LAnno liturgico: pellegrini nel tempo. Mazara del Vallo 27-31 agosto 2012
Il tempo luogo della salvezza
Goffredo BOSELLI, monaco di Bose
Introduzione
Desidero anzitutto ringraziare il presidente del CAL, il vescovo Felice Di Molfetta e il segretario Mons. Alfredo Di Stefano che insieme al vescovo di Mazara del Vallo e ai suoi collaboratori mi hanno invitato ad intervenire a questa 63 a Settimana Liturgica Nazionale. Sono grato al CAL per la fiducia che costantemente mi attesta. Una fiducia che ricambio anzitutto con i sentimenti di gratitudine e di amicizia e, per quel poco che sono capace, con il contributo nella riflessione liturgica. Il tempo luogo della salvezza: questo il tema che mi stato affidato. Lessere e la natura del tempo hanno affascinato i pi grandi pensatori dallantichit ai nostri giorni: uomini come Aristotele, Epicuro, Agostino, Kant, Einstein, Heidegger, Lvinas e tanti altri che hanno lasciato la loro indelebile impronta negli studi sul tempo, investigandolo dal punto di vista filosofico, religioso, scientifico. Ma noi oggi non interrogheremo questi grandi uomini di pensiero, rivolgeremo invece la domanda sul tempo alla liturgia, la cui intelligenza dellesistenza umana, della realt del mondo e di Dio originale e profonda quanto quella dei grandi sapienti della storia. Quella della liturgia, infatti, lintelligenza del mistero della realt che viene dalla fede orante di generazioni e generazioni di credenti che, alla luce della sante Scritture e della grande Tradizione della Chiesa, hanno tracciato un cammino di senso anche allinterno del mistero del tempo. La domanda di fondo che ha dato vita alla mia riflessione questa: in quale attitudine la liturgia pone il cristiano nei confronti del tempo? La risposta mi venuta dal monito dellApostolo: In ogni cosa rendete grazie: questa infatti la volont di Dio in Cristo Ges (1Ts 5,18). Il rendimento di grazie lattitudine cristiana verso ogni cosa e dunque anche verso il tempo. Del tempo il cristiano rende grazie a Dio, colui che il tempo lo ha creato, lo ha santificato e lo ha dato in dono a noi uomini perch facciamo anche di esso unofferta a lui gradita. 2 Fare eucaristia del tempo, in questa dinamica che vorrei meditare con voi sul tempo luogo della salvezza. E per fare questo ho scelto di entrare nel mistero del tempo attraverso la preghiera eucaristica IV. Non n far certo un commento dettagliato, ma mi lascer ispirare da questa ricchissima anafora che, come noto a tutti, ha la sua origine remota in un testo redatto da Basilio di Cesarea, il Grande. La preghiera eucaristica IV ha la singolare capacit non solo di comunicare un contenuto ma di creare un ambiente nel quale si respira tutto il mistero di Dio e delluomo al punto di aver limpressione di sentirne finanche il profumo. Entrando in questa anafora facciamo lesperienza di essere presi per mano per essere guidati attraverso il mistero della fede, essere accolti e abitare il mistero. Questanafora una vera e propria liturgia del tempo perch ripercorre lintera economia di salvezza dallIn principio al Marana tha. Quando si prega lanafora IV si ha limpressione di ascoltare una vera e propria sinfonia eucaristica. Come in una sinfonia i movimenti si sviluppano luno dopo laltro mantenendo intatta la linea armonica, allo stesso modo questa anafora ripercorre i tempi della storia della salvezza la creazione, le alleanze, la profezia, lincarnazione, il regno e la parusia come fossero movimenti di una sinfonia che si concatenano mantenendo intatto il tema centrale dellazione di grazie. Nella sinfonia eucaristica che lanafora IV, il primo movimento quello del prefazio, il secondo movimento la grande anamnesi della storia di salvezza e il terzo sono le intercessioni. Io mi limiter ai primi due movimenti che saranno anche le due parti del mio intervento. Nella prima parte, commentando dal dialogo del prefazio al Sanctus, metter a fuoco il tema del tempo della liturgia come luogo della salvezza. Nella seconda parte, sostando dal post-Sanctus allepiclesi di comunione, rifletter sul tempo della storia come luogo della salvezza. Ma vorrei che accedessimo allanafora IV accogliendo linvito che SantAmbrogio rivolgeva ai neofiti quando iniziava le sue catechesi mistagogiche: Aprite i vostri orecchi e aspirate il profumo della vita eterna effuso su di voi attraverso il dono dei sacramenti 1 .
Il tempo della liturgia luogo della salvezza
Facendoci guidare dalla dinamica del prefazio, dal dialogo iniziale al Sanctus, in questa prima parte cercheremo di comprendere come la liturgia non solo annuncia e rivela che il tempo il luogo della salvezza, ma che il tempo stesso della liturgia e il luogo sacramentale dove la salvezza comunicata. Nelle orazioni del messale ritorna pi volte lespressione che afferma come nel memoriale eucaristico opus nostrae redentionis exerctur, si compie lopera della nostra
1 AMBROGIO DI MILANO, De mysteriis, 2-3, SC 25bis, p 157; cf. anche De sacramentis, 1, ibid., p.61. 3 redenzione. Cos nellorazione sulle offerte del gioved santo: Ogni volta che celebriamo questo memoriale del sacrificio del tuo Figlio, si compie lopera della nostra redenzione 2 . Sostiamo anzitutto sul dialogo che da inizio al prefazio, nel quale non solo si invitati a rendere grazie a Dio, ma detto anche cosa qualifica questo tempo dellazione di grazie e come deve essere vissuto. Il Signore sia con voi. E con il tuo Spirito. Chi presiede e lassemblea per prima cosa si riconosco lun laltra oggetti della benedizione del Signore, e lo fanno dichiarando che il Signore in mezzo a loro. Dominus vobiscum, infatti, non un generico augurio ma, insieme a Shalom, il saluto biblico per eccellenza che porta in s tutta lintensit dellannuncio benedicente. Chi preside langelo degli annunci divini che rivela O Krios met sou, il Signore con te (Lc 1,28) e lassemblea santa la kecharitomne, la piena di grazia (id.), leletta perch il Signore lha scelta come sua dimora. Il messale portoghese ha colto il senso biblico del dialogo, traducendo O Senhor eteja convosco! il Signore con voi. E lassemblea risponde: Ele est no meio de ns, egli in mezzo a noi. Il Signore in mezzo a noi, questo ci che fa la qualit del tempo dellazione di grazie, tempo nel quale lassemblea chiamata a discernere la presenza del Signore in mezzo a lei. Non riconoscere la sua presenza significa mettere alla prova il Signore, come fecero i figli di Israele a Massa e Meriba quando si domandarono: Il Signore in mezzo a noi s o no? (Es 17,7). Dubitare della presenza del Signore per la Bibbia una delle colpe pi gravi commesse da Israele. La presenza del Signore dunque il primo dono da riconoscere e di cui rendere grazie. Discernerla significa riconoscere che il tempo della liturgia luogo della salvezza perch il tempo nel quale il Signore in mezzo al suo popolo. Il tempo della liturgia quel kairs che Gerusalemme non seppe discernere e questo fu causa di pianto per il Cristo: Non hai riconosciuto il tempo (tn kairn) in cui sei stata visitata (Lc 19,44). Dopo aver reciprocamente confessato la presenza del Signore, chi presiede chiede, quasi ingiunge a s stesso e allassemblea le disposizioni interiori necessarie allazione di grazie: In alto i nostri cuori. Questa una citazione biblica tratta dal libro delle Lamentazioni (3,41), in ebraico la kawwanat ha-lev, la tensione del cuore che una nozione centrale della preghiera ebraica. La kawwan, linnalzamento dei cuori, il risveglio della coscienza spirituale. Un detto ebraico medioevale dice: La preghiera senza kawwan come un corpo senzanima 3 . Allinvito kawwanat ha-lev, in alto i nostri cuori, lassemblea risponde: Sono rivolti al Signore. Il senso di questa risposta contenuto nella stessa nozione di kawwan, che Abram
2 Gioved santo, Messale romano, p. 139; la stessa espressione si veda anche II Domenica dellordinario, Messale romano p. 248. 3 Attribuito a Bachja ibd Paquda in D. COHN-SCHERBOK, Ebraismo, a cura di E. LOEWENTHAL, San Paolo, Cinisello Balsamo 2000, p. 143. 4 Heschel, uno dei pi grandi pensatori ebrei del XX secolo, cos descrive: Secondo una formulazione cassidica, avere kavan significa indirizzare il cuore verso il Padre che nel cielo Kavan dunque qualcosa di pi che rivolgere la propria attenzione al testo della liturgia Kavan attenzione verso Dio e serve a guidare il nostro cuore pi che la nostra lingua o le nostre braccia 4 . Lo scopo dellanafora, come del resto di ogni preghiera, la comunione con Dio significata dallimmagine dellavere i cuori presso di lui. Qui si fa necessaria unultima annotazione sullespressione in alto i nostri cuori. A mia conoscenza, in almeno tre anafore della tradizione, tra le quali quella di San Giacomo, nel dialogo del prefazio si trova lespressione in altro la mente e i cuori 5 , dunque non solo i cuori ma anche il nous, la facolt razionale e intellettiva delluomo deve essere rivolta al Signore. Inoltre, nel dialogo invitatoriale che apre la laus lucernae, la benedizione della lampada presente nel Messale ispano-mozarabico, nel dialogo iniziale il primo diacono si rivolge allassemblea dicendo: Aures ad Dominum, gli orecchi al Signore, e lassemblea risponde: Sono rivolti al Signore. In questi diversi dialoghi allinizio dellazione di grazie che la tradizione anaforica antica attesta, i fedeli sono invitati a rivolgere al Signore non solo le labbra, ma i cuori, la mente, gli orecchi a significare che il movimento anaforico coinvolge e trascina tutto il corpo ossia la totalit della persona. Ecco la qualit soggettiva del tempo della liturgia: nulla vi si pu escludere perch il credente chiamato a diventare lui stesso anafora. Ecco la potenza ana-forica del rendimento di grazie che porta luomo fuori da s stesso, porta il suo cuore verso lalto per dire che lo porta verso lAltro divino, il tu della preghiera. Se dunque il Dominus vobiscum dice la qualit del tempo della liturgia caratterizzato dalla presenza del Signore, il Sursum corda dice le disposizioni interiori e spirituali dei credenti affinch il tempo della liturgia possa essere per loro luogo di salvezza. Il dialogo iniziale del prefazio si conclude con lultimo invito: Rendiamo grazie al Signore nostro Dio e la risposta cosa buona e giusta. Confessata la presenza del Signore e fatte proprie le giuste disposizioni del cuore, i fedeli sono immediatamente chiamati a rendere grazie al Signore Dio. Lattitudine esistenziale del cristiano rendere grazie: Vivete nellazione di grazie esorta lautore della lettera ai Colossesi (Col 3,15). Per questo rendere grazie latto che racchiude in s lessenza del culto cristiano. Il tempo della liturgia il tempo nel quale si compie lopera della nostra redenzione perch il tempo nel quale si vive sacramentalmente il primato del ricevere sul dare, dellaccogliere sulloffrire, del dono sulla prestazione, della grazia sul merito.
4 A. J. HESCHEL, Dio alla ricerca delluomo, Borla, Leumann, 1969, p.339. 5 Anafora di san Giacomo fratello del Signore, in Segno di unit, Le pi antiche eucaristie delle chiese, a cura dei monaci e delle monache di Bose sotto la direzione di E. Mazza, Qiqajon, Magnano 1996, p. 277-290; cf. anche in alto la mente dellAnafora della Costituzioni apostoliche (Libro VIII), ibid., pp. 166-177; in altro siano le vostre menti, Anafora di mar Teodoro di Mopsuestia, ibid., pp. 306-317. 5 Cos ha inizio il prefazio: veramente giusto renderti grazie, bello cantare la tua gloria, Padre santo, unico Dio vivo e vero. La particolarit del prefazio della IV preghiera eucaristica quella di non essere unanamnesi di ci che Dio ha fatto ma di ci che Dio in se stesso. La prima ragione del rendimento di grazie ci che Dio , riconoscendo che le sue azioni per gli uomini nel tempo sono la conseguenza di ci che lui da sempre per sempre: Tu solo sei buono e fonte della vita, e hai dato origine alluniverso, per effondere il tuo amore su tutte le creature. Prima dei doni ci si rivolge al donatore, riconoscenti per ci che lui . Per il nostro tema poi fondamentale osservare che lunico Dio, vivo e vero anzitutto collocato nei confronti del tempo: Prima del tempo e in eterno tu sei. Il tempo dunque la prima realt al quale Dio messo in relazione. il Dio eterno e la sua esistenza precede, coesiste e segue quella del tempo. Scrive Agostino nelle Confessioni: Non pu esistere tempo se non esiste il Creatore. Il prefazio prosegue evocando schiere innumerevoli di angeli stanno davanti a te per servirti, contemplano la gloria del tuo volto, e giorno e notte cantano la tua lode. Qui giungiamo a comprendere una dimensione essenziale della liturgia del suo rapporto con il tempo. Lassemblea liturgica della chiesa non completa se non con gli angeli che entrano anchessi in questa sinfonia eucaristica. Gli angeli sono, permettetemi di dire, gli inventori e i titolari delle parole chiave dalla liturgia: in Isaia come nellApocalisse di Giovanni cantano il qados santo, santo, santo (Is 6,3; Ap 4,8); ancora nellApocalisse cantano lAlleluja (19,4). Come non ricordare che la Lettera agli ebrei definisce gli angeli leitourgik pnumata (1,14) alla lettera spiriti liturgici. Insieme con loro prosegue il prefazio anche noi, fatti voce di ogni creatura esultanti cantiamo. Con gli angeli anche lassemblea dei fedeli confessa il Nome santo e tuttavia vi una differenza tra gli angeli e gli uomini. Noi uomini non siamo voce solo di noi stessi ma siamo fatti voce di ogni creatura, cio anche di ogni creatura animata e inanimata perch, come ha scritto Olivier Clment, luomo loghiks il re-sacerdote che raccoglie i logoi delle cose per offrirli al Logos e consentire in questo modo lirradiamento della gloria 6 . Il canto del Sanctus attesta una grande verit del tempo della liturgia. Nel Sanctus si uniscono liturgia visibile e quella invisibile, la liturgia della terra e quella del cielo, la liturgia nel tempo e la liturgia eterna. Il tempo della liturgia luogo di salvezza perch il tempo che trascende se stesso. Per questo, il canto angelico del Sanctus ha una vera funzione apocalittica, in quanto rivela che la liturgia della chiesa chiamata a trascendere se stessa come liturgia terrena, trovando compimento nella liturgia celeste 7 .
6 O. CLMENT, Occhi di fuoco, Qiqajon, Magnano, 1997, p. 44 7 L. DAYALA VALVA, Santo, santo, santo, in Entrare nei misteri di Cristo. Mistagogia della liturgia eucaristica attraverso i testi dei padri greci e bizantini, a cura di Id., Qiqajon, Magnano 2012, pp. 257-261, pp. 257-258. 6 Il tempo della storia luogo della salvezza
Entriamo ora nel secondo movimento, la grande anamnesi della storia della salvezza che lanafora IV ripercorre dalla creazione alla parusia. Come ho ricordato allinizio, la preghiera eucaristica IV un compendio della storia della salvezza e per questo, inizia con lanamnesi della creazione. In una celebre sentenza sul tempo Agostino afferma mundus non factus est in tempore sed cum tempore 8 , il mondo non stato fatto nel tempo ma con il tempo. Agostino ribadisce una verit biblica fondamentale, cio che il tempo la prima creatura di Dio e pertanto il tempo la realt che sta allinizio del mondo. La prima parola della Bibbia, il termine con il quale ha inizio il racconto della creazione, un vocabolo che parla del tempo: b e -reshit: In principio Dio cre il cielo e la terra (Gen 1,1). In realt, b e -reshit non significa in principio, cio un generico allinizio, ma in un principio, in un inizio. Al narratore della Genesi interessava affermare che c stato un tempo in cui tutto ha avuto inizio e latto creatore ha occupato un tempo che gi cera. Per questo, Agostino pu affermare mundus factus est cum tempore, vale a dire che il tempo quella realt creata da Dio con la quale Dio crea ogni essere e creandoli gi stabilisce con loro unalleanza. La creazione, ricordiamolo sempre, lalleanza originaria di Dio con il cosmo intero, cos che creare per Dio significa fare alleanza con le sue creature. Dio crea per donarsi e la creazione quellalleanza che la ragione di tutte le alleanze successive. Per Dio, infatti, creare e donarsi sono un solo e identico atto. E oltremodo significativo osservare che il post-Sanctus della preghiera eucaristica IV inizia lanamnesi della creazione non dichiarando la bont delle opere di Dio ma confessando piuttosto il modo di creare di Dio: Noi ti lodiamo, Padre santo, per la tua grandezza: tu hai fatto ogni cosa con sapienza e amore. Fare ogni sua opera in sapientia et caritate significa che nel modo stesso con il quale plasma le sue creature Dio stabilisce con esse un rapporto di alleanza segnato da sapienza e amore, ossia un rapporto di fedelt e di comunione. Ma oltremodo decisivo comprendere che la fedelt e la responsabilit sono inseparabili da una prospettiva temporale. La responsabilit implica infatti che ci sia una continuit necessaria tra ci che faccio oggi e ci di cui dovr rispondere domani. Lalleanza promessa di fedelt nel tempo, fino alla fine. Per questo il concetto di fedelt, come quello di responsabilit, inseparabile dalla nozione del tempo. La dimensione pi profonda del tempo biblico dunque lalleanza e alla luce di questa verit fondamentale possiamo meditare lanamnesi della creazione delluomo: A tua immagine hai formato luomo, alle sue mani operose hai affidato luniverso, perch nellobbedienza a te, suo creatore, esercitasse il dominio su tutto il creato. Ci sembra qui di ascoltare un vero e proprio inno
8 AGOSTINO DIPPONA, Confessioni XI,6. 7 alluomo che descritto come il centro spirituale delluniverso. Luomo il cosmo del cosmo (ksmou ksmon) come lo definisce lanafora del Libro VIII delle Costituzione apostoliche. Luomo un microcosmo che riflette in s lintera creazione e al tempo stesso la trascende perch il solo creato a immagine di Dio e il suo modo di essere al modo unico, per questo alle sue mani operose hai affidato luniverso, perch nellobbedienza a te, suo creatore, esercitasse il dominio su tutto il creato. Prosegue lanafora: E quando, per la sua disobbedienza, luomo perse la tua amicizia, tu non lhai abbandonato in potere della morte. Luomo abbandona lamicizia di Dio ma Dio non abbandona luomo in mortis imperio. Questa lespressione con cui la Lettera agli Ebrei definisce il diavolo qui habbat mortis imperium, colui che della morte ha il potere (Eb 2,14). Lanafora di Basilio stabilisce una piena contemporaneit tra la disobbedienza delluomo e il non abbandono di Dio. Ma nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro perch coloro che ti cercano ti possano trovare. Misericorditer subvenisti, dice il testo, e il sub-venire suggerisce un venire di Dio dal di sotto, in modo inatteso, silenzioso ma reale. Questa contemporaneit tra disobbedienza delluomo e misericordia di Dio ha unimportanza fondamentale per la nostra riflessione sul tempo luogo della salvezza: Questo soccorso (sub-venire) inatteso di Dio non giunge alluomo dopo millenni con la pienezza dei tempi, ma subito La storia della salvezza presentata dal quarto canone, non un romanzo damore, di odio e di rinnovato amore, ma la storia di un amore che si rivela tanto pi potente e irresistibile, quanto pi si tenta di ostacolarlo 9 . Dopo il tempo della creazione, la nostra anafora introduce quello delle alleanze: Molte volte hai offerto agli uomini la tua alleanza, e per mezzo dei profeti hai insegnato a sperare nella salvezza. Qui la traduzione italiana non fedele al testo latino che dice sed et foedera pluries hominibus obtulisti, hai anche offerto molte volte agli uomini le alleanze, qui si parla di alleanze al plurale quelle che la Bibbia attesta: lalleanza con No, con Abramo, con Mos, con il re David. Vorrei qui soffermarmi sullalleanza con No perch nel racconto che ne fa la Genesi vi uno stretto rapporto con il tempo. No un uomo giusto che sopravvive alle acque del diluvio e salva non solo la continuit del cosmo ma quella della storia e del tempo. Un uomo fa coraggio a Dio, gli d speranza, gli mostra che il suo disegno iniziale ancora possibile. Da quel giorno, lordine cosmico non pi solo manifestazione dellopera creazionale di Dio, ma segno di una promessa personale di Dio, di una alleanza di Dio con luomo. Nellalleanza con No il tempo riceve in lui un nuovo inizio: Finch durer la terra, seme e messe, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno (Gen 8,22). Il tempo si rimette a camminare, a correre e lumanit ritrova il futuro e il tempo diventa tempo della promessa. Con Abramo, infatti, lalleanza assume la forma della
9 T. SCHNITZLER, I tre nuovi canoni ed i nuovi prefazi, Paoline, Cinisello Balsamo 1970, p. 120. 8 promessa e Dio, per cos dire, vettorizza il tempo verso il compimento di una promessa che generer il tempo della liberazione e della salvezza del popolo eletto, salvezza sigillata nellalleanza con Mos e rinnovata poi con lalleanza con il re David. A giusto titolo la preghiera eucaristica dopo il tempo della creazione e quello delle alleanze introduce il tempo della profezia: Per mezzo dei profeti hai insegnato a sperare nella salvezza. Il tempo della salvezza ora orientato, cio rivolto verso un Oriente che diventa naturalmente tempo della profezia che insegna a sperare la salvezza insegnando a sperare un salvatore: Ecco, verranno giorni oracolo del Signore nei quali susciter a Davide un germoglio giusto (Ger 23,5). Verranno giorni, annuncia Geremia e con lui i profeti dIsraele, il tempo della salvezza non solo un termine verso la quale si sta andando ma lui stesso viene incontro e questo avvenire Dio stesso ormai del tutto compromesso al cuore del tempo dellumanit. Il tempo della salvezza si annuncia poco a poco Persona vivente che si fa attendere, come annuncia loracolo ricevuto in visione dal profeta Abacuc: una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perch certo verr e non tarder (Ab 2,3). Non c tempo per chi non attende niente e nessuno: il tempo esiste solo per chi attende. Ed eccoci al tempo dellincarnazione. Padre santo, hai tanto amato il mondo da mandare a noi, nella pienezza dei tempi, il tuo unigenito Figlio come salvatore. Egli si fatto uomo per opera dello Spirito santo ed nato dalla Vergine Maria. Se il tempo della creazione, quello delle alleanze, quello della profezia sono il tempo perch luomo venga a Dio e Dio alluomo, la pienezza dei tempi (Gal 4,4) nella quale Dio invia il suo unigenito Figlio nel mondo rivela che il tempo non altro che il luogo cio la condizione elementare dellumanizzazione di Dio come della divinizzazione delluomo. Dio con la creazione si liberamente impegnato in una storia di alleanza con luomo e ogni essere da lui creato, si compromesso nel tempo delluomo che certo sua creatura ma molto di pi il partner della sua alleanza. Vorrei meditare lampia parte cristologica dellanafora allinterno di una sola prospettiva quella del dono. La preghiera eucaristica riassume la vita di Ges in un solo verbo annunzi: Ai poveri annunzi il Vangelo di salvezza, la libert ai prigionieri, agli afflitti la gioia. Ges ha vissuto il tempo in incontri, in relazioni nelle quali ha fatto dono della sua parola che stata un vangelo di salvezza per chi era povero, un parola di libert per chi era prigioniere, una parola di gioia per chi aveva il cuore triste. Poi lanafora prosegue: Per attuare il tuo disegno di redenzione si consegn volontariamente alla morte, e risorgendo distrusse la morte e rinnov la vita, in mortem tradidit semetipsum, consegn se stesso alla morte. Ges Cristo non si limita a donare la sua parola, ma giunge a donare se stesso, il suo corpo, la sua stessa vita. 9 Nel racconto dellistituzione che il cuore di ogni preghiera eucaristica si fa memoria della parole pronunciate da Ges nellultima cena: Prendete e mangiatene tutti questo il mio corpo offerto in sacrificio per voi. Per Cristo, come per ogni uomo, il corpo si identifica totalmente al tempo della sua vita. Il nostro corpo, infatti, il luogo nel quale il tempo non passa accanto ma si iscrive fino a lasciare i suoi segni incisi sul nostro volto. Il tempo non dunque una realt esterna al nostro corpo ma possiamo dire che il tempo della nostra vita si identifica con il nostro corpo vivente. Dire questo il mio corpo che per voi per Ges ha dunque significato dire questo il mio tempo che per voi. Quello di Cristo non semplicemente corpo ma, secondo lespressione paolina, in se stesso corpo-per-voi, (t sma t hypr hymn) (1Cor 11,24) vale a dire non semplicemente tempo ma tempo-per-voi, (ho chrnos t hypr hymn) tempo dato, offerto fin dalleternit. Con la sua presenza nel tempo Cristo ha reso il tempo eucaristia, lo ha spezzato come ha spezzato il pane cos che fino alla fine del mondo il pi piccolo frammento del tempo conterr la pienezza del mistero di Cristo. Ogni istante del tempo deve esserci prezioso, perch ogni anno, giorno, ora contiene il Cristo. Custodiamo con venerazione i frammenti del tempo, non perdiamoli: sono le speci di Cristo! Ogni volta che celebriamo il memoriale eucaristico noi celebriamo il memoriale dellintera vita di Cristo: In questo memoriale della nostra redenzione, celebriamo, o Padre, la morte di Cristo, la sua discesa agli inferi, proclamiamo la sua risurrezione e ascensione al cielo, dove siede alla tua destra; e, in attesa della sua venuta nella gloria, ti offriamo il suo Corpo e il suo Sangue. Proprio perch memoria dellintera vita di Cristo memoria di eventi avvenuti nella storia e di eventi che trascendono la storia. Leucaristia memoriale di eventi passati ma anche memoriale di eventi futuri. Quello che vorrei ricordare con forza che nella preghiera eucaristica si celebra il memoriale di un evento che non si ancora realizzato nel tempo: la venuta di Cristo nella gloria. Celebrando il memoriale della Parusia la chiesa esperimenta la tensione escatologica: nel tempo annuncia leternit gi ora presente e al cuore della storia proclama la vita eterna. La chiesa che lepiclesi sui comunicandi definisce come coloro che sono riuniti in un solo corpo dallo Spirito nel mondo sacramento del Regno di Dio e per questo deve il fermento del tempo presente, annunciando che nella storia vi qualcosa di pi della storia, perch il tempo cammina verso la sua salvezza. Soltanto la Chiesa che vive nella luce della Parusia (e questa non soltanto la fine del mondo quanto la sua salvezza) sta veramente nella storia, perch il Giorno del Signore non lultimo giorno ma il Pleroma 10 , la pienezza del tempo.
10 P. EVODKIMOV, Lortodossia, Edizioni Dehoniane, Bologna 1981, p. 467. 10 Conclusione
A conclusione di questa mia riflessione sul tempo luogo della salvezza vorrei ricordare che la liturgia cristiana non solo lazione sacerdotale di un popolo di sacerdoti, ma anche lazione regale di un popolo di re e lazione profetica di un popolo di profeti. La liturgia fai dei cristiani dei sacerdoti che rendono grazie per il dono del tempo, dei re che riconoscono il tempo come responsabilit e dei profeti chiamati a discernere e a giudicare il tempo presente. Nella liturgia il cristiano, sacerdote del mondo, riconosce il tempo anzitutto come creatura di Dio donato alluomo. Il tempo dono perch il luogo dove Dio agisce e salva: la storia di salvezza tale solo se salvezza della storia. Per questo, riconoscere come sacerdoti della nuova alleanza che il tempo dono di Dio significa fare del tempo del propria vita un dono offrendo se stessi in sacrificio. Questo significa per noi cristiani decidersi liberamente, come Ges Cristo, per un preciso ethos del tempo. Lethos di vivere il proprio tempo in una logica eucaristia, ossia non nella logica del possesso ma della condivisione, non del consumo ma della comunione, non dellistantaneit ma dellattesa. La liturgia, poi, lazione di un popolo regale chiamato a riconoscere il tempo come responsabilit verso laltro. La liturgia cristiana, infatti, ogni volta che celebra il memoriale delle azioni di salvezza fa memoria della decisione di Dio di rinnovare lalleanza con luomo e con il cosmo, fino alla nuova ed eterna alleanza nel sangue del Figlio. Il tempo dellalleanza il tempo in cui Dio decide la sua responsabilit per luomo e vi resta fedele anche quando luomo infedele. Il tempo dunque anzitutto responsabilit dellaltro, perch il tempo evento di relazione, di incontro appunto evento di alleanza. La regalit di noi cristiani che sempre prenderci cura della comunit umana, oggi si esercita anche verso il modo in cui luomo contemporaneo vive il tempo. Un modo che produce spesso una tale insoddisfazione da renderlo incapace di essere responsabile di se stesso e degli altri. Oggi, per noi cristiani, esercitare la nostra regalit significa ricordare alluomo post moderno che il tempo fondamentalmente evento di relazione e che, come ha ricordato Emmanuel Lvinas il tempo non fa parte del modo dessere di un soggetto isolato e solo, ma la relazione stessa del soggetto con gli altri 11 , e che la condizione del tempo sta nel rapporto fra gli esseri umani 12 . Questo ci che il cristianesimo oggi chiamato ad annunciare: ogni volta che un uomo responsabile del fratello il tempo diventa luogo di salvezza. Fare del tempo il luogo della carit questo lesercizio della regalit dei cristiani. In fine, la liturgia lazione di un popolo profetico chiamato a discernere e a giudicare il tempo. Mi piace qui evocare un segno liturgico a mio parere la pi esplicita confessioni di fede
11 E. LEVINAS, Il tempo e laltro, Il melangolo, Genova 2001 3 , p. 17. 12 Ibid., p. 57. 11 circa il mistero del tempo che la nostra liturgia attesta, una vera e propria teologia del tempo. Innalzare nella notte luminosa della veglia pasquale la colonna di cero sulla quale sono state incise con stilo di fuoco le cifre dellanno corrente, significa confessare che il nostro tempo, lanno del Signore 2012 luogo della salvezza di Dio. Incidere le quattro cifre dellanno sul cero pasquale significa dire che noi possiamo confessare che il Risorto salvezza del tempo e della storia intera solo se crediamo che egli la salvezza del nostro tempo nel quale viviamo, lanno del Signore 2012. Il senso della storia si trova infatti per ciascuno di noi nel presente della sua esistenza. La notte e la tenebra nella quale si svolge il lucernario pasquale sono metafora della condizione nella quale si trova la societ occidentale in questanno 2012 per antonomasia lanno della crisi economica, politica, sociale e culturale. innalzando una luce nel buio e proclamando Cristo luce del mondo che i cristiani emettono la loro profezia trasformando un rito in un mimo profetico. La luce di quella fiamma sprigiona un giudizio sul tempo presente ma insieme lo illumina, indicando un cammino. Mentre il mondo subisce questo nostro tempo come una fatalit, una disgrazia e forse anche un castigo, ingaggiando con esso un impari lotta per sconfiggerlo come un avversario, il popolo di profeti annuncia che Ges Cristo Signore del tempo e della storia e a lui appartiene questo nostro tempo. questo infatti che chi presiede dice iscrivendo allinterno dei bracci della croce le quattro cifre dellanno corrente proclamando: Cristo Alfa e Omega. Principio e fine. A lui appartengono il tempo e i secoli (Ispius sunt tempora et saecula). A lui la gloria e il potere per tutti i secoli in eterno. Proclamando ispius sunt tempora et saecula la liturgia cristiana radicale come radicale il vangelo. S, la liturgia annunciando che Cristo Alfa e Omega, il Principio e la fine del tempo Vangelo sine glossa, liturgia della nuova alleanza che portando la genuina novitas cristiana offre allumanit il vino nuovo che Cristo, e cos pienamente il proclarum calicem. La profezia del tempo quale luogo della salvezza annunciato dal fondo del calice. S, la liturgia e in essa la preghiera eucaristica IV che abbiamo commentato, un magistero vivente, una cattedra di fede che ci insegna una verit fondamentale: il miglior modo di comprendere i misteri divini celebrarli. Questo vale anche per il mistero del tempo: il senso cristiano del tempo si comprende appieno celebrando i misteri di Dio e del suo Cristo.