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Mirko Vagnoni

PROBLEMI DI LEGITTIMAZIONE REGIA:


IMITATIO BYZANTII
Percy Ernst Schramm nei suoi pionieristici lavori sulla cos detta Staats-
symbolik ci ha insegnato che le raffigurazioni regie nel Medioevo, nel loro
essere concepite secondo un linguaggio simbolico e stereotipato, esprime-
vano una sorta di idea di Stato. Ovvero in esse si cercava, con laiuto di
figure secondarie, di rendere evidente quale fosse il rapporto fra il sovrano,
Cristo e i santi, in che termini fosse da intendere la cooperazione fra il po-
tere temporale e il potere ecclesiastico, quale fosse latteggiamento del so-
vrano rispetto ai suoi grandi, i suoi cavalieri, i suoi semplici sudditi
1
. In
pratica, per riprendere unefficace espressione di Glauco Maria Cantarella,
esse rappresentavano una sorta di specchio trionfante del potere
2
. In
questa sede intendiamo delineare quale sia il modello figurativo adottato
dai sovrani normanni di Sicilia nella resa degli abiti, dei simboli del pote-
re, delle posture e dellaspetto fisico allinterno della loro iconografia uffi-
ciale per evidenziarne in seguito i motivi ideologici e politici che li porta-
rono a maturare una tale scelta.
Ruggero II, Guglielmo I e Guglielmo II presentano nelle loro raffigu-
razioni una straordinaria omogeneit figurativa. Essi dal 1127 al 1189 in-
dossano generalmente un abito costituito da una sottoveste, unampia tu-
nica riccamente ornata e ricamata in oro e porpora, un loros ampiamente
decorato da perle e da gemme e dei calzari a pantofola. Sulla testa portano
una corona doro dalla forma piuttosto alta e squadrata, ornata da tre ele-
menti cuspidali sul bordo superiore, magnificamente impreziosita da per-
le e pietre preziose e dalla quale ricadono due pendilia laterali incrostati a
loro volta di perle. Nella mano sinistra possono generalmente tenere un
globo sormontato da una croce mentre nella destra un labarum imperiale
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ornato da gemme pendenti. Per quanto riguarda le posture possiamo no-
tare che essi sono comunemente resi in posizione stante e con il volto di
fronte o al massimo di tre quarti (ma mai di profilo) mentre in merito al-
laspetto fisico possiamo sottolineare la presenza sul volto di barba e baffi
3
.
Linsieme di tutti questi elementi che cosa vuole esprimere? Tali scelte
sono casuali oppure si sta cercando di trasmettere un preciso modello ico-
nografico? E, in questo secondo caso, quale? E ancora, da dove viene esso
derivato? A chi i nostri sovrani si ispirano nel farsi raffigurare in questo
modo? E soprattutto, perch lo adottano? C alla base di questa azione un
messaggio politico o un intento propagandistico? E se s, quale? Iniziamo
con il rispondere alle prime di queste domande prendendo adesso in esame
con pi attenzione i vari elementi iconografici che abbiamo precedente-
mente elencato e confrontandoli con quelli presenti nelle rappresentazioni
di coloro che nel XII secolo potevano essere i due principali modelli delle
immagini regie: gli imperatori di Bisanzio e del Sacro Romano Impero
4
.
Nella sostanza non ci sono grosse differenze tra gli abiti ed i simboli del
potere utilizzati dai re del mondo Occidentale e di quello Orientale ed in
verit ci che ci porta a propendere per una tradizione rispetto che per lal-
tra la presenza di alcune qualit specifiche che veniamo qui di seguito ad
evidenziare. Ad esempio gli ornamenti ed i decori (non solo i ricami in oro
o porpora ma anche le pietre preziose e le perle sia nella forma fissa che a
pendente) delle tuniche, dei loros e delle corone delle raffigurazioni dei so-
vrani normanni presentano certamente un ornato molto pi vicino a quel-
lo delliconografia degli imperatori di Bisanzio rispetto che a quello, mol-
to pi sobrio, di quelli dAquisgrana
5
.
Rivolgendo lo sguardo anche a quel particolarissimo indumento che il
loros le analogie tra le immagini normanne e quelle bizantine saltano ancor
pi agli occhi. Questa sorta di stola un accessorio tipico del vestiario del
basileus che non compare nel mondo occidentale se non in forme comple-
tamente differenziate e nettamente semplificate. Nelle rappresentazioni
normanne invece la sua resa risponde perfettamente alle caratteristiche di
quello bizantino. Addirittura ne possiamo individuare perfettamente le di-
verse tipologie adottate: quello che si intreccia a forma di Y intorno alle
spalle e quello che si avviluppa in una sorta di T (a quanto pare il primo
in uso a Bisanzio non oltre lXI secolo invece il secondo presente anche suc-
cessivamente)
6
.
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Concentriamoci adesso su un altro aspetto: la completa assenza del man-
tello nelliconografia normanna. Caratteristica anche questa che ritroviamo
nelle raffigurazioni bizantine ma che completamente assente in quelle oc-
cidentali (dove questo indumento sostanzialmente sempre presente). A
tal proposito possiamo inoltre far notare come nellOrdo coronationis realiz-
zato per Ruggero II si faccia esplicito riferimento nella rubrica 20 al man-
tello come ad una delle insegne regie con la quale il vescovo officiante ad-
dobba il sovrano. Infatti vi si trova chiaramente scritto, facendo riferimen-
to al re, et pallium () accipiat. Se da una parte non sappiamo se que-
sta tipologia di fonte ci descrive una situazione reale oppure ideale non c
dubbio che nel corredo regio che si conserva nella Weltliche Schatzkam-
mer della Hofburg del Kunsthistorisches Museum di Vienna (appartenuto
ai re normanno-svevi ed in seguito utilizzato per le incoronazioni degli im-
peratori germanici) si trovi, tra gli altri oggetti, un lussuoso mantello a pi-
viale fatto realizzare proprio da Ruggero II negli opifici reali di Palermo
tra il 1133 ed il 1134. Ci conferma come luso di tale indumento sia at-
testato per i re della Sicilia normanna e necessariamente ci porta a consi-
derare la scelta di farsi raffigurare senza come una precisa volont di recu-
perare aspetti e dettagli proprio delle raffigurazioni bizantine. Si noti a
conferma di questo come invece n tra gli indumenti citati nellOrdo coro-
nationis n tra quelli conservati nella Schatzkammer sia presente il loros
(che come abbiamo invece visto troviamo costantemente rappresentato). Il
quadro che si va via via delineando ci porta a credere con sempre maggior
certezza che queste scelte siano state dettate da un chiaro desiderio di pre-
sentarsi dal punto di vista iconografico secondo gli schemi figurativi tipi-
ci degli imperatori di Bisanzio
7
.
Passiamo adesso pi specificatamente ai simboli del potere. In primo
luogo possiamo evidenziare come il labarum e la croce astile che compaio-
no nelle raffigurazioni normanne siano senza ombra di dubbio assimilabi-
li agli esemplari di scettri individuati dal Pertusi nellarea dellimpero
dOriente. Questi inoltre compaiono con una certa insistenza anche in al-
cune immagini del basileus. Ancora una volta possiamo per inciso far nota-
re come nel gi citato Ordo coronationis di Ruggero II tra i simboli del po-
tere concessi allincoronando si parli esplicitamente nella rubrica 21 dello
scettro (postea sceptrum () accipiat ed ancora accipe virgam) mentre al
contrario non troviamo la bench minima allusione n al labarum n alla
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croce astile. Mi sembra quindi che ancora una volta di pi risulti quanto
mai esplicito il tentativo normanno di creare, a prescindere dalla realt,
delle linee iconografiche il pi possibile uniformi a quelle degli imperato-
ri bizantini
8
.
Concludiamo con la corona. Abbiamo precedentemente messo in evi-
denza come nelle raffigurazioni dei nostri sovrani compaia con una buona
uniformit una corona alta e piuttosto squadrata con tre elementi cuspida-
li al centro ed ai lati e due catenelle laterali. Tale tipo di gioiello non da
assimilarsi, come invece talvolta stato fatto, n al diadema femminile n
al kamelaukion in uso sulle rive del Bosforo
9
.
Il primo in pratica costituito da una sorta di fascia pi o meno ampia
(sia esso formato da placchette collegate da cerniere o da un unico cerchio
rigido) decorata da pietre preziose, pendilia laterali e, nella versione fem-
minile, da dei (chiamiamoli cos) rialzamenti appuntiti
10
. Il secondo inve-
ce (diffusosi a quanto pare dal XII secolo) formato da una sorta di copri-
capo a cuffia dalla forma avvicinabile ad una semisfera (quindi chiuso), ric-
camente decorato di gemme e dotato di pendilia laterali
11
. Nel Tesoro del-
la Cattedrale di Palermo se ne pu ancora ammirare un esemplare appar-
tenuto proprio ai sovrani normanno-svevi
12
.
Se teniamo conto della forma curva e piuttosto bassa (nonostante i de-
cori cuspidati) tipica del primo tipo di corona e della, nonostante la mag-
giore altezza, perfetta rotondit della seconda ci rendiamo subito conto
come entrambe non possano essere identificate con quelle presenti nelle
raffigurazioni degli Altavilla.
Per il suo essere particolarmente alta e squadrata quella presente nelle
immagini dei nostri sovrani sembrerebbe invece assimilabile ad una corona
a placche (la cos detta Plattenkrone costituita da un cerchio sul quale sono
poste una serie continua di piastre) che ritroviamo in uso nel mondo occi-
dentale. A quanto pare non si conservano esemplari di tale tipologia di co-
rona per molto probabilmente questa si avvicinava nella forma (escluso
larco che la sovrasta perfettamente da parte a parte) a quella imperiale (la
Reichskrone). Questo vero e proprio simbolo del potere fu realizzato per Ot-
tone I di Sassonia e poi utilizzato dai suoi successori fino in et moderna.
A tuttoggi si conserva nella Weltliche Schatzkammer della Hofburg del
Kunsthistorisches Museum di Vienna insieme agli altri oggetti del corre-
do da cerimonia del sacro romano imperatore germanico
13
.
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A questo punto saremmo spinti a ritenere la sua adozione come un ten-
tativo di apertura da parte dei re di Sicilia nei confronti delliconografia del
mondo occidentale ma in realt non cos. Se guardiamo le rappresenta-
zioni bizantine notiamo come una corona identificabile con quella del tipo
a placche utilizzata anche dal basileus (probabilmente precedentemente
alla completa diffusione del kamelaukion avvenuta nel XII secolo). Se, inol-
tre, poniamo attenzione ad alcuni suoi dettagli, quali lampio uso dei de-
cori ornamentali e ladozione sistematica di catenelle laterali (i pendilia ap-
punto), scopriremo come ancora una volta i normanni guardano per la resa
figurativa dei loro simboli del potere non al mondo occidentale ma a quel-
lo orientale.
Da tutto quanto emerso sembrerebbe proprio indiscutibile che nella
rappresentazione della propria immagine gli Altavilla adottino come mo-
dello di riferimento quello imperiale bizantino. Anche alcuni ulteriori ele-
menti, relativi alla resa dellaspetto fisico e delle posture, confermano que-
sto andamento. Vediamo meglio di quali aspetti si tratta.
Come abbiamo notato i normanni sono raffigurati con il volto in posi-
zione frontale (o al massimo leggermente di tre quarti). Questa peculiarit,
che presente nel mondo occidentale, allo stesso tempo tipica anche di
Bisanzio
14
. Per tale ragione la sua adozione, se da una parte non costitui-
sce certo una prova inequivocabile, di sicuro non smentisce lipotesi che
essi cerchino di uniformare perfettamente la propria immagine a quella del
basileus.
Lo stesso pu essere detto anche per ladozione della barba (altra pre-
senza costante nelliconografia degli Altavilla). A quel che sappiamo nel
XII secolo il suo uso non regolare tra i sovrani occidentali ma nonostan-
te questo un paio di testimonianze ci portano a credere che invece tra i nor-
manni sia cos
15
. Romualdo Salernitano (vescovo di Salerno dal 1153 al
1181) nel suo Chronicon ci informa sullaspetto di Ruggero II. Egli riporta
semplicemente queste enigmatiche parole:
Fuit autem Rex Rogerius [] facie leonina
16
.
Difficile capire cosa il presule volesse di preciso esprimere ma certa-
mente quel facie leonina fa pensare proprio ad un volto caratterizzato da una
lunga e fluente barba magari di un colore castano chiaro o biondo. Per di
pi parrebbe che allavvenuta apertura del sarcofago di Guglielmo I il cor-
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po imbalsamato del sovrano si presentava, stando a chi esegu tale opera-
zione, con una barba fulva
17
.
Questi indizi ci potrebbero indurre a pensare che, se i nostri sovrani
sono soliti portare la barba nella vita di tutti i giorni, quella rappresenta-
ta nelle loro immagini non altro che una mera consuetudine della moda.
Ma in realt la situazione non tanto semplice.
Stando a due testimonianze del cronista Amato di Montecassino nella
Storia dei Normanni, opera dellXI secolo conosciuta solamente attraverso
una traduzione in pessimo francese del XIV secolo, lusanza di portare la
barba tipica del mondo bizantino. Anzi meglio, ne un vero e proprio
tratto distintivo:
la barbe rese et la teste pelle; la quel cose est grant vergoingne entre les Grex
E poi prosegue:
ms se merveilla que vint o grant barbe, comme sil fust de / Costentinoble
18
.
Ma non ancora tutto. La barba non rappresenta semplicemente una pe-
culiarit dei bizantini in genere ma costituisce un tratto distintivo proprio
delliconografia degli imperatori. Infatti essi da Foca in poi (basileus dal
602 al 610) si fanno costantemente raffigurare con questo attributo
19
. Per
quanto sia difficile dire se il modello orientale sia stato adottato dai nor-
manni in maniera consapevole resta il fatto che ancora una volta la loro im-
magine viene a coincidere, anche nella resa dellaspetto fisico, con quella
di questi ultimi.
Un ultimo punto chiarisce infine ancora meglio lintento di imitazione
bizantina da parte della dinastia degli Altavilla: la raffigurazione del re in
piedi e la completa assenza invece del posizionamento in trono (eccezion
fatta per il follaro di Ruggero II emesso tra il 1130 ed il 1140 ed il sigillo
di Guglielmo II utilizzato tra il 1171 ed il 1189). La resa del sovrano in
maest alquanto comune in Occidente mentre nellimpero bizantino vie-
ne abbandonata in favore proprio della posizione stante sin dal IX secolo
(come segno di rispetto nei confronti di Cristo e dei santi che spesso ac-
compagnano la figura imperiale)
20
. Tale aspetto risulta ancor pi signifi-
cativo se consideriamo come la presenza di troni regi, sia fissi che mobili,
stata attestata allinterno sia della cappella palatina di Palermo che delle
cattedrali di Cefal (anche se in forme fortemente rimaneggiate) che di
Monreale
21
. Risulta dunque chiaro che ci troviamo di fronte allesplicita
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volont da parte normanna di imitare, allinterno delle loro raffigurazioni,
ancora una volta il basileus.
Tutto sommato sembrerebbe quindi che anche nellaspetto fisico e nel-
le posture, cos come abbiamo gi precedentemente messo in evidenza per
le vesti ed i simboli del potere, i sovrani di Sicilia si facciano raffigurare
come imperatori dOriente e per di pi, stando allutilizzo del loros a for-
ma di Y e della corona a placche, prendendo come esempio non quelli a loro
contemporanei ma quelli dellXI secolo. Sufficientemente certi di questo
doveroso dunque rispondere alle altre domande che in apertura ci siamo
posti: perch adottano questo modello? C alla base di questa scelta un
messaggio politico o un intento propagandistico? E se s, quale?
Come abbiamo notato questa tendenza nasce con Ruggero II gi con le
prime pretese di successione dinastica sul ducato di Puglia nel 1127 (pre-
cedentemente quindi allacquisizione del titolo regio) e prosegue pratica-
mente ininterrotta per tutta lesistenza della dinastia. Per tale ragione non
sembrerebbe possibile interpretarla, come invece stato fatto basandosi
esclusivamente sullanalisi del mosaico dello stesso Ruggero II nella chie-
sa della Martorana a Palermo, come un tentativo da parte normanna di le-
gittimare la propria espansione territoriale nellarea orientale del Mediter-
raneo fino addirittura al conseguimento del titolo imperiale bizantino
22
. A
tal proposito possiamo infatti notare che la conquista delle isole di Malta,
Pantelleria e Gerba avviene solamente nel 1135 mentre quella di Tripoli
nel 1146 e che lespansione verso Oriente, con la presa di Corf e le razzie
del Peloponneso, di Atene e di Tebe (e si noti che nella realt si trattano
semplicemente di razzie e non di vere e proprie acquisizioni territoriali),
addirittura del 1147. Inoltre stato messo in evidenza come tale vocazio-
ne internazionale ed espansione orientale subisca una svolta con Gugliel-
mo I ed il suo primo ministro Maione di Bari. Infatti durante il suo regno
sono abbandonati i domini africani in favore di una politica pi italiana ed
europea. Se con Guglielmo II ritroviamo le precedenti linee di sviluppo
mediterranee queste sono perseguite in maniera tanto ambiziosa quanto
velleitaria allinterno di una politica che tiene sempre pi di conto della-
rea occidentale come spazio vitale per la sopravvivenza del Regno
23
.
Alla luce di tali fatti interpretare ladozione da parte dei sovrani nor-
manni degli abiti, dei simboli del potere e dellaspetto degli imperatori bi-
zantini come il tentativo di legittimare le proprie mire espansionistiche
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nel Mediterraneo e di conquista nientemeno dellimpero dOriente vuol
dire non tenere debitamente in conto il contesto storico nel quale tale pe-
culiarit si afferma. Se le prime azioni militari in questo senso iniziano nel
1135 e si intensificano nel 1147 perch tale adozione iconografica gi
presente nel 1127? Perch mai si vorrebbe legittimare la conquista di un
titolo imperiale quando ancora non si ha neppure quello regio? A tal pro-
posito possiamo tra laltro notare che nelle leggende (in alcuni casi addi-
rittura scritte in greco) che accompagnano le nostre immagini non com-
pare mai il titolo di basileus ma sempre quello di rex
24
. Ma ancora, verreb-
be e viene da chiedersi, perch si dovrebbero continuare ad avanzare pre-
sunte pretese militari nei confronti di Bisanzio anche quando lazione po-
litica dei nostri sovrani ormai stata impostata secondo linee di sviluppo
diverse?
In realt sembrerebbe molto pi corretto attribuire a questa caratteri-
stica iconografica un altro significato. Quello su cui dobbiamo porre lat-
tenzione e che meglio ci fa capire quale sia il suo reale significato il fat-
to che essa nasce gi prima dellistituzione del Regno e si presenta poi co-
stantemente per tutta la sua durata. Per comprenderne la funzione dob-
biamo dunque chiederci: che cosa necessario al regno normanno gi pri-
ma del 1130 e poi durante tutti gli anni della sua esistenza? Sicuramente
non ci pu essere che una sola risposta: una forte fonte di legittimit.
Il regno di Sicilia nasce ex novo nel settembre del 1130 ad Avellino (an-
che se gi con le acquisizioni continentali del 1128 stato dato lavvio ad
una politica di proporzioni pi regie che ducali) quando papa Anacleto II
concede a Ruggero II la dignit monarchica per le terre di Sicilia, Calabria
e Puglia. La sua formazione viene in seguito formalizzata il giorno di Na-
tale dello stesso anno quando il neosovrano viene consacrato ed incoronato
nella cattedrale di Palermo. la dimensione universale dellautorit papa-
le che viene quindi a legittimare la nuova istituzione. Tutto perfetto.
Tutto si svolto secondo copione, senza problemi o sbavature.
Assolutamente no. Il regno normanno continuamente costretto per
tutta la sua esistenza a lottare contro gli imperatori bizantini, quelli ger-
manici (che vantano diritti su tali terre in quanto in passato facenti parte
del regnum Italicum) e soprattutto i papi (si consideri, ad esempio, che lo
stesso Anacleto II non universalmente riconosciuto nel suo ruolo di pon-
tefice e viene fortemente contestato in tutta Europa a favore di Innocenzo
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II) per vedere riconosciuta la propria esistenza. A tutto questo si aggiun-
gano, inoltre, le innumerevoli insurrezioni e sommosse interne che vedono
come protagonisti i vari signori feudali (impegnati nel tentativo di far va-
lere la loro autorit in ambito locale contro laccentramento regio). Sono
fatti assai noti che per vale forse la pena di ricordare nelle loro linee es-
senziali.
Nel 1135 proprio Innocenzo II scomunica Ruggero II e si allea contro
di esso con limperatore Lotario II (che a sua volta nel 1137 promuove una
grande invasione militare del Regno), il basileus Giovanni II Comneno, le
citt di Venezia, Pisa e Genova ed alcuni principi normanni ribelli al re.
Nel Concilio laterano dell8 aprile 1139 lo stesso papa conferma la vo-
lont di annullare quanto sancito da Anacleto II e rinnova la scomunica del
re normanno.
Se a Mignano, il 27 luglio 1139, finalmente Ruggero II ottiene il rico-
noscimento papale il fronte con limpero resta caldo e gi papa Eugenio III
(pontefice dal 1145 al 1153) sembra essere intenzionato a rimettere in di-
scussione i diritti precedentemente accordati.
La situazione non cambia con Guglielmo I. Fin dal 1154 papa Adriano
IV si rifiuta di riconoscergli il titolo regio e contemporaneamente Manue-
le I Comneno, in collaborazione con il pontefice stesso ed alcuni feudatari
ribelli, invia una spedizione militare sulle coste pugliesi nel tentativo di
riconquistare le terre del sud Italia.
Certamente, se il 18 giugno 1156 finalmente il papa investe a Bene-
vento Guglielmo del Regno, i rapporti con limperatore germanico (nella
persona di Federico I Barbarossa) rimangono tesi e la situazione interna de-
genera a tal punto che nel triennio 1159-1161 si registrano violenze, com-
plotti ed azioni di guerriglia. Queste portano nientemeno che allassassinio
del primo ministro Maione di Bari (il 10 novembre 1160) e addirittura alla
cattura e allimprigionamento del re e della sua famiglia (il 9 marzo 1161).
Nel maggio 1166 la morte di Guglielmo I e la minorit del successore
danno adito a nuove defezioni e sommosse dei signori feudali che, pro-
traendosi a fasi alterne per quasi tutto il quinquennio della reggenza, mi-
nano alle basi la stabilit stessa della Corona.
Certamente la diretta gestione del potere da parte di Guglielmo II, dal
dicembre 1171, migliora la situazione interna ma i rapporti con limpero
permangono ancora tuttaltro che pacifici almeno fino al 1183-1184
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(quando si propone una riconciliazione tra le parti suggellata con il matri-
monio, poi celebratosi il 27 gennaio 1186, tra Enrico VI e la figlia postu-
ma di Ruggero II Costanza)
25
.
In un tale clima politico quello di cui il Regno necessit una forte fon-
te di legittimit in grado di preservarlo dalle continue contestazioni a cui
sottoposto e di accrescere il suo prestigio e la sua autorit. Proprio nel-
limitatio Byzantii i sovrani di Sicilia manifestano il loro desiderio di auto-
legittimarsi (addirittura in una duplice forma).
Infatti cos facendo essi si vanno in primo luogo a ricollegare (sorvolan-
do la parentesi islamica in Sicilia) al precedente dominio bizantino nel sud
Italia. Un potere quindi gi esistente, riconosciuto e sopratutto pienamen-
te autonomo e legittimo che con la presa di Reggio Calabria (1060) e di
Bari (1071), proprio da parte dei conquistatori venuti dal nord, aveva vi-
sto consumarsi i suoi ultimi istanti di vita
26
. A tal proposito possiamo no-
tare che, come abbiamo precedentemente messo in evidenza, certi partico-
lari delle nostre immagini si rifanno esplicitamente a quelli presenti nelle
raffigurazioni del basileus antecedenti al XII secolo. Ci lascia presagire che
si intenda riferirsi ad un modello non contemporaneo alla formazione del
Regno ma precedente e che cronologicamente si colloca proprio nel perio-
do in cui lautorit di tali imperatori nel meridione dItalia viene a con-
clusione.
In secondo luogo, oltre al fatto che le persistenze etniche, linguistiche,
religiose e culturali bizantine (che ancora in et normanna esistono soprat-
tutto nel Mezzogiorno continentale) rendono ovviamente pi consono il
presentarsi secondo degli schemi tipicamente orientali, essi riescono a rial-
lacciarsi direttamente ad un potere che anche, e soprattutto, imperiale e
quindi universale e contraddistinto da una legittimit assolutamente au-
tonoma
27
. Ma non tutto. Quella bizantina inoltre unautorit politica
che concepisce se stessa come il vertice assoluto della scala gerarchica me-
dievale, che non si pone limitazioni o condizionamenti e che caratteriz-
zata da una marcata legittimit e sacralit di provenienza esclusivamente
divina
28
. Tutti elementi questi di cui gli Altavilla, nello stato di incertez-
ze e difficolt in cui si trovano ad operare, sentono nettamente il bisogno
ed ai quali le necessit del tempo gli impongono di rifarsi senza mezzi ter-
mini.
In conclusione possiamo senzaltro affermare che alla base della scelta fi-
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gurativa di imitazione del basileus da parte dei re di Sicilia ci sia il tentati-
vo di presentare il Regno come un qualcosa di per se stesso perfettamente
legittimo ed autonomo da qualsiasi altro potere. Cos facendo i normanni
si sentono allinterno di esso (e si sottolinei: allinterno ed esclusivamente
solo allinterno di esso) come dei veri e propri imperatori
29
.
Ma allora dove finita lautorit della Chiesa (vera e propria fondatrice
e legittimatrice della corona)? E che fine ha fatto il giuramento di fedelt
vassallatica prestato dagli Altavilla ai papi? Non un richiamo, neanche un
minimo accenno a quella che nella realt ha creato ex novo una delle pi po-
tenti monarchie europee del XII secolo e che legalmente costituisce la de-
tentrice di quel potere che i normanni esercitano solamente su sua conces-
sione!
Tale predilezione in materia iconografica la dice lunga sulla considera-
zione in cui questi ultimi tengono il loro signore feudale. Cos facendo
sopratutto da questultimo, oltre che dagli imperatori dOriente e dOcci-
dente, che si vengono a prendere le distanze arrivando a misconoscerne il
ruolo politico e soprattutto giuridico svolto.
Tutto questo risulta oltremodo rilevante qualora si consideri il fatto che
proprio in quegli anni, e riprendendo spunti e sviluppi gi innescati al
tempo della Riforma della Chiesa e della Lotta per le Investiture, il roma-
no pontefice si sta proponendo in forme sempre pi efficaci come vero e
proprio vertice della societ europea e detentore di un potere universale in
grado di condizionare e dirigere le scelte politiche di tutti i sovrani della
cristianit nonch di decidere in merito alla loro elevazione al trono
30
.
In altre parole, e concludendo, possiamo sostenere che alla base di que-
sta, come labbiamo definita, imitatio Byzantii si registra un chiaro intento
da parte degli Altavilla di mostrarsi come i possessori di unautorit asso-
luta che non deriva da niente e nessuno. Nelle proprie intenzioni la loro
corona, continuamente sottoposta agli attacchi del papato, degli impera-
tori bizantini e germanici e dei signori feudali, detiene una sua specifica
ragion dessere ed una propria legittimit. Il regno di Sicilia paragonato
e concepito come un impero e di conseguenza il suo rappresentante acqui-
sisce un rango pari a quello imperiale: a questo punto il suo dominio non
dipende pi da nessuno se non unicamente ed esclusivamente da Dio
31
.
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NOTE
1. Su tali riflessioni metodologiche si veda: P. E. Schramm, Die deutschen Kaiser und Knige in Bil-
dern ihrer Zeit: bis zur Mitte 12. Jahrhunderts (751-1152), Berlin-Leipzig 1928; P. E. Schramm, Il
simbolismo dello stato nella storia del Medioevo, in La storia del diritto nel quadro delle scienze storiche, Fi-
renze 1966, pp. 247-67, in particolare p. 254; e per uno sguardo dinsieme J. M. Bak, Medieval Sim-
bology of the State: P. E. Schramms Contribution, Viator annata ?? 1973, pp. 33-63.
2. Per tale citazione si veda: G. M. Cantarella, Principi e corti. LEuropa del XII secolo, Torino 1997,
in particolare p. 79.
3. Tali caratteristiche iconografiche sono state delineate attraverso lanalisi di tutte le raffigura-
zioni dei sovrani normanni prodotte allinterno del Regno durante gli anni del loro governo. Elen-
co qui di seguito di quali si trattano: Bolla di Ruggero II re, rovescio di impronta su piombo, 3 no-
vembre 1144. D RO. II 66. Ariano Irpino, Collezione privata; Follaro di Ruggero II, dritto di mo-
neta in rame, 1127-1130. Immagine pubblicata in R. Spahr, Le monete siciliane. Dai Bizantini a Car-
lo I dAngi (582-1282), intr. di P. J. Seaby, Zurich 1976, in particolare tav. XIX, n. 53; Follaro di
Ruggero II, dritto di moneta di rame, 1129-1130. Tratto a penna dellimmagine pubblicato in L.
Travaini, La monetazione nellItalia normanna, Roma 1995, in particolare n. 191; Follaro di Ruggero
II, dritto di moneta di rame, 1130-1140. Tratto a penna dellimmagine pubblicato in Travaini, La
monetazione, n. 192; Ducale di Ruggero II, rovescio di moneta dargento, 1140-1154. Napoli, Museo
Archeologico Nazionale, Collezione Fiorelli, n. 444; San Nicola impone le mani su Ruggero II, piatto
in smalto, post 1139. Bari, Museo della Basilica di San Nicola; Ruggero II incoronato da Cristo, mo-
saico, 1146-1151. Palermo, Chiesa di Santa Maria dellAmmiraglio (detta della Martorana); Duca-
le di Guglielmo I, rovescio di moneta dargento, dal 1156. Immagine pubblicata in Travaini, La mo-
netazione, n. 300; Guglielmo II incoronato da Cristo, mosaico, 1180-1189. Monreale, Cattedrale, mo-
saici del presbiterio; Guglielmo II offre la Basilica alla Vergine, mosaico, 1180-1189. Monreale, Cat-
tedrale, mosaici del presbiterio; Guglielmo II offre la Basilica alla Vergine, dettaglio di un capitello,
scultura, 1180-1189. Monreale, Cattedrale, chiostro; Sigillo di Guglielmo II, impronta su cera, 15
aprile 1172. Palermo, Tabulario della Cattedrale di Palermo, pergamena n. 22; Bolla di Guglielmo
II, impronta su metallo, 1184. Monreale, Tabulario di S. Maria la Nova. Su queste immagini la bi-
bliografia molto vasta e sarebbe ben difficile citarla tutta. In particolare si veda: A. Engel, Recher-
ches sur la numismatique et la sigillographie des Normands de Sicile et dItalie, Paris 1882 (ristampa ana-
statica Bologna 1972); S. H. Steinberg, I Ritratti dei Re Normanni di Sicilia, La Bibliofilia 39,
1937, 29-57; O. Demus, The Mosaics of Norman Sicily, London 1949 (ristampa New York 1988); E.
Kitzinger, On the Portrait of Roger II in the Martorana in Palermo, Proporzioni 3, 1950, pp. 30-5;
J. Der, The Dynastic Porphyry Tombs of the Norman Period in Sicily, Cambridge (Massachusetts) 1959;
E. Kitzinger, I mosaici di Monreale, trad. ital. Palermo 1960, pp. 132; Spahr, Le monete siciliane, pas-
sim; E. Borsook, Messages in Mosaic. The Royal Programmes of Norman Sicily (1130-1187), New York
1990 (ristampa Woodbridge 1998); E. Kitzinger, I mosaici di Santa Maria dellAmmiraglio a Paler-
mo, trad. ital. Palermo 1990; Travaini, La monetazione, passim; I Normanni popolo dEuropa. 1030-
1200, Catalogo della Mostra, cur. M. DOnofrio, Roma, Palazzo Venezia, 28 gennaio - 30 aprile
1994, Venezia 1994; Let normanna e sveva in Sicilia. Mostra storico-documentaria e bibliografica, Cata-
logo della Mostra, Palermo, Palazzo dei Normanni, 18 novembre - 15 dicembre 1994, Palermo
1994, pp. 437; W. Tronzo, The Culture of His Kingdom. Roger II and the Cappella Palatina in Palermo,
Princeton (New Jersey) 1997; H. Houben, Ruggero II di Sicilia. Un sovrano tra Oriente e Occidente, trad.
ital. Roma-Bari 1999 (ed. orig. Darmstadt 1997); e per uno sguardo dinsieme M. Vagnoni, Raffi-
gurazioni regie ed ideologie politiche. I sovrani di Sicilia dal 1130 al 1343, Tesi di Dottorato Firenze, in
particolare pp. 17-43 e 153-5. A titolo di esemplificazione delliconografia normanna riporto due
esempi particolarmente esplicativi alle figure 1 e 2.
4
. Per la ricostruzione delle loro principali linee iconografiche mi sono rifatto ad alcune rasse-
gne dedicate a tali immagini. Anche in questo caso la bibliografia esistente veramente stermina-
ta. Per brevit qui rimando a: Schramm, Die deutschen Kaiser und Knige, passim; Grabar, Lempereur
60 autore
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dans lart byzantin, passim; Ottonische Neuanfange, cur. B. Schneidenmller - S. Weinfurter, Katalog
der Ausstellung, Magdeburg, 1999, Mainz am Rhein 2001. Anche in questo caso rimando, come
esempi particolarmente esemplificativi delliconografia imperiale orientale ed occidentale, alle qui
presentate figure 3 e 4.
5
. Sulluso della porpora e delle pietre preziose nelle vesti imperiali bizantine si veda: A. Pertu-
si, Insegne del potere sovrano e delegato a Bisanzio e nei paesi di influenza bizantina, in Simboli e simbologia
nellAlto Medioevo, Spoleto, 1976, pp. 481-568, in particolare pp. 497-521; A. Carile, Immagine e
realt nel mondo bizantino, Bologna 2000; A. Carile, La sacralit rituale dei ?????????? bizantini, in
Per me reges regnant. La regalit sacra nellEuropa medievale, cur. F. Cardini - M. Saltarelli, Rimini-Sie-
na 2002, pp. 53-95, in particolare pp. 68-73.
6. Sulluso e levoluzione del loros nel mondo bizantino si veda: Pertusi, Insegne del potere, p. 501
e tav. IV; Kitzinger, I mosaici di Santa Maria, p. 193; e Carile, La sacralit rituale, p. 62.
7. SullOrdo coronationis realizzato per Ruggero II e sulledizione critica del testo si veda: R. Elze,
Tre Ordines per lincoronazione di un re e di una regina del regno normanno di Sicilia, in Atti del Congres-
so Internazionale di Studi sulla Sicilia Normanna, Palermo, 4-8 dicembre 1972, Caltanissetta-Roma
1973, pp. 438-53; R. Elze, The Ordo for the Coronation of King Roger II of Sicily: An Example of Da-
ting from Internal Evidence, in Coronations. Medieval and Early Modern Monarchic Ritual, cur. J. M. Bak,
Berkeley-Los Angeles-Oxford 1990, pp. 168-78. Sulla frase qui citata relativamente al cerimonia-
le di addobbamento si veda: Elze, Tre Ordines per lincoronazione, edizione dellOrdo coronationis, ver-
sione A, rubrica 20. Sul corredo normanno-svevo, vero e proprio unicum conservativo, ed in parti-
colare sul mantello di Ruggero II si veda: P. E. Schramm, Kaiser Friedrichs II. Herrschaftszeichen, Gt-
tingen 1955, pp. 162 e passim; A. Lipinski, Le insegne regali dei sovrani di Sicilia e la scuola orafa pa-
lermitana, in Atti del Congresso Internazionale, pp. 162-94; P. E. Schramm, Le insegne del potere di Fe-
derico II, in Atti del Convegno di Studi su Federico II, Jesi, 28-29 maggio 1966, Jesi 1976, pp. 73-82;
Gli Svevi in Italia meridionale. Guida alla mostra, Catalogo della Mostra, Bari, Castello Svevo, 9 feb-
braio - 20 marzo 1980, cur. C. De Venere, Bari 1980, pp. 142 e passim; S. Tramontana, Vestirsi e
travestirsi in Sicilia. Abbigliamento, feste e spettacoli nel Medioevo, Palermo 1993, pp. 252 e passim; R.
Bauer, Il manto di Ruggero II, I Normanni popolo dEuropa, pp. 278-87; F. Pomarici, Loreficeria, I Nor-
manni popolo dEuropa, pp. 272-7; R. Elze, La simbologia del potere nellet di Federico II, in Federico II.
Immagine e potere, cur. M. S. Cal Mariani - R. Cassano, Catalogo della Mostra, Bari, Castello Svevo,
4 febbraio - 17 aprile 1995, Venezia 1995, pp. 45-51; R. Elze, Le insegne del potere, in Strumenti, tem-
pi e luoghi di comunicazione nel Mezzogiorno normanno-svevo, Bari 1995, pp. 113-29; G. A. Massacci -
P. Mattias - C. Cottone, Le pietre magiche nel Medio Evo, Tabulae 18, 2005, pp. 137-48. A questi
si aggiungano inoltre anche i due recenti lavori Nobiles Officinae. Die kniglichen Hofwerksttten zu
Palermo zur Zeit der Normannen und Staufer im 12. und 13. Jahrhundert, Wien marzo-giugno 2004,
cur. W. Seipel, Milano 2004, e Nobiles Officinae. Perle, filigrane e trame di seta dal Palazzo Reale di Pa-
lermo, Catalogo della Mostra, Palermo, Palazzo dei Normanni, 17 dicembre 2003 - 10 marzo 2004,
cur. M. Andaloro, Palermo-Catania 2006.
8. A proposito dei tipi di scettri in uso a Bisanzio si veda: Pertusi, Insegne del potere, pp. 497-516
e tav. I. Doveroso segnalare anche due pi recenti lavori sugli abiti e i simboli del potere bizantini:
M. G. Parani, Reconstructing the Reality of Images. Byzantine Material Culture and Religious Iconography
(XI-XV Centuries), Leiden 2002; J. L. Ball, Byzantine Dress. Representations of Secular Dress in Eighth-
to Twelfth-Centuries Painting, New York 2005. Per quanto riguarda le frasi qui citate relativamente
al cerimoniale di addobbamento del gi citato Ordo coronationis di Ruggero II si veda: Elze, Tre Or-
dines per lincoronazione, edizione dellOrdo coronationis, versione A, rubrica 21.
9. Per quanto riguarda la prima identificazione si veda: Lipinski, Le insegne regali, pp. 172-3.
Sulla seconda invece si veda: Der, The Dynastic Porphyry Tombs, p. 170; L. R. Mnager, Linstitution
monarchique dans les tats normands dItalie. Contribution ltude du pouvoir royal dans les principauts
occidentales, aux XI-XII sicles, in L. R. Mnager, Hommes et institutions de lItalie normande, London
1981, pp. 303-31 e 445-68, in particolare p. 455; Schramm, Le insegne del potere, p. 75.
10 Su questo tipo di corona si veda: P. E. Schramm, Herrschaftszeichen und Staatssymbolik. Beitr-
ge zu ihrer Geschichte von dritten bis zum sechzehnten Jahrhundert, mit Beitrgen verschiedener Verfas-
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ser, Stuttgart 1954-1956, in particolare tav. 58; Der, The Dynastic Porphyry Tombs, p. 171; Pertu-
si, Insegne del potere, tav. III; N. Gussone - E. Zanini, sub voce Corona, in Enciclopedia dellarte medie-
vale, cur. A. M. Romanini, V, Roma 1994, pp. 341-7, in particolare p. 342; H. Drechsler, sub voce
Regalia, in Enciclopedia dellarte, IX, Roma 1998, pp. 863-8, in particolare p. 864; Carile, La sacra-
lit rituale, p. 65-6.
11. Su questo tipo di corona si veda: Schramm, Herrschaftszeichen und Staatssymbolik, tavv. 107-
123; Der, The Dynastic Porphyry Tombs, p. 170; Kitzinger, I mosaici di Santa Maria, pp. 195-6; Gus-
sone-Zanini, Corona, p. 342; Drechsler, Regalia, p. 865; Carile, La sacralit rituale, pp. 65-6.
12. Questo straordinario oggetto stato rinvenuto nella cattedrale di Palermo allinterno del
sarcofago della prima moglie di Federico II (Costanza dAragona). In realt la sua datazione e la sua
funzione sono molto incerte. Se da una parte stato stabilito che si tratta di una corona maschile
appartenuta allimperatore ancora oggetto di dibattito se sia stata prodotta in et normanna op-
pure sveva e se sia stata utilizzata durante le cerimonie dincoronazione regia o imperiale. Su que-
sto gioiello si veda: Schramm, Herrschaftszeichen und Staatssymbolik, tav. 123; Schramm, Kaiser Frie-
drichs II, passim; Der, The Dynastic Porphyry Tombs, p. 170; Lipinski, Le insegne regali, pp. 172-5;
Schramm, Le insegne del potere, pp. 75-7; Gli Svevi in Italia, pp. 15-17; P. Delogu, Idee sulla regalit:
leredit normanna, in Potere, societ e popolo tra et normanna ed et sveva (1189-1210), Bari 1983, pp.
185-214, in particolare pp. 204-206; E. Angiuli, I vestiti dellimperatore, in Federico. Mito e memoria,
cur. E. Angiuli, Cittadella-Bari 1994, pp. 129-45, in particolare p. 138; Pomarici, Loreficeria, pp.
274-6; Elze, La simbologia del potere, p. 50; Pomarici, Le insegne del potere, p. 121; G. Arnaldi, Federi-
co II nelle ricerche dello Schramm, in Federico II, cur. A. Esch - N. Kamp (Atti del Convegno dellIsti-
tuto Storico Germanico di Roma nellVIII Centenario della Nascita), Tbingen 1996, pp. 23-34,
in particolare p. 27; Drechsler, Regalia, p. 865; Massacci-Mattias-Cottone, Le pietre magiche, pp.
147-8.
13. Sulla Plattenkrone si veda: Gussone-Zanini, Corona, pp. 344-5; Drechsler, Regalia, p. 865.
Sulla Reichskrone, sul suo significato simbolico e sul suo utilizzo da parte anche dei successori di Ot-
tone I esiste una bibliografia sterminata. A titolo esemplificativo si veda: P. Schramm, Herrschaft-
szeichen und Staatssymbolik, tavv. 85-92; Schramm, Lo stato post-carolingio e i suoi simboli del potere, in
I problemi comuni dellEuropa post-carolingia, Spoleto 1955, pp. 149-98, in particolare pp. 189-95; P.
Schramm, Le insegne del potere, p. 78; G. M. Cantarella, La rivoluzione delle idee nel secolo undicesimo, in
Il papa ed il sovrano. Gregorio VII ed Enrico IV nella lotta per le investiture, cur. G. M. Cantarella - D.
Tuniz, Novara 1985, pp. 7-63 (ma distribuito in formato digitale in http://www. retimedievali. it/
pp. 29), in particolare pp. 5-6; Gussone-Zanini, Corona, p. 345; J. M. Nieto Soria, El imperio medie-
val como poder pblico: problemas de aproximacin a un mito politico, in Poderes pblicos ed la Europa Me-
dieval. Principados, Reinos y Corona, Pamplona 1997, pp. 403-40, in particolare p. 426; Drechsler,
Regalia, p. 865; D. Mertens, Il pensiero politico medievale, trad. ital. Bologna 1999, in particolare pp.
68-9; F. Cardini, Castel del Monte, Bologna 2000, in particolare pp. 70-3; F. Cardini, Introduzione, in
Per me reges regnant, pp. 15-28, in particolare pp. 17-8; M. P. Alberzoni, Dalla regalit sacra al sa-
cerdozio regale. Il difficile equilibrio tra papato e impero nella christianitas medievale, in Lequilibrio inter-
nazionale dagli antichi ai moderni, cur. C. Bearzot - F. Landucci - G. Zecchini, Milano 2005, pp. 85-
123 (ma distribuito in formato digitale in http://www. retimedievali. it/ pp. 18), in particolare pp.
8-10; Massacci Mattias-Cottone, Le pietre magiche, p. 142.
14
. Sul ritratto di fronte come elemento tipico delliconografia bizantina si veda: Grabar, Lempe-
reur dans lart byzantin, p. 11; L. Travaini, sub voce: Ritratto. Monetazione, in Enciclopedia dellarte, X,
pp. 49-51, in particolare p. 49.
15. Sulluso di portare o meno la barba nel Medioevo si veda: Apologiae duae, ed. R. B. C. Huy-
gens, intr. di G. Constable, Turnholti 1985, pp. 247, in particolare pp. 91-9.
16
. Fu invece re Ruggero di aspetto leonino. Romualdi secundi Salernitani archiepiscopi Ch-
ronicon, ed. e trad. a cura di G. del Re esiste ledizione Garufi, citare quella! , in Cronisti e Scrittori
sincroni napoletani editi e inediti, cur. G. del Re, I, Napoli 1845, pp. 1-80, in particolare p. 19. Tan-
to per avere qualche informazione su questo autore e la sua opera si veda: U. Balzani, Le Cronache
62 autore
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Italiane nel Medio Evo, Milano 1909, in particolare pp. 225-6; E. DAngelo, Storiografi e cronologi la-
tini del Mezzogiorno normanno-svevo, Napoli 2003, in particolare pp. 38-40; M. Zabbia, Un cronista
medievale e le sue fonti. La storia del papato nel Chronicon di Romualdo Salernitano, in Le storie e la me-
moria. In onore di Arnold Esch, cur. R. Delle Donne - A. Zorzi, E-book, Reading-1, HTTP://WWW. RE-
TIMEDIEVALI. IT/ pp. 249-69.
17. Sulla testimonianza relativa allapertura del sarcofago di Guglielmo I si veda: Steinberg, I
Ritratti dei Re Normanni, p. 50.
18. La barba rasata e la testa pelata; la qual cosa grande vergogna tra i Greci e () ma si
meravigli che venisse con una grande barba, come se fosse di Costantinopoli. Amato di Monte-
cassino, Storia de Normanni volgarizzata in antico francese, ed. V. De Bartholomaeis, Roma ***, pp.
317, in particolare II 13, p. 203 e IV 39, p. 251.
19. Sulluso della barba nelliconografia imperiale bizantina si veda: Travaini, Ritratto, p. 49.
20. Sulla posizione in maest riservata, nelliconografia medievale, a Dio ed a quei personaggi
che ricoprono una posizione di superiorit gerarchica e di potere allinterno della societ (come gli
imperatori, i re, i papi, i vescovi ed i giudici) si veda: F. Garnier, Le langage de limage au Moyen ge,
I, Signification et Symbolique, Paris 1982, pp. 263, in particolare p. 113. Sul passaggio degli impe-
ratori bizantini allinterno delle loro immagini da una posizione seduta ad una in piedi si veda: Gra-
bar, Lempereur dans lart byzantin, pp. 16-26.
21. Per quanto riguarda i troni dei sovrani normanni nella cappella palatina di Palermo e nelle
cattedrali di Cefal e Monreale si veda: Demus, The Mosaics of Norman, p. 57; Der, The Dynastic
Porphyry Tombs, pp. 37-40; Borsook, Messages in Mosaic, pp. 11-2 e pp. 21-67; Houben, Ruggero II
di Sicilia, p. 165; Tronzo, The Cultures of His Kingdom, pp. 68-9 e 76-8 e p. 132; Drechsler, Regalia,
p. 868; F. Gandolfo, sub voce Trono, in Enciclopedia dellarte, XI, Roma 2000, pp. 362-6, in parti-
colare p. 365.
22 Su tale interpretazione delladozione del vestiario e dei simboli del potere bizantini da parte
di Ruggero II nel mosaico della Martorana a Palermo si veda: Kitzinger, On the Portrait of Roger II,
p. 31; Borsook, Messages in Mosaic, pp. 3-4; Kitzinger, I mosaici di Santa Maria, p. 197.
23. Su tali eventi militari, sulle direttrici politiche dei sovrani normanni e sul loro inserimento
allinterno di uno scenario politico prettamente europeo si veda: Der, The Dynastic Porphyry Tombs,
pp. 154-6 e pp. 159-60; J. J. Norwich, Il Regno nel Sole. I normanni nel Sud (1130-1194), trad. ital.
Milano 1972 (ed. orig. London 1970), passim (divulgativo ma alquanto istruttivo); F. Giunta, Il Re-
gno tra realt europea e vocazione mediterranea, in Potere, societ e popolo nellet dei due Guglielmi, pp. 9-
29, in particolare p. 21 e 29; S. Tramontana, La monarchia normanna e sveva, Torino 1986, in parti-
colare pp. 166-7, p. 186 e pp. 210-1; Houben, Ruggero II, pp. 112-113; S. Tramontana, Il Mezzo-
giorno medievale. Normanni, svevi, angioini, aragonesi nei secoli XI-XV, Roma 2000, pp. 284, in parti-
colare pp. 37-57; P. Corrao, Mezzogiorno e Sicilia fra Mediterraneo ed Europa (secoli XI-XV), in LIta-
lia mediterranea e gli incontri di civilt, cur. M. Gallina, Roma-Bari 2001, pp. 95-168, in particolare
pp. 106-18. Importanti sviluppi sulla questione potranno essere rintracciati anche in: Nascita di un
regno. Poteri signorili, istituzioni feudali e strutture sociali nel Mezzogiorno normanno (1130-1194), Bari
2008; Un Regno nellImpero. I caratteri originali del regno normanno nellet sveva: persistenze e differenze
(1194-1266), Atti delle XVIII Giornate Normanno-Sveve, Bari-Barletta-Dubrovnik 14-17 ottobre
2008, in corso di stampa.
24. I titoli che comunemente ricorrono nelle immagini dei nostri sovrani sono:
?????????????????????????????????.
25. Su questi avvenimenti politico-militari si veda: Norwich, Il Regno nel Sole, passim; Tramon-
tana, La monarchia normanna, passim. Sui problemi di legittimit e di riconoscimento del regno nor-
manno da parte del papato, dellimpero dOriente e di quello dOccidente si veda: Norwich, Il Re-
gno nel Sole, passim; Mnager, Linstitution monarchique, p. 307 e 311; Giunta, Il Regno, p. 16 e pp.
19-20; M. Pacaut, Papaut, Royaut et piscopat dans le Royaume de Sicile (deuxime moiti du XII sicle),
in Potere, societ e popolo nellet dei due, pp. 31-61, in particolare p. 39 e 46; Tramontana, La monar-
chia normanna, pp. 137-8; D. Abulafia, Federico II. Un imperatore medievale, trad. ital. Torino 1993
(ed. orig. London 1988), in particolare p. 6 e 21 e pp. 44-5; O. Zecchino, Le Assise di Ariano, in I
63 titolo
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normanni popolo dEuropa, pp. 183-7, in particolare p. 186; Houben, Ruggero II, p. 71.
26. Sugli avvenimenti politici militari che portarono alla successione dei normanni ai bizantini
si veda: Tramontana, La monarchia Normanna, pp. 1-128; Abulafia, Federico II, pp. 11-8; Tramonta-
na, Il Mezzogiorno medievale, pp. 15-36; Corrao, Mezzogiorno e Sicilia, pp. 97-106. Divulgativi ma co-
munque utili anche: A. Cilento, Bisanzio in Sicilia e nel sud dellItalia, con intr. di F. Burgarella, Udi-
ne 2005, p. 299, passim; A. Vanoli - A. Cilento, Arabi e Normanni in Sicilia e nel sud dellItalia, intr.
di G. M. Cantarella, Udine 2008, pp. 320, in particolare pp. 177-250.
27. Sulle componenti etniche, linguistiche, religiose e culturali bizantine nelle terre del sud Ita-
lia precedentemente alla conquista normanna e sulle loro persistenze anche successivamente ad essa
si veda: V. von Falkenhausen, I rapporti con Bisanzio, in I Normanni popolo dEuropa, pp. 350-5; M.
Gallina, Bizantini, musulmani e altre etnie nellItalia mediterranea (secoli VI-XI), in LItalia mediterra-
nea, pp. 3-94; G. Cherubini, Popoli, etnie e territorio alla vigilia della conquista. Il Mezzogiorno conti-
nentale, in I caratteri originali della conquista normanna. Diversit e identit nel Mezzogiorno (1030-
1130), Bari 2006, pp. 67-85; M. Gallina, Gli stanziamenti della conquista. Resistenze e opposizioni, in
I caratteri originari, pp. 151-179; S. Tramontana, Popoli, etnie e mentalit alla vigilia della conquista di
Sicilia, in I caratteri originari, pp. 86-107; Cilento, Bisanzio in Sicilia, passim.
28. Sui pi rilevanti aspetti dellideologia politica degli imperatori bizantini (quali la deriva-
zione del potere da Dio, il presentarsi del sovrano come rappresentante di Dio sulla terra, il suo es-
sere lunico vertice della societ ed il suo garantire anche la disciplina ecclesiastica e lortodossia re-
ligiosa) si potrebbero citare infiniti lavori. In particolare, per una visione dinsieme dellargomen-
to, si veda: Pertusi, Insegne del potere, pp. 491-6 e 521-55; G. Dagron, Empereur et prtre. tude sur le
csaropapisme byzantin, Paris 1996, p. 435; Mertens, Il pensiero politico medievale, pp. 10-6; Carile,
Immagine e realt, passim; G. Tabacco, Le ideologie politiche del Medioevo, Torino 2000, in particolare
pp. 67-70; Carile, La sacralit rituale, passim.
29. Alcuni preliminari spunti su questa interpretazione delladozione delle vesti e dei simboli
del potere da parte dei sovrani normanni allinterno delle loro raffigurazioni come mezzo di una sor-
ta di affermazione del principio rex in regno suo imperator est erano gi stati avanzati in: Der, The Dy-
nastic Porphyry Tombs, pp. 159-60; Kitzinger, I mosaici di Santa Maria, p. 197; Travaini, La moneta-
zione nellItalia normanna, p. 59; Tronzo, The Culture of His Kingdom, p. 118 e 141.
30. Per una sintesi sullecclesiologia sviluppata dai papi del XII secolo si veda: W. Ullmann,
Principi di governo e politica nel Medioevo, trad. ital. Bologna 1972 (ed. orig. London 1961), in parti-
colare pp. 23-144; W. Ullmann, Il pensiero politico del Medioevo, trad. ital. Roma-Bari 1984 (ed. orig.
Harmondsworth, Middlesex, 1965), in particolare pp. 109-43; W. Ullmann, Il papato nel Medioevo,
trad. ital. Roma-Bari 1987 (ed. orig. London 1972), in particolare pp. 177-230; A. Paravicini Ba-
gliani, Il corpo del papa, Torino 1994; G. M. Cantarella, Il papato: riforma, primato, e tentativi di ege-
monia, in Storia medievale, Roma 1998, pp. 269-90; A. Paravicini Bagliani, Le Chiavi e la Tiara. Im-
magini e simboli del papato medievale, Roma 1998; Mertens, Il pensiero politico medievale, pp. 74-83; Ta-
bacco, Le ideologie politiche, pp. 49-63; G. M. Cantarella, Dalle chiese alla monarchia papale, in Chiesa,
chiese, movimenti religiosi, cur. G. M. Cantarella, Roma-Bari 2001, pp. 3-80; A. Paravicini Bagliani,
Sacerdozio e regalit nel pontificato romano, in Per me reges regnant, pp. 153-62; C. Azzara, Il papato nel
Medioevo, Bologna 2006, in particolare pp. 65-82; G. M. Cantarella, Let di Pasquale II, in Atti del
Convegno storico-teologico in occasione del IX Centenario della Consacrazione della Basilica Cattedrale, Gae-
ta, 6-7 maggio 2006, in corso di stampa (ma distribuito in formato digitale in http://www. reti-
medievali. it/).
31. Sulla provenienza divina ed il carattere sacrale del potere normanno, che comunque neces-
siterebbe a mio modo di vedere di una pi attenta rilettura, si veda tra gli altri: E. Kantorowicz,
Laudes Regiae. Uno studio sulle acclamazioni liturgiche e sul culto del sovrano nel Medioevo, trad. ital. Mi-
lano 2006 (ed. orig. Berkeley-Los Angeles 1946), in particolare pp. 155-61; Der, The Dynastic
Porphyry Tombs, passim; Mnager, Linstitution monarchique, passim; Pacaut, Papaut, Royaut et, pas-
sim; Delogu, Idee sulla regalit, passim; G. M. Cantarella, La Sicilia e i Normanni. Le fonti del mito,
Bologna 1988; Zecchino, Le Assise di Ariano; Houben, Ruggero II, passim; G. Andenna, Dalla legit-
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timazione alla sacralizzazione della conquista (1042-1140), in I caratteri originari, pp. 371-405; Nasci-
ta di un regno, passim. Per una preliminare rilettura di questi aspetti si veda: Vagnoni, Raffigura-
zioni regie, pp. 171-93.
TAVOLE
Fig. 1. Bolla di Ruggero II re, rovescio di impronta su piombo, 3 novembre 1144. Ariano Irpino, Col-
lezione privata.
Fig. 2. Ruggero II incoronato da Cristo, mosaico, 1146-1151. Palermo, Chiesa di Santa Maria del-
lAmmiraglio (detta della Martorana).
Fig. 3. Niceforo Botaniate incoronato da Cristo, miniatura, XI secolo. Paris, Bibliothque Nationale de
France, Ms. Coislin 79.
Fig. 4. Ottone III riceve lomaggio dei popoli della terra, miniatura, fine X - inizio XI secolo. Mnchen,
Bayerische Staatsbibliothek, Vangelo di Ottone III.
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