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Lucrezio e Leopardi

Linfinito La poesia si articola in due momenti, corrispondenti a due distinte sensazioni. di


partenza. Nel primo momento (vv. 1-8) l'avvio dato da una sensazione visiva, o, per dir
meglio, dall'impossibilit della visione la siepe c!e c!iude lo sguardo, impedendo ad esso di
spingersi sino all'estremo orizzonte. L"impedimento della vista, c!e esclude il #reale$, %a
subentrare il #%antastico$ il pensiero si costruisce l'idea di un in%inito spaziale, cio di spazi
senza limiti, immersi in silenzi sovrumani e in una pro%ondissima &uiete. Nel secondo momento
(vv. 8-1') l"immaginazione prende l'avvio da una sensazione uditiva, lo stormire del vento tra le
piante. La voce del vento, un dato presente, e%%imero, viene paragonato ai silenzi prima
immaginati, e ric!iama cos( alla mente l'idea di un in%inito temporale (l'#eterno$), a cui si
associa successivamente il pensiero delle epoc!e passate e svanite, e dell'et presente, col suo
carattere ugualmente e%%imero, destinato anc!'esso a svanire. La lirica !a una sua durata
temporale interna, un suo andamento narrativo le due sensazioni, e le due immaginazioni da
esse suscitate, sono in successione tra loro, anzi, scaturiscono l'una dall'altra) &uesta
successione narrativa non si ri%erisce per* a un evento unico, bens( a un'esperienza c!e si
suppone ripetuta pi+ volte nel tempo (,Sempre caro mi fu...-). .i anc!e un passaggio
psicologico l'io lirico, dinanzi alle immagini interiori dell'in%inito spaziale, prova come un senso
De rerum natura III, 1-30
1 / tenebris tantis tam clarum e0tollere
lumen
2 &ui primus potuisti inlustrans commoda
vitae,
3 te se&uor, o 1raiae gentis decus, in&ue
tuis nunc
4 %icta pedum pono pressis vestigia signis,
5 non ita certandi cupidus &uam propter
amorem
6 &uod te imitari aveo) &uid enim contendat
!irundo
7 c2cnis, aut &uid nam tremulis %acere
artubus !aedi
8 consimile in cursu possint et %ortis e&ui
vis3
9 tu, pater, es rerum inventor, tu patria
nobis
10 suppeditas praecepta, tuis&ue e0,
inclute, c!artis,
11 %lori%eris ut apes in saltibus omnia libant,
12 omnia nos itidem depascimur aurea
dicta,
13 aurea, perpetua semper dignissima vita.
14 nam simul ac ratio tua coepit voci%erari
15 naturam rerum divina mente coorta
16 di%%ugiunt animi terrores, moenia
mundi
17 discedunt. totum video per inane
geri res.
18 apparet divum numen sedes&ue
&uietae,
19 &uas ne&ue concutiunt venti nec
nubila nimbis
20 aspergunt ne&ue ni0 acri concreta
pruina
21 cana cadens violat semper4&ue5
innubilus aet!er
22 integit et large di%%uso lumine ridet
23 omnia suppeditat porro natura
ne&ue ulla
24 res animi pacem delibat tempore in
ullo.
25 at contra nus&uam apparent
6c!erusia templa,
26 nec tellus obstat &uin omnia
dispiciantur,
27 sub pedibus &uae cum&ue in%ra per
inane geruntur.
28 !is ibi me rebus &uaedam divina
voluptas
29 percipit at&ue !orror, &uod sic
natura tua vi
30 tam mani%esta patens e0 omni
parte retecta est.
Linfinito
Sempre caro mi fu
quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta
parte
Dell'ultimo orizzonte il
guardo esclude.
Ma sedendo e mirando,
interminati
Spazi di l da quella, e
sovrumani
Silenzi, e profondissima
quiete
Io nel pensier mi fingo; ove
per poco
Il cor non si spaura. E come
il vento
do stormir tra queste
piante, io quello
Infinito silenzio a questa
voce
!o comparando" e mi
sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la
presente
E viva, e il suon di lei. #os$
tra questa
Immensit s'annega il
pensier mio"
E il naufragar m'% dolce in
questo mare
La ginestra vv. 111-125
&o'il natura % quella
#he a sollevar s(ardisce
)li occhi mortali incontra
*l comun fato, e che con franca lingua,
&ulla al ver detraendo,
#onfessa il mal che ci fu dato in sorte,
E il 'asso stato e frale;
+uella che grande e forte
Mostra se nel soffrir, n% gli odii e l(ire
,raterne, ancor pi- gravi
D(ogni altro danno, accresce
*lle miserie sue, l(uomo
incolpando
Del suo dolor, ma d la
colpa a quella
#he veramente % rea, che
de( mortali
Madre % di parto e di voler
matrigna.....
Nella 1inestra L. a%%ida all"intellettuale il compito di di%%ondere il vero sulla condizione umana al %ine di ristabilire la
social catena, la solidariet e la giustizia. 7olemizzando con il gruppo dell"6ntologia, nel 89-88, sosteneva invece c!e
compito dell"intellettuale di%%ondere il bello, cio gli a%%etti, le immaginazioni, le illusioni, c!e con%ortano gli uomini
dal vero doloroso
1
di sgomento ./per poco il cor non si spaura$)) ma nel secondo momento l'io si #annega$
nell'#immensit$ dell'in%inito immaginato (spaziale e temporale), sino a perdere la sua identit)
e &uesta sensazione di #nau%ragio$ dell'io piacevole, #dolce$. :e la coscienza rappresenta
all'uomo il #vero$, cio la sua necessaria in%elicit, lo spegnersi della coscienza individuale d
una sensazione di piacere, garantisce una %orma di %elicit.
;ra lo #spaurarsi$ del cuore e la #dolcezza$ del nau%ragio non vi per* contrasto, come
potrebbe apparire a prima vista essi in%atti non sono c!e i due aspetti di &uell'#orrore
dilettevole$ c!e, secondo il sensismo, suscitato dall'immaginazione dell'in%inito (<ellerino,
1=98).
Etai! mitica o eperienza enitica" :arebbe %acile leggere il componimento in c!iave
mistico-religiosa il perdersi dell'io nell'in%inito il dato costitutivo di ogni esperienza mistica) il
linguaggio tipico della mistica ric!iamato dalla meta%ora del #mare$ in cui l'io #nau%raga$, e
Leopardi stesso, come si visto nello >ibaldone usa il termine #estasi$ a indicare &uesti
momenti di rapimento. 1i ?e :anctis interpretava in c!iave religiosa la lirica (#<os( i primi
solitari scopersero l'@ddio$)) e in senso religioso l'!a interpretata la tradizione successiva della
critica idealistica. Aa bisogna %are attenzione non ravvisabile nel componimento nessun
accenno ad una dimensione trascendente, sovrannaturale) l'in%inito non vi !a le caratteristic!e
del divino, dello spirituale anzi nello >Bbaldone Leopardi lo esclude esplicitamente, con
%ermezza #L"in%init della inclinazione dell'uomo una in%init materiale$ luglio 188C). Non
solo, ma &uesto #in%inito$ non un in%inito oggettivo, ontologico, bens( tutto soggettivo, creato
dall"immaginazione dell"uomo (#io nel pensier mi fingo$)) ed evocato a partire da sensazioni
%isic!e, in c!iave prettamente sensistica, come di derivazione sensistica la ri%lessione del
piacere misto a paura provocato nell'immaginazione dall'idea dell'in%inito. <on &uesto, non si
pu* del tutto escludere una componente mistica nella poesia bisogna per* supporre c!e essa
sia radicata negli strati pi+ pro%ondi della personalit leopardiana, e c!e, per arrivare a
esprimersi, debba passare attraverso le %orme culturali ac&uisite dal poeta, sensistic!e e
materialistic!e, con%ormandosi ad esse e subendo una decisiva tras%ormazione, c!e muta volto
agli impulsi originari. (Daldi, vol. E p. 1F9 ed. modulare)
La ginestra (E
a
stro%a) @l poeta de%inisce la vera nobilt spirituale, c!e non consiste nel
proclamare ,con %etido orgoglio- la grandezza dell"uomo e nel pro%etizzare ad esso un destino di
inaudita %elicit, ma nel guardare coraggiosamente in %accia il destino comune e nel dire il vero
sulla condizione in%elice ed e%%imera dell'uomo, mostrandosi %orti nel so%%rire e %raternamente
solidali con gli altri uomini. 6 &uesto punto (v. 18F) si colloca una svolta nel pensiero
leopardiano. Nelle precedenti opere in cui polemizzava contro l'ottimismo progressista dei suoi
tempi (7alinodia, ;ristano, 6d 6rimane) Leopardi si limitava a posizioni critic!e e negative, a
distruggere i miti ingannevoli degli avversari rivelando il desolato #vero$. Gui invece propone
con vigore una parte costruttiva, una sua alternativa alle idee c!e combatte. @l pessimismo
assoluto non induce Leopardi alla rassegnazione e all'inerzia di %ronte alla potenza ostile della
natura, nH all'indi%%erenza verso i mali dell'umanit- il suo un pessimismo combattivo ed
eroico, ma anc!e aperto alla solidariet verso gli altri uomini. Nella 7alinodia Leopardi negava
c!e il cosiddetto progresso potesse assicurare sia la %elicit, sia la giustizia la %elicit negata
all'uomo dall'ordine stesso di natura) e le stesse leggi naturali prescrivono c!e trion%ino sempre,
in ogni %orma di governo, la %orza e l'ini&uit sulla virt+ e la giustizia. Gui nella 1inestra il poeta
continua ad escludere la %elicit, ma (&uesta la grande svolta) a%%erma la possibilit di un
progresso c!e assicuri una societ pi+ giusta, con rapporti pi+ umani tra gli uomini. :e nella
7alinodia negava il progresso in assoluto, nella 1inestra invece ammette una %orma di
progresso) anzi, alla %alsa idea di progresso di%%usa dalle ideologie ottimistic!e del suo tempo,
c!e consisteva nel mito di una nuova et dell'oro garantita dalle ri%orme politic!e e dalle
con&uiste tecnologic!e, c!e avrebbero assicurato la pace, l'abbondanza dei beni materiali e il
dominio sulla natura, contrappone &uello c!e per lui il progresso autentico, di tipo civile e
morale. /sso si %onda non sulle ingannevoli opinioni ottimistic!e intorno alla grandezza
dell'uomo, ma, al contrario, proprio sul pessimismo, u##a #ucida conape$o#ezza de##a
tra%ica condizione de##&umanit'. :e gli uomini avessero coscienza della loro in%elicit e
miseria, e del %atto c!e la responsabile di ci* la natura, sarebbero indotti a coalizzarsi contro
la loro implacabile nemica. Guesto rinsalderebbe i legami sociali, la ,social catena- invece di
combattersi e sopra%%arsi a vicenda, per egoismo e avidit, come sempre %anno, essi unirebbero
le loro %orze contro la natura. @l bisogno di lottare contro di essa indurrebbe alla solidariet
reciproca, alla %raternit. ?i &ui nascerebbe #vero amor$ tra gli uomini, ma anc!e #giustizia$ e
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#piet$, rapporti civili onesti e retti. Guesta societ pi+ giusta e civile avrebbe un solido
%ondamento oggettivo in un bisogno reale degli uomini, &uello di salvaguardare la propria
sopravvivenza il progresso non si baserebbe su miti e #superbe %ole$. ;ale progresso non
assicurerebbe a%%atto agli uomini la %elicit, c!e impossibile, ma garantirebbe una societ pi+
giusta e civile, in cui gli uomini non sarebbero pi+ aggressivi gli uni contro gli altri come belve.
6nc!e se in &uesta societ l'uomo rester in%elice per natura, non ci sar pi+ &uell'in%elicit
addizionale c!e nasce dall'ostilit degli altri uomini) l'uomo sar soccorso e con%ortato dai suoi
simili &uando la natura malvagia si accanir contro di lui. Leopardi de#inea ep#icitamente
anc(e i# compito de##&inte##ettua#e ne##a creazione di )ueta ociet' rendere #palesi $ al
vulgo, &uesti concetti, di%%ondere la consapevolezza del vero, indicare il vero nemico contro cui
combattere, spingendo cos( gli uomini alla %raternit. Guesto era stato il compito assolto dal
pensiero nel secolo dei lumi, dal poeta esaltato nella stro%a precedente, pensiero c!e aveva
pessimisticamente insistito sull'in%elicit umana) &uesto il compito c!e attende il pensiero
anc!e nel presente, anzic!H di%%ondere %alsi miti, c!e !anno sulla societ un e%%etto corruttore.
/merge da &uesta stro%a un Leopardi nuovo, ben diverso dal sarcastico e gelido polemista della
7alinodia, puro negatore, distruttore implacabile di miti. Gui il poeta compie un generoso s%orzo
per volgere in positivo il suo pensiero, per %ondare, sulla base dei suo pessimismo un'idea non
illusoria di progresso e di civilt. (Daldi, vol. E p. 889 ss ed. modulare)
Leggendo il brano ,@l trion%o di /picuro- (@, F8-9=) viene spontaneo il con%ronto anc!e con altre
opere leopardiane, in particolare con certi passi del Dialogo della &atura e di un Islandese e con
i vv. E=-II del #anto notturno di un pastore errante dell'*sia c!e &ui ricordiamo
&asce l'uomo a fatica,00 ed % rischio di morte il nascimento. 001rova pena e tormento00 per
prima cosa; e in sul principio stesso00 la madre e il genitore00 il prende a consolar dell'esser
nato.
6 tanti secoli di distanza, i due poeti %igurano concordi nel denunciare la mortalit del tutto,
dovuta al #perpetuo circuito di produzione e distruzione$, nell'irridere il tradizionale
antropocentrismo e il secolare #progresso$ dell'umanit, nel rilevare la sostanziale in%elicit dei
genere umano di contro all'apparente serenit degli altri animali, nell'esaltare la ragione come
unico strumento dato all'uomo per elevarsi.
Aa i messaggi %inali di Lucrezio e Leopardi si diversi%icano assai. 7er Lucrezio la ragione concede
all'umanit di riscattarsi dalla sua abiezione, giungendo a comprendere i meccanismi della
natura e la propria limitatezza, ma al tempo stesso a rendersi conto della sua libera volont e
della sua autonomia da &ualsiasi giogo soprannaturale. Leopardi non s'appaga di constatare
l'indi%%erenza della Natura alle sorti dell'uomo, nH di vedersi accomunato agli altri esseri dalla
mortalit) e certamente non si sente libero) la ragione per lui motivo di grandezza, ma anc!e
di in%elicit, perc!H spinge l'uomo - a di%%erenza degli altri animali - a porsi domande cui non sa
dare risposta. 7ure se privo di dolori e di desideri, l'uomo , poi, a%%litto dalla noia, male suo
peculiare. 6nc!e il tedio leopardiano altra cosa da &uello lucreziano (c%r. ?e r. n., 111, 1C'E e
segg.) in Lucrezio prova tedio lo stolto, c!e, in&uieto, cerca di occupare il tempo in vane
attivit, non certamente colui c!e %a uso della ragione per ri%lettere sui %enomeni cosmici.
@nsomma, per Leopardi l'uomo non !a scampo alla sua in%elicit) un barlume di con%orto viene
solo dal tardo messaggio rappresentato da 2a ginestra. @n &uesta canzone, c!e la pi+
#lucreziana$ %ra tutte, Dinni), Leopardi propugna la morale laica della solidariet %ra gli uomini,
necessaria a condurre la battaglia nobile e disperata contro la Natura. Non a caso all'/picuro del
?e rerum natura rimanda la #nobil natura$ di &uesta canzone v. 111). @l sentimento c!e
percorre tutta la poesia (#Non so se il riso o la piet prevale$ .v.8C1) nei con%ronti dell'umanit
scioccamente superba &uello stesso c!e anima il ?e rerum natura, volto a disperdere le
tenebre dell'ignoranza e i timori puerili dell'uomo. 6nc!e in Lucrezio si sente %remere la piet
verso il genere umano (ma &uando &uesto accade sembra &uasi c!e egli venga meno al suo
credo epicureo). <ertamente per* il calore di %raternit e di solidariet c!e sentiamo in Leopardi
altra cosa) Lucrezio, %ermo nel suo individualistico illuminismo epicureo, non ipotizza una
#con%ederazione$ in guerra contro la comune nemica, la natura madre di parto e di voler
matrigna$ (La ginestra, vv. 18' e segg.). /picuro !a insegnato all'uomo a conoscere la natura,
3
ad accettarla, sentirsene parte senza alcuna paura e senza alcuna ribellione. ;ra il sapiente
%iloso%o greco divinizzato e l'emblema dell'umile ginestra c!e saggiamente non !a creduto #le
%rali sue stirpi$ (vv. E1'-E1F) immortali, conscia della terri%icante presenza del vulcano
#sterminatore$ (v. E), c' tutto il divario c!e separa concezioni e poetic!e dei due autori
dell'uno, c!e presume di scrivere in sublimi versi un trattato %iloso%ico, in cui si c!iarisce a %ondo
la natura delle cose, e dell'altro, c!e alla prosastica %iloso%ia oppone prima la poesia
d'immaginazione, propria degli antic!i, poi la sua moderna lirica, in cui il mistero della vita e
della morte non trova risposta.
@nsomma, Leopardi si sar in &ualc!e misura ispirato a Lucrezio3 @n passato lo si dava &uasi per
certo) oggi si assai pi+ cauti. Leopardi dovrebbe aver letto il poeta latino almeno nella
traduzione secentesca del Aarc!etti Lucrezio citato pi+ volte nel giovanile :aggio sopra gli
errori popolari degli antic!i, poi sempre pi+ raramente) e le citazioni sono piuttosto generic!e o
di carattere lessicale (sulla scorta del dizionario del Jorcellini).
:ull'argomento A. :6<</N;@ (Leopardi e Lucrezio, in Leopardi e il mondo antico, #6tti del .
<onvegno internazionale di studi leopardiani$, Jirenze 1=88, pagg. 11=-I8), conclude con
#un'ipotesi$, come l'autore stesso la de%inisce, c!e pare suggestiva #K ... L C se lo scarso e
dubbio lucrezianismo leopardiano non riveli, piuttosto c!e conoscenza latamente di%ettosa
dell'opera di Lucrezio, un generale sentimento di estraneit, %ors'anc!e divenuto di avversione,
ad una sistemazione dell'universo c!e inserisce e tutela l'uomo nella natura, aprendo un porto
di salvezza, innalzando un nobile castello, allargando insomma - cos( come %ar la cultura
umanistica, la cultura precopernicana e pregalileiana nelle sue gradazioni meno trion%alistic!e -
la s%era di un'umanit superiore e rasserenataM (&uest'ultima citazione rimanda a D. D@N6L,
Leopardi. la cultura e la societ dei suoi tempi, in La posizione storica di 1. Leopardi, ;orino
1=98, pagg. 8C8-8C=L$). :. ;impanaro, ad esempio, pur dic!iarando probabile la lettura diretta
di Lucrezio da parte di Leopardi, si c!iede perc!H non ne resti traccia #in espliciti appunti o
precise allusioni$.
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