1. Caratteri generali: a. i progressi: i. tecnologia e progresso delle comunicazioni; ii. integrazione commerciale; iii. integrazione economica mondiale (globalizzazione); iv. miglioramento della produzione di armi: superiorit bellica dellOccidente; b. le forme del dominio coloniale: i. dominio economico-commerciale indiretto (es. Cina, Giappone, Turchia); ii. dominio coloniale diretto: occupazione dei territori e instaurazione di forme di governo caratterizzate dallassoggettamento della popolazione autoctona o dalla formazione di colonie bianche; iii. azione militare e diplomatica per lesercizio di unegemonia economica e politica (es. Turchia); c. le risposte al dominio coloniale: i. modernizzazione delle lite locali sotto laspetto delle strutture istituzionali, amministrative ed economiche, attraverso limitazione di quelle occidentali; ii. irrigidimento dei tratti identitari, anche attraverso forme di resistenza armata; iii. dialogo con le confessioni religiose dominanti nel paese, cui ci si rivolge per cercare orizzonti etici che nobilitino la resistenza agli estranei occidentali: sacralizzazione del politico e soluzioni monistiche (autorit religiosa e autorit politica coincidono, come in Giappone) o soluzioni dualistiche (capi politici e religiosi collaborano agli stessi obbiettivi, ma sono distinti, come nei paesi islamici). 2. LImpero ottomano nella prima met del XIX secolo: a. le perdite territoriali dalla fine del Seicento: i. Ungheria e Transilvania (Austria); ii. Dalmazia (Venezia, poi Austria); iii. Crimea e Bessarabia (Russia); iv. autonomia di Serbia, Moldavia e Valacchia; v. Algeria (Francia, 1830); b. lassetto istituzionale: i. progressiva perdita del controllo sulle amministrazioni periferiche da parte dei sovrani: larga autonomia di pasci e notabili locali; ii. mancato afflusso verso il centro delle risorse fiscali; iii. ingerenza sul potere dei sultani da parte dei giannizzeri; c. le riforme di Selim III (1789-1807) e Mahmud II (1808-39): i. apporto di collaboratori europei; ii. resistenze e proteste degli ulema musulmani; iii. tentata riorganizzazione dellesercito e rivolta dei giannizzeri (1807): abdicazione di Selim III e ascesa di Mahmud II; iv. rinnovamento amministrativo delle province; v. riforme istituzionali: 1. assimilazione del Gran Visir a un Primo ministro occidentale; 2. organizzazione di diversi ministeri e di un Consiglio dei ministri; 3. creazione del Consiglio della sublime Porta, con il compito di preparare le proposte di legge poi discusse dal Consiglio dei ministri; vi. organizzazione di censimenti e del catasto: redistribuzione delle imposte, esatte da funzionari nominati dal governo e non appaltate; vii. riforma del sistema educativo: scuole laiche; viii. costituzione di nuovi reparti militari dlite e seconda ribellione dei giannizzeri (1826): repressione e scioglimento del corpo; ix. sottrazione del controllo degli eserciti ai governatori locali; d. gli ostacoli: i. opposizione degli ulema e dei notabili locali; ii. intervento delle potenze occidentali a finanziare i governatori locali; iii. diffusione di movimenti nazionalisti in area balcanica; iv. tentativo di secessione dellEgitto; e. lEgitto di Mehmet Ali (1769-1848): i. controllo dellArabia (1811-18), dove sono diventati potenti Saud e i suoi successori, e dove si diffusa la predicazione di al-Wahhab; ii. vasto programma di riforme modernizzanti: 1. dallesercito mercenario alla coscrizione obbligatoria; 2. assoldamento di ufficiali europei, e acquisto di armi ed equipaggiamenti europei; 3. riforma dellistruzione e viaggi distruzione in Europa; 4. stampa nazionale; 5. riordino del prelievo fiscale; iii. partecipazione alla guerra contro i greci; iv. tentativo di conquista della Palestina e della Siria (1831): guerra tra Egitto e Impero ottomano; v. riconoscimento del titolo di kedhiv (governatore ereditario dellEgitto, 1840), in cambio di un tributo annuale; vi. restituzione della Siria allImpero in cambio dellalta valle del Nilo f. le nuove riforme di Abdl-Mecid I (1839-61) e di Abdl-Haziz (1861-76): i. la Carta imperiale di Glkhane: testamento di Mahmud II, auspicante la piena occidentalizzazione dello Stato ottomano; ii. apertura della fase delle Tanzimat. 3. Islam e Tanzimat: a. le difficolt: i. applicazione di nuove leggi estese a tutti i sudditi dellImpero; ii. cancellazione di diritti consuetudinari, privilegi, statuti particolari; iii. opposizione di alcuni gruppi religiosi; b. la codificazione: i. il Codice penale, il Codice di commercio, il Codice agrario e il Codice di commercio marittimo; ii. il Codice civile: modello del Codice Napoleone e rispetto della Sharia; c. il sistema giudiziario: i. fondazione di nuovi tribunali: competenza su tutti i contenziosi non religiosi; ii. giudici religiosi e laici; iii. il diritto di famiglia resta di competenza dei tribunali religiosi: profonde differenze di genere (successione, testimonianza, punizioni corporali, poligamia maschile); d. la famiglia: i. matrimonio come contratto privato con finalit riproduttive; ii. impronta patriarcale: lo sposo deve garantire alla sposa un tenore di vita adeguato; iii. segregazione spaziale delle donne in casa e uso del velo; iv. poliginia e concubinato consentiti, ma diffusi solo laddove lo permettono le condizioni economiche; e. lharem: i. spazio del palazzo in cui risiedono schiave e concubine; ii. istituzionalizzazione dal XV-XVI secolo: autonomia della successione patrilineare da rapporti parentela e alleanza; iii. immagine ipersessualizzata in Occidente: realt non solo sessuale delle relazioni; iv. educazione delle donne dellharem; f. integrazione della Sharia nella giurisprudenza civile: trasformazioni modeste; g. il sistema educativo: i. fondazione del liceo imperiale di Galatasaray (1868); ii. studio del francese; iii. formazione della nuova burocrazia imperiale; iv. fallimento del tentativo di costruire una vera e propria universit: opposizione delle autorit islamiche; v. fondazione di diverse scuole superiori: amministrazione, medicina, per insegnanti; vi. minoranze etniche e confessionali dispongono di proprie scuole (armena, ebraica, greca). 4. LImpero ottomano e le potenze europee: a. la riforma dellesercito: modello francese dellesercito di qualit; b. i Balcani: i. tentativo della Russia di impadronirsi di Moldavia e Valacchia: guerra di Crimea (1853-56): autonomia dei principati e indipendenza della Serbia; ii. unificazione di Valacchia e Moldavia nel Principato di Romania sotto Alessandro Cuza (1857); iii. rivolte e concessione dellautonomia al Principato del Montenegro (1858); c. Creta: grande insurrezione della comunit greca (1866) e concessione di alcune autonomie (1868); d. il Libano: i. pluralit etnica e confessionale: cristiano-maroniti e drusi; ii. tentativo di occupazione da parte di Mehmet Ali (anni Trenta); iii. scontri interconfessionali (1860): intervento della Francia e protettorato francese; e. la questione dOriente: i. lImpero ottomano come unentit di cui appropriarsi; ii. interessi austriaci: Balcani; iii. interessi russi: Balcani e Caucaso; iv. interessi inglesi: conservazione del dominio marittimo sul Mediterraneo; v. interessi francesi: espansione sulle coste mediterranee; vi. presenza nellImpero di operatori economici europei; f. leconomia: i. trattati doganali di ispirazione liberista (1838-41); ii. importazione di manufatti industriali ed esportazione di prodotti agricoli; iii. disponibilit di prodotti minerari e interesse degli imprenditori europei: sfruttamento delle miniere; iv. istituzione della Banca imperiale ottomana (1863) con capitali europei, per finanziare imprenditori e aziende; v. rete ferroviaria e stradale, porti. 5. La Persia e lAfghanistan: a. la Persia: i. potere dello shah e dei potentit locali; ii. autorit delle lite religiose islamiche (mullah sciiti): guide spirituali e amministratori della giustizia; iii. il regno di Nasir al-Din (1848-96): 1. fallito tentativo di limitazione del potere di mullah; 2. tentativo di respingere le conquiste occidentali; 3. dominio economico occidentale: ferrovie, miniere, telegrafi, strade; 4. resistenza alle riforme da parte delle lite tribali e religiose: sostanziale arretratezza del Paese; b. lAfghanistan: i. dalla marginalit allimportanza: interessi britannici e russi; ii. espansione britannica in India: preoccupazione per lespansione russa a nord; iii. attacco inglese allAfghanistan (1838): 1. occupazione facile (1839); 2. resistenza delle trib locali; 3. ribellione di Kabul e fuga dei britannici (1841): grandi perdite; iv. ulteriore avanzata russa verso lAfghanistan. 6. LIndia britannica: a. la East India Company: i. compagnia azionaria privata costituitasi allinizio del Seicento; ii. monopoli commerciali e ampi poteri amministrativi; iii. controllo della parte mediana della costa orientale indiana e del Bengala: imposizione di tributi alle popolazioni locali; iv. acquisto di merci prodotte in India: calic, t, caff; b. lIndia Act (1784): i. gli azionisti della societ scelgono i direttori, che si occupano di affari economici e di amministrazione; ii. le questione politiche e militari sono affidate a un organo dipendente dal governo; c. il sistema fiscale e lagricoltura: i. tassazione dei redditi provenienti dalla coltivazione delle terre; ii. notevole concentrazione della propriet terriere nelle mani di pochi: in caso di insolvenza fiscale la terra messa allasta; iii. formazione di una nuova borghesia terriera con il compito di raccogliere le tasse; iv. concentrazione delle terre e diffusione di colture specializzate, destinate alla commercializzazione; d. lindustria tessile: i. fortuna settecentesca del cotone e dei calic; ii. crisi dellindustria tessile indiana: concorrenza della Gran Bretagna; iii. notevoli ripercussioni sulle produzioni agricole: fortuna di indaco, tabacco, t, juta, papavero; e. lespansione militare britannica: i. controllo dellintero subcontinente (1852); ii. conquista della Birmania e del Punjab; iii. riduzione dei principati indipendenti a protettorati britannici; iv. espansione della burocrazia: esigenze dellamministrazione e della difesa; f. lamministrazione: i. esclusione degli indiani dai ruoli di responsabilit: afflusso di funzionari britannici; ii. missione di civilizzazione: divieto del rogo rituale, della schiavit, della poligamia; iii. eguaglianza di fronte alla legge e abolizione (formale) del sistema delle caste; g. la ribellione e le sue conseguenze: i. risentimento verso la politica di civilizzazione e gravissima ribellione (Indian mutiny, 1857) dei sepoys (truppe indiane arruolate dai britannici); ii. sostegno agli insorti dei principi indiani, ma mancato accordo sugli obiettivi politici: principati autonomi o rifondazione dellImpero moghul; iii. violentissima repressione; iv. scioglimento della East India Company e affidamento della gestione direttamente a un dipartimento del governo britannico (1858): vicer con governo in loco e segretariato di Stato per lIndia; h. il nuovo governo britannico: i. miglioramento delle infrastrutture: ferrovie e telegrafi; ii. potenziamento della burocrazia civile e dellesercito: riduzione del rischio di ribellioni; iii. politica di civilizzazione sostituita dal benevolent despotism: non modificare gli usi locali, ma semplice assicurazione dellordine. 7. Le Indie orientali olandesi: a. la Compagnia Olandese delle Indie Orientali: i. Giava, Sumatra, Borneo; ii. sistema di prelievo forzato dei prodotti agricoli da smerciare in Europa; iii. debiti e scioglimento (1800); b. la riorganizzazione (1824): prelievo forzato dei beni agricoli: sfruttamento e malumore dei contadini; c. ribellione nel nome dellidentit musulmana a Giava (1825-30): repressione; d. mutamento del sistema amministrativo: i. introduzione del sistema delle colture: possibilit di non pagare le imposte in denaro, ma di riservare un quinto delle terre a colture indicate dal governo; ii. sistema funzionale: crescita delle entrate coloniali; iii. sfruttamento e abusi: lavoro coatto dei contadini per la costruzione di infrastrutture. 8. La Cina: a. lassetto sociale: i. diversit religiosa: buddismo, taoismo, confucianesimo; ii. struttura politica incentrata sullimperatore; iii. complessa struttura burocratica: dominio dei mandarini; iv. chiusura e senso di superiorit culturale e tecnologica: apertura del solo porto di Canton; b. le cause della guerra delloppio: i. scontro tra gli interessi britannici e cinesi: isolamento contro dinamismo commerciale; ii. laffermazione dei tessuti inglesi: crisi dellindustria tessile indiana e mutamenti nelle colture indiane; iii. affermazione della coltura del papavero da oppio e sua importazione illegale in Cina; iv. formazione di un commercio triangolare: prodotti industriali dalla Gran Bretagna allIndia; oppio dalIndia alla Cina; t, seta e porcellane dalla Cina alla Gran Bretagna; v. sviluppo delle organizzazioni criminali cinesi e delle fumerie clandestine; vi. danni sulla popolazione e conseguenze economiche: narcotraffico clandestino non sottoposto al pagamento dei dazi e in grado di rendere passiva la bilancia commerciale cinese; c. la prima guerra delloppio (1840-42): i. distruzione di una grande partita di oppio a Canton (1839); ii. reazione britannica: aggressione militare; iii. occupazione di Hong Kong e apertura di altri quattro porti (tra cui Shangai); d. la rivolta del Taiping: i. fondazione della Societ degli adoratori del Cielo (1847): visione confuciana dellalternanza tra imperatori attivi e prestigiosi e imperatori incapaci e corrotti; ii. penetrazione della corruzione trai burocrati e i funzionari; iii. elaborazioni concettuali derivate dai missionari cristiani: eguaglianza spirituale trasformata in eguaglianza economica da raggiungere attraverso la ridistribuzione delle terre; iv. la situazione nel sud della Cina: ostilit verso la dinastia Manci e peggioramento dopo la guerra delloppio; v. rivolta e conquista di Nanchino (1853): fondazione dello stato Taiping Tianguo, guidato da Hung Hsiu-Chuan; vi. abolizione della propriet privata, introduzione delluguaglianza di genere, proibizione di alcool, oppio e tabacco e riduzione delle imposte; e. la seconda guerra delloppio (1856-64): i. i britannici e i francesi attaccano la Cina approfittando della rivolta Taiping: ottenimento di pesantissime concessioni (1856-60); ii. francesi e britannici collaborano alla repressione dei ribelli Taiping (1861-64); f. gli esiti: i. fine della ribellione Taiping; ii. completa sottomissione del governo imperiale al dominio occidentale; iii. riconoscimento agli stranieri del diritto di circolare nel paese, acquistare propriet e immettere merci senza pagare imposte; iv. legalizzazione del commercio delloppio e sviluppo di piantagioni locali: notevole gettito fiscale. 9. Il Giappone: a. la societ: i. chiusura totale alle influenze esterne; ii. limperatore e lo shogun Tokugawa: controllo diretto del territorio; iii. i daimyo: feudatari con burocrazie ed eserciti propri; iv. i samurai: guerrieri di professione di estrazione nobile, membri degli eserciti dei daimyo; v. marginalizzazione di artigiani e commercianti: disprezzo etico, ma redditi elevati; vi. assoluto rispetto nei confronti dei superiori; b. lapertura: i. arrivo di quattro navi da guerra statunitensi, guidate dal commodoro Perry, a Tokyo (1853): apertura commerciale dei porti (1854); ii. altri trattati commerciali; c. la restaurazione Meiji (1867): i. aperta ribellione contro lo shogun; ii. insediamento dellimperatore Mutsuhito e formazione di un governo con i daimyo ribellatisi allo shogun; iii. modernizzazione del Paese per resistere alla colonizzazione diretta o indiretta, attraverso la copiatura delle istituzioni occidentali; iv. riforma sociale: eguaglianza di fronte alla legge, abolizione dei feudi con indennizzo; v. riorganizzazione della burocrazia; vi. sistema fiscale moderno: tassazione individuale delle propriet terriere; vii. obbligo dellistruzione elementare; viii. coscrizione obbligatoria; ix. comunit nazionale organica e ordinata: invenzione dello scintoismo (politeismo autoctono) come religione di Stato; x. riutilizzazione politica della cosmogonia scintoista: imperatore come capo della Chiesa e divinit in terra; xi. scintoismo e rispetto per la famiglia e i genitori: relazione analogia tra famiglia e Stato; xii. istituzione di un ministero della Religione: sacerdoti come funzionari statali; xiii. finanziamenti alle imprese industriali: tecnologie e tecnici stranieri. 10. Gli altri scenari: a. lOceania: i. uso dellAustralia come colonia penale nel Settecento, zona di emigrazione per civili nellOttocento; ii. agricoltura e allevamento di pecore: sottrazione delle terre agli aborigeni; iii. scoperta di giacimenti doro (1851): emigrazione europea; iv. espansione coloniale pi lenta in Nuova Zelanda: resistenza delle popolazioni maori; b. il Canada: i. controllo britannico del Quebec e dellOntario dalla guerra dei Sette anni (1763); ii. movimento verso ovest e riunione degli Stati in una confederazione del Canada (1867); c. il Sudafrica: i. insediamento dei boeri olandesi nella colonia del Capo; ii. conquista inglese del Capo (1795); iii. tensioni tra amministratori inglesi e boeri: formazione del Transvaal e dellOrange; iv. allevamento del bestiame e coltivazione della canna da zucchero; v. limite allespansione: zulu e xhosa; vi. scoperte minerarie: diamanti (Kimberley, 1867) e oro (Transvaal, 1886); d. lAfrica: i. esplorazioni geografiche: Livingstone; ii. interessi commerciali: acquisto di merci per i consumatori e le industrie europee; iii. crescita degli interessi economici e politici: preludio alla colonizzazione.