LE CITT NUOVE SICILIANE DAL CINQUECENTO AL SEICENTO
Nel 1348 la grande peste non soltanto indusse un piccolo gruppo di giovanotti e di signorine a tentare di sfuggirle confinandosi in una villa di campagna a raccontarsi novelle questo racconta il Decamerone mentre la povera Laura moriva ad Avignone lasciando Petrarca rattristato per sempre, ma uccise forse la met della popolazione europea, le citt deserte e presto in rovina e le campagne abbandonate.
Ecco, in questo affresco di Maso di Banco, come dovevano apparire le citt dopo la peste nera o dopo un terremoto
LEuropa fece fatica a riprendersi: il Quattrocento unet malinconica, le ferite non sembrano rimarginabili, la dolcezza del passato diventa un mito, le lite si rinserrano stringendo i ranghi mentre nelle strade vagano vagabondi e briganti.
Da questa crisi usciremo nel corso del Cinquecento, spinti dallargento e dalla speranza delle Americhe, dalla ripresa demografica, dalla congiuntura climatica, forse dalla speranza, e verso la fine del secolo molte delle terre libere verranno messe a coltura.
Nelle aree meridionali della corona spagnola, nella Castiglia e in Sicilia, questa spinta prender corpo nella fondazione di nuovi borghi (replicando quanto gi accaduto nel corso del Duecento e precorrendo quanto avverr nella prima met del Novecento) e in Sicilia nel giro di un secolo, tra la fine del Cinquecento e linizio del Settecento, il numero dei centri abitati raddoppier, da 170 a 340, quelli nuovi assorbendo per intero la crescita demografica ma anche incrementando la produzione agraria, destinata in parte a venire venduta altrove arricchendo lisola: il barocco siciliano anche frutto di questa relativa prosperit.
La Sicilia era in gran parte costituta da territori nel possesso delle quaranta citt del demanio regio, riconosciute dalla corona con i loro antichissimi diritti e 2 privilegi, accanto a estese terre baronali di investitura feudale ma comunque sempre parte della giurisdizione di una citt demaniale, dove erano concentrati i commerci e una lite di professionisti e amministratori.
La fondazione di un nuovo borgo richiedeva una preventiva autorizzazione, e la licentia populandi veniva concessa dal governo ad alcune condizioni. Prima di tutto il versamento di un contributo in denaro, poi che fosse costituito da almeno cinquanta case meglio se arrivava a 100 -, che fosse provvisto fin dallinizio di una chiesa con la relativa canonica, di una casa comunale, di un fondaco (una sorta di magazzino per le poche derrate di stretta necessit - carne, olio, sale ecc. mentre per le compere pi impegnative venivano concesse fiere periodiche), di una panetteria, di una locanda e di una taverna e, di fatto, del palazzo del fondatore.
Tutto questo comportava da parte del fondatore una qualche vocazione imprenditoriale e la disponibilit di risorse che le citt demaniali non erano in grado di mobilitare, sicch nonostante la licentia populandi comportasse il loro assenso, dato che i feudi baronali erano poi ricompresi nei possessi demaniali nessuna contest mai liniziativa colonizzatrice di qualche barone e tanto meno la propose in proprio.
Daltra parte la fondazione di una citt dava diritto al titolo di duca o di principe (e, in questo caso, a un seggio nel senato del vicereame) e in una societ dove i titoli nobiliari erano il solo motivo di prestigio tutte le famiglie baronali erano tenute di fatto, per mantenere il proprio rango, a correre il rischio di fondare la propria. Sicch tutte i nuovi borghi furono lesito di programmi baronali, motivati non tanto dalla speranza di un aleatorio futuro guadagno costituito dalle gabelle e soprattutto dalla messa a coltura, anche in enfiteusi, di terre prima incolte per intanto occorreva investire denaro e per non rimanere confinato del limbo dei cattivi affari un borgo doveva in un decennio superare i 400-500 abitanti quanto dallambizione di un titolo nobiliare.
Motivazione, questa, per sua natura estranea alle lite borghesi delle citt demaniali, che daltra parte non avrebbero subito gran danno da questa ondata di colonizzazione agraria: da un lato perch poi tutte le nuove produzioni l generate sarebbero passate dalle loro organizzazioni mercantili e civili dal vescovo al notaio e dallaltro perch in definitiva a trasferirsi nei borghi di nuova fondazione, attirati dalla franchigie, era allinizio gente di ceto umile e persino malfattori, e alla lunga come abbiano visto - se pure questi nuovi borghi prenderanno col tempo piede e la loro popolazione aumenter, gli abitanti delle citt demaniali, agli inizi del Settecento, saranno gli stessi di centocinquanta anni prima.
Il progetto di questi nuovi borghi, affidato a qualche tecnico e magari a un architetto, ricorre agli schemi consueti, a isolati costituiti da lunghe strisce di case affacciate su vicoli che confluiscono in strade pi larghe, o a isolati quadrati delimitati da una rete di strade equivalenti, con una piazza quasi sempre centrale e una strada maggiore talvolta tematizzata come strada trionfale dalla 3 prospettiva della chiesa. E se sentiamo leco delle istruzioni emanate da Filippo II nel 1573 per le nuove citt americane su come tracciare le strade e la piazza, soltanto perch richiamavano principi in Europa di conoscenza comune e tanto pi in una terra di antica civilt come la Sicilia mentre il sovrano li riteneva fuori della portata degli avventurosi colonizzatori doltremare e dunque meritevoli di venire messi nero su bianco.
Resta il fatto che il livello civile di questi borghi di una povert accecante, le strisce sono larghe 15 metri due case addossate schiena a schiena e costituite da una stanza di cinquanta metri quadrati con un eventuale soppalco in legno, quando nel 750 a.C. l vicino, a Megara Iblea, le case erano di 120 metri quadrati e a Selinunte gli isolati larghi pi del doppio, 35 metri.
Aliminusa e Cinisi
Megara Ibla e Selinunte
Checch la tradizione antispagnola fomentata dal romanzo del Manzoni ci abbia indotto a immaginare e checch ci abbia suggerito il persistente sottosviluppo dellisola, questo processo di colonizzazione dellentroterra siciliano costitu una grande avventura e una cospicua trasformazione del paesaggio agrario dellisola, nonch una prima occasione forse non andata del tutto a buon fine del costituirsi in questi borghi di un ceto intermedio che alla lunga incriner comunque il dominio dellaristocrazia locale.
4 PALMA DI MONTECHIARO
Palma di Montechiaro , di queste citt, una delle pi singolari: eretta nel 1960, in un memorabile convegno internazionale, a citt simbolo del sottosviluppo europeo, era stata resa celeberrima nel mondo soltanto due anni prima dalla pubblicazione de Il Gattopardo, dove per una straordinaria metamorfosi letteraria la citt del degrado era diventata la citt del sogno, il sogno nostalgico della nostra infanzia quando ciascuno di noi correva nellimmenso palazzo di Donnafugata.
Palma di Montechiaro nel 1960
Carlo e Giulio Tomasi, i due gemelli che la fondarono nel 1637, a ventitr anni, erano molto devoti, il primo entrer presto nellordine dei teatini e il secondo vivr a Palma meritandosi la fama di duca santo; le sue quattro figlie ritirate giovanissime in clausura, Isabella promossa in seguito dalla Chiesa alla dignit di Venerabile e un figlio, anchegli tra i teatini e preservato oggi in una teca di cristallo in SantAndrea della Valle a Roma, verr elevato agli altari da Giovanni Paolo II nel 1986.
Sicch fondare una nuova citt non era per i due fratelli tanto unambizione mondana quanto un vero e proprio obbligo sociale, al quale una famiglia baronale i cui feudi coprivano gran parte delle terre tra Girgenti e Licata (l dove avevano i loro palazzi fino alla costruzione di quello di Palma) era comunque tenuta a prescindere dal conseguente riconoscimento sovrano: ma, seppure fondata con questo intendimento, la nuova citt doveva essere in qualche modo significativa, forse posta sotto il segno di Dio.
Il 16 gennaio 1637, fatta la dovuta regalia di 400 onze a Filippo IV, arriva la licentia populandi (oggi la chiameremmo licenza edilizia) e il 3 maggio successivo - tracciato sul terreno il progetto della citt dallarchitetto ragusano Giovanni Antonio De Marco - il capomastro licatese Angelo Bennici alla presenza dei due fratelli e del principe di Patern, presidente e capitano del regno di Sicilia, ne poser la prima pietra, quella della chiesa (oggi incorporata nel monastero benedettino): ed ecco che subito, soltanto un anno e mezzo dopo, arriver la nomina dei Tomasi al ducato
5 La curiosa e sofisticata pianta della citt - una croce di strade con una piazza centrale ad angoli chiusi - aveva avuto qualche precedente tre o quattro secoli prima, a Villarreal in Spagna e a Borgomanero in Italia, ma in Sicilia soltanto trentanni prima e in America, a Panama, trentanni dopo.
Villarreal e Borgomanero
Cattolica di Sicilia e Panama in Sudamerica
A questo modello di piazza stato fatto raramente ricorso perch il suo spazio chiuso la isola dal resto della citt, sicch le stesse istruzioni di Filippo II suggeriscono invece otto strade tracciate dai suoi angoli: ma qui il significato metaforico di una croce di strade che abbraccia la nuova citt come la croce di Cristo abbraccia il mondo, significato forse caro ai suoi devoti fondatori, sembra sottolineato da una colonna sormontata da una croce - oggi scomparsa che ne sottolineava il centro, accanto a unalta palma che riprendeva quella nello stemma dei Caro, baroni di Montechiaro, dei quali il nonno dei gemelli, Mario Tomasi, aveva sposato lerede.
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La piazza di Palma di Montechiaro in origine e in una stampa del 1788
Questo laspetto del primo nucleo di Palma, con un modesto gruppo di case i Tomasi non dovettero costruirne pi di cinquanta, quanto appena bastava per meritare il titolo di duca ma pi o meno la met di quanto sarebbe stato necessario per il titolo di principe, che pure tocc loro per altri meriti trentanni dopo, principi di Lampedusa, altro feudo quattrocentesco dei Caro - a valle della piazza, riservata a sua volta al corredo collettivo imposto dalle norme, compresa la chiesa e il palazzo baronale: tutti subito costruiti perch essenziali, con le case, al riconoscimento dellavvenuta fondazione, come abbiamo visto del resto nella pianta di Cattolica nei suoi primi momenti.
Ma quando Isabella, a dodici anni, pretender di diventare suora di clausura intraprendendo la carriera della santit il padre ceder sia la chiesa della quale aveva posto lui stesso la prima pietra sia il palazzo baronale per farne il convento delle benedettine, affacciato sulla piazza principale, dove le prime religiose solennemente entrarono ventanni dopo la fondazione della citt.
Priva dei temi di maggiore rilievo il convento di clausura una presenza muta la piazza principale diventa, come la coglie bene la stampa del 1788, la piazza del mercato (per perdere oggi definitivamente di senso) mentre la citt nel suo insieme assumer un aspetto nuovo.
Il convento benedettino e la piazza oggi
7 Avviata dalla nuova chiesa di santa Rosalia prender infatti corpo una elegante sequenza fondata su clamorosi contrappunti: laccesso alla citt da Girgenti reso subito solenne dal nuovo palazzo ducale e dalla prospettiva della nuova chiesa madre - per ora consentita e suggerita dai redditi della citt e dei feudi, la rovina finanziaria della casata comincer un secolo dopo che contrappunta santa Rosalia ed a sua volta contrappuntata dai due oratori del Santissimo Sacramento e della Vergine del Rosario che la fiancheggiano, preceduta da una scenografica scalinata imitata pi di centanni dopo in altre citt siciliane, a Buccheri e a Modica: unaccoglienza fastosa sottolineata in seguito dal giardino pubblico proprio di fronte al palazzo - ora garbatamente riconvertito nella civica biblioteca - dominato da un rigoglioso ficus magnolidea.
Palazzo Tomasi e la scalinata del duomo con, a sinistra, la chiesa di Santa Rosalia
La chiesa di Buccheri e il palazzo Tomasi sul fondo della scalea con di fronte la villa comunale - visto dalla chiesa madre
Ma nel frattempo Palma aveva avuto un rapido successo, subito ampliata a monte lungo un secondo tracciato, costituito da tre strade parallele sul fianco della collina. La prima sar una strada monumentale nella cui parte centrale verranno subito disposti i palazzi dei maggiorenti, la seconda una strada maestra variamente tematizzata - dominata per i suoi due chilometri dal campanile della chiesa delle Anime purganti - e la terza una strada di fatto secondaria ma anchessa tematizzata da negozi e a est da un lontano campanile.
Questo nuovo tracciato - nel quale gli isolati originari a strisce destinati alle modeste case dei contadini sono stati sostituiti da isolati quadrati o rettangolari, pi consoni ai palazzi e comunque ai condomini borghesi - sar solcato dalla 8 diagonale della trazzera formatasi liberamente nel primo decennio dopo la fondazione, come Broadway solca Manhattan, e questa diagonale, legando alla piazza principale il tratto orientale della seconda strada parallela, ne far come in quasi tutte le citt la strada principale, con i negozi di maggiore pregio, mentre la parte occidentale delle medesima strada verr affollata di botteghe minori per venire conclusa poi dal prato della fiera.
Questa Broadway
Le nuove strade verranno disposte contrappuntando la croce originaria, parallele al suo braccio est-ovest e tagliando il braccio verso settentrione: questa continuit, a dieci anni dalla fondazione di Palma, verr simbolicamente sottolineata dalla chiesa delle Anime Purganti, costruita da una famiglia locale sul suo incrocio con la strada monumentale che proprio la facciata della chiesa inizia a promuovere tale - mentre a sua volta la chiesa madre stata costruita a mezza collina perch la sua facciata fosse lateralmente allineata con labside della chiesa del convento benedettino, ad annodare il loro legame e la loro continuit, ribadita ancora una volta molto tempo dopo, alla vigilia della rivoluzione francese, dalla chiesa del collegio di Maria, quasi in capo a una strada trionfale che riconduce al palazzo ducale.
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La strada monumentale
I portali
La strada principale
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Le botteghe pi antiche
Il prato della fiera e la strada principale
Via Cangiamila, le terza strada a monte
La strada dalla piazza principale alla chiesa madre e la strada trionfale verso la chiesa del convento di Maria
Questo gioco di contrappunti verr poi ripreso da una sequenza pi distratta, che ha a est la chiesa e la piazza di SantAngelo e a ovest, subito dietro il palazzo ducale, una piccola piazzetta e pi oltre la malinconica piazza del Gattopardo, 11 aperta sulla vista lontana del castello dei Caro dal quale erano discesi trecentoventi anni prima, a fondare Palma, gli antenati di Giuseppe Tomasi, principe di Lampedusa.
La strada da Agrigento e il castello dei Caro
Come in molti altri casi della stessa colonizzazione siciliana con il celebre e suggestivo precedente di Priene nellantichit le strade disposte parallelamente alla collina sono poi solcate da strade ortogonali in forte pendenza, spesso a scalinata, che sembrano testimoniare lirrilevanza dei carri anche nel Seicento.
12 Priene
Da un lato la piazza principale, con lo spostamento della chiesa e del palazzo ducale, diventer la piazza del mercato, e dallaltro la strada monumentale e la strada maestra indurranno il progressivo spostamento della piazza principale alle spalle del convento benedettino affollata di capannelli e di caff -, attraversata presto da unaltra strada tematizzata, dove Rosaria Traina, la consorte di Giulio Tomasi, ritiratasi anchella nel convento benedettino, fonder appena prima di morire, nel 1698, la chiesa e il collegio delle scuole pie, oggi palazzo municipale.
La piazza principale
Se abbiamo evocato Palma di Montechiaro comera cinquantanni fa anche per sottolineare come i problemi di una tardiva infrastrutturazione le strade sterrate ridotte a rigagnoli di scolo, le fognature inesistenti, le scuole fatiscenti siano ormai risolti e dimenticati: se in questo consistesse il metro per vedere una citt, tutte quelle europee contemporanee sarebbero eguali.
Ma noi vogliamo sapere della loro bellezza. E quel che vediamo sono i resti di unantica e fastosa citt, vecchi palazzi cadenti, finestre divelte come occhiaie vuote, muri scrostati, mirabili gioielli architettonici erosi da bottegucce, che i pi ricchi hanno preferito abbandonare per qualche raro condominio, nello stesso centro storico e soprattutto nella periferia, nella consueta edilizia disordinata e senza qualit.
13 E tuttavia questa poi una civitas vivissima incantevole per vivacit e gentilezza che sembra corrodere il vecchio corpo nel quale annidata percependolo quasi come estraneo e confinandolo nel pittoresco delle rovine: una citt sciatta, la sciatteria grandiosa di una gran dama decaduta avvolta in scialli preziosissimi ma consunti dalle tarme.
Tuttavia, ecco, vediamo qua e l prendere slancio il desiderio di restaurare quei vecchi palazzi, mettere ordine nella sciatteria, riappendere al loro posto stirati e rammendati gli abiti vecchi, e gi intravediamo una citt nella quale la straordinaria umanit degli abitanti - una vivacissima citt dove un capannello discute sulla piazza principale, forse per davvero di politica - avr come sfondo uno scenario antico e rinnovato nelle sue forme esteriori.
Le lesene sullangolo dei vecchi palazzi
Due stabili rinnovati lungo la strada principale
14 VITTORIA
Le citt cui il loro fondatore abbia preteso di dare il proprio nome sono davvero rare: intorno al 1260 Manfredonia ha il nome di re Manfredi e pi o meno negli stessi anni Pietrasanta porta quello di Guglielmo da Pietrasanta, un lombardo allora podest di Lucca, poi Charlville, fondata da Carlo Gonzaga nel Cinquecento, e beninteso Pietroburgo. Soprattutto, con il nome di una fondatrice, Vittoria unica.
Cera una volta, agli inizi del Quattrocento, il conte di Modica, Bernardo Cabrera, che tent senza fortuna di costringere la regina di Sicilia, Bianca di Navarra, da poco vedova, a sposarlo per diventare a sua volta re. Ripristinato il solido dominio della corona, anni dopo, nel 1480, Ferdinando il Cattolico a scanso di altre ribellioni marit lerede della contea, Anna, al proprio cugino Federico Enriquez, grande di Spagna, capo di una famiglia con immensi feudi nella Castiglia e in Catalogna, con il palazzo a Medina de Rioseco dove entrambi si trasferiranno per sempre, del resto vicino a Valladolid, dove a quei tempi era la residenza reale.
Due generazioni dopo Filippo II, a sua volta, marit a un discendente di Federico, Luigi III, la giovane Vittoria, figlia di Marcantonio Colonna - lammiraglio vittorioso della battaglia di Lepanto e vicer di Sicilia, la cui memoria perpetuata a Palermo dalla porta Felice, chiamata cos dal nome di sua moglie, Felice Orsini e andr anchella vivere nel castello di famiglia a Medina de Riseco. Ma, morto presto il marito, Vittoria trover un patrimonio dissestato, e dovr principiarne un oculato risanamento, un programma nel quale trover spazio, nel 1607, la fondazione nella contea di Modica di un nuovo borgo con il proprio nome, convertendo a grano e a vigneto un estesissimo bosco: dei 35 borghi autorizzati con una licentia populandi prima del 1611 quasi la met di tutti quelli fondati in Sicilia tra il 1583 e il 1653 - Vittoria fu lottava.
La sua pianta non era una novit: davanti al castello che era poi la modesta sede dellamministratore e dei magazzini per lammasso del grano - una piazza con una piccola chiesa, con i negozi, il fondaco, la locanda, losteria, poi tre file di isolati larghi circa 25 metri e lunghi 60, divisi da strade di otto metri concluse dalla parte opposta dal prato della fiera, davanti al monastero degli Zoccolanti e alla loro chiesa di Santa Maria delle Grazie: una dimensione che rivela un modulo di 6 metri per 7, quei 42 metri quadri che costituivano lunit abitativa cui corrispondeva la tassa annua unificata.
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Pianta e partizione in lotti di un isolato, e la facciata del castello
Ogni isolato comprende dunque 24 case, e poich la dimensione di una citt nuova corrispondente alla dignit di un casato appartenente di diritto al senato siciliano di 80-100 case, i quattro o cinque isolati subito edificati saranno quelli di fronte al castello. Ma poich i moduli di 42 metri quadri potevano venire raggruppati a due o a tre, le famiglie con un terreno coltivabile di qualche ettaro avevano case pi ampie sicch, sia pure con un ritmo frammentario, gli isolati tracciati e parzialmente edificati con case provviste di una porta carraia saranno fin da subito pi del doppio: peraltro con qualche difficolt perch poi come vediamo nel disegno i cortili restavano profondi soltanto sei metri.
Case di un modulo
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Case di due moduli
Case pi piccole e povere larghe soltanto 4 metri seppure sempre con lalcova e con un piccolo orto erano destinate ai braccianti e non pagavano censo
Folti accorsero i coloni, attratti dalla esenzioni fiscali, dalla fertilit della terra, dal clima, dallacqua, dalle favorevoli condizioni dellenfiteusi (53 kg annui di grano per tre ettari di terreno e quasi nessuna gabella: perch alla contessa premeva soprattutto il grano, i cui prezzi erano nel Seicento crescenti) ma soprattutto dalle dimensioni dei lotti urbani che consentivano a tutti il possesso di un orto: dodici anni dopo la fondazione ha gi duemila abitanti e dunque 500 case, sicch gli isolati dovranno salire a una ventina.
Cominciando a formarsi una gerarchia sociale, molti dei nuovi isolati verranno tracciati quadrati, di 60 metri per 60, consentendo case pi grandi con un ampio 17 cortile destinate ai ceti benestanti, disposte spesso sullangolo di una strada pi importante, dove tuttavia il portone principale restava sempre chiuso, e di una strada secondaria dovera laccesso effettivo.
Case signorili
La pianta d Vittoria verso il 1620 e la pianta di Paceco
Se ora confrontiamo la pianta di Vittoria con la pianta di Paceco unaltra citt fondata in Sicilia proprio nel medesimo anno salta allocchio che le strade vi sono tutte parecchio pi larghe (12 metri anzich 8) ma gli isolati popolari sono formati da strisce di case disposte schiena a schiena senza orto, strisce larghe quindi sui 12-14 metri, mentre gli isolati pi corposi sono di 33 metri per 66, senza alcun rapporto con il modulo standard delle case locali: differenze tutte che, insieme alla sua regolarit, sottolineata dalla dimensione della piazza nella proporzione di 1:2, hanno indotto ad attribuirne il disegno a un noto ma lontano architetto madrileno.
Vittoria continua a crescere ma loccasione per registrare il suo cambiamento di scala sar la ricostruzione dopo i lievi danni del terremoto, nel 1693, quando la chiesa di San Giovanni verr spostata sulla piazza del mercato e al centro dellabitato verr realizzata sul sito del prato della fiera - una piazza principale con il palazzo municipale (demolito verso il 1970 fa e sostituito oggi da un curioso memoriale della pace) davanti alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, abbellita sessantanni dopo da una splendida facciata barocca nello stile di San Giorgio a Modica. 18
La piazza principale prima del 1970 e oggi
Nel corso del dominio spagnolo losservanza e il controllo della progressiva e minuziosa regolamentazione del comportamento dei baroni e dei comuni comporter un ceto sempre pi esteso di funzionari e di professionisti che costituiranno il nerbo dellelite locale, dove invece mancano grandi proprietari terrieri che abbiano potuto accumulare possessi strappandoli alla giurisdizione feudale, sicch mancano anche quei loro grandi palazzi secenteschi e settecenteschi che vediamo invece in altre citt, un lieve understatement nel paesaggio della citt rispecchiato dalla modesta dotazione di chiese secondarie.
Tuttavia, se la gamma dei palazzi e dei temi collettivi sar modesta, la maglia regolare suggerir un vero e proprio exploit estetico.
Nella maggioranza delle citt fondate ex novo la maglia regolare che del resto la pi frequente - viene poi tagliata, come a Cortemaggiore, da una sequenza costituita dalla strada principale, dalla piazza principale e dalla strada monumentale, che di fatto riduce la simmetria originaria alla asimmetria consueta di tutte le citt cresciute spontaneamente e induce a dimenticarla.
In altri casi, invece, la maglia ortogonale diventa il supporto per sottolineare il ruolo di un tema cittadino dal quale prende origine quasi una stella di strade tematizzate, come a Torino piazza Castello, di dove vediamo spiccare un ventaglio di strade tematizzate che viene addirittura esteso a castelli lontani: questo dispositivo anima interi quartieri ma ne lascia altri, quelli compresi tra un settore e laltro, lievemente sguarniti.
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Cortemaggiore e Torino
Vittoria sar tagliata, come Cortemaggiore, dalla sequenza pi cospicua della citt - strada principale >piazza principale >strada trionfale verso il castello >piazza della chiesa e del mercato >piazza del castello che tuttavia non canceller tutte le altre. Al contrario verr incrociata, nella parte verso il castello, dal contrappunto di tre sequenze, e dalla parte oltre la piazza principale da unaltra sequenza trionfale orientata nella direzione opposta.
La chiesa e il convento di San Biagio presidiano verso la valle dellIppari una sequenza radicata nella piazza di San Giovanni, la sequenza del convento di SantAntonio da Padova la contrappunta verso linterno, e al momento di ampliare la citt dopo il terremoto del 1693 la strada che domina la sequenza dalla piazza principale alla chiesa e al convento di San Francesco di Paola terzo contrappunto - verr tracciata, unica nella citt, larga tredici metri anzich otto, e infine il contrappunto di queste tre sequenze verr a sua volta echeggiato, oltre la piazza principale, dalla lunga strada trionfale davanti alla chiesa di San Giuseppe.
La pianta di Vittoria verso il 1840 e la strada principale oggi
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La strada trionfale e la piazza di San Biagio, la strada trionfale di San Giuseppe
La strada trionfale verso il castello anche dalla piazza della chiesa
Il nome della citt era rimasto, anche dopo labolizione della feudalit nel 1812, il fuggevole imprinting del dominio della contea, ma le cose cominceranno a cambiare dopo lUnit dItalia, nel 1861, quando Vittoria vedr avviarsi un nuovo periodo di prosperit cui seguir una vispa espansione edilizia.
Se rare sono le citt che abbiano preso il nome dal loro fondatore, ancora pi rari sono i sindaci che abbiano legato il loro nome alla sua bellezza, nella seconda met dellOttocento il marchese del Campo a Valencia, a Bruxelles Charles Buls, e a Vittoria Rosario Cancellieri - deputato fin dallunit che evocher nel 1881 loriginario disegno di Vittoria Colonna, ne celebrer lassennata avvedutezza, ne sottolineer il rigore, e denunciando gli scempi dei decenni precedenti doter la citt di un nuovo piano regolatore che agli antichi criteri della sua fondatrice intendeva ispirarsi.
E che matura, sullhumus del ceto medio, una borghesia progressista fiera di s, che consolider la propria volont estetica in nuovi cospicui temi collettivi e in una generazione di nuovi palazzi borghesi.
Sulla piazza principale verr costruito nel 1877 il nuovo grandioso teatro, mentre verr confermato e sottolineato il contrappunto delle tre sequenze settecentesche realizzando tra San Biagio e San Francesco uno dei giardini pubblici pi belli dellisola, affacciato sulla valle dellIppari e fronteggiato dalla piazza con il Calvario - sembra il monumento di Lisicrate ad Atene - al fondo di una breve strada trionfale, una sequenza dove verr collocata in seguito la nuova fiera e soprattutto un cimitero monumentale di singolare vigore architettonico.
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Il busto a Vittoria Colonna sullo sfondo del giardino pubblico
Il cimitero
Tuttavia il capolavoro di quegli anni sar piuttosto le serrata tematizzazione della parte pi nuova della citt, con la grande croce di una strada trionfale, via Roma, e di via San Martino, distesa tra la piazza di San Biagio e la piazza del Sacro Cuore, croce contrappuntata da altre sequenze: quella che principia con un indizio di strada monumentale dove ora c il palazzo comunale disposta a partire da una piazzetta (che a sua volta arricchisce la sequenza dalla piazza di San Giovanni a quella di San Biagio) e che dalla piazza principale assume soprattutto il ruolo di contrappuntare la strada principale dal 1893 prolungata fino alla stazione ferroviaria - insieme, dalla parte opposta, a via Matteotti.
La piazza del Sacro Cuore e lindizio di una strada monumentale
Un indizio di strada monumentale, abbiamo detto, perch poi a Vittoria, manca una vera e propria strada monumentale e i palazzi borghesi di un secolo fa - la cui architettura richiama quella pi aggiornata di tutta Italia, dalleclettismo del secondo impero al pi agile liberty - sono sparsi in tutti i quartieri centrali: forse sempre nello spirito di mantenere equivalente la tematizzazione di tutte le strade, 22 forse nella volont di costruire unimmagine quasi egualitaria che dia corpo visibile a una consolidata tradizione progressista, rispecchiata dalle maggioranze di sinistra che dal 1946 governano la citt, fiere dopo quattrocento anni che sia stata fondata da una duchessa.
Due modeste case liberty
Pianta tematizzata
A questo ritratto la cui prima versione stata pubblicata nel volume Piccole citt, borghi e villaggi edito dal Touring Club Italiano nel 2008 ha collaborato Ludovico Milesi.