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IL CAEREMONIALE E IL MAESTRO DELLA CELEBRAZIONE

Piero Marini
n6 nov/dic 2011
1. I Cerimoniali
La presenza e il compito del cerimoniere nella liturgia in stretta relazione con i cosiddetti
Cerimoniali, ovvero i libri liturgici che descrivono con precisione lo svolgimento dei riti e indicano
il ruolo svolto dai protagonisti della celebrazione, precisando per ciascuno le vesti da indossare, i
gesti da compiere, i movimenti da fare, lordine da tenere nelle processioni, ecc. i tratta cio
della descrizione delle cerimonie senza lindicazione delle letture, delle preghiere e dei canti che
devono essere eseguiti.
!ella catena di formazione dei libri liturgici i Cerimoniali sono gli ultimi a essere stati composti e
sono il risultato di un graduale cambiamento che si operato nella liturgia romana e che ha
trovato il suo culmine nei secoli "##$"#%. & il periodo in cui si sviluppa la Curia romana e si fa
ancora pi' evidente il cambiamento nellagire liturgico dei (ontefici) da una liturgia a carattere
prevalentemente *pastorale+, si passa progressivamente a una liturgia di palazzo. # ommi
(ontefici, infatti, diradano sempre di pi' la loro presenza nei tituli, cio in determinate chiese di
,oma, per le celebrazioni della domenica e delle solennit- con il popolo, e celebrano sempre pi'
spesso nelle cappelle del palazzo attorniati da un gruppo particolare di clero e di fedeli.
Le celebrazioni papali assumono cos. un aspetto cerimoniale di palazzo e ci/ determina la
necessit- di redigere, oltre a 0uelli gi- esistenti, particolari libri liturgici. i tratta dei cosiddetti
Cerimoniali, libri che contengono le rubriche per le cerimonie pi' complesse e per il protocollo di
corte. 1ali libri devono essere continuamente aggiornati. 2no degli aggiornamenti pi' evidenti,
dato il cambiamento del contesto in cui si svolgono le celebrazioni, ha luogo durante il periodo
avignonese. # cerimonieri pontifici diventano molto esperti nel settore delle cerimonie e
raggiungono la massima autorit- e importanza nei secoli "% e "%#. #nsieme alle indicazioni per il
cerimoniale papale appaiono anche le indicazioni per il cerimoniale dei vescovi. 2no dei libri che
ebbe pi' successo fu il Cerimoniale dei vescovi contenuto nel (ontificale di 3uglielmo 4urando
negli anni 1256$1257. 8uesto testo, rielaborato dai cerimonieri della Curia romana insieme a un
Cerimoniale di poco precedente del card. Latino 9alabranca :rsini ;c. 12<0=, serv. come base
per unulteriore rielaborazione ad opera di (aride 4e 3rassis ;> 172<= per le cerimonie della
Cattedrale di ?ologna, il 0uale a sua volta forn. il materiale per il Cerimoniale dei vescovi
pubblicato dal papa Clemente %### nel 1@00 a seguito del Concilio di 1rento.
Anche se lo sviluppo dei Cerimoniali legato soprattutto ai mutamenti sopra accennati, essi non
sono tuttavia solamente lespressione della liturgia della corte papale. # Cerimoniali in 0ualche
modo si riallacciano e sono la continuazione degli Ordines Romani, libri ben pi' antichi, che a
cominciare dallinizio del secolo %### fino al secolo " descrivono i riti della liturgia romana. #l
termine Ordo, proprio del titolo di 0uesti libri liturgici particolari, passato successivamente a
indicare la descrizione scritta di ogni libro liturgico, come appare evidente nei libri liturgici
pubblicati a seguito del Concilio %aticano ##. Anche i Cerimoniali, 0uindi, descrivono lordine di
svolgimento di un rito, lordine di successione dei singoli atti liturgici, verbali e non verbali.
2. I cerimonieri
#l compito dei cerimonieri prende rilievo soprattutto nel periodo dei cerimoniali, 0uando cio la
liturgia si fa maggiormente complessa. # pi' famosi sono i cerimonieri pontifici del secolo "%, tra
i 0uali sufficiente ricordare (ietro ?urgense ;sec. "%=, Bnea ilvio (iccolomini ;> 1C@<=,
Agostino (atrizi (iccolomini ;> 1C57=, 3iovanni ?urcardo ;> 170@= e il gi- menzionato (aride de
3rassis. 1uttavia, gi- nel D10 si ha notizia della presenza a ,oma di un Ordinator, cio di un
Emaestro dellordine della 9essa, o 0uello che insegnava le cerimonie agli ordinandiF
G1H
. econdo
la tradizione, dun0ue, la figura di un responsabile della celebrazione si richiede sempre 0uando si
tratta di un rito piuttosto articolato, per favorire e uno svolgimento ordinato delle se0uenze
rituali e il coordinamento tra i vari uffici e ministeri.
La prima descrizione completa della figura e dei compiti del cerimoniere , tuttavia, 0uella del
Cremoniale Episcoporum del 1@00 ;cf. libro #, cap. %=. i parla di due cerimonieri scelti tra il
clero della chiesa cattedrale, dotati di competenza e di 0ualit-, del loro aspetto e della loro
statura conveniente. #l primo cerimoniere si occupa del vescovo e deve essere presbitero, il
secondo si occupa del celebrante non vescovo e degli altri ministri e deve essere almeno
suddiacono. A essi affidato tutto lo svolgimento della celebrazione. i parla anche della
possibilit- per i due cerimonieri di avere dei subalterni. #l vescovo inoltre esortato a sostenere
lautorit- dei cerimonieri e a dare a essi un sostentamento economico adeguato per la loro vita e
per poter ac0uistare i libri liturgici necessari per la loro formazione ;cf. nn. 1$<=.
Le norme a riguardo dei cerimonieri del Cremoniale Episcoporum tridentino del 1@00 sono
rimaste in vigore fino al Cremoniale Episcoporum edito nel 15<2 a seguito delle disposizioni del
Concilio %aticano ##.
3. Il Mae!ro "ella cele#ra$ione econ"o il Cremoniale "el 1%&2
# compiti del E9aestro delle celebrazioni liturgicheF
G2H
, sono indicati nei nn. 6C$6@ del
Cremoniale Episcoporum, nel capitolo che tratta degli uffici e dei ministeri nella liturgia
episcopale)
E6C. La celebrazione, soprattutto 0uella presieduta dal %escovo, affinchI rifulga per decoro,
semplicit- e ordine, necessita della presenza di un 9aestro delle celebrazioni, che la prepari e la
diriga, cooperando strettamente con il %escovo e con gli altri che hanno il compito di
organizzarne le parti, soprattutto sotto laspetto pastorale.
#l 9aestro delle celebrazioni deve essere veramente esperto di sacra liturgia, della sua storia e
delle sue caratteristiche, delle sue leggi e delle sue regoleJ ma deve ugualmente avere
esperienza di 0uestioni pastorali, cos. che sappia come debbano essere ordinate le sacre
celebrazioni, non solo per favorire la fruttuosa partecipazione del popolo, ma anche per
promuovere il decoro di esse.
i preoccupi che siano osservate le leggi delle sacre celebrazioni, secondo il loro vero spirito, e le
legittime tradizioni della Chiesa locale che possano essere di utilit- pastorale.
67. i metta daccordo a tempo opportuno con i cantori, gli assistenti, i ministranti e i celebranti
su ci/ che si deve fare e direJ durante la celebrazione invece usi la massima discrezione
possibileJ non dica nulla di superfluoJ non occupi il posto dei diaconi e degli assistenti a fianco
del celebrante e infine compia tutto con piet-, pazienza e precisione.
6@. #l 9aestro delle celebrazioni indossa il camice o labito talare o la cotta. !el caso che sia
diacono, pu/ indossare, durante la celebrazione, la dalmatica e le altre vesti del proprio ordineF.
3.1. Lattenzione allassemblea
#l compito fondamentale del 9aestro delle celebrazioni 0uello di favorire la bellezza, la
semplicit- e lordine della celebrazione presieduta dal vescovo. #l Cerimoniale si riferisce alla
celebrazione tipica della Chiesa locale, che esprime nella pluralit- degli ordini e ministeri,
limmagine pi' autentica della Chiesa che i credenti possono offrire agli uomini e alle donne del
loro tempo
G6H
.
La prima attenzione del 9aestro deve, dun0ue, essere rivolta allassemblea liturgica nel suo
insieme, e in particolare alla Epartecipazione piena e attiva di tutto il popolo Gdi 4ioH K alla 0uale
il popolo cristiano K ha diritto e dovere in forza del ?attesimoF ;SC 1C=. #l 9aestro deve 0uindi
conoscere bene il rapporto tra assemblea, celebrazione e Chiesa particolare.
3.2. Lo splendore della bellezza
Al 9aestro richiesto di favorire lo splendore del decoro cio della bellezza di tale celebrazione.
9a da che cosa dipende la bellezza di una celebrazioneL Bssa esige anzitutto la necessit- di
instaurare, non solo con il vescovo e con gli altri collaboratori, ma con tutta la comunit-
ecclesiale rapporti fraterni di collaborazione, ispirati a gratuit-, comprensione e stima reciproca.
La bellezza della Chiesa, infatti, soprattutto spazio di libert-, di sviluppo dellumano, di
simpatia con gli uomini, di condivisione e solidariet-. & importante, pertanto, che il 9aestro delle
celebrazioni faccia risplendere 0uesta bellezza prima ancora di prendersi cura degli altri elementi
necessari per il culto. Bvidentemente non si tratta solo di favorire lo sviluppo di una formazione
semplicemente umana, ma di promuovere nello stesso tempo leducazione alla liturgia, Eprima e
indispensabile fonte alla 0uale i fedeli possono attingere il vero spirito cristianoF ;SC 1C=. #n
sintesi, il 9aestro deve favorire lo splendore della bellezza in tutta la liturgia) negli spazi, negli
ambienti, ma soprattutto in 0uel Etempio vivente di 4ioF ;cf. 1Cor 6,1@$1DJ 2Cor @,1@= che sono
le persone.
La bellezza nella liturgia riguarda, inoltre, i sensi) la vista, ludito, lolfatto, il tatto. Ma 0uindi
bisogno della musica, del canto, della luce, dei fiori, dei colori e della coreografiaJ ha bisogno
degli elementi del creato, come il vino, lac0ua, il pane, il sale, il fuoco, la cenere, ecc. 4i
conseguenza, necessaria una particolare attenzione alla 0ualit- dei segni) si pensi al segno
dellassemblea appena accennato e al segno della parola di 4io, al luogo della celebrazione e alle
suppellettili.
E# luoghi sacri e le cose che servono al culto siano davvero degni, belli, segni e simboli delle
realt- celestiF ;:39, 2<<=.
3.3. La preparazione
#l 9aestro deve Epreparare e dirigereF
GCH
la celebrazione. !e consegue un particolare impegno a
predisporre con cura lo spazio destinato allassemblea e i punti focali della celebrazione ;laltare,
lambone e la cattedra, le icone e gli elementi decorativi=. #l Cremoniale esige, inoltre, che il
9aestro tenga conto dellaspetto pastorale, sia cio sensibile alle esigenze della comunit-, non
solo per 0uanto riguarda una sana creativit- nei testi e nelle se0uenze rituali prevista nei libri
liturgici, ma anche a proposito delle Elegittime tradizioni della Chiesa localeF. Bgli inoltre Edeve
mettersi daccordo a tempo opportuno con i cantori, gli assistenti, i ministranti e i celebranti su
ci/ che si deve fare e direF ;CB 67=.
2na *bella+ celebrazione dipende in gran parte dal modo con cui stata preparata. (er 0uesto,
tutti i libri liturgici della riforma sono introdotti dal testo delle Premesse teologico$liturgiche al
rito, che il 9aestro dovrebbe approfondire, meditare e far conoscere. #l segreto di una
celebrazione che si svolge con grande ordine e armonia nella cura con cui essa stata
preparata.
3.. La semplicit!
#l 9aestro deve fare in modo che la celebrazione presieduta dal vescovo risplenda per semplicit-,
come prescrive la Costituzione liturgica) E# riti splendano per nobile semplicit-F ;SC 6C=J Egli
ordinari procurino di ricercare piuttosto una nobile bellezza che una mera sontuosit-F ;SC 12C=.
Ambedue 0uesti testi ci dicono che la bellezza nella liturgia legata alla semplicit-. # riti cio
risplendono di bellezza 0uando sono dotati della 0ualit- della semplicit-, e la bellezza, splendor
veritatis, nobile solo 0uando evita la sontuosit-.
ELa semplicit- dei gesti e la sobriet- dei segni posti nellordine e nei tempi previsti comunicano e
coinvolgono di pi' che lartificiosit- di aggiunte inopportuneF
G7H
.
(er il Concilio importante che i riti siano anzitutto cos. come sono stati voluti originariamente,
ancor prima dello splendore che pu/ essere aggiunto dallarte. !ella liturgia la bellezza emerge
dalla sobriet-, dalla semplicit-, dalla spontaneit-, dallattenzione nellevitare la sontuosit-, la
frivolezza e la mondanit-. La bellezza cristiana non un dato, ma un evento) un evento damore
che narra sempre di nuovo, in maniera creativa e poetica, nella storia, la follia e la bellezza
tragica dellamore con cui 4io ci ha amati donandoci il suo Niglio, 3es' Cristo ;cf. 3v 6,1@=.
3.". #n esperto a servizio della litur$ia
#l Cerimoniale esige, infine, che il 9aestro Esia veramente esperto in sacra liturgia, della sua
storia e delle sue caratteristiche, delle sue leggi e delle sue regoleF;CB 6C=. #l 9aestro deve
essere dedito allo studio. !el Cerimoniale tridentino si elencavano anche i libri che il 9aestro
doveva avere a disposizione ;cf. Libro #, cap. %, n. <=. :ggi il 9aestro ha a disposizione per la
sua preparazione remota e prossima i libri liturgici della riforma liturgica, il cui contenuto deve
essere attuato nello spirito delle Premesse di cui tutti sono dotati.
#l 9aestro oggi pi' che in passato si trova di fronte a tanti improvvisati EmaestriF che si
autoproclamano competenti in liturgia con amplificazione massmediatica delle loro idee. & bene
ricordare che in liturgia la vera cattedra di insegnamento 0uella della competenza unita al
servizio esercitato con carit- e con umilt-. Come dice il Cremoniale, il 9aestro Edeve compiere
tutto con piet-, pazienza e precisioneF;CB 67=, ma soprattutto deve essere dotato della
Emassima discrezione possibile, e non occupare il posto dei diaconi e degli assistenti a fianco del
celebranteF ;CB 67=. 1ra tutte le 0ualit- del 9aestro, oltre alla preparazione scientifica e allo
spirito di servizio, 0uella di cui oggi, a mio giudizio, si ha maggiormente bisogno la discrezione,
il sapersi mettere da parte, convinti che nella liturgia vi un solo (rotagonista e un solo
9aestro) il Cristo ignore ;cf. 9t 26.<.10$11=. #l 9aestro della celebrazione, dopo tanto studio,
impegno e lavoro, deve considerarsi sempre un umile e semplice servitore ;cf. Lc 1D,10= del
proprio 9aestro e ignore. (er preparare e dirigere la celebrazione nello spirito dei libri liturgici,
necessario non solo essere esperti in liturgia, ma soprattutto esercitare il servizio con umilt-.
Lindicazione del Cremoniale che lufficio di 9aestro delle celebrazioni pu/ essere esercitato da
un diacono la conferma che si tratta di un servizio svolto a imitazione di colui che venuto per
servire e non per essere servito ;cf. 9c 10,C7J Lc 22,2C$2DJ 3v 16,12$1D=.
3.%. Larte di introdurre nel mistero
#l 9aestro deve, dun0ue, essere esperto in liturgia e preoccuparsi Eche siano osservate le varie
leggi delle celebrazioniF ;CB 6C=. 9a lesecuzione rituale delle rubriche pu/ non essere sufficiente
perchI le leggi siano osservate Esecondo il loro vero spiritoF ;CB 6C=. !el preparare e dirigere la
celebrazione il 9aestro deve in 0ualche modo fare anche opera di mistagogo, deve saper
introdurre nel mistero. Ci/ significa che egli per primo deve aver conosciuto e penetrato il
mistero che la liturgia celebra.
#n sintesi, ogni buon 9aestro dovrebbe essere guidato nella sua azione dalle parole di papa
?enedetto) EG:ccorreH entrare con la nostra mens nella vo& della Chiesa K !ella misura in cui
noi abbiamo interiorizzato 0uesta struttura Gdella preghieraH, compreso 0uesta struttura,
assimilato le parole della liturgia, possiamo entrare in 0uesta interiore consonanza e cos. non
solo parlare con 4io come persone singole, ma entrare nel *noi+ della Chiesa che prega. B cos.
trasformare anche il nostro *io+ entrando nel *noi+ della Chiesa, arricchendo, allargando 0uesto
*io+, pregando con la Chiesa, con le parole della Chiesa, essendo realmente in collo0uio con
4ioF
G@H
.
G1H
3. 9oroni, 'izionario di erudizione storico ecclesiastica( vol. "L#, 1ipografia Bmiliana, %enezia
1<C@, p. 1@<.
G2H
Cos. denominato nel n. 10@ dellOrdinamento $enerale del )essale Romano ;:39,=, CB# $
LB%, Citt- del %aticano 200C.
G6H
Cf. Concilio *aticano ++( Cost. Sacrosanctum Concilium ,SC-( n. C1.
GCH
Cf. COremoniale Bpiscoporum e& decretoSacrosancti .cumenici Concilii *aticani ++
instauratum( auctoritate +oannis Pauli PP. ++ promul$atu, editio t/pica ;1C.5.15<C= ;CB=, LB%,
Citt- del %aticano 15<C ;reimpressio 15<7, 1557J reimpressio emendata 2001-, n. 6C.
G7H
?enedetto "%#, Bsortazione apostolica post$sinodale Sacramentum Caritatis ;22.2.200D=, n.
C0.
G@H
?enedetto "%#, 'iscorso al clero della diocesi di 2lbano, Castelgandolfo, 61 agosto 200@.

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