Rosanna Di Battista La porta e larco di Castelnuovo a Napoli
Per la Corona dAragona la conquista dellItalia meridionale segna uno stravolgimento per las- setto del Regno 1 . Dopo lunghissimi anni di guerra Alfonso V nel 1442, una volta sconfitto il rivale Renato dAngi 2 , decise di trasferire la se- de della corte da Barcellona a Napoli. Il Magnanimo, assunto il titolo di Alfonso I Rex utriusque Siciliae, il 26 febbraio del 1443 face- va il suo ingresso trionfale nella citt partenopea. Sito rappresentativo di tutta la citt divenne Castelnuovo (ill. 1) prescelto dal sovrano come sua residenza. Limpianto della fortezza, creato nel 1279 ex fundamentis da Carlo dAngi a ridosso dellarea portuale, venne ristrutturato a partire dal 25 marzo del 1443 3 . Al tempo di Carlo I dAngi lentrata princi- pale del Castrum Novum si trovava sulla cortina settentrionale e solo nel periodo aragonese fu spostata in quella occidentale (visibile nella par- te inferiore della planimetria). Dai Registri an- gioini risulta che nel 1283 in balio ipsius castri iuxta pontem predictum ex parte Neapolis usque de novo construi, et a turri que est iuxta portam castri ipsius ex parte Neapolis usque ad murum dicti balij 4 , pertanto la Porta medievale di Castelnuovo si apriva verso la citt, e non in direzione della Collina di S. Martino. Essa era 1. Planimetria di Castelnuovo (rilievo di Avena del 1902). 2. Immagine del vestibolo dingresso a Castelnuovo (da R. Filangeri, Castelnuovo reggia angioina ed aragonese, Napoli 1934). 3. Volta del vestibolo (da Filangeri Castelnuovo reggia..., cit.).
10-11|1998-99 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 8 fiancheggiata da torri e collegata, per mezzo di un ponte levatoio, ad una seconda porta aperta nel recinto perimetrale, chiamato balium. La Porta angioina, se da un lato consentiva un collegamento pi diretto con il porto, dallal- tro costituiva un punto vulnerabile nella struttu- ra difensiva, come aveva potuto constatare nel 1441 la flotta aragonese durante gli attacchi sfer- rati contro Renato dAngi, asserragliatosi in Castelnuovo. Terminata la guerra la gram par- te de la terra inverso castel novo era disfatta 5 e Alfonso I dopo aver munito il porto di un nuovo molo e dellArsenale grazie allo- pera di Onofrio di Giordano della Cava 6 inizi a rafforzare il perimetro murario della fortezza. Nel 1446 veniva realizzata la copertura sul nuovo portale di accesso al castello, secondo quanto testimoniava una Cedola della Tesoreria Aragonese trascritta da Riccardo Filangeri. Nel settembre di quellanno infatti gli scalpellini, o per meglio dire i pedra piquers Bartolomeu Prats e Bartolomeu Villasclar, originari di Maiorca, ricevevano dieci ducati per abeuratge dela volta que han feta sobre lo portal del Castell nou 7 . La volta fatta sopra il portale di Castel- nuovo dovrebbe essere quella di accesso al vesti- bolo, impostata su pianta quadrata e coperta da una crociera costolonata, ancora oggi visibile dopo aver attraversato lArco trionfale (ill. 2). Su ognuno dei quattro peducci angolari poggiano tre costoloni che incrociandosi fra di loro dise- gnano una stella a quattro punte, secondo un motivo diffuso in area catalana 8 . Il centro della volta appare marcato oltre che dai costoloni impostati sulle diagonali da altre quattro ner- vature, fra loro perpendicolari, concluse alle- stremit da altrettante chiavi su cui sono scolpi- te le imprese del re: il miglio, il nodo, la sedia ar- dente e il libro aperto (ill. 3). Gli emblemi per- sonali di Alfonso I sono disposti in maniera tale da circondare la chiave di volta centrale, su cui campeggia lo stemma aragonese e tali da forma- re, congiunti con i peducci, i vertici della stella. Il vestibolo dingresso al castello alfonsino si trova nuovamente nominato il 14 gennaio 1451 nel Memorial fet per la magestat del senyor Rey an Antoni Sagrera d.a la obra del Castell- nou, con il quale si ordinava il trasporto di pie- tra da Maiorca a Napoli. Antoni Sagrera, figlio di Guillerm protomagister della fabbrica di Castelnuovo, veniva inviato nellisola nativa per scegliere il materiale lapideo da impiegare nella costruzione 9 . Fra le voci dellordinativo sono in- dicate le dimensioni di un blocco o, per meglio dire, di una pea que a servir per lo tabernacle de la figura de la Justicia qui sia davant la gran volta de la entrade del ditt Castell, ha da aver de lonch VI palms e de ample V palms e mig e dealt IIII palms 10 . Sembrerebbe quindi che dinanzi alla gran volta posta allentrata del Castello si prevedesse di collocare un tabernacolo conte- nente una statua della Giustizia. La situazione di tutto il castello e, in partico- lare di questa zona, viene definita con maggiore dettaglio nel contratto sottoscritto dal re e dai quattro maestri di Cava dei Tirreni Onofrio di Giordano, Coluccio di Stasio, Carlo e Pretello de Marino il 19 aprile del 1451. Sulla base di un preciso capitolato i detti maestri si impegna- vano, per la cifra di 41.000 ducati, a lasciare inal- terata la facciata rivolta verso il mare ed a rifare le cortine settentrionale, occidentale e meridio- nale con le relative torri: ossia quella del Beve- rello a nord-est, quella di S. Giorgio a nord-ove- st, nonch la torre di Mezzo e la torre di Guar- dia a sud-ovest 11 . I vertici della fortezza ed il portale dingresso venivano cos marcati dalle torri cilindriche in pi- 4. Galleria ad archetti presente sulla cortina occidentale e meridionale (da R. Pane Il Rinascimento nellItalia meridionale, Milano 1973).
10-11|1998-99 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 9 perno, da completarsi sul modello della gi esegui- ta torre dellOro. La pietra scura di Pozzuoli, det- ta per la particolare colorazione piperno, avrebbe dovuto essere impiegata anche per concludere su- periormente le nuove cortine in tufo, nelle quali si prevedeva di realizzare una galleria ad archetti. Questo corretore coperto doveva rigirare su tre lati del perimetro anche se Riccardo Filangeri, nei lavori di restauro del 1926, ne trov traccia solo sulla cortina meridionale ed occidentale (ill. 4), do- ve ripristin loriginaria disposizione 12 . Nel contratto del 1451 indicato come sta- glio maggiore si fa riferimento alla Porta del castello dinanzi alla quale bisognava eseguire un ponte di collegamento fra il muro di controscar- pa del fossato e la Porta stessa 13 . Ai maestri di Cava veniva inoltre chiesto di fornire le tre tor- re zoe la torre de sancto Giorgio e le doy torri de nante la porta delo castello tucte de fora in- vasolate de piperno 14 . Per le copate delle torri inoltre Onofrio di Giordano, Coluccio di Stasio, Carlo e Pretello de Marino si dichiaravano disponibili ad esegui- re i disegni messi a punto dalla Regia corte pur- ch non vi fossero tanti bastuni, come ave fatto mastro Guillermo alla torre di Sancto Giorgio 15 e infatti, rispetto alle scanalature realizzate da Guillermo Sagrera nella torre nord-ovest, i due basamenti della torre di Guardia e della torre di Mezzo vennero rivestiti con una sorta di bugna- to a punta di diamante (ill. 5, 6). Le decorazioni marmoree furono invece espressamente escluse in quanto li dicti maestri non volevano essere tenuti a laborare marmore in figure e fuglyagi 16 e inevitabilmente, la Regia Corte doveva farsi carico di affidare a degli scal- pellini il completamento di tali opere. In base a quanto le maestranze di Cava e il sovrano avevano pattuito appare evidente che, a partire dal 1451, la mole dellintera fabbrica ini- ziava ad assumere una configurazione ben preci- sa, come anche la struttura dellingresso formata dalle due torri e dalla Porta. Questultima sta- ta talvolta confusa con lArco trionfale che, da oltre un secolo, continua a essere oggetto di nu- merosi studi; al contrario quasi sconosciuto ri- mane il problema della Porta del castello, la cui trasformazione costituisce un importante tassel- lo nella storia della costruzione 17 . Lingresso a Castelnuovo infatti caratteriz- zato da una singolare sequenza di ambienti: at- traversato larchivolto cassettonato del fornice trionfale, ci si trova dinanzi alla parete conte- nente il portale detto di Ferrante, che a sua vol- ta immette nel vestibolo del castello (ill. 7). Per- tanto fra la struttura dellArco e la parete ester- na del vestibolo, rivolta ad occidente, esiste un piccolo vano di collegamento coperto da una volta ribassata spingente sulle pareti ricavate ai lati delle due torri (ill. 8). Il problema della concatenazione di questi spazi stato finora solo sommariamente affron- tato dagli studiosi che si sono occupati dellargo- mento, mentre varrebbe la pena di soffermarsi sulle modifiche fatte apportare da Alfonso I dA- ragona alla preesistente Porta per capire come e quando il basamento dellArco venne creato fra le due torri di Castelnuovo. 5. La Torre di Mezzo e la Torre di Guardia. 6. I basamenti delle torri in una miniatura del codice De Majestate custodito nella Biblioteca Nazionale di Parigi.
10-11|1998-99 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 10 Un ulteriore spunto per riflettere sulla strut- tura daccesso al castello verso la met del Quat- trocento e, pi in generale, sul senso delle tra- sformazioni che Alfonso aveva commissionato ai maestri di Cava potrebbe essere rintracciato nel cosiddetto disegno Boymans. Il disegno Boymans Il disegno, che prende il nome dal museo Boy- mans di Rotterdam, dove attualmente custodi- to, venne scoperto nel 1933 dal Planiscig, nella Collezione Knigs di Haarlem(ill. 9) 18 . Attribui- to a Pisanello, esso fu subito messo in relazione con lArco di Alfonso a Napoli (ill. 10) e datato, per una serie di analogie con altri disegni pisa- nelliani contenuti nel codice Vallardi, alla prima met del Quattrocento. Nel foglio I. 527 rappresentata una struttu- ra a sviluppo verticale, spesso definita come frontespizio architettonico, composta da piani sovrapposti 19 . La zona inferiore mostra un arco ogivale, inquadrato da due coppie di esili colon- ne tortili. Su questo ordine binato poggiano al- cune membrature sovrapposte, vagamente acco- stabili ad una trabeazione allantica, concluse da una cornice che corre lungo tutto il piano e che divide nettamente il piano inferiore da quelli su- periori. La parte inferiore (architrave e fregio) della trabeazione si articola sugli elementi portanti e consente linserimento, nello spazio libero sopra logiva, di un medaglione retto da putti. Nella parte centrale del secondo ordine si apre unesedra semicircolare contenente una statua equestre ai cui lati, in corrispondenza del binato inferiore, si dipartono due corpi agget- tanti contenenti ciascuno una nicchia inquadra- ta da lesene. A queste corrispondono nel piano superiore due nicchie che, affiancate ad altre tre di uguale dimensione, costituiscono il motivo della terza fascia. Le nicchie laterali, pur essen- do fra loro incolonnate, nellultimo piano non seguono il risalto della trabeazione sottostante. In ognuna delle cinque nicchie superiori co- s come nelle due inferiori compare una statua ma, in particolare nella nicchia centrale del ter- zo livello posta in asse con lesedra sottostan- te dove collocata la statua equestre si distin- gue una figura femminile seduta, fiancheggiata da due amorini, probabilmente unallegoria del- la Giustizia 20 . Lintera composizione poi conclusa da un coronamento formato da scudi aragonesi alter- nati a bifore con terminazioni archiacute e orna- menti floreali. Il notevole sviluppo in altezza della composi- zione, la successione dei piani e la presenza degli stemmi aragonesi come si gi detto, ma vale la pena ripeterlo fecero pensare al Planiscig che si trattasse di un disegno per lArco trionfa- le di Alfonso dAragona a Napoli 21 ; inoltre le af- finit gi evidenziate da Fritz Burger fra alcuni schizzi del Codice Vallardi e dei motivi decora- tivi scolpiti nellArco 22 , lo indussero a sostenere che Pisanello stesso ne fosse stato lideatore. Riccardo Filangeri, che in quegli stessi anni ricostruiva la storia di Castelnuovo, informato dal Planiscig della scoperta, ritenne il disegno databile fra il 1449 ed il 1452 e lo consider, in- vece, una sorta di tentativo precedente alla rea- lizzazione dellArco dato che il progetto essen- do stato fatto per la porta del castello a suo av- viso doveva essere non anteriore alla creazione della nuova porta (1449-1451) n posteriore al- linizio dei lavori presente il Laurana (fine del 7. Pianta della zona dingresso a Castelnuovo. 8. Disegno di A.Vaccaro relativo allimpianto dellArco trionfale.
10-11|1998-99 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 11 1452) 23 . Filangeri inoltre affermava, sulla base di un pagamento da lui individuato in data 17 lu- glio 1453, a favore dei mestres marmorar Pe- re Johan, Pietro di Martino da Milano, Paolo Romano e Francesco Laurana che, a quellepoca e non nel 1455, si stavano gi scolpendo le deco- razioni dellArco 24 . Allinterno di questi limiti cronologici lar- chivista napoletano distinse un primo progetto di matrice pisanelliana pensato per la Porta del Castello da un secondo, per cos dire definitivo, messo a punto da Francesco Laurana per lArco vero e proprio, senza per chiarire la differenza fra questi due diversi elementi (porta-arco). Filangeri, pur rifacendosi allipotesi del Pla- niscig per quanto concerne la rispondenza del disegno allArco di Alfonso, non consider Pisa- nello esecutore del frontespizio architettonico. A suo avviso infatti il disegno della collezione K- nigs una soluzione dovuta ad un mediocre ar- tista, che si giov dei disegni del Pisanello ed al quale forse il Pisanello stesso dett norme e daltronde, linorganicit che la composizione architettonica presenta appare lontana dalla so- luzione definitiva poi realizzata per lArco, pi rispondente ad un concetto classico. Alla fine degli anni Sessanta il problema ven- ne riproposto in nuovi termini da Michael Baxandall. Secondo questi il disegno pisanellia- no non andava riferito allArco, bens ad un di- segno preparatorio per un affresco scomparso che si trovava in Castel Capuano a Napoli, dove Giovanni Carafa, vigoroso decurione romano, stabil che venisse dipinto un ritratto del re, raf- figurato a cavallo e con larmatura [...] attorno a questa immagine, poi le raffigurazioni di quattro virt: la Giustizia, la Carit (o la Liberalit) la Prudenza e la Temperanza (o la Fortezza) 25 . In merito ai versi che si sarebbero dovuti inserire fra le Virt che erano incolonnate ai lati della statua equestre di Alfonso dAragona, nacque una disputa che oppose Lorenzo Valla ad Anto- nio Panormita, del cui esito riferisce lo stesso Valla nelle sue invettive contro Bartolomeo Fa- cio 26 . Il fatto di cui si narra dovette avvenire quando il Valla lavorava ancora a Napoli alle di- pendenze di Alfonso, ossia prima di ottenere lincarico apostolico a Roma 27 ; di conseguenza laffresco avrebbe una datazione antecedente al 1448 e non successiva. Le similitudini riscontrate da Michael Baxan- dall fra la descrizione dellaffresco e il Disegno 9. Il disegno custodito nel museo Boymans van Beuningen (Inv. I.527). 10. Larco di Alfonso (foto Anderson 28187, Napoli).
10-11|1998-99 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 12 di Rotterdam lo portarono ad ipotizzare per questultimo, sia una diversa committenza, sia a spostarne i termini cronologici. Sempre secon- do Baxandall lo schema dellaffresco voluto dal Carafa per celebrare il compagno darmi Alfon- so appare simile a quello del disegno pisanellia- no soprattutto per ci che attiene la disposizio- ne delle quattro Virt che circondano la statua equestre, anche se in realt sul disegno com- paiono ben cinque figure allegoriche e non quattro. Lo studioso, per, non analizz in ma- niera puntuale il disegno, rimandando per que- sto al saggio di George Hersey del 1969 28 . La questione venne riproposta nel 1973 anco- ra dallo Hersey 29 , che tornava a riconsiderare le possibili relazioni del disegno non pi con il mo- numento di Alfonso a Castelnuovo, quanto con laffresco di Castel Capuano descritto dal Valla. Lo studioso concluse che il disegno Boymans do- veva mostrare un alzato costruito per una scenae frons permanente o temporanea creata nel castel- lo federiciano di Napoli e sostenne che, sebbene nel 1446 Pisanello non fosse a Napoli, in quello stesso periodo potrebbe aver mandato un assi- stente a realizzare il disegno, poich gi in una lettera del marchese Guglielmo Gonzaga dell11 marzo 1444 lartista veronese aveva espresso il desiderio di recarsi nel Regno 30 . 11. Larco trionfale venne creato davanti alla Porta di Castelnuovo. 12. Portale di Ferrante (da Filangeri, Castelnuovo reggia..., cit.).
10-11|1998-99 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 13 Anche Roberto Pane, daccordo con George Hersey, fu propenso a credere che il disegno ap- partenesse alla cerchia pisanelliana, anche se eb- be modo di far rilevare un errore di carattere tettonico. Da un attento esame dellimpagina- to architettonico, reso prospetticamente, Pane not che mentre nella parte inferiore i risalti simmetrici sono delineati ai lati dellingresso nella zona superiore la ricorrenza degli aggetti limitata ai soli piedistalli che fiancheggiano il nicchione. La cornice invece, al di sopra delle nicchie si svolge con andamento ininterrotto, e cio senza risaltare come dovrebbe in corrispon- denza dei piedistalli 31 . Pertanto, essendoci del- le incongruenze a livello strutturale, dedusse che lautore del disegno o non doveva avere al- cuna esperienza di architettura o comunque molto limitata 32 . Un anno dopo la pubblicazione dello studio di Roberto Pane, ossia nel 1976, Hanno Walter Kruft e Magne Malmanger presentavano una nuova monografia sullArco trionfale di Napo- li 33 . Gli studiosi tedeschi, nel riesaminare il pro- blema della possibile relazione fra il disegno di Rotterdam e larco di Alfonso, confutavano le tesi sostenute dallo Hersey. Leventualit che la soluzione architettonica mostrata nel disegno fosse un apparato scenografico allestito in Ca- stelcapuano fu del tutto esclusa, infatti Kruft e Malmanger sostennero che le proporzioni del disegno Boymans-van Beuningen dipendevano dalla situazione topografica di Castelnuovo. Gli stessi ritenevano invece possibile che Pietro di Martino, incaricato di completare lArco alfon- sino, essendo a conoscenza della disposizione del disegno di Rotterdam, avesse avuto modo di riprenderne limpostazione generale, trasfor- mando il linguaggio tardo gotico in forme pi classiche. In tempi pi recenti Ferdinando Bologna, ri- tenendo storicamente attendibile la data del 1446 per laffresco di Castel Capuano descritto dal Val- la, ne attribuisce lideazione a Dello Delli, che proprio nel giugno di quellanno si era trattenuto alcuni giorni presso la corte di Alfonso 34 . Significato del disegno Il disegno Boymans stato interpretato alcune volte come preparatorio per un affresco comple- tamente estraneo al progetto per lArco trionfale di Castelnuovo, altre volte come un suo disegno preliminare, ma in realt esso potrebbe rappre- sentare qualcosaltro ancora. I pareri discordanti in merito alla natura dellarchitettura in esso rap- presentata fanno oscillare la sua datazione fra il 1446 ed 1452, anche se poi gran parte degli stu- diosi giungono ad una conclusione comune e rintracciano se non direttamente in Pisanello, al- meno in un suo copista, lautore del disegno 35 . Nonostante manchino elementi certi per sta- bilirne lanno di esecuzione, coloro che hanno voluto vedere nel disegno un diretto riferimen- to allaffresco di Castel Capuano sono costretti ad anticipare la presenza di Pisanello a Napoli al 1446, senza alcun supporto documentario; lo stesso dicasi per il limite cronologico del 1452 fissato da Riccardo Filangeri. Se il frontespizio architettonico fosse effettiva- mente da mettere in relazione con la cerchia pi- sanelliana di Napoli, la presenza dellartista vero- nese alla corte di Alfonso potrebbe rappresenta- re un termine di riferimento cronologico certo. Il disegno , infatti, pi ragionevolmente da- tabile agli anni in cui Antonio Pisano prestava servizio presso la corte aragonese, come attesta- no le fusioni di alcune medaglie eseguite nel 1449 ed anche un privilegio concessogli durante tutto lanno seguente. In questi anni, per, nelle Cedole della Teso- reria non risultano registrati pagamenti per le decorazioni dellArco; le prime somme certe ri- salirebbero secondo Von Fabriczy solo al 1455, secondo Filangeri al 1453 36 . Altre fonti, per, documentano che gi a partire dal 1450 era in atto una trasformazione della zona dingresso al castello. Un indizio contenuto nel memoriale del Re inviato al procuratore reale di Maiorca 37 , con il quale furono richiesti dei blocchi di pietra di Santagny anche per il tabernacolo di una sta- tua della Giustizia da collocarsi sopra lingresso, come si gi sottolineato in precedenza. Sebbene lesistenza del vestibolo fosse atte- stata gi a partire dal 1446, solo a distanza di quattro anni i Maestri di Cava si impegnavano a rivestire le torri della Porta che, evidentemente proprio in questo frattempo, erano state create sulla cortina occidentale di Castelnuovo. Pur non sapendo con esattezza quando la Torre di Mezzo e la Torre di Guardia furono previste, dal momento in cui nel marzo 1451 se ne rivestiva- no i basamenti si pu dedurre che le misure del- linterturrio dingresso erano state definite. Di conseguenza fra il 1449 e 1450, e cio quando Pisanello si trovava a Napoli, sebbene le torri non fossero complete, esse potevano essere gi state progettate; a tal proposito significativo notare che nel disegno Boymans le torri non compaiono ai lati del frontespizio, anche se poi lo sviluppo dello schema architettonico lascia facil- mente immaginare che esso fosse limitato late- ralmente da due avancorpi. Nel disegno di Rotterdam tra laltro la Por- ta ogivale immette in un androne voltato a cro- ciera, i cui costoloni poggiano direttamente su quattro peducci collocati nei rispettivi angoli. Dallo spazio interno dellandrone possibile intravedere sul fondo un portale come se dal- lingresso si passasse attraverso uno spazio aperto. Una situazione analoga esisteva nella zona dingresso a Castelnuovo prima della co-
10-11|1998-99 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 14 struzione dellArco trionfale, quando cio la Porta del castello immetteva direttamente nel vestibolo, avente per copertura una volta a cro- ciera costolonata poggiante su peducci. Parte degli elementi descritti, tipo il vestibolo e la sua copertura, seppure esistenti, purtroppo oggi non sono pi visibili dallesterno a causa delle ridotte dimensioni del portale di Ferrante. Te- nendo presente che questo portale a tutto sesto, posto alle spalle del fornice basamentale dal- lArco di Trionfo, venne modificato dal figlio di Alfonso, Ferrante, fra il 1465 e il 1471 per inse- rirvi il bassorilievo dellincoronazione, esso po- teva in origine seguire landamento della retro- stante volta del vestibolo e, di conseguenza, po- teva essere a sesto acuto (ill. 11). In tal caso la porta del Castelnuovo avrebbe avuto una forma del tutto simile a quella riprodotta nel disegno Boymans. Va sottolineato, fra laltro, che il muro su cui si apriva lingresso originario, essendo collegato alla retrostante fabbrica, anche nelle fasce supe- riori era vincolato allaltezza degli interpiani; questo tipo di vincolo ininfluente per la parete superiore dellArco, molto pi simile ad una quinta che ad un corpo di fabbrica vero e pro- prio. Data la particolare configurazione della zona dingresso a Castelnuovo intorno al 1450, tenen- do presente la volta a crociera costolonata del ve- stibolo ed i peducci, nonch le proporzioni del- linterturrio, possiamo a ragion veduta, conside- rare lipotesi che il disegno di Rotterdam vada ri- ferito non tanto allArco, come inizialmente ave- va sostenuto Planiscig, n tantomeno allaffresco previsto in Castel Capuano, quanto piuttosto al- la Porta di Castelnuovo. Questa Porta, di cui si parla nei capitolati del 1451 in relazione al com- 13. Lincontro fra Federico III ed Eleonora di Portogallo raffigurato da Pinturicchio nella Biblioteca del Duomo di Siena, particolare (foto Alinari 9344, Siena). pletamento delle torri che la fiancheggiavano 38 , si doveva trovare alle spalle dellArco trionfale sul- lo stesso piano della cortina rifatta dai maestri di Cava, dove, come si gi fatto rilevare, fra il 1465 ed il 1471 Pietro di Martino da Milano rea- lizz il portale di Ferrante. Di conseguenza, il piano di facciata su cui il progetto di matrice pisanelliana venne immagi- nato doveva trovarsi a filo della cortina perime- trale del castello compresa fra la Torre di Mez- zo e la Torre di Guardia, e non avanzato rispet- to ad essa, ossia nella posizione attualmente oc- cupata dalla struttura dellarco trionfale (ill. 12). Il disegno Boymans, come stato giustamen- te osservato, non ha il carattere di una costru- zione realizzabile, quanto piuttosto di unarchi- tettura dipinta. Non a caso Michael Baxandall lo aveva messo in relazione con laffresco descritto da Lorenzo Valla e successivamente George Hersey lo consider un apparato scenografico per Castel Capuano. Accogliendo lipotesi che si tratti di un fondale scenografico, si pu ritenere che fosse destinato a decorare lingresso di Ca- stelnuovo. Resta aperto un quesito: quale avve- nimento ebbe luogo a Napoli tale da richiedere lideazione di un simile apparato decorativo? Una data importante per capire le vicende che interessarono la costruzione di Castelnuovo proprio quella del 1450; nel dicembre di quel- lanno infatti a Napoli, allinterno dellarce alfon- sina, vennero celebrate per procura le nozze fra il Re dei Romani ed Eleonora di Portogallo. Attraverso i documenti della Cancelleria alfonsina, custoditi a Barcellona, possibile con- statare come gi nel giugno 1450 fossero in cor- so le trattative per concludere il matrimonio fra Federico dAustria ed Eleonora, richiesta a Na- poli gi nel 1449 39 . Relativamente agli avvenimenti del 1450 Bartolomeo Facio scrive che Appresso a questo tempo Alfonso diede per moglie Federico III Imperadore, Heleonora sua nipote bellissima giovane, figliuola di Alfonso Re di Portogallo. s per maritarla s per fermare le sue forze, e stabi- lirsi nel Regno con quel parentado Et havendo Federico deliberato di l a due ani di passare in Ita- lia, per coronarsi, secondo il costume degli altri Imperadori, venne... 40 . Lo storiografo del re con molta precisione sostiene che il re dei romani si sarebbe recato a Roma entro due anni dalla stipula del matrimo- nio ed infatti nel febbraio 1452 Federico III fu incoronato imperatore da papa Nicol V. Il contratto nuziale, finora sconosciuto, pre- vedeva infatti che la copula carnale sarebbe avvenuta entro venti mesi e che Eleonora sareb- be potuta approdare in Italia o nel porto di Na- poli o in quello di Pisa 41 . Il Facio, sempre riferendo del viaggio com- piuto da Federico per raggiungere Roma, fa pre-
10-11|1998-99 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 15 14. Basamenti della porta di Capua. 15. Ricostruzione della Porta di Capua (da C.A. Willemsen, Kaiser Friedrichs II. Triumphtor zu Capua, Wiesbaden 1953). sente che In questo mezzo Heleonora chiamata in Italia da Re Alfonso, giunse a Pisa per mare, e poi a Siena 42 , dove avvenne il primo incontro al- la presenza di Enea Silvio Piccolomini (ill. 13). Le grandi trasformazioni che si eseguirono nel castello, a partire dallordinativo della pietra di Maiorca fino allo staglio del 1451, possono essere legate alla visita dellimperatore Federico III, che sarebbe dovuta avvenire pochi mesi do- po. Ne consegue che, a partire dal 1450 ci fu un interesse del sovrano aragonese ad accelerare i tempi di costruzione. Dalla sollecitazione rivolta da Alfonso I in persona al procuratore reale di Maiorca al quale si chiede quant pus prest sia possible doneu or- de que la dita pedra vinga, car una hora nos par un any sia arribada per continuar la obra de nostre castell 43 , si capisce limpazienza del Re di veder sistemato limpianto della fortezza che, come di- ce Alfonso, fa sembrare il trascorrere di unora pari ad un anno. Con il contratto del 1451 si fissavano i termi- ni per la durata dello staglio detto maggiore, re- lativo al rivestimento ed al completamento delle cortine e delle torri, con un preciso obbligo per i Maestri di Cava di rispettare i termini contrat- tuali sottoscritti. Evidentemente il Re aragonese si aspettava che limperatore, una volta giunto in Italia gli avrebbe fatto visita per festeggiare il matrimonio combinato grazie alla sua volont. Scrive sempre il Facio che dopo lincoronazione Federico propose di andare vedere Re Alfon- so per non partirsi dItalia senza fargli motto. Il che rapportato ad Alfonso fece incontanente ap- parecchiature, bench fosse la Settimana Santa, tutte le cose necessarie per riceverlo. Ma Fede- rico, che desiderava di essere presto col Re Alfonso, e sapeva ci parimenti desiderarsi da Heleonora; si trovava gi posto in viaggio aven- do lasciato in Roma per alquanti giorni Ladislao re dUngheria 44 . Data la religiosit del sovrano aragonese 45 , questa coincidenza fra la Settimana Santa e lar- rivo dellImperatore non gli avrebbe consentito di dar inizio ai festeggiamenti e, perci, pregava di ritardare larrivo a Napoli. Continua sempre Facio Havendo adunque Federico inteso la vo- lont di Alfonso, gli fece rispondere, chegli ne andava a trovarlo, non come Imperadore, ma nella guisa che un figliuolo va al padre. e per voleva che egli non facesse tanti apparecchi, quanti intendeva che voleva fare. Alfonso quan- tunque lodasse questa sua umanit, nondimeno ordin che si facessero i preparativi gi incomin- ciati, e deput per lalloggiamento della sua per- sona Castel Capuano 46 . Nonostante limperatore sollecitasse unac- coglienza dimessa, Vespasiano da Bisticci con- ferma che il re fece loro s grande e sontuoso onore, non udito in questa et una pompa simi- le a questa 47 . Una cronaca anonima del 1452 descrive in maniera minuziosa la durata dei festeggiamenti; lintera citt venne abbellita e, allinterno di Ca- stelnuovo, venne organizzato il convito. Fra gli apparati scenografici allestiti nella citt, vanno segnalati quattro archi dipinti distribuiti fra Ca- stelnuovo e la piazza dellIncoronata. Secondo quanto riferisce il cronista anonimo uno stava al largo del Castello allincontro della porta del Ca- stelnuovo [...] Quali archi erano stati fatti dalli Si- gnori mercanti Fiorentini, tanto ben fatti in alto con le nubbi, con certe bellissime figure, con an- geli, e picture de grande invenzione, e con larme di
10-11|1998-99 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 16 Re Alfonso, e dellImperatore e dellImperatrice et anco del Re dUngheria. E larchi e le giran- dole erano tutti lavorati di mortelle, brattinorio e cartoni dipinti di vari colori 48 . Nellaprile 1452 un arco effimero venne sicu- ramente costruito davanti alla Porta di Castel- nuovo. Oltre alla necessit di definire un ingres- so monumentale al Castello, in quelloccasione, era importante decorare la Sala maggiore nella quale fu posto un tinello, dico un riposto di ar- genteria bellissima, fatto per meraviglia con tanti gradoni altissimi, al quale sentava per sotto con scaglioni a carac che saglievano per dentro 49 . Appare quindi evidente che le trasformazioni operate da Alfonso a Castelnuovo, fra il 1450 e il 1452, furono eseguite in funzione di questo straordinario avvenimento. Anche se la visita era stata predisposta con largo anticipo il tempo a di- sposizione era insufficiente per realizzare delle opere permanenti e, pertanto, vennero messe a punto delle soluzioni per abbellire temporanea- mente le strutture del castello in vista di una tra- sformazione futura. Lingresso inquadrato dalle torri e privo del- lArco marmoreo doveva conferire alla costru- zione un aspetto molto severo; facile pensare che si volesse decorarlo e che anni prima Pisa- nello potesse aver fornito uno schizzo prepara- torio in previsione dellarrivo dellimperatore o aver gi predisposto qualcosa in occasione delle nozze celebrate per procura a Napoli, in Ca- stelnuovo, nel 1450, quando lartista si trovava al servizio di Alfonso. Si notata una certa affinit fra il disegno Boymans e la Porta di Federico a Capua (ill. 14, 15), somiglianza riscontrabile anche nellArco di Castelnuovo. Qualora lo schema pensato per decorare la Porta di Castelnuovo avesse voluto richiamare quello della Porta federiciana, allora si potrebbe comprendere la necessit di aggiun- gervi dei corpi cilindrici in piperno. A Capua Federico II aveva voluto creare lin- gresso ufficiale al regno di Sicilia. La porta co- struita dallimperatore svevo si sviluppava in al- tezza ed al centro della composizione spiccava la statua del sovrano. Dalla via Appia, attraverso la Porta federiciana costruita sul fiume Volturno a capo del ponte romano, si entrava in citt 50 . Questo stesso percorso fu seguito dal neo impe- ratore nellaprile del 1452 per raggiungere Na- poli: Avvicinandosi Federico Capoua, il Re Alfonso and a incontrarlo tre miglia lontano dalla citt e laccolse amorevolissimamente: et accompagnatolo dentro di Capoua, se ne torn subito a Napoli per dar fine a tanti apparecchi. Il giorno seguente limperadore venne Napoli: et il re similmente uscendogli incontra, gli mand il baldacchino, (come altri dicono) om- brella, sotto il quale limperatore andava. Et se- guendolo il Re Alfonso per sua modestia, al- 16. Sezione dellArco di trionfo (elaborazione dellautrice su disegno di A. Vaccaro). 17. Larco di Alfonso, rilievo di dAngicourt (da G. Gravier, Raccolta di tutti i pi rinomati scrittori dellIstoria generale del Regno di Napoli, in Napoli 1769-72, 22 voll., vol VI). 18. Disegno della zona basamentale dellArco (da E. Bernich, Leon Battista Alberti e larco trionfale di Alfonso dAragona, in Napoli Nobilissima, 12, 1903).
10-11|1998-99 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 17 quanto discosto, egli, bench Alfonso facesse un poco resistenza lo tir seco per mano sotto il Baldacchino. A questa guisa uniti insieme anda- rono per tutta Napoli 51 . Queste notizie vengono confermate da unal- tra fonte che, sebbene pi tarda, attinse infor- mazioni direttamente da documenti originali; secondo quanto riferisce Geronimo Zurita dopo lincoronazione di Federico III, il corteo impe- riale part da Roma per raggiungere il Regno di Napoli, dove fueron recebidos dal Rey con el aparato, y grandeza, que per un Principe tan po- deroso, y magnanimo, si pudo pensar, y llevando el camin de Capua, salio el Rey recibirlos antes que entrassen en Napoles 52 . Il riferimento implicito che il disegno pisa- nelliano mostra nei confronti della porta di Fe- derico II a Capua trova un riscontro tangibile nel recupero delle vestigia imperiali promosso da Alfonso il quale, ricostituendo il Regno di Si- cilia o pi precisamente riunificandone le due parti, intendeva richiamarsi alla grandezza del- limpero federiciano 53 . Nel disegno Boymans lantico legame con la dinastia imperiale ribadito, nella zona basa- mentale ai lati dellingresso, dalla presenza dello stemma aragonese di Sicilia, contenente laquila imperiale sveva, emblema del quale i sovrani aragonesi poterono fregiarsi dal tempo del ma- trimonio fra Costanza, nipote di Federico II di Svevia e Pietro III dAragona. Sottolineando questa discendenza dalla ni- pote dellimperatore, Alfonso I indirettamente legittimava la sua linea dinastica rispetto a quel- la angioina, che era stata espulsa dalla Sicilia in seguito ai Vespri 54 . 19. Bassorilievo con il Trionfo di Alfonso (foto Anderson 26189, Napoli). Il progetto preliminare e la soluzione definitiva Dopo i grandi festeggiamenti dellaprile 1452 i lavori di costruzione affidati ai maestri di Cava ripresero regolarmente e in anticipo rispetto ai tempi previsti dal contratto; sappiamo che essi furono completati nel luglio del 1453; anche la Gran Sala che aveva accolto i banchetti impe- riali veniva ristrutturata a partire dal dicembre del 1452. Gi comunque nel mese di maggio di quello stesso anno Alfonso chiedeva la presenza di Do- natello a Napoli e sollecitava la partenza di Pie- tro di Martino da Ragusa 55 . La lettera datata 26 maggio 1452 indirizzata al doge Foscari presso il quale, allepoca, Donatello si trovava stata collegata al progetto per un monumento eque- stre che il re aragonese gli avrebbe commissio- nato. Secondo Hersey questo progetto da met- tere in relazione al disegno pisanelliano, anche se dal testo della lettera si evince pi che altro lintenzione di far modellare a Donatello non tanto unimmagine del Re a cavallo, quanto un ritratto dal vivo. Tramite lambasciatore vene- ziano a Napoli, Zaccaria Vallareso, Alfonso mandava a dire havendo noi voluntate grande de haver per alcuno tempo lo dictto mastro Do- natello in nostro servitio, vogla ad quello per contemplatione nostra dare bona licentia de po- dere venire ad servirve e li placia pagare lo de la statua la quale have facta de Gattamelata e per- tanto si menziona il monumento equestre pado- vano, non come possibile modello di riferimen- to, ma per sollecitare il pagamento del credito dovuto allartista. Di Donatello non vi sono tracce nelle Cedo- le della Tesoreria aragonese; bisogna invece ri-
10-11|1998-99 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 18 cordare che Pietro di Martino veniva pagato nel luglio del 1453. Non possibile sostenere con certezza che in quel periodo lo scultore stesse realizzando le decorazioni dellArco. Pi proba- bile che Pietro di Martino fosse stato chiama- to a Napoli per eseguire le rifiniture marmoree escluse dagli altri contratti e in particolar modo quelle della sala principale del castello, in cui venne tra laltro realizzata una porta scolpita 56 . La decorazione realizzata dinanzi allingres- so principale di Castelnuovo, seppure effimera, dovette costituire senzaltro uno spunto per ri- flettere sul problema della sua definizione scul- torea ma, a quanto pare, solo fra la fine del 1452 e prima dellestate del 1455, un progetto molto preciso iniziava a essere messo in cantiere. Que- stultimo progetto era stato pensato per celebra- re, dopo un decennio, la vittoria di Alfonso e per immortalare il suo ingresso trionfale nella citt partenopea, come mostra lelemento innovativo costituito dal bassorilievo del trionfo. Non essendo invece chiaro il nesso fra il pro- getto pisanelliano e la Porta di Castelnuovo Pla- niscig, Filangeri, Kruft e Malmanger furono in- dotti a credere che lArco di Alfonso costituisse solo una revisione del disegno Boymans in senso classico, limitata alla zona inferiore. La diversit riscontrata fra larchitettura di- segnata e quella poi realizzata, dipenderebbe quindi solo da un cambiamento di forme, ma re- sta da chiedersi se potevano sussistere altre ra- gioni tali da giustificare la trasformazione dello schema originario. Se si fosse voluta realizzare una facciata simi- le a quella del disegno, ma con forme classiche, sarebbe stato sufficiente trasformare larco ogi- vale in un arco a tutto sesto e sostituire i fusti delle colonne binate rendendole da tortili scana- late. Nello spessore della cortina occidentale di Castelnuovo era possibile ricavare al posto della preesistente Porta un archivolto, inoltre nel pia- no soprastante il fornice dingresso si sarebbe potuta scavare una nicchia, cos come appare nel disegno Boymans. Resta il fatto che limposta e lampiezza del- lipotetico archivolto dingresso al castello sa- rebbero state limitate dallaltezza della retro- stante volta del vestibolo: per lidea di realizza- re una facciata decorata per la Porta dingresso al Castello, ad un certo punto venne sostituita dalla volont di creare, in suo luogo, un vero e proprio arco trionfale. Le fonti darchivio dichiarano espressamente che nel 1455 non si stava realizzando un portale scolpito, ma un arco allantica. Lambasciatore sforzesco Alberico Maletta, in visita a Napoli proprio il 28 luglio del 1455 anno in cui, come egli stesso ci informa, erano state gi gettate le fondamenta dellArco alfon- sino, parla di un architetura somptuosa et mi- rabile che dala porta fa un arco di marmorj scorpidi et lavoradi alantica 57 . Anche Bartolomeo Facio, storiografo del Re, a proposito delle opere eseguite da Alfonso a Castelnuovo afferma che Inter turrim mediam et angularem ad occasum vergentes, portam cum ingenti arcu triumphali ex marmore candidissimo constituit 58 . Di questa struttura, oltre allorien- tamento e al materiale, si sottolinea il singolare accostamento di Porta e Arco trionfale. La scel- ta di aggiungere davanti ad un elemento preesi- stente il basamento della nuova costruzione po- teva essere ben visibile in fase di edificazione e pertanto poteva essere segnalato da coloro che seguivano levoluzione dei lavori. La decisione di spostare in avanti lArco e col- legarlo alla Porta del Castello, permise di realiz- zare una struttura completamente indipendente dalle altezze del retrostante corpo di fabbrica, che non si sarebbe dovuta adeguare alle dimen- sioni dellarco ogivale di testata delimitante a oc- cidente la volta del vestibolo. La zona inferiore dellArco collegata ai muri perimetrali del ca- stello tramite una volta, il cui piano di copertura corrisponde allultima cornice che conclude il piano in cui inserito il bassorilievo del Trionfo (ill. 16, 17). Sul fornice basamentale impostato su dei piloni marmorei isolati , infatti, scolpito lingresso trionfale di Alfonso nella citt parte- nopea, avvenuto il 26 febbraio 1443 (ill. 19). Questa articolazione rende la struttura simi- le ad un arco trionfale antico e gli umanisti del- lepoca con il termine arcum triumphalem usava- no indicare una precisa tipologia, di cui erano chiari sia la funzione sia il significato. Questa ti- pologia, come daltronde quella degli altri edifi- ci antichi, erano allepoca ben conosciute 59 . Ar- chi provvisori vennero costruiti proprio in occa- sione dellingresso del sovrano a Napoli. In piazza del Mercato, ad esempio, venne eretto un arco tetrapilo con 4 faccie e 4 archi, alla som- mit di ogni angolo [aveva] li trombetti vestiti di seta allarme di Napoli, et alla parete per ogni banda [erano] le inventioni diverse e le tabelle per ogni lato con le lettere maiuscole, con laude della prospera e buona fortuna di Alfonso. An- tonio Panormita, sempre a proposito del Trionfo del 1443, riferisce che i cittadini napo- letani ob virtutem et clementia Alphonsi cum decrevissent uno consensu omnes arcum ille triumphalem ad memoriam honorifice struere, ele- gerunt locum super grados marmoreos majoris Ecclesiae 60 . Allarco trionfale che si sarebbe dovuto co- struire in prossimit del Duomo, come nel pas- sato, era demandata la funzione di celebrare le imprese militari del sovrano. Antonio Panormita non racconta nulla del- lArco trionfale fatto costruire da Alfonso allin- gresso di Castelnuovo, mentre Bartolomeo Facio
10-11|1998-99 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 19 lo menziona sia nel De rebus gestis ab Alphonso I, sia nel De viris illustribus 61 . Considerato che lu- manista genovese mor nel 1457 quando ancora non era stato affidato il contratto per terminare le decorazioni dellArco, strano che Facio parli del monumento come gi realizzato, quando nel 1458 si lavorava al suo completamento 62 . La parte basamentale fino al bassorilievo del Trionfo sicuramente fu realizzata prima della morte del re aragonese avvenuta il 28 giugno del 1458 ; la fascia in cui contenuto il bassorilievo del Trionfo del tutto simile allattico di un ar- co onorario romano 63 (ill. 18). Sebbene il lin- guaggio architettonico utilizzato al tempo di Alfonso non rispetti filologicamente quello degli ordini classici, il senso pi generale della composizione fa riferimento a precisi modelli antichi come lArco dei Sergi a Pola e lArco di Traiano a Benevento 64 . Larchitettura dellArco napoletano va consi- derata una soluzione straordinaria per lepoca, ideata al fine di adeguare una tipologia antica ad uno spazio estremamente problematico. Non a caso Bartolomeo Facio riassumendo loperato di Alfonso nel De viris illustribus scrive- va arcem instauravit cum arcu triumphali ma- gnificentia, structura, opere nulli omnium in Orbe terrarum secundam 65 . Un ruolo importante nella messa a punto del programma celebrativo di Castelnuovo lo ebbe- ro tra laltro gli umanisti. Le due iscrizioni con- tenute nel fregio della prima e della seconda tra- beazione, attribuite al Panormita, confermereb- bero il ruolo ed il programma del sovrano ara- gonese 66 che, come riferisce lo stesso Panormita, durante i lavori di trasfomazione di Castelnuovo fece rileggere Vitruvio 67 . Alfonso I tent di realizzare una fortezza possente e allo stesso tempo ricchissima, che do- veva riflettere la magnanimit del suo commit- tente. Enea Silvio Piccolomini che ebbe modo di recarsi a Napoli quando il cantiere di Castelnuo- vo era nel pieno dellattivit, esalta linespugna- bilit e la magnificenza della reggia e soprattut- to il contrasto fra le torri circolari costruite ex lapide quadrato e quella dellarco ex marmore candidissimo 68 . Le trasformazioni promosse da Alfonso, pi che a restaurare il preesistente castrum, mirava- no a creare una nuova fortezza militare, indicata nelle fonti coeve con il termine arce, sulla quale doveva spiccare lArco immagine stessa del so- vrano (ill. 19). Questa identificazione fra Arco e sovrano di- venne tangibile quando Ferrante, figlio bastar- do di Alfonso e suo successore al Regno, dopo aver incarito Pietro di Martino da Milano di montare i piani superiori dellArco, decise di so- spendervi il cuore di suo padre, racchiuso in una teca di cristallo 69 . 1. A. Ryder, The Kingdom of Naples under Alfonso the Magnanimos: the Making of a Modern State, Oxford 1976. 2. A. Ryder, Alfonso the Magnanimous King of Aragon, Naples and Sicily, 1936- 1458, Oxford 1990. Il problema della successione al Regno si riapr con Gio- vanna II dAngi, figlia di Carlo III di Durazzo, il quale aveva conquistato Na- poli nel 1385. La regina nel 1414 suc- cesse al fratello Ladislao, re dUngheria: Giovanna II, rimasta priva di eredi di- retti, decise una prima volta nel 1421 ed in seguito ad alcuni ripensamenti di nuovo nel 1432, di adottare Alfonso V re dAragona per contrastare la politica papale. La decisione venne revocata, an- cora una volta, due anni dopo a favore di Renato dAngi. Alla morte di Gio- vanna II, avvenuta nel 1435, si apr un conflitto fra i due schieramenti angioino ed aragonese che si concluse quasi un decennio dopo, con la vittoria di Alfon- so V. Per la descrizione del trionfo v.a. Antonio Panormita (Antonio Beccadelli detto), Alphonsi regis triumphus, Basileae 1538, p. 206- 213. 3. F. Aceto, Il Castrum Novum Angioino di Napoli, in R. Cassanelli (a cura di), Cantie- ri medievali, Milano 1995, pp. 252- 256. Attualmente disponiamo solo delle trascri- zioni dei Registri angioini e delle Cedole della Tesoreria aragonese, andati bruciati durante la seconda guerra mondiale. Que- ste preziose fonti vennero ricostruite e rac- colte dagli archivisti napoletani; cfr. R. Fi- langeri (a cura di), I Registri della Cancelle- ria Angioina, Napoli 1960 e J. Mazzoleni (a cura di), Le fonti documentarie e bibliografi- che dal X al XX secolo conservate presso lAr- chivio di Stato di Napoli, Napoli 1957-91, vol. I, II. I documenti relativi alla storia dei castelli contenuti nei Registri angioini fu- rono visionati e trascritti, ma solo in parte pubblicati da Eduard Sthamer (E. Stha- mer, Die Bauten der Hohenstaufen in Unte- ritalien. Dokumente zur Geschichte der Ka- stellbauten Kaiser Friedrichs II. und Karls I. von Anjou, II, Leipzig 1926). Questi mano- scritti in parte ancora inediti sono stati rin- venuti nellarchivio di Lipsia dopo la Riu- nificazione e sono attualmente custoditi presso lIstituto Storico tedesco che ne sta curando la pubblicazione. 4. R. Filangeri, Rassegna critica per le fon- ti di Castelnuovo. Parte prima. Il castello angioino, in Archivio Storico per le Pro- vincie napoletane, a. XXI, 1936, pp. 309- 310. Il documento era contenuto nel Regio Archivio di Stato di Napoli (dora in avanti indicato con R.A.S.N.), Cancelleria angioina, Reg. 49, f. 49. 5. Archivio di Stato di Modena, Documen- ti e carteggi di Stati e citt, serie 85. Mano- scritto anonimo pubblicato per la prima volta da C. Foucard, Fonti di Storia Napo- letana nellArchivio di Stato di Modena. De- scrizione della citt di Napoli e statistica del Regno nel 1444, in Archivio Storico per le Province napoletane, a. II, 1877, p. 732. 6. R. Filangeri, Rassegna critica per le fon- ti di Castelnuovo. Parte seconda. Il castello aragonese, in Archivio Storico per le Province napoletane, a. XXIII, 1937, p. 274. Nel 1448 infatti Onofrio di Giorda- no dalla Cava copriva la sala grande del- lArsenale (R.A.S.N., Cedole di Tesoreria, vol. 10, f. 17) mentre nel 1451, sul molo gi realizzato, creava una fontana (R.A.S.N., Cedole di Tesoreria, vol. 14, f. 286). Larchitetto partenopeo, esperto di problemi idraulici, a partire dal 1438 aveva realizzato a Ragusa, attuale Du- brovnik, un acquedotto e due fontane chiamate in suo onore la Piccola e Gran- de Fontana di Onofrio. Nella citt croa- ta aveva inoltre costruito il Palazzo dei Rettori. H. Folnesics, Studien zur Entwicklung der Architektur und plastik des XV Jahrhunderts in Dalmatien, in Jahr- buch des Kunsthistorischen Institutes der K. K. Zentralkommission fr Denk- malpflege, VIII, 1914, pp. 187- 194 ; N. Grujic, Landanjska arhitektura dubrovakog prodrucja, Zagreb 1991. 7. Filangeri, Rassegna critica per le fonti di Castelnuovo. Parte seconda..., cit. [cfr. nota 6], p. 305. Anche questo documento era contenuto nel Regio Archivio di Stato di Napoli (R.A.S.N., Cedole di Tesoreria, vol. 9, f. 169) 8. Analoga volta si trova nella Cappella di S. Giorgio allinterno del Palazzo della Deputazione di Barcellona e altre nella cattedrale della stessa citt. 9. G. Jovellanos, Carta historico artistica sobre el edificio de la Lonja de Majorca, Pal- ma 1812, p. 40. Dispaccio reale del 21 ottobre 1450 in cui si revoca, per compe- tenza territoriale, la causa fra Guillerme Sagrera protomagistri castri novi protoma- gistrum ex una, et defensores collegii merca- torum dictae civitatis ex alia. Larchitetto maiorchino aveva infatti chiesto giustizia a re Alfonso, dopo essere venuto in con- troversia con i mercanti di Palma per il pagamento della Lonja da lui costruita. 10. Archivo de la Corona de Aragn (dora in avanti indicato con A.C.A.), Cancilleria, Reg. 2736, f. 11v . Una copia custodita anche nellArchivo del Real Patrimonio de Mallorca, Lletres Reals 1448-1452, f. 152. Il documento venne pubblicato per la prima volta da G. Alo- mar, Guillermo Sagrera y la arquitectura gotica del siglo XV, Barcelona 1970. 11. Il contratto che si trovava nel Regio Archivio di Napoli fu citato, per la prima volta, da M. DAyala, DellArco trionfale di re Alfonso dAragona in Castelnuovo, in Annali civili del Regno delle due Sici- lie, XII, 1836, pp. 34-45 e poi trascritto da H. W. Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860, vol. IV, pp. 186-188. Il testo inte- grale fu ampiamente esaminato da B. Ruocco, Lorigine dugentesca della struttura dellattuale Castel Nuovo di Napoli chiarita alla luce di un inedito documento dei Privile- giorum della Sommaria, Napoli 1930. La
10-11|1998-99 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 20 trascrizione alla quale si fa comunque ri- ferimento quella di R. Filangeri, Rasse- gna critica per le fonti di Castelnuovo. Parte terza. Il castello vicereale e borbonico in Ar- chivio Storico per le Province napoleta- ne, a. XXIV, n. LXII 1938, p. 333-336 . R.A.S.N., Regia Camera della Sommaria, Privilegi, vol. 4, f. 107 e sgg. 12. R. Filangeri, La Galleria di Castel Nuovo in Bollettino del Comune di Na- poli, a. VI, febbraio 1928, pp. 3- 6. 13. Secondo il contratto del 1451 il peri- metro della fortezza doveva essere cir- condato da una seconda cinta difensiva di cui parlano, seppure in termini diversi, sia Achille Stella che Riccardo Filangeri. A. Stella, Castelnuovo di Napoli alla luce dei documenti e della Storia, Napoli 1928; R. Filangeri, La cittadella aragonese e il recin- to bastionato di Castel Nuovo, Napoli 1929. 14. Filangeri, Rassegna critica per le fonti di Castelnuovo. Parte terza. Il castello vicereale e borbonico, cit. [cfr. nota 11] p. 334; R.A.S.N., Regia Camera della Sommaria, Privilegi, vol. 4, f. 107 e sg. 15. Ibidem. 16. Ivi, p. 335 17. Il presente studio costituisce un ap- profondimento rispetto al pi complesso tema delle vicende costruttive del castel- lo oggetto del dottorato di ricerca della scrivente discusso in data 7/5/1998. La tesi riguardante il cantiere di Castelnuovo a Napoli tra il 1443 e il 1473 stata seguita dal prof. Howard Burns allinterno del IX ciclo del Dottorato di Storia dellAr- chitettura e dellUrbanistica dellIstituto Universitario di Architettura di Venezia. A tal proposito vorrei ringraziare il prof. Burns e tutti coloro che mi hanno aiuta- to nella stesura del testo. 18. L. Planiscig, Ein Entwurf fr den Triumphbogen am Castelnuovo zu Neapel, in Jahrbuch der Preussischen Kunst- sammlungen, LIV, 1933, pp. 16-24. 19. Ibidem. Il termine venne utilizzato per la prima volta dallo stesso Planiscig ; v.a. J. Cordellier (a cura di), Pisanello (catalogo della mostra), Paris 1996, p. 418. Nel ca- talogo della mostra parigina, il disegno di Rotterdam custodito nel museo Boy- mans-van Beuningen (Inventario I. 527) stato definito con il termine frontespizio architettonico (Frontspice architectural). 20. Secondo Hersey si tratterebbe invece di Partenope che, stanca di molti anni di guerra, pu finalmente riposarsi grazie alla pace raggiunta da Alfonso; G.L. Hersey, The Arch of Alfonso in Naples and its Pisanellesque Design, in Master Drawings, VII, 1969, pp. 16-24. 21. Per quanto riguarda le analogie tra il disegno e lArco trionfale possibile far ri- levare che le proporzioni fra la larghezza e laltezza dello spazio compreso fra le due torri dingresso a Castelnuovo sono simili a quelle del disegno. La sovrapposizione dei due archi presente sia nel disegno Boymans che nellarco realizzato, con la differenza che mentre la forma dellaper- tura superiore quasi identica, ben diver- sa la conformazione del portale inferiore. Unaltra analogia riscontrabile nelluso di un binato nella zona basamentale. An- che in questo caso, per, il disegno risulta ancora gotico sia per il dimensionamen- to delle colonne tortili, estremamente esi- li, sia per il verticalismo dellarco acuto che inquadra il vestibolo di accesso. Uno degli elementi che, fra gli altri, distinguono lArco di Alfonso dal disegno di Rotter- dam consiste nel tipo di apertura presente nel secondo livello: infatti mentre sopra il fornice basamentale dellArco trionfale esiste una bucatura, che per non funziona come loggia (in quanto priva di parapetto), nel frontespizio architettonico sopra larco ogivale compare una nicchia depressa, contenente al suo interno una statua eque- stre. Lapertura della loggia, nella zona su- periore dellArco, non consentendo un af- faccio diretto sullesterno, sembra essere stata pensata per contenere qualcosa al suo interno. In conclusione, dal confronto fra i due schemi emerge con chiarezza che mentre la zona inferiore dellArco presen- ta unarticolazione compositiva e struttu- rale completamente diversa dal disegno, una maggiore affinit si riscontra invece nella parte superiore, soprattutto per quanto riguarda le proporzioni della buca- tura del secondo livello, estremamente tozza, e al suo abbinamento con il piano contenente le Virt. Prescindendo dal nu- mero delle nicchie e delle statue, che nel- larco si riducono a quattro (contro le cin- que previste nel disegno) si pu notare, nellattacco dei due piani, una diversa arti- colazione ritmica. Mentre nel frontespizio architettonico il terzo livello concepito organicamente con i due piani sottostanti, non altrettanto si pu dire per il monu- mento di Alfonso in cui le cinque lesene che incorniciano le nicchie non rispettano assolutamente la partitura architettonica della zona inferiore, disposte in maniera tale da far corrispondere alla loggia sotto- stante un pieno in asse. 22. F. Burger, Antonio nicht Vittore Pisanel- lo, in Kunstkronik, a. XX, n. 5 Novem- ber 1908, p. 67. Lo studioso ritenne pos- sibile un coinvolgimento di Pisanello nel- la progettazione dellArco; solo la scoper- ta del disegno Boymans, avvenuta anni dopo, forniva nuovi elementi per il con- fronto dei singoli dettagli architettonici. 23. Filangeri, Rassegna critica delle fonti per la storia di Castel Nuovo, Parte seconda, cit. [cfr. nota 6], p. 322. 24. Nella Cedola della Tesoreria arago- nese (Ced. di Tes. Vol. 25, f. 89) non si fa alcun riferimento a precisi elementi scul- torei dellArco. Cfr. R. Filangeri Di Can- dida, Larco di trionfo di Alfonso dAragona, in Dedalo, XII, p. 465. 25. M. Baxandall, Giotto e gli umanisti. Gli umanisti osservatori della pittura in Italia e la scoperta della composizione pittorica, (trad. it. F. Lollini), Milano 1994, p. 155. 26. Ibidem. Bisogna tener presente, per, che Valla parla semplicemente di una imaginem regis armati. Lorenzo Valla, Bartolomaeum Facium Ligurem invectivae seu recriminationes, Liber IV, in Opera om- nia, Basilea 1540, pp. 597-599. 27. L. Barozzi, R. Sabbadini, Studi sul Panormita e sul Valla, Firenze 1981. 28. G.L. Hersey, The Arch of Alfonso in Naples and its Pisanellesque Design, cit. [cfr. nota 20], pp. 16-24. 29. G.L. Hersey, The Aragonese Arch at Naples 1443-1475, Yale 1973, pp. 25-27. 30. A. Venturi, Gentile da Fabriano e il Pi- sanello, Firenze 1926, p. 48-49. 31. R. Pane, Il Rinascimento nellItalia me- ridionale, Milano 1975, vol. I, p. 171. 32. Ibidem. 33. W.H. Kruft, M. Malmanger Der Triumphbogen Alfonsos in Neapel. Das Mo- nument und seine politishe Bedeutung, T- bingen 1977, pp. 266-267. 34. F. Bologna, Larco di Alfonso d Arago- na nel Castelnuovo di Napoli, in Larco di trionfo di Alfonso dAragona e il suo restau- ro, Roma 1987, pp. 13-19. V.a. F. Navar- ro, La pittura a Napoli e nel meridione nel Quattrocento, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, II, Milano Ristampa 1987, p. 485. 35. Se si esclude Ferdinando Bologna che ha avanzato lipotesi che si potesse trattare di un disegno di Dello Delli in visita a Na- poli nel 1446, cfr. Bologna, LArco..., cit. [cfr. nota 34]. 36. Kornelius Von Fabriczy, prima che il disegno Boymans venisse scoperto, sulla base delle Cedole della Tesoreria arago- nese, aveva stabilito che i primi paga- menti per le decorazioni dellArco trion- fale risalivano al 1455; K. Von Fabriczy, Der Triumphbogen Alfonsos I. am Castel- nuovo zu Neapel, in Jahrbuch der Kni- glich preussischen Kunstsammlungen, 1902, pp. 3-16. La scoperta del disegno Boymans fece sospettare lesistenza di un progetto preliminare la cui ideazione, secondo Planiscig sarebbe avvenuta fra il 1449 e il 1450. Filangeri, riguardando nelle Cedole della Tesoreria individu un pagamento, in data 17 luglio1453, a favore di Pere Johan, Paolo Romano, Pietro di Martino e Francesco Laurana. Cfr. Filangeri Di Candida, Larco di trionfo di Alfonso dAragona, cit. [cfr. nota 24], p. 465. 37. A.C.A., Cancilleria, Reg. 2736, f. 11v. 38. Filangeri, Rassegna critica per le fonti di Castelnuovo. Parte terza, cit. [cfr. nota 11], pp. 333-336; R.A.S.N., Regia Camera del- la Sommaria, Privilegi, vol. 4, f. 107 sg.; id., in Curie, vol. I, f. 6 sgg. 39. A.C.A, Cancilleria, Reg. 2659. 40. Bartolomeo Facio, Fatti dAlfonso dA- ragona, primo Re di Napoli (tradotti in vol- gare da G. Mauro), Vinegia 1580, p. 412 41. A.C.A., Cancilleria, Reg. 2936, f. 124- 125. Nello strumento del matrimonio si stabilisce che lincontro fra il Re dei Romani ed Eleonora di Portogallo sa- rebbe dovuto avvenire infra menses quin- decim a die consumationi ipsis matrimoni per copula carnale computandis e che la nipo- te di Alfonso avrebbe dovuto essere con- dotta per mare dal Portogallo al portu pisano usque scilicet Neapolim inclusive et non ultra, nec alio. 42. Facio, Fatti dAlfonso dAragona..., [cfr. nota 40], p. 412. 43. A.C.A., Cancilleria , Reg. 2736, f. 9. Il documento datato 29 settembre 1450. 44. Facio, Fatti dAlfonso dAragona..., cit. [cfr. nota 40], p. 414 . 45. Vespasiano Da Bisticci, Le Vite (edi- zione critica a cura di A. Greco), Firenze 1970, p. 74. 46. Facio, Fatti dAlfonso dAragona..., cit. [cfr. nota 40], p. 414 47. Vespasiano Da Bisticci, Le Vite, cit. [cfr. nota 45] Dellavvenimento si parla sia nella Vita di Alfonso che in quella di papa Nicol V. 48. Presso la Societ di Storia Patria di Napoli si conserva una copia del mano- scritto, che doveva far parte della Biblio- teca del Comune di Napoli (Mss. T. II), attualmente disperso. Una trascrizione comunque stata pubblicata nellArchi- vio Storico per le Province napoletane, nel 1908 da un autore che si firma D. (probabilmente il direttore della rivista Giuseppe De Blasiis); non essendovi certezze sullidentit dellautore, in bi- bliografia stato indicato come Anoni- mo. Cfr. Anonimo, Racconti di Storia Na- poletana, in Archivio storico per le Pro- vince Napoletane, a. XXXIII-1908, p. 481. A proposito degli altri archi il cro- nista dice che quello immediatamente successivo si trovava davanti al pred. o largo (di fronte allingresso di Castel- nuovo) prima che si arrivasse alla giostra, laltro allaltro capo discosto; e laltro a capo della porta Petruza. 49. Ivi, p. 481. Per abbellire le pareti del- la Sala principale in cui si svolsero i convi- ti furono commissionati, a Roger Van der Weyden, i famosi arazzi della Passione. 50. I motti inseriti accanto alle decora- zioni scultoree erano un chiaro monito ai viandanti come la figura della Giustizia imperiale. C. A. Willemsen, Kaiser Frie- drichs II. Triumphtor zu Capua, Wiesba- den 1953, pp. 61- 74. 51. Facio, Fatti dAlfonso di Aragona..., cit. [cfr. nota 40], pp. 415-416. 52. Geronimo Zurita, Los cinco libros po- stereros de la secunda parte de los Annales de la Corona Aragn, Saragoza, 1668, vol. IV, p. 10. Scrive testualmente Geronimo Zurita che limperatore si rec con todo su aconpaamiento y esercito a la Cuitad de Napoles, a donde fueron recebidos dal Rey con el aparato, y grandeza, que per un Principe tan poderoso, y magnanimo, si pudo pensar, y llevando el camin de Capua, salio el Rey re- cibirlos antes que entrassen en Napoles. 53. Il regno fu infatti chiamato Utriusque Siciliae; G. Romano, Lorigine della denomi- nazione Due Sicilie in unorazione inedita di Valla, in Archivio storico per le Pro- vince Napoletane, a. XXII, 1898, pp. 371- 403. Alla morte di Alfonso, il figlio Ferrante assunse il titolo di Re di Napoli, poich per volont testamentaria gli ven- ne assegnata solo la parte del Regno con- quistata dal padre, mentre a Giovanni fra- tello di Alfonso, furono trasferiti i territo- ri ereditari della Corona dAragona. 54. Che il problema fosse allepoca molto dibattuto lo attesta Flavio Biondo che a
10-11|1998-99 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 21 proposito delloccupazione siciliana com- piuta da Pietro III, dopo la rivolta dei Ve- spri notava che laragonese si scagion da tutte le accuse vantando la successione ereditaria spettante alla moglie Costanza da parte del padre Manfredi e dello zio Corradino. Cfr. Flavio Biondo, Le Deca- di (traduzione di A. Crespi), Forl 1963, p. 53. 55. Lidea di realizzare un monumento del Re a cavallo, chiaramente visibile nel dise- gno, venne messa in relazione per la prima volta dallo Hersey con la lettera scoperta tempo prima, nellArchivio della Corona dAragona, da J. Rubi, Alfons el Magna- nim rei de Napols, i Daniel Fiorentino, Leo- nardo da Bisuccio i Donatello in Miscellanea Puig i Cadafalch, I, Barcelona 1947-51, pp. 33-34. Alla statua non eseguita per Alfonso, sempre George Hersey, ricolle- gava la colossale testa di Cavallo, ora al Museo Archeologico di Napoli, che Lo- renzo dei Medici invi in dono a Diome- de Carafa. Sebbene alcune analisi recente- mente eseguite con una tecnica messa a punto dallI.C.R. confermerebbero la fat- tura donatelliana del bronzo, risulta pur sempre difficile stabilire un nesso fra il de- siderio espresso da Alfonso nel 1452 e lar- rivo della protome equina a Napoli nel 1471. E. Formigli, La grande testa di caval- lo in bronzo detta Carafa: unindagine tec- nologica, in Bollettino dArte, a. LXXVII, serie VI, 1992, pp. 83-90. 56. Pietro di Martino da Milano viene definito Intercisori Lapidum nella lettera rivolta da Alfonso ai Rettori della citt di Ragusa il 2 giugno 1452 con la quale li pregava di lasciare partire lo scultore al quale erano stati confiscati i beni per im- pedirgli di lasciare la citt. A.C.A., Can- cilleria, Reg. 2660, f. 41v. Per lattivit svolta a Ragusa v.a. V. Gvordanovic, The dalmatian works of Pietro di Martino and the beginnings of Francesco Laurana, in Arte Lombarda, 42-43, 1974, pp. 113- 223; P. Goss, I due rilievi di Pietro da Mi- lano e Francesco Laurana in Castelnuovo, in Napoli Nobilissima, XX (1981), pp. 102-13. Nella porta della sala principale di Castelnuovo inserito un bassorilievo raffigurante un corteo trionfale. Lidea di riproporre il trionfo di Alfonso in scala monumentale sullingresso principale del castello potrebbe essere stata suggerita dal motivo riprodotto in piccolo sulla porta nota come porta trionfale. 57. Archivio di Stato di Milano, Potenze estere, Napoli, Cart. 195, f.122. Docu- mento pubblicato per la prima volta da Filangeri, Rassegna critica delle fonti per la storia di Castel Nuovo, Parte seconda..., cit. [cfr. nota 6]. 58. Bartolomeo Facio, De rebus gestis Alphonsi Aragonum (1451-1455) in G. Gravier, Raccolta di tutti i pi rinomati scrittori dellIstoria generale del Regno di Napoli, Napoli 1769-72, XXII voll., vol. VI, 9, 255. 59. Anonimo, Racconti di Storia napoleta- na, cit. [cfr. nota 48], pp. 488 e sg. Una sorta di ricostruzione archeologica di an- tichi edifici napoletani, ormai in rovina, venne eseguita anche nella scena del Trionfo posta sulla porta omonima al- linterno della Sala dei Baroni; sul fondo del corteo trionfale, compaiono due ar- chitetture emblematiche della Neapolis antica: il Tempio dei Dioscuri e il teatro di Nerone. Cfr. A. Campana, Ciriaco DAncona e Lorenzo Valla sulliscrizione del Tempio dei Dioscuri a Napoli, in Archeo- logia Classica, XXV-XXVI, 1973-74, pp. 84-102. 60. Antonio Panormita (Antonio Becca- delli detto), De dictis et factis Alphonsi Regi Aragonum, Basileae 1538. Il re rinunci al progetto, perch per costruirlo era neces- sario demolire la casa di Nicola Bozzuto: Id vero quandoquidem non poterat, ne ma- gna ex parte diruerent Nicolai Mariae Bozu- ti magnani, et strenui, militi domus. 61. Bartolomeo Facio, De rebus gestis ab Alphonso I Neapolitanorum rege Commen- tariorum libri decem, Napoli 1769, id., De viris illustribus, Firenze 1745. 62. Von Fabriczy, Der Triumphbogen Alfon- sos I. am Castelnuovo zu Neapel, cit. [cfr. no- ta 36], p. 149. Il 31 gennaio del 1458 veni- vano pagati Isaia da Pisa, Antonio da Pisa, Pietro di Martino da Milano, Domenico Lombardo, Francesco Laurana e Paolo Romano per completare le decorazioni marmoree dellArco. Con molta probabi- lit si trattava dellarco superiore, la cui co- struzione sembra essere stata decisa in un secondo tempo rispetto alla zona basamen- tale. 63. E. Bernich, Leon Battista Alberti e lArco trionfale di Alfonso dAragona in Napoli Nobilissima, vol. XII, agosto 1903, pp. 116-117. Ettore Bernich so- stiene che lidea di mettere larco di trionfo avanti alla porta del castello sia stata di Leon Battista Alberti e loda lori- ginalit dellattico raffigurante lingresso di Alfonso dAragona a Napoli. 64. La profondit dellarchivolto e le co- lonne binate ricordano larco dei Sergi a Pola, mentre i bassorilievi inseriti nel fianco dellarco fanno riferimento a quello di Traiano a Benevento. Il pro- porzionamento delle membrature , per, condizionato dallimpaginato de- corativo; ad esempio la mancata tangen- za fra la trabeazione retta dalle colonne binate e larco, permette linserimento del motivo araldico dei due grifi che reg- gono lo stemma del re. Lo scudo arago- nese sostituisce la mensola, che compare appena accennata in basso, anche i pie- dritti dellarco e i piedistalli delle colon- ne sono suddivisi in funzione delle fasce decorative. A differenza dellarco dei Sergi a Pola, nellarco di Napoli, le co- lonne binate sono completamente libe- re, simili a quelle rappresentate in un di- segno di Jacopo Bellini: B. Degenhart, A. Schmitt, Corpus der italienischen Zeich- nungen 1300-1450 Jacopo Bellini, II-7 Berlin 1990, tav. 42. I dettagli architet- tonici delle colonne, ad esclusione delle basi, sembrano essere molto vicini a quelli del tempio dei Dioscuri, oggi chiesa di S. Paolo Maggiore. Per quanto riguarda le analogie con larco dei Sergi a Pola esse furono riscontrate per la pri- ma volta da W. Rolfs, Franz Laurana, Berlin 1907, e poi da R. Filangeri, Ca- stelnuovo: Reggia angioina ed aragonese di Napoli, Napoli 1934. 65. Facio, De viris illustribus, cit. [cfr. no- ta 61], p. 78 66. Liscrizione inferiore ALFONSVS REX HISPANICVS SICULVS ITA- LICVS PIVS CLEMENS INVICTVS quella superiore ALFONSVS REGVM PRINCEPS HANC CONDIDIT AR- CEM. 67. Panormita, De dictis et factis Alphonsi Regi Aragonum, cit. [cfr. nota 60], p. 19. 68. P.P. Pius II (Enea Silvio Piccolomini), De Europa in Aeneae Sylvii Piccolominei se- nensis... opera quae extant omnia, Basel 1551, cap. LXV, p. 471. Questa giustap- posizione cromatica fra la pietra di Poz- zuoli e il marmo si ritrova impiegata nel- la Porta di Capua. 69. Biblioteca Nazionale di Napoli, Ma- noscritto Brancacciano, III E7, f. 104. A proposito della morte di Alfonso dal ma- noscritto risulta che il re fu imbalsamato e quando fu aperto li cavarono lo core, e lo figlio lo fece incastrare in un reliquiario dargento dorato con un cristallo fino che pare scolpito lo core. Le Cedole della Tesoreria aragonese confermano che lar- gentiere Andrea Galasso veniva pagato, il 30 giugno 1466, per hun gran vaxell de aram daurat e saldat de argent que ha fet a forma de cor per tenjr en a quell conservat lo cor del gloriosissimo S.or R. don Alfonso de immortal memoria lo qual deu star pengiat en larch triumphal del Castell nou, (R.A.S.N., Ced. di Tes., vol. 42, f. 258). Il 4 luglio del 1465 Pietro di Martino era stato pagato en accouriment de la fabrica dellarch triumphal (R.A.S.N., Ced. di Tes., vol. 44, f. 383)., Von Fabriczy, Der Triumphbogen Alfonsos I. am Castelnuovo zu Neapel, [cfr. nota 36], p. 150.
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P. Biagi, E. Starnini (eds) 2018- Gli scavi all'Arma dell'Aquila (Finale Ligure, Savona): Le ricerche e i materiali degli scavi del novecento.Società per la Preistoria e Protostoria della Regione Friuli-Venezia Giulia, Quaderno XV. 296 pp.