderano al nipote, non doveva rallentare la lavorazione dei marmi per l'altare
privilegiato, "in modo che non resti altro che di metterlo in opera quando sia fatto"
79
. Nel frattempo
il cardinale volle che in concomitanza con i lavori per gli altari si ponesse finalmente mano al
pavimento della chiesa, gi progettato da G. F. Bergamini nel '72 e che per motivi a noi ignoti non
era stato ancora realizzato; il 24 luglio 1683 Alderano, senza nascondere la propria irritazione per
questo incredibile ritardo, pregava il fratello di sollecitare l'avvio dei lavori
80
, ottenendo in risposta
la promessa che il pavimento si sarebbe principiato, non appena Alessandro Bergamini fosse tornato
da Genova, dove si era recato a "riconoscere le colonne di Francia venute per Vostra Eminenza"
81
.
L'architetto fu di ritorno intorno al 20 agosto e cos si pot procedere alla realizzazione del
pavimento, che fu portata avanti con alacrit per tutto il mese di settembre; frattanto si procedette
alla messa in opera delle colonne, o almeno di quelle per l'altare dell'Immacolata Concezione
82
.

79
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXIII, lettera di Alderano al nipote Carlo del primo gennaio 1683: "Intanto godo sentire
che sia stata celebrata la prima messa nell'altare nuovo della Santissima Concettione, e che riesca sempre pi bello, e
decoroso. E quanto al privilegiato ha fatto bene Vostra Eccellenza di non fare distruggere la mensa vecchia, per dare
tempo che qua si possa procurare la trasportazione del privilegio in altro altare sin che sia fabricato il nuovo et intanto
potr ordinare che si vada lavorando il resto dei marmi in modo che non resti altro che di metterlo in opera quando sia
fatto".
80
Ivi, lettera di Alderano ad Alberico II del 24 luglio 1683: "E' un pezzo che per vari motivi desidero di vedere stabilito
il pavimento della chiesa di San Francesco, e principalmente per liberare dal danno che puole ricevere dalla polvere
l'altare maggiore e perch l'ordine di Vostra Eccellenza puole farlo effettuare, la prego di darlo opportunamente, et in
modo ch'io possa restare sodisfatto in questo mio desiderio che ve ne prego assai".
81
Ivi, lettera di Alberico II ad Alderano dell'8 agosto 1683: "Servir Vostra Eminenza nell'ordine non si allonghi
principiare il pavimento a San Francesco, per togliere la polvere al bellissimo altare maggiore, e resti Vostra Eminenza
obedita. Conviene ritorni il Bergamini da Genova da riconoscere le colonne di Francia venute per Vostra Eminenza
[]".
82
Ivi, lettera di Alberico II ad Alderano del 22 agosto 1683: "Di questa settimana si cominceranno li lavori per il
pavimento di San Francesco"; Alderano ringrazia il fratello per la sua collaborazione il 28 agosto, mentre il 5 e il 19
settembre il duca lo informa che il pavimento "si tira avanti". L'11 settembre il cardinale comunica al nipote Carlo la
propria soddisfazione per l'andamento dei lavori: "Sento con gusto dalla cortesissima lettera di Vostra Eccellenza in
questo ordinario, che si vada tirando avanti il pavimento della chiesa di San Francesco, e l'altare della Santissima
Concettione, che tutto riconosco dalla sua diligenza, et applicazione a favorirmi, e le ne rendo le dovute grazie"; il 25
replicava i ringraziamenti al fratello.
Infatti l'altro non pot essere iniziato, o meglio assemblato, che all'inizio dell'anno seguente,
quando, una volta ottenuto da Innocenzo XI il breve con cui si trasferiva momentaneamente il
privilegio all'altare maggiore, la vecchia mensa venne demolita
83
.
Per quanto riguarda i dipinti da porre sopra i due altari, il cardinale si rivolse a Luigi Garzi, cui
aveva affidato l'esecuzione degli affreschi della cupola della sua cappella in Santa Maria del
Popolo, e del quale la collezione del porporato vantava molte opere. Anche in questo caso, come
nellancona di Maratta al Popolo, il cardinale ordin al pittore di mettere in scena, stavolta
sdoppiata in due grandi tele, una sontuosa esaltazione dellImmacolata Concezione della Vergine:
per laltare di sinistra, dedicato allImmacolata, si sarebbe raffigurata la Vergine accompagnata da
quattro Santi Dottori, mentre nellaltro dipinto la Trinit, da cui discende lo straordinario privilegio
di Maria, sarebbe stata adorata da altrettanti Santi, secondo il medesimo schema compositivo a due
livelli, con il risultato di accomunare, e in sostanza, porre sullo stesso piano, la credenza, non
ancora universalmente accettata, nellimmacolato concepimento della Vergine e il fondamentale
dogma della Trinit.
La tela per laltare sinistro, alla quale Garzi lavorava gi nellestate del 1683
84
, fu terminata nel
febbraio dellanno successivo
85
; nellaprile 84 essa giunse a Massa, dove fu accolta dal duca con il
solito entusiasmo
86
, che per questa volta ci sentiamo di sottoscrivere anche noi. Il dotato ma
discontinuo pittore pistoiese diede vita, infatti, ad un autentico capolavoro [fig. 44], che va
annoverato fra le sue opere pi riuscite; e a testimonianza della sua qualit si pu citare la
tradizionale attribuzione della tela a Maratta, motivata anche dalla sua somiglianza con lancona di
questultimo nella Cappella Cybo. A questo proposito, se palese laffinit di fondo fra le due
opere, si pu ravvisare tutta una serie di pi o meno piccole differenze. Nel registro superiore,

83
Ivi, foglio di Alderano ad Alberico II dell'11 dicembre 1683 e soprattutto foglio di Alderano ad Alberico II dell'8
gennaio 1684: "Havendo supplicato la Santit di Nostro Signore a degnarsi di concedere che durante la demolizione del
vecchio altare privilegiato nella chiesa di San Francesco, si possa applicare l'indulgenza all'altare maggiore della
medesima chiesa sino a tanto che sia fabricato il nuovo, Sua Beatitudine ne ha benignamente conceduta la gratia. Et
havendo perci fatto spedire un nuovo breve nel quale resta inserta la sudetta concessione, lo mando incluso a Vostra
Eccellenza, perch se ne vaglia non solo per questa, ma anche per la translatione del privilegio al nuovo altare quando
sar edificato, non havendo pi bisogno di valersi dell'altro gi ottenuto, del quale mi ha mandata la copia. Potr per
hora l'Eccellenza Vostra fare demolire l'altare vecchio quando le parr per potere dare principio alla fabrica del nuovo".
84
Ivi, lettera di Alderano al nipote Carlo dell11 settembre 1683: Il quadro si tira avanti, e si mandar subito che sar
terminato.
85
Ivi, lettera di Alderano al nipote Carlo del 12 febbraio 1684: Si mandar presto il quadro della Santissima
Concettione per ponerlo nellaltare, e spero sar di sodisfattione di Vostra Eccellenza et intanto si andar lavorando
laltro del privilegiato. [...] Il quadro si mandar con prima occasione essendo asciutto.
86
Ivi, lettera di Alberico II ad Alderano del 16 aprile 1684: Solo hora posso avisare a Vostra Eminenza, impedito
prima dal freddore, e freddi grandi, la bella comparsa della famosa ancona della Santissima Concettione in San
Francesco, adornando quel vaghissimo altare dove al di contro resta principiato l'altro del privileggio per li defunti, e
col maggiore quel ternario celebre si fa con verit ammirabile a tutti. La sola piet di Vostra Eminenza che si appaga
solo del perfetto sa produrre questa perfettione; ivi, minuta di Alberico del 23 aprile 1684: Ho visto con attentione, e
gusto particolare lancona in opera, [essendo costretto] prima in camera [per il raffreddore], subito potendo rinvigorito.
E degna parmi d'ogni vero encomio, campeggia nel sito, quando vi sar l'altra perfettioner la chiesa e con li due altari
di contro di tanto prezzo, e qualit.
laddove Maratta, spinto dalla forma del riquadro a sua disposizione e sulla scorta di modelli
raffaelleschi, raffigurer la Madonna seduta sopra le nuvole e circondata dal cerchio solare, Garzi
adotta liconografia tradizionale dellImmacolata in piedi sulla falce di luna, che assai pi
liberamente si libra nel cielo gremito di cherubini. Nel registro inferiore incontriamo due Santi
Dottori presenti anche al Popolo (Agostino e Gregorio Magno), accompagnati da altri due che l
non compariranno (Girolamo e Anselmo); ma soprattutto Garzi, non condizionato dal modello
raffaellesco della Disputa, li colloca anchessi sulle nuvole, ottenendo cos un legame fra i due
registri molto pi stretto di quello della pala di Maratta. Inoltre, il pittore, tramite la sapiente
disposizione delle figure e unaccorta regia dei gesti e degli sguardi, d vita ad un animatissimo
dibattito fra i Santi, assai pi drammatico, barocco se vogliamo, di quello messo in scena dal
famoso collega. Il tutto infine illuminato da una diffusa luce dorata, che fa risaltare la preziosit
delle vesti e fonde ancor di pi insieme i vari elementi della composizione.
Quando la Disputa sullImmacolata Concezione fu portata a termine, nel febbraio del 1684,
Garzi pot iniziare laltro dipinto con La Trinit e i Santi Giovanni Battista, Giovanni Evangelista,
Pietro e Giacomo [fig. 43], cui lavorava ancora in luglio
87
, probabilmente alternando la sua
esecuzione a quella dellaffresco della cupola della cappella in Santa Maria del Popolo. Al principio
di agosto il cardinale prometteva al nipote che, dal momento che lartista aveva dovuto sospendere
questultimo impegno, lo si sarebbe sollecitato ad una rapida conclusione del quadro
88
; non
sappiamo con precisione quando lopera fu finita, n quando fu inviata a Massa, ma si pu supporre
che ci sia avvenuto verso la fine dellestate o nellautunno del 1684. La tela, concepita come
pendant dellImmacolata, ne riprende lo schema compositivo e la gamma cromatica, seppure i Santi
siano visti pi da vicino e la Trinit quasi si perda sullo sfondo; tuttavia, pur essendo unopera
abbastanza bella, non eguaglia i vertici raggiunti nellaltra, rispetto alla quale presenta una stesura
pittorica meno curata e una caratterizzazione delle figure meno convincente.
Il cardinale si occup anche, come gi aveva fatto per laltare maggiore, dei candelieri, che fece
lavorare a Roma da un artista a noi sconosciuto; per due volte, nel febbraio 84, esortava il principe
di Carrara ad inviargli le misure cui attenersi durante la realizzazione, senza preoccuparsi del
disegno, al quale il porporato aveva gi provveduto
89
. Inviate finalmente le misure, il lavoro pot
iniziare, e nel luglio di quellanno era in pieno svolgimento
90
.

87
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXIII, lettera di Alderano al nipote Carlo del 22 luglio 1684: Si proseguono li lavori
del quadro, e de candelieri per laltare privilegiato di San Francesco [...].
88
V. supra, pagg. 154-155 e ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXIII, lettera di Alderano a Carlo del 19 agosto 1684: Il
quadro per laltare privilegiato si continua [].
89
Ivi, lettera di Alderano al nipote Carlo del 5 febbraio 1684: Circa alla cartella dellaltare privilegiato mi rimetto a
Vostra Eccellenza e a quanto li rappresentai con le passate [] Basta la misura dei candellieri che ho qui il disegno;
ivi, lettera a Carlo del 12 febbraio 1684: Li candelieri per li due altari si lavoreranno qua, come accennai a Vostra
Nel frattempo, pressoch completata la costruzione dellaltare sinistro, venne avviata quella del
privilegiato, dopo che, in gennaio o in febbraio, era stato possibile demolire la vecchia mensa;
ancora in aprile il duca, ringraziando Alderano per lImmacolata di Garzi, lo definiva appena
principiato, comunque si pu ragionevolmente ipotizzare che esso sia stato compiuto entro
lautunno del 1684. Contemporaneamente alla realizzazione dei due altari, inoltre, si decorarono
con mischi e marmo bianco anche le porte poste ai loro lati, o meglio soltanto quelle che
fiancheggiano laltare dellImmacolata, visto che per le altre due si prefer, su ordine del principe
Carlo, aspettare linizio della costruzione della Cappella Ducale; senza dimenticare che, compiuto
finalmente il pavimento del presbiterio
91
, si pot realizzare il coro in noce dietro laltare maggiore,
di cui gi si parlava nei lavori dei primi anni Settanta, e che il cronista Bergamini riteneva opera di
certo Maestro Stefano di Carrara, falegname assai stimato a quei giorni. Il leggio si vuole intaglio di
celebre artista romano"
92
.
Ancora oggi i due imponenti altari gemelli (che differiscono fra di loro soltanto per la
decorazione scultorea e per alcuni particolari dei paliotti) colpiscono losservatore per la loro
semplice maestosit e per la bellezza dei marmi utilizzati. Ad avvalorare lipotesi di una loro
ideazione intorno al 1675 contribuisce il confronto con laltare maggiore della certosa di Calci,
iniziato da Giovan Francesco Bergamini nel 1677 e continuato dopo la sua morte dal figlio
Alessandro: se ledicola posta a terminazione dellaltare di Calci e il tabernacolo a tempietto non
trovano riscontro in quelli di Massa, per il resto, e in particolare per la scelta dei marmi e la
disposizione delle coppie di colonne (con quelle esterne portate pi avanti rispetto a quelle a fianco
del riquadro centrale), la parentela fra i due progetti evidente. Riguardo ai putti che sormontano
gli altari del transetto il cronista Bergamini, come abbiamo visto, scrive che "furono eseguiti dal
Baratta e Lazzoni, famosi scultori di quel tempo, valendosi per del modello che ne aveva gi fatto

Eccellenza et havendo gi il disegno, bastar che mandi la misura dellaltezza per farli proporzionati alli detti altari; si
provederanno li canoncini per ponervi la candela dentro, e si haver ogni riguardo allinsinuazione che fa.
90
Molto pi tardi, nel luglio del 1696, il cardinale invi anche quattro candelieri minori per gli altari; v. ASM, Arch.
Card. Ald. , vol. XXIX, lettere di Carlo II ad Alderano del 4 e 22 luglio 1696.
91
Il pavimento della chiesa, peraltro, dovette essere praticamente rifatto alla met degli anni Novanta: "Quando il fu
don Giovanni Pizzuti [agente del cardinale a Massa fino al 1689] ebbe la commissione da Vostra Eminenza di far fare li
pavimenti alle due cappelle, l'altar maggiore, e coro in San Francesco, che sono fatti di mandorlette, s'invagh d'una
pietra rossa, e vuolle servirsene per l'interziatura contro la mia opinione, che tenevo per certo non averia ressistito in
progresso di tempo, come appunto seguito, mentre sono tutte sfarinate le mandorlette di quel colore, a segno, che mi
convenuto farle levar tutte anco le buone, che sono le bianche, e le negre, acci non si guastassero anco queste. Ne do
conto a Vostra Eminenza, affinch si degn, se cos gusta, dar l'ordine al Moretti [il successore di Pizzuti] di
somministrare il denaro, che occorre, che si riduce a poca somma, per provedere, in diffetto delle rosse, altre
mandorlette di pietra stabile, che Vostra Eminenza rester servita con ogni puntualit, e risparmio" (ASM, Arch. Card.
Ald. , vol. XXIX, foglio di Carlo II del primo maggio 1695). Pare che un anno dopo si fosse ancora piuttosto lontani
dall'avviare il restauro: "M'intender col Moretti per le mandorlette de' consaputi pavimenti, e procurar, che resti
servita con il vantaggio possibile (Ivi, lettera di Carlo II ad Alderano del 13 maggio 1696).
92
ASCM, Memorie storiche, pag. 169. Per le vicende delle porte e del coro v. infra, pag. 205.
il Guidi, il quale non pot esso stesso scolpirli per essere in quell'epoca assente dalla patria"
93
; se
lintervento di Baratta trova conferma nel carteggio del cardinale e Lazzoni fu spesso al servizio dei
Cybo, pu darsi che il non sempre preciso cronista abbia erroneamente riferito agli altari del
transetto il coinvolgimento di Domenico Guidi nellideazione delle statue per laltare maggiore,
tuttavia non da escludere che lartista abbia beneficiato anche in questa occasione della protezione
di Alderano, e in effetti negli angeli posti sopra i frontoni una certa aria guidiana, pur nella rozzezza
dell'esecuzione, la si pu avvertire.
A fare ulteriormente dialogare i due altari, gi legati in maniera strettissima dal loro aspetto quasi
identico, contribuivano le tele di Luigi Garzi, affini a livello di composizione e di gamma
cromatica; entrambi gli altari, poi, (come gi ci rese conto allepoca
94
) intrattenevano un dialogo
altrettanto serrato con laltare maggiore, cui li raccordavano la somiglianza stilistica e la policromia
dei marmi. Tutto questo fu compromesso dagli interventi ottocenteschi, non solo quelli che
interessarono laltare maggiore (smembrato e fatto indietreggiare), ma anche altri che, sia pure in
maniera molto meno traumatica, riguardarono gli altari del transetto. Dopo la demolizione del
duomo di San Pietro nel 1807, infatti, un antico crocifisso ligneo ospitato in quella chiesa venne
trasportato in San Francesco e posto sullaltare sinistro, con la conseguenza che lImmacolata di
Garzi fu spostata su quello destro e la Trinit relegata sul terzo altare a destra nella navata. In
seguito sullaltare destro trov posto laltorilievo del Rosario commissionato da Alderano per San
Pietro e che da una cinquantina danni giaceva nei depositi della chiesa di San Sebastiano; quindi
anche lImmacolata fin nella navata, nellaltare di fronte a quello dove era stata collocata laltra
tela di Garzi.
I rapporti dei lavori al transetto di San Francesco con la contemporanea costruzione della
Cappella Cybo appaiono dunque evidenti: non solo infatti fu coinvolto un artista che lavor anche
in Santa Maria del Popolo e una delle due tele da lui dipinte per gli altari ha numerose tangenze con
lancona di Maratta, ma soprattutto il cardinale volle che anche nella "sua cappella" di Massa
95
,
come in quella di Roma, si dispiegasse una sentita apologia dellImmacolata che, appoggiandosi
alla tradizione della Chiesa e soprattutto allautorit dei Dottori, ne preservasse ed incrementasse il
culto in tempi tanto difficili per il futuro dogma
96
.
Ancora pi stretti i legami fra la cappella romana e quella Ducale che si sarebbe di l a poco
costruita [figg. 45-46]: se infatti la progettata realizzazione di questultima pu avere ispirato ad
Alderano lerezione di una cappella dei cardinali della Casa, in seguito fu il sepolcreto massese a

93
ASCM, Memorie storiche, pag. 170.
94
V. supra, pag. 193 nota 3, dove il duca Alberico si riferisce ai tre altari con lespressione quel ternario celebre.
95
Cos il cardinale chiamava l'area del presbiterio di San Francesco; v. supra, pag. 73 nota 4.
96
Per le difficolt incontrate dal culto dellImmacolata durante il pontificato di Innocenzo XI v. I. Vazquez, Las
negociaciones inmaculistas en la Curia Romana durante el Reinado de Carlos II de Espaa (1665-1700), Madrid 1971.
prendere a modello la pi bella creazione del cardinale e a riceverne parte dei materiali impiegati e
la preziosa ancona.
Pass molto tempo da quel 17 maggio 1675 in cui il duca di Massa fece testamento, prima che
Alberico II trovasse il tempo e soprattutto le risorse finanziarie per dare il via ai lavori; non
sappiamo con certezza quando questo avvenne, ma si pu credere intorno al 1687. Tuttavia molto
cambi rispetto alla volont espressa dal sovrano dodici anni prima, e se anche, forse, i lavori
vennero iniziati secondo il vecchio progetto del defunto Giovan Francesco Bergamini, ben presto a
questo fu preferita una soluzione stilisticamente assai pi aggiornata
97
. Per fare luce sulla faccenda
bisogna ricorrere ad un foglio del duca indirizzato ad Alderano di due anni successivo, e
precisamente del 6 febbraio 1689:
Don Domenico Martinelli, che ha usato meco tanta attenzione nellinviarmi il disegno per la
nuova cappella di San Francesco, mi ricerca di supplicare Vostra Eminenza, come
devotamente faccio ad haverlo in considerazione tutta volta, che si presenti allEminenza
Vostra congiuntura di qualche picciolo trattenimento, acci possa continuare la sua dimora in
cotesta citt, ed attendere alli suoi studi. So ch proposito della somma benignit di Vostra
Eminenza il favorire i virtuosi, e per non impiego maggiori suppliche, tanto pi chella
conosce il merito, et habilit del soggetto
98
.
Nato a Lucca nel 1650 ed ordinato sacerdote nel 73, Domenico Martinelli si era trasferito nel
1678 a Roma, dove era stato accolto nellAccademia di San Luca; allinterno dellAccademia si
rese protagonista di una brillante carriera, vincendo nel 1679 e nell80 il primo premio per la classe
di architettura e venendo nominato nel 1683 professore di Architettura e Prospettiva. Lavorando a
contatto con grandi personalit come quelle di Carlo Rainaldi, Mattia de Rossi e soprattutto Carlo
Fontana, egli ebbe modo di assimilare le caratteristiche principali del classicismo tardobarocco e di
forgiare uno stile pienamente inscrivibile in quella tendenza; a riprova di questo si noti ad esempio
la stretta parentela fra la Cappella di SantIgnazio in San Giovanni a Lucca (1685/90, eretta dopo il
92) e la Cappella Cybo.
Dunque, prima del febbraio 1689 (anche se, pare di capire dalle parole del duca, non molto
prima), si decise di abbandonare il vecchio e provinciale disegno di Bergamini, per
commissionarne un altro nientemeno che al professore di architettura dellAccademia di San Luca.

97
La storiografia locale, facendo affidamento solo sul testamento del duca, ha sempre riferito la cappella a Bergamini,
cercando talvolta di giustificare il suo aspetto completamente diverso da quello di opere dellarchitetto ideate in
contemporanea alla cappella (come gli altari del transetto e quello di Calci), ipotizzando un massiccio intervento in
corso dopera del pi aggiornato figlio Alessandro (v. M. Ratti Carpenzano, La cultura figurativa a Massa alla corte dei
Malaspina e dei Cybo, pag. 165, in F. Bonatti, Massa Ducale, Pisa 1987; C. Lattanzi, Op. cit. , pag. 210; M. Bertozzi, Il
duomo di Massa, Milano 1992, pag. 50).
98
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXV, foglio di Alberico II del 6 febbraio 1689.
Lavvenimento, si capisce, di unimportanza fondamentale allinterno della nostra ricerca: non
solo perch testimonia di uniniziativa di ampio respiro da parte di Alberico II finalmente slegata
dal patrocinio e dal consiglio dellinfluentissimo zio (seppure del tutto in linea con i gusti e le scelte
di questultimo); ma soprattutto perch un capitolo centrale di quel riorientamento della cultura
artistica locale in direzione di Roma che si attua nella seconda met del XVII secolo, sul quale si
torner in chiusura di questo lavoro.
A spingere il duca verso la decisione di cambiare idea e di rivolgersi ad un artista di formazione
romana fu naturalmente lazione del cardinale Alderano, che con i frequenti invii di opere darte
faceva giungere alla corte massese un barlume dello splendore delle arti figurative nellUrbe, e pi
specificamente dovette spedire anche disegni che davano atto dellevoluzione in atto
nellarchitettura. Tuttavia credo che la svolta affondi le sue radici in un episodio ben preciso, che
aveva visto contrapposti un disegno di Carlo Fontana e uno di un altro Bergamini, Alessandro: il 19
luglio 1687 Alderano, intenzionato a finanziare la costruzione di uno degli altari del transetto del
nuovo duomo di San Pietro, invi un progetto del suo architetto di fiducia, che ovviamente, come
vedremo tra breve, la spunt su quello gi approntato dallArchitetto di Corte. In quella occasione
Alberico II si rese conto una volta di pi, e in maniera quanto mai tangibile, dellincolmabile
divario fra gli artisti romani e quelli, efficienti ma irrimediabilmente attardati, di cui si circondava; e
decise, per il mausoleo di famiglia, di non accontentarsi, ma di puntare ad unopera la mode. E
quindi, se consideriamo valido questo collegamento, possiamo situare la commissione a Martinelli e
la stesura del progetto fra i due estremi cronologici dellestate del 1687 e il febbraio 1689
99
; e forse
restringere ulteriormente questo intervallo, se ammettiamo che anche il riquadro in cui inserire
lancona risalga ad unidea dellarchitetto, e che quindi il duca abbia potuto dargli istruzioni in
materia soltanto dopo larrivo del dipinto a Massa, il 21 dicembre 1687.
Prima di passare ad esaminare pi da vicino la cappella e la storia della sua costruzione,
opportuno fare un passo indietro e tornare alla lettera del 6 febbraio, dalla quale apprendiamo che
larchitetto lucchese, rimasto a corto di committenze, si rivolse al suo ex cliente Alberico Cybo
Malaspina, affinch questi lo raccomandasse al fratello Alderano, noto appassionato di fabriche.
Ma questa volta, al contrario di tante altre in cui il cardinale protesse gli artisti raccomandatigli dal
duca, egli non fece nulla per Martinelli, o perlomeno il suo interessamento non ebbe rilevanti
conseguenze, se dopo poco pi di un anno, il 17 maggio 1690, larchitetto abbandonava Roma alla
volta di Vienna; e nei domini asburgici egli avrebbe fornito le prove pi significative del proprio

99
I Cybo dovettero rivolgersi allarchitetto anche per una consulenza, o qualcosa di pi, relativa alla costruzione del
nuovo duomo, come testimonia una pianta (non di mano di Martinelli) accompagnata dalla scritta autografa: Pianta
prima della chiesa nuova di San Pietro in Massa, conservata nella Raccolta Martinelli presso il Gabinetto dei Disegni
del Castello Sforzesco di Milano (v. H. Lorenz, Domenico Martinelli und die sterreichische Barockarchitektur, Wien
1991, pag. 326).
talento, esportando nellEuropa Centrale il linguaggio del barocco romano e preannunciando la
grande fioritura di quello austriaco. Anzi, presumibile che linteressamento di Alderano sia stato,
paradossalmente, il motivo che ha spinto Martinelli alla partenza, se riferiamo a Cybo un gustoso
episodio riportato dal primo biografo del lucchese, secondo cui uno de pi autorevoli cardinali,
che si voleva valere della sua opera, giunse, attraverso una serie di malintesi e di ripicche, ad uno
scontro tale con larchitetto, che questi pens bene di cambiare aria
100
; per la singolare coincidenza
cronologica fra la raccomandazione di Alberico e la fuga di Martinelli e per lostinazione del
prelato protagonista del racconto, assai probabile che nellautorevole cardinale sia da
riconoscere Alderano Cybo.
La Cappella Ducale strutturata su due livelli: uno sotterraneo, sostenuto da tozzi pilastri, cui si
accede dalla navata della chiesa, in cui furono radunate le spoglie dei sovrani di Massa e di Carrara
e nel quale sarebbero stati sepolti Alberico II e i suoi discendenti; e la cappella vera e propria.
Dellapparato decorativo del sepolcreto, fatto oggetto di ripetute azioni vandaliche durante
loccupazione francese della citt
101
, non resta oggi che un elegante altare in marmo nero sul quale

100
Da Giambattista Franceschini, Memorie della vita di Domenico Martinelli, sacerdote lucchese e insigne architetto
(Lucca, 1772), ripubblicato in appendice a H. Lorenz, Op. cit. : Il disinteresse, e bilioso suo naturale gli facevano
tenere un contegno troppo franco e disprezzante, di cui ne abbiamo una riprova non dubbia nellincidente, che sono per
narrare, occorsogli in Roma. Uno de pi autorevoli cardinali, che fossero allora in Roma, desideroso prevalersi
dellopera del Martinelli, per la fama che ne correva, ne fece ricerca. Obbediente il giorno prescritto si port
allanticamera del porporato, ove o per il dimesso e logoro suo vestire, ed umile portamento, o per altre ragioni familiari
assai nelle corti, non fu considerato, n dal Maestro di Camera annunziato al cardinale. Aspett lungo tempo il poco
tollerante Martinelli. Fece nuove istanze, le quali non ebbero migliore incontro. Stanco oramai di avere per pi ore
aspettato, e di vedersi deluso, spinto dalla naturale inclinazione, e non curanza del proprio interesse, non pot pi
pazientemente reggere allaffronto, che da i cortigiani riceveva, i quali s malamente corrispondevano alle premure del
loro padrone; immediatamente part, risoluto di non pi comparire in quella corte. Impaziente il cardinale di conferire le
sue idee col Martinelli, dopo aver molto tempo aspettato, richiese se quella mattina eravi stato. Attoniti a tal richiesta
confessarono laccaduto, scusandosi che il mendico prete e dimesso, che erasi presentato, non crederono fosse quello, di
cui faceva premurosa ricerca. Altamente si alter il porporato, ed ordin al Maestro di Camera che si portasse dal
Martinelli, gli facesse scusa, e con buona maniera gli significasse il desiderio che aveva di parlargli. Nulla si mosse a s
cortese e lusinghevole uffizio, dalla ferma risoluzione presa, dallindomito suo spirito suggerita, e fomentata. Risponse,
che ben chiaro comprendeva, che il porporato non aveva cosa di premura da comunicargli, e assai meno dellopera sua,
perch persuadevasi, che i di lui ministri averebbero con la dovuta sollecitudine e diligenza secondati i desideri del
padrone. Lasciato libero il corso al proprio risentimento, non pensava che a riparare il torto, che credeva aver ricevuto, e
con inganno, persuadevasi insegnare a i ministri la stima, che far debbono di tutte le persone, che alla corte si accostano.
Quantunque il cardinale fosse del procedere del Martinelli assaissimo offeso, per vedere tante sue premure gettate
inutilmente, volle ciononostante, per la stima che faceva del medesimo, e per la brama di prevalersi dellopera sua,
tentare ogni strada per farlo ritornare. Quindi si appigli al partito di ricercarlo da se medesimo, con passare da una
bottega di libraio ove tutte le sere con i suoi amici dagli studi e fatiche, in piacevoli ed eruditi trattenimenti sollevavasi.
Giunto una sera alla detta bottega fece fermare la carrozza, e dimand del Martinelli. Questo avendola da lontano
veduta accostare, per altra parte improvvisamente erasene fuggito. Il risentimento del porporato nellintendere, che era
in quel momento partito, fu grandissimo; e risolv di farsi con le pi autorevoli vie portare quel rispetto, e quella
considerazione, che il suo carattere, e la sua nascita giustamente esigevano. Avvisato opportunamente la sera dai suoi
amici il Martinelli de sentimenti del cardinale, non poterono questi indurlo a fare passo nissuno, che anzi in quel punto
stesso risolv di partire immediatamente per Vienna, ove da lungo tempo era con premurosi, ed onorevoli inviti
ricercato, particolarmente da Monsignor Kaunitz, che in Roma avealo conosciuto. Prevedendo forse, ove linflessibil
suo temperamento laverebbe condotto, di lettere e di passaporti premunito, abbandon Roma (H. Lorenz, Op. cit. ,
pagg. 132-134).
101
G. Viani, Memorie della famiglia Cybo e delle monete di Massa di Lunigiana, Pisa 1808 (ed. anast. Massa 1971),
pag. 49: [il sepolcreto] era una delle cose, che meritava lattenzione del forestiere curioso e dellantiquario erudito: ma
posto un bassorilievo in marmo bianco raffigurante le anime purganti; mentre lo sfarzo del piano
superiore ancora pienamente apprezzabile. Come si detto, possibile che i lavori siano iniziati
seguendo il progetto di Bergamini, al quale dunque potrebbe essere dovuta la forma dei due
ambienti, o perlomeno di quello inferiore; ma sicuramente a Martinelli si deve il disegno dellaltare
e della balaustra, delle porte laterali sormontate da tribune riccamente decorate e delle porte che
mettono in collegamento la cappella con il braccio destro del transetto. Questi elementi presentano
infatti caratteri alquanto aggiornati che non ritroviamo affatto nellopera di Bergamini: la grande
variet e spregiudicatezza nellaccostamento dei marmi policromi, laccentuato verticalismo
(specialmente nellaltare), la disposizione obliqua delle colonne e dei plinti che le sostengono
rispetto alla parete di fondo e soprattutto il frequente ricorso alla linea curva e alle superfici
concave. Caratteristiche che invece si manifestano nella produzione dell'architetto lucchese; in
particolare ritroviamo le grandi volute poste a coronamento dell'altare massese in quelli di Santa
Maria Corteorlandini e di Sant'Andrea a Lucca, e in quest'ultimo pure largamente utilizzata la
linea curva (sebbene si tratti di una "macchina" di forma convessa, e non concava come quella di
San Francesco). Per la disposizione dei plinti e delle colonne dell'altare della Cappella Ducale ci si
pu invece richiamare ad un disegno pubblicato da Lorenz, di cui non conosciamo la
destinazione
102
.
Le prime notizie relative alla costruzione della cappella risalgono al novembre del 1687, quando
il cardinale Alderano annunci al fratello limminente arrivo dellennesimo, preziosissimo dono:
Quando ordinai che si fabricasse la mia capella al Popolo, trovai che nel sito dell'antica
capella di Casa vi era un'immagine della Beata Vergine bellissima e molto antica dipinta nel
muro dal celebre pittore Pietro Perugino, e perch la stimai degna d'ogni riguardo per
l'antichit, e per essere opera del sudetto virtuoso, feci tagliare con ogni avvertenza il muro,
et havendolo fatto incassare e ammagliare con fortificarlo diligentemente di traverse ho
ordinato, che si consegni al Padron Melis, quale con la sua barca viene a cotesta spiaggia; la
cassa diretta a Vostra Eccellenza, che potr far porre la sudetta immagine o in San
Francesco o in altro luogo che parer a Vostra Eccellenza pi a proposito per esser
considerata e venerata. Ho comandato espressamente al sudetto padrone, che non la levi di
barca, se prima non ne d avviso a Vostra Eccellenza, che prego di ordinare a persona a
posta, che vada al mare per assistere allo sbarco della medesima, e che la faccia porre
diligentemente sopra d'un carro circondata di fascine, affinch dallo sbattere non riceva
nocumento; quando poi sar giunta cost, necessario, che Vostra Eccellenza la faccia

negli ultimi popolari tumulti fu la parte sotterranea rovinata e abbattuta da vari ingordi e mal consigliati individui, quali
sperando di trovare anelli, medaglie, o monete aprirono i sepolcri, e distrussero molte inscrizioni. Nel XX secolo
lambiente sotterraneo stato ulteriormente deturpato dalla trasformazione in sepolcreto dei vescovi di Massa.
102
H. Lorenz, Op. Cit. , pag. 267, n di catalogo 87.
schiodare con avvertenza dalla parte di sopra, e potr far porre l'immagine nel sito, che le
haver destinato con le medesime traverse con le quali accomodata per sfuggire il pericolo,
che si guasti, e a suo tempo star attendendo con desiderio l'avviso, che la sudetta cassa sia
giunta a salvamento
103
.
A catturare innanzitutto la nostra attenzione la singolare attribuzione a Pietro Perugino: gi
Vasari correttamente riferiva gli affreschi della cappella a Pinturicchio
104
, ma il fatto che il pittore,
nativo di Perugia, venisse spesso citato e si firmasse come "Bernardus perusinus" pu avere tratto in
errore molti, tra cui Alderano e lavvocato Carlo Cartari
105
.
In secondo luogo, il cardinale, al corrente dellavvio dei lavori per la cappella di famiglia, lascia
apparentemente libero il fratello di porre limmagine in San Francesco o in altro luogo; tuttavia
c da credere che Alderano avesse le idee ben chiare riguardo alla sua destinazione, come dimostra
il fatto che egli abbia aspettato linizio dei lavori prima di spedire laffresco, staccato ben sei o sette
anni prima. Se infatti ad indurlo al distacco dellopera fu la sua antichit e la statura del
virtuoso che la realizz, sulla decisione di inviarla proprio in quel momento e con quella
destinazione ag in maniera determinante la sua provenienza dal sito dellantica capella di Casa:
limmagine, posta sullaltare della nuova cappella di Massa, ovvero nel luogo della celebrazione
delle virt civilidella famiglia e del suo rango di Casa Regnante, avrebbe difatti costituito un
prezioso rimando alle sue antiche glorie romane ed ecclesiastiche (allora rinverdite proprio dal
donatore dellaffresco), assolvendo in sostanza alla stessa funzione di integrazione dei fasti
familiari rivestita dallo stemma ducale sullarco dingresso della nuova cappella cardinalizia in
Santa Maria del Popolo
106
.
La gioia di Alberico II alla notizia del dono fu incontenibile, e la lettera di ringraziamento
indirizzata al fratello resta un toccante documento della sua infinita gratitudine; il duca accetta la
proposta di collocare laffresco nella nuova cappella e tranquillizza il cardinale, assicurandogli che
avrebbe ordinato tutte le diligenze imaginabili per il trasporto del fragile dipinto dalla spiaggia in
citt:

103
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXIV, foglio di Alderano s. d.
104
[...] nella chiesa di Santa Maria del Popolo dipinse due cappelle, una per il detto Domenico della Rovere cardinale
di San Clemente, nella quale fu poi sepolto, e laltra a Innocenzio [sic] Cibo cardinale, nella quale anchegli fu poi
sotterrato, et in ciascuna di dette cappelle ritrasse i detti cardinali che le fecero fare (G. Vasari, Le vite de pi
eccellenti pittori scultori ed architettori, ed. Ippoliti, Roma 1991, pag. 520).
105
Il sito [della nuova Cappella Cybo fatta costruire da Alderano] listesso, nel quale si vedeva lantica cappella della
famiglia Cybo, con antiche, e buone pitture di Pietro Perugino (Archivio di Stato di Roma, Archivio Cartari-Febei, b.
95, f. 126r, annotazione nel diario di Carlo Cartari del 25 maggio 1687).
106
Cfr. lintroduzione di Marcello Fagiolo a C. Lattanzi, Op. cit. (pag. 7): [...] pu apparire quasi come il trasferimento
di un palladio romano il trasporto, voluto dal cardinale, dellaffresco pinturicchiesco con la Madonna in trono
(distaccato dalla Cappella Cybo in Santa Maria del Popolo) nella nuova Cappella dei Principi nel San Francesco di
Massa.
Mi ha consolato estremamente lavviso, che Vostra Eminenza si degna darmi dhavermi
incaminata limagine di Nostra Signora levata da cotesta cappella antica di Casa,
rimodernata con tanta magnificenza dallEminenza Vostra, e a punto andavo meditando
quale ancona poteva poner[si] nell'altare di quella, che ho cominciato in San Francesco dove
vanno li depositi della Casa. Il Signore ha voluto quietarmi il pensiero con questo
pretiosissimo regalo, e per la veneratione del figurato, e per la stima del pennello cos celebre
che l'ha depinta, essendomi nota la fama, et il nome del Perigino [sic]. In quel sito appartato,
spirer la detta imagine gran devotione, mentre non lasciar di farla tenere con ogni
maggiore decenza, e spero debba eccitare molto e frequente concorso, e li nostri morti
goderanno degli effetti delle preghiere. Prego Sua Divina Maest che la mandi a salvamento
e gionta alla marina, la far levare, e transportare secondo glavvertimenti che Vostra
Eminenza mi accenna, e ordiner, tutte le diligenze imaginabili. Io ne rendo allEminenza
Vostra devotissime gratie con un giubilo incredibile, confondendomi sempre di pi nella
multiplica deglhonori che comparte a me stesso, et a questa sua obligatissima Casa, non
mancando io di considerarli tutti con quei riflessi, e rispetti che devo
107
.
Intanto la barca era partita alla volta della costa apuana; Alderano, aspettando lavviso, che sia
giunta cost a salvamento, perch fintanto che non ho questa notitia sto con qualche timore,
manifestava al duca la sua soddisfazione per la decisione di collocare la Madonna con il Bambino
nellerigenda cappella in San Francesco, perch il sito molto a proposito, non solo per eccitare il
popolo alla veneratione della medesima immagine ma ancora per far partecipare alle anime de
nostri defonti i suffragi , che portaranno seco le orationi che si faranno nella sudetta cappella, nella
quale si sarebbero potute sistemare anche due cassette di reliquie che il cardinale era intenzionato
ad inviare al fratello
108
. La barca giunse a destinazione il 14 dicembre e, dopo complesse operazioni
di scarico e il trasporto in citt con lassistenza del Bergamini
109
, il dipinto fu consegnato il 21 ad
Alberico, che lo vide con intiera, e somma consolatione e not che, nonostante tutte le attenzioni,
dal mezo in gi la pittura ha patito qualche cosetta, ma vi si pu rimediare con diligenza
110
.

107
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXIV, minuta di Alberico II del 16 novembre 1687.
108
Ivi, foglio di Alderano del 22 novembre 1687. V. anche la risposta di Alberico del 30 novembre 1687.
109
Ivi, foglio di Alderano del 6 dicembre 1687 e foglio del 13 dicembre: Intendo ancora, che sia arrivata a cotesto
golfo la barca con limmagine della Beatissima Vergine, e che il padrone aspetti il buon tempo per scaricarla, onde sto
con desiderio attendendo lavviso, che sia giunta a salvamento; ivi, lettera di Alberico II ad Alderano del 14 dicembre:
Questa mattina solo, a causa de tempi cattivi, capitata a questa spiaggia la barca collimmagine favoritami da Vostra
Eminenza, et hoggi si fatta smontare in unaltra qui di Massa per non potersi tirar quella in terra per esser troppo
difficultosa, mediante la grossessa di essa, e questa sera si ritrova in terra alla torre con tutta sicurezza, sperando di far
cos domattina insino a Massa nella mia cappella di San Francesco, con lassistenza del Bergamini, e deglhuomini pi
pratichi a tale ufficio, per haver luogo di godere perfettamente un regalo cos cospicuo, e lopera di un pittore tanto
celebre. Per maggiore cautela si son fatte pulire da sassi le strade, ove deve passare perch in questa forma si avvanzer
lo scuotimento, et il dubio, che possa rompersi; v. anche ivi, lettera di Alderano ad Alberico del 20 dicembre.
110
Ivi, foglio di Alberico II del 21 dicembre 1687: Dal patron Melis ricevei la bellissima imagine di Nostra Signora
che Vostra Eminenza li haveva fatto consegnare, e lho veduta con mia intiera, e somma consolatione, essendo stata
riposta di mio ordine in San Francesco. Dal mezo in gi la pittura ha patito qualche cosetta, ma vi si pu rimediare con
Come abbiamo visto, Alberico II affermava nel novembre del 1687 di aver cominciato la
cappella dove vanno li depositi della Casa; e, successivamente allinvio del Pinturicchio,
Alderano gli sped marmi colorati da utilizzare per la realizzazione dellaltare. Tuttavia, al momento
della sua morte nel 1690, i lavori erano ancora ben lontani dalla conclusione, essendosi
probabilmente ultimate soltanto le strutture in muratura, e il nuovo sovrano Carlo II, onorando il
testamento paterno, si impegn nella prosecuzione dellimpresa.
Alla fine del 1692 i lavori erano in pieno svolgimento: Carlo scriveva allo zio che, sebbene si
trovasse in angustia di denaro, stava facendo fabbricare laltare, servendosi dei marmi che il
cardinale aveva inviato ad Alberico; e lo esortava a far somministrare il denaro per le due porte ai
lati dellaltare privilegiato del transetto, delle quali, quando furono realizzate quelle di fronte e il
coro ligneo, verso il 1683-84, lo stesso Carlo aveva bloccato la costruzione, in attesa che si erigesse
la retrostante cappella dei depositi
111
.
Pochi mesi dopo le pietre inviate dal cardinale ad Alberico II erano quasi terminate
112
e quindi il
duca, volendo dotare di un prezioso ornamento lancona, non esit a chiedere aiuto allo zio:
[] ma perch all'ornamento che ho pensato di fare all'ancona, ch' quella appunto, che
Vostra Eminenza honor mio padre, levata dalla sua cappella del Popolo, di mano del
Perugino sopra alla muraglia, manca il verde antico, ed un pezzo d'alabastro orientale, che
forma nuvole, desidero sapere se a Vostra Eminenza pu riuscire, di provedermene il
compimento, supponendo io esserle facile di trovarlo negli avvanzi, che possono essere
restati nella sua bellissima cappella gi finita, di che la supplico farne fare ogni diligenza
113
.
Dunque, su ordine del duca, si procedette a qualche alterazione del progetto di Martinelli: si dot
lancona di una copertura a cupola, sorretta da colonnine in verde antico, il cui disegno pu
ragionevolmente essere riferito ad Alessandro Bergamini (la si confronti con quella dellaltare

diligenza, et il medesimo padrone, che lha noleggiata, ha usato una puntualit molto attenta, e di novo ne rendo
humilissime gratie a Vostra Eminenza; v. anche gli ulteriori ringraziamenti del duca nella sua lettera ad Alderano del
29 dicembre.
111
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXVIII, foglio di Carlo II del 23 novembre 1692: Il Signor Duca mio padre che sia in
Cielo tra le cose che m'incaric prima della sua morte fu quella di fare la cappella dove vanno li depositi della Casa; e
tutto che io mi trovi in angustia di denaro, ad ogni modo non ho voluto vivere con scrupolo, et ho fatto di gi poner
mano all'altare, in cui deve ponersi per ancona l'immagine di Nostra Signora di mano del Perugino, che Vostra
Eminenza mand al medesimo Signor Duca, e li commessi dell'altare si fanno delle pietre, che Vostra Eminenza si
degn inviare all'istesso Signor Duca. Vanno aperte le due porte, che pongono in mezzo l'altare privileggiato fatto da
Vostra Eminenza, e siccome quando ella [diede] la commissione a don Giovanni di far fare con il coro di noce anco le
porte delle cappelle compagne, diedi l'ordine che si sospendessero quelle del privileggiato per aspettare appunto il
tempo che si cominciasse la cappella di Casa; onde supplico Vostra Eminenza permettermi di dire al Moretti, che
somministri quello occorrer per quest'opera.
112
Ivi, foglio di Carlo II s. d. : Sono qualche mesi, che faccio lavorare li marmi, che vanno all'altare della cappella, che
ridusse a buon segno mio padre, e perch egli ricev da Vostra Eminenza alcune pietre segate di vari mischi, ho fatto io
sempre capitale delle medesime per rendere l'altare pi riguardevole, e di gi la maggiore parte restano commessi, e
fanno una bellissima vista per il lustro, che hanno preso; [].
113
Ibidem.
maggiore della chiesa di Santa Chiara a Massa, dovuto con ogni probabilit allArchitetto di Corte);
mentre il gruppo di angeli in marmo ed alabastro che sorregge la cornice del dipinto andr riferito ai
carraresi Lazzoni, i cui angioletti panciuti e un po goffi dellaltorilievo per il duomo di San Pietro,
commissionato loro da Alderano qualche anno prima, ricordano da vicino quelli della Cappella
Ducale. Per la realizzazione di queste aggiunte al progetto originario Carlo si rivolse al cardinale,
che quindi, avendo gi inviato altre pietre al fratello, risulta essere stato uno dei maggiori, se non il
principale, fornitore di marmi per limpresa. La variet e la ricchezza dei marmi policromi utilizzati
fanno peraltro sorgere il dubbio che esse non fossero contemplate nel probabilmente pi sobrio
progetto di Martinelli, ma che derivino piuttosto dalla possibilit di valersi di un vero appassionato
di mischi quale Alderano; e daltra parte singolare la consonanza coloristica fra questa
cappella e la Cybo al Popolo, anche se c da dubitare che tutte le pietre inviate dal cardinale
provengano, specialmente adesso, a tanti anni dalla conclusione dei lavori, dagli avvanzi, che
possono essere restati nella [] bellissima cappella. E pi probabile che Alderano, magari senza
dire nulla ai parenti per non metterli in imbarazzo, abbia anche acquistato alcuni marmi, oltre che
spedire quelli che gli erano avanzati.
Carlo II si preoccup infine di specificare i particolari della sua richiesta, annunciando allo zio
che, qualora questi gli avesse dato speranza di ricevere il verde antico e lalabastro orientale, egli
gli avrebbe spedito le mostre per avere i pezzi pi simili a quelli gi in suo possesso
114
.
Il cardinale fu come al solito ben lieto di accontentare il nipote, e dovette promettergli anche
pezzi di marmo rosso e giallo antico di cui Carlo non aveva fatto richiesta; nellaprile del 93 il duca
spediva ad Alderano le mostre del verde antico e dellalabastro cotognino, pregandolo di inviare i
pezzi promessi il prima possibile, mentre per il rosso e il giallo si poteva procedere con pi
calma
115
. In realt, pare di capire dalle lettere successive, i marmi colorati arrivarono tutti insieme, e
circa una settimana prima dellalabastro, comunque entro il 21 giugno 1693 tutti i materiali erano

114
Ibidem: Il mio bisogno sarebbe haverne del verde vinti palmi, cio tante tavolette segate di larghezza quattro ditti,
che facessero li suddetti vinti palmi, ma perch di quello che tengo io ve n' di due sorti, quando mi si desse speranza di
poterlo havere, ne manderei la mostra, per haverlo simile, e pi perfetto il lavoro.
L'alabastro deve servire per far nubbi, nelle quali vanno alcuni angeli, che regono l'ancona, e perch di questa pietra se
ne trova di pi sorti, anco di questa manderei la mostra per accompagnare quella, che mand Vostra Eminenza,
consistente in un solo pezzo, che non pu servire per il commesso, che per met. Supplico Vostra Eminenza darmi un
cenno di quanto posso sperare, assicurandola, che questa sar maggiore gratia mi possa fare, perch quest'opera una
delle maggiori premure, che tengo.
115
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXVIII, lettera di Carlo II ad Alderano del 5 aprile 1693: Ho fatto consegnare
allordinario di Genova una scatoletta con due pezzi di tavolette di verde antico, et alabastro cotognino, acci Vostra
Eminenza vegga le mostre, come desiderava, e per la precisa quantit, che me ne fa di bisogno viene qui annessa la
nota; e perch mi preme haver luno, e laltro prontamente non potendosi tirar avanti il lavoro senza luno, e laltro
marmo, supplico Vostra Eminenza degnarsi dar ordine, che mi sia mandato per lordinario, che far soddisfare qui il
porto. Invio un foglio con la macchia del cotognino, acci si riconosca la macchia medesima nelle tavolette.
Il rosso, e giallo antico Vostra Eminenza me ne favorir colla prima occasione di barca.
giunti a destinazione; e il duca, ringraziando Alderano per il suo interessamento, si mostrava molto
soddisfatto dellandamento dei lavori:
Ho veduto lalabastro, che appunto della qualit che mi bisogna, e ne rendo a Vostra
Eminenza humilissime gratie. L'altare riesce assai bene, e l'assicuro che toltone Roma, non
saprei dove trovarne un altro. Il dissegno tutto di pietre torte, e bizzarro. Circa li commessi
non si pu migliorare s che sono contentissimo. Questo il divertimento, e tutta la mia
applicatione
116
.
E presto avrebbe accontentato i desideri del cardinale, spedendogli il disegno della cappella, per
la quale egli aveva fatto tanto:
A suo tempo invier a Vostra Eminenza il disegno della cappella nuova, come mi comanda,
e spero che lEminenza Vostra debba vederlo volentieri, perch secondo il mio corto
intendimento il lavoro assai vago, e gi comincia a comparire, e le pietre, delle quali Vostra
Eminenza mi ha onorato vi danno lanima
117
.
Nellautunno del 1693 i lavori allaltare erano a buon punto (il duca sperava potessero
concludersi entro la met dellanno seguente) e il 3 ottobre si pot finalmente collocare sopra di
esso la Madonna con il Bambino di Pinturicchio inviata da Alderano sei anni prima; dando notizia
dellavvenimento al cardinale, lastuto Carlo II gli comunicava il suo proposito di fornire laltare di
una muta di candelieri simile a quelle degli altari laterali della chiesa, lamentandosi nel contempo
delle strettezze economiche in cui si dibatteva
118
. Il cardinale cap dove voleva arrivare il nipote e
si offr di far lavorare a sue spese, a Roma, i candelieri; il 25 ottobre Carlo gli spediva la misura, e
dissegno duno decandellieri che si trovano suglaltari di Vostra Eminenza conforme mi
comand
119
, sperando che quando Vostra Eminenza veder il disegno dellaltare della nuova
cappella [] non si debba pentire di questatto generoso
120
. In novembre il lavoro decandellieri

116
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXVIII, foglio di Carlo II da Carrara del 21 giugno 1693.
117
Ivi, minuta di Carlo II del 4 luglio 1693.
118
Ivi, minuta di Carlo II del 4 ottobre 1693: Hieri si alz limagine di Nostra Signora, che Vostra Eminenza invi al
Signor Duca mio padre per ponere nella cappella della Casa, gi che fu levata dallantica del Popolo, e segu
loperazione felicemente nonostante si dubitasse potesse ricevere qualche detrimento per essere in muraglia vecchia, e
che haveva minacciato nel trasporto. Laltare della cappella non puol essere pi vago, e subito, che sar terminato, che
spero alla met del venturo, mander a Vostra Eminenza il dissegno puntuale, acci possa osservarlo, assicurandomi
che non dispiacer. Penso di provedere laltare di una muta di candellieri di ottone come quelli, che Vostra Eminenza
mand per le due sue cappella laterali, perch mi piacciono sommamente. Voglio ancora provedere di tutto il
bisognevole la sagrestia di essa cappella di Casa perch li preti, e cappellani, che doveranno celebrarvi, non habbino a
dar incomodo a quella de padri. Io non ho altro divertimento, che in questa fabrica, e la faccio con genio grande per
esservi il servizio di Dio, et il decoro insieme della Casa, e farei anco di avantaggio, se le mie strettezze non me lo
impedissero [].
119
Ivi, foglio di Carlo II del 25 ottobre 1693.
120
Ivi, minuta di Carlo II del 15 novembre 1693.
era stato avviato
121
; tuttavia essi non giunsero a destinazione che pi di un anno dopo, nel gennaio
95, a consacrazione avvenuta
122
.
Dopo che linverno e la primavera videro il completamento delle opere di commesso dellaltare e
la lavorazione delle porte e delle tribune, mentre il nuovo edificio riceveva le prime visite e le prime
entusiastiche lodi
123
, nellestate del 1694 si giunse finalmente alla consacrazione della cappella. A
lavori non ancora conclusi, Carlo dava allo zio la notizia dellimminente cerimonia:
Con tutta sollicitudine faccio terminare la capella della Casa in San Francesco, acci sia
allordine per la celebrazione della prima messa nel giorno della Beatissima Vergine di
Settembre, che sar il titolo della festa, e questo ad immitazione di Vostra Eminenza. []
Terminata che sia del tutto la cappella mander a Vostra Eminenza il dissegno, e stimo le
piacer di molto
124
.
Cos come Alderano aveva dedicato la cappella in Santa Maria del Popolo allImmacolata
Concezione, la Cappella Ducale sarebbe stata ad immitazione del cardinale intitolata alla Nativit
della Vergine, senza peraltro che vi fossero immagini allusive a questo avvenimento; da qui il
curioso fraintendimento dellaffresco di Pinturicchio, che si trova spesso citato come una SantAnna
con Maria Bambina
125
. La consacrazione sarebbe dunque avvenuta con tutta la sollennit
possibile l8 settembre, giorno in cui si festeggia la nascita di Maria; forse allora il duca aveva gi
inviato ad Alderano il tanto sospirato disegno, ma nulla sappiamo della sua spedizione, n del
commento del porporato, anche se si pu essere certi che egli abbia gradito quel monumento che
poteva stare in Roma.
Dunque i legami fra la Cappella Cybo, e quella dove vanno i depositi della Casa (iniziata
probabilmente proprio quando laltra era stata appena scoperta) furono strettissimi: prima di tutto
da rimarcare come, fra linizio degli anni Ottanta del XVII secolo e la met del decennio
successivo, la volont di autocelebrazione della famiglia Cybo, giustificata dal nuovo rango ducale
e dai successi colti al servizio della Chiesa, trovi espressione in due ambienti distinti, dal significato
e dalla funzione affini, o meglio complementari. Come a Roma viene celebrata la grande tradizione

121
Ivi, foglio di Carlo II s. d.
122
Ivi, lettera di Carlo II ad Alderano del 22 gennaio 1695: Comincio dallaccrescimento de miei oblighi verso la gran
benignit di Vostra Eminenza avvisandole la ricevuta de bellissimi candellieri per la cappella di Casa in San Francesco,
e non finir mai di renderne infinite grazie allEminenza Vostra, la memoria della quale perpetuer col dono, havendo
io ordinato che se ne faccia un particolare ricordo ne registri, e dei padri, e dellarchivio [].
123
Ivi, minuta di Carlo II del 20 dicembre 1693: Hieri [il Padre Commissario dei Francescani] fu a vedere la nuova
cappella della Casa con tutti li padri, et osservato il tutto minutamente la lod in sommo, e mi disse con ogni ingenuit,
che poteva stare in Roma, aggiungendo che era un peccato che Vostra Eminenza non la vedesse.
124
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXIX, foglio di Carlo II dell8 agosto 1694. V. anche ivi, minuta di Carlo del 29
agosto 1694: Il giorno della festa si aprir la cappella con tutta la sollennit possibile et il giorno appresso ho stabilito
di far fare un offizio con tutte le messe, che si potranno havere in suffragio dellanime di tutti li defonti della Casa.
125
V. F. Bonatti, Op. cit. , pag. 173.
ecclesiastica della Casa, a Massa vengono magnificati i membri distintisi come condottieri,
legislatori, sovrani; senza che naturalmente, come abbiamo visto, manchino nella cappella romana
riferimenti a questultimo aspetto, e viceversa. A simboleggiare il legame fra i due ambienti e le due
tradizioni limagine di Nostra Signora, che Alderano, come scrisse Carlo II, invi al Signor
Duca mio padre per ponere nella cappella della Casa, gi che fu levata dallantica del Popolo; e
quegli angeli di marmo fra nubi di alabastro paiono non limitarsi a reggere lancona, ma sembrano,
un po come nelliconografia della traslazione della Santa Casa di Loreto, trasportarla, a ricordarne
in eterno, ricreando nella pietra il suo viaggio da Roma a Massa, le origini illustri. Ed
nellintitolazione del nuovo edificio che il ruolo di modello svolto dalla Cappella Cybo si palesa in
sommo grado: infatti la dedica alla Nativit della Vergine non trova riscontro n in una particolare
devozione del duca o della famiglia Cybo a questo avvenimento, n nella presenza di unimmagine
di tale soggetto, bens giustificata soltanto dalla volont di agire ad immitazione del cardinale,
adottando per il sacello massese unintitolazione affine a quella della cappella al Popolo, dedicata
allimmacolato concepimento di Maria. Senza dimenticare, infine, il fondamentale apporto di
Alderano alla costruzione della Cappella Ducale sotto forma dellinvio dei candelieri e soprattutto
dei marmi policromi, provenienti, almeno in parte, dagli avvanzi del capolavoro di Carlo Fontana.

Modelli romani per il duomo di San Pietro

I lavori per ledificazione del nuovo duomo di San Pietro procedettero con lentezza nel corso
degli anni Ottanta; superati i contrasti iniziali, restava la cronica inadeguatezza delle finanze ducali
ai mille progetti intrapresi da Alberico II. Comunque intorno al 1687 le mura perimetrali del tempio
dovevano essere state innalzate nella loro interezza, ed era giunto il tempo di provvedere alla
copertura della chiesa. Fu allora che il cardinale Alderano decise di finanziare la costruzione di uno
degli altari del transetto, e precisamente quello dedicato al Santissimo Rosario, lasciando al fratello
Alberico lonere della realizzazione dellaltare gemello, intitolato al Santissimo Crocifisso e
destinato ad accogliere lantico crocifisso ligneo poi passato, con la demolizione di San Pietro al
principio dellOttocento, alla chiesa di San Francesco. Lintervento di Alderano and comunque
molto al di l del semplice aiuto economico, come prova la sua lettera al nipote Carlo del 19 luglio
1687:
Le propositioni, et insinuationi fattemi dal Grandi mi diedero motivo di fare la diligenza per
le colonne in Genova, dove rappresentava che potessero essere belle et a buon prezzo; si
veder ci che si riporter dalla risposta per risolvere poi quello che sar pi accertato.
Quanto poi al disegno Vostra Eccellenza haver veduto quello che le mandai con le passate
fatto da questo architetto; potr considerarsi unitamente con quello del Bergamini, per
mettere in opera uno delli due che sar stimato pi a proposito, mentre in questa parte mi
rimetto alla prudenza, et alle determinationi del Signor Duca, e dell'Eccellenza Vostra [].
Non intendo perdere li pezzi, che sono gi comprati, e lavorati e per Vostra Eccellenza che
si trova sul fatto insieme col Signor Duca risolvano quel tanto, che giudicaranno meglio. Il
diaspro di Sicilia mi riesce assai pi caro di quello, che credevo, e per vorrei vedere valermi
di altro, quando si possa
126
.
A questa altezza cronologica questo architetto non pu essere che il grande Carlo Fontana, che
aveva appena finito di dirigere i lavori della Cappella Cybo, consacrata esattamente due mesi prima.
Non sappiamo se il cardinale abbia voluto semplicemente approfittare del fatto di avere al suo
servizio un artista tanto importante, oppure abbia prima veduto il disegno di Alessandro Bergamini
e poi, avendolo trovato insoddisfacente, abbia pensato bene di correre ai ripari commissionandone
un altro a Fontana. Comunque sia, nonostante si fossero gi, come avverte lo stesso Alderano,
comprati, e lavorati alcuni marmi secondo il progetto di Bergamini, il disegno proveniente da
Roma fu preferito allaltro. E se non fu possibile mettere in opera gli altari nel nuovo duomo, a
causa dellinterruzione dei lavori, li si pot molto pi tardi erigere nella vecchia chiesa ricostruita;
ma di questo si parler a suo tempo. Bisogna subito dire per che, nonostante la distruzione di San
Pietro nel 1807, laltare del Crocifisso [fig. 48], identico a quello del Rosario finanziato da
Alderano, ancora visibile, poich venne venduto alla chiesa di San Michele in Foro a Lucca, della
quale occupa oggi il braccio sinistro del transetto; quindi possibile verificare lattribuzione a
Fontana, confrontando tale altare con la produzione dellarchitetto nel campo degli arredi
liturgici
127
. L'altare oggi in San Michele una struttura di dimensioni imponenti, costruito in marmo
bianco con specchiature in diaspro di Sicilia; due coppie di colonne binate, pure in diaspro, sono
poste ai lati del riquadro centrale e sostengono un frontone curvo spezzato sul quale poggiano due
statue raffiguranti la Giustizia e la Misericordia. Fra le due statue posto un bassorilievo con un
pellicano, allusivo al crocifisso che l'altare era destinato a contenere; risale certamente al tempo del
trasferimento a Lucca dell'altare il paliotto a commesso marmoreo che rappresenta Il serpente di
bronzo. Carlo Fontana ha spesso adottato nella progettazione di altari colonne binate, come
dimostrano numerosi disegni e le sue realizzazioni in Sant'Andrea della Valle (Cappella Ginetti), in
Santa Maria dei Miracoli e in Santa Maria in Traspontina. Quest'ultimo altare (1674 circa) si
avvicina molto, sia pure nella maggiore libert d'invenzione, a quello di Lucca, cui l'accomuna la

126
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXIV.
127
Per l'identificazione dell'altare di San Pietro con quello di San Michele in Foro v. M. Lallai, La chiesa collegiata di
San Pietro a Massa, in Giornale storico della Lunigiana e del territorio lucense, n. s. , anno XXXIII, gennaio-
dicembre 1982, pagg. 5-38 (parte II), pag. 7.
disposizione dei plinti e delle colonne non ortogonale rispetto alla parete di fondo; di modo tale che
entrambi gli altari, e soprattutto quello in San Michele, assumono un elegante profilo convesso.
Forti somiglianze si possono poi riscontrare fra l'altare del Crocifisso e la parte inferiore della
facciata di San Marcello al Corso, risalente ai primi anni Ottanta. Il frontone spezzato sormontato
da figure sdraiate (tra l'altro le statue di Roma e di Lucca sono molto simili) e pi in generale l'idea
di fiancheggiare un ampio rettangolo centrale con colonne non disposte sullo stesso piano
apparentano le due opere, sia pure una abbia forma concava e l'altra convessa. E se qualche
perplessit pu destare l'elemento centrale del frontone lucchese, di sapore settecentesco, dobbiamo
considerare che l'altare ebbe tempi di realizzazione molto lunghi (non fu finito che nel XVIII secolo
inoltrato) e che quindi l'edicola con il bassorilievo del pellicano risalir all'ultima fase dei lavori.
Mentre dunque il cardinale consultava i parenti in merito a quale disegno per gli altari del
transetto mettere in opera e, con lassistenza dello scultore carrarese e suo fedele consigliere
artistico Michele Antonio Grandi, era impegnato nella ricerca dei marmi e delle colonne, si present
un'importante occasione per affrettare la conclusione dei lavori del nuovo duomo, allorch, nel
novembre 87, un certo Monsignor Cortes si rec a Roma dal cardinale per discutere di alcune
rilevanti questioni. Nel corso del suo viaggio l'ecclesiastico sost a Massa, dove ebbe l'opportunit
di esporre al duca le ragioni del suo viaggio: egli avrebbe chiesto ad Alderano, tra le altre cose, di
intercedere presso Sua Santit affinch il cardinale Portocarrero fosse inviato in Spagna, ad assistere
gli interessi della Corona, e affinch in tutta la Spagna, come gi accadeva in Aragona, si potessero
celebrare tre messe il giorno dei defunti, tanto dal clero secolare, che regolare. Se Alderano avesse
appoggiato le richieste dello spagnolo, avrebbe ricevuto duemila doppie, da impiegare in opere pie,
ad esempio (come sugger lo stesso Cortes) nell'edificazione di San Pietro. Alberico quindi invi
subito un memoriale al porporato, illustrando i desideri di Cortes e caldeggiandone l'esaudimento,
perch in tal modo "potrei assicurarmi veder coperta tutta la crociera dell'istessa chiesa con ogni
sollecitudine, e Vostra Eminenza di sentire posto in opera l'altare del Rosario, che ha risoluto di
farvi"; inoltre il sovrano avrebbe potuto abbassare le tasse di duemila scudi l'anno. Naturalmente "la
memoria" dell'aiuto del prelato "si registraria in marmo nel medesimo domo nel modo, e tenore
prescrivesse, e gustasse Vostra Eminenza"
128
. Alderano dovette gradire molto lo scenario
prospettatogli dal fratello e impegnarsi per laccoglimento delle richieste di Cortes, tanto pi che,
come sappiamo, non si tirava indietro quando si trattava di accettare denaro sottobancoTuttavia
linfluenza che aveva sul pontefice era ormai talmente inconsistente, che non pot fare nulla di

128
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXIV, memoriale di Alberico II del 16 novembre 1687.
concreto per la causa dello spagnolo
129
; e cos svan quella che in prospettiva ci appare come
lultima reale occasione di dar compimento alla fabbrica.
Il cardinale si occup anche dellopera da porre sullaltare del Rosario: essa avrebbe raffigurato
La Vergine che consegna il Rosario a San Domenico [fig. 49] e non sarebbe stata una tela, come nel
caso degli altari di San Francesco, di San Giovanni Battista a Jesi e della cattedrale di Ostia, ma un
rilievo marmoreo. In tal modo Alderano intendeva seguire, e al tempo stesso esportare, una moda
che domin a Roma nellultimo quarto del Seicento e della quale restano ancora oggi magnifiche
testimonianze, fra le altre, a SantAgnese in Agone, nella Cappella del Monte di Piet e nella
Cappella Ginetti in SantAndrea della Valle. Come per il progetto dellaltare, il cardinale prefer
non affidarsi allinvenzione degli artisti locali, ma riserv loro soltanto la traduzione in marmo di un
modello realizzato da uno scultore romano; possibile che Alderano si sia rivolto a uno specialista
quale Domenico Guidi, che nella Piet (Cappella del Monte di Piet) e nella Sacra Famiglia
(SantAgnese), commissione ottenuta grazie al cardinale Cybo, aveva fornito due grandi prove nel
genere del bassorilievo. E ricordiamo che Alderano si era probabilmente servito del carrarese per i
modelli delle statue per laltare maggiore di San Francesco a Massa e forse anche per quelle degli
altari del transetto; se daltra parte confrontiamo lopera per San Pietro, nata come un bassorilievo e
divenuta poi un altorilievo, con la produzione di Guidi in questo campo, si noter subito come
anche la pala massese, al pari della Piet e della Sacra Famiglia, sia chiaramente costruita sulla
base di una diagonale che attraversa, in questo caso dall'angolo in alto a destra a quello in basso a
sinistra, tutta la composizione. Inoltre le fattezze di alcune figure (in particolare dei paffuti
cherubini e della Vergine) ricordano da vicino quelle delle opere di Guidi, del quale soprattutto si
pu ritrovare nell'altorilievo commissionato da Alderano il modo nervoso, un po' rigido di trattare il
panneggio.
Il compito di tradurre in unancona di grandi dimensioni il piccolo modello giunto da Roma fu
affidato dal cardinale allo scultore carrarese Giovanni Lazzoni, il quale era gi stato coinvolto nella
realizzazione dell'altare maggiore di San Francesco e che in questa nuova, impegnativa impresa
venne assistito dai figli Tommaso e Andrea
130
. L'opera senza dubbio la meglio documentata fra le
commissioni del cardinale, grazie, in particolare, alla nota dei pagamenti inviata dal duca ad
Alderano
131
. Il denaro fu versato, a partire dal marzo 1688, dai due agenti del cardinale a Massa,

129
ASM, Ms. 98 (O. Rocca, Varie memorie del mondo [...]), f. 219: "Li 8 luglio [1687] [?] dalle prenarrate pie opere di
Sua Eminenza [quelle in San Francesco] alcuni concepirono speranza che fosse per impiegarsi, se non in tutto almeno in
parte nella fabrica di San Pietro il che avrebbe apportato grandissimo sollievo alla communit di Massa aggravata di
collette esorbitanti, ma la speranza svan".
130
In realt, a partire dallestate del 1691, non si parla pi de il Lazzoni, ma de i Lazzoni o dei fratelli Lazzoni; si
pu dunque ipotizzare che nel 1690 o allinizio dellanno seguente lanziano Giovanni sia deceduto e la conduzione
dellimpresa sia passata ai suoi due figli.
131
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXVI: 1688. Signori Giovanni, Tommaso, et Andrea Lazzoni padre e figli. Dare.
Giovanni Pizzuti e Bernardino Moretti (che successe a Pizzuti all'inizio del 1689), e i pagamenti,
sempre in contanti tranne quello del 4 dicembre '89, consistente in una partita di grano,
proseguirono fino all'agosto del 1691, per un ammontare di 492,64 scudi (a cui va aggiunto il
pagamento finale, non riportato nella nota). Alle informazioni ricavabili da questo documento
bisogna aggiungere quelle presenti in numerose lettere, soprattutto del duca Carlo II. La prima in
verit del cardinale, che, il 19 novembre 1689, deponeva per una volta la sua fretta usuale, forse
temendo che le maestranze locali non fossero all'altezza di un'opera tanto imponente:
Godo di sentire, che il lavoro del Lazoni riesca assai bene, e perch desidero che l'ancona
resti terminata con diligenza, si compiacer Vostra Eccellenza d'avvisarlo, che vi consumino
il tempo, che necessario per sodisfare il mio intento
132
.
Nel luglio 1691 l'opera era quasi terminata e Carlo II avvisava lo zio che era tempo di affrettarne
la conclusione, con un sostanzioso pagamento che potesse "animare" gli scultori:
Sono in Carrara, et al mio arrivo la prima cosa, che ho fatto, stata il visitare l'ancona che
lavorano li Lazzoni per Vostra Eminenza, e posso dirle essere a buon segno, e riesce a
meraviglia bella, havendovi essi impiegato tutta l'industria dell'arte. Circa le loro mercedi gli
ho sempre temporeggiati con farli soministrare dal Moretti qualche denaro, ma hora
convenendo sollecitare a spedir l'opera per vederla finita, supplico Vostra Eminenza dar
ordine che se li porga un aiuto, bastante ad animarli maggiormente, assicurando Vostra
Eminenza, che li denari sono spesi assai bene, e vi di gran fattura
133
.

a [d] 14 marzo 480 pagatoli Don Giovanni Pizzuti 480
a 20 giugno 240 pagatoli il sudetto 240
a primo novembre 225 pagatoli il sudetto 225
a 20 dicembre 160 pagatoli il sudetto 160
1689 a 4 aprile pagatoli dal Moretti 150
a 30 detto pagatoli come sopra 200
a 12 luglio pagatoli come sopra 300
a 4 dicembre per staia 100 grano 670
1690 a 10 aprile pagatoli contanti 87:8
a 9 luglio pagatoli come sopra 160
1691 a 28 gennaio pagatoli come sopra 150
a 14 febbraio pagatoli come sopra 600
a 12 maggio pagatoli come sopra 200
a 4 agosto pagatoli come sopra 200
a 22 detto pagatoli come sopra 120
sono scudi 492:64 di 8 - 3942:8.
132
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXV.
133
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXVI, foglio di Carlo II del 22 luglio 1691.
Per il momento, comunque, il duca fece somministrare ai Lazzoni soltanto altri 15 scudi, in
attesa che lo zio gli comunicasse lentit del pagamento finale
134
. Intanto da Roma il cardinale,
nell'agosto di quell'anno, tornava a raccomandare agli scultori "che si prendino tempo nel lavoro del
bassorilievo, acci sia terminato con maggiore diligenza"
135
. In settembre l'ancona era pressoch
finita e Carlo, lodandola grandemente, preg il cardinale di far somministrare dal suo agente
l'ultimo pagamento:
Quando sono tornato a Carrara ho trovato terminata affatto l'ancona di Vostra Eminenza per
quello riguarda l'opera dello scultore, e mi spiace che l'Eminenza Vostra non possa vederla,
perch so di certo che ne rimarrebbe contentissima, essendo veramente bella a meraviglia, e
tutti li forestieri, che l'hanno veduta le danno questo giuditio. Trasmetto a Vostra Eminenza
la nota del denaro somministrato alli Lazzoni a buon conto, acci si degni considerarla, e
riflettere a quel pi, che se li pu dare, non lasciando dire a Vostra Eminenza che vi sono di
gran fatiche. Quando si cominci lopera la bottegha del Lazzoni non era capace della
machina del marmo, e Vostra Eminenza ordin a Don Giovanni che ne prendesse una a
pigione come fece, e fu quella del ospitale, e sempre si pagato il denaro da esso concertato.
Hora per risparmiare questa spesa stimarei bene che si facesse tirare a Massa lancona ma io
non la mover senza ordine di Vostra Eminenza
136
.
Era quindi auspicabile, anche per risparmiare lormai inutile affitto dovuto allospedale di
Carrara, tirare quanto prima lancona a Massa. Ma questa si rivel impresa pi ardua del previsto:
dapprima piogge torrenziali resero impraticabili le strade, poi le vendemie et il raccolto delle
biade fecero scarseggiare la manodopera, infine alla met di ottobre la notizia dellaggravarsi delle
condizioni di salute di Donna Anna, sorella di Carlo (che sarebbe spirata pochi giorni dopo), fecero
rientrare precipitosamente a Massa il duca, recatosi a Carrara per sovrintendere alla incassatura e
al trasporto dellaltorilievo
137
. Anche i Lazzoni, artisti di provincia tanto diversi dai coccolati

134
Ivi, lettera di Carlo II ad Alderano del 5 agosto 1691: Alli fratelli Lazzoni far somministrare per hora solamente
scudi 15 romani, e terminata lopera sentir quello sar per ordinarmi lEminenza Vostra intorno allultimo
pagamento.
135
Ivi, lettera di Carlo II ad Alderano del 19 agosto 1691: Godo, che Vostra Eminenza si sia degnata approvare, che io
habbia fatto dare a buon conto alli Lazzoni li 15 scudi moneta romana, e dovendo io essere in breve a Carrara
significar alli medesimi il gusto dellEminenza Vostra, che si prendino tempo nel lavoro del bassorilievo, acci sia
terminato con maggiore diligenza.
136
Ivi, foglio di Carlo II del 9 settembre 1691.
137
Ivi, foglio di Carlo II del 23 settembre 1691: Le gran pioggie, che sono cadute tutti questi giorni hanno rotto di
maniera le strade, che si sono rese impraticabili. Se li tempi si metteranno al buono, terminate le vendemie e il raccolto
delle biade, far tirare a Massa lancona di Vostra Eminenza conforme mi comanda, e sar riposta in luogo sicuro.
Col seguente li fratelli Lazzoni invieranno allEminenza Vostra un modello di detta ancona acci possa farlo vedere
come mi accennava, e spero debba rimanerne sodisfatta; ivi, lettera di Carlo II ad Alderano del 7 ottobre: Stante le
faccende della vendemia li Lazzoni non hanno potuto perfettionare il modello dellancona, e per la medesima causa,
non ho potuto io eseguire lordine dellEminenza Vostra di farlo [sic] trasportare a Massa, come seguir subito che il
tempo me lo permetta []; ivi, lettera da Carrara di Carlo II ad Alderano del 21 ottobre: Mi ero trasferito a Carrara
per assistere allincassatura dellancona di Vostra Eminenza, e poi farla tirare immediatamente a Massa, conforme
valenthuomini di Roma, furono impegnati nella vendemmia, a causa della quale sembravano
impossibilitati ad eseguire in breve tempo un modello dellancona, che il cardinale aveva richiesto
per farlo vedere; il 7 ottobre 1691 il duca stava scrivendo di questo nuovo ritardo ad Alderano
(che ci immaginiamo esterrefatto e spazientito da tanti contrattempi), quando miracolosamente il
modello apparve di fronte agli occhi del sovrano:
Doppo scritto li Lazzoni mi hanno portato il modello dellancona, et io lo invio a Vostra
Eminenza per lordinario, acci possa sodisfarsi dellopera, gi che non pu vedere le gran
fatiche che sono entrate nella machina dellancona istessa, e se li periti vorranno far giustitia
alli Lazzoni, spero che Vostra Eminenza habbia da trovarsi assai contenta dhavervi speso il
suo denaro. Si manda anco il primo modello, che venne di Roma, acci si osservi quel di pi
di lavoro, e fatica, che vi ha posto lo scultore gi che la grossezza del marmo glene dava
campo
138
.
Se dunque lopera era stata concepita, conformemente agli esempi romani di quegli anni, come
un bassorilievo, il grande spessore del blocco di marmo utilizzato consent ai Lazzoni, come
puntualizza orgoglioso il duca, di staccare molto di pi dal fondo le figure principali, trasformando
di fatto lancona in un altorilievo; chiss se il cardinale e soprattutto i misteriosi periti cui si fa
cenno saranno stati soddisfatti di questa inaspettata modifica.
Alla fine di ottobre, mentre unaltra ondata di piogge aveva di nuovo impedito il trasporto
dellancona, Alderano si decise a comunicare ai Lazzoni, tramite il suo agente Moretti, quanto
aveva deciso riguardo al pagamento finale dellopera; gli scultori, scrisse Carlo allo zio, da quello
mi hanno detto, non paiono contenti
139
. Forse Cybo, gi gravato dalla spesa per un affitto non pi
necessario che tuttavia non si riusciva ad eliminare, cerc adesso di risparmiare un po, non
aspettandosi una protesta degli scultori, che tra laltro fu raccolta da Carlo II, loro convinto
estimatore. Il cardinale decise allora di aumentare lammontare del pagamento, che alla met di
novembre non era ancora stato somministrato
140
; intanto lancona rimaneva a Carrara, dove
allinizio del 1692 la vide il gesuita Francesco Guevara, che non si poteva saziare di rimirarla, e

Vostra Eminenza mi ha ordinato, ma sopragiontomi lavviso, che la Signora Donna Anna mia sorella si trovi aggravata
di febre [] mi convenuto lasciar questo carico ad altri e partire per Massa in questo punto per assisterla [].
138
Ivi, foglio di Carlo II del 7 ottobre 1691. V. anche ivi, lettera di Carlo ad Alderano del 14 ottobre, in cui il duca
afferma di essere in attesa dei sensi del cardinale sopra il modello.
139
Ivi, lettera di Carlo II ad Alderano del 2 novembre 1691. Circa un mese prima il cardinale aveva ricevuto da Moretti
un altro conto distinto delle partite di denaro, che li Lazzoni [] hanno havuto (v. ivi, lettera di Carlo ad Alderano
del 4 ottobre).
140
Ivi, lettera di Carlo II ad Alderano del 18 novembre 1691: Li fratelli Lazoni aspetteranno le grazie di Vostra
Eminenza [].
lodarla
141
. E l sarebbe rimasta ancora per molti anni, a causa, come si vedr, delle tormentate
vicende della chiesa destinata ad accoglierla.

Le iniziative degli anni 1687-1689

Negli ultimi due anni del pontificato di Innocenzo XI il cardinale Alderano, terminata la
costruzione della Cappella Cybo e degli altari del transetto in San Francesco a Massa e forte di
un'aumentata disponibilit finanziaria, dovuta alle entrate del vescovado di Ostia e Velletri, si
impegn in una serie di iniziative nei domini dei Cybo, sia dando importanti contributi ad imprese
promosse dal fratello Alberico, sia avviando alcuni cantieri slegati dal mecenatismo di quest'ultimo,
con la ricostruzione in particolare della chiesa di San Giovanni Battista nel feudo cybeo di Paduli,
nel beneventano, completamente rasa al suolo dal terremoto del 1688; ma di questa impresa qui non
ci occuperemo, focalizzando piuttosto la nostra attenzione sulle iniziative apuane del prelato.
Fra il 1686 e l''89, il duca fece costruire nel palazzo di Carrara e nel castello di Massa due
cappelle, oggi scomparse, che, assieme alla contemporanea edificazione della Cappella Ducale,
erano espressione di una politica tesa a disseminare sul territorio del piccolo Stato luoghi di culto
direttamente legati alla famiglia Cybo.
Non sappiamo con precisione quando siano stati iniziati i lavori della "cappellina" di Carrara;
visto che furono conclusi nell'autunno del 1687 e non dovettero essere di grande entit per le
piccole dimensioni della costruzione, si pu ipotizzare che siano stati avviati non prima del 1686. Il
vecchio e malato Alberico II segu con passione l'edificazione, recandosi spesso a visitare il cantiere
e tenendo informato Alderano, che di continuo pregava il fratello di non mettere a repentaglio la sua
salute con sforzi eccessivi. In due lettere del settembre '87 il duca parlava di "tante gratie" ricevute
dal cardinale per la cappella
142
; non si sa di cosa si trattasse esattamente, certo fra tali grazie
figuravano marmi policromi da commettere nell'altare, forse provenienti, come quelli per la
Cappella Ducale, dagli "avvanzi" della Cappella Cybo
143
. Alla met di novembre il sacello era quasi

141
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXVIII, lettera di Carlo II ad Alderano del 6 gennaio 1692.
142
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXIV, lettera di Alberico II ad Alderano del 14 settembre 1687: "Trovandomi assai
bene di salute, parto in questo giorno per Carrara, voglioso di veder travagliare attorno la cappellina di cui avvisai
l'Eminenza Vostra altre volte, e per la quale ho ricevuto tante gratie"; ivi, lettera da Carrara di Alberico ad Alderano del
21 settembre 1687: "Mi trattengo tuttavia in Carrara, valendomi della buona stagione, che corre per accudire alla
fabrica, che ho qui intrapresa con mio sommo gusto, e divertimento, procurando, che si termini la cappellina per la
quale Vostra Eminenza si degn farmi tante gratie []".
143
Ivi, lettera di Alderano ad Alberico II del 27 settembre 1687: "Mentre Vostra Eccellenza continua a trattenersi a
Carrara con tanta sodisfatione, segno manifesto, che gode perfetta salute, della quale io ne godo, e me ne rallegro
infinitamente seco, sperando, che la presente stagione assai favorevole, e il divertimento, che Vostra Eccellenza prende
dal veder terminare la sua nuova capella, possino molto contribuire alla preservatione della medesima, e mentre mi
gratissimo l'avviso, che i marmi inviati da me, siano riusciti di gusto di Vostra Eccellenza, le rinuovo le espressioni del
mio continuato desiderio di servirla, []".
terminato
144
, "con intera sodisfattione" di Alberico, "risplendendovi molto le benignissime gratie di
Vostra Eminenza"
145
; entro la fine del mese ebbe luogo la consacrazione
146
.
Due anni pi tardi l'infaticabile duca era di nuovo impegnato nell'edificazione di una cappella,
questa volta al pianterreno del palazzo rinascimentale posto all'interno del Castello Malaspina di
Massa; tale cappella, ancora visibile in alcune piante ottocentesche, oggi scomparsa, ma rimane,
smontato in un buio sgabuzzino del maniero, l'altare in marmo bianco che la impreziosiva
147
. E
proprio per dotare l'altare di una preziosa ancona il duca, spinto dal pi disinvolto figlio Carlo
148
, si
decise a chiedere aiuto ad Alderano, "non essendovi qua pittore a proposito per farla fare"; e il 24
aprile 1689 spiegava al fratello come stavano le cose, fornendo precise istruzioni sulla realizzazione
dell'opera:
La somma benignit, colla quale Vostra Eminenza si degna sempre onorarmi, mi pone in
tanta confidenza nel supplicarla delle sue gratie, che mi fa trascurare il riguardo di rendermi
troppo indiscreto. Ho fatto poner mano alla nuova cappelletta di questa fortezza, situata nella
sala dell'armeria in faccia al camino, come l'Eminenza Vostra facilmente si ricorder, per
maggiore decoro del luogo, e per pi commodo della gente, che deve sentirvi la messa, tanto
maggiormente che la vecchia angustissima. Hora mi manca l'ancona per l'altare, che vorrei
con l'imagine della Beatissima Vergine, e di San Francesco Xaverio in atto supplichevole,
per esprimere la protetione che tiene il medesimo Santo di questa Casa, e Stati, et specie
della fortezza istessa, che vi va pur dipinta, anzi nella cartella di marmo, che resta sopra

144
Ivi, lettera di Alberico II ad Alderano del 9 novembre 1687 e risposta di Alderano del 15 novembre, nella quale il
cardinale raccomanda al fratello di "non muoversi [da Massa a Carrara] se prima non vede il tempo a proposito per far
questo moto senza alcun patimento, tanto pi che la mutatione dell'aria, in questa stagione, potrebbe facilmente
cagionarle qualche alterazione []".
145
Ivi, lettera da Carrara di Alberico II ad Alderano del 16 novembre 1687: "Continuo la mia dimora in Carrara,
facendo travagliare intorno la cappelletta di Casa, e resta quasi terminata con mia intera sodisfattione, risplendendovi
molto le benignissime gratie di Vostra Eminenza, e spero farvi celebrare quanto prima la messa". V. anche ivi, lettera da
Carrara di Alberico ad Alderano del 23 novembre '87 e lettera di Alderano ad Alberico del 22 novembre: "[] esorto
per Vostra Eccellenza a non uscire dalle sue stanze, et a riguardarsi dal prender aria, quando il tempo non a
proposito, per sfuggire il nocumento, che pu cagionarle l'humidit della corrente stagione, havendo io ancora a me
stesso simile riguardo per poter servire con maggiore attenzione Nostro Signore e per resistere con pi vigore alle
continue applicazioni, che porta seco il ministero, nel quale mi trovo []".
146
Ivi, lettera di Alberico ad Alderano del 30 novembre 1687: "Gioved il signor Priore di Carrara fece la benedizione
col della nuova cappellina, e vi celebr la messa con mia infinita consolazione []"; ivi, lettera da Carrara di Alberico
ad Alderano dell'8 dicembre (in cui il duca dice che la cappella "veramente riuscita di mio intiero gusto") e lettera di
Alderano ad Alberico del 6 dicembre. Da alcune lettere del 1689 apprendiamo che il duca apr a Carrara pi cantieri, in
particolare nel palazzo principesco, ancora attivi in quell'anno: "[] mi rallegro, che Vostra Eccellenza continui la sua
dimora in Carrara, e che si diverta nel considerare le sue fabriche, che son certo saranno per rendere molto pi
commoda quell'habitatione []" (ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXV, lettera di Alderano ad Alberico del 19 novembre
1689).
147
Ringrazio il Dr. Nicola Gallo che mi ha cortesemente segnalato e mostrato i pezzi dell'altare.
148
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXV, lettera di Carlo ad Alderano del 24 aprile 1689: "Il Signor Duca sta bene, in
questa settimana stato tre volte in sedia in fortezza a vedere lavorare la nuova capella, sempre ritornato senza
patimento, molto gustato, e divertito. Nostro Signore lo conservi per consolatione di tutti. Non s' [parola illeggibile] a
supplicare Vostra Eminenza di un quadro, che deve servire per ancona della medesima capella, ma io li feci animo, e
cos si risolse".
l'ancona, deve esservi scolpito per dichiaratione del mio pensiero il motto "Presidium fortius
armis"
149
, allusivo anche al sito; ma non essendovi qua pittore a proposito per farla fare, mi
conviene ricorrere alla bont di Vostra Eminenza supplicandola ordinarla a qualcuno di cost,
e terminata inviarmela per l'ordinario rivolta sopra un bastone; ed acci che il pittore possa
vedere il mio pensiero in ordine alla rappresentatione del quadro, e regolare la tela secondo
la larghezza, et altezza del sito, includo a Vostra Eminenza questo disegno, e la misura
precisa, che occorre. Conosco, che la mia istanza deve apportare disturbo a Vostra Eminenza
ma so ancora che la sua gran piet senza pari, e per confido debba tolerarlo volentieri
150
.
La "gran piet" di Sua Eminenza la convinse a correre anche questa volta in aiuto dei parenti:
"lodando il pio sentimento di Vostra Eccellenza - rispondeva Alderano una volta ricevuti il disegno
e le misure - non mancar di procurare, che il pittore s'uniformi col medesimo, ma perch dubito,
che possa prender errore nelle misure, stimo bene che Vostra Eccellenza si compiaccia di
mandarmele in due misure di carta distinte, una che dimostri l'altezza l'altra la larghezza del sito nel
quale dover collocarsi, e in questa forma non si potr sbagliare"
151
. Nell'Italia dei mille sistemi di
misurazione il cardinale stim dunque meglio farsi inviare due strisce di carta che esattamente
riproducessero le dimensioni del riquadro entro cui andava posto il dipinto; il duca approv la
prudenza del fratello e le sped al pi presto
152
, di modo che entro la met di maggio quest'ultimo le
aveva gi consegnate al pittore, "affinch dia principio quanto prima alla pittura, nella conformit
che Vostra Eccellenza m'accenn con le passate"
153
. Alderano purtroppo non rivela il nome
dell'artista; probabilmente fu uno di quelli che avevano lavorato per lui nel corso degli anni Ottanta:
escludendo il carissimo Maratta, deve aver scelto fra Garzi, Morandi, Peruzzini e Brandi, se
realmente gli ultimi due furono al servizio del porporato. La Madonna con San Francesco Saverio
fu ultimata nell'agosto del 1689 e spedita il 27 di quel mese
154
; il duca pot dare notizia al fratello
del suo arrivo a Massa, avvenuto presumibilmente entro la prima met di settembre, soltanto il 16
ottobre, terminato il conclave che aveva visto l'elezione di Alessandro VIII.
Di fronte all'impegno di Alberico nella costruzione di queste piccole cappelle, Alderano non
volle essere da meno del fratello, e a partire dal 1687 finanzi l'edificazione di un modesto sacello
all'interno della chiesa delle Stimmate a Massa, un oratorio gi indipendente che, a seguito dei

149
Il motto venne poi cambiato in "Presidio forti", forse perch la prima versione parve sminuire un poco l'efficacia
difensiva del castello.
150
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXV.
151
Ivi, minuta di Alderano del 30 aprile 1689.
152
Ivi, foglio di Alberico dell'8 maggio 1689.
153
Ivi, foglio di Alderano del 14 maggio 1689.
154
Ivi, lettera di Alderano ad Alberico del 20 agosto 1689 e lettera di Gasparo Pasqualone ad Alberico del 27 agosto: "Il
Signor Cardinale Cybo mio signore, che marted sera entr in conclave con ottima salute, mi ha comandato di
significare a Vostra Altezza Serenissima come faccio con tutto l'ossequio, che col procaccio di Firenze si manda questa
sera a Vostra Altezza Serenissima dentro una cassettina ben condizionata, il quadro per la cappella del castello".
lavori di ampliamento della chiesa di San Francesco nel corso del Seicento, era stato inglobato nel
tempio francescano; e al principio dell'Ottocento ne diverr il battistero. Gi una certa signora
Maria, intorno alla met degli anni Ottanta, aveva eretto una cappelletta lungo la parete sinistra
della chiesa delle Stimmate; il cardinale decise di dotare la chiesa della controparte di tale cappella,
della quale la nuova costruzione, per cui Alderano stanzi inizialmente 200 scudi, avrebbe ripreso la
pianta quadrata e il disegno dell'altare. La prima pietra fu posta il 24 agosto del 1687 e i lavori
procedettero piuttosto lentamente; nell'aprile dell''89 la cappella era "alzata fino al segno
dell'imposta della cupola"
155
. Il cardinale, che doveva essere indispettito da tanta lentezza, invi
nell'agosto di quell'anno altri 90 scudi, per l'acquisto di una "casetta" di propriet della famiglia
Ayola adiacente alla cappella, che doveva essere demolita; nel frattempo esortava il nipote Carlo a
servirsi dei 75 scudi rimasti degli iniziali 200, affinch i lavori potessero riprendere al pi presto
156
.
La cambiale dei 90 scudi giunse nelle mani di Carlo soltanto negli ultimi giorni dell'anno; dando
notizia allo zio dell'imminente ripresa dei lavori, il principe di Carrara non mancava di far capire
che un ulteriore invio di denaro da Roma non sarebbe stato sgradito:
A primo tempo si poner mano al proseguimento della cappella delle Stimmate, far vedere
intanto dal Moretti, cosa resta da spendere delli 200 scudi assegnati dall'Eminenza Vostra per
detta opera pia, acci Vostra Eminenza ne rimanga informata, e possa prender le sue misure
per quello potesse mancare
157
.
Una volta tanto il cardinale, gi seccato dai ritardi nei lavori e dall'imprevista spesa di 90 scudi,
non stette al gioco del nipote: sottolineando di aver dato abbastanza per la costruzione di quella
cappella, gli fece anzi chiaramente capire che con la morte di Innocenzo XI i tempi erano cambiati e
le sue entrate, "per essere mancati i sussidii del Palazzo e quelli di Avignone", erano di molto
diminuite
158
. La fermezza di Alderano provoc il blocco dei lavori; e dunque il cardinale, che non

155
Ivi, foglio del principe Carlo del 24 aprile 1689: "Secondo l'ordine di Vostra Eminenza le dico, che la cappella delle
Stimate alzata fino al segno dell'imposta della cupola n pi oltre si proseguito, essendo stato necessario far posare
le muraglie fino a questo tempo per assicurare maggiormente il lavoro. Per darvi hora di novo la mano, vi di bisogno
di calce, legnami, funi, e piastre per coprire; li matoni vi sono tutti, ma restano a pagarsi la met.
Vostra Eminenza per questa fabrica assegn scudi 200 di Roma. Il cappellano Michelangelo [Rossi] ne hebbe
l'incumbenza; la cominci alli 24 d'agosto 1687, e fino alli 22 settembre 1688 spese, come dal conto mandato a Vostra
Eminenza, baiocchi 1472, cos che delli sudetti scudi 200 vi restano ancora baiocchi 928. Dalli libri di Don Giovanni
[Pizzuti] apparir il tutto, ma di questo avanzo non si pu peranco far capitale fino a tanto, che il Moretti non abbia
riveduto li conti al Pizzuti".
156
Ivi, foglio di Alderano del 23 luglio 1689 e minuta del 6 agosto 1689.
157
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXVII, foglio di Carlo del primo gennaio 1690.
158
Ivi, foglio di Alderano del 7 gennaio 1690: "Gi che Vostra Eccellenza ha ricevuto la rimessa del denaro per
l'elemosina delle messe, e per il prezzo della casa dell'Ayola, star attendendo a suo tempo l'avviso del proseguimento
della fabrica della capella delle Stimmate, per la quale, havendo io rimesso, oltre li scudi 200, ancora li scudi 90, non
sono in stato di somministrare di vantaggio per essermi mancati i sussidii del Palazzo, conforme Vostra Eccellenza pu
considerare, e quelli di Avignone"; ivi, foglio di Alderano del 30 settembre 1690: "Prego Vostra Eccellenza a
compiacersi di far sapere ai fratelli di cotesta confraternita delle Stimmate, che io non posso presentemente aggiungere
altro denaro alli duecento scudi, che ho assegnato per la fabrica della consaputa capella, perch sono diminuite
voleva lasciare incompiuta l'opera, dovette ritornare piuttosto presto sui suoi passi. Da alcune lettere
di Carlo II del 1694 apprendiamo che Alderano sbors, probabilmente a partire dal principio del
1692, 70 scudi, pi un'altra imprecisata quantit di denaro "in incognito", vale a dire che fu fatto
credere che tale denaro provenisse dalle tasche dello squattrinato duca
159
. Comunque sia,
nell'autunno del 1692 i lavori erano in pieno svolgimento e la cupola "di gi coperta"
160
; e nel
dicembre di quell'anno la cappella venne benedetta
161
. Sull'altare fu posta una statua della Madonna
di Loreto, cui il sacello fu dedicato; la statua proveniva dalla cappella della signora Maria, che
aveva cambiato intitolazione dopo che il cardinale Cybo aveva inviato il corpo di San Benedetto
perch fosse l collocato
162
.

La ricostruzione del duomo di Massa

Veniamo ora allultima grande iniziativa patrocinata dal cardinale a Massa, la ricostruzione del
duomo di San Pietro. Abbiamo visto come, sin dall'inizio dei lavori, la fabbrica del nuovo duomo
fosse incorsa in mille difficolt di vario genere, che avevano sensibilmente allungato i tempi
dell'edificazione, al punto che alla fine degli anni Ottanta si era ancora ben lontani dalla sua
conclusione. Ed alla morte del suo infaticabile ideatore e sostenitore Alberico (1690), il nuovo duca
Carlo II decise di abbandonare il progetto paterno e di ricostruire il tempio nel sito dove si ergeva
prima del crollo del 1671.
Carlo dimostr da subito uno spirito affatto diverso da quello del padre, assai meno incline a
lanciarsi in progetti troppo dispendiosi e, nei rapporti con l'anziano zio cardinale, molto pi facile al
lamento e alle richieste di denaro e di opere d'arte, anche perch le casse ducali erano state
praticamente svuotate dalla politica di grandeur di Alberico ed erano ora sempre pi gravate dalle
contribuzioni di guerra imperiali. Gi a pochi giorni dalla morte del padre e quando ancora non era
stato ufficialmente investito dall'imperatore, il nuovo duca fece allo zio Alderano un quadro
sconsolante, e in verit assai realistico, della situazione delle proprie finanze:
Mio padre fece ogni sforzo per conseguire leretione di Massa in ducato, e di Carrara in
principato per decorare la sua Casa, come li riusc mediante lo sborso di 10000 pezze;

notabilmente le mie rendite, e aumentate le spese, come Vostra Eccellenza sa molto bene, e l'istesso potr l'Eccellenza
Vostra notificare alla madre suor Chiara Benedetta Maggesi, che mi fa istanza di qualche sussidio.
Io feci pagare ancora la casetta che Vostra Eccellenza mi scrisse".
159
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXIX, minuta di Carlo II del 31 gennaio 1694, minuta del 2 maggio e foglio del 18
aprile. Gi nel caso della costruzione del braccio verso il mare del Palazzo Ducale il cardinale ricorse, peraltro con
scarsa efficacia, a questa singolare premura nei confronti dei parenti, e vi ricorrer ancora poco dopo, al momento della
riedificazione di San Pietro.
160
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXVIII, foglio di Carlo II del 4 ottobre 1692.
161
Ivi, foglio di Carlo II del 14 dicembre 1692.
162
Ivi, foglio di Carlo II del 28 dicembre 1692.
applic poi tutto lanimo a render cospicuo il Paese, con le fabriche del castello di Massa, e
Lavenza, e vi spese, se non minganno un centinaio di mila scudi, compresovi le artaglierie
di bronzo, di ferro, et altre armi, lasciando indietro il pi essentiale, chera il palazzo di
Massa, bisognoso di accrescimento, e di mobili, de quali presentemente resta nudo affatto,
toltone le tappezzarie, che le diede Vostra Eminenza, et a me il bellissimo letto di damasco.
Nel palazzo pure di Carrara ha fatto spese eccessive, oltre tante altre cose inutili, che sebbene
sono minutie, ad ogni modo hanno portato seco di molta spesa, onde consideri Vostra
Eminenza, come pu stare la cassa del contante contro il concetto, che si era formato al
paese; anzi voglio dire a Vostra Eminenza con mio rossore, che quando io ve ne havessi
trovato tanto da poter supplire alle spese che mi occorrono per i lutti, funerale, esequie, che
si preparano et investitura in Germania [l'investitura imperiale a duca di Massa], mi saria di
gran consolatione, ma converr voltarsi ad altri dissegni. A me resta il peso di pagare li
debiti, che ascendono a somma considerabile []. I capitali, da quali si deve ritrarre il
denaro, consistono nella gabella de marmi di Carrara, ma questa resta assegnata per li
salariati di casa, et hora non basta, essendo cessato il negotio per le guerre presenti. Lentrate
di Massa, e Carrara, apena servono per il vitto. Lo Stato dAyello risponde pochissimo.
Fiorentillo niente. Padulo attende soccorso. Ferrara per le inondationi forma ognanno un
gran difalco. Roma per la reduttione de monti accresce le angustie []
163
.
Carlo pot informare di persona il cardinale dei suoi rivoluzionari piani per il duomo di San
Pietro, durante una visita che egli fece allo zio a Roma, nel giugno del 1690. Denaro per completare
quella "machina da non venire mai a termine" non ce n'era proprio, e oltrettutto le fondamenta del
nuovo edificio poggiavano su un terreno assai franoso (che gi alla posa della prima pietra aveva
dato prova di questa sua caratteristica, ricoprendo un gruppo di operai). Tuttavia all'inizio il
vescovo di Sarzana ed Alderano, che aveva cari il grandioso progetto del fratello e l'idea di vedere
finalmente libera la facciata del Palazzo Ducale, suggerirono al duca di ritornare sui suoi passi e di
pensare piuttosto a "riformare", ridimensionandolo, il faraonico disegno di Giovan Francesco
Bergamini del lontano '72. La svolta si ebbe pochi mesi dopo, nell'agosto del '90, quando il duca, in
occasione di una visita a Massa del vescovo, riusc a convincerlo della bont dei suoi propositi,
mostrandogli pure il progetto (probabilmente di Alessandro Bergamini) del duomo da erigere sul
luogo del tempio caduto, servendosi peraltro delle muraglie rimaste in piedi (come vedremo,
questo riutilizzo fu in gran parte impossibile). "Il nuovo disegno ci parso molto aggiustato al sito,
et certo, che la chiesa riuscir assai vaga per lordine moderno" scriveva con evidente

163
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXVI, foglio di Carlo II s. d. [ma dicembre 1690 o gennaio '91].
soddisfazione il duca al porporato
164
; certo, senza l'approvazione di Sua Eminenza, Carlo e il
vescovo non intendevano "di risolvere cosa alcuna"
165
.
Dissoltosi cos il fronte che voleva in qualche modo mantenere il progetto di Alberico II, ad
Alderano non rest che dare la propria benedizione ai piani del nipote, pregandolo per di
impegnarsi affinch i lavori venissero conclusi entro breve termine
166
. Insieme al progetto di
Alessandro Bergamini, che il duca gli aveva spedito "acci possi osservarlo compitamente", il
cardinale risped al nipote anche un altro disegno, che non facile identificare: forse si trattava di
quello di Bergamini seniore, o forse di una versione "riformata" di questo, che il prelato potrebbe
aver mostrato a Carlo durante la sua visita del giugno '90
167
. Comunque, l'intenzione del gesto di
Alderano era chiara, e infatti il duca volle subito chiedergli se e in che modo si poteva "far capitale
di quel disegno"
168
, cio servirsene in una maniera che, nellassoluta mancanza di una
documentazione grafica, resta impossibile determinare.

164
L'accenno all'"ordine moderno" toglie validit alla tesi di quanti, sulla base di disegni ottocenteschi dell'appena
demolita collegiata, hanno parlato di "un sapore quasi archeologico" dell'intervento di Bergamini, sostenendo che "le
forme esterne ed interne del tempio rinnovato ricalcano quasi fedelmente quelle dell'edificio precedente crollato nel
1672 [sic]" (C. Lattanzi, Op. cit. , pag. 106).
165
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXVI, minuta di Carlo del 13 agosto 1690: "Gi feci a Vostra Eminenza una distinta
relatione in voce delle difficolt, che sincontravano nel proseguire la chiesa nuova di San Pietro, e per essere una
machina da non venire mai a termine, e per essere fondata sopra terreno, che cede. Venne pensiero a Vostra Eminenza,
et a Monsignore, che si dovesse riformare il disegno. Con loccasione, ch venuto qua Monsignore a favorirmi
habbiamo fatto diverse sessioni insieme, e considerato, che il riponer mano alla nuova fabrica, etiamdio, che si
moderasse, ad ogni modo non possiamo assicurarsi dal pericolo, che minacciano li fondamenti, oltre di che vi
andarebbe una spesa eccessiva, che farebbe strepitare questi popoli, vedendosi accrescere le colze in tempo, che la
campagna ha risposto molto poco. Mosso da questi riflessi, Monsignore, et io habbiamo deciso di risarcire la vecchia
nel modo, che Vostra Eminenza pu vedere dallincluso disegno, che viene notato con tutte le distintioni, acci
lEminenza Vostra possi osservarlo compitamente. In questo modo in meno di quattro anni la chiesa sar terminata con
minor spesa e senza alterare le colze perch le muraglie che restano in piedi serviranno. Il nuovo disegno ci parso
molto aggiustato al sito, et certo, che la chiesa riuscir assai vaga per lordine moderno. Speriamo che tali motivi
debbano guadagnarsi lapprovatione di Vostra Eminenza, senza della quale non intendiamo di risolvere cosa alcuna,
come pure Monsignore scrive a Vostra Eminenza nellannessa. Quando Vostra Eminenza si degner concorrere col
nostro sentimento le soggionger quello si pensato fare della fabrica imperfetta".
166
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XVII, minuta di Alderano del 19 agosto 1690: "Havendo considerato attentamente il
nuovo disegno della chiesa di San Pietro, con le prudenti riflessioni fatte da Vostra Eccellenza e da monsignor vescovo
di Sarzana in ordine alla debolezza de' fondamenti, et al terreno incapace di sostenere il grave peso di maggiore fabrica,
che portarebbe seco manifesto pericolo di rendere inutile la spesa e prolongarebbe il compimento della detta chiesa con
poco decoro del servizio di Dio, approvo le risolutioni gi concertate e lodo infinitamente i sentimenti che ha Vostra
Eccellenza di non aggravare maggiormente i sudditi, onde in questa conformit rispondo questa sera al sudetto
monsignor vescovo, e prego Vostra Eccellenza a porre in esecuzione il ripiego accennatomi [probabilmente l'idea del
duca per la "fabrica imperfetta"]"; ivi, lettera di Alderano a Carlo del 9 settembre 1690: "Non aggiungo maggior
impulso a Vostra Eccellenza in ordine alla fabrica della chiesa di San Pietro, perch so che la premura dell'Eccellenza
Vostra uguale alla mia et a quella di monsignor vescovo di Sarzana"; ivi, lettera di Alderano a Carlo del 16 settembre
1690: "Con mia consolazione ricevo l'avviso che sia giunto a Vostra Eccellenza il disegno della chiesa di San Pietro e
molto maggiore la prover, quando sentir che si dia principio alla fabrica, e pregando Vostra Eccellenza a compiacersi
d'insistere per la sollecita effetuatione in riguardo al decoro, che ne risultar per il servitio di Dio []".
167
Ivi, lettera di Alderano a Carlo del 2 settembre 1690: "Rimando li due disegni".
168
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXVI, lettera di Carlo ad Alderano del primo ottobre 1690: "Con le passate raguagliai
Vostra Eminenza del mio ritorno a Massa, doppo resa la visita a monsignor vescovo di Sarzana, e ben ha supposto
l'Eminenza Vostra, che in tal occasione havessimo discorso di bel nuovo del modo da tenersi per dar principio alla
consaputa fabbrica di San Pietro, poich ne parlassimo lungamente; e mi sono addossato il carico di sollecitare l'impresa
con tutti li sforzi possibili, come in effetto vado disponendo le cose a tal mira, anco per aderire alle piissime premure di
Labbandono del progetto albericiano non signific per la fine dei problemi, che erano in primo
luogo di carattere economico; dapprima si era pensato di porvi rimedio finanziando la costruzione
con le decime dovute agli ecclesiastici, ma a causa della contrariet del pontefice Innocenzo XII
non se ne fece nulla
169
. I lavori comunque iniziarono, fra la fine del 1690 e linizio del 91,
proseguendo molto lentamente negli anni successivi; nel 97 sembrava giunta loccasione di portare
a conclusione ledificazione, in quanto il duca sperava di ottenere dal papa il permesso di utilizzare
a tal fine leredit di una certa signora Manetti, ma le manovre di alcuni, fra cui il vescovo, fecero
sfumare anche questa possibilit
170
. Dunque allinizio del 98 si doveva presentare agli occhi dello
sconsolato Carlo uno scenario quanto mai desolante: da un lato le rovine della chiesa crollata, cui di
tanto in tanto si metteva mano, senza convinzione e soprattutto senza una lira; dallaltro, a pochi
metri di distanza, lenorme mole della fabrica imperfetta, che forse era stato un errore
abbandonare a quellavanzato stadio dei lavori. Al duca non rimaneva che una carta da giocare: il
ricco zio cardinale decano, che peraltro doveva aver gi capito da solo che era giunto il momento di
intervenire e infatti aveva chiesto al nipote dettagliate notizie dell'andamento dei lavori, e in
particolare la cifra che era stata sinora spesa e quella che rimaneva da spendere. Carlo allora
descrisse la situazione allo zio con toni drammatici, sottolineando come non sapesse proprio dove
trovare tutti gli scudi necessari:
Il mio ramarico sommo consiste nellessermi impegnato in questa impresa per liberarmi da
qualche scrupolo di coscienza, e poi mi conviene abbandonarla nella migliore stagione per
mancanza di denaro, e mantengo un solo muratore per sostenere al possibile la reputatione, e
per farlo presi 500 scudi a censo dalla Giorgieri, et ora sono quasi al fine de medesimi. Da
tutto questo comprenda Vostra Eminenza quanta ragione ho di appassionarmi, e le giuro, che
se ella da se stessa non mi havesse dato il cenno, che ho ricevuto nella materia, io non vi
entravo per non metterla a parte della mia passione. Mi consolo per che il Signore Iddio
vede il mio buon cuore, e che non mancano strade alla sua Divina Providenza in aiuto di
quelli, che procurano il suo santo servitio. Perdoni dunque Vostra Eminenza se mi sono
diffuso tanto, perch questo sfogo seco mi serve di non ordinario sollievo. Circa poi la spesa
che effettivamente occorre, e Vostra Eminenza desidera sapere, posso dirle che gi ne feci
fare un calcolo dalli periti delle rispettive proffessioni, e conclusero unitamente che vi
andavano diecimila scudi romani, et essendosene spesi duemila fino ad ora, restano a

Vostra Eminenza, da cui intanto attendo risposta alla proposizione, che le feci con le passate, per vedere se si pu fare
capitale di quel disegno".
169
Ivi, lettera di Carlo ad Alderano del 2 novembre 1691: "Sento li motivi, che Nostro Signore tiene di non inclinare al
convertimento delle decime nella fabrica della chiesa, e ne provo non poca passione perch questo sarebbe stato un
buon aiuto nelle presenti strettezze; ma dall'altro canto non devo pretendere quello che non si pu ottenere".
170
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXIX, minuta di Carlo del 4 agosto 1697 e ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXX, minuta
di Carlo del 23 marzo 1698.
ottomila. Ora veda Vostra Eminenza come posso quietare essendo impossibile il trovarli n
dal publico, n da me per li danni patiti nelle contributioni
171
.
Comera prevedibile, Alderano non rest insensibile alle "strettezze" del nipote, promettendogli
di aiutarlo il prima possibile; alla met di aprile, per, non aveva ancora fatto alcun passo in questa
direzione, al punto che il duca dovette sollecitarlo, sottolineando che se mi convenisse
abbandonare del tutto la fabrica, morirei di dolore
172
. Per fortuna il cardinale si decise a chiedere
quanto denaro era necessario per tirare avanti in questannata la fabrica con le maestranze della
passata; Carlo, nel dargli la risposta (per il meno duemila ducatoni in pronto, e mille di risserba
per impiegarli in materiali, cio in legnami, ferramenti, calcine, e mattoni, ben sapendo Vostra
Eminenza che facendosi le provigioni in tempo rissulta un gran risparmio) sfoder tutta la sua
abilit retorica, trasformando il pi clamoroso dei suoi insuccessi in un'impresa voluta dalla Divina
Provvidenza a maggior gloria della piet del porporato:
Io credo bene che sia dispositione del Cielo, che Vostra Eminenza habbia da reidificare
questo tempio, perch il Signore Iddio ama di risserbare le grandi opere aglanimi grandi,
anzi stimo che glintoppi incontrati nella permuta della volont della quondam Manetti siano
stati fraposti dalla Divina Providenza per ricevere dalla piet di Vostra Eminenza questo
sacrifitio, et io sono consolatissimo di queste rifflessioni, et in stato di desiderare che non
gionga altro aiuto per la gelosia che tengo non sia detrato, nemmeno un attomo del merito
dellEminenza Vostra []
173
.
Al termine della lettera, il duca, memore di quanto era accaduto venti anni prima, quando
Alderano aveva finanziato in tutta "secretezza" l'ampliamento del Palazzo Ducale, chiese allo zio
come doveva comportarsi questa volta, se devo pubblicare alla comunit la rissolutione di Vostra
Eminenza, oppure far lavorare senza dir altro
174
. Vi era dunque una gran differenza rispetto al
1678, anche se il problema di fondo rimaneva lo stesso (lassoluta dipendenza delle iniziative ducali
dalla borsa di Alderano): se allora la scelta dellanonimato era venuta dal cardinale, adesso di fatto
Carlo a suggerirla, con lintenzione di nascondere una verit per lui non troppo lusinghiera. Cos,
come nel 78, laiuto del cardinale pass sotto silenzio, ma proprio come allora, la notizia trapel,
e se ne discorre per Massa pubblicamente
175
.

171
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXX, minuta di Carlo del 23 marzo 1698.
172
Ivi, minuta di Carlo del 17 aprile 1698; v. anche ivi, foglio di Carlo del 5 aprile '98.
173
Ivi, minuta di Carlo del 20 aprile 1698.
174
Ibidem.
175
Ivi, foglio di Carlo del 4 maggio 1698: "Io non ho partecipato ad alcuno questa gratia di Vostra Eminenza stante
l'ordine, che mi d di sospenderne la pubblicazione, ben vero, che il predicatore ha scritto qua a diversi, che Vostra
Eminenza si dichiarata seco di voler finire la chiesa a sue spese, e se ne discorre per Massa pubblicamente. Serva ci a
Vostra Eminenza d'avviso, e per potermi dare sopra di questo gli ordini, che gusta []".
Ci si potrebbe a questo punto chiedere come mai il prelato abbia atteso tanto prima di
intervenire, e soprattutto non lo abbia fatto nel corso degli anni Ottanta, o nel 1690, quando
insomma il progetto di Alberico, "riformato" o meno, poteva ancora essere salvato (ed essere
salvata in fin dei conti la chiesa stessa, che costruita a ridosso delle mura non sarebbe stata oggetto
della furia demolitrice di Elisa Bonaparte Baciocchi). Quanto alla prima possibilit - gli anni
Ottanta - la nostra meraviglia aumentata dal fatto che, come abbiamo visto, il cardinale finanzi
tutta una serie di iniziative a Massa, che avrebbe potuto rimandare o eliminare per investire le sue
risorse nel compimento della gigantesca e prestigiosa macchina del duomo. L'unica spiegazione che
possiamo avanzare per questa singolare politica del porporato che anche a lui, come "al paese"
tutto, Alberico II abbia nascosto il vero stato della "cassa del contante", facendogli credere di essere
in grado di poter concludere da solo la fabbrica del duomo e lasciandolo libero di abbellire altre
chiese (Alderano comunque si occup degli altari del transetto e dell'ancona per uno di essi). Nel
1690, invece, il cardinale si trovava nell'impossibilit di intervenire, stanti le "strettezze" che gli
derivarono dalla perdita degli stipendi di Segretario di Stato e di legato di Avignone; come abbiamo
visto nel caso della cappella della Madonna di Loreto, egli fu costretto a ridimensionare per un paio
d'anni il suo mecenatismo, per poi riprenderlo, pur in chiave minore, quando la sua situazione
economica si era stabilizzata. Finalmente nel 1698, quasi conclusa la Cappella di San Geraldo a
Velletri e non essendo aperti a Massa cantieri patrocinati dal porporato, questi trov il modo di
intervenire in maniera adeguata, dopo che erano sfumate tutte le possibilit di altre forme di
finanziamento dei lavori.
Con i primi tremila ducatoni inviati da Alderano i lavori poterono riprendere, o meglio iniziare, e
alla met di maggio il duca era a Carrara, con il fine di sollecitare la missione de marmi a
Massa
176
. Intanto Carlo ordin ai periti nuovi scandagli, in base ai quali si seppe che la spesa
complessiva per la chiesa sarebbe stata di novemila ducatoni romani, non compresa la Cappella del
Rosario, per la quale di gi Vostra Eminenza ha fatto fare lancona; e, come ben sapeva il
cardinale (per lesperienza da lei fatta nelle fabriche, bench sia diverso essere nelle citt, dove la
robba, da quello succede qua, che tutto si deve far venire di fuori), era meglio rifornirsi dei
materiali in anticipo, per avere una serie di vantaggi economici
177
. Pertanto, prima Alderano
mandava gli altri seimila ducatoni, e maggiore sarebbe stato il risparmio, di denaro e di tempo.
I lavori procedevano ora con gran sollecitudine, con infinita gioia del duca, che si sentiva
lhuomo il pi contento del mondo; si poteva tornare a pensare alla sistemazione degli interni del
tempio, riprendendo parte di ci che era stato progettato per la fabrica imperfetta prima della
morte di Alberico. Come abbiamo visto, fin dal 1687 il cardinale aveva inviato un disegno, con ogni

176
Ivi, minuta di Carlo del 18 maggio 1698.
177
Ivi, minuta di Carlo dell'8 giugno 1698.
probabilit di mano di Carlo Fontana, e "un disegno in modello" per gli altari gemelli del
Santissimo Crocifisso e del Santissimo Rosario da erigere nel transetto della nuova chiesa; lidea di
ricostruire il vecchio edificio non pregiudic liniziativa del prelato, che aveva anche
commissionato ai Lazzoni lancona per laltare del Rosario (che, a causa delle vicissitudini della
chiesa, nel 1698 era ancora a Carrara!), mentre il nipote, seguendo il suo esempio, ordin quella per
laltare del Crocifisso. Carlo voleva tirare lancona del Rosario a Massa nellestate del 98,
cosicch a partire da giugno si lavor agli altari, per i quali si utilizz il giallo antico spedito da
Alderano gi nel 1696
178
; inoltre, come nel caso della Cappella Ducale in San Francesco, il duca
chiese allo zio se aveva altre belle pietre delle avvanzate alle sue fabriche da commettere negli
altari
179
.
Il cardinale si disse pronto a soddisfare le richieste di Carlo, che a tal fine gli avrebbe rispedito il
modello, perch il prelato potesse vedere quali marmi erano necessari
180
; a titolo di piccola
ricompensa per il suo grande impegno, in luglio Alderano propose una sua creatura, un certo
Marracani, come assistente alla fabrica della chiesa, ma il duca non pot assecondare la sua
volont, poich lincarico era gi stato conferito al dottor Camillo Toretti, che serve gratis, e lo fa
con un zelo, e puntualit cos grande, che non si pu mai migliorare
181
. Nel frattempo, a causa
della necessit precisa di rifondare il coro in tempo che si stimava fermamente di poterne fare a
meno, fu stilato un nuovo preventivo di spesa, superiore di mille scudi al precedente: anche questo
denaro sarebbe stato sborsato con "tutto il tempo, et il comodo" dal porporato
182
.
Il modello degli altari laterali, che alla met di agosto del '98 non era ancora stato spedito
183
,
arriv a Roma soltanto nel gennaio 1699, quando una parte della chiesa era gi stata coperta ed
erano state rifatte le fondamenta del coro; mentre Carlo avrebbe pensato ai marmi per laltare del

178
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXIX, lettera di Carlo ad Alderano del 18 marzo 1696: "Carissima mi pure la
colonna di giallo antico, che Vostra Eminenza m'invia, e me ne servir nelli duoi altari del Crocefisso, e Rosario
secondo la sua mente, e capitando la detta barca ne porter l'avviso all'Eminenza Vostra come devo".
179
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXX, minuta di Carlo del 22 giugno 1698: "Vostra Eminenza poi che fa del continuo
delle opere pie, et in ogni parte dove la chiama il bisogno, o il suo genio eroico, per la multiplicit ne confonde sino la
memoria. Nel tempo che viveva don Giovanni Pizzuti Vostra Eminenza ordin alli scultori Lazzoni l'ancona del
Santissimo Rosario, che riusc assai bella, et io non lasciai di sollecitarla, e di assistere al lavoro di quando in quando,
acci riuscisse a dovere. Li Lazzoni furono sodisfatti dallo stesso don Giovanni d'ordine di Vostra Eminenza. L'ancona
qua in Carrara ben incassata, e se sar possibile penso di farla tirare a Massa questa estate. All'ora, vivente anco il
signor duca, rissolv di far l'altare del Santissimo Rosario nella chiesa nuova di gi incominciata dal medesimo signor
duca, et io con l'esempio di Vostra Eminenza stabilii di fare quello del Crocifisso, e l'ancona qui et bellissima. Del
giallo antico, di cui Vostra Eminenza mi onor, penso valermene in questi due altari, che secondo il dissegno mandato
da Vostra Eminenza in modello, faranno una vista superba. Se Vostra Eminenza tenesse altre belle pietre delle
avvanzate alle sue fabriche, la supplico mandarmele che me ne far onore grande, impiegandole in queste opere, nelle
quali tengo tutto il mio genio []".
180
Ivi, minuta di Carlo del 6 luglio 1698: "Godo sia sovvenuto a Vostra Eminenza quanto le scrissi in ordine all'altare
del Santissimo Rosario, e con prima occasione di barca le trasmetter il modello, che gi Vostra Eminenza hebbe la
bont di mandarmi, acci ella possa regolarsi intorno alla provisione delle pietre per li commessi".
181
Ibidem.
182
Ivi, minute di Carlo del 3, 20 e 26 luglio 1698.
183
Ivi, lettera di Carlo ad Alderano del 17 agosto 1698.
Crocifisso, Alderano doveva procurare le pietre per quello del Rosario, anche se il duca lo avvertiva
chio ne ho di qualche sorte, come di giallantico, e di breccia di Francia, ma quelle che Vostra
Eminenza mander, si poneranno nel luogo pi degno, perch mi assicuro saranno pi belle
184
. In
febbraio l'impaziente sovrano sollecit pi volte lo zio, affinch inviasse al pi presto i marmi
necessari
185
.
Nonostante i lavori proseguissero alacremente, grazie al denaro che in continuazione era rimesso
da Roma, Alderano cap che difficilmente avrebbe potuto "vedere" terminata la nuova chiesa, e
quindi nel suo testamento del 17 marzo 1699 si premur di indicare al suo erede la strada da
seguire, nel caso che il tempio non fosse stato concluso prima della sua morte:
Item lascio, che il risarcimento della chiesa collegiata di Massa, non essendo finito avanti la
mia morte si debba proseguire, e terminare dal mio herede con il denaro, che si trover
doppo detta mia morte a mio credito nelli banchi di Santo Spirito e de' signori Sinibaldi,
pagati prima tutti li debiti, e legati pij, e quando il sudetto denaro non bastasse, il medesimo
mio herede habbia la facolt di vendere tanti argenti meno necessarij per questo effetto
solamente
186
.
Il nipote lo tenne aggiornato sino alla fine sull'andamento dei lavori, come testimonia un'ampia
relazione inviatagli all'inizio del 1700, dalla quale si ricava che si era a buon punto, essendo quasi
terminate le cappelle del Crocifisso e del Rosario ed essendo stata eretta un nuovo sacello che
servir per il battistero
187
. La chiesa fu consacrata nel 1701, un anno dopo la morte del porporato; a
quella data i due altari del transetto non erano ancora finiti, e non lo erano neanche cinque anni pi
tardi, quando Carlo II, nel suo testamento, raccomand al suo erede di portarli a termine
188
.
Soltanto per poco pi di un secolo la restaurata collegiata pot testimoniare la munificenza del
cardinale Cybo; nel 1807, infatti, la duchessa Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone Bonaparte,
riprese con ben altro spirito il desiderio di Alberico II di liberare la facciata del Palazzo Ducale, e
fece abbattere il tempio. Delle opere promosse dal cardinale, non si salv l'altare del Rosario,
mentre quello del Crocifisso, finanziato da Carlo II, ma eretto anch'esso sulla base del disegno di
Fontana che Alderano aveva inviato nel 1687, fin, come abbiamo visto, in San Michele in Foro, a
Lucca; l'ancona dei Lazzoni fu posta nel 1856 sull'altare di destra del transetto della chiesa di San

184
Ivi, foglio di Carlo del 28 gennaio 1699.
185
Ivi, foglio di Carlo del primo febbraio 1699: "Mi consola Vostra Eminenza con dirmi che non si scorda di provedere
le pietre che bisognano per la capella del Santissimo Rosario. Per quella del Crocifisso io pure non lascio
d'aparechiarmi a poco a poco"; ivi, lettera di Carlo ad Alderano del 15 febbraio 1699: "Son certo che Vostra Eminenza
non lasser diligenza per provedere le pietre necessarie per le capelle di San Pietro, et io per il rimanente che possa
occorrere, non lascio di fare le mie".
186
Archivio di Stato di Roma, Notai AC, F. Franceschini, vol. 3231, ff. 514r-532v (Testamento di Alderano Cybo).
187
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXX.
188
ASM, Arch. Ducale, b. 484, testamento di Carlo II del 9 giugno 1705.
Francesco a Massa, dove vennero trasferite in parte anche le suppellettili sacre donate dal prelato a
San Pietro
189
.
Prima di concludere, opportuno ricordare brevemente unaltra, assai pi piccola testimonianza
della premura manifestata da Cybo verso le chiese massesi. Mentre il duca Carlo II, intorno al 1695,
era intento ad affiancare all'altare maggiore di Santa Chiara (forse fatto costruire da lui stesso in
precedenza) due altari laterali ricchi di marmi preziosi
190
, Alderano decise di destinare all'altare
maggiore una Madonna "della sua cappella", forse da identificare con la Sacra Famiglia dipinta nei
primi anni Settanta da Carlo Cesi per "una cappella" del cardinale, cio per una di quelle di Palazzo
Pamphilj
191
. Tuttavia il duca gli fece sapere che "l'altare maggiore delle monache tutto di marmo,
et il ciborio con gl'altri ornamenti laterali in prospettiva servono di ancona, n il medesimo altare
capace di altra cosa"
192
. In un secondo momento Carlo cerc comunque di vedere se il dipinto
riusciva ad "entrare" fra gli ornamenti marmorei e fece un sopralluogo insieme all'architetto
Alessandro Bergamini, "con mostrarli d'haver io dissegno di collocare in detto altare un'anconetta";
questi diede qualche speranza, per bisognava avere le misure precise del quadro prima di
esprimersi con qualche fondamento
193
. Larrivo delle misure chiar che il dipinto in quel sito non
poteva essere posto: il duca sugger allora ad Alderano, il 15 gennaio 1696, di destinare la Madonna
all'altare di una nuova cappella che si sarebbe presto costruita nella chiesa delle Stimmate, a fianco
di quella della Madonna di Loreto fatta erigere dal cardinale e di fronte ad un'altra dedicata a San
Francesco da Paola, da poco innalzata a sinistra della pi antica, quella della "signora Maria"
194
. Il

189
Peraltro la chiesa di San Francesco, come noto, eredit anche l'intitolazione del vecchio duomo, ed infatti ancor
oggi va sotto il nome di basilica minore dei Santi Pietro e Francesco. Dal 1822 la chiesa la cattedrale della diocesi di
Massa-Carrara.
190
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXIX, minuta di Carlo del 19 novembre 1695: "Come humilmente accenai a Vostra
Eminenza con le passate, mi sono trasferito a Carrara dove mi trovo con intiera salute, divertendomi ne' lavori de'
marmi, che faccio fare per le monache in due belli altari laterali nella loro chiesa, che riuscir assai vaga con questo
ornamento".
191
Lincisore e pittore di scuola cortonesca Carlo Cesi dipinse per il cardinale una Sacra Famiglia destinata a "una sua
cappella", che a detta di Lione Pascoli "fu de' migliori [quadri] che abbia mai fatti" (L. Pascoli, Vite de pittori, scultori,
ed architetti moderni, Roma 1730-1736 (ed. a c. di A. Marabottini et al. , Perugia 1992).
192
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXIX, minuta di Carlo del 4 novembre 1695; "Se Vostra Eminenza mi far gratia
dirmi li suoi pensieri," proseguiva il sovrano "le dar quelle relazioni che Vostra Eminenza pu desiderare con pi
destinzione intorno a detta chiesa". V. anche ivi, minuta di Carlo del 18 dicembre 1695: "Intorno al quadro della
Beatissima Vergine, che dissegnava lasciare a questa chiesa delle monache per riporsi nell'altar maggiore, gi scrissi
all'Eminenza Vostra, che per essere tutto di marmi in prospettiva era incapace del ornamento del medesimo quadro, e
questa sera con l'occasione che sono stato alla novena, ho fatto pi precisa osservazione, e di verit trovo che non vi
rimedio, e ne ho molto sentimento perch sarebbe stata decorosa per quella chiesa, ben raccordandomi d'haverlo veduto,
e considerato. Questo quanto posso riferire a Vostra Eminenza per suo governo".
193
Ivi, lettera di Carlo ad Alderano del 24 dicembre 1695: "Nell'ordinario scorso rappresentai a Vostra Eminenza, che
l'altar maggiore di queste monache era incapace del quadro, che l'Eminenza Vostra pensava lassarli, ma havendo
condotto il Bergamini in chiesa con mostrarli d'haver io dissegno di collocare in detto altare un'anconetta, lo ricercai del
suo parere, e consideratosi da esso attentamente il sito trov modo di accomodarvela, ma dice egli esser necessario per
risolver meglio haver la misura dell'altezza, e larghezza, compresa la cornice del detto quadro. Supplico Vostra
Eminenza inviarmela, che le dir poi il preciso, e m'inchino".
194
Ivi, lettera di Carlo ad Alderano del 15 gennaio 1696: "Ricevuta la misura del quadro mi portai col Bergamini alle
monache, e se bene prima ci eravamo lusingati, che haveressimo havuto modo di accomodarlo nell'altare maggiore
porporato accett il suggerimento del nipote
195
, tuttavia, quando il dipinto arriv, nel luglio 1698, la
nuova cappella non era "peranco principiata", quindi Carlo, con interessata premura, decise di
trattenerlo presso di s
196
.
Altri quadri, insieme con suppellettili sacre e splendidi paramenti, andarono poi ad arricchire gli
interni delle chiese massesi (da San Pietro a San Francesco, da Santa Chiara alla Misericordia) dopo
la morte del porporato
197
; e la gratitudine del clero cittadino verso il cardinale ci testimoniata dalle
sontuose cerimonie funebri che, come riporta il cronista Odoardo Rocca, si tennero in varie chiese
dopo larrivo della notizia del suo decesso
198
.

La diffusione della "prattica romana"

Lazione del cardinale Cybo non fu sicuramente lunico canale attraverso cui giunsero in area
apuana i risultati della ricerca artistica romana: basti pensare a quanti artisti massesi e carraresi
lavorarono nellUrbe, riportando poi in patria ricordi e testimonianze grafiche di quanto avevano
osservato nei grandi cantieri della citt. Ma fu senzaltro grazie allintensa attivit del prelato che si
verific un deciso riorientamento della cultura figurativa locale, gi influenzata da Genova e
Firenze, in direzione di quello che rimaneva, nonostante la crisi del mecenatismo papale e
cardinalizio nella seconda met del secolo, il principale centro artistico della penisola. Tale
fenomeno riguard non solo la decorazione degli interni degli edifici sacri, ma anche larredo delle
residenze ducali (soprattutto con larrivo della pinacoteca di Alderano, dopo la sua morte); ed esso

nondimeno fussimo necessitati di abbandonare l'impresa, perch di verit non vi entra. Hora essendosi degnata
l'Eminenza Vostra di comandarmi, che in tal caso le additasse altro sito da collocarlo, mi fo lecito proponerlo, la chiesa
delle Stimate, compagnia sua, e beneficata tanto da Vostra Eminenza, mentre il quadro si farebbe servire per ancona ad
una cappella laterale, che la compagnia ha stabilito di fare dirimpetto alla nuova gi compita di San Francesco di Paola,
sotto quella della signora Maria, dove resta collocato il corpo di San Benedetto donato da Vostra Eminenza".
195
Ivi, foglio di Carlo del 5 febbraio 1696: "Rendo a Vostra Eminenza humilissime gratie per essersi degnata d'adherire
cos benignamente alla proposta, che le feci di collocare il quadro della sua cappella in quella si pensa fare nella chiesa
delle Stimate".
196
ASM, Arch. Card. Ald. , vol. XXX, lettera di Carlo ad Alderano del 6 luglio 1698: "Ho ricevuto parimente il
bellissimo quadro destinato da Vostra Eminenza per la nuova cappella delle Stimate, ma sicome questa non peranco
principiata e nella chiesa non vi altro luogo da riponerlo, l'ho stimato pi sicuro col tratte[ne]rlo qua in casa per
consegnarlo poi a suo tempo agl'offiziali, conforme Vostra Eminenza mi comanda. In ogni caso star attendendo li
sentimenti suoi per regolarmi secondo la mente dell'Eminenza Vostra".
197
Archivio di Stato di Roma, Notai AC, F. Franceschini, vol. 3231, ff. 514r-532v (Testamento di Alderano Cybo):
Alla compagnia delle Stimate di Massa lascio il quadro della Beatissima Vergine con il Bambino in braccio, che sta
nella mia capella privata, et il Corpo Santo sotto listesso altare. Alla collegiata di Massa lascio una pianeta di raso
cremesino, ricamata di argento, con sua borsa, e velo. Alla chiesa di Nostra Signora della Misericordia di Massa lascio
una crocetta di diamanti [...], sei candelieri di argento con la croce, tutti lavorati, una carta di gloria con cornice di
argento lavorata, e due pianete [...]. Al monastero di Santa Chiara di Massa lascio la cassetta di avorio figurata, dove
sono alcune reliquie [...]. Alla cappella del palazzo del signor duca di Massa ch tutta ornata di marmi, lascio li
sottoscritti argenti, e reliquiarii [...]. Allaltra cappella nel palazzo del signor duca di Massa, ch sopra laltare del
Santissimo Rosario nella chiesa di San Pietro di Massa, lascio il quadro della Santissima Vergine col Bambino in
braccio del Guercini con cornice dorata, che sta nella libraria.
198
ASM, Ms. 98 cit. , f. 320 e segg.
daltra parte rientrava in una generale romanizzazione che interess vari aspetti della vita di corte
e della politica cybea, toccando lapice con il matrimonio fra Carlo e Teresa Pamphilj, pronipote di
papa Innocenzo X, nel 1673.
Limitandoci qui ad esaminare il campo dellarchitettura sacra, possiamo dire che le strade
seguite dal cardinale per incoraggiare ladozione di stilemi e caratteristiche del barocco romano, o
meglio del pi pacato classicismo barocco di cui egli fu un grande sostenitore e che andava per la
maggiore a partire dal settimo/ottavo decennio del secolo, furono molteplici: i consigli che diede in
parecchie occasioni ai parenti come nel caso delle reliquie per la chiesa della Misericordia o in
quello della stesura del progetto per il nuovo duomo , le modifiche apportate ai disegni delle opere
da lui finanziate (laltare maggiore di San Francesco), linvio di dipinti eseguiti a Roma, come i due
Garzi per il transetto del tempio francescano. Non mancarono poi casi in cui il cardinale fece
realizzare ad artisti locali alcune opere secondo il disegno di un maestro romano; abbiamo visto che
questo accadde per le statue dell'altare maggiore in San Francesco e per l'ancona marmorea per San
Pietro, i cui modelli peraltro furono probabilmente creazione di un apuano trapiantato nell'Urbe
quale Domenico Guidi.
Gli altri due modi attraverso i quali si attu il riorientamento in direzione di Roma della cultura
figurativa, o meglio architettonica, furono sicuramente i pi interessanti e radicali, grazie ai quali
possiamo capire che l'aggiornamento stilistico dell'area apuana avvenne in maniera molto pi
"traumatica" di quanto si fosse finora ipotizzato. Da un lato il porporato invi, nel caso degli altari
del transetto del duomo, un disegno di un architetto romano (e si trattava con ogni probabilit
nientedimeno che di Carlo Fontana) che fu preferito a quello dell'architetto di corte del duca
Alberico II; dall'altro fu lo stesso sovrano, sotto l'impressione in lui suscitata dal disegno inviato dal
cardinale, a mettere da parte il progetto di Giovan Francesco Bergamini per la Cappella Ducale e a
commissionarne uno nuovo ad un artista di formazione romana e gravitante intorno all'Accademia
di San Luca, come Domenico Martinelli.
In conseguenza di tutto questo, sul finire del secolo XVII Massa si trov ad essere uno dei
piccoli centri dellItalia centro-settentrionale pi influenzati dal gusto romano, particolarmente
evidente negli interni delle sue chiese e nell'arredamento delle sale del Palazzo Ducale. E se
difficile valutare nell'ambito delle arti figurative vere e proprie l'impatto che tale fenomeno ebbe
sugli artisti locali o su quelli forestieri che lavorarono per i Cybo (stanti le gravi perdite verificatesi
in questo settore e le nostre ancora scarse conoscenze sulla committenza ducale dei primi anni del
Settecento)
199
, agevole verificare il ruolo giocato dai modelli romani nel campo dell'architettura, o

199
L'unico caso che possiamo finora citare quello della decorazione dell'altare del Crocifisso nel duomo, per il quale
Carlo II, seguendo l'esempio dello zio, commission un manufatto cos in voga nella Roma dell'ultimo quarto del secolo
come l'ancona marmorea, affidandone anch'egli l'esecuzione alla bottega carrarese dei Lazzoni.
meglio degli arredi liturgici. Abbiamo gi visto la puntuale ripresa dell'altar maggiore del San
Francesco massese nell'omonima chiesa di Carrara [fig. 18], anche se in questo caso non si pu
parlare di un vero e proprio "stile romano", quanto piuttosto di un progetto locale fortemente
modificato da un committente come Alderano, il cui gusto si era formato "in queste chiese grandi di
Roma". Pi eclatante l'esempio del presbiterio della chiesa carrarese della Madonna delle Grazie
[fig. 47], bella creazione della fine del Seicento o dei primi anni del secolo successivo generalmente
riferita ad Alessandro Bergamini. La derivazione del complesso altare-tribune da quello della
Cappella Ducale di Domenico Martinelli chiarissima, sia nella disposizione concava delle colonne
(qua quattro, l due) e negli elementi decorativi dell'altare, che nella fattura delle tribune,
sormontate da stemmi e con la singolare foggia dell'apertura superiore
200
. Nonostante la dipendenza
dal progetto giunto da Roma, elementi della cultura locale, e segnatamente propri del padre di
Alessandro, Giovan Francesco, non scompaiono, ma vengono armonizzati nel nuovo contesto; si
pensi solo alla bicromia rosso-bianco dei marmi impiegati e all'abitudine di porre angeli sopra i
frontoni, caratteri che abbiamo gi incontrato negli altari del transetto della chiesa di San Francesco
e nell'altare maggiore della Certosa di Calci.


200
Dai due casi presi in esame, dunque, pare di capire che il rapporto di dipendenza fra Roma e Massa si riproponesse
in piccolo fra quest'ultima e Carrara, nella quale si prendevano ovviamente a modello le iniziative dei sovrani,
concentrate soprattutto nella capitale del ducato.

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