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Lorenzo de Medici

Rime in forma di ballata


Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Edizioni di riferimento
elettroniche
Liz, Letteratura Italiana Zanichelli
a stampa
Lorenzo de Medici, Opere in versi, a cura di A. Simioni, Bari, Laterza, 1913
Design
Graphiti, Firenze
Impaginazione
Thsis, Firenze-Milano
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Sommario
Ballate ................................................................ 5
I Bench io rida, balli e canti ............................... 5
II Non mi dolgo di te, n di me stessi ................. 5
III Vivo contento e stommi lieto in pace ............. 6
IV Con tuo promesse e tuo false parole ............... 7
V Prenda piet ciascun della mia doglia ............... 8
VI So con altri ti diletti ...................................... 9
VII Chi tempo aspetta, assai tempo si strugge ... 10
VIII Io priego Iddio che tutti i ma parlanti ....... 11
IX Crudel Fortuna, a che condotto mhai? ......... 12
X Amor, poi chio lasciai tuo gentil regno.......... 13
XI cci egli alcuna in questa compagnia ............ 14
XII Donne belle, io ho cercato .......................... 14
XIII Amore, se vuoi tornar drento al mio core ... 15
XIV Non so che altro paradiso sia ..................... 16
XV Io non so qual maggior dispetto sia ............ 17
XVI Chi non innamorato............................... 18
XVII Come possio cantar con lieto core ........... 19
XVIII Io ho damar dolcezza il mio cor pieno ... 20
XIX Io non mi vo scusar sio seguo Amore ....... 20
XX Tienmi, Amor, sempre mai stretto e serrato. 21
XXI In mezzo duna valle un boschetto .......... 22
XXII E convien ti dica il vero ........................... 23
XXIII Una donna avea disire ............................. 24
XXIV Ragionavasi di sodo ................................ 25
XXV Figlia mia, per me non resta ..................... 26
XXV Io son suta consigliata ............................. 27
XXVII E non c niun pi bel giuoco ............... 29
XXVIII Tra Empoli e Pontolmo in quelle grotte 31
XXIX Donne e fanciulle, io mi fo coscienza ...... 32
Canti carnasciali ................................................ 34
I Canzona de confortini ................................... 34
II Canzona de profumi .................................... 36
III Canzona de cialdoni .................................... 38
IV Canzona degli innestatori ............................. 40
V Canzona dello zibetto ................................... 42
VI Canzona delle forese .................................... 44
VII Canzona de fornai ..................................... 46
VIII Canzona delle cicale .................................. 48
IX Canzona di bacco......................................... 49
X Canzona de sette pianeti ............................... 51
XI Canzona de visi addrieto ............................. 52
Laudi ............................................................... 53
I Ben ar duro core ........................................... 53
II Poi che io gustai, Ies, la tua dolcezza ............ 54
III O Dio, o sommo Bene, or come fai ............. 55
IV Quanto grande la bellezza .......................... 57
V O maligno e duro core .................................. 60
VI Peccator, su tutti quanti .............................. 61
VII O peccator, io sono Dio eterno................... 63
VIII Io son quel misero ingrato......................... 64
IX Vieni a me, peccatore ................................... 66
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
Ballate
I
Bench io rida, balli e canti,
e s lieto paia in vista,
lalma pure afflitta e trista,
e sta sempre in doglia e in pianti.
5 Tanto tempo io ho seguto
un mio sol gentil signore:
tanto li son drieto gito,
s come ha voluto Amore:
hogli dato lalma e il core,
10 stato son fedel suggetto;
or, non gi per mio difetto,
son tra pi infelici amanti.
Io non ne do colpa alcuna
a chi tutto il mio bene;
15 sol la mia aspra fortuna
cagion di tante pene:
da lei ogni mio mal viene;
ma facci quel che la vuole:
non andr drieto a parole,
20 ma terr nel cor diamanti.
II
Non mi dolgo di te, n di me stessi,
ch so mi aiuteresti, stu potessi.
Dolgomi ben della fortuna mia,
che impedisce la tua e la mia voglia:
5 dolgomi dellinvidia e gelosia,
che di dolcezza tal mi priva e spoglia;
e della mia disgrazia, che par voglia
che tanta pena e tanto male avessi.
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
Dolgomi e dorr sempre del sospetto,
10 quale interrompe i dolci pensier miei:
dolgomi, perch veggo nhai dispetto,
ch so vorresti quel che anchio vorrei.
Questo gi mai pensato non arei,
che gelosia tanto mal mi facessi.
15 Sia maladetto chi mi to il mio bene
e chi guerra mi fa sanza cagione;
e la cagione onde tanto mal viene,
e chi ha tanta poca discrezione:
sia maladetto chi ci sinterpone,
20 e chi vorre che l mio mal non avessi.
Ma s costante e fermo il mio amore
(e cos di te credo, o donna bella),
che forza non ar pena o dolore
o gelosia, che dal mio cor divella
25 il ben chio tho voluto, o chiara stella:
ma tuo sar, ch per signor telessi.
Donna, io ti priego che tu sia costante,
e lascia fare e dire, e tempo aspetta:
ch ancor sarai col tuo fedele amante,
30 s come Amor vorr, lieta e soletta:
di tanto strazio ancor vedrai vendetta,
se gi Morte i disegni non rompessi.
III
Vivo contento e stommi lieto in pace,
perch cos al mio caro signor piace.
Vuol chio sia lieto pi che alcuno amante
la donna mia e l mio gentil signore,
5 e cacciate ha le pene tutte quante,
n vuol chio senta pi pianto o dolore:
e di tanta dolcezza ha pieno il core,
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
ch per morir in mezzo alla sua pace.
Non fece Amor alcun mai tanto lieto,
10 quanto son io, e dallegrezza pieno;
e sio il tenessi nel mio cor secreto,
per la troppa dolcezza verre meno.
Non fu gi mai il ciel lieto e sereno,
quanto il cor a cui troppo il suo ben piace.
15 Fuggan da me tutti i sospiri e pianti,
fugga dal core ogni maninconia;
felice e lieto par fra li altri amanti,
ch cos vuol la bella donna mia:
la qual, poich verso il mio cor s pia,
20 la vita per servirla sol mi piace.
Sio non temessi che la ria Fortuna,
forse invidiosa a mia troppa dolcezza,
color mutassi e diventassi bruna,
sare certo la mia troppa allegrezza:
25 poich la fonte dogni gentilezza
mi fa contento stare in tanta pace.
IV
Con tuo promesse e tuo false parole,
con falsi risi e con vago sembiante,
donna, menato hai il tuo fedel amante,
sanzaltro fare; onde mincresce e duole.
5 Io ho perduto drieto a tua bellezza
gi tanti passi per quella speranza,
la qual mi die la tua gran gentilezza
e la belt, che qualunque altra avanza:
fidami in lei e nella mia costanza,
10 ma insino a qui non ho se non parole.
Di tempo in tempo gi tenuto mhai
tanto, chio posso annoverar moltanni;
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
ed aspettavo pur di tanti guai
ristorar mi volessi e tanti affanni;
15 e conosco or che mi dileggi e inganni:
la fede mia non vuol da te parole.
Donna, stu mami, come gi mhai detto,
fa chio ne veggia qualche esperienzia:
deh! non mi tener pi in cotanto aspetto,
20 ch forse non ar poi pazienzia:
se vuoi usare in verso me clemenzia,
non indugiare e non mi dar parole.
Questo tenermi come mhai tenuto
pensa, donna, che l la morte mia.
25 Il tuo indugiare pur tempo perduto:
poich tu sai quel che l mio cor disia,
deh! fatti alquanto pi benigna e pia;
trami dimpaccio, e non mi dar parole.
Va, canzonetta, e priega il mio signore
30 che non mi tenga pi in dubbio sospeso;
di che mi mostri una volta il suo core,
e s perduto il tempo chio ho speso:
come io ar il suo pensiero inteso,
prendo partito, e non vo pi parole.
V
Prenda piet ciascun della mia doglia,
giovane donne, e sia chiunche si voglia.
Sempre servito io ho con pura fede
una la qual credea fussi pietosa
5 e che dovessi aver di me merzede,
e non, com, altera e disdegnosa:
or mho perduto il tempo ed ogni cosa,
ch s rivolta come al vento foglia.
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
Oh, lasso a me!, chio non credetti mai
10 che suoi occhi leggiadri e rilucenti
fusser cagione a me di tanti guai,
di tanti pianti e di tanti lamenti:
ah! crudo Amore, or come gliel consenti?
Di tanta crudelt suo core spoglia.
15 Oh, lasso a me!, questo non quel merto
chio aspettava di mia fede intera;
questo non quel che mi fu offerto;
questo ne patti nostri, Amor, non era:
folle colui che in tua promessa spera,
20 e sotto quella vive in pianti e in doglia.
Cantato in parte vho la doglia mia,
che vi debba aver mosso ver pietate;
e quanto afflitta la mia vita sia,
perch di me compassione abbiate:
25 e priego Amor che pi felici siate,
e vi contenti dogni vostra voglia.
VI
So con altri ti diletti,
n di me udir vuo nulla:
tu hai il torto inver, fanciulla,
se l mio amor tu non accetti.
5 Certamente tu hai il torto
non accettare il mio core;
dammi almen qualche conforto,
non sprezzar cos il mio amore;
perch m troppo dolore
10 pensar chaltri abbi diletto,
io ti sia cos in dispetto:
per disutil tu mi metti.
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
Forse ancor se mi provassi,
donna, e ti verre disio
15 di far chaltri non mi passi:
piaceretilamor mio,
e sarei il buono e l bello io;
donna, deh!, non mi spregiare,
chio saprei cos ben fare,
20 come quel ch tra li eletti.
Tu hai il torto a non mi udire,
ch ascoltar si vuol ciascuno;
tu non sai quel chio vo dire,
e son pur me duo che uno.
25 Scusami sio timportuno:
ch, se tu ne farai pruova
(io so quanto il servir giova),
non vorrai che pi aspetti.
Donna, il dico per tuo bene
30 se tu vuoi esser stimata,
chaltri stimi si conviene:
chi non ama, non amata.
Chi non ode una imbasciata
certo ell troppo crudele;
35 io son pure un tuo fedele;
il torto hai, se non maccetti.
VII
Chi tempo aspetta, assai tempo si strugge
e l tempo non aspetta, ma via fugge.
La bella giovent gi mai non torna,
n l tempo perso gi mai riede indrieto,
5 per chi ha l bel tempo e pur soggiorna,
non ar mai al mondo tempo lieto;
ma lanimo gentile e ben discreto
dispensa il tempo, mentre che via fugge.
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
Oh quante cose in giovent si prezza!
10 Quanto son belli i fiori in primavera!
Ma, quando vien la disutil vecchiezza
e che altro che mal pi non si spera,
conosce il perso d quando gi sera
quel che l tempo aspettando pur si strugge.
15 Io credo che non sia maggior dolore
che del tempo perduto a sua cagione:
questo quel mal che affligge e passa il core,
questo quel mal che si piange a ragione;
questo a ciascun debbe essere uno sprone
20 di usare il tempo ben, che vola e fugge.
Per, donne gentil, giovani adorni,
che vi state a cantare in questo loco,
spendete lietamente i vostri giorni,
ch giovinezza passa a poco a poco:
25 io ve ne priego per quel dolce foco
che ciascun cor gentile incende e strugge.
VIII
Io priego Iddio che tutti i ma parlanti
facci star sempre in gran dolori e pianti.
E priego voi, o gentil donne e belle,
che non facciate stima di parole;
5 per che chi tien conto di novelle,
dogni piacer privare alfin si suole;
onestamente e liete star si vuole,
vivere in gioie ed in piaceri e in canti.
Deh! lasciam dire a chi vorr mal dire,
10 e non guardiamo al lor tristo parlare:
allegre si vuol vivere e morire,
mentre che in giovinezza abbiamo a stare;
e chi vorr di noi mal favellare,
il cor per troppa invidia se gli schianti.
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
15 Canzona, truova ciascheduno amante
e le donne leggiadre alte e gentile:
ricorda lor che ciascun sia costante
al suo amor collanimo virile;
perch il temer parole cos vile,
20 n fu usanza mai de veri amanti.
IX
Crudel Fortuna, a che condotto mhai?
Peggio non mi puo far che quel che fai.
Tu ti mostrasti gi felice e bella,
tu mi mostrasti il tuo volto sereno;
5 dicesti a me che volevi esser quella,
la qual facessi ogni mio disio pieno,
poi ti mutasti in meno chun baleno,
e mi facesti pien daffanni e guai.
Promettestimi gi che un bel Sole
10 fare per sempre la mia vita lieta;
e nel principio dolci atti e parole
di speranza facean lalma quieta:
e mhai dimostro alfin che un cor di prieta
amato io ho, e dileggiato mhai.
15 Io non credevo al tuo falso sembiante,
e ben ti conoscevo in altre cose;
ma de begli occhi lo splendor prestante
e le fattezze s belle e vezzose,
fecion che lalma mia speranza pose
20 in tue promesse: e morte nacquistai.
Tu maccendesti al core una speranza,
che mi facea veder quel che non era:
lasso!, io credetti che maggior leanza
regnassi in te: dunque folle chi spera;
25 perch ho veduto poi in qual maniera
schernito al tutto e dileggiato mhai.
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
Va, canzonetta; e pregherai colei,
la qual pu farmi vivere e morire,
che alfin vogli esaudire i prieghi miei;
30 digli che mapra un tratto il suo disire.
E, sella vuol le mie ragioni udire,
Fortuna pi crudel non fia gi mai.
X
Amor, poi chio lasciai tuo gentil regno,
la vita mia sol dispetto e sdegno.
Poi che la donna mia per sua durezza
mostr davere a sdegno il mio servire,
5 la vita mia sanza la sua bellezza
vita stata non , ma un morire.
Amor libero e sciolto lasciommire:
dallora in qua ebbi la vita a sdegno.
Amar non puossi chi non ama altrui;
10 non ha amante chi non sente amore;
e, se in un tempo innamorato fui,
non conoscevo ancor il mio errore;
ma, come se naccorse poi il mio core,
non volse con Amor pigliare sdegno.
15 A mal mio grado mi parti da quella
chio pi amavo che la vita mia;
e da poi in qua mia vita meschinella
stata sempre, e cos sempre fia:
dAmor mi dolgo e di Fortuna ria,
20 ch luno e laltra mostra avermi a sdegno.
Vorrebbe pure il mio cor ritornare
al foco ardente, alla fiamma amorosa,
ch in questo modo omai non pu pi stare.
Se qualche donna ci fussi pietosa,
25 che accetti questa vita lacrimosa,
a lei mi do: ogni altra cosa ho a sdegno.
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ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
XI
cci egli alcuna in questa compagnia,
chabbi il mio core o sappi ove si sia?
E si part da una donna bella,
per suo durezza, quale amava molto,
5 e, nel tornare a me, nuova fiammella
laccese, e quasi in tutto me lha tolto;
Amor me lo rendea libero e sciolto;
ma, non so come, fu preso tra via.
Li occhi leggiadri e di pietate adorni
10 duna donna gentil me lhan furato;
n credo che gi mai a me ritorni,
tanto le sue bellezze lhan legato:
io lho gi mille volte richiamato,
ma lui di star con lei brama e disia.
15 Donne gentili, chi di voi mel tiene,
gli usi qualche piet, qualche merzede;
e, poich a voi liberamente viene,
con piet sia pagata la sua fede:
gi mai si partir da voi, se vede
20 che li sie fatta buona compagnia.
XII
Donne belle, io ho cercato
lungo tempo del mio core.
Ringraziato sie tu, Amore,
chio lho pure alfin trovato.
5 Egli forse in questo ballo
chi il mio cor furato avia:
hallo seco, e sempre arallo,
mentre fia la vita mia;
ella s benigna e pia,
10 chellar sempre il mio core.
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
Ringraziato sie tu, Amore,
chio lho pure alfin trovato.
Donne belle, io vho da dire
come il mio cor ritrovai:
15 quandio me l senti fuggire,
in pi luoghi ricercai;
poi duo begli occhi guardai,
dove ascoso era il mio core.
Ringraziato sie tu, Amore,
20 chio lho pure alfin trovato.
Che si viene a questa ladra,
che il mio cor mha cos tolto?
Comell bella e leggiadra,
come porta amor nel volto!
25 Non sia mai il suo cor sciolto,
ma sempre arda col mio core.
Ringraziato sie tu, Amore,
chio lho pure alfin trovato.
Questa ladra, o Amor, lega,
30 o col furto insieme lardi:
non udir sella ti priega;
fa che gli occhi non li guardi,
ma, se hai saette e dardi,
fa vendetta del mio core.
35 Ringraziato sie tu, Amore,
chio lho pure alfin trovato.
XIII
Amore, se vuoi tornar drento al mio core,
fa che torni piet nel mio signore.
Tu sai perch da te mi son partito,
chaltra cagion non fu se non durezza,
5 avendo io sempre una donna servito
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
che il mio servire e la mia f non prezza.
Se vuoi chio torni mar la sua bellezza,
fa chella sappi quanto il tuo valore.
Fa chella ami il mio cor, che tanto lama;
10 deh!, fa chella conosca la mia fede;
un tratto sol risponda a chi la chiama:
fa che drento al suo cor nasca merzede,
e vengali piet, quandella vede
il fedel servo suo, che per lei more.
15 Se di piet facessi un picciol segno,
se si rompessi ancor questo adamante,
benchio non sia di tanta grazia degno,
pi che mai sare io forte e costante:
e non fu mai al mondo alcuno amante,
20 il qual con tanta f servissi Amore.
Priegoti bene, Amor: quel chesser deve
sie sanza indugio, perch il tempo vola:
tant il troppo aspettar molesto e grieve,
e l tempo ogni piet ne porta e invola;
25 amato ho sempre ed amer lei sola,
se lei pietate ar del mio dolore.
XIV
Non so che altro paradiso sia,
quando amor fussi sanza gelosia.
Quando amor fussi sanza alcun sospetto,
lieta saria la vita degli amanti,
5 e l cor pien di dolcezza e di diletto,
da non aver invidia in cielo a santi.
Ma, lasso a me, cagion di quanti pianti
questa maladetta gelosia!
Troppo sarebbe il cor contento e lieto,
10 poi chAmor fa contenta ogni mia voglia;
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
ma parmi tuttavia mi vegga drieto
un che l mio ben mi furi, e per s il toglia:
questo pensiero il cor mi priva e spoglia
dogni dolcezza: ah trista gelosia!
15 Ma io ho tanta fede, o signor mio,
nella tua gentilezza o fedel core,
che questo caccia ogni sospetto rio,
e so che fia eterno il nostro amore:
degno me ne facesti, o car signore,
20 ondio non ho sospetto o gelosia.
Tu non mi amasti per farmi morire;
tu hai s gentil cor, per non puoi
il fedel servo tuo gi mai tradire,
e farlo disperar so che non vuoi.
25 Il tuo bel viso par mi voglia dire
chio viva lieto e sanza gelosia.
XIV
Io non so qual maggior dispetto sia,
che aspettar quel che l cor brama e disia.
Ogni ora a chi aspetta pare un anno,
e ogni brieve tempo troppo lungo:
5 color che l pruovon, molto ben lo sanno.
Io son di quei che dicon: Ora la giungo;
e, quando ben nascessi come il fungo,
mi par che troppo al mio bisogno stia.
Quel chio aspetto, e me lo par vedere;
10 quel chio vorrei, e me lo par sentire:
si penso a quel chio spero presto avere,
parmi vederti lieta a me venire;
ma poi per doglia sono in sul morire,
chio veggio vana ogni speranza mia.
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
15 E il core a oncia a oncia si distrugge:
pure aspettando io mi consumo ed ardo;
e priego il tempo, che s ratto fugge,
che sia al passar via pi lento e tardo.
E, mentre che il passato indrieto guardo,
20 veggo il presente che se ne va via.
Donna, deh, pon rimedio a questo male!
Tu non tavvedi forse, poveretta,
che tu se a te stessa micidiale,
ch maggior danno, sendo giovinetta.
25 Abbi compassion di chi aspetta,
e della tua bellezza e leggiadria!
XVI
Chi non innamorato
esca di questo ballo,
ch faria fallo a stare in s bel lato.
Se alcuno qui, che non conosca amore,
5 parta di questo loco;
perchesser non potria mai gentil core
chi non sente quel foco.
Se alcun ne sente poco,
s le sue fiamme accenda,
10 che ognun lo intenda; e non sar iscacciato.
Amor in mezzo a questo ballo stia,
e chi gli servo intorno.
E, se alcuno ha sospetto o gelosia,
non facci qui soggiorno;
15 se non, che arebbe scorno.
Ognun ci sinnamori,
o esca fuori del loco tanto ornato.
Se alcuna per vergogna si ritiene
di non sinnamorare,
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
20 vergognerassi, sella pensa bene,
pi tosto a non lo fare:
non vergogna amare
chi di servirti agogna;
saria vergogna chi gli fussi ingrato.
25 Se alcuna ce ne fussi tanto vile
che lasci per paura,
pensi bene che un core alto e gentile
queste cose non cura.
Non ha dato Natura
30 tanta bellezza a voi,
acci che poi sia il tempo male usato.
XVII
Come possio cantar con lieto core,
sio non ho grazia pi col mio signore?
Io vo lasciare canti, balli e feste
a questi pi felici e lieti amanti,
5 perch il mio cor dun tal dolor si veste,
che a lui conviensi dolorosi pianti.
Chi contento si rallegri e canti,
perchio vo pianger sempre a tutte lore.
Anchio fui gi contento, come volse
10 Amor, ch l mio signor mamava forte;
ma la Fortuna invidiosa volse
in tristi pianti ogni mia lieta sorte.
Om, che meglio sare suta morte,
che aver s poca grazia con Amore!
15 Un sol conforto il core sbigottito
consola e lalma in tanto suo dispetto,
perchio ho sempre il mio signor servito
con pura fede e sanza alcun difetto:
per, sio muoio a torto, almeno aspetto
20 che, morto chio sar, nar dolore.
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
XVIII
Io ho damar dolcezza il mio cor pieno,
come Amor vuole, e dun dolce veneno.
Nessuno pi di me lieto e contento,
nessun merta maggior compassione;
5 la dolcezza e l dolor, che insieme sento,
di rider dammi e sospirar cagione:
non pu intender s dolce passione
chi non ha questo gentil foco in seno.
Quanto pi ha il mio cor quel che disia,
10 quanto pi benigno il mio signore,
tanto saccende pi la voglia mia,
ch l mio ben pi mi piace a tutte lore:
cresce la doglia mia, crescendo amore,
n pu gi mai per tempo venir meno.
15 Io non provai gi mai piacere alcuno
s dolce, com dolce la mia pena,
n martr tanto acerbo e importuno,
come il piacer che alla morte mi mena;
ma morte fia dogni dolcezza piena,
20 poi che l martre s dolce e ameno.
XIX
Io non mi vo scusar sio seguo Amore,
ch gli usanza dogni gentil core.
Con chi sente quel foco, che sento io,
non convien fare alcuna escusazione,
5 ch l cor di questi s gentile e pio,
chio so che ar di me compassione;
con chi non ha s dolce passione
scusa non fo, ch non ha gentil core.
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
Amore e onest e gentilezza,
10 a chi misura ben, sono una cosa:
parmi perduta in tutto ogni bellezza
ch posta in donna altera e disdegnosa;
chi riprender mi pu sio son pietosa,
quanto onest comporta e gentil core.
15 Riprenderammi chi ha s dura mente,
che non conosce gli amorosi rai:
i prego Amor che chi amor non sente
nol facci degno di sentirlo mai;
ma chi lo serve fedelmente assai,
20 ardali sempre col suo foco il core.
Sanza ragion riprendami chi vuole:
se non ha cor gentil, non ho paura;
il mio costante amor vane parole
mosse da invidia poco stima o cura;
25 disposta son, mentre la vita dura,
a seguir sempre s gentile amore.
XX
Tienmi, Amor, sempre mai stretto e serrato,
poich s dolcemente mhai legato.
Intenda bene ogni amorosa donna
e ogni altro, che ha il cor costante e caldo:
5 tienmi legato a una sua colonna
Amor, ch dalabastro terso e saldo,
nudo, misero a me!, come un ribaldo
e sanza compagnia s mha lasciato.
Al collo stretta tienmi una catena
10 di madreperla questo mio signore,
tanto chio posso sospirare a pena,
s serra alla colonna il petto e l core.
Le man mi lego io stesso: oh che dolore
a star sempre cos incatenato!
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
15 Tienmi le gambe e ciascun piede avvolto
di duo catene, e son pi grosse assai
dun netto avorio, ch candido molto;
mi stringon s, chio non mi scosto mai;
quel che segue di questo, Amor, tu il sai,
20 perch sei sempre alla presenzia stato.
XXI
In mezzo duna valle un boschetto
con una fonte piena di diletto.
Di questa fonte surgon s dolci acque,
che chi ne gusta un tratto, altro non chiede:
5 io fui degno gustarne, e s mi piacque,
chaltro non penso poi, per la mia fede,
questa dolcezza ogni altro dolce eccede,
pur chaltri sia a tanto bene eletto.
Gi non voglio insegnarvi ovella sia,
10 ch qualche animal bruto non vandassi;
son ben contento di mostrar la via,
onde, chi vuole andarvi, drizzi i passi.
Per duo cammini a questa fonte vassi,
chi non volessi far certo tragetto.
15 Vassi disopra per un gentil monte,
che quasi par di bianca neve pieno;
truovasi andando dritto verso il fonte
da ogni parte un monticello ameno,
e in mezzo dessi un vago e dolce seno,
20 che adombra luno e laltro bel poggetto.
Seguitando il cammin di mano in mano,
si passa per un vago monticello,
unerta ch s dolce, che par piano,
e l poggio netto, rimunito e bello:
25 nascon poi duo vallette a pi di quello
e in mezzo a queste il loco chio vho detto.
23
3
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
XXII
E convien ti dica il vero
una volta, donna mia:
bench forse egli pazzia,
pur saprai il mio pensiero.
5 Tu non sai pigliar partito:
tu vorresti e poi non vuoi;
poi ti torna lappetito:
servir vuomi e non sai poi.
Questo giuoco gi fra noi,
10 come sai, stato un pezzo:
egli pur cattivo vezzo
non fermare il suo pensiero.
Tu mi mandi una imbasciata
che mi tiene un pezzo lieto;
15 poi in un punto sei mutata:
ondio resto tristo e cheto.
Tu non hai punto il discreto:
sciogli un tratto questo laccio:
trai e te e me dimpaccio,
20 ch gli tempo, a dire il vero.
Tu hai pur tanto indugiato,
che se n avveduto ognuno;
prima, avendomi spacciato,
non se ne avvedeva alcuno.
25 Non guardar sio timportuno,
chio tel dico per tuo bene:
questo nuoce e a te e a mene,
non fermare il tuo pensiero.
Credo che tu sappi a punto
30 che chi quando pu non vuole,
quando passa poi quel punto,
rade volte poter suole.
24
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ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
Facciam fatti e non parole,
come dee buona maestra.
35 Deh!, sta meno alla finestra,
e conchiudi a dire il vero.
XXIII
Una donna avea disire
con un giovane parlare:
tanto seppe alfin ben fare,
che li die quelle tre lire.
5 Su n un canto di cassone
gliel cont la prima volta,
ma vi fu tra lor quistione,
onde chella a dir saffolta:
Una parte me nhai tolta,
10 ma infin nulla arai tu fatto;
se non conti un altro tratto,
non potrai di qui partire.
E, perch la donna avara,
non li satisfe ancor questo:
15 la non fu scarica e chiara,
finch il giovane assai presto
non li dette ogni suo resto,
e gliel misse tutto in tasca;
allor sana come lasca
20 lo volea lasciar fuggire.
Ricordossi a mano a mano
che gli avea a dar lusura:
sciolse al giovan di sua mano
la sua borsa assai sicura;
25 disse: Gli trista natura!
Non sta ritto, giusto e intero;
e bisogna far pensiero
lerta di nuovo salire.
25
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
Funne il giovane contento,
30 perch gli era ben fornito:
di danar vi dette drento
e pagolla in sul pulito;
poi volea pigliar partito,
ma la donna disse: Aspetta,
35 dodici uova con gran fretta
li die ber, poi lasciollo ire.
XXIV
Ragionavasi di sodo
un marito con la moglie:
Stu non muti viso o voglie,
io non muter mai modo.
5 La sua moglie si dolea
che faceva un certo giuoco,
che veder non lo potea;
e dicea: Pur muta loco.
Il marito disse poco:
10 Seguir vo lusanza mia;
nol vo far per altra via,
se miglior ragion non odo.
Tu ti se male allevato;
hai apparato cattiva arte:
15 non buono alcun mercato,
che non fa per ogni parte.
Il marito a questa parte:
Tu ne se cagion tu stessi,
ch, se miglior viso avessi,
20 non commetterei tal frodo.
La si dolse co parenti,
ma doluto prima gli era
co vicin: fe gran lamenti
e dicea mattina e sera:
26
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
25 Fllo il tuo in tal maniera?
Non par mai che vi sassetti,
che le lacrime non getti:
pensi ognun comio ne godo!.
Disse: Porta in sofferenza
30 il marito; e se tavvezzi
aver meco pazienzia,
non vorrai che l modo sprezzi;
e dirai ti faccia vezzi;
se tu gusti il giuoco mio,
35 tu dirai quel che dico io:
che sia questo il proprio modo.
XXV
Figlia mia, per me non resta,
che tu sia bene allevata,
perch pai alla brigata
gentil, savia e ben modesta.
5 Quando giugni ove sia gente,
ove sia qualche ridotto,
fa che stia allegramente,
non che pai abbi corrotto;
se ti vien qualche bel motto,
10 per non dir parola scorta,
fa che a dirlo sia accorta,
da tua mente manifesta.
Se alcun ti guarda in viso,
chi ti guarda guarda bene:
15 locchio attento, e qualche riso
da cavare altrui di pene;
se un ti tocca mano o pine,
non mostrare averlo a male,
ch saria cosa bestiale
20 il voler guastar la festa.
27
3
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
Se alcun, che non sie avaro,
qualche cosa dar ti vuole,
mostra pure averlo caro
e in cenni e in parole;
25 ch villania parer suole
chi gli altrui don non accetta;
non negar, fa che prometta,
se di nulla se richiesta.
Questo il modo, o figlia mia,
30 a volermi fare onore;
fa che a mente ben ti stia,
che tel metta ben nel core:
sappi prender tempo e lore
da far poi quel chai promesso:
35 non si torna a festa spesso;
passa il tempo e non sarresta.
XXVI
Io son suta consigliata
da te in modo, madre mia,
chio non credo alcuna sia,
pi di me, lieta o beata.
5 Ieri un giovane gentile
mi si offerse innanzi al viso
con un atto dolce e umle.
Cominciommi a guatar fiso;
femmi un certo ghigno o riso,
10 che dicea, sanza dir nulla:
Pi di me tamo, fanciulla!.
Presto mebbe innamorata.
Destramente per la mano
poi mi prese accortamente,
15 che nessun, presso o lontano,
non se ne avvide niente;
28
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
la mia man, che la sua sente,
presto quella strinse e prese,
fece in modo, che palese
20 non fu alcun della brigata.
E mi messe un pi in sul mio,
s che impolver la cotta;
poi mi disse aver disio
di parlar meco a certotta,
25 soli al buio e non in frotta;
io da prima non lo intesi,
poi pe suoi cenni compresi,
e rimbeccai la ballata.
Disse mi volea parlare
30 di tal cose, charei caro:
comio lo stetti scoltare,
non pote far pi riparo;
e risposi tutto chiaro:
Trar ti vo di questa noia;
35 io non vo che per me muoia;
ecco io sono apparecchiata!.
Onde che stanotte venne
per un luogo molto strano;
segli avessi avuto penne,
40 era troppo a venir sano;
e ne venne a me pian piano,
dove io ero in sul mio letto.
Sio dicessi il gran diletto,
so da te sare invidiata.
45 Tanto ci stemmo a quel modo,
che alfin fu contento e sazio;
mentre lo racconto, io godo;
pur mi parve un brieve spazio.
Madre mia, io ti ringrazio
50 del ricordo che mi desti,
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
perch mai cosa facesti,
che a me fussi pi grata.
Donne mie, pigliate esemplo
da costei, che seppe fare:
55 ch, se l vero ben contemplo,
chi pu far non de tardare;
perch spesso lindugiare
fa scoprir cose secrete:
fate, mentre che potete,
60 chaltri poi non lasciata.
XXVII
E non c niun pi bel giuoco,
n che pi piacci a ciascuno,
chesser due e parer uno:
chi nol crede il pruovi un poco.
5 Chi non lo sapessi fare,
venga a me chio gliene insegni;
non bisogna adoperare
a impararlo molti ingegni,
pur che da natura vegni,
10 come avviene allasinino,
che non mai s piccino,
che non sappi fare un poco.
Gi ne vidi una che nera
nel principio poco destra,
15 e poi la seconda sera
divent buona maestra;
a un gambo di ginestra
linsegnai la prima volta:
non mi fu fatica molta
20 a insegnarli s bel giuoco.
E bisogna sofferire,
30
3
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
lasciar far quel che t fatto,
e lingegno bene aprire,
chi imparar vuole ad un tratto;
25 non niun s sciocco e matto,
che, se l giuoco punto dura,
non linsegni la natura,
ch simpara a poco a poco.
Par da prima un po fatica
30 fin che luomo siasi avvezzo;
non alcun che poi non dica
contenta esserne da sezzo;
chi la danza mena un pezzo,
fin che vien quel chaltri vuole,
35 nulla prima o poi li duole,
n vorre far altro giuoco.
Un maestro c di scuola,
che bottega di ci tiene:
chi avessi una figliuola,
40 che imparar volessi bene,
sella sana delle rene,
sapr presto il giuoco bello;
fia come uno arrigobello,
come ar apparato un poco.
45 E ci bene un altro modo,
ma gli pi pericoloso,
e perci io non lo lodo,
perch troppo faticoso;
pur, se c niun voglioso,
50 venga a me, che son maestro:
far linsegner s destro,
che non guaster mai il giuoco.
31
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XXVIII
Tra Empoli e Pontolmo in quelle grotte,
andando a Pisa, mi giunse la notte.
Io mi credetti a Pontolmo fermare:
perche pioveva, io nol potetti fare;
5 egli era buio, ondebbi a sdrucciolare
a Empoli in iscambio quella notte.
Dello scambiar non me ne maraviglio:
come sapete, men dun mezzo miglio;
e spesse volte simile error piglio,
10 come anche mintervenne quella notte.
A Empoli il caval fermar si volse:
or udirete come ben gli accolse;
perdonatemi voi: il cul ci volse
lostessa, ove alloggiammo quella notte.
15 La non ci dette la sera altro a cena
charista e lombi e di vitella schiena;
tagliato il dito avea, e per la pena
attese a succiar uova tutta notte.
Poi certe mele dinanzi ci misse,
20 e vuolmi ricordar che larrostisse;
per farci onore il tondo manomisse,
e altro non si bevve tutta notte.
Tal che, quando io far questo viaggio,
di stare altrove in error pi non caggio,
25 da poi che questa ostessa fa vantaggio,
chio non ebbi gi mai la miglior notte.
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
XXIX
Donne e fanciulle, io mi fo coscienza
dogni mio fallo, e vo far penitenza.
Io mi confesso a voi primieramente
chio sono stato al piacer negligente,
5 e molte cose ho lasciato pendente:
di questo prima io mi fo coscienza.
Io avea lungo tempo disiato
a una gentil donna aver parlato;
poi in sua presenzia fui ammutolato:
10 di questo ancora io mi fo coscienza.
Gi in un altro loco mi trovai,
e un bel tratto per vilt lasciai;
e non ritorn poi quel tratto mai:
di questo ancora io mi fo coscienza.
15 Ah, quante volte me ne son pentito!
Presi una volta un pi tristo partito,
chio pagai innanzi e poi non fui servito:
di questo ancora io mi fo coscienza.
Io mi ricordo ancor daltri peccati,
20 ch per ir drieto a parole di frati
molti dolci piaceri ho gi lasciati:
di questo ancora io mi fo coscienza.
Dolgomi ancor chio non ho conosciuto
la giovinezza e l buon tempo chi ho avuto
25 se non or, quando gli in tutto perduto:
di questo ancora io mi fo coscienza.
Dico mia colpa, e ho molto dolore
di vilt, negligenzia e dogni errore;
ricordi o non ricordi, innanzi A4more
30 generalmente io mi fo coscienza.
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Ballate
E priego tutte voi che riguardiate
che simili peccati non facciate,
acci che vecchie non ve ne pentiate,
e invan poi ne facciate coscienza.
34
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
35 Canti carnasciali
I Canzona de confortini
Berricuocoli, donne, e confortini!
Se ne volete, i nostri son de fini.
Non bisogna insegnar come si fanno,
ch tempo perso, e l tempo pur gran danno;
5 e chi lo perde, come molte fanno,
convien che facci poi de pentolini.
Quando gli l tempo vostro, fate fatti,
e non pensate a impedimenti o imbratti:
chi non ha il modo, dal vicin laccatti:
10 e preston lun allaltro i buon vicini.
Il far questarte cosa da garzoni:
basta che i nostri confortin son buoni.
Non aspettate chaltri ve li doni:
convien giuocare e spender bei quattrini.
15 No abbiam carte, a fassi alla bassetta,
e convien che lun alzi e laltro metta;
e poi di qua e di l spesso si getta
le carte; e tira a te, se tu indovini.
O a sanzuomo o sotto o sopra chiedi,
20 e ti struggi dal capo infino a piedi,
infin che viene; e, quando vien poi, vedi
stran visi, e mugolar come mucini.
Chi si truova al di sotto, allor si cruccia,
scontorcesi e fa viso di bertuccia,
25 ch l suo ne va; straluna gli occhi e succia,
e piangon anche i miseri meschini.
Chi vince, per dolcezza si gavazza,
dileggia e ghigna, e tutto si diguazza;
credere alla Fortuna cosa pazza:
30 aspetta pur che poi si pieghi e nchini.
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
Questa bassetta spacciativo giuoco,
e ritto ritto fassi, e in ogni loco;
e solo ha questo mal, che dura poco;
ma spesso bea chi ha bicchier piccini.
35 Il flusso c, ch giuoco maladetto:
ma chi volessi pure uscirne netto,
metta pian piano, e inviti poco e stretto:
ma lo fanno oggi infino a contadini.
Chi mette tutto il suo in un invito,
40 se vien flusso, si truova a mal partito,
se lo vedessi, e pare un uom ferito:
che maladetto sie Sforzo Bettini!
Trai mal giuoco, e l pizzico si suole
usare e la dritta a nessun duole:
45 chi ha le carte in man, fa quel che vuole,
s ben fornito di grossi e fiorini.
Se volete giucar, come abbiam mstro,
noi siam contenti metter tutto il nostro,
in una posta, or qui per mezzo il vostro:
50 sino alle casse, non che i confortini.
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
II Canzona de profumi
Siam galanti di Valenza
qui per passo capitati,
damor gi presi e legati
delle donne di Fiorenza.
5 Molto son gentili e belle
donne nella terra nostra:
voi vincete dassai quelle,
come il viso di fuor mostra;
questa gran bellezza vostra
10 con amore accompagnate.
Se non siete innamorate,
e saria meglio esser senza.
[Secondo e nostri costumi,
useremo ancora con voi
15 useletti, oli e profumi;
donne belle, abiamo con noi
altri odori, soavi e buoni:
molto aiuta la natura;
se c donna alcuna dura
20 contro Amore, la far senza].
Quanto una buona spanna
vaselletti lunghi abbiamo;
se dicessi: altri vinganna,
noi ve li porremo in mano,
25 ritti al luogo li mettiamo.
Nella punta acceso il foco,
onde sparge a poco a poco
dolce odor, che ha gran potenza.
Or dellolio vogliam dire:
30 ha odore e virt tanta,
che fa altri risentire
dal capo insino alla pianta.
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
Lolio una cosa santa,
s stillato in buona boccia:
35 esce fuori goccia a goccia;
se pi pena, ha pi potenza.
Lolio sana ogni dolore
e risolve ogni durezza;
tira a s tutto lumore,
40 trae dal membro la caldezza,
penetrando la dolcezza
quanto pi forte stropicci:
se hai triemiti o capricci,
usa lolio e sarai senza.
45 Noi abbiamo un buon sapone,
che fa saponata assai:
frega un pezzo, ove si pone;
se pi meni, pi narai.
vvegli accaduto mai,
50 donne, aver lanella strette?
Col sapon, che cava e mette,
cuoce un poco: pazienza!
Donne, ci che abbiamo vostro.
Se damor voi siate accese,
55 metterem lolio di nostro,
ungeremo a nostre spese;
abbiam olio del paese,
gelsi, aranci e bengiu;
se vi piace, proviam qui:
60 fate questa esperienza.
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
III Canzona de cialdoni
Giovani siam, maestri molto buoni,
donne, come udirete, a far cialdoni.
In questo carnascial siamo sviati
dalla bottega, anzi fummo cacciati:
5 non eron prima fatti che mangiati
da noi, che ghiotti siam, tutti cialdoni.
Cerchiamo avviamento, donne, tale,
che ci passiamo in questo carnasciale;
ma sanza donne inver si pu far male:
10 e insegnerenvi come si fan buoni.
Metti nel vaso acqua, e farina drento
quanto ve nentra, e mena a compimento;
quandhai menato, e vien come un unguento,
unacqua quasi par di maccheroni.
15 Chi non vuole al menar presto esser stanco,
meni col dritto e non col braccio manco;
poi vi si getta quel ch dolce e bianco
zucchero; e fa l menar non abbandoni.
Conviene, in quel menar, cura ben aggia,
20 per menar forte, che di fuor non caggia;
fatto lintriso, poi col dito assaggia:
se ti par buon, le forme a fuoco poni.
Scaldale bene, e, se sia forma nuova,
il fare adagio e ugner molto giova;
25 e mettivene poco prima, e pruova
come riesce, e se li getta buoni.
Ma, se la forma fia usata e vecchia,
quanto tu vuoi, per metterne, apparecchia,
perch ne pu ricevere una secchia;
30 e da Bologna i romaiuol son buoni.
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
Quando lintriso nelle forme metti
e senti frigger, tieni i ferri stretti,
mena le forme, e scuoti acci sassetti,
volgi sozzopra, e fien ben cotti e buoni.
35 Il troppo intriso fuori spesso avanza,
esce pe fessi, ma questo usanza:
quando ti par che sien cotti abbastanza,
apri le forme e cavane i cialdoni.
Nello star troppo scema, non gi cresce:
40 se son ben unte, da s quasi nesce,
e l ripiegarlo allor facil riesce
caldo, e in un panno bianco lo riponi.
Piglia le grattapugie o un pannuccio
ruvido, e netta bene ogni cantuccio;
45 la forma quasi una bocca di luccio:
tien ne fessi lo intriso che vi poni.
Esser vuole il cialdone un terzo o pie
grosso, a ragione aver le parti sue;
e a farli esser voglion almen due:
50 lun tenga, laltro metta; e fansi buoni.
Se son ben cotti, coloriti e rossi,
son belli, e quanto un vuol mangiarne puossi;
perch, se paion ben vegnenti e grossi,
strignendo e son pur piccioli bocconi.
55 Donne, terrete voi e noi mettiamo;
se noi mettessin troppo forte o piano,
pigliate voi il romaiuolo in mano:
mettete voi, purch facciam de buoni.
40
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ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
IV Canzona degli innestatori
Donne, noi siam maestri dinnestare;
in ogni modo lo sappiam ben fare.
Se volete imparar questa nostrarte,
noi ve la mostreremo a parte a parte:
5 e non bisogna molti studi o carte;
le cose naturali ognun sa fare.
Larbor che innesti fa sia giovinetto,
tenero, lungo, sanza nodi, schietto,
dilicato di buccia, bello e netto,
10 quando comincia a muovere e gittare.
Segalo poi e fa pel mezzo un fesso,
la marza in ordin sia un terzo o presso,
stretto quanto tu pi ve lo arai messo,
purch la buccia non facci scoppiare.
15 Cos quanto si pu drento si spigne,
con un buon salcio poi si lega e cigne,
e luna buccia con laltra si strigne,
cos gli umor si posson mescolare.
Sanza fendere ancor fassi e sappicca:
20 con la man la buccia gentilmente spicca
sanza intaccarla, e poi la marza ficca,
tra buccia e buccia strigni e lascia fare.
Per quando piove molto ben si fascia;
cos fasciato, qualche d si lascia:
25 chi lo sfasciassi allora e non c grascia,
che non facessi la marza sdegnare.
Chi vuol buon olio ancor gli ulivi innesti,
e mele e fichi fansi grossi e presti.
Veggo che l modo intender voi vorresti,
30 ma voi il sapete, e fateci parlare.
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
Di questo modo si fa grande stima:
togli un tondo cotal forato in cima,
un ferro da stampare, e spicca prima
la buccia intorno dove locchio appare.
35 Spicco quellocchio e presto lo conduco,
ovio ho preparato prima un buco,
che men dun grosso un po la buccia sdruco;
mettivel drento: e suol rammarginare.
Convien con diligenzia ivi si metta:
40 guasta ogni cosa spesso chi fa in fretta,
riesce meglio chi l suo tempo aspetta:
quando gli in succhio e dolce miglior fare.
Noi crediamo oramai che voi sappiate
linnestare a bucciolo e quel del frate,
45 che ne fa tutto lanno verno e state.
Puossi ogni pianta, e psche ancora innestare.
Larbor, ch prima salvatico e strano,
innestandol si fa di mano in mano
pi bello e pi gentil, n viene invano,
50 ma vedete be frutti che suol fare.
Donne, noi vinvitiamo a innestar tutte,
se non piove e se van le cose asciutte;
e, se volete psche o altre frutte,
noi siamo in punto e ve ne possiam dare.
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
V Canzona dello zibetto
Donne, quest un animal perfetto
a molte cose, e chiamasi l zibetto.
E vien da lungi, dun paese strano,
sta dov gemition o ver pantano,
5 in luoghi bassi, e chi l tocca con mano,
rade volte ne suole uscir poi netto.
Carne sanzosso sol gli paion buone,
ma vuolne spesso e, se pu, gran boccone;
poi duo dita di sotto al codrione,
10 come udirete, si cava il zibetto.
Hassi una tenta, ch un terzo lunga,
spuntata acci che drento non lo punga.
Caccisi drento, e convien tutta sunga:
o donne, e vi parr dolce diletto.
15 Cos si cava quel dolce licore;
e cci a chi non piace quellodore:
egli pur buon, ma il troppo fa fetore
di qualche tanfo a chi lo tien mal netto.
Bisogna al metter drento ben guardare,
20 il luogo ov l zibetto non scambiare,
ch si potria daltra cosa imbrattare
la tenta, e fassi male al poveretto.
Chi non ha tenta pigli altro partito:
truova stran modi, o almeno fa col dito,
25 e poi lo danno a fiutare al marito,
se non ha tenta o vien da lui il difetto.
certe volte a trar pericoloso,
perchegli ha il tempo suo, e vuol riposo
tre giorni o quattro; pure un voglioso
30 non guarda a quello e trae un stran brodetto.
43
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
La virt del zibetto, o donne, questa:
mettivi il naso, scarica la testa;
della donna del corpo ogni mal resta,
e non c meglio a chi ha tal difetto.
35 Chi avessi durezza nelle rene,
la punta della tenta ugnerai bene,
metti ov il male, e subito ne viene
fuor la caldezza, e hanne gran diletto.
Di fare ingravidare ha gran virte,
40 molte altre ancor, ma non ne direm pie;
forse abbiam detto troppo. Donne, orse,
provate segli ver quel che abbiam detto.
Se ne volete, noi ne vogliam vendere;
del pi vivo che avete convien spendere;
45 non state dure; e vi bisogna arrendere,
e menar a volerne un bossoletto.
44
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
VI Canzona delle forese
Lasse, in questo carnasciale
noi abbiam, donne, smarriti
tutta sei nostri mariti;
e sanzessi stiam pur male.
5 Di Narcetri noi siam tutte,
nostrarte lesser forese;
noi cogliemo certe frutte
belle come d il paese;
se c alcuna s cortese,
10 cinsegni i mariti nostri:
questi frutti saran vostri,
che son dolci e non fan male.
Cetriuoli abbiamo grossi,
di fuor pur ronchiosi e strani:
15 paion quasi pien di cossi,
poi sono empitivi e sani,
e si piglion con duo mani;
di fuor lieva un po di buccia:
apri ben la bocca e succia,
20 chi savezza, e non fan male.
Mellon c cogli altri insieme
quanto una zucca grossa,
noi serbiam questi per seme,
perch assai nascer ne possa.
25 Fassi lor la lingua rossa,
lalie e pi: e pare un drago
a vederlo e fiero e vago;
fa paura, non fa male.
Noi abbiamo con noi baccelli
30 lunghi, e teneri da ghiotti;
e abbiamo ancor di quelli
duri e grossi, e son buon cotti
45
3
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
e da far de ser margotti;
se la coda in man tu tieni,
35 su e gi quel guscio meni,
e minaccia e non fa male.
Queste frutte oggi usanza
che si mangin drieto a cena:
a noi pare unignoranza;
40 a smaltirle poi la pena:
quanto la natura piena
de bastar: pur fate voi
dellusarle innanzi o poi;
ma dinanzi non fan male.
45 Queste frutte, come sono,
se i mariti cinsegnate,
noi ne faremo un dono:
noi siam pur di verde etate;
se lor fien persone ingrate,
50 troverrem qualche altro modo,
che l poder non resti sodo:
noi vogliam far carnasciale.
46
3
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
VII Canzona de fornai
O donne, noi siam giovani fornai,
dellarte nostra buon maestri assai.
Noi facciam berlingozzi e zuccherini,
cociamo ancor certi calicioncini:
5 abbiam de grandi, e paionvi piccini,
di fuor pastosi e drento dolci assai.
Facciamo ancor bracciatelli e ignocchi,
non grati agli occhi, anzi pieni di bernocchi:
paion duri di fuor, quando li tocchi,
10 ma drento poi riescon meglio assai.
Se ci alcuna a chi la fava piaccia,
la meglio infranta abbiam che ci si faccia
con un pestel, che insino a gusci schiaccia:
ma a menar forte ellesce de mortai.
15 Noi sappiamo ancor fare il pan buffetto,
pi bianco che non l vostro ciuffetto;
direnvi il modo, ch nabbiam diletto:
pensar, dir, far non vorrem altro mai.
Convien farina aver di gran calvello,
20 poi menar tanto il staccio o buratello,
che nesca il fiore: e lacqua calda e quello
mescola insieme, e tutto intriderai.
Or qui bisogna aver poi buona stiena:
pasta fine quanto pi si mena;
25 se sudi qualche goccia per la pena,
rimena pur insin che fatto lhai.
Fatto il pan si vuol porre a lievitare,
in qualche loco caldo vorria stare,
sopra un lettuccio puossi assai ben fare,
30 che in ordine sia bene aspetterai.
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
Intanto l forno caldo e tu lo spazzi:
lo spazzatoio in qua e in l diguazzi,
se vi resta di cener certi sprazzi;
non lha mai netto ben chi cuoce assai.
35 Sente il pan drento quel calduccio e cresce,
rigonfia, e lacqua a poco a poco nesce;
entravi grave e soffice riesce;
dun pane allor quasi un boccon farai.
Per cuocere un arrosto e un pastello,
40 allato al forno grande un fornello,
e tutta dua han quasi uno sportello,
ma non lo sanno usar tutti i fornai.
O belle donne, questa larte nostra;
se voi volessi per la bocca vostra
45 qualche cosetta, questa sia la mostra:
al paragon noi starem sempre mai.
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
VIII Canzona delle cicale
Fanciulle. Donne, siam, come vedete,
giovanette vaghe e liete.
Noi ci andiam dando diletto,
come susa il carnasciale:
5 laltrui bene hanno in dispetto
glinvidiosi e le cicale;
poi si sfogon col dir male
le cicale che vedete.
Noi siam pure sventurate!
10 Le cicale in preda ci hanno,
che non canton sol la state,
anzi duron tutto lanno;
a coloro che peggio fanno,
sempre dir peggio udirete.
15 Cicale. Quel ch la natura nostra,
donne belle, facciam noi;
ma spesso la colpa vostra,
quando lo ridite voi;
vuolsi far le cose, e poi
20 saperle tener secrete:
chi fa presto, pu fuggire
il pericol del parlare.
Che vi giova un far morire,
sol per farlo assai stentare?
25 Se voffende il cicalare,
fate, mentre che potete.
Fanciulle. Or che val nostra bellezza,
se si perde per parole?
Viva amore e gentilezza,
30 muoia invidia e a chi ben duole!
Dica pur chi mal dir vuole,
noi faremo e voi direte.
49
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
IX Canzona di bacco
Quant bella giovinezza
che si fugge tuttavia:
chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c certezza.
5 Quest Bacco e Arianna,
belli, e lun dellaltro ardenti:
perch l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe e altre genti
10 sono allegre tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c certezza.
Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
15 per caverne e per boschetti
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati,
ballon, salton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia,
20 di doman non c certezza.
Queste ninfe anche hanno caro
da lor essere ingannate:
non pu fare a Amor riparo,
se non gente rozze e ingrate;
25 ora insieme mescolate
suonon, canton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c certezza.
Questa soma, che vien drieto
30 sopra lasino, Sileno:
cos vecchio ebbro e lieto,
gi di carne e danni pieno;
50
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
se non pu star ritto, almeno
ride e gode tuttavia.
35 Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c certezza.
Mida vien drieto a costoro:
ci che tocca, oro diventa.
E che giova aver tesoro,
40 saltri poi non si contenta?
Che dolcezza vuoi che senta
chi ha sete tuttavia?
Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c certezza.
45 Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi;
oggi sian, giovani e vecchi,
lieto ognun, femmine e maschi.
Ogni tristo pensier caschi:
50 facciam festa tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c certezza.
Donne e giovinetti amanti,
viva Bacco e viva Amore!
55 Ciascun suoni, balli e canti,
arda di dolcezza il core,
non fatica, non dolore!
Ci cha a esser, convien sia.
Chi vuol esser lieto, sia,
60 di doman non c certezza.
51
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Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
X Canzona de sette pianeti
Sette pianeti siam, che lalte sede
lasciam per far del cielo in terra fede.
Da noi son tutti i beni e tutti i mali,
quel che vaffligge, miseri, e giova;
5 ci chagli uomini avviene, agli animali
e piante e pietre, convien da noi muova;
sforziam chi tenta contro a noi far pruova;
conduciam dolcemente chi ci crede.
Maninconici, miseri e sottili;
10 ricchi, onorati, buon prelati e gravi;
sbiti, impazienti, fer, virili;
pomposi re, musici illustri, e savi;
astuti parlator, bugiardi e pravi;
ogni vil opra alfin da noi procede.
15 Venere graziosa, chiara e bella
muove nel core amore e gentilezza:
chi tocca il foco della dolce stella,
convien sempre arda dellaltrui bellezza;
fere, uccelli e pesci hanno dolcezza:
20 per questa il mondo rinnovar si vede.
Ors, seguiam questa stella benigna,
o donne vaghe, o giovinetti adorni:
tutti vi chiama la bella Ciprigna
a spender lietamente i vostri giorni,
25 senzaspettare che l dolce tempo torni,
ch, come fugge un tratto, mai non riede.
Il dolce tempo ancor tutti cinvita
lasciare i pensier tristi e van dolori.
Mentre che dura questa brieve vita,
30 ciascun sallegri, ciascun sinnamori;
contentisi chi pu: ricchezze e onori,
per chi non si contenta, invan si chiede.
52
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Canti carnasciali
XI Canzona de visi addrieto
Le cose al contradio vanno
tutte, e pensa a ci che vuoi:
come il gambero andiam noi,
per far come laltre fanno.
5 E bisogna oggi portare
gli occhi drieto e non davanti;
n cos possi un guardare:
traditor siam tutti quanti;
tristo a chi crede a sembianti,
10 ch riceve spesso inganno.
Per noi facciamo scusa
di questo nostro ire addrieto;
e sintende, oggi ognun lusa:
questo l modo consueto:
15 chi lo fa, dunque, stia cheto;
noi sentiam che tutti il fanno.
Crediam questo me riesca,
poi chognun d di drieto oggi;
se riceve qualche psca
20 vede e pensa ove sappoggi,
con man tocca, pria challoggi,
poi non ha vergogna o danno.
Chi non porta drieto gli occhi,
per voltarsi indrieto incorda;
25 di gran colpi convien tocchi,
per vergogna fa alla sorda;
drieto al fatto si ricorda,
quando sente il mal che fanno.
Non pigliate maraviglia,
30 se le donne ancor fan questo;
ciascun oggi sassotiglia,
ogni mese lor bisesto:
lun soccorre allaltro presto,
e cos tutte vi vanno.
53
3
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Laudi
Laudi
I
Ben ar duro core,
quel che non segue Ies Salvatore.
Bene ar il cor perverso,
bene ar s medesimo in dispetto
5 chi non sar converso
ove ci chiama Iers benedetto.
Dice: Vien, che io taspetto;
ch muoio per salvarti, o peccatore!.
Non vuol la sua salute
10 chi non si muove a s benigna voce;
non ha grazia o virtute
chi non pensa allo amor che l pose in croce;
molto a se stesso nuoce
chi non contempla quanto il suo amore.
15 Cieco se, stu non mire,
o peccatore, il tuo eterno bene!
Perso hai in tutto ludire,
se tu non senti la voce che viene
sol per trarti di pene,
20 se tu vorrai por fine a tanto errore.
Chi sanza te tha fatto,
sanza te stesso non ti vuol salvare;
se tu non ti se astratto
dalla tua morte, non ti puoi scusare;
25 se te non vuoi amare,
tua fia la colpa, e tuo il danno e il dolore.
Deh, rivolgiti a Lui,
che ti contenter de beni eterni!
Tuo non se, ma daltrui,
30 se tu permetti che altri ti governi;
poco a lungi discerni,
se non contempli chi il tuo Signore.
54
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Laudi
E muor per darti vita,
e diventa mortal per far te dio;
35 la sua gloria infinita
patisce per salvarti infetto e rio.
SEgli benigno e pio,
deh, non esser s tristo pagatore.
Deh, prendi la sua via,
40 piglia il suo santo giogo s suave!
Comincia, e fa che stia
col dolce peso adosso, non gi grave.
Tanta piet questo have,
che ti far felice a tutte lore.
II
Poi che io gustai, Ies, la tua dolcezza,
lanima pi non prezza
del mondo cieco alcun altro diletto.
Da poi che accese quella ardente face
5 della tua carit lafflitto core,
nessuna cosa pi maggrada o piace;
ogni altro ben mi par pena e dolore,
tribulazion e guerra ogni altra pace,
tanto infiammato son del tuo amore;
10 nulla altro mi contenta o d quiete,
n si spegne la sete,
se non solo al tuo fonte benedetto.
Quel che di te minnamor s forte,
fu la tua carit, o Pellicano,
15 che per dar vita a figli, a te di morte
e per farmi divin, se fatto umano:
preso hai di servo condizione e sorte,
perchio servo non sia o viva invano.
Poich l tuo amore tanto smisurato,
20 per non essere ingrato
tanto amo te, che ogni cosa ho in dispetto.
55
3
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Laudi
Quando lanima mia teco si posa,
ognaltro falso ben mette in oblio:
la tribulata vita faticosa
25 sol si contenta per questo disio,
n pu pensare ad alcunaltra cosa,
n parlar n veder se non te, Dio.
Solo un dolor li resta, che la strugge:
el pensar quando fugge
30 da lei il dolce pensier per suo difetto.
Vinca la tua dolcezza ogni mio amaro,
allumini il tuo lume il mio oscuro,
sicch il tuo amor, che m s dolce e caro,
mai da me non si parta nel futuro.
35 Poi che non fusti del tuo sangue avaro,
di questa grazia ancor non mi esser duro:
arda sempre il mio cor tuo dolce foco,
tanto che a poco a poco
altri che tu non resti nel mio petto.
III
O Dio, o sommo Bene, or come fai,
che te sol cerco e non ti trovo mai?
Lasso, sio cerco questa cosa o quella,
te cerco in esse, o dolce Signor mio!
5 Ogni cosa per te buona e bella
e muove, come buona, il mio disio;
tu se pur tutto in ogni luogo, o Dio,
e in alcun luogo non ti truovo mai.
Per trovar te la trista alma si strugge,
10 il d maffliggo e la notte non poso.
Lasso, quanto pi cerco, pi si fugge
il dolce e desiato mio riposo!
Deh, dimmi, Signor mio, ove se ascoso:
stanco gi son, Signor, dimmelo omai.
56
3
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Laudi
15 Se a cercar di te, Signor, mi muovo
in ricchezze, in onore o in diletto,
quanto pi di te cerco, men ne truovo,
onde stanco mai posa il vano affetto.
Tu mhai del tuo amore acceso il petto,
20 poi se fuggito, e non ti veggo mai.
La vista, in mille varie cose volta,
ti guarda e non ti vede, e sei lucente;
lorecchio ancor diverse voci ascolta,
il tuo suono per tutto, e non ti sente:
25 la dolcezza comune a ogni gente
cerca ogni senso, e non la truova mai.
Deh, perch cerchi, anima trista, ancora
beata vita in tanti affanni e pene?
Cerca quel cerchi pur, ma non dimora
30 nel luogo ove tu cerchi questo bene:
beata vita onde la morte viene
cerchi, e vita ove vita non fu mai.
Muoia in me questa misera vita,
acci che io viva, o vera vita, in te;
35 la morte in multitudine infinita
in te sol vita sia, che vita se;
muoio quanto te lascio e guardo me:
converso a te, io non morr gi mai.
Degli occhi vani ogni luce sia spenta,
40 perch vegga te, vera luce amica;
assorda e miei orecchi, acci che io senta
la disiata voce che mi dica:
Venite a me, chi ha peso o fatica,
chio vi ristori: egli ben tempo omai!
45 Allor locchio vedr luce invisibile,
lorecchio udir suon ch senza voce,
luce e suon che alla mente sol sensibile,
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3
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Laudi
n il troppo offende o a tal senso nuoce.
Stando e pi fermi, correr veloce
50 lalma a quel ben che seco sempre mai.
Allor vedr, o Signor dolce e bello,
che questo bene o quel non mi contenta,
ma levando dal bene e questo e quello,
quel ben che resta il dolce Dio diventa.
55 Questa vera dolcezza e sola senta
chi cerca il ben: questo non manca mai.
La nostra eterna sete mai non spegne
lacqua corrente di questo o quel rivo,
ma giugne al tristo foco ognor pi legne:
60 sol ne contenta il fonte eterno e vivo.
O acqua santa, se al tuo fonte arrivo,
berr, e sete non ar pi mai.
Tanto desio non dovria esser vano,
a te si muove pure il nostro ardore.
65 Porgi benigno luna e laltra mano,
O Ies mio: tu se infinito amore!
Poich hai piagato dolcemente il core,
sana tu quella piaga che tu fai!
IV
Quanto grande la bellezza
di te, Vergin santa e pia!
Ciascun laudi te, Maria,
ciascun canti in gran dolcezza.
5 Colla tua bellezza tanta
la Bellezza innamorasti.
O Bellezza eterna e santa,
di Maria bella infiammasti!
Tu di Amor lamor legasti,
10 Vergin santa, dolce e pia.
58
3
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Laudi
Ciascun laudi te, Maria;
ciascun canti in gran dolcezza.
Quello Amor che incende il tutto,
la Bellezza alta infinita,
15 del tuo ventre fatto frutto,
mortal ventre, e l frutto Vita.
La Bont perfetta unita
tuo bene, o Vergin pia.
Ciascun laudi te, Maria;
20 ciascun canti in gran dolcezza.
La Potenza, che produce
tutto, in te la sua forza ebbe:
fatto hai il Sole esser tua luce,
luce, ascosa in te, pi crebbe.
25 Quello a cui il tutto debbe,
debbe a te, o Maria pia!
Ciascun laudi te, Maria;
ciascun canti in gran dolcezza.
Prima che nel petto santo
30 tanto ben fussi raccolto,
saria morto in doglia e in pianto
chi di Dio vedessi il volto:
questa morte in vita ha vlto
el tuo parto, o Vergin pia.
35 Ciascun laudi te, Maria;
ciascun canti in gran dolcezza.
Hanno poi e mortali occhi
visto questo eterno Bene:
volse che altri il senta e tocchi,
40 onde vita al mondo viene.
O felice mortal pene,
cui vendetta tanto pia!
Ciascun laudi te, Maria;
ciascun canti in gran dolcezza.
59
3
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Laudi
45 O felice la terribile
colpa antica e il primo errore,
poich Dio fatto ha visibile,
et ha tanto Redentore!
Questo ha mostro quanto amore
50 porti a noi la Bont pia.
Ciascun laudi te, Maria;
ciascun canti in gran dolcezza.
Se non era il primo legno,
che in un gusto a tutti nuoce,
55 non arebbe il mondo indegno
visto trionfar la Croce:
della colpa tanto atroce
gloria fe la Bont pia.
Ciascun laudi te, Maria;
60 ciascun canti in gran dolcezza.
Tu, Maria, fusti onde nacque
tanto bene alla natura.
lumilt tua tanto piacque
che il Fattore tua fattura.
65 Laudi ognun con mente pura
dunque questa Madre pia.
Ciascun laudi te, Maria;
ciascun canti in gran dolcezza.
A laudarti, o Maria, venga
70 ciaschedun damore acceso:
peccator nessun si tenga,
bench molto labbi offeso;
su le spalle il nostro peso
posto ha al Figlio questa pia.
75 Ciascun laudi te, Maria;
ciascun canti in gran dolcezza.
Pi della salute vostra,
peccator, non dubitate,
60
3
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Laudi
el suo petto al Figlio mostra
80 questa Madre di pietate;
le sue piaghe insanguinate
mostra a lei la Bont pia.
Ciascun laudi te, Maria;
ciascun canti in gran dolcezza.
85 Dice lei: O santo Figlio,
questo petto tha lattato.
E lui dice: Io fe vermiglio
gi di sangue il mio costato:
per piet di questo ingrato
90 la Piet sempre pia.
Ciascun laudi te, Maria;
ciascun canti in gran dolcezza.
V
O maligno e duro core,
fonte dogni mal concetto,
ch non scoppi in mezzo il petto,
ch non scoppi di dolore?
5 Non pigliare alcun conforto,
o cor mio di pietra dura:
poi che Ies dolce morto,
trema il mondo e l sole oscura;
escon della sepoltura
10 morti, il Tempio straccia il velo;
piange, oim, la terra e il cielo;
tu non senti, o duro core.
Liquefatti come cera,
o cor mio tristo e maligno,
15 poi che muor la Vita vera,
Ies tuo, Signor benigno;
fa, cor mio, sul duro ligno
con Ies ti crucifigga;
61
3
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Laudi
quella lancia ti trafigga
20 che pass a Ies il core.
O cor mio, cos piagato
fa di lacrime un torrente,
come dal santo costato
versa sangue largamente;
25 gran dolcezza, o cor mio, sente
chi accompagna Ies santo;
se la pena dolce tanto,
pi dolce chi con lui muore.
Vengon fuor cos dolce acque
30 della fonte tanto amara;
poich morte, o Dio, ti piacque,
fatta morte dolce e cara.
O cor mio, da Ies impara:
la tua croce ancor tu prendi
35 e sopra essa ti sospendi;
non muor mai chi con lui muore.
VI
Peccator, su tutti quanti,
rallegrinci con disio:
questo il d che ha fatto Dio:
ciascheduno esulti e canti!
5 Peccator, la morte morta:
questa morte vita dona;
la pena oggi ognun conforta,
dolce pena e morte buona.
Oggi il servo si corona,
10 dello inferno vengon santi.
Oggi al ciel la spiga arriva
di quel gran che in terra morto;
questo gran, se non moriva,
62
3
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Laudi
frutto alcun non aria porto:
15 questo frutto oggi nellorto
di Maria conforta e pianti.
Questa spiga il suo bel frutto
ha cresciuto e fatto un pane:
santo Pan, che pasce il tutto
20 alle mense cotidiane.
O felice menti umane,
che mangiate il Pan de santi!
Cieca notte, ben sei santa,
che l vedesti suscitare:
25 nelle tenebre tue tanta
luce al mondo non ha pare,
lombre tue furon pi chiare
che del sole e raggi tanti.
Mostra il cammin dritto e certo
30 la colonna nella oscura
notte al popol nel diserto:
agli egizii fa paura;
linferno a tal luce pure
triema, e in ciel cantono e santi.
35 O beata notte e degna,
tuo Fattor gran ben ti vuole,
bench il sol forse ne sdegna,
tu vedesti un pi bel Sole!
Tanta gloria con parole
40 non si lauda o mortal canti.
Ciaschedun lasci la vesta
della notte tenebrosa,
della luce larme vesta:
luce in noi sia ogni cosa.
45 Nostra vita, in Cristo ascosa,
luce in Dio: cantate, o santi.
63
3
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Laudi
VII
O peccator, io sono Dio eterno,
che chiamo sol per trarti dello inferno.
Deh, pensa chi quel che tanto tama
e che s dolcemente oggi ti chiama!
5 E tu chi se, la cui salute e brama:
se tu ci pensi, non morrai in eterno.
Io sono Dio, del tutto creatore;
tu non uom, anzi un vil vermin che muore;
in mille modi ognor ti tocco il core,
10 tu non odi, e pi tosto vuoi linferno.
Perch ti muova pi la santa voce,
ecco per te io monto in su la croce;
col sangue lavo la tua colpa atroce,
tanto mincresce del tuo male eterno.
15 Deh, vieni a me, misero poveretto,
o peccator, che a braccia aperte aspetto
che lavi nel mio sangue el tuo difetto,
per abbracciarti e trarti dello inferno!
Con amorosa voce e con soave
20 ti chiamo per mutar tue voglie prave.
Deh, prendi il giogo mio, che non grave:
leggier peso, che d bene eterno.
Io veggo ben che il tuo peccato vecchio
al mio chiamar ti fa serrar lorecchio;
25 ecco, la grazia mia io tapparecchio,
tu la fuggi, e pi tosto vuoi linferno.
Deh, dimmi che frutto hai o che contento
di questa che par vita et tormento,
se non vergogna, affanno e pentimento?
30 E vuoi perder per questa il bene eterno?
64
3
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Laudi
Pien damor, di piet e di clemenzia,
ti chiamo or, peccatore, a penitenzia;
ma, se aspetti lultima sentenzia,
non redenzion poi nello inferno.
35 Non aspettar quella sentenzia cruda,
chogni piet allor convien si escluda;
non aspettar che morte gli occhi chiuda,
che ne vien ratta, e forse fia in eterno.
VIII
Io son quel misero ingrato
peccator, che ho tanto errato.
Io son quel prodigo figlio
che ritorno al padre mio,
5 stato sono in gran periglio
esulando da te, Dio;
ma tu se s dolce e pio,
che non guardi al mio peccato.
Io son quella pecorella,
10 che l pastor suo ha smarrito:
tu, Pastor, lasci per quella
tutto il gregge, e mhai seguito;
o Amor dolce e infinito,
perduto ero, or mhai trovato.
15 Lasso, oim, sopra una nave
me e mie ricchezze porto!
La fortuna acerba e grave
ha le merce e il legno assorto;
una tavola ora in porto
20 il naufrago ha portato.
Ero sano, puro e bello,
fui ferito a mezzo il petto:
grave doglia tal coltello
65
3
Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Laudi
dimmi e di morir sospetto;
25 ma tu, medico perfetto,
questo colpo hai ben sanato.
Lalma pura, innamorata
di te, Dio, suo padre e sposo,
poi dal diavolo accecata,
30 ha ucciso il suo amoroso;
non pu mai trovar riposo:
quanto misero suo stato!
Perch da te vien, si posa
solo in te, e sua pace truova;
35 e per niuna altra cosa
a questa alma afflitta giova,
ma convien sempre si muova
fin che te, Dio, ha trovato.
Allor porto ha nostra vita,
40 quando a te ritorna, o Dio.
Sana la mortal ferita,
truova il sposo dolce e pio:
el padre ha suo figlio rio,
el pastor la ove ha trovato.
45 El tuo verbo ha liquefatto
la durezza della mente;
dal tuo spirto un vento tratto
che di pianto fa torrente:
mieter poi lietamente
50 quel che in pianti ho seminato.
O mirabil Dio santo
come in me operi e fai,
che mi piace pianger tanto,
che altro non vorrei far mai!
55 O dolor dolce, che me hai
con Ies dolce legato!
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Laudi
O dolcissima catena,
che mha Dio al collo messo!
O dolcezza intera e piena,
60 che a chi lama ha Dio concesso!
Non d Dio tal grazia spesso,
e chi lha non ne sia ingrato.
Quasi in uno specchio or veggio,
e tu fai che s mi piaccia
65 quel che qui sogno e vaneggio:
di dolcezza par mi sfaccia.
Or che fia a faccia a faccia
quanto io ti vedr beato?
Inquieto il cor mortale
70 fin che torna onde par esca:
dgli, Dio, di colomba ale,
sicche voli e requiesca:
tu se, Dio, quella esca
che l disio santo hai saziato.
IX
Vieni a me, peccatore,
che a braccia aperte aspetto;
versa dal santo petto
visibilmente acqua, sangue e amore.
5 Come gi nel diserto
la verga lacque ha dato,
cos Longino ha aperto
con la lancia il costato.
Vieni, o popol ingrato,
10 a bere al santo fonte che non muore.
Era in arido sito
el popol siziente;
della pietra uscito
largo fonte e corrente.
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Laudi
15 Qui bea tutta la gente:
la pietra Cristo, onde vien lacqua fore.
Chi sete ha avuto un pezzo
alle sante acque venga,
e chi pur non ha prezzo
20 per questo non si tenga,
ma con letizia spenga
la sete alle acque il suo divoto ardore.
Questo quel No santo
che l vin della uva preme,
25 innebriato tanto
sta scoperto e non teme,
Sem e Japhet insieme
le cuopron, Cam accusa il suo errore.
E cos nudo in croce
30 Ies, di amore acceso,
non cura scherni o voce
di chi lha vilipeso;
poi Nicodemo ha preso
e involto in panni il dolce Salvatore.
35 Ebro di caritate
cos il vide Esaia:
rosse e di vin bagnate
le sue veste paria;
del torculare uscia
40 del vin: questo la croce e il gran dolore.
El petto e santi piedi
verson sangue per tutto;
le mani e il capo vedi
patire, e tu nhai frutto;
45 perch io sia cos brutto,
vien pure, o penitente peccatore.
Deh, accostati a me,
non temer che io timbrodi,
il mio car figlio se
50 chio chiamo in mille modi;
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Op. Grande biblioteca della letteratura italiana
ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli
Lorenzo de Medici Rime in forma di ballata Laudi
non mi terranno e chiodi
chio non ti abbracci e stringa col mio core!
Non temer la crudele
spina che il capo ha involto,
55 o che daceto e fele
sappin le labra molto;
bacia il mio santo volto,
deh, non avere a schifo il tuo Signore!
Questo sangue, che io spargo,
60 non imbratta, anzi lava;
questo perenne e largo
fonte ogni sete cava;
ogni mia pena aggrava
se non conosciuto tanto amore.

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