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FONDAZIONE MARISA BELLISARIO

OH DOLCE PATRIA
LUNIT DITALIA SCRITTA DALLE DONNE
a cura di
Marina DAmelia
prefazione di Lella Golfo
Questa la copia stampata di un libro disponibile anche in formato elet-
tronico al sito www.biblink.it
vietata la riproduzione, anche parziale,
con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia,
anche a uso interno o didattico
Dicembre 2011
Biblink editori, Roma
Indice
Emanuela Bruni, Premessa p. 5
Lella Golfo, Prefazione p. 7
Marina DAmelia
Una stagione collettiva da raccontare e ripensare p. 11
DOCUMENTI E TESTIMONIANZE
Reportages p. 49
Progetti di vita nuova p. 89
Come partecipare p. 129
Mogli, madri, sorelle p. 155
E dopo p. 179
LE FONTI p. 215
LE IMMAGINI
Misoginie ottocentesche p. 227
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Premessa
Il centocinquantesimo anniversario dellUnit dItalia una importante
occasione per riportare alla memoria di noi tutti il ricordo di coloro che han-
no combattuto e lavorato per raggiungere lobbiettivo di uno Stato unitario.
La ricorrenza ha riacceso la discussione sulla partecipazione delle donne al
Risorgimento, con una serie di contributi che hanno ricostruito biografe,
analizzato scritti, messo in risalto opere. Non poteva mancare un momento
di rifessione sul loro impegno che ha segnato levoluzione culturale, sociale,
economica e politica del nostro Paese. Questo approfondito volume che
ben si colloca in questo panorama e nella Biblioteca dellUnit dItalia col-
ma un vuoto, una disattenzione perdurante, rispetto alla produzione lettera-
ria femminile del XIX secolo.
Ed signifcativo che la Fondazione Bellisario, da decenni attiva nelle
problematiche femminili, con la sua sensibile, tenace e appassionata presi-
dente, Lella Golfo, con questa accuratissima pubblicazione dedichi la sua
attenzione a un ambito per troppo tempo dimenticato, quello della scrittura
femminile.
LUnit Tecnica di Missione della Presidenza del Consiglio ha accolto con
particolare entusiasmo questo progetto che segna, come pietra miliare, un
cammino ancora tutto da percorrere dedicato alle scrittrici italiane del XIX
secolo. Il Risorgimento fu un momento particolarmente intenso per lingres-
so delle donne sulla scena pubblica. Lo fecero spesso in sordina, creando una
ftta rete di solidariet e di scambio che attravers il Paese da Nord a Sud
coinvolgendo donne molto diverse per ceto, livello culturale ed esperienze.
Questa bella antologia concorrere a riaccendere i rifettori sullapporto
che tante donne hanno dato allidentit italiana. Una carrellata di scrittrici,
professioniste e non, che hanno preso in mano la penna per cantare in ver-
si lamor di patria e il desiderio di affermare lappartenenza di diritto alla
nazione italiana; per raccontare, da croniste ante litteram, i principali avve-
nimenti che si svolgevano sotto i loro occhi; per migliorare la condizione
delle donne. Momenti non solo epici e romantici: lacuta analisi di Marina
DAmelia, curatrice dellantologia, ci fa rivivere le durezze dellesilio, lap-
prensione e la paura nella partecipazione alle lotte, e ancor pi acutamente
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ci aiuta a dar conto senza ipocrisie dello stravolgimento che la battaglia
risorgimentale aveva innescato nelle loro vite sul piano delle relazioni con
laltro sesso.
NellItalia pre e post-unitaria, alla donna non era concessa una stanza
tutta per s, n tantomeno una biblioteca dalla quale poter attingere e nel-
la quale poter allineare i volumi signifcativi del proprio percorso umano
e culturale. Limmagine della donna colta settecentesca, come ad esempio
Eleonora Pimentel de Fonseca, viene polemicamente respinta in favore della
brava massaia borghese ritratta alla fne del XIX secolo nel ciclo di affreschi
della Galleria Sciarra di Roma, dedita alla cura della casa e della famiglia.
Nel proprio spazio privato per, le italiane frequentano volentieri sia la
scrittura che la lettura. In quegli anni preunitari capita spesso che labbando-
no della casa paterna rappresenti un miglioramento della propria condizio-
ne: la possibilit di frequentazioni intellettuali e mondane, la disponibilit di
una nuova biblioteca, laccrescimento della propria. Le donne ben maritate
amano tenersi aggiornate sulle novit editoriali, seguono la stampa perio-
dica, sono buone conoscitrici delle lingue straniere. Alcune, le pi in vista,
tengono un salotto, dove gli autori stessi presentano o leggono le loro opere,
molte delle quali dedicate a nobili e colte signore che vi fgurano in veste di
muse o mecenati. Alcune, come Giuseppina Milli, diventeranno esse stesse
poetesse, improvvisatrici o scrittrici come Concettina Ramondetta Fileti. La
poetessa e patriota siciliana che nel 1866 scrive nella sua poesia dedicata Ai
miei fgli:
Quando assisi vi miro innanzi a questo
Arnese uml, fra libri e fra le carte,
Su cui degli anni, che volr s presto!
Soletta dispensai la miglior parte;
Un desiderio s profondo e mesto
Mi stringe il cor dei libri miei, dellarte,
Qual chi sospiri un caro estinto, quale
Chi rimpianga il lontan tetto natale.
EMANUELA BRUNI
Direttore per la comunicazione e le relazioni esterne
Responsabile Progetto Donne che hanno fatto la storia
Comitato per le celebrazioni del 150 Anniversario
dellUnit dItalia
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Prefazione
Il Centocinquantesimo anniversario dellUnit dItalia stato celebrato
nel corso di questo 2011 con mostre, convegni, conferenze svoltesi un po
ovunque nel nostro Paese. Diversi sono stati anche i volumi dedicati alla
ricorrenza, per metterne in luce aspetti particolari o per offrire ricostruzioni
dinsieme capaci di risvegliare nella memoria collettiva il senso e il clima del-
le battaglie risorgimentali. La Fondazione Marisa Bellisario ha voluto offrire
il proprio contributo culturale con un progetto rigoroso e degno di entrare a
pieno titolo nella Collana della Biblioteca dellUnit dItalia patrocinata dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Un libro non rituale, dunque, perch si presenta come una ricchissima
raccolta di testi, spesso inediti, affdando alla riproduzione delle fonti stori-
che il compito di evitare ogni retorica celebrativa. E soprattutto perch pone
al centro della ricerca i soggetti che costituiscono il fulcro dellattivit della
Fondazione stessa: le donne italiane.
La storia italiana anche una storia di donne, protagoniste spesso incon-
sapevoli e nellombra. Tante storiche che si sono occupate del nostro Otto-
cento hanno gi effettuato un lavoro di scavo negli archivi e nelle biblioteche,
portando alla luce fgure, imprese e opinioni importanti e tutte signifcative,
che le linee di fondo della cosiddetta storia uffciale avrebbero probabilmen-
te ignorato. Anche in occasione di questo Centocinquantenario sono state
pubblicate indagini che hanno dimostrato lapporto decisivo delle donne
alle lotte per lindipendenza, oppure antologie di componimenti poetici o
in prosa che le poche letterate del Risorgimento hanno dedicato allideale
unitario. Abbiamo cos conosciuto donne coraggiose e intraprendenti, colte
e intelligenti, mogli determinate e determinanti, madri che hanno educato i
loro fgli a quella cultura da cui sarebbe nato lo Stato unitario. Allora come
ora il contributo femminile si delineava come un puzzle complesso, in cui il
ruolo delle donne era trascurato, sottaciuto e non riconosciuto ma decisivo.
Le celebrazioni dei 150 anni dellUnit dItalia ci hanno restituito un pezzo
di quella storia e hanno fatto giustizia delle tante donne che fnora non ave-
vano trovato spazio nella storiografa uffciale. E sono certa che in questa
meritoria opera che ha riportato alla luce tante fgure dimenticate tanta parte
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abbia giocato il cambiamento culturale in atto, in cui la Fondazione Bellisario
orgogliosa di aver avuto un ruolo centrale.
Quando ho creato la Fondazione, volevo che le giovani generazioni guar-
dassero a Marisa Bellisario, prima manager che il nostro Paese ricordi, come
un esempio di determinazione, volont, ambizione. Anche allora volevo che
la memoria non andasse perduta ma potesse fertilizzare il presente. Per
questo ho sposato con entusiasmo il progetto di un libro che offrisse a noi
tutte lesempio di donne illuminate, donne che in tempi non facili conser-
vavano il coraggio delle proprie idee e gi allora, in un modo o nellaltro, vo-
levano esserci e contare. Da loro nasce la nostra storia, da loro deve nascere
il nostro percorso di donne che quella storia vogliono continuare a costruire
un tassello alla volta.
E con questo libro, ancora una volta, partiamo da loro nel vero senso della
parola. Con una lunga e minuziosa ricerca abbiamo selezionato e raccolto
voci di donne, uffciali o intime ma sempre cos autenticamente femminili
nella loro diversit. Dalle lettere familiari agli statuti delle associazioni, dal-
le pagine di diario agli articoli su riviste, dagli appelli alla mobilitazione ai
resoconti di rivoluzioni e battaglie una polifonia non preventivamente orien-
tata a documentare una coscienza civile dimenticata, ma intenta, questo s,
a restituire emozioni private, entusiasmi pioneristici ed esitazioni, opinioni
su ambiti e prospettive dellagire femminile. E una polifonia che ci restitui-
sce anche una ricostruzione dei fatti nuova e diversa, grazie a uno sguardo
femminile a volte ironico e impietoso, sempre critico e attento, sensibile e
spontaneo. Insomma una piccola e preziosa storiografa non uffciale che va
al cuore di avvenimenti straordinari con la passione e la semplicit che noi
donne sappiamo esprimere in modo cos unico.
Sono donne che tengono stretti i legami familiari, scrivono a fgli lontani
con lucida consapevolezza politica regalandoci resoconti palpitanti; donne
che sfdano convenzioni, scendono in prima linea e discettano di strategie
militari. Donne che osservano e leggono, studiano e ragionano di massimi
sistemi, hanno opinioni forti che difendono con rigore e onest intellettuale
e nutrono idee di rinnovamento spesso pi ambiziose degli uomini. Giovani
patriote napoletane e piemontesi, tanto passionali quanto realiste e disincan-
tate, pronte a rischiare la vita ma anche ad ammettere il fallimento dideali
traditi dallarroganza. Donne impegnate per migliorare listruzione dei ceti
inferiori, per formare altre giovani alle professioni, per creare asili dinfan-
zia. Donne che fondano giornali, associazioni e defniscono le prime linee
programmatiche di quella lunga marcia per il miglioramento della condizio-
ne femminile che giunge fno a noi.
Leggere questi preziosi stralci, queste piccole, grandi memorie apre un
velo su un passato mai cos attuale. La lievit, la sincerit scevra da ogni
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sofsmo, da ogni ragion di Stato, di queste donne usa parole antiche per de-
scrivere virt e vizi moderni. Leggerle commuove e indigna, entusiasma e
inorgoglisce: centocinquantanni e sembrano cos vicine a noi, cos vive e
vere. E sicuramente, ci indicano la strada da percorrere, con impegno, pas-
sione e determinazione. Il Risorgimento segna per le donne italiane lavvio
di una stagione di risveglio, partecipazione e amor patrio che pu e deve
ispirarci. Per questo con la Fondazione Bellisario siamo felici di aver contri-
buito a questa testimonianza, augurandoci che non resti nel cassetto della
memoria ma vivifchi i nostri giorni.
LELLA GOLFO
Presidente
Fondazione Marisa Bellisario
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Una stagione collettiva da raccontare e ripensare
Marina DAmelia
Nulla o male stato tramandato
della presenza della donna:
sta a noi riscoprirla per sapere la verit
Rivolta femminile 1970
Nel 1866, allindomani della Terza guerra dIndipendenza e della frma
del trattato di pace, anche nel Veneto la popolazione chiamata ad esprimere
la sua volont di annessione al Regno dItalia. Il plebiscito, richiesto dalla
Prussia, si svolge il 21 e 22 ottobre di quellanno e alla votazione partecipano
solo gli uomini. Due, a questo punto, le reazioni da parte delle donne. La
prima di vera e propria indignazione espressa da Maddalena di Montal-
ban Comello, che era stata nel 48-49 fno allultimo tra le pi attive soste-
nitrici della Repubblica di Venezia e della resistenza agli austriaci
1
. Fiera di
quanto fatto in passato Maddalena di Montalban si chiede: non era gi stata
espressa a suffcienza negli anni passati la volont delle donne venete di far
parte dellItalia? perch questa mortifcazione ulteriore, che non era stata
richiesta alla Lombardia?
2
La seconda in una lettera inviata al re Vittorio
Emanuele II, dove con altrettanta fermezza si denunciava questa discrimina-
zione. Sire, gli uomini hanno creduto di essere saggi e giusti quando decre-
tarono che quella, la quale pur chiamano pi eletta parte dellumanit, fosse
esclusa dal concorrere colla sua azione in tutto ci che si attiene al governo
della cosa pubblica. Le donne di Venezia non si arrogano il diritto di giudica-
re tale legge, ma proclamano in faccia al mondo, che mai il sesso loro ne sent
lamarezza e lumiliazione pi profondamente che in questa circostanza.
La lettera inviata a Vittorio Emanuele II il cui testo integrale si pu leggere
in questa raccolta rappresenta solo uno dei tanti esempi di documenti che
non da molto sono entrati nel circuito della conoscenza storica e valorizzati.
da documenti come questi in cui le donne fanno sentire la propria voce che
ci rendiamo conto che nel corso del processo risorgimentale alcune donne
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hanno cominciato a prendere coscienza del fatto che non solo era possibile
non subire la realt politica ma addirittura esprimere liberamente le proprie
opinioni alle autorit costituite.
Se dal 1866 allarghiamo lo sguardo al periodo compreso tra il 1830 e il
1870 questo larco cronologico prescelto nella selezione dei testi e delle
testimonianze limmagine di opposizione e di protesta come connotato
specifco dellazione femminile sfuma e non ha pi la stessa forza. Le prese
di posizione femminili non si espressero sempre in modo altrettanto disso-
nante rispetto ai valori dominanti. I termini chiave del mondo ideale con cui
era stata immaginata la nazione come patria, famiglia, rigenerazione, virt e
onore erano stati profondamente interiorizzati dalle donne, modifcandone
attitudini e forme di espressione
3
. Amo la mia patria con quel culto idolatri-
co con cui si ama lessere pi caro scrive, ad esempio, nel suo diario Anna
Corsini nel 1848
4
. Anche nella controllata e sabauda marchesa Costanza
dAzeglio esplode lentusiasmo alla notizia della concessione nel 1848 della
Costituzione da parte del re Carlo Alberto: Eccola! Mi annunciano che
stata accordata. Sar promulgata alle quattro. Ma non la Costituzione. La
chiamano lo Statuto. Alla buonora. Due Camere e la Guardia Civica. Chiss
che frenesia! Chiudo la lettera in fretta e corro in strada a cantare: Fratelli
dItalia lItalia s desta... accidenti!. Lenfasi speciale data alla costruzione
di unidentit femminile rigenerata e di una madre dedita alla trasmissione
nelleducazione dei fgli della lingua e delle tradizioni nazionali cos come
era gi avvenuto per la Francia
5
, la declinazione femminile del lessico della
nuova fratellanza le sorelle ricordate nei numerosi Appelli che le donne si
scambiarono nel 1848 costituiscono manifestazioni non meno signifcative
di un orizzonte culturale fatto proprio e intensamente partecipato.
Rivivere lesperienza del Risorgimento cos come venne vissuta dai diver-
si gruppi di donne e ripercorrerne i momenti e le tappe salienti attraverso lo
sguardo e la percezione di chi ha vissuto le diverse situazioni: questa lidea,
semplice a ambiziosa ad un tempo, alla base di questa antologia. Idea non
nuova di certo, che oggi pu per appoggiarsi a uno scenario pi ricco di
testimonianze di quanto fosse stato possibile, ad esempio, fare nel 1961 in
occasione della celebrazione del primo centenario dellUnit dItalia, ege-
monizzato da altre questioni politiche e, ahim, complessivamente restio ad
aprire il dossier della presenza e della partecipazione delle donne al Risorgi-
mento. La situazione oggi cambiata. Grazie alle ricerche condotte in questi
ultimi anni, soprattutto da parte delle storiche, la ricostruzione dellatmo-
sfera culturale, sociale e politica del Risorgimento ne uscita rivitalizzata.
Scritti ed esistenze fno a non molti anni fa oscurati dalla storiografa politica
sono stati riscoperti. Conosciamo meglio non solo le diverse modalit in cui
si realizz la partecipazione femminile al Risorgimento, ma si indagato an-
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che sulle motivazioni, le dinamiche, i momenti di svolta. Il panorama che ne
emerge ha restituito unimmagine dei percorsi e dei network femminili meno
distorta, pi ricca in sostanza e pi adeguata a quanto vissuto nellesistenza
dei contemporanei. Da convinte patriote le donne parteciparono agli avveni-
menti e il loro contributo si svilupp in molteplici direzioni: rimodellarono
lidentit femminile secondo le nuove immagini di donna italiana e di madre
e moglie patriottica, tennero vivo un immaginario della libert italiana e se
ne fecero interpreti, cooperarono ai moti risorgimentali aderendo attivamen-
te alle associazioni politiche esistenti, sostennero lo sforzo bellico quando
si ebbe lo scontro con lAustria, fno ad arrivare, alcune pi coraggiose e
intraprendenti come vedremo, ad immaginare di poter prendere parte diret-
tamente allo scontro. Da esiliate politiche si prodigarono per migliorare lim-
magine dellItalia e degli italiani e sostenere le ragioni ideali dellindipen-
denza, cercando di infuenzare a favore dellItalia le opinioni degli ambienti
con cui erano in contatto o dando vita a pubblicazioni e giornali che se ne
facessero portavoce. Far conoscere lItalia ai francesi (e agli italiani) allori-
gine del giornale LAusonio fondato nel 1847 da Cristina di Belgiojoso.
Anche il programma de LAusonio si pu leggere in questa antologia. Co-
stante fu poi la pressione ideologico-emotiva esercitata dalle donne intellet-
tuali oppure dotate di estro poetico nel tenere vivi gli entusiasmi patriottici e
nel divulgare il bagaglio di parole chiave del lessico patriottico. Allepoca le
poesie non costituivano un piacere di lettura solitaria ma venivano improv-
visate oppure recitate in occasioni pubbliche (persino i teatri ospitavano in
alcuni casi declamazioni poetiche) e servivano da intrattenimento tra amici
6
.
Gli esempi di poesie ricordate tra i testi e le testimonianze sono scritti per
celebrare particolari personaggi e avvenimenti risorgimentali, per elaborare
il lutto delle morti, per dar voce alle emozioni legate ai momenti topici.
Forse perch avevano tanto sperato in una vera rigenerazione dellItalia, la
delusione dellesclusione reiterata che venne decretata allindomani delluni-
fcazione fu cocente per le donne e venne sottolineata dalle pi consapevoli.
Le lite risorgimentali e la societ non evolvono allo stesso ritmo e nel Risorgi-
mento, non diversamente da quanto accade oggi, i desideri e lintraprendenza
femminili suscitano ammirazione e altrettanti timori. Per restituire almeno in
parte il clima misogino del tempo abbiamo deciso di accompagnare i testi e le
testimonianze con una breve rassegna iconografca di vignette satiriche tratte
dai giornali pi feroci nel ridicolizzare limmagine femminile.
Lunifcazione del paese, lo sappiamo, lascia irrisolto il problema della cit-
tadinanza politica per le donne e sar questa leredit pi pesante subito rac-
colta. Dopo la faticosa unifcazione, il cordone ombelicale che teneva avvinte
le donne al futuro dellItalia non si spezza. Molte non esitarono a mettere le
loro energie al servizio del paese e continuarono la loro battaglia: per racco-
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gliere e far s che non si disperdessero gli scritti dei propri cari, per spiegare e
avvicinare il nuovo Stato alla popolazione rimasta lontana o estranea al pro-
cesso risorgimentale, per rafforzare la condizione delle donne e migliorarne
listruzione, per trasmettere, infne, la memoria degli ideali risorgimentali
facendosi intermediarie della formazione dei nuovi italiani.
diffcile sottrarsi allimpressione che la scelta dei medaglioni individua-
li, largamente diffusa in questo Centocinquantenario per ricordare la pre-
senza femminile, sottragga allesperienza della partecipazione delle donne
del Risorgimento proprio laspetto essenziale che la rende ancora oggi una
stagione umana e politica di grande interesse: quello di aver rappresentato
una stagione collettiva. La premessa da cui sono partita per questa antolo-
gia differente. Pi che far leva sulla singola individualit, sulleroina,
piuttosto la trama delle esperienze comuni di chi visse il lungo Ottocento
protagoniste, fgure non di primo piano o meno conosciute che cercano
di restituire questi documenti. Esperienze comuni e, aggiungerei, intrecci re-
ciproci, radicati per molte di loro nella realt delle esistenze quotidiane.
diffcile raccontare la vita delle donne che vissero la stagione risorgimentale
senza tenere conto del movimento continuo che le spinge a ricercare il con-
tatto con le proprie simili, che le trasporta di qua e di l negli stessi luoghi, e
che spesso le rende insieme testimoni di avvenimenti ed eventi. Basta aprire
qualcuna delle tante lettere che si scambiarono oppure ripercorrere pagine
di diario e di ricordi, o scorrere le tante frme apposte nei documenti pi
esplicitamente politici, per rendersi conto che questa ftta trama di reiterati
contatti, di reciproci appoggi, di visite, di soggiorni e di ospitalit, persino
di estati passate in comune databili, come vedremo, con precisione e rac-
contate nel loro svolgersi costituisce una parte essenziale dellesperienza
del mondo femminile risorgimentale. Ed proprio da questi spazi pi vasti,
dalle reti di relazione e dalle socialit che legano le donne, dal nuovo spirito
di associazione testimoniato dalla creazione delle tante societ di signore, che
bisogna ripartire per rendere il senso di questa stagione collettiva. Una sta-
gione collettiva da raccontare e soprattutto da ripensare.
Le reti di relazione che attraversano in molti casi pi generazioni di don-
ne disegnano un mosaico composito dei gruppi in rapporto tra loro e unif-
cati dallobiettivo comune di rendere lItalia libera e indipendente, ma non
sempre schierati sulle stesse posizioni. Solo il bisogno di semplifcazione che
domina la memoria del passato pu far passare in secondo piano le differen-
ze nel modo di pensare e di operare, le diverse correnti culturali, e i confitti
che si produssero negli ambienti e nei circoli femminili allo stesso modo di
quanto avviene in quelli maschili. Il progetto comune di vedere lItalia libera
e indipendente, la coscienza diffusa, soprattutto fra llite istruita, di un cam-
biamento non pi eludibile nei comportamenti e nelle attitudini si colorano
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di volta in volta in modi diversi. Contrasti, commenti non generosi, giudizi
aspri, soluzioni appoggiate da alcune e che non incontravano il plauso di
altre: anche questo fa parte della storia. Nel 1848-49, parallelamente alla per-
cezione dellaccelerazione impressa dallirrompere degli eventi nei vissuti
individuali (sono in molte a parlarne) queste differenze cominciano a farsi
sentire anche sul piano pubblico. Scoppiate le rivoluzioni a Palermo, a Napo-
li, a Milano e a Venezia e iniziata la Prima guerra dIndipendenza, il tipo di
partecipazione e di impegno specifco per le donne fu oggetto di dibattito. In
quelloccasione si vide, attraverso rapidi ma non per questo meno signifcati-
vi fash, come tra le donne non vi fosse accordo sulle modalit pi opportune
di portare il proprio contributo. I documenti pi interessanti delle varie po-
sizioni sono riportati nellantologia, nella sezione Come partecipare. Attorno
alla riproposizione decisamente maggioritaria, va detto di un ruolo fem-
minile di fancheggiamento e di supporto che non invada terreni di pertinen-
za maschile (il combattimento, la guerra, lo scontro fsico) serpeggiano anche
altri fermenti. C chi prefgura una Guardia Civica composta di battaglioni
femminili, c chi si fa promotrice di un arruolamento di battaglioni e chi
lappoggia attraverso una rete di fnanziamento, c infne chi confessa che se
dovesse seguire i propri primi impulsi vorrebbe partire, aprendo una frattu-
ra tra i modelli di femminilit fno ad allora sostenuti e i propri desideri. La
guerra del 1848-49 obbliga, infatti, le donne a muoversi su un terreno fno ad
allora poco frequentato. La conduzione delle operazioni militari, le forme di
mobilitazione delle truppe, i fnanziamenti necessari, la diffcile omogeneiz-
zazione tra esercito regolare e battaglioni di volontari, lassedio, diventano
cos argomenti familiari allo scambio di informazioni e alla realt dei vissuti.
Ma anche prima del 1848 non mancano le differenze nei diversi progetti che
testimoniano il desiderio delle donne di associarsi fra loro e di intervenire
nella realt italiana; dal movimento degli asili per migliorare le condizioni di
vita dei ceti meno abbienti e delle bambine alla fondazione di nuovi giornali
che offrano alle lettrici donne nuovi stimoli intellettuali.
Tra gli anni Trenta e gli anni Settanta dellOttocento la partecipazione e il
contributo dato dalle donne al processo risorgimentale interessa un territorio
cos vasto di problemi e questioni e coinvolge cos tanti profli che si rischia
di perdere i contorni concreti delle esperienze. Per evitare questo rischio ho
raggruppato i documenti in cinque sezioni: Reportages, Progetti di vita nuo-
va, Come partecipare, Madri, mogli, sorelle, E dopo. Le sezioni, immaginate non
come camere separate, servono a facilitare lindividuazione di percorsi privi-
legiati per avvicinarsi ai diversi modi in cui si esplicarono rifessioni e azione
delle donne risorgimentali. Ogni sezione e ogni documento prescelto presen-
tano a loro volta qualche riga di introduzione.
di certo la parte pi alfabetizzata della popolazione femminile quella che
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si esprime e viene rappresentata in questa antologia. Il fatto non sorprende.
Si tratta di donne che perseguono da anni la rottura con gli atteggiamenti di
vita precedenti, leggono, discutono i titoli e gli autori che sono alla base della
formazione di unopinione pubblica favorevole al riscatto della nazione (Fo-
scolo, Berchet, Prati, dAzeglio, Balbo, Pellico, Gioberti, Guerrazzi, Giusti), si
appassionano pi o meno delle stesse cose, assistono a spettacoli simili, cele-
brano spesso le stesse persone, si tratti di poeti, di autori dei romanzi storici
oppure di personaggi politici. Letteratura, teatro, arte diventano cos al pari
dei testi di autori pi politici come Cesare Balbo e Vincenzo Gioberti, il ser-
batoio di idee ed emozioni cui attingere per dar vita a una nuova identit ita-
liana e a partire da questa modellare i propri comportamenti. Un fatto certo
e va sottolineato. Nel corso del lungo processo risorgimentale, in un paese
diviso politicamente per lingua, istituzioni, politiche, costume e tradizioni
culturali emerge e si delinea una comunit femminile che vuole pensarsi
come italiana, indossa dimostrativamente vestiti che richiamano nei tessuti
e nei dettagli il tricolore, integrata nei gruppi patriottici, di cui condivide il
destino, e, in ragione di ci, cerca di rendersi visibile e di occupare degli spa-
zi pubblici e politici. Una comunit insofferente da tempo nei confronti dei
pregiudizi negativi che tradizionalmente si imputano alla natura femminile,
alla ricerca soprattutto di ogni mezzo per capire e informarsi. Furono in mol-
te a mostrarsi consapevoli da subito della necessit di seguire gli articoli dei
giornali pour savoir ce qui se passe ou du moins ce qui se dit, come sintetizza
effcacemente Costanza dAzeglio
7
. Alcune poi intrattengono rapporti con
i direttori delle nuove testate che offrono loro spazio per intervenire. Una
comunit di donne inoltre che, allindomani dellunifcazione, continuer a
rappresentare un punto di riferimento nel mondo della cultura, sia allin-
terno delle organizzazioni cui appartenevano sia per gli uomini del nuovo
establishment governativo uscito dal processo risorgimentale, che le avevano
avute al loro fanco durante la lotta per lindipendenza. Lossessione della
battaglia per migliorare leducazione delle donne, centrale nella vita di que-
sta generazione, ne la spia emblematicamente pi signifcativa. Si tratta di
una richiesta che precede il processo risorgimentale (le prime argomentate
contestazioni dellinferiorit femminile risalgono, come sappiamo, ai tanti
discorsi di cittadine pubblicati allepoca delle repubbliche giacobine
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), che lo
accompagna in seguito e che allindomani dellunifcazione verr rilanciata
con pi forza.
Della cultura, delle sensibilit e degli ideali condivisi allinterno di que-
sta comunit e, allopposto, delle differenze che lattraversano, i documenti
raccolti nellantologia offrono molteplici assaggi. Il fuoco dei documenti se-
lezionati di necessit orientato soprattutto su quanto avviene, osserva-
to, progettato in Italia. Porre al centro, come si fatto, il clima culturale e
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politico che si respira in Italia presenta dei rischi. Tutto quello che sul piano
dellesperienza collettiva in precedenza ha arricchito, nutrito e reso lo sguar-
do femminile pi consapevole e acuto rischia di rimanere implicito e sotta-
ciuto. Penso, ad esempio, al signifcato di alcune esperienze fatte in paesi pi
avanzati dal punto di vista culturale e civile e ai contatti che vi sono matu-
rati. Per sfuggire ai controlli della polizia austriaca e borbonica molte delle
donne qui ricordate hanno dovuto abbandonare il luogo in cui sono nate e
sono state costrette a vivere, per periodi pi o meno lunghi, in altre citt o a
emigrare fuori dellItalia. Penso ancora alla conoscenza e allassimilazione di
tendenze culturali o di movimenti di riforma che avevano dato luogo in Eu-
ropa alla sperimentazione di iniziative sociali e scolastiche riformatrici che
si tenter poi di introdurre in Italia. Penso soprattutto alla scoperta, frutto di
questi soggiorni allestero, di una diversa realt femminile con abitudini e
stili di vita meno convenzionali, e allimpatto che tale scoperta genera nelle
esistenze individuali. La storia politica non tutta la storia, e nelle genera-
zioni di donne che attraversarono le vicende risorgimentali cont anche il
fatto che la loro formazione si declinasse nellintreccio tra visione cosmopoli-
ta e progetto di riscatto nazionale e fosse attraversata da stimoli di ogni tipo.
Gli incontri, i nuovi contatti, le scoperte che accompagnarono i tanti viaggi
e lemigrazione ebbero molte conseguenze. Prima fra tutte una dilatazione
dello sguardo che spian la strada a rifessioni comparative fra Italia (e lim-
magine che se ne aveva allestero), Francia, Prussia e Inghilterra, e su quali
fossero le rispettive condizioni delle donne. Le nostre viaggiatrici appaiono
sempre pi consapevoli. Limmagine di depravazione morale dellItalia dif-
fusa allestero aveva una non secondaria appendice nella denuncia della mi-
seria delle donne italiane. Le esperienze fatte in giro da donne come Cristina
di Belgiojoso, Costanza Arconati, Margherita Provana di Collegno, ma anche
da Carlotta Imbriani Poerio, rappresentano gli anelli di congiunzione tra le
repliche tutte letterarie e stizzite opposte allinizio dellOttocento da Ginevra
Canonici Facchini alle accuse contro le donne italiane avanzate da pi parti
(da Madame de Stal a Lady Morgan) e le donne patriote che in seguito, nella
loro battaglia per la promozione degli studi, metteranno al centro lorgoglio
della cultura nazionale, facendosi vanto di respingere atteggiamenti come la
stolida ammirazione de forestieri e il cieco amore delle novit straniere,
secondo le parole usate da Caterina Francesca Ferrucci
9
. Fiere di essere ita-
liane e via via pi orgogliose delle ricchissime tradizioni italiane (sono anche
anni di scoperta), nondimeno le esperienze vissute da questa comunit di
donne le collocano in una prospettiva pi ampia. Sul piano dellesperienza,
alcuni atteggiamenti tipici, che non trovano uneco diretta nei documenti,
caratterizzavano questa comunit femminile e vorrei accennare ai pi signi-
fcativi simbolicamente.
18
Dilatazione degli orizzonti e scambi culturali
Lesperienza dellesilio si declina in maniera diversa a seconda della pro-
spettiva che si sceglie o che si dovuta scegliere. Per molte il forzato allon-
tanamento dai luoghi dorigine d luogo a uno spaesamento e a un lutto
irreparabili. Un vero e proprio shock che affigge le donne non meno che gli
uomini. Lesperienza pi drammatica da questo punto di vista forse lodis-
sea vissuta dalla famiglia Manin, costretta allesilio dopo la caduta della Re-
pubblica di Venezia nel 1849. Mentre Teresa, la moglie di Daniele Manin,
muore di colera a Corf, Emilia, la giovane fglia segnata dallepilessia, con-
sumer i suoi ultimi anni di vita muore nel 1854 a Parigi nella nostalgia
di Venezia
10
. In altri casi, al contrario, lesilio pu dar luogo alla possibilit
di sperimentare direttamente realt diverse dalla sonnolenta vita degli Stati
italiani dancien rgime e produce un distanziamento foriero di stimoli nuovi
e indubbi arricchimenti. Lesilio dunque, come moltiplicatore di energie e
come fondale per la scoperta di ruoli femminili fuori dallordinario.
La capacit di trarre proftto da una condizione di potenziale straniamen-
to, come quella dellesilio, e di uscirne, al contrario, arricchite accomuna,
ad esempio, Costanza Arconati e Cristina di Belgiojoso. forse lunico tratto
di somiglianza rintracciabile in due donne che per il resto, pur non igno-
randosi ambedue provenivano, come sappiamo, dalle fla dellaristocrazia
milanese mostrarono poca sintonia luna verso laltra nella loro esistenza.
In molte occasioni politiche si trovarono su posizioni distanti o addirittura
contrapposte, per ricongiungersi, solo alla fne, nellidentico approdo alla
stima per il conte Cavour. Per Cristina di Belgiojoso e per Cristina Arconati
lentusiasmo nei confronti di Cavour il frutto di una maturazione politica
non priva di travagli, cos come lo per Carlotta Imbriani Poerio, che si vede
costretta a difendere questa sua posizione contro il fglio che le contesta la
giustifcazione offerta alla politica di Vittorio Emanuele nei confronti del Sud.
Il documento che testimonia le sue ragioni si pu leggere in questa antologia.
La generazione delle donne del Risorgimento and incontro allesaurimento
di molti dei miti in cui si era riconosciuta e che spesso sconfnavano in una
vera e propria esaltazione: da quelli nutriti nei confronti di Pio IX, la cui fama
di papa liberale dur solo due anni, o di Vincenzo Gioberti, destinato a un
consenso non meno effmero, fno ad arrivare alla glorifcazione di Garibaldi
e al riconoscimento tardivo di Cavour. Ad eccezione del mito di Garibaldi,
intessuto di fascinazione erotica, di queste reiterate esaltazioni e delusioni
bisognerebbe prima o poi fare la storia
11
. Non defette, al contrario, dalla sua
devozione la ristretta cerchia di seguaci di Mazzini composta da Sara Na-
than, Jessie White Mario e Giorgina Craufurd Saff. Ma torniamo allespe-
rienza dellesilio e al signifcato, distante dalla curvatura religiosa datagli
19
da Mazzini, che esso ricopr nelle vite di Cristina di Belgiojoso e di Costanza
Arconati.
Ambedue si mostrarono concordi anche sul ruolo positivo che gli anni
passati fuori dItalia avevano svolto nella loro maturazione e nelle loro opi-
nioni, pronte a riconoscere e valorizzare tutti gli stimoli ricevuti dal contatto
con societ e con ambienti diversi. Costanza Arconati e Cristina di Belgiojoso
furono apostole e pellegrine della nazione e della libert dItalia, ma non lo
furono certo alla maniera di Mazzini. Per la verit, ben poco rigore stoico
sembra far parte del loro bagaglio culturale. Ambedue lo espressero a chiare
lettere in pi di unoccasione. Gli scritti e limpegno fuori dai canoni classici
dei ruoli femminili di Cristina di Belgiojoso ne sono una evidente testimo-
nianza. Liberata dai pregiudizi puerili scriver pi tardi che spesso fan-
no parte delleducazione delle donne, ho acquistato nel tempo il coraggio
di esprimere sinceramente le mie opinioni
12
. Il cammino di maturazione di
Costanza Arconati non meno lento e tortuoso. giovane e sprovvista di
una seria formazione culturale (mal comune delle donne italiane) quando
lascia Milano per seguire il marito, fuoriuscito nel 1821 per sfuggire alla con-
danna poich implicato nella congiura di Federico Confalonieri. Ammette
che la sua una situazione privilegiata, invidiabile addirittura se messa a
confronto con altre, poich la ricchezza del marito la mette al riparo da mi-
seria e scoraggiamento e soprattutto in condizioni di poter essere utile agli
altri esuli meno fortunati. Non mi lamento della mia sorte. No, veramente
mi trovo molto meglio di altre volte, poco a poco labitudine smorza tutte le
pene, ci si abitua a tutte le situazioni
13
. Da principio per occupare il suo tem-
po Costanza ricama e si occupa di giardinaggio. Nel giro di pochi anni gli
stessi amici sono sorpresi dei suoi progressi: Sa conversation est devenue
nourrie un point remarquable: elle a lu une infnit de livres allemands de-
puis un an et sest mise au courant de tout
14
. Dieci anni dopo la sua fducia
nella vita appare immutabile:
Che cosa ho mai sofferto io? Non ho sentito una privazione, ho trovato de-
gli amici che hanno fatto le veci dei parenti, mi sono trovata in situazione
di sviluppare le facolt intellettuali e di servirmene al meglio che se fossi
stata sempre a Milano, ho potuto dare uneducazione liberale a Carletto e
mi sono anche usurpata un poco di fama di donna intrepida che davvero
non merito ma che mi d piacere. Tutta la mia condotta in esiglio non fu
che spontanea; non mi mai costata un sagrifcio, uno sforzo e sempre fu
eccitata dallapprovazione di amici di cui la stima ci cara
15
.
Un vero e proprio inno di gratitudine ai doni della vita, espresso con sin-
cerit invidiabile! Uno scarto deciso, come si vede, nel racconto della propria
esperienza rispetto al modo larmoyant e vittimistico con cui altri esuli affa-
20
bularono su questo momento esistenziale e decisamente poco conforme alla
mitologia costruita intorno agli esuli da parte della letteratura patriottica in
chiave di martirologio
16
. Non solo Costanza insegue modelli, come ama ripe-
tere per rincuorare gli amici nei momenti di sconforto, di volont vittoriosa
contro il destino
17
, ma lesilio le sembra una protesta contro la dominazio-
ne straniera pi dignitosa e simbolicamente pi effcace dei colpi di testa
e delle improbabili insurrezioni tentate da Mazzini e dai suoi seguaci nei
confronti dei quali esprime critiche senza appello
18
. Lesilio, insomma, offre
possibilit di conoscenza, di incontri, di confronto prezioso per chi voglia
o sappia osservare e immergersi in nuovi mondi, lontani dalla corrottissi-
ma Italia. Una riprova della prospettiva positiva con cui Costanza guarda
allespatrio la offrono i suoi commenti nella rifessione collettiva che impe-
gna nel 1836 siamo alla vigilia della liberazione di Confalonieri, Pallavicino
e Borsieri dalla lunga prigionia dello Spielberg tutti gli amici partecipi e so-
lidali del fallito tentativo del 1821. Mentre lipotesi dellAmerica viene vista
con orrore da tutti i patrioti rimasti a Milano, lunica voce discorde proprio
quella di Costanza. Cerca quindi di convincere lambiente di amici milanesi
che anche in quel paese Confalonieri potr essere felice. Rintraccia il nipote
dellex ambasciatore degli Stati Uniti a Parigi e di sua moglie dice non c
nulla di pi distinto negli Stati Uniti della societ chella riunisce intorno a
lei a New York
19
. Per il talento di Borsieri poi sarebbe molto meglio andare
in paesi dove la letteratura, a differenza di quanto accade a Milano, pu rap-
presentare una risorsa. Maroncelli del resto non emigrato in America dove
guadagna assai bene?
20
Viaggi ed esplorazioni spingono Costanza a nutrire
fducia nella capacit trasformativa insita nella scoperta di altri luoghi. I lun-
ghi soggiorni a Berlino, a Bonn, a Heidelberg (allorigine vi la decisione di
far studiare il fglio) e i contatti che ha avuto rappresentano la miniera ine-
sauribile cui attingere per rifettere sulla situazione dellItalia in un quadro
europeo e di cui le lettere agli amici, piene di resoconti, di nuove passioni e
curiosit non meno che di valutazioni politiche, sono una spia evidente. In-
somma, per lei innegabile che la vita a Parigi e a Berlino, sempre feconda
di soires e conoscenti nuovi offra alle donne la situazione ideale per svi-
luppare le facolt intellettuali. Non solo si scambiano opinioni con uomini
come Ranke e Humboldt, ma si smorzano anche radicati pregiudizi ( il
termine da lei usato) come quelli nutriti, ad esempio, dallaristocratica mila-
nese contro gli ebrei. A poco vengo a sapere che tutti i miei conoscenti qua-
si, sono ebrei Il fatto sta che una gran parte, la maggior parte della notabi-
lit sia in scienza, sia nel commercio ebrea. Che fare? Mi adatto a trovarli
tollerabili
21
. Lamore per la scienza, anzi il vero culto che la societ berlinese
mostra per la conoscenza, letica e la discussione intellettuale la colpisce e la
commuove. Solo in Germania possibile assistere ad una tale partecipazione
21
di massa per la morte di un professore di teologia, osserva stupita nel 1834
quando si trova coinvolta nei funerali del flosofo teologo Schleiermacher,
un trionfo della scienza puro, privo di implicazioni politiche. Certo ag-
giunge subito dopo vedere una popolazione mossa fortemente da unidea
di libert cosa pi omogenea al mio modo di vedere, ma lammirazione e il
rispetto per la sola scienza anche una cosa bella
22
. A differenza dellItalia
dove appena sorge un uomo che faccia altro che far lamore colle donne di
teatro, zaffete, tolto via (ha appena saputo dellarresto di Cesare Cant), a
Berlino esistono Socrati moderni. Sempre vigile e accentratrice, Costanza
utilizza le esperienze fatte per tener deste le energie culturali e politiche del
gruppo dei suoi amici intellettuali, non perde docchio gli avvenimenti,
sempre prodiga di informazioni su quanto si pubblica e pronta a inviare li-
bri. Su di lei ricadono continue richieste di libri francesi e tedeschi da parte di
amici e dei membri della sua numerosa parentela. Lesplicito riconoscimento
degli stimoli e delle occasioni preziose offerte da questa stagione della vita si
accompagna, infatti, alla consapevolezza, anche questa condivisa dalle due
donne, della responsabilit di intermediazione culturale nella circolazione
delle idee che ricade su chi, italiano, vive allestero. Lesplorazione di luo-
ghi e di persone come spesso accade ci fu chi si muoveva con maggiore
disinvoltura divenne cos rifessione socializzata e merce di scambio con
il mondo.
Gli inizi dellesilio di Cristina di Belgiojoso furono meno protetti e garan-
titi dopo il sequestro di tutti i suoi beni impostole dallAustria. Cos rievoca
molti anni dopo Cristina lo smarrimento iniziale che la colse nel novembre
del 1830 appena giunta a Parigi:
Bisogna essere passati bruscamente da una vita splendida sempre in mez-
zo ad amici e servitori, ad uno stato di assoluto isolamento per conoscere
un genere di angoscia e di sconforto la cui dismisura lascia sbalordita.
Mi ricordai allora con emozione di quel racconto che parlava di una
fata cattiva che, con un colpo di bacchetta magica trasformava in conta-
dina una giovane principessa; e la poveretta cominciava a piangere la-
crime amare non sapendo camminare avendo ai piedi degli zoccoli, non
volendo mangiare in piatti di stagno, incapace di impastare una galletta,
di mungere una vacca o di flare una conocchia
23
.
La principessa contadina sapr trasformare, come sappiamo, questa sfda
in occasione di seduzione e di entrature nei salotti e nel mondo intellettuale.
Nonostante i diffcili rapporti con il resto degli emigrati italiani alla fne dar
un bilancio largamente positivo degli anni parigini. Nel suo salotto in rue
dAnjou sono ospiti fssi il poeta Alfred de Musset, Heine, Balzac. A Pari-
gi nascono i suoi pi duraturi legami, con Auguste Mignet e con Augustin
22
Thierry, due grandi storici. Sono contatti che affnano i suoi interessi. La vita
di Cristina di Belgiojoso troppo nota perch ci sia bisogno di ripercorrerla.
Baster dire che grazie al suo spirito di avventura la dilatazione dei confni
si spinger fno ad includere Costantinopoli, lAnatolia (allora paesaggio de-
solato fatto di gole e precipizi), la Siria e la Palestina, dove si trasferir dopo
la fuga da Roma in seguito alla caduta della Repubblica romana. Il lungo
soggiorno allorigine di resoconti di viaggio (le sue lettere allamica Caroli-
ne Jaubert saranno pubblicate nel 1855 su Le National) e di profcue colla-
borazioni tra il 1856 e il 1858 sulla diffusissima Revue des Deux Mondes.
Cristina non indulge al pittoresco e allesotismo, liquida gli harem come ma-
nifestazioni di pura brutalit maschile; la vita a Costantinopoli la riempie, al
contrario, di entusiasmo: unabitazione semplice, materassi buttati per terra,
cibo, ho trovato questa semplifcazione della vita estremamente gradevole,
soprattutto quando si esiliati e si ha poco denaro. Le forme di esteriorit le
sembrano pi leggere e ridotte rispetto al modello occidentale.
Furono dunque le opportunit offerte dalla vita fuori da Milano a dare a
Cristina di Belgiojoso e a Costanza Arconati quellampiezza di orizzonti po-
litici e culturali, quellarricchimento del bagaglio culturale, quella disinvol-
tura e sicurezza nel ragionamento che appaiono ancora oggi doti essenziali
agli occhi di chi prende in mano i loro scritti.
Parte integrale di questallargamento di orizzonti losservazione di altri
modelli di vita femminile, in una moltitudine di suggestioni e paragoni in
cui si intrecciano in pari misura curiosit, malcelata ammirazione, denigra-
zione e rifuto. I comportamenti di alcune donne francesi e prussiane stupi-
scono e spiazzano la marchesa Arconati. La scoperta e la lettura degli scritti
di Rachel Varnhagen (morta da poco), ad esempio, rappresentano (un seco-
lo prima della biografa dedicata a Rachel Varnhagen da Hannah Arendt)
un vero incontro per laristocratica milanese
24
. Lingegno di questa donna
scrive Costanza immenso, tutto metafsico, troppo per essere intelle-
gibile a molti, e per esempio a me. uno sguardo perpetuamente rivolto al
pi profondo dellanima, una franchezza strana nel dire tutto quanto pensa,
e unoriginalit nel vedere le cose. [] Univa a tanto ingegno una facolt
potentissima di interessarsi a tutto, piena di benevolenza anche verso le per-
sone. Non fnirei mai di parlarne
25
. E infatti continuer a parlarne, curiosa
di ogni dettaglio della vita della Varnhagen.
Non convergente alla fne lutilizzo che il comune riconoscimento dellar-
ricchimento degli anni desilio produce per sulle due donne sul piano esi-
stenziale. Non solo lelenco lungo e nutrito degli scritti e degli interventi
di Cristina di Belgiojoso sta a dimostrarlo. Gli avvenimenti si ripercuotono
nella vita di Cristina, nel corso degli anni cambia lidea di s, e il suo modo di
partecipare agli eventi risorgimentali mostra una rottura rispetto agli schemi
23
di vita conformistici adottati dalle donne del suo ceto. Al contrario Costanza
Arconati si sottrasse allesposizione pubblica e, ad eccezione delle lettere,
non dette mai alcuno scritto alle stampe, n si ciment in iniziative concre-
te di riforma sul piano della flantropia educativa e tantomeno si impegn
in battaglie esplicite per combattere stereotipi e pregiudizi contro le donne.
Gi frequentare gli ebrei le fa provare un brivido di spregiudicatezza. Dif-
fcile immaginarla immersa nelle tante e pericolose contiguit attraversate
dalla Belgiojoso nel corso della sua vita. Che dire della difesa delle donne
ferma e piena di solidariet che Cristina di Belgiojoso fa nella sua lettera a
Pio IX una testimonianza presente in questa raccolta che, bench forse
prostitute, si erano mostrate ottime infermiere negli ospedali da lei diretti
a Roma durante la Repubblica romana? Ho rispettosamente risposto alle
accuse contenute nellEnciclica della S.V. scrive Cristina perch ho credu-
to averne contratto lobbligo verso quelle accusate, che non ardiscono, non
possono, e non sanno rispondere. Costanza Arconati rifugge dal mettersi
direttamente alla prova, ma ci non signifca ostracismo nei confronti delle
donne intellettuali. Lo testimonia la curiosit per gli scritti di Rachel Varnha-
gen e soprattutto lo testimoniano le parole di lode rivolte alle opere di Cristi-
na di Belgiojoso, gli apprezzamenti per la sua mente superiore e per la sua
capacit di amministrare bene i suoi fondi. Qualche asprezza polemica, e
le numerose frecciate mondane, non cancellano, insomma, la sua valutazio-
ne positiva della tenacia intellettuale di cui d prova la Belgiojoso. Quando,
nel 1842, viene pubblicato lEssai sur la formation du Dogme Catholique della
Belgiojoso, si tuffa nella lettura tratta materia di cui sono ignorantissima
e perci mi interessa cerca inutilmente di smuovere Vincenzo Gioberti ad
esprimere un parere sul libro, insomma, confessa, io sono di pi in pi con-
tenta e meravigliata che la Belgiojoso sia tanto da scrivere simili opere
26
.
Limiti di ceto: le donne devono mostrare intelligenza oppure grazia?
La ritrosia di Costanza Arconati a impegnarsi direttamente nel lavoro intel-
lettuale e lammirazione tuttavia nutrita per la creativit e la tenacia intellet-
tuale che alcune donne mostrano quando si spingono sul terreno della cono-
scenza, rappresentano una evidente contraddizione. il caso di inoltrarci pi a
fondo in questo mondo femminile in evoluzione ma ancora irrigidito da mille
lacci che lo riportano indietro. Non cerano solo le grandi questioni relative al
riscatto nazionale, allimmagine dellItalia, le emozioni collettive ad occupare
le conversazioni. Capitava anche di discutere altri temi, solo apparentemente
obliqui e leggeri, come, ad esempio, quali fossero le doti da ritenersi pi ap-
prezzabili nelle donne. Nel 1841 Costanza tornata in Italia e tra i fuoriusciti lo
24
spaesamento nel frequentare di nuovo gli amici milanesi sintreccia a una certa
delusione. Il ritorno in patria lha fatta ripiombare in un ambiente sonnolento
e tedioso, non c quindi da meravigliarsi se come altri preferisce incontrarsi
con chi ha vissuto fuori dai confni. Tra fuoriusciti possibile una maggiore
variet di discorsi che in quella dei milanesi immobili e nelle conversazioni in
piena libert si passano in rassegna anche pregi e difetti delle due donne pi
celebri tra gli emigrati, vale a dire Cristina di Belgiojoso e la mitica Giulia Bec-
caria Verri (la madre di Alessandro Manzoni, oramai alla fne della vita, pochi
mesi dopo morir). Si fa spesso da noi il confronto tra essa e la Belgiojoso
riguardo allamabilit: chi d la palma alluna, chi allaltra. Credo che la Bel-
giojoso abbia una mente superiore a quella della Verri, ma questa pi grazia
27
.
Dunque lantitesi attorno a cui ruotano i giudizi sembrerebbe essere quella tra
amabilit e grazia, elevate a essenza antropologica della interazione e declina-
te come verve mondana di puro stampo settecentesco, e mente superiore.
Il verdetto su quale sia da preferire resta incerto. Su queste basi e su simili
alternative lancien rgime maschera la perdurante egemonia di alcune forme
nel condizionare le scelte individuali. Le donne di mente superiore hanno,
come si vede, di fronte a loro una dura battaglia da fare per conquistare posti
di primo piano. Tanto pi che per loro gi stata confezionata limmagine, tra
lironico e lo spregiativo, delle bas bleu, donne cio che fanno esplicita mostra
di vocazione intellettuale. Il termine bas bleu (traduzione francese dallinglese
bluestocking che risale addirittura al Seicento) circola da tempo in societ in
Francia (Balzac tra i primi a rilanciarlo) ma anche in Italia. utilizzato da
Giovanni Berchet, il poeta amico di Costanza che le fu compagno nei soggior-
ni e nei viaggi, ogniqualvolta si trova in contatto con le donne intellettuali, e
tramite la misoginia di Berchet anche Costanza lo usa per mostrare tutto il
fastidio per la tetraggine, laffettazione, lesibizionismo e la stravaganza delle
donne intellettuali, prive appunto della grazia e della leggerezza che sono al
cuore dello stile di vita dellaristocrazia. Solo nel 1845 a Pisa Costanza riuscir
ad affrancarsi psicologicamente da questa coltre di inibizioni: Le signore han-
no qui il costume di frequentare le lezioni dellUniversit di modo che potr
andarci anchio senza farmi dare del bas-bleu
28
. Eppure a Parigi aveva fre-
quentato senza farsi troppi problemi e forse con poco entusiasmo altre lezioni
aperte al pubblico.
N psicologicamente n culturalmente la marchesa si allontanata di un
pollice dalle logiche cetuali del suo gruppo e fa fatica a sottrarsi al conformi-
smo. Non perde anche occasione, per la verit, di rimarcare le differenze so-
ciali. Che nellOttocento a sostenere gli entusiasmi patriottici e leffervescen-
za dellopinione pubblica non vi fosse una societ che sta effettivamente
modernizzandosi e un rinnovamento altrettanto profondo delle retrostan-
ti strutture sociali fatto giustamente sottolineato dagli storici
29
. Di questa
25
sociabilit ancora rigidamente inscritta nei codici di ancien rgime le donne
sono spesso autrici non meno che vittime e testimoni in prima persona. Nel
1836 tra le persone conosciute da Costanza vi il professore Cristiano Augu-
sto Brandis, uno studioso della flosofa greco-romana. Luomo si accinge a
partire per Atene, dove svolger il ruolo di consigliere del ministro dellIstru-
zione pubblica. Per raggiungere Atene si imbarca da Ancona, passando pri-
ma per Milano. Con lo studioso tedesco viaggiano la moglie e i quattro fgli.
Abitudini radicate vorrebbero che Costanza fornisse al professore lettere di
presentazione che lintroducano presso il fratello e gli amici durante il suo
soggiorno milanese. In questo caso decide di non scriverle. La ragione, come
spiega, che non vuol creare imbarazzo al fratello e agli amici, decisamen-
te poco abituati allaspetto (tournure) di un professore tedesco. Pi esplicita
nella sua crudelt la giustifcazione del possibile imbarazzo che pu creare
la moglie del professore. Eccola: Sua moglie conosce molte pi cose che la
maggioranza delle donne a Milano ma le sue abitudini e le sue maniere sono
quelle di una persona che ha dovuto occuparsi tutta la sua vita dei dettagli
della cucina e del bucato. Cosi ella non presentabile al bel mondo
30
. Ep-
pure, come aggiunge subito dopo, ella va allegramente con suo marito e
quattro bambini in un paese di cui non conosce n la lingua n i costumi e
dove mancano del tutto tutte le comodit della vita. Si pu immaginare un
commento che sveli in modo altrettanto impareggiabile il blocco e i rigidi
confni di classe che ancora presiedono alla circolazione delle idee e ai con-
tatti allinterno della societ italiana? Alla vedova di Hegel non era andata
meglio a giudicare da questo commento: Ho conosciuto la vedova di Hegel.
Donna bruttina e alla buona [] Linferiorit delle donne tedesche, massime
delle mogli dei professori una cosa che mi stupisce
31
.
A pesare nel bel mondo dei patrioti aristocratici milanesi degli anni Trenta
dellOttocento sono ancora i modi del vivere, gli atteggiamenti. Per le donne
queste griglie valutative appaiono doppiamente crudeli. Poco importa che
la signora Brandis abbia una istruzione e una cultura che la pongono molto
al disopra della media delle donne milanesi, che stia per affrontare unespe-
rienza stimolante quanto si vuole ma che spaventerebbe donne rinserrate
nelle loro comodit e poco curiose: i suoi modi da massaia non le consentono
di muoversi con agio nel bel mondo delle conversazioni femminili. Come va
a fnire la storia? Il dotto professore tedesco, amico di Niebuhr (ha passato
due anni a Roma) e perfetto conoscitore della lingua italiana, anche un
grande estimatore di Alessandro Manzoni. A una lettera di presentazione
per lo scrittore, a questa no, Costanza non pu proprio sottrarsi, ma va op-
portunamente detto o fatto dire a Manzoni tutto il resto. Vi poco da
aggiungere allo scenario che qui viene delineato.
Di questa sociabilit ancora rigidamente inscritta nei codici di ancien r-
26
gime le memorie familiari di Luigia Codemo, pubblicate nel 1878, offrono
unulteriore spia, di certo non ambigua quanto a giudizio ed esplicita denun-
cia. Nelle sue memorie, una lunga rievocazione della storia della sua fami-
glia, della sua formazione, dei viaggi e dei contatti avuti con uomini e donne
di rilievo nelle vicende risorgimentali, Luigia Codemo si rivela una attenta
osservatrice delle logiche di inclusione e di esclusione che pervadono i circoli
patriottici. Circoli in cui sempre pi spesso nobili e borghesi discutono uniti
dal comune progetto dellindipendenza italiana, ma in cui linterazione tra le
donne non si del tutto affrancata dai codici di ceto. Tra le varie esperienze
ricordate dalla Codemo vi sono i mesi trascorsi a Genova e le serate passate
nella casa sul mare del marchese del Negro e in casa di Bianca Rebizzo, una
casa pi modesta e un ritrovo meno illustre dove latmosfera pi informale
facilitava anche sfoghi e poesie contro i nobili. Pi accesa degli altri nel de-
precare arroganze e scortesie nobiliari proprio Bianca Rebizzo, una tra le
pi attive protagoniste della vita politica genovese: bench personalmente
nutra sentimenti moderati ( tra le tante donne che si entusiasmarono per
Vincenzo Gioberti) aperta e tollerante nei confronti dei gruppi democratici
e mazziniani; in associazione con altre signore di Genova ha dato vita alla
Scuola femminile delle Peschiere, bench unestrazione borghese e una con-
dizione sentimentale trasgressiva (vive un mnage trois con il marito e lar-
matore Rubattino sulle cui navi simbarcarono i Mille) la distinguano rispet-
to allentourage nobiliare delle altre
32
. A motivare la sensibilit antinobiliare
di Bianca Rebizzo vi un episodio che puntualmente racconta alla Codemo:
Il d innanzi la Bianca, trovatasi in casa di una gran dama genovese, la vide
da un momento allaltro, divenire fredda e non guardarla pi in viso. Ci
accade allannunzio e alla conseguente venuta di una principessa da Milano,
alla quale la dama dianzi cortese verso la Bianca, parl sempre non solo sen-
za presentarle la signora Rebizzo, ma senza mai pi guardarla in faccia
33
.
La stessa Codemo vittima di una simile umiliazione quando a Parigi lei
e i suoi genitori si trovano in visita presso una dama romana del pi alto
nome. Durante la visita sopraggiunge una non ben specifcata duchessa, e a
quel punto i Codemo diventano invisibili; la loro ospite neanche si prese il
disturbo di nominarci, n di guardarci in viso fn che stette presso di lei lal-
tra ospite illustre. Di questi peccatucci la nobilt e lalta vita ne commette
pi duno
34
. In tutti i paesi del mondo la cordialit dir anche si assotti-
glia man mano che si ascende alle sfere sublimi
35
. Meditata rievocazione ad
anni di distanza degli eventi raccontati, Luigia Codemo distribuisce nel ri-
cordo equamente torti e ragioni. Riconosce che un lievito di santa collera e
una radicata idea democratica sono stati da stimolo a Bianca Rebizzo e con
lei ad altre donne per mobilitarsi per la causa italiana e per il rinnovamento
sociale, ma si affretta subito dopo a commentare che umori antinobiliari non
27
sarebbero per pi attuali, poich dal 46 a questa parte le nobilt di ogni
regione hanno cooperato alla redenzione della patria
36
.
Tra tribune parlamentari e vie ferrate
Nei tanti soggiorni lontano da casa che connotano lesistenza delle donne
risorgimentali era possibile fare anche altre esperienze importanti: la cono-
scenza de visu di cosa fosse la democrazia nei paesi in cui esisteva unattivit
parlamentare, oppure la sperimentazione delle tante novit che i nuovi mez-
zi di comunicazione consentivano ai viaggiatori, a partire dal trasporto per
ferrovia. Quali impressioni ricevono di questi luoghi le donne che seguono
dalle tribune aperte al pubblico i lavori parlamentari? Come reagiscono al
dibattito parlamentare e da quali aspetti sono pi colpite? Quanto della dia-
lettica tra le diverse posizioni viene compreso e quanto si perde? Una volta
creati i corpi elettorali e la rappresentanza, lattenzione alle elezioni, alla lista
dei candidati, alla formazione dei Ministeri, non meno che ai dibattiti tra le
diverse posizioni guadagna lattenzione del mondo femminile. Il seguire de
visu le sedute entra cos tra le possibili occupazioni delle giornate. Chi passa-
va per Parigi o per Londra oppure viveva a Torino dopo il 1848, e si sedeva
nei banchi del pubblico non si sottraeva al dovere di testimoniare e riporta-
re le impressione ricevute. Delle innumerevoli testimonianze lasciate dalla
prima generazione di donne che si avvicina al dibattito politico, nellanto-
logia di testi abbiamo riportato solo quella di Costanza dAzeglio. una
testimonianza amputata, decisamente troppo esile rispetto alla marea delle
sue osservazioni. La presenza assidua nella tribuna e il coinvolgimento par-
tecipe con le diffcolt che ricadevano su uomini a lei vicini non approdano,
in generale, a una reazione positiva allo spettacolo del gioco parlamentare.
Insomma, nel caso di Costanza dAzeglio lincontro con gli eletti tuttaltro
che esaltante e la diffcolt di una mutua comprensione evidente da subito.
Val la pena di ampliare il dossier delle reazioni femminili. A partire da Lui-
gia Codemo, che fece esperienza sia della Camera dei deputati del Regno di
Sardegna che dellAssemblea nazionale. Dopo la caduta della Repubblica di
Venezia nel 1849, la sua famiglia, di passaggio sulla strada verso Parigi, sosta
a Torino. Superfciale e del pari impietoso il quadro delineato della Camera
di Torino: Della Camera ci rimase unimpressione incerta fra lalta emozio-
ne e un po di disgusto. Peroravano deputati demagoghi, e in quel tempo
facevano maraviglia con tal chiasso che a momenti pareva unosteria. Per-
fno le tribune si agitavano: vicina, amabilissima con noi senza conoscersi,
avevamo la moglie di Brofferio
37
. Pi ricca apparentemente di notazioni di
colore ma non meno superfciale e negativa limpressione che ricava dal suo
28
battesimo allAssemblea nazionale, dopo esservi stata introdotta da un de-
putato repubblicano simpatizzante dellItalia: di essa ci rest limpressione
presso a poco della Camera di Torino, meno la commozione: Favre, Simon,
Leroux ed altri consorti predicavano dal banco e dalla Presidenza. E cosa
predicavano! E con che urlio e con che gesticolare. Ci fece ancora pi sen-
so del cancan. Favre con quel suo zazzerone spettinato, arruffato, indecente:
vero spaventa-passeri. Le tribune gli ringhiavano contro: il popolo, il vero
popolo disconosceva cos tristi difensori de suoi diritti []. Vorrei essere io,
vociferava un uomo vicino a noi stomacato dalle stupide cose dette da quei
pazzi, vorrei essere io, un cannone e caricarli a mitraglia. E tutti gli astanti
assentivano. Pi composta e piena di coraggio giudic la compagine di
destra, costituita da fgure veramente originali e dalla fsionomia medie-
vale. Montalembert profer un discorso ma non me ne sovviene punto
38
.
E questo tutto. Quasi un rigetto, come si vede, dellatmosfera che regna
nellAssemblea allinsegna di un impressionismo deffetto: a colpire sono
lapparenza fsica e gli atteggiamenti degli oratori pi che gli argomenti in
discussione, di cui non vi la minima traccia. Il confronto poi appiattito
sullunico registro delle esuberanze oratorie e sono queste ad assorbire qua-
si tutto linteresse e il commento dellosservatrice; attitudine non diversa, a
stare almeno a quanto raccontato, dagli umori espressi dagli altri presenti.
Invettive e clamori sono diffusi allepoca tra i frequentatori delle tribune e
dar conto delle reazioni di chi osserva i lavori non meno che dei relatori di-
venter a sua volta un topos di questo tipo di resoconti.
Pi consapevole della posta in gioco di volta in volta al centro delle di-
scussioni parlamentari Margherita Provana di Collegno nei suoi diari. Non
diversamente da Costanza dAzeglio, anche lei contornata di parenti e ami-
ci direttamente implicati nella vita parlamentare, il che spiega come i nomi
e lo schieramento politico dei relatori siano riportati con precisione. I suoi
commenti poi non fagocitano del tutto la possibilit di capire le argomenta-
zioni della discussione. Tra i tanti esempi possibili, stralciamo il commento
iniziale sul dibattito che si svolse al Senato di Torino nel 1852 sulla legge del
matrimonio civile. Dibattito in verit di grande rilievo politico.
Incomincia la discussione al Senato Quattro oratori parlano contro in-
cominciando la storia del matrimonio dalla costa dAdamo [] Continua-
no sempre a parlare gli oratori opposti alle legge. Monsignor dAngenness
fa una specie di predica dettata dalla sua coscienza e come se parlasse in
chiesa. Le tribune lo ascoltano con poco rispetto ed il Presidente tollera
gli indecorosi segni di disapprovazione. Il Generale La Marmora d come
cosa certa che il matrimonio civile sar soppresso in Francia e argomen-
ta da ci che sarebbe assurdo voler istituire qui quello che sar abolito
dove esiste. Il maresciallo Latour parl per se stesso, poich nessuno pot
29
arrivare ad udire una sola delle sue parole. Finalmente prese la parola
Cavour, ma parl assai stentamente e come uomo che non ha fede nella
causa che difende, cerc piuttosto di divertire luditorio che di convincer-
lo. Insomma manc di eloquenza, di prudenza e di verit. Chi veramente
ebbe gli onori della discussione fu Siccardi
39
.
E cos di seguito in una registrazione senza guizzi particolari ma pun-
tuale delle varie posizioni assunte dagli oratori nel corso delle sedute che
si protrassero per pi giorni. A Torino, per le pi navigate come Margherita
Collegno, andare alle sedute diventa anche un modo fra gli altri per pas-
sare il tempo oppure far mostra di urbanit e gentilezza tra donne. Piove
disperatamente! scrive nel 1853 in un novembre evidentemente piovoso
Per distrarci andiamo al Senato ad assistere alle discussione sulle Banche!
40
.
Eccola lanno dopo recarsi in Senato questa volta in compagnia: vado con
la principessa La Cisterna alla seduta del Senato oppure vado al Senato
con la Confalonieri, da pochi giorni arrivata a Torino da Parigi ad assiste-
re alla votazione [sulla riforma del codice penale] che riesce favorevole al
senato
41
.
Solo le donne, dunque, che per relazioni familiari hanno lopportunit di
avere una conoscenza diretta delle questioni politiche sul tappeto sembre-
rebbero sfuggire alla navet e a quel velo di incomprensione dello svolgi-
mento del dibattito che trapela dai commenti.
La familiarit con i rappresentanti non per sempre un buon canale di
addestramento al gioco democratico e pu rivelarsi un motivo di smodata
partigianeria. Soprattutto se si , come Grazia Pierantoni Mancini, una fglia
in costante ammirazione del padre. Nel suo caso, assistere ai dibattiti si tra-
duce in appassionati peana delloratoria del padre, il giurista Pasquale Stani-
slao Mancini. In realt Grazia va alle sedute solo quando il padre interviene
e spesso i suoi diari riportano lunghi brani dei suoi discorsi copiati diretta-
mente dagli stamponi uffciali. Sin dal momento in cui Mancini stato elet-
to deputato nel 1860, esplode la gioia: Aspetto con impazienza il momento
nel quale babbo prender la parola ed io sar estatica a sentirlo. Le estasi
attese puntualmente si verifcano. Eccone un esempio: la discussione che in
questi giorni si fa al Parlamento sul disegno di legge presentato dal ministro
Cavour, col quale il governo chiede facolt di contrarre un prestito di cento-
cinquanta milioni ci tiene inchiodate sulla tribuna intere giornate. Mamma
ed io sapevamo che babbo avrebbe preso la parola ed infatti ieri pronunzi
un memorabile discorso. Scontata la conclusione: Tutti sapevano il valore
del babbo nelle difese forensi, ma il trionfo ottenuto in Parlamento stato
superiore ad ogni aspettativa
42
. Sono poche le notazioni che non si riferisca-
no ai trionf del padre e riguardano con poche sorprese gli spettatori delle
tribune.
30
Lentusiasmo della giovane Grazia Pierantoni Mancini rappresenta una
vistosa eccezione alla mancanza generale di impressioni positive con cui vie-
ne osservato lo spettacolo del gioco parlamentare. Nelle loro registrazioni
le donne sembrerebbero oscillare tra una incomprensione opaca dovuta a
superfcialit e a mancanza di preparazione adeguata e una noiosa mimetiz-
zazione delle posizioni diffuse nellambiente di provenienza. Il gioco delle
impressioni potrebbe continuare a lungo se estendessimo lo sguardo a Fi-
renze, quando la capitale venne trasferita da Torino, e poi a Roma. A ondate
diverse le donne si riversano nelle tribune per osservare e commentare la
politica e, con pi vivezza e partecipazione, apparenze e modalit oratorie
degli uomini politici. tempo per di passare ai commenti riservati dalle
inesauste viaggiatrici ai mezzi di trasporto.
Se c un momento che si fssa con grande effcacia nella memoria delle
donne (e in egual misura degli uomini) la prima volta che hanno preso
un treno. Nel 1844 la giovane Emilia Manin si cimenta nella scrittura di un
diario di viaggio per raccontare entusiasmi ed emozioni della partenza da
Venezia, le visite a Padova, Verona e Vicenza e Brescia e infne il soggiorno
a Milano. Di un ricordo che resta tra i pochi momenti spensierati nella vita
della giovane Emilia isoliamo il commento dedicato proprio alla sorpresa
della strada ferrata:
oh quanta poesia c in una strada ferrata: chi dice che queste strade pec-
cano di positivo piglia un grosso granchio. E dove trovare maggior poesia
che in una carrozza che va da s, trascinando dietro una quantit di altre
vetture? Se le strade ferrate si fossero usate nel Medioevo e ora fossero
andate in disuso, allora s che diremmo, e con pi ragione di adesso che il
mondo presente tutto prosaico
43
.
Agli entusiasmi della giovane Emilia possiamo affancare la percezione
pi smaliziata di Margherita Provana di Collegno, abituata a continui spo-
stamenti al seguito prima della sorella, Costanza Arconati, e del marito poi,
quel Giacinto Provana di Collegno ministro plenipotenziario sardo a Parigi
nel 1852. Margherita per la verit ama rappresentarsi come un vero beduino
errante
44
e nel suo diario si rivela una minuziosa (e un po pedante) cronista
dei tanti imprevisti e disagi che il viaggiare pu riservare a met Ottocento.
La situazione in cui versano le strade ferrate entra nelle informazioni di rilie-
vo da registrare nel diario. Freddissimo. Quasi tutte le vie ferrate del Belgio
e della Francia sono fermate dalle neve scrive nel gennaio del 1854. Nel frat-
tempo tra signore si comincia a discorre sui possibili rischi del viaggiare in
treno, come ci informa: Una signora inglese dice oggi a Costanza che stato
osservato e constatato che il movimento delle vie ferrate molto nocivo ai
bambini che non hanno compiuto lanno perch quello scotimento continuo
31
agisce sul loro tenero cervello. Inoltre il movimento della via ferrata anche
pericoloso per chi ha delle malattie di cuore
45
. Sar vero? Osservazione di
buon senso o informazioni sulla base di rilevazioni gi avviate nel paese pi
moderno e allavanguardia? Comunque nihil sub sole. Non c novit tecno-
logica che non susciti allarmi di ogni tipo.
Confronti
Nel raggio di osservazione di questa comunit femminile sono entrate
lItalia, la sua indipendenza, le proposte dei principali leader, le prime mani-
festazioni della democrazia ma anche lattenzione e la curiosit per le proprie
simili. Per le tante italiane che vivono in altri paesi sono gli atteggiamenti e
la cultura delle francesi, delle tedesche, delle anglosassoni a rappresentare
un elemento di confronto che si prolungher oltre il momento fondativo del
Risorgimento. A meravigliare le osservatrici italiane, lo abbiamo visto, il
loro impegno intellettuale, la notoriet e il rispetto che si sono conquistate e
di cui godono. Ma non solo. Anche la spregiudicatezza di idee e di costumi
e la capacit di sfdare le convenzioni di cui alcune danno prova, diventano
motivo di interrogazione e di commento. Vera e propria star nellOttocento
di molteplici e non sempre convergenti interessi senza ombra di dubbio
la scrittrice George Sand. Si leggono i suoi libri e si corre ad assistere alle
sue commedie. Per pi di una ragione. George Sand una romanziera in
vista, lautrice di Llia, Indiana e Valentine, donne che sfdano le convenzioni
e lottano per la libert, scrive sui giornali e tiene conferenze, si muove con
agio nel mondo, i suoi amori sono famosi ovunque, la sua disinvoltura ses-
suale ha un alone di scandalo, insomma, oltre a lottare esplicitamente per
i diritti delle donne un personaggio alla moda e il simbolo dellemanci-
pazione femminile. stata addirittura candidata da un gruppo femminile
per le elezioni della primavera del 1848. Nellinteresse che le donne italiane
mostrano verso di lei vi forse una motivazione in pi, non esplicitamente
confessata: quella che nei suoi testi George Sand delinea profli di donne,
presenta caratteri e racconta scelte e dilemmi. Non poco per donne che
vivono in un paese in cui la letteratura produce quasi esclusivamente plot
con protagonisti uomini e in cui leroismo si declina solo al maschile. Alcune
hanno timidamente abbozzato, in via strettamente privata, riserve e dubbi
sulla caratterizzazione dei personaggi femminili di quei romanzi storici che
tutte leggevano poich fornivano limmaginario del riscatto nazionale. Ma
sono poi veramente piaciuti alle donne Ettore Fieramosca o Nicol de Lapi di
Massimo dAzeglio o Lassedio di Firenze di Francesco Domenico Guerrazzi?
Per rispondere a questa domanda avremmo bisogno di saperne di pi sulle
32
pratiche di lettura. Anche se le reazioni in proposito si contano sulla punta
delle dita di una mano, val la pena comunque di non trascurarle, perch ci ri-
velano un bisogno di identifcazione in fgure femminili evidentemente non
pienamente soddisfatto dalle eroine pure e caste delineate in questi romanzi
e possono spiegare linteresse con cui autrici come George Sand vengono
invece commentate. Ecco le reazioni di Costanza Arconati dopo la lettura di
Ettore Fieramosca di Massimo dAzeglio:
Abbiamo letto da Rheims a Bruxelles Ettore Fieramosca. scritto assai me-
glio di quello che me laspettavo, bene mi pare. Vi sono delle belle descri-
zioni, ma lautore ne troppo prodigo. Mi pare che gli manchi affatto la
potenza di far parlare le passioni e lentrevue tra Fieramosca e Ginevra al
convento e la narrazione che egli fa da principio dei suoi amori, ne sono
quasi la prova. Affastella troppe cose le une addosso alle altre, ma quel
che peggio si fa uno studio di renchrir sullorrore. Che bisogno cera di
provare a Ginevra moribonda che Ettore amava Elvira? Che gusto man-
darla nella tomba con un dolore di pi! Poi v una scena duna schifosit
e brutalit che accennano, temo, un po insensibilit e dindebolimento
nellautore. Se Azeglio facesse dei drammi farebbe delle Tour de Nestle
46
.
Unidentica insoddisfazione per il modo in cui le donne sono raccontate
nei romanzi storici ritroviamo nella reazione alla lettura di Marco Visconti
di Grossi da parte della giovane Grazia Pierantoni Mancini. Sollecitata da
Francesco de Sanctis, che stato suo maestro, scrive un lungo commento.
Quanto mi piaciuto il romanzo del Grossi. Da due giorni vivo della vita
della povera Bice. Povera vittima della umana perversit! Se veramente vi
sono al mondo uomini cos cattivi come potr vivere nel mondo. Se anche
io dovessi un giorno amare, soffrire, gemere, morire in tal modo barbaro?.
Descrive poi il carattere del protagonista, ma le parti su cui si sofferma sono
soprattutto i momenti dellinterazione tra Marco e le due donne, Ermelinda,
la madre, e Bice, la giovane donna in cui il protagonista rivede le sembian-
ze della madre: Marco Visconti tocca il sublime nella scena di Ermelinda;
quando egli cerca sul volto appassito le traccia dellantica bellezza cancellate
non solo dagli anni ma dal dolore, quando riconosce la voce soave che tanto
potere aveva su di lui per poi concludere: Bice nel romanzo una creatu-
ra sfumata, forse troppo evanescente ed Ermelinda troppo sublime per es-
sere una donna mortale
47
. Pur notando una certa frigidit nella rappresen-
tazione dei personaggi femminili, n Costanza Arconati n Grazia Mancini si
spinsero oltre queste iniziali perplessit, mancando cos unoccasione.
Se questa era la situazione del romanzo storico, come stupirsi dellin-
teresse e dellalone scandalistico attorno a George Sand? In alcuni casi per
lambientazione delle sue storie George Sand sceglie personaggi della socie-
33
t italiana, il che rende il suo lavoro doppiamente interessante per le sue fan
italiane, ma anche foriero di delusioni per la riproposizione di poco graditi
stereotipi. Ecco le reazioni di Margherita Provana di Collegno, dopo aver
visto nel 1852 a Parigi la commedia Le dmon du foyer:
Vi sono alcuni lampi che rivelano un alto ingegno. Ma vi sono anche delle
ridicolaggini e delle naiseries. La scena in Italia e i personaggi italiani, e
perch si sia ben persuasi della loro nazionalit, essi pronunciano sem-
pre la signora e pigliano cioccolata. Un carattere ben fatto quello di una
ragazza civetta e invidiosa [] La sorella della civetta, modesta quanto
quella vanitosa, e generosa quanto quella invidiosa, un ideale di vir-
t che non si trova nella realt. Vi un principe napoletano protettore di
tutte le attrici, il quale destinato a rappresentare il vero tipo del signore
italiano, vizioso ma pigro, senza passione e senza odii.
Insomma, a suo dire, la pice si pu sentire una volta ma non pi
48
. Poi
per ci ripensa, ritorna una seconda volta a teatro e scrive: mi piacque pi
della prima volta, come accade delle opere frutto di profonda meditazione
49
.
Pi decisa nel respingere il modello di George Sand come modello femminile
per le donne si mostra Luigia Codemo nelle sue memorie, anche se la difen-
de dalle feroci invettive che le vengono rivolte da molti uomini, ad esempio
dal celebrato poeta Giusti, solito ridicolizzare tutte le donne che scrivono
50
.
Il richiamo a George Sand si pu caricare di toni drammatici sul piano
esistenziale. Per Enrichetta di Lorenzo, che abbandona nel 1847 marito e fgli
per seguire Carlo Pisacane prima a Parigi e poi a Londra, George Sand di-
venta la bandiera a cui riferirsi per legittimare la propria scelta e difendersi
dallostracismo della sua famiglia e della societ italiana. In questa antologia
si possono leggere le prime lettere inviate da Enrichetta alla madre per spie-
gare e giustifcare i motivi della propria fuga. Il dialogo continuer anche
negli anni successivi e soprattutto nella comunicazione con il fratello, Achil-
le, che simpatizza anche lui per il movimento patriottico. Linfuenza giocata
dalla vita di George Sand come modello di riferimento evidente nella lette-
ra che Enrichetta scrive nel 1850 da Londra:
Il sentirti emigrato politico mi aveva fatto sperare che tu fossi allaltezza
delle idee presenti, ma che disillusione!! Hai tu letto le opere di George
Sand il primo autore moderno? Se non lo hai letto, ti prego leggerlo, e
con attenzione: vedrai come essa conosce bene il cuore umano. Essa
la donna pi celebre in Francia, come me ruppe linfame legame che
la prostituiva e non volle conoscere che lamore, essa traccia il destino
futuro della donna
51
.
34
Alla fortuna di George Sand nei circoli femminili italiani bisognerebbe
dedicare uno studio apposito, cos come allimmagine che in Italia ci si era
fatti delle forme di associazione praticate dalle donne francesi e anglosas-
soni, la cui eco ritroviamo anche nella fondazione della Legione delle Pie
Sorelle nel 1848 a Palermo documento anche questo qui presente attra-
verso levocazione che ne fa il sacerdote Antonio Lombardo patrocinatore
delliniziativa. La radicalit con cui alcuni gruppi di donne francesi e inglesi
vivono la loro emancipazione ed esprimono le loro richieste di parit scon-
certa le osservatrici italiane e in alcuni casi chi collabora ai giornali interviene
per prendere esplicitamente le distanze dalle loro posizioni, come il caso di
Caterina Franceschi Ferrucci e di Giulia Molino Colombini
52
.
Losservazione e gli sguardi incrociati non sono patrimonio esclusivo di
chi vive e si muove nei paesi pi avanzati. Confronti e interrogativi sulle
condizioni delle altre donne vengono infatti dispiegati con abbondanza an-
che da chi non ha oltrepassato le Alpi e in questo caso sono in primo luogo le
identit municipali e regionali ad occupare il campo: sui tratti che esibiscono
le donne milanesi, torinesi, veneziane, pisane oppure piemontesi e toscane
foriscono una marea di commenti, originati dagli avvenimenti delle guerre
dIndipendenza che spingono in molti casi a contatti simbolici (i tanti Appelli
che le donne si inviano) e reali. A tenere sempre viva losservazione contri-
buisce anche la rete di visite che, come si detto, si dipana nelle principali
citt italiane, Firenze, Genova, Torino, favorendo la conoscenza e lincontro
reciproco tra le diverse personalit. In alcune citt tra le celebrities da visitare
ad ogni costo fgurano anche alcune donne, le poetesse in primo luogo di
cui si sono lette le poesie, le attrici, le salonnires. Insomma nei tour per co-
noscere il paese che cominciano a diffondersi, le personalit femminili sono
diventate un punto di attrazione al pari dei circoli e delle personalit ma-
schili. I numerosi viaggi intrapresi con la famiglia da Luigia Codemo offrono
molte testimonianze di questi faccia a faccia con le donne illustri e dei loro
esiti. Scegliamo lincontro avuto con la poetessa Maria Giuseppina Guacci:
A vederla appar una donna come unaltra, n pi ne meno; anzi qualcosa
di meno, tanto la stava umile, raccolta. Segue una minuta descrizione del
fsico, dei modi, del concedersi perch la signora Maria Giuseppina era di
sua natura superbetta, la sapeva tenere i suoi interlocutori al di l duna li-
nea che imponeva il rispetto. Anche la declamazione ad alta voce di alcune
rime inedite, offerta come spettacolo ai suoi ospiti in una seconda visita, non
migliora le quotazioni della poetessa. Nel recitare i suoi versi la avea una
maniera propria [] in cui riusciva come unattrice. La fssava gli occhi ad
un punto, li teneva elevati, immobili, e pareva che la pupilla intenta leggesse
nel vano, cose note ad essa sola
53
. Lincontro, pare di capire, ha deluso le
aspettative.
35
Il diario di Grazia Pierantoni Mancini documenta sia lammirazione che
pu suscitare listruzione e la padronanza di vita di alcune donne straniere in
unadolescente romantica, sia lattenzione con cui la condizione delle donne in
Italia veniva oramai osservata e fatta oggetto di rifessione. Accennando a Maria
Mandrot, moglie di Luigi Amedeo Melegari, il costituzionalista amico del padre
e intimo di casa Mancini, la giovane Grazia si lascia andare a un commento sf-
duciato. Ha preferito scegliere una moglie di Losanna poich in patria [] pur
troppo leducazione della donna lontana da tanta perfezione. In casa Man-
cini lattenzione alla condotta delle donne allordine del giorno. Alla vigilia
delle elezioni del 1859 (in cui sar eletto deputato) Pasquale Stanislao Mancini
si reca a Sassari per il suo giro elettorale. Da l scrive cose meravigliose di quel
paese alla fglia. Unico neo la condizione di segregazione in cui sono costrette
le donne, anche nelle famiglie nobili e ricche. Nessuna di loro viene presentata
agli ospiti, tantomeno ammessa a partecipare ai banchetti e agli inviti. Non si
usa. Nelle famiglie pi modeste le donne servono a tavola e non seggono mai
dinnanzi i loro padroni e signori. Come possibile, si chiede Grazia? Nelle
altre regioni italiane la donna uscita da un pezzo da tale stato di servit e
avvilimento ma purtroppo gli usi e le leggi la conculcano dovunque!
54
. Cosa
augurarsi per il futuro? Chiara la risposta: bene educare le donne a saper
bastare a loro. Non pu sorprendere a questo punto che nella reazione con cui
la giovane accoglie la notizia della fne della Seconda guerra dIndipendenza
al primo posto vi sia lempatia per le sofferenze delle donne veneziane. Scrive
infatti Grazia il 15 novembre 1859: Il giorno dieci di questo mese stato sot-
toscritto a Zurigo il trattato di pace. Eccoci in pace con lAustria! Non posso
pensare al dolore delle donne veneziane Si sono tutte vestite a bruno e la citt
de canti, de suoni, delle feste sembra un vasto campo di morte Non pos-
sibile che lopera del nostro riscatto rimanga a mezzo, no non possibile. Che
cosa sarebbe questa Italia senza Napoli, senza Venezia, senza Roma
55
. Nel 1864
Grazia si reca in visita a Venezia con i genitori in compagnia di Carlo Poerio. Il
soggiorno un sogno nei quindici giorni trascorsi sulla laguna non riposo
per il corpo, non tregua alla mente ricorda. Venezia riattiva la memoria delle
eroiche donne del 48-49, a cominciare da Felicita Bevilacqua, avvenente e in-
telligentissima e soprattutto protagonista di una storia damore con il patriota
Giuseppe La Masa che Grazia riporta per esteso nel diario
56
.
Non solo vestali della memoria
bene educare le donne a saper bastare a loro si era augurata Grazia
Pierantoni Mancini, un augurio teso ad esorcizzare lo scenario di emargina-
zione e di oppressione che afforava in alcune aree del paese.
36
Pi o meno la stessa affermazione viene ripetuta da Erminia Fu Fusinato
nel discorso con cui negli anni Settanta inaugura la nuova Scuola Superiore
femminile di Roma, uniniziativa importante sponsorizzata dallamministra-
zione capitolina
57
. Negli anni Settanta parlare di donne che si guadagnano
da vivere non la cosa pi facile del mondo, eppure Erminia Fu Fusinato
ci prova, con i distinguo del caso, accennandovi come ipotesi da non esclu-
dere a priori, non certo come obiettivo primario per le alunne che si sono
iscritte alla scuola e si apprestano a seguire il corso di studi. Non si pu
passare dun balzo dal riconoscimento realistico che le ragazze, iscrivendosi
alla scuola, sono sfuggite per la prima volta al pressante controllo materno
(questo in sostanza lattacco del discorso di prolusione) a uno scenario pros-
simo futuro in cui autonomia e lavoro retribuito la fanno da padroni nella
loro vita. Non il caso di spingersi oltre. Lapertura immediatamente ca-
lata nel quadro pi rassicurante di unistruzione che serva ad irrobustire la
maturazione e la consapevolezza di giovani donne il cui destino , secondo
le aspettative auspicate dalla mentalit corrente, quello di diventare madri e
allevare i fgli. Erminia Fu Fusinato nella sua attivit didattica non manche-
r di ricordare alcune fgure del pantheon patriottico femminile che si sono
battute per ampliare listruzione. Come prevedibile, i nomi evocati Cate-
rina Franceschi Ferrucci, Caterina Percoto, Amalia Paladini, Giulia Molino
Colombini e Luigia Codemo servono per sottolineare che tutte seppero
conciliare le doti dellintelletto con quelle del cuore, gli uffci pi alti della
letteratura con quelli pi umili e non meno graditi della famiglia, insomma
le donne italiane pare si siano fatte dello studio e dellingegno uno scudo
sacro ad ogni virt
58
.
Rassicurazioni, mani avanti, toni sfumati, giustifcazioni preventive.
quanto pi o meno vanno facendo da pi di cinquantanni tutte quelle che
si sono battute per chiedere una migliore istruzione per le donne. Esistono
problemi che si perpetuano sulla lunga durata. Che una migliore istruzione
non distoglier le donne dal compito primario di crescere i fgli, al contra-
rio metter le madri in grado di svolgere con pi coscienza e dedizione il
loro compito era stato ripetuto fno alla noia, con modalit e con argomen-
tazioni pressoch identiche. Non si pu non restare colpiti dallinsistenza
con cui simili preoccupazioni vengono continuamente reiterate. Molti dei
documenti raccolti consentono di ripercorrere alcune tappe: dai richiami alla
domesticit fatti propri negli anni Trenta dal Studi per le donne italiane
che si propone di portare un soffo di novit nelle letture femminili delle
fasce sociali urbane pi abbienti, fno ai pi meditati e sussiegosi trattati su-
gli studi delle donne di Caterina Franceschi Ferrucci. signifcativo che la
redazione del Giornale degli studi delle donne, partita in tono polemico
a difendere il genio femminile contro le gabbie convenzionali cui lo ha
37
relegato la misoginia della societ italiana, si affretti subito a magnifcare
lo scopo santissimo cui indirizzata la vita delle donne: quello di avere
come madri nelle loro mani i destini dei fgli. Il giornale parla di sacerdozio
materno, termine questo che andr incontro a una lunga fortuna nel lessico
ottocentesco. Per capire le ragioni di questo restringimento alla domesticit,
pi o meno rituale e ribadito in tutti i modi possibili da parte di una gene-
razione di donne che pure aveva fatto dellimpegno politico-intellettuale e
in molti casi della scrittura politica unattivit costante, necessario fare un
passo indietro e tornare a quel nesso tra buoni costumi e riscatto nazionale
che al centro del discorso nazionale. Limmaginario patriottico e i testi che
lo fondano, analizzati ripetutamente in questi anni da Alberto Banti, mostra-
no diverse rappresentazioni ideali di quali siano i comportamenti che ci si
aspetta mostrino le donne nei diversi ruoli, come madri, come mogli e come
fglie o sorelle. Nel riscatto nazionale uomini e donne, infatti, ricoprono ruoli
diversi e hanno compiti adeguati al loro sesso. Non vi dubbio che un certo
numero di donne aderirono con sincerit ed entusiasmo a questo discorso
sulla nazione, alla battaglia contro la crisi morale dellItalia determinata in
egual misura dai comportamenti fatui e corrotti degli uomini e delle donne,
ne sposarono il lessico e condivisero le prospettive di cambiamento. Le pi
impegnate si atteggiarono a vere e proprie banditrici della nuova morale
nei costumi matrimoniali e familiari
59
. Le nuove virt femminili fornivano
il piedistallo allintero discorso. La costruzione dellimmagine della madre
patriottica fece il resto. Se dovessimo giudicare limportanza sul metro della
durata, non vi dubbio che limmagine ideale della madre animata da for-
ti sentimenti della patria, ispiratrice ed educatrice allamore per il proprio
paese , tra le tante che circolarono negli anni del Risorgimento, quella de-
stinata a radicarsi pi a lungo e a permeare la mentalit dei nuovi italiani
60
.
A cosa si devono, sul piano simbolico i tanti richiami alle fgure mitiche
femminili della storia romana, le tante Clelie, le tante Cornelie, le vergini
Camille se non a fornire facili modelli di identifcazione di virt civiche da
declinare al femminile?
forse al duraturo successo dellimmagine della madre patriottica presso
la popolazione femminile, oltre che allopposizione di autorit morali e civili
di ogni tipo, che si deve laura di scandalo che le aspettative di emancipazione
incontrano in Italia allindomani dellunifcazione. Qualunque sia il signif-
cato che a questa parola venga attribuito. Si potrebbe costruire un dizionario
semiserio dei tanti modi in cui il termine emancipazione prende consistenza
e viene usato. Chi sono le donne emancipate? Le donne che rivendicano li-
bert e maggior possesso di s? che si dedicano alle lettere? che ambiscono
a lavorare? che cercano di mischiarsi alle grandi opere e cercano la gloria?
Tutto possibile, dichiara Luigia Codemo, ma se questa gloria la svia da
38
i suoi doveri, se le inaridisce lanima, se le suscita una misera sete di amor
proprio, di vanit, cosa sarebbe allora delluomo e della famiglia?... Cosa
sarebbe non duna citt, non duna nazione, ma del mondo?
61
. In altre pa-
role, lemancipazione femminile realizzata appariva come la premessa della
distruzione della societ e quindi di unimminente apocalisse.
Non bastava dunque leredit ingombrante dellimmagine della madre
patriottica a rallentare il cambiamento. Il cambiamento stesso (la Codemo,
ricordiamolo, scrive nel 1878) equivale a distruzione.
Se sul piano delle rappresentazioni ideali la nazione, come comunit
pensata e immaginata, chiamava anche le donne a svolgere un ruolo nella
vita pubblica esortandole a rompere con abitudini di intrattenimento e fa-
tuit, a mostrarsi partecipi del futuro della patria e a dar prova di nuove vir-
t lentrata in scena delle donne non poteva che essere inserita nel quadro
pi generale delle teorizzazioni dei ruoli previsti per uomini e donne. Nella
concreta esperienza di vita, ovvero per le donne in carne ed ossa, non fu
sempre facile esibire una perfetta coerenza tra i modelli auspicati e i vissuti,
sia per quanto riguarda le aspettative culturali, sia per le virt da perseguire
in caso di guerra. Non tutte avevano avuto la fortuna di nascere in famiglie
che avevano attraversato lesperienza rivoluzionaria e napoleonica, oppure
in ambienti in cui le convinzioni liberali predisponevano i padri (meno di
frequente le madri) a una eguaglianza tra maschi e femmine sul piano delle
opportunit educative. Per molte di loro non essere relegate tra fornelli e
cucina e aspirare a una formazione culturale avevano costituito una soffer-
ta esperienza biografca ed erano allorigine di numerosi confitti con lam-
biente familiare
62
. Una volta adulte, agitare in libri la questione dellaccesso
allistruzione oppure prendere posizione sui giornali del tempo pi aperti
alla discussione di questi problemi e impegnarsi in alcuni esperimenti pilota
(dagli asili dinfanzia sulla scia dellesperienza di Ferrante Aporti fno alla
Scuola delle Peschiere fondata a Genova negli anni Cinquanta) costituiscono
il diretto rifesso di quanto si tratti di un problema aperto e scottante nel
mondo delle lite femminili. Bisognerebbe rileggere programmi ed inten-
ti della Scuola femminile di Genova fondata da un comitato composto da
donne e diretta da Caterina Franceschi Ferrucci per capire quanto il discorso
nazionale condizioni tuttavia i programmi di istruzione proposti allepoca.
Non solo Caterina Franceschi Ferrucci ribadisce nel suo discorso inaugurale
come direttrice della Scuola il discorso signifcativamente si rivolgeva Alle
madri italiane che la scuola ha in mente di formare donne pi istruite per
farne delle madri pi consapevoli, ma si spingeva a promettere addirittura
che il programma di storia previsto dal curriculum degli studi della scuola
fosse teso a ridurre quanto potrebbe risvegliare in esse lamor di parte, e
avviare i violenti affetti, onde lira prorompe e le cittadine discordie sono
39
infammate. Niuna idea preconcetta far mai forza per nostra colpa alline-
sperto lor giudicio; niuna di noi proferir una parola sola, che possa indurle
a tenere per lavvenire per una setta, o farsi ligie duna fazione
63
. La lingua
usata da Caterina quella dotta dellAccademia della Crusca, alla quale nel
1871 venne ammessa come corrispondente, prima donna ad avere questo
riconoscimento. I suoi obiettivi pedagogici sono avulsi dalla realt e non tro-
vano il consenso delle stesse promotrici, partecipi delle divisioni politiche
del tempo. La sua esperienza come direttrice fu dunque breve e si conclu-
se con le dimissioni. La sconftta subita negli anni Cinquanta nella Genova
democratica nulla toglie al fatto che sar proprio la proposta di istruzione
di Caterina Franceschi Ferrucci, centrata sulla coniugazione tra seriet degli
studi classici e verit religiose, a guadagnarsi il plauso e nel lungo periodo
ad avere la meglio. Per donne nobili e borghesi, insomma, occuparsi di istru-
zione rappresenta la prima e la pi diffusa spinta allassociazione e ad una
forma legittimata e approvata di presenza nella sfera pubblica.
Quanto al modo in cui le madri affrontarono il rischio concreto di sacrif-
care i propri fgli alla patria, possediamo un nutrito dossier delle numerose
tensioni che potevano crearsi (e che di fatto si crearono) tra le rappresenta-
zioni ideali della madre patriottica e i sentimenti quotidiani. La bellissima
lettera riportata nellantologia con cui Olimpia Savio d conto allamico Gino
Capponi del suo stato danimo dopo la prova della morte dei due fgli ne of-
fre un commovente esempio. Non meno rivelatore il seguito della sua storia
di madre. Nel 1866, scoppiata la Terza guerra dIndipendenza, si apre anche
per il terzo fglio Federico leventualit di partire e combattere per la libe-
razione del Veneto sotto le bandiere dellesercito piemontese. A quel punto
Olimpia Savio usa tutto il suo ascendente per evitare che lultimo maschio
della famiglia rischi la vita. Ecco come ricorda questo momento drammatico:
lo lasciai libero di s, non prima per di avergli posto sottocchio i suoi do-
veri di fglio unico a cui spettava di chiudermi gli occhi e come, rinunciando
per amore del dovere ad un desiderio per lui cos vivo, avrebbe mostrato
maggior forza danimo che nellesporsi ai pericoli della battaglia. Stette al-
quanto sopra di s [] poi mi stese le braccia al collo, dicendo che per amore
di me vi rinunziava
64
.
Olimpia Savio non di certo lunica madre che al momento della parten-
za dei fgli per la guerra si distacca dal previsto copione di incitamento, di
sprone oppure di muta sofferenza. Le madri sono intervenute nelle scelte dei
fgli con ragionamenti e distinguo politici ogni volta che gli entusiasmi pa-
triottici e bellicosi dei fgli non incontravano la loro approvazione. Nel 1848
esplicita, ad esempio, la non condivisione dei progetti del fglio da parte
di Emilia Morosini. Il fglio, Emilio, partito volontario nella Prima guerra
dIndipendenza con gli amici Emilio Dandolo e Luciano Manara, viste fra-
40
nare le aspettative, decide di recarsi a Roma per sostenere con Garibaldi la
Repubblica romana. Ecco le parole usate da Emilia per dissuadere il fglio
dal progetto: Quello che so di certo si che, che voi altri potreste essere
tutti sacrifcati non per la libert, la nazionalit Italiana [] bens per una
massa di ostinati utopisti incorreggibili [] Cos di Roma, e peggio ma non
voglio entrare in discussione su questo paese, mi limito a desiderare che non
vi poniate piede, ed anzi sarei per dire che vorrei vietarvelo
65
. Tentativo
inutile. Emilio Morosini rimase a combattere a Roma, assediata dalle truppe
francesi accorse in difesa del papa e mor assieme a Luciano Manara il 30
giugno 1849. Non un mistero che apprensioni di ogni tipo, ricatti affettivi
e distanze politiche abbiano segnato il rapporto tra le madri e i fgli, al pari
della condivisione degli ideali patriottici. Queste interazioni complesse sono
state offuscate dalla necessit che la storia di ogni famiglia diventasse una
pagina storica della Nazione. Cos come scrisse Giuseppe Mazzini ad Ade-
laide Cairoli il 4 ottobre del 1869 in una lettera che racchiude esemplarmente
il modo in cui vicende familiari tormentate sono state rielaborate allindo-
mani dellunifcazione: Le tombe dei vostri fgli saranno altari [] E voi
che educaste le anime loro [] Voi rimarrete simbolo a tutti del dolore che
redime e sacrifca, esempio solenne delle donne italiane e insegnamento del
come la famiglia possa essere ci che deve e sinora non , Tempio, Santuario
della Patria Comune
66
.
Entro i due paradigmi di una famiglia come tempio, santuario della patria
comune e delle donne italiane esemplari, il dibattito sullistruzione femmi-
nile si mosso e continuer a muoversi anche in seguito. Alcune circostanze
legate al consolidamento dello Stato unitario hanno esaltato i precisi confni
che delimitavano le aree di azione di uomini e donne. Lopera di celebrazio-
ne del Risorgimento, iniziata a partire dagli anni Settanta, enfatizza lo stretto
rapporto tra famiglia e nazione visualizzandolo nei tanti monumenti ai ca-
duti collocati negli spazi urbani di Roma e di altre citt
67
. Libri e manuali sco-
lastici non sono da meno. Gli uomini sono gli eroi che combattono e muoio-
no per la patria, uniti in un spirito di fratellanza tra maschi. Lunico eroismo
ammesso per le donne quello di essere le madri e le mogli di questi eroi e di
averne alimentato nellinfanzia il sentimento patriottico. Insomma il regno
della donna la famiglia, le sue virt la rassegnazione e la dolcezza. Nel
ricordo e nella devozione patriottica le esperienze avventurose vissute fuori
dai ruoli dalle patriote in carne e ossa da Cristina di Belgiojoso a Enrichetta
de Lorenzo, da Bianca Rebizzo a Laura Solera Mantegazza lattivit cospi-
rativa e le tante fascinazioni sentimentali ed erotiche che lavevano accom-
pagnata vengono velocemente archiviate. A occupare (si potrebbe dire gi-
ganteggiare) lo scenario pubblico, di femminile rimane quasi esclusivamente
una fgura allegorica: la madre-patria, la donna che si ama e per la quale
41
si lotta, che attende trepida il soldato la madre che lo abbraccia e lo piange
caduto
68
. Nello scenario celebrativo pu anche accadere che alcune madri
come la contessa Bandiera, madre dei fratelli Bandiera, vengano frettolosa-
mente celebrate e fatte oggetto di manifestazioni popolari, pur essendo state
a loro tempo convinte austriacanti e oppositrici dellindipendenza italiana.
Nel nuovo quadro, lo stesso riconoscimento ottenuto dalla Scuola di
Roma pi che una vittoria emblematizza limpasse in cui si vennero a trovare
tutte le donne che operarono negli anni Settanta e Ottanta dellOttocento.
Per alcuni anni la Scuola gode di un certo prestigio, frutto anche del patro-
nage che le garantisce la futura Regina Margherita (allora ancora principessa
di Piemonte), presenziando allinaugurazione e premiando a fne anno le
alunne pi meritevoli. Tanta pubblicizzazione per la verit sulla scansione
dellanno scolastico genera non pochi dubbi nella Fu Fusinato per il suo
valore formativo. Stretta tra la necessit di trovare un consenso attorno a
uniniziativa cui annette un valore esemplare per modifcare radicate abitu-
dini e la coerenza con un piano pedagogico, la donna sceglie realisticamente
il patronage reale come positivo stimolo allimitazione da parte dei gruppi
sociali. Tanto pi che sinceramente convinta che la principessa di Piemonte
possa rappresentare una buona alleata per la giusta causa del miglioramento
dellalfabetizzazione femminile. Di Margherita riporta unimpressione mol-
to positiva dopo il primo incontro, avvenuto il 25 novembre 1874. Ecco il suo
commento: mi parl di Roma e dellItalia, si mostr infne piena di affetto
per il paese nostro, per la causa comune ai buoni Italiani. Sar una Regina
che far onore allItalia
69
. I riconoscimenti ricevuti (la principessa lod il
mio discorso, mi chiese della scuola, della societ delle Signore) la rendono
forse generosa nellapertura di credito concessa alla augusta interlocutrice
(ella gentile, buona, intelligente); del resto, aggiunge subito dopo, nei
tempi che sappressano senza tali doti i Principi non potranno regnare
70
.
Non lunica donna con un passato risorgimentale a nutrire delle aspettative
nei confronti di Margherita di Savoia. Anche Caterina Franceschi Ferrucci
nel 1878, siamo allindomani della morte di Vittorio Emanuele II, rivolse un
messaggio a nome delle donne pisane alla nuova regina, in effetti la prima
regina dItalia: un messaggio, un po pomposo per la verit, di condivisione
del lutto e in cui, in modo sbiadito, prevale la ripetizione di antichi motivi
che le stanno a cuore sin dallAlbum in onore di Gioberti preparato nel 1848,
cio la promessa, come mogli e madri, di porre instancabile diligenza per
far forire le pubbliche e private virt. Il tutto per rendere lItalia moderna
allaltezza dellantico primato e di essere ancora una volta maestra di civilt
e sapienza per il mondo.
Ma arrivato il momento di tirare le fla. Come sempre accade in queste
circostanze, anche le celebrazioni del 150 anniversario dellUnit dItalia
42
hanno visto una ripresa del dibattito su quali parti e realt della lunga vi-
cenda risorgimentale vadano archiviate e quali, al contrario, possano anco-
ra oggi servire ad alimentare un moderno senso di appartenenza di patria,
non sottomesso a deformazioni o derive nazionalistiche. Allo stesso modo
potremmo chiederci che cosa dellesperienza delle donne risorgimentali
ancora vivo ed attuale e cosa al contrario risulta irrimediabilmente datato e
lontano. Sarebbe onesto ammettere con franchezza che non facile trarre un
giudizio complessivo e che tra i tanti punti di questa stagione da ripensare vi
proprio un bilancio defnitivo. A eccezione forse di un aspetto, vale a dire
il conferimento di una durevole rispettabilit alla madre, una fgura a lungo
rimasta in ombra nella dinamica familiare rispetto a quella della moglie, e
la creazione quindi di una retorica sul materno che ha successivamente in-
vaso il discorso pubblico. Basta aprire uno dei tanti trattati rivolti a partire
dagli anni Ottanta alla giusta regolazione dello spazio domestico per ren-
dersi conto del passaggio avvenuto nella defnizione dei ruoli, e quindi del
posto goduto dalla madre nellesistenza simbolica della famiglia. Non meno
importante il nuovo rilievo attribuito allautorit materna
71
. Amore e spirito
sacrifcale legittimano questa autorit, non certo le prerogative riconosciute
dalla legge alla donna sposata come Anna Maria Mozzoni non si stanca di
sottolineare. Unautorit pervasiva, incidente nel tessuto civile e destinata a
creare norme socialmente accettate. In breve, con il processo risorgimentale
la fgura materna esce dal cono dombra cui la relegava la simbologia fami-
liare dancien rgime.
Una raccolta di testi e di testimonianze che si propone di offrire la ric-
chezza delle esperienze fatte in quegli anni deve lasciar aperta a lettori e
lettrici la possibilit di formulare un proprio giudizio. Costringere le diverse
esperienze entro le maglie di un unico metro di valutazione quello della
cittadinanza incompiuta per le donne di cui non resta che contabilizzare i
danni rischia di irrigidire un panorama che continuer ad essere variegato
anche in seguito
72
. Sta di fatto che la stessa richiesta di maggiore istruzione
la pi realistica e improrogabile per lepoca come abbiamo appena visto
era imbrigliata da una opprimente cornice di domesticit. Allo stesso modo
occorre riconoscere che a parlare di diritti restarono in poche e che le nuove
classi dirigenti dello Stato non solo non intesero includere le donne nella
cittadinanza, ma rimandarono sine die la risoluzione del problema. Grazie
alla rifessione fatta nel 2006 in occasione di unaltra celebrazione, quella dei
cinquantanni di concessione del voto alle donne, questa consapevolezza
entrata nel senso comune. I testi fnali che abbiamo scelto nella sezione E
dopo documentano bene che le ispirate seguaci di Mazzini, lunico network
femminile che continu ad agitare la questione femminile, preferirono par-
lare di doveri e battere il ferro del cambiamento delle coscienze. Dobbiamo
43
anche riconoscere che nei confronti dellemancipazione quando il termine
comincia a circolare ed entra nel lessico comune si nutriva piuttosto ostilit
che favore, e che quando se ne parlava si fniva per svuotare ogni possibilit
di reale cambiamento sul piano della mentalit sociale, oppure si affermava
che le donne erano gi state emancipate dal cristianesimo. Eppure, malgrado
tutto ci, non tutte si arresero al rifusso nel privato. Vi furono vite e scelte
capaci di scuotere i condizionamenti collettivi, forme di impegno diverse,
tentativi pi o meno riusciti di tradurre in realt le proprie aspettative, in
forme meno visibili e spettacolari di quelle sperimentate negli anni della bat-
taglia risorgimentale, in cui si intersecano percorsi solitari e slanci di aggre-
gazione.
Ringraziamenti
Ringrazio tutte le amiche che con allegria e pazienza hanno facilitato
la raccolta dei documenti nelle biblioteche: Daniela Collu, Nadia Filippini,
Giovanna Fiume, Maria Teresa Mori, Mirella Scardozzi. A Gisella Bochicchio
della Biblioteca di storia moderna e contemporanea un ringraziamento pie-
no di riconoscenza per laiuto sempre prezioso nella documentazione. Cos
per la parte relativa alle immagini a Paola Gioia e Valentina Barbagallo.
Preziosi suggerimenti sono venuti poi da Michela De Giorgio, Irene de
Guttry e Simonetta Piccone Stella che hanno letto il testo prima della pub-
blicazione.
44
Note
1
Sul ruolo avuto da Maddalena Comello Montalban nel 1848 cfr. N.M. Filippini, Don-
ne sulla scena politica: dalle Municipalit del 1797 al Risorgimento in Ead. (a cura di), Donne sulla
scena pubblica. Societ e politica nel Veneto, Milano 2006, ad indicem.
2
Delle reazioni di Maddalena Montalban Comello parlano sia G. Bianchi, Maddalena
di Montalban Comello e i suoi tempi (1820-1869), Treviso 1978, p. 101, sia N. M. Filippini, Donne
sulla scena politica, cit., p. 135. Per un quadro pi ampio dei plebisciti cfr. G.L. Fruci, Cittadine
senza cittadinanza. La mobilitazione femminile nei plebisciti del Risorgimento (1848-1870), in Ge-
nesis, 2, 2006, pp. 22-49.
3
A.M. Banti, La nazione del Risorgimento. Parentela, santit e onore alle origini dellItalia
unita, Torino 2000.
4
La frase del diario di Anna Corsini ricordata da Simonetta Soldani, Donne e nazione
nella rivoluzione italiana del 1848, in 1848. Scene da una rivoluzione europea, a cura di H.-G.
Haupt e S. Soldani, Passato e Presente, 46, 1999, p. 91.
5
Cfr. L. Hunt, Le roman familial dans la Rvolution franaise, Paris 1995 (1 ed. 1992).
6
Sul ruolo svolto dalla poesia patriottica e su alcune delle pi importanti fgure di
poetesse-patriote del Risorgimento cfr. M.T. Mori, Figlie dItalia. Poetesse e patriote nel Risorgi-
mento (1821-1861), Roma 2011.
7
Costanza dAzeglio, Lettere al Figlio (1829-1862), vol. I (26 juin 1829-27 mai 1849) e vol.
II (15 juin 1849-14 avril 1862), a cura di D. Maldini Chiarito, Roma 1996, vol. I, p. 816.
8
Per alcuni esempi di questi discorsi di cittadine cfr. Parole inascoltate. Le donne e la
costruzione dello Stato-nazione in Italia e Francia 1789-1860, a cura di L. Pisano e Ch. Veauvy,
Roma 1994.
9
Su questi duelli di immagine cfr. S. Soldani, Il Risorgimento delle donne, in Storia dIta-
lia, Annali 22, Il Risorgimento, a cura di A.M. Banti e P. Ginsborg, Torino 2007, pp. 189-196.
10
Cfr. M.L. Lepscky Mueller, La famiglia di Daniele Manin, Istituto Veneto di Scienze
Lettere ed Arti, Venezia 2005.
11
Sulle componenti sessuali che alimentarono tra le donne il mito di Garibaldi, cfr. L.
Riall, Garibaldi. Linvenzione di un eroe, Roma-Bari 2011 (ed. or. 2007), in particolare pp. 414-
416.
12
Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Ricordi nellesilio, a cura di M.F. Dav, Pisa 2001, p.
255.
13
Lettera di Costanza Arconati ad Antonio Trotti del 30 maggio 1826, in Il Risorgimento
Italiano in un carteggio di patrioti lombardi 1821-1860, a cura di A. Malvezzi, Milano 1924, p. 59
(Costanza Arconati scrive in francese, traduzione a cura mia).
14
Cos commentava Mary Clarke nel 1826, citato in Introduzione a G. Berchet, Lettere alla
Marchesa Costanza Arconati, a cura di R. Van Nuffel, Istituto per la Storia del Risorgimento
Italiano, 2 voll., Roma 1956, p. XII).
15
Cfr. Lettera del 21 dicembre 1835 in Estratti del carteggio Arconati, in A. Luzio, Profli
biografci e Bozzetti storici. Costanza Arconati, Milano 1927, p. 40.
16
M. Isabella, Esilio, in Atlante culturale del Risorgimento. Lessico del linguaggio politico dal
Settecento allUnit, a cura di A.M. Banti, A. Chiavistelli, L. Mannori, M. Meriggi, Roma-Bari
2011, pp. 65-74.
17
Lettera di Costanza Arconati a Giovanni Arrivabene del 22 febbraio 1834, in Profli
biografci e Bozzetti, cit., p. 35.
45
18
Ivi, Lettera di Costanza Arconati a Giovanni Arrivabene del 12 febbraio 1834, p. 34.
19
Lettera di Costanza Arconati ad Antonio Trotti del 16 aprile 1836, in Il Risorgimento
Italiano in un carteggio di patrioti lombardi, cit., pp. 109-110.
20
Ivi, Lettera di Costanza Arconati ad Antonio Trotti del 5 gennaio 1836, pp. 107-108.
21
Lettera di Costanza Arconati del 4 dicembre 1833, in Profli biografci e Bozzetti, cit.,
p. 30.
22
Ivi, Lettera del 17 febbraio 1834, p. 34.
23
Ricordi nellesilio, cit., p. 271.
24
Cfr. Hannah Arendt, Rachel Varnhagen. Storia di unebrea, Milano 1988.
25
Cfr. Lettera di Costanza Arconati a Giovita Scalvini del 28 novembre 1833, in Profli
biografci e Bozzetti, cit., p. 28.
26
Lettera di Costanza Arconati del 18 settembre 1842, ivi, pp. 48-49.
27
Lettera di Costanza Arconati del 9 gennaio 1841, ivi, p. 46.
28
Lettera di Costanza Arconati del 14 novembre 1845, ivi, pp. 51-52.
29
Presentazione, in Atlante culturale del Risorgimento. Lessico, cit., p. IX.
30
Lettera di Costanza Arconati ad Antonio Trotti del 23 dicembre 1836, in Il Risorgimen-
to Italiano in un carteggio di patrioti lombardi, cit., pp. 121-122.
31
Lettera di Costanza Arconati del 18 dicembre 1833, in Profli biografci e Bozzetti, cit.,
p. 31.
32
Per maggiori notizie sulla vita di Bianca Desimoni Rebizzo cfr. L. Balestrieri, Scorci di
vita genovese. Il salotto di Bianca Rebizzo, in Atti dellAccademia ligure di scienze e lettere,
1956, XIII, pp. 160-174. E pi in generale sui salotti patriottici femminili di Genova M.E.
Tonizzi, I salotti genovesi nellet del Risorgimento, in Salotti e ruolo femminile in Italia tra fne
Seicento e primo Novecento, a cura di M.L. Betri ed E. Brambilla, Venezia 2004, pp. 323-341.
33
Pagine famigliari artistiche cittadine (1750-1850) di Luigia Codemo di Gerstenbrand nel
1878, cap. XIX, p. 354.
34
Ivi, pp. 355-356.
35
Ivi, cap. XXVI, p. 467.
36
Ivi, cap. XIX, p. 355.
37
Ivi, cap. XXIV, p. 445.
38
Ivi, cap. XXVI, p. 471.
39
Diario Politico di Margherita Provana di Collegno 1852-1856, a cura di A. Malvezzi, Mi-
lano 1926, pp. 93-94.
40
Ivi, p. 144.
41
Ivi, pp. 183 e 197.
42
Grazia Pierantoni Mancini Impressioni e Ricordi (1856-1864), Milano 1908, p. 142.
43
M.L. Lepscky Mueller, La famiglia di Daniele Manin, cit., p. 126.
44
Diario politico di Margherita Provana di Collegno, cit., 7 giugno 1856, p. 339.
45
Ivi, 8 gennaio 1854, p. 158.
46
Lettera di Costanza Arconati a Giovita Scalvini del 16 maggio 1833, in Profli biografci
e Bozzetti, cit., p. 25.
47
Grazia Pierantoni Mancini Impressioni e Ricordi, cit., pp. 53-54.
48
Diario politico di Margherita Provana di Collegno, cit., 27 giugno 1852, p. 56.
49
Ivi, 6 ottobre 1852, p. 61.
50
Pagine famigliari artistiche cittadine, cit., cap. XIII, p. 250.
46
51
Lettera di Enrichetta di Lorenzo al fratello Achille in A. Romano, Nuove ricerche sulla
vita sentimentale di Carlo Pisacane in Rassegna Storica del Risorgimento, 1933, 1, p. 84. Su
Enrichetta di Lorenzo cfr. inoltre L. Guidi, Donne e uomini del Sud sulle vie dellesilio 1848-
1860, in Storia dItalia, Annali 22, Il Risorgimento, cit., pp. 239-240.
52
Cfr. Parole inascoltate, cit., che riporta la polemica di Giulia Molino Colombini contro
le tesi emancipazioniste sostenute da Jenny P. dHericourt, pp. 355-360.
53
Pagine famigliari artistiche, cittadine, cit., cap. XIV, pp. 256-259.
54
Impressioni e ricordi, cit., pp. 124-115.
55
Ivi, p. 117.
56
Ivi, pp. 345-349. Sulla fgura e sul ruolo avuto nelle vicende risorgimentali da Felicita
Bevilacqua e prima di lei dalla madre Carolina, cfr. E. Sodini, Il buon nome della famiglia e lamo-
re per la patria: Felicita Bevilacqua e la lotteria patriottica, in Famiglia e nazione nel lungo Ottocento
italiano. Modelli, strategie, reti di relazione, a cura di I. Porciani, Roma 2006, pp. 107-129.
57
Su questa esperienza e pi in generale su Erminia Fu Fusinato, cfr. M.C. Leuzzi,
Erminia Fu Fusinato. Una vita in altro modo, Roma 2008, in particolare pp. 147-165.
58
Erminia Fu Fusinato, Lezione settima. Delleconomia del tempo, citato in M.C. Leuzzi,
Erminia Fu Fusinato, cit., p. 127.
59
Cfr. R. Bizzocchi, Cicisbei. Morale privata e identit nazionale in Italia, Roma-Bari 2008,
p. 342.
60
Per alcuni esempi della vitalit di questa immagine tra Otto e Novecento cfr. M.
DAmelia, La Mamma, Bologna 2005.
61
Pagine famigliari artistiche cittadine, cit., cap. XXVIII, p. 511. Sulle discussioni in merito
alla giusta emancipazione tra Luigia Codemo e altre esponenti del giornalismo femminile
cfr. L. Gazzetta, M.T. Sega, Movimenti di emancipazione: reti, iniziative, rivendicazioni (1866-
1914), in Donne sulla scena politica, cit., pp. 152-155.
62
Cfr. M.T. Mori, Figlie dItalia, cit.
63
Cfr. Caterina Franceschi Ferrucci, Alle Madri Italiane, in Scritti letterari educativi e pa-
triottici inediti o sparsi di Caterina Francesca Ferrucci, e Memorie su la vita e le opere di lei con note
e Proemio di Giuseppe Guidetti, Reggio Emilia 1932, p. 117.
64
R. Ricci, Memorie della baronessa Olimpia Savio, Milano 1911, 2 voll., vol. II, pp. 160-
161.
65
Lettera del 20 aprile 1849 di Emilia Morosini a Enrico e Emilio Dandolo, in M. Bon-
santi, Amore familiare, amore romantico, in Storia dItalia, Annali 22, Il Risorgimento, cit., p. 141.
66
Cfr. M. Rosi, I Cairoli, Bologna 1929, vol. II, pp. 261-263 e anche in Scritti editi e inediti
di Giuseppe Mazzini, Imola 1940, vol. LXXXVIII, pp. 198-201.
67
I. Porciani, Disciplinamento nazionale e modelli domestici nel lungo Ottocento: Germania e
Italia a confronto, in Storia dItalia, Annali 22, Il Risorgimento, cit., pp. 100-104.
68
Ivi, p. 102.
69
Erminia Fu Fusinato, Ricordi della vita, in Scritti letterari con un discorso del medesimo
intorno la vita e le opere dellAutrice, a cura di G. Ghivizzani, Milano 1882, 25 novembre 1874,
p. 123.
70
Ivi, 16 giugno 1874, p. 127.
71
I. Botteri, Galateo e galatei. La creanza e listituzione della societ nella trattatistica tra antico
regime e stato liberale, Roma 1999.
72
Una democrazia incompiuta: donne e politica in Italia dallOttocento ai giorni nostri, a cura
di N.M. Filippini e A. Scattigno, Milano 2007.
DOCUMENTI E TESTIMONIANZE
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REPORTAGES
Le vicende risorgimentali hanno segnato indelebilmente la vita quotidiana di
moltissime donne e chiunque vi si sia trovata immersa e fosse in grado di usare la
penna non si sottratta al compito di fssarne la memoria nei suoi diari o di restitu-
irne la cronaca nelle lettere inviate a interlocutori lontani. Lo sguardo delle donne
abbraccia allo stesso tempo persone ed eventi, intreccia squarci di vita quotidiana,
cose palpabili e concrete, a rifessioni pi generali. Uno sguardo che non si ferma
neanche di fronte ai campi di battaglia e alla condotta della guerra, qui esemplifcata
attraverso la testimonianza che Angelica Palli Bartolomei d della sconftta a Cur-
tatone nella Prima guerra dIndipendenza del 48-49 e dei destini dei battaglioni
di volontari arrivati dalla Toscana. Di questo lungo racconto che ci mette faccia a
faccia con gli avvenimenti e con i vissuti dei contemporanei, lungo tutta la vicenda
risorgimentale, abbiamo scelto alcuni fash. A partire dalla generazione del 21, come
Costanza Arconati, amica di Federico Confalonieri e di Silvio Pellico, fno a Grazia
Pierantoni Mancini, nata nel 1842, il cui sguardo rivela tutta la meraviglia con cui
la generazione pi giovane guarda ai primi martiri risorgimentali o si interroga sul
destino di Napoli allindomani della liberazione da parte di Garibaldi.
diffcile per le donne ignorare i corpi e questo rende lo sguardo femminile su
avvenimenti e protagonisti delle vicende del Risorgimento del tutto peculiare. Non
un caso che sia la testimonianza di Costanza Arconati sia quella di Grazia Pieranto-
ni Mancini si soffermino su atteggiamenti e posture del corpo. Si potrebbe costruire
una galleria dei tanti modi in cui i corpi maschili e femminili e le loro compo-
nenti (postura, voce, occhi, pettinature, agilit, robustezza) sono entrati e sono stati
raccontati negli anni del Risorgimento. Anche il resoconto della morte di Camillo
Cavour scritto dalla nipote Giuseppina Alferi, fonte essenziale per documentare gli
ultimi giorni di vita delluomo politico, parla di un corpo (e di una mente) che resiste
e non si abbandona, della commozione con cui la citt di Torino segue il decorso della
malattia e delle ultime affannate preoccupazioni che tormentano Cavour. Ancora
delle ansie che attorno al corpo di Garibaldi si scatenarono in tutta in Italia dopo
lepisodio di Aspromonte ci parla Laura Solera Mantegazza accorsa al capezzale del
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ferito. Il 29 agosto 1862, mentre sta avanzando per liberare Roma, Garibaldi viene
fermato dai militari italiani e ferito ad una gamba. Le brevi lettere ci mostrano Laura
Solera Mantegazza impegnata a tenere i contatti con i medici, a tranquillizzare i
seguaci del Generale sulla sua salute e promuovere iniziative benefche di supporto.
Dal corpo degli eroi protagonisti della battaglia risorgimentale alla dialettica dei
corpi rappresentativi, unarena non meno decisiva per lindipendenza italiana. Una
volta concesso lo Statuto da Carlo Alberto (8 febbraio 1848), la formazione e la dis-
soluzione dei ministeri che con rapidit si susseguono nel Parlamento subalpino
appaiono al centro delle notizie inviate al fglio Emanuele, diplomatico e lontano, da
Costanza dAzeglio. Diversamente da quanto accade per la fgura di Garibaldi, resti-
tuito in queste testimonianze in tutta la sua mitologia di santo, grande uomo, nessu-
na aureola sembra allinizio circondare la fgura di deputati e senatori agli occhi della
prima generazione di donne che fecero esperienza diretta dei lavori parlamentari.
Cognata e sorella di due primi ministri (Cesare Alferi e Massimo dAzeglio), con
un marito senatore, Costanza dAzeglio gode di informazioni di prima mano nelle
sfere governative. Non sono solo i momenti clou della vicenda risorgimentale oppure
le svolte politiche ad attrarre lattenzione e ad essere al centro dei commenti. Anche
negli anni di pausa e di apparente ristagno, le attivit quotidiane, la socialit e le
conversazioni di molti italiani continuano ad essere segnate dalle tante questioni
irrisolte che rimangono sul tappeto. Si ritorna a discutere su eventi gi accaduti, i
testimoni diretti ne offrono dettagli inediti, si fanno previsioni e si esprimono opi-
nioni con libert. Le cronache dellestate del 1853 contenute nel diario di Margherita
Provana di Collegno sono una straordinaria testimonianza delle tante discussioni
che si intrecciarono tra un pranzo, una passeggiata sul lago, un festeggiamento di
compleanno. Il luogo delle vacanze il Lago Maggiore nella sua sponda piemontese,
crocevia di case accoglienti per ospiti italiani e stranieri e meta di villeggiatura di
Alessandro Manzoni, di Antonio Rosmini, di Ruggero Bonghi. Pu capitare poi di
trovarsi ad essere testimoni del tutto casuali di una rivoluzione e, comunque, di rac-
contarne gli eventi con curiosit non priva di paura e diffdenza. il caso di Erminia
Alborghetti, una nobildonna di provincia, che si trova a Roma dal marzo 1848 fno
alla caduta della Repubblica romana e che manda alla fglia una cronaca minuziosa di
quanto sta accadendo nella citt. Va detto infne che alcune sanno raccontare meglio
di altre e che nessuno di questi reportages il frutto di unosservatrice neutrale.
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Impossibile riconoscere lantico Federico
Dalle lettere di Costanza Arconati
Nel 1835 a Federico Confalonieri e agli altri condannati viene offerta lalternativa
tra lesilio perpetuo in America o la permanenza allo Spielberg. Salito al trono il
nuovo imperatore Ferdinando I, viene infatti concessa lamnistia. Dopo un infelice
soggiorno in America e una breve permanenza in Inghilterra, Confalonieri raggiunge
in Belgio Costanza Arconati, esule a sua volta. La testimonianza di Costanza
sulleffetto prodotto su Federico Confalonieri dai ventanni di prigionia nel castello
dello Spielberg doppiamente toccante: per quanto ci racconta del decadimento fsico
delluomo, della sua fragilit, e per la natura di autorivelazione che assume per la
donna la scoperta di come lannullamento della personalit dellamico abbia intaccato
nellintimo la sua natura di uomo sociale.
Ad Antonio Trotti, Gaesbeck, 6 ottobre 1837
Mon cher Togno,
[] Le 30 Septembre sera un jour jamais mmorable pour nous. Nous
tions alls a sa rencontre sur la route de Paris, mai cragnant de ne pas
le reconnoitre et de le laisser passer sans larreter. Il arrivoit en diligence,
et nous ne lavons pas reconnu, mais un doute quun viellard qui toit l
pouvoit etre lui ft que Peppino demanda aux personnes qui taient autour
de lui: Monsieur un tel st dans la diligence? Et alors il reconnut lui meme
Peppino. Il me semble voire le Comte Vitalien, il nous a rempli de tristesse!
Quoi quil y a six joirs quil est ici je crois encore que cest un reve. Je ne puis
pas absolument identifer lancien Frderic et lactuel []
Ad Antonio Trotti, Gaesbeck, 3 novembre 1837
Mon cher Togno,
Nous voil rentrs dans la planitude ordinaire de la vie, notre hote nous
a quits hier et le chateau est desert sans lui. Il est parti pour Paris et l il
dcidera laquelle des villes du midi de la France il choisira pour sjourner
dhiver [] Je voudrois que vous vissiez la modration avec la quelle
sexprime toujours ce malheureux sur toutes ses souffrances passs, nous
linterrogions toujours avec la crainte de lui faire de la peine et nous avons
fait taire souvent notre curiosit par gard pour lui. Sa fgure a contract une
telle expression de doleur quelle ne se dissipe meme pas quand il sourit. Et
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puis fgurez vous ce C[onfalonieri] autrefois si brillant, si sociable, devenu
timide en socit au point que lorsque des trangers venoient nous voir il
toit dans ltat des souffrance quest une personne qui na jamias t dans
un salon, il prioit quelquun dentrer dans le salon avec lui, nosant faire son
entre de chambre tout seul, et demandoit en grace quon ne le prsentait
pas pour quil ne fut pas oblig de parler. Voil de tous ses changemens celui
qui ma le plus frapp, et qui me causoit un sentiment aussi pnible que
si je lavois vritablemt vu en habit de galrien devant moi. A propos de
ces habits il dit quil sy toit tellement habitu, quil toit trs incomod
au commencement davoir des chemises comme dautres sur le corps, et
quencore prsent il regrette quelquefois son vetement grossier.
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Scene dal Piemonte costituzionale
Lettere al fglio di Costanza dAzeglio
Costanza dAzeglio una testimone privilegiata di quanto accade a Torino e in
Piemonte dal 1829 alla proclamazione del Regno dItalia (la donna muore nel 1862).
Privilegiata per la collocazione sociale e la posizione familiare: suo fratello nel
1848 il Presidente del Senato nel primo parlamento eletto a suffragio censitario
nel Piemonte della dinastia dei Savoia, suo cognato quel Massimo dAzeglio,
stella di prima grandezza nel Risorgimento e per molti anni primo ministro, suo
marito il Presidente della Guardia civica ed estensore di molte leggi che rendono
dopo il 1848 il Piemonte lunico Stato con una Costituzione liberale, a cominciare
dalla legge di emancipazione degli ebrei. Nella vecchia aristocrazia piemontese i
coniugi dAzeglio sono schierati dalla parte dei riformatori, sia sul piano sociale,
sia sul piano del rinnovamento liberale dello Stato. I resoconti di quanto avviene a
Torino, inviati nelle lettere al fglio, sono accurati e minuziosi, pieni di ironia e di
dettagli sorprendenti. E non solo per quanto riguarda la corte e le posizioni del re,
oppure le sfere governative: opinione pubblica e sentimenti popolari sono del pari
attentamente considerati e testati, con il recarsi quando possibile di persona nelle
piazze. Non diversamente Costanza far per le sessioni e i dibattiti parlamentari. Di
questo ricchissimo epistolario abbiamo selezionato proprio le parti che si riferiscono
alla concessione dello Statuto da parte di Carlo Alberto il 4 marzo del 1848, alle
diffcolt di formazione e di tenuta dei primi Ministeri nel corso della Prima guerra
dIndipendenza e, infne, alla riconferma dello Statuto da parte del nuovo re Vittorio
Emanuele II. Lo stesso fglio Emanuele rese omaggio al valore di testimonianza delle
lettere scritte dalla madre. Una prima volta rendendole oggetto di circolazione e
lettura negli ambienti del Foreign Offce a Londra soprattutto negli anni Cinquanta,
quando lindipendenza italiana diventa un problema europeo; una seconda volta nel
1884 pubblicando una selezione delle lettere pi signifcative.
Torino, 6-8 febbraio 1848
Mio caro fglio, non pensavo di riprendere cos presto la penna in mano,
solo dopo pochi giorni che ti avevo scritto. Ma che fare? Gli avvenimenti
precipitano. Non colpa mia se ogni giorno ci sono notizie clamorose, che
vanno subito spedite e comunicate, e specialmente a te, che non ricevi i nostri
giornali e resti con le notizie uffciali, che ti arrivano rare e tardive. Ti ho
scritto sabato come si conclusa la questione a Napoli [] In Sicilia hanno
la Costituzione del 1812 e resta a vedere se vogliono un principe a parte. Ci
sono state da noi dimostrazioni di entusiasmo per i fatti napoletani e tutto
s concluso senza incidenti, con la solita direzione di tuo padre: non sono
mancati gli applausi davanti casa nostra. Lindomani abbiamo avuto un Te
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Deum alla Gran Madre e dopo la funzione sono tutti corsi ad offrire un atroce
concerto di fschi allArcivescovo, che mantiene sempre la sua opposizione
con ostinata meschinit. Tuo padre era alla scuola e non prevedeva una
impresa cos incresciosa, che certamente avrebbe tentato di impedire. Il
consiglio municipale ha chiesto nei giorni scorsi unassemblea straordinaria,
per decidere se si doveva chiedere al Re listituzione della guardia civica: ieri
sabato, c stata lassemblea e la popolazione, un po commossa, impaziente,
tentava di fare un comizio sotto il Palazzo Municipale. Il Governatore, con la
solita paura, non appena fu avvertito che qualche cosa stava per succedere,
si affrettava a dare ordini che mostravano solo la sua anima timorosa e
la sua scarsa comprensione dei tempi. Le truppe, con munizioni e cavalli
sellati, furono consegnate in caserma, pronte ad intervenire. Tuo padre fu
subito avvertito. E a suo parere, il comizio era inopportuno. Ma tanto pi
deplorevoli apparivano le misure poliziesche. Riun i fedeli, le sue lance
spezzate, insieme a loro visit i caff, si accost ai capannelli, convinse tutti
a diradarsi, a rincasare senza far chiasso. E rimase in piazza cinque ore per
accertarsi che la situazione era tranquilla, gelando ad un freddo di nove
gradi sotto zero: fno a che non usc dal consiglio municipale un decurione,
annunziando che la mozione era stata approvata con una maggioranza di
due terzi. Ma quale mozione? Chiedere davvero al Re la guardia civica? Bah,
non si tratta proprio di quello. Chiedere al Re la Costituzione, pensate! Ecco
perch la deputazione municipale domani andr a Palazzo. Una staffetta
andr a Genova. Giudica tu se non ci sar un canto di gioia. In tutte le citt,
in tutte le province, in tutto il mondo. Spero che si sapr qualcosa della
decisione del Re, prima che parta la posta di domani, e te lo scriver []
Abbiamo gridato tutto quello che si poteva gridare e cantato tutto quello
che si poteva cantare. Le nostre voci sono roche. Non so pi che immaginare
per la nostra gioia. Ma non inverosimile che ci sia stata una rivoluzione
cos generale senza che una sola persona abbia dovuto essere arrestata?
Adesso i codini per la maggior parte sostengono la Costituzione, dominati
dalla paura, e guardano intanto aI Senato per riprendere il perduto prestigio.
Ma speriamo non vi riescano, perch non possono accostarsi a nulla senza
guastare. Avrai letto il discorso di Lamartine. Comincia a capirci e quello di
Guizot non lho trovato cos ostile come dicono. Ma laltra notte sui bastioni,
con un freddo che spaccava le pietre, Guizot stato bruciato in effgie con tutto
il suo discorso. La sua reputazione impigliata nella rete dei suoi impegni
presenti e del suo passato: incerto nei suoi movimenti e potremmo essere
noi la buccia di banana della sua caduta [] Mi arriva in questo momento
la notizia che la Costituzione stata concessa alla Toscana. Non so quale
Costituzione ma la notizia uffciale. I fatti che si susseguono sembrano
avere un flo sovrumano. Ecco la mia fducia. una forza ineluttabile che
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spinge ad agire e le persone di governo non hanno il tempo di rendersi conto
di ci che fanno. Dio protegge lItalia.
Luned
Il consiglio del Re s riunito alle otto di questa mattina. Erano presenti
anche i ministri di Stato, i presidenti delle Camere ecc. Alle due sono
attesi i sindaci. La popolazione tutta emozionata e si fa inquieta. Le lance
spezzate sono salite a cercare tuo padre e subito dopo venuto a invocarlo
un commissario di polizia: si temono dimostrazioni. Tuo padre andato al
suo posto di combattimento, cio in piazza. Viviamo in una continua attesa.
Ma che Dio illumini e ispiri tutti. Torno adesso da un giro in piazza Castello.
Tutto tranquillo. Il Re ha fatto avvertire con manifesti affssi nei caff che
non ricever i sindaci se ci saranno clamori al loro passaggio. Tuo padre
rientrato, ma solo per un momento. stato dappertutto. Ha sempre trovato
un ottimo spirito pubblico. Ma stato costretto ad arrestare tre persone:
una prima, vestita di una bandiera tricolore, gridava viva la Repubblica,
unaltra viva Carlo Alberto Re dItalia, e la terza non so che cosa. Il Consiglio
continua ed quasi luna. Ti dico cosa trapelato. Ci sarebbe stata una scena
molto drammatica tra il Re e i principi, dopo che il Re aveva dichiarato che
intendeva abdicare. I principi si sarebbero recisamente opposti. Hanno fatto
bene. Hanno difeso lonore del Re, lordine e linteresse nazionali. Il Duca di
Savoia avrebbe avuto un comportamento esemplare e i forti sentimenti che
mostra sono proprio una buona cosa per tutti.
Marted
Sono stata ieri alle due in piazza Castello. Era affollata, ma silenziosa.
Il consiglio del Re durato parecchie ore. Non sono stati convocati n il
conte Della Margherita, n Villamarina. I sindaci sono entrati alle quattro
e un quarto. Il Re ha accolto la richiesta della Costituzione come un fatto
inatteso. Ma non sembr affatto adontarsene. Ha risposto poi che avrebbe
preso in considerazione la richiesta e che era pronto a fare il possibile per
accontentare il suo popolo. Ma informatosi della folla che restava in piazza
ad aspettare, disse che se non si ritirava subito, con tutta tranquillit, egli non
avrebbe potuto decidere nulla. La serata trascorsa serena. Come ho saputo
da persone che hanno pranzato a Corte, il Re appariva di ottimo umore.
I ministri hanno avuto tra di loro unaltra riunione e stamattina a Palazzo
erano di nuovo convocati. Rettifco le mie notizie. La scena drammatica tra
il Re e i principi non s svolta ieri, ma nei giorni scorsi. E oggi c calma
perfetta e tutti se ne stanno a casa propria.
P.S. Eccola! Mi annunciano che stata accordata. Sar promulgata alle
quattro. Ma non la Costituzione. La chiamano lo Statuto. Alla buonora.
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Due Camere e la Guardia Civica. Chiss che frenesia! Chiudo la lettera in
fretta e corro in strada a cantare:
Fratelli dItalia
lItalia s desta...
accidenti!
Torino, 24 marzo 1848
Dio protegga lItalia, guai a chi la tocca.
Andiamo sempre pi forte, caro fglio mio. E nel leggere la mia lettera crederai
di sognare o penserai chio labbia scritta vaneggiando: gli austriaci sono
stati cacciati da Milano. E Parma ha proclamato la Costituzione piemontese,
con molti applausi a Carlo Alberto. Ecco le mie notizie esplosive. Ma ora
che sono scoppiate, torno subito indietro e con tutto il tempo che avr
disponibile ti racconto come sono andate le cose. Il fuoco che stava sotto la
cenere divampato a un tratto in Lombardia, non appena si saputo di una
rivoluzione a Vienna. Era il giorno diciotto. Il vicer, gi pronto a scappare,
ha lasciato Milano di nascosto, insieme alla famiglia e al governatore. Una
grande folla si rivers nelle piazze, chiedendo chi comandava. La citt si
acquiet quando si apprese che il podest Casati, il conte Borromeo e Giulio
Litta avevano costituito un governo provvisorio. La lotta agli austriaci
cominci la notte. La popolazione ricomparve nelle strade, elev barricate,
ruppe il selciato, non armata che di fucili, di pietre, di legni, apr la rivolta
con la forza della disperazione.
Le truppe austriache in citt erano di ventimila uomini ed avevano sessanta
cannoni. Dopo molti scontri e molte perdite, Radetzky si ritir nel castello, con
una parte di soldati e la citt fu circondata; la cavalleria ed altri contingenti
di truppa bloccarono tutte le porte e le mura e non si poteva pi uscire n
entrare. E per tre giorni non sapemmo pi nulla della citt. Ma infne giunse
qualche notizia. Una staffetta sal sulle mura, si cal con una corda, gett in
giro i bollettini della lotta. Si lev e part un palloncino volante con le notizie.
Apprendemmo allora che la rivolta continuava. I milanesi si erano impadroniti
di sei cannoni, che caricavano con cotone fulminante: si poteva distinguere dai
rimbombi pi forti o pi lievi se era la citt che sparava o il castello.
Giorni di apprensioni e di tumulti a Torino, una dimostrazione dietro laltra.
Tutti chiedevano armi e volevano partire. E lInghilterra gi protestava per
una nostra eventuale aggressione. I ministri erano perplessi, non sapevano
assumersi la responsabilit di suggerire al Re di giocarsi la corona sulla carta
milanese e il disordine popolare aumentava con limpazienza, lirritazione.
I paesi confnanti con la Lombardia erano nellorgasmo giorno e notte, non
si dormiva pi a Vigevano, a Mortara, a Novara, la gente aspettava notizie
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ad ogni momento. Ma intanto si fabbricavano cartucce e non si sa come si
facevano passare oltre i confni. Almeno gli studenti li lasciarono partire e
formare i battaglioni di volontari. Le nostre truppe raggiunsero il Ticino,
mentre si ripeteva che la manovra era puramente difensiva. Contingenti
svizzeri arrivarono dai laghi con un po di artiglieria e durante la strada
affuirono e si accodarono volontari di tutti i paesi circostanti, provenivano
da Genova e dal Piemonte e ingrossavano le fle.
I milanesi intanto avevano liberato le porte della citt, dopo ripetuti tentativi,
e le provviste di viveri erano entrate: avevano occupato una caserma e si
erano trovate molte munizioni. Radetzky propose una resa. I milanesi
rifutarono. Combattevano anche i ragazzi. Punte di ferro, piantate nelle
strade, azzoppavano i cavalli dei soldati. Sul castello sventol la bandiera
bianca di Radetzky. I milanesi risposero esponendo la bandiera rossa della
rivolta. Le donne gettavano dalle fnestre olio bollente e vetriolo sui nemici,
sparavano con le pistole, in mancanza di fucili, usavano i recipienti di
argilla come bombe. La disperazione e la vendetta inventavano i pi diversi
mezzi di distruzione. Eravamo attesi noi, con mezzi pi effcaci e siccome
non arrivavamo i milanesi ci coprivano dinsulti, senza pensare agli animi
generosi che da noi erano divorati dal furore di non potersi muovere. E non
ho tempo per dirti tutto. Ieri eravamo seduti a pranzo, quando vennero
a dirci che la citt era in tumulto perch arrivava il Duca di Parma, che si
rifugiava da noi dopo che aveva dovuto scappare dal ducato. La sua presenza
diventava intollerabile []. Due viaggiatori di Milano giungevano in quel
momento, con il messaggio che la citt era stata liberata. La folla intanto
applaudiva, gridava, molti si facevano ripetere la notizia. Andarono poi tutti
a cantare sotto Palazzo Reale, fno a che il Re non comparve alla vetrata, tra
i due messaggeri milanesi: allora ci fu un solo urlo nella piazza. Immagina
poi quale fu la risposta, quando i due milanesi mostrarono le sciarpe con i
colori italiani e gridavano viva Carlo Alberto []. Una Guardia Civica non
stata ancora organizzata. Siamo entrati in guerra stamattina. Partono i
reggimenti uno dopo laltro. [] Ti scrivo in fretta. Tutti hanno perduto la
testa. Passalacqua e dAdda sono gi partiti per Milano. Mantova liberata,
dopo un colpo di mano preparato dal vescovo. liberata tutta la Lombardia
propriamente detta. Modena ha cacciato il Duca. Resta solo Piacenza. Il
vicer sarebbe prigioniero a Brescia, con la famiglia: avrebbe avuto ucciso
un fglio e un altro ferito. E mi auguro che non sia vero. Hanno fatto fuggire
da Torino di nascosto il Duca e la Duchessa di Parma. Radetzky si piegato.
rimasto senza viveri. Ha sperimentato inutilmente tutte le sue astuzie.
Alla fne ha chiesto che almeno gli lasciassero ritirare le truppe ed stato
accontentato: cos parte anche il suo esercito, battuto, ridotto proprio male.
partito Torresani. Bolza, sottocapo della polizia, rimasto prigioniero, cos
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Galimberti. prigioniera la famiglia Radetzky. Luniforme di Radetzky
invece appesa in piazza a un palo e la sua spada famosa nelle mani di
Borromeo. Addio, mio caro fglio. Stiamo tutti bene: solo che non siamo
sicuri di essere anche sani di mente. Ti abbraccio. Adesso bevi un bicchiere
di qualcosa, perch devi averne bisogno. Pareto ministro degli affari esteri
e sarebbe pi esatto dire degli affari strani.
Torino, 30 aprile 1848
[] Negli ultimi giorni siamo stati occupatissimi per le elezioni e potrai
leggere nei nostri giornali i candidati eletti. Piccoli imbrogli, piccoli intrighi a
non fnire ci hanno notevolmente affitto, sono episodi che non contribuiscono
a fortifcare la pubblica moralit. Ma le elezioni si sono svolte senza il pi
lieve incidente. stato eletto Brofferio a Busca, dopo tutte le offese e gli
affronti ricevuti a Torino ma una fgura volgare. La Corte di Cassazione
si insedia domani, la Corte dei Conti dopodomani. Mi trovavo dalle parti
di S. Francesco da Pola stamattina quando ho sentito un tumulto popolare,
con urli e applausi e non sapevo proprio che pensare, perch da tempo sono
fniti tutti i clamori a Torino: temevo si trattasse di qualche dimostrazione
spiacevole e sono rimasta ben contenta che era invece una dimostrazione
di entusiasmo per larrivo di Gioberti. Credo che in serata avr anche le
luminarie. Leroe partir domani per Milano.
Torino, 16 maggio 1848
[] la notizia pi spaventosa che il Parlamento si riunisce per chiederci
denaro, perch mancano gli alimenti per le truppe. Uffciali e soldati si
nutrono di polenta e dormono allaperto. Porter i diamanti al Monte di
Piet da parte mia: si potrebbero vendere ma chi li compra! Queste truppe
cos mirabili per coraggio e moderazione devono pur mangiare e sostenersi.
La giornata di Verona stata terribile. Le nostre perdite sono notevoli []
Sono stata allapertura del Parlamento: la cerimonia si svolta con estrema
dignit, senza eccessivo entusiasmo, poich le notizie della giornata di Verona
simponevano come un peso e smorzavano ogni slancio: i deputati hanno un
compito enorme: sabato sono stati in seduta ininterrottamente dalle otto di
mattina alla mezzanotte, senza uscire che per i pasti [].
Torino, 2 luglio 1848
[] stata votata e approvata dalla Camera la fusione con la Lombardia
dopo un interminabile dibattito, che ha anche chiuso le diatribe, le polemiche
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accese di molti torinesi. Domani gli stessi argomenti apriranno il dibattito al
Senato, e speriamo che i discorsi non si prolunghino allinfnito. Dio mio
che chiacchieroni i deputati! Ho assistito ad una seduta alla Camera e sono
rimasta stordita: una fatica tremenda ad ascoltare tutti. Un diluvio di parole.
Il Presidente del Senato continua a dare spettacolo poich non sa ancora
da quale parte si comincia a fare il Presidente e fnisce per divertire [] A
dispetto di tutte le chiacchiere la vita a Torino tranquilla. Le polemiche sono
accese. Ma si presa la pessima abitudine di gridare e discutere in societ. Il
gusto ci perde. Scrivono sui muri a baso le camere, e ci perde la grammatica.
Gioved
I soldati ritornano e puoi immaginare come incoraggiano gli altri a partire.
Disciplina e obbedienza non sono stati mai caratteri troppo forti dellesercito
e la tendenza a lasciarsi andare nei soldati aumentata minacciosamente:
tanto pi che non un male di data recente ma per cercarne la radice si
deve risalire in alto o indietro negli anni. I soldati sono un po abituati allo
sbandamento. I giornali inneggiano allesercito. Ma con tutta la loro retorica
larruolamento volontario e la leva in massa restano magnifche aspirazioni.
Sono stata ieri sera da Franzini, che ho visto a letto con la gotta: mi ha parlato
del Ministero e mi ha detto che le sue dimissioni sono state accettate dal
Re. [] Ma sar alquanto diffcile comporre un governo che sia di fducia
popolare e nel contempo autorevole e apprezzato nel giudizio dei governi
stranieri: poich ora non siamo pi in condizioni certamente di deridere la
diplomazia. Pensa che appena qualche tempo addietro ci avevano offerto i
confni sul Piave, come i documenti possono sempre dimostrare: invece
precipitato tutto. La presunzione dei nostri uomini di governo ci ha perduti.
Gioberti vive sulle nuvole, si fatto un mondo immaginario a sua misura e
ignora la realt. Non un uomo di Stato. Pareto e compagni sognano lunit
dItalia ma pretendevano di farla in un giorno. Avremmo forse potuto vedere
lunit, ma preparata con calma e con il tempo indispensabile, contentandoci
per il momento di estendere i confni del Regno al Piave. Anche Pareto non
un uomo di Stato. Come tutti gli altri che salgono al governo: lItalia non
riuscita a darne nessuno, in circostanze cos gravi e cos eccezionali.
Abbiamo avuto qualche teorico, con la testa zeppa di lungimiranti utopie. Le
utopie sono state messe alla prova e al primo soffo di realt si sono disciolte
nelle mani dei loro autori. Addio, caro fglio mio.
Torino, 26 febbraio 1849
Gli avvenimenti aumentano e si allargano, sono costretta a riprendere la
penna e a scriverti []. La caduta di Gioberti ha provocato una crisi molto
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profonda nel paese, ha fatto impressione a tutti come non si aspettava.
Nellultima seduta del governo, Gioberti aveva proposto lintervento del
Piemonte in Toscana, con una spedizione di truppe. Ma erano tutti contrari,
i ministri, i deputati, il Re. Gioberti decise allora di dimettersi, con ragioni
non del tutto convincenti: non si sapeva se ritirandosi voleva poi imporre
il suo gioco o troppo impegnato nellintervento non riteneva dignitoso
recedere. Ma presentate le dimissioni il Re le respinse. E alla notizia che
Gioberti minacciava di andarsene, segu subito una dimostrazione popolare
che lo incitava invece a restare in carica: la folla protestava per le dimissioni.
Il governo si riun con una rappresentanza della Camera in una seduta che
dur fno a dopo la mezzanotte. La mattina i ministri, ma con lassenza di
Gioberti, si portarono a Palazzo dal Re.
Cosa abbiano detto e proposto non si sa. Ma il risultato riusc sorprendente. Il
Re incaric uffcialmente i ministri di riferire a Gioberti che le sue dimissioni
erano accolte. Ma Gioberti stava appunto accingendosi a scrivere una lettera
per ritirare le dimissioni e ritornare al potere. Sembra tutto un pasticcio.
Ma cos mi hanno raccontato. Avrai letto sul giornale della battaglia che si
scaten alla Camera. La sera Gioberti ricevette una pi grande dimostrazione
popolare, entusiastica, acclamante. Cominci poi la febbrile raccolta delle
frme per una petizione che richiamasse Gioberti al governo. Le frme
si trovarono, i passanti affuirono a sottoscrivere ai tavoli piantati in tutti
i quartieri della citt. I lombardi per conto loro riempirono quaderni di
consensi al Caf du Pimont. La petizione infne, sostenuta da 20 mila frme, fu
presentata al Re, ma ottenendo una risposta evasiva: il Re avrebbe rifettuto,
ponderato. E difatti saggi lopinione che cera in giro, si consult, si schiar
le idee. Molti si rifutarono di sostituire Gioberti. Intanto stato nominato
agli Esteri il Marchese Colli, un nome che rappresenta lordine e lopinione
moderata e nel contempo serve a placare lanimosit popolare. Ma la
soluzione provvisoria.
La citt riprende il suo aspetto normale []. Le strade sono ritornate nel
solito silenzio. Ma il pubblico preoccupato, incerto. Come se non bastasse
la minaccia che abbiamo ai confni, cpitano anche le crisi interne, sempre pi
perniciose. Il governo promette stabilit, sicurezza. Ma le sue dichiarazioni
non riescono a calmare uninquietudine che naturale e che rifette una reale
condizione [] Addio, ti abbraccio di cuore. Sono preparata ad ogni evento
e che Dio ci aiuti
Torino, 23 dicembre 1849
[] Sono stata allapertura della Camera il giorno venti: un giorno che per
Torino e il Piemonte si pu chiamare importante. Laffuenza del pubblico era
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enorme, e quando i posti delle tribune furono tutti occupati, molta altra gente
si affannava ad entrare ed a procurarsi biglietti. Ma lattesa non stata delusa:
la Costituzione, la Monarchia e lordine sono usciti dal dibattito riconfermati
e rinsaldati. Massimo, dopo avere scritto il discorso della Corona, temeva che
avesse fatto unomelia. Ma alla Camera stato ritenuto fn troppo energico
e risoluto, riscuotendo un larghissimo consenso: venuto il momento di
defnire con chiarezza la situazione, senza pi imbrogliare le carte. Il mio
posto era poco lontano dal palco della diplomazia e mi capitato di vedere
tra i signori ambasciatori pi di una faccia contrita e indignata.
Il Re si guadagnato molti applausi, la sua fgura entusiasma: diffcile
immaginare un volto pi deciso e pi ardito del suo, in un contegno perfetto.
il Re di cui avevamo bisogno, forte e misurato. Anche la Regina e il piccolo
Principe di Piemonte sono stati ripetutamente applauditi. Il principino non
dormiva da tre notti per la emozione dindossare luniforme della Guardia
Nazionale e si vedeva da come ne era orgoglioso []. Dopo la seduta della
Camera sono stata alla sflata della Guardia Nazionale. La giornata era
bella.
La piazza si presentava affollata, il pubblico acclamava con un consenso
unanime: si era ben lontani dagli entusiasmi di appena due anni prima, la
gente applaudiva senza slancio, ma il suo consenso, calmo e consapevole,
forse un sentimento di pi lunga durata: se la pazza gioia di altri tempi
poteva dirsi cancellata al suo posto vi era speranza e serenit. Il Re appariva
perfno commosso, e lemozione sul suo volto risoluto era una stranezza. Il
piccolo principe, per adeguarsi alla circostanza, si manteneva dritto e con la
mano continuamente ferma al berretto fniva per allarmare le donne, e alcune
popolane, avvicinatesi alla carrozza reale, intervennero presso la Regina.
Kai dia a coul peit reclamarono che non si affatichi cos. La Guardia
Nazionale ha avuto la sua giornata donore: la banda che ha suonato una
serenata per la Regina, stata poi invitata a salire a Palazzo per ricevere le
congratulazioni del Re, e lo Stato Maggiore ha pranzato a Corte.
La sessione parlamentare del 50 ha avuto, come vedi, un ottimo inizio.
La verifca dei poteri s svolta senza le polemiche e gli intralci dellestate
scorsa: sono passate senza discussioni le elezioni di 21 deputati, eccetto
la polemica che si avuta per il collegio di Canale, dove un deputato di
destra subentrato a uno di sinistra [] Lassemblea, alla fne, ha accolto
la votazione di Canale allunanimit, passando ad altro argomento. Ci
sar presto lelezione del presidente. La destra sostiene Pinelli e la sinistra
Pareto, dimostrando con un tale candidato come sia davvero incorreggibile.
La politica costituzionale del Piemonte, che ha ricevuto una conferma cos
ordinata nellultima seduta della Camera, desempio a Firenze dove pare
che vogliano riaprire il Parlamento in febbraio: sembra che anche Roma ci
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voglia imitare. A Milano e a Napoli sono tutti di cattivo umore, ma peggio
per loro: imparino a vivere.
A me importa che il piccolo Piemonte sia di modello agli altri e che il suo
carattere si dimostri non solo con il coraggio ma anche con altre attitudini
[].
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Sui campi di battaglia
Notizie inviate dal campo toscano da Angelica Palli Bartolommei
a Bettino Ricasoli
Angelica Palli nasce in Italia, a Livorno, da genitori greci. Riceve, come molte
donne del tempo, una buona educazione: compone poesie e racconti i cui temi
dominanti ruotano attorno alla patria, allesilio e alla nostalgia della terra lontana.
mobilitata e attiva nella lotta per lindipendenza della Grecia dallimpero ottomano.
Come Enrichetta de Lorenzo ed Erminia Fu Fusinato, sfda le convenzioni e la
disapprovazione familiare per sposare luomo che ama, un uomo pi giovane di lei
di 14 anni. I due sono per costretti a fuggire a Corf. Tornata in Italia, nel 1847-48
partecipa attivamente alla formazione dei battaglione di volontari toscani, che segue
al Nord. Informatissima di cosa succede nelle truppe toscane, manda dettagliate
informazioni a Bettino Ricasoli sulla situazione drammatica in cui versano i
volontari per limbecillit e linesperienza dei capi, gli sbagli di conduzione delle
operazioni militari, le tumulazioni affrettate dei cadaveri, i rischi della popolazione
civile. Nonostante la poca stima per il giornalismo del tempo, qui ribadita, Angelica
Palli collabor al giornale La Patria e pi tardi ne fond anche uno.
[2 maggio 1848]
I tedeschi avevano deciso di esterminare il corpo toscano accampato nei
pantani di Curtatone. Un reggimento di croati esc di Mantova e, per vie
traverse, sincammin per prendere i nostri alle spalle. Doveva un altro
reggimento attaccarli di fronte, e non vera scampo! Pochi, con due soli
cannoni, met non soldati, dovevano soccombere. Volle Iddio fossero i croati
incontrati dai piemontesi, che lasciavano gli accampamenti di Mantova per
incamminarsi verso Verona. Essi attaccarono i croati, li vinsero, ne uccisero
100 e fecero molti prigionieri. Cos per questa volta la carnefcina sovrastante
al campo di Curtatone non ebbe luogo; ma i 4000 piemontesi si allontanarono
e ne rimangono soli 200. La posizione dei nostri doppiamente terribile []
Oh, quando il nostro Governo ha mandato sotto Mantova i volontarii e le
truppe, ha il Governo pensato a garantirli, non dai pericoli inevitabili di una
guerra onorata, ma sibbene dalle imprevidenze, dalle imbecillit dei capi
inesperti e doppiamente per ci pieni di fducia nel proprio sapere? [] Noi
non eravamo fnora un popolo guerriero. Il Piemonte ha generali che non
ammuffrono per lunghi anni nelle caserme. I nostri voti sono di averli a
guida, di dipendere da loro. Badi il Governo a quello che fa! Guai se lesito
prova esser giusti i nostri desiderii. Il cannone continua a tuonare, e a me
fanno pena anche queste popolazioni inermi [] Mantova assediata da
pi che un mese, e ieri appena questa gente fu invitata a inscriversi per la
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milizia volontaria, e non ha fucile, e appena appena comincia a sentirsi, a
dirsi italiana. Se domani lassedio di Mantova tolto, i croati cadranno come
tigri affamate su questi infelici. Oh! invece di pensare a forme di governo,
dovrebbero i Milanesi provvedere armi, mandarle qui, scuotere dal letargo i
campagnoli, farne un baluardo contro la rabbia tedesca.
Ora essi hanno ragione, quando dicono: Ci hanno messa la bandiera
tricolore alle case dei Municipii perch il Tedesco, se torna, abbia diritto
di massacrarci. A me sembra dovessero i Milanesi provvedere a queste
cose, anche per nobile orgoglio. Gridano: Siamo noi, facciamo noi! e se
i Piemontesi non fossero, questi paesi diverrebbero presto un campo di
desolazione, di ruine e di stragi.
Non pi per oggi. Il cannone non vuol tacere; bisogna correre al quartier
generale; speriamo il Generalissimo toscano lo abbia inteso e sia desto.
Brescia, 29 giugno [1848]
[] Parliamo della divisione toscana, o piuttosto dei volontari. Ella sa come
essi partissero in mezzo alla esultanza popolare; come le grida di: Liberate
la Lombardia suonassero per ogni dove sul loro cammino! Ma per molti
di loro, e forse anche per molti dei loro concittadini rimasti a casa, direi
quasi anche per il Governo, Lombardia erano Pietrasanta, Massa e Carrara!
Infatti le esortazioni a retrocedere e le diserzioni cominciarono a Pietrasanta,
e Carrara vide scemate dassai le fle dei civici battaglioni. Non fu detto il
giorno della partenza: Voi andate a combattere in Lombardia, voi siete
soldati dItalia; tornerete dopo cacciati i tedeschi di l dalle Alpi. Queste
parole chiare, assolute, avrebbero risparmiate spese e umiliazioni.
Fu invece un continuo richiamare, un concedere i congedi anche nei giorni
in cui lordine del giorno diceva: non pi permesso di tornare a casa. I
Capi Battaglione, che si erano creduti in diritto di emettere quegli ordini,
trattati come burattini dal Comando Superiore, concedente quello che essi
negavano, cessarono dal credersi obbligati a ritenere i militi al campo, e fu
una processione di gente invogliata di rivedere i campanili delle proprie citt.
La disciplina in quelli che rimanevano era n pi, n meno quale fu, quale
sar sempre in tutti i corpi di volontari. Venne il d 29 maggio. I volontari
combatterono da magnanimi; la canaglia indisciplinata, gravosa allo Stato,
sostenne una lotta disuguale, barbara appunto perch troppo disuguale, e se
non si mostr superiore alla linea, certo non fu da meno di lei. Dopo quella
gloriosa sconftta (bisogna dare alle cose il loro nome) lentusiasmo, il delirio,
frutto di avere assaggiata la tazza della gloria, lo sdegno pei compagni
prigionieri, il dolore per quelli morti, o lasciati feriti sul campo, accendevano
i cuori di una famma potente a distruggere i calcoli del freddo raziocinio.
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Quegli uomini esciti test da campi sanguinosi di Curtatone e di Montanara
avrebbero affrontato dopo pochi giorni la mitraglia tedesca senza esitazione,
avrebbero, al grido di Viva lItalia, risposto collofferta di combattere per
lei fnch non fosse liberata dai barbari. Era mestieri riordinarli subito [].
Furono invece condotti a Brescia. Qui ritrovarono il calice dei piaceri, qui
le abitudini di famiglia richiamarono il memore sospiro sulle labbra dei
fgli, dei mariti, dei padri! [] Dopo ventidue giorni di una vita molle, lieta,
abbellita dal sorriso della cortese ospitalit, esce a un tratto un ordine del
giorno: volontari, o arruolatevi per fno a che dura la guerra o partite come
disertori senza cappotto, senzarmi.
Se lordine fosse stato concepito in altri termini, se diceva essere necessit dei casi
attuali di contare su gente il cui numero non varier da un momento allaltro;
doversi introdurre severa disciplina fra i volontari perch altrimenti il loro
esempio rovinerebbe i soldati, essere riconoscente la Patria a quanto operarono
essi a Curtatone, a Montanara [] e rimettere alla coscienza dei volontari
laccettare o no limpegno di servire la Patria fnch la Patria in pericolo,
partirebbero onorati i reduci in Toscana, rimarrebbero gli arruolati oggetto di
doppia riconoscenza, di immenso amore. Invece quelle aspre e concise parole
urtarono gli animi gi intiepiditi dai ventidue giorni di ozio. I galantuomini, che
affrontarono alacremente i pericoli del d 15 e del d 29 maggio e che il bisogno
di provvedere al sostentamento delle famiglie richiama in Toscana, fremerono
allidea di rientrarvi come furfanti. La giovent, libera di rimanere, intese male
quellarruolarsi detto cos in tronco e ridestante allimprovviso idee di fatiche,
di noie, di notti senza letto e di mille altri malanni. Qualche poveruomo che
avrebbe data volentieri la vita ove la Nazione assicurasse un pane alla vedova
e ai fgli, non trovando nellordine del giorno neppure un cenno che servisse
a avvalorare questa speranza, rinunzi anchegli allintenzione di arruolarsi,
cosicch fu grido generale dei volontari: Vogliamo andarcene, ma riporteremo
per forza le nostre armi e le nostre bandiere.
Il Generale, vista la mala parata, sospese ieri sera lordine del giorno. Io non
so come fnir la faccenda; male se lordine rimesso in vigore, peggio se
cade annullato [] So essere imminente il pericolo della Patria nostra, so
essere infamia lo invocare armi straniere, so stare la salvezza delle nazioni
nella potenza di sacrifzio. Sacrifzio di vita, di denari, di vanit, di giuste
pretese, di tutto, dallalto al basso, dal Principe allaccattone. Veggo che molti
di noi non intendono lobbligo del sacrifzio, che altri molti lo intendono a
modo loro, che la Patria non lo sa chiedere, e che intanto il torrente sinoltra
minacciando invadere unaltra volta tutta la sfortunata penisola; e sento
gridare: i francesi, oh! i francesi!.
meglio cessare dalle lamentazioni. A me donna non disdicono, ma se Ella
ha disposizione allo spleen, io divengo per Lei un ente fatale. Oh! perch
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il quadro delle cose non ha per me tinte lucide e sorridenti? Perch veggo
oggetti tetri e squallide forme e poche e rade scintille di luce? colpa mia?
colpa dei tempi? Io non so. Nel settembre sparsi dolci lagrime anchio,
anchio sperai risorta per sempre la diletta bandiera e la baciai mentre il
cuore batteva forte di gioia. Ora la gioia conversa in lutto []
Brescia, 7 luglio [1848]
Ella minvita a dipingere di tinte meno lugubri il quadro dellavvenire.
Probabilmente, come gi le scrissi, il nero sta nella mia immaginazione; meglio
cos! I toscani lasciarono Brescia dopo quaranta giorni di dimora nel suo
recinto ospitale. Le accludo poche parole dirette a quelli che vergognavano
di abbandonare le insegne. La linea partita colla apprensione di essere
condotta a Valeggio, vittima di nuovi infortunii. Dei volontari, molti si
arruolano coi bresciani, molti coi milanesi; chi va a Venezia, chi al campo
del Re; i pi tornano a casa []. I napoletani, rimasti poco pi che una
compagnia, vogliono andare a Venezia, ma non sanno che strada prendere e
rimangono qui indecisi. Sdegnati perch il Comando toscano fa poco conto
di loro, non ne vogliono pi sapere e hanno pubblicato un indirizzo ai toscani
per lamentarsene []
A Milano ier laltro doveva succedere un novello schiamazzo; un tumulto a
due sensi: volevano i costituzionali scuotere dalla inerzia i capi del Governo;
volevano gli antialbertisti profttare della circostanza per tentare un ultimo
colpo. Pare sia andato fallito. Ragionano costoro in un modo loro proprio
che fa ira e piet. Gridano essere le sciagure del Veneto conseguenza della
fusione; accusano la nobilt di avere venduto il popolo al Re fonditore, e
vedono nella Italia del Popolo il palladio della libert. Ier laltro scrivevano:
Ci hanno venduti come un branco di agnelli, ma li agnelli si trasformeranno
in leoni; domani la vedremo!. E sono uomini probi, amanti del proprio
paese. Non so dar ragione a me medesima del come avvenga che cospirino
collo straniero per condurlo a rovina!
Dopo tanti anni, anzi tanti secoli, si presenta loccasione di fare un Regno
italiano forte, basato su libere istituzioni, capace di respingere le aggressioni
dei barbari; e v chi si oppone al sublime concetto, chi tenta resuscitare il
parteggiare del Medio Evo, le separazioni, fonte dogni nostra vergogna. Il
Piemonte, invocato, manda i suoi giovani, i suoi vecchi; una nazione generosa
si precipita in campo per la salvezza dItalia; e v chi vanta amore dItalia
e tratta i piemontesi con insultante disprezzo, e rifugge dallo accomunarsi
con essi! Lo dir il giornalismo ci fatale; il giornalismo fra noi non ragiona,
esalta senza discutere, fa il maestro di strategica, di tutto; insegna ai popoli,
ai generali, ai Re; versa infamia a piene mani su fronti pure []
67
Brescia, 17 luglio [1848]
[] A Curtatone i morti del 29 maggio furono sepolti un palmo dentro di
terreno, gettandovi poi sopra un mucchio di terra e di sassi. Lumido ha fatto
enfare i cadaveri, il sole ha fatto aprirsi lo strato di terra che li copre, e per
ogni dove veggonsi trapelare uniformi, escire dai monticoli braccia e teste;
laria pestilenziale. Il Quartier Generale del Corpo che tiene il blocco, per
ora sta fermo a Goito. Ieri una lunghissima zattera con 6 cannoni era pronta
nel Lago di Garda; il Re a Roverbella []
Ieri il Governo ebbe avviso della liberazione dei prigionieri toscani. Se la
notizia vera, in Toscana gi pubblica. Ebbe anche quello del passo del
Po di un corpo tedesco per recarsi a Modena. Io stentava a crederlo. Mi
ripetevano: uffciale. Non seppi pi che rispondere. I malati crescono, ma
cresce anche lo zelo e la carit pubblica in Lombardia. Qui ieri presentarono
una nota di altri 500 volontari; i tornati dal Caffaro, che dovevano riprendere
le medesime posizioni, sono liberi di restare se hanno moglie e fgli. Nessuno
rimane.
In Toscana come vanno le parate parlamentarie? Vengono i nuovi armati? Il
ridurre le questioni a chiarezza e semplicit cosa ardua e non si apprende
alla prima; perci perdoniamo le chiacchierate! []
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Paure e curiosit per la rivoluzione
Lettere di Erminia Alborghetti alla fglia (1848-1849)
Erminia nata nel 1788 in una famiglia borghese dedita agli affari e ha avuto
una buona educazione, cosa che le consente di entrare in una famiglia nobile che
si avvantaggiata a sua volta in passato dallarrivo dei Francesi. In pi il marito
mostra qualche predilezione storico-scientifca ( affliato allArcadia) ed solito
frequentare gli ambienti degli eruditi romani. Nella sua casa quindi Erminia pu
ricevere cardinali, avvocati, membri della Curia e qualche intellettuale. La sua
mentalit un misto di adattamento alle circostanze e ai vari regimi politici e di
ferrea determinazione nel perseguire gli interessi della famiglia. Caratteristiche che
emergono nelle lettere scritte alla fglia Alessandra, quasi un diario quotidiano degli
avvenimenti che si svolgono a Roma dalla primavera del 1848 allestate del 1849,
quando cade la Repubblica romana. Profondamente tradizionalista e ostile ad ogni
forma di esplicito anticlericalismo, nella sua cronaca degli avvenimenti si intrecciano
sorpresa, incredulit (trasparente il suo sconcerto di fronte alla possibilit del diritto
di voto alle donne), e alla fne un velato interesse per quanto avviene. Insomma,
dalla paura iniziale che la spinge a suggerire alla fglia di nascondere oro e argenti
siamo seduti su un vulcano e dalla condanna drastica della guerra, si fa strada
alla fne uno sguardo meno pregiudizialmente ostile: nellultima lettera le sfuggono
dalla penna parole di ammirazione per Garibaldi e di apprezzamento per leroica e
prodigiosa resistenza dei soldati al bombardamento francese.
Mercold 22 Marzo 1848
Car.ma Sandrina mia
[] Intanto ti dar le notizie di ci che qui accadde jeri. Dopo le 19 si seppe
[] che a Vienna era accaduta la rivoluzione; non puoi immaginarti cosa f
lentusiasmo generale. Subito f adobbato tutto il Corso, andavano per le
case (come vennero anche da noi) a dire che si mettessero i parati, bandiere
in giro, grida. Pap si trov in Campidoglio, che come ti dissi aveva un
Congresso. Nel sortire da questo, vidde una infnit di Popolo che andava
al Campidoglio per far sonare il Campanone, piantare la Bandiera bianca
(mi pare) e facendo mille evviva. Questi poi vennero alla piazza di Venezia.
Pap li segu e vidde che pi di 100 persone salirono le scale, e allora venne a
casa, e andettero dallAmbasciadore per fargli calare le armi [] Nel tempo
che stavano per buttare gi le armi, venne Recchi arring il Popolo per
dissuaderlo dal fare tal violenza, ma non f sentito [] Oggi circola la voce
che sia proclamata la Costituzione e che il Gran Duca di Toscana proclamato
Sovrano. Non vedo lora di sentire se la cosa vera, o n. Ieri fecero suonare
tutte le Campane, tutti sparavano, insomma era un altro Sabato Santo. Ieri al
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giorno andettero alla Chiesa dellAraceli, fecero cantare il Tedeum. Ieri sera
tutta Roma illuminata, e per il Corso vi furono i Moccoletti, e f, dice, uno
spettacolo sorprendente []
Gioved mattina [] Non uffcialmente, ma tutta Roma questa mattina
piena della completa rivoluzione per tutta la Lombardia, del macello che vi
, e che sono partiti da Bologna 7.000 fra Linea, Civica, Finanza, per andare
a soccorrere Modena. Dicono pure che qui si dispongono di far lo stesso.
Siamo tutti proprio intontiti. []
Altre notizie. Pare certo che a Vienna tutto tranquillo. Vi f movimento,
lImperatore ha promesso una Costituzione, cambiato Ministero, e ora tutto
tranquillo. certissimo. St a vedere se vero il resto della Lombardia. Adesso
pure mi dicono che molti pazzi di qu corrono al Popolo per radunarsi, e
partire per Bologna. Quante Madri piangeranno! []
Roma Domenica sera 26 Marzo 1848
Sandrina mia car.ma
Questa mattina alle 7 sono partiti, con una infnit di spettatori, i Civici
che si erano ascritti, e i scolari della Sapienza in n. 270, cio una buona
met della scolaresca [] Domani partono i volontarj fr i quali vi gran
marmaglia. Sono per seguiti e accompagnati da truppa, e guidati da buoni
uffciali, e con leggi severissime. Mi dispiace che passino dalle Marche, e ci
lo fanno per trovare seguaci. Sento che le tappe saranno di 20 o 25 miglia
al giorno, e poi un giorno di riposo. Fate il v.ro calcolo, quando potrebbe
essere il passaggio al Ponte. Se non sei ancora a Camerino ti consiglio di
andarvi per non trovarti alla Maddalena, ma sarebbe bene che ci faceste
trovare Vincenzo, se mai qualcuno deviasse, e chiedesse da bere, o che so io,
qualche altra cosa. Nulla parmi vi sia da temere, ma sarebbe pur bene, se mai
aveste argenti o denari, [prenderli] e portarli a Camerino. La Maddalena non
vicina a luogo di tappa, ma potrebbe esserlo la Muccia, e perci bene che
prendiate tutte le precauzioni possibili. Quello che interessa pi di tutto che
non vi ci troviate. Mi hanno raccontato che questa mattina al Popolo molte
ragazze, molte madri piangevano, oh quanto le compatisco! Ieri sera alcuni
andettero a Monte Cavallo per avere la Benedizione dal Papa. Egli per non
sort, dicendo che non stava bene, ma permise che quattro gli portassero la
Bandiera. Li ricevette in camera del letto in piedi, gli fece una predica, e gli
disse chessi non dovevano che andare al confne. Me lo hanno assicurato per
certo. Niuna nuova certa si sa di Milano []
Ti dissi delle questue che fanno per le piazze, jeri e oggi lhan fatte, e sento che
hanno fatto gran denari. Figurati che portano orlogi, Candelieri, Braccialetti,
spillette, insomma una vera frenesia generale, e mi pare che tutti siano
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impazziti. Non s come anderemo a fnire perch la miseria estrema,
cominciando dal Governo []
Roma 29 Giugno 1849
Sandrina mia cara
[] Dunque per le palle di cannone st pur sicurissima, come lo siamo noi,
che quasi tutte le notti dormiamo al rimbombo di quelle. Esse sembra che
siano non lanciate qu apposta, ma che nel battere le mura e i parapetti,
alcune ne sorpassino le cime, ed entrino in Citt. Non ti nego che nei p.mi
giorni ci facevano un poco di terrore, specialmente le palle grosse da 36; e
per il sibilo che si sente per aria nel loro passaggio, ma essendoci convinti
della loro inocuit per noi, ora non ci fanno pi senso di timore. Ieri e questa
notte il Cannoneggiamento e le Bombe gettate al Campo dai Francesi sono
state incessanti, e si dice, che abbiano molto danneggiato specialmente la
n.ra artiglieria, e agevolata la strada al Gannicolo [sic], avendo essi fatte
tante trinciere e strade coperte, dalle quali fan fuoco, e son poco esposti.
Non possiamo dirti con certezza e dettaglio il vero, perch stiamo alle voci
comuni, e a quello che pu vedersi dalle alture. I Francesi conservano tutte le
loro posizioni, di Villa Barberini, ed altri luoghi circonvicini, oltre una breccia,
che hanno grandemente allargata, e dalla quale si crede che da un momento
allaltro vogliano irrompere in gran numero per occupare S. Pietromontorio.
certo per, che la resistenza fatta fnora dai nostri pu chiamarsi eroica e
prodigiosa, e qualunque sia lesito, sar sempre onorevole laver tenuto in
scacco per 57 giorni unarmata dei primi guerrieri di Europa, e non si tratta
n di Mantova n di Alessandria che sono fortezze, ma di una Citt con mura
vecchie, e attaccabile in un circuito di 18 miglia. []
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Discussioni e confronti nellestate del 1853
Dal diario di Margherita Provana di Collegno
Il diario di Margherita Provana di Collegno illustra uno dei periodi pi interessanti
della battaglia risorgimentale, quando il problema dellindipendenza italiana diventa
un problema europeo. Margherita una delle numerose sorelle minori di Costanza
Arconati e ha sposato nel 1836 a Bonn Giacinto Provana di Collegno, un militare
che ha combattuto nelle campagne napoleoniche, amico di Santorre di Santarosa,
lungamente esule, che fa parte dellentourage di amici della sorella a Gaesbeck, rifugio
degli Arconati in Belgio. Dopo aver vissuto a Parigi e a Bordeaux (dove Collegno
insegnava geologia alluniversit), la coppia rientra in Italia (Collegno infatti stato
incluso nellindulto per i condannati del 1821) e da allora la vita di Margherita
legata ai numerosi incarichi avuti dal marito (ministro della Guerra a Milano nel 48,
Ministro plenipotenziario a Parigi dal 1852). Scritto alla fne della giornata, il diario
un documento prezioso sulla Parigi di Luigi Napoleone e sullambiente intellettuale
e diplomatico internazionale. Non meno interessanti appaiono le descrizioni delle
opinioni degli intellettuali italiani, allindomani dellesperienza del 48, colti nei
momenti di relax e di pace che offre la villeggiatura sulle sponde dellamato Lago
Maggiore. Margherita riporta con vivacit e naturalezza le conversazioni di flosofa
e letteratura e i ragionamenti politici sui rapporti tra Stato e Chiesa di Alessandro
Manzoni, di Antonio Rosmini e di Ruggero Bonghi, sottolineandone speranze e
ossessioni. In quegli anni la politica rappresenta per lei, come per i vari personaggi
ritratti, una seconda natura.
23 luglio Baveno
[] Dopo il pranzo andammo verso Stresa e incontrammo Rosmini, Cavour
e Bonghi che venivano verso di noi e ci unimmo. Strada facendo si discorse
di molte cose e fra queste del dominio straniero in Italia e Rosmini disse con
accento di profonda e direi quasi profetica convinzione, che per lui lo sgombro
degli austriaci dallItalia era certo quanto due pi due fanno quattro, che non
sapeva prevedere lepoca, ma che ci accadrebbe era fuori dubbio. Perch,
diceva egli, il dominio austriaco in Italia era uno stato sempre violento e per
ci non poteva durare []
27 luglio
Tempo dubbioso [] A Belgirate ci ricevono i quattro fratelli Fontana [] la
conversazione va come una nave che voga tra scogli e banchi di sabbia, ma
che un abile pilota fa evitare, bench talvolta gli passa molto vicino. Galeazzo
Fontana un uomo dal cuore largo che ama godere e far godere, e che purch
72
si accetti di venire a casa sua, fa buon viso a tutto senza distinzioni di opinioni
[] gente di ogni colore, accozzata alla rinfusa, che stanno insieme ma che
fuori di l si darebbero volentieri quasi delle stoccate. Luigi Fontana un
antico emigrato del 21 rimasto alle medesime idee di allora, peranco amante
delle societ segrete, della gente a gran paroloni di patriottismo, e rosso
repubblicano in fondo allanimo, ma che si ricaccia nella gola tutte queste
cose per andar daccordo con gli amici di colore pi mite []. Dopo il pranzo
vennero un inglese stabilito a Belgirate, poco simpatico, e la Signora Viola
che quando cess di essere bella divenne donna politica e che come chi di
politica non si mai occupato, crede che bisogna mostrarsi molto spinti per far
mostra dintendersene, perci divenne repubblicana dun salto, daustriaca
che era [] Alle 1 e mezzo lasciammo quella variegata compagnia (strada
facendo si parl con Bonghi di S. Teresa e S. Caterina da Siena, ambedue
anime infuocate dallamor di Dio che fa dire loro cose che a noi anime tiepide
riescono incomprensibili e spesso sembrano stravaganti.
12 agosto
Oggi si desina tardi e prima si va a Lesa a visitare Manzoni. Si parla di lui
del Marchese de Negro di Genova, ed egli racconta che Ermes Visconti lo
defniva cos Dio quando cre de Negro gli diede molte doti e fra queste la
generosit ma poi temendo che con ci si rovinasse, lo fece nascere genovese
per temperarla. Manzoni parl anche delle prepotenze austriache a Milano
dopo il 6 febbraio. Ora il Governo mise ancora una tassa di 8000 lire sulla
citt di Milano per i feriti del 6 febbraio []
16 agosto 1853
Oggi si celebra la festa di Collegno, con panattoni a colazione [] con fori in
testa, con una grande torta fatta a Pallanza e col Mercante in fera la sera. []
sul tardi viene Bonghi col quale andiamo allIsola Madre. Bonghi mi parla di
Manzoni e dice che non vide mai un altro uomo, per dotto ed intelligente che
fosse, che avesse tanta fnezza e originalit ed elevatezza di osservazioni su
ogni materia ed argomento quanto Manzoni. Per esempio, Rosmini diceva,
quelluomo di tanto ingegno, quando esce dagli argomenti e dalle materie
che gli sono propri dir delle volgarit, cio dei lieux communs come dicono
in Francia ma Manzoni no; su qualunque cosa si porti il discorso, sia su
uomini, su libri, su politica, egli ha qualche osservazione, qualche veduta
fne, delicata, gentilmente maliziosa, che non era venuta in mente a nessuno
e chegli trova immediatamente [].
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24 settembre
[] Verso le quattro ci mettiamo a tavola con Rosmini Bonghi, il padre de
Vit ed un altro prete. Rosmini parla molto del tempo in cui era a Roma, che
fu allepoca dellassassinio di Rossi. Disse che questi era stato avvertito da
tante parti che la sua vita era minacciata in quel giorno, ed ancora allultimo
momento un prete al quale era stato detto in confessione da uno dei congiurati
che Rossi doveva essere ucciso recandosi quella mattina al Quirinale, corse
dietro a lui [] per avvertirlo delle mene che lo minacciavano. Rossi stette
un momento a pensare, poi disse: Ebbene, se morr sar per il Papa e
prosegu il cammino. Rosmini dice che quel mattino egli aveva osservato
intorno al palazzo del Quirinale molti ceff sospetti e minacciosi, e lo fece
osservare ad altri come cattivo indizio. Quando giunse lequipaggio di Rossi
e che egli scese, fu accolto da fschi e urli. Rossi disse con molta indifferenza:
Questa pioggia ma non grandine. Prosegu il cammino e quando ebbe
fatto alcuni scalini della gradinata, si sent battere sulla spalla; si volse a
guardare ed in quel mentre lassassino gli cacci il coltello nella gola. Cadde
immediatamente e quelli che vollero soccorrerlo ne furono impediti nel primo
momento dai congiurati che formavano un cordono intorno a lui. Leopardi
pot avvicinarglisi ed aiutare a trasportarlo in palazzo [].
26 settembre
[] Il discorso oggi si aggir quasi sempre sul potere del Papa. Tutti
erano daccordo nel dire che il potere temporale per uno Stato particolare
e lo spirituale per luniverso combinato nel medesimo individuo una
complicazione piena di diffcolt. A Castiglia e Leopardi sembrava chera
facile separare i due poteri, ed allora tutto sarebbe semplifcato. Manzoni
diceva che quel rimedio era impossibile. Manzoni diceva che quando
Pio IX si mise sulla via delle riforme e gli altri lo applaudivano colle
dimostrazioni in piazza, avveniva come a due amici che sandassero incontro
pensando ciascuno fra s che quando sarebbero stati vicini manifestandosi
reciprocamente il vero delle loro intenzioni, avrebbero scoperto che esse
cozzavano insieme, poich Pio IX pensava dentro di s: Vi accorder molte
cose, ma non ceder mai il dominio temporale. Il popolo plaudente diceva
entr di s: Non ti applaudisco per quello che dai, ma per quello che ti
obbligher di dare, cio il dominio temporale []
30 settembre
[] Quando si parla delle cose di Lombardia, Manzoni perde la sua
infallibilit. Egli crede che non vi sia pi un repubblicano in Lombardia e che
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lo spirito piemontese subentrato in tutti e che se si tornasse al 48 i milanesi
si condurrebbero ben diversamente. La nostra opinione che non v un
piemontese in pi ora di prima in Lombardia e che se i tedeschi ne fossero
cacciati, i lombardi tratterebbero i piemontesi come gli austriaci. Manzoni
dice che i Governi Italiani e i loro Principi si conducono in modo che se non
vi fosse lesempio unico del Piemonte, che tiene in credito la Monarchia
Costituzionale, tutta lItalia sarebbe repubblicana e per questo Mazzini dice
che il Piemonte la piaga dItalia e la pietra di scandalo!
2 ottobre
[] Questa mattina il discorso si mise sulla schiavit in America e Manzoni
disse che fra i molti mali che quella piaga accagiona v quello di pervertire a
poco a poco anche il senso dei buoni [] Disse ancora che bench lAmerica
abbia il Governo pi libero ed il Re di Napoli il pi tirannico, pure se gli
avessero fatto scegliere di rinascere, o americano o napoletano, avrebbe
preferito di nascere napoletano, perch nulla esiste di peggio della mostruosa
schiavit []
4 ottobre
[] Manzoni dice che Rosmini nei suoi scritti parla in favore della libert
della stampa come diritto delluomo di esercitare le sue facolt intellettuali,
ma siccome queste ponno essere esercitate in modo nocivo agli altri, conviene
che il Governo abbia mezzo di reprimerla. Manzoni proponeva che non fosse
data libert di scrivere senza previa censura, se non a quelli che avevano
compiuto i 30 anni e dopo avere essi gi pubblicato qualche cosa. E che chi
voleva scrivere dovesse promettere di non scrivere contro la religione, i buoni
costumi, gli individui e la loro vita privata. []
Manzoni perde la bussola quando parla della guerra del 48-49. Si parl
particolarmente di Ramorino. Collegno di opinione che egli tradisse il
Piemonte per conto dei repubblicani di Genova, e Manzoni crede di avere tutte
le prove per credere che tradiva per gli austriaci! [] ma le prove di Manzoni
sono della natura di quelle che si adducevano a condanna degli untori chegli
stesso dimostra cos chiaramente nei suoi scritti essere false supposizioni.
[] Manzoni ora dominato dalla francesofobia e diceva questoggi che non
sentire pi i discorsi dellAssemblea francese era un armonia per lui.
5 ottobre
Manzoni ci legge alcune poesie del Porta con gran sapore e ci narra che questo
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poeta che fece ridere gi due generazioni e ne far ridere ancora molte era
un uomo che inclinava alla melanconia [] era poi di una timidit danimo
strana sia rispetto al Governo sia rispetto alle relazioni che aveva con una
signora []
6 ottobre
Giorno della partenza di Manzoni e Rosmini. Quelle due meteore luminose
prima di partire gettano ancora qualche lampo. Parlarono della legislazione
ateniese [] Costanza domandava a che cosa era dovuto la gran superiorit
dei greci antichi nelle arti, le scienze, le lettere, Manzoni rispose ridendo: Il
gran buon tempo, perch facevano fare tutto dai loro schiavi! []
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Un martire visto da vicino: Carlo Poerio
Dal diario di Grazia Pierantoni Mancini
Grazia Pierantoni Mancini ha solo sei anni quando nel 1848 segue a Torino i
genitori (il padre il giurista Pasquale Stanislao Mancini, la madre Laura Beatrice
Oliva, una poetessa celebre), costretti ad emigrare da Napoli per sfuggire alla polizia
borbonica. In Impressioni e Ricordi, che raccoglie alcune pagine di diario, racconta
della vita a Torino, della solidariet che lega tutti gli esuli meridionali (da Francesco
de Sanctis, che fu anche suo maestro, ad Antonio Scialoja), delle discussioni e
dei progetti che animano il gruppo, dellimpegno, infne, del padre nel Piemonte
costituzionale, come professore di Diritto internazionale e come precettore del futuro
Re Umberto. I condannati napoletani del 1848, da Luigi Settembrini a Carlo Poerio
a Silvio Spaventa, sono per lei dei nomi cari sin dallinfanzia, eroi da romanzo.
Quando nel 1859 per i condannati la pena viene commutata nella deportazione in
America e grazie al salvataggio vengono sbarcati in Irlanda (da dove raggiungono
prima Londra e infne il Piemonte), lemozione con cui Grazia, oramai adolescente,
pu guardare da vicino gli eroi della sua infanzia riversata nelle pagine del diario.
Non diversamente dallentusiasmo con cui partecipa ai Comitati femminili per
assistere i malati e pi tardi ritorna a Napoli liberata dopo limpresa dei Mille.
Giugno
Sono giunti da Londra gi da qualche tempo i martiri napoletani tanto attesi!
Babbo e mamma li conoscevano quasi tutti ma per me erano sconosciuti
eroi da romanzo, e li amavo e li veneravo come si adorano i santi, come si
ammirano i prediletti poeti nelle loro opere, come si ricordano i personaggi
pi notevoli delle leggende e delle storie di un tempo! Come sono timida
innanzi ad essi! Rivolgo sguardi fugaci a Carlo Poerio cos composto ed
elegante ne suoi abiti dal taglio inglese, ascolto i racconti di Luigi Settembrini,
non bello di aspetto con un occhio offeso ed il volto largo ma cos eloquente
nel ripeterci il racconto della loro liberazione per opera del fglio! E il Pironti
mal sostenuto dalle grucce, poich la lunga prigionia ne ha fatto un invalido
per sempre! E Silvio Spaventa, esempio di ferezza e serenit! [] e il duca
Castromediano di Caballino, dal volto giovanile e dai capelli cos bianchi da
sembrare incipriati e da farlo assomigliare ad un moschettiere! [] In questi
giorni babbo dar un banchetto di cento coperti a tutti questi nuovi emigrati
ed ai principali nostri amici. Sar una festa memorabile e gi la mamma ed
io siamo in faccende. Sbarazzeremo limmensa camera degli armadi; un
poco oscura ma si accenderanno molti lumi [] e non saranno tolte dalla
tavola le sorelline, ho intercesso per loro; bene che un giorno ricordino tale
solennit.
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20 giugno 1859
Carlo Poerio non parla volentieri del suo martirio. Nessuno, nel conoscerlo
superfcialmente, potrebbe indovinare che il nobile gentiluomo elegante,
mondano, sempre cortese e sorridente, sia colui che pochi mesi addietro era
ancora seppellito in una immonda galera, fra assassini e falsari, incatenato
ad uno di questi da pesante catena di ferro massiccio. Quando siede ha
luso di accavallare una gamba sullaltra e io contemplo i suoi piedini ben
calzati vorrei scorgere tra le maglie di seta il solco nero che so esistere sul
collo del piede destro Egli sorprende il mio sguardo, mi guarda attraverso
il monocolo, e sorride benigno senza ombra di amarezza. entrato tanto
giovane in prigione e ne uscito ancor pi giovane! Assetato di ammirare
la bellezza femminile, fa collezioni di ritratti delle signore (soltanto di quelle
che meritano tal distinzione) e gi ne ha riempiti vari album: in uno sono
quelli delle donne irlandesi e inglesi che tanto lo festeggiarono, il secondo si
apre con il ritratto della mammina mia, chegli dichiara la pi bella signora
dItalia: ma in realt non credo che Carlo Poerio potrebbe mai dimenticare un
istante il pensiero primo della sua vita: lamore intero dellanima veramente
stoica, malgrado le apparenze, egli lha dato alla patria [].
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Entusiasmi e delusioni di una giovane patriota
nella Napoli del 1860
Dal diario di Grazia Pierantoni Mancini
Entusiasmo e dolorosa presa datto di una realt diversa da quella immaginata si
intrecciano nellesperienza quotidiana fatta a Napoli, allindomani dellimpresa dei
Mille, dalla giovane Grazia Pierantoni Mancini, sentimenti anche questi riversati
nelle pagine del diario. Ritornata a Napoli al seguito del padre, il giurista Stanislao
Mancini, dopo gli anni dellesilio a Torino, allinizio tutto le appare nuovo ed entu-
siasmante. Allemozione dellincontro con Garibaldi, inscritto nella mitologia che si
costruita attorno al generale, si sostituisce lentamente uno sguardo pi disincan-
tato e consapevole delle diffcolt sul tappeto.
31 ottobre 1860
Laltro ieri accompagnammo babbo a Caserta nella sua visita al Generale:
era con noi il caro De Sanctis, Scura, Pisanelli, qui ministri di Luogotenenza.
Il Generale occupa una stanzetta disadorna nella parte interna dellimmen-
sa Reggia borbonica. In un angolo vidi un letto da campo ancora disfatto;
nella stanza innanzi molti garibaldini stavano seduti sopra unampia tavola
per mancanza di sedie. Il Generale ha dato ordini severi perch non fossero
messi sottosopra gli appartamenti regali, n fossero guastati i suntuosi viali
del parco Malgrado ci, si parla di furti e distruzioni, ma dopo quanto
ho veduto non ci credo: chiss quante cose furono asportate dagli impiegati
borbonici! LEroe sa farsi ubbidire con un cenno Babbo mi ha presentata,
egli mi ha baciato sulla fronte, bacia tutte le ragazze con il dolce atto fraterno.
Vorrei che quel bacio avesse il potere di rendermi forte e coraggiosa nella
vita meno contro i pericoli esterni, quanto contro il destino e me stessa.
Con un buon sorriso si fatto tagliare una piccola ciocca di capelli, ha per-
messo che un suo seguace ci donasse un pezzettino della camicia rossa da lui
indossata alla presa di Palermo.
12 novembre 1860
Per lingresso del Re a Napoli il Municipio aveva decretato spese che a mio
avviso si possono chiamare pazze: archi di trionfo, illuminazione pubblica,
fuochi di artifcio, statue di cartone! La cosa buffa stata che il giorno dellar-
rivo nulla fu pronto! Oh quanto meglio se il denaro si fosse speso nel far
ripulire i quartieri popolari, nel venire in aiuto agli innumerevoli pezzenti
che fanno della intera Napoli una corte de Miracoli, quale descritta nei
Mistres de Paris de Sue.
79
16 novembre 1860
Quale frastuono! Qui si fa della notte giorno e non vi modo di riposare
Qui in piena primavera, ma quanta miseria quale sudiciume! Anche Toledo
che la via principale e aristocratica, lascia molto a desiderare. Oh se fosse
tutto bello e incantato come il clima! Ma in pochi giorni ho dovuto convin-
cermi che gli abitanti non sono degni di tanta bellezza di natura! Qui tutto
confusione, siamo testimoni di scene quasi selvagge! Prima che leducazione
e il progresso riescano a modifcare passioni e costumi, ce ne vorr del tem-
po!
20 novembre
In questi giorni si sentono tante imprecazioni contro la famiglia reale borbo-
nica, ora sulla via dellesilio: le defezioni, i voltafaccia, i tradimenti sono non
solo allordine del giorno, ma lodati, esaltati fno allesagerazione! Che colo-
ro che sacrifcarono averi, libert, giovinezza, dolci affetti alla causa della pa-
tria ora trionfno e ricevano anche il premio del loro martirio, benissimo! Ma
che coloro che fno a ieri furono vili strumenti di tirannide, che ricavarono
dalla loro servilit onori e ricchezze, oggi si ammantino da vecchi liberali, si
mostrino i pi intransigenti contro il passato, cosa ai miei occhi non onesta,
non bella.
1 febbraio 1861
Nuovo alla libert, questo popolo si lusingava che il lavoro di demoralizza-
zione menato innanzi per lunghi anni, anzi per secoli, dai Borboni, dovesse
sparire in un attimo senza lasciare traccia. Il maledire il pessimo governo era
qui abito ben naturale, bench la paura insegnasse a parlare sommessamente
ed a fngere; ora si continua a dare ai governanti la colpa di ogni male, e ci si
fa ad alta voce spudoratamente. E poi chi pu immaginare la ridda diabolica
attorno al conseguimento de posti, de sussidi, degli onori? Qui non si sup-
pone vi possa essere altra probabilit di menare innanzi la vita se non come
impiegati, o in un modo o nellaltro, con i quattrini dello Stato! Chi subito
non ottiene quanto chiede accresce la schiera de malcontenti, rimpiange il
passato, fa tristi pronostici per il futuro. Povera, bella, cara Napoli mia! Tra
quanto tempo potrai mostrarti monda da s umilianti pecche?
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Addio, piccina cara. Al capezzale di Cavour morente
Racconto di Maria Giuseppina Alferi
Il racconto essenziale degli ultimi giorni di vita di Cavour, un racconto che non
omette il mondo che ruota intorno al capezzale del malato (medici, servi, visitatori
importanti): questo ci consegna la testimonianza di Giuseppina Alferi di Sostegno.
Un grande affetto legava Cavour alla nipote Giuseppina (fglia del fratello Gustavo):
lo zio ne segue gli studi da bambina, poi le scrive spesso descrivendole la situazione
torinese, gli umori del padre e orientandola nella vita politica. Giuseppina aveva
sposato nel 1851 Carlo Alferi di Sostegno, liberale e cavouriano da cui ebbe due
fglie. Un matrimonio allinizio burrascoso a causa della leggerezza dellAlferi, e
Cavour si impegn pi volte in difesa della nipote. Della vita di Giuseppina, tipica di
una aristocratica divisa tra socialit mondana e interessi politici, restano numerose
tracce nelle lettere di Costanza dAzeglio al fglio Emanuele. Con il matrimonio
Giuseppina era infatti diventata parente di Costanza, nata Alferi. Giuseppina cerc
di raccogliere le memorie cavouriane (molte lettere di Cavour le conosciamo grazie
alla trascrizione che ne fece proprio Giuseppina) e una volta entrata in possesso del
Castello di Santena, lo restaur.
Il mercoled 29 maggio, dopo una lunga e turbolenta discussione al Parla-
mento sui volontari italiani, mio zio torn a casa triste e stanco, preoccupato.
Ripos per pochi minuti e disse al cameriere che, vedendolo cos affranto, lo
voleva indurre a prendersi qualche giorno di vacanza: Non ne posso pi,
ma devo lavorare nonostante; il paese ha bisogno di me. Forse questestate
potr andare a riposarmi in Svizzera dai miei amici. Poi pranz, secondo
il solito, col suo fratello e il suo nipote; mangi di buon appetito, parl della
discussione del giorno, sintrattenne di affari di famiglia, e, fra le altre cose,
raccomand vivamente a mio padre di restaurare il Castello di Santena.
l, soggiunse, dove voglio riposare, un giorno, vicino ai miei. Dopo de-
sinare and a fumare un sigaro sul terrazzino, ma, preso da leggieri brividi,
fu costretto a rientrare in salotto, e presto si ritir nel suo appartamento per
farvi il sonno consueto. Dorm circa unora, il risveglio fu penoso e ad un
malessere indefnito tenne dietro un vomito violento. []
Di corsa fu chiamato il dottor Rossi [] cerc prima di tutto di frenare il
vomito, ma riconosciuta in breve linutilit dei suoi sforzi, ordin un pri-
mo salasso che rec sollievo allinfermo. La mattina alle otto ne fu applicato
un secondo e la sera alle cinque un terzo [] La notte che segu quel triste
giorno fu abbastanza buona; il venerd 31 maggio la febbre era scompar-
sa. Mio zio, nonostante le raccomandazioni del medico, ricevette i ministri,
tenne consiglio con loro per due ore, e lavor il restante della mattinata con
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i signori Nigra e Artom. Mentre questi uscivano entrai io; non volevo che
stringere la mano a mio zio, ma egli mi fece sedere accanto al suo letto e mi
disse che si sentiva perfettamente guarito, e che se non gli avessero cavato
sangue tre volte la vigilia, gli sarebbero occorsi almeno quindici giorni per
rimettersi, mentre lui non aveva agio di sprecar cos il suo tempo. Il Par-
lamento, soggiunse, e lItalia hanno bisogno di me. Pensiero questo che
continuamente, e sotto mille forme diverse, gli dovevamo sentir ripetere nei
giorni susseguenti, quando, in preda al delirio, privo di tutte le sue facolt,
nulla pi lo animava, se non lamore di quella patria di cui parl sino allul-
timo respiro: Egli allora mi trattenne lungamente presso di s, discorrendo
di mille argomenti. []
Quando la domenica mattina [2 giugno 1861] [] tremante entrai nella ca-
mera di mio zio, e lo trovai pallido, abbattuto, assorto. Egli mi confort a
lasciarlo solo e prender parte alla festa dello Statuto, che si celebrava per la
prima volta in tutta Italia. Io rifuto, egli insiste. Allora, prima duscire, gli
domando che mi lasci tastargli il polso: quello del braccio destro era calmo
e regolare: poso poi la mia mano su la sua mano e su lavambraccio sinistri,
e con mio grande terrore li trovo freddi come marmo. Non dovevano pi
riscaldarsi. Dopo la mia partenza, mio zio conged ancora mio padre e mio
fratello, domand lultimo volume dellHistoire du Consulat et de lEmpire e
prov di leggere; ma lo rese subito al domestico, dicendo: Pare impossibile!
io non so pi leggere; non posso pi leggere! []
La notte fu tanto cattiva, che il luned mattina il dottor Rossi chiese un con-
sulto [] Prescrissero quindi una forte dose di solfato di chinino liquido,
da prendere in tre volte prima delle undici di sera. Questa prescrizione di-
spiacque a mio zio, che chiese delle pillole; i medici rifutarono. Fu portato
il chinino liquido, egli lo respinse: io presi allora il bicchiere e lo presentai
a mio zio, pregandolo di berne il contenuto per farmi piacere. Io ho, mi
rispose, una ripugnanza invincibile per questo rimedio che mi fa leffetto
di un veleno, ma non voglio rifutarti niente. Prese il bicchiere dalle mie
mani, trangugi il liquido in un sorso, e mi domand se io ero contenta: ma
il vomito non tard [].
Il marted sera, la notizia della grave malattia di mio zio essendosi sparsa per
la citt, il palazzo Cavour fu come assediato dalla popolazione di Torino, e si
dov lasciarlo aperto tutta la notte. Lappartamento, lo scalone, il vestibolo,
il cortile non restaron vuoti un minuto; e quando mi ritirai, verso le due,
stentai ad aprirmi un passaggio attraverso la folla cupa, silenziosa, desolata.
La notte fu cattiva: lo stato dellinfermo peggior talmente, che il mercoled
mattina i medici [] dissero che, se il Conte aveva qualche disposizione da
prendere, non vi era tempo da perdere. Fui incaricata io della dolorosa mis-
sione di avvisar mio zio del suo stato: tremante, desolata, non trovai altre
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parole da dire che queste: Zio, padre Giacomo venuto a sentir le vostre
notizie: lo volete ricevere un momento?. Egli mi guard fsso, mi comprese,
mi strinse la mano e mi rispose: Fallo entrare; []. Appena nel pubblico
si sparse la voce che il Conte sarebbe stato sacramentato, la folla si port
verso la Madonna degli Angeli per accompagnare il SS. Sacramento. Verso
le cinque la processione si mise in cammino; e poco dopo mio zio riceveva il
viatico fra i singhiozzi della famiglia e della popolazione desolata []
Verso le nove fu annunziato il re, che, per evitare la folla che ingombrava
il cortile, lo scalone e quasi tutta la casa, entr dalla scala piccola e da una
porta nascosta, prima che avessimo avvisato linfermo della visita che arri-
vava. Mio zio riconobbe perfettamente il re, e gli disse subito: Oh, sire! io ho
molte cose da comunicare a V. M., molte carte da mostrarle: ma son troppo
ammalato; mi sar impossibile di recarmi a visitar la M. V.; ma io le mander
Farini domani, che le parler di tutto in particolare. V. M. ha ella ricevuta da
Parigi la lettera che aspettava? LImperatore molto buono per noi ora, s,
molto buono. E i nostri poveri Napoletani cos intelligenti! Ve ne sono che
hanno molto ingegno, ma ve ne sono altres che sono molto corrotti. Questi
bisogna lavarli. Sire, s, s, si lavi, si lavi []. Il re part; il Conte riprese la
serie de suoi discorsi. LItalia del settentrione fatta, diceva egli, non vi
son pi n Lombardi, n Piemontesi, n Toscani, n Romagnoli, noi siamo
tutti Italiani; ma vi sono ancora i Napoletani. Oh! vi molta corruzione nel
loro paese. Non colpa loro, povera gente: sono stati cos mal governati!
quel briccone di Ferdinando! No, no, un governo cos corruttore non pu es-
sere pi restaurato: la Provvidenza non lo permetter. Bisogna moralizzare
il paese, educar linfanzia e la giovent, crear sale dasilo, collegi militari:
ma non si pensi di cambiare i Napoletani collingiuriarli [] Io li governer
colla libert, e mostrer ci che possono fare di quel bel paese dieci anni di
libert. In venti anni saranno le provincie pi ricche dItalia. No, niente stato
dassedio: ve lo raccomando. Garibaldi, prosegu egli, un galantuomo: io
non gli voglio alcun male. Egli vuole andare a Roma e a Venezia; e anchio:
nessuno ne ha pi fretta di noi []. Soffocata, uscii dalla camera per pian-
gere. Egli continu a parlare con mio fratello [] e disse che il Ricasoli ed il
Farini erano i due soli uomini capaci di sostituirlo. Che che abbian detto pi
tardi i giornali, questi due uomini di Stato furono i soli che egli design per i
suoi successori. La voce del mio povero zio, che fno allora era stata fortissi-
ma, cominciava ad affocare [].
Il dottor Maffoni [] mi ordin di dare a mio zio una tazza di brodo che
bevve con piacere, e chiese anche una goccia di bordeaux. Ma quasi subito
dopo la lingua gli si ingross e non parl pi che con diffcolt. Mi disse
tuttavia di togliergli lempiastro che aveva al braccio sinistro, mi aiut a le-
varlo colla sua mano dritta, mi prese la guancia, accost la mia testa alla
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sua bocca, e mi baci due volte, dicendomi: Grazie e addio, piccina cara
[]. Noi mandammo a cercar padre Giacomo, che arriv alle cinque e mezza
collolio santo. Il Conte lo riconobbe, gli strinse la mano e disse: Frate, frate,
libera Chiesa in libero Stato!. Furono le sue ultime parole. [] Ebbe ancora
la forza di prendere dalle mie mani il fazzoletto e di portarselo alla bocca
per ingannare la sete inestinguibile che lo divorava: qualche minuto dopo,
gioved 6 giugno, a sei ore e tre quarti del mattino, due deboli rantoli subito
repressi ci avvertirono che senza sofferenze, senza agonia, egli aveva resa
lanima a Dio.
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Linfermit di Garibaldi
nelle lettere di Laura Solera Mantegazza
Non sono molte le testimonianze dirette di Laura Solera Mantegazza, nonostante il
ruolo avuto nella battaglia risorgimentale e linnovativa attivit di riforma sociale
intrapresa negli anni Cinquanta a Milano, in sostegno delle famiglie povere e delle
madri operaie e per la formazione professionale delle donne. Le lettere mandate da
La Spezia e da Pisa dove era stato ricoverato Garibaldi allindomani di Aspromonte
sullo stato di salute del Generale appaiono, pur nella loro laconicit, doppiamente
preziose e ricche di particolari. Laura faceva parte di una famiglia patriottica
milanese: un parente aveva condiviso con Confalonieri e gli altri congiurati del 21
la detenzione nello Spielberg e un altro aveva guidato la resistenza di Venezia nel
1849. I suoi primi rapporti con Garibaldi risalgono al 1848, quando d rifugio nella
sua casa (collocata sul versante piemontese del Lago Maggiore) ai garibaldini feriti
dopo uno scontro con gli Austriaci. Dopo di allora, sar tra le pi attive sostenitrici
del Generale, mobilitandosi per trovare fondi per la spedizione dei Mille. In questa
attivit di supporto, come mostrano alcuni passaggi nelle lettere, coinvolta una
rete femminile che intratteneva da tempo uno speciale rapporto con il generale (era
noto il fascino esercitato da Garibaldi sulle donne in Italia e allestero), pronta a
sacrifcarsi per ladoratissimo angelo nostro, come scrive Laura Solera Mantegazza.
E mentre ricorda i consulti medici, lumore e le preoccupazioni di Garibaldi, rivela
al contempo tutta la propria dedizione e quella di Jessie White Mario, accorsa anche
lei al capezzale delleroe, e infne il sollievo per la sventata amputazione della gamba
paventata allinizio.
Spezia, 9 ottobre 1862.
Pregiatissimo amico,
Il Generale che vi saluta e mi chiese di voi, vi prega vi adoperiate voi pure a
raccogliere soccorsi per i prigionieri. Insieme allottimo No ed altri buoni,
ottenete una serata al Carcano, come quella dei Mille! Ci conto con certezza.
La buona Noerina vi dir anche le notizie del Generale, buone nel totale ma
poco soddisfacenti nelle localit ma zitto, perch se no i medici vengono tutti
tormentati dal pubblico e dagli altri medici che non riescono a vederlo, e
sono in procinto di disperarsi.
Scusate se vi scrivo con istile tanto confdenziale, ma questo mi aiuta a
scrivere pi presto, e ne ho un monte di lettere da fare, e stassera ripartendo
sar la terza notte che non mi spoglier, perch lultima a Milano dovetti
passarla a scrivere. Eccitate anche Voi gli amici a mandare abiti usati per i
prigionieri, e dateli alla Noerina. Il nostro santo ve ne sar riconoscente, e
bench ci poco importi anche la vostra affezionatissima amica.
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Varignano, 20 ottobre 1862.
Carissimo amico,
[] per questa preziosa esistenza pare proprio non vi sia nulla a temere, non
cos tuttavia per la gamba. Oh con quanta gioia gli darei le mie due gambe
inutili, o quasi! So che fu scritto a Porta, a Rizzoli, a Zanetti perch si tengano
pronti ad una chiamata, cos in un nuovo consulto credo sar assolutamente
deciso se debbasi o no amputare. Dietro la vostra suggerir a Prandina anche
Parravicini. Cercher di scrivervi frequentemente le notizie, ma intanto i
medici di qui bramano non sia pubblicata la probabilit di una prossima
triste operazione. Io vi benedico mille volte anche per tutto quello che fate e
che avete fatto per i poveri prigionieri che premono tanto al Generale. Oggi
mi diceva vorrebbe partissero tutti almeno con un cappotto: a parecchi, per
esempio quelli di Exilles, ne feci spedire quaranta donati da Minoli. Si vedr,
non vero?, di far qualche cosa anche per gli altri. Di tutto cuore, sempre
Spezia, 24 ottobre 1862.
Io non sono da invidiare quanto si crede, giacch direttamente al Generale
faccio poco o nulla: mi sforzo di giovargli, se mi possibile anche senza
annoiarlo con lo stargli dintorno. []
Intanto tranquillatevi e tranquillate gli amici sulla cura materiale e medica
che circonda questo adoratissimo angelo nostro. Credete, a me pare sia stato
fatto per lui ci che di bene e giudiziosamente poteva farsi; se v vicino
qualcheduno di presuntuosissima ignoranza e gesuitismo, v anche tanta
virt che sa impedirne i malefci effetti. Ieri vho scritto le notizie, proprio
buone; oggi continuano simili e ne sono veramente ristorata. Ieri ed oggi.
Spezia, 2 novembre 1862.
Il giorno dopo la vostra partenza e quella degli altri amici, vi fu un nuovo
consulto meno numeroso, ma forse non meno interessante del precedente.
Con Partridge, consultava Pirogoff, chirurgo russo, che mi dissero mandato
dalla sua nazione, e assai stimato, il quale sebbene medico in capo di tutti
gli ospitali dellimpero e dellesercito, e decorato uninfnit di volte, non
porta nastri allocchiello dellabito, ed modestissimo. Ho potuto essere
presente alla sua visita. Linglese non parl mai, soltanto guardava; laltro
non ispecill, ma tocc, visit, interrog con attenzione immensa, e pareva
anche a me, profana, giudicasse con molto buon senso, malgrado la sua
fsionomia tipicamente cosacca. Il parere che lasci qui sulla cura fu simile a
quello degli altri: continuare lo stesso metodo, e curare il momento propizio
per estrarre la palla dalla parte esterna. Solo la frattura del malleolo fu da
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lui giudicata pi grave che non lo sia stato da molti altri del numeroso
consulto: si crede verr un po tardi una sua lunga relazione sui giornali
stranieri. Intanto v da consolarsi che il caro infermo continua a stare in
modo davvero consolante. Questa notte dorm pi di dieci ore, sette delle
quali non interrotte e anche il piede e la ferita sono in buono stato, perch
luno si muove e laltra, mi dice il dr. Odicini, pare abbia tendenza davviarsi
alla cicatrizzazione. Se Prandina viene presto io partir di qui subito dopo
aver sentito da lui se trova davvero tutto questo miglioramento; e se tardasse
molto, partirei egualmente. La signora Mario mi pare abbia intenzione di
fermarsi, e nessuna pu fare meglio di lei il poco bene che qui possibile a
una donna; essa visse lungo tempo accanto al Generale, che la tratta in tutta
confdenza, e, meno timida di me, pu anche meglio imporre agli altri.
Dunque ander un poco a San Remo e forse nel ritorno far ancora qui una
sfuggita, per portare agli amici le notizie. []
Spezia, 6 novembre 1862.
Stamattina ho letto al Generale tutta la parte della vostra lettera relativa alla
vostra visita ai prigionieri di Alessandria; egli se ne mostr soddisfattissimo,
e mi disse salutarvi e ringraziarvi. Questo nostro carissimo malato continua
a star proprio bene, nel suo stato []
Intanto io non partir fnch un bravo chirurgo non sia al suo fanco e anche
allora far un grande sforzo, poich proprio ora egli incomincia a darmi del-
le incombenze, e sono perfno riuscita a veder bene la ferita; ma dovr farlo,
altrimenti sarei una colpevole egoista trascurando tanti doveri per legoi-
smo di sentirmi qualche volta dare un ordine da lui, ordine che chiunque
potrebbe eseguire. La brava signora Mario fa qui molto bene e di pieno ac-
cordo conduciamo la congiura. Eppure qui sera fatto ogni birbanteria per
dividerci: ma non vi sono riusciti. Direte voi ancora che le donne non sanno
essere amiche? Vi prego, di questo sordo lavoro, non ne parlate che alla cara
Noerina e allottimo Delfnoni. Ogni altro potrebbe farne parlare i giornali,
e guai.
Sapete che oggi parve a Basile, che permise anche ad Albanese di constatarlo,
di sentire non molto lontana la palla, sicch parrebbe tempo di preparare per
lestrazione? Imaginate se attivammo ancor pi le pratiche per avere Zanetti.
Zitto sempre, anche della palla, altrimenti i medici non potrebbero essere i
primi a pubblicarlo, e ci manderebbero chi sa dove []. A Genova la serata
di Adelaide Ristori frutt lire ottocento nette! Cos se ne avesse unaltra sua
a Milano! []
87
Pisa, 14 novembre 1862.
[] Ora non so come dirvi che la somma trattenuta per le mie spese non posso
approvarla. Voi agite come fanno certe madri che per eccessiva tenerezza
verso i fgli non curano che il benessere materiale, trascurando la riuscita del
cuore. Non so se per me possiate o abbiate troppa tenerezza, il mio orgoglio
non mi spinge fno a questa pretensione, ma so che avete molto buon cuore,
e questo vi ha fatto curare qualche volta pi i miei interessi materiali, che
quelli morali. Io invece tengo a cuore pi lonore che il denaro dei miei amici
veri. Scherzi a parte, non posso accettare e non accetto mi sieno pagate le
spese di viaggio per andare ai forti e le restituir due o tre giorni dopo il mio
ritorno. Accetter invece il pagamento di molte cose che comperai a Spezia
e compero qui per il Generale e il rimborso di soccorsi a prigionieri, fra cui
oggi ho soccorso anche un disertore. E ora lasciatevi stringere ambedue le
mani forte forte, per lamicizia che mi dimostra il pensiero vostro alle mie
ristrette fnanze. Io sono, vero, ormai quasi povera, ma fnch avr salute
e quindi possibilit di privazioni, mi rifar sempre ancora di queste piccole
spese. Pensate se, dacch ebbi salvo lEmilio, per cui vi fu un momento che
tremai tanto, io non senta doppio dovere di far tutto ci che pu stare in me
per ogni santa causa e per la pi santa di tutte qual quella del nostro paese
e de suoi difensori pi cari... Il Generale continua benino...
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PROGETTI DI VITA NUOVA
Losservazione e la partecipazione attenta agli avvenimenti della propria epoca
non lunico aspetto di rilievo del coinvolgimento delle donne nelle vicende risor-
gimentali. Non meno signifcativi appaiono altri segnali di presenza e di attivit,
dispiegate prima della esplosione rivoluzionaria del 1848 o messe in cantiere nel
corso di questa esperienza. Prima del 1848 i terreni pi interessanti di intervento
riformatore sono da un lato limpegno profuso in tutti i progetti che si proponevano
di migliorare listruzione dei ceti popolari e che avevano al centro la creazione di
asili dinfanzia; dallaltro la fondazione di giornali espressamente rivolti alle donne
e che puntavano a rispondere a nuovi bisogni di conoscenza. Giornali che entravano
esplicitamente in polemica con limmagine degradata della donna, frutto di pregiu-
dizi sedimentati, e intendevano offrire nuovi stimoli intellettuali e nuovi modelli di
valore femminile, per valorizzare il ruolo di mogli e di madri nella moralizzazione
della vita familiare e nelleducazione dei fgli. Questo per esempio lobiettivo riven-
dicato dalla rivista Studi per le donne, pubblicata a Milano a partire dal 1837. E
questo sar in seguito anche lobiettivo di La donna, fondato a Genova nel 1855
da un gruppo di moderati. Il giornale si occupa di politica in generale, ma appare
interessato anche a discutere dellAvvenire della donna ( il titolo di una rubrica) e
defnire quindi le linee programmatiche del miglioramento della condizione femmini-
le. Signifcativamente il motto riprodotto sulla testata era Se volete che divengano
grandi e virtuosi gli uomini insegnate alle donne che sia grandezza e virt. Molti
gli articoli frmati da donne, i cui nomi mostrano lesistenza di una rete nazionale
costruitasi nel corso degli avvenimenti del 48-49. Tra le frme quella di Giulia Mo-
lino Colombini che, seppure contraria alla rivendicazione dei diritti politici avanzata
dalle socialiste francesi, mostra alcune aperture sul piano dellistruzione.
Una maggiore consapevolezza di quali fossero le condizioni dellItalia e delle tan-
te differenze regionali che la caratterizzavano dal punto di vista sociale ed economico
(e non solo, tenuto conto dellinteresse con cui si analizzano i diversi dialetti parlati)
allorigine de LAusonio, il giornale fondato e diretto nel 1847 a Parigi da Cri-
stina di Belgiojoso. Con il periodico Cristina non intende certo rivolgersi alle sue
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simili: altri sono gli interlocutori politici che ha in mente. Tuttavia lentrata di una
donna nel mondo del giornalismo Cristina fu unantesignana nel capire il ruolo
che la stampa avrebbe giocato di l a poco nellalfabetizzazione politica un sintomo
di una situazione in pieno movimento e in cui anche le donne danno segnali di voler
svolgere una parte nella rigenerazione della patria. Parte non solo limitata alle
poche che, avendo potuto usufruire di buoni studi grazie alla liberalit delle famiglie,
usavano la penna per cantare in versi il riscatto della patria. A dare il segno di que-
sta volont di presenza attivamente riformatrice sono la Societ di dame che fonda a
Livorno lasilo dinfanzia per le bambine, oppure Matilde Calandrini, vera e propria
vestale dellinnovazione pedagogica, che gira lItalia cercando di creare un fronte fa-
vorevole alla creazione di nuovi asili dinfanzia. Limpegno femminile nellistruzione
popolare un movimento importante a livello europeo: sono numerosi infatti gli
scambi con le esperienze fatte allestero che sorreggono i progetti italiani di potenzia-
mento dellistruzione. In teoria questo impegno non era guardato con sospetto, se si
limitava ad assumere la veste caritatevole di opera pia e si attuava sotto la direzione
ecclesiastica. il caso, ad esempio, della Legione delle Pie Sorelle di Palermo che
svolse un ruolo importante nella Palermo del 48. Del contributo fattivo che le donne
potevano dare come soccorritici ed educatrici del popolo avevano parlato in molti,
le riviste pi importanti dellepoca e gli stessi Congressi degli Scienziati italiani.
Ritroviamo un po ovunque in Italia nuclei femminili che affancano le iniziative
pi allavanguardia in questo campo, a partire dagli asili fondati negli anni Trenta a
Cremona dallabate Ferrante Aporti. Molte donne, mogli, sorelle e fglie di notabili
si impegnarono in questa attivit educativa, guadagnandone in visibilit sulla sce-
na pubblica e, allo stempo tempo, irrobustendo in s stesse un embrionale senso di
solidariet come donne italiane. Sia nel caso di Matilde Calandrini sia nel caso della
Societ di dame di Livorno erano per presenti aspetti di sfda allordine costituito
che fnirono per metterle in contrasto con le autorit religiose e statali: dalla pluralit
di fedi religiose esibite delle fondatrici alla stretta contiguit con gli ambienti patriot-
tici. Liniziativa tentata a Livorno presenta inoltre unulteriore originalit, poich
destinata alle sole bambine. Senza contare che i Regolamenti della Societ delle dame
di Livorno non riservavano che un voto consultivo alle due fgure maschili ammesse
(tesoriere e segretario), comunicando cos laudace messaggio di unimpresa tutta
al femminile. Limpulso allassociazione condivisa che allorigine della creazione
degli asili dinfanzia si delinea quindi come un passaggio rilevante nella progettua-
lit femminile, un passaggio che consente di intrecciare presenza pubblica, riscatto
nazionale e cambiamenti sociali e di costume.
La sfda al cambiamento pu essere un gesto di rivolta individuale e un inizio
simbolico a tutti gli effetti, come testimoniano qui il progetto di autorappresenta-
zione come intellettuale di Caterina Franceschi Ferrucci e il rifuto di una morale
coniugale ipocrita e coercitiva affermato da Enrichetta di Lorenzo nel momento in
cui abbandona marito e fgli per seguire Carlo Pisacane.
91
Le rivoluzioni del 1848 dettero origine a un altro progetto nuovo: la fondazio-
ne di giornali che sono la testimonianza della volont da parte di alcuni gruppi di
donne di ancorare il proprio agire anche a un mezzo di comunicazione che proprio
in quegli anni va rivelando tutto il suo potenziale. Il proemio di Adele Cortesi al
primo numero della rivista fondata dal Circolo delle donne di Venezia costituisce un
consapevole e signifcativo frammento di questa volont. Per di pi Adele Cortesi
non si mostra ignara del fatto che gi nelle repubbliche giacobine qualcuna aveva
polemizzato contro linferiorit delle donne e ne riprende le argomentazioni. Per il
resto la volont di partecipare e le ragioni offerte sono le stesse alla base dei molti
appelli e saluti scambiatisi nel 1848 tra le donne delle varie citt. Altri giornali usciti
nel 1848 sono La donna italiana di Roma e La tribuna delle donne e La legione
delle pie sorelle a Palermo. Il giornalismo politico dominato dagli uomini e non
sono concesse illusioni sulla ricezione di queste iniziative al di l di un ambito locale
di lettori e lettrici. Le donne che pi hanno lasciato traccia delle proprie letture, e
qui necessario tornare ai nomi noti di Costanza Arconati, Costanza dAzeglio e
Margherita Provana di Collegno, pur attente al nuovo giornalismo politico di cui
sono inesauste consumatrici, sembrano aver del tutto ignorato i tentativi editoriali
delle loro sorelle.
93
Uno spazio tutto per s
Una lettera di Caterina Franceschi al fdanzato Michele Ferrucci
Caterina Franceschi Ferrucci intervenuta pi volte nel corso delle vicende
risorgimentali. Profondamente cattolica, le sue prese di posizione la vedono prima
entusiasmarsi allavvento di Pio IX cui rivolse un appello, poi schierarsi con
Vincenzo Gioberti e infne, nel 1848, opporsi alla soluzione repubblicana a favore
dellunit italiana sotto la dinastia dei Savoia. Condusse una strenua battaglia
in favore dellaccesso allistruzione femminile, purch questa non mettesse in
discussione il ruolo familiare delle donne e servisse invece a valorizzare leducazione
impartita dalla madre ai fgli. Una madre, nella sua visione, profondamente legata
ai valori patriottici e maestra di virt civiche e morali. Le donne dovevano essere a
suo avviso le vere protagoniste della riforma del carattere nazionale che avrebbe
restituito nuova dignit allItalia. Una battaglia che lei condusse sia sul piano
teorico con i suoi numerosi scritti, sia sul piano pratico, attraverso la direzione
della Scuola delle Peschiere fondata da un Comitato femminile a Genova, da cui
per ben presto si dimise. Qui la vediamo, alla vigilia del matrimonio, difendere con
lucida determinazione il suo amore per la flosofa morale e i suoi progetti di impegno
intellettuale. Altrettanto decisa nel richiedere al futuro marito il riconoscimento
della libert di studiare nella vita matrimoniale che laspetta.
Macerata, 4 del 1827
Mio caro Ferrucci La vostra ultima lettera mi offre argomento della
benevolenza, in che mi tenete; e di questa vi sono grata con tutto il cuore.
Onde vi prometto, che se avverr che io debba condurre la mia vita con
voi far di tutto per testimoniarvi co fatti la mia riconoscenza, e la sincera
affezione, che vi porter sempre. So che siete virtuoso, e dabbene; per
vi stimo, ed avr carissima la vostra compagnia, che a me potr essere
sommamente giovevole pel progresso de miei dolci studj. Ai quali tengo
per certo, che mi farete consecrare di buona voglia: ed anzi spero che mi
lascerete pienissima libert intorno al genere di essi. E perch fno da ora
possiate meglio conoscere quale sia il mio pensare intorno a questo rapporto,
vi manifester, che io ho in animo di dedicarmi interamente allo studio della
morale Filosofa. Gi da lungo tempo tutte le mie meditazioni sono volte a
questa, ed ho fatto in mente il progetto di scrivere varie operette, tendenti
alla moralit della flosofa. Non ho mai recato ad effetto questi miei disegni,
perch devo ad essi premettere alcuni altri studj, che qui avrei fatti con molta
fatica, e che a Bologna mi saranno pi agevoli. Cio voglio applicarmi alla
94
Ideologia, e alla cognizione di ci che riguarda la legislazione, e la politica
dei Popoli. A questo amerei di unire lo studio delle scienze naturali, per
potere poi discorrere con fondamente su tutto quello che ha riguardo ai vizj,
e alle virt dellumana generazione. Lo studio della flosofa morale da me
preferito a tutti gli altri, perch lo trovo confacente alla natura dellanimo
mio, che in esso trova meraviglioso diletto, ed adattato ai bisogni del nostro
secolo, ai quali deve sempre por mente chi scrive, onde trattare cose utili.
Ho speranza che voi loderete questo mio consiglio; e che avrete caro, che io
seguiti rispetto agli studj quello che pi mi piace. E voi stesso conoscerete
essere necessaria una tale libert per iscrivere cose che valgono, giacch solo
si pu riuscire con lode nelle nostre fatiche, quando non si contrariano le
naturali tendenze. Ho voluto esporvi quello, che io penso rispetto al genere
degli studj, ai quali voglio dare opera: e questo ho fatto affnch conosciate
apertamente quale io sono nel pi intimo dellanimo, e de pensieri. Quando
voi troviate onesta la libert, che io vi chiedo, gradir che me ne assicuriate;
e la vostra promessa mi render tranquilla. Non vi scrivo nulla intorno
aglinteressi, perch combinerete con mio padre: e credo che per parte sua
non vi troverete diffcolt. Mi sar dolcissimo lentrare nella benevolenza dei
vostri Parenti, dalla quale trover conforto al dispiacere che mi cagioner
lo stare lontana da miei carissimi Genitori, e dalle sorelle, che tanto amo.
Se non credessi che voi mi potete rendere felice non mindurrei giammai a
dividermi da loro. Scriver, se vi aggrada, ai vostri di Casa, ma proverei gran
piacere, se alcuno di essi fosse il primo a scrivermi. Mi pare, che ci sarebbe
pi conforme allusanza che comunemente suole tenersi in tali affari, ed
anche lo desidero per togliermi da quellimbarazzo, che mi cagionerebbe il
dovermi per la prima dirigermi ad essi. Non crediate che io vi dica questo,
perch non voglia obbedirvi: anzi far sempre la vostra volont; ed anche in
questo la seguir, quando a voi non sembrino giusto le mie rifessioni [].
95
Limpegno nellistruzione femminile
Una lettera di Matilde Calandrini a Ferrante Aporti
Grazie a Matilde Calandrini la cultura pedagogica svizzera e francese pi innovativa
sugli asili dinfanzia penetr e circol in Italia. Nata a Ginevra, da una famiglia di
Lucca emigrata nel Cinquecento perch aveva aderito alla fede protestante, torna a
Pisa nel 1831 e da quel momento il suo impegno si rivolge alla creazione di scuole
per i fgli delle famiglie povere e alla sensibilizzazione dei circoli intellettuali ai
nuovi progetti dellistruzione popolare. Fonda una scuola di mutuo insegnamento
a Pisa ritenuta un modello (nel 1835 contava gi 120 alunni), entra in rapporto
con il sacerdote Ferrante Aporti (creatore di un asilo dinfanzia a Crema) e ne
diviene unentusiasta sostenitrice. In questa lettera, testimonianza dellimpegno
militante della Calandrini per la diffusione di una diversa sensibilit nellistruzione
dellinfanzia, d conto con esattezza e vivacit del suo viaggio a Roma e a Napoli,
dei contatti avuti e degli esiti di questa ricognizione, non soddisfacenti per Roma,
pi promettenti invece per Napoli. Nonostante la riconosciuta tolleranza da lei
dimostrata nellinsegnamento per tutte le fedi religiose, nel 1845 la sua adesione al
protestantesimo le valse lespulsione dalla Toscana. Ritornata a Ginevra apr scuole
per i fgli degli esuli italiani. Riusc a tornare in Toscana solo dopo lUnit.
Pisa 20 mai 1837.
Me voici je puis dire presque in patria, et cest avec une douce satisfaction que
je me retrouve dans cette chre Pise, et en Toscane, car il faut avoir parcouru
le midi de la belle Italie, pour se faire une juste ide de ce que cest que la
Toscana, compare ces belles et intressantes rgions plus mridionales []
Pour moi je veux vous parler de Rome et Naples avec la confance dune amie
des Asiles qui sait apprcier un tel titre, jose vous parler avec la confance
que je sais bien plac. Pour Roma, il ny a rien, rien esprer: les personnes
avec lesquelles jtois en relation, nont rien pu faire, et jusqu ce quun
changement soit de ministre Apostolique, soit dides sur linstruction
publique il ny a rien esprer. Les Cardinaux infuents dans ce moment-ci
sont tous contraires aux nouvelles institutions. Ensuite les choses fnancires
sont en si terrible tat, que cela donne beaucoup penser, et on ne soccupe
pas du sort des pauvres cratures. La quantit dtablissements publics et
charitables qui existent Rome, est une source inpuisable dimmortalit:
les directeurs, les mille et un employs vivent par ce moyen, aucun compte
public ntant rendu; il y a une dilapidation de ces normes rentes qui fait
peine connotre. [] Ltat des petites coles et grands instituts de charit
fait peine, vous navez nulle ide de ce que cest sous le rapport matriel
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et intellectuel. Le brave Morichini, prlat de 33 35 ans, est une exception.
Mais que peut-il-faire? Voici sa position. Il est a St Michel quen second
[] cependant il a os prendre sur lui certaines amliorations, il a rtabli
lordre, il a classif autant que possible les enfants, il les surveille autant
quil peut avec amour et attachement, mais il ne peut rien introduire de
nouveau, pas mme un livre de lecture. Et si vous voyez quels sont ceux
que lisent les enfants, vous frmiriez, jen suis sure, de voir de jeunes ames
que lon entoure de tout ce que la plus grossire superstition a pu inventer
[]. Monsig. Morichini est fort intressant []. Il est clair sur la vraie
manire de faire le bien [], car il lit beaucoup, il se procure tout ce qui
paroit de nouveau autant quil le peut, que par une rfexion approfondie,
par lexprience, par les frottements sociaux [] Le dsir des tablissements
des salles dasile est pour lui une pensie chrie, il attend le moment, et avec
une patience qui mtonne, et une gaiet que je ne concevois gure il me dit:
Veda Signora se non si fanno nel 35 sar nel 36, se non si fanno nel 36 sar nel 37,
nel 38 etc []. La Princesse Borghese etoit vraiment dispose, mais elle sest
laisse bien vite dcourager par les diffcults, la crainte de se compromettre,
et puis elle a compris que pour une telle entreprise il falloit plus dargent,
de dvouement, de fatigues quelle ne lavoit imagin dabord. Hlas! plus
dorgueil que de vraie charit entroit dans ses vues, et elle fut trs contente de
pouvoir se retrancher, pour se retirer de lentreprise qui reposoit entirement
sur elle, derrire les obstacles de lautorit, quoiquen principe elle eut dit
quelle avoit tous le moyens de les vaincre. Mon coeur a beaucoup souffert
Rome, je vous assure. Monsigr. est toujours le mme, dispos au bien,
patient et esprant. Nous avions avec lui et la Princesse dj vu plusieurs
locaux: une petite chapelle appartenant une confrrie fut mme donne,
car toit hors dusage: un jardin assez gracieux, les chambres attenantes
quil falloit, tout toit runi. Un frre architette de Monsig. Morichini
daprs mes directions et des renseignemens venus da Florence a fait un
plan charmant pour rfaire ce local. Cela demanda plusieurs mois. Quand
Mons. Morichini retourne la chapelle et redemande les cls, il apprend que
dj depuis quelque temps les cls ont t reprises par le Cardinal Vicaire et
que la chapelle appartient une tale confraternita qui y a fait ses fonctions
religieuses, et rtabli la chapelle. Mons. et la Princesse rclament auprs du
Vicaire gnral. Il rpond quil avoit compltement oubli davoir remis les
cls Mons. Morichini, quil ne sen rappelle plus, que maintenant ctoit
trop tard. Mons. Morichini espre obtenir de la confrrie de changer cette
chapelle contre une autre aussi abandonne, mais bonne pour eux, et non
pour un asile: cela fut refus. Voil cher Monsieur et Ami, voil en peu de
mots lhistoire romaine dei tempi nostri, moins brillante que celle que nous
raconte Rollin et ses successeurs. Rome ne veut rien recevoir, rien couter.
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[] Maintenant accompagnez-moi Naples, et puis ensuite vous lirez la
lettre ci-incluse, et vous bnirez le Seigneur, vous le bnirez de coeur et de
bouche. A Naples il y a un mouvement trs prononc en faveur des salles
dasile, on ose dire quon les dsire, on ose se mettre en mouvement pour
les essayer. La premire noblesse, parmi laquelle il y a des gens trs infuens
et respectables, sont pleins de zle, ils ont lu, ils savent ce qui se fait dans le
Nord. Lopposition du gouvernement est trs prononce. Mais ne craignons
rien. Le Seigneur qui des faux mmes que les gens sans foi ne peuvent
imaginer fait devenir dans ses mains puissantes des moyens de bndiction,
a t cependant le moyen par lequel il a suscit au peuple Napolitain un
envoy pour faire loeuvre nous si chre. La lettre ci-incluse est dun prtre
de Naples, qui est vraiment un homme bni et un homme que lon doit bnir.
Ecoutez mon rcit. Don Raimondo di Mirabella est un prtre indpendant
par ses moyens pcuniers un homme dun esprit juste, dun vrai sentiment
de ses devoirs comme Ministre du Sanctuarie, un prtre sans ambition, dun
caractre sincre, ardent, dune volont si ferme si forte si persvrante si
courageuse, que, comme il le dit toujours lui-mme, ce nest pas lui qui agit,
mais Dieu qui agit en lui. Il vit seul, retir, tudiant beaucoup, et soccupant
beaucoup de lectures thologiques profondes. Il sest adonn la prdication
principalement, il prche la misricorde et lamour du Sauveur envers ses
rachets. Il aime instruire, mais comme il entend et ne trouvant rien qui
lattirt dans ses collgues, car le clerg de Naples est dune ignorance si
crasse et dune pauvret si grande, que comme lui-mme me le disoit, on fait
le prtre pour vivre: et cela vous laisse juger avec lignorance du clerg et du
troupeau tous les abus qui se passent et qui deviennent lois. Don Raimondo
toit regard comme un superbe, tant lignorance est grande, parcequil
ne se mloit pas avec la canaille, ne faisoit pas ce quelle fait. [] Arrive le
cholra, et don Raimondo va de maison en maison de compagnie avec un Mr.
Anglois charg de distribuer des secours aux pauvres de Chiaja, quartier o
il demeuroit (les trangers ont fait dimmenses et secrettes aungines pendant
ces temps de malheur), et vraiment ils ont fait des actes de dvouement et
de charit trs admirables [] Alors D. Raimondo et ce Monsieur disent:
ayons nous soin de ces enfants, auxquels tant bien que mal chaque jour ils
donnoient manger. Aumoins les flles retiront-les de la rue. Ils louent un
appartement: le bon prtre y porte toute sa biancheria ses propres meubles
et voil les enfants reduits. Le gouvernement leur fait signifer de remettre
dans la rue ces cratures, que cest lui y penser et quil y pensera. [] Don
Raimondo reste fdle au poste, et par frmit conserve les 32 orphelines quil
a promis Dieu, aux parents, sa propre conscience de protger, dlever
et de rendre de braves et honntes flles utiles la socit, car il ne veut pas
en faire des Monache, car dit-il: io detesto questi esseri inutili alla societ.
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Don Raimondo sait comment sont elevs et tenus les enfants confs aux
tablissemens publics (et moi aussi je le sais, car jen ai visits, et cest une
compassion). []
Don Raimondo va en avant, et il a reu mille bndictions, quelques aumnes
pour laider. Les grands nobles, les riches seigneurs dsireux des asiles
sattachent lui et le protgent; il a reu un beau local dune congrgation
religieuse qui ne loccupoit plus, et il le fait avec une intelligence admirable
arranger, et les enfans doivent y tre maintenant transports. Il commencera
alors leur instruction, et il entend la chose fort bien: je lui ai donn tout ce
que javois avec moi, en fait de livres, dobjets pour la montatura dune cole,
de documens, et il a copie une partie du Manuel de nos coles, que javois
avec moi. Enfn Dieu soit beni, voil la semente jete, et jete comme il le
falloit dans ce pays-l: cest un prtre, cest un homme protg dune autre
protection que la loi Civile, cest ce qui la sauv, et cest cet homme dou
de Dieu comme lentreprise le domande. Je lui ai parl de vous, cher Mons.
Aporti, je lui ai dit quil seroit lAporti de son beau pays. Il a voulu vous
crire, et voici sa lettre: mais ne lui rpondez pas, car par la poste il ne faut
jamais lui crire. Sil plait Dieu, en juin je vous verrai, et nous parlerons
encore de Don Raimondo, et je lui ferai parvenir une rponse de votre main.
Mais attendez-moi.
Je suis revenue dans ma Pise aprs un an et demi dabsence, et jai trouv les
coles dans un tat trs prosper. Notre asile a chang de Directrice, et perdre
Adle Bonhomme cetoit perdre beaucoup; cependant une jeune personne de
Pise a trs bien russi la remplacer. Jai trouv un accueil des plus doux. Ces
chers enfants mont reue avec une affection bien touchante; les maitresses
aussi. Le pauvre Mr. Frassi retenu chez lui par un rheumatisme la jambe
qui la fait beaucoup souffrir, peine peut il se mouvoir, il ne quitte pas le
canap: cest un homme bien prcieux, Dieu veuille le conserver longtemps
son pays. Les coles enfantiles vont admirablement bien en Toscane, lesprit
qui dirige les personnes charges de les conduire et inspecter est excellent.
Je ne puis presque croire quil y a seulement 4 ans que jai vue poindre cette
petite lumire dans le lointain et dans un lointain si loign et si obscur! Fais
ce qui est bon et confe-toi en lEternel, sont des paroles divines: aussi celui
qui y croit de coeur en reconnoit la Divinit. []
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Basta con i pregiudizi contro le donne
Editoriale del n. 1 della rivista
Studi per le donne italiane
In tanto parlare di istruzione femminile, non pu mancare una rivista che si proponga
di fornire alle donne una lettura interessante che, accanto a consigli pratici su come
comportarsi in societ ed educare i fgli, offra articoli che diano una infarinatura
di conoscenze sulle arti, sulle scienze e qualche nozione di medicina. Insomma uno
strumento in cui le donne possano riconoscersi per quello che si sentono dessere
e che dia risposta al desiderio di cultura e di maggiori conoscenze che provano.
quanto si propone di fare questa rivista, fondata a Milano nel 1837. Leditoriale, del
resto, chiaro in proposito: le donne sono stufe di essere ritenute intellettualmente
inferiori e oggetti alternativamente di piacere o di scherno. Discussione di libri,
rifessioni sulla letteratura e la poesia, ma anche attenzione alle donne che si sono
segnalate nella storia per i loro meriti intellettuali o per il loro valore da Gaetana
Agnesi a Bianca Maria Visconti corredano le pagine del periodico. La scommessa
di stimolare la curiosit delle donne e al tempo stesso di irrobustire le capacit e le
virt delle madri.
Da noi, una volta, gli uomini di lettere, e in particolare i poeti, mostravano
davere bassissimo concetto della potenza femminile. La loro fede su questo
argomento tradotta in pubblico col mezzo di novelle commedie, poemi,
sonetti e canzoni una vergogna continua per la donna, o che le siano liberali
di encomi, o che le versino oltraggi. Migliaia e migliaia di versi consacrati a
delineare enti fantastici, a lodare la bella mano, il piede eburneo, la guancia
suffusa di natio cinabro, a lamentare che una data belt non abbia arrendevole
il cuore in ragione dei pregi corporei... non un verso per cantare la donna
qual veramente ne suoi rapporti famigliari, per applaudire ad una buona
moglie, ad una madre amorosa. I pi discreti nel biasimo sono quelli che
si accontentano di chiamare la donna vana, scaltra, mendace, e che so io: i
pi discreti! imperciocch non pochi versarono un nugolo di maledizioni
sul capo di lei, e, o creassero novelle di loro fantasia, o ne raccogliessero
dal trivio, innalzarono un monumento dinfamia alla riputazione del sesso
gentile [] Brevemente, scorrendo i nostri annali letterari troviamo che,
in generale, si fecero torti alla donna, quanti si diedero encomi alla sua
bellezza, e si disse pi male di lei che non si disse bene della virt. Da tutto
questo discendeva nel popolo, perpetuandosi con somma giattura del buon
costume, una tradizione di scherno e di vilipendio, quel credere la donna
un essere bizzarro, fantastico, atto solo a piacere, incapace di ordinare le sue
100
facolt a fni generosi: e questo malgrado che tanti buoni fgliuoli venissero
da buone madri, che tanti ottimi padri dovessero tutto allesempio di ottime
consorti; malgrado insomma che la donna con qualche difetto, pi o meno
grande, avesse in ogni tempo esercitato limpero delle pi care e pi utili
simpatie sul cuor delluomo [] che cosa pu la donna, se luomo non
virtuoso? La donna condannata allubbidienza e dalla natura e dalle nostre
consuetudini civili non ha subito sempre la legge dellimitazione? Non ha
dovuto essere per necessit buona quando erano buoni gli uomini, scaltra e
corrotta quando questi furono o scaltri o corrotti? Posto quello che abbiano
detto, che cosa rappresenter ai nostri tempi un giornale consacrato alle
intelligenze femminili? Cominciamo a confessare in buona fede che non potr
essere se non la traduzione di quanto si opera adesso pel loro e pel nostro
meglio dalle donne italiane. Il sacerdozio materno, al quale principalmente
sono confdati i destini dei nostri fgli, non ha mai brillato di tanta luce, n
ha mai dato frutti cos abbondanti come quelli che accenna di dare quando
che sia. Crescere degli enti cari, pieni dintelligenza e di affetto, che abbiamo
da esercitare una preziosa infuenza nelle nostre famiglie, temperando in un
soave accordo la bellezza, lamore e la virt, non forse lo scopo santissimo
a cui le pi di voi, o madri, indirizzano le loro cure? Saremmo ben ingrati
se disconoscessi questi benefzi che ogni giorno la societ riceve dalla vostra
mano, saremmo ingiusti se non isperassimo beni ancora pi grandi da quelli
lodevole desiderio onde vi scorgiamo accese di migliorare sempre pi le
condizioni della vostra esistenza []. Noi sappiamo di tante cose, le quali
non ci tornano in vantaggio alcuno, perch sulluso che se ne dee fare non
abbiamo ancora pigliato un vero accordo con voi: uso che siamo destinati a
dividere insieme, sotto pena di non poter essere felici. Noi sappiamo che cosa
narrano le storie; ma lesperienza del passato nulla se voi non consentite
a pigliarla di conserto con noi nel cammino della vita: noi conosciamo
leconomia sociale, ma voi dovete tradurla prima di tutto nel governo
delle famiglie private: noi vi parliamo de vostri doveri, ma voi ci dovete
lesempio del loro adempimento. Noi amiamo le soavi emozioni delle belle
arti, e la casta volutt del sentimento a cui si ispirano, ma domandiamo cuori
nobilmente squisiti, anime candide che le assaporino con noi e le fecondino.
Noi apprezziamo i beni della pace, la contentezza della mediocrit, i conforti
della religione: e voi dovete darci la pace nel santuario domestico, voi
procacciarne la contentezza colla modestia dei vostri desiderii, voi instillarci
la religione con quella santa mansuetudine con cui temperate i nostri ingegni
bollenti, con quella dolcezza soave onde crescete i nostri fgliuoli alla giustizia
ed allamore. Noi fnalmente amiamo la virt, ma abbiamo bisogno in voi un
aiuto potente a praticarla. []
Vi parleremo di tutto quello che pu sapere lintelletto vostro e sentire il
101
vostro cuore, ma solo a patto che quello sia daccordo colla ragione, questo
colla virt; luno ci dia lassenso che produce il convincimento, laltro ci
risponda un palpito daffetto. Se non che basti alla vostra perspicacia questo
che come in nube accennammo di fare. Un conforto alla nostra buona
volont, una benedizione alle nostre fatiche ne verr principalmente da voi,
se vi degnerete di vedere nei nostri sforzi lintenzione di essere giovevoli, e
il desiderio di poter diventare vostri leali amici.
Milano, 1 Agosto, 1837
102
La Societ delle Signore di Livorno
Citt cosmopolita, porto franco e aperta tradizionalmente alla presenza degli stranieri,
Livorno d origine alla prima associazione di donne che fnanzia e gestisce in modo
autonomo un asilo infantile esclusivamente per bambine. Non un caso: a Livorno
vive Enrico Mayer, iniziatore del movimento in favore degli asili secondo unottica
innovatrice dal punto di vista educativo e sanitario. In altri asili, sia i membri dei
comitati gerenti sia i bambini ammessi sono di entrambi i sessi; qui lasilo riservato
esclusivamente alle bambine. Non lunica novit. Tra le fondatrici, solo la met
delle signore cattolica, le altre sono di religione protestante e ortodossa. Inoltre la
Societ si dota di Regolamenti in cui, va sottolineato, segretario e contabile (gli unici
uomini previsti nellorganigramma) non hanno voto deliberativo. Tra i progetti c
anche quello di aggiungere una scuola elementare allasilo. Il rapporto con le autorit
secolari e le gerarchie ecclesiastiche sar complesso e condizionante (tra il 1836 e
1837 si dovr concedere lammissione alle sole bambine cattoliche), ma non porr
fne a unesperienza che si delineer in seguito anche come scuola di avviamento al
lavoro, e che riprender slancio dopo lUnit.
Regolamenti della Societ per gli asili infantili di carit per le Femmine in
Livorno.
TITOLO I
Disposizioni generali.
Art. 1. Una Societ di Signore istituita in Livorno alloggetto di mantenervi
aperta una o pi Sale dAsili infantili per le fanciulline povere dellet dei
due e mezzo fno ai sette anni.
Art. 2. Si propone la Societ medesima di aprire una Scuola secondaria per
le bambine che sortiranno da queste Sale di Asilo, dove loggetto principale
sar di perfezionarle negli elementi del leggere, scrivere, e far di conto, e di
istruirle nelle cose necessarie al loro sesso, ed alla loro condizione.
Art. 3. In queste Sale di Asilo sar ricevuto quel maggior numero di bambine,
che le medesime potranno contenere.
Art. 4. Le bambine ivi ammesse oltre a ricevere gratuitamente listruzione,
sono provvedute di tutti gli oggetti occorrenti per la medesima coi fondi
della Societ.
Art. 5. I fondi della Societ consistono nelle tasse straordinarie che si pagano
a titolo di entratura al momento della sottoscrizione allatto di Societ, e nelle
oblazioni delle persone caritatevoli.
103
Art. 6. La tassa mensuale fssata a Paoli cinque, da soddisfarsi ogni
quadrimestre anticipato la rata. La tassa straordinaria che si paga a titolo
dentratura fssata a Paoli sette.
Art. 7. Nellammissione delle bambine allAsilo saranno preferite quelle
raccomandate dalle Signore contribuenti, per anzianit di nomina, e sempre
che abbiano i requisiti voluti dai Regolamenti.
TITOLO II
Delle adunanze generali della Societ
Art. 8. La Societ si aduna ordinariamente due volte lanno: nel Luglio, e
nel Gennajo. Nelladunanza del Luglio si legge un Rapporto sullo stato
morale degli Asili, e le bambine sono sottoposte ad un esperimento. Nella
adunanza del Gennajo si esamina il Rendimento di conti dellanno caduto,
ed il Bilancio di previsione per lanno che corre; si determinano i fondi per le
spese straordinarie, e per la mutazione del locale, qualora occorresse, di uno
degli Asili; si nominano le nuove cariche, e glimpiegati ai posti vacanti.
Art. 9. Ladunanza generale non legittima se non composta da almeno
quindici Contribuenti.
Art. 10. I partiti rimangon vinti a pluralit di suffragi per scrutinio segreto.
Art. 11. Lesercizio dellamministrazione ordinaria non meno che della sor-
veglianza alleducazione ed istruzione delle bambine, delegato dalla Socie-
t ad una Deputazione composta dalle appresso cariche:
Una Presidente
Otto Ispettrici
Una Provveditrice
Un Tesoriere
Un Segretario.
Art. 12. Unaltra Deputazione composta di quattro Signore ha lincarico di
ricevere nuove Contribuenti a pr dellIstituto. Questa Deputazione prende
il nome di Deputazione Conservatrice della Societ.
TITOLO III
Della Presidente.
Art. 13. La Presidente convoca la Societ in adunanza generale, e la
Deputazione in adunanze private. Pu anche convocarle separatamente
allorch lo stimi conveniente.
Art. 14. Essa invigila sullesatta osservanza di quanto i regolamenti
prescrivono, e del manuale degli Asili.
Art. 15. La Presidente conserva la nota originale delle Signore Contribuenti
104
annesse al foglio di obbligazione; ed alle adunanze generali legge i nomi
delle nuove Contribuenti.
Art. 16. Appartiene alla Presidente il diritto di accordare, consultata la
Ispettrice di turno, i permessi di assenza alle Direttrici, e Sotto Direttrici degli
Asili.
Art. 17. In caso di dimissione o di assenza di Essa, rappresentata in tutti gli
uffcii dalla pi anziana in carica delle Ispettrici.
TITOLO IV
Delle Ispettrici.
Art. 18. Le Ispettrici, alloggetto di conservare la disciplina ed i sistemi
deducazione adottati dalla Societ, fanno la ispezione a turno un mese per
ciascuna, collobbligo di portarsi allAsilo, che sar loro affdato, due volte
almeno per settimana, e in giorni diversi.
Art. 19. LIspettrice di turno procura che lAsilo sia tenuto in buon ordine, e
che il manuale del medesimo sia esattamente osservato.
Art. 20. Le osservazioni che essa stimer opportuno di fare alle Direttrici, o
Sotto Direttrici, sia sullordine sia sugli esercizi, o sullo stato degli oggetti
inservienti, le far al termine degli esercizi.
Art. 21. Spetta allIspettrice di turno di provvedere a qualche piccolo bisogno
della Sala, imprevisto e di urgenza.
Art. 22. Lispettrice deve osservare la pi scrupolosa imparzialit verso le
bambine, n pu permettere a quei che visitano la Sala di far grazia alle
bambine trovate in luogo di punizione.
Art. 23. Essa deve assistere agli esami che si faranno dalla Direttrice, o Sotto
Direttrice, alle bambine pel passaggio di classe.
[]
Art. 31. Al Termine della sua ispezione fa la consegna della Sala, del Giornale,
dei Registri, &c. alla Ispettrice che succede in carica, e ne procura un riscontro
nel giornale stesso della ispezione.
TITOLO V
Della Provveditrice.
Art. 32. La Provveditrice appena entra in carica riceve in consegna da quella
che lha preceduta tutti gli oggetti inservienti alle Sale della Societ, dietro
inventario in duplice originale, uno dei quali riterr presso di s, e laltro
consegner al Segretario della Societ.
[]
105
TITOLO VI
Del Tesoriere.
Art. 37. Il Tesoriere esige dalle Signore contribuenti le tasse allepoche
stabilite.
Art. 38. Egli conserva i danari spettanti alla Societ per qualunque causa
pervengano alla medesima, e qualunque sia limpiego da farsene. Riceve
le oblazioni in contanti direttamente, o per mezzo delle Ispettrici, o delle
Direttrici.
Art. 39. Paga i mandati che gli rimette la Provveditrice.
[]
TITOLO VII
Del Segretario.
Art. 42. Il Segretario compila gli Atti della Deputazione Direttrice, e della
Societ riunita in adunanza generale. Fa lettura nelle adunanze dei processi
verbali, e delle deliberazioni delle adunanze precedenti, e vi appone la sua
frma dopo quella della Presidente.
[]
Art. 45. Con ordine della Presidente manda glinviti per le Adunanze
generali, e per le adunanze della Deputazione; e previene con lettera offciale
la Ispettrice, ed il Medico, che a turno entrano in carica.
Art. 46. Egli ha in custodia lArchivio della Societ: conserva i regolamenti
originali, gli originali delle deliberazioni, i rapporti delle Ispettrici, il Sigillo
della Societ, e in generale tutti i documenti che la riguardano.
Art. 47. Legge nelle Adunanze generali della Societ il suo rapporto sullo
stato delle Scuole, a forma dellArt. 8 di questi regolamenti.
[]
TITOLO X
Della Ispezione Medica.
Art. 61. Il Medico di turno dovr visitare lAsilo affdatogli una volta per
settimana, e precisamente nel giorno di sabato. Dopo la visita delle bambine
ammesse, egli esaminer le bambine presenti da ammettersi, onde verifcare
se abbiamo i requisiti sanitari voluti dallArt. 56 dei Regolamenti interni
degli Asili.
Art. 62. Tiene un Registro delle sue osservazioni settimanali sullo stato
sanitario dellAsilo che visita; e un altro Registro degli stati speciali delle
bambine che si ammettono durante il suo turno.
Art. 63. Alla fne della sua ispezione rimette questi Registri nelle mani della
106
Ispettrice di turno.
Articolo addizionale
La Societ istruita dal tempo e dalla esperienza si riserva di provvedere a
tutto ci che non sia attualmente preveduto.
Approvati dalla Deputazione Direttrice della Societ con deliberazione
emessa nelladunanza straordinaria del d 26 Marzo 1836.
La Presidente
N. Cini.
Augusto Dussauge Segretario
Visto il R. Soprintendente
Bal Martellini.
107
Il sogno di unadolescente: conoscere i propri miti
Dai diari di Emilia Toscanelli Peruzzi, 14 ottobre 1845
Il salotto di Emilia Toscanelli Peruzzi a Firenze venne defnito da Edmondo De Ami-
cis, che le dedic pi tardi una lunga memoria, una succursale del Parlamento.
Artefce di questo salotto, vero e proprio punto di incontro politico-culturale negli
anni in cui Firenze era capitale del Regno dItalia, Emilia, una donna colta, nata in
una famiglia patriottica, curiosa, reattiva agli stimoli intellettuali, con vere e proprie
doti di talent scout: oltre a Edmondo De Amicis, tenne a battesimo e consigli poeti,
scrittori, giovani politici, da Emilio de Marchi a Renato Fucini, da Pasquale Villari a
Vilfredo Pareto e Sidney Sonnino, intrattendo con tutti una corrispondenza regolare
negli anni. Senza fgli (ed una delle poche donne dellOttocento, come confessa nel
diario, che non se ne fa un cruccio) fu il vero braccio destro del marito, esponente
del liberalismo moderato che ricopr nel corso degli anni varie cariche, da sindaco di
Firenze a ministro dellIstruzione. Pur non ritenendo che le donne siano adatte per
la politica, sin da bambina Emilia sembra venir assorbita dalla politica, dalle vicende
dellindipendenza italiana e dai personaggi che ne occupano la scena, come mostra
questa pagina di diario scritto a 11 anni. Si appassiona alla Prima guerra di Indipen-
denza, vede partire volontari due suoi fratelli, e successivamente riversa il proprio
entusiasmo su Cavour e il Piemonte. Straordinaria scrittrice di lettere, Emilia Pe-
ruzzi tenne anche per ventanni un vero e proprio diario. In esso troviamo minuzio-
samente documentate letture e passioni intellettuali, ma anche preziosi ritratti dei
principali personaggi politici del Risorgimento (e pi tardi del governo italiano).
Fra i miei sogni cera quello di parermi vedere il Gioberti. Non morr senza
averlo conosciuto: andr a Bruxelles, andr in Svizzera, andr dove sar. Mi
annunzier come unItaliana. Egli mi ricever. Io gli dir: vi stimo, vi voglio
bene, ho voluto conoscervi e ho desiderato che voi conosceste me. Ci stringe-
remo la mano e saremo amici. Egli si mostrer cortese: ci separeremmo con-
tenti, luno dellaltro con la promessa di scriverci e la manterremo entrambi.
Evviva le menti che si beatifcano dei loro sogni come io qualche volta. Come
si sta male con le sole realt.
108
Far conoscere lItalia agli Italiani e agli stranieri
Cristina di Belgiojoso, 14 ottobre 1846
Cristina di Belgiojoso di certo una delle donne che per prime capirono il ruolo
strategico assunto dalla stampa come veicolo di informazione politica e di
sensibilizzazione dellopinione pubblica. La frequentazione degli ambienti intellettuali
europei Cristina fu esule a Parigi sin dal 1831 le fanno ben presto capire che il
problema dellindipendenza italiana si gioca anche sul piano della battaglia delle idee
e delle rappresentazioni. Dopo i tentativi di riforma sociale attuati nella sua propriet
agricola a Locate, dove crea un asilo infantile e una scuola elementare, nel 1842 torna
a Parigi, riapre il suo salotto, ed qui che nel 1846 fonda e dirige LAusonio, un
mensile che prende a modello la parigina Revue des deux mondes. Che una donna si
impegni in imprese giornalistiche non ovviamente ben visto dagli emigrati italiani
a Parigi. La linea politica poi offrir il fanco a numerose polemiche, al pari dei giudizi
dati su Carlo Alberto e Federico Confalonieri. Allinizio la rivista perora la possibilit
che lAustria conceda lautonomia e i diritti che ha lUngheria, in seguito il regime
austriaco viene attaccato con pi durezza. Quanto alla descrizione dellItalia e del
popolo italiano, oltre a sottolineare le differenze linguistiche, LAusonio mostra
un ottimismo di fondo sul carattere nazionale e, pur auspicando una rivoluzione
industriale, segnala tutti gli episodi positivi della ripresa italiana. Un anno dopo, fa
un bilancio del primo anno di attivit e ribadisce con orgoglio lutilit dellimpresa.
Questa pubblicazione essendo destinata a far conoscere s agli Italiani che
agli stranieri la condizione di questa nostra contrada, onde nellesaminarne
le piaghe rintracciare ad esse rimedio e ristoro, sembrami che giovi lesporre
in sulle prime un quadro esatto e succinto dello stato attuale dellItalia sotto
ogni suo aspetto, un ragguaglio cio della condizione morale, politica, am-
ministrativa, fnanziaria di questo paese. N ci basta, ch per far ben nota
una contrada a coloro che in quella non nacquero (e sgraziatamente gli Italia-
ni sono gli uni verso gli altri nella situazione dello straniero verso lo stranie-
ro), conviene riandare pi addietro nelle cose, e discorrere brevemente delle
origini, poi trattare della popolazione, del carattere di lei fsico e morale, del
grado di coltura morale a cui giunta, dei lavori ed industrie cui accudisce,
degli studi ai quali attendono le classi degli abitanti pi alte; di tutte quelle
materie insomma che compongono la nazione in qualit di individuo, che
vuol dire ne delineano il carattere e ne spiegano i destini.
Ci mi propongo or dunque di fare nellaprire questa pubblicazione perio-
dica. Mi sforzer di fare in modo, che colui il quale mi abbia letto, pi non
possa far valere la propria ignoranza, o sgravarsi dallaccusa di avere errato,
parlando dItalia. Dir del paese in generale, degli uomini come sono, e per-
109
ch; dei mali cui soggiace lItalia, dellorigine loro, del loro vicino termine;
delle arti, delle scienze e dei cultori di esse, cui diede vita la mia penisola.
Tristi, anzi tristissime saranno molte confessioni chio dovr fare; ma trover
ben anche alquanto di conforto nel raffgurare sotto il verace loro aspetto il
gran numero dei miei connazionali, le pure e semplici virt degli uni, lalto,
chiaro e facile ingegno degli altri. Dir, senza temere che mi si contraddica
sapendo, dir come il popolo italiano sia onesto, pio, benevolo e mansueto.
Dir come prontamente aprisi lintelletto di lui ai semi fecondanti del sa-
pere, come sia bello della persona, come abbia la voce sonora ed il parlare
somigliante al canto. Quando troppo a lungo io mi trattenessi in queste parti
dellopera mia, confdo che mi verr perdonato, se non da ognuno, da quelli
almeno che sanno quanto si accresca lamore verso una patria infelice, con
quale straziante senso dorgoglio si ascoltano le ingiuste accuse contro di
essa patria scagliate, e come il cuore sdegnato e trapunto vi spinga sul labbro
parole di discolpa; come lesiglio raddoppi anchesso lamore di patria, e con
quale impeto daffetto ricalchi il reduce esigliato i ben noti sentieri, rivegga i
voti gi usati, oda di bel nuovo quella per lui dolcissima favella in cui parl
le prime parole. Chi conosce e prov quei moti possenti, non far maraviglia
se a me, che pure li provai, agitano tuttavia il cuore, per modo che dellIta-
lia, dei suoi danni, delle sue colpe e delle sue speranze, io non so discorrere
con freddezza. La mia mente serba, comio credo, suffciente imparzialit nei
giudizii, e non mi mancheranno occasioni onde farne luminosa prova. Il cuo-
re per tosto si commove al solo udire il nome dItalia, ed anche al biasimo
meste laffetto.
LItalia in oggi divisa in nove Stati, ed anche dieci, qualora annoverare si
voglia fra questi anche il principato di Monaco, il quale dipende pressoch
assolutamente dal governo piemontese. [...]
Quante sono le famiglie dei popoli in Italia, altrettanti almeno sono i verna-
coli da esse parlati. Vha il lombardo, il veneto, il piemontese, il genovese, il
bolognese, il toscano, il romano, il napolitano e il siciliano. Vha di peggio;
ogni citt della Lombardia parla a suo modo, che non mai il modo della
vicina, e lo stesso pu dirsi della Romagna e delle Due Sicilie. Il vernacolo
di Rimini non il vernacolo di Viterbo, ma tutte le citt poste sullAdriatico
parlano un linguaggio non molto dissimile del lombardo, almeno per quanto
tocca alla pronunzia e cantilena. Il lido mediterraneo invece risuona di voci
somiglianti molto alle toscane, e la favella romana non incomincia se non a
poche miglia da Roma, sebbene si prolunghi poscia sino ai confni dello stato
napoletano, e con quel nuovo vernacolo si mesca lentamente sinch scom-
paia affatto. Cos del napolitano che va mutandosi dalluna allaltra citt e,
giunto nella parte pi meridionale delle Calabrie, sembra pressoch intera-
mente composto di greco.
110
Vha in Lombardia, oltre alle numerose variet del lombardo dialetto, oltre
al veneziano, oltre al piemontese, che tanto savvicina al francese, ed oltre al
genovese, che direbbesi conservi ancora certe radici dellantica favella ligu-
re, vha in Lombardia, cio presso Verona, un luogo detto i Sette Comuni, in
cui si parla tedesco, siccome vhanno pure certe valli contigue alla Svizzera,
in cui si parla la lingua detta romanza. Anche nei Grigioni si trovano varii
villaggi ove quella lingua la sola parlata, e vha persino una grammatica e
qualche libro stampato a Coira nella medesima, oltrech eravi non ha guari
anco un foglio periodico. Di latino e di tedesco si compone la lingua roman-
za, e sin qui non sembra dovere per nulla differire dagli altri dialetti dellAlta
Italia, pure composti di germano e di latino. La differenza per consiste in
ci: che la lingua romanza, non essendo mai divenuta lo strumento n di
possenti genii, n di moltiplici ed essenziali transazioni commerciali e poli-
tiche, n di una compita civilt, rimase stazionaria quale trovavasi allepoca
del proprio formarsi, mentre gli altri dialetti, o, se vogliamo, le altre moder-
ne favelle pure composte di latino e germano, impastarono, per cos dire,
quel miscuglio, lo fusero insieme, e fuori della fornace cavarono un nuovo
metallo, in cui malagevole cosa lo scemere i varii elementi che a crearlo
concorsero. Una parola latina ed unaltra tedesca, ecco la lingua romanza, il
cui studio potrebbe per giovare al progresso della flologia, imperocch in
cotesta rustica favella si ritroverebbero molti vocaboli di bassa latinit e di
antico tedesco, quali si usavano in quei remoti secoli.
Poche parole ancora sui costumi italiani prima di chiudere questarticolo per
trattare in altro di pi gravi materie. In Italia, come altrove, si divide la popo-
lazione in tre classi: la patrizia, la borghese e la popolare. Tutta o pressoch
tutta la ricchezza fondiaria e buona parte della mobile sta nelle mani della
prima. Un adoperarsi indefesso ed un lucro onesto e moderato, tale la sorte
dellordine medio. La fatica e la povert, che diverrebbe s presto miseria se
a ci non si opponesse una somma sobriet, tale quella del popolo. Lad-
dove il nobile ed il ricco sono chiamati a dirigere in parte lamministrazione
del paese, a fare le leggi, a comandare le armate, a sostenere il commercio e
lindustria, ed a proteggere le arti e le scienze, laristocrazia pu difendere i
propri privilegi col presentarli come vantaggiosi alla nazione. Labito di far
bene si conf alla natura nostra, e, rivestito una volta, di rado si smette. Cos
un uomo che si vede tenuto per autore di molte buone cose, ed a cui si rivol-
gono i meritevoli di protezione, presto si sente spinto a compiere davvero
quelle imprese che da lui si aspettano e che a lui vengono attribuite. Ma nulla
si attende dal nobile italiano. Lordine a cui egli appartiene non sa tampoco,
che a rendere meno uggiosi i privilegii, occorrono in chi ne gode grandi vir-
t. Il ceto medio non ispera dalla nobilt altro appoggio se non quello che a
lui viene da per s nellamministrare chegli sempre fa le ricchezze patrizie;
111
imperocch in niuna parte dEuropa gli amministratori di quelle sostanze
formano come in Italia unintera classe numerosa e discretamente cospicua.
Ci solo basterebbe a far chiaro a qual segno di apatica inoperosit sieno
giunti i nobili italiani, giacch altre cure non avendo essi fuorch le private,
queste affdano ai ragionieri, ingegneri, etc. N giova il dire che i patrimonii
dei nobili essendo assai considerevoli e lamministrazione di essi assai intral-
ciata, non deve parer strano che cotesti signori vadano in traccia di chi li aiuti
nellimpresa; che non si tratta di aiutarli, ma bens di fare per intero le veci
loro. Vha perci lintendente generale; poi vhanno gli intendenti particolari
per ogni minuzzolo di terreno; vha il ragioniere incombensato della parte
aritmetica e contabile dellamministrazione; vha ingegnere che solo conosce
la qualit e la quantit dei terreni che compongono il patrimonio; vha il cas-
siere; vhanno pi e pi commessi, e, oltre cotesta clientela, vi sono per ogni
casa almeno un notaio e varii avvocati che dividono le cause ed i processi, a
seconda del valore di quelli e della gravit di questi. Se dunque mi si chiede
a che valgono i nobili italiani, risponder: che valgono ad impiegare quella
turba di dipendenti, che forse rimarrebbero senza pane, se gli impieghi pub-
blici, le lettere e le scienze fossero le sole vie ad essi aperte, e soggiunger
che valgono ancora a far chiaro al mondo che cosa diventano le aristocrazie,
quando ad esse non almeno in parte affdato il governo del paese.
112
Una nuova morale
Lettera alla madre di Enrichetta di Lorenzo, primavera 1847
Perfetta eroina romantica, Enrichetta di Lorenzo fugge nel 1847 da Napoli, abbando-
nando il marito Dionisio e tre fgli, per vivere la sua passione con Carlo Pisacane, uf-
fciale di carriera dellesercito borbonico e cugino del Lazzari. Si amano da tempo ma
si decidono al passo solo nel 1847. La prima lettera alla madre scritta da Enrichetta
prima di partire racconta tutta linfelicit di un matrimonio deciso per convenienza,
le vessazioni e la brutalit del marito, limpossibilit di mettere a tacere lamore e di
accettare lipocrisia di una relazione clandestina. Nella seconda lettera denunziata
con pi forza limmoralit dei matrimoni senza amore, equiparati ad una vera e pro-
pria prostituzione. scritta dal carcere a Parigi, citt dove i due si erano rifugiati
dopo esser stati a Marsiglia e a Londra senza riuscire a trovare possibilit di sosten-
tamento. La vita di Enrichetta non fu certo felice. Abortiti i tentativi di ottenere la
separazione consensuale e tornare a Napoli conducendo una vita indipendente, nel
1848 la donna segu Pisacane prima a Milano e poi Roma durante la Repubblica ro-
mana, dove si prodig accanto a Cristina di Belgiojoso nellassistenza ai feriti; poi fu
esule a Londra e in Svizzera. Continu a scrivere al fratello e alla madre difendendo
la propria scelta di rompere un legame infame che la prostituiva. Nel 1857, nel frat-
tempo, era nata unaltra fglia, ma lamore tra i due era ormai compromesso quando
Pisacane parti per la spedizione di Sapri, che vedeva contraria Enrichetta. Liberata
Napoli dopo limpresa dei Mille la donna vi fa ritorno, mentre Garibaldi assegna una
pensione alla fglia Silvia, che verr adottata da Giovanni Nicotera come promesso
a Pisacane. Lultima traccia di Enrichetta la vede presente in un Comitato di donne
per Roma Capitale.
Cara madre mia. Nel momento in cui riceverete questa mia lettera mi cre-
derete al certo la pi scellerata donna, la pi snaturata madre, la pi ingrata
fglia; tale mi dichiara la societ ed io non cerco di scusarmi: dico solamente
di avere seguito le leggi della Natura, sola sovrana legittima dellUniverso.
I sentimenti che io nutro sono tre: lamore di madre, quello di fglia, e quello
(pi forte degli altri) che sento per Carlo, i due primi hanno ceduto alla forza
maggiore dellaltro, ho dovuto abbandonare i miei fgli e voi per seguire il
mio amante: credo poter resistere al dolore di perdervi, ma non a quello di
dividermi per sempre dalluomo impareggiabile che amo. Disgrazia stata
per i fgli miei di avere una tal Madre, ma essi mi avrebbero in tutti i modi
perduta, separata da Carlo sarei morta, ne son sicura; la vita presente era
troppo dura per durare alla lunga; la nostra virt ci costava troppo cara, e
giammai ci saremmo piegati allo stato comune che ci sembrava troppo tur-
113
pe. Le ruvide maniere di Dionisio, le sue grandi sporchezze, erano per me
insoffribili; dovere con sommo disgusto avvicinare questuomo, dal quale
era trattata e disprezzata come vilissima donna, era per me uno stato troppo
crudo; che resti dunque con i suoi cavalli e col suo colono alla Barra, che al
certo apprezza pi di me.
A voi, buona madre mia, rester la cura dei poveri fgli miei, ci vi angustie-
r, ma per piet perdonatemi e fate che non ricada su di loro la mia colpa.
La mia colpa, Madre mia, compatitemi, stata quella di aver voluto prima
di morire, godere qualche giorno con luomo che solo ho amato e che troppo
lo merita.
Darvi unidea del nostro amore cosa impossibile, potete giudicarne dal
passo che abbiamo dato, saperne qualche cosa dallo scritto rimasto da Carlo,
e fnalmente dal nostro carteggio che speriamo farvi leggere. La lotta che
abbiamo sostenuta nel lungo corso nel nostro amore, onde pura conservarmi
e giammai cadere nel turpe errore di essere a due uomini nellepoca stessa,
errore contrario alle leggi di Natura e dal quale siamo stati lungi, quantun-
que mille occasioni si fossero presentate per essere colpevoli. Saremo for-
se peggiore degli altri? pu darsi, ma siamo al certo dagli altri differenti. Il
momento buono, mamma mia, che io scelgo per porre in esecuzione il mio
disegno, questo momento in cui il mio povero fglio Eugenio malato, lun-
gi dal mostrarvi il mio poco amore per esso, deve anzi mostrarvi da quale
irresistibile forza io sia trascinata. Pienamente persuasa (avendo cercate di
conoscere le idee del padre per la loro educazione) che nulla io possa infuire
al bene per questo ramo giacch siamo con esso perfettamente discordi come
sempre, ed io sarei condannata a mirare la ruina dei fgli miei, senza nulla
potervi rimediare, ed essere sempre contraddetta come lo sono stata anche
nelle cose pi semplici e meno delicate.
Pel ramo interessi la mia infuenza ugualmente nulla, come voi ben cono-
scete, dunque il tutto si riduce alle cure domestiche in cui voi, cara Madre
mia, mi farete la grazia di rimpiazzarmi, come avreste fatta se io fossi rima-
sta, giacch ne sarei morta. Fo intanto, ai miei fgli un bene, quale quello
di lasciarli pi ricchi, perch di minore numero; io avrei il rimorso, per me
involontario, di porre al mondo degli altri esseri di pessima salute, anche
poveri e male educati. Infne vi replico, Madre mia, le sporchezze di Dionisio
mi hanno ispirato tale disgusto, il vedermi da chi merita di esserlo, e da chi
non tiene merito alcuno, delle parole tanto vergognose, proferite contro di
me; da questuomo rozzo ed ineducato, mi hanno indignata; quando ero pi
ragazza credevo bene non rispondervi ed avevo fatto labitudine a sentirmi
appellare con i nomi i pi luridi da proferire tali parole, ma, cresciuta, il mio
amor proprio, si rivoltato, ho conosciuto quantera odioso il mio stato ed
ho provato un disgusto tale per questuomo, che anche se non avessi amato
114
Carlo, avrei fatto qualunque sforzo, sarei morta piuttosto, che continuare a
convivere con un uomo tanto abominevole. Non conosco le leggi cosa mi ac-
cordano riguardo ad interessi, probabilmente nulla, giacch esse conservano
in tutto il loro tipo musulmano, ma voglio, Madre mia, esporvi i miei desi-
deri, vi prego, se al momento valgono verso di voi le preghiere mie, di pagar
un debito di ducati 600 contratto da me per necessit, e nel caso affermativo
passate la detta somma al Sig. D. Enrico Cosenz, 1 tenente di artiglieria,
il quale conosce la persona che deve averli. Dopo ci, se cosa mi spetta, o
cosa la vostra bont vuol darmi, realizzate tutto in una volta e mandatemele,
e siate certa che da questo momento riceverete mie notizie, se laccettate,
come spero, cara Madre mia, ma non vi parler pi di interesse neanche al
momento che lestrema miseria ci condanner al termine della vita. Tutto ci
che mancher in casa lho portato meco, non si sospetti di nessuno, essi tutto
ignoravano, ve lo giuro, anzi vi raccomando tutte queste persone di servizio,
giacch amano i miei ragazzi e mia somma consolazione lasciarli avvicina-
ti da persone cos affezionate e fdate [] Sono certa, che non farete alcun
tentativo di togliermi dal mio stato presente, qualunque fosse il risultato non
sarebbe mai daccettarsi, e siate certissima che noi abbiamo deciso morire
se mai ci vedremo nella circostanza di cedere. Non oso chiedervi la vostra
benedizione, ma mi auguro che col tempo e la rifessione me laccorderete,
abbraccio teneramente le mie sorelle, i miei fratelli, che spero non mi respin-
geranno, bacio le mille volte le mani a voi, cara Mamma mia, non mi maledi-
te per piet, non abbandonate i miei sventurati fgli, ma non li trascurate, ne
son certa, ed questa sicurezza che mi fa fare con tanta fermezza questo dif-
fcilissimo passo, solo dettato da un forte sentimento naturale. Addio, buona
madre mia, forse per sempre addio, quantunque avr sempre la speranza
fnch vivr di abbracciarvi ancora una volta con i miei troppo cari fgli, a cui
darete cento baci per la loro colpevole madre, che si dir sempre vostra
aff.ma fglia Enrichetta.
p. s. Voglio, per sollevarmi un poco in questi fatali momenti, scrivere le mie
idee: lacerbo dolore che io sento nel dovere abbandonare i fgli miei, mi
renderebbe capace di qualunque eccesso, vorrei trangugiare il mercurio che
troverei in casa, ma conosco che esso non basterebbe per por fne alle mie
pene.
Io sono divorata da un ardentissimo amore per Carlo, e pure se mi fosse
possibile sperare che restando con i miei fgli, io non dovessi aver pi con-
tatto con Dionisio, come stato per lo spazio di tre mesi fortunatamente
senza neanche conoscerne la ragione, io mi sacrifcherei, sacrifcherei pure
anche il povero Carlo che ne morrebbe, son certa che pochi giorni io potrei
sopravvivergli; ma fargli leroica azione di restare con i fgli che hanno tanto
115
diritto alle mie cure, essendo poi innocenti di tutti i miei tormenti, ma lidea
che restando nel presente stato, io dovrei ricominciare a convivere con mio
marito, dar la vita ad altri infelici che forse avrei poi il dolore di perdere
come per il passato, dovere essere la schiava in casa, giacch Dionisio vuole
in tutto comandare solo, per non fare che sciocchezze e stravaganze, ah! a
questa idea mi impossibile il restare, abbandonare luomo che tanto amo da
cui sono tanto amata! la sola gioia che gusteremo non fosse che per pochi
giorni, il vederci vicini luno allaltro senza che alcuni sguardi importuni ci
osservino, potere liberamente comunicare le nostre idee che sempre si sono
trovate s conformi! impossibile potere esprimere ci che io provo a questo
solo pensiero.
Son sicura di essere da tutti condannata, ma io li compiango, giacch essi
non potranno giudicare di un sentimento che forma la mia esistenza.
Cara Madre mia, vi scrivo per la quarta volta quantunque senza veruna ri-
sposta, solo per farvi conoscere che vivo ancora, cosa che vi meraviglierebbe
se conosceste i mali cui sono stata esposta, ma lamore e la speranza di essere
di nuovo riunita al mio Charles, hanno trionfato.
Sono stata dieci giorni nella prigione di tutte le donne pubbliche di Parigi in
una piccola cameretta con un letto che chi sa quale donna aveva usato prima
di me vostra fglia, e che voi avreste al certo sdegnata di dare ad un vostro fa-
miglio, una tavoletta, ed una sedia molto elegante formavano il mio mobilio,
i miei poveri occhi credevo perderli per il continuo piangere, ma non mai per
la privazione ed i disagi, solo per la separazione dal mio Charles, credevamo
che il nostro amore non avesse potuto crescere, ma molto cingannavamo,
giacch ora che siamo riuniti, e per sempre, non pi amore, ma delirio.
Credevano glimbecilli miei persecutori dindebolire la mia risoluzione con
le loro crudelt ma essi non hanno fatto che renderlo sempre pi fermo. Io
stento molto a credere che abbiate potuto Voi, Madre mia, aver parte a tutti
i mali che mi sono stati fatti, ma pure perch non mi avreste voi scritto non
fosse che per dirmi come stavano i miei cari ed amati fgli e voi? E se ci vi
avesse recato incomodo, perch non chiamare segretamente la buona Virgi-
nia o pure la cara Amalia e farmi scrivere qualche rigo per tranquillizzarmi
sul vostro conto? Ma disgraziatamente siete stata troppo crudele, tanto pi
che io son sicura che pensate che il passare un anno uniti alluomo che si
ama, compensa qualunque soffrire cui si potrebbe star soggetta in seguito.
Non potemmo mettere in esecuzione la nostra andata in America, mancan-
docene i mezzi fnanziarii, ed anche per il mio soffrire, essendo incinta di
tre mesi. Son sicura che se ora mi vedeste fatichereste a conoscermi, tanto
le mie sofferenze fsiche e morali mi hanno dimagrita, da qualche giorno la
116
mia riunione col caro Charles mio, mi fa incominciare a migliorare. Char-
les aveva preveduto il nostro arresto a Parigi, ma io bestialmente, credendo
che fosse un falso presentimento, scelsi ritornarvi per potere pi facilmente
avere vostre nuove e quelle dei fgli miei, che nello spazio di tre mesi non
ho avuto che solo due volte. Sono sicura che non vi degnerete rispondere
neanche questa volta ma pure non posso dispensarmi daver sempre questa
dolce speranza, che perder solo morendo, cosa al certo desiderata molto,
ma che io far il possibile per non accordarvi giacch ora che ho gustata la
felicit di vivere con luomo che tanto mi adora, e che io tanto amo, la vita mi
troppo cara e crederei solo morire per la troppa felicit, se si aggiungesse
la fortuna della vostra vicinanza e quella dei troppo cari fgli. Se fnalmente
vi stanchereste di essere cos crudele, potete dirigermi la vostra lettera sotto
il mio nome Enrichetta di Lorenzo giacch qui tutti mi conoscono ed invece
di condannarmi mi ammirano. Pensando al passato, non potete credere la
vergogna e il disprezzo che concepisco per me stessa, e per tutte le donne
che stringono fra le loro braccia un uomo senza sentire ci che io sento per
Charles, un prostituirsi il mentire i sentimenti della natura; la sola idea
che mi consola il pensare che questi sentimenti mi erano occulti, e sarebbe
regolare che le mie care sorelle li conoscessero prima di andare a marito, per
evitare che se un giorno le cada il velo davanti agli occhi, non siano esposte a
tanta infelicit, se saranno mai capaci di sentire. Addio, troppo cara e crudele
madre []
117
Vogliamo prender parte agli interessi della patria
Proemio di Adele Cortesi al Circolo delle donne italiane
Il Circolo delle donne italiane uno dei quattro giornali fondati dalle donne sulla
scia degli avvenimenti del 1848. Pubblicato a Venezia tre volte alla settimana, non
dur molto e se ne conservano solo pochi numeri, suffcienti per per delinearne la
linea politica: repubblicana (esplicita la polemica contro Vincenzo Gioberti) e critica
verso luso di linguaggi autoritari che puzzano di austriaco. Pi che usare i verbi
ordinare, decretare e comandare si suggerisce infatti gli ordini del giorno
della guardia civica dovrebbero usare i verbi deliberare, decidere, determinare.
Il proemio di Adele Cortesi riprende la polemica contro le supposta inferiorit della
donna per ribaltarla. Questa inferiorit non presente nella natura: proprio perch
creata dopo, la donna pi perfetta delluomo e dotata di una maggiore forza spiri-
tuale. Anche le donne vogliono dunque cos conclude dare il loro contributo agli
interessi della patria, anzi ne hanno gi dato pubbliche manifestazioni, condividendo
la sorte degli esiliati e mobilitandosi per sostenere fnanziariamente i soldati, senza
contare che sono le madri che hanno forgiato quella generazione di eroi che sar la
sua salvezza ed il terrore dello straniero.
La donna! Voi avete detto, Voi dite tanto male delle donne, e senza di noi,
cari uomini, sareste infelici la donna vi assolutamente necessaria. Voi,
senzessa, sareste privi del vostro simile, del vostro eguale. Data lipotesi che
foste immortali, la vita vi sarebbe pi pesante di una galera. I cinque sensi,
di cui la merc nostra, menate tanto vanto, vi sarebbero proprio cinque sup-
plizi.
I pensieri non troverebbero persona a cui palesarsi colla vera soddisfazione
del cuore, locchio sarebbe limitato a scene freddissime, continue, monotone,
senza che lanima saccorgesse di alcuna delicata sensazione; il tatto sarebbe
come quello della biscia che serpe sulla rupe denudata derbe e di musco;
persino il pi soave odor della rosa cangiarebbesi in quello pi ributtante
dellossa fetida! Voi, sentireste in voi stessi una potenza produttiva, e do-
vreste spasimare dambascia per mancanza di una creatura nel tempo stesso
differente e eguale a voi medesimi. Ora che dappertutto risuona la parola
fratellanza e ricognizione dei diritti reciproci e relativi; ora che noi mede-
sime abbiamo dato saggio del nostro retto sentire; ora giunto il tempo di
proclamare luomo e la donna per natura egualissimi tra loro, di sostenere
lopera meravigliosa di Dio, che seppe equilibrare nella donna e nelluomo
la differenza e leguaglianza della natura.
Come i re del tempo passato si dicevano nati per comandare, e volevano che
118
i popoli fossero nati per obbedire; ma siccome al giorno doggi i re hanno
dovuto convenire che quella intimata soggezione dei popoli non era effetto
di natura, ma della colpa; nella egual maniera gli uomini devono convenire
che la intimata soggezione della donna era effetto della colpa, non di natura.
Solo teologicamente una moglie deve essere soggetta al marito; ma questa
una cosa privata e domestica, limitata tra le mura di casa, n distrugge
quella fraternit ed uguaglianza che fu opera della natura. Questa soggezio-
ne un fatto posteriore alla natura, limitata tra i confni matrimoniali ed
esclude ogni rapporto coi pubblici affari. tempo di struggere affatto tutti i
pregiudizi che fnora contaminarono la terra. Uomini, le donne furono create
dopo luomo; dunque sono pi perfette di voi. Ecco la prova. Iddio cre da
prima le acque e la terra, poscia gli alberi e gli altri vegetabili, e questi per
natura sono pi perfetti delle acque e della terra. Indi cre le bestie della
terra, delle acque e dellaria e queste sono pi perfette dei vegetabili. Dopo
le bestie cre luomo, e tutti sanno quanto luomo sia pi perfetto di quelle.
Iddio nella sua creazione procedendo per gradi nella via del perfetto, fnal-
mente cre la donna. Signori uomini, ci pu essere prova logica? Aggiungete
a ci la relazione immediata e naturale che Dio pose tra questi vari prodotti
della sua onnipotenza. Lacqua e la terra, create per prime, sono destinate a
nudrire le piante, create seconde. Le piante deggiono alimentare le bestie,
create dappoi; le bestie alimentano e servono luomo, chebbe vita dopo di
esse; e luomo destinato per difesa e mantenimento della donna, perch la
donna fu lultima creata. Filosofcamente confessatevi uomini, siate gloriosi
ad abiurare tutti gli antichi, ma infondati pregiudizi. Al d doggi bisogna
rispettare la natura, se non si voglia rinnegare i sacrosanti diritti di patria,
di libert, di nazionale indipendenza. Dalla natura risulta che Dio comparti
alluomo ed alla donna cos giustamente le forze da conservare intatte la
necessaria uguaglianza: ci diede al maschio la forza superiore del corpo, alla
femmina quella dello spirito.
La vostra forza corporale apparisce dalla rusticit dei membri, della asprezza
della faccia, dalla ostinazione dellintelletto e perfno dalla ruvidezza della
voce: la nostra forza spirituale emana dalla morbidezza di tutto il corpo, dal-
la avvenenza del volto, dallacutezza dellingegno e perfno dalla dolcezza
della voce.
Voi, creati dopo le bestie, patite ancora della loro selvatichezza; noi, create
dalla carne, siamo di un impasto pi puro e dilicato. La vostra forza sente
pi della materia, la nostra dello spirito: la forza dello spirito pi perfetta
che quella della materia, e sei mila anni di sperienza confermano che la don-
na conta sei mila anni di vittorie sovra la forza dei maschi.
Dunque la nostra causa decisa; ed perci che anche noi vogliamo prender
parte agli interessi della patria ed istituire il Circolo delle donne italiane. Noi
119
abbiamo gi un diritto alla riconoscenza dItalia: sin dai tempi dellaustriaco
fummo esiliate alla campagna od allestero per le collette raccolte a pr dei
martiri proditoriamente feriti o morti dal tedesco; noi obbligammo gli sposi
ed i fgli a fuggire i teatri, ad operare da eroi pella nostra redenzione; rac-
cogliemmo le offerte pella patria, vestimmo i militi fratelli, assistemmo agli
spedali ora vogliamo fare di pi; vogliamo educarci noi ed i nostri fglioli.
Nessuno potr negare che il pregiudizio di non istruire le femmine non sia
ricaduto sopra gli uomini. Lamore di patria, le idee di fratellanza, i liberi
sensi che dora in avanti ogni fanciullo berr col latte e confonder col bacio
materno, prepareranno allItalia una generazione di eroi che sar la sua sal-
vezza ed il terrore dello straniero.
Adele Cortesi
120
La Legione delle Pie Sorelle
Lo spirito di associazione femminile si propaga dappertutto, come mostra la Legione
delle Pie Sorelle creata a Palermo nel 1848. La Legione aveva obiettivi di reclutamen-
to massiccio nei regolamenti qui presentati si parla di raggiungere il numero di
milleduecento sorelle e si apriva a possibili espansioni in altri settori di intervento.
La Legione presenta una struttura tutta al femminile, anche nei ruoli di tesoriere e
contabile, diversamente dalla Societ di Signore di Livorno. Laver come punto di
riferimento un ecclesiastico, a giudicare dalla breve premessa apposta dal sacerdote
Antonio Lombardo, non ignaro di esperienze associative in altri paesi, non sembre-
rebbe poi pregiudicare pi di tanto liniziativa; al contrario, appoggiandosi a chiese
e parrocchie come rete di raccolta per i fnanziamenti, lorganizzazione poteva in
teoria contare su un approvvigionamento pi generoso della semplice quota pagata
dalle iscritte. Il controllo si faceva per sentire sul piano pedagogico. Tra gli obiet-
tivi della Legione fgura listruzione per le ragazze bisognose, e in questo caso la
sorveglianza degli studi da parte di un sacerdote viene esplicitamente ricordata. Nel
1848 la Legione, come rete associativa di donne nobili e di alta borghesia, svolse un
ruolo di primo piano nella rivoluzione palermitana, in primo luogo nellassistenza
ai feriti, prodigandosi poi per le necessit delle donne pi povere, malate o profughe.
Benefcenza e carit diventano cos, insieme alla pubblicazione di un giornale dove
si sottolineava lutilit della cooperazione, il modo per intervenire nella situazione e
trovare un ruolo pubblico. Donne pie che curano e vigilano profondamente investite
del loro valore sociale.
Regolamenti delle Pie Sorelle
ALLE DONNE SICILIANE
La Legione delle Pie Sorelle, da me istituita, unopera di carit, che merc
la pratica delle sociali virt tende ad infondere nel vostro sesso gentile un
carattere di nazionalit, che or vi manca affatto; unopera che visitando e
sovvenendo glinfelici, educando e collocando le orfane, raccomanda emi-
nentemente lamor del prossimo, base e fondamento dogni virt cristiana
e cittadina. Ed io a voi laffdo, o Donne gentili, a voi destinate dalla Prov-
videnza ad essere le informatrici degli umani costumi, ed a cui affdata
leducazione popolare del cuore e della mano. La patria rigenerata lasciando
a chiunque libero il dritto di associarsi, molto si attende dallassembramento
delle sue fglie, e voi certo non mancherete alla comune aspettazione: lItalia,
lEuropa vi guarda [].
Le associazioni donnesche dInghilterra, di Francia, e dellItalia smentiscono
lasserto del flosofo di Ginevra, che diceva il vostro sesso incapace di cose
grandi, e solo acconcio a delicati e gentili lavori. E quando con parte del
121
danaro che oggi profondete in caduchi abbigliamenti contribuirete a sollevare
i miseri, e spendendo in benefcio di un loro tempo, che passa ozioso,
sentirete la prima volta lazione e le delizie della vita del cuore, e dagli occhi
delle donne benefcate vedrete spuntare una lagrima di riconoscenza [] vel
dichio, in quel giorno voi sarete altre donne,voi crescerete ai vostri occhi e
sentirete di essere cristiane, vi sentirete cittadine [].
Sac. Antonio Lombardo
Obbietto della Pia Legione lesercizio de sentimenti pi degni delluomo;
la pratica dogni sociale virt, lapplicazione della piet cittadina, il culto di
quella suprema legge morale, che sola pu penetrare l ove ogni altra legge
non guarda o impotente ammutisce; e la cultura e il perfezionamento del
Sesso Gentile.
Formazione della Pia Legione.
1. La Pia Legione comprender mille e duecento sorelle divise in dodici
centurie di cento per ciascheduna.
2. Vi sar una Presidente, dodici Direttrici per le dodici centurie, una Tesoriera-
contabile, una Cassiera, una Bibliotecaria, una Segretaria ed un Cappellano.
3. Pi Legioni avranno una Presidente Generale assistita duna Segretaria
Generale.
Introiti e conti.
1. Vi sar una Cassa da tenersi dalla Cassiera.
2. Ogni Pia Sorella contribuir tar due al mese.
3. In ogni Chiesa, Confraternita, Offcina, Associazione, vi sar una cassettina
delemosina con sopravi scritto Alla Pia Legione. Ogni cittadino spinto dal
sentimento religioso e civile della carit del prossimo verser la sua oblazione
in quelle cassettine, che sapriranno in ogni ultima domenica di mese alla
presenza della Presidente.
4. Sar cura e dovere della Presidente e delle Direttrici farsi accordare dal
Governo alcune serate teatrali a benefcio delle povere.
5. Una volta allanno, ne due giorni susseguenti alla Pasqua di Resurrezione,
la Presidente e le Direttrici faranno un giro per la citt appellandosi alla
generosit della popolazione.
[]
Uso delle contribuzioni.
Le contribuzioni varranno
1. A mantenere un Gineceo.
122
2. A sovvenire le vedove, le orfane, e le oneste famiglie indigenti; preferendo
sempre quelle, che perdettero o perderanno i parenti pugnando a pro della
Patria.
3. A somministrare una somma annua agli Asili dInfanzia.
4. Allacquisto di quei libri e giornali, che possono singolarmente infuire
alleducazione donnesca.
Istruzione ed educazione.
1. Nel Gineceo verranno alimentate ed istruite venti povere orfanelle di one-
sta famiglia, prescelte dalla Pia Legione.
2. Saranno ammesse da 6 ad 8 anni.
3. Compiuta la loro istruzione ed educazione, ne verranno dotate e collocate
quattro allanno della Pia Legione.
4. Vi saranno quattro Maestre, due destinate allistruzione letteraria, mora-
le e religiosa; e due allistruzione de lavori donneschi. Esse dovendo im-
piegare gran parte della giornata, ove non vogliano prestarsi gratuitamente,
avranno una gratifcazione di onze tre mensili per ciascheduna.
5. Una Rettrice stanzier nel Gineceo, e lo regoler sotto la dipendenza delle
Direttrici, che a turno si porteranno a visitarlo.
6. Il Cappellano, oltre agli obblighi del suo uffcio, sorveglier lorganismo
degli studj pedagogici.
7. Nel Gineceo vi sar una Biblioteca ed una Camera di lettura, ove avranno
libero accesso le Pie Sorelle.
8. Una Bibliotecaria avr cura delle stesse.
Delle riunioni.
1. Nel Gineceo vi sar una Sala di riunione.
2. La Pia Legione si riunir in ogni ultima Domenica di mese.
3. Quaranta Pie Sorelle riunite sono in numero legale.
4. La Presidente manifester i temi su cui crede doversi occupare la Pia Le-
gione; come pure tutti i miglioramenti, che giudicher apportare allIstitu-
zione per renderla sempre pi nobile, vasta e profcua.
[]
8. La Presidente avr voto in caso di parit.
9. La Presidente potr convocare una Riunione generale straordinaria, se il
bisogno lo richieder.
10. La Segretaria terr scrittura di tutto, e passer copia delle deliberazioni
123
per i pagamenti, frmata dalla Presidente, alla Tesoriera-contabile e alla Cas-
siera, le quali non trarranno danaro dalla cassa senza cosiffatti permessi.
Altri esercizj di piet.
1. Le Pie Sorelle visiteranno a turno a nomina della Presidente, e per organo
delle Direttrici, gli Alberghi dei poveri, gli Ospedali, gli Orfanotrof, gli Asili
infantili ed altri pii stabilimenti. Studierannosi di allegrare di lor presenza
e cortesia, glinfelici assisterli, e sovvenirli anche in ci di che potrebbero
patire.
2. Ogni Direttrice condurr a pii stabilimenti quel numero di Pie Sorelle de-
stinate alla visita, le quali nel giorno e nellora stabiliti si riuniranno al Gine-
ceo.
3. Le zitelle non sono obbligate a questa visita.
4. In caso di malattia grave di qualche Pia Sorella, questa curer avvisarne, se
vuole, la Presidente, che mander a turno le Pie Sorelle a visitarla.
5. In caso poi di morte, la Pia Legione a bruno vestita assister in chiesa ai
funerali da celebrarsi con semplicit religiosa a spese della cassa.
Durata degli uffcii.
1. Gli uffcj sono annuali.
[]
3. permessa la conferma per una sola volta, e la rielezione dopo lintervallo
di quattro anni.
4. La Presidente rieletta, al fuire del suo uffcio, in premio delle durate fa-
tiche, avr un ritratto in buona litografa da collocarsi della Sala di riunione.
[]
124
Aprire gli studi legali alle donne
di Giulia Molino Colombini, 1856
Una cultura estesa e solida ma anche utile alla vita: questo lideale che persegu
Giulia Molino Colombini in tutti i suoi scritti. Sposata a un medico condotto in una
frazione di Pinerolo, rimane giovanissima vedova con un bambino. Resta a vivere
l, compone versi, riceve nella sua casa Silvio Pellico, Nicol Tommaseo e Vincen-
zo Gioberti, attenta e partecipe dei suoi tempi. Collabora alla rivista di Genova
La donna. Famosa rimane la polemica ingaggiata sulla rivista contro le tesi della
femminista francese Jenny dHerricourt a favore della completa libert per le donne
e del libero esercizio di tutte le loro facolt. Le tesi della dHerricourt vengono rite-
nute troppo libertarie dalla Molino Colombini. In questo articolo non solo sostiene
lutilit per le donne di conoscere le leggi che regolano la societ in cui vivono, ma
mostra tutte le contraddizioni che questo defcit innesca rispetto alle altre discipline
impartite nei collegi. Non meglio, si chiede, conoscere le leggi che regolano la vita
associata di quelle che muovono i pianeti?
Chi vive oggid non si accontenta pi che la Donna sia soltanto morigerata,
affettuosa, prudente e vigile faccendiera in casa; ma la si vuole ancora ornata
di varia coltura, e pel decoro della famiglia, e pel diletto della conversazione,
e per lutile eziandio della casa. Il quale desiderio quanto sia fondato sul
vero non lo ricerco io per ora. S veramente mi meraviglio come fra tanti
che si occupano intorno alla educazione della Donna non vi sia, chio cono-
sca, chi, tra le varie cose scientifche delle quali promettono di arricchire le
menti femminili abbia messo in mostra nei programmi eziandio la scienza
legale. Eppure la giurisprudenza occupa anchessa una nobile parte. Si fa
alle bambine studiare la storia affnch simpari da quelli che defnisce gli
avvenimenti passati la prudenza della vita: bene: ma che prudenza possia-
mo acquistare conoscendo le leggi di Licurgo, di Solone, o di Liutprando,
se ignoriamo poi quelle che reggono la societ dei nostri tempi e del nostro
paese? ci vogliono addottrinate nelle ragioni del calcolo perch sappiamo
fare i conti del nostro avere; ma che ci giova se ignoriamo il patrio diritto
fondamento della propriet? Colla fsica e chimica applicate alleconomia
domestica ci rendono esperte ad usar bene delle forze della natura: ottima
cosa: e basterebbe qualora avessimo da fare solo colla natura bruta e non ci
toccasse di convivere cogli esseri umani governati da leggi speciali per cui
sinforma il vivere civile. Io sono davviso che ci vantageremmo pi a cono-
scere le norme che regolano gli uomini, anzich a conoscere le leggi secondo
le quali si muovono i pianeti. E cos similmente possiamo ragionare di tutte
125
le altre scienze che si promettono alle nostre fanciulle; e confrontate colla
opportunit della scienza legale, generalmente scapiteranno.
Par dunque vergogna congiunta a danno che mentre ci vogliono di tante
peregrine cognizioni fornite, ci abbandonino poi a cos grande ignoranza
dogni civil legge che soventi non siamo neppure capaci di esporre lo stato
delle questioni, che ci occorrono, al giurisperito quando vogliamo consultar-
lo, o intenderlo allora che ci consiglia: e ci facciamo spesse delle paure per
ombre da nulla, mentre che trascuriamo poi inavvedute gli atti di suprema
importanza.
Che diremo pertanto di una cosifatta omissione? Limputeremo al sistema
ancora troppo ristretto dei moderni istitutori? Ma il secolo nostro nel pro-
porre studi pecca anzi nel troppo che nel poco. Laonde converr cercare altri
motivi di una tale esclusione degli studi legali, reputando che per poco fos-
sero stati possibili, s certo non li avrebbero pretermessi. N so immaginar-
mene alcun altro fuori di quello che nasce dalla natura stessa della scienza.
Con questo non voglio gi dire che il cervello donnesco sia meno del ma-
schile idoneo a cogliere le ragioni del giusto; applicando possiamo diventare
giurisperite al par dogni altro. Ne sian fede quelle egregie le quali in Italia e
fuori si acquistarono fama di peritissime nella giurisprudenza, e sono tante
che non potrei qui tutte nominare. Voglio dunque dire che la scienza legale,
perch scienza amplissima, se pu essere utilmente coltivata da chi special-
mente vi si consacra, sia questo o uomo o donna, non pu per contro recare
alcuna utilit a chi ne sfori solo leggermente la superfcie. Anzi dubito che
possa occorrere in questa, come in tante altre parti dellumano sapere, in cui
la totale ignoranza meno perniciosa di una lieve istruzione.
Infatti la giurisprudenza non una scienza astratta dove imparati alcuni po-
chi principii ne conosciamo sul sicuro tutte le conseguenze che ne derivano;
come avviene p.e. nellaritmetica; chi sa le regole delle quattro prime opera-
zioni se ne pu servire senza timore di errare al pari del pi insigne mate-
matico, sebbene esso nulla conosca delle frazioni, delle proporzioni od altro.
La scienza legale non cos; essa scienza applicata, ed i fatti a cui bassi
ad applicare sono generalmente s varii e complessi da rendere incerto ogni
giurista che non abbia a mente non solo tutte le leggi generali, ma eziandio
ogni pi minuta eccezione. Che faremo allora studiare alle nostre alunne?
Forse i soli principii generali che esser denno il germe ed i regolatori di ogni
legge positiva? Ma questi come derivati del buon senso, non hanno duopo
di grande studio a sapersi, e come generali poco valgono per districare una
questione da decidersi secondo il diritto positivo, mercecch le leggi positive
sono fatte appunto per quei casi ove il diritto naturale alla intelligenza del
quale basta il senso comune, non ha una risposta perentoria a fare. Sulla
scorta adunque di questi soli principii generali di giustizia la nostra fanciul-
126
la potrebbe forse preporre buonissime leggi in diritto costituendo, ma diff-
cilmente indovinerebbe qual la legge nel diritto costituto. Che dunque le
faremo studiare?
Un avvocato francese pens di aver giovato alle sue concittadine col raccorre
in un volume intitolato La jurisprudence de la femme tutti gli articoli delle leggi
che hanno relazione alla Donna, come Donna. Ma egli non pens che oltre
di esser donna, essa anche cittadina, e come tale pu trovarsi implicata in
pressocch tutti gli accidenti che occorrono alluomo, nei quali casi la sua giu-
risprudenza femminile non le gioverebbe e troverebbesi costretta a por mano
a quella che di tutti. La quale basta ad occupare tutta la vita di un uomo. Che
sceglieremo dunque da s vasto campo per la istruzione delle fanciulle? Mi
si risponder forse: il Codice studiato per sommi capi; ma se poi il caso che
capita alla giovinetta sar da giudicarsi non secondo il principio generale che
ella sa, ma in via di eccezione o di pura interpretazione, in tal caso che sar del-
la nostra giurisperita? Creder di operare con fondamento perch conosce la
legge, non curer provvedersi di consigli, e poi nello stringere saccorger che
la sua scienza non fece altro che renderla presuntuosa ed ingannata. In legale
meglio saper nulla che saper poco Cos sembra la ragionino coloro che ne
programmi collegiali omisero affatto la giurisprudenza.
Se non che potrebbesi rispondere a tali osservazioni, e dire: questi inconve-
nienti non sono s propri delle leggi che non sieno comuni a tutte le scienze
applicate, le quali pare trovino grazia presso gli istitutori femminili. Si ponga
a cagion desempio la chimica. Si crede forse che con quelle poche lezioni che
si danno in un collegio la fanciulla possa giudicare a fl di scienza dei feno-
meni, non che altro della sola sua cucina, e stabilire scientemente che questo
cibo salubre, questaltro velenoso? La chimica, la fsica, le matematiche,
applicate, come si pretende fare, alleconomia domestica, sono scienze com-
plete, non altrimenti che la scienza legale, in cui il menomo aggiunto mutato
nel fatto, o la pi leggera eccezione nella legge mutano enormemente il ri-
sultato. Ma se la natura complessa dei fatti chimici, matematici e fsici non
tolgono che si insegnino queste scienze applicate alleconomia domestica, e
perch non vorrassi concedere altrettanto alla giurisprudenza insegnando
ad applicare la legge ai casi pi comuni della vita femminile?
Probabilmente a tale interpellanza si risponderebbe: lampiezza stessa ed
astrusit delle scienze naturali toglie alla donna la presunzione di volere,
sulla scorta dei pochi principii avutine in collegio, arrischiare unesperienza
nuova, o farne alcun altro genere di applicazione per poco che sia incerto o
pericoloso. Che invece la scienza legale, opera tutta delluomo e meno lunga
e profonda delle opere della natura, potrebbe allettare pi facilmente la don-
na che si crede istrutta a studiare di per s, e cos a cadere in ispropositi per
saperne troppo e non abbastanza.
127
Capisco: si risponderebbe forse ancora: capisco: fsica applicata, chimica ap-
plicata, matematiche applicate si insegnano alle fanciulle collespressa con-
dizione che guardinsi ben bene di applicarle. appunto quello che mi pare-
va al vedere le tante scienze che fgurano nei programmi collegiali.
Tutti questi bei nomi di lezioni sono dunque posti l a doppio scopo: a fare
onore al collegio quando le bambine ripetono il d dellesame qualche nome
scientifco; e poi a continuare a far pompa di scienza nelle conversazioni. Se
dunque potessimo dalla giurisprudenza raccogliere qualche migliore utilit
che non raccogliamo dalle altre scienze, non avrebbe essa alquanto di ragio-
ne a dire a qualcuna delle scienze sorelle di cessare per dar luogo a lei? o, se
non cessare affatto, almeno di lasciarle un cantuccio?
Se poi una leggera istruzione intorno alle leggi possa recare qualche pratica
utilit alla donna senza pericolo della indicata presunzione, e quale debba
essere questo studio, proverommi a dirlo in un secondo articolo.
Giulia Molino Colombini
129
COME PARTECIPARE
Sono molte le forme in cui le donne presero parte ai fermenti di rinnovamento na-
zionale, anche prima del 1848-49 quando, una volta scoppiata la guerra, la par-
tecipazione si appoggi a gesti politici espliciti e il tipo di impegno pi consono
alle donne fu oggetto di dibattito. Alle iniziative di riforma sociale, alle discussioni
avviate su alcuni giornali, alle tante aperture di case quella socialit salottiera
che serviva spesso da copertura per mascherare lo scambio di opinioni politiche si
affancano forme di impegno pi direttamente di supporto allattivit cospirativa
e alle strategie politiche. Il modo con cui la brillante Bianca Milesi Mojon contri-
bu alla fallita cospirazione del 1820-21, un crittogramma per favorire la segretezza
della comunicazione e aggirare il controllo della censura, ne offre un signifcativo
esempio. Lingegnosa invenzione di Bianca Milesi non rester un unicum, altri e
diversi stratagemmi seguiranno, praticati dalle donne per comunicare con mariti e
fgli condannati politici, per far arrivare in prigione le informazioni e tutto quanto
necessario alla sopravvivenza fsica e spirituale dei prigionieri, per trasferire denaro
alle associazioni, per distribuire scritti e giornali. Inchiostri simpatici, sottofondi,
stratagemmi di ogni tipo entrano a far parte della routine quotidiana nellesistenza
di molte donne e ne troviamo leco, con minore o maggiore ricchezza di dettagli, in
alcuni resoconti femminili (pochi per la verit), come le Memorie della Bevilacqua
oppure nelle rievocazioni maschili come quella di Luigi Settembrini.
A partire dal 1848 la partecipazione delle donne alla battaglia per lindipendenza
dellItalia esce dai circoli ristretti e, coerentemente con latmosfera pi generale,
emerge dalla clandestinit e si rende visibile. Nella mobilitazione che d origine alla
rivoluzione a Palermo, alle Cinque Giornate di Milano, e alla sollevazione di Vene-
zia, tra le fle dei rivoltosi e sulle barricate, le cronache e i diari del tempo ricordano la
presenza e lattivo coinvolgimento di donne e fanciulle comuni, spesso travestite da
uomini, non meno pronte degli uomini a prendere parte ai combattimenti. Una pre-
senza inedita, potenzialmente eversiva, che contribuisce a dare agli avvenimenti del
48 e del 49 quella caratterizzazione di massa rimarcata da tutta la storiografa.
Il fatto che anche per le donne la politica passi dalle tenebre alla luce comporta
130
numerose conseguenze sul piano delle forme della comunicazione e del confronto.
Sul piano della comunicazione gli indirizzi, gli appelli e le risposte che si scambiano
tra di loro le donne (piemontesi, lombarde, toscane, bolognesi, di Sicilia, come si de-
fniscono) diventano uno strumento per ribadire adesione e solidariet alle battaglie
e ai sacrifci affrontati e per costruire una prima rete di mobilitazione nazionale. Il
dibattito politico va incontro ad una vera e propria accelerazione, poich tra le donne
stesse non sempre omogenea fu la lettura di quale fosse la forma di partecipazione
pi adeguata. In altre parole, la condivisione degli ideali risorgimentali tra uomini
e donne si sposta dal piano della propaganda e della diffusione culturale a quello
del ruolo che le donne possono svolgere nella situazione di scontro che si crea-
ta. Attivate dai legami personali e dalle reti di relazioni preesistenti, le opzioni in
campo sono svariate. Prendere posizione sulle questioni di attualit politica come fa
Cristina di Belgiojoso, schierandosi a favore dellannessione al Piemonte e non della
ipotesi confederata; una delle poche donne, va detto, insieme a Caterina Franceschi
Ferrucci, che interviene nel merito delle questioni politiche. Oppure dedicandosi alla
raccolta di tutto quanto possa essere utile alla guerra, attivandosi per reperire fondi e
materiali per lassistenza ai feriti. Loro infatti non meno necessario delle braccia
che abbracciano i fucili. La maggioranza fa leva sulle tradizionali qualit femminili,
come cucire uniformi e bandiere e dare assistenza e un primo conforto ai feriti. Non
manca anche chi spinge a voltare decisamente le spalle alle mode straniere per esibire
abbigliamenti in linea col tricolore. Non manca nemmeno chi, trasgredendo i confni
simbolici profondi che connotano il maschile e il femminile, intende spingersi come
accade a Venezia sul terreno della piena uguaglianza, chiedendo di formare batta-
glioni femminili. A questa prima richiesta far seguito nel 1866, sempre a Venezia,
la protesta per la esclusione delle donne dal voto per il plebiscito dellannessione e in
alcuni casi la formazione di seggi dimostrativi di plebisciti femminili. Sottoscrizioni,
fondazioni di comitati per raccogliere gioielli e denaro si moltiplicano, alcune tra-
sformano i loro palazzi in ospedali. Mentre lassistenza ai malati e il ruolo infermie-
ristico vengono canalizzati in comitati femminili a larga presenza nobiliare, subito
arginato appare il tentativo di inscrivere le donne nel ruolo di difesa attiva, non bene
accetto del resto a molte. Comunque sia, si moltiplicano gli inviti alle donne a non
restare inerti, e a mostrare la virt patriottica femminile.
131
Comunicare in segreto
Il crittogramma inventato da Bianca Milesi
Del ruolo avuto da Bianca Milesi nella cospirazione del 1821 resta solo questo critto-
gramma utilizzato dai congiurati per neutralizzare lopera di censura delle autorit e
far comunque circolare le informazioni. Come funzionava? Presi due fogli di identica
grandezza, si inserivano le frasi strategiche nei riquadri del crittogramma, dopodi-
ch levato il foglio con il crittogramma le informazioni destinate ad essere segrete
venivano inserite in discorsi banali e non sospetti. Una volta ricevuta la lettera, il
corrispondente sovrapponeva il foglio con il crittogramma per decifrare i passaggi
segreti. A fare il suo nome come inventrice del sistema fu il De Castilla. Quanto alla
donna, neg ogni addebito.
132
Pronte a combattere
Nel 1848, una volta scoppiata la rivoluzione a Palermo, Milano, Venezia e nei ter-
ritori veneti, le donne presero parte ai moti insurrezionali. In alcuni casi il desi-
derio di partecipare in prima persona ai combattimenti esplicitamente dichiarato
e formalizzato. il caso a Venezia della richiesta di aggiungere un battaglione di
donne analogo a quelli della Guardia civica; il caso ancora dellappello alle armi
di Marina Graziani, sorella di Leone Graziani, comandante della Marina veneta e
poi triumviro con Daniele Manin e Cavedalis. Non meno esplicite le reazioni di chi
crede siamo sempre a Venezia che la partecipazione delle donne debba seguire ca-
nali pi tradizionalmente femminili, come raccogliere i fnanziamenti oppure cucire
gratuitamente le uniformi.
Lettera delle nostre eroiche Veneziane; da ogni cuore sorger la lode che nes-
suna parola potrebbe dare adequata al merito della forte e gentile proferta:
CITTADINO COMANDANTE DELLA GUARDIA CIVICA IN VENEZIA.
Mentre tutti glitaliani corrono alle armi per liberare la nostra generosa na-
zione dal giogo straniero, noi donne italiane non sappiamo resistere al bi-
sogno di servire noi pure ad una causa s santa. Coi nostri padri, coi nostri
mariti, coi nostri fratelli, vogliamo dividere i pericoli; vogliamo dividere con
essi lonore di salvare questa patria comune. Debole certo il soccorso delle
nostre braccia, ma s vero che la difesa pi tremenda il coraggio, noi por-
tiamo fducia di poter in questi gravi momenti giovare alla patria. Cittadino
comandante! Alla vostra guardia civica aggiungete un battaglione di donne.
Destinate da voi, quando urga il pericolo o a curar i soldati feriti o a formare
cartucce, o a trattare le armi, le Veneziane non isdegneranno nessuno uffcio,
il quale abbi per fne la indipendenza di tutta Italia.
ANTONIETTA BENVENUTI ELISABETTA MICHIEL GIUSTINIAN TERESA MOSCONI PA-
PADOPOLI
10 aprile
ALLE MIE CONCITTADINE DI VENEZIA
La sicurezza della patria, lamore della libert, sono forse sentimenti esclusi-
vi soltanto degli uomini?
Che cosa siamo noi? Incapaci forse di questi nobilissimi affetti?
Grave ingiuria vi farci nel dubitarne.
Dunque allarmi anche noi, e se abbiamo lamarezza di essere state prevenu-
te, seguiamone almeno lesempio.
133
La difesa esterna della Patria potrebbe reclamare il braccio della Guardia
cittadina.
Dio non lo permetter, e le benedizioni di Pio attuteranno il pericolo.
Se ci per altro non avvenisse, duopo dare una sostituzione alla Guardia
civica, che tanto ha meritato della Patria.
Accorrano dunque alla pronta inscrizione tutte quelle cittadine che sentono
la carit della patria, ed offrano le loro fatiche e le loro vigilie onde conserva-
re lordine e la sicurezza pubblica.
Non aggiungo eccitamenti per cagione doffendervi.
Io sono autorizzata a ricevere queste inscrizioni.
La mia casa a SS. Gio[vanni] e Paolo, calle dellOspedaletto al n. 6371, sar
aperta col giorno 11 aprile dalle ore 11 alle ore 2 pomeridiane.
Diamo anche noi un saggio di patriottismo e di fratellanza, e diamolo col
cuore, e si smentisca colle opere lassurdo principio, che le donne sono nate
per la conocchia e lago.
La cittadina Maria GRAZIANI
12 aprile 1848
ALLA CITTADINA MARIA GRAZIANI
Lodevole e santo divisamento fu senza dubbio quello di chiamare le valo-
rose vostre Concittadine a prestare utile servizio alla Patria, inscrivendosi
presso di voi per costituire un corpo di Guardie civiche femminili.
Potrebbe invero emergere il caso che anche le donne per la salvezza della Pa-
tria dovessero gittare da parte la conocchia e lago; ma sembra a taluno, che
in questo momento, possano invece le donne prestare un servizio pi utile,
se non colla conocchia, almeno con quellago che voi test loro consigliaste
a deporre.
Ora che prescritto dal superiore Comando, che ciascuna delle Guardie civi-
che debba vestire un uniforme gi determinato, non vi parrebbe importante
uffcio quello di richiamare le volenterose vostre Concittadine a cucire gra-
tuitamente un uniforme, almeno per quegli individui che non hanno mezzi
proprii suffcienti per soddisfare laltrui opera venale?
Se vi pare che non pensi male a proposito, piacciavi a questuopo di farvi
Capo per una inscrizione delle vostre concittadine; ed in pari tempo, distri-
butrice degli Uniformi tagliati che, a cura dei Sarti destinati dal Comando, vi
saranno alluopo consegnati.
Viva lItalia! Viva la Repubblica! Viva la Guardia civica!
La cittadina IRENE FERRARI
134
16 aprile
ALLE DONNE VENEZIANE
PROPOSTA
Alcune cittadine generose si offersero di adoperarsi pel bene della patria in-
stituendo un Battaglione di donne e bene pensarono, seguendo cos lesem-
pio di altre parti dItalia. Le sottoscrizioni sono gi in gran numero di modo
che quandanche, e Dio non voglia, fossero frequenti i feriti nessuno rimar-
rebbe senza un affettuoso soccorso.
Non tutte per si sono inscritte o possono inscriversi in quel ruolo. Le cure di
madri divengono ora pi sacre, ora che i fgli nostri possono avere una patria
la quale richiede indefessa e solerte la vigilanza sovra questa nuova genera-
zione che deve crescere con anima generosa e membra robuste. E laffetto e
lingegno e il braccio dei pargoli devono le madri educare alla patria! Questo
dovere compreso da tutte, io spero, cui Dio concesse il santo nome di madri
ed ora, diciamolo con orgoglio, di custodi e conservatrici della gloria futura
del nostro paese, questo grande dovere impedisce ad alcune di offerire lope-
ra loro nei comuni bisogni.
Si propone adunque a queste e ad altre che volessero dimostrare come an-
che in esse possente lamore della patria, di spogliarsi di qualche monile,
smaniglio, o qualunque altro ornamento doro, offrendolo al Governo prov-
visorio di questa citt, onde allinsieme di queste offerte venissero coniate le
prime nostre monete che marcheranno questera del risorgimento italiano. E
queste monete si impiegassero, nel miglior modo possibile, a vantaggio delle
classi pi povere fra gli operaj, fra qu tanti che, nellimprovviso cangiamen-
to della nostra condizione, rimasero sprovvisti di lavoro e di ajuto.
Affnch poi questo pensiero fosse guidato da schietto amor patrio, e non da
pompe di gare fastose, sarebbe a desiderarsi che unapposita commissione
ricevesse le offerte non rendendo noto al pubblico che il solo nome delle
offerenti. Cos la modesta cittadina e lumile artigiana potrebbero unirsi, in
relazione a propri mezzi, alla classe pi doviziosa; lintenzione generosa
porrebbe a livello le forze impari e ne verrebbe al paese nostro un esempio
di cittadina e fruttuosa concordia.
UNA MADRE
135
Parlare in pubblico
Lettera di Cristina di Belgiojoso a Augustin Thierry da Roma,
30 dicembre 1847
Grazie alla corrispondenza intrattenuta con gli amici francesi, di Cristina di Bel-
giojoso non conosciamo solo gli scritti politici ma molto anche del suo vissuto e delle
sue emozioni. Il suo ritorno in Italia nel 1847 fu ritmato, come descrive in questa let-
tera, da entusiasmo e curiosit da parte delle associazioni pi diverse, che la costrin-
sero a prendere la parola in pubblico. Perfomance che vive con tensione. Al contrario
delle attrici che offrono il volto ad altri personaggi, lei esibisce s stessa. Indicativo
il paragone che istituisce tra il suo viaggio e quello di OConnell, (chiamato anche
il liberatore), protagonista della lotta dei cattolici irlandesi per il riconoscimento dei
loro diritti. Tra laltro OConnell era morto pochi mesi prima a Genova.
S, amico mio, il mio viaggio in Italia rassomiglia ai viaggi di OConnell at-
traverso lIrlanda. Le autorit delle citt per le quali passo vengono ad acco-
gliermi. E l dove mi fermo, tutto organizzato per il meglio per ricevermi.
A Firenze, indipendentemente da tutte le visite che ricevevo, sono stata invi-
tata a partecipare ad unassemblea popolare, ed essendoci andata, sono stata
ricevuta con evviva; mi hanno fatto sedere su un sedile rialzato che ombreg-
giava una sistemazione di bandiere tricolori, mi hanno rivolto dei discorsi ai
quali sono stata obbligata a rispondere. Ah, un bel problema!
Mi immaginate circondata da 5 a 600 uomini, con gli occhi fssi su di me, in
mezzo ad un silenzio formidabile, pronta a dire chiss che. Il suono della pro-
pria voce, in un caso simile il pi imponente che ci sia al mondo. Qui, vi
rivalit tra i diversi partiti tra chi mi festeggier di pi. Il partito popolare mi
ha fatto sapere che il popolo romano verr una di queste sere portando delle
torce e guidato dai propri capi, per darmi il benvenuto. Il partito des habills
prepara in mio onore e gloria un gran banchetto per domenica prossima. Ci
saranno dei discorsi da ascoltare e (temo) da pronunciare. Infne il Circolo
romano che non ammette le donne ha comunque deciso di mandarmi due
suoi membri, latori di un invito. In attesa i giornali mi sommergono e Roma
intera bussa alla mia porta. una grande soddisfazione per me che amo cos
appassionatamente il mio paese e che mi sono vista cos spesso oggetto di
basse e sciocche calunnie, anche su questo punto. Mi dico oggi quello che ho
sempre pensato, cio che in unepoca di pubblicit come la nostra la verit
fnisce sempre per venire a galla. Ho sopportato molto bene il viaggio, ma
ho appena avuto un attacco di nevralgia. Come potrebbe essere altrimenti?
Mai una donna si trovata nella mia situazione e le emozioni che io provo
136
davanti al pubblico, sono di quelle che guastano i nervi femminili. Cosa
lemozione di unattrice a confronto della mia? La Signorina Rachel presenta
al pubblico le sembianze o il cuore di Camilla e di Fedra; io gli porto il mio
volto e la mia persona [] Lanimosit tra i diversi partiti estrema e questi
partiti si compongono di vili o di matti. Non ho ancora incontrato un uomo
o due con un p di intelligenza eppure ho visto tanta gente [].
137
Ai suoi concittadini
Parole di Cristina di Belgiojoso, 1848
Cristina di Belgiojoso stata la prima donna a capire tutta limportanza della pro-
paganda politica attraverso il giornalismo. Ai molti articoli pubblicati sui giornali
da lei fondati fu una vera pioniera in questo campo e sui giornali francesi, un
interventi doccasione come questo, rivolto ai milanesi allindomani delle Cinque
Giornate del 1848. Nel rivolgersi ai suoi concittadini Cristina rivendica con orgoglio
la sua battaglia di lunga data in favore dellindipendenza dellItalia e argomenta
sia gli aspetti positivi che gli aspetti negativi delle due scelte che sono di fronte ai
milanesi dopo la cacciata degli austriaci da Milano: la scelta confederale e la scelta
dellannessione. Quanto a lei, perora con decisione la soluzione dellunione politica.
Il nome Lombardo stato da voi innalzato fra i pi illustri. Inermi, senza capi
e senza organizzazione avete resistito, prima con forza passiva o di inerzia,
poi colle azioni pi energiche ad un nemico possente, e per forza numerica,
e per forza di disciplina e di organizzazione. Mentre i vostri fratelli Italiani,
mentre i popoli tutti di Europa, che nutrono sensi generosi, piangevano sulle
vostre sorti, e pensavano a radunar mezzi suffcienti per vincere il feroce
Austriaco, voi soli ed in pochi giorni bastaste a mettere in fuga un poderoso
esercito animato da cieco furore, e comandato dal pi barbaro di quanti mai
barbari fossero.
N basta che vi siate mostrati degni fgli di quei Lombardi che un d caccia-
rono il primo Federico. Saggi pure e moderati voi foste col soprasedere ad
ogni importante determinazione, sino allepoca fortunata in cui sentiremo
aver lultimo Austriaco varcata lultima cima delle Alpi Italiane. Il momento
del confitto, e di un confitto al quale la nazione intera partecipa, non mo-
mento propizio alle astruse deliberazioni, alle profonde meditazioni, ai gravi
dibattimenti. Voi tutti unanimi esclamaste: Vinciamo; cacciamo gli Austriaci;
poi radunati in solenne consesso risolveremo di noi e delle nostre sorti.
Cos parlaste, ed al proposito vostro nessuno poteva opporsi. Ma se il tempo
di risolvere non ancor giunto, riconosciamo per non esser mai inopportu-
no il rifettere; e tanto pi allora che trattasi di importantissimi interessi, di
risoluzioni da cui dipendono le intiere sorti di una nazione, e di una nazione
qual la nostra [].
Molte e molte volte io mi compiacqui raffgurarmi la Lombardia liberata
dallAustriaco, ed esaminare le varie soluzioni che dare si potevano al grave
problema della costituzione dItalia [] Queste meditazioni da tanti anni
concepite e con tanto studio custodite, io ve le espongo in oggi, o miei concit-
138
tadini, [] senza pretendere che siano n approvate, n accettate [].
La rivoluzione dell89 ebbe per cagione lidea dei diritti popolari ed il biso-
gno di rivendicarli, e la catastrofe del 1814 avvenne perch la vera tendenza
del secolo verso la rivendicazione dei diritti popolari fu trascurata, per se-
guire invece il falso splendore delle militari conquiste. Questa deviazione
dal retto sentiero, frutt la rovina dellImpero Napoleonico, e delle effmere
libert, concesse piuttosto per tenere i popoli in soggezione, che per far loro
ragione. Nei trenta e pi anni che succedettero a quei disastri, due novelle
tendenze si svilupparono nei popoli, ed ora apertamente si manifestano per
essere tosto soddisfatte, e sono: la uguaglianza civile, morale e politica delle
varie classi dei cittadini, e la ricostruzione delle diverse nazionalit; ossia il
bisogno per gli individui di una medesima famiglia di ricongiungersi, e di
espellere ogni intruso [] Come potr un popolo obbediente ad un tiranno,
far noto i suoi voti ed ottenerne la soddisfazione?
Conviene prima dogni cosa, chei sia libero; Conviene chegli abbia acqui-
stato il dritto di esprimere la sua volont e di farla rispettare. Quindi dovr
invocare la costituzione della sua nazionalit, ed esigerla se fa duopo [].
Lo straniero cacciato; tolto un fortissimo ostacolo alla costituzione della
nostra nazionalit, ma non si pu dire perci che la nostra nazionalit sia
stabilita. Pu stabilirsi, e trattasi appunto di conoscere come meglio si possa
raggiungere questo fne.
LItalia ebbe sorti diverse dal rimanente delle nazioni Europee. Queste si for-
marono nel medio evo in Stati forti e possenti, mentre quella rimase ognor
divisa in molti piccioli Stati fra di loro rivali e nemici, per modo che lin-
tervento e il dominio straniero furono ogni tratto, e dagli italiani medesimi
richiesti come solo rimedio agli intestini disordini [] Molti valenti scrittori
di questi tempi si sono accinti a guarire gli Italiani della piaga del munici-
palismo, e menarono vanto di esservi riesciti. Io pure unii alla loro la mia
voce, e pi duna volta mi portai presso gli stranieri garante, che lo spirito
municipale era spento in Italia.
Ci siamo noi ingannati o no? Se s, lItalia liberata dallo straniero si compia-
cer nelle antiche memorie de suoi gloriosi municipii. Ogni citt penser a
reggersi da per s, non molto diversamente dal modo tenuto nellet di mez-
zo dalle republiche Italiane. Il sentimento della nazionalit (che in qualun-
que proporzione siasi esso introdotto nel cuore degli Italiani certo vi esiste)
far s che i vari municipii stringeranno fra di essi alleanza, e rifuggiranno
dal pensiero di imbrandire gli uni contro gli altri le armi. Secondo ogni ve-
rosimiglianza una federazione riunir le diverse citt, e per qualche tempo
almeno si potr sperare di essere tutti daccordo ed in pace [].
Che cosa accade in una federazione contratta fra diversi, ossia separati go-
verni? La federazione conchiusa sotto certe date condizioni; succede un
139
accidente qualunque che crea fra le parti contraenti una relazione non preve-
duta; nel trattare per defnirla si scostano le une dalle altre; si esacerbono gli
animi e si rompe laccordo. Il contrario quasi impossibile. Nel caso invece
di una unione perfetta, ossia formata sotto un solo governo, ognuna delle
parti che la compongono ha abdicato in una certa proporzione i suoi priva-
ti interessi, anzi parte della sua stessa esistenza come individuo, in favore
dellessere di ragione rappresentato dal governo unico [] Una federazione
si scioglie ad ogni occasione. Lunione non si spezza senza il consenso una-
nime delle parti, motivi gravissimi e scosse dolorose.
Ognuno comprende senza dubbio che cosa io mi intenda per unione politica.
Un corpo compatto e formato di varie parti, ognuna delle quali non conserva
inalterata la propria individualit per modo che alla prima occasione que-
ste moltiplici individualit si urtino, si scostino e si separino; ma nel quale
ognuna delle parti viensene ad abdicare alcune frazioni della propria indivi-
dualit, in modo da comporre un tutto, per quanto possibile omogeneo, ed
a benefzio di cui si abbandonino tutte le singoli pretensioni. Cos formata
lunione, o, per dir meglio, lunit. Colla federazione invece le parti riman-
gono altrettanti tutti, il vincolo che le stringe esterno, non modifca in nulla
lessere loro, e non pu reggere ai tanti e contrarii impulsi che da ogni banda
lo scuotano.
Certo che lunione delle varie parti dItalia non pu aver luogo senza mol-
ti sagrifzii offerti da queste al bene generale. Ma questi sagrifzii debbono
essere conosciuti e ponderati preventivamente, perch ognuno deve accet-
tarne la sua parte, e laccordo devessere concepito in modo da minorarli,
per quanto possibile, e da trovar compensi a quelli che risparmiare non si
possono. Guardi il cielo chio vi proponga di unirvi ad uno degli stati Italiani
accettando la legislazione, le tendenze, le istituzioni e i costumi di questo.
Ci sarebbe lo stesso che costringere uno a rivestire i panni di un altro, e
pretendere che gli debbano andare a pennello. Non mai. I popoli dItalia do-
vrebbero, a parer mio, radunarsi in una delle principali nostre citt; a Roma
se pure vuolsi ed ivi concertare il miglior modo per fondare in un solo stato
tanti stati diversi [].E voi concittadini miei partecipate voi a questi nobili
sentimenti? []
Una federazione suppone tanti corpi perfetti, ossia perfettamente organiz-
zati, ognuno dei quali basta a s medesimo. Ora, credete voi di possedere
uomini bastanti e bastantemente illuminati, per reggere convenevolmente le
infnite parti che formerebbero la nostra federazione? Quali sono gli uomi-
ni sorti dopo la nostra liberazione e degni di governare i loro concittadini?
Cercate in Milano, in Brescia, in Pavia, in Lodi, a Crema, Cremona, ed ogni
dove, e vedete se vi possibile formare un governo nazionale per ognuna
di queste citt. In Milano per esempio in quali mani siam noi? Tranne poche
140
eccezioni, nelle mani degli impiegati del passato governo, di uomini educati
per gli ultimi trentanni ad una scuola di corruzione e di iniquit [] E per-
ch sta il potere presso gli antichi impiegati dellAustria? Perch non si sa chi
mettere in vece loro [] A Milano sebbene sia accaduta una delle pi grandi
rivoluzioni che mai accadessero dai tempi pi remoti sino ai nostri d, non
vha un governo rivoluzionario, ossia escito dalla rivoluzione e rivestito di
quel carattere particolare che compartono le rivoluzioni. Milano non ha oggi
altro che una Municipalit; pi alcuni comitati di guerra, di fnanze, ecc., i
quali stanno in vece dei Ministeri e non hanno di rivoluzionario che il nome.
Pu dirsi che buona parte dellantica amministrazione austriaca sia rimasta
in piedi e continui lantico sistema. Lo stesso o a un dipresso accadde nelle
altre citt della Lombardia ed in alcune del Veneto, e poca differenza vha fra
lo stato attuale ed il passato oltre che il legame che insieme stringeva le varie
citt spezzato ognuna agisce per s.
La tendenza municipale, quella tendenza che fu per lItalia origine di tan-
te sventure e di tanta infamia, gi si fa sentire fra noi e ci minaccia nuovi
disastri. Divisioni delle parti ed incapacit dei governanti; con questi due
elementi la rovina dun paese inevitabile. Come faremo a mettere in piedi
un esercito Lombardo? [].
Poniamo fne per ora a queste brevi osservazioni. Abbiam detto come l Italia
stia ora per segnare la propria sentenza di vita o di morte, e come la penna
stia in questo momento nelle mani dei Lombardi. O lItalia si comporr in fe-
derazione lasciando che ogni parte di lei si regga a modo suo o si fonder in
un corpo solo. Il centro e il mezzod dellItalia sono inclinati a questultimo
partito ma noi Lombardi dobbiamo essere i primi a pronunziarci, e il nostro
esempio sar dagli altri seguito. La federazione non per lItalia combina-
zione novella e non ebbe mai per conseguenze che discordie e guerre intesti-
ne. Lunione sarebbe nuovo esperimento per lItalia, e lesempio degli altri
popoli, non meno che il ragionamento, convengono nel consigliarcela. Sup-
posto che il voto della nazione si pronunzi in favore della unione, rimarrebbe
un secondo quesito e sarebbe: quale, della monarchia o della republica, la
forma di governo meglio atta a raccogliere le nazioni Italiane. Sar questo
oggetto di un secondo discorso.
Dal giorno che questo manoscritto fu consegnato allo stampatore sino ad
oggi, essendo scorso circa un mese, alcuni avvenimenti sopraggiunsero, in
questo non contemplati. E fra le altre cose, la unione della Romagna a noi
sembra prepararsi in altra guisa che noi dicevamo.
NOTA DELLAUTRICE.
141
La giusta partecipazione
Dallarticolo di Guseppina Guacci Nobile
Delluffcio che si conviene alle donne nel 1848 su Il Nazionale
Per Giuseppina Guacci Nobile la donna la sola e naturale amica delluomo.
Questo comporta che, scoppiata nel 1848 la rivoluzione a Napoli, le donne passino
dallindifferenza e dallinconsapevolezza politica che fno ad allora ha governato i
loro comportamenti al sostegno attivo della battaglia di libert. Non certo andando
a combattere, ma occupandosi della famiglia e delleducazione dei fgli, sostenendo e
spronando gli uomini, affrontando pericoli e morti con animo sereno. Diventeranno
cos autrici e custodi della libert italiana.
Quantunque ai nostri giorni gli alti e splendidi fatti non pur degli uomini
ma delle nazioni, tengano gli animi come levati da terra e volti, piuttosto che
ad altro, ai meravigliosi destini che saprono innanzi al genere umano, []
vogliamo un poco ragionar delle donne ed alle donne nostre e dire qual sia
la loro importanza nei presenti tempi, e vedere, segli possibile, qual uffcio
si convenga ad esse in questo secolo di risorgimento e di luce.
La donna la sola e naturale amica delluomo. Nessun affetto, nessuna sete di
potere, nessuna gloria, nessuna perversit, possono chiuder lanimo delluo-
mo, non dico allamore, ma bene al puro desiderio di venire in pregio agli
occhi dellaltro sesso. Nessuna cosa agguaglia il biasimo o la lode che parta
dal labbro di una donna, nessuna felicit pari a quella di sentirsi veramente
e nobilmente amato [].
Questa bella e serena parte dItalia, dilaniata da tedeschi e francesi, consuma-
ta da discordie intestine e da ultimo condotta a miserabil termine da lungo
reggimento viceregnale, parve si rianimasse a vita propria e nazionale []
allorch il tedesco e lo spagnuolo vi rialzarono il trono dove locarono Ferdi-
nando fgliuolo di Carlo terzo di Spagna e Maria Carolina di casa dAustria.
[] Quindi le nostre donne come quelle che desideravano ad ogni prezzo
pace e quiete, n sapeano punto distinguere lonore nazionale dalla igno-
minia, fecero buon viso al ritorno del Primo Ferdinando, sorrisero ai vivaci
soldati, francesi, non compresero la occupazion militare dei dieci anni, e sa-
lutarono con la stessa serenit nel 1815 la ristaurata casa Borbone.
Daltra parte gli uomini sfduciati dalla mala pruova della repubblica, noiati
della soldatesca straniera, se a quando a quando ebbero qualche lampo di
libert nella mente, nulla trovarono fra le domestiche pareti che quella lam-
peggiatrice idea confortasse, e lusingati anzi dalle femminili preghiere che
attendessero ai carichi o agli onori, pensassero alle prosperit dei fgliuoli,
142
si appoggiarono alla speranza che un reggimento largo e temperato potesse
condurre a buon porto la causa della libert italiana.
[] La educazione delle donne intanto teneva ancor del francese, perocch
non a negarsi che in mezzo a quella furia dinvasione vi furono pensieri di
miglioramento, i quali non debbono sfuggire ad unacuta politica []. Nulla
adunque venne mutato nella essenza delle cose; soltanto ammiseriti i modi,
si cominci a coltivare le corporali qualit delle fanciulle, trascurando il resto
che forse i francesi non avrebbero trascurato, seguitando a farle solo amma-
estrare nel ballo, nel canto, ne lavori dellago ed in tutte quelle superfcialit
che tanto accarezzano lorgogliuzzo donnesco. []
Le donne dunque rimasero n francesi n italiane quasi senza memoria di
patria nessuna, e fatte madri, pochi doveri conobbero, pochi diritti acquista-
rono; e noi possiamo dire coscienziosamente che la spinta data dalla invasio-
ne francese alla educazione delle fanciulle napoletane dura ancora fn oggi
e durer fnche non si ricominci su quelle poche rovine a riedifcare secondo
laltezza del secolo e dellanimo italiano ponendo da banda ogni scimmieria
forestiera.
[] scoppi la rivoluzione del 1820 [] le donne stettero innanzi a quegli
avvenimenti, quasi come oggi stanno innanzi ad una rappresentazione tea-
trale; applaudirono quando videro il riso della Fortuna, arsero dira quando
ne parve loro il momento, ma non seppero spirare pur unaura di fducia
a petti degli uomini, ed al fne nel d che ogni speranza fu volta in basso,
non inorridirono alla divisa tedesca: alcune anzi non vergognarono di udir
parole di amore da quei soldati che portavano su la fronte i lauri della non
combattuta vittoria, altre osarono incolpar del novello disordine e della di-
voratrice signoria forestiera, i loro martiri o fuggitivi fratelli.
[] E tutto quanto si operava era ignoto alle donne, e luomo chiamato dal
divino volere a nuovordine di cose, non udiva una voce nella propria casa
che a combattere il fortifcasse, e spesse volte la vista della donna sua non
pensosa n trista, dov pure farlo procedere tentennando, come colui che
non osava dar francamente la vita alla terra natale, perch sapea bene in
quali inesperte mani sarebber caduti gli orfani fglioletti.
Intanto lo svolgersi de nuovi tempi, la cecit dei governi, il tormentare de
perversi, la infrazione delle leggi umane e divine, concitavano gli animi: di-
sfavillava daltra parte la mente di Pio IX, promettente salute allItalia []
Eccoci dunque ritornati uomini, eccoci diventati antesignani di civilt a tutta
la rimanente penisola, eccoci lodati e rispettati da forestieri, e dir anche
imitati, che certo il nostro risorgimento ha infammati gli animi francesi a
quella veneranda rivoluzione: ma poco questo, anzi nulla, se non sapremo
vegliare e fecondare le nuove leggi, se con tutte le forze nostre ristrette insie-
me non daremo mano alla desiderata rigenerazione.
143
Ad ottenere il qual fne, noi vogliam rivolgerci soprattutto alle donne e le
richiederemo non di dottrina non di eroici pensieri, ma della unione neces-
saria fra loro e per conseguenza necessarissima della abnegazione di s me-
desima.
Inutile ora sarebbe linsegnar loro il cammino de tempi, da che in tutte le
piazze, nelle case tutte si ragiona della unanime volont italiana, della libert
svizzera, della repubblica francese, della fremente Alemagna, della impos-
sibilit che i nuovi ordinamenti tornino indietro (tedeschi o non tedeschi),
della benedizione celeste che chiara discende su tutta quanta lEuropa ed in
ispezialit su la Italia. Per ad esse nota ogni cosa, la parola Italia tante vol-
te e tante ripetuta, gi dee loro suonar dolce allorecchio; spoglino fnalmente
ogni amor proprio, si raccozzino insieme e prendan consiglio e provvedi-
mento intorno alla educazion de fgliuoli, che agli uomini, intricati negli
affari politici forza di consacrarsi tutti a pro del paese le cui nuove leggi
per la corruzione dei popoli solo potrebbero pericolare. Alle donne dunque
affdata la santit della casa, il futuro destino della crescente generazione, la
virt stessa dei mariti, i quali ormai han bisogno di trovarsi in armonia con
tutto che li circonda, per non cadere oppressi dalle gravi fatiche che impo-
se loro il secolo risorgente. Qui le ci potrebbero rispondere: E voi che tanto
avete cianciato su la vanit della nostra educazione, voi pretendete da noi
povere femminette, cose che sarebbero ardue anche a fortissimi petti virili?
Ed a queste giuste parole noi bene replicheremo: Che nei tempi di concita-
zione, ciascuno sorpassa s medesimo e lumano spirito si disviluppa quasi
oltre il potere, aggiungeremo esser le donne in questo eccellenti come quelle
che dotate di dilicatissime fbre ed impressionabili, possono spiccare un volo
a cui elle medesime non aspiravano. Ora esse non debbono vestire armi, non
rinfocolar le ire, ma invece sorreggere ed accompagnare gli uomini in questa
novella e diffcil via, al quale uffcio pare le abbia create il Supremo Rettor
del tutto, vadan moderando i pi ardenti, spronando i pi timidi, diansi fra
loro la mano, maledicano ad alta voce i traditori, ad alta voce lodino i ge-
nerosi, non perdonino la fatica nella educazion de fgliuoli, drizzino il loro
primo intendimento a formar ottimi cittadini, guardino con volto tranquillo i
pericoli e le morti, portino scolpito nel cuore essere solo e vero male, la mala
coscienza.
Cos di leggieri potranno riconquistar la stima degli uomini, cos divente-
ranno loro consigliere ed amiche, cos armonizzando la vita domestica con la
civile, saranno autrici e custodi della duratura libert italiana.
144
La memoria di Camilla e di Clelia
La poesia patriottica femminile comincia prima del 1848. Mentre prima al centro dei
versi politici la grandezza della tradizione storica che pu vantare lItalia e lamore
per la Patria, con il 1848 il tema del riscatto e dellonore predomina. Gli uomini mo-
streranno le loro virt attraverso la forza e il combattimento, le donne attraverso il
sostegno coraggioso dato agli uomini che combattono, la generosa offerta dei propri
beni e la memoria dei martiri che sacrifcano la vita per la libert italiana. Come si-
gnifcativamente ricorda questa poesia, frmata da unItaliana, a spronare le romane
vi , dopo quello di Cornelia madre dei Gracchi, lesempio della vergine Camilla e
di Clelia, due fgure femminili della mitologia romana, che dettero prova di valore
guerriero e di spirito di sacrifcio per Roma.
Alle Donne Italiane
Italiane sorelle, ci desti
Della Patria la voce possente,
Della Patria gi oppressa e morente
Or risorta alla speme al valor.
Ogni fdo dellItala terra
Libertade, vittoria sospira
Neghittose or staremo fra lira?
Ira santa, ai nemici terror?
O sorelle lo squillo tremendo
Guerra annunzia terribile, fera,
Gi gi freme la turba guerriera
Gi si affretta il nemico a sfdar.
Noi siam donne, ma pure nel petto
Ferve amore di Patria, di gloria:
Noi siam donne, ma santa memoria
Di Camilla e di Clelia serbiam.
Che se al forte si debbe lacciaro
A punire linsulto straniero,
Noi volgiamo ad altra opra il pensiero
Ella santa, e compirla giuriam.
Oh, si rechin le gemme, i monili
Alla Patria che aita domanda
Per vil oro, ne avremo ghirlanda
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Di Splendore, di gloria immortal.
E abbracciando il fratello o lo sposo
Gi bramosi dellalto cimento
Deh, non sfugga un sospiro, un lamento
Che a lor turbi il magnanimo ardir.
E poi ratte ne campi sanguigni
Oh, corriam con provvida aita
Ed al guerrier in cui langue la vita
Desterassi lusato vigor.
Ma a quel prode che morte dissolve
Confortando lanelito estremo
Riverenti e commosse diremo:
Passa in pace tuo premio nel Ciel.
Sulle tombe riposo a que forti
Canteremo la mesta preghiera
L pietose ne andremo la sera
Con tributo di pianto e di for.
Ma nel Cielo segnata vittoria
A chi pugna pel suolo nativo
Lieto al Tempio si corra e giulivo
Salzi linno allEterno Signor.
Intrecciamo corone dalloro
Per gli Eroi che la Patria han salvato
Innalzando il Vessillo Italian.
Bella Italia, deh, sorgi festosa,
Ebber fne le atroci contese
Ed oh! Eterno al tuo dolce Paese
Splenda il sole di pace e damor.
Noi sorelle, noi tutte italiane
Sventoliamo la Patria Bandiera
Viva, viva lItalia, e chi impera
Difendendo lItalico onor
Una Italiana
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Invito alle donne italiane
Un esempio dei tanti appelli rivolti nel 1848 alle donne a che si mobilitino per so-
stenere con collette e altre iniziative la guerra contro lAustria. Questo, frmato da
alcune donne romane (che si indirizzano per a tutte le donne italiane), ricorda che
dopo aver proclamato e parlato di doveri necessario ora realizzare iniziative concre-
te in favore della madre che lalimenta, cio lItalia. E questo per dar prova che la
donna italiana sta ritornando allantica virt delle donne romane.
Noi abbiamo manifestato pi volte nel nostro giornale il pensiero che le don-
ne lungi dal rimanersi inerti nei gravi momenti che volgono, si facessero
iniziatrici di qualche opera magnanima a benefcio della patria.
Pi volte abbiamo detto loro che esse pure avevano molti doveri da com-
piere, molte abnegazioni da sopportare: la giovent offre volentierosa alla
patria la vita, esse, impotenti nella maggior parte a sodisfare a questo sacro
debito, procurino fare quanto possono per essere utili alla madre che le ali-
menta. Non hanno rimorso di restarsi spettatrici della gran lotta senza aver-
ne procurato il trionfo?
Vi furono molte che spogliaronsi delle loro gemme dei loro monili, e gli offri-
rono sullaltare della salute pubblica. Ma un sol sacrifzio sar forse bastan-
te? Si stendano una mano fraterna, si uniscano e nobili e cittadine, compon-
gano esse pure un comitato, e non abbiano rossore di andare raccogliendo
offerte per la patria, minacciata, invasa dallatroce inimico.
Per proseguire alacremente la guerra vi abbisogna oro; oro, questo indi-
spensabile, questo necessario come le braccia che impugnano i fucili, per-
ci ove giungano in tal modo, com cosa certa, a farne abbondante raccolta,
potranno dire di non essere state inferiori nellarrecar vantaggi allItalia di
quei medesimi che corsero al campo in sua difesa.
Non solo alle donne di Roma dirigiamo tali parole. Noi vorremmo che queste
venissero lette ben anche dalle donne tutte del nostro stato, e del rimanente
dItalia, E allanimo gentile delle signore delle nostre Provincie volgiamo in
special modo questa nostra preghiera.
Noi vorremmo che tornando lItalia al suo antico splendore, tornasse pure la
donna allantica virt.
A quella virt che pi di quello dei fgli, dei consorti, dei padri, inspirava nel
loro cuore laffetto di patria, perch prima di questi, una patria venne loro
concessa da Dio!
Le sottoscritte si fanno un debito di esporre il sentimento pi profondo di
gratitudine a tutte le gentili signore che, corrispondendo graziosamente al
147
loro invito, si compiacquero onorare ed ornare colla propria virt musicale
laccademia che venne dedicata li 27 Luglio nel teatro Argentina al soccorso
dei valorosi rimasti feriti nella santa guerra dellindipendenza. Nelladope-
rare questo mezzo di manifestare la loro gratitudine, hanno pensato porgere
allItalia una prova novella che nelle donne Romane vive sempre benedetto,
onorato e carissimo laffetto verso la patria.
Anna Galletti
Clotilde Podest
Marietta Cagiati
Carolina Castellani
148
Polemiche attorno al Comitato per lassistenza ai feriti a Roma
Cristina di Belgiojoso, Enrichetta di Lorenzo, compagna di Carlo Pisacane e Giulia
Paolucci dirigono il Comitato di soccorso per lassistenza ai feriti costituito dalla Re-
pubblica romana nel 1848. Il Comitato arruola altre donne per farne delle infermiere,
nomina delle responsabili che si offrono volontarie per ogni ospedale, mentre Cristina
si riserva il controllo delle ambulanze militari. Nonostante i tentativi di organizzare
modernamente lassistenza i problemi cui si trova di fronte il Comitato sono enormi:
da quelli della mancanza di fondi allinesperienza delle molte donne arruolate. Lope-
ra svolta dal Comitato nella vicenda della Repubblica romana venne in seguito fatta
oggetto di molte accuse e polemiche. In questi tre documenti troviamo leco di tale
dibattito assieme alla convinta partecipazione di alcune delle protagoniste. Linespe-
rienza delle donne che si offrirono volontariamente e generosamente sottolineata da
Margaret Fuller, unamericana seguace di Mazzini e profondamente coinvolta nelle
vicende risorgimentali, nonch sostenitrice dellopera di direzione svolta dalla Bel-
giojoso. Mentre Enrichetta di Lorenzo (che qui si frma Pisacane) ricorda il sostegno
che spontaneamente la popolazione offr allopera svolta dal Comitato, Cristina di
Belgiojoso rivendica orgogliosamente, dopo la fne della Repubblica romana, in una
lettera da Atene a Pio IX il proprio modo di operare contro le accuse di aver arruolato
prostitute e donne di malaffare per curare i feriti.
Lettera di Margaret Fuller a Ralph Emerson, 10 giugno 1849
[] Ho sofferto perch non avevo idea di come fossero terribili le ferite dei
fucili e le febbri che danno, pure ho provato un sentimento di contentezza e
di grande contentezza nel ritrovarmi fra i soldati, nessuno dei quali mosso
se non da un nobile spirito. Molti, specialmente i lombardi, sono il fore della
giovent italiana [].
Allonorevole Cittadina Maria Galleff Presidente della Casa secolare di
Tor de Specchj.
Se lode meritaronsi i prodi che a fanco del primo Reggimento di Fanteria di
Linea, loro vita esposero nella memorabile giornata del 30 Aprile contro lo
sleale straniero, non minore devesi a quei Cittadini di questalma Citt che
tanto cooperarono col loro zelo e colle loro premure per il sollievo de proprj
fratelli combattenti: e valgano fra i molti fatti questi di cui fu spettatrice lam-
bulanza del primo Reggimento suddetto. Erano gi i prodi militi attaccati in
pi punti, fra i quali a Porta San Pancrazio, ove vivo il fuoco si faceva sentire
nelle ore pi calde del giorno. Molti e molti Trasteverini si presentarono alla
149
retroguardia ed agli avamposti, dimostrando il pi vivo desiderio di divi-
dere i pericoli con noi, ed esternando un marcato dolore che non vi fossero
pi armi da poter loro distribuire; onde, inermi quali erano, si posero fra le
nostre fle per essere pronti a trasportare quei prodi che rimanevano morti o
feriti sul campo dellonore. Accorgendosi poi che momentaneamente man-
cava alla truppa vino per dissetarsi, ne prevennero il bisogno collapprestare
istantaneamente vino e pane; cosa che alliev moltissimo i nostri defaticati
soldati, che ne esprimono la pi viva gratitudine. Le donne incoraggiavano i
fratelli e i mariti ad essere pronti a prestarsi per noi; ed esse stesse gareggia-
vano con loro per coadiuvarci in qualche cosa. Lambulanza suddetta trova-
vasi allo scoperto sulla Piazza delle Fornaci in prossimit della Porta anzi-
detta, quando venivano portati varj feriti, ed il tempo sembrava minacciare
pioggia. Una tale situazione commosse le donne del vicino Conservatorio
Pio, che spontanee apersero il loro parlatorio ed andito, con tre o quattro
ambienti forniti di letti e materassi e di ogni occorribile; ed avresti detto che
il tutto fosse stato preparato da lungo tempo: tanta ne fu la sollecitudine nel
far ritrovare tutto ci che abbisognava. Quivi non pochi feriti vennero con
ogni comodit curati, o quelle donne divisero lassistenza coi curanti, dimo-
strando in ogni atto quanto caritatevole e sensibile fosse il cuore di quella
comunit.
Lode adunque e lode eterna ai valorosi fgli del Gianicolo; lode a quelle don-
ne cristiane che sentono il primo de doveri del Divin Maestro, la carit cio
ed il soccorso a chi soffre. Serva tutto ci di sprone a qualcuno, se ancora
fosse restio alla gi incoata salute della Eterna Citt.
Pel Comitato ENRICHETTA PISACANE.
Lettera di Cristina di Belgiojoso a Pio IX, 20 gennaio 1850
Santo Padre,
Lessi in un foglio francese parte di unEnciclica di V.S. ai vescovi di Italia in
cui, dopo aver compianto le infelici vittime cui vennero rifutati i sacramenti
da questi uomini che sfogarono in Roma il proprio furore, V.S. aggiunge, che
quelle vittime furono costrette a spirare in braccio a prostitute. La introdu-
zione delle donne negli ospedali essendo stata opera mia, ed essendo stato
affdato a me lincarico di amministrare ai feriti di Roma i fsici, quanto i mo-
rali soccorsi [] credo dover rispondere alle accuse della Santit Vostra.
Non per conto mio rispondo. Fra le donne che mi furono compagne, e che
volontariamente mi accettarono per loro direttrice, molte ve ne sono, che
meno di me note, non sono meno di me oneste. Non sosterr che nella molti-
tudine delle donne dedicatesi nel maggio e nel giugno del 1849 allassistenza
dei feriti non una ve ne fosse di reprensibili costumi; V.S. degner senzaltro
150
considerare che io non disponevo della Polizia Sacerdotale, al fne di scrutare
nei segreti delle famiglie, anzi dei loro cuori. Venni, il confesso pi di una
volta avvertita che luna o laltra delle inservienti degli ospedali era nota per
aver in altri tempi esercitato disonesto mestiere. Se questo avvertimento mi
fosse pervenuto quando quelle inservienti non erano ancora state ammesse
nello spedale, le avrei senza dubbio escluse, ma cos non accadde [].
Nessuno potrebbe rinfacciare a queste donne una parola non che un atto
meno che decoroso e verecondo. Forse le avrei ci non ostante espulse, se
non adorassi i precetti di quel Dio che, rivestito dellumana spoglia, non
ebbe a sdegno che una donna di perversi costumi gli ungesse i piedi e con le
lunghe trecce li asciugasse. Memore di questa sublime parabola e bramosa di
accostarmi per quanto la fralezza della natura il consenta a quelli inarrivabili
esempi, risposi: che cosa sia stata questa donna prima dora non lo so, ma so
che dal momento in cui si accinse a questa opera pia, piamente si compor-
tata, n mi occorre saper altro.
Le donne che mi furono in questo modo denunciate furono cinque, mentre il
numero di quelle che durante lassedio frequentarono gli ospedali fu sempre
di parecchie centinaia. Aggiungo che alcune giovani donne, sebbene oneste,
o da me ritenute per tali, cessarono dal recarsi agli ospedali a ci da me invi-
tate, perch il contegno loro mi sembrava disdire alla gravit di quel luogo
e di quelle circostanze. Tanto asserisco per quanto spetta alla decenza ed ai
buoni costumi. Quanti ai preti, che dagli ospedali sarebbero stati espulsi, e
dei Sagramenti rifutati ai morenti, affermo pure che nulla di simile acca-
duto [] Ho rispettosamente risposto alle accuse contenute nella Enciclica
della S.V. perch ho creduto averne contratto lobbligo verso quelle accusate,
che non ardiscono, non possono, e non sanno rispondere. Colgo loccasione
per deporre ai piedi della Santit Vostra lumile ossequio della mia rispettosa
venerazione.
Lumil.ma e dev.ma serva Cristina di Belgiojoso
151
Gioia da condividere
Da una lettera di Costanza Arconati a Giuseppe Massari per la
vittoria dellesercito sardo, agosto 1855
Partecipare alla battaglia risorgimentale non vuol dire solo esprimere opinioni po-
litiche, trovarsi sul fronte pi rischioso; pu voler dire anche poter contare su una
comunit che soffre e vive le tue stesse emozioni. Non sempre possibile soddisfare
questo bisogno e il racconto, non privo di ironia, da parte di Costanza Arconati dei
suoi tentativi frustrati di condividere con qualcuno in Belgio la sua gioia per il valo-
roso comportamento dellesercito piemontese in Crimea ci ricorda questo aspetto pi
intimo e minore della partecipazione.
Ostenda 19 agosto 1855
Caro Massari! Che giorno fu ieri per me! Senta: io mi trovavo in una bottega
e l mi capita nelle mani un giornaletto di Ostenda, vi leggo con sorpresa
e ammirazione il dispaccio della vittoria della Tchernaja! Corro a casa per
dirlo a Peppino. E poi rivedo la notizia nel dispaccio di Plissier e quelle pa-
role: Les sardes notre droite ont vaillement combattu mi commuovono in modo
che non posso trattenere le lacrime di gioia. Per quel bisogno che si prova
di espansione nella gioia vado in traccia di qualcuno con cui parlare della
gloriosa notizia. Non incontro nessuno. Al caff dove si riunisce la societ di
Ostenda veggo un crocchio nel quale una signora leggeva ad alta voce lIn-
dpendance ad un signore cieco. Mi siedo al loro fanco sperando di essere
testimone delleffetto che quella nuova produrr su di essi. Ascolto dissimu-
lando la mia attenzione alla lettura ai commenti. Sento commentare le ele-
zioni comunali, le decorazioni date in occasione del 15 agosto dallImperato-
re, perfno le notizie teatrali. Sulla vittoria non una sillaba. Allora dico (non
badando alle convenienze): Ny a-t-il pas de dpeches de la Crime? la lettrice
mi risponde: Voulez vous voir le journal?. Lo prendo in mano per giustifcare
la mia interrogazione e quando lo restituisco la lettrice mi dice: Eh bien avez
vous truov ce que vous cherchiez? Rispondo affermativamente accennando il
dispaccio del 16 agosto. Ah! Cela vous intresse? Moi je ne les lis jamais, cela ne
me intresse pas dice la signora che aveva letto e faceva da lettrice ad un depu-
tato, lo riconobbi era un liberale del 1830 e 1831. Questa scena equivalse ad
un secchio dacqua che mi fosse caduto in testa e mi ramment tutti quegli
anni passati altre volte nel Belgio dove non avevo trovato mai nessuna cor-
rispondenza nei pensieri, nelle opinioni, dove rimasi sempre estranea e patii
tanto. []
152
Comitati femminili
Tre testimonianze molto diverse su come sia stata vissuta la formazione di un Co-
mitato di donne che deve occuparsi di predisporre i soccorsi ai feriti nella II guerra
dIndipendenza. La prima ci restituisce lentusiasmo con cui la giovane Grazia Pie-
rantoni Mancini, allepoca esule a Torino con la famiglia, guarda alla prima seria
prova di impegno, la seconda lammirazione generosa di Olimpia Savio per le energie
profuse da quelle che, come spesso avviene, si fanno traino delle iniziative mentre tra
i combattenti ci sono due dei suoi fgli, e infne la terza, quella di Costanza dAzeglio,
riconosce il diverso impegno dato dalle straniere esuli rispetto alle donne torinesi.
GRAZIA PIERANTONI MANCINI
27 aprile 1859
[] Intanto sotto la presidenza della Marchesa Anna Pallavicino Trivulzio, si
riunito il Comitato femminile per preparare i soccorsi ai feriti e in generale
a tutti i soldati. Sono intervenuta alla riunione con la mamma; la nostra buo-
na amica la Marchesa Anna del Carretto fu nominata vice-presidente. Tutte
le presenti erano piene di ardire e di buona volont e gi affuiscono i doni e
le sottoscrizioni.
28 maggio
Qui fervono i lavori del Comitato femminile e passiamo la sera a preparare
flacce e bende. Ma mentre sflo la vecchia tela quante tristi visioni mi attri-
stano! Io gi veggo i tenui fli intrisi del miglior sangue de nostri fratelli:
Perch permettete, o Dio di giustizia, che luomo non possa vivere in pace
sulla terra? Perch a riconquistare la patria necessario ricorrere alla violen-
za? La guerra che combattiamo santa ma non meno cruenta! I nemici sono
molti e formidabili. Oggi giorno giungono nuove che ci fanno tremare per i
nostri difensori.
OLIMPIA SAVIO
Lettera al fglio Emilio, 7 maggio 1859
[] La simpatica marchesa Pallavicino Trivulzio tutta intenta a formare
un comitato di signore per preparare bende, flaccie e biancheria dogni sor-
ta per le ambulanze: unanima calda generosa, entusiasta; non v pena o
fatica chella si risparmi per dare il pi largo sviluppo a questa flantropica
impresa, a cui nessuno certo si rifuta, per cui si pu dire che tutte le bianche
mani di Torino, e prime quelle delle nostre principesse, sono in moto per
conto vostro.
153
COSTANZA DAZEGLIO
Lettera al fglio, 8 maggio 1859
[] Nous avons organis une socit de dames pour visiter les hopitaux
militaires, et leur procurer les soulagements ncessaires, non aux blesss, il
ny a pas encore, mais aux malades, qui sont en grande quantit. Il y a beau-
coup de Franais harasss par de longues marches et le mauvais temps: Il y
a dj neuf ambulances dans notre ville, parce quon a vacu sur nous les
hopitaux des provinces occupes par les troupes. Paralllement il sest form
une socit des messieurs, qui payent une petite somme (point fxe) mensile
pour fournir cette dpense []
Lettera al fglio, 15 maggio 1859
[] Notre association pour la visite des malades et blesss avance tout dou-
cement. Nous avons plus dtrangres que de pimontaises. Je le regrette.
Mais ces dames sont si molles, et si distraites, ou si contraires ce qui est,
que cest dcourageant. Il faut quelques fois entendre de propos qui vous
rvoltent. On laisse dire et on passe outre. []
154
Un grido spontaneo e unanime
Da La Gazzetta di Venezia, gioved 25 ottobre 1866
Solo nel 1866, in conseguenza del confitto tra Austria e Prussia, il dominio austria-
co sul Veneto termin. Le sconftte subite dallesercito italiano amareggiano per il
risultato, e lesultanza della popolazione di Venezia, che vedeva fnalmente realizzate
le sue aspettative, ne venne profondamente segnata. Doppia fu la delusione prova-
ta nellambiente delle donne e nei circoli femminili. Alla nuova mortifcazione
(secondo le parole usate dalla contessa Montalban Comello, una delle pi strenue
militanti per la libert di Venezia) imposta dalla Prussia, quella di un plebiscito che
sancisse la volont di annessione al Regno di Italia, si un lesclusione delle donne
dal corpo dei votanti. I giorni della votazione, il 21 e 22 ottobre 1866, le donne in-
scenarono varie manifestazioni di protesta in piazza (a Venezia a Piazza S. Marco)
e con questa lettera si proposero di far arrivare la loro voce di protesta (e allo stesso
tempo di profonda adesione allannessione) al Re Vittorio Emanuele II. Quando Vit-
torio Emanuele II entrer a Venezia per festeggiare lannessione, nei ricevimenti che
accompagneranno la visita reale si aprir uno spazio anche per le patriote veneziane
che pi si erano impegnate per la causa italiana, alle quali il re doner un anello con
lo stemma reale.
Sire, gli uomini hanno creduto di esser saggi e giusti quando decretarono
che quella, la quale pur chiamano pi eletta parte dellumanit, fosse esclusa
dal concorrere colla sua azione in tutto ci che si attiene al governo della
cosa pubblica. Le donne di Venezia non si arrogano il diritto di giudicare
tale legge, ma proclamano in faccia al mondo, che mai il sesso loro ne sent
lamarezza e lumiliazione pi profondamente che in questa circostanza, in
cui le popolazioni sono appellate a dichiarare se vogliono unirsi alla comu-
nit patria sotto il glorioso scettro della Maest vostra e dei suoi Augusti
Successori. Ma se ad esse vietato di deporre quel S che compir lItalia non
sia per tolto loro di farlo giungere in altro modo ai piedi di Maest Vostra.
Accogliete dunque, o Sire, questo grido spontaneo che, unanime, ardente
prorompe dal fondo dei nostri cuori. S, noi vogliamo, come lo vogliono i no-
stri fratelli, lunione di Venezia allItalia sotto lo scettro di Vittorio Emanuele
e d suoi Successori.
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MOGLI, MADRI, SORELLE
Nella letteratura patriottica il ruolo delle madri, delle mogli e in genere delle
donne individuato con chiarezza: quello di incitare a combattere i maschi della
famiglia, di sostenerne le virt guerriere e di mostrare orgoglio e ferezza di fronte
alla morte, sempre eroica, dei propri cari. Nel caso di maggiore fragilit, non restava
che soffrire e piangere. Quanto alle donne pi giovani, esse devono essere virtuose,
conservare la loro purezza e resistere alla seduzione o alle aggressioni da parte dei ne-
mici. Nessuno spazio di riconoscimento, dunque, per altri atteggiamenti, tantomeno
per sentimenti che non siano quelli precisamente codifcati, possibile per le donne.
Figure immaginarie, ovviamente, quelle descritte nei romanzi storici alla moda e nei
testi poetici che nutrirono limmaginario patriottico dei contemporanei.
Il fatto che non c idea di nazione senza lelaborazione di un sedimentato di-
scorso sulla nazione e sui suoi simboli, e il Risorgimento italiano non fa eccezione.
Negli ultimi anni questa letteratura tornata in auge ed stata fatta oggetto di
approfondite analisi. Se ne sono viste le ascendenze culturali romantiche, si sono
analizzate le implicazioni sul piano delle immagini delle relazioni tra i sessi, se ne
documentata, infne, la penetrazione nella mentalit comune. Scritta dagli uomi-
ni, questa letteratura raggiunse e affascin anche le donne, facendone delle lettrici
appassionate e trasformandone le prospettive e gli ideali di vita. Le donne pi colte,
strettamente legate per vincoli familiari agli ambienti patriottici, e tutte coloro che
ambivano a condividere con gli uomini la battaglia per lindipendenza italiana non
esitarono a dare il loro contributo e a farsi portavoce di questi modelli femminili.
Sebbene la dimensione patriottica costituisca uno dei tratti pi signifcativi delle
scritture femminili, gli atteggiamenti, i sentimenti e le emozioni sperimentati dalle
donne che videro mariti e fgli rischiare la vita non sono tutti riconducibili a queste
fgure femminili retoriche. Poste di fronte a guerra, condanne, lunghi anni di esilio,
le persone reali adottano altri comportamenti e la forte identifcazione con la passi-
vit e la rassegnazione emblematizzati in questa produzione patriottica sfuma. Da
un lato troviamo mogli che reagiscono con insolita audacia alle condizioni avverse,
mostrano spirito di iniziativa e tenacia, non si rassegnano: il caso di Teresa Confa-
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lonieri e di Luigia Raffaella Faucitano, moglie di Luigi Settembrini; dallaltro donne
irrimediabilmente ferite dalla morte dei propri cari. il caso della giovane Carmelita,
moglie di Luciano Manara morto nella difesa della Repubblica romana nel 1848 e
di Olimpia Savio, che perde due fgli nella II guerra dIndipendenza. Non mancano
poi madri dallindubbio pedigree familiare patriottico, come il caso di Carlotta Po-
erio Imbriani, costrette a difendersi dalla contestazione dei fgli per la rinuncia alle
aspettative rivoluzionarie e repubblicane. In alcuni casi laccentuazione dei doveri
e del sacrifco rivolto ai maschi che combattono nasconde compiacimenti di s e am-
bizioni di protagonismo familiare camuffate, come il caso di Caterina Franceschi
Ferrucci. Insomma, una cosa erano i ruoli standard ipotizzati per le donne nel di-
scorso nazional-patriottico, unaltra cosa erano le donne in carne in ossa. Aderire
con convinzione ai nuovi doveri patriottici, farsene interpreti con forza nelle poesie
e nei tanti appelli politici di solidariet tra le donne delle varie regioni italiane che
circolano a partire dal 1848 non esclude che nei vissuti molte e diversifcate siano le
facce dellesperienza.
Abbiamo scelto in questa sezione di presentare questo doppio registro, mettendo
luna a fanco dellaltra sia le testimonianze della consapevole costruzione di modelli
femminili eroici, sia gli squarci sui vissuti, indubbiamente pi tormentati e in def-
nitiva pi ricchi.
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La maggiore delle disgrazie
Lettere di Teresa Confalonieri a Teresa Valvason
Teresa Confalonieri non lasci nulla dintentato per aiutare il marito Federico Con-
falonieri, capo della Federazione Lombarda che si proponeva di liberare la Lombardia
grazie allaiuto del Piemonte di Carlo Alberto, condannato nel 1823 al carcere a
vita. Allinizio per conoscerne le condizioni di salute mentre era in viaggio verso la
prigione dello Spielberg, e in seguito per cercare di farlo evadere. Tentativi destinati
a fallire.
Milano, il 6 feb. 1824.
Mia cara amica,
La maggiore delle disgrazie che mi poteva colpire mi mette nella circostanza
di rompere un silenzio caggionato non gi da dimenticanza, o da raffred-
damento damicizia, ma da una serie di disgrazie che da tre anni non mi
lasciano un momento di tregua [] Avrai saputo dai pubblici fogli come mio
marito sia stato condannato a passare la sua vita allo Spielberg; egli partito
ieri cogli infelici di lui compagni per quel triste soggiorno. Il convoglio si
fermer a Udine; ti scongiuro quindi per quanto hai di pi caro al mondo, e
per la nostra antica amicizia di prendere delle esatte informazioni sullo stato
di mio marito, quale si trova nello stato di salute il pi deplorabile, ed tale
da far temere chegli possa soccombere per istrada. Siccome il nostro Gover-
no ha dato le istruzioni che nel caso che egli cadesse ammalato per istrada,
egli sia trattenuto nel luogo ove cadr ammalato, io ti prego che se mai egli
dovesse fermarsi cost, di prendere per lui ogni cura, di fornirgli tutto quanto
gli pu occorrere, di procurargli i migliori medici del paese e di non badare
a dispendio giacch io soddisfer ben volontieri a qualunque spesa, della
quale ti pregher di rendermi tosto avvertita, poich possa compiere il mio
dovere. Se mai adunque mio marito cadesse cost ammalato ti prego di dar-
mene tosto avviso, giacch io allora mi porterei sollecitamente cost. Ma in
ogni caso ti prego egualmente a scrivermi subito dopo il loro arrivo, e subito
dopo la loro partenza da Udine; pensa che ci facendo rendi il maggior ser-
vizio alla tua amica che ti ama sempre molto.
Obbligazione rilasciata da Teresa Confalonieri al Banchiere Giuseppe En-
gelfred per la liberazione di Federico
Milano, 6 dicembre 1826.
Io sottoscritta approvo pienamente il progetto relativo alla salvezza di mio
marito con quei patti e condizioni che mi furono presentati in dettaglio da
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Donna Maria Frecavalli, il quale progetto sostanzialmente consiste a deposi-
tare tosto la somma di cinquantaquattro mille franchi in denaro od in carta
in corso, presso un banchiere di Londra e queste a disposizione del liberatore
di mio marito ed allordine del sig... tosto che mio marito sar fuori dagli
Stati austriaci; pi ad anticipare in oltre in contanti franchi dodici mille per
eseguire il progetto, e questi senza rendiconto o ripetizione; pi a rilasciare
le gi sborsate nelle mani di chi si interessa a questaffare, riportandomi alla
loro onest, ed infne a concedere la pensione di ottocento franchi alla Madre
del liberatore nel caso che lintrapresa andasse fallita e chegli rimanesse vit-
tima. Obbligandomi alle anzidette cose. In fede.
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Non vi chiedo di tornare
Lettere di Caterina Francesca Ferrucci al marito Michele e al f-
glio Antonio
Le preoccupazioni per lincolumit del fglio e del marito partiti con il battaglione
di volontari toscani nel 1848 si intrecciano alle attivit quotidiane in cui Cateri-
na Franceschi Ferrucci impegnata nellestate del 48: contatti e visite di conforto,
stesura di risposta allappello politico delle donne lombarde, gratifcazione per la
visita di Vincenzo Gioberti e per gli apprezzamenti ricevuti, considerazioni sul fu-
turo dellItalia. Tempo di sacrifci e di dovere, certo, ma anche tempo di costruzione
di unimmagine a tutto tondo di s da parte di una donna consapevole del ruolo che
attraverso i suoi scritti pu giocare nel Risorgimento dItalia e di esplicite ambi-
zioni per il fglio.
[Pisa], 14 giugno 1848.
Carissimi, sono turbata per la nuova che mi d Lucia Vecchietti in una sua
lettera del 12 della Capitolazione di Vicenza. Rosa ne ha pianto di dolore; ed
io ne ho lanimo fortemente commosso. Poveri Vicentini! Quanto hanno pa-
tito! Ed ora debbono accogliere di nuovo nelle loro mura lo straniero! E tanti
valorosi crociati, che sono morti per difesa della citt! E tanto sangue spar-
so!... Oh! Dio giusto, ma i suoi giudizi sono arcani per noi. Benedetto sia
sempre quando cinnalza e quando ci umilia: ma il cuore si risente, e lamore
di patria poco docile alla rassegnazione. Godo che stiate bene: duolmi per
che il battaglione si sciolga quando la sua esistenza era tanto onorata. Tutti,
almeno i non vili, biasimano il ritorno dei giovani: fno i popolani e le donni-
ciuole nel loro grosso buon senso li chiamano imbecilli ed aggiungono: poveri-
ni non sapevano quello che fosse una battaglia, ora che lo sanno temono di trovarcisi
unaltra volta. Se voi tornate, ve ne prego, siate gli ultimi di tutti. Prendiamo
con pazienza questa dura separazione: ma lonore e il dovere sono sempre
da preferirsi a tutto. Ormai io non temo di vacillare nella ubbidienza, che
ogni buono deve ad essi prestare. Poich resisto virilmente a questa durissi-
ma prova: ve lo ripeto: se non seguissi che laffetto vi richiamerei subito a me
vicini, ma non indarno che sino dalla mia fanciullezza mi sono nudrita di
alti sensi, e di generosi pensieri: non indarno, che ho fatto professione da
lungo tempo di amare lItalia con fede, e di sacrifcare tutto al dovere.
Non crediate, che poco io vi ami perch ora non vinvito al ritorno. Con que-
sto so di esporre la mia propria vita, la quale non durerebbe pi della vostra.
Ma questo tempo di sacrifzi, e ne sacrifzi trovo una mesta e santissima
volutt. Ma neppure con ci vi dico di rimanere ad ogni patto: anzi non
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vorrei che vi esponeste, senza stretta necessit, ad altri pericoli: ma vi dico
solo tornate pi tardi degli altri universitarii, e se intanto potete trovare
modo di giovare alla patria pi col senno, che con la mano, rimanendo qui
impiegati in qualche stato maggiore, fatelo e non guardate alle nostre ango-
scie, le quali certo non sono leggere. Ieri vidi in casa della Piria, ove andai a
consolare la buona Tommasina, un giovane pisano, un certo Fanfara, reduce
dal campo, al quale in meno di venti giorni sono mancati due fratelli, luno
in battaglia, laltro di malattia. Mi parl con onore di voi due: mi pare un
ottimo giovane, che minspir molta stima, e somma piet. Seppi da lui buo-
ne nuove del Pierotti, e subito corsi a darle alla madre, la quale mi accolse
per questa lieta novella con una festa indicibile. Vedo proprio che se non
mi fossi maritata la mia vocazione sarebbe stata di essere sorella della Cari-
t, poich provo tanta consolazione nel confortare gli affitti, e nellessere in
quel poco che posso di sollievo agli altri, che tutte le mie pene mi diventano
leggere. Qui tutti sono in moto per le elezioni. Se potete fate stampare la mia
risposta, alle donne lombarde. Qui ha fatto molto incontro! Fu pubblicata
ieri nellItalia con 64 frme. Ho avuto commissione da Guido in nome delle
signore forentine di fare una specie di dedica di un magnifco album, che
doneranno al Gioberti. Ho gettato stamani qualche cosa in carta, ma non ne
sono contenta. So da varie parti, che il mio libro sulla educazione letto, e
giudicato utilissimo. Questo il maggiore compenso, che io possa desiderare
alle mie fatiche. Vorrei fare un po di bene nel breve tempo, che mi rimane
a vivere: non vi spaventate di questa parola breve; la vita tale per s, io ne
ho trascorsa di gi gran parte. Sopra tutto vorrei aiutare con le mie deboli
forze il risorgimento dItalia, il quale durer poco, o sar imperfetto se non
fondato su i buoni costumi, e su i forti studi []. A dirvi il vero non ho
fede nellorganizzazione delle truppe toscane, e per pi volentieri vi vedrei
seguire il progetto di cercare un impiego nello stato maggiore piemontese,
Michele per qualche tempo, Antonio per qualche mese di pi. Ma se tornate
non vi chiuderemo certo le braccia. Che ne dite? []. Gli onori dispensati dai
principi non hanno per me pregio alcuno: ma grandissimo ne hanno quelli
guadagnati con la intrepidezza, e con la virt. Insomma, ve lo ripeto: per voi
sono ambiziosa.
La carta fnisce, Vi abbraccio, vi bacio, e vi benedico.
[Pisa], 11 luglio [1848],
Miei carissimi [] Ieri venne a vedermi il Gioberti: venne solo, in un legnet-
to, e si trattenne unora [] un prete piemontese. Il Gioberti mi piacque
uomo semplice, modesto, e mi pare dun senno raro, e duna vera religione.
Mi parl del mio libro con troppa bont, e in quanto allo stile, se dovessi
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credergli, dovrei pensare di me ci che non ho mai pensato. Mi disse di sa-
lutarvi; gli dolse di non vedervi, ma ne lod assai la cagione Rosa e Giu-
seppe furono contentissimi di conoscere luomo del secolo. Non so come i
Seminaristi seppero che il Gioberti era in nostra casa: si fermarono innanzi
alla porta quando il Gioberti usc, gli si strinsero intorno a baciargli la mano,
e la quiete della nostra strada fu rotta da molte evviva. So che in paese si
parla molto della visita che mi ha fatta il Gioberti. Sono desiderosa di sapere
come andata la rivista del vostro piccolo esercito fatta dal Re. A dirvi il vero
niuno di noi crede che torniate presto: n con ci intendiamo di biasimarvi:
anzi per un rispetto vi lodiamo. Quante cose avremo a dirci quando ci rive-
dremo! Spero, caro Michele, che avrai presentato Antonio a Sua Maest. Io
sono ambiziosa, te lo ripeto, pel nostro fglio: non gi che io creda essere le
ricchezze e gli onori necessarii alla felicit, ma perch vorrei chegli avesse
tale grado nella societ da potere nobilmente usare in utile altrui le sue virt,
ed il suo ingegno. Il Gioberti mi disse che mio fratello pel primo gli annunzi
che Montanelli era vivo, del che egli fu veramente consolato. In confdenza si
lagn meco (e ci non dite con alcuno) delle indegne calunnie, che i Toscani
hanno sparso contro di lui. Oh questi Toscani sono pure leggieri! Caro Anto-
nio mio, se puoi, volgiti al Piemonte: ivi senno, ivi sono virt, ivi in fne
lavvenire dItalia [] Viva lItalia, e Dio vi benedica.
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Grido di Madre
di Erminia Fu Fusinato, 1849
Cos si intitola questa breve poesia di Erminia Fu Fusinato, scritta da giovane (la
ritroveremo allindomani dellUnit impegnata sul fronte dellistruzione pubblica)
dopo la fne della Repubblica di Venezia nel 1849. Inedito nel panorama poetico del
tempo il tema al centro della poesia: il dialogo con il fglio non ancora nato, intessuto
di autodisciplina e allo stesso tempo di profondo scambio simbiotico nellodio per la
dominazione austriaca.
Angelo mio ignoto ancora e gi s amato
che nel mio sen palpitare io sento
Dimmi provi tu pur tutto il tormento
Onde mi strazia della Patria il fato?
Oh quante volte il pianto ho soffocato
Per te, amore mio, che conturbar pavento!
Ma poi quel pianto, come foco lento,
Nel profondo del cor m ripiombato.
E sia pur! Cos i nuovi itali fgli
Aborriran fn dal grembo materno
LEmpia che ancor su di noi stende gli artigli
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Tutto quello che mi rimane
Lettere di Carmelita Manara a Emilio Dandolo, novembre 1849
Impossibile per la moglie Carmelita sottrarsi allattrazione/repulsione verso il busto
raffgurante il marito Luciano Manara. La raffgurazione le restituisce s le sem-
bianze dellamato scomparso, ma diffcile non prendere atto delle sofferenze e dei
patimenti che vi appaiono evidenti. E questa immagine pietrifcata le rimanda come
in un uno specchio la pietrifcazione che sente dentro di s.
Stamattina fnalmente si pot aver a casa il busto; vi potete fgurare il senso
che mi fece a veder portar s nelle sale un pezzo di marmo in spalla a due
facchini e dire: questo proprio tutto quello che mi rimane per sempre! non
si pu fnir di dire come assomiglia una cosa straziante, ma che si vorrebbe
guardar sempre; la maschera poi esprime in un modo tale i patimenti e le
contrazioni della morte che mi fa leffetto daver il cadavere sotto gli occhi;
soffro come vi immaginate, eppure son pi contenta adesso di prima e quan-
do mio suocero mi permise di tener la maschera per me mi sembrava daver
ancora il mio Luciano e che una volta o laltra quella bocca potesse ancora
parlarmi; voi lavete vista a Roma sicch inutile che ve ne parli che Dio sa
il senso che fece anche a voi; povero Luciano come era dimagrato e dire che
proprio lultimo giorno Iddio me lo volle togliere che io ed i ragazzi laves-
simo a forza di cure e daffetto compensato di quanto aveva sofferto! quasi
un anno, ma ogni giorno pi mi manca la forza per sopportare la mia disgra-
zia e davvero, davvero non so proprio come ander innanzi se il Signore non
provvede col mandarmi della forza e della rassegnazione; oggi son stupida
e sembro pietrifcata; ho mandato a cercar Vigolo per fargli veder il busto;
con lui venne Signoroni, a vederli loro due mi facevano invidia pensando
che almeno furon sempre compagni a quel poveretto, ed io dovetti esserne
lontana come se non fossi stata disposta a dar anchio la mia vita per poterlo
accompagnare!
Basta, adesso tutto fnito per noi. Per me il conforto che mi resta pensando
ai ragazzi un conforto che mi varr quando potr vederli grandi e degni
del loro Padre intanto soffro ritenendomi incapace di educarli bene.
Il busto arrivato un po rovinato perch il perno era troppo lungo e non
combaciava col piedestallo; son rotture per da poco e che Strazza potr ag-
giustare prestissimo. Addio mio caro Emilio non so cosa vabbia scritto, ma
non importa e mi scusate; vogliatemi bene tanto che noi due siam proprio
Fratelli nellesser disgraziati tutto quello che si pu. Vi bacio di cuore.
gioved novembre 49,
la vostra Carmelita
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Racconto di mia moglie
Luigi Settembrini venne condannato il 1 febbraio 1851 alla pena capitale. Nei tre
giorni successivi la moglie, Raffaella Luigia, detta Gigia, insieme ai due fgli e alla
moglie e ai fgli di un altro condannato, si rec prima a Caserta per implorare la gra-
zia dal Re, che non volle riceverla, e poi a Capua dal vescovo che si fece intermediario
della richiesta, ottenendo quindi la commutazione della pena capitale in ergastolo a
vita per Settembrini e i suoi compagni. Del lungo racconto di questi tre giorni, della
fatica e dello stress in cui sono esemplarmente rievocati laltalena delle emozioni di
madre e fgli, la coralit delle paure e delle reazioni popolari, il rincorrersi di aspetta-
tive sul destino dei condannati, pubblichiamo, oltre alle frasi dinizio, la parte fnale
che narra le vicende successive allincontro con il vescovo: il ritorno a Napoli, la vi-
gilia della concessione della grazia e dellordine di partenza per la prigione nellisola
di S. Stefano.
Mio caro e sventurato Luigi,
[] Ora che tu mi hai fatte note le pene tue, voglio che tu conosca le mie,
acciocch la memoria delle nostre sventure resti come eredit ai nostri fgliu-
oli che un giorno impareranno da noi a soffrire con coraggio e dignit. Dal
primo giorno che divenimmo marito e moglie altro non ricordiamo che car-
ceri, persecuzioni, condanna a morte ed ergastolo: e chi sa quali altri dolori
mi staranno conservati! S, Luigi mio, io penso al futuro, e quando mi sento
lanima oppressa mi vengono terribili pensieri, e dico tra me: Sono questi
gli ultimi dolori che io soffro? [].
Tutto il passato mi sembra una favola avvenuta ad altre persone, poich mi
sembra impossibile che sia avvenuto a me. Io non ho cuore di ricordarmi
il passato, ma pure voglio fare forza a me stessa: ed Iddio mi dar forza di
scrivere i miei dolori come me la diede per soffrirli. E poi non siamo noi
compagni di ogni dolore? Non mi hai tu scritto tutto perch sai che io ho la
forza di leggerlo? S, Luigi mio, il cuore della tua Gigia sempre lo stesso:
se si consumato il mio corpo, in questo io non ho colpa; ma lanima mia
sar sempre salda fno alla morte. La tua povera Gigia non ha avuto altro nel
mondo che unanima instancabile nel soffrire: e pare che la natura mi abbia
fatto cos perch io era destinata compagna di un uomo che dovea soffrire
tutta la sua vita.
[] Lo ringraziammo lasciammo Vincenzo e partimmo, dopo aver passato
una notte ed un giorno in mezzo alla via, senza trovare un conforto, un tetto,
una persona pietosa. Oh, mi ricorder sempre della terribile Caserta!
Giungemmo in Napoli a tre ore di notte [] io mi gettai sul letto, e stava con
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gli occhi aperti, e con le orecchie intente. Verso sette ore di notte sento salire
le scale, poi la voce di Vincenzo, il quale entra e dice: La grazia per tutti:
monsignore sceso dal Re a tre ore di notte, e mi ha detto che ha fatto gran-
de fatica a persuaderlo. Io lho ringraziato, sono montato in calesse, e sono
corso. Sono stato dalla famiglia di Faucitano, ma la moglie ha accolto questa
notizia con indifferenza, non lha capita, perch la sventurata ha perduto il
senno. Quantunque fossi molto stanca, non potetti chiudere gli occhi il resto
della notte, e guardava i fgli che dormivano a me vicino, e sulle loro facce io
vedeva il terrore vinto dalla stanchezza: erano pallidi come cera. Io pensa-
va: Domani vedr Luigi: ma sar vero che lo vedr? sar vero che egli non
muore? e se ora mi ingannano? Oh dimani, vedr tutto con gli occhi miei
[] Mentre stava in quella agonia ecco venire una persona e mi dice che ti
aveva veduto alla fnestra e che tu volevi vedermi coi fgli. Io corsi subito, e
venimmo tutti: mi parevano mille anni di vederti, ringraziava Dio, ringrazia-
va la beata Vergine e diceva: O mio Ges crocifsso, tu agonizzasti tre ore,
io ho agonizzato tre giorni. Abbi piet del mio Luigi, abbi piet de fgli miei,
abbi piet di me povera donna abbandonata.
Era marted, era il 4 febbraio, erano le nove del mattino quando io ti rividi
vivo e ti abbracciai.
Tutti piangevano, io sola non piangeva, e ti guardava perch temeva ancora
di perderti. Tu mi guardavi, mi domandavi come stava, ti addoloravi ve-
dendomi quasi impietrita: io ringraziava Dio che mi aveva dato tanta forza
da sostenere tanti dolori: io non poteva sentire altre angosce, e per io era
impietrita.
Mentre io mi proponeva di non lasciarti per quella giornata, ecco lordine di
presta partenza. Io ti dimandai: Per dove? Tu mi rispondesti: Andiamo
sepolti per sempre in un ergastolo; ma non ti addolorare, c un Dio per noi:
fda nel tempo, e nella umanit che cammina. Ed io ti dissi: Dopo che ti
ho veduto condannato a morte, posso sentire altro dolore? Io ricordo tutte
le parole che dicesti in quel momento. Tu mi dicesti: Ti raccomando la tua
salute ed i nostri fgli. E rivolgendoti ai fgli: Figli miei, dicesti, voi non
avete pi padre, perch io sar chiuso in un ergastolo, e chi sa per quanti
anni non ci vedremo. Non piangete, perch i vili piangono, vostra madre
non piange, ubbidite a vostra madre, amatela, assistetela, non vi resta che
lei. Siate buoni, siate virtuosi, pensate che lanima mia sempre con voi:
pensa, o Raffaele che sventura venuta nella tua famiglia; se vuoi vendicare
tuo padre, affaticati a studiare, diventa uomo dabbene e virtuoso, e cosi lo
vendicherai, perch i nemici di tuo padre ti vorrebbero vedere ignorante e
malvagio. Ricordati queste tre parole: Dio, patria, onore. E tu, o mia Giuliet-
ta, ricorda queste parole, non allontanarti mai da tua madre, statti sempre
vicino a lei, s buona, s pietosa, ricordati che sei fglia mia, sei fglia di tua
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madre. Queste furono le ultime parole che dicesti ai tuoi fgli. Io le ricordo
ed i poveri fgli piangevano.
Venne lora della partenza, ci demmo lultimo bacio e lultimo addio; tu be-
nedicesti i fgli, e fummo divisi.
Io con la signora Agresti, la signora Dono, ed altre mogli de tuoi compagni
di sventura, ed altre donne pietose ti aspettai nel cortile della Vicaria. Vidi
scendere la lunga catena, tu andavi legato con Agresti. Oh come si commos-
sero nel vedermi quelle anime generose! Oh con che sentimento mi strinsero
la mano e mi diedero un addio il barone Poerio e Vincenzo Dono! Essi a me
io a loro dicevamo: Coraggio, coraggio. Lanima mia aveva mille commo-
zioni, mi sentiva la gola stretta.
Dopo che passaste tutti, noi prendemmo le carrozze, e vi accompagnammo
fno alla darsena. L mi levai nella carrozza, ti vidi lultima volta, salutasti
me ed i fgli, e dicesti col volto, con gli occhi, col fazzoletto tante cose, entrasti
e non ti vedemmo pi.
Con le altre donne disgraziate ci mettemmo in un battello per vedervi sul
vapore: ma non potemmo avvicinarci, e tornammo a terra; dove trovam-
mo un gran popolo che piangeva e dimandava, ed avrebbe voluto vedervi.
Venivano attorno a noi; onde io mi congedai dalle amiche sventurate, e con
Peppino tuo fratello salii in carrozza, e tornai a casa dove cercai un poco di
solitudine. Rimasi sola coi cari fgli miei nella casa piena di lutto. Rimasi
miseramente mesta ed addolorata; e tale sar, o mio carissimo Luigi, la tua
sventurata moglie sintanto che Iddio non ti restituisce a me ed ai cari fgli
nostri, che sono rimasti senza padre.
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Madri col ciglio asciutto
Poesia in morte di Carolina Poerio
di Laura Beatrice Oliva Mancini
La poesia in morte di, come omaggio corale e trasmissione di memoria, un genere
poetico assai diffuso negli anni del Risorgimento. Laura Beatrice Oliva Mancini,
poetessa assai conosciuta e acclamata ( la madre di Grazia Pierantoni Mancini) ne
scrisse molte nelle pi svariate circostanze. Questa, scritta per la morte di Carolina
Poerio, napoletana la cui intera vita fu segnata dalle vicende risorgimentali, forse
la pi commossa e partecipe, per gli stretti rapporti di condivisione politica che lega-
vano la famiglia Poerio e la famiglia Mancini. Esule prima con il marito perseguitato
per la rivoluzione del 1821, Carolina Poerio vide il fglio Carlo condannato al carcere
a vita dai Borboni e morire laltro fglio Alessandro nel 1849 nella difesa di Venezia.
I versi ricordano la vecchiaia solitaria della donna, che perse la ragione, e la storia di
dedizione alla causa patriottica e di sacrifci della famiglia. Nella frase fnale mostra
la pervasivit del modello delle madri eroiche, da additare ad esempio alle nuove
generazioni di italiane.
Dunque cedesti al fato,
O Magnanima donna, o eletto esempio
Delle madri latine e delle spose!
Muori, e lestremo fato
Al fglio carco di catene accanto
Ahi misera! Esalar tu non potesti
N quei le morte tue membra compose
Dogni forte sentir pudico tempio!
Alma gentil, ti fa corona e vanto
Che nel natio tuo suol in pria vedesti
Cader la scure immane
E de pi eletti eroi troncar la vita,
Onde ancor piange Italia in bruno ammanto;
E pur martire ardita
Tebbero i forti alla seconda prova:
Or si ammira per te quanto rimane
Di donna in cor virtute arcana e nova
O anima affannosa,
Quando di calde lacrime non davi
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Pi sfogo agli occhi, e ti opprimeano il core,
Iddio con man pietosa
Ti stese un denso vel sullintelletto
E paresti obliar le tue sventure.
Talor di care immagini soavi,
E stringer ti sembrava i fgli al petto,
E con essi alternar tue dolci cure!
Ma rapido baleno ti aperse un solo istante orribil vero,
E al cor manc la vita e al labbro il detto!
O mesto prigioniero
Qual divenisti allor nellaer cieco?
Deh, rechi in parte allalto affanno un freno
La patria che si volge a pianger teco.
Nello stanco velame
Avvolta ancor la nobil pellegrina
Scoteva indarno e affaticava lale,
Che colle ardenti brame
I fgli, lun mal vivo e laltro spento,
Sol potea visitar nel doppio avello.
Ma dai suoi lacci sciolta ed immortale,
Ecco raccogliere il volo, e si avvicina
Alle amate cagion del suo tormento:
E l nel carce di dolore ostello
Amorosa si avanza,
E del suo caldo anelito circonda
Il suo Carlo, e ne molce il lungo stento,
E par che lui risponda
Come in vita solea la donna forte,
E ne sostenga i voti e la speranza
Che contro Amor dardi non ha la Morte
[]
A voi, che in cor soffrite
P vostri cari in ceppi, esuli o spenti,
E suore, e spose, e madri, or volgo gli occhi
A voi, cui gi rapite
Fr le gioie pi pure e desiate,
Onde il viver mortal sorna e si abbella!
169
Misere! A quante ancor convien che tocchi
Pi non udir quaggi gli amati accenti!
Ma stuol di forti ad allevar sol nate,
Seguiam lorme di questa a noi sorella,
Che con secura fronte,
Col ciglio asciutto e in sua virt raccolta
De fgli udia la morte o i crudi stenti;
E a tutte noi rivolta
Dicea: Se della patria offersi anchio
Un sangue a me s caro a levar lonte,
Felice, itale madri, il destin mio!
170
Due non sono quattro
Lettera di Olimpia Savio a Gino Capponi
Mai come nei momenti di dolore si scopre che le persone in grado di offrirti un vero
conforto siano poche. E Olimpia Savio, donna colta, ben introdotta negli ambienti
della corte sabauda e al centro di un salotto patriottico, ne offre una testimonianza
senza retoriche e sbavature nelle poche lettere di risposta che mand agli amici dopo
la morte dei due fgli.
Millerose 31 maggio 1861
Non ho risposto prima perch non ero in casa da poterlo fare, ma lho sentita
molto quella vostra parola di simpatia, lho sentita in fondo al cuore.
Voi maestro di coloro che sanno in fatto di sacrifzii siete accorso misericor-
dioso al dolor mio, e mi avete mandate di quelle gentili e delicate parole che
se lenorme sventura che mi ha colpito potesse aver conforto, voi pi che tut-
ti ci sareste riuscito [] se ogni conforto umano impotente alla profondit
della ferita, nonpertanto le parole venute a me dallanima vostra ne alleviano
per un momento lo strazio, e come io ne tenga conto lo provi lesser questa la
prima lettera alla quale rispondo, tra le tante cui laffetto, la piet e la corte-
sia mi fecero arrivare da ogni lato. Il cuore ve la manda, ed io mi abbandono
volenterosa a quellistinto che in queste ore solenni mi attrae di preferenza
verso voi, come presso a persona da cui mi sento amata, ed amo.
Arrivo da Milano dove fui con mia fglia in casa ai miei buoni Dandolo a
passarvi una ventina di giorni. Questa famiglia a me cara ed intima fu colpi-
ta anni sono dallo stesso disastro per cui la mia abbrunata per sempre, ed
essi in queste ore fecero per noi quanto umanamente si poteva per sollevarci.
Avrete letto dei splendidi funerali che si fecero in Milano ai miei due martiri,
iniziatore il conte Tullio, il quale vi manda per mezzo mio tutte le rispettose
e sentite cose che si dissero di voi in casa sua con Aleardo Aleardi mentre io
stava addolorata tra cotanto senno, o meglio tra cotanto affetto.
Manzoni pure mi lasci di dire le pi sentite cose al suo diletto Gino; egli sta
bene, e conserva intatta la freschezza dellanima, e la vereconda gentilezza
dei suoi ventanni. Ch non possio esservi presso, mio gentile amico onde
attingere da voi quellalto grado di eroismo cristiano che vi tenne saldo nelle
gravi passioni da cui foste pur cos acerbamente travagliato.
Come ho sentito in questi tempi la vanit e la nullaggine di tutto che d il
mondo, val pi un giorno di fede, e mha dato pi forza labbandono in Dio,
che mai non potesse tutta quanta la sapienza delluniverso e le blandizie del
mondo. Se sapeste cosa erano per me quei due fgli che ho perduti, erano i
171
miei migliori amici, io mi ci ero consacrata tutta, e vivevamo in una comu-
nanza di pensieri di affetti e di confdenze unica piuttosto che rara. Ora tutto
fnito! Due feretri chio fui a ricevere due casse di pi nella sepoltura di
famiglia ecco tutto che ci rimanga di quelle care vite, belle forenti ricche
di intelligenza e di tutto che sorride allincominciar della vita. Capitano, lei
si metter alla testa della sua batteria e far fuoco fnch ci sar un soldato
ed un cannone in piedi perch ad ogni costo preme che si apra la breccia.
S generale. Ed entrambi i miei fgli furono fedeli a questa consegna, posti
dove il pericolo era maggiore, prevvidero la morte e morirono. Ecco ci che
mi scriveva il mio Alfredo nella sua ultima lettera Se Dio maiuti, questa
volta le mie spalline hanno un fero battesimo di fuoco o vivo o morto
tu sarai contenta del tuo Alfredo. Alfredo aveva 22 anni! Tre mesi dopo
alla vigilia della sua morte Emilio mi scriveva Io non mi illudo, vivo tra
una pioggia continua di proiettili ed in momenti supremi Ogni giorno mi
confesso direttamente a Dio, dubitando di aver tempo di farlo con un prete.
Coraggio mamma, Alfredo che hai pianto tanto mi veglier dal cielo; ad ogni
modo potrai ricordarci a testa alta. Egli cadde come il fratello! LEmilio mio
non aveva che 23 anni! Ed io me la sentivo questa seconda disgrazia e scri-
veva pochi giorni prima ad un amico Ancona e Gaeta ecco il Calvario su
cui debbo salire perch dal giorno in cui mor Alfredo Emilio fu sempre in
pericolo, quando mi inginocchiava ero cos affannata e sgomenta chio non
sapeva per quale dei due dovessi pregare prima, e correvo spasimante col
pensiero dalluno allaltro fglio senza poter formulare una preghiera. Tre
mesi vissi in questa agonia, e fu cos atroce, che quando seppi che tutto per
me era fnito, mi parve quasi riposo il miserevole sfnimento in cui mi sen-
tii piombata. Ora le case nostre di citt e di campagna gi cos allegre sono
desolate. Mio marito giovane ancora, in tre mesi invecchi di trentanni, e
quantunque ci restino ancora una ragazza, ed un ultimo fglio di tempra an-
gelica anchessi pure non sappiamo rassegnarci, ed abbiamo un bel fare, ma
due, due non potranno pi mai essere quattro. Scusate amico il lungo sfogo,
e lavervi contristato, ma gli da tanto che la mia anima era chiusa senza
neppure il menomo sfogo di pianto, che aperta appena trabocc con violen-
za. [] Addio dunque, mio prezioso consolatore. il vostro invito di andare
a Firenze, l dove siete seducente, ma non ho pi n volont n forza, e lo
potessi anche tanto dovrei star qui dove tre altre vite desolate richiedono il
conforto dellaffetto mio [].
Olimpia Rossi Savio
172
Confitti generazionali
Lettere di Carlotta Poerio Imbriani al fglio Giorgio
Lalternativa tra repubblica e monarchia nel futuro del nuovo Stato nazionale entra
direttamente nel confronto tra madre e fglio. La madre, Carlotta Poerio, difende con
forza le ragioni della propria scelta flo monarchica alla luce di quanto le ha insegnato
lesperienza e dellintera sua vita e della sua famiglia. Al confitto e alla messa in
guardia del fglio contro possibili sbandamenti e illusioni rivoluzionarie, si aggiunge
la delusione per il suo rendimento scolastico allAccademia militare, al quale la ma-
dre risponde con durezza facendo leva sul registro del ricatto affettivo.
Napoli, 5.4.64.
Mio desiderato fglio,
[...] Ieri sera sul tardi mi giunse una tua lettera assicurata, la quale certo non
potea essermi di gran conforto. Tu sai che di mia natura io abborro di recare
dolore a chicchessia, n ora anche volendolo praticare mi verrebbe fatto, tan-
to la mia salute deteriorata. La vita di travagli chio meno produce i suoi
frutti, caro Giorgio, ed il ricolto abbondante; ma lasciamo da banda questa
digressione che non pu essere pe fgli miei di grande importanza e ti dir
lealmente che per le ragioni suaccennate non entro teco in discussioni su
molti punti. Rispetter le tue opinioni, ma devi ben concedermi chio abbia
verso di te il vantaggio dessere alla pari: se tu dunque stimi di aver il diritto
di dire le tue opinioni a testa alta e senza por mente a chi possono offendere,
anche io voglio dire ci che penso. Vittima dacch ho avuto uso di ragione
dellassolutismo, lo detesto. Amo la realt e non tengo conto delle parole al-
tosonanti. Amo e minchino alla giustizia; voglio il possibile su la terra ed ho
pel pi gran bene de popoli la Libert; ma non maccheto a nomi. Listoria
mi ha insegnato che vi son state repubbliche tiranne, che han saputo sparge-
re il terrore fra i popoli che reggevano, in modo da vincere i pi crudeli de-
spoti; veggo daltra parte che in una monarchia costituzionale vi pu essere
libert, e noi, nelle nostre province ne abbiamo anche di troppo. La parola
re non ha su di me nessun potere, ma non posso non ammirare V[ittorio]
E[manuele] perch lo stimo un grande uomo pel suo ingegno; n credere
che a caso io dica queste parole, perch il principe dun piccolo stato chosa
formare il pensiero di riunire lItalia uomo di cuore e di mente ed innanzi al
quale bisogna chinarsi. N credere che questo mio dire sia ciarla senile, per-
ch io sono persuasa, convinta di quanto affermo. Ma V[ittorio] E[manuele]
unindividualit e nulla potrebbe fare solo: il suo sostegno lesercito, e
ben si dice allorch si esclama che gli allievi dellaccademia sono la futura
173
speranza dellItalia. E come si formerebbe questa nazione senza lelemento
militare? e come sussisterebbe un esercito senza la disciplina? E non forse
virt il rinunziare anche alla propria volont, per difendere, per rivendicare
la nostra nazionalit? Che vai dunque dicendo che il soldato la negazione
del cittadino; il cittadino senza il soldato diventa schiavo. N il militare pre-
sta giuramento al solo re; bens allo statuto ed al re. Tu potresti richiedermi
che voglio io conchiudere con questo mio lungo dire, ed io risponder, che
con queste parole difendo me, tuo padre ed i fratelli tuoi tutti dallingiusta
taccia da te dataci di averti ispirati de sentimenti a quali abbiamo rinunzia-
to. Noi ti abbiamo cresciuto alla virt, allamore della libert, della giustizia.
Non odio la forma pi larga, o almeno stimata pi larga di libert, ma qui si
tratta di ci che possibile, e Dio buono! Bisogna esser proprio stolto per non
comprendere che la sola monarchia pu avere la capacit di riunire lItalia.
Anche la rivoluzione certo santa allorch serve a rivendicare il suo paese
dalla tirannia, ma sempre un mezzo; mai sar reputato onesto chi avr per
scopo della sua vita la rivoluzione. E molta gente che tu ammiri non vagheg-
gia che rivolgimenti. Vengo ora a te: chi pu costringerti a fare per forza il
militare? Ma tu hai ancora un intiero anno a pensarvi. Intanto studia, e pensa
di ben rappresentare la patria tua. Eccoti il consiglio onesto di tua madre. Del
resto io so che a 16 anni un giovine si tiene da pi della madre. Tu opera a
modo tuo; aggiungi a tanti dolori domestici anche i tuoi ed allora il cumulo
potr schiacciarmi e cos ti torrai dinnanzi una madre monarchica costitu-
zionale. Senti, Giorgio, la vita mi di peso: tutte le mie illusioni sono morte
e pur troppo veggo che i fgli non san fare sacrifzi, mentre la madre ama
sempre ed io segnatamente sento che anche se voi foste cattivi io morendo
vi benedirei [].
Napoli, 30.5.64
Ho tentato pi volte di scriverti dopo il doloroso rapporto che ci giunto
dallAccademia, ma confesso che non mi stato possibile di tracciare nean-
che una parola. A me quel rapporto sembra un sogno: ho dovuto sforzarmi
per persuadermene, ho mestieri di rileggerlo per crederci. E tu sei quel gio-
vanetto lodato, anzi dir incensato pel suo ingegno? Tu sei quello che davi
tante speranze, tu quello che dovevi un giorno essere non ultimo nella nostra
Italia? Ecco a che ti ha condotto lammirazione per gente ignorante ed immo-
rale. Oh! mio Dio dal 2 posto mentre io aspettava con ansia la novella che
eri stato proclamato il primo della classe, ecco che mi giunge la novella che
sei precipitato al 42 posto. Ma io fnir per divenir matta, s matta, perch
la tua indifferenza mi ha dato la certezza che il tuo cuore malvagio, che tu
hai voluto determinatamente darmi questo tremendo dolore. Tu riformatore
174
dellumanit, tu vagheggiatore duna esaggerata [sic] virt sei ora al disotto
di ogni pi volgare ente. Uomo meschino di mente e di cuore, che pel solo
piacere dimmergere il pugnale nel cuore della sua infelice madre non esita
un istante, e spontaneo diviene il pi ridicolo giovanetto dItalia. E tu osi
crederti uomo ed hai la sfacciataggine di chiamare mio fratello, esempio di
costanza politica, traditore dItalia. Stolto impudente, vergogna della tua fa-
miglia, incapace di accogliere nellanimo tuo un pensiero gentile ed onesto.
In questa novella sventura ho conosciuto quanto sia grande lamor materno,
perch mentre io sono convinta che tu sei un ente che non ha nulla di umano
e che meriteresti dessere abbandonato da coloro che hanno la sventura di
averti per fglio, pure ho fatto di tutto per persuadere linfelice tuo padre di
recarsi in Torino per procurare se possibile, di risvegliare nel tuo cuore quei
sentimenti di onore da te abbandonati, dal momento che ti sei persuaso che
sei un grande uomo [] Io non ho pi ragione e sento che sono vicina ad
essere dichiarata matta. Perch, perch il Signore aggrava tanto la sua mano
sopra di me? Non ho io sempre seguita la virt? Povera Giulia mia e che farai
su questa terra malvagia senza i consigli della madre tua? Menzognero, vile,
osavi farla da Catone mentre sei tanto spregevole. Sono dura ma il dolore mi
strappa tante dolorose verit []
Carlotta Imbriani Poerio
Iddio buono! Avessi tu avuto meno ingegno e pi cuore!
175
Le madri sono pronte a dare lultimo fglio
Lettera di Sara Nathan a Garibaldi, senza data, presumibilmente
giugno 1866
Sara Nathan non solo una fgura centrale nella vita e nelle iniziative di Mazzini, di
cui gestir leredit simbolica e ideale dopo la morte attraverso una inesausto lavoro
di riproposizione e diffusione della causa mazziniana, ma una donna che partecipa
appieno alla battaglia risorgimentale, verso cui indirizza e guida tutti i suoi fgli (ne
ebbe ben 12). Nel 1860 il fglio Joe si arruola diciottenne nel Corpo volontari italiani
di Garibaldi per la liberazione del Veneto. a questo punto che Sara scrive questa
lettera aperta a Garibaldi, avendo in mente il linguaggio sacrifcale gi usato in pas-
sato. Il richiamarsi alle iniziative del passato funzionale alla ricerca di un nuovo
slancio delle donne per sostenere i nuovi sforzi non solo moralmente ma economica-
mente, con una sottoscrizione giornaliera.
Il Paese vuole una patria, e risorge a guerra contro il soldato straniero che oc-
cupa le sue terre. Una voce interna lavverte che deve essere guerra suprema.
Il governo ha una missione determinata e la pi ampia facolt per compirla,
ma avendo un incarico normale non pu attendere a ci che esce dagli ordini
prestabiliti. Ma in casi estremi quale il nostro? appunto lo straordinario
e lestremo che salva il paese: lo straordinario concorso di tutti, accettato e
incoraggiato dal governo che ha fatto uscir vittoriosa lAmerica da una lotta
tremenda. E gi buoni segni annunziano che il nostro paese lintende cos.
La giovent italiana saffolla intorno a Voi Generale e con Voi sassocia ai
prodi gi chiamati e ordinati in campo. Le madri son pronte a dare lultimo
fglio. Le sorelle, le spose lavorano a vestirli dellimmortale camicia rossa di
Roma, di Calatafmi. Si pensa agli infermi, si provvede agli orfani, ai super-
stiti padri, alle madri derelitte. Quante lagrime di fanciulle e di madri cadute
su quelle camicie e sulle bende mentre si cuciono e avvolgono pensando
che forse la camicia sar traforata dal ferro e la bianca benda arrossata dal
sangue dei cari! E tutti, in quel santo confitto, son cari! Dio benedica quel
sangue e quelle lagrime! Sento in me, sento nellansia del paese, sento guar-
dando negli occhi della nobile giovent, sento che la vostra ferma non ha
altro termine che lincoronamento della patria impresa, come la Vostra Vita
non consacrata se non al santo proposito.
Lo sento e mi pare che ai nostri cari, i quali non hanno posto nessun termine
materiale allobbligo di combattere, di soffrire, e di morire per noi, noi dob-
biamo dare una prova che non poniamo al nostro affetto, alla nostra gratitu-
dine, alle nostre cure altro termine che il bene, e che non passa giorno senza
che il nostro pensiero sia rivolto ad essi.
176
Che pare a Voi Generale di una proposta di sottoscrizione giornaliera a favo-
re dei volontari, duratura sino ad impresa compiuta, impegno da prendersi
secondo i suoi mezzi, da ognuno, non esclusa nessuna somma dal centesimo
in su e il cui importo sarebbe a vostra assoluta disposizione, essendovi dei
bisogni e delle provvidenze a cui nessuno meglio di Voi pu dare seguito?
Se Voi lapprovate e se colla Vostra parola la consacrate e la diffondete, io mi
obbligo fn dora a versare in mano vostra in ragione di 6 franchi al giorno.
Ma se a Voi saffacciasse modo pi pratico e pi effcace vogliate suggerirlo
a noi. Siate sicuro che seguiremo con ardore i Vostri consigli.
Al Paese ed a Voi devota una delle madri dei volontari.
177
Adelaide Beccari, langelo inspiratore
Dallalbum In Onore di Adelaide Cairoli
LAlbum dedicato ad Adelaide Cairoli, progettato da Adelaide Gualberta Beccari
allindomani della morte della donna, un monumento costruito attorno alla mater
dolorosa per eccellenza, Adelaide Cairoli. AllAlbum presero parte, sollecitate dalla
Beccari, moltissime donne attive sulla scena risorgimentale con poesie, scritti e testi-
monianze. Per s la curatrice riserv la parte introduttiva, relativa alla ricostruzione
della storia della famiglia Cairoli e allesaltazione dellamore femminile come primo
e indispensabile tessuto connettivo della nazione italiana e della raggiunta indipen-
denza.
In ogni et non mancarono allItalia donne forti e generose; ma essa ne fu ric-
ca nellet presente. Chi educ i tanti giovinetti che combatterono su campi
di battaglia?
Perch nel 1848, malgrado gli sforzi supremi, non vincemmo? Da cui ci ven-
ne la concordia del pensiero e dellazione dieci anni dappoi? Chi non ricorda
con devozione le madri, le sorelle, le fglie, di coloro che subirono morte
violenta in ricompensa del loro amore alla terra natia? degli infelici che sali-
rono al patibolo? oh il cuore di quelle sventurate come non cess di battere
nellistante medesimo in cui si spegnevano le vite de loro diletti? []
Madre, donna italiana, tu compisti e saprai compiere la tua bella missione;
tu, ad ogni appello di redenzione, rispondesti generosa. I tuoi fgli, i tuoi
fratelli, i tuoi sposi, gli oggetti pi cari dellimmenso tuo affetto, tutti sacrasti
al grande principio. Donna italiana, tu hai ben meritato della patria, e ti si
deve una corona di lauro. Fu la tua domestica infuenza, che fece i nostri eroi.
Tu sospingesti il volontario: il giovinetto oggi timido, incerto, peritante, era
domani un veterano delle patrie battaglie; un tuo sguardo, un tuo detto, una
tua carezza aveanlo trasformato
E cos Italia fu, cos Italia sar tutta intera, merc la forza dAmore. Amo-
re che alberga nel petto della donna, e sella seguir la voce che dentro le
favella, non verr mai meno alla sua parte; e poi che avr saputo essere an-
gelo ispiratore per invitare il suo compagno alla guerra pel nostro politico ri-
sorgimento, sapr essere langelo preparatore di quellera in cui alle scienze
non sar intercetta la via dagli apostoli delloscurantismo, e potranno farsi
innanzi sicure ad arricchire gli uomini di nuove cognizioni, di nuove impor-
tanti scoperte, da metterli al possesso di un vero assoluto; e le arti belle non
verranno neglette, n prostituite a mestiere; e il bello sapr sposarsi colluti-
le; e lindustria e il commercio, riconosciuti principali elementi di ricchezza,
178
avranno fatto sparire la miseria; e lagiatezza, e il benessere morale e mate-
riale, saranno premio del lavoro e delloperosit; in cui una nazione non sar
pi conculcata da altra nazione, n luna cercher la ruina dellaltra, ma il
diritto delle genti verr rispettato quale sorgente di prosperit universale; in
cui, fnalmente, la civilt avr raggiunto il grado massimo di perfezione, e la
donna verr considerata eguale alluomo, e i popoli si riconosceranno fratelli
nella religione dellumanit, aggregati tutti di una sola famiglia.
179
E DOPO
Il panorama che si apre allindomani della proclamazione del Regno dItalia (17
marzo 1861) appare variegato, se lo guardiamo dal punto di osservazione privilegia-
to adottato in questa antologia, quello dei percorsi biografci delle donne. Costringere
le diverse esperienze entro le maglie di un unico metro di valutazione il rientro
nellordine del trionfante disciplinamento materno e domestico propagandato da pi
parti rischia di irrigidire le diverse esperienze, appiattendo posizioni e comporta-
menti che restano in realt differenziati. Cos facendo, tanto per cominciare si tra-
scura limpegno che molte donne continuarono a esplicare sui fronti rimasti ancora
aperti della completa unifcazione del paese: dalla liberazione di Venezia e del Veneto
alla questione di Roma e del rapporto con la Chiesa, che vede riaccendersi i confitti
tra moderati e democratici. Nel Veneto nel 1866 si ebbe la protesta per il mancato
riconoscimento alle donne degli stessi diritti alla votazione per lannessione (cfr. in
Come partecipare, la lettera al Re Vittorio Emanuele delle donne di Dolo). Attorno
a Garibaldi ferito ad Aspromonte nel 1862 si esprime la mobilitazione solidale di
molte donne e non solo dei fedelissimi del Generale (cfr. nei Reportages la testimo-
nianza offerta da Laura Solera Mantegazza). Si perde di vista poi quanto ancora di
eterodossia continua a contrassegnare il mondo femminile. Eterodossia repubblicana
e anticlericale, come nella napoletana Giulia Caracciolo qui ricordata per la richiesta
di pensione avanzata al prefetto. Richiesta inusuale, e al contempo documento tangi-
bile delle diffcolt e dei costi sul piano privato che simili posizioni comportano nella
vita di una donna e nel riconoscimento dei suoi diritti sui fgli allindomani delluni-
fcazione. Sia Giulia Caracciolo che la sorella Enrichetta (autrice del best-seller Mi-
steri del Chiostro Napoletano) sono esponenti di primo piano della massoneria
femminile a Napoli, nel cui alveo maturarono molte posizioni emancipazioniste.
Ma eterodossia anche come rifuto puro e semplice di arrendersi a un rifusso nel
privato che chiuda lepoca delle speranze e delle aspettative di coinvolgimento nella
vita del nuovo Stato. Per alcune questo coinvolgimento deve prioritariamente vedere
riconosciuti alcuni diritti e porre fne allineguale cittadinanza politica. Decisa la
posizione espressa da Anna Maria Mozzoni su quali siano i principali interventi
legislativi che devono esser fatti per ridurre il gap tra uomini e donne. Per altre, al
contrario, i tempi non sono ancora maturi. questa lopinione espressa da Cristi-
na di Belgiojoso. Anche un testo prudente, moderato e in defnitiva rinunciatario
sullurgenza di una riforma radicale nei tempi brevi della condizione delle donne,
come quello scritto da Cristina nel 1866, non pu negare che, sul piano dei prin-
cipi, riparare ai torti di cui si lagnano alcune donne [] non sarebbe certo un atto
intempestivo. Le ragioni che spingono lei, come altre donne, a mostrarsi contrarie
allemancipazione sono da un lato di ordine politico pi generale, dallaltro la lucida
180
e consapevole analisi di quanto limpegno a cambiare le mentalit e ribaltare i pregiu-
dizi radicati nei rapporti fra i sessi costituisca una battaglia non meno complessa e
lunga. linizio di un confitto allinterno del mondo femminile la cui eco si prolun-
ga ancora nel primo Novecento. Oltre ai ripetuti interventi di Anna Maria Mozzoni,
a tenere alta la famma dei diritti vi sono giornali come La Donna, fondato da
Adalberta Adelaide Beccari, che si propone di riunire le diverse posizioni. Mazzi-
niane sia la Mozzoni (almeno allinizio), sia la Beccari, le iniziative delle due donne
testimoniano di quanto leredit mazziniana si faccia sentire nella vita del nuovo
Stato. Uneredit sostenuta da altre due donne, Sara Nathan e Giorgina Saff.
Se la questione del voto e della non compiuta cittadinanza divide il mondo femmi-
nile, su altri terreni sono condivise preoccupazioni e iniziative. A cominciare dallesi-
genza di alimentare del Risorgimento una memoria viva e presente, contrastando
nelle nuove generazioni loblio dei sacrifci compiuti. A questa preoccupazione d
voce con toni accorati Luigia Codemo nelle sue Memorie famigliari, ricordando
quanto lungo e sofferto fu il cammino dellindipendenza per il Veneto e Venezia.
Alla paura delloblio si tent di rispondere in vario modo. Innanzitutto con la con-
servazione delle carte familiari, degli scritti di carattere patriottico e degli oggetti
personali e qui limpegno e la sensibilit femminile si mostrarono decisivi. Madri
e mogli furono le prime a raccogliere e mettere ordine negli scritti dei propri cari, un
lavoro prezioso ma non documentabile. Unaltra forma di trasmissione fu quella di
narrare le gesta patriottiche della propria famiglia e di valorizzarne lapporto alla
storia nazionale. Le Memorie biografche di Luigi Sabatini Bonafede (1863), in
cui Carolina Bonafede racconta la vita del fglio primogenito, ne sono un esempio.
Dei tanti problemi che la nuova Italia deve affrontare allindomani dellunifca-
zione, la debole legittimazione che il nuovo Stato ha presso le popolazioni pi disa-
giate del paese non costituisce di certo un problema secondario. Da qui limpegno
profuso da molte nellopera di educazione nazionale che deve rendere tutti gli italiani
membri consapevoli di una patria comune. Lo Statuto spiegato al popolo di Fanny
Ghedini Bortolotto ne un precoce esempio. Da qui anche limpegno a proseguire
nellalfabetizzazione delle donne e delle classi pi povere proseguendo nelle nuove
attivit lopera di propaganda patriottica svolta negli anni precedenti. il caso, tra
gli altri, di Erminia Fu Fusinato, chiamata nel 1873 a dirigere la Scuola Superiore
femminile di Roma, dopo esser stata nominata Ispettrice dal ministro della Pubblica
istruzione Cesare Correnti. Carica questultima ricoperta anche da altre donne, come
Caterina Franceschi Ferrucci, Giannina Milli. Caterina Percoto, donne che negli
anni precedenti avevano contribuito alla battaglia risorgimentale e allelaborazione
del modello della nuova italiana. Diverse, come si vede, le forme che assume il coin-
volgimento femminile dopo la proclamazione del Regno dItalia: forme forse meno
visibili e spettacolari di quelle sperimentate negli anni della battaglia risorgimentale,
in cui si intersecano percorsi solitari e slanci di aggregazione.
181
Un pegno di materna tenerezza
Dalle Memorie biografche di Luigi Sabatini Bonafede,
di Carolina Bonafede, 1863
Carolina Bonafede si avvicin alla scrittura della storia dopo essersi occupata nei
suoi scritti di altro, come ad esempio la storia delle donne illustri bolognesi e in par-
ticolare della pittrice e musicista Elisabetta Sirani. La particolarit delle memorie da
lei scritte (in terza persona) il coinvolgimento diretto nelle vicende: al centro della
narrazione vi , infatti, la vita e la morte del fglio, Luigi Sabatini, morto nel 1860
nel corso dellimpresa dei Mille. Luigi prese anche parte alla Prima guerra dIndi-
pendenza, alla Repubblica romana e venne poi a lungo imprigionato per cospirazione
repubblicana nel 1853. Luigi il fglio di primo letto: insieme al racconto della vita
del fglio si pu trovare nel testo la ricostruzione del processo di maturazione politica
della donna (sotto linfuenza sia del primo che del secondo marito) e del suo ambien-
te familiare, nellambito del movimento patriottico di tendenza mazziniana a Bolo-
gna. Mentre storia nazionale e storia familiare vengono cos strettamente intrecciate,
ad emergere la consapevole adesione femminile al modello delle forti italiane.
Carolina Bonafede si rappresenta come la moderna madre patriottica, pronta al sa-
crifcio dei fgli per lindipendenza nazionale. La ricostruzione dei momenti salienti
della vita del fglio e della sua eroica morte rientra in questo modello ideale: nel clima
post-risorgimentale le donne infatti devono essere le custodi dei valori per le nuove
generazioni, testimoni attive del superamento delle divisioni che hanno a lungo dila-
niato il movimento patriottico.
In data 15 Agosto annunziava alla madre la sua promozione a sergente dopo
di avere condotto una mano di generosi contro la mitraglia nemica, ed aver-
ne ottenuto un esito felice; e nella stessa lettera le partecipa lavanzamento
a sottotenente per altro fatto darmi a cui aveva preso parte come sergente.
In data 10 settembre scrive a lungo alla madre, accennando altra sua pro-
mozione di luogotenente; le dice di aver in pronto il suo ritratto in costume
da zuavo da spedirle, e lo farebbe appena ritirasse tutti gli aretrati, perch
egli non aveva percepito fno a quel punto che un franco al giorno, e si era
vestito a sue spese col danaro portato di scorta; indi facevasi ad esternare la
sua soddisfazione per trovarsi nelle fle di valorosi giovani che si slanciano
nei pericoli come leoni; n mai si lamentano per qualsiasi fatica abbiano a
sopportare, o privazione a soffrire.
Le parla con ammirazione delle mosse strategiche del Generale Garibaldi,
e delle sue tante prodezze il cui racconto un giorno, diceva egli, si creder
parto di qualche mente poetica il giusto entusiasmo (esso proseguiva) che
182
muove ovunque egli appare, ti esalta a segno che sotto ai suoi ordini si rad-
doppia di coraggio e di buona volont. Garibaldi improvvisatore di eserciti,
pare non curi di esserne organizzatore, perch mancagli il tempo; ma si vale
dello slancio patriottico che nella giovent che lo siegue tiene luogo di sa-
pere ed ancora di disciplina militare, per cogliere linimico allimprovviso, e
disperderlo. Fare appello al cittadino, armarlo e guidarlo di pugna in pugna,
di vittoria in vittoria, non pu niegarsi che per questuomo prodigioso non
sia che un punto solo; ma pur troppo da tale instantaneo radunare di gente,
nasce, che in queste fle trovi leroe pronto al sacrifcio di se stesso per puro
amore di patria, e lo scioperato che vi accorre colla speranza di far bottino; e
quest ultimo o madre mia non vedi mai al fuoco.
In data 27 Settembre egli vergava in cattivo e lacero mezzo foglio di carta,
queste poche parole C.M. Di volo per Napoli: parto per gli avamposti di
Capua: dal fatto darmi sotto la fortezza di Messina, ove mebbi il mio sotto-
tenente morto, io nescii illeso. Dunque sta tranquilla, resto meravig...
Cosi rimanevasi quella lettera; la soprascritta vergata con caratteri appena
intelligibili aveva puramente il nome e cognome della madre, ma in testa si
vedeva ripresa la frase cominciata nellinterno della lettera, cio: Resto me-
ravigliato che da circa due mesi non ricevo tue lettere.
Quel foglio fu lultimo! A mille indagini per sapere di lui risposero mille voci
discordanti per lo spazio di quattro mesi. Infrattanto persona distinta favori-
va a Signor M.G. una relazione chebbe in appresso molte conferme degne di
tutta la fede. Il signor cav. T.D. scriveva da Napoli in data 15 Gennaio 1861.
Dopo molte indagini sono triste di dovervi annunziare che il vostro Saba-
tini-Bonafede pass dalla gloria del campo a quella di Dio. Era giovane caro
a tutti, instruito, coraggioso, e sebbene giugnesse in Sicilia quasi compiuta
quella campagna, esegu con ardire e fermezza gli ordini della campagna se-
guente. Creato per merito, uffciale dordinanza del Generale Turr, si trov in
quella tremenda giornata del I Ottobre nella quale i Generali Borbonici ave-
vano s bene organizzata luscita delle truppe da Capua, che le medesime (se
disperato valore da parte de Garibaldini non ne avesse spezzata in pi parti
la rapida marcia) sarebbero, per cosi dire, ritornate a Napoli per la ferrovia
facendo inaspettato macello. A Garibaldi ed a Bixio fu dovuto lonore della
giornata e la salvezza di Napoli. Il Sabatini-Bonafede a cavallo rianimava i
perdenti, quando una fucilata lo colp alla spalla sinistra (altri aggiungono
che ricevesse ancora una puntata di lancia nel petto, e per la perdita del
sangue cadesse da cavallo) caduto da cavallo, non ebbe fortunatamente i
nemici adosso che lo seviziassero come ad altri venne fatto. Fu presto por-
tato a Napoli, mentre i suoi riprendevano loffensiva, ed accolto nella casa
di un Signore del quale ho dimenticato il nome. Ebbe tutte le cure possibili,
ma dopo poco mor, e lo assist il Colasanti (Uffciale di abbigliamento degli
183
Zuavi) cui consegn molti suoi oggetti. Ebbe decorose esequie a spese del
Signore che lo accolse, ed il luogo dove fu sepolto ricordato da quelli che
lo accompagnarono. Lasci memoria di s, grata non solo, ma indelebile in
quanti lo conobbero, stando di fronte alla guerra, come innanzi alla tregua
con nobilt danimo italiano. Ricevo queste notizie dal Capitano Guglielmi-
ni degli Zuavi, romano ed onorevole cittadino che lo ebbe compagno. Fate
intendere allaffitta madre che in momenti si gravi trov suo fglio almeno il
conforto di morire fra gente onesta, e non fu fnito dai Borbonici con qualche
strazio degno de barbari! Il suo Luigi ha lasciato nome di prode innanzi a
Capua, ed il compianto de buoni.
Si fecero ricerche del Colasanti, e di altre stimabili persone, ma ognuno sa,
come appena andate a Napoli le truppe regolari, i migliori seguaci di Gari-
baldi si affrettassero di abbandonare quelle contrade
Infne in data 1 Aprile 1861 la madre riceveva uffcialmente la fede mortua-
ria di Luigi Sabatini-Bonafede, caduto a S. Angelo presso Capua il 1 Ottobre
1860, nominato nelle ricompense con pensione onorevole.
Figlio, amico, e fratello cordiale, patriota ardente, valente di braccio quanto
dintelletto, pronto allo studio come al sacrifcio, morto per la redenzione
della patria, combattendo fra suoi pi generosi fgliuoli, Ei non deve perire
nella memoria dei superstiti che raccolsero il frutto delle cruenti vittorie!
Accetta o mio Gigi qual pegno di materna tenerezza queste poche pagine che
piangendo dettai. Oh come spesso nel trarre a fne lopera pietosa, si abban-
donava il capo sullaffannoso petto, e la penna cadeva dalla convulsa mano!
Al riandare della tua vita sempre travagliata, e virtuosa sempre quante fate
sclamai: e possio sopravvivere a cos caro fglio? Pur troppo non uccide il
dolore! Ad ogni istante io rammentava le fgliali tue cure, quel pronto ap-
pigliarti ad ogni mio consiglio; e quel farti legge dogni mio desio! Come
suonano ancora in fondo al cuore gli accenti che s di sovente ripetevi. Dio,
dicevi, mi concedi che io miri sventolare altero dallAlpi al Mare litaliano
vessillo, e se pur fosse scritto che dovessi perire per mano del nemico che
disperato scocca lultimo colpo sul vincente italiano, affretta mio Dio quel
d, io morr contento. La tua prece, o fglio, fu in parte esaudita; tu cadevi
allultima sconftta del borbonico fremente, cui in sua strozza si soffocavano
le tremende imprecazioni contro la comune patria. Figlio, non rivedr pi
quel tuo sorriso, e quello scintillante sguardo che mi scendeva allanima; ma
io nella stanza, ove mi strugge il dolore di averti perduto sento tutta lalte-
rezza desserti madre. Io come itala donna, ti ringrazio del sangue che ver-
sasti per francare da dispotico Sire le partenopee contrade; io come genitrice
ti benedico ad ogni palpito del mio cuore, e le immense mie pene, e le tante
amare mie lacrime, offro al sommo Iddio, perch ognor pi a lui ti appressi.
184
O come spesso vola il pensier mio ad un eterno futuro e vi trasporta il cuore!
e pel desiderio di rintracciarvi quanto perdei, io sclamo: tronca o Dio questa
misera vita dinutil peso alla terra, ed a me s grave... ma poscia la prece arre-
sto che parmi oltraggio al vivente fglio, che amai ed amo al par di te, perch
ti fu secondo solo nel nascere. Allora o mio Gigi, stringo, al seno i pargoletti
nipoti, addito ad essi la tua effge, e a loro narro i casi tuoi, le tue virt; tal che
su quelle tenere labbra, vanno sempre uniti ai nomi dei loro genitori quello
dello zio. Oh mio Gigi! su questa terra, oltre un tal conforto a me che resta?
La sicurt di vivere Eternamente mesta.
185
La donna e i suoi rapporti sociali
La nuova agenda politica di Anna Maria Mozzoni, 1864
grazie ai numerosi scritti di Anna Maria Mozzoni (fortunatamente ripubblicati
nei nostri tempi), allinesausto impegno, alle numerose petizioni, conferenze ed in-
terventi sui giornali che si crea in Italia un movimento per la concessione del voto
alle donne. Nata suddita asburgica nel 1837, partecipa al Risorgimento e nel 1920 fa
in tempo, prima di morire, a seguire il dibattito alla Camera sullennesima proposta
di legge di estensione del voto alle donne. Nel suo universo politico convivono gli
illuministi lombardi, gli utopisti francesi, legualitarismo anglosassone (nel 1870
traduce in italiano The Subjection of Women di John Stuart Mill). Nel corso della
sua lunga vita intrattiene rapporti e si lega politicamente con i mazziniani, i demo-
cratici radicali e, infne, con i socialisti. Cardine delle sue scelte politiche la denuncia
delle condizioni di disuguaglianza e di illibert che pesano sulle donne a causa dei
codici e dei costumi. Nel 1867 appoggia la proposta del deputato Salvatore Morelli
sullintroduzione del divorzio in Italia. Introdotto il Codice Pisanelli come codice
del nuovo Regno dItalia, ne criticher tutti gli articoli che limitano la capacit della
donna in rapporto al padre e al marito. Nel 1881 fonda la Lega degli interessi femmi-
nili. Nel 1898 contraria alla proposta di una legge che tuteli il lavoro femminile, so-
stenendo che la tutela mira in realt a perpetuare la funzione subalterna della donna
nella famiglia: Non accettate protezioni scrive chiedete giustizia. Qui abbiamo
riportato la parte conclusiva del lungo ragionamento contenuto nel suo primo libro,
La donna e i suoi rapporti sociali, con cui inizia la sua battaglia.
[] vedo che mi chiedete, chio stringa in due parole tutto il da farsi, onde
ottenere i mezzi dazione, dappoich vi riconoscete il dovere di azione, spo-
gliandovi di quella misera impronta di servilismo e di pusillanimit, che ora
deturpa il carattere femminile, scaturita per lo appunto dalla lunga oppres-
sione subita, e dalla incoscienza delle legittime pretese, che ogni essere pu
e deve recare innanzi alla societ, e determinandovi energicamente alleser-
cizio della vostra attivit; laonde mi riassumo.
Lo Stato nega alla donna listruzione, mentre la fa contribuente.
Il codice le nega la capacit in faccia al diritto, mentre ne afferma la respon-
sabilit in faccia alla contravvenzione ed alla pena.
Lo Stato respinge la donna dalla vita politica, mentre ve la fa concorrere coi
sacrifcii.
La legge subalternizza la donna nel matrimonio e le nega la maternit le-
gittima, mentre la chiama a parte dei pesi domestici e le abbandona tutte le
conseguenze della maternit illegale.
186
Pi, chiude ogni via alla sua intelligenza e le sbarra la strada ad ogni profes-
sione, disconoscendo cosi in lei il diritto di lavoro e dattivit.
La donna deve dunque protestare contro la sua attuale condizione, invocare
una riforma, e chiedere:
I. Che le sia impartita unistruzione nazionale con larghi programmi.
II. Che sia parifcata agli altri cittadini nella maggiorit.
Che le sia concesso il diritto elettorale, e sia almeno elettore, se non eleg-
gibile.
Che lequilibrio sia ristabilito fra i coniugi.
Che la separazione dei beni del matrimonio sia diritto comune.
Che ladulterio ed il concubinato soggiacciano alle stesse prove legali ed
alle stesse conseguenze.
VII. Che il marito non possa rappresentare la moglie in nessun atto legale,
senza suo esplicito mandato.
Che siano soppressi i rapporti dobbedienza e di protezione, siccome in-
giusta luna, illusoria laltra.
Che nel caso che la moglie non voglia seguire il marito, ella possa sotto-
porre le sue ragioni ad un consiglio di famiglia composto dambo i sessi.
Che il marito non possa alienare le proprie sostanze sia a titolo oneroso,
sia gratuito, n obbligarle in nessun modo, senza consenso della moglie,
e reciprocamente. Dacch il coniuge sciupatore devessere mantenuto
dallaltro, ben giusto che la controlleria sia reciproca.
Che la madre sia contutrice, secondo lo vuole diritto naturale.
Che il padre morendo elegga egli stesso un contutore, e la madre a sua
volta elegga una contutrice ai suoi fgli.
Che sia ammessa la ricerca della paternit, e soggiaccia alle prove legali,
alle quali soggiace ladulterio.
Che si faccia pi severa la legge sulla seduzione, e protegga la donna fno
ai venticinque anni.
Che sia la donna ammessa alla tutela ed al consiglio di famiglia.
Che abbia la tutrice gli stessi diritti del tutore; e, dove vabbia discordia,
giudichi in prima istanza il consiglio di famiglia, quindi il tribunale pu-
pillare.
Che siano aperte alla donna le professioni e glimpieghi.
XVIII. Che possa la donna acquistare diritti di cittadinanza altrimenti che col
matrimonio.
Se ho commesse qua e col delle limitazioni ai diritti competenti ad ogni
cittadino, dichiaro esplicitamente, che non gi perch io li sconfessi, rispet-
tivamente alla donna.
Ho gi detto, chio credo dovere la donna apporre il suggello del suo genio
sopra tutte le umane istituzioni, che fn qui non si possono che abusivamente
187
chiamar tali, opera quali sono di una casta appartenente alla met delluman
genere; e non potrassi mai pensare altrimenti, fnch la specie nostra, come
tutte le altre, sar composta di due termini.
Se marresto a questo punto, e mi rassegno a queste limitazioni, gli per-
ch, sono queste le riforme, che credo possibili e mature. Cosicch, pronta
a rivendicare domani ogni altro diritto quando vedessi opportuno di farlo,
marresto in oggi dove vedo nei pregiudizii generali, e nello spirito dei tempi
ancora bambini allattuazione delle dottrine del diritto, segnati i confni della
possibile redenzione femminile.
188
Lo Statuto spiegato al popolo delle campagne
di Fanny Bortolotto Ghedini
Avvicinare il nuovo Stato e le sue istituzioni alla gente comune, costruire biografe
esemplari che potessero servire di modello alla giovent italiana non fu impresa da
poco nel momento in cui ci si rivolgeva a una popolazione caratterizzata da tassi di
analfabetismo altissimi. Lo Statuto spiegato al popolo rappresenta un esempio
della letteratura popolare pedagogica che si infolt dopo lunifcazione nella societ
italiana. Prima del tentativo di Fanny Bortolotto Ghedini (nata al Cairo nel 1820) vi
erano stati altri precedenti, a frma maschile per. Fanny Ghedini, sposatasi con un
tipografo editore, alterna pi tradizionali incursioni nel mondo letterario (in passato
ha dato anche lei il suo contributo alla poesia patriottica) ad una fortunata carriera
editoriale come divulgatrice nel campo delleducazione popolare. A lei si devono an-
che i Proverbi spiegati al popolo, occasione per la divulgazione di codici di com-
portamento collettivo in linea con letica del self-help di Samuel Smiles, i Dialoghi
istruttivi per i fanciulli del popolo, e i Primi anni di celebri personaggi. Testi
questi ultimi che venivano incontro al bisogno di nuovi manuali scolastici e per que-
sto destinati in seguito a grande successo nelle scuole italiane.
Un nuovo ordine distituzioni sociali sorse fra noi, ed ben fatto insinuarlo
profondamente e in modo chiaro nel popolo, alfne di procurargliene una
precisa conoscenza.
Gli perci che formai il pensiero di compilare per uso delle infme classi un
breve trattatello sullo Statuto, dettandolo a foggia di dialogo onde rendere
di pi facile intelligenza le singole istituzioni del regime monarchico costi-
tuzionale, e le rispettive attribuzioni del Re, dei Ministri, del Parlamento e
dei Sudditi.
Il pochissimo che io feci valga di sprone ad altri, pi di me capaci, a fare il
molto; animandoci tutti nel pensiero di vederci crescere intorno una giovine
generazione che ad una illuminata fede in Dio unisca il conscio sentimento
dei diritti e dei doveri che le si competono dappoi che lItalia venne sollevata
alla nobile vita della politica libert.
I. Idea generale dello Statuto.
D. Quale festa si celebra in Italia nella prima domenica di giugno?
R. Nella prima domenica di giugno si celebra la festa dello Statuto e delluni-
t dItalia.
D. Che cos lo Statuto?
R. Lo Statuto una legge fondamentale che stabilisce la forma e le norme del
nostro governo.
D. E questa legge dello Statuto da chi fu promulgata?
189
R. La legge dello Statuto fu promulgata dal padre del nostro Re, ossia Carlo
Alberto il Magnanimo.
D. Quando fu che Carlo Alberto il Magnanimo promulg lo Statuto?
R. Carlo Alberto promulg lo Statuto il giorno 4 febbraio dellanno 1848.
D. Perch Carlo Alberto promulg lo Statuto?
R. Carlo Alberto promulg lo Statuto nel patriottico scopo di sollevare lItalia
alla libert e allindipendenza, chiamando i suoi popoli a dividere seco le
cure del governo.
D. E il governo del regno dItalia com?
R. Il governo del regno dItalia una Monarchia costituzionale.
D. Che cosa vuoi dire Monarchia?
R. Monarchia vuol dire che a capo dello Stato vi ha un Re nel di cui nome si
emanano e si fanno eseguire le leggi.
D. E che signifca costituzionale?
R. Costituzionale signifca che in virt dello Statuto il Re divide coi rappre-
sentanti della Nazione i supremi poteri del governo.
[]
II. Della Religione dello Stato.
D. Qual la Religione dello Stato riconosciuta dallo Statuto?
R. La Religione dello Stato la cattolica.
D. Perch questa religione venne detta dello Stato a preferenza delle altre?
R. Perch professata dalla gran maggioranza della Nazione e dalla Dinastia
regnante.
D. Che cosa decreta lo Statuto circa la professione delle altre religioni?
R. Lo Statuto stabilisce il principio del rispetto per tutte le credenze religiose
che non si oppongono allordine sociale delle leggi comuni.
D. I sacerdoti di qualsiasi religione da chi dipendono?
R. In quanto riguarda la vita civile e politica i sacerdoti dipendono, come
tutti gli altri cittadini, dal governo del Re; ma in ci che spetta allo spirituale
essi dipendono dalle rispettive autorit religiose riconosciute.
[]
IV. Dei diritti e dei doveri dei cittadini.
D. Datemi unidea generale del terzo capo dello Statuto concernente i diritti
e i doveri dei cittadini.
R. Tutti i cittadini in virt dello Statuto sono eguali dinanzi alla legge, sicch
ognuno ammissibile alle cariche civili e militari, salvo alcune poche ecce-
zioni assegnate dalle leggi
1
. Come pure, merce lo Statuto, la libert indivi-
duale garantita, e il domicilio inviolabile.
1
Queste eccezioni riguardano specialmente quelle cariche per le quali necessario
un determinato censo, come sarebbe, per esempio, quella di sindaco, di elettore, ecc.
190
D. Che signifca la libert individuale garantita?
R. La libert individuale garantita signifca che nessuno pu essere carcerato
o tradotto in giudizio fuorch nei casi assegnati dalla legge e nelle forme che
essa prescrive.
D. E che sintende per domicilio inviolabile?
R. Per domicilio inviolabile sintende che non pu aver luogo nessuna visita
domiciliare, ossia che la forza pubblica non pu entrare nelle nostre case
altro che nei casi o nelle forme additate dalle leggi.
D. Le due franchigie test esposte sono assai rilevanti?
R. Per comprenderne il valore basta confrontarle cogli arbitrii dei governi
dispotici, sotto i quali si perquisisce e simprigiona a capriccio e spesso anche
nei modi pi brutali.
D. I cittadini hanno essi dallo Statuto altre franchigie?
R. S, lo Statuto assicura ai cittadini altre due franchigie importantissime,
cio: la libert della stampa, e il diritto di associazione.
D. Che sintende pel diritto della libera stampa?
R. Sintende il diritto che ha ogni cittadino di pubblicare le proprie idee, sotto
per losservanza delle relative leggi.
D. La franchigia della libera stampa dessa molto importante?
R. importante in grado supremo, perch a lei son dovuti in gran parte i pro-
gressi della civilt. Ella crea la potenza della pubblica opinione, e specialmente
mediante il giornalismo svela e impedisce gli arbitrii delle autorit, fa noti i
bisogni dei cittadini, e d adito a chiunque di illuminare coi proprii pensa-
menti il Governo in ogni ramo dellamministrazione dello Stato.
D. Che sintende per diritto di associazione?
R. Il diritto di associazione quello per cui i cittadini possono adunarsi in
quel luogo e numero che vogliono per discutere sui pubblici affari sia dello
Stato che della provincia e del comune; fare indirizzi e petizioni al Parlamen-
to, od anche prefggersi scopi privati scientifci o letterarii o commerciali o
agricoli o industriali. Insomma loro lecito di fare quanto vogliono purch
non turbino la quiete pubblica.
D. E queste associazioni a quali risultati conducono?
R. Ad ottimi risultati, perch da esse noi dobbiamo riconoscere in gran parte
il progresso delle moderne industrie e la prevalenza della forza morale.
D. Dunque questi due diritti della libera stampa e dellassociazione sono
molto profttevoli?
R. Sono profttevoli assai qualora se ne sappia valutare limportanza usan-
done saggiamente.
[]
D. Qual il benefco risultato dello Statuto sulla Nazione?
R. Il benefco risultato dello Statuto sulla Nazione si quello di elevarne la
191
dignit, e dinfonderle la coscienza e lenergia della libert.
D. Che sintende per libert?
R. Sintende quel diritto per cui la Nazione partecipa al governo di s stessa,
e che i suoi singoli membri esercitano sotto la guarentigia delle leggi.
D. Per libert sintende forse il diritto di fare tutto ci che si vuole?
R. No, certo, perch il cittadino di un libero Stato ha maggior dovere ed amo-
re per losservanza delle leggi che non un suddito di governo dispotico.
D. E perch questo?
R. Perch le leggi sono create dalla Nazione medesima a norma ed in vista
dei proprii bisogni.
D. Ma che cos la legge, la quale ha tanto valore?
R. La legge un potere supremo, indipendente da tutti e da tutto, e superiore
a qualunque siasi forza materiale.
D. In qual modo adunque si dovr celebrare dagli Italiani questa festa dello
Statuto colla quale noi solennizziamo il risorgimento e lunione dItalia?
R. Una tal festa devesi solennizzare in un modo degno di una nazione che
sente tutta limportanza della propria grandezza e della sua dignit: ossia
devesi in tal giorno consacrare con ogni modo e forma il principio della fra-
tellanza tra tutte le classi, di quella fratellanza che basa sovra la concordia
e il rispetto reciproco, e mediante la quale soltanto le savie leggi che ci go-
vernano potranno fruttare splendidi risultati, e renderci una nazione forte e
possente per civili virt e per materiale foridezza.
192
Conviene camminare adagio
Da La presente condizione delle donne e del loro avvenire di Cristi-
na di Belgiojoso, 1866
la prima ed ultima volta che Cristina di Belgiojoso affronta la questione della con-
dizione delle donne ed esprime le sue opinioni sulla necessit o meno di cambiare lo
stato delle cose. Lo ha fatto come dice su sollecitazione di Terenzio Mamiani, direttore
della rivista Nuova Antologia, dove la lunga rifessione viene pubblicata in due
puntate. Lesito in qualche modo sorprendente. La donna pi anticonformista che
lItalia risorgimentale abbia avuto rivela una prudenza e un gradualismo del tutto
inattesi. Il suo ragionamento parte da due premesse: la prima riguarda lordine delle
priorit politiche, sono altri i problemi urgenti che le classi dirigenti si trovano ad af-
frontare; la seconda esprime un dubbio sulla condivisione che le battaglie pi radicali
di libert avanzate da alcune possono trovare nella maggioranza delle altre donne.
Non esiste a suo dire un suffciente terreno di discussione e di consenso su quali sia-
no le riforme pi opportune da fare subito. Per ottenere quello che desiderano, sono
ancora i vecchi strumenti di manipolazione della volont maschile e di infuenza
dietro le quinte ad essere di preferenza praticati tra le donne. meglio quindi per le
donne armarsi di pazienza, seminando e dando prova dei progressi della mente
femminile. Il futuro sar migliore, e allora, cos si augura alla fne, le donne felici
e onorate dei tempi avvenire, rivolgano un pensiero grato e ricordino i nomi delle
infelici che hanno iniziato la battaglia.
[] Mettiamo da parte le declamazioni. La condizione della donna al di
sotto del valor suo intellettuale e morale, ed in quella la donna non trova, se
non in casi eccezionali, una durevole felicit. Questa condizione ad un circa
la medesima che le fu imposta nei primi albori della civile societ; e siccome
ogni cosa cammina, progredisce e si trasforma quaggi, la immobilit della
condizione femminile opposta alla natura delle cose e della umana fami-
glia. Ma tante cose posano sopra codesta condizione femminile che non si
pu distruggerla ad un tratto, senza recare immensi danni alla societ. Con-
viene invece camminare adagio, togliere ad una ad una le pietre che posso-
no essere tolte allodierno edifzio sociale, senza cagionarne lintera rovina;
conviene anzi porvi saldi puntelli affne di mantenerlo ritto a mano a mano
che gli son tolte le pietre onde si compone, e che si adoprano alla erezione di
un nuovo edifzio, in cui i bisogni di tutti e di tutte trovino unequa soddisfa-
zione. Le donne che ambiscono un nuovo ordine di cose, debbono armarsi
di pazienza e di abnegazione, contentarsi di preparare il suolo, di seminarlo,
ma non pretendere di raccoglierne la msse. La presente generazione non
193
pu se non preparare giorni migliori alle generazioni future, e di ci deve
andar contenta: imperocch le riforme fatte in fretta hanno quasi sempre in-
felice successo, e distolgono i pi animosi dal ripeterle. Egli vero che i torti,
di cui si lagnano alcune donne, esistono da molti secoli, e che il riformarli
pu diffcilmente reputarsi atto intempestivo; ma vero altres che la esisten-
za di questi torti, e la possibilit di mettervi fne, non furono conosciute che
assai di recente. Un grandissimo numero di quelle donne che si vorrebbero
liberare dal giogo, respingono sdegnate una libert che non chiesero mai, e
il cui nome sembra loro sinonimo di vizio e di libertinaggio. A chi si appog-
geranno le riformatrici per ottenere un intento cos frainteso ed aborrito dai
pi? La insistenza loro rende lo stato delle cose pi che mai diffcile, e suscita
nuovi ostacoli al conseguimento dei loro voti. Io vorrei che si contentassero
di dimostrare collevidenza del loro ingegno e colla moderazione delle loro
pretese, che la mente femminile non naturalmente e necessariamente infe-
riore alla virile, e che la donna non si lascia sempre trascinare dalla passione,
ma sa regolare e temperare i proprii desiderii, ed accomodarsi alle circostan-
ze ed ai tempi; e sono persuasa che seguendo questo mio consiglio giunge-
rebbero pi presto alla mta.
Mi si permetta unaltra osservazione. Le donne esercitano ed esercitarono da
gran tempo unazione potentissima sopra tutti i negozi o pubblici o privati
che incombono alluomo; ma la loro azione , per cos dire, subdola, nasco-
sta, dissimulata. Per non offendere lorgoglio e la vanit delluomo, la donna
si cela dietro di lui chessa vuol condurre, lo muove a suo capriccio lusingan-
done la vanit; glispira, ma non gli suggerisce i pensieri che la dominano,
e riesce sovente a persuadere il proprio signore, che i pensieri cos artifzio-
samente presentatigli sono frutto del suo trascendente ingegno; cosicch lo
vedremo forsanco sforzarsi di renderli accessibili al debole intelletto della
donna, da cui li riceve, e non di rado la donna lo confermer nellerrore,
mostrandosi maravigliata per laltezza del virile concetto, grata alla pietosa
di lui condiscendenza, ed ostenter i segni di una mentale stanchezza do-
vuta agli sforzi fatti per partecipare a quei pensieri virili, troppo superiori
alla sua potenza. C qualcuno che possa approvare tali artifzii? E qual
luomo che dopo di essere stato cos aggirato, venendo a scoprire linganno,
non ne rimanga feramente, e con ragione, sdegnato? Siffatte relazioni fra gli
uomini e le donne che sono frequentissime, sono uno smacco alle pi neces-
sarie delle umane virt, alla veracit, alla probit, alla lealt. Eppure asserirei
senza esitare che fra dieci donne, le quali esercitano una qualsiasi infuenza
oltre la sfera loro, ve ne sono almeno otto che la ottennero nel modo da me
descritto.
La nostra Italia sta ora componendosi con gravi stenti, e vincendo potenti
ostacoli. La nazione italiana non teme di separarsi dalle cose passate, e le
194
novit di qualsiasi natura non la spaventano solo perch son novit: ma in
questo momento ogni cura che non si riferisca direttamente al suo ordina-
mento e assetto politico, ogni riforma che non tenda a tutelarla da un immi-
nente pericolo, deve essere rimandata a giorni pi securi e tranquilli. I nostri
legislatori, coloro che rappresentano la nazione italiana fatta libera, non deb-
bono venir distratti dal gravissimo loro incarico; ma lopera che a mio parere
deve precedere la giustizia, a cui anelano alcune donne, pu incominciarsi
oggi. Si educhino e sistruiscano senza ostentazione quelle donne che per la
natura del loro ingegno, e per il loro stato sentono il bisogno di una intel-
lettuale coltura e possono procacciarsela. Anche in mezzo ai gravi pensieri
che oggi travagliano la italiana societ, il lento ma continuo progresso della
mente femminile non rimarr inosservato, e forse prima chio non credo le
donne otterranno spontaneamente da quelli che defnisce gli uomini la do-
vuta giustizia.
Forse io minganno, forse mi acceca la parzialit pel mio paese, ma parmi
di scorgere, in un avvenire non so quanto lontano, lItalia che scioglie tutti
i problemi sociali, e li scioglie con prudente, ma instancabile coraggio, vit-
toriosa nemica di tutti i pregiudizi, disprezzatrice costante di quelle ragioni
individuali che si oppongono alle legittime delle moltitudini. Parmi vedere
negli uomini che possono oramai ambire il reggimento della nazione, che la
rappresentano o che si dedicano alla difesa ed al servizio del paese, parmi,
dico, veder scemato il desiderio di mantenersi, mediante la soggezzione e
lavvilimento della donna, la dispotica loro autorit sulla casa e sulla fami-
glia. Parmi vederli presi da maraviglia accorgendosi che le donne, educate
ed istruite da quelli che defnisce gli stessi maestri loro e negli studii stessi,
non rinunziano perci ad essere donne, a vivere della vita della donna, ad as-
sumerne e ad adempierne i doveri, non assordano la societ collentusiasti-
che lodi del loro ingegno, esaltando la propria eccellenza, chiedendo diritti,
disprezzando doveri, e desiderando strane riforme.
Parmi vederli pi maravigliati ancora, quando scoprano che la donna colta
sa rendersi compagna gradita anche dopo la partenza della bellezza e della
giovent; che le puerili dispute, i frivoli diletti le sono diventati assai meno
necessarii di prima; che la sua vanit pi non si offende colla solita facilit;
che la noia e la malinconia senza motivo non sono pi il fagello della sua
vita, e chessa pu dare la propria fducia ad un sacerdote che le sembri meri-
tarla, senza farlo padrone dei secreti domestici, n ricevere da lui le istruzio-
ni da comunicarsi al marito ed ai fgli, n i rimproveri e le condanne, quando
gli uni e gli altri le riusino, n vogliano regolarsi conformemente a quelle.
Parmi vedere nel glorioso avvenire della mia patria le famiglie in miglior
modo assestate e dirette, la educazione della prole pi saggia e pi previ-
dente, le amicizie pericolose scemate di numero, dappoich mariti e mogli
195
saranno gli uni per gli altri i pi sicuri, sinceri e fedeli amici che si possano
desiderare. Vedo cessati i contrasti, le usurpazioni, le recriminazioni; cessa-
to il bisogno della dissimulazione, e la tendenza alla falsit, collaver posto
sopra pi salde basi la domestica felicit, e collavere permesso alla donna
dinnalzarsi alla pari delluomo. Vedo la societ arricchita dellingegno, dei
consigli e dellopera femminile, in quelle faccende almeno che richiedono
prontezza di concepimento e di criterio, umanit, e di disposizione al sagri-
fcio. Vedo che alla mia patria spetteranno le lodi e la gratitudine universale
per avere felicemente e saggiamente troncata la quistione del valor femmini-
le, e della condizione che alla donna si compete.
Vogliano le donne felici ed onorate dei tempi avvenire rivolgere tratto tratto
il pensiero ai dolori ed alle umiliazioni delle donne che le precedettero nella
vita, e ricordare con qualche gratitudine i nomi di quelle che loro apersero
e prepararono la via alla non mai prima goduta, forse appena sognata, feli-
cit!
196
Il vero sapere accresce la dignit femminile
Dal discorso letto nellinaugurazione della Scuola superiore
di Roma il giorno 6 gennaio 1874 dalla direttrice
Erminia Fu Fusinato
Nei suoi Diari Erminia Fu Fusinato racconta giorno per giorno diffcolt ed entu-
siasmi incontrati nel dirigere la Scuola superiore femminile di Roma istituita nel
1873, il suo rapporto con Cesare Correnti ministro della Pubblica istruzione e gli in-
contri con la Principessa Margherita patrocinatrice della Scuola. La poetessa, madre
di tre fgli, ha partecipato agli avvenimenti risorgimentali a fanco del padre prima
e del marito poi. Nel 1864, costretta a lasciare il Veneto, si rifugia in esilio a Firenze
dove continua a coltivare i suoi interessi culturali e pedagogici. La direzione della
Scuola lultimo e prestigioso impegno che assume. Decisa nel discorso letto nel
giorno dellinaugurazione della Scuola la difesa del benefcio che gli studi porteranno
nella vita delle donne: sia per le donne sposate, sia per quelle nubili che intendano
dedicarsi alleducazione. Molte sono del resto le donne, come ricorda, che hanno dato
lustro agli studi nel suo tempo.
Eletta alluffcio nobilissimo di dirigere la nuova Scuola superiore femminile
dalla concorde benevolenza di coloro che s effcacemente provvedono alla
grandezza di questa illustre citt, [] ci che sopra ogni cosa mi conforta e
mi allieta, la confdente sollecitudine con cui tante buone madri, che non se
nerano forse peranco divise un solo giorno, accorsero ad inscrivere le pro-
prie fanciulle a questa scuola, la quale sapre cos con un numero di allieve
superiore dassai a quello che nel suo nascimento potesse vantare ogni altra
di consimile in Italia.
E queste fanciulle, alle quali questoggi in ispecial modo indirizzata la mia
parola, queste fanciulle, ricche dingegno e di gentilezza daffetto, si mostra-
rono di gi tanto desiose degli studi cui volonterosamente qui siniziarono
prima ancora che la scuola potesse dirsi istituita, che non dato dubitare
chesse le preparino un avvenire men bello e glorioso di quello dei pi lodati
tra glistituti superiori del Regno.
Roma neppure in questo poteva restare a nessun altra seconda, ch se per
solo difetto dei tempi, listruzione, singolarmente femminile, dovette rima-
nervi negletta oggi le sue scuole elementari chiaramente ci attestano comel-
la in un volgere di anni brevissimo possa per naturale virt riparare al danno
di secoli e mettersi a gara con le pi colte citt sorelle.
I nostri regolamenti, frutto dell esperienza e del senno, e con cura amoro-
sa ricolti e fermati dallUffcio della Istruzione municipale e dal Consiglio
197
direttivo, mostrano come lo scopo precipuo della istituzione sia quello di
stabilire tra scuola e famiglia una corrispondenza costante dintendimenti, di
desideri e daffetti, talch luna sia verace complemento dellaltra, e possano
unite aiutarsi scambievolmente nel faticoso cammino che verso la perfezione
conduce.
Con questo intendimento pregher spesso le madri di venire a prendere no-
tizie della condotta e del proftto delle fglie, di volermi signifcare quanto e
quale si mostri il benefcio dellistruzione nellesercizio della domestica vita,
per avvertire e provvedere a qualsiasi difetto lor paresse notare negli interni
regolamenti di questa istituzione, la quale nel suo incominciamento niuno
vorr invero pretendere perfetta. E mentre facciamo voti perch le nostre
allieve trovino nella famiglia quasi laria della scuola, noi porremo ogni stu-
dio affnch questa ritrovino pur sempre la schietta e soave amorevolezza
che fa parere la scuola una continuazione della famiglia, e venirne cos in
quel pieno accordo delluna con laltra, onde larmonia delleducazione con
listruzione, e la vita del cuore cresce e si rafforza con quella dellintelletto.
La meta che ci siamo prefssa quanto allistruzione s elevata, che in oggi
a taluna pu apparire ben lontana. Ma conscia delle condizioni presenti, la
scuola si pieg maternamente verso quelle fanciulle che non erano peranco
in grado dinnalzarsi fno a lei, preparandosi cos come un rigoglioso vivaio,
ovessa sar per nutrire le tenere pianticelle che nei prossimi anni la rallegre-
ranno de pi splendidi fori.
I nostri programmi si modifcheranno, si amplieranno, anchessi con lo svol-
gersi della istituzione, oggi pi che a renderli pieni e abbondevoli, si bad a
farli bastevoli ed opportuni. Parchi di promesse perch determinati a com-
pierle, in questi sei mesi di studi ci proponiamo soltanto diniziare le gio-
vanette negli elementi delle varie discipline di cui, compiendo i due bienni
prescritti, potranno acquistarsi intero il possedimento.
[] E di tutta leletta dei nostri insegnanti mi sarebbe agevole e caro il tessere
encomi speciali, se non che quanti la compongono sono noti per guisa che
Roma tutta ben sa come fra queste pareti le giovinette apprenderanno coi
dettami del sapere il culto della virt.
Ecco quanto, secondando i voti e gli intendimenti, che il R. Ministero per la
pubblica istruzione manifestava in molte occasioni a tutta Italia rispetto agli
istituti superiori femminili, il Municipio romano, non risparmiando sacrifci
di tempo e di danaro, volle e seppe fare, a fne doffrire alle fanciulle delle pi
agiate famiglie cittadine e forestiere una istruzione rispondente alle nuove
condizioni dei tempi. Ora che gli uomini progredirono meravigliosamente
in ogni ordine di studi, duopo che trovino nelle fglie, nelle sorelle, nelle
spose chi ne intenda i propositi, ne aiuti lintellettuale operosit, e li confor-
ti effcacemente in quanto imprendono a vantaggio e decoro della patria e
198
della umanit. Cos la coltura femminile, rendendo sempre meglio gradita la
domestica compagnia, far che i padri, fratelli, i mariti non sognino felicit
pi grande di quella che sorrider loro nei penetrali domestici; ed ove le
vicende della fortuna, non assentano alla donna di consacrarsi tutta ad una
famiglia sua propria, ella potr almeno trovarne un compenso esercitando
degnamente in altre dimore quel sublime magistero di educatrice a cui la
Provvidenza essenzialmente la destinava.
N alcuno pu ormai temere che la dottrina abbia a scemare nella donna laf-
fetto ed a velarne le grazie, rendendola saccente e sdegnosa di quelle umili
cure casalinghe che noi stimiamo essere i suoi primi doveri. Lesperienza ci
assicura che il vero sapere giova anzi ad accrescere la modestia, e la dignit
femminile, mentre dove regna lignoranza sogliono pur troppo abbondare
lignavia e la vanit.
Chi solleva la mente alle meraviglie della scienza, della natura e dellarte,
rifugge dalle frivolezze tra cui le anime profane consumano miseramente
la vita, e sente che il raggio dellingegno, la scintilla dellaffetto ci vennero
dati appunto per comprendere il Bello ed il Vero, da cui apprendiamo ad
ammirare la potenza divina, ed a renderle lomaggio pi degno cercando di
perfezionare noi stessi.
LItalia vanta essa pure splendidi e numerosi esempi di donne che, salite in
onore nelle lettere, nelle scienze o per magnanime azioni, si serbarono co-
stantemente semplici e schiette nelle consuetudini, nei modi, nel conversare,
e furono sopra ogni cosa sollecite dellordine, delleconomia, del benessere
della famiglia.
Molti nomi cari e venerati mi si affollano ora alla mente, ma io mi contenter
di ricordarvene, o giovanette, alcuni pochi che basteranno ad avvalorare il
mio asserto, e sieno quelli Caterina Franceschi Ferrucci, di Giulia Colombini,
di Caterina Percoto, di Carlotta Ferrari da Lodi, di Felicita Morandi, di Gian-
nina Milli, della Marchesa Brigida Tanari, di Teodolinda Pignocchi, e delle
perdute e acerbamente piante Laura Mancini, Laura Mantegazza e Caterina
Scarpellini.
Non mai come adesso la donna sent il bisogno, ed il dovere distruirsi, n
mai pi largo campo venne dischiuso, direi anzi affdato, alla sua intelligente
operosit [].
199
Parole di una madre ai giovani
Amate, rispettate la Donna
Il culto di Mazzini comincia presto, mentre luomo ancora in vita, e non poco si
deve ai circoli liberali e radicali inglesi con cui entr in contatto quando era esule a
Londra. Giorgina Craufurd allinizio solo una delle tante giovani inglesi, simpatiz-
zanti per la causa dellindipendenza italiana, che ne subirono il fascino e lattrazione.
Nel 1852 scrisse che Mazzini esercitava su di lei uninfuenza simile alla emozio-
ne della Divinit. Mi sento pi buona, pi vicina a Dio. Una volta sposatasi
con Aurelio Saff, triumviro con Mazzini della Repubblica romana del 1848 nonch
luomo che rest pi a lungo politicamente fedele a Mazzini, partecipa appieno alla
battaglia della memoria per la diffusione degli scritti e del pensiero di Mazzini che
caratterizza, dopo la morte, la ristretta cerchia dei suoi seguaci. Una battaglia peda-
gogica che fa appello alla trasformazione delle coscienze, come mostra questo appello.
Oltre a rilanciare alcune idealit tradizionali presenti nel pensiero mazziniano (per la
Craufurd il mazzinianesimo era la religione della Patria e della Umanit), insiste
su un nuovo rapporto degli uomini verso le donne come lievito di una societ rigene-
rata. Anche il suo mettersi in gioco come madre fa strettamente parte dellorizzonte
mazziniano, che vedeva nelle madri le vere artefci di una repubblica virtuosa.
Vorrete voi ascoltare le mie parole, o giovani della mia terra nativa di que-
sta Italia, che amo di s profondo amore? debole la mia voce: non ha auto-
rit di dottrina, n di fama alcuna: ma voce di Madre, che parla a Voi come
parla ai suoi fgli, ispirata e guidata dal pi potente fra gli affetti che Iddio
concede alla sua creatura sovra la terra lamore materno: lamore che, ab-
bracciando tutta intera la vita dei suoi cari, sente profondamente il dovere di
tentare ogni sforzo per infondere nellanimo loro un pi alto e pi religioso
concetto della loro missione, come uomini e come cittadini.
Ed oggi questo dovere si fa tanto pi severo ed urgente, quanto pi profonda
e pi sentita la piaga che corrode la Societ: e tutte le Madri dovrebbero
unirsi e concentrare i loro sforzi a premunire e armare di eccezionale virt e
coraggio i fgli, per prepararli alla Guerra contro il Vizio contro lEgoismo
eretto a sistema.
O giovani! Non chiudete lorecchio ai consigli delle madri vostre: non vi la-
sciate sforar lanima dallo scherno di una societ incadaverita: non soppri-
mete i primi moti del core che si schiude alla vita, a questa vita che Dio vi
dava onde svolgere in essa, sotto lalito suo ispiratore, tutte le facolt, tutte le
potenze damore e doperosit di cui portate in Voi il germe, e che dovranno
fecondare, santifcare lavvenire.
Non varrestate timidi e irresoluti, davanti al riso mefstofelico di chi invi-
dioso forse dellaureola di candore, e della nativa modestia che vi accompa-
200
gna tenta, e pur troppo generalmente non indarno, trascinarvi, quasi in-
conscii, nel baratro del vizio e della colpa; donde i migliori tra voi potranno
forse un giorno risorgere conscii e pentiti, ma dopo avere per sempre perdu-
to il fore della loro giovinezza, il profumo dinnocenza che lanima reca seco
sulla terra, quasi memoria o presentimento del cielo.
Fino ad oggi mancato troppo spesso il coraggio alle madri per iniziare i
loro fgli al dovere di lottare col Male. La societ intera sorgeva a protestare
contro di esse: decretava falso o malinteso lamore che guardava tremante
ai primi passi dellessere amato e custodito s gelosamente fn dagli anni
pi teneri, e che doveva allontanarsi solo per le vie del mondo: e diceva con
piglio solenne alla madre: Lascia che il fglio, per la salute sua, dia libero
sfogo alle esigenze della natura; che conosca la vita, acquisti esperienza, per
diventare uomo fatto e savio. La castit per luomo sogno di mente esaltata,
ignara affatto delle leggi di Natura. E la povera madre doveva far forza a s
stessa, soffocare il grido della coscienza, la voce dellanima, che le susurrava:
falso; chiuder gli occhi, piegare il capo alla fatalit e piangere in segreto,
pregando pel fglio.
Oggi quel grido soffocato, quella voce trova uneco nella coscienza dellUma-
nit. Alla luce di una pi alta e pi vera idea della Vita, quella coscienza dice
alla Madre: Sorgi, rinfrancati e CREDI nellispirazione che ti viene da Dio. La
voce della tua coscienza non era sogno, non era utopia: era ed rivelazione
delleterna, incancellabile Legge Morale, che guida e regge luniverso con
armonia progressiva nella via del Vero: legge di giustizia e damore per tutti,
e per la quale ogni arbitrio, ogni immoralit profanazione.
Vorrete voi smentire quella voce, o giovani? oh! aprite lanima, vergine an-
cora degoismo, alle sante e vere ispirazioni del Bello e del Buono. Fatevi,
ognun di voi, apostolo della Nuova Vita che oggi si rivela a voi bella, pura,
armoniosa come il cielo della vostra patria col fremito di chi conscio della
propria origine divina, della propria potenza, e vuole, fermamente vuole,
rivendicarne tutta la dignit qui sulla terra.
Accingetevi alla lotta, e langiolo dei forti pensieri, dei generosi propositi,
circonder di novella luce le vostre fronti giovanili; e nella santa battaglia
contro lEgoismo voi vincerete.
A tutti coloro che cercheranno soprafarvi col ghigno dellincredulit beffar-
da, voi dovete rispondere: Noi crediamo nella Libert umana, condizione
dellumana responsabilit. Non vogliamo quindi soggiacere ad alcuna schia-
vit, e molto meno a quella dei sensi, al brutale istinto di questi, rinegando la
virt dellanima: vogliamo essere non bruti, ma uomini degni del concetto
di Dio, al quale sinforma la miglior parte di noi!
Oh! giovani fgli dItalia, non macchiate dindelebile colpa il vostro primo
ingresso nella vita, come esseri indipendenti e liberi; di una colpa che dovr
201
farvi abbassare lo sguardo e arrossire di vergogna per la prima volta davanti
alle madri vostre. Sia la madre per voi lideale della Donna: voi non vorrete
profanare in altre quellideale. Il valersi della donna e peggio ancora della
donna caduta come di stromento a sodisfazione di sfrenati istinti, delitto
che Dio e la coscienza condannano. Non lasciate cos tristamente distruggere
in voi lideale damore, di bont, di devozione che ha presieduto e benedetto
ai vostri primi anni: che vinsegnava ad amare il Bene, la Virt, Dio. La
donna deve essere sacra per voi. Dio la creava sorella delluomo, compagna
e conforto nella missione affdata ad entrambi sulla terra non allettatrice di
corruttela e di degradamento morale. Abbiate fede nellimmortale poten-
za ispiratrice dellamore tra uomo e donna. Ma perch quella potenza sia e
possa svolgersi in tutta la sua operosit pel Bene e pel miglioramento morale
delluna e dellaltro, conviene che sia tra loro uguaglianza morale, e che luo-
mo si conservi puro; non ceda allegoismo dei sensi, ma lo combatta con tutte
le forze dellanimo e lo vinca comei sente che devessere pura e forte, contro
quel male istesso, la compagna sua.
Scrivete sulla vostra bandiera le sante parole del Grande Maestro: Credia-
mo al Dovere, per noi tutti e per ciascuno di noi, di combattere senza posa,
col pensiero e collazione il Male e di promuovere il Bene, n tutti i sofsmi
della cos detta esperienza della vita in altrui, valgano a rimovervi da questa
credenza. Una convinzione pi profonda e assai pi potente di quella espe-
rienza, vi sia guida e scorta, ora e sempre, nella via del Vero e del Giusto.
Sia pure aspra e diffcile la lotta; il coraggio non vi verr meno, perch voi
dovete avere ci che altri ha da molto tempo perduto fede in voi stessi
e nel Progresso dellUmanit. Potrete talvolta cadere per via, ma cadrete
combattendo e protestando sempre.
Io non intendo gi predicarvi lascetismo monacale del medio evo, che pre-
sumeva di redimere lo spirito mortifcando la carne e distruggendo i sensi. No:
voi dovete nobilitare, santifcare la prima, come forma che riveste lanima
vostra immortale; e ridurre i secondi sotto il dominio della ragione che Dio vi
dava per inalzarvi a lui.
Le passioni e la potenza di vita che vi fremono dentro, siano volte al bene
dei vostri fratelli, e ne ritrarrete forza a lavorare con pi fervido amore per
far grande, potente davvero, e gloriosa iniziatrice dellAvvenire, la Patria
vostra. La generazione che vi ha preceduto ha compito grandi e nobili fatti
sul campo dellazione materiale. Per quanto lungi ancora dallideale de no-
stri migliori, lunit geografca dellItalia stata presso che raggiunta. A voi
affdata oggi unaltra, pi diffcile forse ma non meno grande e gloriosa,
impresa. Voi dovete consacrare tutte le forze, tutta lenergia dellanimo al
risorgimento morale della Patria. Edifcarla bella e grande come i nostri
sommi la presentivano. Ma dovete dedicarvi a questa opera rigeneratrice,
202
accingervi a questo sacro compito, puri di corpo e di spirito senza velo di
rimorso sullanima. Come il guerriero che, apprestandosi a indossare lar-
mi per la prima volta, passava lintera notte nel tempio, concentrato in un
pensiero di purifcazione, voi dovete prepararvi, nel tempio della vostra co-
scienza, a rendervi degni diniziare la battaglia morale delloggi colla fronte
alta e serena. E vi sia guida lamore lamore puro e santo che Dio vi pose
nel core.
Non ischernite, non conculcate le infelicissime vittime, che una Societ atea e
corrotta rigettandole fuori del suo seno relega nella pi turpe e degradan-
te schiavit che possa aggravarsi sulla creatura umana. Ricordate che sono
anchesse sorelle vostre creature di Dio; che avevano ed hanno anchesse
diritto alla loro parte di sole, di vita umana, di affetti puri e soavi: ma che,
trascinate dallignoranza, dai mali esempi, e il pi delle volte dalla brutalit
delluomo e dalla propria miseria, a una prima colpa, si trovano irrevocabil-
mente condannate anche se colpite dai rimorsi e dalla vergogna a servir
di pascolo al vizio. Allontanatevi da loro, oggi che non potete sentirvi forti
abbastanza per porgere ad esse una mano fraterna e aiutarle a risorgere lo
potrete forse un giorno: ma allontanatevi con piet profonda nel core, con
una preghiera sul labbro non col disprezzo o linsulto. Piangete per quelle
povere cadute; e giurate a voi stessi di fare ogni sforzo perch una s enorme
immoralit sia riconosciuta e sentita da tutti, e abolita un giorno, e per sem-
pre, dal consorzio umano.
Io mi sono forse dilungata di troppo. Ma non potranno le parole, che sgor-
gano dal mio core, giungere al vostro, o giovani? Io ho fede in voi, nel vostro
avvenire, perch credo in Dio e nel lento, ma inevitabile svolgersi della sua
Legge qui sulla terra.
Abbiate egual fede in voi stessi. Amate, rispettate la Donna. Cercate in essa,
non le facili gioie dun istante fugace, non lebbrezza egoista dellindividuo
che non cura se non la propria sodisfazione ebbrezza che si trasmuta pur
troppo, dopo breve ora, in delusione amara; ma lamore vero e profondo,
ch rivelazione di Dio stella guidatrice dellanima nel sentiero della vita.
Amate. Lamore ala dellanima a Dio, e al grande, al bello, al sublime, ch
lombra di Dio sulla terra. Ma sia il vostro amore, lamore che Dante vinse-
gnava... amore danime che sinalzano insieme e non radono il suolo in cerca
di una pace che non data in Terra alla creatura, e che la delusione sommer-
ge inevitabilmente nellegoismo. Amare promettere e ricever promessa per
lavvenire. Dio ci ha dato lamore, come un indizio di cielo, perch lanima
stanca abbia su chi sorreggersi e chi sorreggere nel cammino della vita; fore
seminato sulla via del dovere, ma che non muta il dovere. Purifcatevi, for-
tifcatevi, migliorate amando. Fate, anche a patto di crescerle dolori terreni,
che lanima sorella non debba mai quaggi o altrove arrossire di voi o
203
per voi. Verr tempo che dallalto della nuova vita, abbracciando il passato
e intendendone il segreto, sorriderete insieme dei patiti dolori e delle prove
durate.
Un giorno, o giovani, quando avrete scelto la compagna, la sorella del vostro
cuore, chiedetele, rivelandoglielo, un tale Amore. Essa vi risponder.
O miei fgli! Mossa dallamor mio per voi, e colla vostra cara immagine nel
core, io tracciava questi pensieri. A voi li affdo. Fatevi glinterpreti fedeli dei
voti, della preghiera della madre vostra. Possa, per voi e da voi, scendere
un raggio di luce e dimmortale speranza sulle teste gi canute dei vostri
genitori. Siate puri, forti, costanti: e se Iddio vorr concedermi tanto di vita
chio possa vedervi movere fdenti e risoluti, sotto la scorta del Vero, sulla
via del Bene della Virt del Sacrifcio di voi stessi pel miglioramento dei
vostri fratelli non avr pi timore n dubbio per voi: il mio compito sar
adempito, e potr scendere nella tomba benedicendovi sacerdoti dellAvve-
nire!
Forl, 1875.
Giorgina Saff
Sullo scopo delle associazioni femminili
[...] quasi una moda in oggi il parlare della Emancipazione della Donna
senza che per quanto sembrami sintenda veramente il senso di questa
parola: anzi parmi che spesso se ne travii il concetto. Ci che noi, credenti
nella fede e nellideale di Giuseppe Mazzini, vogliamo, ci per cui lavore-
ranno meglio assai di noi ne ho fermo convincimento i fgli nostri e le
generazioni avvenire, lEmancipazione della Creatura Umana, rappresentata
dallUomo e dalla Donna dallincubo delle vecchie formole e dei tristi pre-
giudizi, che inceppano e ritardano il pieno e armonico svolgimento di tutte le
facolt che Dio le dava per compiere degnamente la missione della vita sulla
terra. Ma, per preparare il terreno, per aprire la via a questa, che per noi la
Religione dellAvvenire, conviene contentarci, al presente, di lavori parziali;
e dove luomo non sente ancora il bisogno morale di mettere la donna a parte
di ogni suo sforzo verso il Bene, necessit e dovere che la donna sorga a dire
alle sue sorelle: uniamoci per migliorarci; aiutiamoci scambievolmente a intendere
il nuovo concetto della nostra missione, a mostrarci capaci e degne di attuarlo in
concordia damore e dopere, nel compimento dei pi sacri doveri della vita.
Come nella musica i vari artisti devono prima imparare ed intendere sepa-
ratamente la parte che ad ognuno spetta in un gran concerto darmonia, che
dovr rivelare uno stesso pensiero, una stessa sublime ispirazione del Genio
cos i vari sodalizi, tanto maschili che femminili, che oggi sorgono in Italia
204
dovrebbero, parmi, animati da una medesima fede, proporsi per primo in-
tento di rendersi capaci e degni dinterpretare la gran Parola Educatrice, che
dovr un giorno riunirli tutti in santa fratellanza sotto locchio di Dio.
Le Associazioni Femminili che si vanno istituendo con uno scopo pi alto e
pi generoso del mutuo soccorso materiale, o piuttosto che, oltre a questo,
sentono il bisogno di educarsi a pi nobile concetto, aiutandosi fra loro per
inalzare la condizione morale e sociale della donna, affermano, cos facendo,
un implicito e sacrosanto diritto: diritto che il Codice vieta loro, violando
la Legge eterna, la Legge di Dio, che vuole che ad ogni sua creatura sia con-
cesso il libero esercizio delle sue facolt per operare il proprio miglioramento
morale : esse perci dovrebbero, a parer mio, ordinarsi in modo da far pre-
valere, sopra ogni altro, questo intento perch la donna, quanto e forse pi
delluomo, ha oggi bisogno di comprendere anzi tutto quale sia la sua parte
nel lavoro comune; di sentire tutta la santit del suo compito nella missione
umana sopra la terra; e di adempiere, convinta e devota, tutti i doveri che
le spettano. Quando essa stessa avr saputo in tal modo affermare la sua
importanza morale, non avr duopo daltra affermazione: i suoi diritti le
saranno acquisiti per lineluttabile potenza del Vero e del Giusto; poich essa
avr moralmente conquistato il suo vero grado nel consorzio umano. Leserci-
zio del diritto non se non la conseguenza di un dovere compiuto.
I sodalizi delloggi dovrebbero, per conseguenza, essere scuola di preparazione
per lavvenire. E perch luomo intenda davvero ci che pu essere e ci che
possa fare la compagna che Dio gli dava per lavorare e progredire con essa
nel cammino della vita, duopo che la donna si adoperi da s medesima a
raggiungere un grado pi elevato, e pi degno de suoi destini.
Ogni Associazione femminile di mutuo soccorso (che a veder mio dovrebbe
aver la sua autonomia, non solo per troncare ogni tradizione di dipendenza
e soggezione, ma per dare alla donna loccasione di misurare ed esercitare
tutte le sue capacit) dovrebbe, allintento di migliorare le condizioni mate-
riali, col mutuo soccorso e col lavoro, unire quello del miglioramento delle
anime, col mutuo insegnamento e colleducazione dei buoni istinti del cuore,
e delle pi nobili tendenze dello spirito. E diverrebbe, soprattutto, scuola
di moralit, se pure accogliendo nel suo seno, non solo le anime pi serie
e pi devote al bene, ma anche le infelici vittime del vizio e della generale
corruzione delloggi, che, stanche ed oppresse dallaffannoso peso del male,
troverebbero ivi quello che la societ scettica ed egoista nega ad esse, un
rifugio pietoso e fraterno che le conforti a risorgere colla parola dellamore e
della fede invigilasse al tempo stesso, con giusta e costante severit, la con-
dotta di ogni socia, rifutando il consorzio di quelle che, ricadendo nel male,
si mostrassero indegne del fraterno appoggio.
Per mezzo di riunioni serali, si potrebbero unire ai lavori donneschi lettu-
205
re per turno dei migliori libri, incominciando dalle sante pagine dei Doveri
dellUomo; studiando la Storia Patria la nostra storia perch le donne dIta-
lia sappiano comprendere ci che ha potuto la donna nel passato, malgrado
non solo i pregiudizi, ma i decreti della Societ, che le facevano guerra; e
si convincano quindi vieppi di ci che essa potr, nellAvvenire, sol che
lo voglia; rendendo loro familiari i ricordi de nostri pi grandi poeti, e di
tutti quelli che sorsero giganti nel Pensiero, e ne lasciarono sublimi manife-
stazioni di s nelle immortali scoperte della scienza, nelle opere del Genio,
nelle lettere e nelle arti; facendo loro conoscere la vita, i patimenti e il sagrif-
cio serenamente incontrato de Martiri, che si consacrarono alla Redenzione
dItalia.
Per tal modo si infonderebbe ne cuori il culto vivo e profondo del Buono
del Vero e del Grande: le anime giovani saprirebbero alla vita, alla vera
vita del cuore e dellintelletto, merc ben altra cosa che non sia la meschina
vanit di comparir belle in una od altra foggia di vestiario, o la funesta in-
fuenza, suscitata dalla lettura di racconti fondati sulle pi tristi, corrotte, e
spesso esagerate passioni di una Societ atea e schernitrice; e le anime gi
combattute dai dolori della vita, si ritemprerebbero a pi forte e vero propo-
sito; si sentirebbero sollevate di un grado ai propri occhi nelladempimento
dei pi umili, ma pur sempre sacri doveri; e sorgerebbe nellanima loro, a
poco a poco, pi profondo il convincimento che esse sono responsabili da-
vanti a Dio di una gran parte dello svolgimento morale dellUmanit, merc
leducazione dei fgli alla Religione del Dovere.
Tale, a parer mio, dovrebbe essere in oggi lintento principale degli sforzi e
dellopera di ogni Sodalizio Femminile.
In quanto ai particolari del loro ordinamento, ci dovr dipendere in grado
speciale dalle condizioni di ciascuna localit. Ma non vorrei vedere disgiunti
questi Sodalizi educativi dalle Associazioni di Mutuo Soccorso. Parmi che i
primi dovrebbero sorgere dal seno delle seconde come il germe della pian-
ta dallinvolucro che lo custodisce e lo difende : e vorrei che la loro parola
dordine fosse questa: La Donna langelo della famiglia. Quando una gran-
de maggioranza delle donne dItalia avr, non solo adottato esternamente
quel motto, ma cercato di comprenderne tutto il santo valore, e lo terr scol-
pito nel cuore, arma e norma di tutti i suoi doveri, il grande Edifcio dellAv-
venire avr ricevuto il suo primo e pi incrollabile fondamento.
Ora e sempre Vostra
Giorgina Saff
Bologna, maggio 1877.
206
Cosa ho fatto per la causa italiana
Lettera di Giulia Caracciolo, 1878
Nella sua richiesta di pensione inviata allallora Prefetto di Napoli, Giulia Carac-
ciolo ricorda con orgoglio il ruolo da lei svolto sia fnanziariamente sia sul piano
organizzativo, nella causa dellindipendenza italiana nelle regioni meridionali e ne
rievoca le tappe (limpresa dei Mille, sempre con Garibaldi ad Aspromonte, la batta-
glia per Roma capitale). A motivarla a questa richiesta sono per le diffcolt econo-
miche in cui si trova. Separata dal marito, primo e strenuo oppositore della militanza
della moglie, continuamente sorvegliata dalle autorit per le sue idee repubblicane e
lappartenenza alla massoneria femminile, viene arrestata e rimane sei mesi in carce-
re. Nella richiesta restano in ombra alcune imprese di Giulia, come la creazione nel
1865 dellOpifcio femminile partenopeo un luogo per istruire, educare e rendere
indipendenti le fanciulle attraverso lapprendimento di un lavoro, ma boicottato e
posto sotto sorveglianza dalle autorit e la strenua battaglia contro il marito per
laffdamento dei fgli.
Signor comm.re non so se nel seguire i fatti politici, successi in questa parte
dellItalia Meridionale, lei ha mai inteso la parte attiva che vi ho rappre-
sentata. Nel caso che ignori il mio nome, in breve le dir che sin dal 1859 io
ho operato per la causa italiana, ed ho speso dal 1859 al 1870 circa lire 124
mila. Fui in Calabria ed in Sicilia per preparare lo sbarco dei Garibaldini. Fui
al Garigliano, e dopo Caserta, fu mia cura la formazione, e lassistenza alle
ambulanze chirurgiche. Nella gita ad Aspromonte non poco operai, come
nellAgro Romano nel 1867, facendo inoltre partire 360 volontari da Napoli
a da Pico [Caserta] che equipaggiai, ed armai a mie spese. Fatti tutti che mi
hanno meritato lappoggio e la stima del Garibaldi, Rattazzi, e dei vari pre-
fetti che han retto la prefettura di Napoli, come il Dolce, il Montezemolo, il
Modini e lottimo comm.re Mayer, e dei veri Patrioti e Deputati. Nel 1868,
abbindolato dai preti, mio marito, dicendomi scomunicata da Pio IX, per
aver tentato togliergli il potere temporale, mi intent giudizio di separazio-
ne, che fn [sic] col dare anche io il consenso e farlo omologare dal Tribunale.
In tale occasione ottenne lo svincolo della poca dote rimastami e rinunziai
allassegno matrimoniale. Nel 1870 ebbi la gran soddisfazione, dopo patita
una prigionia di sei mesi circa, di esser chiamata a Roma con telegramma
della Giunta e ricevere dal principe Pallavicino e dal Marchese Carcano la
medaglia e il diploma commemorativo e vedere poi il Re Vittorio Emanuele
che con soddisfazione mi strinse la mano.
207
La paura dellindifferenza delle generazioni pi giovani
Dalle Pagine famigliari, artistiche, cittadine (1750-1850)
di Luigia Codemo di Gerstenbrand
Letterata, pittrice, Luigia Codemo scrisse molto, non solo sul Veneto e del mondo
agricolo e cittadino veneto (era nata a Treviso nel 1828), utilizzando vari registri e
codici (racconti, romanzi, drammi, poesie). Nel 1848 si trovava a Treviso e a come
venne vissuto quel periodo dedic poi il romanzo La rivoluzione in casa. Le Pagine
famigliari, ricche di storie e di personaggi del Risorgimento incontrati e conosciuti
di cui schizza ritratti vivaci, in alcuni casi pungenti restano lopera pi interes-
sante dal punto di vista della partecipazione alle vicende risorgimentali. Le Pagine
sono anche la cronaca dei contatti esistenti tra i circoli patriottici e letterari del paese
e dei numerosi viaggi fuori dItalia intrapresi dalla famiglia Codemo. Unattenzione
particolare rivolta nel racconto rievocativo alle fgure femminili, come ad esem-
pio Maria Giuseppina Guacci Nobili e Bianca Rubizzo, oppure Adelaide Ristori ed
Erminia Fu Fusinato, che emergono sia come celebrities nelle rispettive citt al
pari delle fgure politiche maschili, sia come rifesso dei network femminili esistenti
nellarea veneta e sul piano nazionale. Nessuna sorpresa, dal momento che Luigia
Codemo fu una sostenitrice dellemancipazione femminile unemancipazione tut-
tavia che nella sua visione non doveva rompere con la tradizione religiosa e si
impegn dopo lUnit in molte iniziative sociali riformatrici intraprese dalle donne.
Delle Pagine abbiamo selezionato le parti conclusive, in cui al bilancio sulle mag-
giori sofferenze sopportate dal Veneto per raggiungere lindipendenza si unisce la
paura che il nuovo clima post-unitario possa voltare pagina troppo frettolosamente e
dimenticare valori e sacrifci compiuti.
[] Molte volte pensando e paragonando a mente fredda gli stadi cos diver-
si di questo trentennio della nostra rivoluzione ho veramente potuto confer-
marmi nellidea che il pi brutto fu dal quarantanove al cinquantacinque o
al cinquantasei, dalla caduta di Venezia allattentato di Orsini. In quegli anni
materialmente i paesi risorgevano, vero, ma senzanima, ossia collanima
avvelenata dallapatia e dallodio.
In tal miseranda condizione Lombardia e Veneto, ancora scossi dal grave
danno materiale, se ne risentivano in quella crudele maniera che fa conscii
dun danno immenso, il quale nulla ha risolto: ne fa temere di nuovi, senza
precisare una speranza per cui possano divenire profcui Allora niente au-
torizzava a credere che Napoleone, per nessuna vista, scenderebbe in Italia.
Le nostre popolazioni, oppresse dal fatto dei trionf austriaci, dalla caduta
della republica romana colle armi di quella francese, disperate dei tribuni,
208
malfdenti dei re, stavano in un cupo torpore, a cui preferibile la morte. Sta-
dio foriero di cancrena morale, a nessuno pi caleva di niente: nella comu-
ne indifferenza profonda, parea dicessero: sogno svanito. Ritorner esso
possibile? forse! ma Dio sa quando. Cos la nostra generazione passa collo
scherno sul labbro e la maledizione in cuore. I nemici intanto portavano le
loro bandiere da Ancona a Magonza: e in casa, prevalendosi della disposizio-
ne danimo favorevole alloblio, cercavano nei teatri e in tutto che aiutasse a
risvegliare in suo pro la vita, quasi spenta in queste misere popolazioni.
Opere che prima non sarebbero state permesse, libri. Canzoni Il pubblico
richiamato brutalmente dalla sua generosa apatia, rideva a Crispino e la Co-
mare, applaudiva ai drammi francesi, dimentico di s stesso. Ci non toglie-
va allautorit di pescare nel torbido, di rinvangare processi e di averne di
nuovi. Ch i veri patriotti non ismettevano dal lavorare in segreto, fn che in
pubblico non li fermasse il capestro.
[] Non regge lanimo a descrivere la nostra vita durante i tre lustri che
precedettero la sospirata libert. Tirannia del governo, tirannia dei partiti:
quello volea dar libert col terrore; questi imponevano il terrore colle mode,
colle seduzioni, colle arti, giustifcate ma non meno oppressive duna corte
nemica; doppie imposte, doppia legge, doppio spionaggio: ricominciarono
le guerre, gli esigli, le confsche, le morti: i mariti abbandonarono le mogli;
i padri si staccarono dai fgli, i fgli strappati dal seno delle madri a cui ve-
niva proibito di piangere, i pettegolezzi polizieschi e quelli delle sette []
Ma partivano i migliori, i pi vivi, i pi forti, il paese restava senza muscoli
e senza anima. Lodio, la paura, il sospetto furono il pane cotidiano delle
nostre mense senza che i nostri dolori ci dessero il minimo prestigio, anzi ci
avvilivano come avviene nelle miserie mute ed oscure [] Io vedo le fami-
glie senza pane, i capi senza impiego; io so di chi si svegliava per maledire
il giorno, io so chi andava a letto dicendo: Dio ti ringrazio uno di meno da
vivere! Gli anni da Villafranca al 66 sono orribili. Io vedo il mio diletto padre
premersi il core, dove covava la morte e dire, parlando di Napoleone: ci
ha assassinati tutti! Il resto fu nel 66, alla cessione del Veneto alla Francia,
quando il ridicolo si univa alla crudelt, per cui ci convenne soffrire, in un
falso blocco, vera sete, vere angherie, lultime zaffate della bestia, a sostenere
non so quali farse.
Un popolo, com il Veneto inclinato alla bont, dover odiare! inclinato alla
esattezza e alla docilit dover disubbidire e gloriarsene! Un popolo il primo
carattere del quale la prudenza dover correre i rischi pi sanguinosi, pi
strazianti, senza sapere n dove, n quando, n in che modo avranno termi-
ne!... Ah! c abbastanza per corrompere mille e mille famiglie, non che i soli
individui, e bisogna ringraziar Dio di tutto ci che non nasce di male, dopo
tanto segreto lavorio di disordine e di corruzione.
209
Poi quando si crede tutto fnito, c ancora da ricominciare. I disinganni, il
malcontento, i mille resti del polverone suscitato dal carro dun lungo perio-
do rivoluzionario, lo sconcerto economico, e quella gran passione di dover
dire e sentire a dir male dei suoi.
Coloro che assistettero alla prima fase di passione sanno che le deve succede-
re una di leggerezza Lo sanno, ma non la possono tollerare!
Sono partiti nel mattino della vita con un ideale nella mente. Le larve doro
della bella et scherzavano in allegria pel cielo, colliride luminoso della glo-
ria nazionale, ai primi albori. Compagni nella volont e nella fede, locchio
levato verso gli stessi orizzonti, il piede impaziente verso la stessa meta, si
mossero insieme i loro fratelli. I precipizi essi non li videro, ai gridi sinistri
non porsero ascolto. Un amore potente e misterioso, uno spirito nuovo, ma
che loro si rivelava come un sentimento antico e per cos dire innato, anima-
va i loro cuori. Perci il canto patriotico ebbe la solennit della preghiera, e
sinspir agli affetti famigliari, poich tutto quel movimento altro non fu che
quello dun popolo, che vuol tornare famiglia. ben naturale adunque se
gli entusiasti non pensarono alle diffcolt, non previdero ostacoli in quella
marcia trionfale; se videro solo faccie amiche alle fnestre delle case, mani
che sventolavano fazzoletti, ed applaudivano oh! applausi senza fne in
quellora, e tante ghirlande che appena bastavano a raccoglierle. In quel lieto
aprile il vento stacc la foritura dei mandorli, dagli orti domestici, e la spar-
se sul cammino dei giovani avventurosi, in segno daugurio e daddio.
Ahim! quante volte nellardua strada smarrirono la luce! Il pie non sapea
dove posarsi, i compagni loro cadevano a fanco, altri gli sostituivamo,
vero, ma non eran pi quelli! E tutto balenava nel terribile transito, e sempre
pi si perdeva leco giojosa che accompagn landante guerriero della par-
tenza Adesso lo stridor di catene, sono i patimenti, la povert, la fame
il pianto dei rimasti, il gemito e lagonia della madre lontana. Oppure
qualcosa di pi triste ancora, il ghigno beffardo di chi schernisce, tradisce e
fa dubitar le belle anime perfn di s stesse!
Giunti al termine ei si guardano attorno, e non si riconoscono pi. La gente
non pi quella le rose si cambiarono in cipressi, in fantasmi le amabi-
li larve, alla stanchezza dun intento conseguito, cesse la speranza Che
pi? Canuti innanzi il tempo, stanchi e delusi ei si trovano in una scena
sconosciuta, davanti un publico presso che estraneo, il quale, con mal simu-
lata noja, domanda altri attori, diverso scenario.
Dov il foco arcano che li spinse in giovent a segnare una tappa nel cam-
mino dei secoli? La pace fu essa veramente suggellata nel bacio fraterno,
sullaltare dei primi giorni? qual morale si insegna dalle cattedre? Dov
ordine, economia, sicurezza?
Sar dunque a stupire se tutto ci li mortifca, se li sgomenta, se la diffdenza
210
invade il loro spirito, se, vedendo una realt cosi dissimile dal sognato ideale,
la virt modesta in un canto, i tristi o i vanesi in seggio, premiato pi chi non
fe niente in confronto di chi die tutto, sar a stupire se lor cade lanimo, se
la bocca satteggia al sarcasmo, se forse sospirano il tempo in cui le idre della
rivoluzione urlavano per le vie, ma i gran sentimenti erano nei cuori?
Sacre memorie, possibile che perdiate il vostro prestigio? che non sia pi
vero ci che fu la nostra fede, la speranza, lamore, il dolore della nostra vita?
Quelli che ci sopravvivranno passeran via indifferenti sulla sepoltura di chi,
nel for della giovent, and a farsi uccidere, perch non fossero pi volgo
disperso, perch avessero un nome, da poter dire senza vergogna? Quelle
musiche, quei cori che a noi rappresentano un poema, scritto con mille e
mille vite, e ci fanno provare lineffabile senso, come allistantaneo apparire
della persona cara, quando si credeva di non rivederla mai pi, diverranno
lettera morta? Sar sconsacrato dai tripudi dei felici il patire di tanti anni?
Ah! non bisogna pensarci, bisogna non crederlo, perch allora converebbe
piangere di non esser morti, appena vista lamata bandiera!
211
Nuovi miti: la Regina Margherita
Sulladesione alla monarchia sabauda Caterina Francesca Ferrucci si era espressa nel
1848. Questo indirizzo di cordoglio venne scritto in occasione della morte di Vittorio
Emanuele II a nome delle donne pisane da un donna ormai sul viale del tramonto. In re-
alt lindirizzo non venne mai inviato. Resta comunque una signifcativa testimonianza
del nascente mito della Regina Margherita che comincia proprio in quegli anni a diffon-
dersi anche tra le donne italiane, e non solo in Carducci, in virt dellinteressamento e
dei gusti culturali che dimostra la Regina. Ancora principessa, ad esempio, Margherita
ha seguito le lezioni e le premiazioni della Scuola superiore femminile di Roma dove in-
segnava Erminia Fu Fusinato. Non meno signifcativa la rinnovata promessa simbolica
che, a nome delle altre madri, la Franceschi Ferrucci fa alla nostra prima Regina di
inspirare nei nostri fgli lamore di Iddio, della patria e della giustizia. grazie alle
virt educative delle madri che le nazioni possono progredire, secondo gli imperativi del
tempo, cos come in passato quelle stesse virt avevano favorito il riscatto dellItalia dalla
dipendenza dallo straniero.
Maest
Fino da quando veniste novella Sposa in Toscana la vereconda vostra bellez-
za, la semplicit delle vostre parole e dei vostri modi fecero in Voi manifesta
a chiunque vi ammir per vista, o per fama, la luce di unanima buona e
gentile. E poich, accesa di quella carit, che avendo in Dio il suo principio, e
a Dio ritornando, siccome a suo proprio fne, ha sola virt di effcace conso-
lazione, foste sollecita di alleviare i mali dei poveri, di aprire ai ciechi pietoso
asilo, di togliere il popolo al duro servaggio della ignoranza, e sempre mo-
desta in tanta grandezza degnissima ci appariste dellAvo, del Padre, di quel
magnanimo Re, che ademp le speranze e i voti di tanti secoli, tutti glItaliani
vi ameranno di vivo e sincero amore; e in Voi, quasi divino raggio, la schietta
bont dellanimo venerarono.
Perci noi donne Pisane delle vostre lodi godemmo, come tornassero a no-
stro proprio decoro; ed ora insieme con Voi piangiamo, riunendo in un me-
desimo lutto la sventura della patria e il Vostro dolore. Certo saremmo senza
consolazione dopo lacerba morte di Lui, che fu il custode fedele della pub-
blica libert, di Lui, che prudente in pace, impavido in guerra, padre de suoi
popoli pi che Re, diede gloriosa vita alla gi serva e divisa nostra nazione,
se non ci confortasse il pensare, che lerede del suo trono altres lerede
della sua lealt, del suo senno, del suo valore, e che Voi, graziosa Regina, ci
darete nellavvenire, siccome nel passato faceste, lesempio delle civili e del-
le religiose virt. Deh! Sappiano glItaliani pigliare norma da Voi, amando
quanto veramente degno di essere amato.
212
In questo giorno, in cui con affetto devoto nostra prima Regina vi salutiamo,
accogliete i voti, che sinnalzano al Cielo dai nostri cuori per Voi, e pel caro
Capo del fglio vostro, il quale da voi educato sar certamente il continuatore
della gloria avita e della paterna.
Noi mogli e madri, mosse dal desiderio mobilissimo dimitarvi, a Voi pro-
mettiamo di porre instancabile diligenza ad inspirare nei nostri fgliuoli
lamore dIddio, della patria, della giustizia, a farli sdegnosi dellozio e della
ignoranza; onde, tornate tra noi a forire le pubbliche e le private virt, tenuti
in pregio gli studj gravi e gentili, non debba lItalia moderna invidiare allan-
tica il vanto di essere alle altre genti maestra di civilt e di sapienza.
LE FONTI
215
NELLA SEZIONE REPORTAGES
Le lettere di Costanza Arconati sono raccolte in Il Risorgimento italiano in un
carteggio di patrioti Lombardi (1820-1861), a cura di Aldobrandino Malvezzi,
Milano 1924, pp. 126-127; 134-135
Le lettere di Costanza dAzeglio sono tratte da Costanza dAzeglio, Il Gior-
nale degli anni memorabili, a cura di Mario Schettini, Milano 1960, pp. 206-211;
216-220; 273-274; 302-303; 310-313, lunico testo che offre una selezione delle
lettere tradotte in italiano. Ledizione integrale delle lettere in francese di Co-
stanza dAzeglio stata pubblicata dallIstituto per la Storia del Risorgimen-
to Italiano a cura di Daniela Maldini Chiarito: Costanza dAzeglio, Lettere al
Figlio (1829-1862), vol. I (26 juin 1829-27 mai 1849) e vol. II (15 juin 1849-14
avril 1862), Roma 1996
Le lettere di Angelica Palli Bartolommei sono in Carteggi di Bettino Ricasoli a
cura di Mario Nobili, Sergio Camerani, vol. III (1 gennaio 1848-24 dicem-
bre 1849), Istituto storico italiano per let moderna e contemporanea, Roma
1945, pp. 92; 161; 166-167; 173-174
Le lettere di Erminia Alborghetti sono tratte da Una gentildonna romana nella
bufera della Rivoluzione. Lettere di Erminia Alborghetti alla fglia (1848-1849), a
cura di Donatella Fioretti, Ancona 2003, pp. 96-98; 102-104; 289-291
I passi del diario di Margherita Provana di Collegno sono tratti da Diario
Politico di Margherita Provana di Collegno 1852-1856, a cura di Aldobrandino
Malvezzi, Milano 1926, pp. 115- 119; 127-130; 134-140
I diari di Grazia Pierantoni Mancini sono in Grazia Pierantoni Mancini. Im-
pressioni e Ricordi (1856-1864), Milano 1908, pp. 87-88; 90-91; 174-176; 180-181;
207-208
Il racconto di Giuseppina Alferi di Sostegno, nipote di Cavour, sugli ultimi
momenti e la morte dello zio venne inserito nel libro di William De La Rive,
Le Comte de Cavour. Rcits et souvenirs, Paris 1862
Le lettere di Laura Solera Mantegazza sono riportate in Gualtiero Castellini,
Pagine Garibaldine (1848-1866). Dalle Memorie del maggiore Nicostrato Castellini
con lettere inedite di G. Mazzini, di G. Garibaldi, di G. Medici e con un car-
teggio inedito di L.S. Mantegazza, Torino 1909, pp. 123-137. Su Laura Solera
Mantegazza cfr. anche Sergio Redaelli e Rosa Terruzzi, Laura Mantegazza la
garibaldina senza fucile, Verbania 1992
216
NELLA SEZIONE PROGETTI DI VITA NUOVA
La lettera di Caterina Franceschi al fdanzato Michele Ferrucci nel 1827
tratta da LEpistolario di Caterina Franceschi Ferrucci, edito ora per la prima
volta con lettere di scrittori illustri a lei, per cura di G. Guidetti, Reggio Emilia
1910, pp. 79-80. Pi in generale su Caterina Franceschi Ferrucci cfr. Laura
Maria Golinelli, Il 1848 di Caterina Franceschi Ferrucci, Pisa 2006 e Sara Lo-
renzetti, Emancipazione femminile e conservatorismo ideologico. Il caso di Cateri-
na Franceschi Ferrucci, in Per un archivio delle scritture femminili del primo Ot-
tocento, a cura di Novella Bellucci e Gilda Corabi, Dimensioni e problemi
della Ricerca Storica, 1, 2010, pp. 93-107
La lettera di Matilde Calandrini in Angiolo Gambaro, Ferrante Aporti e gli
asili del Risorgimento, Torino 1937, vol. II, Documenti, Memorie, Carteggi, pp.
242-248
Leditoriale della rivista Studi per le donne italiane in Parole inascoltate.
Le donne e la costruzione dello Stato-nazione in Italia e Francia 1789-1860, a cura
di Laura Pisano e Christiane Veauvy, Roma 1994, pp. 319-322. Lo scena-
rio delle iniziative e dei giornali femminili a Milano ricostruito da Silvia
Franchini, Editori, lettrici e stampa di moda e di famiglia a Milano dal Corriere
delle dame agli editori dellItalia unita, Milano 2002
I regolamenti della Societ di Signore di Livorno che dette vita allasilo per
bambine sono in Rapporto e Regolamenti degli Asili Infantili per le femmine
aperti in Livorno, Livorno 1863. Ringrazio Mirella Scardozzi per averme-
li dati. Per il contesto dellesperienza degli asili a Livorno in cui si situa
lesperienza della Societ di Signore rimando quindi a Mirella Scardozzi,
La flantropia come politica: la Societ di Signore per gli asili infantili di carit a
Livorno, in Nuovi Studi Livornesi, vol. XVIII, 2011, pp. 201-226
La pagina di diario di Emilia Toscanelli Peruzzi, tratta dai Diari deposita-
ti presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, in Silvia Menconi,
Femmes de Cabinet et de Mnage. Leducazione domestica in una nobile fami-
glia di Pisa nellOttocento, in Fuori dallOmbra. Studi di storia delle donne nella
provincia di Pisa (secoli XIX e XX), a cura di Elena Fasano, Anna Maria Ga-
loppini, Alessandra Peretti, Pisa 2006, p. 151
Il programma del giornale LAusonio fondato da Cristina di Belgiojoso
in Parole inascoltate. Le donne e la costruzione dello Stato-nazione in Italia e
Francia 1789-1860, a cura di Laura Pisano e Christiane Veauvy, Roma 1994,
pp. 326-329
217
Le lettere inviate alla madre da Enrichetta di Lorenzo sono in Aldo Ro-
mano, Nuove ricerche sulla vita sentimentale di Carlo Pisacane, in Rassegna
Storica del Risorgimento, 1933, 1, pp. 59-62; 63-64
Il proemio di Adele Cortesi al 1 numero del giornale Circolo delle don-
ne in Parole inascoltate. Le donne e la costruzione dello Stato-nazione in Italia
e Francia 1789-1860, a cura di Laura Pisano e Christiane Veauvy, Roma 1994,
pp. 336-338. Sulle giacobine venete cfr. Nadia Maria Filippini, Donne sulla
scena politica: dalle Municipalit del 1797 al Risorgimento, in Ead. (a cura di)
Donne sulla scena pubblica. Societ e politica nel Veneto, Milano 2006
I regolamenti della Legione delle Pie Sorelle vennero poi pubblicati nel
1860. Ringrazio Giovanna Fiume per avermeli mandati: Per un quadro
pi ampio della Legione delle Pie Sorelle, del giornale pubblicato, nonch
dellaltra esperienza di giornale del 1848 a Palermo, La Tribuna delle don-
ne nel contesto della rivoluzione palermitana del 48, rimando a Giovanna
Fiume, Due Giornali femminili del 48 siciliano, in Nuovi Quaderni del Me-
ridione, 1978, 84, pp. 1-22
Larticolo di Giulia Molino Colombini in Parole inascoltate. Le donne e la
costruzione dello Stato-nazione in Italia e Francia 1789-1860, a cura di Laura
Pisano e Christiane Veauvy, Roma 1994, pp. 361-364
218
NELLA SEZIONE COME PARTECIPARE
Il crittogramma di Bianca Milesi in Maria Luisa Alessi, Una giardiniera del
Risorgimento italiano. Bianca Milesi, Genova-Torino-Milano 1906, Appendice,
p. 119
Le lettere scritte dalle donne veneziane si trovano in Raccolta per ordine cro-
nologico di tutti gli atti, decreti, nomine del Governo Provvisorio della Repubblica
veneta, nonch scritti, desideri di cittadini privati, Venezia, vol. I II parte, 1848.
Per un analisi di queste posizioni nel contesto del 48 a Venezia cfr. Nadia
Maria Filippini, Donne sulla scena politica: dalle Municipalit del 1797 al Risorgi-
mento, in Ead. (a cura di) Donne sulla scena pubblica. Societ e politica nel Veneto,
Milano 2006, pp. 115-121
La lettera di Cristina di Belgiojoso ad Augustin Thierry in Une hroine ro-
mantique. La princesse de Belgioioso par A. Augustin-Thierry, Paris 1926, pp.
123-125
Il testo Ai suoi concittadini di Cristina del Belgiojoso risulta stampato nel 1848
nella tipografa Valentini ed nel Fondo miscellaneo risorgimentale in pos-
sesso della Biblioteca di storia moderna e contemporanea di Roma
Larticolo di Giuseppina Guacci Nobile pubblicato su Il Nazionale, 1848.
Per unanalisi della vita di Giuseppina Guacci Nobile cfr. Lucia Valenzi, Giu-
seppina Guacci Nobile tra letteratura e politica, in Archivio storico per le pro-
vincie napoletane, vol. CXVII (1999), pp. 537-548
La poesia Alle Donne Italiane appare su La Donna, rivista pubblicata a
Roma nel 1848, p. 24 . La rivista consultabile on line nella Banca dati sulla
Repubblica romana della Biblioteca di storia moderna e contemporanea di
Roma. Sulle forme di presenza delle donne sulla scena pubblica del 1848
cfr. lanalisi di Simonetta Soldani, Donne e nazione nella rivoluzione italiana del
1848, in 1848. Scene da una rivoluzione europea, a cura di Heinz-Gerhard Haupt
e Simonetta Soldani, Passato e presente, 1999, 46, pp. 75-102
Linvito alle Donne appare sempre su La Donna, rivista pubblicata a Roma
nel 1848. Per un indice e una prima selezione di articoli pubblicati sulla rivi-
sta cfr. Libere e generose sorelle. La donna italiana, 1848, a cura di Rosanna De
Longis e Paola Gioia, Roma 2011
La lettera di Margaret Fuller Ossoli in Emma Detti, Margaret Fuller Ossoli e
i suoi corrispondenti, Firenze MCMXLII-XX, p. 210
219
Il ringraziamento di Enrichetta di Lorenzo (che si frma Pisacane) al sostegno
offerto al Comitato dai trasteverini appare su Il Monitore romano del 5
maggio 1848
La lettera di Cristina di Belgiojoso a Pio IX in Aldobrandino Malvezzi, Cri-
stina di Belgioioso, Milano 1937, vol. III, pp. 301-303
La lettera del 1855 di Costanza Arconati a Giuseppe Massari tratta dal Dia-
rio Politico di Margherita Provana di Collegno 1852-1856, a cura di Aldobrandi-
no Malvezzi, Milano 1926, pp. 421-422
Le testimonianza di Grazia Pierantoni Mancini sulla formazione a Torino del
Comitato di assistenza ai feriti tratto da Impressioni e Ricordi (1856-1864),
Milano 1908, pp. 82 e 86; quella di Olimpia Savio da Raffaele Ricci, Memorie
della baronessa Olimpia Savio, vol. I, pp. 222-223; quella di Costanza dAzeglio
da Costanza dAzeglio, Lettere al Figlio (1829-1862), Roma 1996, vol. II, pp.
1688 e 1691
La lettera inviata al re Vittorio Emanuele II dalle donne veneziane nel 1866
in Scritti, letterari educativi e patriottici inediti o sparsi di Caterina Francesca
Ferrucci E Memorie sulla vita di lei con note e proemio di Giuseppe Guidetti, Reg-
gio Emilia 1932, pp. 192-193. Per un quadro pi ampio della mobilitazione
femminile in occasione dei plebisciti cfr. G.L. Fruci, Cittadine senza cittadi-
nanza. La mobilitazione femminile nei plebisciti del Risorgimento (1848-1870), in
Genesis, 2, 2006, pp. 22-49
220
NELLA SEZIONE MOGLI, MADRI, SORELLE
La lettera di Teresa Confalonieri e lobbligazione da lei rilasciata sono in Car-
teggio di Federico e Teresa Confalonieri, Istituto del Risorgimento e Raccolte sto-
riche del Comune di Milano, Milano 1956, pp. 137-138; 196.
Le lettere di Caterina Franceschi Ferrucci al fglio e al marito nel 1848 sono
tratte da LEpistolario di Caterina Franceschi Ferrucci, edito ora per la prima volta
con lettere di scrittori illustri a lei, per cura di Giuseppe Guidetti, Reggio Emilia
1910, pp. 200-206
La poesia di Erminia Fu Fusinato in Erminia Fu Fusinato. Scritti letterari
raccolti e ordinati da Gaetano Ghivizzani, Carrara 1883, p. CXX
La lettera di Carmelita Manara a Emilio Dandolo in Cavazzeni Sentieri,
Carmelita Manara nellItalia Eroica dellUnit con appendice di documenti inediti,
Milano 1937, pp. 209-210
Il Racconto di mia moglie tratto da Luigi Settembrini, Ricordanze della mia
vita, Milano 1961, pp. 290-306. Per maggiori notizie sulla vita e le attivit di
Raffaella Luigia Faucitano cfr. Laura Guidi, Un carattere forte e severo, e
amoroso insieme ed operoso. La lunga battaglia di Gigia nel sud risorgimentale,
in Risorgimento Democrazia Mezzogiorno dItalia. Studi in onore di Alfonso Sciroc-
co, a cura di Renata de Lorenzo, Milano 2003, pp. 596-611
La poesia in onore di Carolina Poerio di Laura Beatrice Oliva Mancini in
Patria e Amore. Canti lirici editi e postumi, con un ragionamento di Terenzio
Mamiani e con cenni biografci, Firenze 1874, pp. 42-47
Per la lettera scritta da Olimpia Savio nel 1861 a Gino Capponi, tratta dal fon-
do Capponi nella Biblioteca nazionale centrale di Firenze, ringrazio Maria
Teresa Mori per la trascrizione completa e rimando al suo testo per unanalisi
delle contraddizioni nelle madri tra sentimenti patriottici ed elaborazione
del lutto: M.T. Mori, Figlie dItalia. Poetesse patriote nel Risorgimento (1821-
1861), Roma 2011
Le lettere di Carlotta Poerio Imbriani al fglio Giorgio sono in Nunzio Cop-
pola, Un martire della Repubblica universale. Giorgio Imbriani. Saggio biografco
con lettere inedite, Napoli 1953, pp. 108-109
La lettera di Sara Nathan a Garibaldi in Anna Maria Isastia, Storia di una fa-
miglia del Risorgimento. Sarina, Giuseppe, Ernesto Nathan, Torino 2010, p. 51, cui
si rimanda per la biografa della donna e in pi in generale della famiglia
221
La prefazione di Gualberta Alaide Beccari in Ad Adelaide Cairoli le donne
italiane, Padova 1873, pp. 9-11. Per la fgura di Gualberta Alaide Beccari e il
giornale La Donna rimando a Liviana Gazzetta, Maria Teresa Sega, Movi-
menti di emancipazione: reti, iniziative, rivendicazioni (1864-1914), in Donne sulla
scena pubblica. Societ e politica nel Veneto tra Sette e Ottocento, a cura di Nadia
Maria Filippini, Milano 2006
222
NELLA SEZIONE E DOPO
Le Memorie Biografche di Luigi Sabatini scritte da Carolina Bonafede sono trat-
te dallomonimo libro pubblicato nel 1863. Su queste Memorie e pi in gene-
rale sulla fgura di Carolina Bonafede cfr. Maria Cecilia Vignuzzi, La storia
come missione familiare: la vita e il racconto di Carolina Bonafede, in Famiglia e
nazione nel lungo Ottocento italiano. Modelli, strategie, reti di relazione, a cura di
Ilaria Porciani, Roma 2006, pp. 161-187
Lagenda politica di Anna Maria Mozzoni tratto da Anna Maria Mozzoni,
La donna e i suoi rapporti sociali, Milano 1863. Sul ruolo di Anna Maria Mozzo-
ni nella tradizione del primo femminismo cfr. Franca Pieroni Bortolotti, Alle
origini del movimento femminile in Italia 1848-1892, Torino 1963
Della presente condizione delle donne e del loro avvenire di Cristina di Belgiojoso
apparve nella Nuova Antologia di scienze, lettere e arti nel 1866. Ora si
pu trovare sia on line che in Cristina di Belgiojoso, Il 1848 a Milano e a Vene-
zia, a cura di Sandro Bortone, Milano 1977
Lo Statuto spiegato al popolo delle campagne di Fanny Ghedini Bortolotti usci-
to a Milano nel 1869 e fa parte del Fondo Risorgimentale della Biblioteca di
storia moderna e contemporanea di Roma
Il discorso letto il 6 gennaio 1874 da Erminia Fu Fusinato allinaugurazio-
ne della Scuola Superiore di Roma tratto da Erminia Fu Fusinato. Scritti
educativi, a cura di Gaetano Ghivizzani, Milano 1880, pp. 263-270. Sulla vita
e sullattivit pedagogica svolta da Erminia Fu Fusinato cfr. Maria Cristina
Leuzzi, Erminia Fu Fusinato. Una vita in altro modo, Roma 2008
Gli articoli di Giorgina Saff sono apparsi originariamente sulla rivista La
donna fondata da Gualberta Alaide Beccari (10 e 25 ottobre 1875 il primo e
15 febbraio 1878 il secondo). Ora si trovano in Liviana Gazzetta, Georgina Saf-
f. Contributo alla studio del mazzinianesimo femminile, Milano 2003, cui riman-
do per unanalisi della vita di Giorgina Craufurd Saff, pp. 153-157; 169-171.
La richiesta di pensione di Giulia Caracciolo Cigala riportata in Angela
Russo, Nel desiderio delle tue care nuove. Scritture private e relazioni di genere
nellOttocento risorgimentale, Milano 2006, p. 142, a cui si rimanda per ulterio-
ri notizie sulla vita di Giulia Caracciolo Cigala.
Le Pagine famigliari artistiche cittadine (1750-1850) di Luigia Codemo di Ger-
stenbrand sono tratte dallomonimo libro pubblicato a Treviso nel 1878, pp.
536-537; 545-548
223
La lettera del 1878 di Caterina Franceschi Ferrucci alla Regina Margherita
tratta da Scritti letterari e pedagogici inediti e sparsi di Caterina Francesca Ferrucci
e Memorie su la vita e lopera di lei con note e proemio di Giuseppe Guidetti, Reg-
gio Emilia 1932, pp. 192-193
LE IMMAGINI
MISOGINIE OTTOCENTESCHE
227
230
232
244
245
250
LE IMMAGINI LE FONTI
Le immagini riprodotte nelle pagine indicate sono tratte dalle seguenti
fonti:
p. 227: Biblioteca di storia moderna e contemporanea,
Fondo iconografco, 1848
p. 228: Lo spirito folletto, 8 giugno 1848
p. 229: Lo spirito folletto, 10 giugno 1848
p. 230: Lo spirito folletto, 11 maggio 1848
p. 231: Il fschietto, 10 gennaio 1854
p. 232: Il fschietto, 10 marzo 1853
p. 233: Lo spirito folletto, 4 luglio 1861
p. 234: Lo spirito folletto, 22 agosto 1861
p. 235: Lo spirito folletto, Album 1861
p. 236: Lo spirito folletto, Album 1861
p. 237: Lo spirito folletto, Album 1861
pp. 238-239: Lo spirito folletto, 24 aprile 1862
p. 240: Il buonumore, 30 gennaio 1867
p. 241: Lo spirito folletto, Album 1861
p. 242: Il buonumore, 3 marzo 1867
p. 243: Lo spirito folletto, 9 febbraio 1871
p. 244: Lo spirito folletto, 20 aprile 1871
p. 245: La lima, 21 gennaio 1872
pp. 246-247: La sega, 18 settembre 1871
pp. 248-249: La lima, 8 gennaio 1872
ISBN: 978-88-96244-47-0
978-88-96244-48-7

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