5.1 Gli inizi della polifonia La polifonia si configura, nella storia della musica, come uno dei fenomeni andati ad arricchire il Canto Gregoriano monodico, a partire dal IX secolo d.C.. Convenzionalmente possiamo suddividere le fasi evolutive della musica polifonica in vari periodi: gli inizi, dal X alla prima met del XII secolo, il periodo dell'Ars Antiqua dalla seconda met del XII a tutto il XIII secolo, l'Ars Nova durante il XIV secolo, l'et fiamminga nel XV secolo ed all'inizio del XVI, ed infine il rinascimento nel XVI secolo. La prima fase dello sviluppo della polifonia viene dunque fatta risalire alla seconda met del IX secolo e vide fiorire le prime esperienze di contrappunto mediante un semplicissimo raddoppio della melodia gregoriana, che veniva chiamata "vox principalis", con una seconda linea melodica denominata "vox organalis", che solitamente era situata ad un intervallo di ottava o di quinta o di quarta. Questa semplice forma polifonica, denominata "organum", aveva dunque un andamento molto semplice in quanto la "vox organalis" manteneva gli stessi valori di durata delle note della voce principale: di qui deriv il nome, nell'accezione latina, di "punctum contra punctum", ossia "nota contro nota", poi evolutasi in "contrappunto". Tale primitivo contrappunto veniva denominato "omoritmico", per via del parallelismo ritmico delle due voci. AMPLIARE mila+fubini+einaudi Dall'evoluzione dell'"organum" si afferm, verso la fine del XI secolo, il "discantus" (discanto), nel quale i raddoppi della "vox organalis" avvenivano per ottave, quarte e quinte, facendo anche ricorso al moto contrario delle parti; di questo periodo ci giunto il "tropario di Winchester" che anche il primo esempio in assoluto di musica polifonica scritta. [Durante il XII secolo in alcuni centri di vita religiosa, tra cui citiamo il monastero di S.Marziale di Limoges (Francia) e il santuario di Santiago de Compostela (Spagna), si svilupp un'ulteriore forma di "organum", denominata "melismatico", in cui venne a rompersi il principio della omoritmia: la "vox organalis" possedeva non solo una propria indipendenza ritmica, ma era scritta con note di durata molto pi breve e quindi in maniera pi "fitta" rispetto alla "vox principalis".] 5.2 L'Ars Antiqua e la scuola di Notre-Dame Come si visto, le prime esperienze polifoniche furono rigorosamente limitate ai centri di cultura ecclesiastici, anche perch nel campo profano era solamente la lirica monodica dei trovatori e trovieri ad essere praticata e diffusa. (V.tesi n.8) Dopo la prima fase di gestazione terminata convenzionalmente nella prima met dell'XII secolo, la polifonia sub un deciso sviluppo, sempre in ambito sacro, coinciso con la nascita di grandi basiliche tra cui sicuramente spicca quella di Notre-Dame di Parigi, la cui costruzione inizi nel 1163 d.C. Il clima di rinnovata fede religiosa (e non solo) di quei decenni fece fiorire la cultura e le arti, e non fu un caso che proprio questo periodo vide la nascita di alcune tra le pi grandi universit d'Europa, Bologna e Parigi su tutte. E proprio Parigi divent, grazie ai due grandi poli dell'universit e della basilica di Notre-Dame, il centro di cultura Europeo pi importante per almeno i due secoli successivi. Attorno alla basilica si svilupper una importantissima cappella musicale che contribuir in maniera determinante allo sviluppo della musica polifonica sacra. Fu soprattutto l'opera del maestro Leonin, attivo a Parigi tra il 1160 e il 1190, che codific, mediante il suo "Magnus liber organi" (un libro di musica sulla forma dell'organum), questo sviluppo. La sua opera fu continuata dal suo successore Perotinus, che evolvette la struttura degli "organum" aggiungendo una terza voce acuta (chiamata triplum) e una quarta voce (chiamata quadruplum). Le voci superiori erano di carattere pi melismatico e si muovevano con valori pi brevi rispetto alla voce gregoriana, denominata ora "cantus firmus", o "tenor", perch appunto manteneva fisso la melodia gregoriana di base, nella voce pi grave. Parallelamente a queste composizioni di carattere sacro, cio basate su tenor gregoriani, si svilupparono anche le prime esperienze polifoniche con linee melodiche inventate, che potevano avere argomento religioso ma anche profano, mantenendo per una polifonia semplice secondo lo stile dell'omoritmia (v. sopra): tali forme vennero denominate "conductus". Verso la met del XIII secolo, grazie anche all'abbandono della teoria mensurale dei modi ritmici (v.tesi n.6) a favore della notazione di Francone da Colonia, pi flessibile, si abbandon la produzione degli "organum" a favore della nuova forma polifonica che grande diffusione ebbe nel secolo successivo: il mottetto. Il mottetto (mot=parola, in francese) nacque dall'elaborazione di un frammento del tenor gregoriano mediante l'inserimento di melodie melismatiche nelle voci superiori. Tale pratica, concettualmente non dissimile da quella che aveva generato i tropi e molto diffusa, generava moltissimi frammenti musicali che potevano essere anche intercambiabili tra di loro, denominati "clausolae". Non appena si pens di donare propria autonomia a questo frammento musicale, visto l'alto numero di clausole che venivano prodotte, ne nacque il mottetto. L'argomento del mottetto poteva essere sacro, ossia destinato al servizio liturgico, o profano (grande successo ebbe in particolare durante l'Ars Nova) con testo adatto alle occasioni conviviali, amorose, celebrative, ecc... Il mottetto del XII e XIII secolo ebbe anche alcune interessanti varianti, come quella del "mottetto politestuale", ossia con testi differenti nelle varie voci, e la pratica dell'"hoquetus", che vantava un andamento alternato di note e pause tra le varie voci fino a generare un andamento a singhiozzo (hoquet=singhiozzo, in francese).
Tesi n.9 - Il Trecento e l'Ars Nova 9.1 La secolarizzazione della cultura QUADRO STORICO Il XIV secolo segn una svolta nella filosofia di pensiero e in generale nel costume della societ, ci si stava allontanando inesorabilmente dalla concezione medievale dell'esistenza umana per entrare in una nuova era. Se il secolo precedente aveva rappresentato la massima espressione nella concezione che subordinava l'uomo a Dio e alla religione, con conseguenze nel pensiero, cultura ed arte, durante il '300 si assistette alla cosiddetta "secolarizzazione della cultura". Ci non signific rinnegare religione, ma semplicemente distinguere ed accettare coscientemente un mondo parallelo, controllato dalla ragione umana, dalle possibilit dell'individuo, e dalla fiducia nella scienza, in grado di coesistere e di sostituirsi in alcuni casi alla dottrina religiosa, che con la nascita di alcuni ordini monastici come i domenicani e i francescani aveva goduto di un notevole impulso e con il papato di Bonifacio VIII aveva conosciuto il massimo vigore teocratico. Si inizi a rafforzare il potere temporale di alcuni sovrani, come in Francia dove si avvi una monarchia che divenne poi secolare, o in Italia, dove lo scarsissimo controllo centrale del Sacro Romano Impero port all'estinzione del fenomeno feudale e alla nascita di una miriade di Signorie indipendenti sempre in lotta tra loro. La crisi del papato fu anche ben testimoniata dal trasferimento della sede papale ad Avignone tra il 1309 e il 1377, con la susseguente elezione di un antipapa che port allo "scisma d'occidente"; la vicenda si risolse formalmente soltanto nel 1417 con l'elezione di Martino V, universalmente riconosciuto come unico Papa, ma nel contempo fu il preludio alla crisi che port alla successiva riforma protestante del XVI secolo. Parlando di arti, nell'ambito letterario si pass rapidamente dalle opere come "La Divina Commedia" di Dante Alighieri, alle ben pi profane e liriche del "Decameron" Boccaccio e ai "Racconti di Canterbury" di Chaucer; mentre l'edificazione di palazzi sempre pi maestori ad opera di potenti signori testimoni il crescente contrasto tra il potere temporale e quello spirituale, simboleggiato dalle grandi cattedrali della cristianit. Anche le arti figurative, con il trapasso dall'ispirazione religiosa di Cimabue si passa alle visioni di Giotto. La crisi della dottrina religiosa avr effetti importanti anche nel campo musicale, visto che la produzione di musica sacra subir un notevole rallentamento mentre il genere profano si garantir notevole fioritura. 9.2 L'Ars Nova in Francia L'accezione "Ars Nova" indic appunto una nuova via dell'arte, in contrapposizione allo stile precedente che veniva identificato in "Ars Antiqua" riferendosi alle pratiche fino al XIII secolo. (v.tesi n.5). Il termine Ars Nova apparve per la prima volta in musica nel trattato "Ars novae musicae" (1319) di Johannes de Muris ++++, e nell'importantissimo "Ars nova" (1320) di Philippe de Vitry, considerato il massimo trattatista del '300 francese (ma fu anche compositore), nel quale venivano discussi i vari aspetti della teoria musicale e della notazione, tra i quali, le nuove possibilit offerte dal mensuralismo. Proprio in questo periodo infatti, ad opera dello stesso Vitry, venne a configurarsi un nuovo sistema musicale che estese e perfezion quello elaborato nel secolo precedente da Francone da Colonia: venne codificata una precisa gerarchia tra le varie figurazioni musicali mediante l'introduzione di precisi rapporti di suddivisione binari e ternari e si assistette all'introduzione del valore della "minima" (v.tesi n.6). Lo sviluppo della polifonia e dell'indipendenza delle voci port quindi all'accettazione di consonanze "imperfette" come le terze e le seste, fino a quel momento accuratamente ripugnate dai polifonisti medievali; in questo periodo si assistette inoltre alla parificazione dell'importanza dei tempi binari e ternari, fors'anche come conseguenza di una cultura meno legata ai simboli (e quindi ai numeri) religiosi; e soprattutto ci fu un prepotente ingresso della polifonia nella musica profana. Il maggior autore dell'Ars Nova francese fu Guillaume de Machaut*, forse considerabile come il primo vero compositore della storia musicale europea: egli fu compositore molto prolifico ed ebbe una grande carriera sia artistica che diplomatica. Tra le sue composizioni ricordiamo innanzi tutto la "Messa di Notre-Dame", scritta in polifonia a quattro voci, con alcuni brani in stile isoritmico, saltuarie presenze strumentali per rafforzare il canto, che si considera la prima Messa completa scritta dallo stesso compositore. Machaut scrisse anche numerosi mottetti a 3 e 4 voci nello stile molto diffuso dell'isoritmia di argomenti sia sacri che profani, e una copiosa produzione di forme tipiche dell'Ars Nova, quali rondeaux, ballades, lais, virelais. Lo stile del mottetto isoritmico (il termine venne applicato dalla disciplina musicologica nel corso del XIX secolo) prevede che un elemento melodico senza alcun carattere ritmico (una determinata successione di altezze di suoni senza alcun carattere mensurale), denominato color, venga associato ad un predeterminato schema di valori ritmici, denominato talea. Tale combinazione veniva a ripetersi fintanto che color e talea non terminavano contemporaneamente, visto che i due elementi potevano avere, nella loro singola unit, durate differenti. Solitamente la tecnica dell'isoritmia era applicata alla voce del tenor. 9.3 L'Ars Nova in Italia La documentazione dell'Ars Nova italiana ci fa supporre da un lato che le forme di polifonia praticate all'inizio del secolo fossero alquanto elementari, rispetto alle controparti francesi; mentre la solidit e l'articolazione del trattato di Marchetto da Padova "Pomerium in arte musicae mensuratae", datato attorno al 1326, ci indica che anche la scuola italiana aveva raggiunto una notevole esperienza in materia. Certamente il trasferimento del papato ad Avignone, per buona parte del secolo, non aiut lo sviluppo della musica sacra in Italia, che sub infatti un notevole rallentamento, mentre le nuove forme arsnovistiche in ambito profano godettero di una ottima fioritura nelle grandi corti del settentrione (prima met del secolo) e a Firenze (seconda met), sotto la potente famiglia dei Medici. Nacque il fenomeno del mecenatismo, che permise ai compositori di accaparrarsi le simpatie di un signore o di una casata, ottenendo ospitalit, benefici, e garanzie economiche che gli permettevano di sviluppare le proprie inclinazioni artistiche in un ambiente privilegiato (Scaligeri a Verona e Padova, Visconti a Milano, Medici a Firenze, ecc...) . Tra i maggiori compositori ricordiamo Jacopo da Bologna, Giovanni da Firenze, e soprattutto Francesco Landino. Francesco Landino (1325-1397), chiamato "il cieco degli organi" per via della sua condizione di non vedente unita alla grande abilit alla tastiera, incarn il gusto tipicamente italiano per la melodia grazie alla sua grande ispirazione musicale. Della sua produzione ricordiamo alcune forme tipiche dell'Ars Nova italiana: il madrigale, di forma strofica fissa strutturato musicalmente secondo lo schema A-A- B, presentava un organico a 2-3-4 voci, ed era costituito sulla base di un testo letterario di endecasillabi rimati secondo vari schemi; la caccia, costituita come un canone a 2 voci all'unisono sostenute da un tenor strumentale e priva di struttura metrica prestabilita; e la ballata, di forma pi complessa sulla quale val la pena soffermarsi. La ballata, che fu magistralmente codificata da Landino (ne compose pi di 140), prevedeva una struttura strofica di doppie di endecasillabi, tra loro rimati in vario modo, secondo lo schema: 2 endecasillabi (ripresa), melodia A 2 endecasillabi (I piede), melodia B 2 endecasillabi (II piede), melodia B 2 endecasillabi (volta), melodia A al termine veniva ripetuta la prima strofa (ripresa). La struttura musicale prevedeva 2-3-4 voci, denominate "tenor" (quella grave), "cantus" (quella acuta), ed eventuali "contra-tenor" altus e bassus, rispettivamente al di sopra e al di sotto del tenor. I testi letterari che animavano la composizione erano di carattere amoroso, lirico, satirico, ecc... [Citiamo infine un'espediente musicale conosciuto con lo pseudonimo di "cadenza alla Landino", in quanto fu da lui codificato ed ampiamente usato, andando a costituire uno dei suoi tratti stilistici distintivi : consisteva nell'introduzione del sesto grado tra il settimo e la relativa risoluzione alla tonica, che alterava la consolidata prassi di stampo medievale: ] 9.4 L'Ars Subtilior L'ultima fase dell'Ars Nova italiana fu caratterizzata da un declino dall'arte nostrana a vantaggio dello stile francese, che si impose grazie anche al rientro del papato a Roma, con relativa cappella musicale ed artisti al seguito; il musicista che simboleggi la fine dell'Ars-Nova italiana fu il belga Johannes Ciconia, gi cantore nella cattedrale di Padova fino al 1411, e grande amante del manierismo francese. La teoria musicale sub, verso la fine del secolo, ulteriori sviluppi, caratterizzati non solo dall'introduzione di nuovi valori, come la semiminima, ma anche da un'estremizzazione delle tecniche di scrittura musicale, fenomeni che vennero convenzionalmente classificati nell'accezione di "ars subtilior". Si assistette ad una vera e propria speculazione sulla struttura musicale, che divenne alle volte il fine ultimo della composizione: non di rado l'apparenza grafica della partitura aveva precise velleit artistiche arrivando cos a frequentissimi cambiamenti di ritmo tra le varie battute, uso di note colorate, ecc... Ricordiamo di questo periodo, la grande importanza delle cappelle private di Giovanni di Berry e del duca Gastone III di Foix. Tesi n.10 Il 400: let dei Fiamminghi 10.1 Quadro storico e lUmanesimo Il XVI secolo, l'ultimo del Medioevo, si configur, sotto molti punti di vista, come una naturale prosecuzione del secolo precedente. La cornice storica in Europa fu rappresentata dalla grave crisi della Chiesa, che a fatica riusc, nel 1417, ad eleggere un unico Papa universalmente riconosciuto, Martino V, che pose fine al dualismo tra Roma ed Avignone e chiuse ufficialmente lo scisma d'occidente. Ufficialmente, s' detto, perch effettivamente la realt ecclesiastica era ben lungi da quella potenza che era in grado di esercitare solo due secoli prima, ed anzi ormai i tempi erano quasi maturi per le riforme religiose che troveranno sfogo nel '500. Nella penisola italica controllo del Sacro Romano Impero era pressoch nullo, e le varie Signorie divennero sempre pi potenti ed indipendenti, aumentando la rivalit reciproca, che ormai non era solo pi una questione meramente militare. Anche nel campo artistico infatti, e musicale in particolare, la supremazia era quanto mai ambita. Molte corti in vari casati nobiliari ambivano a questo primato ed assoldavano musicisti per far loro guidare e fiorire le proprie cappelle private nella speranza di guadagnare il predominio artistico e culturale: ecco i Della Rovere ad Urbino, i Medici a Firenze, gli Sforza a Milano, i Gonzaga a Mantova, gli Este a Ferrara. Nella seconda met del Quattrocento fu proprio Firenze a divenire il centro primario per l'arte della nostra penisola che, durante gli anni in cui fu attivo Lorenzo il Magnifico, conobbe una straordinaria prosperit; egli riusc anche ad allontanare, seppure temporaneamente, lo spettro dell'invasione delle armate francesi. Significativa fu inoltre la caduta dell'Impero Romano d'Oriente con la presa di Costantinopoli nel 1451, che gener un esodo di massa dei pensatori e filosofi dell'area greco-bizantina e favor pertanto il diffondersi di questa cultura nelle altre aree del Mediterraneo, in primis l'Italia. Si inizi quindi a conoscere ed apprezzare maggiormente il pensiero e le opere dei grandi filosofi greci dell'antichit, da Aristotele a Platone (il fenomeno culturale che si svilupp poi in Italia venne appunto detto "Neoplatonismo"). A met del secolo termin la guerra tra Francia e Inghilterra, con alleata la Borgogna, denominata dei "Cent'anni" (1337-1453): da questo momento in poi l'Inghilterra inizi una politica di espansione coloniale (nel 1492 verr scoperto il continente americano) che la port a disinteressarsi in una certa misura delle vicende continentali. Tra l'altro, poco dopo, un'altra piaga la aspettava al varco : una sanguinosa guerra civile per la successione al trono, conosciuta come la "guerra delle due rose", tra le casate rivali degli York e dei Lancaster. La Spagna conobbe finalmente l'unit territoriale in alcune successive tappe, a cominciare dall'illustre matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona nel 1469 e a terminare con la cacciata degli arabi nel 1492. Dal punto di vista artistico continu, e per certi versi si concretizz maggiormente, quella cultura che nel '300 aveva posto le basi per una corrente indipendente dalla visione di sudditanza a Dio di stampo medievale. La cosiddetta "secolarizzazione della cultura" era ora una realt vera e propria, e non a caso, nelle arti figurative si scopr il sapiente uso della prospettiva (vedi Brunelleschi, Donatello, Masaccio) per rendere giustizia alle proporzioni e quindi al giusto rapporto tra le cose, i soggetti, l'uomo e Dio. L'uomo era ora al centro dell'Universo, secondo la dottrina che venne giustamente chiamata "Umanesimo". Nella musica siamo nel pieno fiorire della polifonia, che vive ora la sua quarta e penultima fase, etichettata come "il periodo fiammingo". 10.2 - La scuola inglese La scuola inglese, che aveva conosciuto un proprio Trecento arsnovistico, si configurava ora come un ponte ideale che collegava le esperienze italiane e francesi del secolo precedente, con la grande polifonia fiamminga del '400. Questa scuola, pur non vantando grandi composotori di spicco, se si eccettua John Dunstable, ebbe il grande merito di codificare alcuni parametri che divennero leggi incontrovertibili nella tecnica polifonica dei fiamminghi. Dunstable, compositore e scienziato, ci ha lasciato vari pezzi di Messe (nessuna Messa intera pare sia stata prodotta dalla scuola inglese), ed alcuni mottetti che sfruttavano diverse tecniche, dalla isoritmia allo schema affine alla ballata italiana. I caratteri principali dello stile inglese erano riconoscibili nei due generi allora pi praticati: il "gymel" ed il "discanto inglese", che sfruttavano varie tecniche di imitazione canonica (rota), ed esibivano un innovativo e generoso uso degli intervalli di terza e di sesta (ora considerate consonanze imperfette, non pi dissonanze). Il numero delle voci nelle composizioni polifoniche si attest a quattro secondo lo schema che prevedeva il superius, il contra-tenor altus, il tenor, e il contra-tenor bassus: tale schema rimase alla base delle esperienze fiamminghe per oltre un secolo e costituisce, in modo diretto o indiretto, la codificazione dell'interazione alla base del moderno quartetto d'archi. Altro merito della scuola inglese fu quello di aver avviato il genere della Messa Ciclica, ossia con tenor basato su un "cantus firmus" gregoriano che si ripeteva in tutti i brani dell'ordinario. Oltre alle composizioni di Dunstable ci sono pervenute, degni di nota, il frammento anonimo "Summer is icumen hymn", il primo polifonico della scuola inglese, e il manoscritto codice Old Hall contenente pezzi in polifonia a 4-5 voci. 10.3 La scuola fiamminga La scuola fiamminga si concretizz all'inizio del Quattrocento nei territori delle Fiandre e della Borgogna, grazie ad una altissima concentrazione di grandi artisti che investirono soprattutto le arti figurative (Rubens, Rembrandt) e la musica. In campo musicale, l'altissimo numero di abilissimi maestri di polifonia che venivano sfornati da questa scuola, determin una vera e propria "colonizzazione" artistica di tutto il continente: le maggiori cappelle musicali, sia ecclesiastiche (papale compresa), sia private e nobiliari, furono letteralmente invase dai compositori di queste terre fino alla met del secolo successivo. Per ben identificare la loro perizia tecnica fu ben speso l'appellativo di "visione architettonica e ludica" della materia musicale che essi ebbero: la solidit della struttura contrappuntistica e la smisurata padronanza portarono questi maestri a scrivere spesso veri e propri rebus musicali, come nel caso dei canoni enigmatici e mensurali. La loro abilit conpositiva quindi era tale da costituire un vero e proprio divertimento. La loro musica, esclusivamente a cappella (vocale) tranne rarissimi casi, si attest sull'organico delle quattro voci derivate dalla scuola polifonica inglese di inizio secolo (v. sopra). Le forme principali praticate dai fiamminghi furono la Messa (ora sempre completa in tutti i brani dell'ordinario), i mottetti (sia sacri che profani) e le chanson; con un sapiente uso della tecnica dell'imitazione canonica semplice, mensurale, ed enigmatica, come gi detto. Le Messe erano tutte cicliche, secondo il modello inglese (chiamate anche "in tenor"), ma potevano anche sfruttare la tecnica della "parafrasi": tenor basato su una melodia preesistente (che poteva anche non essere sacra) e le altre voci che ne imitavano i movimenti. Altra tecnica polifonica molto diffusa fu quella della "parodia", che consisteva nell'applicare un modello preesistente gi polifonico (come ad esempio quello di una chanson). Cinque furono le generazioni di fiamminghi che coprirono lo sviluppo temporale di questa grande scuola, durata per oltre un secolo e mezzo: esse corrisposero ai nomi di Dufay, Ockeghem, Desprez, Willaert, Lasso. 10.4 Guillaume Dufay e Johannes Ockeghem Guillaume Dufay, borgognone, nato attorno al 1400, si trasfer giovane in Italia dove intraprese una brillante carriera di compositore, che lo port a peregrinare per varie corti illustri (Rimini, Roma, Ferrara, Torino, Urbino, Firenze) prima di rientrare in patria fino alla morte, sopravvenuta nel 1474. Tra le sue opere di maggior rilievo (alcune con saltuaria presenza strumentale) spicca la Messa in tenor ciclica a 4 voci intitolata Se la faccia pallida, dove la melodia di una sua omonima chanson fungeva da base al tenor, mentre le altre voci avevano melodie indipendenti e differenti; e la Messa Gloria ad modum tubae, in cui chiara la destinazione strumentale (tromba). Tre sono invece le messe che sfruttavano la tecnica della parafrasi, nella Messa l'Homme arm il tenor basato su una canzone popolare francese del 300 molto orecchiabile mentre nelle Messe "Ecce ancilla Domini" (Ecco lancella del Signore) e "Ave regina coelorum" (Ave regina dei cieli), il tenor gregoriano. Di ottima fattura anche i mottetti, taluni isoritmici, sia sacri che profani, come quello composto per celebrare linaugurazione nel 1436 del Duomo di Firenze. Infine citiamo una Messa da Requiem polifonico, andata perduta. ++++ MILA
Johannes Ockeghem (1420-1496) fece carriera esclusivamente nelle corti francesi e della Borgogna. Rappresenta forse il contrappuntista fiammingo pi dotato tecnicamente e padrone assoluto dei mezzi tecnici. Compose infatti musica con organici fino a 36 voci (DEO GRATIAS), ed alcune impegnative Messe come quella "delle prolazioni" (a 4 voci), che sfruttava l'omonima teoria mensurale dell'Ars Nova francese, e quella denominata "Cuiusvis Toni" (su qualunque tono), nella quale la eventuale mutazione delle varie chiavi di intonazione non pregiudicava la struttura. Ricordiamo anche la prima Messa che segue la tecnica della Parodia (anche se incompleta), intitolata "Fors seulement, a 5 voci, basata su tema di una chanson francese polifonica; e la Messa da Requiem, la prima documentata (quella di Dufay come di diceva andata perduta). 10.6 La chanson La chanson pu considerarsi nel Quattrocento la convergenza di tutte le forme profane polifoniche italiane e francesi (rondeaux, ballata, virelai). Le prime esperienze fiamminghe di Dufay si avvalsero di un organico a tre voci e denotarono una certa prevalenza del superius, mentre i testi erano spesso francesi, latini ed in italiano (la pi famosa fu proprio basata sui versi di Petrarca "Vergine Bella"). Successivamente, codificatosi l'organico a quattro voci, ecco le esperienze di Ockeghem, che tratt spesso temi umoristici e anche ludici, tra cui spiccava ad esempio la chanson intitolata "Petite camusette" (ragazza col volto un po' schiacciato). Tra i compositori di chanson del Quattrocento ricordiamo inoltre anche Gilles Binchois (rivale di Dufray) e Antoine Busnois, entrambi attivi nelle corti borgognone. + MILA La forma della chanson avr grande fortuna nel '500 perch verra' considerata a pieno titolo la progenitrice strutturale del genere del madrigale italiano. 10.7 Situazione del 400 italiano: lUmanesimo e la frottola L'approccio alla polifonia dei compositori italiani, dopo le esperienze dell'Ars Nova e della sua appendice "Ars Subtilior" fu alquanto fredda e distaccata, probabilmente perch l'intraprendenza e il grande livello dei contrappuntisti fiamminghi era in una certa misura ingombrante. La fine della polifonia arsnovistica in Italia fu sancita dalla figura di Johannes Ciconia, fiammingo, che oper a lungo alla corte di Padova nel primo Quattrocento. Secondo la dottrina umanistica e favorito anche dal neoplatonismo, si svilupp in Italia il gusto per una polifonia molto pi semplice, diretta, che ben si spos con le esigenze di trasparenza del testo, e quindi in aperto contrasto con gli artifizi musicali dei fiamminghi. Anche la trattatistica visse un momento di minuziosa analisi che port al tentativo di superamento dei rigori medievali, come l'esacordo guidoniano (ad opera del teorico Ramos de Pareja) e, in cascata, di molti suoi colleghi, da Tinctoris al lodigiano Franchino Gaffurio. Molti umanisti italiani amavano cantare in modo dilettantesco accompagnandosi con uno strumento (Poliziano, Campanella, Leonardo da Vinci), e furono portatori del nuovo gusto musicale italiano basato su melodie pi semplici ed orecchiabili che lasciassero maggior rilievo le parole poetiche. opera Vi erano inoltre cantori di professione, come Serafino Aquilano, molto apprezzati. Essendo per tale musica monodica, non venne scritta, bens improvvisata e tramandata oralmente : non abbiamo quindi testimonianze dirette delle varie forme denominate "Siciliane" (poesie musicali in dialetto siciliano, improvvisate su melodie preesistenti), Giustiniane (scritte dal veneziano Leonardo Giustinian), ecc... Nellultimo decennio del secolo, si assistette per alla trascrizione in polifonia di questa musica monodica popolare orale, favorendone la pubblicazione (nel 1501 nasce la stampa musicale) e quindi la diffusione: questo genere venne denominato Frottola. All'inizio la struttura della frottola fu a 3-4 voci su testi italiani molto semplici e popolareschi, quasi dialettali, la polifonia molto semplice, spesso omoritmica (voci che procedono parallelamente dal punto di vista ritmico). Il repertorio frottolistico fu molto apprezzato nelle corti italiane, specie da ceti nobiliari, come nel caso della corte di Mantova, che grazie alla alta cultura ed intelligenza di Isabella dEste, maritata al marchese (poi duca) di Mantova, godette di un grosso impulso e fioritura. Tra i maggiori esponenti che si cimentarono nel repertorio frottolistico, ricordiamo Marchetto Cara e Bartolomeo Tromboncino. Citiamo infine i Canti Carnascialeschi (canti del carnevale), in uso a Firenze all'epoca di Lorenzo il Magnifico; cacciati i Medici da Firenze, fu Savonarola a trasformare tali canti (cambiandone le parole) in laude religiose. 10.8 - La terza generazione : Obrecht, Isaac, Desprez La terza generazione di compositori fiamminghi che succedettero a quella di Ockeghem vide tre figure di spicco: Obrecht, Isaac e Desprez. Il primo, attivo nelle corti fiamminghe, fu anche a lungo in Italia (mor in italia), alla corte di Ercole I d'Este. Fu un abile compositore di Messe, alcune di esse scritte con la tecnica della parodia ( il caso della Messa "Je ne demande"). La sua tecnica, pur di stampo tipicamente fiamminga, che privilegiava il massimo rigore contrappuntistico, fu anche influenzata dallo stile italiano, con la presenza di declamati melodici come evidente nei suoi mottetti. Heinrich Isaac, fiammingo, oper a lungo in Italia, soprattutto alla corte di Firenze, voluto fortemente da Lorenzo il Magnifico. Fu un musicista molto prolifico, scrisse varie Messe polifoniche a 4-5 voci e molti mottetti, la cui pi famosa raccolta va sotto il nome di "Choralis Costantinum", che ne comprende una serie basati su episodi del Proprio della Messa per tutto l'anno liturgico. Josquin Desprez, fu anche egli a lungo attivo in Italia, specie alla corte privata degli Sforza a Milano (dove divenne anche discantor del Duomo), a Roma nella cappella pontificia, a Firenze e a Ferrara, alla corte di Ercole I d'Este. Proprio per il duca estense scrisse la Messa "Hercules, dux ferrariae", che sfruttava la tecnica del "soggetto cavato", dove la sequenza melodica veniva ricavata dalle vocali del titolo (re-ut-re-ut-re-fa-re) e un Miserere a 5 voci. Sempre sfruttando la tecnica del "soggetto cavato" figura nel suo repertorio la Messa "La-sol-fa-mi-re", basata sulla frase del cardinale Ascanio "Lascia fare a me". La sua grande abilit di polifonista, secondo il concetto propriamente fiammingo di "arte ludica" fu ben espresso nella Messa "Di Dadi", basata su canoni proporzionali, il cui sviluppo fu indicato dalle facce dei dadi raffigurate a fianco della partitura. Due furono le Messe che sfruttarono la tecnica della parodia: "Super voces musicales" (sulle voci musicali) e "Sexti toni". Il genere nel quale Desprez si espresse con i massimi risultati espressivi fu quello del mottetto. Scrisse mottetti a 4-5-6 voci, il cui pi famoso fu "Liber generationis", a 4 voci, basato sulla genealogia di Ges col quale si apre il Vangelo di S.Matteo; oltre a chanson da 3 a 6 voci. La sua tecnica polifonica, sempre rigorosa, fu per infarcita di alcuni spunti nuovi: declamati melodici e inflessioni caratteristiche per far risaltare con la massima trasparenza il testo, secondo quella tendenza italiana che il '400 italiano aveva abbondantemente messo in luce.
10.9 - La teoria musicale nel '400 Nella prima parte del '400, sulle ali dell'Ars Subtilior, i teorici/trattatisti si concentrarono nel cercare di definire e raffinare la teoria musicale dell'Ars Nova. Il trattato "Tractatus cantus mensurabilis ad modum Italicorum", di Prosdocino de Beldemandis, cerc infatti di affermare la validit delle teorie arsnovistiche italiane, gi affermate da Marchetto da Padova nel suo "Pomerium", su quelle francesi, codificate nel trattato "Ars nova" da Philippe de Vitry, bench queste seconde fossero nella pratica assai pi diffuse. Nella seconda parte del secolo invece, si pot assistere ad un desiderio di rinnovamento, basato anche sulla necessit dettata dai progressi compiuti nel campo della polifonia. Il trattato "musica practica" dello spagnolo Bartolomeo Ramos de Pareja afferm infatti l'inadeguatezza delle teorie sulla solmisazione e sugli esacordi di Guido d'Arezzo, proponendo nel contempo l'adozione di una scala a 7 toni (eptafonica). Queste affermazioni scatenarono reazioni contrastanti nei teorici del tempo, che pur schierandosi sulla via del rinnovamento, si distinsero ognuno secondo la propra interpretazione e convinzione personale: i due maggiori teorici del Quattrocento furono Franchino Gaffurio, autore tra gli altri del famoso trattato "pratica musice", e il fiammingo Tinctoris. Tinctoris, compositore contrappuntista fiammingo della scuola di Ockeghem, molto dotato, fu anche autore di una dozzina di trattati teorici molto importanti, tra i quali val la pena citare il "Terminorum musicae Diffinitorium", il primo dizionario dei termini musicali in assoluto, il "liber de arte contrapuncti" e il "liber de natura et proprietate tonorum". La seconda parte del secolo fu contrassegnata inoltre dalla riscoperta dei testi classici, specie della cultura greca, grazie anche all'esodo dei pensatori dell'area greco-bizantina a seguito della caduta di Costantinopoli sotto l'impero turco-ottomano. Alla corrente cosiddetta del neoplatonismo si associarono vari teorici, come ad esempio Gaffurio, che nei suoi trattati di fine secolo mostr chiaramente l'influenza derivata dalla lettura ed assimilazione di questi testi antichi. Anche il mecenatismo incise sull'evoluzione e sulla proliferazione della trattatistica: molti signori e sovrani assoldarono non pi solo musicisti, ma anche teorici, nella speranza di guadagnare una posizione di riferimento in campo sia musicale che teorico : non raro il caso in cui questi trattatisti venissero espressamente sollecitati a scrivere volumi su commissione in tal senso. 10.10 - La musica strumentale nel '400 La documentazione che ci pervenuta riguardo le abitudini di esecuzione strumentale del '400 alquanto scarna. Fino alla fine del secolo permase infatti la prassi di scrivere solamente la musica polifonica vocale. Possiamo comunque dedurre, leggendo tra le righe, alcune considerazioni. Primo, non esisteva praticamente pi la distinzione medievale tra musicus e cantor : ormai chi si occupava di musica a livello teorico era anche in grado di comporre, spesso cantare e magari anche suonare uno strumento. Secondo, osservando alcune composizioni polifoniche, scritte in apparenza per le parti vocali, possiamo notare che non sempre erano presenti i respiri necessari per il cantante, e alle volte l'estensione dei registri superava altres le possibilit della voce umana : ci lascia intendere che alcune voci potessero essere strumentali, almeno come raddoppi. La documentazione iconografica, specie in ambito sacro, anche se tendeva a raffigurare spesso organici strumentali piuttosto improbabili, ci testimonia che tali strumenti, in ogni caso, erano comunque ben presenti nella pratica musicale del tempo. Si sa, ad esempio, che nelle manifestazioni pubbliche si faceva largo uso di organici strumentali per rinforzare il canto della voce umana, specie con trombe di vario genere. In alcune citt, come a Bologna e Firenze si tenevano dei veri e propri concerti con complessi strumentali assoldati dal Comune (rispettivamente i "Concerti Palatini" e i "Concerti della Signoria"). Gli unici documenti scritti di musica prettamente strumentale del '400 rimasti si suddividono sostanzialmente in due categorie: quelli per strumenti a tastiera e non. Nel primo caso si annoverano numerosi trattati comprendenti varie tecniche di intavolature. La maggioranza di essi seguivano l'esempio del trecentesco "frammento Robertsbridge", ossia con la mano destra notata e con la sinistra che, muovendosi a valori molto pi lunghi, era indicata con le lettere dell'alfabeto corrispondenti alle varie note, secondo il noto abbinamento lettere-note di derivazione medievale (e pi remotamente parlando, greco). Fece eccezione il codice di Faenza, un manoscritto di un centinaio di pagine, redatto da un anonimo nel primo ventennio del secolo e poi completato verso la fine del '400 da un certo Bonadies (il vero nome era Godendach), contenente un repertorio di chanson, mottetti e musica polifonica di vario genere, apparentemente anonima ma spesso ascrivibile a determinati autori anche noti grazie ad alcuni incipit poetici vicino ai brani, come Landini, Machaut, Jacopo da Bologna. Altri metodi di intavolatura, di derivazione tedesca, furono l'"Ileborgh", il "Buxheimer Orgelbuch", contenente anche pezzi di Dufay, Desprez, Dunstable ed altri fiamminghi, e il "Paumann". Nel filone della musica non tastieristica, i codici pervenutici sono costituiti da trattati sulle varie forme di danza (saltarello, passacaglia, piva, gagliarda, pavana, passepied, ...), divise complessivamente in alte e basse a seconda del tipo di movimento delle gambe. Per quanto riguarda la diffusa pratica strumentale di cui furono maestri Landini nel'300 ed Isaac nel '400, nulla ci rimasto, in quanto il supporto della stampa musicale era ancora inesistente e tali esecuzioni avevano per lo pi il carattere di improvvisazione.
Tesi n.11 - La polifonia del '500 11.1 - Quadro storico Dal matrimonio di Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona nel 1469 nacque Giovanna la Pazza, che sposa in seguito di Filippo I d'Asburgo, figlio a sua volta di Massimiliano I imperatore d'Austria e di Maria di Borgogna, discendente dei duchi borgognoni. Dal matrimonio tra Filippo e Giovanna nacque il sovrano che riunir sotto di s un potente ed esteso regno comprendente la Spagna e le colonie americane: Carlo I. Dopo la morte del nonno Massimiliano I, Carlo I eredit anche la Germania e la Borgogna, ed il suo nome dinastico divenne Carlo V (in Germania vi erano gi stati altri sovrani con il nome Carlo). Al grande Impero di Carlo V si contrappose il desiderio di rivalsa della Francia, governata da Francesco I prima e da Enrico II poi, circondata dal nemico, che per venne sconfitta per ben due volte e fu costretta a rinunciare alla dominazione sull'Italia e ai territori della Borgogna con il trattato di Cateau-Cambrsis (1559), accordandosi con il successore di Carlo V (che aveva abdicato nel 1556), il figlio Filippo II di Spagna. Questo trattato sanc la dominazione spagnola in Italia. Il '500 fu il secolo che vide fiorire, dopo l'Umanesimo quattrocentesco, il Rinascimento, che pure fu fenomeno molto eterogeneo e geograficamente non simultaneo. Rinascimento significa, per l'appunto, rinascita. L'uomo, che era diventato sempre pi importante nella coscienza dei propri mezzi gi dal '300, raggiunge ora una posizione di ottimismo i cui riflessi nelle arti, soprattutto nella pittura e nella letteratura, non tardarono a farsi avvertire. E' infatti in questi filoni che avvennero i mutamenti e le evoluzioni pi significative, specie in Italia, complice anche il controverso rinnovamento della lingua e il rinvigorito interesse per i testi antichi, greci in particolare. Sempre in letteratura, importantissima la nascita del genere del poema cavalleresco, con i grandi contributi di Ariosto prima e di Tasso poi. Il filone musicale vide alcuni interessanti novit, ma non ci fu, fatta eccezione per la forma del madrigale, una rivoluzione su vasta scala al pari delle altre arti. Tale annunciata rivoluzione si ebbe solo sul finire del secolo, con il fenomeno del "manierismo", e poi in maniera ancora pi evidente nel secolo successivo, che vide il fiorire, nel periodo cosiddetto "barocco", di tantissime nuove forme ed esperienze innovative. Il '500 fu per il secolo che vide un deciso fiorire del genere strumentale, che proprio in questo periodo pose le basi per quelle scuole di grande tradizione che fecero grande fortuna nei secoli successivi, come ad esempio Venezia. Si assistette, sempre in campo musicale, alla progressiva compenetrazione delle due figure, di retaggio medievale, del "musicus" e "cantor": oramai non esisteva pi il teorico che conservatore di una visione esclusivamente speculativa della materia musicale senza saper parimenti comporre, cantare e, come detto sopra, magari anche accompagnarsi nel canto con uno strumento. 11.2 - La stampa Una conquista tecnico-scientifica estremamente significativa del secolo precedente era stata l'invenzione della stampa a caratteri mobili, ad opera dello stampatore di Magonza J.Gutenberg (1456), culminata con la pubblicazione della Bibbia. Nel campo musicale, le prime esperienze significative in tal senso si attuarono gi verso la fine del '400, ma il primo vero e proprio contributo decisivo venne nel 1501 da parte di Ottaviano Petrucci, fossombronese di nascita e veneziano d'adozione. Egli stamp, a partire da quell'anno, una serie di pubblicazioni di musica molto eterogenea come messe, mottetti, frottole, chanson, usando la rivoluzionaria tecnica della triplice impressione: dapprima veniva impressionato il rigo musicale, poi le note, quindi il testo. La vera novit risiedeva nella possibilit di risolvere tutti i problemi legati alla notazione mensurale che aveva impegnato coloro i quali lo avevano preceduto. Esistevano infatti caratteri mobili per ogni singolo valore mensurale svicolati dall'altezza delle note, cosa che permetteva una notevole riduzione dei costi ed una maggiore efficienza nel processo di stampa. Le edizioni di Petrucci rimasero come modello di riferimento in termini di qualit, chiarezza, e soprattutto equilibrio dell'impaginazione e dell'ornamentazione grafica; livello che non fu raggiunto dal francese Attaignant, che dal 1513 propose il suo metodo, pi economico, dell'impressione unica mediante caratteri mobili contenenti gi le figurazioni e il rigo. Grazie all'invenzione della stampa musicale, fiorirono via via vari editori e si inizi a stampare un'enorme quantit di opere, cadendo non di rado nell'indiscriminato atto della pirateria musicale. Le edizioni a stampa erano molto ricercate, sebbene costassero circa il doppio di un libro di testo di analogo volume, specie dai ceti pi abbienti. Iniziarono ad essere pubblicati anche particolari indici per compositori e tematici per facilitare la catalogazione e la vendita delle opere commercializzate. La stampa ebbe anche un ruolo nello sviluppo del genere strumentale. Se nel secolo precedente si assistette alla nascita dei primi trattati per viola, flauto ed organo, ora anche la trattatistica non dedicatamente strumentale sub una vera e propria esplosione che spinse lo sviluppo della teoria musicale a livelli sempre pi alti. 11.3 - La musica a teatro Sulle ali del rinnovato gusto degli antichi classici, si inscenarono, nel '500, Tragedie sullo stile di Seneca e Commedie sullo stile di Plauto e Terenzio: tali commedie erano per intervallate dalla forma musicale dell'"intermedio". Gli intermedi, piccole sequenze musicali che intrattenevano il pubblico durante il cambio di apparato scenico tra un atto e l'altro, potevano essere "inapparenti", se i cantanti o gli strumentisti erano celati dal sipario, o "apparenti", se viceversa erano visibili al pubblico. Questi intermedi, molto apprezzati dal pubblico (a volte anche pi della tragedia stessa), potevano avere o meno (nella maggior parte dei casi) attinenza con ci che veniva rappresentato, e alle volte erano addirittura slegati tra di loro all'interno della stessa rappresentazione teatrale. I maggiori centri di produzione e di diffusione degli intermedi furono Ferrara, ad opera del compositore Alfonso della Viola, e soprattutto Firenze, dove si ricordava l'episodio del sontuoso matrimonio illustre tra Cosimo De' Medici e Eleonora di Toledo (1539), durante il quale, assieme ai banchetti e festeggiamenti venne rappresentata la commedia "Il commodo" con intermedi musicati da Francesco Corteccia. A Vicenza infine, nel 1585 venne inaugurato il nuovo Teatro Olimpico, progettato da Palladio e terminato un anno dopo la sua morte: per tale occasione venne inscenata la tragedia di Sofocle "Edipo Tiranno", con la messa in musica dei cori affidata al nascente astro della scuola veneziana : Andrea Gabrieli. Per questo progetto egli scelse di avvalersi di una polifonia molto semplice (omoritmia), alternando frammenti da 1 a 6 voci per facilitare la massima comprensione del testo poetico. 11.4 - La musica popolare La musica popolare, sui successi delle forme quattrocentesche delle frottole, dei canti carnascialeschi, delle laude polifoniche, degli strambotti, arriv ora ad elaborare nuove forme basate sulla poesia e sulle melodie popolari, che privilegiassero la grande semplicit e la trasparenza del testo, grazie ad una scrittura quasi sempre sillabica, senza abbellimenti ed esasperati melismi. Tale musica, come gi le frottole, risultava essere musica non scritta. A Napoli, nel 1537, venne stampata la prima raccolta di "Canzoni villanssche alla napolitana". Tali canzoni, chiamate indifferentemente anche "villanelle", o "villotte", o "napolitane", erano musiche vocali a 3 o 4 voci con un semplice andamento omoritmico di fattura anonima su testi (pure anonimi) popolari, alle volte anche di derivazione dialettale. Altra testimonianza del genere fu la raccolta pubblicata da Filippo Azzaiolo a Bologna intitolata "Le villotte del fiore". Altre composizioni similari erano le "giromette", o "girolmette", le "franceschine", le "mascherate" ispirate al carnevale di Venezia, e le "greghesche", che testimoniano la polietnicit e la variet di lingue che transitavano per la citt marinara veneta. Giangiacomo Gastoldi fu invece il maggior rappresentante della similare forma del "balletto", che arriv ad una struttura fino a 5 voci. Ecco cos nascere le "Canzoni Napolitane alla villanesca". 11.5 - Il madrigale La forma tipicamente italiana del Madrigale vide fiorire e tramontare la sua fortuna nel giro di poco meno di cent'anni: dal 1530 al 1620. L'origine del Madrigale risiedeva da una parte nell'arte contrappuntistica, severa, rigorosa e tecnicamente complessa dei fiamminghi e dall'altra nella la poesia e la letteratura italiana, che da Petrarca e Boccaccio fino ad Ariosto e Tasso si era eretta a punto di riferimento nel panorama europeo. Nel 1527 il trattato "Il cortegiano" di Baldassarre Castiglione cit esplicitamente la delizia del suonare accompagnato da uno strumento (alla viola), del cantare in polifonia, e idealmente testimoni come nelle corti il fenomeno musicale, specie polifonico, fosse estremamente radicato. Fu invece il cardinale Pietro Bembo, uomo di alta cultura e letterato, con il trattato "Prose della volgar lingua" a porre la lingua fiorentina, ed in particolare quella colta di Petrarca (per la poetica) e di Boccaccio (per la prosa) all'apice della nobilt linguistica a livello della nostra penisola dando il via alla corrente del cosiddetto "Petrarchismo". I madrigali venivano composti su testi di alta poetica di Petrarca, o dei suoi successori (petrarchisti), oltrech dei nascenti astri della letteratura italiana: Ariosto nella prima met del '500 e Tasso nella seconda, oltre a Guarini e Marino. In alcuni casi le poesie composte erano addirittura nominate espressamente "Madrigali", fatto che evidenziava chiaramente la chiara pre-destinazione musicale. La struttura della forma era sostanzialmente libera da schematismi (niente piedi, volte, riprese, e ed elementi di similitudine con le architetture tipiche delle frottole e delle chanson del Quattrocento), ma la perizia polifonica era alquanto elevata: dall'originaria struttura a 4 voci si arriv a 5 e successivamente a 6. Le voci erano idealmente vocali ma ci non impediva, saltuariamente, che alcuni rinforzi (raddoppi) strumentali venissero utilizzati. In alcuni casi la perizia contrappuntistica spinse i madrigalisti ad eccessi non dissimili dall'Ars Subtilior trecentesca: vi fu sovente una relazione tra l'immagine poetica e quella grafica della partitura. Il genere madrigalesco venne molto apprezzato negli ambienti di corte : proprio questi furono i veri e propri centri nevralgici in cui l genere si afferm. Esso veniva infatti considerato un puro intrattenimento per chi vi si cimentava, anche spesso per il solo piacere personale senza la presenza del pubblico. Le partiture delle varie voci venivano stampate separatamente l'una dall'altra. Possiamo convenzionalmente suddividere idealmente in tre periodi la breve, seppur ricca, storia dell'evoluzione del Madrigale. Nel primo periodo (1530-1550), che costitu la radice del genere, troviamo i due fiamminghi J.Arcadelt (autore del famoso "Il bianco e dolce cigno") e P.Verdelot, che vissero entrambi a Firenze. Con Adriano Willaert, anch'egli fiammingo, si ebbe il passaggio al secondo periodo, che dur fino al 1580 circa. Di questa seconda fase fecero parte la scuola di Palestrina a Roma, Andrea Gabrieli a Venezia, Orlando di Lasso (fiammingo dell'ultima generazione) e Cipriano de Rore, che avvi il genere del Madrigale cromatico. Nell'ultimo periodo, dal 1580 al 1620, fecero infine parte Marenzio, Gesualdo, e Monteverdi. Luca Marenzio (Brescia 1553 - Roma 1599), di famiglia non certo nobile ed agiata, ricordiamo la produzione di villanelle, una Messa composta con lo stile della parodia e 18 libri (per un totale di 358 composizioni) di madrigali. Egli fu un compositore molto apprezzato ed ebbe modo di evolvere la sua tecnica madrigalistica da una semplice e melodiosa dei primi decenni, ad una di carattere pi grave e drammatico degli anni maturi. Carlo Gesualdo (Napoli 1560 - 1613), abile compositore e liutista, vantava invece nobili origini (principe di Venosa), cosa che permise lui di vivere agiatamente coltivando nel contempo le proprie passioni ed assecondando le sue inclinazioni artistiche. Egli coltiv cos esclusivamente due generi musicali: quello sacro, con una produzione di poca importanza, e soprattutto quello madrigalesco (5 libri di madrigali a 5 voci). I suoi madrigali furono, contrariamente a quelli di Marenzio, estremamente cupi, gravi e ricchi di tensioni e riflettevano perfettamente la sua personalit introversa, contraddittoria e irrequieta (assassin anche la moglie, scoperta con l'amante). Ci evidente nella dilatazione delle estensioni dei registri delle varie voci, spesso con sviluppi ai limiti della voce umana, nelle soventi dissonanze piuttosto dure e nella brevit e chiarezza delle melodie. 11.6 - La riforma e la controriforma Nel 1517 Martin Lutero, monaco agostiniano, affisse alla porta del duomo di Wittenberg 95 tesi in latino per sottoporre all'attenzione di tutti la sua posizione critica nei confronti degli eccessi della Chiesa di Roma, su tutti la pratica delle indulgenze con i cui proventi veniva finanziata la costruzione della Basilica di S.Pietro. Part cos la grande riforma protestante luterana che si pose in contrapposizione alla dottrina predicata dalla Chiesa di Roma. Considerando che la musica era in strettissimo legame con le funzioni liturgiche, fu subito chiaro che una riforma religiosa sarebbe dovuta passare per una analoga opera di rinnovamento musicale: Lutero, che pure era compositore, si avvalse per questo motivo della collaborazione dell'amico musicista Johann Walther. La riforma musicale fu mirata ad ottenere una maggior partecipazione dell'assemblea alle funzioni religiose, visto che gli artifici contrappuntistici e la complessit delle musiche polifoniche di scuola fiamminga avevano fino a quel momento precluso ai fedeli la possibilit di poter intervenire con il canto. Vennero quindi rinnegati gli artifici virtuosistici e venne inoltre scritta la "Deutsche Messe", in tedesco. Si tratta del primo trapasso dalla lingua del latino ad una cosiddetta volgare nelle ufficiazioni religiose. Anche il virtuosismo canoro venne eliminato a favore di una polifonia semplice, accordale, omoritmica, basata su melodie gregoriane ben conosciute e talvolta su melodie popolari. La forma musicale che ne devir venne chiamata "Corale", ed ebbe in seguito un enorme successo fino a Bach ed oltre. Parallelamente altri movimenti religiosi in aperto contrasto con la Chiesa romana sorsero in Europa: i seguaci di Giovanni Calvino, in Svizzera (basati su posizioni ancora pi radiali di quelle di Lutero) fondarono il filone dei protestanti calvinisti che ebbe poi molta pregnanza nel territorio francese (a questo filone appartengono gli Ugonotti). In Inghilterra l'"atto di supremazia" approvato dal parlamento per ordine di Enrico VIII sanc il distaccamento dottrinale e teologico dall'influenza della Chiesa Romana. Questi fermenti reazionari scatenarono la risposta della Chiesa romana, che si tradusse nelle lunghissime sessioni del Concilio di Trento, durato, con numerose pause e periodi di stasi, dal 1545 al 1563. Il Concilio, che ebbe in Pio V uno dei suoi maggiori papi promotori, cerc cos di porre un freno a questi pericolosi movimenti separatisti e tent di ripristinare il rigore e di riaffermare la validit e la inconfutabilit della dottrina di Roma. La controriforma cattolica, passando per il Concilio di Trento, invest naturalmente anche l'arte musicale, che da molti secoli era saldamente legata alle ufficiazioni liturgiche : nel caso specifico si opt per un ritorno alla semplice monodia gregoriana, privata della polifonia, dei tropi e delle sequenze ad eccezione di 4 (una quinta, lo "Stabat Mater", fu riammessa nel XVIII secolo). Venne pubblicata l'"Edizione Vaticana", del Canto Gregoriano, una sorta di testo di riferimento delle nuove tendenze musicali in ambito liturgico, la cui redazione fu affidata al valente compositore polifonista romano Pierluigi da Palestrina, che effettu una curiosa rilettura del Canto Gregoriano in chiave mensurale, alquanto ibrida e assolutamente anti-filologica. Gli sviluppi delle nuove leggi musicali della Controriforma videro nascere il filone dei compositori che si attennero alle nuove disposizioni in modo estremamente rigoroso (come U.Ruffo), e il filone meno rigido di coloro i quali seguirono maggiormente le proprie inclinazioni personali piuttosto che le imposizioni romane: vi appartengono lo stesso curiosamente lo stesso Palestrina e l'ultimo grande fiammingo (che pure viveva in una Monaco molto sensibile alla riforma luterana) Orlando di Lasso. 11.7 - La lauda polifonica e il madrigale spirituale Durante il '500, specie grazie all'impulso dell'ondata di rinnovata fede innestata dal Concilio di Trento, nacquero i luoghi di culto, ritrovamento e incontro religiosi denominati "oratori", il cui maggior promotore venne riconosciuto in Filippo Neri (poi divenuto Santo). In questi luoghi, dove si leggevano testi sacri, si pregava e si pronunciavano sermoni, si svilupp il genere della lauda polifonica, a 3-4 voci, che nel testo fruiva naturalmente argomenti legati alla catechesi. L'andamento della lauda era estremamente semplice, per poter essere intonata da tutti. Il maggior compositore di questo genere fu un tal Ancina, gi vescovo di Saluzzo, che elabor alcune semplici composizioni profane come le "villanelle" e le raccolse in un vari libri, tra cui spicca "Il tempio armonico". Spesso infatti, a fianco della partitura di queste laude, compariva la dicitura c.c. (cantasi come) seguita dal titolo della composizione profana originale, segno che tale prassi era alquanto diffusa. Il genere del madrigale spirituale, di contenuti similari a quelli della lauda, era invece figlio di una poesia molto pi nobile e raffinata e del gi conosciuto e musicalmente complesso madrigale profano: in questa nuova veste catechistica ebbe un importante ruolo di promozione della dottrina sacra tra i ceti pi abbienti che gi si dedicavano per proprio diletto al canto dei madrigali non religiosi. Tra gli autori specifici si annoverano anche Marenzio e Monteverdi. 11.8 - La scuola Veneziana Mentre all'estero si stavano affermando grandi scuole musicali (spagnola, francese, fiamminga, austriaca), in Italia erano sostanzialmente due i principali centri musicali del '500: Venezia e Roma. La scuola veneziana nacque sulla base dei pluri-generazionali insegnamenti dei compositori fiamminghi, sempre ancora molto richiesti durante tutto il '500. A Venezia, oltre al duomo S.Marco con la sua corposa cappella musicale e l'ambitissimo posto di maestro di cappella, vi erano due figure di organisti e pi tardi venne istituita anche il ruolo di vice maestro di cappella. Esistevano inoltre molte altre Chiese che offrivano svariate possibilit di lavoro agli emergenti compositori d'oltralpe. Dalla scuola veneziana di S.Marco, dove il fiammingo Adriano Willaert fu a lungo maestro di cappella, uscirono vari generi di musica sacra: dalle Messe ai mottetti, dagli inni ai magnificat, ecc... Due furono i caratteri distintivi della scuola veneziana: - Bicoralit, come testimoniato dalla pubblicazione nel 1550, ad opera di Willaert, di una raccolta di salmi per i vespri con suddivisione del coro in 2 sezioni, ciascuna contenente le canoniche 4 voci (8 voci in tutto, quindi). - Strumentalit, come testimoniato dalla pubblicazione nel 1540 del libro "musica nova accomodata per cantare e suonare". Val la pena ricorare che, sull'esempio di S.Marco, anche la basilica di S.Petronio a Bologna si dot, verso la fine del '500 di un secondo organo. Un contributo determinante alla fioritura della scuola veneziana fu dato, oltrech dai fiamminghi, anche da Andrea Gabrieli (1510-1586), che ricopr la carica di secondo organista in S.Marco e scrisse varia musica sacra tra cui mottetti, Messe, e qualche madrigale. Ad Andrea successe il nipote Giovanni Gabrieli (1553-1612) che nel 1587 pubblic il libro "Concerti di Andrea e Giovanni Gabrieli", contenente una raccolta di composizioni sue e dello zio. Giovanni divenne, a circa trent'anni, primo organista, scrisse una grande quantit di mottetti pubblicati in raccolte intitolate "Sacre sinfonie": si trattava di composizioni da 8 a 16 voci che includevano anche parti strumentali, come ormai da tradizione della scuola veneziana. La scuola veneziana era molto apprezzata anche all'estero, alcuni compositori stranieri vennero ripetutamente in Italia o richiesero espressamente di poter collaborare con alcuni valenti colleghi della scuola veneziana: il tedesco H.Schutz un tipico esempio. 11.9 - La scuola Romana Leggermente successiva per nascita a quella veneziana, si svilupp nella seconda parte del '500 la scuola romana, specialmente grazie all'impulso della controriforma cattolica attuata dal Concilio di Trento. La scuola romana ebbe in Giovanni Pierluigi da Palestrina il suo massimo rappresentante. Dopo gli studi, Palestrina divenne ben presto maestro di cappella nel duomo della piccola cittadina natale e non appena l'arcivescovo del paese divenne Papa, ebbe modo di trasferirsi a Roma al suo seguito come cantore nella cappella Giulia (fondata in precedenza dal pontefice Giulio II). Poco dopo, sempre come cantore, Palestrina si spost alla cappella Sistina (fondata dal pontefice Sisto), ma fu espulso abbastanza rapidamente perch secondo la regola del pontefice Marcello, non si potevano assoldare cantori gi sposati nelle cappelle pontificie. Dopo alcuni anni in cui ricopr incarichi minori in altre cappelle musicali, divenne finalmente maestro di cappella nella cappella Giulia. Man mano che la sua fama crebbe, aumentarono anche le possibilit di lavoro e le commissioni: venne richiesto dal duca di Mantova, per il quale scrisse le "Messe mantovane" e dall'imperatore d'Austria. Mor nel 1594 e i solenni funerali testimoniarono la sua grande fama acquisita, che perdur a lungo anche nel secolo successivo: molte delle sue opere continuarono infatti ad essere ristampate con grande successo. La produzione di Palestrina, completamente priva di destinazioni e comparse strumentali, incentrata su vari madrigali, anche spirituali, inni e mottetti, ma soprattutto Messe: delle 104 Messe, la met (52) sfrutta la tecnica della parodia, 34 sono parafrasi, 8 in tenor. Il numero delle voci varia da 4 ad 8 e la tecnica polifonica , pur risentendo del grande influsso e rigore fiammingo, infarcita di un ottimo melodismo tipicamente italiano e di un gusto armonico estremamente dolce del tutto estraneo alla scuola d'oltralpe. Palestrina rimase una pietra miliare nella storia della composizione contrappuntistica italiana, tanto che alcuni musicisti ed insegnanti (ad es. Padre G.B.Martini) in secoli successivi presero ancora lui a modello nell'ambito della musica polifonica sacra. 11.10 - Le altre scuole europee Sempre attivi nel periodo della controriforma cattolica furono altri compositori, da Morales a Guerrero, a De Victoria, che ne seguirono rigorosamente i canoni. De Victoria, di gran lunga il maggiore tra questi, visse molto tempo a Roma dove ebbe modo di conoscere l'opera palestriniana; la sua produzione di Messe si compone di 20 opere, di cui ben 19 scritte secondo la tecnica della parodia su composizioni sacre, mentre soltanto una, intitolata "La Messa della vittoria" per celebrare la vittoria sui turchi a Lepanto nel 1571, riprendeva il modello profano della chanson di C.Janequin "La guerre". Lo stile di Victoria era alquanto melodico, tendenzialmente privo di slanci virtuosistici e brillanti. La scuola fiamminga vide invece tramontare la sua gloriosa egemonia artistica europea con la figura di Orlando di Lasso. Nato nel 1532, ebbe modo di viaggiare molto durante la sua vita, conoscendo cos vari stili musicali ed imparando tra l'altro numerose lingue, prima di stabilirsi definitivamente a Monaco, in Germania, fino alla morte sopravvenuta nel 1594. La sua produzione alquanto variegata e comprende, oltre ai madrigali gi menzionati precedentemente, le 74 Messe di stampo decisamente anti- palestriniano: la calma pacifica e melodiosa del compositore romano lasci qui il posto ad ardite soluzioni armoniche con largo uso di dissonanze e a ritmi spesso agitati. Fu subito chiaro che la sua relativa lontananza da Roma e dalle ferree direttive della controriforma gli permisero di operare seguendo una tecnica decisamente pi libera. Il catalogo delle sue opere include inoltre numerosi mottetti di destinazione sia sacra che profana, tra cui si ricorda quello per celebrare l'incoronazione di Carlo V, avvenuta nel 1530 a Bologna, e quello su versi di Virgilio "Dulces exuviae". La scuola polifonica inglese risent delle turbolente evoluzioni religiose, in aperto contrasto con la Chiesa Romana a seguito dello scisma esploso con l'"atto di supremazia" del 1534, con il quale il sovrano Enrico VIII dichiar la sua autonomia ed indipendenza dottrinale dal Papa. Anche a seguito della guerra dei cent'anni e successivamente delle due rose l'Inghilterra svilupp un certo disinteresse per le vicende continentali e ci determin una certa autonomia anche in campo artistico: ecco cos spiegata la nascita di generi come l'"Anthem" che era in realt una versione inglese del mottetto, ed il "Service" termine con il quale si indic la messa anglicana, ovviamente differente per struttura da quella di stampo romano. Il maggior rappresentante di questo momento musicale inglese fu William Byrd: gi organista e poi compositore al servizio della cappella reale, la sua produzione raggiunse i massimi livelli con le tre Messe in latino, i due volumi di "Cantiones Sacrae" e i "Gradualia", che coprono tutto l'anno liturgico. Egli eccelse anche nella produzione dichiaratamente strumentale, specialmente per gli strumenti della viola e del virginale, un tipo di tastiera molto difuso negli ambienti d'oltre Manica.
Le sue composizioni, che adottano le forme tipiche di quel periodo, sono raccolte (spesso insieme ai componimenti poetici) in edizioni manoscritte particolarmente curate, a testimonianza della considerazione nella quale era tenuto dai suoi contemporanei. Si tratta di ventitr mottetti sacri e profani (pi un altro dubbio), quarantadue ballades, venti rondeau, trentatr virelais (chiamati anche chansons ballades o balades), diciannove lais e sette composizioni similari contenute nel Remde de fortune, nonch due composizioni liturgiche: la Messe de Notre-Dame, a quattro voci (composta nel 1364) e un hoquetus, David. Nella scrittura a due, a tre o a quattro voci, la linea melodica appare sempre molto originale, formata in genere da una serie di piccoli gruppi di note dallandamento quasi angoloso, squisitamente gotico. Sottoposti di continuo a variazioni attraverso una ritmica sottile, raffinata, gli elementi che la compongono danno luogo, nella sovrapposizione delle parti, a strutture musicali estremamente complesse, paragonabili, talvolta, a quelle della moderna musica dodecafonica e seriale. Al di l degli aspetti tecnici, dalle composizioni di Machaut promana un grande fascino poetico. Non il calore, il sensuale abbandono avvertibili nella musica dell'ars nova italiana, ma una pi discreta intimit sentimentale, fatta di mezze tinte, di sfumature, di misura: caratteri che appaiono congeniali, fin da questo momento, alla musica francese. La forma fondamentale dell'ars nova francese, il mottetto, o meglio il particolare tipo di mottetto chiamato dai musicologi "isoritmico", viene sfruttata a fondo da Machaut, che ne estende il principio costruttivo alle altre forme polifoniche profane. Sul modello del mottetto isoritmico sono composte quasi tutte le parti della Messe de Notre-Dame, la sola composta da Machaut. Scritta probabilmente, per l'incoronazione di Carlo V il Saggio, essa , in ordine di tempo, la prima messa polifonica dovuta interamente a un unico autore. Essenzialmente basata sul principio della simmetria, dellarmonia del numero, la Messe de Notre-Dame si eleva come un ampio edificio sonoro, omogeneo in ogni sua parte, la cui grandezza riposa, anzich sulla magniloquenza corale, sulla levatura spirituale dellintelligenza creatrice. Alcune sue composizioni sono contenute nel Codice di Chantilly. Chanson Ballade, stata omaggiata nel 1977 da Antonino Riccardo Luciani per la sigla della trasmissione RAI Almanacco del giorno dopo.