You are on page 1of 324

V

INDICE


Elenco delle abbreviazioni p. 1
Abbreviazioni dei periodici frequentemente citati p. 4
Bibliografia e abbreviazioni bibliografiche p. 5
Sitografia p. 33
Elenco dei manoscritti p. 33

INTRODUZIONE

0.1 Oggetto e scopo del lavoro p. 35
0.2.0 Criteri di classificazione usati in passato p. 36
0.2.1 Criteri di scelta e di presentazione adottati p. 38
0.3 La tradizione manoscritta p. 39
0.4 Gli incantesimi e la magia p. 40
0.5 La parola magica p. 46
0.6.0 Discussione sulla problematica dei generi
0.6.1 Panorama storico

p. 51
0.6.2 Categorie testuali. Textsorten p. 52
0.6.3 Tipi di testo in antico alto tedesco p. 53
0.6.4 Distinzioni e criteri p. 55

1. RIMEDI VERBALI CONTRO LE MALATTIE
DELLUOMO E DEGLI ANIMALI


1.0 Contro le infermit paralizzanti del cavallo p. 57
1.1.1 Ad equum errehet p. 58
1.1.2 Ad equum infusum p. 61
1.1.3 Ad pestem equi p. 64
1.1.4 Contra rehin p. 66
1.1.5 De hoc quod spurihalz dicunt p. 69
1.1.6 Incantacio contra equorum egritudinem
quam nos dicimus spurihalz

p. 73
1.1.7 Secondo incantesimo di Merseburg p. 77

1.2.0 Contro i vermi (delluomo e degli animali) p. 83
1.2.1 Ad uermem qui in caballo est p. 85
VI
1.2.2 Contra uermem edentem p. 88
1.2.3 Contra vermes p. 90
1.2.4 Contra uermes pecus edentes p. 93
1.2.5 Incantesimo di Lambrecht contro i vermi p. 94
1.2.6 Incantesimo di Prl contro i vermi p. 98
1.2.7 Pro Nessia p. 100
1.2.8 Quem vermis mordet p. 103

1.3.0 Per fermare il sangue e per guarire le ferite p. 105
1.3.1 Ad catarrum dic p. 109
1.3.2 Ad fluxum sanguinis narium p. 111
1.3.3 Ad restringendum sanguinem (Erfurt) p. 112
1.3.4 Ad restringendum sanguinem (Abdinghof) p. 115
1.3.5 Contra fluxum sanguinis p. 118
1.3.6.0 Incantesimi di Bamberga
1.3.6.1. Incantesimo per fermare il sangue
1.3.6.2. Incantesimo per guarire le ferite
p. 120
p. 120
p. 121
1.3.7.0 Incantesimi di Millstatt per fermare il sangue
1.3.7.1 Vienna
1.3.7.2 Uppsala
p. 124
p. 124
p. 125
1.3.8 Incantesimi di Strasburgo
per fermare il sangue 1, (2), 3

p. 129
1.3.9 Incantesimo di Monaco per le ferite p. 132
1.3.10 Incantesimo di Slestat per fermare il sangue p. 135
1.3.11 Incantesimo di Zurigo per fermare il sangue p. 139

1.4.0 Contro il mal caduco p. 140
1.4.1 Contra caducum morbum p. 142
1.4.2 Pro cadente morbo p. 146

1.5.0 Contro le malattie degli occhi p. 149
1.5.1 Incantesimo di Cambridge per gli occhi p. 149
1.5.2 Oculorum dolor p. 152

1.6.0 Contro la febbre p. 155
1.6.1 Incantesimo di Gotha per la febbre p. 155

1.7.0 Contro il morbo maligno p. 159
VII
1.7.1 Contra malum malannum p. 159

1.8.0 Contro il soprosso p. 164
1.8.1 Contra uberbein p. 164

1.9.0 Contro le infiammazioni della gola p. 166
1.9.1 Suemo du kela p. 166


2. RIMEDI VERBALI PER PREVENIRE DISAGI E
RISCHI DELLA VITA QUOTIDIANA
O DIFENDERSI DA ESSI


2.1.0 Per liberare i prigionieri p. 170
2.1.1 Primo incantesimo di Merseburg p. 170

2.2.0 Per i viaggi e le partenze p. 174
2.2.1 Benedizione di Monaco per la partenza p. 175
2.2.2 Benedizione di Tobia p. 180
2.2.3 Benedizione di Weingarten per il viaggio p. 196

2.3.0 Il mondo contadino p. 199
2.3.1 Incantesimo di Graz per la grandine p. 199
2.3.2 Incantesimo di Lorsch per le api p. 203
2.3.3 Incantesimo di Vienna per i cani p. 207

2.4.0 Contro il diavolo p. 210
2.4.1 Ad signandum domum contra diabolum p. 210
2.4.2 Nu vuillih bidan p. 213

2.5.0 Contro il ladro p. 214
2.5.1 De furtu p. 215

3. CONCLUSIONI

3.1.1. Considerazioni sulla problematica dei generi p. 218
3.1.2 Gli elementi compositivi dei rimedi verbali p. 219
3.1.3 Tipologie p. 221
VIII
3.1.4 Incantesimi e benedizioni p. 225
3.2.0 La potenza della parola. Considerazioni
linguistiche.
3.2.1 Atti linguistici performativi


p. 227
3.2.2 Il lessico p. 229
3.3 La tradizione manoscritta. Confronto dei dati p. 229
3.3.1. Uso degli incantesimi nella realt p. 235
3.4 La magia dei Cristiani. Considerazioni culturali p. 237


APPENDICI

I Altre attestazioni in tedesco (XIV-XVI sec.) e in latino p. 239
Contro le infermit paralizzanti del cavallo (1-23) p. 239
Contro i vermi (delluomo e degli animali) (24-70) p. 244
Per fermare il sangue e per guarire le ferite ( 71-120) p. 258
Contro il mal caduco (121-122) p. 274
Contro le malattie degli occhi (123-129) p. 275
Contro la febbre (130-137) p. 280
Contro il morbo maligno(138-139) p 283
Contro il soprosso (140-141) p. 284
Contro le infiammazioni della gola (142-143) p. 284
Per liberare i prigionieri (144-147) p. 285
Per i viaggi e le partenze (148-156) p. 285
Benedizione di Tobia (157-164) p. 289
Il mondo contadino (165-178) p. 303
Contro il diavolo (179) p. 307
Contro il ladro (180-182) p. 308
II.Tabella delle corrispondenze p. 310
III. Deutsche Zusammenfassung p. 316
IV. Indice alfabetico dei testi esaminati p. 319

ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI

* forma ricostruita
< deriva da
> passa a
[...] nella traduzione segnala una integrazione
termine desueto

aat. antico alto tedesco
abl. ablativo
acc. accusativo
afris. antico frisone
agg. aggettivo
ags. anglosassone
ai. antico indiano
airl. antico irlandese
alb. albanese
alem. alemanno
ampl. ampliamento
art. articolo
as. antico sassone
asl. antico slavo
avest. avestico
avv. avverbio

bav. bavarese
btm. basso-tedesco medio

cart. cartaceo
centr. centrale
cfr. confronta
cod. codice
cong. congiunzione

dan. danese
dat. dativo
db. debole
dial. dialetto, dialettale

f. femminile/ foglio
fer. feroese
finn. finnico
franc. francese
2
fris. frisone
ft. forte

gael. gaelico
gen. genitivo
germ. germanico comune
got. gotico
gr. greco

ie. indoeuropeo
imp. imperativo
ingl. inglese moderno
inglm. inglese medio
intr. intransitivo
irl. irlandese
isl. islandese moderno
ital. italiano

lat. latino
lit. lituano
long. longobardo

m. maschile
mat. medio alto-tedesco
membr. membranaceo
mer. meridionale
metaf. metaforico, metaforicamente
mm. millimetri
ms. manoscritto

mut. cons. mutazione consonantica
n. neutro
nom. nominativo
norr. norreno
norv. norvegese

ol. olandese moderno
olm. olandese medio

part. participio
partic. particella
pers. persona
pp. participio passato
predic. predicativo
3
pref. prefisso
prep. preposizione
pres. presente
pret. preterito
pron. pronome
prov. provenzale

rad.
radice
radd. raddoppiamento
rid. ridotto
rifl. riflessivo

scr. sanscrito
sett. settentrionale
sg. singolare
sost. sostantivo
sp. scritt. specchio di scrittura
suff. suffisso
sved. svedese

ted. tedesco moderno
ted. sup. tedesco superiore
trans. transitivo

vb. verbo
voc. vocativo
4
ABBREVIAZIONI DEI PERIODICI
FREQUENTEMENTE CITATI


ABG Amsterdamer Beitrge zur lteren Germanistik

ACME Annali della Facolt di Lettere e Filosofia dellUniversit degli
studi di Milano

AfK Archiv fr Kulturgeschichte

AION Annali. Istituto Orientale di Napoli, Sezione Germanica.

DU Der Deutschunterricht

DVjs Deutsche Vierteljahrsschrift fr Literaturwissenschaft und
Geistegeschichte

GRM Germanisch-Romanische Monatsschrift

HBlV Hessische Bltter fr Volkskunde

JEGP Journal of English und Germanic Philology

JIS Journal of Indo-european Studies

LiLi Zeitschrift fr Literaturwissenschaft und Linguistik

MLR The Modern Language Review

N&Q

Notes and Queries

PBB

Beitrge zur Geschichte der deutschen Sprache und Literatur

ZfdA Zeitschrift fr deutsches Altertum und deutsche Literatur

ZfdPh Zeitschrift fr deutsche Philologie

ZfV Zeitschrift fr Volkskunde

ZfvS

Zeitschrift fr vergleichende Sprachforschung

5
BIBLIOGRAFIA E ABBREVIAZIONI
BIBLIOGRAFICHE


La Sacra Bibbia. Traduzione dai testi originali. Roma
1962.

Adam 1962 Paul Adam, Lhumanisme Slestat. Slestat 1962.

ADS Werner Knig, dtv-Atlas Deutsche Sprache. Mit 155
Abbildungsseiten in Farbe. Mnchen 2001
13
.

Ahd. Gll. Elias von Steinmeyer/ Eduard Sievers, Die
Althochdeutschen Glossen. Frankfurt am Main 1968-
1969.

Andersson Schmitt
1993
Margarete Andersson Schmitt/ Hkan Hallberg/ Monica
Hedlund (Hg.), Mittelalterliche Handschriften der
Universittsbibliothek Uppsala. Katalog ber die C-
Sammlung. Band 6: Handschriften C 551- 935.
Stockholm 1993, pp. 239-243.

Assion 1974 Peter Assion, Fachprosaforschung und Volkskunde. In:
G. Keil/ P. Assion (Hg.), Fachprosaforschung. Berlin
1974, pp. 140-166.

Austin 1962 John L. Austin, How to do things with words. London
1962.

Ayoub 1995 Lois Ayoub, Old English wta and the medical theory
of the humors. JEGP 94, 1 (1995), pp. 332-346.

Bacon 1952 Isaac Bacon, Versuch einer Klassifizierung altdeutscher
Zaubersprche und Segen. Modern Language Notes
67 (1952), pp. 224-232.

Baesecke 1938 Georg Baesecke, Contra caducum morbum. PBB 62
(1938), pp. 456-460.

Baetke 1942 Walter Baetke, Das Heilige im Germanischen.
Tbingen 1942.

Barb 1950 Alphons Augustinus Barb, Anima vagula
6
blandula...Notes on Jingles, Nursery-rhymes and
Charms. With an Excursus on Noththes Sisters.
Folklore 61 (1950), pp. 15-30.

Barb 1968 Alphons Augustinus Barb, Die Blutsegen von Fulda und
London. In: G. Keil/ R. Rudolf/ W. Schmitt/ H. J.
Vermeer (Hg.), Fachliteratur des Mittelalters.
Festschrift fr G. Eis. Stuttgart 1968, pp. 485-493.

Barkley 1997 Heather Barkley, Liturgical influences on the Anglo-
Saxon charms against cattle theft. N&Q 242 (1997),
pp. 450-452.

Bausinger 1980 Hermann Bausinger, Formen der Volkpoesie. Berlin
1980.

Beccaria 1956 Augusto Beccaria, I Codici di Medicina del Periodo
Presalernitano (secoli IX, X e XI). Storia e Letteratura.
Raccolta di Studi e testi 53, Roma 1956.

Behr 2001 Hans-Joachim Behr, Von Wodan bis Henne?
berlegungen zur Klassifikation und Pragmatik einiger
althochdeutscher und altschsischer Zaubersprche.
In: Sprache im Leben der Zeit. Beitrge zur Theorie
Analyse und Kritik der deutschen Sprache im
Vergangenheit und Gegenwart. Helmut Henne zum 65.
Geburtstag. Hrsg. Armin Burkhardt und Dieter
Cherubin. Tbingen 2001, pp. 335-349.

Bein 1999 Thomas Bein, Introduzione alla critica dei testi
tedeschi medievali. Pisa 1999 (ed. originale: Textkritik:
eine Einfhrung in Grundlagen der Edition
altdeutscher Dichtung. Gppingen 1990)

Bertuccelli Papi
1993

Marcella Bertuccelli Papi, Che cos' la pragmatica.
Milano 1993.

Beyschlag 1969 Siegfried Beyschlag, Altdeutsche Verskunst in
Grundzgen. Nrnberg 1969.

Biedermann 1972 Hans Biedermann, Medicina magica. Graz 1972.

Biggam 1994 Carole P. Biggam, Hwenhnydele: an Anglo-Saxon
Medicinal Plant. Botanical Journal of Scotland 46
7
(1994), pp. 617-622.

Birlinger 1880 Anton Birlinger, Altdeutsche Besegnungen.
Vierteljahrschrift fr deutschen Altertumskunde 8
(1880), p. 303.

Bischoff 1984 Bernard Bischoff, Anecdota Novissima. Texte des
vierten bis sechzehnten Jahrhunderts. Stuttgart 1984.

Blcker 1981 Monica Blcker, Wetterzauber. Francia 9 (1981), pp.
117-131.

BMZ G. F. Beneke/ W. Mller/ F. Zarncke,
Mittelhochdeutsches Wrterbuch. 4 Bde. Stuttgart 1990.

Boese 1975 Helmut Boese, Die Handschriften der
wrttenbergischen Landesbibliothek Stuttgart. Zweite
Reihe: die Handschriften der ehemaligen kniglichen
Hofbibliothek. 2,1, Wiesbaden 1975, pp. 28-30.

Bonser 1963 Wilfrid Bonser, The medical background of Anglo-
Saxon England. London 1963.

Borchling 1900 C. Borchling, Mittelniederdeutsche Handschriften in
Skandinavien, Schleswig, Holstein, Mecklenburg und
Vorpommern. Zweiter Reisebericht. Gttingen 1900, p.
170.

Bos. Joseph Bosworth/ T. Northcothe Toller, An Anglo-
Saxon dictionary based on the manuscript collections.
Oxford 1976.

Bosco Coletsos
1993
Sandra Bosco Coletsos, Le parole del tedesco. Una
storia culturale della lingua tedesca attraverso le sue
espressioni pi significative. Milano 1993.

Braekman 1980 Willy L. Braekman, Note on Old English Charms.
Neophilologus 64 (1980), pp. 461-469.

Braekman 1983 Willy L. Braekman, Note on Old English Charms II.
Neophilologus 67 (1983), pp. 605-610.

Braune/
Ebbinghaus 1994
Wilhelm Braune/ Ernst A. Ebbinghaus,
Althochdeutsches Lesebuch. Tbingen 1994, pp. 89-92.
8

Brie 1906 Maria Brie, Der germanische, insbesondere der
englische Zauberspruch. Mitteilungen der schlesischen
Gesellschaft fr Volkskunde 8 (1906), pp. 1-36.

Bronzini 1993

Giovanni Battista Bronzini, Il medioevo magico.
Mediaevistik 6 (1993), pp.11-16.

BS


Hanns Bchtold-Stubli, Handwrterbuch des
deutschen Aberglauben. 10 Bde. Berlin/ New York
1927-1942 (rist. 2000).
Butzmann 1972 Hans Butzmann, Kataloge der Herzog August
Bibliothek Wolfenbttel. Die Mittelalterlichen
Handschriften der Gruppen Extravagantes, Novi und
Novissimi. Frankfurt 1972, pp. 101-105.

Buzzoni 1996 Marina Buzzoni, Il genere incantesimo nella
tradizione anglosassone: aspetti semantico-pragmatici
e sviluppo diacronico. Firenze 1996.

Cameron 1993 Malcom L. Cameron, Anglo - Saxon medicine.
Cambridge 1993.

Cancik/Schenider Hubert Cancik/ Helmuth Schneider (Hg.), Der neue
Pauly: Enzyklopdie der Antike. 15 Bde. (A-Ot)
Stuttgart/ Weimar 1996-2001.

Cappelli Adriano Cappelli, Dizionario di abbreviature latine ed
italiane. Milano 1967.

Cardini 1979 Franco Cardini, Magia, stregoneria, superstizioni
nelloccidente medievale. Firenze 1979.

Carena 1956-57 Adolfo Carena, Dizionario di agricoltura. Torino
1956-1957.

Christiansen 1914 Reidar Th. Christiansen, Die finnischen und nordischen
Varianten des zweiten Merseburgerspruches. Hamina
1914.

Cleasby

Richard Cleasby/ Gudbrand Vigfusson/ William A.
Craigie, An Icelandic-English dictionary. London
1962.

9
Cortelazzo/ Zolli Manlio Cortelazzo/ Paolo Zolli, Dizionario
Etimologico della lingua italiana. Bologna 1983.

Corti 1976 Maria Corti, Principi della comunicazione letteraria.
Generi letterari e codificazioni 1976, pp. 151-181.

Crossgrove 1994 William Crossgrove, Die deutsche Sachliteratur des
Mittelalters Bern 1994.

Czerny 1871

Albin Czerny, Die Handschriften der Stiftsbibliothek
St. Florian. Linz 1871, pp. 144-145.

DAronco 2000

Maria Amalia Daronco, Le conoscenze mediche
nellInghilterra anglosassone: il ruolo del mondo
carolingio. In: M. Dallapiazza/ O. Hansen/ P. M.
Srensen/ Y. S. Bonnetain (Hg.), International
Scandinavian and Medieval Studies in Memory of Gerd
Wolfgang Weber. Trieste 2000, pp. 129-146.

Daems 1993 Willem Frans Daems, Nomina Simplicium
medicinarum ex synonymariis Medii Aevi collecta.
Semantische Untersuchungen zum Fachwortschatz
hoch - und sptmittelalterlicher Drogenkunde. Leiden/
New York/ Kln 1993.

Dasypodius Petrus Dasypodius, Dictionarium latinogermanicum.
Hildesheim 1974.

Davis 1993 Adam Brooke Davis, Language as affective medium
and as modelling system: Anglo-Saxon script charms
and the condition of magic. In: U. Schaefer (Hg.),
Schriftlichkeit im frhen Mittelalter, Tbingen 1993,
pp. 127-154.

De Boor/ Newald
1949
Helmut De Boor/ Richard Newald, Geschichte der
deutschen Literatur von den Anfngen bis zur
Gegenwart, 1. Band: die deutsche Literatur von Karl
dem Groen bis zum Beginn der hfischen Dichtung
770-1170. Mnchen 1949, pp. 94-100.

Denecke 1979 Ludwig Denecke, Zwei Heilsegen in einem Fritzlarer
Psalterium des 15. Jahrhunderts. In: R. Schtzeichel
(Hg.), Studien zur deutschen Literatur des Mittelalters.
Bonn 1979, pp. 610-619.
10

Desportes 1997 Yvon Desportes, Semantik der syntaktischen
Beziehung. Akten des Pariser Kolloquiums zur
Erforschung des Althochdeutschen. Heidelberg 1997.

DeVries 1962 Jan De Vries, Altnordisches etymologisches
Wrterbuch. Leiden 1962.

Di Marco 1988 Angelico-Salvatore Di Marco, Zeichenmagie in der
Religion, im religisen Kult. In: Annemarie Lange-Seidl
(Hg.), Zeichen und Magie. Akten des Kolloquiums des
Bereiche Kultur und Recht der Deutschen Gesellschaft
fr Semiotik 5. 9. 1986, Technische Universitt
Mnchen. Tbingen 1988, pp. 49-56.

Dieck 1986 Alfred Dieck, Magische Krankenbehandlung nach Art
des Zweiten Merseburger Zauberspruchs bis ca.
1930. Hessische Bltter fr Volks-und
Kulturforschung 19 (1986), pp. 155-165.

Dijk 1981 Teun Adrianus van Dijk, Studies in Pragmatics of
discourse. The Hague 1981.

Dinzelbacher 1990 Peter Dinzelbacher, Zur Erforschung der Geschichte
der Volksreligion. Einfhrung und Bibliografie. In: P.
Dinzelbacher/ D. R. Bauer (Hg.), Volksreligion im
hohen und spten Mittelalter. Mnchen/ Wien/ Zrich
1990, pp. 9-27.

DML Dictionary of Medieval Latin from British sources.
Vol. I (A-B) ed. R.E. Latham 1975
Vol. II (C) ed. R.E. Latham 1981
Vol. III (D-E) ed. R.E. Latham et al. 1986
Vol. IV (F-H) ed. D. R. Howlett et al. 1989
Vol. V (I-L) ed. D. R. Howlett et al. 1997
Vol. VI (M) ed. D. R. Howlett et al. 2001

Dolfini 1967 Giorgio Dolfini, Sulle formule magiche e le benedizioni
nella tradizione germanica. Rendiconti dellIstituto
lombardo di Scienze e Lettere 101 (1967), pp. 633-
660.

Du Cange Domino Du Cange, Glossarium mediae et infimae
latinitatis. Paris 1938
2
, (rist. Graz 1954-56).
11

Dwel 1998 Klaus Dwel, ber das Nachleben der Merseburger
Zaubersprche. In: C. Tuczay/ U. Hirhager/ K.
Lichtblau, Ir sult sprechen willekomen. Grenzenlose
Medivistik. Festschrift fr Helmut Birkan zum 60.
Geburtstag. Bern 1998, pp. 539-553.

Ebermann 1903 Oskar Ebermann, Blut und Wundsegen in ihrer
Entwicklung dargestellt. Berlin 1903.

Ehrismann 1932 Gustav Ehrismann, Geschichte der deutschen Literatur
bis zum Ausgang des Mittelalters, 1. Teil. Mnchen
1932
2
, pp. 44-53, 100-120.

Eis 1949 Gerhard Eis, Altdeutsche Handschriften. Mnchen
1949, p. 52.

Eis 1964 Gerhard Eis, Altdeutsche Zaubersprche. Berlin 1964.

Eis 1967 Gerhard Eis, Mittelalterliche Fachliteratur. Stuttgart
1967.

Eis 1971 Gerhard Eis, Zu fnf Zaubersprchen. In: G. Eis,
Forschungen zur Fachprosa. Ausgewhlte Beitrge.
Bern 1971, pp. 318-327.

Elsakkers 1989 Marianne Elsakkers, Contra caducum morbum. Twee
maal vallen en opstan. ABG 29 (1989), pp. 46-60.

Erben 1966 Johannes Erben, Der Schlu des zweiten Merseburger
Zauberspruchs. In: Festschrift Walter Baetke
dargebracht zu seinem 80. Geburtstag. Weimar 1966,
pp. 118-121.

Faraci 2003 Dora Faraci, Narrative patterns in the Medieval charm
tradition. The German worm charm of Codex
Vaticanus Pal. Lat. 1227. LiLi 33 (2003), pp. 48-71.

Feist Sigmund Feist, Vergleichendes Wrterbuch der
Gotischen Sprache. Leiden 1939.

Fleischman 1990 Suzanne Fleischman, Philology, Linguistics, and the
Discourse of the Medieval Text. Speculum 65, 1
(1990), pp. 19-37.
12

Flint 1991 Valerie I. J. Flint, The rise of magic in early medieval
europe. Princeton 1991.

Forcellini A. Forcellini, Totius latinitatis lexicon. I-VI Padova
1864-1926, rist. Bologna 1965.

Forster 1995 Leonard Forster, Rivos cruoris torridi in charms to
staunch bleeding. English Studies 36 (1995), pp. 308-
309.

Franz 1960 Adolf Franz, Die kirchlichen Benediktionen im
Mittelalter (2. Band). Graz 1960.

Frazer James George Frazer, Il ramo doro. Studio sulla magia
e la religione. Roma 1992 (ed. originale: The golden
bough. A study in Magic and Religion. London 1922).

Fries 1988 Erich Fries, Magie des Alltags. In: Annemarie Lange-
Seidl (Hg.), Zeichen und Magie. Akten des Kolloquiums
des Bereiche Kultur und Recht der Deutschen
Gesellschaft fr Semiotik 5. 9. 1986, Technische
Universitt Mnchen. Tbingen 1988, pp. 71- 77.

Fuller 1980 Susan D. Fuller, Pagan charms in tenth-century
Saxony? The function of the Merseburg charms.
Monatshefte 72,1 (1980), pp. 162-170.

Frbeth 2000 Frank Frbeth, Zum Begriff und Gegenstand von Magie
im Sptmittelalter. Ein Forschungsproblem oder ein
Problem der Forschung? Jahrbuch der Oswald von
Wolkenstein Gesellschaft 12 (2000), pp. 411-422.

G. Eberhard Gottlieb Graff, Althochdeutscher
Sprachschatz. Berlin 1834-46, (rist. Hildesheim 1963).

Gantert 1999 Klaus Gantert, Christ uuart gaboren r uuolf oder
deiob. Zur Konzeption des Wiener Hundesegens. In:
Ze hove und an der strzen. Die deutschen Literatur
des Mittelalters und ihr Sitz im Leben. Festschrift fr
Volker Schupp zum 65. Geburtstag. Hg. v. Anna Keck
und Th. Nolte. Stuttgart 1999, pp. 28-42.

Gasparri 1983 Stefano Gasparri, La cultura tradizionale dei
13
Longobardi. Struttura tribale e resistenze pagane.
Spoleto 1983.

Geier 1982 Manfred Geier, Die magische Kraft der Poesie. Zur
Geschichte, Struktur und Funktion des Zauberspruchs.
DVjs 56 (1982), pp. 359-385.

Genzmer 1948 Felix Genzmer, Die Gtter des II. Merseburger
Zauberspruchs. Archiv fr nordisk filologi 63
(1948), pp. 55-72.

Genzmer 1950-51 Felix Genzmer, Germanische Zauberspche. GRM
32 (1950-51), pp. 21-35.

Gtz 1999 Heinrich Gtz, Lateinisch- Althochdeutsch-
Neuhochdeutsches Wrterbuch. Berlin 1999.

Graf 1995 Fritz Graf, La magia nel mondo antico. Bari 1995 (ed.
originale: La magie dans lantiquit grco-romaine.
Idologie et pratique.Paris. 1994).

Graff 1827 Eberhard Gottlieb Graff, Diutiska. Denkmler deutscher
Sprache und Literatur aus alten Handschriften. 2. Band.
Stuttgart/ Tbingen 1827, pp. 70; 189-192.

Grattan/ Singer
1952

J. H. G. Grattan/ Charles Singer, Anglo - Saxon magic
and medicine. London 1952.

Greule 1982 Albrecht Greule, Valenz und althochdeutsche Syntax.
In: A. Greule (Hg.), Valenztheorie und historische
Sprachwissenschaft. Tbingen 1982, pp.1-18.

Greule 1999 Albrecht Greule, Syntaktisches Verbwrterbuch zu
althochdeutschen Texten des 9. Jahrhunderts. Frankfurt
am Main 1999.

Grienberger 1898 Theodor von Grienberger, Der altdeutsche Heilspruch
gegen die fallende Sucht. ZfdA 42 (1898), pp. 186-
193.

Grienberger 1921 Theodor von Grienberger, Ahd. Texterklrungen II.
PBB (Halle) 45 (1921), pp. 404-429.

Grimm Jacob Grimm/ Wilhelm Grimm, Deutsches
14
Wrterbuch. (Bde. 1-16 Leipzig 1854-1960
1
), Bde. 1-
33 Mnchen 1984-1991.

Grimm 1865 Jacob Grimm, ber zwei entdeckte Gedichte aus der
Zeit des deutschen Heidentums. In: Kleinere Schriften
II, Berlin 1865, pp. 1-29.

Halm/ Keinz/
Meyer/ Thomas
1968

Carolus Halm/ Federicus Keinz/ Gulielmus Meyer/
Georgius Thomas (ed.), Catalogus codicum latinorum
bibliothecae regiae monacensis. Voll. IV,2; IV,3,
Wiesbaden 1968.

Halm/ Meyer 1969 Carolus Halm/ Gulielmus Meyer (ed.), Catalogus
codicum latinorum bibliothecae regiae monacensis.
Vol. IV,4 Wiesbaden 1969.

Halm/Laubmann
1968

Carolus Halm/ Georgius Laubmann (ed.), Catalogus
codicum latinorum bibliothecae regiae monacensis.
Vol. III,1, Mnchen 1868.

Hlsig 1910 Friedrich Hlsig, Der Zauberspruch bei den Germanen
bis um die Mitte des XVI Jahrhundert. Leipzig 1910.

Hampp 1961-I Irmgard Hampp, Beschwrung, Segen, Gebet.
Untersuchungen zum Zauberspruch aus dem Bereich
der Volkskunde. Stuttgart 1961.

Hampp 1961-II Irmgard Hampp, Von Wesen des Zaubers im
Zauberspruch. DU 13,1 (1961), pp. 58-76.

Hndl 2002 Claudia Hndl, Dalle origini allet precortese. Pisa
2002
2
, pp. 24-29.

Harmening 1979 Dieter Harmening, Superstitio. Berlin 1979.

Harmening 1990 Dieter Harmening, Zauberinnen und Hexen. Vom
Wandel des Zaubereibegriffs im spten Mittelalter. In:
A. Blauert (Hg.), Ketzer, Zauberei, Hexen. Frankfurt am
Main 1990, pp. 68-89.

Harmjanz 1937 H. Harmjanz, Chnospici. ZfdPh 52 (1937), pp. 124-
127.

Hrtel/ Ekowski Helmar Hrtel/ Felix Ekowski, Handschriften der
15
1989 Niederschsischen Landesbibliothek Hannover. Erster
Teil. Ms. I 1- Ms. I 174. Wiesbaden 1989, pp. 93-95.

Hartung 1993 Wolfgang Hartung, Die Magie des Geschrieben. In: U.
Schaefer (Hg.), Schriftlichkeit im frhen Mittelalter.
Tbingen 1993, pp. 109-125.

Haubrichs 1988 Wolfgang Haubrichs, Die Anfnge: Versuche
volkssprachiger Schriftlichkeit im frhen Mittelalter.
In: J. Heinzle (Hg.), Geschichte der deutschen
Literatur von den Anfngen bis zum Beginn der
Neuzeit. Frankfurt am Main 1988, vol. 1, pp. 390-436.

Haug/ Vollmann
1991
Walter Haug/ Benedikt Konrad Vollmann (Hg.), Frhe
deutsche Literatur und Lateinische Literatur in
Deutschland 800-1150. Frankfurt am Main 1991, pp.
152-161; 1141-1168.

Hauke 1983 Hermann Hauke, Nichtliterarische deutsche Texte in
lateinischen Handschriften. In: I. Reiffenstein (Hg.),
Beitrge zur berlieferung und Beschreibung
deutscher Texte des Mittelalters. Gppingen 1983, pp.
139-150.

Haver 1964 Josef van Haver, Nederlandse incantieliteratuur; een
gecommentarieerd compendium van Nederlandse
bezweringsformules. Gent 1964.

Helbig 1992 Gerhard Helbig, Probleme der Valenz- und
Kasustheorie. Tbingen 1992.

Hellgardt 1988 Ernst Hellgardt, Die deutschsprachigen Handschriften
im 11. und 12. Jahrhundert. Bestand und
Charakteristik im chronologischen Aufri. In: V.
Honemann/ N. F. Palmer (Hg.), Deutsche
Handschriften 1100-1400. Tbingen 1988, pp. 35-81.

Hellgardt 1993 Ernst Hellgardt, Zauberspruch. In: W. Killy (Hg.),
Literatur Lexikon. Mnchen 1993, vol. XIV, pp. 501-
502.

Hellgardt 1997 Ernst Hellgardt, Die deutschen Zaubersprche und
Segen im Kontext ihrer berlieferung (10. bis 13.
Jahrhundert). Eine berlieferungsgeschichtliche Skizze.
16
Atti Accademia Peloritana dei Pericolanti, Classe di
Lettere, Filosofia e Belle Arti 71 (1997).

Helm 1944 Karl Helm, Balder in Deutschland? PBB (Halle) 67
(1944), pp. 216-222.

Helm 1947 Karl Helm, Zur ahd. Hausbesegnung. PBB 69
(1947), pp. 358-360.

Helm 1953 Karl Helm, Altgermanische Religionsgeschichte II.
Heidelberg 1953.

Hoffmann 1981 Werner Hoffmann, Altdeutsche Metrik. Stuttgart 1981.

Hofmann 1871 Konrad Hofmann, ber einen neuentdeckten
Zauberspruch gegen die Fallsucht. In: Sitzungsberichte
der philosophisch-philologischen und historischen
Classe der k.b. Akademie der Wissenschaften zu
Mnchen 1, (1871), pp. 661-664.

Hollis 1997 Stephanie Hollis, Old English Cattle-theft charms:
manuscript context and social uses. Anglia 115
(1997), pp. 139-164.

Hollis/ Wright
1994
Stephanie Hollis/ Michael J. Wright, The remedies in
British Library Ms Cotton Galba A.XIV, fos. 139 and
136
r
. N&Q 139 (1994), pp. 146-147.

Holthausen Friedrich Holthausen, Altenglisches etymologisches
Wrterbuch. Heidelberg 1963.

Holzmann 2001 Verena Holzmann,Ich beswer dich wurm vnd
wyrmin...: Formen und Typen altdeutscher
Zaubersprche und Segen. Bern/ Berlin/ Bruxelles/
Frankfurt/ New York/ Oxford/ Wien 2001.

Holzmann 2003 Verena Holzmann, Ich beswer dich wurm vnd wyrmin
...die magische Kunst des Besprechens. LiLi 33
(2003), pp. 25-47.

Houben 1979

Hubert Houben, St. Blasianer Handschriften des 11.
und 12. Jhs. Mnchen 1979, p. 67.

Hver/ Kiepe1978 Werner Hver/ Eva Kiepe, Gedichte von den Anfngen
17
bis 1300. Nach den Handschriften in zeitlicher Folge.
In: Walther Killy (Hg.), Epochen der deutsche Lyrik.
Band 1, Mnchen 1978, pp. 31-49.

Howard 1978 John A. Howard, Der Brmuttersegen, ein
mittelhochdeutscher Spruch. Colloquia germanica 11
(1978), pp. 212-232.

Howard 1981 John A. Howard, Investigation of a newly discovered
Middle High German charm. Euphorion 75 (1981),
pp. 118-123.

Huisman 1982 Jan A. Huisman, Contra caducum morbum. Zum
althochdeutschen Spruch gegen Fallsucht. ABG 17
(1982), pp. 39-50.

Ildegarda 1853 Ildegarda di Bingen, Physica. In: Patrologia Latina. A
cura di. J. P. Migne, Paris 1853.

Ildegarda 1903 Ildegarda di Bingen, Causae et Curae. A cura di Paul
Kaiser, Leipzig 1903.

Jacoby 1913 Adolf Jacoby, Der Bamberger Blutsegen. ZfdA 54
(1913), pp. 200-209.

James 1899 Montague Rhodes James, A Descriptive Catalogue of
the Manuscripts in the Library of Peterhouse.
Cambridge 1899, pp. 148-158.

Jarausch 1930 Konrad Jarausch, Der Zauber in den Islndersagas.
ZfV 39, 1 (nuova serie) (1930), pp. 237-268.

Jauss 1972 Hans Robert Jauss, Theorie der Gattungen und
Literatur des Mittelalters. In: H. R. Jauss/ E. Khler
(Hg.), Grundri der romanischen Literatur des
Mittelalters. Vol. 1, Heidelberg 1972, pp. 107-138.

Jolly 1985 Karen Louise Jolly, Anglo-Saxon Charms in the context
of a Christian world view. Journal of Medieval
History 11 (1985), pp. 279-293.

Jolly 1996 Karen Louise Jolly, Popular religion in late Saxon
England. Elf charms in context. North Carolina 1996.

18
Jongeboer 1984 Henk Jongeboer, Der Lorscher Bienensegen und der
ags. Charm wi! ymbe. ABG 21 (1984), pp. 63-70.

Jungandreas 1972

Wolfgang Jungandreas, God fura dih, deofile. ZfdA
101 (1972), pp. 84-85.

Kartschoke 1994 Dieter Kartschoke, Geschichte der deutschen Literatur
im frhen Mittelalter. Mnchen 1994, pp. 118-124.

Kauffmann 1891 Friedrich Kauffmann, Der II. Merseburger
Zauberspruch. PBB (Halle) 15 (1891), pp. 207-210.

Keil 1960 Gundolf Keil, Die Bekmpfung des Ohrwurms nach
Anweisungen sptmittelalterlicher und
frhneuzeitlicher deutscher Arzneibcher. ZfdPh 79
(1960), pp. 176-200.

Keil 1995 Gundolf Keil (Hg.), Wrzburger Fachprosa-Studien.
Michael Holler zum 60. Geburtstag. Wrzburg 1995.

Keil/ Mayer 1998 Gundolf Keil/ Johannes G. Mayer, Germanistische
Forschungen zur mittelalterlichen Fachprosa
(Fachliteratur): ein historischer berblick. In:
Fachsprachen. Language for Special Purposes. Ein
Internationales Handbuch zur Fachsprachenforschung
und Terminologiewissenschaft. Herausgegeben von L.
Hoffmann/ H. Kalverkmper/ H. E. Wiegand. Band. 1,
Berlin/ New York 1998, pp. 348-354.

Keinz 1867 Keinz, Eine mitteldeutsche Beschwrungsformel
(Nachtsegen) aus dem XIII/ XIV. Jahrhundert.
Sitzungsberichte der kgl. bayerische Akademie,
Mnchen II, 1867, pp. 1-18.

Kern 1956

Anton Kern, Die Handschriften der
Universittsbibliothek Graz. Wien 1956, pp. 330-340.

Keuffer 1888 Max Keuffer, Die Bibelhandschriften der
Stadtbibliothek zu Trier. Trier 1888, p. 41.

Keuffer 1900 Max Keuffer, Die Aschetische Handschriften der
Stadtbibliothek zu Trier. Trier 1900, p. 27.

KGF Elisabeth Karg Gasterstdt/ Theodor Frings/ Rudolf
19
Grosse, Althochdeutsches Wrterbuch. Auf Grund der
von Elias von Steinmeyer hinterlassenen Sammlungen
im Auftrag der schsischen Akademie der
Wissenschaften zu Leipzig. 4 Bde. (A-J) Berlin 1968-
2002.

Kieckhefer 1989

Richard Kieckhefer, Magic in the Middle Ages.
Cambridge 1989.

Kl. Friedrich Kluge/ Elmar Seebold, Etymologisches
Wrterbuch der deutschen Sprache. 23. erweiterte
Auflage. Berlin/ New York 1995
23
(rist. 1999).

Klaniczay 1990 Gbor Klaniczay, The uses of supernatural Power: the
tranformation of popular Religion in Medieval Europe.
Cambridge 1990.

Klein

Ernest Klein, A comprehensive etymological
dictionary of English language. Amsterdam 1966.

Klein 1977 Thomas Klein, Studien zur Wechselbeziehung zwischen
altschsischem und althochdeutschem Schreibwesen
und ihrer sprach- und kulturgeschichtlichen
Bedeutung. Gppingen 1977, pp. 1-18; 159-160; 180-
182; 208-218; 263-271; 322-328; 538-549.

K. Gerhard Kbler, Wrterbuch des althochdeutschen
Sprachschatzes. Paderbon 1993.

Kdderitzsch 1974 Rolf Kdderitzsch, Der zweite Merseburger
Zauberspruch und seine Parallelen. Zeitschrift fr
celtische Philologie 33 (1974), pp. 45-57.

Kgel 1892 Rudolf Kgel, Idis und Walkre. PBB (Halle) 16
(1892), pp. 502-508.

Kollesch 1999 Jutta Kollesch, Medizin und ihre Fachsprache im
Altertum: eine bersicht. In: Fachsprachen. Language
for Special Purposes. Ein Internationales Handbuch zur
Fachsprachenforschung und Terminologiewissenschaft.
Herausgegeben von L. Hoffmann/ H. Kalverkmper/ H.
E. Wiegand. Band. 2, Berlin/ New York 1999, pp. 2270-
2277.

20
Kolmer 1993 Lothar Kolmer, Heilige als magische Helfer.
Mediaevistik 6 (1993), pp.153-175.

Korsmeier 1997 Claudia Maria Korsmeier, Knuspen an einem Wort. Aus
einem Jahrhundert germanistischer Wortforschung.
Nachrichten der Akademie der Wissenschaften in
Gttingen Klasse n. 5. Gttingen 1997.

Kratz 1991 Bernd Kratz, Die altdeutsche Sprche Pro Nessia
und ein franzsischer Hippiatrie-Traktat des 15.
Jahrhunderts. ABG 34 (1991), pp. 23-31.

Kroes 1953-I Hendrik W. J. Kroes, Hera duoder. GRM 34 (1953),
pp. 75-76.

Kroes 1953-II Hendrik W. J. Kroes, Sse gelmida sn. GRM 34
(1953), pp. 152-153.

Kroes 1960 Hendrik W. J. Kroes, Zum Lorscher Bienensegen.
GRM 10 (1960), pp. 86-87.

Krogmann 1938 Willy Krogmann, Pro cadente morbo. Archiv fr das
Studium der neueren Sprachen 173/ nuova serie 73
(1938), pp.1-11.

Krogmann 1951-52

Willy Krogmann, Era duoder. ZfdA 83 (1951-1952),
pp. 122-125.

Krogmann 1952 Willy Krogmann, Phol im Merseburger Pferdesegen.
ZfdPh 71 (1952), pp. 152-162.

Kruse 2000 Britta-Juliane Kruse, Zensierter Zauber: getilgte
magische und mantische Texte in einer Berliner
Handschrift. In: Scrinium Berolinense. Tilo Brandis
zum 65. Geburtstag. Hrsg. v. P. J. Becker/ E.
Bliembach/ H. Nickel/ R. Schipke/ G. Staccioli,
Beitrge aus der Staatsbibliothek zu Berlin 2000, pp.
383-397.

Kuhn 1864 Anton Kuhn, Indische und germanische Segensprche.
Zeitschrift fr Vergleichende Sprachforschung auf
dem Gebiete des Deutschen, Griechischen und
Leteinischen 13 (1864), pp. 49-74, 113-157.

21
Kurras 1974 Lotte Kurras, Kataloge des germanischen
Nationalmuseums Nrnberg. Die deutsche
mittelalterlichen Handschriften. Wiesbaden 1974, pp.
47-49.

Lange-Seidl 1988 Annemarie Lange-Seidl, Die Magie von nicht
vorhandenen Zeichen. In: Annemarie Lange-Seidl
(Hg.), Zeichen und Magie. Akten des Kolloquiums des
Bereiche Kultur und Recht der Deutschen Gesellschaft
fr Semiotik 5. 9. 1986, Technische Universitt
Mnchen. Tbingen 1988, pp. 79- 91.

Lehmann Winfred P. Lehmann, A Gothic etymological
dictionary. Leiden 1986.

Levinson 1983 Stephen C. Levinson, La pragmatica. Bologna 1983
(ed. originale: Pragmatics. Cambridge 1983).

Levi-Strauss 1964 Claude Levi-Strauss, Il pensiero selvaggio. Milano
1964 (ed. originale: La pense sauvage. Paris 1962)

Lex. Matthias Lexer, Mittelhochdeutsches
Handwrterbuch. 3 Voll. Leipzig 1972-1878, rist.
Stuttgart 1979.

Marzell 1963 Heinrich Marzell, Zauberpflanzen Hexentrnke.
Stuttgart 1963.

Masser 1972 Achim Masser, Zum zweiten Merseburger
Zauberspruch. PBB (Tbingen) 94 (1972), pp. 19-
25.

Masser 1984 Achim Masser, Zaubersprche und Segen. In:
Kohlschmidt/ Mohr (Hg.), Reallexikon der deutschen
Literaturgeschichte. Berlin 1954-1984. Vol. XIV
(1984), pp. 957-965.

Mauss 1965 Marcel Mauss, Teoria generale della magia. Torino
1965, rist. 1991 (ed. originale: Sociologie et
anthropologie. Paris 1950).

May 1987 Brigitte Z. May, The language of the Old High German
Zaubersprche and Segen: the intensive do. JIS 15
(1987), pp. 385-389.
22

Meibauer 2001 Jrg Meibauer, Pragmatik. Tbingen 2001.

Menhardt 1954 Hermann Menhardt, Der sogenannten Millsttter
Blutsegen aus St. Blasien. ZfdA 85 (1954), pp. 197-
202.

Menhardt 1960 Hermann Menhardt, Verzeichnis der altdeutschen
literarischen Handschriften der sterreichischen
Nationalbibliothek. I Band. Berlin 1960. pp. 42-43; 53;
73; 327-340; 555-560.

Mettke 1970 Heinz Mettke, Altdeutsche Texte. Leipzig 1970, pp. 45-
50; 117-121.

Mey 1993 Jacob J. Mey, Pragmatics. An Introduction. Oxford
1993.

Meyer 1971 Carl Meyer, Der Aberglaube des Mittelalters.
Hildesheim 1971.

Miller Carol Lynn Miller, The Old High German and Old
Saxon Charms. Text, Commentary and critical
bibliography. Diss. Washington University, St. Louis
1963.

Mohlberg 1951 Leo Cunibert Mohlberg, Katalog der Handschriften der
Zentralbibliothek Zrich. I. Mittelalterliche
Handschriften. Zrich 1951, p. 181.

Mohlberg 1952 Leo Cunibert Mohlberg, Katalog der Handschriften der
Zentralbibliothek Zrich. Mittelalterliche
Handschriften. Zrich 1952, pp. 31-33.

Morel Fatio 1879 A. Morel Fatio, Segen. ZfdA 23 (1879), pp. 435-437.

Moser 1961 Hugo Moser, Vom Weingartner Reisesegen zu Walthers
Ausfahrtsegen. PBB, Sonderband 82 (1961), pp. 68-
89.

MSD Karl Mllenhoff/ Wilhelm Scherer (Hg.), Denkmler
deutscher Poesie und Prosa aus dem 8.-12.
Jahrhundert. Berlin/Zrich 1964
3
.

23
Mller 1901 Martin Mller, ber die Stilform der altdeutschen
Zaubersprche bis 1300. Gotha 1901.

Murdoch 1988 Brian Murdoch, But did they work? Interpreting the Old
High German Merseburg charms in their medieval
context. Neuphilologische Mitteilungen 89 (1988),
pp. 358-369.

Murdoch 1989 Brian Murdoch, Peri Hieres Nousou: Approaches to
the Old High German Medical Charms. In: J.L. Flood/
D.N. Yeandle (eds.), Mit regulu bithuungan Neue
Arbeiten zur ahd. Poesie und Sprache. Gppingen
1989, pp. 149-160.

Murdoch 1991 Brian Murdoch, Drohtin, uuerthe so! Funktionsweisen
der altdeutschen Zaubersprche.
Literaturwissenschaftliches Jahrbuch Berlin (1991),
pp. 11-37.

Murdoch 1995 Brian Murdoch, Old High German Charms and
Blessing. In: W. Hasty/ J. Hardin (eds.), German
Writers and Works of the Early Middle Ages: 800-
1170. Dictionary of Literary Biography, Vol. 148. New
York/ London/ Bonn 1995, pp. 236-247.

Naumann 1926 Hans Naumann, Sse gelmida sn. ZfdPh 51 (1926).

Nijhoff 1887 Mart Nijhoff, Catalogus Codicum Manu Scriptorum
Bibliothecae Universitatis Rheno-Trajectinae. Trajecti
ad Rhenum 1887.

Nth 1977 Winfried Nth, Semiotics of the Old English Charm.
Semiotica 19 (1977), pp. 59-83.

Ochs 1921 Ernst Ochs, Die Heiligen und Seligen. PBB (Halle)
45 (1921), pp. 102-112.

Ohrt 1927 (Beitr.) Ferdinand Ohrt, Beitrge zur Segenforschung. ZfV
37 (1927), pp. 1-9.

Ohrt 1927 (Tumbo) Ferdinand Ohrt,Tumbo mit dem Kinde. HBlV 26
(1927), pp. 1-9.

Ohrt 1930 Ferdinand Ohrt, Zu den Jordansegen. ZfV 39 (n. 1
24
nuova serie) (1930), pp. 269-274.

Olsan 1989-I Lea T. Olsan, Latin charms in British Library.
Manuscripta 33 (1989), pp. 119-128.

Olsan 1989-II Lea T. Olsan, The arcus charms and christian magic.
Neophilologus 73 (1989), pp. 438-447.

Onions C. T. Onions, The Oxford Dictionary of English
Etymology. Oxford 1966.

Payne 1904 Joseph Frank Payne, English medicine in the Anglo-
Saxon times. Oxford 1904.

Petzoldt 1990 Leander Petzoldt, Magie und Religion. In: P.
Dinzelbacher/ D. R. Bauer (Hg.), Volksreligion im
hohen und spten Mittelalter. Mnchen/ Wien/ Zrich
1990, pp. 467-486.

Pfeifer Wolfgang Pfeifer, Etymologisches Wrterbuch des
Deutschen. 2 Bde. Berlin 1993.

Picinni Leopardi
1992
Paola Picinni Leopardi, Il Nygon Wyrta Galdur: un
incantesimo antico inglese nellambito del folklore
germanico. Documenti dellIstituto di Linguistica
dellUniversit di Urbino 4 (1992), pp. 3-30.

Pisani 1974 Vittore Pisani, Sul Blutsegen di Strasburgo. Incontri
linguistici 1 (1974), pp. 125-127.

Pitra 1886 I. B. Pitra, Codices Palatini Latini Bibliothecae
Vaticanae. Tomus I. Roma, 1886, pp. 46-48.

Pk. Julius Pokorny, Indo-germanisches etymologisches
Wrterbuch. Bern 1959.

Prksen 1984 Uwe Prksen, Deutsche Sprachgeschichte und die
Entwicklung der Naturwissenschaften. Aspekte einer
Geschichte der Naturwissenschaftssprache und ihrer
Wechselbeziehung zur Gemeinsprache. In: W. Besch/
O. Reichmann/ S. Sonderegger, Sprachgeschichte. Ein
Handbuch zur Geschichte der deutschen Sprache und
ihrer Erforschung. Berlin/ New York 1984, pp. 85-
101.
25

Priebsch 1896

Robert Priebsch, An Old English Charm and the
Wiener Hundesegen. Academy 49 (1896), p. 428.

Priebsch 1901 Robert Priebsch, Deutsche Handschriften in England.
Beschrieben von Dr. Robert Priebsch. Zweiter Band.
Das British Museum. Erlangen 1901, pp. 118-119.

Priebsch 1913 Robert Priebsch, Ein Ausspruch Gregors des Grossen in
ahd. Reimversen aus. S. Maximin zu Trier. PBB 38
(1913), pp. 338-343.

Priebsch 1922 Robert Priebsch, A rhymed Charm against Mort in
Horses. MLR 17 (1922), pp. 415-417.

Priebsch 1964 Robert Priebsch, Zum Wiener Hundesegen. MLR 17
(1922 rist. 1964), pp. 80-84.

R. Meyer 1910 Richard M. Meyer, Trier und Merseburg. ZfdA 52
(1910), pp. 390-396.

Ramat 1976 Paolo Ramat, Per una tipologia degli incantesimi
germanici. In: P. Chiarini/ C. A. Mastrelli/ P. Scardigli/
L. Zagari (a cura di), Filologia e critica. Studi in onore
di Vittorio Santoli. Vol. 1, pp. 55-73, Roma 1976.

Rapallo 1986 Umberto Rapallo (a cura di), Linguistica, pragmatica e
testo letterario. Genova 1986.

Regel 1875 Karl Regel, Mitteldeutsche Fiebersegen aus dem XII Jh.
ZfdPh 6 (1875), p. 95.

Reiche 1977 Rainer Reiche, Neues Material zu den altdeutschen
Nesso-Sprchen. AfK 59,1 (1977), pp. 1-24.

Rosenfeld 1973 Hellmut Rosenfeld, Phol ende Wuodan vuorun zi holza,
Baldermythe oder Fohlenzauber? PBB (Tbingen)
95 (1973), pp. 1-12.

Rothschuh 1978 Karl Rothschuh, Konzepte der Medizin in
Vergangenheit und Gegenwart. Stuttgart 1978.

Saibene 1985 Maria Grazia Saibene, Le formule magiche e le
benedizioni del tedesco antico. Analisi linguistica,
26
stilistica e formale. ACME 38, III (1985), pp. 23-62.

Sales Doy 1929 Franz von Sales Doy, Verzeichnis von Heiligen und
Seligen der rmisch-katholischen Kirche.1 Band.
Leipzig 1929.

Sandemann 1975 Gert Sandemann, Studien zu altenglischen
Zaubersprchen. Berlin 1975.

ScG.

Piergiuseppe Scardigli/ Teresa Gervasi, Avviamento
alletimologia inglese e tedesca. Dizionario
comparativo dellelemento germanico comune ad
entrambe le lingue. Firenze 1978.

Schiel 1953 Hubert Schiel, Trierer Segensformel und
Zaubersprche. Trierisches Jahrbuch (1953), pp. 23-
36.

Schirokauer 1942 Arno Schirokauer, Der Eingang des Lorscher
Bienensegens. Modern Language Notes 57 (1942),
pp. 62-64.

Schirokauer 1951-
52
Arno Schirokauer, Ahd. gelimit- mhd. gelime(t).
ZfdPh 71 (1951-1952), pp. 183-186.

Schirokauer 1954 Arno Schirokauer, Form und Formel einiger
altdeutscher Zaubersprche. ZfdPh 73 (1954), pp.
353-364.

Schirokauer 1957 Arno Schirokauer, Der zweite Merseburger
Zauberspruch. In: A. Schirokauer, Germanistische
Studien. Hamburg 1957, pp. 169-197.

Schlecht 1902 J. Schlecht, Regensburger Augensegen des XI Jhs.
ZfdA 46 (1902), pp. 303-305.

Schlieben-Lange
1980

Brigitte Schlieben-Lange, Linguistica pragmatica.
Bologna 1980 (ed. originale: Linguistische Pragmatik.
Stuttgart/ Berlin/ Kln/ Mainz 1975).

Schlieben-Lange
1980
Brigitte Schlieben-Lange, Aufklrung und Magie. In:
Annemarie Lange-Seidl (Hg.), Zeichen und Magie.
Akten des Kolloquiums des Bereiche Kultur und Recht
der Deutschen Gesellschaft fr Semiotik 5. 9. 1986,
27
Technische Universitt Mnchen. Tbingen 1988, pp.
37- 47.

Schlosser 1989 Horst Dieter Schlosser (Hg.), Althochdeutsche
Literatur. Frankfurt am Main 1989, pp. 251-261; 363-
354.

Schmidt 1982 Siegfrid J. Schmidt, Teoria del testo. Bologna 1982. (ed.
originale: Texttheorie. Probleme einer Linguistik der
sprachlichen Kommunikation. Mnchen 1973)

Schmitt 1990 Jean-Claude Schmitt, Der Medivist und die
Volkskultur. In: P. Dinzelbacher/ D. R. Bauer,
Volksreligion im hohen und spten Mittelalter.
Mnchen/ Wien/ Zrich 1990, pp. 29-40.

Schneider 1984 Karin Schneider, Die deutsche Handschriften der
Bayerischen Staatsbibliothek Mnchen: Cgm. 691-867.
Wiesbaden 1984.

Schneider 1987 Karin Schneider, Gotische Schriften in deutscher
Sprache. I. Vom spten 12. Jahrhundert bis um 1300.
Textband, Tafelband. Wiesbaden 1987.

Schnell 1991 Bernhard Schnell, Das Prler Kruterbuch: Zum
ersten Herbar in deutscher Sprache. ZfdA 120, 4
(1991), pp. 184-202.

Schnell 2000 Bernhard Schnell, Die deutschsprachige
Medizinliteratur des Mittelalters. Stand der Forschung -
Aufgaben fr di Zukunft. Jahrbuch der Oswald von
Wolkenstein Gesellaschaft 12 (2000), pp. 397-409.

Schnbach 1873

Anton Schnbach, Segen aus Grazer Handschriften.
ZfdA 18 (1873), p. 79.

Schnbach 1875

Anton Schnbach, Ein Bruchstck des Tobiassegens.
ZfdA 19 (1875), pp. 495-497.

Schnbach 1877

Anton Schnbach, Zu den Denkmlern XLVII, 2 B.
ZfdA 21 (1877), p. 413.

Schnbach 1880

Anton Schnbach, Segen. ZfdA 24 (1880), pp. 65-72.

28
Schrder 1953 Franz Rolf Schrder, Balder und der zweite
Merseburger Zauberspruch. GRM 34 (1953), pp.
161-183.

Schrder/ Roth
1910
Edward Schrder/ Ferdinand W. E. Roth,
Althochdeutsches aus Trier. ZfdA 52 (1910), pp.
169-182.

Schuba 1981

Ludwig Schuba, Die medizinischen Handschriften der
Codices Palatini in der Vatikanischen Bibliothek.
Wiesbaden 1981, pp. 116-117.

Schultz 2000 Monika Schultz, Bemerkungen zur mittelalterlichen
Augenpathologie. Wrzburger medizinhistorische
Mitteilungen 19 (2000), pp. 131-152.

Schum 1887 Wilhelm Schum, Beschreibendes Verzeichnis der
Amplonianischen Handschriften-Sammlung zu Erfurt.
Berlin 1887.

Schtte 1907 Otto Schtte, Braunschweigische Segensprche. ZfV
17 (1907), p. 451.

Schtzeichel

Rudolf Schtzeichel, Althochdeutsches Wrterbuch.
Tbingen 1981
3
.

Schwab 1994 Ute Schwab, In sluthere bebunden. In: H. Uecker
(Hg.), Studien zum Altgermanischen. Festschrift fr
Heinrich Beck. Berlin/ New York 1994 pp. 554-583.

Schwarz 2000 Alexander Schwarz, Die Textsorten des
Althochdeutschen. In: W. Besch/ O. Reichmann/ A.
Betten/ S. Sonderegger, Sprachgeschichte. Ein
Handbuch zur Geschichte der deutschen Sprache und
ihrer Erforschung. Berlin/ New York 2000
2
, pp. 1222-
1231.

Schwietering 1914 Julius Schwietering, Der erste Merseburger Spruch.
ZfdA 55 (1914), pp. 148-156.

Scribner 1990 Robert W. Scribner, Magie und Aberglaube. In: P.
Dinzelbacher/ D. R. Bauer, Volksreligion im hohen und
spten Mittelalter. Mnchen/ Wien/ Zrich 1990, pp.
253-274.
29

Searle 1976 John R. Searle, Atti linguistici. Saggio di filosofia del
linguaggio. Torino 1976 (ed. originale: Speech Acts.
London 1969).

Sehrt Edward H. Sehrt, Vollstndiges Wrterbuch zum
Heliand und zur Altschsischen Genesis. Gttingen
1966.

Selmer 1952 Carl Selmer, An unpublished Old German Blood
Charm. JEGP 51 (1952), pp. 345-354.

Seppilli 1962 Anita Seppilli, Poesia e magia. Torino 1962.

Sievers 1924 Eduard Sievers (Hg.), Deutsche Sagversdichtungen des
IX. XI. Jahrhunderts. Heidelberg 1924, pp. 19-33.

Siller 1982 Max Siller, Zauberspruch und Hexenprozess. In: W. M.
Bauer/ A. Masser/ G. A. Plangg (Hg.), Tradition und
Entwicklung. Festschrift Eugen Thurner zum 60.
Geburtstag. Innsbruck, 1982, pp. 127-142.

Siraisi 1990 Nancy G. Siraisi, Medieval & Early Renaissance
medicine. Chicago 1990.

Sonderegger 1985 Stefan Sonderegger, Latein und Althochdeutsch.
Grundstzliche berlegungen zu ihrem Verhltnis. In:
A. Reinle (Hg.), Variorum munera florum. Latinitt als
prgende Kraft mittelalterliche Kultur. Festschrift
Hans F. Haefele. Sigmarien 1985, pp. 59-72.

Splett Jochen Splett, Althochdeutsches Wrterbuch. 2 Bde.
Berlin 1993.

St. Elias von Steinmeyer (Hg.), Die kleineren
althochdeutschen Sprachdenkmler. Berlin/Zrich
1963, pp. 365-400.

StB. Francis Henry Stratmann/ Henry Bradley, A Middle
English dictionary containing words used by English
writers from the twelfth to the fifteenth century. Oxford
1891, (rist. Norfolk 1974).

Steger 1984 Hugo Steger, Sprachgeschichte als Geschichte der
30
Textsorten/ Texttypen und ihrer kommunikativen
Bezugsbereiche. In: W. Besch/ O. Reichmann/ S.
Sonderegger, Sprachgeschichte. Ein Handbuch zur
Geschichte der deutschen Sprache und ihrer
Erforschung. Berlin/ New York 1984, pp. 186- 204.

Steinmeyer 1877 Elias von Steinmeyer, Segen II. ZfdA 21 (1877), pp.
209-210.

Storms 1948 Godfrid Storms, Anglo-Saxon magic. Nijmegen 1948.

Stuart 1978 Heather Stuart, Zu Interpretation der Reisesegen.
ZfdPh 97 (1978), pp. 2-15.

Stuart 1980 Heather Stuart, Das ist der rechte und wahrhafte
Tobiassegen: The Tobiassegen of Vienna Codex 2817.
Euphorion 74 (1980), pp. 95-112.

Stuart/ Walla 1982 Heather Stuart/ F. Walla, Eine Neuausgabe des
mittelalterlichen Tobiassegens. Daphnis 11,2 (1982),
pp. 777-780.

Stuart/ Walla 1983 Eiris sazun idisi - or did they? Germanic Notes 14, 3
(1983), pp. 35-37.

Stuart/ Walla 1987 Heather Stuart/ F. Walla, Die berlieferung der
mittelalterlichen Segen. ZfdA 116,1 (1987), pp. 53-
79.

Strzl 1960 Erwin Strzl, Die christlichen Elemente in den
altenglischen Zaubersegen. Die Sprache 6 (1960), pp.
75-93.

StW Taylor Stark/ J.C. Wells, Althochdeutsches
Glossenwrterbuch. Heidelberg 1971-1984.

Talbot 1967 C. H. Talbot, Medicine in medieval England. London
1967.

Tambiah 1993

Stanley Jeyaraja Tambiah, Magia, scienza, religione.
Napoli 1993 (ed. originale: Magic, science, religion and
the scope of rationality. Cambridge 1990)

Thorndike 1923 Lynn Thorndike, A History of magic and experimental
31
science. New York Vol. I, 1923.

Tiefenbach 1970 H. Tiefenbach, gel!mid". Frhmal. Studien 4 (1970),
pp. 385-397.

Trbner Alfred Ge, Trbners Deutsches Wrterbuch. Berlin
1939.

Tylor 1832-1917 Edward Tylor, Religion in Primitive Culture. Gloucester
1970, 2 voll. 1832-1917.

Unverhau 1990 Dagmar Unverhau, Volksglaube und Aberglaube als
glaubensmig nichtsanktionierte Magie auf dem
Hintergrund des dmonologischen Hexenbegriffs der
Verfolgungszeit. In: P. Dinzelbacher/ D. R. Bauer (Hg.),
Volksreligion im hohen und spten Mittelalter.
Mnchen/ Wien/ Zrich 1990, pp. 375- 397.

Unwerth 1913 Wolf von Unwerth, Der zweite Trierer Zauberspruch.
ZfdA 54 (1913), pp. 195-199.

Vaughan Sterling
1983
Judith A. Vaughan Sterling, The Anglo-Saxon metrical
charms: poetry as ritual. JEGP 82,2 (1983), pp. 186-
200.

VL Kurt Ruh et al. (Hg), Die deutsche Literatur des
Mittelalters. Verfasserlexikon. Zweite, vllig neu baerb.
Aufl. unter Mitarbeit zahlreicher Fachgelehrter, hrsg.
von Kurt Ruh zusammen mit Gundolf Keil, Werner
Schrder, Burghardt Wachinger [Hauptherausgeber ab
Bd. 9], Franz Josef Worstbrock, Redaktion Christine
Stllinger-Lser. Berlin/ New York 1978
2
segg.

Vogt 1928 W. H. Vogt, Zum Problem der Merseburger
Zaubersprche. ZfdA 65 (1928), pp. 97-130.

Wartnastsch 1939 Otto Warnatsch, Phol und der 2. Merseburger
Zauberspruch. ZfdPh 64 (1939), pp. 148-155.

Wauchope 1986 Mary Michele Wauchope, The grammar of the Old
High German modal particles thoh, ia, and thanne.
New York/ San Francisco/ Bern 1986.

Wedding 1930 Georg Wedding, Die Merseburger Zaubersprche und
32
die Merseburger Abschwrungsformel. Merseburg
1930.

Weidmann 1999 Karl- Heinz Weidmann, Paracelsus und der
Fachwortschatz des Artes mechanicae. In:
Fachsprachen. Language for Special Purposes. Ein
Internationales Handbuch zur Fachsprachenforschung
und Terminologiewissenschaft. Herausgegeben von L.
Hoffmann/ H. Kalverkmper/ H. E. Wiegand. Band. 2,
Berlin/ New York 1999, pp. 2361-2368.

Weinhold 1901 Karl Weinhold, Ein hochdeutscher Augensegen in
eiener Cambridger Handschrift des 12. Jhs. Zeitschrift
des Vereins fr Volkskunde 11 (1901), pp. 79-82 e p.
226.

Weston 1995 L. M. C. Weston, Womens medicine, womens magic:
the Old English metrical childbirth charms. Modern
Philology 92,3 (1995), pp. 279-293.

Wickersheimer
1966
Ernest Wickersheimer, Les manuscrits latins de
mdecine du haut moyen age dans les bibliothques de
France. Paris 1966, pp. 136-139.

Wilhelm Friedrich Wilhelm, Denkmler deutscher Prosa des 11.
und 12. Jahrhunderts. Mnchen 1960.

Wilken 1876 E. Wilken, Zu den Merseburger Sprchen. Germania
21 (1876), p. 219-225.

Wipf 1975 Karl A. Wipf, Die Zaubersprche im
Althochdeutschen. Numen 22 (1975), pp. 42-69.

Wipf 1992 Karl A. Wipf (Hg.), Althochdeutsche poetische Texte.
Stuttgart 1992, pp. 64-97; 269-297.

Wittgenstein
1978
Ludwig Wittgenstein, Della certezza. Torino 1978 (ed.
originale: ber Gewiheit. Oxford 1969).

Wrede 1923 Ferdinand Wrede, Zu den Merseburger
Zaubersprchen. Berlin 1923.

Zucker 1948 Konrad Zucker, Psychologie des Aberglaubens.
Heidelberg 1948.
33

Zupitza 1878 Julius, Ein verkannter englischer und zwei bisher
ungedruckte lateinische Bienensegen. Anglia 1
(1878), pp. 189-195.




SITOGRAFIA

www.cis.uni-muenchen.de/ahdeutsch/
www.hmml.org
www.kfunigraz.ac.at/ub/sosa/katalog
www.manuscripta-mediaevalia.de/hs/kataloge-online.htm
www.mediaevum.de
www.polyglot.unibk.ac.at/germ
www.sc.edu/ltantsoc
www.uni-marburg.de/hosting/census/censushss.html
www.uni-marburg.de/hosting/zfda/reghss.html
www.unizh.ch/lexma/stichwoerter.html




ELENCO DEI MANOSCRITTI


! Bamberg Stadtbib. Cod. Misc. Med. 6
! Bonn Universittsbib. Cod. 218
! Cambridge Peterhouse Library Ms. 130
! Erfurt Wissenschaftliche Allgemeinbib. Cod. 62
b
collezione Amplonian
! Graz Universittsbib. Cod. 1501
! Graz Universittsbib. Cod. 784
! Innsbruck Universittsbib. Cod. med. 652
! Luxemburg Bib. Nationale Cod. 264
! Merseburg Domkapitel Cod. 136 (/ 58)
! Mnchen Staatsbib. Cgm. 850
! Mnchen Staatsbib. Clm. 100
! Mnchen Staatsbib. Clm. 14472
! Mnchen Staatsbib. Clm. 14763
! Mnchen Staatsbib. Clm. 17051
! Mnchen Staatsbib. Clm. 18524b
! Mnchen Staatsbib. Clm. 23374
34
! Mnchen Staatsbib. Clm. 23390
! Mnchen Staatsbib. Clm. 536
! New York Pierpoint Morgan Library Cod. M 863
! Nurnberg Germanisches Nationalmuseum Cod. 5832
! Nurnberg Stadtbib. Cod. cent. VII, 8
! Nurnberg Stadtbib. Cod. cent. VII, 38
! Paris Bib. Nationale Cod. nouv. acqu. lat. 356
! Paris Bib. Nationale Cod. nouv. acqu. lat. 229
! Roma Bib. Vaticana Cod. pal. lat. 1158
! Roma Bib. Vaticana Cod. pal. lat. 220
! Rostock Universittsbib. Cod. 14
! Schlettstadt/ Slestat Bib. Humaniste Cod. 134
! St. Florian Stiftbib. Cod. XI, 353
! Stuttgart Landesbib. Cod. HB II 25
! Trier Stadtbib. Cod. 40/1018
! Trier Stadtbib. Cod. 564
! Uppsala Universitetsbib. Cod. C 664
! Wien Nationalbib. Cod. 1705
! Wien Nationalbib. Cod. 2817
! Wien Nationalbib. Cod. 751 Theol. 259
! Wien Nationalbib. Cod. Vindobonensis 552
! Wolfenbttel Herzog-August Bib. Cod. extrav. 226
! Zrich Zentralbib. Cod. 51 Rheinau
! Zrich Zentralbib. Cod. C 58/275
! Zrich Zentralbib. Cod. misc. car. C 176

35
INTRODUZIONE





0.1 Oggetto e scopo del lavoro

Oggetto del presente lavoro sono gli incantesimi di area
tedesca risalenti al periodo compreso tra il IX e il XIII sec. User
inizialmente incantesimo e rimedio verbale come termini
non marcati, abbracciando tutti quei testi variamente denominati
incantesimo, formula magica, scongiuro e benedizione.
Lobiettivo principale di questo lavoro, oltre ad essere quello
di offrire una raccolta unitaria e il pi possibile esaustiva degli
incantesimi tedeschi medievali, quello di fornire unaccurata
interpretazione e traduzione di ciascun testo, anche attraverso il
confronto tra incantesimi che presentano elementi simili o che
rielaborano tematiche ereditate dalla tradizione latino-cristiana;
in questo modo sar poi possibile realizzare una nuova
classificazione che permetta di distinguere incantesimi, scongiuri
e benedizioni con maggiore chiarezza terminologica e allo stesso
tempo di verificare la loro posizione nei confronti di altri tipi di
testo. Lo studio concentrato sui testi del tedesco antico, tuttavia
si prenderanno in considerazione anche quei testi in tedesco
medio e protomoderno che presentano delle analogie con testi pi
antichi o che ne costituiscono una continuazione.
Nella parte introduttiva vengono trattati i principali concetti
inerenti alla magia sia dal punto di vista storico-culturale che
strettamente linguistico, con particolare riguardo alla magia
medievale in ambito germanico. Segue una breve discussione sul
concetto di genere letterario in epoca medievale, come premessa
dellanalisi dellincantesimo come genere a s stante.
La parte centrale del lavoro costituita dallanalisi dei singoli
testi: ogni testo, riportato secondo unedizione esistente
(Steinmeyer-Sievers, Wilhelm, MSD), preceduto da una breve
introduzione che ne spiega il contenuto e il contesto culturale. Il
testo corredato, inoltre, di una traduzione in italiano con un
36
commento in nota volto a spiegarne le difficolt interpretative, a
documentare le scelte della traduzione o ad approfondire lesame
dei termini pi interessanti; lo studio prosegue con la ricerca di
eventuali confronti con testi affini e con lesame della tradizione
manoscritta. In alcuni casi si tratta del primo tentativo di
interpretazione, come ad es. lIncantesimo di Slestat per
fermare il sangue, lIncantesimo di Graz per la grandine e il De
furtu. Lanalisi infine completata da una bibliografia specifica
del testo esaminato.
Nelle conclusioni si discute principalmente la problematica dei
generi letterari, tentando di individuare quali propriet
permettano di inserire i testi sotto le varie etichette di
incantesimi, formule magiche, scongiuri e benedizioni, che fino
ad oggi gli studiosi hanno considerato un unico genere letterario
insieme con altri testi di uso quotidiano come glosse e
iscrizioni runiche.
NellAppendice I vengono riportati una serie di testi in tedesco
appartenenti al periodo compreso tra il XIV e il XVI sec., che
mostrano delle affinit con gli incantesimi esaminati in questa
ricerca, oltre ad alcuni testi latini che in qualche caso potrebbero
aver fornito un modello di riferimento. La loro suddivisione
segue lo stesso ordine per argomento degli incantesimi analizzati,
mentre la loro denominazione avviene in base alla segnatura del
codice che li riporta e alla citt di provenienza.




0.2.0 Criteri di classificazione usati in passato

Come si vedr nel corso di questa ricerca, in genere gli
studiosi si sono occupati di singoli incantesimi o piccoli gruppi di
essi. Non ancora stata impostata unanalisi dettagliata basata
sullintero corpus degli incantesimi esistenti.
Schnbach
1
, uno dei primi a tentare una classificazione degli
incantesimi, propose una distinzione quattro gruppi: nel primo

1
Schnbach 1880.
37
rientrano quei testi che contengono il racconto esemplare, nel
secondo i testi che contengono una similitudine esplicita (come
allora ...cos ora), il terzo gruppo comprende testi in cui il potere
magico dato da una parola da pronunciare in modo preciso, e il
quarto formato da trasposizioni tedesche di benedizioni latine.
Questo tipo di classificazione verr ripreso anche da Mller
2
,
Orht
3
e dal pi recente lavoro di Holzmann
4
.
Ramat
5
propone, invece, una definizione di incantesimo
basata su rigorosi criteri formali; il contenuto tematico viene
usato in quanto forma in cui si estrinseca una determinata
funzione, la quale lessenza costitutiva di ci che viene definito
incantesimo. Si distinguono quindi, secondo Ramat, una prima
parte chiamata M (mito) e una seconda parte chiamata C
(conativa), le quali costituiscono i due elementi base della
struttura dellincantesimo. In altre parole, perch si possa parlare
di incantesimo necessario che siano presenti sia M che C. I
testi che non rientrano in questo schema potranno essere definiti
come scongiuri, (ad es. quando presente solo C, come in
Contra Vermes), formule di guarigione e ricette. Questo tipo di
analisi, sebbene interessante, risulta incompleta, poich esclude
molti testi dello stesso tipo solo perch non hanno una struttura
ben definita.
Buzzoni
6
, studiando gli incantesimi di area anglosassone,
propone uninteressante analisi semantico-pragmatica del
genere incantesimo.
Il lavoro pi recente quello di Holzmann
7
, che ha il merito di
presentare la pi ampia antologia di incantesimi; questi sono per
ripartiti secondo i gi citati criteri di Schnbach.
In definitiva, nessuna delle classificazioni esistenti pu
ritenersi soddisfacente, o perch basate su un corpus troppo
limitato di testi oppure perch troppo rigide, per cui incantesimi a

2
Mller 1901.
3
Orht 1927.
4
Holzmann 2001.
5
Ramat 1976, pp. 56-59.
6
Buzzoni 1996.
7
Holzmann 2001, pp. 53-55.
38
mio avviso affini tra loro si trovano a far parte di categorie
diverse, oppure risultano esclusi dal genere incantesimo.




0.2.1 Criteri di scelta e di presentazione adottati

Prima di procedere alla spiegazione dei criteri di
presentazione, importante sottolineare che si tratta di una
distinzione finalizzata a semplificare la lettura e la consultazione
dei testi e non una classificazione in base ai tipi di testo, come si
vedr poi nelle conclusioni. Per questo motivo si preferito
evitare il criterio cronologico, poich esso, allo stato attuale della
ricerca, risulta molto incerto a causa delle condizioni di una
tradizione manoscritta sporadica e occasionale; lo stesso dicasi
per il criterio tematico, problematico, ma estremamente
suggestivo: lidea di ordinare i testi individuando i vari motivi
che si confondono, si intrecciano, si integrano a vicenda e che
hanno dato luogo ad un groviglio che il risultato di secoli di uso
delle formule magiche a livello popolare si potrebbe adottare,
forse, solo dopo che sar stato costruito un corpus dei motivi
narrativi.
In questa sede si scelto quindi di dividere i testi analizzati in
due gruppi principali: i rimedi per curare le malattie e quelli per
prevenire o risolvere altri problemi legati al vivere quotidiano.
Allinterno di queste due grandi sezioni vi unulteriore
divisione secondo il fine che si intende raggiungere grazie alla
messa in pratica dellincantesimo. Nella prima sezione avremo:
incantesimi per guarire i cavalli, per fermare il sangue ecc.,
mentre allinterno della seconda sezione sono inseriti:
incantesimi per liberare i prigionieri, per propiziare i viaggi, ecc.
Ognuno di questi temi comprende solitamente un numero
variabile di testi, ordinati alfabeticamente in base al titolo
dellincantesimo se esistente, oppure in base ad un titolo
arbitrariamente assegnato. Per la denominazione dei testi si
proceduto indicando prima la provenienza del manoscritto (anche
se non coincidente con lattuale sede di conservazione) seguito
39
dalla finalit dellincantesimo stesso. Come criterio di
presentazione stato preferito lordine alfabetico proprio poich
esso, non implicando alcuna valutazione, permette di condurre
unanalisi pi obiettiva: lo scopo dellanalisi dei testi non ,
infatti, quello di stabilire quale di questi sia il pi autentico, n
di dare un giudizio di valore, ma semplicemente quello di
raggiungere una migliore comprensione di ognuno di essi. Solo
in questo modo sar possibile, in un secondo momento, dar loro
una collocazione appropriata allinterno del genere.
Sono esclusi dalla mia analisi, ma sono riportati in Appendice,
i testi successivi al XIII sec.; sono esclusi, inoltre, quelli non
classificabili allinterno di questo genere, sebbene alcune
antologie tedesche li riportino con letichetta Segen
benedizioni.



0.3 La tradizione manoscritta

Gli incantesimi dellarea tedesca medievale sono tramandati in
modo molto eterogeneo e frammentario e numerose sono le
problematiche relative a tale tipo di tradizione, non ultima il
reperimento concreto dei testimoni. La maggior parte degli
incantesimi stata edita nelle diverse antologie, ma nessuna di
queste veramente completa e non esiste unopera che analizzi
sistematicamente tutto il corpus, il cui interesse risiede
principalmente nel fatto che i codici sono databili a partire dal IX
sec. e in molti casi la lingua che tramandano risale ad epoche
precedenti.
Come si vedr meglio pi avanti, i codici che tramandano gli
incantesimi sono prevalentemente di due tipi: manoscritti di
argomento religioso, come ad es. miscellanee di prediche e
preghiere, e codici di argomento medico; gli incantesimi, infatti,
possono essere considerati dei rimedi accanto ai veri e propri
testi di medicina (mi riferisco a ricettari, erbari, lunari, calendari
dei salassi, ecc.) con i quali hanno in comune, oltre lo scopo
curativo, anche la frammentariet con cui sono tramandati.
40
Gerhard Eis
8
stato uno dei primi studiosi a trattarli come testi
tecnici, includendoli in quella Fachliteratur che racchiude una
gran quantit di interessanti opere non letterarie dellarea
linguistica tedesca.
Ogni incantesimo tramandato, con poche eccezioni, in codex
unicus, sebbene a volte ci siano pervenute pi versioni di uno
stesso incantesimo; come si vedr nel corso di questa analisi, si
tratta in questultimo caso di versioni appartenenti ad epoche e ad
aree dialettali piuttosto distanti tra loro, dove linteresse sta
proprio nella diversit delle versioni tramandate (si veda ad es. il
caso di Contra caducum morbum/Pro cadente morbo). In alcuni
casi possibile individuare un modello latino, tuttavia non si
tratta di vere e proprie traduzioni, ma sempre di rielaborazioni di
motivi ricorrenti
9
.

Di ogni ms. contenente testi utili alla nostra ricerca viene data,
oltre alla collocazione, una descrizione fisica e una
contenutistica. Oltre a verificare la posizione del testo nel codice
(se si tratta, cio, di testi copiati a margine, nei fogli di guardia,
negli spazi liberi o inseriti come testi a se stanti), vengono forniti
dati circa la datazione, la collocazione, il formato e il tipo di
scrittura; queste informazioni, in molti casi ottenute da un esame
diretto del codice, o comunque grazie alla visione del microfilm
o di riproduzioni fotografiche, vengono confrontate anche con il
contenuto del manoscritto (religioso, medico, miscellaneo, ecc.).




0.4 Gli incantesimi e la magia

Molti studiosi hanno tentato di dare una risposta
allinterrogativo
10
su cosa sia la magia o il magico, e il tipo di

8
Eis 1964.
9
E il caso ad esempio, di alcuni Incantesimi per fermare il sangue.
10
Bchtold-Stubli 2000, Bonser 1963, Bronzini 1993, Cancik/ Schneider 1996-
2001, Cardini 1979, Dinzelbacher 1990, Flint 1991, Frazer 1992, Frbeth 2000,
Graf 1995, Grattan/Singer 1952, Haubrichs 1995, Helm 1953, Jolly 1996,
41
risposta stato molto diverso a seconda del contesto storico-
culturale cui si fa riferimento. Si pu affermare, senza per questo
sentirsi sconfitti in partenza, che il concetto di magia sembri
sfuggire a qualsiasi tentativo di definizione o di classificazione.
E interessante, tuttavia, osservare le risposte che nel corso del
tempo sono state trovate a tali quesiti. Quello che oggi pu essere
connotato come magico non detto che lo fosse anche in
passato (e viceversa).
Nella Grecia arcaica, per magia si intendeva la somma delle
pratiche divinatorie e delle arti rituali proprie dei sacerdoti del
Mazdeismo, chiamati Magi, e dei Caldei. Laggettivo magico,
riferito alle cerimonie e alle pratiche dei magi, aveva assunto,
presso i greci e in seguito anche presso i romani, una
connotazione negativa
11
e piuttosto vaga, che si estese poi anche
ad altre pratiche occulte appartenenti alla tradizione indigena.
Nei primi secoli del Cristianesimo e di parte del Medioevo,
tutto linsieme delle antiche pratiche religiose presenti in
occidente con i suoi riti e le sue credenze fu definito pagano
12
.
Gli dei dei greci e dei romani non erano considerate vere divinit
dai Cristiani, ma demoni, spiriti maligni
13
: lopera di conversione
implicava uno sradicamento dellantica religione pagana che
inizialmente non era facilmente distinguibile dalla magia e dalle
pratiche superstiziose
14
. Forse proprio per questo motivo che
era possibile, specialmente nei primi secoli del Cristianesimo,
che un individuo celebrasse riti religiosi, superstizioni o magici
15

senza che questo costituisse unincongruenza. Inoltre, poich il
risultato desiderato poteva anche del tutto casualmente
realizzarsi, assai probabile che i riti magici fossero considerati
efficaci nella maggior parte dei casi. Con il processo di

Kiechhefer 1989, Klaniczay 1990, Meyer 1971, Petzoldt 1990, Scribner 1990,
Storms 1948, Tambiah 1993, Thorndike 1923.
11
Kieckhefer 1989, p. 10.
12
Kieckhefer 1989, pp. 36-37.
13
Kieckhefer 1989, p. 10.
14
Nel tentativo di dare una definizione di magia, osserva Mauss: una religione
chiama magici i resti di antichi culti, anche prima che abbiano cessato di essere
praticati religiosamente (Mauss 1950, p. 12).
15
Secondo Mauss il rito magico si distinguerebbe da quello religioso poich esso
non apparterrebbe ad un culto organizzato (Mauss 1950, pp. 18-19).
42
conversione al Cristianesimo crebbe dunque una certa ambiguit
di atteggiamento nei confronti della magia; essa venne
inizialmente identificata come pratica connessa ai demoni, spiriti
mediatori, assimilati, come si detto, alle divinit pagane, che
venivano invocate durante i riti di divinazione. Gli intellettuali
cristiani aborrivano larte magica poich, credendo in essa,
lessere umano dimostrava di non accontentarsi dellordine dato
da Dio alluniverso: la convinzione di poterlo modificare veniva
considerata frutto di unillusione diabolica. Allo stesso modo,
agli occhi dei pagani, i riti dei Cristiani apparivano come opere di
magia
16
e solo quando il Cristianesimo pose delle solide basi
anche teoriche e dogmatiche fu possibile chiarire la distinzione
tra il miracolo divino e la magia.
Le perplessit maggiori, come fece notare J. Grimm, tra i
primi ad occuparsi di tale argomento in ambito germanico,
nascevano in primo luogo nellosservare come per tutto il
periodo medievale la trasmissione dei testi avvenisse
materialmente per mano di un copista incaricato di rimuovere
ogni traccia di paganesimo, di magia e di eresia. Come si visto,
il Cristianesimo, nei confronti del soprannaturale, si pose fin
dallinizio in un duplice rapporto: da una parte la magia, con una
connotazione negativa, demoniaca e pagana che si esprimeva
attraverso il maleficium e dallaltra il miracolo, il soprannaturale
cristiano che si manifestava tramite il remedium, ovvero
preghiere, atti o oggetti che la gente comune poteva usare per
indurre la divinit a ripetere il miracolo; questultimo aspetto,
tuttavia, non veniva in nessun modo inteso come magico
17
. I
riferimenti espliciti alla magia nellAntico
18
cos come nel Nuovo
Testamento
19
sono tutti di condanna, e il Cristianesimo usava il
termine magia nellaccezione, con chiara connotazione

16
Kieckhefer 1989, pp. 36-37.
17
Dal punto di vista di un pagano, i miracoli operati da Cristo potevano essere
interpretati, e sono in parte stati, come opere di magia: si pensi alle numerose
guarigioni (L 9: 43-8; M 7: 32-4; G 9: 6, ecc.). Per gli autori Cristiani la differenza
stava nel fatto che la magia era opera dei demoni, mentre i miracoli erano opera
divina.
18
Si vedano: Esodo 22:18; 7: 8-13.
19
Si veda ad esempio la storia di Simon Mago (Atti degli Apostoli 8: 9-24).
43
negativa
20
, di magia daemonica; in un secondo momento,
nellambito del dibattito filosofico del Neoplatonismo, il termine
magia acquista un altro aspetto, pi positivo, che porter, a
partire dal XIV secolo, allidea della cosiddetta magia
naturalis
21
. Gli incantesimi curativi e protettivi non venivano
considerati per la loro natura, ma per il loro fine; in questo senso
la magia cristiana si presenta come una difesa contro il diavolo
e contro i diversi tipi di demoni, ai quali, sotto forma di vermi o
altri animali, era attribuita la causa di malattie e disgrazie.
In epoca Medievale tali incongruenze persistettero presso le
diverse popolazioni germaniche: la conversione avvenne con
modalit e tempi diversi a seconda dei popoli e in area tedesca fu
fortemente voluta da Carlo Magno, il quale desiderava dei sudditi
fedeli e inquadrati in un sistema gerarchico ben strutturato che la
Chiesa avrebbe potuto garantire meglio di qualsiasi altra
istituzione. Tuttavia, anche dopo la conversione, molte usanze,
riti e credenze della tradizione restarono in uso a livello
personale, anche se talvolta contaminati da elementi cristiani.
A questo proposito baster ricordare la sopravvivenza del culto
dellalbero sacro presso i Longobardi
22
.
E nota, inoltre, la credenza nella magia attribuita alle reliquie
e alle effigi dei Santi e non sorprende, quindi, come la croce,
certe espressioni liturgiche, le invocazioni a Dio, alla Vergine, ai
Santi e agli angeli venissero usati come talismani o introdotti
negli incantesimi per il loro potere magico
23
. Queste riflessioni
sono confermate dai libri paenitentiales, dai quali apprendiamo
che nel Medioevo in area germanica era punito il culto degli
alberi, dei boschi, del sole e della luna, era peccato credere agli
indovini e alle divinazioni di vario tipo, cos come la
preparazione di pozioni amorose e luso improprio di oggetti
sacri e dei sacramenti; le parole magiche che fossero associate
alluso delle erbe dovevano essere sostituite con delle preghiere,
mentre luso di amuleti e di incantesimi da appendere al collo
come protezione dalle avversit andava sostituito con croci e

20
Kieckhefer 1989, pp. 9-10, 33.
21
Kieckhefer 1989, p.12.
22
Gasparri 1983, pp. 79-81.
23
Cardini 1979, pp. 4-21; Kieckhefer 1989, p. 80.
44
reliquie dei santi. Ma, allo stesso tempo, la Chiesa permetteva di
recitare benedizioni per ogni singola malattia o disturbo. I
monaci del periodo alto-medioevale adottarono delle forme di
magia medica, usavano, cio, quella che i posteri avrebbero
chiamato magia e ricorrevano se necessario ai poteri
terapeutici delle erbe, oppure ad incantesimi per scacciare i
demoni che provocavano le malattie
24
. Tali rimedi, che
appartengono a quella che oggi definiremmo magia simpatica
o analogica, la quale poteva manifestarsi in diversi modi, come
ad esempio similia similibus, contraria contrariis e pars pro
toto
25
, non venivano solitamente considerati magici, ma
facevano parte del complesso di credenze che sarebbero poi
confluite nella medicina. La magia curativa, o medicina
popolare doveva aiutare luomo ad equilibrare il suo sistema,
fatto di precise e calibrate proporzioni tra umori e sostanze; essa,
in questa prospettiva, pu essere intesa come un tentativo
dellessere umano di agire su una realt svantaggiosa e ostile per
modificarla a proprio vantaggio e, quindi, una delle possibili
risposte di fronte ai limiti e alle debolezze che lindividuo si
trovava ad affrontare. In questo modo le contraddizioni tra magia
e medicina, intesa come magia terapeutica, vengono a risolversi.
Lesame storico del concetto di magia attraverso il tempo
consente di affermare che la necessit di distinguere e chiarire
termini quali magia, scienza, medicina, religione,
superstizione nasce da unesigenza moderna
26
. La distinzione

24
Kieckhefer 1989, pp. 72-75.
25
Hampp 1961, pp. 60-61.
26
Molti antropologi si sono occupati di queste problematiche, a partire da Tylor e
Frazer, i quali tentarono di inserire le categorie della magia, della scienza e della
religione negli schemi evoluzionistici. Secondo Frazer, i cui studi, sebbene in gran
parte superati, costituiscono ancora oggi un punto di riferimento imprenscindibile,
la magia sarebbe analoga alla scienza, poich sia il mago che lo scienziato,
affidandosi alle proprie conoscenze, rifiutano di invocare forze superiori. La
differenza pi evidente tra magia e religione risiederebbe principalmente nel tipo di
atteggiamento che lindividuo dimostrava nei confronti delle forze superiori da un
lato e dei propri mezzi dallaltro. A questa visione si oppose Levi-Strauss, secondo
il quale la magia, essendo essa stessa un sistema ben articolato, non poteva essere
considerata un principio, un abbozzo o una forma primitiva di scienza; magia e
scienza potevano essere definiti come due modi di conoscenza anche se diseguali
45
tra magia, superstizione, religione e scienza non si esaurisce
nellesaminare il contesto storico-culturale di riferimento, ed , a
mio avviso, utile anche basarsi su quelle che possono essere
considerate le componenti comuni a tutti gli esseri umani. La
magia e la superstizione fanno leva sul livello emozionale
delluomo, in particolare sulle paure che da sempre lessere
umano prova e da cui tenta di liberarsi, soprattutto la paura delle
malattie e della morte. La scienza e la tecnologia appartengono al
livello mentale, razionale dellessere umano, sia che si prenda in
considerazione luomo primitivo, sia quello di oggi; la religione
risponde, invece, ad un bisogno pi profondo e pi intimo
delluomo, che parte dal livello spirituale e che prescinde dal tipo
di religione. Sovente livello spirituale ed emozionale si possono
confondere, anche perch, normalmente, sono entrambi coinvolti
nella pratica rituale di una religione. Se la magia e varie forme di
superstizione sopravvivono ancora oggi, serpeggiando al di sotto
di una societ razionale e tecnologica, di cui ne utilizzano anche
gli strumenti
27
, si pu affermare, a mio avviso, che esse
rispondono ad un bisogno atavico dellessere umano, quale la
necessit di placare la tempesta di paure che da sempre affollano
e talvolta offuscano la mente delluomo.
Come vedremo, gli incantesimi di area tedesca nascono dal
desiderio di allontanare malattie, pericoli, disturbi della vita di
ogni giorno
28
: possibile affermare, quindi, che siano opera di
persone che lottano contro la paura di ammalarsi o di rimanere
senza di che vivere (quindi, in ultima analisi, paura della morte),
persone, cio, molto pi vicine a noi di quanto non siamo
disposti ad ammettere.


nei risultati teorici e pratici (Frazer 1992, pp. 72-84; Tylor 1970; Levi-Strauss
1964).
27
Mi riferisco, ad esempio, alle migliaia di pagine web dedicate, a vario titolo, al
mondo dellocculto; tra i siti italiani, per citarne solo alcuni: www.magia.it,
www.magianuova.com, www.magiaonline.net, www.dimensionemagica.com,
www.magiaitalia.it, www.stregoneria.it.
28
Hampp 1961, pp. 58-59.
46
importante stabilire ora se e in quale misura sia possibile
parlare di uno specifico magico e definire che cosa rende un
enunciato, o una enunciazione classificabile come magia.




0.5 La parola magica

Per poter individuare i presupposti linguistici e teorici della
magia utile forse ricordare che lo strumento magico per
eccellenza la potenza evocatrice ed espressiva della parola.
Conoscere correttamente il nome
29
proprio di una persona o di
qualsiasi entit equivale ad agire operativamente su di essa
30
. In
linguistica, questa forza pragmatica della parola detta
performativit. Per via di questa forza, negli incantesimi di tipo
medico-curativo occorreva rivolgersi a un demone, con
lelencazione pi completa possibile dei suoi nomi, in modo da
esorcizzare ogni forma sotto la quale esso avrebbe potuto
presentarsi
31
.
Limportanza dellincantesimo viene messa in luce, in
linguistica, da Malinowski, il quale lo considera il tratto
distintivo pi importante del rito
32
, poich le parole sono dotate
di elementi che generano poteri magici: analizzando i tre
elementi fondamentali della pratica magica (formula, rito e
condizione dellofficiante), egli mise in luce il potere creativo
della parola sacra, paragonandolo al carattere obbligatorio delle
formule legali e arriv a definire la sua potenza in termini quasi

29
Il nome agisce in quanto una pars pro toto della persona e rimanda quindi alla
magia analogica (Hampp 1961, p. 63).
30
Pur non avendo analizzato la magia da un punto di vista strettamente linguistico,
Frazer osserv che presso alcune trib di selvaggi il nome proprio veniva
considerato come parte integrante di s, in quanto indice di attribuzione di un
legame vero e sostanziale tra nome e persona (Frazer 1992, pp. 72-84).
31
A questo proposito sar utile accennare che anche presso gli Assiri e Babilonesi
si pensava che le malattie fossero dovute a spiriti malvagi, contro i quali era
possibile combattere solo con la magia (Thorndike 1923 vol. I).
32
Il ruolo del linguaggio negli atti rituali stato studiato anche da Wittgenstein in
quanto espressivo e performativo (Wittgenstein 1978).
47
austiniani dire fare. In virt della forza evocatrice della
parola, allincantesimo, che una sequenza di parole, viene
attribuito il potere di creare una sequenza di immagini e quindi di
trasformare il corso naturale degli eventi.
Lefficacia di un incantesimo, che da sempre accompagna
azioni collettive o individuali in tutte le societ e presso tutti i
popoli
33
, si basa, come si visto, sulla fiducia nella potenza
creatrice della parola, caratterizzata da una mancata distinzione
tra segno e referente esterno: denominare equivale, cio, a
possedere, a creare.
Nel mondo germanico limportanza attribuita alla parola si
manifesta in modo ancora pi evidente in ambito giuridico, dove
la parola veniva chiamata ad agire per se stessa, magicamente,
si pensi al concetto, ad esempio, di dichiarare qualcuno
friedlos. Allo stesso modo, nota presso i germani
limportanza del giuramento come mezzo di affermazione della
ragione: il giuramento in origine altro non era che un
incantesimo, poich solo alla magia era concesso di intendere il
volere del fato e quindi il futuro dei singoli individui in cerca
di giustizia.
Si pu affermare, inoltre, che un atto di parola, per essere
considerato felicemente riuscito, deve avvenire allinterno di
una procedura convenzionalmente accettata con effetti e con
attori in grado di portarla a termine; in altri termini, un enunciato
non pu essere mai disgiunto dallesecuzione puntuale di un
rituale. La formula e il rito vanno sempre riferiti ad un contesto
convenzionale o culturale, cio quellinsieme di credenze e
comportamenti che hanno la loro radice nella mitologia di un
popolo. Era piuttosto frequente che le parole da pronunciare in un
incantesimo dovessero essere accompagnate da alcune azioni,
come ad esempio sputare o toccare la terra: lazione era parte
integrante della formula; nel caso specifico, lo sputo aveva la
funzione di espellere ogni tipo di umore o presenza negativa dal
corpo e stabiliva, allo stesso tempo, un parallelo tra la saliva e
lentit negativa da eliminare, mentre toccare la terra serviva ad

33
Presso gli Egizi nota limportanza del rito funebre, secondo il quale al defunto
non era possibile accedere al regno di Osiride senza conoscere e recitare le formule
magiche del Libro dei Morti (Seppilli 1962, pp. 14-105).
48
attirare le forze nascoste nelle sue viscere. Altre volte
nellincantesimo poteva comparire unindicazione precisa sulle
modalit e sui tempi di esecuzione, ad esempio poteva essere
specificato che un certo rito dovesse essere recitato allalba, o
che si dovesse compiere un certo movimento con la mano
sinistra; lalba rappresentava il momento della rinascita del
giorno nuovo, in cui le energie cosmiche erano al massimo del
loro vigore, la sinistra, al contrario della mano destra,
rappresentava linattivit, la dimensione della mancanza, della
privazione e di ogni affidabilit e dignit; proprio per questo
motivo la magia, essa stessa dimensione alternativa, lha
prescelta come sua polarit, quale ricettacolo di forze infauste,
ma allo stesso tempo legate a quella zona oscura e misteriosa
dellesperienza cui la stessa magia fa riferimento.
Si visto come spesso parole e azioni negli incantesimi si
trovano associate in modo inscindibile
34
. Gi presso gli Egizi
ogni operazione chimica o medica, ogni trattamento veniva
eseguito unitamente alla recitazione di formule religiose,
preghiere e incantesimi, considerati parte integrante
delloperazione stessa e in questo senso la medicina poteva
essere considerata come una branca della magia. Si potrebbe
obiettare che tale procedimento, in cui la parola viene utilizzata
per veicolare unazione, si riscontra anche nelle ricette mediche,
di cui abbiamo numerosi esempi nella tradizione germanica,
tuttavia, in tali tipi di testo lenumerazione degli atti da compiere
(imperativi), a differenza di quanto accade negli incantesimi, non
serve a plasmare la realt, ma a scandire una successione di atti
magico-rituali
35
: solo quando il linguaggio diventa azione
abbiamo un incantesimo, anche se in molti casi la distinzione non
cos netta.
Limportanza della parola poteva manifestarsi in vari modi, ad
esempio attraverso la ripetizione meccanica: tutte le volte in cui

34
Un esempio di binomio parola-azione si riscontra anche nelle cosiddette tabulae
defixionis di epoca romana: lobiettivo della defissione di sottomettere un essere
umano alla propria volont, non solo attraverso delle precise parole magiche, ma
con un rituale le cui azioni cambiano a seconda dellepoca e del tipo di defissione
(Graf 1995, pp. 116-132).
35
Buzzoni 1996.
49
un individuo ricorreva ad una formula magica, era tenuto a
ripeterla senza cambiarne parola, tono o gesto di
accompagnamento, pena lannullamento delleffetto
36
. In questo
caso, la parola non agiva in quanto evocatrice di immagini, ma
per la sua carica di contenuti emotivi; essa risvegliava, cio, il
senso del misterioso, il fascino della tradizione. La stessa cosa si
pu dire per le cosiddette formule magiche oscure,
volutamente criptiche, formate da gruppi di suoni dotati di un
carattere fonico fortemente suggestivo e il cui significato risale
ad antichi nomi assiri o egiziani che si sono conservati senza
cambiare
37
. Tali suoni talvolta riecheggiano, anagrammati, il
nome di entit malefiche o divinit o altri gruppi semantici dal
forte carattere emotivo. In questo caso era assolutamente
necessario che la formula venisse recitata correttamente, pena il
fallimento di tutta loperazione magica. La parola poteva essere
ulteriormente potenziata dalla presenza di simboli che venivano
ad acquisire una forte connotazione magica, come ad esempio il
cerchio, che rappresentava la perfezione, il quadrato, che
rappresentava la perfettibilit, e quindi luomo, mentre il
triangolo poteva assumere diversi significati a seconda della sua
posizione e del suo trovarsi o meno inscritto in unaltra figura; la
croce, al di l dellinterpretazione cristiana che la voleva simbolo
di vita eterna, rappresentava lordinamento dello spazio,
lunificazione di sistemi dualistici; il numero tre, con i suoi
multipli, rappresentava la sintesi di ci che si manifestava nella
dualit, esso non era solo magico, ma anche lessenza della
divinit cristiana e il numero sette che, oltre ad essere magico
era pregno di significati simbolici cristiani (sette sacramenti, sette
vizi, sette virt, sette doni dello Spirito Santo, sette giorni della
creazione).
Altra manifestazione dellimportanza della parola la
narrazione del mito. Come ben documentato dagli incantesimi
di area tedesca, lincipit spesso costituito da un antefatto
mitico, una historiola, ovvero un aneddoto collocato in un

36
In epoca romana, ad esempio, ogni famiglia possedeva il proprio libro sacro
contenente formule, di cui spesso neanche i sacerdoti comprendevano pi il
significato, ma che dovevano essere ripetute senza mutarne neanche una lettera.
37
Cfr. Graf 1995, p.212.
50
passato vago e lontano che, nel ricordarlo con parole e gesti,
viene riportato in vita e costretto a ripetersi. Poich la parola
evocatrice di immagini, la narrazione del mito sprigiona lazione
magica desiderata e riporta al presente il mito stesso
38
. Questo
parallelismo non va confuso con la cosiddetta magia analogica
o simpatica cui si accennato nel paragrafo precedente, poich
tale analogia non serve qui a sottolineare le somiglianze, ma ad
affermare la possibilit di un rapporto tra fatti appartenenti a
categorie diverse, a mettere, cio, in relazione un avvenimento
mitico con la situazione presente in modo da ricreare le stesse
condizioni e la stessa situazione dellarchetipo
39
. Il procedimento
analogico vuole stabilire un rapporto di comparazione tra un
avvenimento considerato paradigmatico e una situazione attuale
da modificare. Negli incantesimi il mito ha quindi una funzione
vitale: esso conferisce autorit e dominio sulloggetto e
rappresenta un precedente avvenuto in un tempo mitico che il
paradigma, la causa e il come di tutto ci che esiste: conoscere il
mito sullorigine di un qualsiasi fenomeno e rivivendolo nel rito,
conferisce potere sul fenomeno stesso ed il mezzo a
disposizione dellessere umano per venire in contatto con il sacro
e per controllare la natura. Il racconto mitico non ha mero valore
informativo ma performativo, in quanto garantisce il ripetersi
degli eventi narrati
40
. Questa affermazione molto rilevante e
porta con s una conseguenza di notevole portata: che non ha
nessuna importanza se il mito narra di una guarigione operata da
Cristo o da un Santo o se invece legato a divinit pagane, si
tratta sempre e comunque di un uso magico del linguaggio. Come
si vedr nel corso di questo studio, negli incantesimi di area
tedesca si riscontrato un gran numero di casi in cui la historiola
tratta da un racconto biblico
41
.

38
Seppilli 1962, pp. 79-80.
39
Tale procedimento esisteva gi presso gli Egizi: gli incantesimi per guarire dal
veleno dei serpenti erano preceduti dal racconto del mito di Iside e Rha, poich
esso rappresentava il precedente che avrebbe consentito alla formula finale di
agire.
40
Si veda in proposito lampia discussione in Buzzoni 1996 cap.1.
41
Ad esempio gli incantesimi contro i vermi in cui compare la figura di Giobbe, o
gli incantesimi per fermare il sangue in cui si evoca il battesimo di Cristo nel
Giordano.
51
Diverso latteggiamento dellessere umano verso il divino
nelle preghiere, in cui si assiste, solitamente, a una richiesta di
intercessione indirizzata ad un essere ritenuto superiore; la vera
potenza non risiederebbe nella parola in s, ma nella divinit.
Linvocazione alla divinit presente anche nei testi magici,
poich il rapporto con le potenze spirituali considerato vitale ed
efficace, ma, mentre negli incantesimi linvocazione di un
mediatore unazione transitiva, che si esaurisce nellobiettivo di
facilitare il movimento di comparsa o scomparsa di unentit
malefica o benefica, nelle preghiere essa stessa, la messa in
comunicazione col mediatore, a esaurire il contenuto della
formula; in altre parole si pu affermare che, mentre negli
incantesimi linvocazione un mezzo, nelle preghiere il fine.




0.6 Discussione sulla problematica dei generi.
0.6.1 Panorama storico

Il dibattito sui generi letterari nacque in Grecia tra il VI e il V
secolo a. C., quando alcuni filosofi cominciarono a esaminare le
forme poetiche allora esistenti per comprendere il loro
funzionamento. La pi antica testimonianza di un approccio
critico ai generi letterari contenuta nel terzo libro de La
Repubblica (IV sec. a. C.) di Platone, a cui segu la Poetica di
Aristotele, un vero e proprio sistema teorico che ancora oggi il
punto di partenza di quasi tutte le riflessioni sulla letteratura. Nel
corso del Medioevo, lo scarto tra principi teorici ed effettiva
applicazione pratica si faceva sempre pi ampio, mentre
cominciavano a proliferare numerosissimi generi nuovi. Soltanto
fra i generi minori, Jauss
42
ricorda il proverbio, la parabola,
l'allegoria, la favola, l'exemplum, la leggenda, la fiaba, il fabliau,
la novella; alcuni erano generi antichi rivisitati in chiave
medievale come, ad esempio, la favola, altri erano totalmente
nuovi, come nel caso della novella. Tutte queste forme letterarie

42
Jauss 1972, pp. 108-123.
52
erano di tradizione orale e popolare ed erano, quindi,
difficilmente classificabili secondo canoni classici. Ad esempio,
la correlazione tra scelta degli stili e materia trattata si era gi
spezzata con Agostino, nel tentativo di conciliare la teologia con
la concreta istruzione di fedeli.
A partire dal XIX sec. il concetto di genere perse l'antica
accezione di somma di regole fisse e immutabili e ritorn ad
essere lo strumento descrittivo che era stato in origine, capace di
analizzare i mutamenti diacronici e trans-nazionali delle varie
forme letterarie. E gli studiosi cominciarono ad apprezzare il
valore di un'opera all'interno di una tradizione, la quale a sua
volta era da considerare all'interno di una determinata cultura in
contatto con altre culture. Non pi un giudizio assoluto di un
testo, quindi, ma una valutazione relativa al tempo, al luogo e al
contesto della scrittura di questo. Alla fine del secolo, Brunetire
prov ad applicare il darwinismo allo studio dei generi letterari,
spiegando, attraverso tesi evoluzionistiche, il procedimento
genetico che aveva prodotto la moltiplicazione e differenziazione
dei generi.
Nel XX sec. le discipline umanistiche hanno tentato di darsi le
basi teoriche per una ristrutturazione in senso scientifico: non
solo osservazioni casuali, ma analisi dei fenomeni. Nello studio
della letteratura, alle categorie filosofiche, da sempre presenti, si
sono aggiunti principi derivanti da studi sociologici, semiotici,
linguistici, antropologici.
Allo stato attuale, nonostante la moltiplicazione degli approcci
critici possibile definire due linee critiche fondamentali: le
posizioni di natura astratta, atemporale e deduttiva e quelle di
natura storica, diacronica e induttiva.




0.6.2 Categorie testuali. Textsorten

Oggi il termine categoria testuale (Textsorte) viene usato in
generale come etichetta per definire qualsiasi testo che presenta
delle qualit che lo caratterizzano in modo inequivocabile e lo
53
distinguono da altri testi. Questo termine usato in modo
generico, ma per una definizione pi scientifica e tecnica si usa
tipologia testuale (Texttyp). Per poter effettuare ulteriori
differenziazioni allinterno di una categoria testuale, ci si basa
generalmente sul criterio della funzione del testo, stabilito sulla
base delle espressioni linguistiche, secondo cui si avranno, ad
esempio: testi informativi (notizie, recensioni, libri tecnici,
manuali), testi appellativi (annunci pubblicitari, mozioni, leggi),
testi vincolanti (contratti, garanzie), testi comunicativi
(ringraziamenti, lettere di condoglianze, cartoline augurali), testi
dichiarativi (testamenti, documenti di nomina). Se invece tale
distinzione viene fatta secondo criteri contestuali (situativi)
avremo una differenza tra forma di comunicazione (dialoghi,
telefonate, trasmissioni radiofoniche e televisive, lettere ai
giornali) e campo di azione (privato, ufficiale, pubblico) che
influenza profondamente la struttura di un testo.




0.6.3 Tipi di testo in antico alto tedesco

Se si prende in considerazione la produzione letteraria di un
popolo o di una lingua nel suo insieme, la discussione pu
articolarsi su vari piani: se la si analizza sul piano diacronico si
arriva a considerare la stessa storia della letteratura e della lingua
come storia dellevoluzione di generi. Si pu affermare, infatti,
che la storia di una lingua sia essa stessa la storia della nascita e
dellevoluzione di variet linguistiche e di tipi di testi che, a
seconda degli scopi comunicativi, si sono configurati nelle
diverse realt. un dato di fatto poi che nel corso della storia si
sia avuto un incremento della produzione scritta e una sempre
maggiore differenziazione tra i generi, ma, allo stesso modo,
alcuni generi sono scomparsi o si sono modificati nel tempo.
Se prendiamo in considerazione la produzione letteraria di area
tedesca, a partire dai documenti del tedesco antico possibile
individuare, secondo le classificazioni comunemente
54
riconosciute
43
, otto gruppi principali, a seconda del tipo di
contesto per cui sono stati prodotti: a) scritti ad uso scolastico,
quali glosse e glossari, esercizi di traduzione, tra i quali i pi
importanti sono quelli effettuati da Notker, b) scritti ad uso della
liturgia come testi catechetici e liturgici e la regola benedettina,
c) scritti che dovevano servire nella prassi quotidiana, come
iscrizioni runiche, glosse mediche e incantesimi, d) opere della
letteratura edificante, cio le poesie cristiane come il Muspilli e le
opere di Otfrid, e) documenti conservati per interesse antiquario,
tra i quali si annoverano in particolare Il carme di Ildebrando e
lAbecedarium Nordmannicum, f) documenti di uso
amministrativo, che nel periodo antico si riducono solitamente a
dei nomi propri conservati in documenti, g) documenti inerenti
alla politica, quali la traduzione della Lex Salica, il Giuramento
di Strasburgo e il Capitolare di Treviri, h) testi che
contribuiscono alla formazione di una memoria collettiva quali il
Canto di Ludovico, De Henrico e la Vita Caroli.
A partire dal XII sec. la situazione linguistica e culturale
dellarea tedesca si modific completamente e si cominciarono
ad avere anche altri tipi di testo. La produzione scritta non fu pi
soltanto appannaggio dei monasteri, ma si estese anche ai laici.
Ai tipi di testo prodotti nel periodo antico se ne aggiunsero di
nuovi, in particolare la poesia eroica, la letteratura cavalleresca,
testi giuridici veri e propri, testi collegati al movimento della
mistica e la cosiddetta Fachliteratur.
Per comprendere il concetto di Fach- o Sachliteratur bisogna
fare riferimento a quello che era considerato il percorso didattico
obbligatorio nel periodo medievale, in particolare dopo la nascita
delle Universit. Allora, lo studio era articolato secondo la
distinzione delle sette arti liberali: il Trivium, che comprendeva
la grammatica, la retorica e la dialettica e il Quadrivium che
comprendeva laritmetica, la geometria, la musica e lastronomia.
A queste si aggiunsero le cosiddette Artes Mechanicae o
mestieri, come la tessitura, ledilizia, la caccia, la pesca,
lagricoltura (e anche la botanica), leconomia domestica (e in
particolare la cucina), larte della guerra, la navigazione, il

43
Schwarz 2000, pp. 1222-1226.
55
commercio, la veterinaria (in particolare la cura dei cavalli), la
medicina, la magia, il diritto. I manuali che si producono nel
medioevo su questi argomenti compongono il variegato
panorama della Fachliteratur o letteratura tecnico-specialistica.
In questo contesto, sostiene Eis
44
, anche gli incantesimi possono
essere inseriti tale categoria, poich, al pari delle ricette
mediche, si prefiggono uno scopo ben determinato; alcuni
studiosi, come ad es. Crossgrove
45
, non concordano su questo
punto, e considerano gli incantesimi come opere letterarie.

Quale che sia lapproccio prescelto non va mai dimenticato
che, nellambito della produzione letteraria di area tedesca in
epoca alto-medievale, si ha a che fare con testi prodotti in ambito
ecclesiastico che ancora non sono, se non in piccola parte,
letteratura nel senso moderno del termine; questo dovuto
principalmente al fatto che, come noto, nella cultura germanica
antica la trasmissione delle conoscenze si realizzava oralmente,
e, nel momento dellacquisizione della scrittura, avvenuta in
seguito alla conversione al Cristianesimo, la produzione di testi
scritti riguard in un primo momento quasi esclusivamente la
lingua latina. Tutto questo avr notevoli conseguenze sul genere
di produzione letteraria in lingua volgare, la pi evidente delle
quali che quanto ci pervenuto per iscritto rappresenta solo una
piccola parte del complesso di conoscenze tramandate oralmente.




0.6.4 Distinzioni e criteri

Sul piano sincronico importante fissare dei criteri che
permettano di fare delle distinzioni allinterno del genere
letterario prescelto per lanalisi. Pur senza voler costruire delle
categorie rigide, sarebbe importante, ogni volta che ci si trova

44
Eis 1967, p. 61.
45
Crossgrove 1994, p. 41.
56
davanti ad un qualsiasi testo, poter individuare quelle
caratteristiche che lo rendono riconoscibile in un genere.
Nel caso degli incantesimi, la complessit del problema
dovuta principalmente alla difficolt di stabilire se lecito
parlare di un vero e proprio genere magico, in opposizione ad
altri generi letterari, e, se s, a stabilirne dei confini interni, e in
un secondo momento, riuscire a individuare quali sono gli
elementi di base che permettono di riconoscere un testo come
incantesimo. Tale distinguibilit di fondamentale importanza,
poich, proprio la fluidit di confini tra incantesimo, benedizione,
formula magica e scongiuro ha creato delle notevoli difficolt
nellapproccio a tali testi. A conclusione di questa analisi si
tenter quindi di individuare quegli elementi che permettono di
attribuire un testo al genere incantesimo e allo stesso tempo di
stabilire, sebbene con una certa elasticit, quali possano essere i
criteri per distinguere un incantesimo da una benedizione o da
una preghiera.



57
1. RIMEDI VERBALI CONTRO LE MALATTIE
DELLUOMO E DEGLI ANIMALI



1.0 Contro le infermit paralizzanti dei cavalli

Questo gruppo di incantesimi rivolto a tutte quelle patologie
o incidenti che rendono il cavallo incapace di camminare; tali
disturbi possono essere principalmente di due tipi: lazzoppatura
(che pu essere dovuta ad un incidente) e la paralisi (intesa come
sintomo di altre malattie), anche se esse, in ultima analisi,
portano entrambe allo stesso risultato: limmobilit del cavallo.
Incantesimi che trattano lo stesso genere di infermit sono
diffusi in un territorio geografico molto vasto, in particolare in
area tedesca, inglese, scandinava e slava, ma, pur essendo
testimoniati in un arco di tempo lungo pi di mille anni,
sembrano non avere precedenti modelli latini
1
. La maggior parte
di essi hanno una struttura bipartita in cui la prima funge da
antefatto mitico, in cui si racconta di come una volta il cavallo
sia stato guarito e la seconda propone di ripetere tale guarigione
mediante la recitazione dellincantesimo stesso. Ad essi,
mescolandosi ad elementi originali, si accostano e si intrecciano
diversi motivi, che col procedere del tempo si confondono tra
loro. Tra questi, il cosiddetto motivo dellincontro (! Ad
equum errehet, Incantacio contra equorum egritudinem, Secondo
Incantesimo di Merseburg) in cui la formula viene preceduta dal
racconto di come il Signore, avendo incontrato lungo la via il
soggetto infortunato, avesse fatto sparire la malattia. Interessante
ancora lantichissima formula osso con osso (! Secondo
Incantesimo di Merseburg) che si tramanda da secoli in vari
contesti e presso culture diverse e distanti fra loro.




1
BS. VIII, 1615-1621.
58
1.1.1 AD EQUUM ERR!HET
(St. LXVI,2)

Nella prima parte di questo testo compare la forma dialogica con
impronta cristiana la quale, pur essendo un espediente abbastanza
in uso nel periodo medievale, non presente in altri incantesimi
aat. Qui lintroduzione narrativa, o archetipo mitico, non
riecheggia i racconti delle sacre scritture o dei testi leggendari
cristiani, come avviene, ad esempio, negli incantesimi per
fermare il sangue, ma, pur riferendosi evidentemente al Dio
cristiano, ricalca moduli di pensiero tipicamente magici. Pur
essendo un testo molto conosciuto e inserito nelle diverse
antologie, esso non stato finora oggetto di studi approfonditi.


Testo (alemanno
2
, XII sec.)

Ad equum err!het
Man gieng after wege,
zoh sin ros in handon.
do begagenda imo min trohtin
mit sinero arngrihte.
wes, man, gestu?
zu neridestu?
was mag ih rten?
min ros ist err!het.
nu ziuhez da bi fiere,
tu rune imo in daz ora,
drit ez an den cesewen fuoz:
so wirt imo des err!heten b"z.
Pater noster. et terge crura eius et pedes, dicens also sciero
werde disemo -cuiuscumque coloris sit, rot, suarz, blanc ualo,
grisel, feh - rosse des err!heten buoz, samo demo got da selbo
b"zta.


2
Wipf 1992, p.279; VL I, 28.
59
Traduzione
Per il cavallo paralizzato
3
.
Un uomo andava per la strada, conduceva il suo cavallo con le
mani.
Allora il mio Signore
4
lo incontr, con la sua carit
5
: Uomo,
perch vai a piedi e non cavalchi?. Come faccio a cavalcare? Il
mio cavallo paralizzato. Ors, tiralo l da una parte
6
,
sussurragli
7
nellorecchio, dagli una pedata al piede
8
destro
9
. Cos
gli guarisce la paralisi.
[Di un] Padre nostro e strofina la sua zampa e il suo piede
dicendo: Questo cavallo - di qualunque colore sia, rosso, nero,
bianco, fulvo
10
, grigio, maculato
11
- guarisca
12
cos velocemente
13


3
Aat. errehet, irreiht (agg.) irrigidito: si tratta di un termine di etimo incerto ma
piuttosto frequente negli incantesimi analizzati. Lagg. attestato in mat. anche
come rch, rac, rach, riech ed usato per designare la rigidit articolare: dn pfert
ist ze rhe (Arzneibcher XII-XIII sec.); rhe pu essere anche sost. f. col
significato specifico di rigidit articolare del cavallo. Dalla radice reh- deriva il
sost. gerys (gen. sg.) paralisi, azzoppatura(! Ad equum infusum). La paralisi
articolare reumatica poteva essere di diversi tipi a seconda della causa: in ted. si
distinguono infatti Wasserrhe, Mauchelrhe, Windrhe, Futterrhe a seconda che
tale rigidit fosse provocata dal bagno in acqua fredda, dal troppo calore, dal vento
freddo o dalleccesso di cibo. Contro tale tipo di paralisi venivano solitamente
consigliati dei salassi da effettuarsi in posti diversi a seconda del tipo (Ahd. Gll.
IV, 369; BMZ II, 1, 548; Eis 1964, p. 55, p. 97; DeVr. 445; G. II, 383; Kl. 664; K.
621, 868; Lex. II, 335; Pk. 863 ; StW. 470).
4
Dolfini (1967, pp. 648-649) interpreta trohtin nella presente formula come
signore in senso magico, pagano, cio come personificazione mitica di una forza
magica, ma questa ipotesi sembra a mio parere scontrarsi con levidente contesto
cristiano.
5
Il termine aat. arngrihte attestato come ragrhti carit, piet, misericordia,
presente anche nel Ludwigslied v. 59 in cui compare associato a truhtin: Gihalde
inan truhtin bi sinan ergrehtin. Il termine si collega allagg. aat. greht, gareht
retto, giusto (G. I, 444; G. II, 412; G. II, 410).
6
Aat. fiere un sost. f. ! parte, lato (K. 260; G. III, 579).
7
Aat. rune, imperativo del vb. db. r"nen, r"n!n mormorare, sussurare, il quale,
etimologicamente affine a runa nel senso di segno runico, possiede una forte
connotazione magica (G. II, 526; Kl. 670; K. 902; Pk. 867; ScG. 247).
8
Aat. fuoz (acc. sg.): si tratta di un sost. m. #, attestato anche come foaz (VIII-XI
sec.), fuaz (IX sec.), mat. vuoz, vz, vz (pl. vuoze, veze) ted. Fu (G. III, 733; Kl.
293; K. 340; Lex. III, 579; Pk. 790; ScG. 162; StW. 184).
9
Lagg. zeso destro ben attestato in aat. anche come sost. f. zesawa, zesawi la
destra, il lato destro (K. 1312).
10
Aat. ualo, falo (agg.) marroncino, fulvo (K. 244).
11
Aat. f$h (agg.) variopinto, maculato.
60
dalla paralisi come Dio guar quello stesso.

Confronti
Nellincantesimo appena esaminato non viene specificata quale
sia la formula da sussurrare allorecchio, a differenza di quanto
avviene nel testo n. 1 dellAppendice:
Al cavallo paralizzato di queste parole nellorecchio del cavallo:
Pietro ti dice: Giobbe cavalca per me a Roma, non posso,
signor maestro, il mio cavallo paralizzato; Digli nel suo
orecchio tre parole cos come vero che lo Spirito Santo figlio
della mia madonna Santa Maria.

a tale riguardo si veda anche Appendice n. 4;
il termine errehet presente anche in Appendice n. 11.

Tradizione manoscritta
Nel cod. nouv. acquis. lat. 229 della Bibliothque Nationale di
Parigi, f. 10
r
.
Descrizione
14
: membr. 147 x 112 mm. miscellaneo e composito.
Rilegatura in pelle marrone con stemma doro dellarcivescovo
Le Goux e, nellinterno della copertina posteriore, la scritta 29.
Le pp. 233-364 sono numerate a matita ed appartenevano a un
codice del XII sec. della collezione dellarcivescovo Charles Le
Goux di Narbona ( 1719) il quale lo lasci in dono ai Gesuiti. E
poi giunto nella Bibliothque Nationale nel 1873.
Il ms. contiene opere riguardanti la medicina e precisamente:
ff. 1-2
r
: Antimo, De observatione ciborum epistula (consigli per
la dietetica);
f. 2
r
: calendario dietetico;
ff. 2
r
-2
v
: De venis (consigli per i salassi);

12
Si tratta di un vb. db., attestato anche come bozzon, piuzzin, gibuozen espiare,
ristabilire, guarire, mat. gebezen, di cui esiste anche il sost. buoza penitenza,
espiazione, miglioramento, mat. buoz (sost. m.) miglioramento, buoze (sost. f.)
penitenza, miglioramento, guarigione; nel corpus di incantesimi qui esaminati
ricorre molto spesso lespressione: daz dir ze boze questo per te per la guarigione
(G. III, 224-227; KGF I, 1512, 1515, Kl. 147).
13
Lavv. sciero presto, velocemente, subito si pu ricondurre allagg. scior,
scero, sceri veloce, sagace (K. 962; G. VI, 533, 536).
14
Wickersheimer 1966, pp. 136-139; Beccaria 1956, pp. 171-180.
61
ff. 2
v
-3
r
: Sapientia artis medicinae (informazioni sui quattro
umori);
ff. 3
r
-3
v
: Quid prosit minuere sanguinem;
f. 3
v
: Vindiciano, Epistula ad Pentadium;
ff. 3
v
-4
r
: De medicamine vulturis;
ff. 4
r
-8
r
: prescrizioni medico-magiche in latino: Contra dolorem
capitis et oculorum, Contra dissenteriam;
ff. 8
r
-9
r
: calendario per la dietetica (con elementi comuni alla
Dieta Hippocratis e alla Phisica S. Hildegardis);
ff. 9
r
-10
r
: incantesimi aat.: Ad equum errehet, Ad fluxum
sanguinis narium, Contra caducum morbum, Contra uberbein,
Contra vermem edentem, Contra vermem pecus edentem.

Edizioni e studi
Haug/ Vollmann 1991, p. 156, pp. 1158-1159; Hver/ Kiepe
1978, p. 42; Miller p. 52; Scherer, 1885, pp. 581-584; VL I, 28;
Wipf 1992, p. 72, p. 279.




1.1.2 AD !QUUM INFUSUM
(St. LXIV,1)

Lincantesimo condivide la stessa pagina, o, per meglio dire,
lo stesso margine di pagina, con Ad pestem equi (! 1.1.3), e,
sebbene in alcune edizioni i due incantesimi vengano trattati
come se si trattasse di uno solo, importante sottolineare che si
tratta di due testi ben distinti e come tali vengono qui presentati,
riservando una trattazione congiunta solo allanalisi della
tradizione manoscritta.
Nei codici del periodo medievale non affatto singolare
trovare miscellanee di testi di argomento affine nella stessa
pagina, specialmente quando si ha a che fare con testi di tipo
medico. In questo caso, sebbene lintestazione si riferisca alla
paralisi, si tratta di un rimedio che poteva essere utilizzato per la
cura di diverse malattie, o meglio per qualsiasi cosa danneggi
lanimale.
62
E utile sottolineare inoltre che, se si escludono i preziosi
saggi di G. Eis e U. Schwab, sia Ad equum infusum che Ad
pestem equi sono stati finora pressoch ignorati dagli studiosi ed
entrambi pongono ancora numerosi interrogativi.


Testo (francone renano, XII sec.)

Item ad !quum infusum. dic. Xrist vvrd an rthe gebren. in
crbbi givvrfen. in slthere bebnden. sa uerlren. Der heilige
Crist b#ce dsime rosse .N. ouervggenes. gerys. thes
vvmbziges. thes vvrmes. unte lles thes. the me scathene si.
in nomine domini! Daz tr ze bze. Pater noster. Post eadem ter.

Traduzione
Similmente per il cavallo paralizzato
15
. Di: Cristo nacque sulla
terra, [fu] deposto in una mangiatoia
16
, avvolto in fasce
17
, poi fu
ucciso. Il Cristo benedetto guarisca
18
questo cavallo - di il nome
- dalla azzoppatura
19
, dalla paralisi
20
, dalla morva
21
, dal verme
22
e

15
Du Cange IV, 359: infusio vel infustitus vel infunditus, Equorum morbus, qui
accidit ex potatione superflua, vel ex immoderato labore.
16
Il termine crbbi un sost. f. attestato in aat. come krippa, kripha, crippa stalla,
greppia, mangiatoia, as. cribbe (G. IV 588).
17
Qui slthere bebunden avvolto in fasce, dove slthere, non attestato altrove,
si collegherebbe etimologicamente con aat. sleht (agg.) cattivo, ma anche liscio,
piano, da cui deriva anche aat. slehtida pianura. Unaltra interpretazione
possibile e molto suggestiva di slthere bebunden legato con corde, poich
secondo U. Schwab (1994) slthere si pu ricondurre a germ. *slutila che ha dato
anche aat. sluzzil (sost. m. -%) chiave. In questo modo si pu ipotizzare un
significato di qualcosa che serve per chiudere, per legare e si pu rimandare alla
crocifissione di Cristo, che, in certe iconografie, viene interpretato come legato alla
croce per mezzo di corde, invece che con i chiodi. Secondo questa interpretazione
le quattro frasi riassumerebbero la vita di Cristo (nascita e infanzia, crocifissione e
morte): le prime due si riferirebbero alla nascita, le altre due alla morte.
18
Dellespressione ze boze si noti la tipica oscillazione delle grafie <c>/ <z>,
inoltre ! Ad equum errehet.
19
Il termine aat. ouervggenes (gen. sg.) collegato etimologicamente con aat.
fahan prendere e intfahan (intfahen, intphanen, infahan, anfahan, infahen,
inphahin) ricevere, prendere, affine a entphangan azzoppatura. Si tratta di di un
vb. radd. attestato anche come farfahan, firfahan (al pp.: ferfangen, feruangen,
forfangen) continuato da mat. verv%hen, verv%n (sost. vervanc, vorgang difetto,
danno) e ted. verfangen prendere ed empfangen ricevere, accogliere. Le
63
da tutto quello che lo danneggia. Nel nome del Signore, questo
per te per la guarigione. Padre nostro e poi altri tre.

Confronti
Il testo Ad uermem qui in caballo est (!), prevalentemente in
latino, contiene alcuni versi in tedesco che riecheggiano il testo
appena esaminato;
il termine infusus compare anche in Appendice n. 21;
per ulteriori analogie si vedano anche Appendice n. 3, 19, 23.

Tradizione manoscritta
Nel cod. pal. lat. 1158 della Biblioteca Vaticana di Roma f. 68
v

(margine superiore dellultimo foglio).
Descrizione
23
: membr. 335 x 230 mm., datato circa 1100
24
, 68 ff.
(+ foglio di guardia) scritti su due colonne in minuscola carolina
su uno specchio di scrittura di 260 x 165 mm., correzioni coeve.
Sul f. 1
v
: miniatura a tutta pagina raffigurante attrezzature
mediche.
Ad pestem equi occupa il primo rigo, mentre Ad equum infusum
occupa le successive due righe pi altre 4 righe pi corte poste a
margine in alto a sinistra. Le due formule sono scritte da una

forme riportate corrispondono al pp. e sono attestate in aat. anche come intfangan,
entfangan, infankun, anfangan, infangan, infankam, inphangan, inphangen,
enfangen Dal vb. aat. fahan prendere, vb. ft. III continuato da mat. vahen, vn,
ted. fangen prendere < germ. *fahan prendere, ie. *p%k-, *p%g fermare,
fissare (G. III, 395; G. III, 408; Lex. III, 282-283; K. 271; Pk. 787; ScG 152).
20
Il sost. aat. gerys (gen. sg.) variante grafica di geraehes < raehe rigidit
(delle articolazioni) ! Ad equum errehet.
21
Il termine aat. vvmbziges (gen. sg.) risulta piuttosto problematico, tuttavia Eis
(1964) lo mette in relazione con mat. wambete, wambiz morva. A mio avviso
potrebbe anche trattarsi di un composto di aat. wamb (f. !) pancia, ventre
(germ. *wamb!) con bizec (agg.) che morde, mordente deriv. da bzen (vb. ft. I)
mordere venendo ad assumere il significato di qualcosa che corrode la pancia
(G. I, 853; Lex. III 698; I, 293; K. 1212).
22
Si tratta di un sost. m. # attestato in aat. anche come uurum, uurm, uurm, wrm e
continuato da mat. wurm verme, drago, serpente (da cui il significato di diavolo),
ted. Wurm < germ. *wurma, *wurmaz verme, serpente, ie. *er- piegare,
girare, con ampliamento *mi-s, *mo-s verme (G. I, 1043; Kl. 899; K.
1301; Lex. 1008; Pk. 1152; ScG. 328).
23
Schuba 1981, pp. 116-117.
24
Wilhelm 1960, p. 125.
64
stessa mano, coeva a quella che ha copiato il Viaticus.
E interessante notare, inoltre, che i due testi aat. presentano dieci
accenti circonflessi simili ai neumi, oltre a diciotto accenti
acuti
25
.
Il ms. contiene unopera di medicina:
ff. 2
ra
-68
vb
: Costantinus Africanus, Viaticus Peregrinantis;
f. 68
v
(margine superiore e parte del margine sinistro): Ad pestem
equi, Ad equum infusum.
Il Viaticus una sorta di pronto soccorso del viaggiatore,
pensata per chi potesse avere dei problemi durante il viaggio e
non riuscisse a trovare un medico. I rimedi sono ordinati a capite
ad calcem, secondo lantica tradizione medica. I due rimedi
verbali in tedesco si trovano alla fine del manoscritto e trattano,
infatti, di problemi degli arti inferiori, o comunque di problemi
che impediscono al cavallo di muoversi.

Edizioni e studi
Eis 1964, pp. 88-108; Miller p. 55; Schwab 1994; VL X, 184;
Wilhelm n. 16; Wipf 1992, p. 70, p. 278.




1.1.3 AD PESTEM !QUI
(St. LXIV,1)

Il testo tramandato insieme a Ad equum infusum (!) ed
occupa il primo rigo del margine superiore del foglio. La malattia
che si vuole allontanare con questo incantesimo viene chiamata
morth, che vuol dire anche morte; essa infatti molto
pericolosa, in quanto rende lanimale inutilizzabile.
Gli studi su questo incantesimo sono pochi e insufficienti;
permangono alcune difficolt interpretative, in particolare
riguardo al termine fares (<fases> nel ms.).



25
Wilhelm 1960, p. 125.
65
Testo (francone renano, XII sec.)
Ad pestem !qui. quod dicitur mrth. dic. Iohan vuas in
26
mn.
phass
27
sin sn, gensn thes. so do diz rs. des mordes. Pater
noster. ter.

Traduzione
Contro la malattia del cavallo che si dice morva
28
. Di. Giovanni
era un uomo. [c]era
29
suo figlio lo salv
30
da questa [malattia].

26
Sovrascritto.
27
Cos nel ms., St. e altri lo emendano in Fares.
28
Si tratta di un sost. m. % attestato anche come mord, mordh, moroth, morde
omicidio, morte molto usato in ambito giuridico, in mat. il termine viene
ampliato semanticamente e indica anche una malattia del cavallo (XII sec.) e
ronzino < germ. *mur&a, mur&an morte, ie. *mer- morire. Secondo G. Eis, il
termine indica la malattia detta morva (ted. Rotz) dallXI al XIX sec. almeno
nella zona tedesca sud occidentale. La morva una malattia infettiva letale degli
equini, dovuta a un microrganismo specifico (Malleomyces mallei) che provoca
gravi ulcerazioni sulla pelle e sulle mucose. Inoltre la parola italiana morva deriva
dal francese morve (XIV) < provenzale morvo < provenz. ant. vorm cimurro e si
pu ricondurre al francone worm pus; secondo altri invece, il termine deriva dal
latino morbum malattia. Oltre a questo m!rt viene usato anche per indicare altre
malattie dei cavalli, come ad es. la malandra, (la gotta considerata nella sua forma
clinica pi tipica, con dolori prevalentemente a carico dellalluce), o la podagra
(ted. Mauke, una sorta di dermatite nella piega della caviglia), la frattura ossea e la
lombaggine (dolore in sede lombare che si acutizza nei movimenti di flessione ed
estensione del tronco, in genere di origine reumatica). Queste malattie rendono il
cavallo inutilizzabile, quindi come morto (Eis 1964, p. 101; G. II, 855; Kl. 529;
K. 795; Lex. I, 2204; Pk. 735; ScG. 221).
29
Fases: nel ms. si legge phases, ma Steinmeyer lo corregge in Phares, e
interpreta: Fares suo figlio, poich nella Bibbia (Genesi 38, 29) uno dei figli di
Giuda portava questo nome. Questa ipotesi non mi sembra molto convincente, cos
come quella di leggere phar es come imperativo (Contra rehin: marh phar);
propongo quindi di interpretare fas come un errore per vuas, pret. III sg. di wesan
era. In tal modo lintera frase assume il senso di un racconto che fa da esempio
per la guarigione auspicata da questo incantesimo.
30
Lespressione gen%s-in non molto chiara, tuttavia, se si accetta
linterpretazione di phas es= was es, sembrerebbe pi appropriato leggere gen%s in
come pret. III sg. + pron. pers. m. acc. sg. lo guar; unaltra ipotesi potrebbe
essere quella di considerarlo come un unico termine gen%sin, che potrebbe essere
III pers. plur. ottativo pres. guariscano, salvino. Si tratta di un vb. ft. V che regge
il gen. e che in aat. attestato anche come: ganesan, canesan (VIII sec.), ginesan
(IX-X sec.), genesan (X sec.), genesen (X-XI sec.), gnesen (XI sec.), mat., ted.
genesen, guarire. E possibile ricostruire un vb. germ. *'anesan guarire, essere
salvato < rad. ie. *nes- (vb.) tornare a casa, arrivare, riunirsi, essere al sicuro (G.
II, 1098; K 424; Pk. 766).
66
Cos almeno si salvi anche questo cavallo dalla morva. Tre Padre
Nostro.

Confronti
Il termine mort si incontra in altri due incantesimi basso ted. !
Appendice n. 4 e 10.

Tradizione manoscritta
Nel cod. pal. lat. 1158 della Biblioteca Vaticana di Roma f. 68
v

(margine superiore dellultimo foglio).
Descrizione: ! Ad equum infusum.

Edizioni e studi
Eis 1964, pp. 88-108; Miller p. 55; Priebsch 1922, pp. 415-417;
VL X, 184; Wilhelm 16; Wipf 1992, p. 70, p. 278.




1.1.4 CONTRA REHIN
(St. LXVI,1)

Questo rimedio pone una serie di problemi interpretativi che
restano in parte irrisolti. Dal titolo dellincantesimo latino che lo
segue nel ms. (Item ad equos sanandos raehin) si deduce che
doveva trattarsi di un rimedio contro la rigidit articolare del
cavallo, tuttavia esso conserva un alone di mistero e si presta a
pi interpretazioni. La traduzione qui fornita basata
sullinterpretazione comunemente accettata.


Testo (alemanno, XII sec.)
Contra rehin.
Primo dic pater noster in dextram aurem.
Marh phar. nienetar. mvntwas. marhwas war come dv do. var in
dinee. ciprge. in dine. marisere. daz dir ze b#ze. ter et pater
noster.
67
Traduzione
Contro la rigidit
31
.
Per prima cosa di un padre nostro nellorecchio destro.
Cavallo
32
va
33
, niente ti danneggi
34
. Cera la protezione
35
, cera
il confine. Da dove vieni?
36
Va nelle tue montagne
37
, nei tuoi
mari
38
. Questo a te per la guarigione
39
. E tre padre nostro
40
.

31
Per rehin ! Ad equum errehet.
32
Il termine aat. marh (sost. m. -%) nel senso di cavallo (come invecce sostiene
Grienberger 1921) non molto ben attestato (K. 762; G. II 844), tuttavia cfr. mat.
marc, markes destriero, cavallo da battaglia (Lex. I, 2041), ted. Mhre (sost. f.)
ronzino (con evoluzione semantica in senso peggiorativo). Unaltra ipotesi,
certamente pi suggestiva ma a mio avviso fuorviante, che si possa trattare di aat.
mar(a), mat. mare, ted. Mahr incubo (antiquato), sost. di origine germanica che
in origine indicava uno spirito maligno femminile che di notte arrivava a cavallo di
rami di betulla disturbando il sonno e provocando gli incubi (BS. V, 1508-1512;
Erich-Beitl 1974, p. 524.). In inglese il termine sopravvive nel composto nightmare
(ted. Nachtmahr) incubo. Interessante, inoltre, il confronto con airl. Mor-r#gain
regina degli elfi, asl. mora strega, polacco mora, bulgaro mor incubo.
33
Secondo linterpretazione di Grienberger phar potrebbe essere limperativo
(abbreviato) del verbo enpfarn sfuggire, mancare, perdere, altri studiosi
ipotizzano un preterito was al posto di phar, altri semplicemente limperativo di
faran andare, questultima a mio avviso lipotesi pi convincente anche per un
certo parallelismo con la strofa successiva: var in dine ciprige.
34
Linterpretazione del termine nienetar risulta alquanto spinoso. Sembrerebbe la
negazione niene (avv.) niente, oppure nie + ne mai (Lex. II, 77) del vb. tar$n
danneggiare. Alcuni studiosi lo riconducono al vb. pret. pres. (gi)turran osare
(I/ III sg.) (K. 460; Pk. 259), mentre unaltra ipotesi che si tratti di un termine
asemantico, usato in virt della sua potenza espressiva per sostenere la suggestione
magica; il termine infatti si trova con delle varianti anche in altri incantesimi di
epoca pi tarda, sia tedeschi che latini (! Confronti), e risulta sempre di difficile
interpretazione.
35
Aat. munt protezione, mundio (G. II, 813): antico termine giuridico presente
anche nellIncantesimo di Lorsch per le api (in godes munt), che, secondo
Schirokauer (1954), si collega al secondo marh, che sta per mark confine. Roethe
(1915) interpreta invece come bocca sostenendo che il termine giuridico munt
nel XII sec. era troppo arcaico e al di fuori dellambito specifico. Grienberger
(1921) interpreta lintera frase come qui non c mai stata protezione, cera un
cavallo.
36
Il termine war sarebbe la forma mat. per aat. hwara (Lex. III, 686).
37
Aat. ciprge sta per ciprge, gibirge montagne. Secondo Grienberger, invece,
ciprge sta per mat. eciprge, composto di etze e prge, metatesi di berge, quindi
pascolo (Lex. I, 714).
38
Aat. marisere potrebbe indicare mariswe mari. Per Grienberger si tratterebbe
invece di un composto con il gen. maris < marhes, con la e- indicante il gen., e
68
Confronti
Nella stessa pagina in cui riportato il Contra rehin sono
presenti anche altri due brani misti latino-tedesco, di difficile
interpretazione in cui ricorrono le espressioni non ita ora e
ninitare nare, che riecheggiano nie netar del nostro testo:
Appendice n. 22. Allo stesso modo si veda Appendice n. 11.

Tradizione manoscritta
Nel cod. C 58/275 della Zentralbibliothek di Zurigo f. 47
r
.
Descrizione
41
: membr. in folio 292 x 194 mm. miscellaneo del
XII sec.
42
, 185 ff. scritti prevalentemente su due colonne.
Copertina di cartone. Iniziali con inchiostro rosso.
La scrittura, di un unico copista che fu anche il primo possessore
e compilatore, una minuscola gotica molto particolare, regolare
e precisa, ma non eccessivamente calligrafica. Sebbene alcune
lettere abbiano un aspetto aguzzo, non si pu parlare di vera e
propria frattura gotica. Le lettere <f> e <$> poggiano sul rigo.
La scrittura molto semplice e chiara, in particolare nella forma
della <g> e della <d>. Lasta inferiore della <h> scende al di
sotto del rigo con un uncino inclinato a sinistra. La forma della
<z> riprende quella della <h> con lasta superiore che termina
con un uncino rivolto a sinistra
43
.
Il cod. contiene opere di argomento morale, medico e
grammaticale, in particolare:
ff. 1
r
-13
v
: poesie, epitaffi in latino;
ff. 13
v
-16
v
: versi, sentenze;
ff. 17
r
-21
r
: Arnulfus: Cleri deliciae;
ff. 21
v
-44
r
: opere morali, vita di S. Agnese, versi;
ff. 44
v
-47
r
: Arzneibuoch Ypocratis (ted.), alla fine del quale

mat. ern, eren suolo, pavimento, con il significato complessivo di suolo del
cavallo, quindi stalla.
39
Per il commento di questa espressione ! Ad equum errehet.
40
Secondo Grienberger 1921: Cavallo esci, qui non c mai stata protezione, cera
il cavallo. Da dove vieni? Vai nel tuo pascolo, nella tua stalla. Questo per la tua
guarigione.
41
Mohlberg 1952, pp. 31-33; Ahd. Gll. IV, 673-677; Schneider 1987, pp. 62-63,
fig. 26.
42
Ahd. Gll. IV, 673-677.
43
Schneider 1987, pp. 62-63, fig. 26.
69
riportato Contra rehin;
ff. 47
v
-51
v
: Summarium Heinrici con glosse aat.;
ff. 51
v
-61
r
: indicazione etimologiche con glosse aat.;
ff. 62
v
-63
v
: giuramenti e termini giuridici;
ff. 64
r
-75
r
: versi latini, Grammatica di Prisciano, versi di autori
latini, frammenti di vangeli;
ff. 75
v
-183
r
: prediche, sermoni, preghiere, commenti ai vangeli;
ff. 183
v
-185
v
: inni e sequenze.

Edizioni e studi
Grienberger 1921, pp. 413- 415; Miller p. 14; Roethe 1915, pp.
280-282; Schirokauer 1954, p. 359; Webinger 1955; Wilhelm 25;
MSD p. 302; VL II, 10; Wipf 1992, p. 72, p. 279.




1.1.5 DE HOC QVOD SPVURIHALZ DICVNT
(St. LXV)

Protagonista del seguente incantesimo in antico sassone, che
serve a curare la paralisi dei cavalli, - caso unico nel corpus di
incantesimi di area tedesca - un pesce. Numerosi sono i miti e le
leggende popolari riferite a questo animale, che nellimmaginario
cristiano giunge a rappresentare il Cristo stesso. Il pesce anche
simbolo della fertilit e della vita, almeno nella tradizione
ebraica, tanto da essere da sempre considerato il cibo dei digiuni,
del Sabbat e delle feste in genere
44
.
Lo schema dellincantesimo del tipo bipartito con un
racconto iniziale e invocazione finale rafforzata grazie
allanalogia con i fatti raccontati. Come antefatto mitico
dellincantesimo viene raccontato di un pesce che si spezza le
pinne nuotando nellacqua: tale scorrere dellacqua potrebbe
essere uneco del fluire del sangue nelle operazioni di salasso,
spesso eseguite per questo tipo di malattie.
Gli studiosi non concordano sulla forma poetica, poich,

44
BS. II, 1528-1546.
70
secondo alcuni, si tratta di versi allitterativi, secondo altri di
prosa. A mio avviso interessante notare come i suoni [f] e [h]
scelti per lallitterazione e le assonanze rafforzino limmagine
del fruscio che potrebbe stare ad evocare lo scorrere dellacqua
(visc/ flot/ aftar; uerbrustun/ uetherun; gihelda/ gihele; hers/
spurihelti).


Testo (antico sassone, X sec.)
De hoc qvod spvurihalz
45
dicvnt.
Primvm pater noster.
Visc flot aftar themo uuatare, uerbrustun sina uetherun
46
. tho
gihelida ina use druhtin. the seluo druhtin, thie thena uisc
gihelda, thie gihele that hers theru spurihelti. Amen.


Traduzione
Di ci che chiamato paralisi
47
.
Prima un padre nostro.
Un pesce nuotava nellacqua, si spezz
48
le pinne
49
, allora lo

45
Sul ms. scritto spurihaz.
46
Si noti lalternarsi della grafia <v>/<f>/<u> per il fono [f].
47
Aat. spurihalz paralisi degli arti inferiori. Si tratta di un termine composto che
comincia ad essere di uso pi frequente come aggettivo in mat. spurhalz, spurihalz,
spurholz paralitico. Per chiarire meglio il termine sar utile esaminare i due
membri separatamente. Per quanto concerne il secondo membro: aat., mat. halz,
confrontabile con il lat. claudus. Alle forme dellagg. si affiancano quelle del sost.
ata halz lo zoppicare e il vb. db. aat. *halz!n, as. halton, mat. halzen zoppicare,
paralizzare. La prima parte del composto corrisponde ad aat. spor (sost. n.), mat.
spor, spr traccia, impronta ted. Spur orma, impronta del piede, ma anche
pedata calcio. Si potrebbe pensare che, dal significato di impronta, si sia
passati a quello di piede, zampa e che, quindi, il composto spurihalz nel suo
insieme stesse ad indicare in modo specifico una paralisi degli arti inferiori,
altrimenti non ci sarebbe stato bisogno di aggiungere un altro termine al gi
esistente halz (BMZ I, 624; BMZ II.2, 516; G. V, 356; G. IV, 929; Grimm XVII;
Lex. II, 1125; Lex. I, 1161; Kl. 784; StW. 252).
48
Il termine as. farbrestan si confronta con aat. firbrestan vb. ft. III/ IV: entrambi
rimandano ad una forma aat., as. brestan (vb. ft. III/ IV) mancare, strappare,
fallire, rompere (con prefissi fir-, gi-, in-, int-, ir-, uz-, uzan- ecc., K. 142).
49
Si tratta del dat. pl di un sost. f. !, attestato in aat. anche come uedara (IX sec.),
federa (XI-XII) col significato di penna, penna di volatile, piuma, mat. vdere,
71
guar
50
nostro
51
Signore. Lo stesso Signore
52
che guar il pesce,
guarisca questo cavallo
53
dalla paralisi. Amen.


Confronti
Nella stessa pagina sono riportati due rimedi contro la paralisi,
uno in latino e uno in antico sassone. Le uniche parole in alto
tedesco appaiono nei titoli. E interessante notare che proprio
queste parole sono scritte in modo scorretto e questo potrebbe
essere una prova del fatto che lincantesimo as. sia stato scritto in
ambiente westfalico, molto probabilmente a Kln
54
.
Il rimedio in latino in questione pu essere daiuto per
linterpretazione dellincantesimo as.: ! Appendice n. 16
Di ci che chiamiamo paralisi.
se prende al piede destro, tirare il sangue dal sinistro
se al piede sinistro, tirare il sangue dallorecchio destro.

Contro la paralisi venivano solitamente consigliati i salassi: se
essa veniva allarto sinistro si praticava sul lato destro e
viceversa, secondo la consuetudine medica medievale del
contraria contrariis. Questo si riscontra anche nelle terapie
contro la peste in cui il salasso veniva effettuato sul lato sano
55
.



vder, ted. Feder < germ. *fe&ar!, fe&r! (BMZ III, 287; G. III, 448; Kl. 254; K.
250; ScG. 154; Pk. 825).
50
Gihelda, gihele si noti la tendenza a monottongare il dittongo germ. *ai, tipica
dellas. Aat. gihelida (ind. pret. III sg.), gihelda (ind. pret. III sg.), gihele (ott. pres.
III sg.). Si tratta di un vb. db. I aat. heil$n guarire (intr.) priva di prefisso, mat.
geheilen, ted. geheilen < germ. *hailjan far guarire < ie. *kai-lo sano, intero, di
buon auspicio (KGF IV, 831; K. 398; Kl. 298; Pk. 520; ScG. 178,321).
51
(se: si noti la caduta di nasale davanti a spirante sorda tipica dellas.
52
Lespressione the seluo druhtin il punto di collegamento tra lantefatto mitico e
lo scongiuro; esso quindi istituisce lanalogia che serve ad attivare la magia.
53
Si noti la metatesi di r in hers (sost. n. %) tipica dellas., contro aat. hros
cavallo.
54
Klein 1977, pp. 180-183.
55
Eis 1964, p. 57.
72
Tradizione manoscritta
Nel cod. 751 (Theol. 259) della sterreichische
Nationalbibliothek di Vienna, f. 188
v
(ultimo foglio).
Descrizione
56
: membr. in folio 300 x 200 mm. 188 ff. datato fine
IX -inizio X sec. Lo specchio di scrittura di 203 x 121 mm.
Copertina di pergamena bianca con impressione dorata del 1755.
Per quanto concerne la scrittura, si tratta di una minuscola
carolina, vergata, su una sola colonna, da 5 mani in tutto il cod.:
1) 163
r
-172
v
27 righe; 2) 173
v
-180
v
; 3) 181
r
-187
v
; 4) 188
r
; 5)
188
v
.
La pagina in cui tramandato lincantesimo secondo Bischoff
stata scritta allinizio del X sec., probabilmente a Kln.
Il ms. contiene una miscellanea di opere di argomento religioso
in latino, in particolare:
ff. 1-77: lettere di Bonifacio;
ff. 78-128: atti degli Apostoli, Epistola Jacobi, Epistola Petri;
ff. 129-162: commenti al vecchio e nuovo testamento;
ff. 163-166: prediche di Agostino;
ff. 167-172: Theodulohs: Capitula ad presbyteros;
ff. 173-188: opere liturgiche, tra cui: Martirologio dello Pseudo-
Beda;
f. 188
v
: (ultimo foglio) originariamente vuoto, stato riempito
con vari incantesimi in latino (De heo quod spurihaiz dicimus,
Contra sagittam diaboli, Ad vermes occidendos) e in as. (Contra
vermes [!] e De hoc quod spurihalz dicunt) da una stessa mano.


Edizioni e studi
Bergmann 1966, pp. 195-200 (descrizione del ms.); Dorow 1824,
pp. 261-271; Eis 1964, pp. 53-57; Klein 1977, pp. 180-182;
Miller p. 49; Wadstein 1899 p. 19; VL II, 75; Wilhelm IV, 4;
Wipf 1992, p. 68, p. 275.





56
Ahd. Gll. IV, 636; Bergmann 1966.
73
1.1.6 INCANTACIO CONTRA EQUORUM
EGRITUDINEM QUAM NOS DICIMUS SPURIHALZ
(St. LXIII)

Il seguente testo dotato di caratteristiche molto interessanti,
prima fra tutte, forse, una somiglianza strutturale con il Secondo
incantesimo di Merseburg. Gli studiosi si sono a lungo dibattuti
per stabilire quale dei due fosse derivato dallaltro.
Inizialmente fu ipotizzata una cristianizzazione del Secondo
incantesimo di Merseburg con relativa sostituzione degli
elementi pagani con elementi cristiani. A sostegno di questa
ipotesi, Schrder ha sottolineato che, mentre il Secondo
incantesimo di Merseburg ripeteva uno schema estremamente
tipico e allo stesso tempo possedeva una sua coerenza interna,
lIncantacio presentava numerose incongruenze, quali la citt di
Salonio (presumibilmente Gerusalemme in una forma colta), la
presenza del cavallo a fianco del Cristo, lanacronismo tra Cristo
e S. Stefano; non veniva spiegato, inoltre, come era avvenuto
lincidente al cavallo. stata formulata, viceversa, anche
lipotesi che il Secondo incantesimo di Merseburg fosse una
paganizzazione dellIncantacio. Condivido piuttosto le
affermazioni di Meyer circa la cautela nello stabilire degli aut
aut: nello studio di incantesimi o di superstizioni non sempre
possibile definire con certezza cristiano o pagano, poich il
passaggio avviene in modo molto graduale e i due elementi sono
spesso strettamente intrecciati.
Lo studioso von Unwerth ha fatto notare, invece, come
lIncantacio e il Secondo incantesimo di Merseburg potessero
appartenere a due tradizioni diverse e ha individuato
nellIncantacio un rituale cristiano (la benedizione dei cavalli) da
cui si sarebbe poi sviluppato questo incantesimo.
Si noti, inoltre, luso dellallitterazione e delle assonanze:
sancte/ Stephan/ Saloniun; sancte/ Stephanes/ hros; Soso/ sancte/
Stephanes/ hrosse; sose/ sante/ Stephanes/ hrosse/ gibuoztos /
Saloniun.
A differenza di altri testi pressocch ignorati, questo
incantesimo uno di quelli che ha ricevuto maggiore attenzione
da parte degli studiosi, forse proprio grazie alla sua somiglianza
74
con il Secondo incantesimo di Merseburg


Testo (francone renano su modello as., X sec.)
Incantacio contra equorum egritudinem quam nos dicimus
spurihalz.
Quam Krist endi sancte Stephan
57
zi ther burg zi Saloniun thar
uuarth sancte Stephanes hros entphangan. Soso
58
Krist gibuozta
themo sancte Stephanes hrosse thaz entphangana so gibuozi ihc it
mid Kristes fullesti thessemo hrosse. Pater noster. Uuala Krist,
thu geuuertho gibuozian thuruch thina gnatha thesemo hrosse
thaz antphangana atha thaz spurialza sose thu themo sancte
Stephanes hrosse gibuoztos zi thero burg Saloniun. Amen.

Traduzione
Incantesimo contro la malattia dei cavalli che noi chiamiamo
spurihalz
59
.
Cristo e santo Stefano
60
arrivarono nella citt di Gerusalemme
61
:
allora il cavallo di santo Stefano divenne zoppo
62
. Come Cristo
guar
63
la paralisi al cavallo di santo Stefano, cos possa io
guarire questo cavallo con laiuto di Cristo. Padre nostro.
Cristo benedetto, concedi tu di guarire con la tua misericordia
lazzoppatura o la paralisi a questo cavallo, cos come tu guaristi
il cavallo di Santo Stefano nella citt di Gerusalemme. Amen.
Confronti

57
Sul ms. scritto <stpehan>.
58
Sul ms. scritto <so so>.
59
Per spurihalz ! De hoc quod spurihalz dicunt.
60
Non a caso Santo Stefano considerato anche il protettore dei cavalli. Il 26
Dicembre (S. Stefano) conosciuto nella zone dellHolstein, della Svezia, del
Wrttemberg e del Tirolo come giorno dei cavalli in cui i cavalli ricevevano una
benedizione e venivano nutriti con fieno benedetto e con il Sale di S. Stefano che
serviva a proteggerli dai malefici (Von Unwerth 1913, pp. 196-197; Erich-Beitl
1974, p. 778).
61
Salonium: lipotesi pi accreditata che si tratti della citt di Gerusalemme,
conosciuta anche come Solyma. Von Unwerth concorda con questa ipotesi, ma
afferma che potrebbe trattarsi di una forma corrotta (poich tramandata oralmente)
derivante da Jeru-salem.
62
Per entphangan ! Ad pestem equi alla nota per ouervggenes.
63
Per buozen ! Ad equum errehet.
75
! Secondo incantesimo di Merseburg, De hoc quod spurihalz
dicunt;
per il motivo dellincontro si veda anche Appendice n. 14;
il termine spurihalz presente anche in Appendice n. 16.

Tradizione manoscritta
Nel cod. 40/1018 Stadtbibliothek di Treviri f. 36
v
-37
v
(margine
inferiore). Nello stesso codice al f. 19
v
(margine inf.) riportato
anche Ad catarrum dic (!).
Descrizione
64
: membr. misc. in ottavo 177 x 133 mm. 132 ff. (13
x 8 + 1 x 12 + 2 x 8) scritti in minuscola carolina di fine X sec.
su due colonne con titoli in parte rubricati. Vecchia rilegatura in
pelle con impressioni.
Le glosse altotedesche al testo principale, a cui si mescolano
anche termini in anglosassone e numerosi elementi alto e basso
tedeschi inseriti negli appunti di medicina fanno pensare ad una
redazione nella regione del medio/basso Reno.
Il codice, come attesta la scritta Liber monachorum sanctae
Marie in Hymmenrode ord. cist. Trevernensis dyocesis sul f. 1
r
,
proviene dal monastero cistercense di Himmerode presso
Wittlich, soppresso nel 1802 e da l, attraverso il convento degli
agostiniani, pervenne a Treviri nel 1803.
Sul f. 1
r
originariamente vuoto vi il titolo ormai sbiadito:
Incipit prognosticon idest praescentia vitae vel mortis, di cui
manca il testo.
Sul margine superiore della copertina iniziale vi un frammento
del IX sec. Vita di S. Sigismondoe in basso un frammento
liturgico del XIII sec.
Il ms. contiene una raccolta di glosse di vario genere, bibliche e
grammaticali tra cui:
ff. 1-34
v
: glosse al vecchio e nuovo Testamento;
f. 42
v
: glosse di nomi ebraici;
f. 54
v
: glosse di verbi greci; segue: glossario latino.
Alcune mani pressappoco coeve hanno aggiunto nel margine
superiore fino al f. 77 molti appunti ed estratti di argomento
morale e religioso e nel margine inferiore fino al f. 64 una serie

64
Keuffer 1888, p. 41; Beccaria 1956.
76
di annotazioni mediche, e precisamente:
ff. 1
r
-9
r
: Isidoro di Siviglia, Etymologiae L. IV, cap. 8 e 9;
f. 9
v
/9
v
-11
v
/12
v
/20
v
/20
v
-21
r
: Miscellanea di estratti e ricette,
prescrizioni varie medico-magiche, tra cui lincantesimo per
fermare il sangue in tedesco al f. 19
v
: ! Ad catarrum dic, poi in
latino: Ad capitis purgationem, Ad plagatos in osse, Ad vermes
tolendos carmen, Ut homo [castus] in perpetuum fiat, A corde
curam habemus, Ad fastidium tollendum, Contra inguina
tumecia;
(nella parte intermedia, ai ff. 12
r
-12
v
: Giorni egiziaci);
ff. 21
v
-24
r
: De inquisitione fleotomie;
ff. 24
v
-28
r
: elenco di erbe con glosse tedesche e altre voci
mediche;
ff. 28
r
-29
v
: ricette varie in latino: Ad caput purgandum, Contra
emigraneum;
ff. 30
r
-34
r
: Beda, De temporum ratione cap. 30 e 35;
ff. 34
r
-36
v
: elenco di erbe con glosse tedesche;
ff. 36
v
-38
v
: prescrizioni varie e formule magiche anche di mano
pi tarda: Incantacio contra equorum egritudinem quam nos
dicimus spurihalz;
ff. 41
v
-43
r
: Ad vermem, qui dicitur talpa, tollendum;
ff. 39
r
-40
r
: glosse greco-latine in parte perdute;
ff. 41
r
-43
v
(margine inferiore): vuoto;
ff. 44
r
-59
v
(tranne f. 47
r
vuoto): Antonio Musa, De herba
vettonica Liber;
ff. 59
v
-64
r
: Apuleio Platonico, Herbarius.


Edizioni e studi
Beccaria 1956; Eis 1964, pp. 48-52; Haug/ Vollmann 1991, p.
154, pp. 1156-1158; Keuffer 1888, p. 41; Klein 1977; Kruse
1976, pp. 179-187; Meyer 1910; Miller p. 44; Schiel 1953, pp.
23- 36; Schrder- Roth 1910; Von Unwerth 1913; Wipf 1992, p.
66, p. 275.


77
1.1.7 SECONDO INCANTESIMO DI MERSEBURG
(St. LXII, 2)

Nel testo confluiscono almeno due tradizioni diverse: nella
prima parte (fino a uuoz birenkit) riaffiora, come si gi
accennato, il tipico motivo dellincontro, mentre la seconda
parte (da sose alla fine) si riallaccia ad una antica formula
diffusa su tutto il territorio indoeuropeo.
Si pu affermare che, fra tutti, il Secondo incantesimo di
Merseburg stato lincantesimo pi studiato, tuttavia ritengo che
la maggior parte delle questioni siano rimaste aperte. Se si
considera la prima parte del testo, gli interrogativi si sono
addensati sui termini interpretati come nomi di divinit, alcune
delle quali piuttosto oscure, come Phol e Sinthgunt, non attestate
altrove, mentre nei nomi Baldr e Wodan sembra di poter
rintracciare divinit ben note al pantheon germanico, in
particolare nordico.
Sul rapporto Baldr/ Phol/ Wodan si possono riassumere le
seguenti teorie: 1) Phol sarebbe un altro appellativo nordico a noi
non pervenuto per Baldr (secondo Grimm), quindi Phol e Baldr
indicherebbero la stessa divinit
65
; 2) Baldr sarebbe un
appellativo per signore
66
e si assocerebbe a Wodan oppure a
Phol; 3) Phol indicherebbe lappellativo di volo e si riferirebbe al
cavallo di Wodan; 4) Phol impersonerebbe il demone degli
animali o altri demoni; 5) Phol ende Wodan sarebbe da leggere
come volende Wodan il diabolico Wodan
67
.
Largomento che sembra aver maggiormente interessato i
primi studiosi riguardava la presunta origine germanico-pagana

65
Secondo Genzmer, inoltre, Phol sarebbe il corrispettivo maschile della dea Folla,
entrambi legati alla fertilit. Phol/ Fol presente anche in un incantesimo in
svedese, dove attestato come Fylle, ted. Follo (Genzmer 1950-51, pp. 30-32).
Su questo punto non concorda Rosenfeld, il quale sostiene, invece, che assai
improbabile che la stessa divinit venisse chiamata Phol nel primo verso e Bald nel
verso successivo; lo studioso sostiene, inoltre, che lincidente raccontato nella
prima parte del testo non abbia niente a che fare con il culto di Baldr di tradizione
scandinava (Rosenfeld 1973, pp. 1-4).
66
Se infatti balderes fosse stato un nome proprio riferito a divinit, avrebbe dovuto
allitterare con le altre parti del verso (Rosenfeld 1973, p. 4).
67
Warnatsch 1939, pp. 148-155.
78
di questo testo, documentata secondo alcuni studiosi in modo
inequivocabile dalla presenza stessa dei nomi delle divinit
germaniche
68
. Dopo aver confrontato questo testo con le varianti
finniche e germaniche settentrionali, Christiansen
69
afferm
invece che si trattava di un testo cristiano rivestito con
elementi pagani. Si veda, inoltre, quanto detto nel capitolo
precedente su Incantacio contra equorum egritudinem (...) circa
il dibattito tra chi sosteneva che luno fosse una rielaborazione
cristiana dellaltro e chi lesatto contrario.
Per quanto concerne la seconda parte del testo, gli studi di
Kuhn
70
e il confronto con alcuni passi del carme Atharva-Veda
IV, 12 hanno reso possibile rintracciare una vasta diffusione in
area indoeuropea di questo tipo di incantesimo (detto anche
Verrenkungsegen), tramandato per molti secoli in maniera
autonoma (vedi oltre).
Circa la datazione, Genzmer, analizzando i versi lunghi
allitterativi
71
, sostiene, contrariamente alla maggior parte degli
studiosi, che non pu trattarsi di un testo del X sec. poich esso
mostrerebbe delle caratteristiche stilistiche databili intorno al VI
sec., se non prima. Infatti altri testi aat. come ad esempio il
Muspilli rivelano che lallitterazione era in decadimento gi nel
IX sec. Per altri testi si pu affermare che vi fosse un
riecheggiamento di opere tramandate oralmente, ma in questo
caso lopera sembra essere stata composta in unepoca in cui era
ancora in uso
72
. Questultima affermazione stata condivisa
anche da Fuller, la quale per, approfondendo lo studio sul
contesto storico-politico, concluse che si trattava di un testo
composto tra il 925 e il 928, in ambiente sassone, forse proprio a
Merseburg dove la popolazione era soggetta, in quel periodo, alla
conversione coatta e alle invasioni dei magiari. Per entrambi gli
incantesimi di Merseburg si tratterebbe, secondo S. Fuller, di

68
Genzmer 1950-51, pp. 30-32.
69
Christiansen 1914, pp. 209-217.
70
Kuhn 1864.
71
Si noti lallitterazione: phol/ uuorun; uolon/ uuoz; sinhtgunt/ sunna/ suister; friia/
uolla; uuodan/ uuola; benrenki/ bluotrenki; ben bena/ bluot bluoda; lid geliden/
gelimida.
72
Genzmer 1948, p. 59.
79
testi non copiati ma scritti, in un momento di pericolo, sotto
dettatura o a memoria quando il loro uso orale era ancora vivo
73
.


Testo (francone orientale, X sec.)
Phol
74
ende Uuodan uuorun zi holza.
du uuart demo Balderes uolon sin uuoz birenkit.
thu biguolen Sinthgunt
75
, Sunna era suister,
thu biguolen Friia, Uolla era suister,
thu biguolen Uuodan, so he uuola conda:
sose benrenki, sose bluotrenki,
sose lidirenki:
ben zi bena, bluot zi bluoda
lid zi geliden, sose gelimida sin!

Traduzione
Il cavallo
76
e Wodan andarono nel bosco
77
,
allora al cavallo del signore si slog
78
una zampa
79


73
Fuller 1980, pp. 168-170.
74
La h sovrascritta. Nella stessa pagina del codice (! Primo incantesimo di
Merseburg) il segno grafico <p> usato col valore di [f] come si vede nei nessi:
hapt, heptidun, haptbandum. Per questo motivo, probabilmente il copista ha
iniziato a scrivere la prima parola pol per poi rendersi conto dellambiguit di tale
segno grafico in quel contesto e vi ha posto il segno <h> sovrascritto. Di seguito il
copista utilizzer il segno <u> per [f], che per crea ambiguit con il suono [w].
Questa insicurezza negli usi grafici dellaltotedesco sarebbe una prova del fatto che
il copista non stesse copiando da un altro codice (Rosenfeld 1973, p. 8).
75
Sul ms. scritto <sinhtgunt>.
76
Phol stato interpretato da molti studiosi come nome di una divinit non ben
attestata (vedi sopra), ma a mio avviso risulta pi convincente la tesi del Rosenfeld:
Phol si riferirebbe allo stesso uolon del verso successivo (aat. folo: sost. m. n
cavallo, puledro< germ. *fulan, K. 311), che preceduto dal pronome
dimostrativo/articolo demo. Lintero verso sarebbe da ricostruire come: volo ende
uuodan vuorun zi holza. Il fatto che tale testo servisse a curare un disturbo dei
cavalli spiegherebbe anche perch il termine Phol viene messo sullo stesso piano
di Odino e anzi lo precede. Se si trattasse di unaltra divinit questo sarebbe
difficilmente spiegabile, invece lassociazione cavallo-cavaliere molto
frequente in tutte le culture indoeuropee (Rosenfeld 1973, p. 9).
77
Il termine aat. holz bosco un elemento fortemente connotato dal punto di
vista magico. E noto, infatti, il culto degli alberi e dei boschi presso i popoli
germanici.
80
intonarono allora incantesimi
80
Sinthgunt [e] sua sorella Sunna,
intonarono allora incantesimi Friia [e] sua sorella Volla,
inton allora incantesimi Wodan cos come egli ben sapeva
in caso di
81
scissione dosso
82
, in caso di scissione di sangue
83

in caso di scissione di membra

78
Da renken slogare derivano: birenkit (pp.), ben-renki (nom. sg.), bluot-renki
(nom. sg.), lidi-renki (nom. sg.); si tratta di un vb. db. I, mat. renken tirare
torcendo, verrenken storcere, distorcere, ted. renken slogare, verrenken fare
un movimento sbagliato, sich verrenken, einrenken ridurre, rimettere a posto,
aggiustare (anche metaf.). Dal germ. *wrankjan (vb. db.) girare, ruotare che ha
dato anche aat. renki (sost. f. #) distorsione, birenken vb. deb. I slogare
(attestato solo in questo incantesimo), mat. ranc (pl. renke) torsione, movimento
veloce (Grimm XXV, 1005; Kl. 680; K. 103, 883; Lex. II, 403; Lex. III, 201; Pk.
1154; ScG. 329; StB. 697).
79
Aat. uuoz (acc. sg.), alla lettera: un piede; per ulteriori commenti a questo
termine ! Ad equum errehet.
80
Biguolen: ind. pret. III sg./pl. di aat. bigalan, galan (vb. ft. VI), bigal!n, begal!n
(vb. db. II) stregare, incantare, scongiurare, ammaliare, cantare /fare incantesimi,
fare sortilegi/ malie, affatturare; che tale termine possieda una forte connotazione
magica confermato anche dalla ripetizione per tre volte. Tale verbo, sia nella
forma prefissata bigal!n (vb. db. II) che in quella semplice galan (vb. ft. VI), kalan
attestato in aat. solo nelle glosse (VIII-X sec.), ma possibile fare un confronto
con i termini galstarn (vb.) incantare, galari, galstarari incantatore, mago,
glsterra (sost. f.) maga, galstar (sost. n.) canto, incantesimo, magia,
sacrilegio, nahtigala (sost. f.) usignolo; nel periodo medio il termine con
prefisso bi- scompare, mentre si conservano: mat. galen, galn cantare, gal (sost.)
canto, suono, nahtgale usignolo, galm suono, galster canto, incantesimo,
magia, nella lingua moderna sovravvissuto solo il sost. ted. Nachtigall
usignolo e probabilmente anche il vb. gellen risuonare. Il termine
riconducibile al germ. *'alan (vb. ft.) cantare < ie. *ghel- (vb.) urlare,
chiamare (G. IV, 178-179; Kl. 310, 580; K. 88, 353; Lex. I, 727; ScG. 226; StB.
60, 260; StW. 189; Pk. 428).
81
Aat. s!se, s!so, s!sa (agg./ cong.) come, cos, quando, se, cos come, in caso di,
ogniqualvolta (K. 999).
Si tratta di un sost. n. % che da un significato di osso attraverso quello pi
specifico di osso della gamba passato a gamba. Anche in mat. il termine
continua come bein (sost. n.), con gli stessi significati. In ted. il sost. Bein usato
principalmente con il significato di gamba, tuttavia lantico significato di osso
sopravvive in alcune espressioni come Gebein ossa, Schlsselbein clavicola ed
Elfenbein avorio < germ. *baina, *bainaz osso, gamba (G. III, 127; Kl. 94;
K. 72; ScG. 118; StW. 44; Pk. 117).
83
I termini: bluod, bluoda, bluotrenki; sono attestati in aat. anche come blt, pluot,
pluat, ploat, bluat, bluoth, atm. bluot, pluot, blt, blt, ted. Blut sangue < germ.
*bl!)an, forse da ie. *bhel-, *bhle- gonfiarsi, sgorgare, essere pieno, ma non ci
sono confronti al di fuori dellarea germ. (G. III, 252; Kl. 121; K. 130; Lex. I,
316; Pk. 122).
81
osso a osso, sangue a sangue
membro
84
a membro: cos siano saldati
85
!

Confronti
Si confronti il testo appena esaminato con i seguenti passi
86
del
carme Atharva-Veda
87
IV, 12:
Tu sei (Roha*#) il guaritore, il guaritore della gamba
fratturata!
Guariscila, Arundhat#.
Ci che in te ferito, ci che fratturato, ci che spezzato nel
tuo corpo,
questo il creatore lo rimetta in funzione per te, felicemente con
membro su membro.
Insieme siano midollo con midollo, e insieme anche membro su
membro,
ci che andato via dalla carne, ed anche losso ti ricresca.
Il midollo sia unito al midollo, la pelle cresca sulla pelle,
il sangue cresca sul tuo osso, la carne cresca sulla carne.
Pelo con pelo, si ricompongano, si ricomponga la pelle con la
pelle,
il sangue cresca sul tuo osso! ci che si ruppe, rimetti a posto, o
erba.
Sollevati, v, corri avanti!
Bene, [come avanza] un carro su ruota, cerchione, mozzo.
Sta saldo in piedi!
Se si sia rotto inciampando in un fosso, o una pietra lanciata lo
abbia colpito,
insieme come le parti del carro, cos +bhu rimetta insieme
membro con membro!


84
Si tratta di un sost. m./ f. #/ n. iz/-az collegamento, arto, membro, parte del
corpo, attestato anche in mat. lit e che continua nel ted. Glied membro< germ.
*li&u- membro, ie. *li- (Kl. 327; K. 720).
85
Aat. l#men, gilimen incollare, saldare (K. 725).
86
Si tratta di una traduzione in italiano del testo reso in tedesco da Kuhn 1864.
87
I Veda sono una raccolta comprendente quattro collezioni di testi: Rg-, Sama-,
Yajur- ed Atarva-Veda. Essi furono composti in indiano antico (detto, appunto,
vedico) tra il 1300 ed il 1000 a.C. e tramandati oralmente fino alla messa per
iscritto, avvenuta probabilmente nel III sec. a. C.
82
Un altro incantesimo in Appendice n. 12 riporta sia la formula
osso con osso sia la figura di Longino, che normalmente
troviamo negli incantesimi contro le emorragie;
si veda anche Appendice n. 14.


Tradizione manoscritta
Nel cod. 136 (vecchia segnatura: 58) del Domkapitel di
Merseburg f. 84
r
(spazi liberi del foglio di guardia).
Descrizione
88
: membr. del IX sec. proveniente forse da Fulda
89
.
La scrittura dei due incantesimi risale ai primi decenni X sec. Il
codice fu scoperto nel 1841 da Georg Waitz e pubblicato per la
prima volta da Jacob Grimm nel 1842 nel suo ber zwei
entdeckte Gedichte aus der Zeit des deutschen Heidentums.
Il ms. contiene un messale in latino, come spiega una scritta
riportata sul dorso Rabani: Expositio super missam; esso
composto di 6 parti:
I, ff. 1-22: Expositio missae;
II, ff. 23-39: due quaternioni del IX sec.;
III, ff. 40-43: traduzione della regola benedettina;
IV, ff. 44-52: frammento di un missale;
V, ff. 85-93: missale;
VI: Sacramentario, sul cui ultimo foglio sono riportati il Primo e
il Secondo Incantesimo di Merseburg (scritti in minuscola
carolina).
Lo stesso codice riporta anche La formula battesimale francone
(nel I) e il Frammento di preghiera di Merseburg (nel V).


Edizioni e studi
Betz 1960; Christiansen 1914; Dieck 1986; Dwel 1998; Erben
1966; Fuller 1980; Genzmer 1948; Grimm 1865; Haug/
Vollmann 1991, p. 152, pp. 1145-1150; Helm 1944; Hver/
Kiepe 1978, p. 31; Kauffmann 1891; Kdderitzsch 1974; Kroes
1953; Krogmann 1951-52; Krogmann 1952; Masser 1972; Meyer

88
St. pp. 24-26.
89
Secondo Fuller i due incantesimi furono scritti proprio a Merseburg (Fuller 1980,
p. 168).
83
1910; Miller p. 31; MSD IV,2; Murdoch 1988; Naumann 1926;
Rosenfeld 1973; Schirokauer 1951-1952; Schirokauer 1957;
Schrder 1953; VL VI, 410-419; Vogt 1928; Warnatsch 1939;
Wilken 1876; Wipf 1992, p. 64, p. 274; Wrede 1923.






1.2.0 Contro i vermi (delluomo e degli animali)

Il seguente gruppo di testi contiene rimedi per cacciare i vermi
dal corpo sia delluomo che dellanimale. In veterinaria, cos
come in pediatria, la verminosi tuttora esistente, ma viene
considerata in modo meno grave che in passato, poich i disturbi
provocati dalla presenza di vermi nellintestino sono facilmente
riconoscibili e curabili.
In area tedesca il termine wurm indica qualsiasi animale che
striscia e nellimmaginario collettivo medievale esso veniva
associato anche al Lindwurm, il drago che abbraccia la terra in
una morsa fatale e che causa della fine del mondo. Nella
mentalit cristiana il verme, cos come il serpente, viene
associato al diavolo e ai demoni, mentre a livello popolare il
concetto di verme rimanda a qualsiasi insetto o altra bestia con
evidente connotazione negativa.
Non stupisce, quindi, che nominando il wurm si evocassero
tutti i mali che potevano affliggere luomo: il verme assurge,
cio, a simbolo stesso del male, ma poteva essere scongiurato per
mezzo della forza magica della parola, denominandolo in tutti i
modi in cui poteva manifestarsi. Nellimmaginario popolare
germanico vi era un verme per ogni malanno: il verme della
carie, del pus, della caduta dei capelli ecc.: i vermi entravano
cio nel corpo come demoni portatori di malattia e ne divoravano
la carne.
Negli incantesimi i vermi dovevano essere riconosciuti in
modo inequivocabile: andavano indicate caratteristiche precise
quali la quantit e il colore: nei testi pi antichi si aggiungeva la
84
dicitura di il colore, negli incantesimi di epoca pi tarda si
arriver ad una maggiore precisione cromatica.
Il verme poteva anche essere individuato in base alle parti del
corpo che andava a danneggiare, come si vede nell!
Incantesimo di Lambrecht contro i vermi, anche questa
caratteristica trover una maggiore precisione negli incantesimi
di epoca pi tarda.
Allinterno del corpus di incantesimi contro i vermi in tedesco
antico si possono individuare due filoni principali, ai quali si
mescolano altri motivi; del primo fanno parte i testi in cui il
verme viene chiamato nesso/ nessia, che rimanda al concetto di
malattia sconosciuta. Di questo primo gruppo abbiamo in realt
un solo testo, tramandato per in due versioni diverse, una
altotedesca e una antico-sassone (! Contra vermes, Pro nessia),
ma per unepoca pi tarda si vedano Appendice n. 24, 33, 61, 70.
Un altro e pi cospicuo gruppo di incantesimi aat. contro i
vermi si ispira al racconto biblico del Libro di Giobbe: Giobbe,
un uomo buono e onesto, viene sottoposto da Dio ad una serie di
prove, dalla perdita dei figli, degli amici e degli averi alle
malattie pi raccapriccianti, ma alla fine Dio gli concede di
guarire e gli restituisce al doppio tutto quello che possedeva
prima. Si vedano i seguenti passi del Libro di Giobbe:

2,7 Il satana usc dalla presenza del Signore e colp Giobbe
con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo.

7,5 La mia carne
ricoperta di marciume e di croste,
la mia pelle si raggrinza e si disf.

30,17-20 La notte perfora le mie ossa
e i miei roditori (i malanni)
non hanno riposo.
Con violenza Dio ha sfigurato il mio manto,
mi serra come il collo della mia tunica.
(Dio) mi ha gettato nel fango,
e sono diventato simile a polvere e cenere.
Io grido verso di Te,
ma tu non mi rispondi,
85
insisto, ma Tu non mi consideri

Nella tradizione medievale Giobbe diventa patrono dei malati
di lebbra, scabbia, scorbuto e sifilide
90
. Nel corpus di incantesimi
lespressione ricorrente riferita a Giobbe che giaceva nel
letame, che traduce il latino in sterquilinio. A questo gruppo
appartengono: Incantesimo di Lambrecht contro i vermi,
Incantesimo di Prl contro i vermi, Quem vermis mordet; si
vedano inoltre: Appendice n. 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 34, 36,
38, 39, 41, 43, 47, 48, 50, 52, 63, 64, 65, 66, 67, 69.




1.2.1 AD UERMEM QUI IN CABALLO EST
(St. p. 371)

Nel testo che segue, scritto prevalentemente in prosa latina,
vengono minuziosamente descritte le operazioni da eseguire e le
parole da dire per scacciare i vermi dal cavallo. La struttura
quella tipica delle ricette mediche, ma a ben guardare ibrida
poich lofficiante, nel seguire le istruzioni deve fare delle cose e
allo stesso tempo deve recitare delle formule. La magia viene
attivata trasferendo il male dalla bestia ad una pianta per mezzo
di una pietra che simboleggia il dolore fisico. Le due erbe che
vengono nominate sembrano corrispondere alla Verbena
Officinalis e al cosiddetto Sigillo di Salomone, entrambe
largamente usate per scopi magici e medici.
Linteresse principale di questo testo nellambito dello studio
degli incantesimi aat. risiede nel fatto che le parole che si devono
pronunciare durante il rituale sono in tedesco antico e
riecheggiano lincantesimo Ad equum infusum (!). Ancora una
volta motivi cristiani si mescolano con elementi magico-
superstiziosi in modo del tutto omogeneo. In chiusura viene
intimato di non fare un uso improprio di questo incantesimo,
pena lefficacia dello stesso, in particolare, se il rimedio fosse

90
BS. IV, 68-72.
86
stato usato per curare un cane, esso ne avrebbe assorbito tutta la
forza magica e lincantesimo non sarebbe stato pi utilizzabile.
Questo testo, nonostante levidente connessione con il restante
corpus di incantesimi aat., stato quasi del tutto ignorato dagli
studiosi.


Testo (latino- francone renano, XIII sec.)
Ad uermem, qui in caballo est.
post solis occasum uade ubi est erba uerminatia et pone unam
petram super illam et dic ter: uerminatia, libera illam bestiam -
aut albam aut rubram aut qualem colorem habet - de uerme et de
pena, et ego libero te de ista tam grandi pena. deinde uade ante
solis ortum et iterum dic, quod superius, ter et tolle ipsam
petram.
Item. erbam, que dicitur sigillata, effodies et interim, dum fodis,
dic: Christus
91
uuart geboran, in crippa geuuorpan - her thaz
92

blanka ros, de quocumque colore sit, nominetur et possessor eius
nominetur - geuuorpan uuirdi pater noster canatur totum et X
uicibus repetatur illud theotonicum
93
et semper sequatur
94
pater
noster totum, cumque ultimum canitur
95
et eius finis sed libera
nos dicitur, tunc cum utrisque manibus a terra abstraitur et
postea nunquam ad terram ueniat, sed caballo in fronte
suspendatur, qui uermem habet, tamdiu eousque
96
moriatur. Qui
97

caballus ad currentem aquam non bibat nec in ulla aqua balneetur
nec ullus dorso eius insideat, sed liber
98
ab omni onere pascatur,
donec omnis uermis moriatur. Qui
99
canem hoc medicamento
iuuerit, deinceps non poterit
100
ulli animali subuenire.


91
Sul ms. scritto <x"s>.
92
Sul ms. scritto <hertahz>.
93
Sul ms. scritto <theodomic">.
94
Sul ms. scritto <se persequatur>.
95
Sul ms. scritto <canctur>.
96
Sul ms. scritto <tandiu cousq>.
97
Sul ms. scritto <qm>.
98
Sul ms. scritto <libor>.
99
Sul ms. scritto <qm>.
100
Sul ms. scritto <peterit>.
87
Traduzione
Per il verme che sta nel cavallo.
Dopo il tramonto del sole vai dove sta lerba Verbena e mettici
sopra una pietra e di tre volte: Verbena, libera quella bestia - se
bianca, se rossa o quale sia il colore - dal verme e dalla pena e
io ti libero da questa pena altrettanto grande. Poi vai prima del
sorgere del sole e di di nuovo tre volte quello di sopra e togli la
pietra. Allo stesso modo cava lerba che si dice sigillata e nel
frattempo che scavi di:
Cristo nacque, [fu] deposto in una mangiatoia
101

qui si nomini il cavallo bianco
o di qualunque colore sia e si nomini il suo proprietario
venisse
102
deposto
103
.
Si canti tutto un Padre nostro per dieci volte alternativamente si
ripeta quello tedesco e continui tutto il Padre nostro. Quando si
finito di cantare lultimo e si dice sed libera nos prendi la
terra con entrambe le mani e non farla cadere per terra ma
sospendila sulla fronte del cavallo che ha il verme finch esso
non muore. Quel cavallo non beva allacqua corrente n vi si
faccia il bagno n alcuno vi si sieda sul dorso ma, libero da ogni
dovere, possa esso pascolare fino a quando muoiono tutti i
vermi. Chi ha aiutato un cane con questo medicamento, dopo
non potr pi aiutare nessun altro animale.

Confronti
Si confronti la parte in tedesco con il testo Ad equum infusuum
(!);
si veda anche Appendice n. 3.

Tradizione manoscritta
Nel cod. nouv. acqu. lat. 356 della Bibliothque Nationale di
Parigi, f. 69
r
.
Descrizione
104
: membr. 130 x 115 mm. 95 ff., miscellaneo del
XII sec.

101
Aat. krippa stalla, mangiatoia.
102
Ott. pret. di werdan.
103
Pp. di aat. werpan, werfan gettare, deporre.
104
St. p. 371.
88
Il ms. contiene varie opere di medicina, pi precisamente:
ff. 1-13: Prognostica del XII sec.;
ff. 14-95: miscellanea di carattere medico del XIII sec.; al foglio
69
r
vi sono due incantesimi per i vermi, in cui il copista sembra
aver copiato senza capire.


Edizioni e studi
Miller p. 57; Wipf 1992, p. 68, p. 276.




1.2.2 CONTRA UERMEM EDENTEM
(St. LXVI, 4)

Questo incantesimo rappresenta un caso piuttosto interessante
di contaminazione tra motivi diversi. Pur essendo un rimedio per
cacciare il verme dal corpo, non troviamo il solito richiamo a
Giobbe e neanche levocazione del nome Nesso/nessia; troviamo
invece due elementi estranei, uno tipico degli incantesimi per
fermare il sangue, ovvero il racconto della nascita e del battesimo
di Cristo nel fiume Giordano, e laltro tipico degli incantesimi
per guarire le ferite come il richiamo al monte Uliveto.
Caratteristiche proprie del suo genere sono invece lingiunzione a
non mangiare n bere pi il sangue delluomo o della donna e la
specificazione della quantit (che tu sia uno, due o tanti).
Altro elemento interessante sono le istruzioni finali in latino,
che rammentano di non usare questo stesso incantesimo per gli
animali, pena la perdita di efficacia sulluomo, come avviene
anche nel testo Ad uermem qui in caballo est (!).
Anche per questo incantesimo scarseggiano studi specifici.

Testo (alemanno, XII sec.)
Contra uermem edentem.
Ih gebiude dir, wurm, du in demo fleiske ligest, si din einer, sn
din zuene, suie filo din si, in nomine patris et filii et spiritus
sancti, bi Ihesu Nazareno. der ze Bethleem geboren wart, in
89
flumine Iordanis getoufet wart, ze Iherusalem gemarteret wart, ze
monte oliueti ze himele fuor, daz du fleiskes niewet mer ezzest
und des bluotes niewet mer trinkest des mannes. N. vel des
wibes. in gotes namen amen.
Quicumque homini hac medicina vermem emendare uelit, caueat,
ne alicui iumento per eam emendet, quia postea homini non
proderit.


Traduzione
Io ti ordino
105
, verme
106
che stai nella carne
107
, che tu sia uno, due
o che tu sia molti, nel nome del Padre e del figlio e dello Spirito
Santo, per Ges nazareno che nato a Betlemme, fu battezzato
nel fiume Giordano, fu ucciso a Gerusalemme, sal al cielo dal
Monte Uliveto, che tu non mangi pi
108
la carne e non bevi pi il
sangue
109
delluomo [di il nome] n della donna. Nel nome di
dio amen.
Qualunque uomo voglia curare il verme con questo rimedio
110
,
badi di non curare con esso alcun animale
111
, perch dopo non
giova alluomo.


105
Gebiude (ind. pres. I sg.) +bi +daz: mat. gebieten, aat. gibiotan stendere,
ordinare, invitare, comandare. Si tratta di un vb. ft. II, attestato in aat. anche come
gabiutan, gipiotan (VIII-IX sec.), kepeotan (VIII sec.), gibiatan (IX sec.), gebieten
(XI sec.). I pers. sg.: (ih) gibiutu (IX sec.), capiutu (VIII sec.), gipiuto (XI sec.),
gebiute (XI-XII sec.), gepiute (XI- XII sec.) < germ. *'abeudan comandare, ie.
*bheudh- (vb.) essere svegli, osservare, diventare consapevoli (G. III, 69; Kl.
109; K. 374; Lex. I, 754; Pk. 151; ScG. 114; StW. 57).
106
Per wurm ! Ad equum infusum.
107
Si tratta di un sost. n. %, attestato in aat. anche come fleisc (VIII-IX sec.), fleisg
(VIII-IX sec.), flesc (VIII-IX sec.), fleiski (VIII-IX sec.), fleisch (IX-XI sec.), as.
fl$sk, mat. vleisch, fleisch, ted. Fleisch carne viva, carne< germ. *flaiska
(BMZ III, 339; G. III, 774; Kl. 271; K. 299; ScG. 159).
108
Mat. niht, nowiht (sost. f. n) attestato anche come niowiht, niwiht, niuweht,
niewet, niuwet, niwit, niwet nessuno (avv.) non (Lex. II, 83).
109
Per bluotes (gen. sg.) ! bluod nel Secondo Incantesimo di Merseburg.
110
Lat. medicina medicina, rimedio.
111
Lat. iumentum giumento, animale, bestia da soma (spec. cavallo o asino).
90
Confronti
Lingiunzione precisa di non mangiare n la carne delluomo n
quella della donna si trova anche in Quem vermis mordet (!);
lintimazione a non usare in modo improprio lincantesimo si
riscontra anche in Ad uermem qui in caballo est (!);
si veda anche Appendice n. 40.


Tradizione manoscritta
Nel cod. nouv. acquis. lat. 229 della Bibliothque Nationale di
Parigi, ff. 9
v
-10
r
.
Descrizione: ! Ad equum errehet.


Edizioni e studi
Wilhelm XVII; Miller p. 16; MSD p. 281; VL II, 10; Wipf 1992,
p. 74, p. 281.




1.2.3 CONTRA VERMES
(St. LVXII, A)

Questo testo rappresenta la versione antico sassone di Pro
Nessia (!). Sia Contra vermes che Pro Nessia hanno destato, pi
di altri incantesimi, linteresse degli studiosi, che si
concentrato, in particolare, sulla struttura; come si visto negli
incantesimi esaminati finora, la maggior parte di essi possiede
una struttura bipartita, in cui la prima parte introduce il racconto
di un fatto avvenuto nel passato, che si intende far ripetere
mediante la recitazione dellincantesimo stesso. Entrambe le
versioni Contra vermes e Pro Nessia hanno, invece, una struttura
unitaria, in cui tutta la forza della magia si concentra
nellingiunzione a lasciare il corpo. Poich Pro Nessia la
trascrizione pi antica tra gli incantesimi di area germanica,
91
alcuni studiosi
112
hanno ipotizzato che la struttura unitaria
costituisse le forma originaria degli incantesimi, che, in
seguito, si sarebbe contaminata con laggiunta di un antefatto
mitico. In realt esistono, nella tradizione indoeuropea,
incantesimi bipartiti ancora pi antichi, cos come esistono
incantesimi a struttura unitaria pi recenti.
Unaltra caratteristica interessante di questo testo il
percorso che il male deve seguire per lasciare il corpo. In
questo le due versioni si discostano leggermente: qui il verme
parte dal midollo e arriva nella parte inferiore dello zoccolo
passando attraverso ossa, carne e pelle, mentre nella versione alto
tedesca il verme passa dal midollo alle vene, anzich alle ossa.


Testo (as., X sec.)
Contra vermes.
Gang t, nesso, mid nigun nessiklinon,
t fana themo marg! an that ben, fan themo bene an that flesg,
ut fan themo flesge
113
an thia hud, ut fan thera hud an thesa
strala.
drohtin, uuerthe so!


Traduzione
Contro i vermi. Va fuori, verme
114
, con nove piccoli vermi, fuori
dal midollo
115
nellosso
116
, dallosso nella carne
117
, fuori dalla
carne nella pelle
118
e dalla pelle in questo zoccolo
119
.

112
Ad es. Ramat 1976.
113
Sul ms. scritto <flesgke>.
114
Il termine nesso/ nessia stato interpretato dalla maggior parte degli studiosi
come verme, attestato anche come nsch, ma inizialmente era stato assimilato al
lat. nescius, nescia e tradotto come malattia sconosciuta (Helm 1953, pp. 140-
141).
115
Marge (dat. sg.): sost. n. %, attestato in aat. anche come marc e continuato in
mat. marc e ted. Mark midollo< germ. *mazga cervello, ie. *moz-go
cervello (Kl. 541).
116
Per ben (acc. sg.), bene (dat. sg.) ! Secondo Incantesimo di Merseburg.
117
Per flesg (acc. sg.), flesge (dat. sg.) ! Contra uermem edentem.
92
Signore cos sia!

Confronti
! Pro Nessia;
si vedano anche Appendice n. 24, 33, 61, 70.

Tradizione manoscritta
Nel cod. miscellaneo 751 Theol. 259 della sterreichische
Nationalbibliohtek di Vienna, f. 188
v
, sec. IX-X.
Descrizione: ! De hoc quod spurihalz dicunt.

Edizioni e studi
Wilhelm IV, 5; Miller p. 7; Geier 1982, pp. 363-365; Eis 1964,
pp. 7-30; Hver/ Kiepe 1978, p. 49; Kratz 1991; Murdoch 1991;
Reiche 1977, Saibene 1985; VL VII, 853.





118
Si tratta di un sost. f. #, attestato in aat. come ht, huut (IX sec.), h,t (XII sec.),
mat. h"t, haut, ted. Haut < germ. *h"d, ie. *(s)keu- ricoprire (G. IV, 806; KGF
IV, 1431, Kl. 361; K. 575; ScG. 182; StW. 296; Pk. 952).
119
Il termine strala e il suo corrispettivo tulli dellincantesimo Pro Nessia stato a
lungo interpretato dagli studiosi come freccia, spillone, intendendo con questo un
elemento magico che avrebbe avuto la funzione di attirare su di s il male per poi
essere distrutto o disperso nel bosco, dal quale provenivano gli stessi demoni
portatori di malattie (Ehrismann 1959, p. 106). Si deve a Eis (1964)
linterpretazione di strala come fettone la parte inferiore, interna, dello zoccolo
del cavallo (detto anche forchetta, parte dello zoccolo situata in corrispondenza
della superficie plantare, ha forma di cuneo ed occupa lo spazio compreso tra le
barre ed il margine interno della suola, Carena 1956, p. 668). Quindi, se prima
questo incantesimo veniva inteso come atto a curare luomo afflitto da i vermi o
anche da una malattia misteriosa, da alcuni identificata con la tubercolosi, con
questa nuova interpretazione lincantesimo viene ad occupare lambito delle
malattie dei cavalli, e si tratterebbe probabilmente del cosiddetto cancro del
fettone, detto anche porro o fico, una dermatite ungueale papillomatosa
propria dei cavalli. Essa pu interessare una sola o tutte e quattro le zampe ed
facilmente diagnosticabile (Carena 1956, p. 306).
93
1.2.4 CONTRA UERMES PECUS EDENTES
(St. LXVI, 3)

Questo incantesimo, pressoch ignorato dagli studiosi,
piuttosto singolare: oltre a possedere una struttura unitaria, priva
di antefatto mitico, presenta due elementi estranei ad altri testi di
questo stesso tipo: il sole, al quale viene ordinato di non uscire, e
san Germano.
Non certa la tradizione cui si fa qui riferimento, tuttavia
sembra si tratti di S. Germano vescovo di Auxerre (31 Luglio),
nato nel 378 da una ricca famiglia di proprietari terrieri, che, una
volta consacrato vescovo, rinunci a tutti i suoi averi.
Poich prima della consacrazione Germano si era spesso
dedicato allattivit venatoria, viene solitamente raffigurato come
cacciatore tra le bestie selvatiche e viene invocato per placare la
rabbia e la follia di uomini e animali, i quali ubbidiscono alle sue
preghiere
120
.


Testo (alemanno, XII sec.)
Contra uermes pecus edentes
Ih besuere dih, sunno, bi sancto Germano,
daz tu hiuto nescin, e demo - dic colorem - fiehe die wurme
uzsin.


Traduzione
Contro il verme che corrode il bestiame. Io ti ordino
121
, o sole,

120
Sales Doy 1929, I, pp. 442-444.
121
Besuere +bi (ind. pres. I sg.): mat. beswern scongiurare, stregare, incantare,
esorcizzare. Si tratta di un verbo ft. VI attestato in aat. anche come besuerran
pregare, scongiurare, biswerren testimoniare, I pers. sg.: (ih) pissueriu,
pisuerio, pisuerigo, pisuerro, bisueru (da cui anche il nome dagente aat. biswer%ri
esorcista). Con il significato di pregare, scongiurare il termine appare
solitamente in contesti del tipo ih bisuero bi (N) ti scongiuro nel nome di, mat.
beswern supplicare, pregare, scongiurare, ted. beschwren < germ. *biswarjan
(vb. ft) scongiurare (G. VI, 894; Kl. 752; K. 114; StW. 61; Lex. I, 232; ScG.
291; Pk. 1049).
94
per il santo Germano, che tu oggi non splendi
122
e che il verme
123

esca fuori
124
dallanimale -di il colore-.

Confronti
Il sole presente anche in un altro incantesimo contro i vermi
tramandato nel ms. pal. lat. 1227 f. K
v
della Biblioteca Vaticana a
Roma allo studio della prof. Dora Faraci
125
. In tale testo per
viene intimato al sole di fermarsi e questo fa pensare ad una
contaminazione con il filone degli incantesimi per fermare il
sangue.


Tradizione manoscritta
Nel cod. nouv. acquis. lat. 229 della Bibliothque Nationale di
Parigi f. 10
r
.
Descrizione: ! Ad equum errehet.


Edizioni e studi
Miller p. 18; MSD p. 305; VL II, 11.




1.2.5 INCANTESIMO DI LAMBRECHT
CONTRO I VERMI
(Miller p. 72)

Il testo che segue si inserisce nel copioso filone dei cosiddetti
Incantesimi di Giobbe, in cui al racconto biblico della malattia e
della miseria del mite Giobbe si mescolano elementi formulari e
rituali. Mi preme sottolineare, inoltre, che qui vengono elencati
vari tipi di vermi, poich, come si detto, il male andava

122
Aat. sk#nan (vb. ft. I) splendere, brillare, apparire (K. 965).
123
Per wurm ! Ad equum infusum.
124
Aat. "zs#n (vb. anom.) essere fuori, essere alla fine (K. 1199).
125
Lincantesimo stato oggetto di una relazione al Convegno dellAssociazione
Italiana di Filologia Germanica del 2002, ora anche in Faraci 2003.
95
scongiurato elencandone tutti i nomi con cui poteva manifestarsi.
A causa delle condizioni del ms., non tutto il testo risulta
leggibile e comprensibile, inoltre, gli studi specifici su questo
testo sono scarsissimi.


Testo (bavarese, XII sec.)
Der hrre Jb lach in miste,
rief f ze Christe,
mit eiter bewollen:
die maden im z uielen.
des buozte im der hailige Crist.
also s. N. des manewurmes, des hrwurmes, des magewurmes,
des perzeles unde aller der slahte wurme die niezende sn [od]er
verzerende sn ------ u. ach. N.
126

der wurm der s n tt
hiute unde immer mr.
In nomine domini. amen. pater noster. daz scolt d drestunden
sprechen: vur daz eiter scoltz sprechen. Carnanx alia. carnanx
edia. immensina. samsodina. cast bistu ir -------- N. --- tw bistu u.
zergent sie nv. in nomine sc# sp. ------ II ----- III ---

Traduzione
Il signor Giobbe giaceva nel letame
127
ricoperto
128
di pus
129
,
invoc Cristo: i vermi
130
gli uscivano fuori
131
. Da questo lo guar

126
Le due pagine del ms. in cui riportata questo incantesimo sono divise in due
parti in senso orizzontale: la parte superiore di facile lettura, mentre la parte
inferiore scritta in una grafia molto diversa e di difficile lettura.
127
Mat. mist (sost. m.) fango, letame (Lex. I, 2176).
128
Mat. bewllen (vb. ft) avvolgere, ricoprire (Lex. I, 255).
129
Si tratta di un sost. n. -% attestato in aat. anche come eittar umore corrotto,
veleno, pus (IX-X), eiter (X-XI), eitir, eitter (XII) da cui anche eitar#g (agg.)
purulento eitarhaft (agg.) avvelenato, eitaren, eitar!n (vb. db. II) suppurare,
formare pus, mat. eiter veleno, pus, ted. Eiter pus < germ. *aitron veleno,
pus, ie. *oid- gonfiare (G. I, 158; K. 222; Lex. I, 535; Kl. 214; ScG. 106; Pk.
774).
130
Si tratta di un sost. m. n, attestato in aat. anche come mdo, matho, pl. madin,
maden, mat. made, maden verme, verme da putrefazione; ted. Made,
Madenwurm verme, tarma < germ. *ma&n verme, ie. *math-, *moth- verme,
96
il santo Cristo.
Cos sia [guarito] [di il Nome] dal verme della criniera
132
, dal
verme del pelo
133
, dal verme dello stomaco
134
, dal perzel
135
e da
tutti i generi
136
di vermi di quelli che consumano
137
o di quelli
che divorano
138
--- [Nome]
Quel verme l sia morto ora, oggi e per sempre. Nel nome del
Signore, amen. Padre nostro. Questo dovresti dirlo per tre volte:
per il pus dovresti dire: Carnanx alia. carnanx edia. immensina.
samsodina. tu sei nemico
139
---- [Nome], tu sei ------ e siano essi

parassita (G. II, 658; Kl. 531; K. 750; Lex. I, 2004; Pk. 700), per il termine wurm
! Ad equum infusum.
131
Mat. wallen, aat. wallan (vb. ft. V), ribollire, sgorgare (K. 1210; Lex. III,
654).
132
Il termine manewurmes attestato come sinonimo di hrwurm, quindi
composto di mat. man, mane criniera, pelo + wurm verme della criniera (Lex.
I, 2029).
133
Hrwurmes (gen. sg.). Si tratta di un termine composto di har e wurm attestato
in mat. e in btm. hrworm, ted. Haarwurm, ol. haerworm. Aat. h%r (sost. n.)
capello, mat. h%r, ted. Haar < germ. *hra, ie. *ker- (KGF. IV, 744; Kl. 345;
ScG. 173).
134
Si tratta di un sost. composto con wurm verme, il cui primo membro aat.
mago, mat. mage, ted. Magen < germ. *mag!n stomaco da un significato
originale di recipiente come si evince dal confronto con lit. mkas sacca (Kl.
531; ScG. 213).
135
Perzeles (gen. sg.): aat. brzel, brzel, burzil, perzel, burzel (sost. m. %) indica
una malattia infettiva che colpisce sia gli uomini che gli animali. Nelluomo dura
tre-quattro giorni ed contagiosa, per quanto riguarda i cavalli, il termine usato
come quasi sinonimo di wurme e, per la sua cura, si usava somministrare unerba
detta teufelsabbisz. Il termine attestato a partire dal XIV sec. e corrisponde forse
al latino morbus farciminosus, elephantialis (G. III, 224-226; Grimm II, 553-554;
Lex. I, 399; Kl. 147; K. 162).
136
Mat. slaht (sost. n. %), slahta (sost. f. !) tipo, genere, stirpe, ma anche aat.
slahta (sost. f. !) battaglia, mattanza, assassinio (K. 982).
137
Niezende (part. pres.): si tratta di un vb. ft. II attestato in aat. anche come
niuzan, niozzan, niozan, niazan, niezan, niezen (ganiuzan), mat. niezen, niezzen
consumare, usare, nutrirsi, rodere < germ. *neutan iniziare, usare, ie. *neud-
prendere, usare (G. II, 1118; K. 827; Lex. II, 80; Pk. 768).
138
Verzerende (part. pres.): si tratta di un vb. ft IV attestato come aat. firzeran, mat.
verzern, verzeren, ted. verzehren consumare, usare < ie. *der- spaccare (Lex.
III, 317; Kl. 905; K. 1312; Pk. 206; ScG. 294).
139
Il termine cast si potrebbe ricondurre a mat. gast (sost. ft. m.) straniero,
nemico (Lex. I, 742).
97
ora annientati
140
nel nome dello Spirito Santo II ---- III

Confronti
La figura di Giobbe presente anche in: Incantesimo di Prl
contro i vermi (!) Quem vermis mordet (!), oltre che in
numerose benedizioni di epoca pi tarda (! Appendice n. 25, 26,
27, 28, 29, 30, 31, 34, 36, 38, 39, 41, 43, 47, 48, 50, 52, 63, 64,
65, 66, 67, 69);
lespressione misteriosa Carnanx alia (...) tramandata anche
in Appendice n. 52;
la malattia chiamata perzel viene trattata come sinonimo di
verme anche in Appendice n. 27, 34, 43.

Tradizione manoscritta
Nel cod. 1501 della Universittsbibliothek di Graz, ff. 132
v
-133
r
.
Descrizione
141
: membr. in ottavo 160 x 130 mm. 134 ff.,
miscellaneo della seconda met del XII sec. Proveniente dal
Chorherrenstift di Seckau (antica segnatura: 39/59). Rubriche di
colore rosso e rilegatura del 1901.
Il codice contiene prevalentemente opere ed annotazioni di
carattere liturgico e precisamente:
ff. 1-69
v
: Liber precatorius con annotazioni in tedesco medio.;
ff. 70-105: la Litania di Heinrich;
ff. 105-112
v
: preghiere in tedesco;
ff. 112
v
-132
v
: orazioni;
ff. 132
v
-133
r
: Incantesimo di Lambrecht contro i vermi;
ff. 1
v
-94
v
(margini inferiori): fino a sei righe di due mani del XIV
sec.: vita di S. Alessio;
ff. 95-133: leggenda di S. Giuliana.

Edizioni e studi
MSD XLVII, 3; Hoffmann von Fallersleben 1837; Holzmann
2001, p. 196; Schnbach 1877.



140
Il termine zergent da rimandare probabilmente al vb. mat. zergengen (db.)
distruggere, annientare (Lex. III, 1067).
141
Kern 1956, pp. 330-340.
98
1.2.6 INCANTESIMO DI PRL CONTRO I VERMI
(Miller p. 71)

Sul motivo di Giobbe viene qui condotta una invocazione a
Cristo contenente alcuni versi rimati.
Interessante a mio avviso anche la formula di chiusura il
verme morto, morto il verme, che, nonostante la ricca
imbastitura cristiano-liturgica, racchiude in s tutta la potenza
della parola magica.

Testo (bavarese, XII sec.)
Contra uermes.
Jb lag in dem miste.
er rief ze Criste,
er chot du gndige Crist,
du der in demo himile bist,
du buoze demo mennisken des wrmis. N.
Durch die Jbes bete
die er zuo dir tete,
doer in demo miste lag,
doer in demo miste rief
zuo demo heiligin Crist.
der wrm ist tt,
tt ist der wrm.
Kyrie eleison Xriste eleison Kyrie eleison Pater noster tribus
vicibus. or. Actiones nostras quesumus domine amen.

Traduzione
Contro i vermi. Giobbe giaceva nel letame
142
, egli invoc Cristo,
egli disse
143
: Tu Cristo misericordioso che sei nel cielo, tu
guarisci questuomo dal verme
144
[di il nome].
Per la preghiera di Giobbe che egli ti fece
145
, quando egli giaceva
nel letame, quando egli gridava nel letame al Cristo santo. Il
verme morto, morto il verme. Kyrie elison, Christe elison,

142
Mat. mist (sost. m.) letame, fango (Lex. I, 2176).
143
Aat. chot, kot: pret. III sg. di quedan dire.
144
Per wurm ! Ad equum infusum.
145
Mat. tete: pret. III sg. di tuon fare.
99
Kyrie elison. Padre nostro per tre volte. Ti preghiamo Dio, che
per le nostre azioni (...
146
) amen.

Confronti
Giobbe compare anche in: Incantesimo di Lambrecht contro i
vermi (!), Quem vermis mordet (! ), oltre che in numerose
benedizioni di epoca pi tarda (!Appendice n. 25, 26, 27, 28,
29, 30, 31, 34, 36, 38, 39, 41, 43, 47, 48, 50, 52, 63, 64, 65, 66,
67, 69).

Tradizione manoscritta
Nel clm. 536 della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, f. 84
r
.
Descrizione
147
: membr. 200 x 145 mm. in quarto, con 137 ff.
numerati, miscellaneo e composito, datato met XII sec. (1143-
1147), scrittura gotica libraria tedesca con inchiostro di colore
marrone e rubriche e postille rosso-arancio. Il testo scritto su
ununica colonna in uno specchio di scrittura di 160 x 105 mm.; i
fori della rigatura (a secco) sono visibili sul bordo esterno e
distano 7 mm. luno dallaltro. I fogli di guardia provengono da
un altro ms., sono entrambi tagliati a met: si intravede un testo
in minuscola carolina con note tironiane; il foglio di guardia
posteriore scritto sul recto e sul verso in minuscola carolina dal
corpo pi grande. La copertina in legno foderato di pelle
marrone con decorazioni impresse a caldo a motivi floreali e con
piccoli stemmi a motivi zoomorfi (di due tipi diversi: uno riporta
un volatile, forse unaquila, con le ali spiegate, laltro un
quadrupede con la testa grande quanto il corpo).
Il ms. si compone di quattro parti principali:
1) f. 1
r
: disegno a tutta pagina raffigurante il patrono del
monastero di Prl (S. Vito) con labate Wernher.
ff. 1
v
-52
r
: Honorius Augustodunensis, De imagine mundi;
ff. 53
ra
-55
ra
: Elenco dei Papi fino a Lucio II;
ff. 56
ra
: Honorius Augustodunensis, De luminaribus ecclesiae;
ff. 57
r
-61
r
: Pseudo-Senecae et Pseudo-Pauli Apostoli epistolae;
ff. 61
r
-65
v
: estratti da vari testi dei Padri della Chiesa: Agostino,

146
Si tratta probabilmente dellinizio di una preghiera.
147
Da esame diretto e da Schnell 1991.
100
Girolamo, Isidoro, Ambrogio;
ff. 66
r
-80
v
: Physiologus (in latino) ovvero Dicta Johannis
Chrisostomi de naturis bestiarum;
2) ff. 81
r
-82
v
: sul numero 7 (le sette meraviglie del mondo, i sette
miracoli alla nascita di Cristo ecc.);
ff. 82
v
-83
v
: Prller Steinbuch (inizio in latino, poi in tedesco);
ff. 83
v
-84
v
: Raccolta di brevi testi: alfabeto greco, f. 84
r
Incantesimo di Prl contro i vermi, seguono in latino altre ricette;
f. 85
v
: Sul numero 7 (in cinque colonne: i sette Patriarchi, i sette
Doni dello Spirito Santo ecc.);
ff. 85
v
-86
r
: Regole per i monaci (De matrimonio, De monachis);
ff. 86
r
-87
r
: Prller Kruterbuch (in tedesco);
f. 87
r
: Ricette in latino;
ff. 87
r/v
: Probatio Alexandri magni ad matrem suam Olimpiam;
ff. 88
r
-89
v
: De Judeo et imagine Christi;
f. 89
v
: De furtu;
3) f. 90
r
: Notizie topografiche sulla Germania e in particolare su
Regensburg;
ff. 90
v
-100
r
: Heito von Reichenau, Visio Wettini;
ff. 100
r
-101
v
: Visio cuisdam pauperculae mulieris;
4) ff. 102
r
-136
r
: Othloh von St. Emmeram, Liber proverbiorum;
ff. 136
v
-137
v
: Inni a S. Vito, di una mano pi recente (con
neumi).

Edizioni e studi
MSD XLVII, 2; Schnell 1991.




1.2.7 PRO NESSIA
(St. LXVII, B)

Questo incantesimo vanta la tradizione manoscritta pi antica
in area tedesca; la sua datazione si fa risalire al IX sec. Come si
gi visto, ne esiste anche una versione di poco pi tarda in antico
sassone.
Rimando al precedente capitolo su Contra vermes per la
101
discussione delle questioni pi rilevanti.


Testo (tedesco superiore, IX sec.)
Pro Nessia.
Gang uz, Nesso, mit niun nessinchilinon,
uz fonna marge in deo adra, vonna den adrun in daz fleisk,
fonna demu fleiske in daz fel, fonna demo velle in diz tulli.
Ter Pater noster.


Traduzione
Contro i vermi
148
. Va fuori, verme, con nove piccoli vermi, fuori
dal midollo
149
nelle vene
150
, dalle vene nella carne
151
, dalla carne
nella pelle
152
, dalla pelle nello zoccolo
153
. Tre Padre nostro.

Confronti
Il termine nesso/ nessia ricorre anche, oltre che ovviamente
nella versione as. di questo stesso testo, anche in Appendice n.
24, 33, 61, 70.

Tradizione manoscritta
Nel clm. 18524b della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, f.
203
v
.
Descrizione
154
: membr. in quarto 240 x 150 mm. 203 ff.
proveniente da Tegernsee, IX sec.

148
Aat. nesso (sost. f. !), verme e nessinkl#n (sost. n. %) vermicino (K.
819).
149
Per marge (dat. sg.; cfr. K. 762)! Contra vermes.
150
Adra (acc. sg.); adrun (dat. pl.): si tratta di un sost. f. -!/ -n, attestato nelle
glosse aat. a partire dallVIII sec. anche come %dara, pl. adrun, adern, adare, con
il significato sia di canale per liquidi e quindi vena, arteria, che di muscolo,
fibra, venatura, nervo (cfr. anche il sost. inadri viscere), mat. %der (al pl.
viscere); ted. Ader vena < germ. *-(a)r! (sost. f.), ie. *$ter viscere (G. I,
156; Grimm I, 178; Kl. 15; K. 8; Pk. 344).
151
Per fleisk, fleisc (sost. n. %) carne, corpo! Contra uermem edentem.
152
Fel (acc. sg.), velle (dat. sg.) pelle, vello: si tratta di un sost. n. %, mat. vl,
ted. Fell < germ. *fella (BMZ III, 293; G. III, 169; Kl. 258; ScG. 154).
153
Aat. tulli (sost. n. %) zoccolo (K. 1100) ! Contra vermes.
154
Da esame diretto.
102
Scrittura minuscola carolina dal corpo minuto e regolare,
disposizione vis a vis (in certi punti possibile scorgere i puntini
lasciati dal pelo); saltuariamente sono visibili anche i fori usati
per la rigatura che distano mediamente 9 mm. e la rigatura a
secco. Linchiostro di colore nero o marrone scuro, con
rubriche e incipit di colore rosso-arancio, a volte anche insieme a
verde e giallo. Il testo scritto su ununica colonna e lo specchio
di scrittura misura mediamente 170 x 90 mm. La copertina in
legno rivestito di pergamena, su cui sono ancora visibili i segni
lasciati dalle borchie decorative. I fogli di guardia sono di
pergamena e provengono probabilmente da altri codici. I due
fogli di guardia iniziali contengono un testo in latino di
argomento religioso in minuscola carolina regolare e
tondeggiante con rubriche di colore rosso-arancio, su fogli
squadrati a secco. Sul margine superiore del foglio che precede il
f. 1
r
c una scritta in gotica bastarda sempre in latino.
Il ms. contiene opere di argomento religioso, pi precisamente:
ff. 1-26: epistola di S. Girolamo;
ff. 27-105: Isidoro, De Officiis;
ff. 105-203: raccolta di brani di autori cristiani e sermoni;
foglio di guardia finale (dovevano essere probabilmente due, ma
uno stato strappato): testo in latino in una minuscola carolina
molto simile a quella del testo principale. Sul retro di
questultimo foglio (che deve essere stato incollato alla copertina
e che sembra essere estraneo) riportato, insieme ad alcune
prove di penna, lincantesimo Pro nessia su quattro righe e con
punteggiatura ogni tre parole. Linchiostro di colore pi chiaro,
quasi giallognolo e la scrittura irregolare: ad es. la lettera d a
volte ha lasta dritta, a volte inclinata a sinistra. Il foglio non
presenta alcuna squadratura, infatti la distanza delle quattro righe
contenenti lincantesimo oscilla tra 5 e 8 mm.


Edizioni e studi
Barb 1950, pp. 26-30; Eis 1964, pp. 7-30; Haug/ Vollmann 1991,
p. 156, pp. 1160-1162; Klein 1977, pp. 180-182; Kratz 1991;
Miller p. 6; Murdoch 1991; Reiche 1977; Schmitt 1967, pp. 291-
294; VL VII, 853; Wilhelm IV, 5B; Wipf 1992, p. 74, p. 280.
103
1.2.8 QUEM VERMIS MORDET
(Wilhelm p. 41)

Il seguente rimedio per guarire da tutti i tipi di vermi scritto
prevalentemente in prosa latina di tipo liturgico. Nella parte
finale in tedesco, che esprime lingiunzione al verme, il motivo
di Giobbe viene solo accennato.
Questo testo stato trascurato forse pi di altri dalla maggior
parte degli studiosi, anche se, in parte, la giustificazione pu
essere vista nel fatto che stato scritto prevalentemente in latino.


Testo (latino- dialetto bavarese, XII sec.)
Quem <ver> vermis
155
mordet. Adiutorium nostrum in nomine
domini, qui fecit clum et terram. Cristus in petra sedebat et
uirgam in manu tenebat et dixit. Domine. Si uermes isti sunt viui
moriantur et si mortui exeant foras. Nonne eo meatu per angelum
maiestatis plus escare. Canta: Pater noster tribus vicibus et dic:
Domine libera seruum istum uel ancillam. N. vone demo wurme
cancro et talpone et omnibus uermibus.
wrm ich gebivte dir bi gotes worten et sancti iob unte siner
heligin chinde. daz (di)sen
156
man uel dizes viibes mer enbizzest
noch tages nohc nahtes.


Traduzione
Per chi tormentato dal verme. Il nostro aiuto [] nel nome del
Signore che fece il cielo e la terra. Cristo sedeva su una pietra e
teneva in mano una verga e disse: Signore, se questi vermi sono
vivi muoiano e se sono morti escano fuori, per la magnificenza
dellangelo non si alimentino pi per quella via. Canta tre volte
un Padre nostro e di: Signore, libera questo servo o ancella

155
Nel ms.: <qu$ ver vermis mor>.
156
Nel ms.: <tusen>.
104
[di il nome] dal verme, dal cancro, dal verme talpone
157
e da
tutti i vermi.
Verme
158
io ti ordino
159
per le parole di Dio e del santo Giobbe e
dei suoi santi figli che tu non morda
160
pi questuomo o questa
donna n di giorno n di notte.


Confronti
Lingiunzione al verme di non mangiare pi la carne delluomo
o della donna compare anche in Contra vermes edentem (!);
la figura di Giobbe ricorre anche in: Incantesimo di Lambrecht
contro i vermi, Incantesimo di Prl contro i vermi e Appendice n.
25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 34, 36, 38, 39, 41, 43, 47, 48, 50, 52,
63, 64, 65, 66, 67, 69.


Tradizione manoscritta
Nel cod. med. 652 della Universittsbibliothek di Innsbruck, ff.
77
v
-78
r
.
Descrizione
161
: membr. 140 x 195 mm. 84 ff. miscellaneo e
composito, scritto in tarda minuscola carolina del XII sec.
proveniente dal monastero di Stams (Tirolo).
Il cod. si compone di quattro parti principali che contengono:
1) ff. 1-57: Expositio symboli (opera anonima), estratti dai padri
della Chiesa, decreti papali, concili;
2) ff. 58-71: Rupert von Deutz, De meditatione Mortis; Epistola a
Ugo di S. Vittore, Estratti da Agostino;
3) ff. 72-79: quaternione scritto da un unico copista:
ff. 72
v
-74
v
: Spiegazione del Padrenostro;
ff. 74
v
-75
v
: De septem sigillis;

157
Si tratta di un tipo di malattia chiamata anche talpa, si veda ad esempio !
Incantacio contra equorum egritudinem, nello stesso ms. ai ff. 41-43: Ad vermem,
qui dicitur talpa, tollendum.
158
Per wurm ! Ad equum infusum.
159
Gebivte (ind. pres. I sg.) +bi +daz, ! Contra uermem edentem.
160
Enbizzest (negaz + ind. pres. II sg.): si tratta di un vb. ft. I che continua lo stesso
significato anche in mat. bzen e ted. beien < germ. *beitan mordere, ie. *bheid-
dividere, spaccare (G. III, 228; Kl. 94; K. 121; Lex. I, 293; Pk. 116; ScG. 115).
161
Wilhelm p. 88; Schnell 1991.
105
ff. 75
v
-76
v
: Sul numero sette;
f. 76
v
: Calendario di regole per la salute;
ff. 76
v
-78
r
: Innsbrucker Arzneibuch (in lingua mista lat. e ted. di
cui fa parte, oltre al Quem vermis mordet, anche !Der lange
Longinus (Appendice n. 85) e altre ricette;
ff. 78
v
-79
r
: Prller Kruterbuch;
ff. 79
r
: Ricette in latino;
ff. 79
r/v
: Probatio Alexandri magni ad matrem suam Olimpiam;
Secreta mulierum;
4) ff. 80-84: Johannes Chrysostomus Homilia I, De cruce et
latrone.


Edizioni e studi
Miller p. 74; MSD p. 280; Schnell 1991.






1.3.0 Per fermare il sangue e per guarire le ferite

Gli incantesimi in tedesco antico per fermare le emorragie,
spesso mescolati a quelli contro le ferite, riproducono motivi
piuttosto antichi
162
; il filo conduttore di tutto il corpus degli
incantesimi per fermare il sangue che esso deve fermarsi come
un qualcosaltro che si fermato in precedenza. Il secondo
termine di paragone solitamente lacqua, ma esistono, nella
tradizione pi recente, anche altri modelli di riferimento in cui il
sangue deve fermarsi, come ad es. come Cristo sulla Croce (!
Appendice n. 118).
Allinterno del corpus degli incantesimi tedeschi, possiamo
individuare due filoni principali in base al motivo che vi si
tramanda: quello del Giordano e quello di Longino. Il gruppo di
incantesimi che riportano il motivo del fiume Giordano

162
BS. I, 1452-1456.
106
piuttosto numeroso: Ad fluxum sanguinis narium, Ad
restringendum sanguinem (Erfurt), Incantesimo di Bamberga 2,
Incantesimo di Millstatt, Incantesimo di Selestat, Incantesimo di
Strasburgo 1. Il motivo del fiume che si ferma si deve ad una
mescolanza di racconti biblici
163
a partire dal racconto del
battesimo di Cristo nel fiume Giordano (Mt 3,13-17), in cui,
per, non viene specificato larresto del fiume, che viene invece
nominato nel libro di Giosu, a proposito del passaggio degli
Israeliti:

Usc dunque il popolo dalle sue tende, per passare il Giordano;
i sacerdoti che portavano lArca dellalleanza gli camminavano
innanzi. Il Giordano in piena fin sopra le due rive, per tutto il
tempo della mietitura. Or, quando furono giunti al fiume, appena
immersero i loro piedi nellacqua della sponda, le acque superiori
ristettero, elevandosi in un ammasso, che si prolungava su una
grande distanza, fin dalla citt di Adam, che verso Sartan;
mentre le acque che scendevano verso il mare dellAraba, detto
Mare Salato, sparirono completamente. Allora il popolo pass il
fiume di fronte a Gerico. I sacerdoti che portavano lArca
dellalleanza del Signore, se ne stavano fermi in mezzo al greto
del fiume, e cos Israele pot camminare a piede asciutto, sino a
che tutto il popolo ebbe terminato di attraversare il Giordano
(Giosu 3,14-17).

Altri racconti biblici che hanno contribuito alla creazione della
leggenda dellarresto del Giordano sono, ad esempio, il
passaggio di Mos attraverso il Mar Rosso:

Allora il Signore disse a Mos: Perch gridi a me? comanda ai
figli dIsraele che si muovano, e tu alza la tua verga, stendi la
mano sul mare, dividilo, e i figli sIsraele entrino in mezzo al
mare, sullasciutto. (...) Mos intanto tese la sua mano sopra le
acque, il Signore con un potente vento orientale fece ritirare il
mare tutta la notte, rendendolo asciutto, e le acque furono per loro
come un muro a destra e a sinistra (Esodo 14, 15-23).

o i miracoli di Cristo che placa la tempesta:

163
Si vedano anche: Re II, 5, 10; II, 2, 8; Isaia 50,2; Salmi 77, 17, 114,3.
107

Or ecco, si sollev in mare una burrasca tale, che la barca era
coperta dalle onde. Ed egli dormiva (...) Poi, alzatosi, comand ai
venti e al mare e si fece gran bonaccia. Sicch quegli uomini ne
rimasero meravigliati e dicevano: Chi mai costui, che gli
obbediscono anche i venti e il mare?! (Mt. 8, 22-27).

che cammina sulle acque:

La barca intanto, gi lontana da terra molti stadii, veniva
sbattuta dai flutti; perch il vento era contrario. Alla quarta vigilia
della notte, Ges and verso di loro, camminando sul mare.
Quando i discepoli lo videro camminare sul mare si spaventarono
e dissero: E un fantasma! (Mt. 14, 25-33).

e che guarisce una donna:

(..) Or, ecco, una donna, affetta da dodici anni da perdite di
sangue, gli si avvicin di dietro e gli tocc il lembo della veste;
perch pensava dentro di s: Se io potr toccare anche soltanto
la sua veste, sar guarita. Ma Ges si volt e, vedutala, disse:
Confida, figliuola: la tua fede ti ha salvata. E da quellistante la
donna fu guarita (Mt. 9, 18-26).

Il secondo gruppo composto da incantesimi che si rifanno al
motivo di Longino
164
: Ad restringendum sanguinem (Abingdhof),
Ad sanguinem stagnandum (lat.), (Incantesimo di Bamberga 1),
Contra sanguinem stagnandum. Contra fluxum sanguinis de
naribus (lat.).
Longino, che non viene mai nominato nei testi canonici, nasce
da una contaminazione di diversi motivi, in particolare di due
personaggi: il soldato che trafisse Ges crocifisso con la lancia:

Invece, venuti a Ges, quando videro che era gi morto, non
gli ruppero le gambe; ma uno dei soldati con una lancia gli apr il
costato; e subito ne usc sangue e acqua (G. 19, 33-34).


164
BS. V, 1326-1348.
108
e il centurione romano che stava di guardia alla croce (Mt. 27,
54; Mc. 15, 39; L. 23, 47).
Il soldato che trafisse Ges viene nominato nei martirologi
tedeschi con il nome di Longino il quale, secondo una leggenda,
nata da una falsa interpretazione del racconto della morte di
Cristo, in cui scritto che il cielo si oscur (Mt. 8, 18), era cieco,
ma riusc a riacquistare la vista grazie al sangue uscito dalle ferite
di Cristo. Sebbene allorigine della tradizione Longino fosse
conosciuto come soldato romano, nelle diverse leggende egli
lebreo; questo cambiamento dovuto probabilmente
allinflusso e alla confluenza di due filoni: quello dei profeti:

In quel tempo io comincer a distruggere tutte le genti ostili a
Gerusalemme, poi effonder sulla casa di Davide e sopra gli
abitanti di Gerusalemme lo spirito di misericordia e di preghiera:
essi mireranno a colui che hanno trafitto e faranno su di lui un
lamento, come si fa per la morte di un figlio unico (Zaccaria 12,
9-10).

e quello evangelico:

E subito uno di loro corse a prendere una spugna, poi
inzuppatala nellaceto, la mise in cima ad una canna, e gli dava da
bere (Mt. 27, 48).

Il nome di Longino, associato, oltre che alla cecit, anche alla
lunga lancia, presenta in area tedesca numerose varianti:
Longinus, Langinus, Longienus, Logeminus, Languinus,
Languinius, Longius, Longis, Longex, Longeus, Loynus,
Langruus, Sanctus Longinus, miles Longinus, a lui si riferiscono
anche le espressioni miles hebreus, Judenritter, Juda Loynus,
Judas, blinder Mann, blinder Ritter, blinder Jude.
Nella tradizione apocrifa del Vangelo di Pietro si chiama
invece Petronius e corrisponde al guardiano della tomba, oppure
Jeremias, il custode della croce
165
.

165
Per la questione delle fonti si veda: BS. V, 1326-1348.
109
Longino noto nelle leggende medievali tedesche anche come
il cavaliere, e questo dovuto allerrata interpretazione del
latino miles.
In area tedesca, gli incantesimi di Longino furono adoperati
nella fase pi antica solo per fermare il sangue e per guarire
ferite, ma, in seguito, vennero usati anche per prevenire le
infezioni, estrarre corpi estranei dalle ferite, per guarire occhi,
febbre, azzoppamenti, per la ferratura dei cavalli e contro
incendi, vermi e calci.
Ai due motivi principali si mescolano anche altri elementi che
possiamo definire formulari che accennano ad esempio alla
ferita di Cristo che non sinfiamm n si ulcer (Incantesimo
di Bamberga per le ferite, Incantesimo di Monaco per le ferite) e
dalla quale uscirono acqua e sangue (Ad restringendum
sanguinem - Abingdhof -) o al fatto che Cristo dopo essere stato
ferito guar (Ad catarrum dic, Ad restringendum sanguinem
Erfurt -) e che questa guarigione fu un momento molto buono
(Incantesimo di Bamberga per le ferite) o, ancora, allincontro di
tre fratelli con il Cristo (Incantesimo di Monaco per le ferite).




1.3.1 AD CATARRUM DIC
(St. p. 378)

Il seguente testo as. tramanda due coppie di versi rimati
(giuund/gisund e forstuond/bluod), i quali riecheggiano in parte
quelli dellIncantesimo di Bamberga per le ferite (!). Nella
prima coppia di versi, si accenna al ferimento e alla guarigione di
Cristo senza nominare direttamente Longino, come invece
avviene in altri testi dello stesso tipo; nella seconda si fa
riferimento al sangue e gli si intima di fermarsi.
E doveroso sottolineare, inoltre, che, sebbene non manchino
degli studi comparativi sugli incantesimi per fermare il sangue,
scarseggiano studi specifici su questo testo.


110
Testo (as./ francone mediano su modello as., X sec.)
Ad catarrum dic.
Crist uuarth giuund tho uuarth he hel gi ok gisund.
that bluod forstuond: so duo thu bluod! amen Ter. pater noster
Ter.

Traduzione
Per il sangue dal naso di: Cristo fu ferito
166
e divenne quindi
santo
167
e anche sano. Il sangue
168
si ferm
169
, cos fai lo stesso
anche tu, sangue. Amen tre volte, Padre nostro tre volte.

Confronti
Lespressione Cristo fu ferito e poi guar ritorna, pur con
delle differenze in: Ad restringendum sanguinem (Erfurt) e
Incantesimo di Bamberga per le ferite (!).

Tradizione manoscritta
Sul margine inferiore del f. 19
v
nel cod. 40/1018 della
Stadtbibliothek di Treviri X sec.
Descrizione: ! Incantacio contra equorum egritudinem quam
nos dicimus spurihalz.


Edizioni e studi
Keuffer 1888, p. 41; Miller p. 107; Schiel 1953, pp. 23-36; Roth-
Schrder 1910, pp. 169-182 (descrizione del ms.), 396; VL I, 27;
Wipf 1992, p. 80, p. 285.


166
Giuund (pp. wunt!n) da aat. wunt!n (vb. db. II). Come sost. attestato in aat.
anche come uuunta, uunta, uuunda, uunda (f. !), continuato da mat. wunde, ted.
Wunde, come agg. aat. wunt ferito, mat. wund, ted. wund < germ. *wund! (sost.),
*wunda, *wundaz (agg.), forse da ie. *%-, *!-, *en- colpire, ferire (G. I, 896;
Kl. 898; K. 1295-97; Lex. III, 986; Pk. 1108; ScG. 329).
167
Helgi: si tratta di una forma secondaria di heilig santo.
168
Per bluod ! Secondo Incantesimo di Merseburg.
169
Riconducibile ad aat. stantan fermarsi, stare: si tratta di un vb. ft. VI, attestato
anche come stn, stn, standon, stanton continuato in mat. stn, stn stare,
restare, ted. stehen < germ. *standan, ie. *st%-, *st$n- stare, mettere (G. VI, 588,
595; Kl. 791; K 1020; Lex. III, 1134; Pk. 1004).
111
1.3.2 AD FLUXUM SANGUINIS NARIUM
(St. p. 379)

Questo testo, la cui trascrizione risale al XII sec., rappresenta
il pi antico esempio di benedizione del Giordano in area
tedesca ed caratterizzato dalla consueta struttura bipartita,
allintroduzione narrativa, in questo caso biblico-leggendaria,
segue lintimazione al sangue di comportarsi esattamente come
fece il fiume quando si arrest.
Al termine dellincantesimo viene detto, in latino, di fare dei
nodi nei capelli contestualmente alla recitazione del testo: il nodo
possiede una forte connotazione magica ed molto usato in vari
tipi di magia, sia di tipo maligno che benigno; in questo caso i
nodi nei capelli servono, a mio avviso, a rafforzare limmagine
dello strozzamento della vena e del conseguente arresto del
flusso sanguigno.
Anche in questo caso mi preme sottolineare la carenza di studi
specifici.


Testo (alemanno, XII sec.)
Ad fluxum sanguinis narium
Christ
170
unde Iohan giengon zuo der Iordan. do sprach Christ
171
:
stant, Iordan, biz ih unde Iohan uber dih gegan. also Iordan do
stuont, so stant du .N. illivs bluot. hoc dicatur ter et singulis
uicibus fiat nodus in crine hominis.

Traduzione
Per il flusso del sangue dal naso. Cristo e Giovanni andarono al
Giordano. Allora disse Cristo: Fermati
172
, Giordano, finch
173
io
e Giovanni ti avremo attraversato. Come il Giordano si ferm,
cos fermati tu sangue
174
di (Nome). Questo si dica per tre volte e
ogni volta si faccia un nodo nei capelli della persona.

170
Sul ms. scritto <xpict>.
171
Sul ms. scritto <xpict>.
172
Per standan ! Ad catarrum dic.
173
Alla lettera: fino a quando.
174
Per bluot ! Secondo Incantesimo di Merseburg.
112
Confronti
E possibile che lincantesimo appena esaminato abbia avuto un
modello di riferimento latino, come mostra la seguente versione
latina del IX/X sec. (! Appendice n. 100):
Cristo e San Giovanni vanno al fiume Giordano, disse Cristo a
San Giovanni :fermati fiume Giordano. Cos come il fiume
Giordano si ferm, cos fermati vena. In questo uomo. Nel nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Tradizione manoscritta
Nel cod. nouv. acquis. lat. 229 della Bibliothque Nationale di
Parigi, f. 10
r
, XII sec.
Descrizione: ! Ad equum errehet.

Edizioni e studi
Ebermann 1903, p. 24; Hampp 1961, pp. 163-171; Miller p. 128;
MSD II 272-276; Ohrt 1938, pp. 24-47; 77-220; VL I, 29; Wipf
1992, p. 82, p. 285.




1.3.3 AD RESTRINGENDUM SANGUINEM (Erfurt)
(St. 378)

Pochi studi sono stati dedicati a questo rimedio: esso
formato da due testi distinti e appartenenti a tradizioni diverse, se
pure riunite sotto lo stesso titolo. Poich il codice ha un
margine rifilato, una parte del testo andata perduta, tuttavia
chiaro che in entrambi la lingua tedesca si alterna a quella latina
con largo uso di elementi formulari: i diversi motivi che si
intrecciano non vengono svolti, ma solo accennati.
Il primo testo contiene due motivi tipici: il racconto di Cristo
che fu ferito (ma qui vi si allude senza nessun altro dettaglio) e
lingiunzione al sangue di fermarsi dentro (inne) in nome della
volont (wille) di Cristo.
Il secondo testo riporta il motivo del fiume Giordano
accostato per, caso unico negli incantesimi di questa epoca, alla
113
figura di Maria; solo dopo il XIII sec., infatti, tale accostamento
diventer un motivo costante nelle benedizioni dello stesso
argomento.


Testo 1. (XII sec.)
Ad restringendum sanguinem.
In nomine patris et filii et spiritus sanctus. Crist wart wund, des
wart er gesunt. Stant bl"t stant bl"t, stant hir inne, d"rc des
heiligen cristes willeN. Pater noster. Diz si din ...b"zeN. Istud dic
tribus uicibus.

Traduzione 1.
Per fermare il sangue.
Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Cristo era
ferito
175
. Poi guar. Fermati
176
sangue
177
, fermati sangue, fermati
qui dentro. Per la volont di Cristo santo. Padre nostro. Questo
sia per te la guarigione
178
. Di questo per tre volte.


Testo 2. (XII sec.)
Item ..nem manare de ferreo fonte ille sanguis restitit. ubi
Christus Jesus
stant bl"t habe bl"t
habe dine sela bl"t.
sancta maria .. liga hec u....
also uerstant d".
so der [iordan] uerst"nt.
ubi sanctus johannes christum filium dei baptizauit. Pater noster.
tribus uicibus ista.


175
Per wund ! Ad catarrum dic.
176
Per standan ! Ad catarrum dic.
177
Per bluot ! Secondo Incantesimo di Merseburg.
178
Per buozen ! Ad equum errehet.
114
Traduzione 2.
Come [vedi] il sangue sgorgare dalla ferrea fonte, quel sangue si
arrest dove Cristo Ges fermati
179
sangue
180
, abbi sangue, abbi
..sangue. Santa Maria lega questa v[ena], cos fermati come si
ferm [il Giordano] dove S. Giovanni battezz Ges Cristo figlio
di Dio. Padre nostro. Tre volte questo.


Confronti
Lespressione Crist wart wund...wart er gesunt ricorre anche
in: Ad catarrum dic (!).

Tradizione manoscritta
Nel cod. 62
b
collezione Amplonian della Wissenschaftliche
Allgemeinbibliohtek di Erfurt, f. 8
r
.
Descrizione
181
: membr. in ottavo, 187 ff. miscellaneo, composito
e plurilingue: italiano, tedesco, francese), met XII- met XIV
sec.
Copertina in legno rivestito di pelle verde.
Il cod. contiene prevalentemente opere di medicina e
precisamente:
ff. 1-36: Macer de viribus herbarum. Scritto da una mano italiana
del XII sec. A questo seguono ricette, rimedi e fitonimi in
tedesco (e in minuscola tedesca) del XII sec. Questa parte del ms.
doveva essere di un formato pi grande rispetto al resto, pertanto
una parte delle glosse presenti per lo pi sul margine inferiore
stata tagliata via dalla rilegatura. I fitonimi tedeschi sono databili
tra la met del XII e linizio del XIII sec. I due Incantesimi per
fermare il sangue al f. 8 sono del XII sec.
ff. 37-74
v
: Platearius de simplicibus medicinis (minuscola
italiana del XIII sec.);
ff. 75
r/v
: Excerpta quaedam ec scriptis quorundam patrum facta
(seconda met XIII sec.);
ff. 76-77: Notae astronomicae (XIII sec.);
ff. 78-90
v
: Lapidarium Evacis regis Arabum (inizio XIII sec.);

179
Per standan ! Ad catarrum dic.
180
Per bluot ! Secondo Incantesimo di Merseburg.
181
Schum 1887, pp. 720-722.
115
ff. 91-123
v
: Alexander Iohannicius de curis morborum (met
XIII sec.);
ff. 124-165
v
: Thesaurus pauperum Petri Hispani (corsiva
francese del XIV sec.);
ff. 166
r/v
: Tractatus Francogallicus regulas honeste vivendi
tradens (XIV sec.);
ff. 167-174: Versus Egidii de urinis (minuscola del XIII sec.);
f. 174: Cognitio colorum urinarum;
ff. 174
r/v
: De iscriptione sanguinis (XIII sec.);
ff. 175-177: Fragmentum cuisdam artis poeseos metricae vel
carminis de laude poeseos compositi (minuscola del XIII sec.);
ff. 178-182
v
: Circa compotum manualem (corsiva tedesca della
prima met XIV sec.);
ff. 182
v
-185: annotazioni varie (regole per la salute, rimedi e
benedizioni in latino contro vari disturbi, calendario ecc.) della
stessa mano della sezione precedente (XIV sec.);
ff. 185
v
-187
v
: De fleubothomia (stessa mano della sezione
precedente).


Edizioni e studi
Miller p. 116; MSD p. 274; Selmer 1952, pp. 345-354; Schum
1887, pp. 720-723.




1.3.4 AD RESTRINGENDUM SANGUINEM (Abdinghof)
(Miller p. 110)

Come si detto, questo incantesimo, pur avendo lo stesso
titolo del precedente appartiene ad una tradizione diversa. Lo
scopo sempre quello di fermare il sangue e qui ricompare il
motivo di Longino insieme al racconto di come dalla ferita
uscirono acqua e sangue che servirono per redimere lumanit
intera dal peccato.


116
Testo (francone, XI-XII sec.)
Ad restringendum sanguinem
Longinus stach den eligen crist mit enimo spere in sine cesewen
sidin
den uz ran wascer unde bluod.
mid dem bluode der aberlost wart al mankunne;
meddemo wascere da abe gewascen
wart al mennischlich sunda
dannenabe gebiden ich dir lichama daz du me mer. ne bluodes.
Pater noster


Traduzione
Per fermare il sangue.
Longino trafisse
182
il Cristo santo con una lancia nel suo fianco
sinistro; allora fuoriuscirono acqua e sangue
183
, con quel sangue
tutta lumanit fu redenta
184
, con quellacqua furono lavati via
tutti i peccati degli uomini, perci
185
io ti prego
186
, corpo
187
, che
tu non sanguini pi. Padre nostro.

Confronti
Si confronti il testo appena esaminato con i seguenti rimedi scritti
prevalentemente in latino:
Innsbruck 652, lo stesso che tramanda Quem vermis mordet (!
Appendice n. 85):
Contro il flusso del sangue dal naso.
Si dica cos. Il lungo Longino trafisse il fianco di Cristo, e subito
fuoriusc il sangue dal fianco. Nel suo stesso nome ferma questo
sangue.

182
Stach: pret. sg. di un vb. ft. IV attestato in aat. come stechan (e con le forme
prefissate gastechan, duruhstehan) e continuato da mat. stchen, ted. stechen
(affine al vb. stecken mettere, infilare) < germ. *stekan, *stikan, ie. *(s)teig-
perforare (G. VI, 635; K. 1023; Lex. 1154; Pk. 1016; ScG. 284).
183
Per bluod ! Secondo Incantesimo di Merseburg.
184
Aat. l!sen, abal!sen (vb. db. I) sciogliere, liberare, redimere, assolvere (K.
737).
185
Aat. dannen abe (avv.) perci.
186
Aat. bit(t)en, bidden (vb. ft.) pregare (Schtzeichel 17).
187
Aat. l#hhamo (sost. m. -n), mat. l#cham, l#chame corpo, forma, cadavere (K.
723).
117
Di nuovo. Si deve bruciare la ruta (fino a renderla) in polvere, e
soffiare con una canna nelle narici giova molto.

Mnchen 14569, XI sec. (! Appendice n. 98):
Contro lemorragia.
Il soldato Longino con la sua lancia fer il fianco di Cristo e non
soffr e n la vena dolse. Cristo disse: fermati sangue; Dio che
stringesti la vena, tu fa fermare la vena in questo membro. Padre
nostro.

Tradizione manoscritta
Nel cod. M 863 della Pierpoint Morgan Library di New York, f.
5
v
.
Descrizione
188
: membr. 140 x 102 mm., 43 ff. + 1 (30 righe)
scritti su ununica colonna in una minuscola gotica di
transizione
189
(ha ancora dei tratti della carolina) della met del
XII sec. La rilegatura, eseguita in Germania nel XVI sec., in
pelle marrone e presenta decorazioni di vario tipo sulla copertina.
Prima di giungere negli Stati Uniti (1927), il ms. era conservato
nel monastero benedettino di Abdinghof (Paderborn) ed era stato
propriet del presbitero Wulffhard gi dal XIV sec.
Il cod. contiene prevalentemente opere di medicina, e
precisamente:
ff. 1
v
- 5
v
: Epistola de Phlebotomia di Ruggero di Salerno (trattato
in latino sui salassi);
f. 5
v
: Ad restringendum sanguinem e altre ricette in latino;
ff. 6
v
- 43: De viribus herbarum di Macer Floridus
190
(2269
esametri latini).

Edizioni e studi
Selmer 1952, pp. 345-354 (prima edizione); Ohrt 1938, pp. 45-
72; Hampp 1961, pp. 201-211; VL I, 20.


188
Fornita dalla stessa Pierpoint Morgan Library di New York su fogli
dattiloscritti, cfr. inoltre Selmer 1952.
189
Secondo Selmer si tratta invece di una minuscola carolina del tardo XI- inizio
XII sec.
190
Secondo Selmer si tratta di De virtutibus herbarum di Odo Madunensis.
118
1.3.5 CONTRA FLUXUM SANGUINIS
(MSD p. 275)

In questo rimedio, che si inserisce nel filone fiume
Giordano, si intrecciano anche dei temi che ricorrono in altri tipi
di testi: il motivo di Cristo che vince sul leone e sul drago,
infatti, solitamente usato solitamente nelle formule latine contro i
serpenti.
Anche in questo caso va segnalata la quasi totale assenza di
studi su questo testo.

Testo (latino- bavarese, XII sec.)
Wazzer rinnet iordanis heizzet.
da der heilige crist inne getoufet wart.
Eiter bistu zegan soltu.
Super aspidem & basiliscum ambulabis.
& conculcabis leonem & draconem. Dextera dei
Abstrahe domine malum istud
sicut abstraxisti maculam sancti uiri iob.
Pater noster Sanctifica. per signum. ecce crucis. eum
In principio. Increatus pater. increatus filius, increatus spiritus
sanctus. Immensus pater. Eternus pater. Tribus uicibus.
Contra fluxum sanguinis.

Traduzione
Lacqua che scorre
191
si chiama Giordano, dove
192
il Cristo santo
fu battezzato. Tu sei il pus
193
, tu devi sparire
194
. Camminerai
sullaspide e sul basilisco
195
e calpesterai il leone e il drago, con
la destra del Signore, Signore, togli questo male cos come
togliesti la macchia dal santo uomo Giobbe. Padre nostro.
Santifica per il segno della croce. Nel principio, Padre non

191
Il termine aat. rinnan (vb. ft. III) scorrere, fluire ben attestato in tutta larea
germ.; esso deriva da un vb. germ. *rennan correre, scorrere (K. 890; Lex. II,
452).
192
Aat., mat. d%, d%r (avv.) l, qui, dove (K. 170; Lex. I, 410).
193
Per eitar, eittar, mat. eiter veleno, pus ! Incantesimo di Lambrecht contro i
vermi.
194
Aat. zig%n, zig$n smettere, finire, sparire, dissolversi (K. 1315).
195
Tipo di rettile.
119
creato, Figlio non creato, Spirito Santo non creato, Padre
immenso, Padre Eterno. Tre volte. Contro il flusso del sangue.

Confronti
LIncantesimo di Slestat per fermare il sangue offre un
interessante confronto, sia per la presenza del passo lacqua che
scorre si chiama Giordano..., sia per la ripetizione delle
espressioni liturgiche in latino padre non creato, ecc.;
il passo: Sup aspid$ & basilisc" ambulabis.& c!culcabis leon$
& dracon$ tratto dal salmo 90.13. Qui limmagine prevalente
il Cristo trionfante che calpesta il leone e il drago. Tale motivo
ricorrente in tutta lepoca medievale, anche a livello
iconografico, e viene spesso usato nelle formule contro i serpenti.

Tradizione manoscritta
Nel f. 74
r
righe 14-18 e 74
v
righe 1-17 del clm. 100 della
Bayerische Staatsbibliothek di Monaco.
Descrizione
196
: membr. XII sec., 130 ff. scritti su una sola
colonna in circa diciotto righe in minuscola carolina dal corpo
regolare. Sui margini esterni sono visibili i forellini usati per la
rigatura del foglio.
Il cod. proviene probabilmente dal Augusta e contiene opere di
argomento religioso, in particolare benedizioni ed esorcismi in
latino per uomini, donne e bambini, oltre che per il mondo
agricolo e gli animali. Non sono presenti neumi n altri segni
musicali. Al f. 36 vi una scritta di una mano del XIV sec.
Johanne, Ludwico, Friderico.
Lincantesimo inserito nel contesto di altre benedizioni latine
(in particolare, preceduto da un rimedio in latino contro il
veleno) linizio del testo segnalato da <W> rubricata di Wazzer.

Edizioni e studi
Miller p. 119; St. 380 (solo la parte in ted.).




196
Fornito dalla biblioteca stessa su fogli dattiloscritti.
120
1.3.6 INCANTESIMI DI BAMBERGA
(St. LXIX)

I seguenti due rimedi condividono la stessa pagina, tuttavia
appartengono a due tradizioni diverse e trattano problematiche
diverse, sebbene affini. Il primo incantesimo per fermare il
sangue e riunisce i motivi di Longino (se si accoglie
linterpretazione Iudas= lEbreo = Longino) e del fiume
Giordano.
Il secondo testo composto a sua volta di due nuclei narrativi
accostati: il primo, col quale si mescola il ricordo del momento
molto buono, riporta anche la formula della ferita di Cristo che
non sanguin n si ulcer presente anche nell Incantesimo di
Monaco per le ferite, il secondo linvocazione alla ferita stessa
per le cinque sante ferite di Cristo.


1.3.6.1 Incantesimo per fermare il sangue
Testo (francone orientale, XIII sec.)
Crist unte Iudas spliten mit speza. do wart der heiligo Xrist wnd
in sine ston. do nmer den dvmen. unte uordhta se uorna. So
uerstant du bluod. sse Iordanis ha uerstunt. do der heiligo
Iohannes den heilanden Crist in ro tovfta. daz dir zo bvza.

Traduzione
Cristo e Giuda [alias Longino]
197
giocavano con delle lance
198
.
Allora il santo Cristo si fer
199
ad un fianco. Allora prese il

197
Iudas sembra essere un appellativo di Longino il Giudeo, lEbreo; nella
tradizione conosciuto infatti anche come Juda Loynus, Judas, Judenritter. In
questo modo si spiegherebbe pi facilmente la ferita nel fianco di Cristo e il
gioco con le lance (la lancia , infatti, uno degli elementi associati a Longino),
cfr BS. V, 1326-1328 e IV, 800; con questa versione concorda anche Steinmeyer,
cfr. St. p. 379. Stando invece allinterpretazione di altri studiosi, tra cui Jacoby
(Jacoby 1913), questo episodio, in cui Cristo gioca con Giuda, si riferirebbe ai
racconti apocrifi dellinfanzia di Ges (Evangelium Infantia Arabicum cap. 35).
Altri studiosi hanno ipotizzato un parallelo con la crocifissione.
198
Aat.

spiz (sost. m./ n. -%/-#) lancia, giavellotto, spiedo, punta, spina (K.
1009).
199
Per wnt, wnte, wnten, wnde ! Ad catarrum dic.
121
pollice
200
e lo premette
201
in avanti
202
. Cos fermati
203
tu
sangue
204
, come lacqua
205
del Giordano si ferm quando san
Giovanni battezz in esso il santo Cristo. Questo per te per la
guarigione
206
.


Confronti
Appendice n. 72:
Ancora per fermare il sangue. Il soldato Longino punse Cristo.
Cristo giaceva, ma Cristo disse: questo sangue non scorra in
questo modo, sta fermo sangue, come il fiume Giordano stette
fermo quando Cristo si volle far battezzare in te da Giovanni
Battista e niente scorreva nel fiume.




1.3.6.2 Incantesimo per guarire le ferite
Testo (francone orientale tardo, XIII sec.)
Crist wart hien erden wnt.
daz wart da ze himele chunt.
iz nebl#tete, noch nesvar.
noch nechein eiter nebar.
taz was ein file g#te stunte.
heil sis tu wnte!
In nomine Ihesu Christi. daz dir ze bvze. Pater noster. ter. Et
addens hoc item ter. Ich besuere dich bi den heiligen funf wnten.
heil sis tu wnde.

et Per patrem. et filium. et spiritum sanctum. fiat. fiat. amen.


200
Aat. d"mo (sost. m. -n) pollice (K 196).
201
Aat. d"hen (vb. db. I) premere, spingere, con pref. fir- (K 195).
202
Aat. forn (agg./ avv.) davanti, prima; fornan (avv.) davanti, di fronte (K.
320).
203
Per standan ! Ad catarrum dic.
204
Per bluod ! Secondo Incantesimo di Merseburg.
205
Aat. aha (sost. f. -!) flusso, acqua, corrente, fiume (K. 14).
206
Per buozen ! Ad equum errehet.
122
Traduzione
Cristo fu ferito
207
qui sulla terra,
questo venne conosciuto
208
nel cielo,
essa
209
non sanguin
210
n si ulcer
211

e neanche
212
form il pus
213
,
questo fu un momento
214
molto buono,
ferita sii tu guarita
215
!
Nel nome di Ges Cristo, questo per te per la guarigione. Tre
Padre nostro. E aggiungi poi altri tre. Io ti scongiuro
216
per le
cinque sante ferite, ferita sii tu guarita. E per il Padre, il Figlio e
lo Spirito Santo, cos sia, cos sia amen.


Confronti
Appendice n. 71:
Cristo giaceva ferito al lato destro, venne Giovanni e disse:
Cristo, chi ti ha ferito?, ed egli: Il soldato, dice, Longino con
una lancia a due punte mi fer.

207
Per wunt ! Ad catarrum dic.
208
Aat. kund, chund, chunt, cud, khunt (agg.) noto, conosciuto (K. 686; G. IV,
414).
209
La ferita.
210
Ne blotete (negaz. + pret. sg. bluoten); per bluod ! Secondo Incantesimo di
Merseburg.
211
Nesvar: negaz. + pret. sweran dolere, ulcerarsi. Si tratta di un vb. ft. IV che
continua con mat. sw*rn dolere, gonfiarsi, suppurare, ted. schwren suppurare,
ulcerarsi< germ. *sweran suppurare, ulcerarsi, ie. *sJer tagliare, trafiggere,
fare il pus, pungere, da cui discendono anche i sost. aat. giswer, gasuer (n. %)
pustola, ulcera, suero, swer dolore (G. VI, 888; Kl. 748, 658; K. 454, 1062;
Lex. II, 1362; Pk. 1050).
212
Aat. nehein/nihein, nichein, nihhein (pron./ avv.) nessuno, niente (K. 826).
213
Per eitar (nom./acc. sg.) veleno, pus ! Incantesimo di Lambrecht contro i
vermi.
214
Aat. stunta (sost. f. -!) ora, momento, volta, mat. stunde (K. 1042).
Lespressione taz was ein file gote stunte ricorre anche in altre benedizioni. I tre
momenti buoni (definiti anche come santi, sacri, fortunati, ecc.) sono legati
alla Nascita, Morte e Risurrezione di Cristo. Il numero tre conferisce una
connotazione magico-sacrale (Hampp 1961, pp. 211-216).
215
Per heilen ! De hoc quod spurihalz dicunt.
216
Besuere+ bi (ind. pres. I sg.), per la discussione di questo termine ! Contra
uermes pecus edendes.
123
Ti prego Giovanni, per il latte di santa Maria, cos come si
ferm il fiume Giordano, cos ferma il sangue, da qualunque
parte del corpo esca. Allo stesso modo Cristo andava al
Giordano per essere battezzato da Giovanni. Il Giordano si
ferm e si arrest. Cos come si fermano le gocce di sangue che
cadono dalle narici di questuomo [nome]. Ti scongiuro per il
nome di Cristo, fermati sangue , fermati sangue , fermati
sangue.


Tradizione manoscritta
Nel cod. Misc. Med. 6 della Stadtbibliothek di Bamberga, f.
139
r2
.
Descrizione
217
: membr. 290 x 188 mm., ultimo quarto del XII
sec., 143 ff. scritti su due colonne da mani diverse. La pergamena
spesso bucata, lacerata e macchiata. Il cod. proviene dalla
Dombibliothek, come conferma la scritta sullultimo foglio: Hic
liber est maioris Ecclesie in babenberg. Rilegatura antica, con
copertina in legno (bucato dalle tarme).
Il cod. contiene opere di medicina e precisamente:
ff. 1-28
r
: Constantini Africani Practica;
ff. 28
v
-36
r
: virt delle erbe in ordine alfabetico;
ff. 36
v
-118
r
: Antidotarium (in ordine alfabetico);
f. 118
v
: vuota;
ff. 119
r
-134
v
: vari capitoli dellopera di Costantino e altri rimedi
(scritto da unaltra mano);
ff. 135
r
-138
v
: (altra mano) gli stessi passi delle pagine precedenti
in ordine diverso, e vari rimedi per fermare il sangue in latino e
in tedesco antico, tra cui anche gli Incantesimi di Bamberga;
ff. 139
r
-143
v
: varie descrizioni di piante e animali e disegno
anatomico del corpo umano.

Edizioni e studi
Ebermann 1903, p. 44; Eis 1949, p. 52 (Facsimile); Haug/
Vollmann 1991, p. 158, pp.1165-1167; Jacoby 1913, pp. 200-
209; Leitschuh 1889, p. 216; Miller p. 104; Sievers 1924, p. 20;
Wipf 1992, p. 78, p. 283.

217
Leitschuh-Fischer 1895, pp. 433-435; e anche in: Ahd. Gll. IV, 378-381.
124
1.3.7 INCANTESIMI DI MILLSTATT
PER FERMARE IL SANGUE
(MSD XLVII,1)

Questo rimedio tramandato da due testimoni che presentano,
tuttavia, vistose divergenze. Si tratta di rielaborazioni sul motivo
del Giordano che si arresta quando Cristo viene battezzato (! Ad
fluxum sanguinis narium); nella versione di Vienna, in versi
rimati, dopo il racconto della nascita e del battesimo di Cristo
viene ordinato al sangue di fermarsi in nome dellamore di Cristo
(minna) invece che in nome della volont di Cristo (wille) come
in !Ad restringendum sanguinem Erfurt-.
Nella versione di Uppsala, invece, il racconto della nascita e
del martirio di Cristo viene inserito dopo aver intimato al sangue
di fermarsi e introdotto da come (sam): nella versione di
Uppsala il nucleo narrativo di Millstatt si riduce ad una sorta di
riassunto e viene aggiunto ad un altro di diversa provenienza che
si conclude con il consueto daz dir ze boze.


1.3.7.1 Vienna
Testo (francone- svevo, inizio XII sec.)
Der hligo Christ wart geboren ce Betlehem,
dannen quam er widere ce Jerusalem.
d ward er getoufet vone Jhanne
in demo Jordne.
Duo verstuont der Jordnis fluz
unt der sn runst.
Also verstant d, bluotrinna,
durh des heiligen Christes minna:
Du verstant an der nte,
als der Jordn tte,
duo der guote sancte Jhannes
den heiligen Christ toufta.
verstant d, bluotrinna,
durch des hliges Cristes minna.

125
Traduzione
Il Cristo santo nacque a Betlemme, da l venne di nuovo a
Gerusalemme. L fu battezzato da Giovanni nel Giordano. Allora
si ferm
218
il fiume Giordano e il suo flusso
219
. Cos fermati
anche tu, flusso
220
di sangue
221
, per lamore del Cristo santo.
Fermati sottomesso
222
come fece il Giordano quando
223
il buon
san Giovanni battezz il Cristo santo. Fermati tu, flusso di
sangue per lamore del Cristo santo.

Confronti
Il motivo del fiume Giordano si ritrova anche in: ! Ad fluxum
sanguinis narium e Incantesimo di Bamberga per fermare il
sangue (n. 1);
si vedano anche: Appendice n. 76, 18.




1.3.7.2 Uppsala
224

Testo (mat., XII-XIII sec.)
In nomine patris filii spiritus sancti:
So wil ich dir daz bluot versprechen.
ich uerspriche dich bluot.
ich uerbiute dich bluot
stant bluot stode bluot
stant bluot inne
durch die gotes minne
stant also lise in dem siechem libe
stant sam drate

218
Per standan ! Ad catarrum dic.
219
Aat. runst (sost. f. -#) flusso, corrente (K. 903).
220
Aat. rinne (sost. f. -n) flusso, corso dacqua (K. 890).
221
Per bluot ! Secondo Incantesimo di Merseburg.
222
Lespressione an der note pu significare sottomesso, vinto, sconfitto,
intendendo con note il sost. aat. (m. #, cfr. K 832.) nt necessit, emergenza,
pericolo oppure in un punto traducendo note come il dat. del sost. aat. nota
(sost. f. !), mat. note segno, punto, nota (K. 833).
223
Duo sta per d (cong.) quando.
224
Holzmann 2001, p. 229.
126
sam der iordan tate.
da der heilige Krist inne getauffet ist.
also du getauffet sist unde unde swie du gehaizen sist daz dir ze
b#ze.
Krist wart gekundet ze nazaret unde geborn ze betlehem
und gemarterot zierusalem
da bi uerbiut ich dir bluot daz du stets
unde nine gest
in dem namen des uater und des sunes unt des heiligen geistes.
Amen.


Traduzione
Nel nome del Padre del Figlio dello Spirito Santo.
Io voglio cos scongiurare il sangue
225
. Io ti scongiuro sangue, io
ti bandisco
226
sangue, fermati
227
sangue, si fermi il sangue,
sangue resta dentro per lamore di Dio. Stai calmo nel debole
corpo, fermati subito cos come fece il Giordano quando il santo
Cristo vi stato battezzato. Comunque tu sia stato battezzato e
comunque tu ti chiami, questo per te per guarire
228
.
Cristo fu annunciato a Nazaret e partorito a Betlemme e
martirizzato a Gerusalemme, per questo io ti ordino sangue di
fermarti e di non muoverti, nel nome del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo. Amen.

Confronti
Per il motivo del fiume Giordano si vedano anche: Appendice
n. 82 e 83.

Tradizione manoscritta
1) Nel cod. 1705 della sterreichische Nationalbibliothek di
Vienna, f. 32
r
.

225
Per bluot ! Secondo Incantesimo di Merseburg.
226
Uerbiute, uerbiut da firbiotan proibire; si tratta di un vb. ft. II continuato in
mat. verbieten e ted. verbieten proibire < germ. *far-beudan (K. 268), per
maggiori approfondimenti ! gebiude in Contra uermem edentem.
227
Per standan ! Ad catarrum dic.
228
Per buozen ! Ad equum errehet.
127
Descrizione
229
: membr. 185 x 125 mm. miscellaneo e composito
con 103 ff., inizio XII sec. Scritto in minuscola gotica su
ununica colonna in uno specchio di scrittura di 155 x 95 mm.
con rigatura a secco. Copertina in legno rivestito di pelle bianca.
Il cod. si compone di varie parti messe insieme nel XV sec. a
Millstatt.
Nella prima parte (f. 1
r
-32
r
) il cod. contiene scritti di Bernoldo di
Costanza
230
, cui seguono vari regolamenti ecclesiastici in latino e
appendici sulla stregoneria e la scomunica.
Originariamente lincantesimo era riportato sullultima pagina
del ms. (corrispondente ora alla fine della prima parte), scritto
dalla stessa mano, ma con una scrittura pi piccola. Seguono tre
benedizioni in latino nella stessa scrittura.

2) Nel foglio di guardia del Cod. C 664 conservato nella
Universitetsbibliothek di Uppsala.
Descrizione
231
: membr. 244 x 173 mm. miscellaneo e composito
del IX sec. con 179 ff. numerati da 1 a 358 (numerazione
moderna) pi altri due fogli non numerati, un tempo incollati alla
copertina, dei quali il primo appartiene al testo mentre il secondo
ne rappresenta la guardia posteriore; il ms. costituito da un
complesso smembrato e lacunoso di quaderni e di fogli a volte
mutilati e riuniti alla meglio in cui nel ms. principale appare
inserito un frammento di epoca e contenuto affine, ma di altro
formato e proveniente da un altro codice.
La scrittura una minuscola carolina del IX sec. di mani diverse,
ma molto regolare vergata su ununica colonna in uno specchio
di scrittura di 175 x 120 mm. (27 righe), tranne le pp. 85-100, le
quali hanno un formato ridotto 210 x 158 mm., uno specchio di
scrittura di 165 x 110 mm. e sono scritte su due colonne (29
righe). Le iniziali e le rubriche sono vergate con inchiostro rosso
o violetto.

229
Menhardt 1960, p. 53.
230
Su questa base alcuni studiosi avevano ipotizzato che il cod. provenisse dal
monastero di S. Blasio, ma non ci sono prove sufficienti a dimostrarlo (Houben
1979).
231
Rooth 1621-1921, pp. 40- 43; Andersson Schmitt 1993, pp. 238-243; Beccaria
1956, pp. 344-350.
128
Le scritte a margine in tedesco (benedizioni) sono del XII/XIII
sec. La copertina in legno rivestito di pelle marrone chiaro.
Il ms. apparteneva alla famiglia di Sebastian Mieg (1609),
senatore di Strasburgo, e fu acquistato nel 1648 da Johannes
Schefferus (1679), filologo e archeologo, divenuto poi
bibliotecario; alla sua morte esso pervenne nella sede attuale
insieme al resto della sua collezione privata. E possibile che il
codice sia originario dellItalia settentrionale, ma la presenza di
glosse aat. dell XI sec. rivela la sua lunga permanenza in area
germanica.
Il ms. contiene varie opere riguardanti la medicina e
precisamente:
Foglio di guardia- 4: Sapientia artis medicinae;
ff. 4-7: Epistola de Phlebotomia;
ff. 8-10: Epistula ad Pentadium di Vindicianus;
ff. 10-14: Epistula ad Antiochium Regem di Ippocrate;
ff. 14-22: Epitome Altera di Vindicianus;
ff. 23-25: frammenti e testi brevi di medicina;
ff. 25-30: De pulsis et urinis;
ff. 31-32: indice di unopera in due libri;
ff. 32-54 e ff. 79-80: Galeno, Ad glauconem de medendi
methodo;
ff. 53-54: a margine Benedizione di Tobia di una mano del XII-
XIII sec.
ff. 55-84: Galeno Liber tertius; ai margini di 60-61: Benedizione
per gli occhi in latino, forse della stessa mano della Benedizione
di Tobia in tedesco;
ff. 85-100: ricette;
ff. 101-111: Sul significato dei sogni in ordine alfabetico;
ff. 111-113: profeta Esdra;
ff. 113-126: De stomacho;
ff. 127-156: Apuleio Platonico, Herbarius;
ff. 157-175: Curae herbarum;
ff. 175-260: ricette;
ff. 261-272: glossario lat.-lat. di fitonimi e sim.;
ff. 272-290: ricettario frammentario, rimedi raggruppati secondo
le malattie;
ff. 291-292: frammento sulle malattie dei polmoni. La parte
129
inferiore del foglio tagliata;
ff. 293-330; 335-336; 331-334; 337-338: Ricettario e rimedi in
ordine sparso;
ff. 308-310: De ponderibus et mensuris;
f. 314: De malis et bonis signis;
ff. 320-322: Cardica passio stomachi causa est;
ff. 339-340: frammento della Diaeta Theodori;
ff. 335-358: ricettario aggiunto;
nei margini di 265, 291, 336 due incantesimi e un esorcismo in
latino dellXI sec.;
al margine di 343-345 un incantesimo del XIII sec.;
Foglio di guardia posteriore (recto): Una ricetta e un incantesimo
dellXI sec. insieme a dei versi latini pi tardi e lIncantesimo di
Millstatt per fermare il sangue in tedesco del XII-XIII sec.;
Foglio di guardia posteriore (verso -rovinato dalla colla-): un
esorcismo, un incantesimo e un disegno di una mano con la
scritta musica manus.


Edizioni e studi
Eis 1971, pp. 322-325; Houben 1979, p. 67; Hver/ Kiepe 1978,
p. 44; Menhardt 1954; Miller p. 124 (Vienna); Miller p. 126
(Uppsala); Ohrt 1930; VL VI, 532; Wipf 1992, p. 82, p. 285
(Vienna).




1.3.8 INCANTESIMI DI STRASBURGO
PER FERMARE IL SANGUE
(St. LXVIII)

I seguenti testi risultano abbastanza problematici. Oltre alle
consuete difficolt che tali tipi di testo presentano, vi
unulteriore complicazione legata alla storia del codice: il
manoscritto infatti andato perduto in un incendio nel 1870, la
qual cosa lascia numerose questioni insolute.
Il cosiddetto Incantesimo di Strasburgo comprende in realt
130
almeno due rimedi a se stanti. La prima parte costituisce
lIncantesimo di Strasburgo vero e proprio, lultima nota anche
con il nome Scongiuro di Tumbo; tra questi due vi un
brevissimo testo, che potrebbe essere anche una semplice prova
di penna, oppure lincipit di un antefatto mitico tipico degli
incantesimi. Nel primo testo confluiscono i motivi di Longino e
del fiume Giordano, che qui assume il ruolo del Cristo stesso,
colpito ad un fianco.


1. Testo (alemanno, XI sec.)
Singula ter dicat.
Genzan unde Iordan ke
i
ken sament sozzon.
to uersoz Genzan Iordane te situn.
to uerstont taz pl#t. uerstande tiz pl#t,
stant pl#t, stant pl#t fasto!

Traduzione
Si dica per tre volte: Genzan e Giordano si
232
scontrarono
233
,
allora Genzan colp Giordano ad un fianco, allora si ferm
234
il
sangue
235
. Affinch questo sangue si fermi. Arrestati sangue,
sangue stai fermo
236
!




2. Testo (alemanno, XI sec.)
237

Vro unde Lazakere ke
i
ken molt petritto.


232
Aat. sament (prep.) insieme, con.
233
Aat. keiken pu essere: 1) prep. gagen contro; 2) vb. db. gaganen andare
incontro.
234
Per standan ! Ad catarrum dic.
235
Per plot ! bluod nel Secondo Incantesimo di Merseburg.
236
Aat. fasto (avv.) saldamente, fermamente, fast (agg.) fermo, saldo (K.
249).
237
Potrebbe trattarsi dellinizio di un altro incantesimo, tuttavia non vi sono
elementi sufficienti per poterlo considerare un rimedio verbale (! Conclusioni
3.1.3).
131
Traduzione
Il Signore e Lazakere attraversarono la sabbia.




3. Testo (alemanno, XI sec.)
Tumbo saz in berke mit tumbemo kinde enarme.
tumb hiez ter berch, tumb hiez taz kint:
ter heiligo Tumbo uersegene tivsa uunda.
Ad stringendum sanguinem.

Traduzione
Tumbo (/uno stupido)
238
sedeva su un monte con un bimbo
stupido in braccio. La montagna si chiamava Tumbo, il bambino
si chiamava Tumbo. Il santo Tumbo benedica
239
questa ferita
240
.
Per fermare il sangue.



Confronti
Si confronti il testo n. 3 con questo incantesimo latino del X/XI
sec. (Appendice n. 73):
Una donna stolta sedeva su una fonte e teneva in braccio un
neonato stolto, si seccano i monti, si seccano le valli, si seccano
le vene, che di sangue sono piene.

Gli studiosi concordano nellattribuire lorigine ad un
incantesimo latino
241
del X sec. (Appendice n. 92), in cui il tutto
si regge sul gioco di parole del lat. stupidus/ stupeo; infatti lat.
stupeo significa essere stupito, stupire, ma anche rimaner
fermo, fermarsi, arrestarsi, calmarsi:

238
Per Tumbo ! Confronti.
239
Uersegene: ott. pres. di segnen, (anche aat. segan!n) mat. segenen, segen (vb.
db.) benedire, segnare, fare incantesimi. E probabilmente un prestito dal lat.
signum da cui anche mat. sgen, seigen, sein, segene segno della croce, grazia,
benedizione, ted. Segen (G. VI, 146; Kl. 753; K. 923; Lex. II, 847).
240
Per uunda ! Ad catarrum dic.
241
Holzmann 2001, p. 193.
132
Carme utile per il flusso femminile: uno stupido andava sul
monte, lo stupido si arrest/si stup; ti scongiuro, femmina, non
incorrere nellira.

Se il gioco di parole non viene compreso, ecco che al posto di
stupidus troviamo stultus e tutto perde di significato. La
trasposizione in tedesco rende il testo del tutto opaco con il
passaggio stupidus> stultus> tumbo.


Tradizione manoscritta
Nel codice argentor. membr. dell XI sec. bruciato nel 1870 a
Strasburgo.


Edizioni e studi
Haug/ Vollmann 1991, p. 158, pp. 1162-1165; Heim 1893;
Miller p. 98; MSD IV, 6; Wipf 1992, p. 78, p. 283.




1.3.9 INCANTESIMO DI MONACO PER LE FERITE
(MSD p. 281)

Questo testo appartiene ad un ricco filone che in area tedesca
trov ampio sviluppo dopo il XIII sec. e che incorpora diversi
motivi come ad esempio: lo schema dellincontro, la forma
dialogica (come in Ad equum errehet), i tre fratelli e il
personaggio di Longino, oltre alla formula riferita alla ferita di
Cristo che non si ulcer n sanguin (vedi Confronti).


Testo (bavarese, seconda met XII sec.)
In dem namen des vater und des suns und des hailigen
gaistes.men. Dr guot pruoder giengen ainen wech: d bechom
in unser hrre Jhsus Christus und sprach wanne vart ir dri guot
pruoder? Herre wir varn zainem perge und suochen ain chrt
133
der gewaltes daz iz guot s zaller slath wnden, si s geslagen oder
gestochen oder sw von si si. d sprach unser hrre Jhsus
Christ chomet zuo mir, ir dr guot pruoder, und swert mir b
dem crce guoten, und bi der milch der maide sanct marien, daz
irz enhelt noch ln emphhet, und vart hinz zuo dem mont olivt
unde nemt ole des olepoumes und scphwolle und leget die uber
die wndin und sprechet als de Jud longinus der unsern hrren
Jhsum Christum staech in die sten mit dem sper, daz eneitert
nith, noch gewan hitze, noch enswar, noch enbluotet zevil, noch
enfuelt: als tuo disiu wnde, diu enbluot nith noch enfuoel, die
ich gesent hab. In dem namen des vaters und des suns und des
hailigen gaist. men.
sprich den segen drstunt und als manigen pternoster, und tuo
nith mr, wan als hie gescriben s.

Traduzione
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Tre
pii fratelli camminavano su una strada, allora li incontr nostro
Signore Ges Cristo e disse: Dove
242
andate, voi tre fratelli
pii?, Signore, noi andiamo su una montagna e cerchiamo
unerba che potente
243
e buona per tutti i tipi di ferite
244
, siano
esse colpite
245
o di punta o di qualunque genere esse siano.
Allora disse il nostro Signore Ges Cristo: Venite da me, voi tre
pii fratelli e giuratemi sulla santa croce e per il latte
246
della
vergine Santa Maria che voi non lo terrete nascosto per voi, n

242
Mat. wan%n, wannan, wanana, wanna (avv.) da dove, dove, perch (Lex. III,
681; K. 1212).
243
Mat. walt, gewalt (sost. m./ f. -#) potere, forza; giwaltan (vb. radd. V)
governare, dominare (Lex. III, 658; K. 463).
244
Per wnden, wndin, wnde ! Ad catarrum dic.
245
Si tratta di un vb. ft. VI, attestato anche come sclahan, sl%hen, sl%n, mat. slahen,
continuato dal ted. schlagen colpire, battere, uccidere e schlachten trucidare,
massacrare < germ. *slahan, ie. *slak battere, uccidere (G. VI, 762; K. 982;
Pk. 959; ScG. 267).
246
Nelle versioni tedesche di questo incantesimo troviamo sempre lespressione
milch, e potrebbe avere senso poich si tratta di una sostanza liquida come il
sangue, ma in una versione latina del XIII sec. (!Appendice 101) abbiamo invece
jurate ... intacte virginis, che potrebbe essere un nesso anche pi logico del
precedente, anche se la questione adrebbe analizzata prendendo in considerazione
anche la tradizione ms. pi tarda.
134
prenderete ricompensa e andate l al monte Uliveto e prendete
olio di olivo e lana di pecora e metteteli sopra la ferita e dite cos:
cos come lebreo Longino che colp il nostro Signore Ges
Cristo nel fianco con una lancia, che non fece pus
247
, non si
infiamm, non dolse
248
, non sanguin molto e non imputrid
249
,
cos fa anche che questa ferita che io ho benedetto non sanguini
n marcisca.
Nel nome del padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Di
questa benedizione tre volte e altrettanti Padre Nostro e non fare
mai pi quanto stato scritto qui.

Confronti
Si vedano: Appendice n. 80, 81, 87, 89, 91, 99, 101, 106, 110.
Lespressione nel latte di Maria si trova anche in Appendice
n. 71.

Tradizione manoscritta
Nel clm. 23374 della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco
insieme alla Benedizione di Monaco per la partenza.
Lincantesimo occupa tutta la prima colonna (36 righe) del f. 16
v
.
Descrizione
250
: membr. miscellaneo in quarto XIII sec.; 198 x
148 mm., 23 ff. scrittura gotica bastarda
251
fino al f. 12
v
, ff. 13-18
scrittura gotica libresca del XIII di mani diverse. Il testo scritto
su due colonne fino a 18
v
(con uno specchio di scrittura di 160 x
124 mm. circa), poi su una sola (150 x 113 mm.), con inchiostro
marrone e rubriche rosse.
La qualit della pergamena scarsa e sono visibili vari buchi e

247
Per eneitert (negaz. + ind. pres. vb. eitern) ! Incantesimo di Lambrecht contro i
vermi.
248
Per enswar (negaz. + pret. sweren) ! Incantesimo di Bamberga per fermare il
sangue.
249
Enfuelt (negaz. + ind. pres. III sg.), enfuoel (negaz. + pret. sg.). Si tratta di un
vb. db. continuato in mat. viulen, vlen, ted. faulen marcire, imputridire, fare il
pus < germ. *f"len marcire, ie. *p" imputridire (G.III, 494; Kl. 252; K. 337;
Lex. III, 377, 570; Pk. 848; ScG. 163).
250
Da esame diretto.
251
La scrittura sembrerebbe a mio avviso una bastarda (renana) del XV sec. con d,
h, b e l occhiellate e la a a due piani, invece il catalogo la riconduce al XII-XIV
sec.
135
rammendi. Al margine esterno del foglio possibile vedere i fori
usati per la rigatura, distanti 4-5 mm. luno dallaltro, mentre la
squadratura visibile solo a partire dal f. 13, forse fatta a matita,
o con un inchiostro leggero.
Il codice possiede, inoltre, una numerazione da 107 a 232 e che
conta le singole facciate. Tra il f. 12
v
e il 13
r
mancano 3 pagine;
della prima delle tre mancanti, si intravede la scrittura (gotica).
La rilegatura moderna.
Il ms. contiene opere di argomento liturgico e pi precisamente:
ff. 1-12: sermoni (lat.);
ff. 13-18: benedizioni ed esorcismi prevalentemente in latino,
tranne:
[f. 15
v
-16
r
(ultime 4 righe della II colonna la I colonna della p.
successiva (39 righe), pi altre 6 righe della II colonna):
!Benedizione per la partenza;
f. 16
v
: Incantesimo di Monaco per le ferite];
ff. 19-23: sermoni (lat.).

Edizioni e studi
Ebermann 1903, pp. 24-64; Franz 1960, pp. 511-512; Holzmann
2001, p. 220; R. Khler; ZfdA 15 (1872), p. 454; Miller p. 112;
Wilhelm n. 22.




1.3.10 INCANTESIMO DI SLESTAT
PER FERMARE IL SANGUE
(Miller p. 122)

Questo testo, quasi del tutto ignorato dagli studiosi, in lingua
mista (latino, alto e basso tedesco) si riallaccia alla tradizione
degli incantesimi e delle benedizioni per fermare il sangue che
rimandano al fiume Giordano. Esso di difficile interpretazione,
tuttavia interessante notare la presenza della formula
Wazzerfluzit Iordanheizit, che probabilmente serviva ad
introdurre questo tipo di testi, anche se qui la troviamo in
chiusura.
136
A mio avviso doveva trattarsi di tradizioni diverse poi
confluite in un unico testo, questo spiegherebbe, ad esempio, la
presenza della formula introduttiva del Giordano in posizione
finale e la ripetizione in due punti diversi delle formule liturgiche
in latino. Se la mia interpretazione fosse corretta, la prima parte
dellincantesimo sembrerebbe riallacciarsi agli incantesimi per
guarire le ferite e per prevenirne linfezione.


Testo (latino-alto e basso tedesco, XI sec.)
Sicuita Sicunda Minfirntis
252
kunas kat kemino Tongo
253
ig fant /
iz fersuant Igberein izfersuein Increatus pater Inmensus eternus
pater Gloria
254
/ ochot
255
/
in illo & ostre
256
Pater noster Tribus uicibus kardeya karnentia
nessia Simphonia
karniketica carnisonsetica. Wazzer fluzit Iordan heizit da der hei
ligo crist
257
inne gedofet ist Increatus pater Inmensus Eternus
Pater.

Traduzione
Dilatata
258
ferita
259
Minfirntis
260
la donna
261
disse
262
: venga
263
il

252
Cos nella trascrizione di Miller, a mio avviso la <t> incerta, potrebbe essere
anche letto <Minfirmis>.
253
La lettura di questo termine come <Tongo> difficoltosa, soprattutto incerta a
mio avviso la <g>, in quanto quello che dovrebbe essere il ricciolo sotto il rigo,
potrebbe essere invece un segno di abbreviazione posto sopra la <p> del rigo
inferiore. Tuttavia se quel segno fosse proprio <g>, sarebbe vergata in maniera
diversa dalle altre nello stesso testo. Inoltre, il segno per <T> quasi
completamente cancellato, poich si trova proprio sul bordo del foglio e potrebbe
trattarsi anche di <I> o altra lettera.
254
Miller riporta <C%>, ma a mio avviso questo non un dato assoluto, potrebbe
essere anche <G&>, se non addirittura <Glo>, con trattino sopra la <l>, e
significherebbe Gloria; in questultimo caso va tenuto conto che la <l> pi
bassa del normale, forse per evitare linvadenza nel rigo superiore.
255
Incerta la lettura sul ms. del nesso <cho>, potrebbe essere anche <d>+ <i> o
altra lettera.
256
Lettura incerta.
257
La <t> incerta, anche se facilmente ipotizzabile.
258
Sicuita: sic+ wita; si ipotizza che sic stia per sig, variante del prefisso gi- (K.
936), e wita deriverebbe dal vb. db. I giw#ten allargare, dilatare (K. 471),
137
mistero
264
, io trovai
265
/
esso spar
266
, nato
267
, esso svan
268
. Padre non creato, immenso
Padre eterno Gloria ochot
269
in quello e [di] tre volte il Padre
nostro;
Kardeya Karnentia Nessia Siphonia / Karniketica
Carnisonsetica
270
.
Lacqua che scorre si chiama Giordano dove il Cristo santo fu
battezzato
271
.

oppure potrebbe trattarsi del sost. f. ! w#ta spazio, ampiezza, o agg. w#t largo,
ampio (K. 1283).
259
Posto che sic equivalga al prefisso gi- (vedi nota precedente) si ipotizza
unequivalenza del tipo sicunda: giwunda ! Ad catarrum dic.
260
Nel caso in cui la lettura fosse corretta si potrebbe ipotizzare: min+ pret. di
firn$n (vb. db. III) invecchiare (K. 282).
261
Si potrebbe ipotizzare unanalogia kunas= quenas, kwena (sost. f. !) donna,
femmina (K. 696), oppure kunas= kumas pres. II sg. di k"men (vb. db. I)
lamentarsi, dispiacersi, da cui anche k"ma (sost. f. !) lamento (K. 685).
262
Kat: quad pret. III sg. di kwedan (vb. ft. V) dire, parlare (K. 694).
263
Kemino potrebbe risalire a quemin, ott. di kweman (vb. ft. V) venire, andare
(K. 695).
264
Tongo potrebbe riallacciarsi, a mio avviso, al termine tougan (agg.) nascosto,
segreto, oscuro oppure al sost. tougani (sost. f. #) segreto, mistero (K. 1084);
ma si potebbe ipotizzare anche una connessione con lagg. tuncal buio, oscuro
(K. 1101).
265
Ig fant: ig portebbe prestarsi a diverse interpretazioni: potrebbe trattarsi del
prefisso gi- oppure del pronome iz, ipotizzando una grafia <a>, facilmente
confondibile con <g>, o ancora potrebbe trattarsi del pronome ih. Per quanto
riguarda fant, sembrerebbe trattarsi del pret. I o III sg. di findan (vb. ft. III)
trovare (K. 264).
266
Fersuant potrebbe essere pret. III sg. di aat. fir-swintan (vb. ft. III) scomparire,
sparire (K. 1065).
267
Igberein sembrerebbe il part. pret. da gi-beran (vb. ft. IV) nascere, generare.
268
Anche per fersuein si ipotizza un pret. III sg. di fir-sw#nan (vd. ft. II)
diminuire, regredire, svanire (K. 1065), per lo stesso termine vedi anche !
Incantesimo di Cambridge per gli occhi.
269
Ipotizzando una lettura diversa del nesso <cho>, si potrebbe supporre una
scrittura errata per dei o domini.
270
Questa sequenza di parole sembrerebbe riecheggiarne altre contenute in
incantesimi latini riportati in appendice e discussi nei confronti. E difficile
avanzare delle ipotesi, tuttavia essendoci il termine nessia, gi incontrato negli
incantesimi contro i vermi (! Contra vermes), si potrebbe pensare alla sequenza di
nomi dei demoni apportatori di malattie.
271
La forma gedofet battezzato mista alto e basso tedesca con consonatismo
aat. (cfr. toufen) e vocalismo as. (cfr. d!pian battezzare).
138
Padre increato, immenso Padre eterno.
Confronti
Questo testo va confrontato con il testo in prosa
(prevalentemente latina) Contra fluxum sanguinis (!);
espressioni simili e altrettanto misteriose le troviamo in
Appendice n. 52:
Carna. Spodia. Carnans. Sedia. In mesima samsodina...
e in Appendice n. 138:
Gardia Gardiana Gardentia. Domine nescia suffonia...
per la disposizione sul foglio al rovescio rispetto al testo
principale ! Incantesimo di Lorsch per le api.

Tradizione manoscritta
Nel cod. 134 f. 38
r
della Bibliothque Humaniste di Slestat
(Schlettstadt), scritto sul margine inferiore, al rovescio rispetto al
testo principale da una mano dellXI sec.
Descrizione
272
: membr. in quarto IX sec. 143 x 100 mm., 74 ff.
con scrittura minuscola carolina su una sola colonna in uno
specchio di scrittura di 110 x 70 mm. circa; dei quattordici
quaternioni originari mancano i primi quattro. Ai margini del
foglio sono ben visibili i forellini usati per la rigatura (circa 23
righe).
Il codice contiene regole monastiche e sermoni in latino, in
particolare i fogli contenenti il nostro testo trattano della lussuria
e della concupiscenza. Al rovescio rispetto allo scritto principale,
sul margine inferiore dei ff. 37
v
-38
r
sono riportate delle formule
di esorcismo
273
e lIncantesimo per fermare il sangue. La
scrittura di corpo minore rispetto al testo principale ed priva
di una rigatura, pertanto risulta alquanto irregolare e di non facile
lettura. Lincantesimo disposto su cinque righe ed stato scritto
senza lasciare un margine dallinizio del foglio, mentre dista dal
testo principale circa due righe.

Edizioni e studi

272
Fornita dalla biblioteca stessa su fogli manoscritti (a cura dellabate Joseph
Walter) cfr. inoltre: Adam 1962.
273
Cos le definisce il catalogo.
139
Holzmann 2001, p. 231; MSD p. 275; St. p. 380 (breve accenno);
Steinmeyer 1899; VL 8 p. 714.
1.3.11 INCANTESIMO DI ZURIGO
PER FERMARE IL SANGUE
(St. p. 379)

Il seguente testo, sul quale mancano studi specifici, scritto
prevalentemente in lingua latina, e si inserisce anchesso nel
filone del motivo di Longino, che qui compare associato al
termine miles, che nel Medioevo tedesco ha causato lerrata
interpretazione cavaliere (vedi 1.3.0).


Testo (latino- aat., X sec.)
Longinus miles. lango zile. christes thegan ast astes.
Adiuro sanguis per patrem et filium et spiritum sanctum vt non
fluas plus quam iordanis aha [qua]ndo christus in ea baptizatus
est [a] sp[iritu s]a[n]cto. III uicibus; pater noster. cum gloria.

Traduzione
Soldato Longino, dalla lunga linea
274
, il soldato di Cristo, la
croce
275
della croce.
Ti scongiuro sangue per il Padre il Figlio e lo Spirito Santo che
tu non scorra pi come lacqua del Giordano quando Cristo vi fu
battezzato dallo Spirito Santo.
Padre nostro tre volte con un Gloria.

Confronti
Si vedano: Appendice n. 85, 89.

Tradizione manoscritta

274
Il termine zile non del tutto chiaro, ma, visto che Longino spesso associato
alla lunga lancia, si pu ricondurre a z#l (sost. f. -#) riga, fila, linea, strada,
verso (K. 1317) oppure a zil (sost. n. %) scopo, confine, fine (K. 1317). Si
potrebbe anche ipotizzare un imp. di aat. zil$n sforzarsi, cercare di ottenere (K.
1317), sforzati a lungo.
275
Il termine ast si riferisce probabilmente alla croce, cfr. mat. ast asta, patibolo.
140
Nel cod. 51 Rheinau della Zentralbibliohtek di Zurigo, f. 23
v

(margine inf.).
Descrizione
276
: membr. 260 x 170 mm. con 183 ff., risalente al X
sec. Scritto da una sola mano in minuscola carolina dal corpo
regolare. Ogni pagina contiene circa venti righe. Alcuni fogli
mancano, altri sono bianchi. La rilegatura in cartone rivestito di
pelle, di cui si sono perse le chiusure.
Il cod. contiene prediche in latino dallAvvento alla Pasqua e
precisamente:
f. 1
v
: vangelo s. Marco;
ff. 23
v
-26
v
: omelia dellAvvento;
f. 152
v
: In caena Domini;
sui margini di alcuni fogli ci sono delle aggiunte posteriori (XI
sec.):
f. 12
r
: Domne iube benedicere (con neumi);
ff. 22
v
-23
r
: benedizioni per la febbre in latino (con neumi);
ff. 23
v
-24
r
: Incantesimo di Zurigo per fermare il sangue
(Longinus miles).


Edizione e studi
Miller p. 115; Wipf 1992, p. 80, p. 284.






1.4.0 Rimedi contro il mal caduco

Nellimmaginario collettivo lepilessia, anche conosciuta con
il nome di mal caduco e definita da Ippocrate malattia sacra,
sempre stata associata agli spiriti o alla possessione diabolica. In
base alle conoscenze mediche attuali, possibile definire
lepilessia come sindrome, caratterizzata da frequenti crisi
convulsive o da altre manifestazioni che possono presentarsi

276
Mohlberg 1951, p. 181.
141
improvvisamente e che hanno la tendenza a ripetersi. Ci che
rende tale disturbo interessante dal nostro punto di vista che tali
crisi non durano a lungo, passano da sole e non lasciano in
genere alcuna conseguenza: questo male pu, quindi, pi di altri
risultare adatto ad essere curato con incantesimi o esorcismi.
Ancora oggi, come primo soccorso di una crisi epilettica viene
consigliato di rassicurare il paziente, di parlargli con calma
evitando la somministrazione di farmaci o bevande. La
denominazione morbo caduco si riferisce alle crisi febbrili
convulsive che possono accompagnare lepilessia; esistono varie
espressioni latine per designare chi viene colpito da epilessia,
come ad esempio cadivus
277
, epilepticus
278
, lunaticus
279
.
Le due versioni aat. di un incantesimo contro il mal caduco
pur mostrando chiaramente di avere avuto un antenato comune,
appaiono piuttosto distanti luna dallaltra: una in dialetto
francone renano mentre laltra in dialetto bavarese dellXI sec.
Entrambe le versioni dellincantesimo sono state a lungo
analizzate dagli studiosi, i quali hanno tentato di ricostruire il
testo originale giungendo a conclusioni per molti versi
discordanti. In questa sede esse vengono presentate
separatamente evidenziando di volta in volta i punti di contatto e
le differenze.





277
Du Cange II, 14-15: Caducus, epleptiks (Glossario Lat.- Grc.); Caducus a
cadendo dictus est, Vecors, Demoniaticus, Lunaticus (Gloss. Lat. Ms. Regium);
Alii Caducum ex eo, quod Cadunt, appellavere (Gariopontus. Lib.1 cap. 7 de
Epilepsia); Etiam Caducis datum prodest: nam si vel duos cyathos Cadivus inde
sorbeat (Marcellus Empiricum cap. 20).
278
Du Cange III, 274: (...) Erat autem Epilepticus et cadebat frequenter (S.
Bernardus in Vita S. Malachi cap. 30); Empilentia, passio sic dicta, quia mentem
apprehendens et corpus possideat (...).
279
Du Cange V, 153: (...) Epilepsia fit ex melanchonico humore quoties exuberavit,
ad cerebrum reversus fuerit. Hc passio caduca dicitur, eo quod cadens ger
spasmos patiatur. Hos etiam Lunaticos vulgus vocat, quod per Lun cursum
comitentur hos insidi dmonum.
142
1.4.1 CONTRA CADUCUM MORBUM
(St. LXX, P)

Questa versione in francone renano, rispetto a quella bavarese
(!Pro cadente morbo) presenta delle indicazioni in latino che
dovevano servire allofficiante per eseguire correttamente il rito.
Il testo presenta la consueta struttura bipartita con antefatto
mitico e invocazione finale, con laggiunta dellintroduzione e
della chiusura in latino. In questo incantesimo vi sono alcuni
passi piuttosto oscuri su cui gli studiosi hanno molto dibattuto
senza raggiungere uninterpretazione del tutto convincente; uno
di questi riguarda il riferimento ad un certo ponte di Adamo;
Baeseke ha tentato di ricostruirne una logica collegandolo ad un
brano dei Dialoghi di Gregorio Magno (IV, 37) in cui si narra
che angeli e diavoli avrebbero avuto una disputa sopra un ponte
sul fiume infernale
280
. Unaltra interpretazione possibile del
cosiddetto ponte di Adamo rimanda alla cosiddetta Legenda
aurea
281
, la quale racconta che Adamo, vecchio e prossimo alla
morte chiese a suo figlio Seth di recarsi nel Paradiso Terrestre
per ottenere dall'Arcangelo Michele l'olio della Misericordia, ma
questi, invece, consegn a Seth un ramoscello dell'albero del
Bene e del Male, il quale, una volta piantato sulla tomba, avrebbe
riscattato Adamo dalle sue colpe. Molti secoli dopo re Salomone
decise di costruire il grande tempio di Gerusalemme e
quellalbero venne abbattuto per essere impiegato nella
costruzione del tempio ma, rivelatosi poi inadatto, il legno venne
gettato in un piccolo corso d'acqua per fungere da ponte. Il
ponte di Adamo sarebbe quindi lo stesso che sarebbe stato
attraversato in seguito dalla Regina di Saba quando, giunta nel
paese per rendere visita a Re Salomone, ebbe la divina
premonizione che quel legno un giorno sarebbe servito per
costruire la croce di Ges. Salomone, informato della funesta

280
Baesecke 1938, p. 457.
281
La Legenda Aurea, messa per iscritto nel XIII sec. da Jacopo da Varagine, era
molto diffusa e popolare nel periodo medievale, come si evince dalla quantit di
versioni circolanti, oltre che di opere darte (come ad es. gli affreschi di Piero Della
Francesca nella chiesa di S. Francesco ad Arezzo) che ad essa si ispirano (BS. I,
164-166).
143
visione della Regina e desiderando impedire quel tragico destino,
comand che la trave venisse rimossa e sepolta. In seguito,
durante i giorni del processo a Ges, la trave riaffior dalla terra
e venne usata come strumento per la crocifissione. La croce di
Cristo, inoltre, pu essere considerata una sorta di ponte verso
il paradiso.
La leggenda del tronco che non fu impiegato per la
costruzione del tempio collegata, inoltre, al racconto evangelico
(Mt. 21,42) della pietra scartata che divenne poi testata dangolo.
Secondo altre versioni pietra e legno sono collegati
282
.
A differenza di molti altri testi dello stesso tipo, entrambe le
versioni dellincantesimo sono state tenute in grande
considerazione dagli studiosi, ma non si ancora giunti ad una
interpretazione totalmente convincente.


Testo (francone renano, XII sec.)
Contra caducum morbum.
Accede ad irfirmum iacentem et a sinistro vsque ad dextrum latvs
spacians. sicque super eum stans dic ter.
Donerdutigo. dietewigo.
do quam des tiufeles sun. uf adames bruggon. unde sciteta einen
stein ce wite. do quam der adames sun. unde sluog des tiufeles
sun zuo zeinero studon. petrus gesanta. paulum sinen bruoder. da
zer aderuna. aderon ferbunde pontum patum. ferstiez er den
satanan. also tuon ih dih unreiner athmo. fon disemo christenen
lichamen. so sciero so ih mit den handon. die erdon beruere. et
tange terram utraque manu. et dic pater noster. Post h!c transilias
ad dextram et dextro pede dextrum latus eius tange et dic. stant uf
waz was dir. got der gebot dir ez. hoc ter fac. et mox uidebis
infirmum surgere sanum.

Traduzione
Contro il mal caduco.
Avvicinati al malato che sta disteso e, protendendo[ti] [con il
corpo] dal lato sinistro al destro e stando cos sopra di lui, di

282
Baeseke 1938, p. 457.
144
tre volte:
Donar del popolo
283
, [tu] eterno tra il popolo
284
.
Allora venne il figlio del Diavolo sul ponte di Adamo e spacc
285

una pietra
286
sul legno
287
.
Allora venne il figlio di Adamo
288
e uccise il figlio del Diavolo al
suo ramo
289
.

283
Il termine dutigo da ricondursi ad aat. diot (sost. m./ f. #/ n. %), diota (sost. f.
!) popolo, gente, pagani (K. 184). Secondo Grienberger, invece, laggettivo
dutigo da intendersi affine ad aat. tutto, tutta mammella con il significato di
pettoruto

(K. 1105), in riferimento al petto muscoloso di Donar (Grienberger
1898, p. 188).
284
Il termine dietewigo stato variamente interpretato, ma lipotesi pi
convincente che si tratti di un composto formato da diet (aat. diot sost. m./ f. #/
n. -% popolo, mat. diet popolo, persona, uomo, cfr. K. 184, Lex. I, 430.) +
ewig (agg. eterno, perenne, cfr. K. 239) venendo ad assumere il significato di
persona eterna, quasi a tradurre la tipica formula introduttiva dei rituali Cristiani
Omnipotens sempiterne Deus (Huisman 1982, p. 42). Grienberger (1989, p. 187),
invece, collega la seconda parte del composto ad aat. w#g (sost. m./ n. %, cfr. K.
1263-64) battaglia; w#gan (vb. ft. I) combattere, w#gant (m. nt) guerriero,
combattente.
285
Il termine sciteta si pu identificare con il pret. di skid!n, scid!n (vb. db. II)
dividere, tagliare, separare, distinguere (K. 961), ma anche decidere,
discernere (StW. p. 540).
286
Secondo Krogmann dal confronto tra le due versioni di questo incantesimo, nel
passo: einen stein ce wite/ den stein zemo wite emerge che una pietra non pu
avere senso, mentre la pietra potrebbe riferirsi ad una parte del ponte, inoltre ce
non sarebbe corretto, mentre zemo vorrebbe dire insieme a. Si potrebbe anche
ipotizzare una affinit con il vb. aat. sciozan lanciare, scagliare (G. VI 560) e
interpretare la successiva espressione ce wite come un ze witi lontano,
considerando w#t come agg. largo, ampio, grande (G. I 769-772). Lintera frase
assumerebbe il senso di il figlio del Diavolo scagli una pietra lontano e
potrebbe far pensare ad un parallelo Diavolo-Thor/Donar e quindi al martello di
Thor. Questa mia ipotesi per si scontra con il fatto che sciozan un vb. ft. Esiste
in realt anche il vb. db. aat. scozzon con il significato di allontanare, lanciare,
bandire (G. VI 562), ma non mi risulta attestato un preterito del tipo
sciteta/schitote.
287
Aat. wite: dat. sg. di aat. wit" (sost. m. u) legno (K. 1284).
288
Gli studiosi concordano nel ravvisare in questa espressione il riferimento a
Cristo, solitamente indicato come il nuovo Adamo, il figlio delluomo.
289
Il termine studon/ studein stato accostato dalla maggior parte degli studiosi ad
aat. st"da (sost. f. n) verga, ramo (K. 1040). Secondo Huisman, invece,
bisogna emendare in stundun, aat. stunta (sost. f. !) ora, momento (K. 1042),
perch nei mss. spesso la nasale veniva abbreviata con un trattino sulla vocale ed
facile che talvolta venga omessa; inoltre il motivo taz was ein file gote stunte
ricorre, come si visto, in diversi incantesimi per fermare il sangue (!
145
Pietro mand suo fratello Paolo per legare le vene
290
. Egli
cacci
291
fuori Satana. Allo stesso modo faccio io con te,
spirito
292
immondo, da questo corpo
293
cristiano cos velocemente
come io tocco
294
la terra con le mani.
E tocca la terra con entrambe le mani e di un Padre nostro.
Dopo questo, passa a destra e tocca il piede destro dal lato
destro e di:
Alzati! Cosa avevi? Dio te lo ordin!
fai questo per tre volte, e subito vedrai il malato alzarsi sano.

Confronti
!Pro cadente morbo

Tradizione manoscritta
Nel cod. nouv. acquis. lat. 229 della Bibliothque Nationale di
Parigi f. 9
v
.
Descrizione: ! Ad equum errehet.

Edizioni e studi
Baesecke 1938; Baesecke 1966; Ehrismann 1932, p. 113;
Elsakkers 1989; Grienberger 1898; Hofmann 1971; Huisman
1982; Krogmann 1938; Miller p. 78; Sievers 1924, pp. 22-23; VL
II, 8; Wickersheimer 1966, p. 138; Wipf 1992, p. 84, p. 287.





Incantesimo di Bamberga per le ferite); lespressione zu deru stuntun pu anche
significare subito. Il termine si potrebbe a mio avviso anche far risalire ad aat.
stuot (sost. f. #, cfr. K. 1043; G. VI 652) stalla, rifugio, scuderia con il
significato complessivo di uccise il figlio del diavolo al suo posto.
290
aderuna , aderon dat. pl. di aat. %dra vena; per ulteriori commenti ! Pro
Nessia.
291
Il termine patum stato qui inteso come pret. III pl. di beiten (vb. db.)
spingere, lottare, impellere, (rifl.) cercare, sforzarsi, impegnarsi (KGF I, 853).
292
Athmo/ atem: aat. thmo, atum, atem, (sost. m. -n) soffio, fiato, spirito
maligno, demone (KGF I, 688).
293
Il termine lichamen corrisponde ad aat. l#hhamo (sost. m. n) corpo (K. 722).
294
Il termine beruere la I pers. sg. ind. pres. di aat. biruoren (vb. db. I) muovere,
toccare (K. 104).
146
1.4.2 PRO CADENTE MORBO
(St. LXX, M)

La seguente versione in lingua bavarese e rappresenta, a
detta di alcuni studiosi (quali Krogmann) quella che avrebbe
subito meno rielaborazioni. Rispetto alla versione francone
questa priva di indicazioni per eseguire il rito e, se si esclude
lesortazione finale in latino a recitare tre Padrenostro, scritta
interamente in tedesco. Mentre nella versione precedente
lespressione donerdutigo stata usata come invocazione, qui
assume la funzione di soggetto; questo confermerebbe che
Donar/ Thor, in quanto divinit pagana, sarebbe stato usato in
questo incantesimo come personificazione del Diavolo. Nellaltra
versione, infatti, Donar/ Thor chiamato figlio del diavolo.
Si noti, inoltre, che, rispetto alla versione francone, questa si
discosta anche per gli usi grafici: si veda luso di <z> dove laltra
versione ha <s>: zun, zinen, zo, friwize, adamez, la metatesi di /r/
in: frepunte, frigeze, friwize.


Testo (bavarese, XI sec.)
pro cadente morbo
Doner dutiger
diet mahtiger
stuont uf der adamez prucche schitote den stein zemo Wite.
Stuont des adamez zun. unt sloc den tieules zun. zu der studein.
Sant peter. sante zinen pruder paulen daz er arome adren ferbunte
frepunte den paten. frigezeden samath
295
friwize dih unreiner
atem. fon disemo meneschen.
zo sciero zo diu hant wentet zer erden.
ter cum pater noster.

Traduzione
Donar del popolo, dominatore
296
del popolo
stava sul ponte di Adamo, ruppe la pietra insieme al legno
297
.

295
Cos nel ms., forse da leggere sama ih allo stesso modo io.
296
Il termine mahtiger corrisponde ad aat. maht#g (agg.) potente, forte, possente
(K. 753).
147
Stava
298
il figlio di Adamo e uccise il figlio del Diavolo al
ramo
299
.
Il santo Pietro mand suo fratello Paolo,
in modo che egli andasse a guarire
300
le vene
301
delle braccia
302
,
promise laiuto
303
. Dimentichi
304
allo stesso modo io caccio
305
te,
spirito immondo da questuomo, cos velocemente come la mano
tocca la terra.
Tre volte insieme a un Padre nostro.


Confronti
! Contra caducum morbum.

Tradizione manoscritta
Nel clm. 14763 della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, f.

297
Per la discussione sul passo scitote den stein zemo wite ! Contra caducum
morbum.
298
Mentre qui viene usato stuont, nella versione francone abbiamo quam venne.
299
Vedi anche ! Contra caducum morbum.
300
I termini ferbunte, frepunte corrispondono ad aat. firbintan (vb.ft. III) legare,
allacciare, annodare (K. 268), mat. verbinden allacciare, riparare, guarire,
impegnarsi (Lex. III, 75); la metatesi di r in frepunte piuttosto frequente (cfr.
anche friwitze). Questo il punto in cui le due versioni si discostano
maggiormente, e questo potrebbe essere stato causato da una erronea
interpretazione di uno dei due copisti.
301
Per adren vene ! Pro Nessia.
302
Il termine arome stato variamente interpretato, la traduzione qui accolta
basata sullipotesi di Krogmann che lo identifica con il gen. pl. di aat. aram, arm
braccio e quindi a guarire le vene delle braccia; mentre Scherer e Hofmann lo
leggono come ci rome a Roma (Krogmann 1938, p. 5).
303
Qui si accolta linterpretazione che riconduce paten a mat. bate aiuto,
sostegno, utilit (Lex. I, 135); questultimo significato, unito allinterpretazione di
frepunte come mat. verbinden promettere, porterebbe ad uninterpretazione del
tipo promise laiuto. Altre interpretazioni possibili di paten che si tratti
dellapocope di lat. pater, oppure dellacc. sg. del nome dagente aat. pato
combattente, collegato al vb. beiten lottare, spingere. Per questo motivo
Krogmann traduce Paolo viene mandato da Pietro a guarire le ferite del figlio di
Adamo (dopo la battaglia con Doner, il figlio del Diavolo) (Krogmann 1938, p. 5
e anche KGF I, 853).
304
Aat. frigeze: III sg. ottat. pres. di aat. firgezzan (vb. ft. V) dimenticare (K.
273).
305
Il termine friwitze da intendersi affine ad aat. firwizan (vb. db. I)
disapprovare, bandire, cacciare, giudicare male (K. 294).
148
88
v
.
Descrizione
306
: membr. in ottavo 170 x 120 mm., 215 ff.
miscellaneo e composito dellXI sec. La copertina in
pergamena su cartone, con fogli di guardia in carta. Il cod.
proviene dal monastero di S. Emmeram presso Regensburg.
La scrittura, la rigatura, lo specchio di scrittura, linchiostro usato
e le dimensioni del foglio variano in tutto il codice. Qui di
seguito verr descritta solo la sezione contenente lincantesimo,
ff. 63
r
-88
v
: la scrittura, una gotica libraria tedesca del XII sec.
(circa 40 righe per foglio) stata vergata usando un inchiostro
marrone chiaro. Ai lati esterni sono visibili, molto ravvicinati (3
mm.), i fori usati per rigare i fogli, sicch la scrittura fittissima
(specchio di scrittura: 130 x 98 mm.). Le pagine sono disposte
vis a vis.
I ff. 63-88 riportano una grammatica latina dellXI sec. alla fine
della quale si trovano due formule in latino Pro fluxu sanguinis e
Pro febribus.
f. 88
v
: alle prime otto righe scritte su una sola colonna, segue una
divisione in due colonne irregolari: su quella di sinistra si trova
lincantesimo Pro cadente morbo, il quale occupa 15 righe ed
quasi totalmente coperto da una macchia arancio-giallognola.
Questo fatto potrebbe essere dovuto alluso di reagenti da parte
degli studiosi, oppure potrebbe trattarsi di uno di quei casi di
censura di testi considerati poco consoni ad ambienti
ecclesiastici
307
.

Edizioni e studi
Baesecke 1938; Baesecke 1966; Ehrismann, 1932, p. 113;
Elsakkers 1989; Grienberger 1898; Hofmann 1871; Huisman
1982; Krogmann 1938; Miller p. 76; Sievers 1924, pp. 22-23; VL
II, 8; Wipf 1992, p. 84, p. 286.





306
Da esame diretto.
307
Kruse 2000.
149
1.5.0 Contro le malattie degli occhi

Le malattie degli occhi potevano avere cause diverse: umori
dannosi, veleni, calore, oscurit, raffreddamento; secondo la
superstizione popolare, era possibile ammalarsi toccando lacqua
di una fonte gi usata per guarire altre malattie degli occhi.
Nella tradizione tedesca vi erano diversi santi patroni degli
occhi come Anna, Susanna, Maria e Nicasio, a differenza della
tradizione italiana che venera invece Santa Lucia.
Le malattie dellocchio pi comuni e conosciute durante tutto
il periodo medievale erano: la cataratta, lorzaiolo, il glaucoma.
La cataratta o cateratta una malattia che comporta lopacamento
del cristallino e si verifica per lo pi nelle persone anziane. Nel
linguaggio comune lorzaiolo altro non che uninfiammazione
delle palpebre; in realt si tratta di uninfezione acuta dovuta a
batteri, localizzata in una o pi ghiandole palpebrali che pu
provocare dolore ed arrossamento del margine ciliare, a cui si
pu aggiungere uno certo fastidio alla luce e la sensazione di
corpo estraneo. Per quanto concerne il glaucoma, le fonti ne
parlino gi nel IV sec. a.C. (Ippocrate), per molti secoli tale
termine non defin una patologia ben precisa
308
e veniva confuso
con altre malattie.




1.5.1 INCANTESIMO DI CAMBRIDGE PER GLI OCCHI
(Wilhelm, p. 52)

Questo testo, riportato in un codice del XII sec., serviva a
guarire varie malattie dellocchio, in particolare la cataratta. Esso
in prosa, ma vi sono alcune rime ed assonanze (martervunne/
mankvenne, domini/ xhristi, gebvurte/ vfferte, grabe/ tage,

308
Solo nel XVII sec. Richard Banister, autore del primo trattato di oftalmologia in
inglese, distinse per la prima volta con chiarezza la cataratta - detta gutta obscura
dalla gutta serena, comprendente tutta una serie di disturbi interessanti il nervo
ottico e le vie ottiche, tra cui il glaucoma.
150
sigehaft/ craft, wihe/ Marie) che, sostiene Wilhelm, possono far
pensare ad un originario nucleo in versi.
Su questo incantesimo, spesso citato, scarseggiano gli studi
critici.


Testo (tedesco superiore, XII sec.)
Notum sit omnibus in Christo fidelibus.
Ich beswer hivte dine hir bi dem hailigen xpe der sich
zemartervnne gap durch alle man kvenne
309
per sanctam mariam
matrem domini nn iesu xpi
vnde bi dem hailigen blvote
310
daz vz vnsers herren siten ran
vnde bi der hailigen gebvrte
vnde bi der hailigen vofferte
311

vnd bi dem hailigen grabe
vnd bi dem vrtailichem tage
daz vel vnd die hir vnd die suzblatrun div wazer blater vnd der
herbrate vnd allez daz gesuhte. N. daz in dinem avgen si daz
hivte sich winnende si und daz rehte gesvne drinne wahsende si
secundum uoluntatem tuam domine.
In nomine domini nn ihv xpi disiv wort sein dir war vnde veste
vnd sigehaft des helfe mir div hailige gotes craft des helfe mir
div wihe min frawe sancte marie. amen.

Traduzione
Sia noto a tutti i fedeli in Cristo.
Io scongiuro
312
oggi il tuo dolore
313
, per il Cristo Santo, che si
rese martire per tutta la stirpe
314
umana, per Santa Maria Madre
del nostro Signore Ges Cristo e per il sacro sangue
315
che

309
La <e> sovrascritta.
310
La <o> sovrascritta.
311
La <o> sovrascritta.
312
Per beswer, biswerien (vb. ft. VI) pregare, scongiurare! Contra uermes
pecus edendes.
313
Si tratta di un sost. ft. m./ f./ n. attestato solo a partire dal mat. hir (sost. ft. f)
dolore e presente in aat. solo nellagg. hirlih violento, veemente e avv. hirlho
violentemente (G. IV, 999; Lex. I, 1302).
314
Kvenne: mat. knne (sost. ft. n) famiglia, stirpe.
315
Per bluote ! Secondo Incantesimo di Merseburg.
151
sgorg fuori dal fianco di nostro Signore e per la santa nascita e
per la santa Ascensione
316
e per il santo sepolcro e per il giorno
del Giudizio, la cataratta
317
e il dolore e le cateratte
318
, le
vescichette
319
e le vesciche dolorose
320
e tutte le malattie [Nome]
che sono nei tuoi occhi, che oggi diminuiscano
321
e che
aumenti
322
dentro la buona vista
323
, secondo la tua volont
Signore. Nel nome del Signore nostro Ges Cristo queste parole
siano per te vere e forti
324
e vittoriose. Mi aiuti per questo la santa
forza di Dio, mi aiuti per questo la sacra mia Signora Santa

316
Vofferte: "ffart (sost. f. #), mat. fvart, fart ascensione.
317
Vel: aat. vel (sost. ft. n.) pelle, membrana, cataratta.
318
Mat. suzblatrun (pl.) una variante di suzblater, schozbret, schuzbret,
schutzbret cataratta; prima parte del composto: aat. sk!z, sc!z (m. %/ -#), sk!za,
sc!za (f. #) grembo, mat. schz, schze, ted. Scho grembo, seno < germ.
*skauta punta, estremit, ie. *(s)keud- lanciare, gettare, spuntare (G. VI, 563;
Kl. 741; K. 971; Lex. II, 780; Pk. 955; ScG. 259); per la seconda parte ! nota
successiva.
319
Il termine blater corrisponde ad aat. blt(a)ra (sost. f. n) pustola, bolla, ulcera
sulla pelle, vescica, vescica da bruciatura/ bolla, vescichetta, bolla dacqua/
vescica (dellurina), attestato in aat. al nom. sg. anche come platra, platara,
platera, blatra, blatera, blatira, bladra, blader, blt(a)ra continuato da mat.
bltere, bldere, ted. Blatter pustola; come sost. composto mat.
uuazzarblt(a)ra, ted. Wasserblase vescica, bolla dacqua < germ. *bladr!n, ie.
*bhl$ gonfiarsi, soffiare, essere pieno, sgorgare. Si vedano anche i composti
uuazzarblt(a)ra, ted. Wasserblase vescica, bolla dacqua (G. III, 235; KGF. I,
1185; Kl. 116; K. 124; Lex. I, 299; Pk. 120; ScG. 115).
320
Il termine herbrate non attestato, potrebbe trattarsi, a mio avviso, di un
composto di hir dolore e blater vescica, con il significato di vescica
dolorosa, mentre secondo Weinhold (1901) da intendersi come nome del
demone delle malattie ed da collegarsi ai termini Herbran, Herebran, Herbrand
forma basso tedesca indicante il drago, etimologicamente affine a nomi propri
appartenenti al patrimonio germanico come Herbrote, Herbrant, Hiltibrant,
Hadubrant che riconducono allimmagine del drago del fuoco.
321
Lespressione sich winnende si dovrebbe emendare in swinende. Si tratta di un
vb. ft. I attestato anche come suinan, suuinan, swinin e continuato da mat. swnen
diminuire, ridurre, calare (riferito alla luna), regredire (riferito a malattie), ted.
(dial.) schweinen diminuire < germ. *sweinan diminuire, *sw#nan
rimpicciolire, ridurre, ie. *s#- diminuire (G. VI, 882; K. 1065; Lex. II, 1377;
Pk. 1052; StW. 619).
322
Mat. wahsen (vb. ft.) crescere, aumentare, maturare (Lex. III, 643).
323
Il termine gesvne corrisponde a mat. gesiune, gesne (sost. ft. n.) vista,
capacit visiva (Lex. I, 916).
324
Il termine veste si riconduce a mat. veste, vest (agg.) solido, forte, consistente
(Lex. III, 326).
152
Maria. Amen.

Confronti
Si vedano le benedizioni di epoca pi tarda in Appendice n.
123-129.

Tradizione manoscritta
Nel cod. 130 della Library of Peterhouse di Cambridge, f. 219
v
.
Descrizione
325
: membr. 398 ff. scritti su due colonne di 34 righe
in minuscola carolina. La rilegatura in pelle marrone del XVII
sec. con impressioni. Il cod. proviene dalla Germania e risale al
XII sec. La numerazione delle pagine, in inchiostro rosso, risale
al XV sec. e contiene diversi errori; essa va da 11 a 308.
Il cod. contiene opere di argomento liturgico, in particolare
omelie in latino.
LIncantesimo di Cambridge per gli occhi, unico testo in
tedesco, scritto su undici righe da una mano di poco posteriore
a quella che ha vergato il resto del cod.; esso viene dopo la
Passio S.S. Martyrum Saturi Saturnini fratrum; il resto della
pagina vuoto .

Edizioni e studi
Franz 1960, p. 486; Holzmann 2001, p. 148; James 1899, p. 158;
Schulz 2000, pp. 131-152; Weinhold 1901, pp. 79-82.




1.5.2 OCULORUM DOLOR
(St. LXXIII)

Il seguente rimedio risale allXI sec. ed finalizzato alla cura
degli occhi, anche se non viene specificato il tipo di malattia. Le
istruzioni da seguire per ottenere la guarigione si connettono
allimmagine dellacqua purificatrice. La benedizione data per

325
Da catalogo: James 1899.
153
via indiretta. Anche in questo caso va segnalata la quasi totale
assenza di studi specifici.


Testo (bavarese, XI sec.)
Oculorum dolor
Ganc ze demo fliezzentemo vvazzera unta neze imo sine ougen
unta quit mt demo selben segena, so der alemhtige got demo
regen Plinten segenita siniu ougan, der der daz tages lieht nie
negesah, unta imo sin gesiune mite gap: da mite si dir din ouga
gesegenet. daz dir ze b"zza. amen.

Traduzione
Dolore degli occhi. Vai presso lacqua che scorre
326
e bagnagli
327

i suoi occhi e benedici
328
con la stessa benedizione
329
con cui il
Dio onnipotente [con] la pioggia
330
benedisse gli occhi al cieco
331

che non aveva mai visto la luce del giorno e a lui dette cos la
[sua] vista
332
; con questo siano benedetti i tuoi occhi. Questo per
te per la guarigione
333
, amen.

Confronti
! Appendice n. 123-129.

Tradizione manoscritta
Nel clm. 14472 della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, f.

326
Il termine fliezzentemo il part. presente con valore attributivo di aat. fliozan
(vb. ft. intrans.) scorrere, fluttuare, fluire, correre (G. III, 740; KGF III, 978).
327
Il termine neze indica limper. di aat. nezzen (vb. db. I) bagnare, inumidire,
lavare (K. 819).
328
Il termine quit indica limper. di aat. quedan, kwedan (vb. ft. V) dire, parlare,
affermare, benedire.
329
Per la spiegazione di questo termine ! Incantesimo di Strasburgo per il sangue
n. 3.
330
Aat. regan, mat. regen (sost. ft. m.) pioggia, lacrima (Lex. II, 372).
331
Il termine plinten corrisponde ad aat. blint (agg.) cieco (K. 875).
332
Si tratta di un sost. f. #/ n. ja (siuni, gisiuni, siun#, gisiun#, siun), attestato
anche come gasiuni, chisiuni, gesiune, gesune e continuato anche in mat. gesiune,
gesne, gesihene vista< germ. *segnwi, *segnwiz vista, *sehwan vedere, ie.
* sek

- notare, guardare, seguire (G. V, 127; K. 441; Lex. I, 916; Pk. 897).
333
Per buozza ! Ad equum errehet.
154
166
v
(margine inferiore dellultimo foglio).
Descrizione
334
: membr. in quarto IX sec.
335
, 240 x 160 mm., 166
ff., scritti su ununica colonna in minuscola carolina con
inchiostro marrone scuro. Specchio di scrittura di 190 x 120
mm., squadratura a secco, distanza tra le righe 1 cm. Le prime
due pagine sono strappate diagonalmente e lacerate. Lultimo
foglio 166
r/v
che misura solo 230 x 169 mm., vergato quasi sino
ai margini con una scrittura
336
molto pi piccola che nel resto del
codice, con righe, non segnate, larghe solo 5 mm.circa; esso
tramanda un lunario e vari rimedi in latino.
Il testo tedesco occupa il margine inferiore. Proprio in fondo alla
pagina vi la scritta (maiuscola) OCULOR' DOLOR; la G di
ganc pi grande, esterna al margine di scrittura e con
inchiostro rosso.
La copertina in legno rivestito di cartoncino; su quella
posteriore vi un gancio e nella parte interna una scritta in
corsiva gotica bastarda (XV sec.) su 10 righe distanti 1,5 cm. con
rubriche di colore rosso ogni inizio riga,), mentre al centro della
copertina anteriore vi un buco.
Il ms. proviene da S. Emmeram presso Regensburg e contiene
opere di argomento liturgico, prevalentemente omelie.

Edizioni e studi
Schlecht 1902, pp. 303-305; Wilhelm A. p. 29/ B p. 53-54; Wipf
1992, p. 88, p. 290.







334
Da esame diretto; cfr. anche Halm/ Keinz/ Meyer/ Thomas 1968, Vol. IV, 2.
335
Wilhelm p. 53.
336
La scrittura una minuscola carolina di transizione un po pi trasandata
rispetto al resto del codice.
155
1.6.0 Contro la febbre

La febbre veniva considerata in passato come malattia a se
stante e non come sintomo. Si distingueva tra febbre calda e
febbre fredda cio con i brividi, oltre ai diversi tipi di febbri
malariche. Secondo la tradizione popolare la sede della febbre
lo stomaco. Le benedizioni contro la febbre sono molto
antiche
337
.




1.6.1 INCANTESIMO DI GOTHA PER LA FEBBRE
(Holzmann 2001, p. 195)

Di questo incantesimo, se si esclude larticolo che ne riporta
per la prima volta il testo
338
, manca qualsiasi tipo di studio,
nonostante le interessanti peculiarit della lingua, un miscuglio di
latino, alto e basso tedesco.
Nella benedizione finale, di tipo indiretto, possibile
scorgere, nonostante la forte presenza di elementi liturgici, le
tracce di un retroterra magico-superstizioso: la febbre che viene
condotta allesterno del corpo in modo simile ad un parto ricorda
infatti il modo in cui i vermi vengono condotti fuori attraverso un
preciso percorso (come avviene anche in Pro nessia !); un altro
elemento magico molto forte determinato dalla fede nella
potenza della parola: viene specificato, infatti, che la febbre verr
guarita dalle parole che io dir.
Il testo stato trascritto in due punti diversi del codice che lo
tramanda e presenta dei rimandi che ne consentono il
ritrovamento.



337
BS. II, 1446-1468.
338
Regel 1875.
156
Testo (francone centrale-basso ted., XII sec.)
(f. 407
r
)
Contra febres.
Inweiz der minsche nit, dat he biden sal durg unses heren godes
wille inde des guoden sente petirs, dat men ime des Riden buoze
duo, so sal der giner, de di buoze kann, sprechin:
Mensche, bide mich duorg unses herin godes wille inde des
guoden sente petirs, dat ich dir des riden buoze duo!
Tunc rogabit, so sal he sprechin:
Ganc in godes namen inde des guoden sente petirs! duo hes des
Riden buoze van den worden, di ich sprechen sal: des haue
starken geloue, so hilf dit dir! inde enkeine andere erzedie induo
herzuo me, noch encheiner hande spise, di einich kirstin minsche
eizen mach, di ensaltuo nit schuowen!
(Quere aliam partem in ultimo folio istius libri.)

(fol. 414
v
)
Nu willen ich bit helfin unses heren des heiligen kirstes inde
sente [marien] inde sente yseb[eten] inde sente annen inde sente
[iohane] inde des guoden sente petirs inde aller godes heiligen
[biozen] Henriche [alde] Hildegunde des Ridden inde aller
siner
339
---------- boser siden in kirstes namen! amen! amen!
S[an]fde inde wale gebar [sente ysebet] sente [iohanne], - sanfde
inde wale gebar sente [anne] sente [mari]en, - sanfde inde wale
gebar sente [marie unsen] here[n den] heiligen [kirste], - Also
sanfde inde also wale ge[laze den min]schen N
340
[der Ridde]
inde alle sine bose siden! In kirstes namen! amen! amen!
Herena saltuo sprechin druo paternoster bit drin venijn inde druo
auemaria bit drin venijn.
(Quere octauam commemorationem sanctarum reliquiarum et
inuenies primam partem huius benedictionis.)



339
Segue una parte illeggibile nel ms.
340
Holzmann legge <Y>, ma dal confronto con il ms. sembra pi probabile si tratti
di <N.> (nome).
157
Traduzione
Contro le febbri.
Luomo
341
non sa
342
che deve
343
chiedere
344
attraverso
345
la
volont del nostro Signore Dio e del buon San Pietro che gli
venga guarita la febbre
346
, cos colui che
347
conosce il rimedio
deve dire:
Uomo, chiedimi attraverso la volont del nostro Signore Dio e
del buon San Pietro che io ti guarisca la febbre!
Allora [il malato] chieder, [il guaritore] deve dire cos:
Vai nel nome di Dio e del buon San Pietro! Guarisci
348
la febbre
grazie alle parole che io dir: abbi
349
di ci una forte fede
350
! cos
questo ti aiuti! e contro
351
questo non devi
352
nessunaltra
medicina
353
n cibo di qualsivoglia genere che solo
354
il cristiano
pu
355
mangiare
356
, tu non devi guardarlo
357
.
(Cerca laltra parte nellultimo foglio di questo libro)

341
Minsche: forma basso ted. per mat. mensce, mensch (sost. ft./ db. m./ n.) uomo,
essere umano (Lex. I, 2102).
342
Inweiz: in (=ne) + wizzen (vb. pret. pres.) sapere, conoscere, capire.
343
Sal pres. ind. III sg. di mat. soln, scholn (vb. pret. pres.) dovere, volere (Lex.
II, 1053).
344
Biden: forma basso ted. per mat. biten, bitten (vb. ft.) chiedere, pregare (Lex.
I, 286).
345
Durg: forma basso ted. per mat. durch (avv./ prep.) attraverso (K. 198; Lex.
I, 477).
346
Riden (3 v.), ridden febbre, bribidi. Si tratta di un sost. m. n attestato anche
come ritto, rite, hrido, mat. rite, ritte, rit, riedt, ritt, ridde, ted. Ritten, Ritte < germ.
*hridan febbre, ie. *(s)krei t- piegare, girare (G. II, 475; Grimm XIV, 1051;
K. 893; Lex. II, 463; Pk. 937; StW. 489).
347
Giner: forma basso ted. per mat. jener, gener, giner (pron.) chiunque (Lex. I,
1479).
348
Per buoze ! Ad equum errehet.
349
Haue: mat. haben, hawen, haven (vb. db.) avere (Lex. I, 1131).
350
Geloue: mat. geloube, gloube (sost. ft./ db. f./ m.) credo, fede.
351
Herzuo contro, me = mr.
352
En sal tuo= ne+ sal +tuo.
353
Il termine erzedie corrisponde a mat. arz%tie, arz%d#e, arzet#e, arzed#e (sost. ft.
f.) medicina, arte medica (Lex. I, 98) .
354
Il termine einich corrisponde a mat. einec, einic (agg.) unico, solo (Lex. I,
523).
355
Mach: pres. sg. di mat. mgen, mugen (vb. pret. pres.) potere.
356
Il termine eizen corrisponde a mat. ezzen, ezen (vb. ft.) mangiare (Lex. I, 718).
357
Il termine schuowen corrisponde a mio avviso a mat. schouwen (vb. db.)
vedere, guardare, visitare, osservare (Lex. II, 778).
158
Ora io voglio chiedere laiuto del nostro Signore del Santo
Cristo e Santa Maria e Santa Elisabetta e SantAnna e san
Giovanni e il buon San Pietro e tutti i santi di Dio Heinrich
oppure
358
Hildegunde dalla febbre ---------- e tutte le sue cattive
qualit
359
, nel nome di Cristo! Amen!Amen.
Facilmente
360
e bene
361
Santa Elisabetta partor
362
San Giovanni
facilmente e bene SantAnna partor Santa Maria, - facilmente e
bene Santa Maria partor nostro Signore Cristo Santo.
Cos facilmente e anche cos bene la febbre e i suoi cattivi umori
lasci[no] luomo N[ome]! Nel nome di Cristo! Amen! Amen!
Qui devi dire tre Padrenostro con tre genuflessioni
363
e tre
Avemaria con tre genuflessioni.
(Cerca lottava commemorazione delle sante relique e trovi la
prima parte di questa benedizione.)

Confronti
! Appendice n. 130-137.

Tradizione manoscritta
Nel cod. 264 della Bibliotheque Nationale di Lussemburgo (fino
al 1951: cod. 1 della Herzogliche Bibliothek di Gotha), al f. 407
r

e 414
v
.
Descrizione
364
: membr. in folio (di grande formato), 414 ff. met
XI sec.
Il cod. contiene la Bibbia in latino (Vecchio e Nuovo
Testamento) e una serie di scritti dogmatici, omiletici e storici in
latino. Lincantesimo per la febbre rappresenta lunico elemento
non latino ed stato scritto da una mano di poco posteriore (XII
sec.) inizialmente sul f. 407
r
e poi continuata, per mancanza di

358
Il termine alde corrisponde a mat. alde, ald, alder (cong.) o, oppure (Lex. I,
35).
359
Il termine siden corrisponde a mat. site (sost. ft./ db. m.) stato, qualit, natura,
condizione (Lex. II, 941).
360
Mat. sanfte, samfte (avv.) facilmente, senza fatica (Lex. II, 603).
361
Il termine wale corrisponde a mat. wol, wole (avv.) bene, molto, proprio.
362
Gebar: pret. III sg. gebern (vb. ft.) portare, portare fuori.
363
Il termine venijn corrisponde a mat. venje, venig (sost. ft./ db. f.) genuflessione,
linginocchiarsi per pregare.
364
Regel 1875.
159
spazio, sullultimo foglio del codice. Questultimo foglio, a
contatto con la pesante copertina, si notevolmente danneggiato
e alcune parole si sono consumate fino a diventare quasi del tutto
invisibili.

Edizioni e studi
Miller p. 91; Regel 1875, pp. 94-98; Wilhelm p. 51, p. 131.







1.7.0 Contro il morbo maligno

1.7.1 CONTRA MALUM MALANNUM
(St. LXXI)

Questo rimedio finalizzato alla cura di una malattia
identificata da Eis, in base al confronto con miniature di vari
codici dellXI e del XII sec., con il cosiddetto polipo del naso,
conosciuto come fungus
365
. Dalle indicazioni in latino che vi
sono contenute, si apprende che si tratta di una malattia che si
manifesta in un luogo ben preciso e che si aggrava man mano che
si sviluppa. Il luogo in questione sarebbe, secondo Eis, il naso,
nel quale la crescita di un polipo causerebbe difficolt nel parlare
e nel respirare. Che si tratti proprio del polipo del naso sarebbe
dimostrato continua lo studioso - anche dal confronto con il
testo latino Ad frasin, in quanto, il termine frasin, non avrebbe
niente a che fare con aat. fraisin, ma sarebbe la perfetta
trascrizione del greco phrsin, accusativo di phrsis che indica
il parlare, la lingua
366
. Eis ritiene, inoltre, che malannum sia in
realt una deformazione di aat. gi-mlen, forma contratta di gi-

365
Eis 1964, p. 112.
366
Eis 1964, p. 114.
160
mahalen parlare e quindi il malum malannum sarebbe il
parlare male
367
.
Le interpretazioni esistenti non sono del tutto convincenti,
anche a causa della lettura- a mio avviso erronea - del termine
che indica la malattia; nel ms. si legge, infatti, suaz, emendato in
pressoch tutte le edizioni in suam.
Lincantesimo sembrerebbe a mio avviso riferirsi allerisipela,
o risipola, una malattia infettiva che si manifesta principalmente
sul viso e sugli arti inferiori. Dopo alcuni giorni di incubazione
compare una chiazza di colore rossastro calda e dolente con cute
tesa e lucente. In alcuni casi la malattia regrediva
spontaneamente, ma in soggetti pi deboli e negli anziani poteva
portare anche alla morte. Oggi si cura con antibiotici, ma si tratta
di una malattia che veniva frequentemente incantata anche
nelle tradizioni popolari italiane fino a qualche decennio fa.
Altra possibilit che ci si riferisca alla lebbra. La lebbra
ancora oggi la malattia-simbolo del Medioevo (assieme alla
peste, che arriv in Europa nel XIV sec.), poich essa divenne
invasiva in Europa a partire dal XII secolo, probabilmente a
causa dei contatti con il Medio Oriente. Va tenuto anche presente
che, con il termine lebbra, venivano allora intese molteplici
affezioni cutanee quali il lupus o la psoriasi. La lebbra si
manifesta dapprima con dei bubboni localizzati in piccole zone e
mano a mano si espande fino a rendere la persona mutila di naso
(e quindi rendendo il volto simile ad un tothoupit teschio),
sopracciglia e anche mani e piedi, fino a portare alla morte (tolc).


Testo (bavarese, XI sec.)
Contra malum malannum.
Cum minimo digito circumdare locum debes, ubi apparebit, his
uerbis Ih bimuniun dih, suaz
368
, pi gode iouh pi Christe. Tunc fac
crucem per medivm et dic:
daz tu niewedar nigituo noh tolc noh tothoupit.

367
Eis 1964, p. 116.
368
In tutte le edizioni il termine viene emendato in suam, ma senza una
motivazione a mio avviso sufficientemente valida.
161
Item adiuro
369
te per patrem et filium et spiritum sanctum, ut
amplius non crescas sed arescas.

Traduzione
Contro il morbo maligno
370
.
Con il dito mignolo devi circondare il luogo dove si manifester
con queste parole:
Io ti ammonisco
371
, pustola
372
, per Dio e anche
373
per Cristo.
Allora fai una croce al centro e di:

369
<Adiure> nel ms.
370
Malannus pustula, carbonchio, antrace, ulcera maligna. Si vedano le seguenti
citazioni latine in Du Cange V, 191; DML VI, 1691:
- Et saepe cum cultello aperiebantur ei dentes, ut cibum vel potum sumeret; et
dicebant eam pati infirmitatem, quae dicitur bonannum per contrarium, id est mal,
Malannus;
- Aderat quidam miles, cujus oculum dextrum carbunculus, quod malum Franci per
antiphrasim bonum Malannum vocant, adeo possederat, ut non modo de visu, sed
et de vita periclitaretur. Ipse orbis, ipsa supercilia, nasusque spatium suum a
tumore excesserant, tota facies largius extuberabat;
- Quidam itaque malannus morbi per dulcia quidam per amara sanatur pocula
(Alcuino, Ep. 79);
- Infirmitate...gravissima laburando exestuabat, quia bonum malagnum supra
femina juxta inguis ilia sustinebat (R. Cold. Cuthb. 101);
- Panno...super ulcus boni malagni sdibito (R. Cold. Cuthb. 101);
- Bonum malannum, i. antrax (SB13).
371
Si tratta di un vb. db. II non bene attestato nella sua forma prefissata bimunig!n
(vb. db.) scongiurare, ammonire, si confronta con aat. man$n (vb. db. III)
avvertire, mat. manen, ted. mahnen ammonire, ricordare, avvertire, (lat. moneo
avvertire), as. man!n < germ. *man!n avvertire, ie. *men- pensare (G. II,
779; Kl. 533; K. 99, 798; Lex. I, 2028; Pk. 726).
372
Varie sono le ipotesi legate al termine suaz/ suam: 1) aat. suaz a mio avviso
sembra essere collegato ad aat. suero dolore, attestato anche come suer, swer (G.
VI, 888; per un approfondimento sul termine sweran ! Incantesimo di Bamberga
per fermare il sangue) ed etimologicamente affine ad aat. gasuer pustola, ulcera,
attestato anche come gisuuer, geswer (G. VI, 889); 2) secondo linterpretazione
comunemente accolta nelle antologie suam corrisponde ad aat. swam, swamb (sost.
m. %), mat. swam, swamp, swamme (sost. ft./ db. m.) fungo, muffa (K. 1057;
Lex. II, 1334); 3) aat. suaz contrazione di so uuaz qualunque cosa, attestato
anche come sues, suaz, so uuas, so huuaz, so uuas so, suasso (G. IV, 1190); questa
interpretazione non crea grosse controindicazioni, perch piuttosto consueto che
negli incantesimi ci si rivolga ad una malattia in generale per poter adattare
lincantesimo a pi situazioni; 4) esso inoltre potrebbe essere anche letto fuaz
piede, intendendolo come parte del composto fuazsucht podagra.
373
Lespressione iouh sta per aat. joh auch e anche (K. 852).
162
che tu non procuri
374
la morte
375
n
376
il teschio
377

Allo stesso modo ti scongiuro per il Padre, il Figlio e lo Spirito
Santo che tu non cresca pi, ma ti secchi.

Confronti
Si confronti il testo appena esaminato con il latino Ad frasin !
Appendice n. 139:
Contro il pericolo. Spalmare con lo sputo con il dito mignolo
e di: ti scongiuro malattia pericolosa per il Padre e il Figlio e lo
Spirito Santo che non cresca ma svanisca.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. K.x.k. Tre
Padre nostro e Padre nostro.

Riguardo a frasin ho formulato diverse ipotesi:
a) frasin potrebbe essere una metatesi di farsin. Si veda quanto
riporta il Du Cange
378
alla voce farsa:
Tumor, qui totam cutem exulcerat.
Glossae Mss. ad Alexandreum Iatrosophistam: Erpes estiomenus,
-i. Se comedens, quod Salernitani Farsam vocant.
Costantinus Africani lib. 8 Commun. locor. Medic. cap. 10:
Colera rubea si sit simplex, et ad id quod membrum videatur
descendere, facit apostema, quod vocatur Formica et aliud
Farsa: quae si cum sanguine misceatur, Erisipela inde generatur.
Lib. de Gradib. pag. 374 et 382. Marbodus de herbis lib. 4 cap.
20: Ulcera dissicat mala, restringit quoque Farsam.

374
Nigituo: ni (negazione)+ gituon (vb. anom. V) fare, maneggiare, procurare,
creare.
375
Il termine tolc corrisponde ad aat. tolk, tolc, tolg (sost. m./ n. %) ferita, morte,
confrontabile con il vb. mat. talgen impastare (dal significato originario di
colpire, battere) < germ. *-ulga, *dulgam battaglia, inimicizia, ferita, colpa,
pena che dalla radice ie. *dhelgh-, dhelg- (vb.) il cui significato era
probabilmente colpire (G. V, 420; K. 1082; Lex. II, 1398; Pk. 247).
376
Aat. niwedar: (cong.) n...n (K. 830).
377
Il termine composto (agg.+ sost.) tothoupit attestato in mat. come tthoubet,
ttenhoubet (sost. n.) cranio, teschio (parallelamente a mat. ttenkopf teschio).
In aat. il termine non risulta essere attestato (Lex. II, 1473-74).
378
Du Cange II- III, p. 417.
163
Questa ipotesi suffragata, inoltre, dagli scritti di Ildegarda di
Bingen, la quale usa il termine freislicha per indicare la pustola
causata dallerisipela e lerisipela stessa
379
.
b) aat. freis# pericolo, spavento, sfortuna, rovina (K. 328);
freisa, lat. exitio, acc. sg. sost. ft. f. freisa pericolo; exitio.
freisa. pericolum. zala. (Ahd. Gll. I: 130, 14); aat. freisa lat.
temptatio nom. sg. sost. db. f. rovina, tentazione, caduta;
muscipula. falla. laqueos. strik uel temptatio. edho freisa. (Ahd.
Gll I: 209, 1);
c) aat. fr%z sost. m. -i divoratore, parassita (K. 326);
d) il termine frasin si potrebbe accostare anche a a.franc. farcin
morva, passato in ingl.m. farsin, ingl. farcy. Il termine indica la
variante cutanea della morva, malattia tipica dei cavalli che pu
infettare anche luomo;
il termine malum malannum compare anche nellincantesimo
latino in ! Appendice n. 138.

Tradizione manoscritta
Nel cod. 218 della Universittsbibliothek di Bonn, f. 41
r
(spazi
liberi).
Descrizione
380
: membr. in quarto 182 x 142 mm., 87 ff.
miscellaneo e composito con parti provenienti da almeno quattro
codici diversi. Esso scritto in parte su una, in parte su due
colonne in una minuscola carolina dellXI sec. con interventi di
una mano del XIII sec. I numerosi elementi tedeschi fanno
risalire il cod. alla zona dellalto e del medio Reno. La copertina
in legno rivestita in pelle marrone con impressioni e un
fermaglio in ottone.
Il cod. contiene opere riguardanti la grammatica (ff. 26-41), la
retorica, la dialettica, laritmetica, la cronologia, estratti di autori
latino-cristiani (ff. 2-25) ed elementi teologici e biblici.
Allinterno dello specchio di scrittura e sui margini sono inserite,
inoltre, una serie di annotazioni e opere di medicina, in
particolare:

379
Ildegarda 1903, p. 203; Ildegarda 1853, p. 1141C, p. 1309D.
380
Ahd. Gll. IV, pp. 388-395; Beccaria 1956, pp. 204-207.
164
ff. 40
v
-41
r
: Ricette e prescrizioni magiche in latino: Ad dolorem
pectoris, Contra omnes ficos, Ad dolorem scapule, Ad
difficultatem pariendi probatum e lincantesimo tedesco Contra
malum malannum (41
v
);
ff. 48
v
-49
r
: De succedaneis liber;
f. 49
r
: De pectoris causa;
ff. 49
v
-50
r
: glossario di erbe latino-tedesco;
f. 63
v
: Ad febres;
ff. 72
ra
-81
va
: Quinto Sereno, Liber medicinalis;
f. 81
va
: Dicta Aristotelis;
ff. 81
va
-81
vb
: Conservatio flebotomiae et dierum canicularum;
ff. 81
vb
-82
ra
: Quid singulis mensibus usitari oportet;
ff. 82
ra
-82
va
: De epistula Ypocratis de signis mortalibus
aegrotorum;
ff. 83
rb
-83
va
: Epistula de vulture;
ff. 83
va
-84
ra
e 84
rb
: Ad salutem totius corporis;
f. 84
va
: glossario di erbe latino-tedesco;
ff. 84
va
-87
r
: Ad cauculos frangendos;
85
ra
: Apuleio Platonico: Herbarius.

Edizioni e studi
Beccaria 1956, pp. 204-207; Ehrismann 1932, pp. 109-110; Eis
1964, pp.109-116; Hfler 1909; Miller p. 11; MSD IV, 7; VL II,
9; Wipf 1992, p. 88, p. 291.






1.8.0 Contro il soprosso

1.8.1 CONTRA UBERBEIN
(St. p. 386)

Questo rimedio doveva servire a curare un disturbo che poteva
colpire sia gli uomini che gli animali; si tratta di una escrescenza
che si forma sullosso in seguito a traumi.
165
Lincantesimo in lingua mista latino-tedesco ed
interessante perch insieme alle parole vanno eseguiti anche dei
gesti. Il punto cruciale costituito dal legno, il quale ha diverse
valenze di tipo magico e religioso. Anzitutto esso simboleggia
losso stesso, inoltre, il legno, essendo preso da una siepe, si
connota magicamente come proveniente da un mondo di
confine, ricco di spiriti e di suggestioni magiche. Come
elemento unificatore vi poi il parallelo tra: legno-osso-mondo
magico-legno della croce, che simboleggia la morte e la rinascita
da tutte le sofferenze umane.


Testo (latino-francone, XII sec.)
Contra uberbein.
Lignum de sepe uel aliunde sumptum pone super uberbein
faciens crucem et ter dicens pater noster, additis his teutonicis
uerbis: Ih besueren dich, uberbein, bi demo holze, da der
almahtigo got an ersterban wolda durich meneschon sunda, daz
du suinest unde in al suacchost.
Si hoc tribus diebus diluculo feceris, uberbein euanescere citius
uidebis.

Traduzione
Contro il soprosso
381
. Metti sopra il soprosso il legno di una
siepe o ricavato da qualche altra parte, facendo una croce e
dicendo tre Padre nostro, aggiungendo queste parole tedesche: ti
scongiuro
382
, soprosso, per il legno
383
sul quale Dio onnipotente
volle morire
384
per i peccati
385
degli uomini, che tu sparisca
386
e ti

381
Mat. berbein (sost. ft. n) soprosso Si tratta di un sost. composto, attestato a
partire da mat. berbein, ted. berbein ganglio, soprosso (Lex. II, 1608). Per
bein ! Secondo Incantesimo di Merseburg.
382
Per besueren, biswerien (vb. ft. VI) pregare, scongiurare ! Contra uermes
pecus edentes.
383
Holza: aat. holz (sost. n. %) legno, bosco, albero (K. 559).
384
Il termine ersterban riconducibile ad aat. irsterban (vb. ft. III) morire,
attestato anche come sterpan, sterbjan, sterben, arsterbjan morire, far morire,
mat. strben morire, sterben uccidere, ted. sterben morire < germ. *sterban
irrigidirsi, morire, ie. *(s)ter- (agg.) rigido, fisso (G. VI, 713; Kl. 793; K. 627,
1027; Lex. II, 1178; Pk. 1028).
166
indebolisca
387
completamente. Se farai questo per tre giorni
allalba, vedrai presto sparire il soprosso.

Confronti
Fino ad ora non risultano testi affini per argomento n in latino
n in tedesco medio, ne esiste tuttavia uno in tedesco moderno !
Appendice n. 140;
si veda il rimedio per il soprosso proposto da Ildegarda di
Bingen (! Appendice n. 141).

Tradizione manoscritta
Nel cod. nouv. acquis. lat. 229 della Bibliothque Nationale di
Parigi, f. 9
r
.
Descrizione: ! Ad equum errehet.

Edizioni e studi
Ehrismann, 1932, p. 115; Kgel 1897, p. 163; MSD II, p. 305;
Wipf 1992, p. 90, p. 292.






1.9.0 Contro le infiammazioni della gola

1.9.1 SUEMO DU KELA
(St. LXXIV)

S. Blasio, o Biagio, o Basilio il protettore di tutte le malattie
che hanno a che fare con la gola e la laringe: nel giorno di S.

385
Il termine sunda corrisponde ad aat. sunta (sost. f. j!/ -n.) peccato, colpa,
debito (K. 1051).
386
Per suinest, pres. ind. di sw#nan (vb. ft. I) sparire, scomparire, decrescere,
diminuire ! Incantesimo di Cambridge per gli occhi.
387
Suacchost pres. ind. di aat. swahh!n, swach!n (vb. db. II) indebolirsi,
continuato da mat. swachen, ted. schwchen indebolirsi, ammalarsi < germ.
*swaka, *swakaz (agg.) debole< ie. *seng-, senk-, seg-, sek- piegare,
vacillare, oscillare (Kl. 746; K. 1056; Pk. 1047).
167
Biagio (3 Febbraio) tutti i malati vengono benedetti, facendo il
segno della croce dal viso al mento e da una parte allaltra della
gola con una candela consacrata detta Blasilicht
388
.
Il seguente testo risale probabilmente al XII sec. ed scritto
prevalentemente in latino. Lo stile si discosta da quello tipico
degli incantesimi e si avvicina maggiormente alle preghiere
cristiane di tipo tradizionale. Come elementi magico-sacrali si
possono evidenziare la ripetizione e il numero tre.


Testo (tedesco superiore, XIII sec.)
Suemo du kela. virsuillit. Segeno. Domine. Ihesu Christe per
orationem famuli tui sancti Blasi. Festina in adiutorium famuli
dei .N. et mox in eum
389
fac misericordiam tuam ad gloriam et
laudem nominis tui domine. Dar nach. sprich. dristunt. Pater
noster qui es in c!lis. sanctificetur nomen tuum.

Traduzione
A chi
390
si gonfia
391
la gola
392
. Benedici
393
Signore Ges Cristo
per la preghiera del servo tuo San Blasio, accorri allaiuto del
servo di Dio [Nome] e concedigli presto la tua misericordia a
gloria e lode del tuo nome Signore. Poi di tre volte. Padre
nostro che sei nei cieli [sia] s[antificato il] t[uo] n[ome].

Confronti
S. Blasio viene invocato anche in altri due testi citati da
Wilhelm, uno in basso ted. e uno in latino (! Appendice n. 142 e
143).


388
BS. I, 1360, 1365.
389
Sul ms. scritto <eam>.
390
Suemo: so + wer (pron.) chiunque, ciascuno.
391
Il termine virsuillit corrisponde a mat. verswellen (vb. ft./ db.) gonfiarsi (Lex.
III, 261).
392
Aat. kela, kel (sots. f. n/ -!) gola (K. 654).
393
Per segeno! Incantesimo di Strasburgo per fermare il sangue n. 3.
168
Tradizione manoscritta
Nel clm. 23390 della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, f.
59
v
.
Descrizione
394
: membr. in ottavo 150 x 100 mm. XIII sec.
395

miscellaneo e composito di diversi codici del XII e del XIII sec.,
73 ff., con scrittura gotica di vari tipi. Rilegatura in pelle marrone
chiaro recente, con fogli di guardia in cartoncino.
Il ms. contiene opere in latino di argomento religioso, ad es.
sermoni, traduzioni, epistole, in particolare:
1) ff. 2-19; 58-59; 2
r
: originariamente vuoti sono stati riempiti
con appunti sul pallium e la mitra episcopalis;
f. 2
v
: Sermo de adventu dni. (Isaia 35,4);
f. 4
v
: In nat.dni;
f. 6
r
: predica su Tito 3;
f. 8
v
: De S. Stephan su Mt. 5, 44;
f. 10
r
: in ephia;
f. 12
r
: predica su Mt. 8,1 (III domenica dopo lEpifania);
f. 14
r
: In purif. S.M. su Lc. 2, 22;
f. 16
v
: predica su Baruch 3,9;
f. 18
v
: predica su Lc. 14,23;
f. 19
v
: De nat. d.; continua al f. 58r;
f. 59
v
: De forma xpi ac ei discipulorum. La Benedizone Suemo
du kela si trova alla fine del breviario degli Apostoli (f. 59
r
) ed
immediatamente preceduta da una descrizione fisica di barba e
capelli degli apostoli e da un breve paragrafo intitolato De
genere crucis;
2) ff. 20-77: Vita S. Martini;
3) ff. 52, 63-68; 71; 72; 60-62; 57; 56; 69; 70; 73: queste pagine,
di cui difficile capire lordine originario, sono molto rovinate
dalla muffa, sicch, in molte di queste il testo si quasi del tutto
cancellato; le ultime sono bucate e lacerate.
La pagina contenente il nostro testo stata tagliata (2/3) ed
composta da 18 righe + 2 righe aggiunte sul margine inferiore in
scrittura gotica del XV sec.: Or! sct# Blasj so ain$ der als/ odr
die kelle v
s
vwild Ora et liberas [liberaberis]. Le parole suemo

394
Da esame diretto; cfr. anche Halm/ Meyer 1969, Vol. IV,4.
395
Wilhelm p. 129.
169
du kela virsuillit segeno D sono scritte con inchiostro rosso. La
lettera D di Domine si trova fuori dallo specchio di scrittura ed
occupa 2 righe. Linchiostro usato per le restanti righe di colore
marrone scuro. I fori per la rigatura, distanti 3 mm., sono visibili
lungo il bordo esterno del foglio, ma non in tutto il codice; la
rigatura, invece, non visibile.

Edizioni e studi
Franz 1960, p. 459; Miller p. 94; Roethe 1899, p. 220; Wilhelm,
A p. 50/B p. 129; Wipf 1992, p. 90, p. 291.
170
2. RIMEDI VERBALI PER PREVENIRE
DISAGI E RISCHI DELLA VITA QUOTIDIANA
O DIFENDERSI DA ESSI



2.1.0 Per liberare i prigionieri



2.1.1 PRIMO INCANTESIMO DI MERSEBURG
(St. LXII, 1)

Gli incantesimi di Merseburg, scritti in francone orientale e
risalenti al X sec., sono stati in assoluto quelli che pi hanno
interessato gli studiosi; a differenza del Secondo incantesimo di
Merseburg, che, come si visto, presenta delle caratteristiche
comuni ad altri incantesimi per guarire le malattie dei cavalli, il
Primo si colloca su un piano diverso. Nellambito degli
incantesimi in aat. questo testo non trova, infatti, alcun parallelo
per quanto concerne la finalit, mentre si avvicina agli altri
incantesimi aat. per la struttura bimembre, con lantefatto mitico
che precede la formula.
Dal punto di vista formale
1
, il testo trova un parallelo negli
incantesimi delle tre donne, diffusi e confluiti nel filone degli
incantesimi per fermare il sangue in area tedesca solo in epoca
piuttosto tarda
2
, mentre la presenza delle Idisi pu essere
accostata a tutta una serie di triadi femminili che appartengono al
patrimonio culturale comune alloccidente, dalle tre norne alle tre
Marie
3
. Le Idisi erano delle divinit simili alle valchirie, divise in
tre gruppi: il primo legava i prigionieri nemici, il secondo si
poneva contro lesercito nemico e il terzo scioglieva i lacci che
legavano il prigioniero protetto dalla divinit.

1
BS. VI, 182- 187.
2
Ebermann 1903, pp. 80-95.
3
Schwietering ha ipotizzato per questo incantesimo uninterpretazione cristiana,
che vede i tre gruppi di donne impegnate a liberare Cristo dal sepolcro
(Schwietering 1917).
171
A livello contenutistico il testo ha a che fare con il legare e lo
sciogliere, diffuso sia in area latina che tardo tedesca, ma che non
trova riscontri nella restante area germanica.
Lo stile di questo incantesimo simile ad altri della stessa
epoca, con introduzione mitico-narrativa seguita dalla formula
finale, ma, a differenza della maggior parte degli incantesimi e
delle benedizioni finora analizzate, nel testo non compare alcun
elemento liturgico, n alcun riferimento a leggende o tradizioni
cristiane. Lantefatto mitico , infatti, collocato in un tempo non
ben definito e con soggetti che molto probabilmente
appartengono al patrimonio germanico, sebbene questultimo
dato non possa essere affermato con assoluta certezza.
Uninterpretazione interessante, che si discosta da quelle pi
tradizionali, quella di Murdoch
4
, il quale ipotizza una lettura di
questo incantesimo come liberazione da un disturbo, forse una
slogatura, un crampo o qualcosa di analogo allincidente da
curare nel Secondo incantesimo di Merseburg; in questo modo il
Secondo non andrebbe pi a curare un disturbo del cavallo, ma
delluomo. Si veda a questo proposito anche lipotesi di Fuller
5

sulla attualit dei due incantesimi di Merseburg (! Secondo
incantesimo di Merseburg).
E, inoltre, da ricordare, che, nonostante i numerosi studi
dedicati a questi incantesimi di area tedesca, non tutte le
questioni sono state risolte o affrontate con lo stesso
approfondimento. Maggiore attenzione meriterebbero, ad
esempio, il segno .H. posto a conclusione del Primo e una
invocazione
6
in latino ecclesiastico riportata alla fine della pagina
e scritta dalla stessa mano che ha vergato gli incantesimi e che
sembra suggellare entrambi
7
.
Si notino le forme allitteranti: eiris/ idisi; hapt/ heptidun/ heri;

4
Murdoch 1988, p. 366.
5
Fuller 1980.
6
Omnipotens sancte pater noster deus qui facis mirabilia magna solus pretende
super famulum tuum Nomen et super cunctas congregationes illis commissas
spiritum gratie et salutaris et ut in ueritate tibi conplaceant perpertuum eis rorem
tue benedictionis infunde. Per dominum nostrum Jesum Chistum.
7
Secondo Murdoch (1988, p. 368), proprio grazie a questa invocazione
allonnipotenza divina che entrambi gli incantesimi di Merseburg ottengono la
forza di operare sulla realt.
172
clbdun/ cuoniouuidi; e infine la rima haptbandun/ vgandun.



Testo (francone orientale, X sec.)
Eiris sazun idisi, sazun hera duoder.
suma hapt heptidun, suma heri lezidun,
suma clubodun umbi cuoniouuidi:
insprinc haptbandun, inuar uigandun! H
8
.

Traduzione
Una volta
9
si posarono le Idisi
10
, si posarono qui e l
11
.

8
Omesso nelledizione di St. Si tratta a mio avviso di <N>.
9
Eiris: aat. res < r prima oppure potrebbe trattarsi di aat. einis (= eines) gen.
avverbiale di ein con il significato di una volta.
10
Idisi il plur. di aat. itis, (sost. f. ! atematico) donna di alto rango maritata,
matrona/ valchiria/ vergine (KGF IV, 1759; K. 638). Si potrebbe, a mio avviso,
anche ipotizzare, invece del nome proprio di una divinit, che il termine stia ad
indicare semplicemente una donna, forse una vergine (un tempo si posarono le
vergini), e questo troverebbe conferma nellaffinit con gli incantesimi latini
riportati in appendice (n. 144-145). Questa ipotesi suffragata anche dal fatto che,
se vero che gli incantesimi di Merseburg furono redatti in ambiente sassone
(Fuller 1980), in as. idis significa semplicemente donna. Per questo termine cfr.
anche Kgel 1892; esso compare anche nelle glosse (VIII-IX sec.) con il
significato di matrona, mentre da Otfrid viene usato per designare la Madonna
(Wipf 1992, p. 273).
11
Hera duoder: si tratta del passo pi dibattuto e meno comprensibile di questo
testo. Ho accolto nella mia traduzione linterpretazione pi tradizionale, anche se
meno suggestiva, che legge duoder (avv.) l. Dei numerosi tentativi di
interpretazione mi limito a segnalare i pi significativi: Kroes (1953) ipotizza una
forma heradu nidar, dove heradu sarebbe il dat. di erda terra e nidar
emendamento di oder gi, sotto; quindi le Idisi, intese come Valchirie, sarebbero
scese sulla terra. Eis (1964, p. 60) lascia invariato il termine hera, ma non lo
interpreta come avv. qui e l, piuttosto come agg. h"ra sublime, eccelso, divino,
sacro, augusto, supremo, venerabile e considera duoder un banale errore del
copista da emendare in muoder le venerande madri, riferendosi al culto delle
Matrone, diffuso nella zona renana nei primi secoli dopo Cristo. In questo modo si
recupererebbe, da un lato, lo stile del verso germanico, essendoci nel secondo
semiverso una variazione del primo, e anche una maggiore coerenza espressiva e
contenutistica poich lespressione si sedettero qui e l suona certamente meno
dignitoso se riferito a delle divinit femminili. La suggestiva interpretazione di Eis
non cre grosse controindicazioni n dal punto di vista formale n semantico, resta
per una congettura. Peraltro, lo studioso non considera il fatto che le Matrone
erano dee della fecondit e che, anche se talvolta venivano invocate dai soldati,
173
Alcune allacciarono
12
lacci
13
, alcune trattenevano
14
lesercito,
alcune lavoravano
15
intorno ai legami
16
:
sfuggi ai lacci
17
, sfuggi ai nemici! [di il Nome]
18
.

Confronti
Si confrontino le triadi femminili nei testi in latino di Marcello
Empirico riportati in Appendice n. 144-146;
si veda anche lIncantesimo delle tre donne ! Appendice n.
147.

Tradizione manoscritta
Nel cod. 136 del Domkapitel di Merseburg, f. 84
r
.
Descrizione: ! Secondo Incantesimo di Merseburg.

Edizioni e studi
Beck 2000; Bruckner 1920; Ehrismann 1932, pp. 100-102; Eis
1964; Fuller 1980; Geier 1982, pp 366-368; Grimm 1865; Haug/
Vollmann 1991, p. 152; pp. 1142-1144; Hver/ Kiepe 1978, p.
31; Kgel 1892; Kroes 1953; Krogmann 1951-52; Miller p. 22;
MSD IV, 1; Murdoch 1988; Saibene 1985, pp. 38-43;
Schirokauer 1954, pp 360-361; Schwietering 1914; Stuart/ Walla

funzioni come quelle descritte da questo incantesimo non risultano attestate
altrove. Krogmann (1951-52) legge era duoder, ma intende era come aiuto,
protezione e riconduce duoder al termine *d#$ram operare, agire, effettuare;
lespressione diventa cos le operatrici della salvezza.
12
Aat./ mat. haft"n (vb. db.): fermarsi, star fisso/ prendere, possedere/ essere
legato,/ appartenere (G. IV, 744).
13
Aat. hafta (sost. ft./ db. f.), mat. haft legame, nodo/ prigionia, catene (G. IV,
743).
14
Lezidun: aat. laz impedire, trattenere.
15
Clubodun: pret. del vb. cl%bon sciogliere.
16
Cuoniouuidi: aat. khunauuithi catena, laccio.
17
Haptbandum pu essere inteso sia come termine composto che come due termini
di cui il primo (hapt) un vocativo, e il secondo (bandum) il dat. pl. di band.
18
Il segno .H. posto a conclusione dellincantesimo stato ignorato nella maggior
parte delle edizioni e degli studi, ma a mio avviso si pu ricondurre ad una <N>
che sta per nome, come confermato dal Cappelli (Cappelli p. 230); secondo
Krogmann, invece, abbreviazione per Hapt prigioniero (Krogmann 1951-52, p.
122); di maggiore interesse la proposta di Wipf che lo intende come segno runico
(H di Hagal grandine), spesso interpretata come runa dello sciogliere, del disfare
(Wipf 1992, p. 273).
174
1983; Tiefenbach 1970; VL VI, 410-419; Vogt 1928; Wedding
1930; Wilhelm IV, 1; Wilken 1876; Wipf 1992, p. 64, 273;
Wrede 1923.






2.2.0 Per i viaggi e le partenze

Il viaggio ha un alto valore simbolico e si collega a molti
motivi dellimmaginario collettivo, si pensi ad esempio al
viaggio nellaldil, un posto segreto nel bosco in cui dimorano i
morti e in cui talvolta concesso ai vivi di entrare. Nella
mentalit popolare del medioevo i viaggi erano regolati, come il
resto della vita, da precise regole superstiziose, la prima delle
quali riguardava il giorno della partenza che - oggi come allora -
non doveva mai essere di venerd (perch tutti i venerd sono,
come il venerd santo, portatori di morte e sventura); altre regole
riguardavano, invece, le azioni che chi partiva e chi restava
doveva o non doveva fare, oppure benedizioni e oggetti con
valore di amuleti da portare con s come protezione
19
.
Le benedizioni per i viaggi si discostano dagli altri testi
esaminati finora poich presentano delle caratteristiche che le
avvicinano maggiormente ai testi letterari e liturgici pi che a
testi finalizzati ad un uso pratico. frequente infatti luso di
figure retoriche, in particolare della metafora. Metafore ricorrenti
sono quelle associate allimmagine delle armi e in particolare
quelle di difesa, come lo scudo.
In area tedesca, le benedizioni per il viaggio sono
caratterizzate anche da altri elementi comuni e ricorrenti: la
richiesta o la preghiera che unentit superiore possa funzionare
come strumento di protezione, una lista di pericoli, fisici e
spirituali, in cui il viaggiatore pu incappare e contro cui il
protettore chiamato a intervenire e, infine, limmagine del

19
BS. VIII, 638-644.
175
luogo protetto, al sicuro da ogni pericolo perch benedetto
dallentit superiore che si invocata.




2.2.1 BENEDIZIONE DI MONACO
PER LA PARTENZA
(MSD XLVII, 3)

Su questa benedizione scarseggiano degli studi approfonditi,
sebbene sia di grande interesse. Il testo si inserisce nel filone
delle benedizioni per i viaggi, di cui la maggiore rappresentante
la Benedizione di Tobia, con la quale mostra evidenti punti di
contatto. Gli studiosi hanno fornito ipotesi discordanti circa la
natura di questo testo; ad esempio, secondo Ehrismann
20
si
tratterebbe di una benedizione da recitare al mattino prima di
andare a lavoro, residuo di quella che doveva essere unantica
benedizione del guerriero, secondo Hoffmann sarebbe invece un
esempio di benedizione delle armi
21
. Certamente le immagini
guerresche e il lessico riferito alle armi sono numerose.


Testo (bavarese/ tedesco centrale, XIII sec.)
Ich slief mir hint suoze 1
datz mnes trehtins fuozen.
daz heilige himelchint,
daz s hiute mn frideschilt!
daz bat mih hiute f stn. 5
in des gende wil ih gn
unde wil mih gurten
in des heiligen gotes worten,
dz mir allez da holt s
daz in deme himel s, 10
diu sunne und der mne

20
Ehrismann 1932, p. 118.
21
Miller p. 144.
176
unde der tagesterne scne.
mns gemuotes bin ih balt:
hiute springe ih, hrre, in dnen gwalt.
sante Marjen lichemede 15
daz s mn fridhemede!
ller miner vende wfen
diu ligen unde slfen
und sn als palwahs,
als wre mner vrouwen vahs 20
d si den heiligen Christ gebre
und doch ein reiniu meit wre.
mn houbet s mir stln:
dehein wfen snde dar in.
mn swert eine 25
wl ih von dem segen sceiden:
daz snde unde bze
allez daz ih ez heize,
von mnen handen
und von niemens andern. 30
der heilige himeltrt.
der s hiute mn halsperc guot. Amen.
In nomine domini nostri Jhesu Christi, qui est dictus mirabili
nomine Tetragrammaton, et in nomine spiritus sancti.
In des namen den ih gnat hn 35
und in des gnde ih hiute gn,
diu wort sn mir gewre
als unserem hrren wre,
dem almehtigen gote
diu toufe und daz wizzot. 40
mit dem selben segen,
d mit diu toufe und der chresem
und daz wizzot wurde gesegent,
d s ih hiute mit gesegent
vor viwer unt vor wge, 45
vor aller slahte wfen,
vor houpthaftigen sunden,
vor werltlichen scanden,
vor unrehtem tde:
177
miserere nobis. 50
Amen, also s daz wre, als daz unser hrre got von sant Marien
meit wesende geborn wart, Amen.

Traduzione
Mi addormentai ieri notte
22
dolcemente
23
1
l ai piedi del mio Signore;
il santo Bambino celeste
24

sia egli oggi il mio scudo
25
;
egli mi chiese di alzarmi oggi 5
io voglio andare nella grazia di lui
e mi voglio cingere
26

delle parole del santo Dio
che mi sia sempre
27
propizio
28

ci che nei cieli, 10
il sole e la luna
e la bella stella del mattino.
Di mia predisposizione
29
sono audace
30
;
oggi io mi metto, Signore, nel tuo potere.
La veste
31
di Santa Maria 15
sia la mia camicia di protezione
32
!
le armi
33
di tutti i miei nemici
giacciono
34
e dormono
e sono cos spuntate
35


22
Mat. hint corrisponde a mat. hnaht (avv.) stanotte, ieri notte (Lex. I, 1292).
23
Mat. suoze (avv.) dolcemente (Lex. II, 1323).
24
Mat. himel-kint (sost. ft. n.) Cristo, bambino mandato dal cielo (Lex. I, 1286).
25
Mat. vride-schilt (sost. ft. m.) scudo (Lex. III, 512).
26
Mat. grten, gurten (vb. db.) cingere (Lex. I, 1126).
27
Mat. allez (avv.) sempre (Lex. I, 41).
28
Mat. holt (agg.) fedele, amico, caro (Lex. I, 1327).
29
Mat. gemete, gemuote (sost. ft. n.) sensazione, sentimento; mat. gemuot
(agg.) disposto (di umore), coraggioso (Lex. I, 847-848).
30
Mat. balt (agg.) audace, coraggioso (Lex. I, 117).
31
Mat. lchemede, lch-hemede (sost. ft. n.) corpetto, panciotto (Lex. I, 1897;
BMZ I, 624), aat. l!hhemidi (sost. n. ja) sottoveste, vestito dei morti (K. 723),
ted. Leichenhemd vestito dei morti (Grimm 12, 620) .
32
Mat. vride-hemede (sost. ft. n.) camicia protettiva (Lex. III, 510; BMZ I, 625).
33
Mat. wfen, wpen arma, aat. w!fan (BMZ III, 455).
34
Mat. ligen (vb. ft. I) giacere (Lex. I, 1915).
35
Mat. bal-wahs (agg.) smussato, spuntato, ottuso (Lex. I, 118).
178
come era la la chioma
36
della mia madonna 20
quando partor il santo Cristo
pur essendo una ragazza vergine
37
.
Il mio capo sia dacciaio
38
:
perch il taglio
39
di nessuna
40
spada possa penetrare.
solo la mia spada 25
io voglio separare
41
dalla benedizione:
possa essa tagliare e mordere
42

tutto quello che le comando,
dalle mie mani
e da quelle di nessunaltro. 30
Il santo caro al cielo
43

sia oggi il mio buon collare
44
. Amen.
Nel nome del nostro Signore Ges Cristo, che denominato col
mirabile nome del Tetragrammaton
45
, e nel nome dello Spirito
Santo,
nel cui nome ho la grazia 35
e nella cui grazia io oggi vado
le parole siano per me fruttuose
cos come furono per il nostro Signore,
il Dio onnipotente,
il battesimo e il sacramento
46
. 40
Con la stessa benedizione
47

con cui il battesimo e la cresima

36
Mat. vahs (sost. ft. n./ m.) capigliatura, capello (Lex. III, 6; BMZ III, 212),
oppure potrebbe essere letto come wahs cera, candela (BMZ III, 461).
37
Mat. reine, rein (agg.) puro, pulito (Lex. II, 389).
38
Mat. steheln (agg.) di acciaio (Lex. II, 1160); cfr. la stessa espressione in
Tobia v. 47.
39
Mat. snde (sost.): dal vb. ft. I snden, snten tagliare (Lex. II, 1035; Kl. 735;
K. 995).
40
Mat. deh-, dech-, dek-ein (agg./ pron. num.) nessuno (Lex. I, 415).
41
Mat. scheiden (vb. ft. radd.) dividere, separare (Lex. II, 684).
42
Bze: cong. pres. di bzan (vb. ft. I) mordere ! Quem vermis mordet.
43
Mat. himeltrt (sost. ft. m.) caro al cielo (= Cristo) (Lex. I, 1289).
44
Mat. hals-berc parte dellarmatura che copre il collo e il petto (Lex. I, 1156).
45
Termine di origine greca, nella Bibbia ebraica indica il nome di Dio, composto,
appunto, da quattro lettere (j h w h).
46
Mat. wizzt, wizt (sost. ft. m./ n.) sacramento (Lex. III, 963).
47
Per segen ! Incantesimo di Strasburgo per fermare il sangue n. 3.
179
e il sacramento furono benedetti;
con queste io sia oggi benedetto
48

dal fuoco e dal pericolo 45
da tutti i tipi di armi
dai peccati capitali,
dalle disgrazie del mondo
e dalla morte
49
ingiusta:
abbi piet di noi. 50
Amen, questo sia vero cos come [ vero che] il nostro Signore fu
generato da Santa Maria vergine. Amen.

Confronti
Alcune espressioni ricorrono anche nella Benedizione di Tobia
(!), per esempio: in des gende wil ih gn; min houbet si mir
stln; diu sunne und der mne; du ligen unde slfen, oltre ad
alcune immagini ricorrenti come la figura di Maria che assurge a
scudo dai pericoli che si possono incontrare per la via;
! Appendice n. 149, 155, 156.

Tradizione manoscritta
Nel clm. 23374 della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, ff.
15
v
-16
r
.
Descrizione: ! Incantesimo di Monaco per le ferite.

Edizioni e studi
Ehrismann 1932, pp. 118-120; Franz 1960, pp. 268-271;
Holzmann 2001, p. 270; Miller p. 139; MSD p. 182.





48
Per gesegent ! Incantesimo di Strasburgo per fermare il sangue n. 3.
49
Si tratta di un sost. m. &, attestato in aat. anche come td, toth, taot, tot, dot e
anche come agg. morto tt, toot, dot, tt, mat. tt, ted. Tod (sost.), tot (agg.) <
germ. *dau- morire (G. V, 340-42; Kl. 826, 829; K. 1080; Lex. II, 1470; Pk.
260; ScG. 139).
180
2.2.2 BENEDIZIONE DI TOBIA
(MSD XLVII, 4)

Questa una delle benedizioni pi diffuse in tutto il periodo
medievale e non solo, come mostra la ricca tradizione
manoscritta che copre un arco di tempo di almeno quattro secoli
(XII-XV sec.); sistono anche delle versioni moderne (XVIII
sec.), ancora allinizio del XX secolo in alcune zone dellAustria
e della Cecoslovacchia la benedizione veniva stampata e venduta
come amuleto portafortuna
50
; la popolarit e la diffusione della
Benedizione di Tobia ha fatto s che in seguito la Chiesa ne
proibisse luso. La benedizione si ispira al racconto biblico del
vecchio Tobia, il quale, divenuto cieco, mand suo figlio (di
nome Tobia come il padre) a riscuotere un credito nella lontana
Media
51
. Prima di mettersi in viaggio Tobia ricevette numerosi
consigli e raccomandazioni dal padre. Il giovane era
accompagnato in viaggio dallangelo Raffaele, il quale gli
insegn i rimedi contro la cecit del padre e contro i malefici
demoniaci. Nella Benedizione ci sono, nonostante limpronta
biblica, numerose divergenze dal racconto originario, nonch
alcuni anacronismi (come ad es. linvocazione ai santi Osvaldo,
Stefano, Gallo e Gertrude) e qualche riferimento al Nuovo
Testamento.
La benedizione strutturata in quattro parti: nella prima parte
(vv. 1-14) si racconta il commiato tra il padre e il figlio; nella
seconda (vv. 15-83) si ha la benedizione che Tobia pronuncia al
momento della partenza del figlio in cui vengono invocati i santi
Stefano, Osvaldo, Gallo e Gertrude; la terza parte (vv. 84-94)
varia moltissimo a seconda delle versioni; la quarta parte (vv. 95-
fine) non presente in tutte le versioni e contiene la benedizione
finale che normalmente si apre con: Ti benedica Dio oggi con la
benedizione di Abele.
Della Benedizione di Tobia manca ancora unedizione critica
che tenga conto di tutta la tradizione manoscritta, sebbene
esistano una serie di accurati studi a opera di Stuart e Walla. La

50
Stuart/ Walla 1982, p. 777.
51
Sul Mar Caspio.
181
versione qui presentata basata sulledizione di Mllenhoff e
Scherer, la quale non pienamente soddisfacente, ma al
momento lunica esistente, sebbene la benedizione sia stata pi
volte riprodotta.


Testo (mat. XII- XIII sec.)
Der guote Santbas, 1
der gotes wissage was,
snen sun er sande
s verre in fremdiu lande,
daz er des wolte wnen 5
dz er niemer mre geshe.
sn sun was ime vil liep:
unsanfte er von ime schiet.
umbe in was ime vil leide:
er sande in vierzec tageweide. 10
d er in sach vor ime stn,
ein segen wart ob ime getn
der von herzen guot was,
wnd er nihtes dar ane vergaz.
Dem gote dem niht verborgen ist 15
und des eigenschalc du bist,
der an niemanne wenket,
sine armen wol bedenket,
der meze dich beheten
durch vaterlche gete,
20
ber velt und durch walt
vor aller nte manecfalt,
vor hunger und vor durste,
vor bsem geluste,
vor hitze unde vor gefrrde. 25
got meze dn gebet erhren
und dich haben schne
vor dem ghen tde,
du slfest oder wachest,
in holze od under dache. 30
182
dine vnde werden genideret.
got sende dich gesunt her widere
mit vil rehtem muote,
mit lbe und ouch mit guote.
gesegenet s dir der wec
35
ber strze und ber stec,
d vor unde d hinden.
durch die hren fnf wunden
ietweder halben dar eneben
gest dir der himeldegen 40
unde pflege dner verte
und fege dir guot geverte.
in dem gotes fride du var.
der heilic geist dich bewar.
dn herze s dir steinn,
45
dn lps dir beinn,
dn houbet s dir steheln.
der himel s der schilt dn.
diu helle s dir vor versperret:
allez bel s vor dir verirret, 50
daz parads s dir offen.
elliu wfen sn vor dir verslozzen,
daz s dich mezen mden,
daz s dich niht versnden.
der mne und ouch diu sunne 55
die liuhten dir mit wunne.
die heiligen zwelfpoten
die ren dich vore gote,
daz dich diu hrschaft gerne sehe:
allez liep meze dir geschehen. 60
der guote sante Stephn,
der got ze himele sach stn
ze snes vater zesewen hant
do er sne nt berwant,
der gest dir iemer b
65
183
sw dir sn nt und durft s.
sant Jhannes baptiste
der ruoche dich berihten,
die vier wangeliste
die wsen dich des besten. 70
dn schirm s diu fre
mn frouwe sant Mare
vor allem widermuote
und vor aller nte
dnes lbes, dner sle 75
und dner wertlchen re.

sante Galle dner spse pflege,
sante Grdrt dir herberge gebe:
slec s dir der lp.
holt s dir man und wip. 80
guot rt dn werde
und rehtes tdes sterben:
ze gote mezest slec sn.
also segente er den sun sn
unde sande in zeiner stat d 85
in ein lant daz hiez ze Media:
diu burc diu hiez ze Rages.
st wart er vil fr des.
als mezest du gesegenet sn.
des helfen die namen dr, 90
des helfe diu whe
mn frouwe sant Mare.
des helfen elliu diu kint
diu in dem himelrche sint. AMEN.

Got hiute dich gesegene 95
mit Abeles segene:
sn opfer gote s wol geviel
und was snes herzen spil;
und mit dem segene Enoches,
der gote s rehte liep was 100
daz ern in daz parads nam,
184
mit lbe und sle dar kam;
mit dem segene Ns
der gote s getriuwe was,
daz er in behuote 105
vor der sinfluote;
mit dem segene stte
den er Abrahme tte,
wand er im was gehrsam,
mit dem sun f den berc kam; 110
mit dem segene saces,
mit dem segene Jacbes,
mit dem segene Jsbes
und pflege dnes lbes
als er von ime was behuot, 115
d man in verkoufte umbe guot;
mit dem segene stte
der wart getn Dvte,
do man in von dem schfen nam
und zuo dem knicrche kam; 120
und mit dem segene stte
den er Salmne tte
*
den tet der engel Gabriel
Maren der maget hr.
nu gesegene dich got hiute mit dem segene, den die engel von
himele brhten ber die Cristes geburt. nu gesegene dich got
hiute mit dem segene der von himele kam ber den gotes sun in
der toufe. nu gesegene dich got hiute mit dem segene d mit der
heilige Crist wart geferet gegen sner marter. nu gesegene dich
got hiute mit dem segene d mit er hin ze himele fuor nch sner
urstende. daz heilic criuze s obe dir, daz heilic criuze s ze
dner zeswen hant und ze dner winstern hant, und meze dir ein
schirm und ein schilt sn fr allez ungelcke und fr alle
missewende und fr alle dne vnde, sw daz s: des helfe dir diu
gotes kraft und der vater und der sun und der heilic geist. AMEN.

185
Traduzione
Il buon san Tobia, 1
che era il profeta
52
di Dio,
mand suo figlio
cos lontano
53
in terre straniere,
che egli voleva sperare
54
5
che egli non vedeva pi.
Suo figlio gli era molto caro:
a fatica
55
si separava
56
da lui.
se ne addolor molto:
egli lo mand per un viaggio
57
di quaranta giorni. 10
Quando lo vide
58
stare davanti a lui,
una benedizione
59
fu fatta sopra di lui
che era buono di cuore,
poich
60
non ne
61
dimenticasse niente.
A Dio al quale nulla nascosto
62
15
e di cui tu sei servitore
63
,
che non vacilla
64
nei confronti di nessuno,
che ben si preoccupa dei suoi poveri,
possa egli proteggerti
per mezzo della bont paterna, 20
nella campagna
65
e nel bosco
66

da tutte le molteplici
67
avversit
68
,

52
Mat. wsage (sost. db. m.) profeta (Lex. III, 945).
53
Mat. vrre, verre (agg.) lontano (Lex. III, 197).
54
Mat. wnen (vb. db.) credere, intendere, sperare, aspettare (Lex. III, 677).
55
Mat. unsanfte (avv.)/ unsenfte (agg.) pesante, difficile, avverso, scomodo (Lex.
II, 1930).
56
Mat. schten (vb. ft.) dividere (Lex. II, 759).
57
Mat. tageweiden (sost. ft. f.) viaggio di un giorno (Lex. II, 1394).
58
Sach: pret. di sehen (vb. ft.) vedere.
59
Per segen ! Incantesimo di Strasburgo per fermare il sangue n. 3.
60
Mat. wande, wand, want (cong.) poich, perch (Lex. II, 669).
61
Lespressione dar ane corrsiponde a daran (Lex. I, 411).
62
Verborgen: pp. di verbrgen (vb. ft. ) nascosto, segreto, occulto (Lex. III, 72).
63
Mat. eigenschalc cavalier servente, servitore (Lex. I, 520).
64
Mat. wenken (vb. db.) vacillare, esitare (Lex. III, 763).
65
Mat. velt (sost. ft. n.) campo, pianura (Lex. III, 57).
66
Si noti lespressione formulare: ber velt und durch walt; mat. walt (sost. ft. m.)
bosco (Lex. III, 657).
186
dalla fame e dalla sete,
dai desideri
69
maligni,
dal caldo e dal freddo. 25
Possa Dio ascoltare la tua preghiera
e proteggerti nel modo giusto
dalla improvvisa
70
morte
71
,
(quando) tu dormi o vegli,
nel bosco o sotto a un tetto. 30
I tuoi nemici siano sottomessi
72
.
E Dio ti rimandi indietro sano
con un animo tanto giusto,
in vita ed anche con bene.
Sia per te benedetta
73
la via 35
sulla strada e sul ponticello
74
,
davanti e dietro a te.
Per ognuna delle cinque venerabili ferite
75

da entrambi
76
i lati l vicino
77

sia sempre al tuo fianco il cavaliere del cielo 40
e abbia cura del tuo viaggio
78

e ti prepari un buon tragitto.
Viaggia nella pace di Dio.
Lo Spirito Santo ti protegga.
Il tuo cuore sia di pietra, 45
le tue labbra dosso
79
,
il tuo capo sia dacciaio,
il cielo sia il tuo scudo
80
.

67
Mat. manecvalt (agg. ) sfaccettato, variopinto, diversificato (Lex. I, 2027;
BMZ III, 232).
68
Mat. nt avversit (BMZ II, 412).
69
Mat. gelust desiderio.
70
Mat. ghe (agg.) improvviso (Lex. I, 724).
71
Per tde, tdes ! Benedizione di Monaco per la partenza.
72
Mat. genideren (vb. db. II) sottomettere (Lex. I, 858).
73
Per gesegenet ! Incantesimo di Strasburgo per fermare il sangue n. 3.
74
Mat. stec, steg (sost.) ponticello (Lex. II, 1153).
75
Per wunden ! Ad catarrum dic.
76
Mat. iedewder, ietwder (pron./ agg.) entrambi (Lex. I, 1417; BMZ III, 547).
77
Mat. enben: in eben (avv.) vicino (Lex. I, 553; BMZ I, 407).
78
Mat. geverte, gevert (sost. ft. n.) via, viaggio (Lex. I, 960).
79
Per beinin ! bein nel Secondo incantesimo di Merseburg.
187
Linferno sia per te chiuso:
e tutti i mali siano chiusi davanti a te. 50
Il paradiso sia per te aperto.
Tutte le armi siano rinchiuse davanti a te,
che ti possano evitare
81
,
che non ti feriscano
82
.
La luna ed anche il sole 55
ti illuminino gioiosamente.
i santi dodici Apostoli
ti lodino
83
davanti a Dio,
che il regno ti veda volentieri:
che ti succedano tutte cose piacevoli. 60
Il buon santo Stefano
che vide Dio stare in cielo
alla destra di suo Padre
quando super
84
il suo martirio,
che sia sempre al tuo fianco
85
65
ove ce ne sia per te bisogno e necessit.
San Giovanni Battista
abbia cura
86
di indirizzarti,
i quattro evangelisti
ti consiglino il meglio. 70
La tua protezione sia limmacolata,
la mia Signora Santa Maria
da tutte le fatiche
87

e da tutte le avversit
del tuo corpo, della tua anima 75
e dei successi
88
terreni
89
.

80
Si noti questa espressione, che ricorre anche nelle altre benedizioni per il viaggio
e la partenza.
81
Mat. mden (vb. ft. II) lasciare (Lex. I, 2133).
82
Per versnden tagliare ! sniden nella Benedizione di Monaco per la partenza.
83
Mat. ren (vb. db.) premiare (Lex. I, 625).
84
Mat. berwinden (vb. ft. III) superare, sopraffare, vincere (Lex. II, 1680).
85
Mat. iemer (avv.) sempre (Lex. I, 1414).
86
Mat. ruochen (vb. db. II) indirizzare i pensieri a qc., preoccuparsi (Lex. II,
545).
87
Mat. widermete (sost. ft. f./ m./ n.) ripugnanza, avversit, fatica (Lex. III,
845).
188
San Gallo abbia cura del tuo cibo,
e Santa Gertrude ti dia alloggio
90
:
benedetto
91
sia per te il tuo corpo.
Ti siano fedeli uomini e donne. 80
ti venga [dato] un buon consiglio
e di morire
92
di una giusta morte:
sia tu benedetto presso Dio.
cos egli benedisse suo figlio
e lo mand l in una citt 85
in una terra che si chiama Media:
la citt che si chiama Reges.
Da allora
93
egli ne fu molto felice.
allo stesso modo tu devi essere benedetto.
In questo ti aiutino i tre nomi, 90
in questo ti aiuti la santa
94

mia Signora Santa Maria.
In questo ti aiutino tutti
95
i bambini
che sono nel regno dei cieli. Amen.

Ti benedica Dio oggi 95
con la benedizione di Abele:
la sua offerta piacque tanto a Dio
ed era la gioia
96
del suo cuore;
e con la benedizione di Enoch,
che era cos profondamente caro a Dio 100
che lo raccolse in paradiso,
con corpo e anima giunse l;
con la benedizione di No,
che era cos fedele a Dio,

88
Mat. re (sost. f.) successo, fama, considerazione (BMZ I, 442).
89
Mat. wrtlich (agg.) = werletlich, werentlich di questo mondo, terreno (Lex.
III, 796; BMZ III, 580).
90
Mat. herbrge (sost. ft./ db. f.) alloggio (Lex. I , 1251).
91
Mat. slec, slic (agg.) benedetto, santo (Lex. II, 581).
92
Per sterben ! Contra uberbein.
93
Mat. st (avv.) da allora (Lex. II, 941).
94
Mat. wch, wh (agg.) santo, sacro (Lex. III, 815).
95
Il termine elliu corrisponde a al (agg.) tutto (Lex. I, 33).
96
Mat. spil (sost. n. -ja) passatempo, gioco, gioia (Lex. II, 1094; BMZ II, 499).
189
che Egli lo preserv
97
105
dallalluvione;
con la benedizione giusta
98

che Egli impart ad Abramo,
poich fu a Lui cos ubbidiente,
che sal sul monte con il figlio; 110
con la benedizione di Isacco,
con la benedizione di Giacobbe,
con la benedizione di Giuseppe
e abbia cura della tua vita
come quando egli la protesse, 115
quando fu venduto per beni;
con la benedizione giusta
che fu fatta a Davide,
quando lo si prese dalle pecore
e venne nel regno; 120
e con la benedizione giusta
che fece a Salomone
*
che fece langelo Gabriele
a Maria la nobile vergine.
Ti benedica dunque Dio oggi con la benedizione che gli
angeli portarono dal cielo sulla nascita di Cristo. Ti benedica
dunque Dio oggi con la benedizione che venne dal cielo sul
figlio di Dio nel battesimo. Ti benedica dunque Dio oggi con
la benedizione con cui il santo Cristo fu condotto al suo
martirio. Ti benedica dunque Dio oggi con la benedizione con
cui egli and in cielo dopo la sua resurrezione. La santa
croce sia sopra di te, la santa croce sia alla tua mano destra
e alla tua mano sinistra e possa essere una protezione e uno
scudo contro tutte le sventure e le disgrazie e contro tutti i
tuoi nemici, ovunque possano essere: in questo ti aiuti la
potenza di Dio e del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen.


97
Mat. beheten (vb. db. I) proteggere (Lex. I, 156).
98
Mat. stte, stt (agg.) solido, costante, giusto (Lex. II, 1145).
190
Confronti
Si confrontino le diverse versioni della Benedizione di Tobia !
Appendice n. 157-164.


Tradizione manoscritta
Il testo tramandato da tredieci mss., di cui tre solo
frammentariamente:

1) A margine del cod. C. 664 della Universitetsbibliothek di
Uppsala, ff. 53-54; il testo della Benedizione di Tobia stato
vergato da una mano del XII-XIII sec.
Descrizione: ! Incantesimo di Millstatt per fermare il sangue.

2) Incollato sullultimo foglio, 225
r
, del clm. 17051 della
Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, XIV sec.
Descrizione
99
: membr. bifolio di 390 x 265 mm., XII sec. 224
fogli + foglio di guardia scritti su due colonne in scrittura gotica
libraria tedesca. Vi sono numerose iniziali decorate semplici (18
r
,
214
r
), a motivo floreale (1
r
, 26
r
, 33
r
, 42
r
, 47
v
, 56
r
, 64
v
, 70
v
, 81
v
,
90
r
, 97
v
, 105
r
, 113
v
, 124
r
, 135
v
, 145
v
, 160
v
, 171
v
, 185
v
, 196
v
, 210
v
,
218
r
) e a motivo zoomorfo (10
r
), tutte con inchiostro rosso e
grandi circa 13 righe; allinizio del codice, sul foglio di guardia
che precede il 1
r
, c una decorazione a tutta pagina dellincipit.
La rigatura stata fatta a secco; i fori ai margini esterni sono
distanti mediamente 8 mm.; lo specchio di scrittura di 320 x
180 mm. in media; linchiostro usato di colore marrone
prevalentemente chiaro. La rilegatura in legno rivestito di
pergamena, con una fitta serie di fori causati da tarme; inoltre,
borchie, decorazioni e fermaglio hanno lasciato il segno sulla
copertina. Sul foglio di guardia presente una scritta disposta su
3 righe in minuscola gotica (textura) con inchiostro nero.
Contenuto:
ff. 1-210
v
: De Civitate Dei di S. Agostino;
ff. 210
v
-224
v
: Aurelii Augustini Achademicorum; attaccati sulle
copertine ci sono due frammenti: uno, sulla copertina iniziale,

99
Da esame diretto; cfr. anche: Halm/ Keinz/ Meyer/ Thomas 1968, Vol. IV,3.
191
posto al rovescio, in scrittura gotica in latino, laltro, pure al
rovescio, in minuscola carolina in latino.
Il foglio 225
r
contenente, nella parte inferiore, la Benedizione di
Tobia invece scritto su ununica colonna (specchio di scrittura:
210x370mm), in una scrittura gotica bastarda tedesca (sembra del
XV sec.) molto irregolare, senza rigatura. Sul margine destro c
anche una aggiunta di sette righe con un segno di rimando #. La
pagina presenta numerosi buchi e lacerazioni sui margini.

3) Nel cod. Cent. VII, 8 della Stadtbibliothek di Norimberga, ff.
146
r
-148
v
, XIV sec.; lo stesso codice contiene anche al f. 89
v
i
primi otto versi del Benedizione di Tobia, risalenti al XV sec.
Descrizione
100
: membr. miscellaneo latino e tedesco di 100 x 73
mm. con 162 fogli, risalente alla fine XIV-inizio XV sec. e
proveniente dal monastero di S. Caterina di Norimberga,
appartenuto a Katharina Rutzin (1447). La copertina di legno
con rivestimento in pelle rossa in cui manca la chiusura. Il foglio
di guardia finale proviene da un trattato latino del XIII sec. sulle
virt. Sul foglio di guardia iniziale incollato un foglio di carta
sul quale vi sono delle scritte di Kunigund Niklasin.
Il cod. contiene opere di argomento liturgico e precisamente:
ff. 1
r
-12
v
: preghiere in latino;
ff. 13
r
-16
v
: discorso di Cristo con lanima;
ff. 16
v
-22
v
: estratto da un trattato sullanima;
ff. 23
r
-27
r
: salmi in tedesco;
ff. 27
v
-28
v
: estratto dal vangelo di Giovanni;
ff. 29
r
-89
r
: preghiere per le anime (tedesco e latino);
ff. 89
v
: inizio della Benedizione di Tobia
101
;
ff. 90
r
-101
r
: preghiere in latino;
ff. 101
r
-110
v
: trattato;
ff. 110
v
-124
r
: preghiere latine e ted.;
ff. 124
r
-126
v
: preghiera mistica in ted.;
ff. 127
r
-146
r
: riconoscimento dei peccati, preghiere e inizio del
vangelo di Giovanni;
ff. 146
r
-148
v
: Benedizione di Tobia (con finale incompleto);

100
Da catalogo: Schneider 1965, pp. 271-275.
101
Der gute herre sand Thobias/der gotes weissage was..../vil traurich er von im
schid/van im vas sein sun [vom im schid]/ vil liep/und.
192
ff. 149
v
-162
r
: preghiere ed esorcismi in latino e tedesco.

4) Nel cod. theol. 14, ff. 145
rv
della Universittsbliothek di
Rostock.
Descrizione
102
: breviario appartenuto a Margarete Bromse e
datato (da una scritta sul ms.) 1327. I ff. 136
v
-150
v
(e quindi
anche la Benedizione di Tobia) sono scritti in basso tedesco, XIV
sec.

5) Nel cod. 2817, f. 24
v
e 25
v
della sterreichische
Nationalbilbiothek di Vienna, XIV sec.
Descrizione
103
: cart. 293 x 205 mm., scritto da quattro mani
diverse (I e II della fine del XIV sec. e III e IV dellinizio del
XV) in scrittura gotica in uno specchio di scrittura di 225 x 135
mm. su due colonne. Alcune pagine hanno un rinforzo in
pergamena (ff. 13, 33, 45) contenenti una grammatica latina della
II met del XV sec. con glosse. La rilegatura, in pergamena, del
XVIII sec.
Il cod. diviso in due parti e contiene una miscellanea di
argomento medico, e precisamente:
ff. 1-39
v
: cura di malattie fisiche; (ai ff. 14-39
v
sono riportate
varie benedizioni);
ff. 39
v
-fine: cura di malattie spirituali con aggiunta di testi
omiletici, didascalici e di preghiere.

6) Nel cod. Extrav. 226 della Herzog-August-Bibliothek di
Wolfenbttel, ff. 54
r
-55
v
XV sec.
Descrizione
104
: cart. 195 x 150 mm. miscellaneo con 163 fogli,
proveniente da Augsburg. Il numero di righe variabile (fino a
24); i ff. 1-142 non sono rigati. Scrittura gotica corsiva bastarda
di mani diverse. ff. 143-147: 19 righe, scrittura gotica bastarda
posata con rubriche di colore rosso. La rilegatura del XVI sec.,
la copertina in legno con copertura in pelle di suino. Dialetto
bavarese-svevo. Sul f. 1 (bordo inferiore) c la data 1469, in
basso la sigla (M. S. 1554) del proprietario Mattheus Schwarz di

102
Borchling 1900, p. 170.
103
Menhardt 1960, pp. 327-340.
104
Butzmann 1972, pp. 101-105.
193
Augsburg (1497-1574).
Il cod. contiene opere e appunti utili per la vita quotidiana, in
particolare:
f. 1
r
: indice del libro;
f. 5
r
: preghiera;
f. 6
v
: pratica di Bartolomeo;
f. 7
r
: libro dei fuochi;
ff. 31
v
-45
v
: sul vino;
f. 46
r
: Arzneibuch;
f. 53
r
: benedizioni per la salute;
f. 54
r
: Benedizione di Tobia;
f. 56
r
: Disticha Catonis;
f. 65
r
: libro di cucina;
f. 84
r
: medicina per la donna e rimedi vari;
f. 93
r
: ricette contro la peste e altri rimedi;
ff. 104-105
r
: vuote;
f. 105
v
: esercizi spirituali, dieci comandamenti e i sette peccati
capitali;
f. 108
r
: ricette di cucina;
ff. 109
v
-110
r
: vuote;
f. 112
v
: regole e preghiere;
f. 118
r
: benedizione delle armi;
f. 118
v
: annotazioni giuridiche;
f. 138
v
: Rossarzneibuch;
f. 139
r
: ricette di cucina;
f. 140
r
: benedizione delle armi, ricette e Pelzbuch;
f. 143
r
(altra mano): appunti, avvenimenti, rimedi;
ff. 151
v
-152
r
: vuote;
f. 152
v
: appunti;
ff. 153-163: vuote.

7) Nel cod. XI, 353 della Stiftbibliothek di St. Florian, f. 187
rv

(fogli di guardia), XV sec., scrittura gotica bastarda.
Descrizione
105
: membr. in quarto, 187 fogli scritti su due
colonne, risalente al XV sec., da sempre in questa biblioteca.
Il cod. contiene opere di argomento liturgico e precisamente:

105
Czerny 1871, pp. 144-145.
194
ff. 1
r
-131
v
: sermoni in latino;
ff. 132
r
-186
r
: postilla Magistri Nicolai de Lira;
ff. 186
v
-187
v
: una benedizione dellacqua e la Benedizione di
Tobia, in tedesco.

8) Nel cod. Cent. VII 38 della Stadbibliothek di Norimberga, ff.
203
v
-205
v
della met del XV sec.
Descrizione: cart. miscellaneo 146 x 100 mm. con 249 fogli,
risalente al XV sec. Rilegatura antica, copertina in legno con
rivestimento in pelle chiara. Mancano due chiusure. Per la
rilegatura (foglio di guardia iniziale) stato usato un foglio di
pergamena del XIV sec. con scrittura gotica libraria con rubriche.
Il cod. proviene dal monastero di S. Caterina di Norimberga,
come indicano le scritte sulla copertina.
Il cod. contiene opere per luso liturgico:
ff. 1
r
-202
v
: preghiere di vario tipo, indicazioni per la messa,
confessione;
ff. 203
v
-205
v
: Benedizione di Tobia;
ff. 208
r
-248
v
: preghiere.

9) Nel cod. 5832 del Germanisches Nationalmuseum di
Norimberga, ff. 2
r
-5
r
del XV sec.
Descrizione
106
: cod. miscellaneo e composito membr. e cart. 140
x 105mm. con 80 fogli, XV sec. Proveniente dal monastero di S.
Caterina di Norimberga. La copertina di pergamena rinforzata
con pelle marrone.
ff. 1-43: cartaceo con specchio di scrittura di 80 x 60 mm.,
scrittura gotica bastarda di due mani diverse; maiuscole di colore
rosso; ff. 44-64
a
specchio di scrittura di 95 x 65 mm., 15-24
righe, scrittura gotica bastarda di due mani, iniziali rosse; f. 44:
vuoto; ff. 65-78: membr., specchio di scrittura di 85 x 60 mm.
15-16 righe, scrittura gotica bastarda, iniziali di colore rosso.
Il cod. contiene opere di argomento religioso e precisamente:
ff. 2
r
-5
r
: Benedizione di Tobia (ledizione di MSD si basa
principalmente su questo ms.);
ff. 5
r
-10
v
: benedizioni cristiane in tedesco;

106
Kurras 1974, pp. 47- 49.
195
ff. 10
v
-35
r
: descrizione delle sofferenze di Cristo;
ff. 35
r
-43
v
: discorsi dei profeti e messa per Maria;
ff. 45
r
-64
v
: preghiere in tedesco;
ff. 65
r
-fine: sofferenze di Cristo.

10) Nel cgm. 850, f. 53
v
59
v
della Bayerische Staastbibliothek
di Monaco.
Descrizione
107
: cod. cartaceo di 145x102 mm. con 97 ff. della
met del XV sec.con aggiunte posteriori, proveniente dal
monastero delle Carmelitane di Monaco. E scritto da mani
diverse su una sola colonna in gotica bastarda. Rilegatura
dellepoca in pergamena.
Contiene una miscellanea di testi di uso liturgico tutti in tedesco,
in particolare:
ff. 1
r
-34
r
: spiegazione della messa;
ff. 35
r
-40
v
: preghiere a Maria;
ff. 40
v
-41
r
: Anima Christi (in tedesco);
f. 41
r+v
: preghiera;
ff. 41
v
-42
r
: preghiera poetica;
ff. 42
r
-47
r
: preghiere della passione;
ff. 47
v
-47a
v
: preghiera a Maria (Bernardo di Chiaravalle);
ff. 48
r
-49
r
: Giovanni 1, 1-14;
ff. 49
r
-51
r
: preghiere a Maria;
ff. 51
r+v
: preghiera a Ges (Bernardino di Siena);
ff. 52
r
-53
v
: consigli e benedizioni per chi viaggia
ff. 53
v
-59
r
: Benedizione di Tobia;
ff. 59
r
-66
v
: benedizione contro i nemici, benedizione della croce;
ff. 66
v
-70
v
: benedizioni contro le malattie;
ff. 70
v
-71
r
: benedizione contro la febbre;
ff. 71
r
-73
r
: benedizioni contro vari malanni;
ff. 73
r
-75
v
: Benedizione dei tre fratelli (contro le ferite);
ff. 75
v
-83
r
: benedizioni contro le ferite e per lacqua;
ff. 85
v
-95
v
: confessione.


11) Frammenti di pergamena usati per rilegare il cod. in quarto

107
Schneider 1984.
196
387 della Wissenschaftliche Allgemeinbibliothek di Erfurt
108
.

12) Una versione riassuntiva della Benedizione di Tobia
contenuta nella cosiddetta Historienbibel (T. Merzedorf, Die
deutschen Historienbibeln des Mittelalters. Tbingen 1870,
Hildesheim 1963) tramandata da numerosi mss., il pi antico dei
quali risale al XIV sec.

13) Il cosiddetto frammento di Schnbach
109
: tre pezzi di
pergamena usati per rilegare un volume del XII sec.

Edizioni e studi
Miller p. 145; Moser 1961; Schnbach 1876; Schnbach 1880;
Stuart 1978; Stuart 1980; Stuart/ Walla 1982; VL IX, 947-949.




2.2.3 BENEDIZIONE DI WEINGARTEN
PER IL VIAGGIO
(St. LXXVIII)

Nel manoscritto la Benedizione preceduta dal prologo del
Vangelo di S. Giovanni
110
: questo fa pensare, nonostante il fatto

108
Schum 1887.
109
Schnbach 1875.
110
[I]n principio erat uerbum et uerbum erat apud deum et deus erat uerbum hec
erat in principio apud deum Omnia per ipsum facta sunt et sine ipso factum est
nichil Quod factum est in ipso uita erat et uita erat lux homnum et lux in
te[ne]bris lucet et tenebre eam non comprehenderunt. Fuit homo missus a deo cui
nomen; iohanes erat Hic uenit in testimonum ut testimonium per[h]beret de
lumne ut omnes crederent per illum Non erat ille lux sed ut testimonum perhiberet
de lumne Erat lux vera que illumnat omnem hominem uenientem in hunc mundum
In mundo erat et mundus per ipsum dactus est et mundus sum non cognouit In
propria uenit et sui eum non receperunt. Quod quot autem receperunt eum dedit
eis potestatem filios dei fieri hs qui credunt in nomine eius qui non ex uoluntate
neque ex sanguinibus sed ex deo nati sunt et uerbum caro factum est et habitauit in
nobis et uidimus gloram eius gloriam quasi ungenit a patre pleunum gracia et
ueritate.
197
che i due testi siano stati vergati da mani diverse, che ci fosse la
volont di affermare la superiorit della parola divina rispetto a
tutto il creato.
Di grande interesse , inoltre, lo stile, sia per quanto riguarda
la presenza dellallitterazione (funf/ fingirin/ funui/ funfzic; got/
gisundi/ gisendi), di assonanze e di rime finali (sigidor/ selgidor/
wagidor /wafindor ecc.), sia per la ripetizione di elementi
formulari che riecheggiano le benedizioni dello stesso tipo.
A causa della ripetizione del deittico diz, Kgel
111
aveva
ipotizzato che questa benedizione fosse usata come un amuleto;
secondo Steinmeyer, invece, diz non pronome dimostrativo, ma
viene usato come semplice articolo
112
. E possibile che in questa
benedizione siano confluiti testi provenienti da altre tradizioni, e
ci non contrasterebbe con quanto avviene anche per testi simili
di epoca pi antica.
Linvocazione a S. Ulrich sembrerebbe in effetti unaggiunta
posteriore, come ha sostenuto Steinmeyer
113
. S. Ulrich fu
vescovo di Augsburg
114
( 973), solitamente invocato per la
guarigione di molte malattie, ma in particolare per la febbre e
anche contro topi e ratti. E inoltre patrono dei viaggiatori, e per
la sua festa (4 Luglio) ad Augsburg si tramandata lusanza di
appendere delle slitte fuori dalle case. Il santo viene spesso
raffigurato con un pesce nella mano sinistra, a volte poggiato
sopra un libro.


Testo (francone, XII sec.)
In nomine patris et filii et spiritus sancti .
Ic dir nach sihe, Ic dir nach sendi mit minin funf fingirin funui
undi funfzic engili.
Got mit gisundi heim
115
dich gisendi. offin si dir diz sigidor, sami
si dir diz selgidor
116
, Bislozin si dir diz wagidor, sami si dir diz

111
Kgel 1897, p. 158.
112
St. p. 398.
113
St. p. 398.
114
BS. VIII, 1295-1298.
115
St. emenda in hein.
116
St. emenda in seldidor.
198
wafindor.
des guotin sandi Ulrichis segen [si] vor dir vndi hindir dir
vndi hobi dir vndi nebin dir gidan, swa du wonis vndi swa du sis,
daz da alsi gut fridi si, alsi da weri, da min fravwi sandi Marie
des heiligin Cristis ginas.

Traduzione
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo .
Io ti seguo con lo sguardo, io ho spedito al tuo seguito
cinquantacinque angeli con le mie cinque dita. Possa Dio
mandarti a casa in [buona] salute
117
. Sia aperta per te la porta
della vittoria, e ugualmente lo sia quella della beatitutine. Sia per
te chiusa la porta del pericolo
118
, e ugualmente lo sia per te la
porta delle armi.
La benedizione
119
del buon sant Ulrico agisca davanti a te e
dietro di te e sopra di te e vicino a te, dovunque tu dimori e
dovunque tu sia, che possa esserci una buona sicurezza, cos
come stato una volta quando la mia madonna santa Maria
partor il santo Cristo.


Confronti
Lespressione gisundi heim gisendi presente, oltre che nella
Benedizione di Tobia, anche nellIncantesimo di Lorsch per le
api e nellIncantesimo di Vienna per i cani (!);
lespressione offin si dir diz sigidor sami si dir diz selgidor/
Bislozin si dir diz wagidor, sami si dir diz wafindor presente
anche nella Benedizione di Tobia (!);
inoltre ! Appendice n. 150 e 153.

Tradizione manoscritta
Nel cod. HB II 25 della Landesbibliothek di Stoccarda, f. 123
v
.
Descrizione
120
: salterio membr. 210 x 155 mm., 124 ff.,

117
Per gisunt ! Ad catarrum dic.
118
Wagidor un composto di mat. wge (sost. f. #) rischio, pericolo e tre
(sost. m. n) porta.
119
Per segen ! Incantesimo di Strasburgo per fermare il sangue n. 3.
120
Boese 1975, pp. 28-30.
199
risaltente al secondo quarto del XIII sec. Specchio di scrittura di
150 x 105 mm. (circa 21-22 righe) scritto da una sola mano,
tranne il f. 123
v
contentente la Benedizione in esame. Rubricatura
di colore rosso nei ff. 1
r
-5
v
, altrimenti in blu. Alcune grosse
iniziali decorate allinizio. Le due chiusure mancano. La
copertina in legno rivestita in pelle marrone con decorazioni e
riporta la data 1561 e la sigla F.C.R. Frater Cristoph Raitner,
nome del proprietario del codice a cui era stato donato nel 1571
(antica segnatura del cod. proveniente da Weingarten: F58).
Il ms. contiene opere per uso liturgico e pi precisamente:
ff. 1
r
-5
v
: antifone e ufficio dei defunti;
ff. 6
r
-113
r
: salterio;
ff. 122
v
-123
r
: litanie dei santi;
ff. 123
v
: prologo di S. Giovanni (XIII sec.) e Benedizione per il
viaggio in tedesco, vergata da una mano diversa;
foglio di guardia: appunti di Raitner fatti duranti gli anni di
studio nel monastero (1560-1564) II
r
: sentenze; II
v
: appunti sulle
ore di preghiera; III
r
: regole.

Edizioni e studi
Berg/Kruse 1983; Ehrismann 1932, p.110; Graff 1827, p. 69;
Hoffmann-Krayer 1904; Holzmann 2001, p. 282; Hver/ Kiepe
1978, p. 49; Kgel 1897 p. 158; Miller p. 134; Moser 1961; MSD
p. 18; St. LXXVIII; Stuart 1978; VL X, 818; Wipf 1992, p. 94, p.
297.





2.3.0 Il mondo contadino


2.3.1 INCANTESIMO DI GRAZ PER LA GRANDINE
(Miller p. 131)

Nel mondo contadino la grandine considerata da sempre una
punizione inferta allumanit dalle forze demoniache o divine,
200
poich notevoli sono i danni che essa pu causare allagricoltura.
Esisteva presso molti popoli e anche presso i germani la credenza
che certe persone, maghi, medici, donne (in seguito, nel tardo
Medioevo, le streghe) o sacerdoti, fossero capaci di entrare in
contatto con queste forze per indurle a ottenere il potere sui
fenomeni atmosferici
121
; nel mondo germanico le tempeste e la
grandine sono determinate da spiriti femminili (Frigg, Freya e i
Troll nel mondo scandinavo).
Esistono diversi riti per allontanare la grandine, o
semplicemente per proteggere i campi; molti si sono conservati
anche dopo la cristianizzazione, evolvendosi in processioni (ad
esempio quelle del Corpus Domini e delle Palme), in preghiere o
azioni rituali come il piantare la croce nel campo
122
; in questo
rivestimento cristiano, un ruolo di grande importanza giocano i
santi con i miracoli da loro operati nellambito dei fenomeni
atmosferici. Allo stesso tempo, fare dei malefici per causare
tempeste veniva considerato una grave colpa ed era punito sia
dalla chiesa che dalla legge, come si evince, ad esempio, dalle
indicazioni nel Capitulare de villis di Carlo Magno
123
.
Questo testo risale al XII sec. ed stato pressoch ignorato
dagli studiosi; esso , infatti, di difficile lettura e interpretazione;
ad ogni modo il pi antico esempio di incantesimo per la
grandine in lingua tedesca; secondo Wilhelm tramanderebbe la
forma cristianizzata di una tradizione mitologica minore.
Qui si cercato di seguire la suddivisione delle righe come nel
manoscritto, le parti in corsivo propongono gli interventi
integrativi di Schnbach.


Testo (bavarese, XII sec.)
Ivie riffe. Ivie riffe. Ivie riffe. hin vil michel. hin vil mi
chel. hin vil michel. Von wannen gent swarzev wolchen.
daz ist [der] heilige christ. mit siner gecirde. daz ist heili
ge christ mit siner menege. Der scheiden
124
trvbev wolchen.

121
Si veda a questo proposito Blcker 1981.
122
BS. III, 1303-1320.
123
Blcker 1981, pp. 128-131.
124
Da leggere probabilmente scheidet.
201
der wil veinem wize steine. daz e zegen. e si cerde
gen.vor den selben wihen worten. daz uns ce luppe. Pater. Pater.
[Pater]
Gehugest du nv hagel.wa dich die wartman. in dem walde
sahen. uf hart di laege. engelen dv iaege. daz du megetar.
ie. sva man dich nant. Mm Pater.

Traduzione
Aim
125
la brina
126
, aim la brina, aim la brina, [vattene]
molto
127
lontano, [vattene] molto lontano, [vattene]
molto lontano, da dove vengono
128
le nuvole nere
129
.
Questo il santo Cristo con la sua magnificenza
130
, questo il
santo
Cristo con la sua schiera che taglia le nuvole scure,
che vuole arrestare
131
le pietre
132
bianche
133
, che [esse] si
sciolgano prima che arrivino a terra;
per le stesse sacre parole, che siano per noi [anche] una magia
134
.
[di un] Padre [nostro]. [di un] Padre [nostro]. [di un] Padre
[nostro].
Ricordati
135
tu ora, grandine, dove il guardiano
136
nel bosco

125
A mio avviso, lipotesi pi plausibile di leggere <Ivie> come <Wie>,
corrispondente a mat. w (interiez.) aim (BMZ 540); ci non pone problemi dal
punto di vista stilistico-formale, poich viene a crearsi una triplice ripetizione di
una esclamazione. Oppure, ivie potrebbe essere labbreviazione di lat. ivi e(st),
qui la brina, o ancora ivie potrebbe essere il pret. III sg. del vb. ft. vhen, van
prendere, + la prep. in- avvolgere quindi la brina avvolse (BMZ III, 201;
Lex. III, 5).
126
Mat. rfe, rf, rffe (sost. db. m.), aat. hrifo, rieffo, rife brina, rugiada congelata
(G. IV, 1154-55; Lex. II, 428; BMZ II, 700).
127
Michil (agg.) grande, potente, ampio/ (avv.) molto, as. mikil (K. 781; StW.
413; G. II, 622).
128
Mat. wannen (pron./ avv.) da dove (Lex. II, 682).
129
Si noti linteressante contrasto di colori tra le nuvole nere e la grandine bianca.
130
Mat. gezierde, gezirde, gezrde (sost. ft. f.) magnificenza, splendore,
ornamento (Lex. I, 1003).
131
Mat. feinen (vb. db.) incantare, fare una magia, fermare, arrestare (Lex. I, 49).
132
Lespressione wize steine pietre bianche una metafora indicante i chicchi di
grandine.
133
Aat. hw!z, hw!t; mat. w!z (agg.) bianco.
134
Mat. lppe, luppe (sost. ft. n./ f.) veleno, magia (Lex. I, 1988).
135
Mat. gehgen, gehugen (vb. db.) ricordarsi di, pensare (Lex. I, 793).
136
Mat. wartman guardiano, custode (Lex. III, 699).
202
ti vide. Smetti di posarti, tu scacci
137
gli angeli
138
, che tu non
procuri danni
139

dove ti si nomina.--- [di un] Padre [nostro].

Confronti
Si vedano altri due esempi di benedizioni contro il maltempo
in: Appendice n. 165 e 166.

Tradizione manoscritta
Nel cod. 784 (antica segnatura: 41/12) della
Universittsbibliothek di Graz f. 148
v
(ultimo foglio).
Descrizione
140
:

membr. in quarto di 250x160 mm. con 148 ff. del
XII sec. proveniente dal Chorherrenstift di Seckau. Dellantica
rilegatura rimasta la copertina posteriore in legno con alcuni
frammenti di pelle. Rubricature e iniziali in rosso.
Il cod. contiene testi in latino ad uso del convento:
ff. 1
r
-7
r
: esorcismo e benedizioni varie;
ff. 7
r
-1
v
: ordo in purificatione S. Marie;
ff. 11
v
-12
v
: benedizione delle ceneri;
ff. 12
v
-23
v
: ordo in die palmarum;
ff. 24
v
-48
v
: ordo ad triddum sacrum;
ff. 49
r
-56
r
: ordo catecumini;
ff. 56
r
-57
r
: ordo ad catecumini ex pagano faciendum;
ff. 57
r
-65
r
: ordo baptisterii in sabbato sancto pasce et
pentecostes;
ff. 65
r
-66
v
: ordo ad clericum faciendum;
ff. 66
v
-70
v
: benedizione delle vergini;
ff. 71
r
-104
v
: ordo ad visitandum infirmum et commentatio
animae et exequiae;

137
Iaege: forma costruita su iagen tu stai lass sulla montagna e dai la caccia
allangelo (lo spirito buono) che Cristo protegge con la sua schiera dai malvagi
demoni della grandine (Wilhelm p. 131).
138
Lespressione engelen dv iaege. daz du megetar. ie. sva man dich nant stata
interpretata da Ohrt angelo tu hai ammesso che non farai pi danni (oppure: non
oserai) dove qualcuno ti nomina.
139
Lespressione me getar da leggere forse come ne getares (per la discussione
del termine ne getar ! Contra rehin).
140
Dal catalogo online: www.kfunigraz.ac.at/ub/sosa/katalog/katalogisate/784.html
e da Wilhelm p. 130.
203
ff. 104
v
-116
r
: judicium aque frigide;
ff. 116
r
-123
r
: judicium ferri igniti;
ff. 123
r
-126
v
: judicium panis et casei;
f. 127
r+v
: judicium cum corpore domini faciendum;
ff. 127
v
-148
r
: benedizione del sale e dellacqua.
Fogli di guardia: f. 1: inni e benedizione per i pellegrini;
f. 148: adiuratio furti e Incantesimo per la grandine.
Il cod. era molto rovinato e difficile da leggere e luso di reagenti
chimici da parte di Schnbach ha peggiorato le cose. La pagina
contenente lincantesimo scritta da almeno tre mani diverse, e
lincantesimo stato vergato in una gotica dal corpo piuttosto
grande su una sola colonna.

Edizioni e studi
Franz 1960, pp. 60-74; Holzmann 2001, p. 171; Ohrt 1927
(Beitr.); Schnbach 1873, Wilhelm A, p. 51/ B, p. 130.




2.3.2 INCANTESIMO DI LORSCH PER LE API
(St. LXXVII)

Per molti secoli le api hanno rappresentato un elemento di non
poca rilevanza nelleconomia, tanto che per la loro protezione si
usava ricorrere allintervento divino; in epoca classica, presso i
Greci, le api venivano affidate alla protezione di Pan, Priapo e
Mellona, a partire dallepoca cristiana, invece, a patrono delle api
stato assegnato S. Ambrogio. Naturalmente, lenorme
importanza attribuita a questo insetto dovuta principalmente
alla produzione della cera con cui si fabbricano le candele, che
con lavvento del Cristianesimo assunsero un significato ancora
pi grande, tanto da essere denominate uccelli di Maria o
uccelli del Signore. Degno di nota che presso i Germani le api
erano protette anche da apposite leggi (cfr. ad esempio: Lex
Salica cap. VIII, De furtis apium).
Anticamente si riteneva che le api fossero dotate di poteri
sovrannaturali come parlare, cantare, distinguere tra bene e male
204
e, soprattutto, che fossero in grado di distinguere tra persone
buone e cattive, pure e impure, e che preferissero le donne
vergini e le persone caste. In tal modo le api assursero a simbolo
stesso della purezza e della verginit; per questo motivo venivano
affidate alla protezione di Maria, come nellincantesimo che
segue. Si credeva, inoltre, che fossero dotate di poteri profetici:
se le api morivano o se volavano molto in alto o se si posavano in
un luogo insolito ci poteva significare larrivo di epidemie o
altre sventure. In Svizzera si diceva, ad esempio, che se uno
sciame volava via e non ritornava entro tre giorni significava che
stava per morire un bambino della casa.
Per evitare disgrazie si doveva evitare, inoltre, di comprare o
vendere le api, poich esse si potevano solo dare o ricevere in
regalo; un ladro di api sarebbe stato immediatamente colpito da
terribili malattie
141
.
Le api stesse entrano a far parte di ricette mediche come
ingrediente contro vari malanni, (si veda ad esempio un rimedio
di Ildegarda di Bingen ! Appendice n. 141) o vengono persino
ingerite come anticoncezionale o, viceversa, come aiuto per la
fertilit.
Gli incantesimi per le api servivano ad impedire che volassero
via o che si posizionassero troppo in alto; nel Medioevo essi sono
tutte di stampo cristiano, tranne lincantesimo anglosassone in
versi allitteranti Wi' ymbe (! Confronti).
Lincantesimo di Lorsch probabilmente il risultato di una
fusione di due testi originariamente distinti di cui la seconda
parte costituirebbe quella pi recente; infatti, mentre nella prima
parte vi un chiaro residuo di allitterazione, la cui funzione
quella di rafforzare il legame tra due elementi in stretto rapporto
semantico fra di loro (funzione molto usata nel linguaggio
giuridico), la seconda parte in versi rimati di tipo otfridiano
(bina/ maria; habe du/ fluc du; stillo/ uuillon).



141
BS. I, 1226-1255.
205
Testo (francone renano tardo, X sec.)
Krist, imbi ist hucze
142
! nu fliuc du, uihu minaz, hera
fridu frono in godes munt, heim zi comonne gisunt.
sizi, sizi, bina: inbot dir sancte Maria.
hurolob nihabe du: zi holce nifluc du,
noh du mir nindrinnes, noh du mir nintuuinnest.
sizi uilu stillo, vuirki godes uuillon.

Traduzione
Cristo, lo sciame
143
fuori
144
! ora mio sciame vola qui nella
pace
145
del Signore,
nella protezione
146
di Dio, per tornare
147
sano
148
a casa.
Posati, posati ape,
te lo ordin
149
Santa Maria.
Che tu non abbia il permesso
150
, non volare nel bosco, non
sfuggirmi e non allontanarti da me. Posati tranquilla, fai la
volont di Dio.

Confronti
Lespressione formulare [hera] heim gisunt, presente anche
nellIncantesimo di Vienna per i cani e nella Benedizione di

142
La <z> sovrascritta, sembra, a mio avviso una sorta di glossa del valore fonetico
del segno <c>, poich anche la <c> del termine holce ha valore di <z>. St. scrive
huze.
143
Aat. imbi (sost. collettivo) sciame (G. I, 257).
144
Il termine hucze corrisponde ad aat. ze (avv.) fuori.
145
Lespressione fridu frono molto antica, una sorta di formula allitterativa,
in uso anche nel linguaggio giuridico (cfr. norr. fri'r); il termine qui riferito a
Dio, in quanto donatore di pace; frno gen. pl. di fr signore; tra i diversi
termini aat. per indicare il signore (herr, thruhtin) questo il pi antico e si
riferisce sempre a Dio; secondo Ehrismann si tratta di acc. di luogo da interpretare
come vola sulla via della pace di Dio; questa espressione trova, come si visto,
un parallelo nelle benedizioni per i viaggi.
146
Aat. munt protezione un termine tecnico del linguaggio giuridico, usato qui
probabilmente per elevare il tono e garantire maggiormente lefficacia della
formula.
147
Lespressione zi comonne corrisponde a zi quemanne < queman.
148
Per gisunt ! Ad catarrum dic.
149
Per inbot ! gibiotan in Contra uermem edentem.
150
Aat. urloub, mat. urloup (sost. m. &/ -!) permesso, congedo, licenza (G. II,
75; K. 1188; StW. 682).
206
Weingarten per il viaggio (!), rivela lantichit di tale testo;
si confronti il testo con Appendice n. 167-171;
si veda la somiglianza del testo aat. con il seguente incantesimo
per le api in ags. (Cambridge, Corpus Christi College, Cod. 41, f.
182.):

wi$ ymbe
nim eor$an ofer weorp mid $inre swi$ran handa
under $inum swi$ran fet and cwe(
fo ic under fot funde ic hit
hwt eor(e maeg wi( ealra wihta gehwilce
and wi( andran and wi( minde
and wi( (a micelan mannes tungan
and wi( on forweorp ofer greot $onne hi
swirman and cwe(
sitte ge sigewif siga( to eor$an
naefre ge wilde to wulda fleogan
beo ge swa gemindige mines godes
swa bi( manna gehwilc metes and e$eles.

Tradizione manoscritta
Nel cod. pal. lat. 220 nella Biblioteca Vaticana di Roma, f. 58
r

(margine inferiore al rovescio rispetto al testo principale).
Descrizione
151
: membr. in ottavo 71 ff., IX sec. proveniente dal
monastero di Lorsch.
Il ms. contiene opere di argomento religioso e precisamente:
ff.: 1-61
v
: omelie, prediche e sermoni tratti da S. Agostino, S.
Bonifacio, S. Effram, Beda;
[f. 58
r
(margine inf.): Incantesimo di Lorsch per le api, scritta da
una mano del X sec. in minuscola carolina];
ff.: 62
r
: serie di nomi in una lingua germanica (Enghilberth,
uualtger, reginger);
ff. 63-71: S. Faustino e De Natale domini.
Sui margini superiori di molte pagine si trovano versi, inni e
antifone liturgiche anche con i neumi.


151
Pitra 1886, pp. 46-48.
207
Edizioni e studi
Ehrismann 1932, pp. 111-113; Grienberger 1921, pp. 415-417;
Haug/ Vollmann 1991, p. 152, pp.1150-1152; Jongeboer 1984;
Hver/ Kiepe 1978, p. 40; Kroes 1960; Miller p. 66; MSD p. 34;
Saibene 1985, pp. 51-57; Schirokauer 1942; Schirokauer 1954;
Schnitzer 1964; VL V, 911; Wipf 1992, p. 76, p. 282; Zupitza
1878.




2.3.3 INCANTESIMO DI VIENNA PER I CANI
(St. LXXVI)

Questo incantesimo stato interpretato in modo discordante
sin dalla sua scoperta; secondo alcuni si tratterebbe di un
incantesimo di epoca pagana in cui, nel momento della messa per
iscritto, gli elementi pagani sono stati sostituiti con quelli
cristiani
152
; secondo altri ci troveremmo di fronte ad un testo
genuinamente cristiano.
Come per altri testi dello stesso tipo, la critica pi antica ha
preferito propendere per un incantesimo pagano con archetipo
orale secondo il pi autentico spirito germanico. Ma non
bisogna dimentecare, daltro canto, che incantesimi per i cani si
trovavano gi nella tradizione greca e latina
153
.
Uninterpretazione pi recente afferma che questo testo potrebbe
essere letto in chiave allegorica, come un tentativo di allontanare
il diavolo, basandosi sulle coppie di analogia lupo/diavolo e
Cristo/buon pastore
154
. Effettivamente, i singoli elementi di
questo testo sono carichi di significati simbolici, sia di tipo
cristiano che pagano e presentano una forte stratificazione che
tipica delle tradizioni di tutti i paesi.
Nel folklore popolare, il cane
155
considerato un animale
speciale perch capace di prevedere gli eventi futuri (terremoti,

152
Von Karajan 1858; Priebsch 1896, p. 428.
153
Heim 1893.
154
Gantert 1999.
155
BS. IV, 470-491.
208
carestie, temporali, malattie) e di portare fortuna o sfortuna.
Solitamente, gli incantesimi tramandati in latino o in tedesco
medio servono a proteggere dal morso del cane, ma non a
proteggere il cane. Il lupo, invece, era considerato in passato la
bestia pi temuta in assoluto, poich mentre ad es. lorso era
confinato nei boschi, il lupo si poteva trovare ovunque. Infinite
sono le leggende e le superstizioni legate a questo animale,
considerato creatura demoniaca e diabolica, legato alla notte e
allinverno, in contatto con streghe e maghi.
Il motivo di Cristo nato prima del lupo si ritrova anche in
altri testi
156
in latino, tedesco e anglosassone. Nel Cristianesimo
molte sono le leggende legate ai Santi e alle lotte con il lupo/il
maligno, come S. Martino, che caccia il lupo con la sola forza
delle parole; forse anche per questo motivo che lo troviamo in
questo incantesimo a fianco di Cristo. S. Martino
157
, vescovo di
Tours (fine IV sec.), un Santo molto amato dai Cristiani e viene
invocato specialmente per la protezione del bestiame e dei
pastori; il giorno di S. Martino - 11 Novembre separa, infatti,
una stagione agricola dallaltra e d inizio allinverno.
Lincantesimo in prosa, ma possibile rintracciarvi uneco
di unoriginaria forma poetica, come dimostrano le forme
allitteranti (uuart/ uuolf; gauuerdo/ uualten; hiuta/ hunto; hiuto/
heim), le assonanze (marti/ hirti; scedin/ megi; uueges/ uualdes)
e le rime finali.


Testo (bavarese, X sec.)
Christ uuart gaboren er uuolf ode diob. do uuas sancte Marti
Christas hirti.
Der heiligo Christ unta sancte Marti der gauuerdo uualten hiuta
dero hunto, dero zohono, daz in uuolf noh uulpa za scedin
uuerdan nemegi, se uuara se geloufan uualdes ode uueges ode
heido. Der heiligo Christ unta sancte Marti de frumma mir sa
hiuto alla hera heim gasunta.


156
Holzmann 2001, p. 190.
157
BS. V, 1708-1715.
209
Traduzione
Cristo nacque prima del lupo o del ladro. Allora San Martino era
il pastore di Cristo. Il Santo Cristo e San Martino si degnino
158

oggi di proteggere i cani e le cagne
159
, in modo che n i lupi n le
lupe li possano danneggiare
160
dovunque
161
essi vadano nel bosco
o per la strada o nella landa. Il Santo Cristo e San Martino mi
concedano che oggi tornino tutti sani e salvi a casa.

Confronti
Questo testo si pu confrontare con un incantesimo ags.
162
del
XII sec., tramandato nel ms. Appendix n. 20 della biblioteca di
Lord Ashburnham, f. 191
r
; in esso sono anche presenti echi delle
benedizioni per fermare il sangue:

God was iborin in bedlem
iborin he was to ierusalem
ifolewid ! $e flum iordan
$er nes inemned ne wolf ne $ef [...]

l espressione, che si potrebbe definire formulare, hera heim
gasunta presente anche nellIncantesimo di Lorsch per le api e
nella Benedizione di Weingarten per il viaggio (!);
lo stesso dicasi per la locuzione uualdes ode uueges ode heido,
la quale ricorre anche nella Benedizione di Tobia (!).

Tradizione manoscritta
Nel cod. Vindobonensis 552 della sterreichische
Nationalbibliothek di Vienna, f. 107
r
.
Descrizione
163
: membr. 210 x 148 mm., fine IX sec., 112 ff.

158
Aat. giwerd#n, as. giwerthon (vb. db. II) stimare, concedere, degnare (G. I,
1015; K. 467; StW. 714).
159
Aat. z#ha (sost. f. -#) cagna (K. 1331).
160
Si tratta di un vb. deb. II, mat. schaden, ted. schaden, schdigen < germ.
*ska$#n danneggiare, ie. *sk"th- danneggiare (G. VI, 422; K. 946; Lex. II,
627; Pk. 950).
161
Aat. wara (avv.) dove, s# wara s# dovunque (G. IV, 1200; K. 1217; StW.
696).
162
Priebsch 1896, p. 428.
163
Menhardt 1960, p. 42.
210
scritti in minuscola carolina su una sola colonna in uno specchio
di scrittura di 125 x 90 mm. con 18 righe (incise a secco). Il cod.
scritto da 3 mani diverse: 1) 1
v
-107
r
; 2) 107
r
- righe 9-14, righe
16-19 ; 3) 107
v
-112
r
. La rilegatura, in pelle bianca, del XVIII
sec. ad opera della Hofbibliothek (antica segnatura del XVI sec.:
M 3898). Il cod. fu trovato nel 1857 da Fr. Miklosich.
Il ms. contiene un martirologio; lIncantesimo di Vienna per i
cani stato inserito da una mano del X sec. tra la Passio Sti.
Sebastiani e la Passio Sti. Kiliani, in uno spazio libero proprio
dove avviene il cambio di scrittura. Ad esso segue lincantesimo
latino Contra serpentem.

Edizioni e studi
Ehrismann 1932, pp. 104-105; Gantert 1999, pp. 28-42; Haug/
Vollmann 1991, p. 154, pp. 1152-1154; von Karajan 1858 (I
ediz.); Miller p. 60; MSD p. 16; Priebsch 1896, p. 428; Priebsch
1922, pp. 80-84; Saibene 1985, pp. 57-62; VL X, 1018; Wipf
1992, p. 76, p. 281.





2.4.0 Contro il diavolo

Questo gruppo di testi si discosta un po dagli incantesimi
finora esaminati; essi, pur avendo a che fare con il diavolo, non
sono dei veri esorcismi di uso liturgico, ma si pongono su un
piano diverso, pi vicino alle superstizioni della gente comune.




2.4.1 AD SIGNANDUM DOMUM CONTRA DIABOLUM
(St. LXXV)

La casa rappresenta per luomo il rifugio da tutti i pericoli
della natura circostante ed pertanto molto importante
211
proteggerla dallinvasione di demoni o spiriti maligni. In epoca
Cristiana, la protezione della casa viene compiuta con
benedizioni e aspersione di acqua santa e incenso in occasione di
festivit o ricorrenze speciali, oppure tramite addobbi fatti con
fronde verdi (a Capodanno, alle Palme o il primo Maggio) che
servono a scongiurare ogni male, o ancora mediante lincisione
di nomi, frasi o benedizioni vere e proprie. Per tenere lontano il
male utile anche la presenza di animali benefici come ad es. le
cicogne.
Il testo rappresenta un tipico esempio di magia della parola:
chi ha il potere della parola, chi conosce il nome delle cose ha il
potere sullessere, sullessenza stessa delle cose.


Testo (alemanno, X sec.)
Ad signandum domum contra diabolum
Uuola, uuiht, taz tu uueist, taz tu uuiht heizist,
Taz tu neuueist noch nechanst cheden chnospinci.

Traduzione
Per benedire la casa contro il diavolo.
Bene, spirito
164
che tu sappia
165
che sei chiamato spirito,
che tu non sappia n possa
166
pronunciare chnospinci
167
.

164
Aat. uuiht essere, essenza, cosa, mat. wiht essere vivente, folletto, spirito.
165
Aat. uueist: pres. ind. II sg. di wizzan (vb. pret. pres.) sapere, conoscere,
capire (K. 1288).
166
Nechast: negaz. + kunnan (vb. pret. pres.) capire, riuscire, potere, essere
capace (G. IV, 408; K. 688; StW. 352).
167
Numerose sono le interpretazioni fornite per questo termine, tutte modestamente
convincenti ma non abbastanza da risultare definitive. Di queste mi limiter a
riassumere le principali: inizialmente, Vetter e Kgel lessero chuospinci e, di
conseguenza, ritennero che lincantesimo servisse per favorire il latte alle mucche.
In seguito, Helm interpret questo termine come una parola magica senza senso,
come abracadabra; Unwerth lo immagin come nome proprio riferito ad uno
spiritello domestico; Harmjanz ipotizz un astratto derivato da Knospe
omiciattolo piccolo e grasso e lo interpret come attributo dello spirito maligno;
Sonderegger lo lesse come derivato di chnosp, inteso come nome proprio del
demone da cacciare; altra ipotesi interessante di Haubrichs/ Haug, i quali
interpretano il termine come un nomignolo indicante qualcosa di piccolo e
insignificante, soprannome che, attribuito al demone con funzione apotropaica in
contrasto con wiht, servirebbe a schernirlo e a renderlo inoffensivo. Se invece si
212
Tradizione manoscritta
Nel cod. misc. car. C 176 della Zentralbibliothek di Zurigo, f.
154
r
.
Descrizione
168
: membr. 163 x 125 mm. 242 ff. miscellaneo
dellXI sec. scritto da mani diverse con titoli e iniziali con
inchiostro rosso. La copertina, da cui sporge un gancio, in
legno rivestito di pelle bianca e mostra la traccia di una chiusura.
Il cod. proviene da S. Gallo e contiene una miscellanea di opere
di argomento prevalentemente liturgico, ma anche estratti ed
annotazioni di tipo medico e precisamente:
ff. 1
r
-112
v
: penitenziali, orazioni, estratti da vari autori cristiani,
prediche di Beda e S. Gregorio, inni;
ff. 113
r
-136
v
: martirologio di Beda;
ff. 137
r
-143
v
: frammento del canone del concilio di Mainz;
ff. 143
r
-153
r
: ricette, calendario, caratteristiche delle pietre;
ff. 153
v
-155
r
: formule di scongiuro (f. 154
r
: Ad signandum
domum da una mano del XII sec.)
ff. 155
v
-240
r
: tabelle per i calcoli della Pasqua, calendari,
regimina, lunari, estratti dalle opere di Beda, notizie astrologiche.

Edizioni e studi
Harmjanz 1937; Haug/ Vollmann 1991, p. 154, pp. 1154-1156;
Helm 1947; Korsmeier 1997, Miller p. 152; Ohrt 1925; Saibene
1985, pp. 27-31; VL X 1603; Wipf 1992, p. 94, p. 295.





interpreta come parola dotata di una forza magica, lintero testo avrebbe lo scopo
di impedire al demone di pronunciare questa parola, per evitare che egli possa
quindi recare danno alluomo. Uno studio recente (Korsmeier 1997, pp. 45-48)
rilegge tutto questo incantesimo come una protezione delle case (che erano fatte di
legno) dai danni provocati dai funghi del legno e interpreta la parola chnospinci
come affine a knospe fungo, escrescenza in dialetto svevo (< germ. *knuppa
ammasso, mucchio, zolla). Questo tipo di danni, non essendo il fungo visibile se
non quando aveva ormai raggiunto una dimensione tale da provocare seri danni
alla struttura della casa, veniva interpretato come opera del demonio.
168
Mohlberg pp. 146-149.
213
2.4.2 NU VUILLIH BIDAN
(St. LXXX)

Il seguente testo si presenta vergato in scrittura criptata,
secondo una tecnica molto usuale nei ms. medievale: al posto di
ogni vocale inserita la lettera dellalfabeto che la segue.


Testo (Dialetto di Treviri, con elementi di francone renano,
XI sec.)
nx vukl lkn bidbn dfn rhchbn crkst thfmbnnflkh chfs ch"kst
thfrdfn dkvvfl gk bbnt isknfn nampn xxkl lkh vuklkh thfn xrfidpn
slbhbn mkttfn cplbpn.

Nu vuillih bidan den rihchan Crist, the mannelihches chenist ist
ther den divvel gibant, in sinen namon uuillih gan;
nu vuilih then ureidon slahan mitten colbon.

Traduzione
Ora io voglio sperare
169
nel potente Cristo
che la salvezza
170
di ogni uomo
che leg il diavolo
io voglio andare nel Suo nome
ora io voglio colpire
171
il Rinnegato
172
con i bastoni
173
.

Confronti
Lespressione: in sinen namon uuillih gan ricorre anche,
come si visto, nelle Benedizioni per i viaggi.


169
Aat. b!tan (vb. ft. I) aspettare, aspettarsi, sperare (K. 115).
170
Il termine chenist corrisponde ad aat. ginist (sost. f. !) salvezza, guarigione
da ginesan (K. 425).
171
Per slahan ! Incantesimo di Monaco per le ferite.
172
Ureidon si pu collegare ad aat. urerdo (m. n) esule (K. 1186) -riferito al
Diavolo, bandito dal cielo perch angelo ribelle-, oppure al vb. db. unreinen
disonorare, profanare, violare (K. 1164).
173
Aat. colbon (dat. pl.): aat. kolba (sost. f. #/ -n), kolbo (m. n), kolb (m. &/ -!)
bastone, verga, clava.
214
Tradizione manoscritta
Nel cod. 564/806 della Stadtbibliothek di Treviri, f. 65
v
(margine
inferiore).
Descrizione: membr. in ottavo 133 x 95 mm., 112 ff.
miscellaneo e composito databile tra lVIII e il XIV sec. La
copertina in legno rivestita in pelle marrone.
Il ms., proveniente da St. Eucharius, contiene una serie di opere
in latino di argomento liturgico e precisamente:
ff. 1-38
v
: Tractatus de instructione confessorum (fine XIV sec.);
ff. 35-49
v
: Prediche (fine VIII sec.);
ff. 50-60
v
: Epistola di S. Gregorio (fine VIII sec.);
ff. 70: due formule di scongiuro in latino (XI sec.);
ff. 70-79
v
: annotazioni sui vangeli;
f. 75
v
: nel margine inferiore su quattro righe: Nu vuillih bidan
(XI sec.);
ff. 81-85: orazione;
f. 85
v
-112: Auctoritates diversorum doctorum.

Edizioni e studi
Keuffer 1900, p. 27; Laufner 1965; VL IX, 1058; Wipf 1992, p.
92, p. 294.





2.5.0 Contro il ladro

Il ladro, presso le popolazioni germaniche, lindividuo pi
disprezzato e punibile per legge, poich egli agisce con
linganno
174
. Le sue azioni sono collegate col mondo della
stregoneria e dei demoni.
Esistono molti tipi di benedizioni per proteggersi dai furti o
per impedire al ladro di entrare in casa e di fuggire e non
mancano ricette per rintracciarlo. Contro i ladri nelle chiese o

174
BS. II, 197-249.
215
ladri di relique esistevano poi delle apposite formule.




2.5.1 DE FURTU
(Miller p. 155)

Questo incantesimo pressoch sconosciuto. Esso scritto su
tredici righe, ma della dodicesima sono visibili solo le croci poste
sopra le parole (probabilmente sei), che sono state cancellate e
non sono pi visibili neanche con luso di reagenti chimici.
Nonostante i molti dubbi di interpretazione, di grande
interesse anche per le indicazioni pratiche da eseguire
congiuntamente alla recitazione dellincantesimo stesso. Non
esistono studi su questo testo, eccetto un articolo del 1880.


Testo (bavarese, XIII sec.)
De furtu. Accipe cribrum. Nim ein sip vnd stich en miten da
durch ein spinnelen. da an ein enspin stech. vnd gib daz
zvein ze haben. vf den vingeren gegen ein andr. vde be
stelle alle die hinz den dv dich der diube versehest.
vnd spirch wider ein. Er ist hinne der daz hat ver
stolen Der ander sprech ern ist. Diu wort sprechen dri
stunt. vnd sprich den nv seze ez got uf den reht shvldeger
vnd lege den ein salz uf daz sip. in dem namen des vatr.
in dem namen des svns. In dem namen des heiligen geistes.
In dem namen aller heiligen. In dem namen des heilegen
cruces. Vnd sprich den disiu worte. In crucis wise.

xpc calcat.

216
Traduzione
Per il furto. Prendi un crivello. Prendi
175
un setaccio
176

infilzaci
177

dentro un fuso
178
poi conficca un altro fuso
e fai in modo di averne due
179
sulle dita luna contro laltra.
e ordinali
180
tutti fino a che
181
non osservi
182
il ladro
183

e parlaci dentro: (egli) dentro
184
, colui che ha rubato.
Laltro uno che parla
185
. Queste parole dille tre
volte. E di: ora Dio prendi
186
il vero colpevole
187

e metti il sale sul setaccio. Nel nome del Padre
nel nome del Figlio, nel nome dello Spirito Santo.
Nel nome di tutti i Santi. Nel nome della Santa
Croce. E di queste parole facendo la croce.

Cristo viene.

Confronti
Per ritrovare il ladro si vedano anche ! Appendice n. 181, 182.


175
Aat. nim: imperativo di neman (vb.ft. IV) prendere (K. 827)
176
Aat. sip, sib, sipf, siph (sost. n. &) crivello, setaccio (K. 934).
177
Aat. stehhan, stechan; mat. stechen (vb. ft. V) conficcare, pungere, trafiggere
(K. 1023), anche aat. stehh#n, stech#n, stekk#n (vb. db. II) pungere, trafiggere
(K. 1026).
178
Aat. spinnila, mat. spinnel, spindel, spinele fuso (K. 1008; Lex. II, 1096;
BMZ II, 510).
179
Aat. zune, zu, mat. zw"ne, zw#, zwei (num.) due (BMZ III, 951).
180
Mat. bestellen (vb. db.I) occupare, domandare, richiedere, precisare, ordinare,
calcolare (Lex. I, 226), aat. bistellen preparare, ordinare (K. 112).
181
Mat. hinze, hinz (prep.) fino a (Lex. I, 1301).
182
Forse da riferire ad aat. firsehan (vb.ft. V) disprezzare, aspettarsi, fidarsi,
confidare, prevedere, osservare (K. 285).
183
Aat. diob, mat. diube, diuve (sost. f.) ladro, furto, refurtiva (K. 182; Lex. I,
441).
184
Mat. hinne (avv.) qui dentro (Lex. I, 1299).
185
Mat. sprechaere (sost. ft. m.), aat. sprehh&ri oratore, istrione (Lex. II, 1111;
BMZ II, 533; K. 1012).
186
Mat. setzen (vb. db.I) mettere, prendere, afferrare (Lex. II, 894), aat. sezzen,
sezzan (K. 933), oppure a %fsezzen (vb. db.) imporre (G. VI 299).
187
Mat. schuldigaere, -er (sost. ft. m.) colpevole (Lex. II, 812).
217
Tradizione manoscritta
Nel clm. 536 della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, f. 89
v
.
Descrizione: ! Incantesimo di Prl contro i vermi.

Edizioni e studi
Birlinger 1880; Keinz 1867; MSD p. 276.


218
3. CONCLUSIONI



3.1.1 Considerazioni sulla problematica dei generi

Come si accennato nella parte introduttiva, gli incantesimi
non hanno una collocazione ben precisa allinterno della
produzione letteraria, e, mentre alcuni studiosi, tra cui Eis,
tendono ad inserirli nella Fachliteratur cui appartengono i testi
aventi un fine pratico, finalizzati, cio, ad uno scopo preciso, altri
li considerano opere letterarie, che appartengono alla tradizione
culturale e sono state tramandate per puro gusto antiquario.
Dal punto di vista formale, un incantesimo, al pari della ricetta
medica, genere molto diffuso nel medioevo e con cui molto
spesso condivide la stessa pagina nel manoscritto, pu essere
definito rimedio; un rimedio , infatti, qualcosa che risponde
ad una struttura del tipo:
se hai x, fai y
Nel caso delle ricette, il fare si traduce effettivamente in
azioni pratiche come quelle di assumere erbe, mentre negli
incantesimi il fare coincide quasi esclusivamente con il dire
qualcosa; questo tipo di rimedio pu essere definito rimedio
verbale. Lassociazione fare-dire ci riporta alla teoria austiniana
del dire fare.
Si detto che alla base di qualsiasi tipo di incantesimo c la
fede nella potenza creatrice della parola. Questo dato risulta
evidente dalla semplice lettura di ciascun testo, in quanto tali
rimedi verbali sottendono una struttura del tipo:
se hai x d y.
Potremmo affermare, quindi, che per essere considerato tale un
rimedio verbale deve contenere lindicazione, che pu essere
anche sottintesa: se hai questo problema (oppure: contro
questo) di le seguenti cose. E bene sottolineare, inoltre, che
non ha alcuna importanza se le cose da dire siano preghiere o
invocazioni cristiane, poich, come si detto in precedenza, in
questo contesto le espressioni della liturgia vengono usate
secondo gli scopi e i mezzi della magia e della superstizione.
219
3.1.2 Gli elementi compositivi dei rimedi verbali

Un rimedio verbale pu essere di diversi tipi; dal ricco corpus
di testi qui analizzati cercheremo di estrapolare una serie di
criteri per distinguerli fra loro, senza per giungere ad elaborare
delle categorie rigide, poich, come si detto, nel corso della
trasmissione si sono avute numerose fusioni di motivi e di nuclei
narrativi diversi.
Possiamo individuare alcuni elementi costitutivi ricorrenti che,
sommandosi e mescolandosi fra loro, danno vita ai diversi tipi di
rimedi verbali; essi si distinguono in:

conferma (per il destinatario): si ha quando lofficiante si
rivolge direttamente al beneficiario del rimedio per confermare il
buon esito di esso, con una locuzione o un imperativo che di fatto
sancisce la soluzione del problema:
daz dir zo bvza (! 1.3.6.1); stant uf ... got der gebot (! 1.4.1);
da mite si dir din ouga gesegenet, daz dir ze buozza (.); insprinc
haptbandun ... (! 2.1.1);

invocazione: si tratta di una serie di vocativi e attributi
indirizzati alla divinit che solitamente, ma non sempre, si
identifica con il Dio cristiano, come ad esempio:
daz heilige himelchint ... der si hiute min halsperc (! 2.2.1);
du gndige Crist du der in demo himile bist (! 1.2.6);

istruzioni: ovvero le indicazioni pratiche date allofficiante,
solitamente espresse in lingua latina, utili per lesecuzione
corretta del rito, ad esempio:
dic colorem (! 1.2.4); hoc dicatur ter et ... fiat nodus ... (!
1.3.2); singula ter dicat (! 1.3.8.1); accede ad infirmum ... et dic
ter, ad dextro pede dextrum latus ..., hoc fac ter ... (! 1.4.1);

modello: si tratta del racconto di un passato che serve da
precedente, detto antefatto mitico, e che Ramat ha definito
mito; fornendo il modello per il risultato che si vuole ottenere,
esso consente di stabilire la validit dellincantesimo che ci si
220
accinge a recitare
1
. Esso solitamente costituisce lincipit, ma pu
anche essere inserito allinterno del discorso; alcuni esempi:
Der hrre Job lach in miste (! 1.2.5); Phol ende uuodan
uuorun zi holza (! 1.1.7); Christ uuart gaboren er uuolf.. (!
2.3.3); Xrist vvrd an erthe geboren (! 1.1.2);

ordine: limperativo diretto al male o al problema
(solitamente gli si intima di sparire), ad esempio:
gang uz nesso (! 1.2.7); Eiter bistu zegan soltu (! 1.3.5);

parole magiche: sono termini privi di significato, ma
pregni di suggestione magica, come ad esempio:
Kardeya, Karnentia, Carnisonsetica ... (! 1.3.10);

rafforzativi: ovvero quegli elementi liturgici che
suggellano di fatto la magia, come ad esempio:
In gotes namen (...), bi sancto Germano (! 1.2.4); bi gotes
worten (! 1.2.8); in nomine Ihesu Christi, bi den heiligen funf
wnten, fiat (! 1.3.6.2); durh des heiligen Christes minna (!
1.3.7.0); in dem namen des vater ... bi dem crce (! 1.3.9); in
principio, increatus ... (! 1.3.5); pi gode iouh pi ... (! 1.7.1); in
nomine ... nomine Tetragammaton, miserere nobis (! 2.2.1);

richiesta: si tratta dellesortazione, indirizzata alla divinit,
di intervenire per la soluzione del problema; come ad esempio:
abstrahe domine malum istud (! 1.3.5); der heiligo
Christ...der gauerdo uualten ... de frumma mir ... (! 2.3.3);

similitudine: pu essere esplicita o implicita e serve a
rafforzare la validit del rimedio, gi riuscito in un passato che
pu essere quello descritto oppure pu essere sottinteso (di solito
si riferisce a episodi della vita di Cristo); ad esempio:
sicut abstraxisti ...(! 1.3.5); als unserem herren waere ... (!
2.2.1).



1
Ramat 1976, p. 60.
221
3.1.3 Tipologie

In base a come gli elementi appena messi in luce si combinano
fra loro, possibile evidenziare alcune tipologie ricorrenti. A mio
avviso, non produttivo tentare di ricondurre ogni incantesimo
allinterno di una rigida categoria, poich tali elementi, come
facilmente osservabile, si mescolano e si sovrappongono tra loro,
dando vita anche a delle forme ibride. Nel corpus degli
incantesimi esaminati si sono riscontrate le seguenti tipologie.

1) modello + similitudine. Si tratta della struttura pi
ricorrente. Nella maggior parte dei casi, alla struttura pura
iniziale si sono aggiunti altri elementi, come ad esempio
istruzioni su azioni da fare e/o rafforzativi e parole magiche:
- Crist unte Iudas ... + sose Iordanis aha ... (! 1.3.6.1);
- Sanfde inde wale ... + also wale gelaze den minschen ... (+
herena saltuo sprechin ... bit drin venijn) (! 1.6.1);
- Der hrre Job lach in miste + also si .N. des manewurmes ...
(+ Carnax alia ...) (! 1.2.5);
- Phol ende uuodan uuorun + sose gelimida sin (! 1.1.7);
- Man gieng after wege ... + samo demo got da selbo buozta +
tu rune imo in daz ora (! 1.1.1);
- Christ und iohan giengon ... + so stant du (! 1.3.2);
- Crist uuarth giuund + so duo thu bluod (! 1.3.1);
- Quam Krist endi sancte Stephan + soso ... so gibuozi ihc it
(! 1.1.6);
- Johan was in man ... + so do diz ros des mordes (! 1.1.3);
- Visc flot aftar demo uuatare ... + the seluo ... thie gihele...(!
1.1.5);

In alcuni casi, il fatto che la guarigione sia auspicata per
analogia con i fatti raccontati viene sottinteso e, al posto della
similitudine, possiamo trovare altre componenti, quali ad
esempio delle istruzioni pratiche:
- dr guot pruder giengen + sprich den segne dristunt ...unt tuo
nith mr...(! 1.3.9);
oppure dei rafforzativi e/o delle conferme per il destinatario:
- Crist wart wund + duorc des heiligen cristes willen + diz di
222
din buozen (!1.3.3);

Se il racconto esemplare molto noto, possibile che esso non
venga raccontato, ma solo accennato, tanto da sembrare
scollegato con il resto, come si vede in !1.2.1, in cui abbiamo
una struttura del tipo: istruzioni + modello. Va notato, inoltre,
che, tranne il modello, tutto lincantesimo in lingua latina:
- Post solis occasum ... + Crist uuart geboran ... (! 1.2.1);

simile a questa, ma in lingua tedesca e con similitudine
esplicita unaltra forma ibrida con struttura del tipo: (istruzioni)
+ modello + similitudine (+ conferma):
- Ganc ze demo fliezzentemo ... + mit demo selben segena, so
... (! 1.5.2).


2) Ordine (+ rafforzativo). Si tratta della forma pi semplice
di incantesimo, che secondo alcuni studiosi doveva rappresentare
la forma originaria da cui sarebbero derivate, per addizione o
per fusione, tutte le altre. Secondo Ramat questo tipo di testo
deve essere definito scongiuro e non incantesimo
2
, ma a mio
avviso questa distinzione non necessaria, anche perch non
possibile, in base ai dati al momento disponibili, delineare
perfettamente levoluzione cronologica di tali testi.
Allimperativo diretto al male possono aggiungersi altri elementi,
che in ogni caso non intaccano la struttura di base:
- gang uz nesso (+Ter pater noster) (!1.2.7);
- sizi sizi bina ... (+ inbot dir sancte maria) (! 2.3.2);
- gang ut nesso (+ Drohtin uuerthe so!) (! 1.2.3);
- (uuola uiht ...) + taz tu neuueist ... (! 2.4.1);

In certi casi ad un nucleo iniziale di questo tipo si aggiungono
o si ampliano delle parti aventi la funzione di rafforzare e
confermare quanto gi espresso:
- ich beswer hivte dine hir, das hivte sich winnende si...; bi
dem hailigen xpe...hailigen blvote (...), secundum uoluntatem

2
Ramat 1976, p. 73.
223
tuam (! 1.5.1).

Oppure lordine pu non essere diretto al male da sconfiggere,
ma a qualcosa che pu intervenire sugli eventi, come ad esempio
il sole:
- Ich besuere dih sunno... (! 1.2.4).

Laggiunta di istruzioni pratiche e altri elementi al nucleo
iniziale, pu dare luogo ad unulteriore forma ibrida del tipo:
(istruzioni) + ordine (+ rafforzativi):
- (cum minimo digito...) + ich biminiun dih...+ adiuro te ut non
crescas (+ per pater et filium... ) (!1.7.1) ;
- (Lignum de sepe..., aditis his teutonicis uerbis, Si hoc tribus
diebus... ) + ich besueren dich uberbein (+ bi demo holze)
(!1.8.1).


3) Modello + ordine (+invocazione / istruzioni). Si tratta di
un altro gruppo piuttosto consistente di incantesimi che al
racconto esemplare fa seguire lordine diretto al problema da
risolvere. Tale tipo di struttura si riscontra con maggiore
frequenza nei rimedi contro le emorragie:
- Crist wart hien erden wnt + heil sis tu wnte / (+ich besuere
dich
3
) (! 1.3.6.2);
- stuon des adamez zun + samath friwize dich (! 1.4.2);
- do quam des tiufeles sun + also tuon ich ih dih (! 1.4.1);
- Genzan unde Iordan + uerstande tiz plot, stant (!1.3.8.1);
- Vro unde Lazakere keiken...(+ parte mancante ?) (! 1.3.8.2);
- der hligo Christ wart geboren + also verstant d bluotrinna
(!1.3.7.0).

La posizione di questi elementi pu anche cambiare, e vi si
possono mescolare anche altri elementi, ad esempio: Ordine +
Modello + similitudine + Ordine (+ istruzioni + rafforzativi/
invocazioni):

3
Questultima ripetizione probabilmente unaggiunta posteriore che si fusa
con una base iniziale, caso questo molto diffuso tra i testi analizzati.
224
- Ich gebiude dir wurm + ... bi Jehsu Nazareno, der ze bethlem
geboren wart+ quicumque homini hac medicina vermem emedare
uelit ... (! 1.2.2)
- wrm ich gebivte dir + canta:...et dic + Adiutorium nostrum...
(! 1.2.8);
- Longinus miles... + Adiuro sangue...+ quam iordanis aha... (+
pater noster cum gloria) (! 1.3.11).

Dal tipo modello + ordine deriva una ulteriore forma ibrida,
in cui, al posto dellimperativo diretto al male, troviamo una
richiesta di intervento alla divinit, che nel caso specifico deriva
da un fraintendimento del termine tumbo, avremo quindi un
tipo modello + richiesta:
- Tumbo saz in berke + Tumbo uersegene tivsa uunda (!
1.3.8.3).

Anche il Primo incantesimo di Merseburg sembra da
ricondurre a questa tipologia, sebbene limperativo finale non sia
rivolto al male, ma al destinatario, cio al prigioniero che vuole
liberarsi:
- Eiris sazun idisi + insprinc haptandun (! 2.1.1).

4) Unaltro gruppo di testi, invece, si discosta notevolmente da
quelli analizzati finora: si tratta delle benedizioni per il viaggio e
la partenza. La differenza sostanziale tra questi due tipi che nel
primo la benedizione viene data in seconda persona, mentre nel
secondo tipo lofficiante parla in prima persona e si rivolge
direttamente allinteressato, quindi qui abbiamo delle esortazioni
e degli ottativi rivolti alla persona che sta partendo; nonostante la
disposizione possa cambiare e variare in ampiezza, gli elementi
caratteristici di tali testi sono:

richiesta + invocazione (+ similitudine), ognuna di queste
componenti si pu ripetere e intrecciare varie volte:
- daz s hiute mn frideschilt! (...) + in nomine... + als unserem
hrren wre ... (! 2.2.1);
- In nomine...+ got mit gisundi... + da min fravwi sandi marie
... (! 2.2.3).
225

Nella Benedizione di Tobia (! 2.2.2), a questi elementi, che si
ripetono e si intrecciano fra loro, si aggiunge una sorta di
introduzione narrativa, che in realt non funge da antefatto
mitico come negli incantesimi del primo tipo, ma serve a
giustificare le parole stesse della benedizione, che risultano in tal
modo inserite nella cornice del racconto:
- siner sun er sande..ein segen wart ob ime getan + ..der mueze
dich beheten .. + ...als er von ime was behuot .. (! 2.2.2).

Questi ultimi tre testi si discostano notevolmente dagli altri,
poich mostrano delle caratteristiche simili non tanto alle ricette,
quanto alle preghiere vere e proprie. Se abbiamo definito
rimedio qualcosa che sottende una struttura del tipo se hai x
fai y, potremmo anche includere la preghiera cristiana come
rimedio verbale in cui non si ha pi, come negli incantesimi se
hai x d y, ma:
per evitare x, invoca y.




3.1.4 Incantesimi e benedizioni

Riguardo alla terminologia usata per denotare i testi analizzati,
bisogna evidenziare una concreta difficolt dovuta non solo,
come si visto, alla laboriosit di suddivisioni categoriche
allinterno del genere, ma anche ad una non perfetta
corrispondenza nella traduzione dei termini tedeschi in italiano.
Gli studiosi tedeschi usano solitamente chiamare
Zaubersprche solo gli incantesimi di indiscussa origine pagana
(quindi, in ultima analisi, solo quelli di Merseburg, se pure, a ben
guardare, neanche quelli), e Segen tutti gli altri. In italiano, per,
tradurre automaticamente Segen con benedizioni produce un
certo imbarazzo; esse, pur non potendo essere definite pagane,
sono, infatti, anche e necessariamente diverse dalle benedizioni
cristiane di uso liturgico.
Si visto, inoltre, che sebbene sia possibile delineare delle
226
tipologie distinte e distinguibili allinterno del genere, i vari
elementi compositivi dei rimedi verbali si intrecciano e si
fondono al punto tale che, volendo chiamare in modo diverso
ogni nuova combinazione, sarebbe necessaria una quantit di
definizioni che a mio avviso non aggiungerebbero niente alla
comprensione e alla conoscenza dei testi. Pur avendo
inizialmente accolto la distinzione tedesca tra incantesimo e
benedizione, ritengo opportuno, alla luce dellanalisi svolta,
denominare incantesimo tutti i rimedi verbali appartenenti ai
primi tre gruppi, lasciando la denominazione benedizione alle
sole benedizioni per i viaggi e le partenze (quarto gruppo). Esse,
come hanno evidenziato Stuart e Walla, si discostano dagli altri
tipi di testo anche perch hanno una maggiore affinit con i testi
di tradizione letteraria piuttosto che con quelli di uso
quotidiano.
Il nucleo centrale di una benedizione dunque: invocazione +
richiesta, alla quale possono aggiungersi altri elementi
(istruzioni, rafforzativi, similitudini, conferma). Tali elementi
ricorrono, in verit, anche negli incantesimi, ad essi per
riservato uno spazio esiguo, a differenza che nelle benedizioni,
ove essi costituiscono la parte pi consistente, che viene ripetuta
e ampliata.

Alcuni testi, nelle diverse antologie affiancati solitamente agli
incantesimi e in un primo momento inclusi nella presente analisi,
sono stati in un secondo momento esclusi, poich non rispondono
alla definizione di rimedio verbale; tra questi, ad esempio,
Nisal nieman e la Benedizione di Monaco contro i vermi (!
Appendice n. 179 e n. 53), i quali potrebbero essere forse
considerati un residuo di un incantesimo, ma hanno ormai
perso ogni connotazione magica, cos come in ! 1.3.8.2 (Vro
unde Lazakere), che potrebbe essere lincipit (il racconto o
modello) di un incantesimo di cui per nessun codice ci
tramanda il seguito.
Un discorso a parte merita Suemo du kela (! 1.9.1), testo che
risponde in parte ai criteri qui evidenziati poich viene
specificato che per guarire bisogna dire qualcosa; la prima
volta viene usato il termine benedire e la seconda dire, ma si
227
tratta di una zona di confine tra la benedizione e la vera e
propria preghiera.




3.2.0 La potenza della parola. Considerazioni linguistiche
3.2.1 Atti linguistici performativi

Si visto come sia possibile distinguere ci che magico da
ci che non lo , e abbiamo visto cosa sono e come si possono
distinguere i diversi tipi di rimedi verbali dallosservazione dei
loro elementi strutturali. Ora importante confrontare questi dati
su un altro piano, vedere, cio, se e come ai diversi elementi
strutturali individuati corrispondano diversi tipi di atti linguistici.
Come si gi accennato, la magia pu agire nel testo in vari
modi, a livello lessicale attraverso termini intrinsecamente
magici, a livello stilistico-formale attraverso tecniche e figure
ricorrenti (parallelismo sintattico, similitudine) e a livello
pragmatico attraverso atti linguistici dichiarativi (o commissivi) e
direttivi, finalizzati alla immediata e diretta trasformazione della
realt, in altre parole, tali atti linguistici hanno valore
performativo
4
durante lesecuzione della formula.
Secondo la classificazione proposta da Searle
5
gli atti illocutivi
possono essere:
rappresentativi, se caratterizzati dallo scopo illocutorio di
impegnare il parlante alla verit della proposizione espressa,

4
Secondo Austin, il performativo esplicito, che corrisponde ad una formula del
tipo Con queste parole io + verbo al pres. indicativo, si pu classificare in:
1) verdittivi, come: condannare, valutare, calcolare, riconoscere, interpretare;
2) esercitativi, come: votare, ordinare, eleggere, licenziare, scomunicare, multare,
reclamare;
3) commissivi, come: promettere, supplicare, giurare, acconsentire, scommettere,
sottoscrivere;
4) espressioni di comportamento, come: scusarsi, ringraziare, congratularsi,
deplorare, augurare, lamentarsi;
5) espositivi, come: affermare, negare, riferire, citare, ammettere, informare,
concordare, obiettare, dedurre, spiegare, concludere, illustrare.
5
Searle 1976, p. 85 e seg.
228
come: asserzioni, constatazioni, spiegazioni, classificazioni,
descrizioni, diagnosi;
direttivi, se caratterizzati dallo scopo illocutorio di far fare
qualcosa allinterlocutore, come: comandi, richieste, domande,
inviti e consigli;
commissivi, se caratterizzati dallo scopo illocutorio di
impegnare il parlante a una determinata condotta futura, come
promesse, giuramenti, minacce, offerte;
espressivi, se caratterizzati dallo scopo illocutorio di esprimere
uno stato psicologico relativo al contenuto della proposizione,
come: ringraziamenti, congratulazioni, scuse;
dichiarativi, la cui esecuzione determina la corrispondenza tra
il contenuto proposizionale e uno stato del mondo, come:
sposare, dichiarare guerra, nominare, licenziare, lasciare in
eredit.
Tornando agli elementi costitutivi dei rimedi verbali, si
osserva che il modello caratterizzato da atti rappresentativi,
espressi al preterito: essi hanno la funzione di descrivere un fatto
o di constatarne lesistenza.
Per quanto riguarda lordine diretto al male, esso
caratterizzato da atti dichiarativi espressi dallimperativo (io ti
ordino, esci fuori, fermati, ecc.);
le istruzioni sono invece espresse da atti direttivi (d tre
volte, strofina la zampa, ecc.), che possono essere sia espressi
con limperativo che con una forma impersonale del tipo: questo
si dica per tre volte;
le richieste, anchesse atti direttivi, sono invece solitamente
espresse allottativo mi aiuti la santa forza di Dio, possa Dio
mandarti a casa sano.
Per quanto concerne la conferma interessante notare che,
specialmente nellespressione questo per te per la guarigione,
essa coincide con la riuscita stessa dellincantesimo, o, in altre
parole, con la trasformazione della realt.


229
3.2.2.Il lessico

Nel lessico degli incantesimi esaminati possibile individuare
due tendenze: un gruppo di testi che tende ad assomigliare alle
ricette mediche nel modo in cui vengono elencate le malattie o le
operazioni da eseguire, un altro gruppo di testi il cui lessico si
avvicina maggiormente al linguaggio proprio della liturgia.
Per quanto concerne invece la connotazione magica data dal
lessico bene sottolineare che anche luso di espressioni
liturgiche o lindicazione di recitare una preghiera o di segnarsi
non compromette anzi rafforza lintento magico. Gli elementi
riconducibili al Cristianesimo vengono, infatti, usati per gli
scopi e con i modi tipici della magia, almeno nella maggior parte
dei casi.
Questa tendenza molto forte negli incantesimi curativi,
quelli cio che sono finalizzati alla cura delle diverse malattie,
mentre gli incantesimi destinati a scongiurare un male futuro
sono tendenzialmente pi vicini alle preghiere cristiane.
Questultimo gruppo di testi, inoltre, quello che, dal punto di
vista della tradizione manoscritta, risale ad un periodo pi
recente ed quello che resta produttivo nella fase del tedesco
medio e moderno.




3.3 La tradizione manoscritta. Confronto dei dati

Dallanalisi della tradizione manoscritta risulta una quasi
perfetta divisione tra gli incantesimi inseriti in codici di
argomento religioso e quelli inseriti in codici di argomento
medico; in entrambi i casi si tratta solitamente di codici
miscellanei. La seguente tabella mostra la situazione dei singoli
testi e del loro contesto:

230

NOME COLLOCAZIONE POSIZIONE

CONTENUTO
DEL CODICE

Ad catarrum dic Cod. 40/1018 Stadtbib.
Trier f. 19
v
.

margine inf. misc. med.
Ad equum errehet Cod. nouv. acquis. lat.
229 Bib. Nationale Paris,
f. 10
r
.

sp. scritt.
6
misc. med.
Ad equum
infusum
Cod. pal. lat. 1158
Bib.Vaticana Roma f. 68
v
.
margine sup.
ultimo f.

med.
Ad fluxum
sanguinis narium
Cod. nouv. acquis. lat.
229 Bib. Nationale Paris,
f. 10
r
.
sp. scritt. misc. med.
Ad pestem equi Cod. pal. lat. 1158
Bib.Vaticana Roma f. 68
v
.
margine sup.
ultimo f.

med.
Ad restringendum
sanguinem-
Abdinghof
Cod. M 863 Pierpoint
Morgan Library New
York, f. 5
v
.

sp. scritt. misc. med.
Ad restringendum
sanguinem- Erfurt
Cod. 62
b
collezione
Amplonian
Wissenschaftliche
Allgemeinbib. Erfurt, f. 8
r
.

sp. scritt. misc. med.
Ad signandum
domum contra
diabolum
Cod. misc. car. C 176
Zentralbib. Zrich, f.
154
r
.

sp. scritt. misc.
rel. e med.
Ad uermem qui in
caballo est
Cod. nouv. acqu. lat. 356
Bib. Nationale Paris f.
69
r
.

spazi liberi
ultimo f.
med.
Benedizione di
Monaco per la
partenza



Clm. 23374
Staatsbib.Mnchen, ff.
15
v
-16
r
.

sp. scritt. misc. rel.

6
Con questa abbreviazione si intende che il testo in questione stato vergato
allinterno dello specchio di scrittura, senza particolarit grafiche che lo
distinguano dagli eventuali altri testi contenuti nel foglio.
231
NOME COLLOCAZIONE POSIZIONE

CONTENUTO
DEL CODICE

Benedizione di
Tobia

1) Cod. C 664
Universittsbib. Uppsala,
ff. 53-54;
2) Clm. 17051 Staatsbib.
Mnchen, f. 225
r
;
3) Cod. cent. VII, 8
Stadtbib. Nrnberg, ff.
146
r
-148
v
;
4) Cod. 14
Universittsbib. Rostock,
ff. 145
rv
;
5) Cod. 2817 Nationalbib.
Wien, f. 24
v
e 25
v
;
6) Cod. extrav. 226
Herzog-August Bib.
Wolfenbttel, ff. 54
r
-55
v
;
7) Cod. XI, 353 Stiftbib.
St. Florian, f. 187
rv
;
8) Cod. cent. VII 38
Stadtbib. Nrnberg, ff.
203
v
-205
v
;
9) Cod. 5832
Germanisches
Nationalmuseum
Nrnberg, ff. 2
r
-5
r
;
10) Cgm. 850 Staatsbib.
Mnchen, f. 53
v
-59
r
;
11) frammenti di Erfurt;
12) deutsche
Historienbibel;
13) frammenti di
Schnbach.

1) f. di guardia;
2) ultimo f.;
3) sp. scritt.
(diviso in due
parti);
4) sp. scritt.;
5) sp. scritt.;
6) sp. scritt.;
7) ff. di
guardia;
8) sp. scritt.;
9) sp. scritt.;
10) sp. scritt..
1) misc. med.;
2) rel.;
3) misc. rel.;
4) rel.;
5) misc. med.;
6) misc.
med. e rel.;
7) misc. rel.;
8) misc. rel.
(uso liturgico);
9) misc. rel.;
10) misc. rel.
(uso liturgico).
Benedizione di
Weingarten per il
viaggio

Cod. HB II 25 Landesbib.
Stuttgart, f. 123
v
.
spazi liberi misc. rel.
Contra caducum
morbum
Cod. nouv. acquis. lat.
229 Bib. Nationale Paris,
f. 10
r
.

sp. scritt. misc. med.
Contra fluxum
sanguinis
Clm. 100 Staatsbib.
Mnchen, f. 74
r
.

sp. scritt. misc. rel.
232
NOME COLLOCAZIONE POSIZIONE

CONTENUTO
DEL CODICE

Contra malum
malannum
Cod. 218 Universittsbib.
Bonn, f. 41
r
.

spazi liberi misc. med
Contra rehin Cod. C 58/275 Zentralbib.
Zrich f. 47
r
.

sp. scritt. med.
Contra uberbein Cod. nouv. acquis. lat.
229 Bib. Nationale Paris,
f. 10
r
.

sp. scritt. misc. med.
Contra uermem
edentem
Cod. nouv. acquis. lat.
229 Bib. Nationale Paris,
ff. 9
v
-10
r
.

sp. scritt. misc. med.
Contra uermes
pecus edentes
Cod. nouv. acquis. lat.
229 Bib. Nationale Paris,
f. 10
r
.

sp. scritt. misc. med.
Contra vermes Cod. 751 Theol. 259
Nationalbib. Wien, f.
188
v
.

spazio vuoto
dell ultimo f.
rel.
De furtu Clm. 536 Staatsbib.
Mnchen, f. 89
v
.

sp. scritt. misc. med.
De hoc quod
spurihalz dicunt
Cod. 751 (Theol. 259)
Nationalbib.Wien, f. 188
v
.
spazio vuoto
dell ultimo f.

rel.
Incantacio contra
equorum
egritudinem ...

Cod. 40/1018 Stadtbib.
Trier f. 36
v
-37
v
.
margine inf. misc. med.
Incantesimi di
Bamberga 1 e 2
Cod. Misc. Med. 6
Stadtbib. Bamberg, f.
139
r2
.

sp. scritt. misc. med.
Incantesimi di
Millstatt per
fermare il sangue
1) Cod. 1705
Nationalbib.Wien, f. 32
r
;
2) Cod. C 664
Universitetsbib. Uppsala.





1) spazi vuoti
2) f. di guardia
1) misc. rel.
2) misc. med.
233
NOME COLLOCAZIONE POSIZIONE

CONTENUTO
DEL CODICE

Incantesimi di
Strasburgo per
fermare il sangue
1, (2), 3

perduto. ? ?
Incantesimo di
Cambridge per gli
occhi
Ms. 130 Peterhouse
Library Cambridge, f.
219
v
.

spazio vuoto rel.
Incantesimo di
Gotha per la
febbre
Cod. 264, Bib. Nationale
Luxemburg, f. 407
r
e
414
v
.

spazi liberi rel.
Incantesimo di
Graz per la
grandine

Cod. 784 Universittsbib.
Graz, f. 148
v
.
ultimo f. rel. (liturgico)
Incantesimo di
Lambrecht contro
i vermi

Cod. 1501
Universittsbib. Graz, ff.
132
v
-133
r
.
ultimi ff. misc. rel.
Incantesimo di
Lorsch per le api

Cod. pal. lat. 220 Bib.
Vaticana Roma, f. 58
r
.
margini sup.
al rovescio
misc. rel.
Incantesimo di
Monaco per le
ferite

Clm. 23374 Staatsbib.
Mnchen, f. 16
v
.
sp. scritt. misc. rel.
Incantesimo di
Prl contro i
vermi

Clm. 536 Staatsbib.
Mnchen, f. 84
r
.
sp. scritt. misc. med.
Incantesimo di
Slestat per
fermare il sangue

Cod. 134 Bib. Humaniste
Schlettstadt (Slestat) f.
38
r
.
margine inf.
al rovescio
misc. rel.
Incantesimo di
Vienna per i cani

Cod. Vindobonensis 552
Nationalbib.Wien, f. 107
r
.
spazi liberi misc. rel.
Incantesimo di
Zurigo per
fermare il sangue

Cod. 51 Rheinau
Zentralbib. Zrich, f. 23
v
.
margine inf. rel. (liturgico)
Nu vuillih bidan Cod. 564 della Stadtbib.
di Trier, f. 75
v
.
margine inf. misc. rel.
234
NOME COLLOCAZIONE POSIZIONE

CONTENUTO
DEL CODICE

Oculorum dolor Clm. 14472 Staatsbib.
Mnchen, f. 166
v
.

margine inf.
dellultimo f.
rel.
Primo incantesimo
di Merseburg
Cod. 136 (/58)
Domkapitel Merseburg, f.
85
r
.

spazi liberi
del f. di guardia
rel.
Pro cadente morbo Clm. 14763 Staatsbib.
Mnchen, f. 88
v
.

spazi liberi misc. rel.
Pro Nessia Clm. 18524b Staatsbib.
Mnchen, f. 203
v
.

f. di guardia rel.
Quem vermis
mordet
Cod. med. 652
Universittsbib.
Innsbruck, ff. 77
v
-78
r
.

sp. scritt. misc. med.
Secondo
incantesimo di
Merseburg
Cod. 136 (/ 58)
Domkapitel Merseburg f.
85
r
.


spazi liberi
del f. di guardia
rel.
Suemo du kela Clm. 23390 Staatsbib.
Mnchen, f. 59
v
.

spazi liberi misc. rel.

Non possibile individuare una preferenza nella scelta
dellargomento del ms. a cui sono stati associati tali rimedi.
Emerge per un particolare che potrebbe rivelarsi interessante, e
cio che nella maggior parte dei casi, quando abbiamo a che fare
con testi di argomento religioso, sono testi che dovevano avere
un uso pratico nellesecuzione della liturgia, come ad esempio
sermoni, spiegazioni dei vangeli, preghiere e benedizioni di vario
tipo, e non, ad esempio, trattati teologici. Tali considerazioni,
tuttavia, non possono essere prese in senso assoluto, ma solo
come lindividuazione di una tendenza. Esistono, infatti, delle
vistose eccezioni, come il caso di clm. 17051 che riporta una
delle versioni della Benedizione di Tobia e che contiene il De
civitate Dei di Agostino.
Per quanto concerne i codici di argomento medico, gli
incantesimi sono spesso elencati insieme agli altri rimedi, per
235
curare uno stesso disturbo oppure uno simile.


3.3.1 Uso degli incantesimi nella realt

Correlata con la tradizione manoscritta anche la questione
sulluso degli incantesimi; fu Jacob Grimm
7
il primo a chiedersi
come mai un monaco impegnato a divulgare il Cristianesimo
potesse aver copiato testi pagani accanto a testi sacri. Lipotesi
avanzata da J. Grimm fu che il copista non avesse visto un
legame diretto tra il paganesimo e gli incantesimi, e questo
plausibile. A. Schirokauer
8
, invece, faceva notare che gli
incantesimi, essendo testi molto brevi, ben si prestavano ad
essere inseriti negli spazi vuoti dei manoscritti o ai margini; il
copista (in genere diverso da quello che aveva trascritto il testo
principale del manoscritto) li aveva evidentemente ritenuti utili
anche ai fini della conversione, poich essi riecheggiavano la
medicina e le credenze popolari.
Negli studi successivi, il problema delleffettivo uso degli
incantesimi stato ignorato e gli studiosi si sono concentrati su
altri aspetti, come ad esempio la problematica su una eventuale
trasmissione orale degli incantesimi
9
. Seguendo la classificazione
proposta da Stuart e Walla avremo quattro gruppi di incantesimi,
in base alla posizione che essi occupano allinterno del codice:
1) incantesimi tradotti o modellati su un precedente latino o
greco; in questo caso non si ha alcuna prova che i testi trovassero
anche una applicazione pratica;
2) incantesimi copiati da trattati scientifici o di medicina;
questo tipo di testi si presta in parte ad ipotizzare un uso pratico;
3) incantesimi indipendenti inseriti in codici miscellanei; qui la
difficolt risiede principalmente nel fatto che non sappiamo chi e

7
Grimm 1865, p. 22.
8
Schirokauer 1954, pp. 353-364.
9
Alcuni studiosi, come S. Fuller, avevano ipotizzato una trasmissione orale per gli
incantesimi di Merseburg ma questa ipotesi venne poi smentita da Stuart e Walla i
quali dimostraronono come gli incantesimi di Merseburg fossero stati copiati da un
antigrafo e di come fosse lecito parlare, invece, di vera e propria tradizione
letteraria (Fuller 1980; Stuart/ Walla 1987, pp. 53-55).
236
in che misura fosse responsabile per la scelta dei testi, se il
committente o il copista stesso, e, in ogni caso, non possiamo
escludere la possibilit che il copista talvolta copiasse la pagina
intera senza distinguerne il contenuto. Il fatto che un incantesimo
fosse copiato come testo a se stante in un codice miscellaneo
rende tuttavia pi credibile lipotesi di un suo utilizzo pratico;
4) incantesimi che appaiono in codici latini di contenuto
religioso, storico o scientifico trascritti a margine, negli spazi
vuoti, nei fogli di guardia, generalmente scritti da unaltra mano
(in genere pi tarda) rispetto al testo principale, anche se non
mancano esempi di incantesimi scritti dalla stessa mano. Gli
incantesimi alto-tedeschi pi antichi sono spesso tramandati in
questo modo e una spiegazione possibile potrebbe essere che,
essendo la pergamena molto preziosa, quei testi che non erano
ritenuti adatti - a causa dellargomento o perch scritti nella
lingua del popolo - ad essere ricevuti allinterno di pagine
considerate pi nobili, potevano comunque essere conservati.
Inoltre, la grafia con cui vengono copiati generalmente meno
accurata di quella usata per il resto del codice. Normalmente
questi incantesimi mostrano di non avere nessuna relazione col
testo principale. A differenza delle tre precedenti categorie, in cui
lattivit del copista risulta alquanto passiva, in questa si assiste
ad una sua attiva partecipazione e ci sono buone probabilit che
gli incantesimi venissero in qualche modo anche usati nella
pratica. Va comunque ricordato che normalmente gli scongiuri
sono scritti da una mano pi tarda rispetto al testo principale.
Lo studio di Stuart e Walla conferma limportanza dellanalisi
della tradizione manoscritta come fonte preziosa di informazioni
e sottolinea che, sebbene in teoria si possa ipotizzare un uso
pratico degli incantesimi e delle benedizioni, esso tuttavia
improbabile al momento della trascrizione. Ci si deve
accontentare dellipotesi pi plausibile che, a spingere un
copista a conservare tali testi, fosse la semplice curiosit o un
personale interesse antiquario.
A mio avviso la questione sulluso effettivo degli incantesimi
non pu esaurirsi in una visione superficiale; la maggior parte
degli studiosi si concentrata sullanalisi degli incantesimi di
Merseburg, i quali, in effetti, sono testi che non palesano un forte
237
contatto con la realt, mentre di altri incantesimi luso pratico si
pu ipotizzare con maggiore sicurezza, mi riferisco ad esempio
agli incantesimi contro le emorragie e contro i vermi. Tale
problematica andrebbe tuttavia valutata caso per caso tenendo
conto sia della singola tradizione manoscritta sia della quantit
e della persistenza - spesso fino ai giorni nostri - di incantesimi di
quel tipo (es. incantesimi per i vermi e per il sangue, Benedizione
di Tobia).


3.4 La magia dei cristiani. Considerazioni culturali

Esistono, quindi, delle costanti nei moventi che portano
luomo a ricorrere ai mezzi magici e la formula, il rito magico o
la cerimonia non sono mai fini a se stessi, ma hanno lo scopo di
provocare dei mutamenti utili, di intervenire nei momenti di
difficolt. La magia si rende necessaria quando luomo
impossibilitato a reagire o agire in una data situazione perch i
codici cognitivi e comportamentali sono diventati insufficienti e
ci pu accadere, come si visto, quando lessere umano viene a
trovarsi di fronte alla esperienza della malattia, della morte,
dellincertezza, della solitudine, della paura, in tutti quei
momenti, cio, in cui egli costretto a prendere consapevolezza
dei suoi limiti.
Il maggiore interrogativo che da sempre emerge nello studio
degli incantesimi riguarda, come si gi accennato, la
contraddizione tra la magia insita nel concetto stesso di
incantesimo e la religione cristiana rappresentata dalla figura del
copista. Come si visto nel corso di questa analisi possibile
rintracciare, tra gli studiosi, due tendenze contrapposte: da una
parte vi la propensione a credere che gli incantesimi venissero
effettivamente usati anche dai religiosi poich non erano
considerati magici, dallaltra vi la tendenza a ritenere la messa
per iscritto di tali testi meramente casuale e dovuta al gusto
antiquario dei copisti.
Queste due tendenze sono a mio avviso solo apparentemente
contrapposte poich, a ben guardare, la questione se gli
incantesimi tedeschi medievali avessero o meno un uso
238
quotidiano si potrebbe, con le dovute differenze, accostare ad
alcune piccole incongruenze tuttora esistenti nel nostro presente.
Molte pratiche popolari, compresa quella di incantare una
malattia, sono ancora in uso, sebbene appartengano ad un
patrimonio culturale che si sta in parteperdendo, ma che stato
molto vitale fino a qualche decennio fa. Mi riferisco, ad esempio,
ad usanze testimoniate in alcune zone rurali dellItalia, quale
quella di incantare la risipola o erisipela (malattia cutanea), o
al frequente ricorso alla pratica dellinvidia per allontanare il
malocchio, oppure a tutta una serie di superstizioni, detti e
usanze che sono arrivate fino ai giorni nostri. Senza voler
prendere in considerazione i casi pi gravi e drammatici di
persone che vengono truffate da maghi e guaritori che ne
sfruttano lingenuit e la disperazione, fatti che quotidianamente
vengono riportati dalle cronache locali, si potrebbe immaginare
che tra qualche secolo gli studiosi potranno chiedersi come mai,
in una societ in cui il Cristianesimo esiste gi da due millenni e
in cui la scienza si imposta su qualsiasi tipo di operazione
magica, i quotidiani pubblicano loroscopo, nelle librerie cartacee
e virtuali si vendono manuali per streghe moderne, libri
specializzati in incantesimi o per linterpretazione e luso delle
rune o dei tarocchi celtici. Esiste, dunque, una sorta di mondo
parallelo impregnato di una magia adattata alle esigenze
quotidiane che utilizza potenti mezzi tecnologici, ma che
risponde ad un richiamo che sembra, almeno a prima vista,
completamente stonato con la societ contemporanea. Se per un
cristiano praticante consultare loroscopo, indossare un
indumento o un oggetto portafortuna o semplicemente dire un in
bocca al lupo non costituiscono n uno scandalo n un peccato,
si pu anche accettare il fatto che un incantesimo, in un codice
medievale, conviva accanto ad una ricetta medica e ad un padre
nostro, senza che ci sia da considerare per forza
unincongruenza. La risposta risiede forse in quellangolo di
coscienza che definirei universale, che non appartiene alla
razionalit, che sfugge a qualsiasi analisi e che chiede
semplicemente di esistere.


239
APPENDICI

I. ALTRE ATTESTAZIONI IN TEDESCO (XIV-XVI SEC.)
E IN LATINO
1



Contro le infermit paralizzanti del cavallo

1. Breslau 3 Q. 1, Nr. 51, XIV sec.
2

Welches ros ist czu rehe zo sprich dese wort in dez pherdes ore:
petrus sprach czu Job: rit mir czu Rome
ich enmak, herre meyster, myn ros ist czu rehe.
sprich ym in syn ore dry wort, alz ware daz der heylige geyst mynir vrowen
synte marien sun ist. in nomine patris et filii et spiritus sancti. amen.

2. Budapest cod. 27 f. 4
r
, XV sec.
3

De in eynen nagel getreden hait.
Ich seine den nangel mit den heilgen drij negelen,
die man onsen lieuen heren durch hende ind durch vuysse sluych, d man
yn an dat heilge cruce sluych.
Die nagel steche die in swuren nye noch in swullen nye, also in moisse dese
stech doen, dat sie woir in goits namen, amen.

3. Budapest cod. 27 f. 3
v
, XV sec.
4

Eyn perdt, dat verewet wirt.
De got, de inder cribben geboren wart,
Inder got, der inder cribben geborgen wart, de selue got buesse dich dis
ewens ind alles vngemachs gewoir in des heilgen Kirst namen, amen.
Seint drij werff ind sprich drij pater nostter ind drij aue Maria.

4. Budapest cod. 27 f. 3
r
, XV sec.
5

Dit is die mort segenunge.
In goits namen amen
In goits namen segen ich dich,
in des heiligen Kirst namen buessen ich dich
dis mortz inde dis wams, inde alle des dir ist,
des gebuesse dir got inder heilge Kirst.

1
I testi sono ordinati alfabeticamente partendo dalla localit in cui si conserva il
ms.
2
Eis 1939, p. 98; Hampp 1961, pp. 256-258; Holzmann 2001, p. 182.
3
Holzmann 2001, p. 154.
4
Holzmann 2001, p. 188.
5
Holzmann 2001, p. 138.
240
So rune eme in sijn ore:
Stant up pert en genes,
dat gebuidt dir got ind der heilge Kirst,
du salt drij werf dar omme gaen.
Inde sprich alle mile eyn pater noster ind eyne aue Maria.

5. Einsiedeln (Albrants Roarzneibuch) f. 47
v
, XV sec.
6

Disser nach geschribner segen istzuo lutte vnd zuo vihe guot.
Item wenn sich ein ro tritt oder wird vernegelt,
so sprich dissen segen dri stund vnd sprich:
ich beschwer dich, wund vnd geswer, vnd by dissem haligen sper,
daz got durch fursitten wuot, es waz halig wasser vnd bluot.
In dem namen gottes des haligen gaistes. vnd zuo jetwederm mavl ovch
sprechen iij pater noster vnd iij aue Maria.

6. Gieen (Universittsbibliothek) cod. 100 f. 34
v
, XIV sec.
7

Diss ist der trit segen der ross. dicat:
In nomine patris et filii et spiritus sancti.
Ich wider trit den trit mit dem trit den vnser hergot an das frone crtz trat.
dicat ter et sepervnum pater noster et aue Maria et sanciat crucem cum pede.

7. Heidelberg (Universittsbibliothek) cod. Pal. germ. 225, f. 129
r
,
XV/XVI sec.
8

Fr den tritte.
Zieh den linken schuh aus und greiff mit der groen Zehen uff die erden und
mach ein Creutz ber den fus und sprich:
Alls wenig schade dir der tritt + als thet der schnitt, den + Eloyus thet.
Der schnitt Inn dem Namen des vatters, des sons und des heiligen geists
Amen.
das thu drew mol.

8. Heidelberg (Universittsbibliothek) cod. 169 (Pflzische
Handschrift) f. 204, XVI sec.
9

Hat ein rosse sich getretten durch den hub, so soltu nider knuwen, so du den
schaden ersihest, so lege den tumen crutzwise uf den schaden und sprich:
die nagel, die got gingen durch hende und durch fue, die mussen diesen
[schaden] bussen, in gottes namen, amen.
di sprich dry stunt und teile ein brot in dru,

6
Holzmann 2001, p. 155.
7
Holzmann 2001, p. 261.
8
Holzmann 2001, p. 255.
9
Holzmann 2001, p. 155.
241
und gib es in dem Namen des vatters und des sons und des heiligen geistes
amen.

9. Karlsruhe cod. Nr. 73 (St. Georgen), XV sec.
10

Item ain pfaerd, das ain ysen verluert, so nim ain brot messer, und
umbschnit im den huf an den wenden von ainer fersen zuo der ander und leg
im das messer cruetzwi uff die solen und sprich:
ich gebuet dir huof und horn, das du als lutzel zerbrechist,
als got der herr die wort zerbrach, do er himel und erd beschuof.
und die wort sprich dry stunt nach ain ander und 5 pater noster und 5 ave
Maria. got ze lob, so tritt das pfaerd den huof nit hin, bis das du glichwol
zuo ainem schmit kommen magst.

10. London (British Museum) Harley 3902 f. 33
v
, XIV sec.
11

Crist unde mort
De reden te samene eyn ors.
Mort he sloch, Crist he hof:
Stant up, ors got,
Di is des mordes bot.

11. Mnchen (Bayerische Staatsbibliothek) clm. 7999 f. 146
v1

12

Ad equum qui est irreiht. Primum in dexteram auricolam dominicam
orationem canta. et ipsum pedem tenens. in manu dic istvm uersum. Ninitis.
In altero pede hunc. Qvid sitis. In tercio. Ninitare. In quarto. Naribare. Hoc
ter facia in dexteram auriculam cum dominica oratione.

12. Roma (BibliotecaVaticana) cod. 4395, f. 29
v
, XV sec.
13

got wurden IIII nagel in sein hend und fuez geslagen,
da von er IIII wunden enphie,
do er an dem heiligen chreuz hing ] l. hie].
die funft wunden im Longinus stach,
er west nicht waz er an ihm rach....
an dem dritten tag gepot got dem lichnam,
der in der erden lag,
fleische zu fleisch, pluet zu pluet,
adern zu adern, pain zu pain,
gelider zu gelidern, yslichs an sein stat.
bei demselbigen gepeut ich dir
fleisch zu fleisch, pluet zu pluet,

10
Holzmann 2001, p. 259.
11
Priebsch 1922, p. 417.
12
St. p. 369; Ahd. Gll. IV, 369; MSD 2, 302.
13
Holzmann 2001, p. 183.
242
adern zu adern, pain zu pain,
gelider zu gelidern, yslichs an sein stat.

13. Schlgl cod. 194 f. 151
v
, XV sec.
14

Wildu den trit versprechen, so sprich also:
Longinus, der vnser heren durich sein rechte seiten stach,
er enwest nit was er an ym rach.
dar aus ran wasser vnd plued, das was sus vnd guet.
Dwe dy dawmen krewczling vber ein ander vnd legs vber den drit vnd nen
das ras pey seiner farib vnd sprich:
das sey dir fur den trit guet. in dem nam des vatter vnd des sun vnd des
heyligen geist. amen.

14. Sponheim (Kirchenvisitation), XVI sec.
15

Der heilig man S. Simeon
Sol gein Rom reiten oder gan
Da tratt sein folen uf ein stein,
Und verrenkte ein bein,
Bein zu bein, blut zu blut,
Ader zu ader, fleisch zu fleisch,
So rein khomen sie zusamn
In unsers herrn Jesu Christi namn,
Also rein, als du ausz motterleib khomen bist.
In namen Gott des vatters, sohns und heilig geistes.

15. Tbingen (Universittsbibliothek) cod. Md. 432, XV sec.
16

Als wenig schad dir der trit, als tet der snyd, den sant Eligius tet, der smyd.

16. Wien (sterreichische Nationalbibliothek) cod. 751 (Theol. 259), X
sec.
17

De heo quod spurihaiz dicimus.
Si in dextero pede contigit, in sinistro sanguis minuatur.
Si in sinistro pede, in dextero aure minuatur sanguis.

17. Wien (sterreichische Nationalbibliothek) cod. 5295 f. 29
v
, XV
sec.
18

Got wurden drey nagel
durich sein heylig hend geslagen,

14
Holzmann 2001, p. 242.
15
Holzmann 2001, p. 183.
16
Holzmann 2001, p. 255.
17
Eis 1964, p. 54. E riportato nella stessa pagina di De hoc quod spurihalz dicunt..
18
Holzmann 2001, p. 183.
243
davon er fier wvnden enphieng,
da er an dem heiligen chreucz hyeng.
fleisch czu fleisch, pluet zu pluet,
adern czu adern,
alz dy rechten gelider vnd wunden hail [w]arden
an dem, der an dem ostertag derstund, Iesus christus. daz ist war. in gotz
nomen amen.

18. Wien (sterreichische Nationalbibliothek) cod. 2898 f. 98
rb
, XV
sec.
19

Fuer den trit den pfaerten.
Der gut Sand Longinus stach vnser herrn in sein prust, daraus ran wazzer
vnd pluet.
das sey dir, Ros, fuer den drit guet + Amen.

19. Wien (sterreichische Nationalbibliothek) cod. 2977 f. 120
v
, XV
sec.
20

Vor das vorfangen sprich also:
Diss pfert hot sich vorfangen.
unser lieber herre Jhesus Christus wart an ein crewcze gehangen.
also werlich werde diss pfert gesunt, also unser lieber herre Jhesus Christus
von dem tode irstundt.

20. Wien (sterreichische Nationalbibliothek) cod. 2817 f. 30
c
, XIV
sec.
21

Fr den trit an den rossen sprich+ die hailigen dri nagel die unserm herren
durch hend und durch fuezz wurde geschlagen, und die hailigen vier
wunden hailen die fuenften in gotes namen amen. +
leg den gerechten doumen uber den drit und den gelinggen dar uf.

21. Wien (sterreichische Nationalbibliothek), cod. 751, f. 188
r
, X
sec.
22

Petrus, Michahel et Stephanus ambulababt per viam, sic dixit Michahel:
Stephani equus infusus, signet illum deus, signet illum Christus, et erbam
comedat et aquam bibat.

22. Zrich (Zentralbibliothek) C 58/275, f. 47r, XII sec.
23


19
Holzmann 2001, p. 242.
20
Holzmann 2001, p. 250.
21
Holzmann 2001, p. 154.
22
Holzmann 2001, p. 182; St. p. 370. E lo stesso codice che riporta, al f. 188
v
De
hoc quod spurihalz dicunt e il Contra vermes.
23
Wilhelm p. 63.
244
Item ad equos sanandos raehin
In aurem eui dicas et per omnes pedes III usque a. p. vnion geniphron
inditol cathaloti genepisita non ita ora non ipitara.
k. x. k. Pater noster
Si equum mordent dic
Ignitis quissitis ninitare nare thebal gut gutenal

23. Ildegarda di Bingen, Physica 1226C (ricetta)
Quod si equus et bos aut, vel aliud quodlibet pecus verfangen ist [de
aviditate potus aut cibi dolorem sibi attraxit], da illi folia in pabulo ad
comendum, si potest, vel si comedere noluerit, ipsa folia pulveriza, et
pulverem illam in aquam prjice, et da illi saepe in potu bibere, et curabitur.


Contro i vermi (delluomo e degli animali)

24. Admunt (Stiftsbibliothek), XII/XIII sec.
24

Sicut cervus thebeus viperam naribus producit, sic ego te nessia, tropho,
crampho, herdo, nagado, accadens morbus in nomine patris et filii et spiritus
sancti et in nomine omnium sanctorum educo...

25. Birlinger (cod. privato) XIV/XV sec.
25

Der guot her sant Jop uf ainer misti lag, bis in die maden assind,
maden vnd die wirm ie das crist geboren ward
von arner rainin magt zart, vf huob er sin hand, er sprach:
ir maden vnd ir wirm, ir sigind gra oder schwarz oder wiss oder rott,
ir misint vor mir al ligen tot:
dez hilf mir mm frow sant Maria und der hailig crist wen s di pferit
nottdirfit ist.
Ich beschwer dich aietter vnd dropfgicht vnd gesicht bi der hailgen frcht,
die Maria bar zu Bethlahem ainem Stal, daz du sibrist daz gebain az suber
vnd az rain
az daz hment, da Maria Gotz Muoter ir liebz trutz kind ingeband an disser
welt. a Gotz namen, amen.

26. Breslau (Universittsbibliothek) cod. III Q 1, f. 88
ra
, XIV sec.
26

Welch ros hot den pirczil,
zo wure is keyn der sunnen an eyme dunrstage vru, e dy sunne ufge, unde
trit im mit dyme rechtyn wuze uf synen rechtin wus unde blaz ym in syn
rechtis ore unde sprich:

24
Hlsig 1910, p.23.
25
Holzmann 2001, p. 176.
26
Holzmann 2001, p. 203.
245
Spiritus sanctus, pirczil, du sist adir bist tot.
dir gebot Iob: pirczil, du bist tot!
daz tu dry tage nach enandir unde snyt dem pherde worne dy stirne uf: zo
vindis tu den worm tot.

27. Breslau (Augustiner) cod. 3. F 20 f. 123
va
, XIV sec.
27

Wiltu den wurm seyn sprechyn, so sprich.
Der wuerme woryn drye, dy sente Job bissyn. der eyne der was wyes, der
andir swarcz, der dritte rot. herre sente Jop, lege der wuerme tot! +
obtrayson + magula + Job connubia malagula + zarabuntis + in nomine
patris + et filij + et spiritus sancti + amen.

28. Budapest cod. membr. Nr. 27 f. 4
r
, XV sec.
28

Eyne ander worme segenunge.
Worme inden vleissche,
Ich mane dich mit den heilgen geiste,
Ich mane dich mit den heilgen kende,
Dat onse lieue vrouwe droech up oren arme
zu monte Sinay up den berch,
zu Bethleem geboren wart.
Id sij .ij. off ir .iij.
off wie vele dat ir sij,
si sint wijs off swartz off roit,
si moissen des derden dages steruen doit.
Dat si woir in goits namen. Amen.

29. Budapest cod. membr. Nr. 27, f. 4
r
, XV sec.
29

Vur die worme.
Der lieue bere sente Job der heilge man, de sach up cen hemel inde rieff got
an,
Inde sprach: Got, wie hais du myn vergessen, dat mich die worme essen!
Got sprach: Job, ich in hain dijn neit vergessen, die worme in solen dich
numme essen,
id si eyn, id sij zwene, off ir sij drij, off wie vele dat ir sij,
sij sind wijs off swartz off roit, si moissen des derden dages steruen dot.
Dat si woir in goits namen. Amen.

30. Donauesching (Hofbibliothek) cod. 792 f. 4
v
, XV sec.
30

Ain segen fur den wurm.

27
Holzmann 2001, p. 201.
28
Holzmann 2001, p. 157.
29
Holzmann 2001, p. 200.
30
Holzmann 2001, p. 170.
246
Sant Job ward geborn.
In desselben namen beschwerr ich dich, wurm (oder wie du genant bist), in
disem ro wonend,
das du dir desselben ross blut nit lassest, noch sin flaisch nit essest, noch
sine adren in allem sinem lib nit rurest.
In dem namen des vatters vnd des suns vnd des hailigen gaistes vnd in sant
Eloyen namen, amen.
Vnd sprich dr pater noster. Vnd tu das drye morgen.

31. Dresden M 21
a
, XIV/XV sec.
31

In nomine patris et filii et spiritus sancti amen.
Der heilige herre sente Job lag in der stroze, do oen dy worme und dy made
aen, dry worme wiz, dry gruene, dry rod, dy worme sind alle tod, dy sin
gebein brachen, syn fleisch ain und sin blud soegin.
Daz gebite ich dy worm by rechteme gehorsam und by banne by dem
heiligen hern sente Johanne, by alle den heiligen ewangelisten, by myner
vrowen sente Marien, by deme heiligen sente Job, by dem heiligen hern
sente Jacob, by deme heiligen sente Paule, by deme getruwen bern sende
Niclauwese, by dem heiligen gebornen den myn vrowe sancta Maria trueg
an oerme arme. + Nu gebite ich dyworm blutinde by deme heiligen grabe,
by deme gruenlichin donrestage, by deme heiligen lichname und by der
obirsten toyfe. Amen.
+ Hy buze ich dir aber eyns + hy buze dir myn vrowe sancta Maria amen +
des wien wormes + des swarczen wormes + des grauwin wormis + des
gruenen wormis + des horwormes + des qwasen wormis + des bozen
wormis + des farnen + der fennen + der lichten + der suerin + der festiln +
des ueweideningen wormes + des ineweideningen wormes + der sebin und
sebinczig sind + des gosterlichen wormis + buze dir got Jhesus Christus
unser herre und myn vrowe sancta Maria amen.
Dese worme dy sint tod also gewiz, also daz heilige pater noster, waz ist daz
got unser herre larte syne iungern uf der erdin amen. + Desyme worme sy
also leide zcue desime gebeyne zcue brechine, zcue desime fleische zcue
eine, desime blute zcue suegene, also deme tuvele waz do myn vrowe
sente Maria des heiligen Cristus genas amen. Also leide sy deme worme als
deme tuvele waz, do got Jhesus Christus dy belle zcuebrach und ome nam
syne macht. Also sy dir worm hute benomen alle din kraft und macht
amen.+

32. Einsiedeln f. 55
v
, XV sec.
32

Item aliter. sprich:
Ich beschwer dich, wurm, dir sig als vnmer dis fleisch und dis gebein

31
Holzmann 2001, p. 176.
32
Holzmann 2001, p. 256.
247
als vnmer der man got ist, der daz houpt am sunnentag uff wirfft. amen.
an gotz namen amen. sprich iij pater noster vnd aue Maria.

33. Engelberg cod. 3/2 foglio di guardia, XII sec.
33

In nomine domini nostri ihesu christi. Tres angeli ambulaverunt in monte
Synay. Quibus obviavit Nessia, Nagedo, Stechedo, Troppho, Crampho,
Gigihte, Paralisis.
Ad quos angeli dixerunt Quo itis?
Qui dixerunt Nos imus ad famulum dei N. caput eius vexare, venas eius
enervare, medullam evacuare, ossa eius conterere, et totam compaginem
membrorum eius dissolvere.
Quibus angeli iterum dixerunt Adjuramus te, Nessia, Nagedo, Stechedo,
Troppho, Crampho, Gigihte, Paralisis, per patrem et filium et spiritum
sanctum, per sanctam Mariam virginem et matrem domini, per apostolos,
per martires, per confessores, per virgi, per omnes sanctos et electos dei, ut
non noceatis huic famulo dei N. non in capite, non in venis, non in medullis,
non in ossibus suis, nec in aliqua parte corporis sui. Amen.

34. Gotha cod. 980, f. 100 , XV sec.
34

Van ener segenynghe jeghen de worme.
In nomine Patris et Filii et Spiritus sancti amen.
Jop simplex et rectus in sterquilino sedebat; ad Dominum deum preces suas
fundebat.
In eisdem verbis Domine sana hominem istum a morsu vermiarum.
Sive sit harworm, sive navelworm, sive berneworm, sive schafworm, sive
quaseworm, sive varn, sive bersel, sive teneworm, sive hesper, sive cancer
sive cuiuscumque.........vermium sitis,
precipio vobis per veram obedienciam et coniuro vos per patrem et filium et
spiritum sanctum amen
et per beatum Jop ut moriamini et in eodem loco nunquam reveniatis,
nunquam comperatis, nuncquam carnem eius comedatis, nec ossa eius
frangatis, nec sangwinem suum bibatis, nec quicquam sibi de cetero molesti
inferatis,
Precipio vobis per veram obedienciam et per patrem et filium et spiritum
sanctum amen et per beatum Jop et per illum qui venturus est iudicare
vivos et mortuos in seculum per ignes amen.
Also leet sy dy worm dyt vlesch to etende unde dyt been to brekende unde
dyt blot to dninkende also unser leven vrouwen Sunte Marien was, do se ere
leve kynt an deme galghen des cruces hangende sach.
Istud legetur, iterum legetur, homines et jumenta sanabis domine
quemadmodum multiplicasti misericordiam tuam, Deus. Domine exaudi

33
Holzmann 2001, p. 217.
34
Holzmann 2001, p. 197.
248
orationem meam et clamor mea ad te veniet. Oremus maiestatem tuam
Domine, suppliciter exoramus, et sicut mundasti et curasti decem lebrosos
ab omnibus doloribus et infirmitatibus eorum, ita hunc hominem a dolore
vermium et a quecumque dolore curare digneris per eum, qui venturus est
etc.

35. Heidelberg (Universittsbibliothek)
35

In nomine patris et filii et spiritus sancti.
Wurm ich beschwer dich beynacht
Bey der heilligen nacht,
Hewt bey dem heilligen tag,
Bey der heilligen gottes Krafft und macht,
Unnd bey den heilligen funff stunden unnd wunden,
Und bei den heilligen drey Nagelln.
Das ein was ein sperstiche.
Wurm Ich beschwer dich, du seyest schwarcze
oder gelbe, wey oder rot, da du lygest dot.
Das bewt ich bey dem lieben Herrn Sant Job,
In nomine patris et filii et spiritus sancti amen.

36. Heidelberg (Universittsbibliothek), XVI sec.
36

Willtu eynem pferdt die wurme segen, Das sie sterben mssen, sie sein
Inwendig oder auswendig, So sprich diese wort Von dem gewaltigen Gott:
Job lag uff dem myst, da rufft er dem heilligen Crist:
Crist hat mein vergessen. Mich wollen die wurme essen.
Die wurme lagen alle dot, Da der heyllig crist gebot.
Der wurme waren drey Die Sannt Job byssen.
Der eyn was wey, Der ander was schwartz,
Der dritt was rot + Her Sannt Job die wurme lygen dot +
Job trayson magulus + Job tormulus malagulus + Job zentobarbarus + In
nomine patrij + Et filij + Et spiritus sanctj + Amen.

37. Heidelberg (Universittsbibliothek) cod. 169 f. 172, XVI sec.
37

Wurm in flaisch oder in pein, was das heylig ewangelig mein;
dir put got, das du dich umb kerst;
du syest wi, swarz oder rot,
du ligest in hut noch in fleisch oder in pein;
by den hochsten namen dryen, als sie an got sin.

38. Heidelberger (Universittsbibliothek) cod. 169, f. 172
v
, XVI sec.
38


35
Holzmann 2001, p. 149.
36
Holzmann 2001, p. 200.
37
Holzmann 2001, p. 159.
249
Jop lag uf der erden oder uf dem mist. er ruft zu dem heiligen Crist:
du in dem himel bist, du erhorest Jobs gebet,
das er mit andacht zu dir det,
in dem mist zu dir, Krist: vil turer ruf.
der wurm sy wisz, swarz oder rot,
got put dir, du hie ligest tod, und durch die marter,
die got erleid, an das heilig cruz schreit:
die wunden namen ime den lip.
got geput dir wurm das du stirbest in diser stund oder zyt.
es bissen mynen herren sant Jop die wurm. der ein was wisz, der ander rot,
der dritt was swarz: ir wurm, ir sollent ligen tod.

39. Heidelberg (Universittsbibliothek) cod. 169 f. 200, XVI sec.
39

Von dryerley wurme wurme leit sant Jop smertzen,
die ein waren wi, die ander swartz,
die dritten rot: wurme ligent dot!
also sterbent die wurme di vihes.
Im Namen etc. Di spriche dristunt dem rosse in das recht ore und mach ein
crutz ber es mit der hand und kere das rosse also dick umb.

40. Heidelberg (Universittsbibliothek) cod. Pflzische 169 f. 207, XVI
sec.
40

Ich beswere uch wurme by unserm herrn Jesu Christ,
der zu Betlahem geboren wart, in Nazaret gezogen wart,
uff dem Berg zu monte oliveti zu hiemel fure,
ir syent einer oder zwene oder wie vil uwer sint:
das ir die bein nit sugent noch bissent, noch dieg fleisch noch diese oderen,
+
das beswere ich uch by dem vater + und by dem sone, + und by dem
heyligen geiste,
und by unser frauwen sant Marien, + by allem hiemelschen here, das ir uch
nider legent
und uch nimer geregent, in gottes namen amen. +

41. Heidelberg (Universittsbibliothek) cod. Pflzische 169 f. 207, XVI
sec.
41

Und wan man das pfert segent, so soll man die crutz machen, das man die
hut ruret mit den vingern. Auch spriche diese wort in sin oren und schribe
sie an einen brief und habe sie dem pferde fur den munt:

38
Holzmann 2001, p. 199.
39
Holzmann 2001, p. 202.
40
Holzmann 2001, p. 157.
41
Holzmann 2001, p. 170.
250
Jop Craioson Jerobantes.
Jop wart geboren by diesem monde Jop
beswere ich uch ir wurme das ir diz pferdes blutes nit nutzent
und sin fleisch nit essent und auch nit rurent.
In dem namen etc und des guten sant Eloyus.

42. Heidelberg (Universittsbibliothek) cod. 367 f. 173
v
, XIV sec.
42

Dis ist eyn gutir seyn vor den pirczil.
Horest du worm yn fleische und in beyne,
vornem was das heilge ewangelium meyne,
du seist weis swarcz adir geel, grne adir roet,
der gebutet myn herre senthe Job in desir stunt siestu in desem pferde toet.
In gottes namen amen.
Nota. man sal deme pferde treten uf den vorder fus und sal ym rumen in das
rechte oer desen seyn.

43. Heidelberg (Universittsbibliothek) cod. 367 f. 173
v
, XIV sec.
43

Dis ist eyn guter seyn vor den blasinden worm.
Der gute herre senthe Job der lak in deme miste,
her clagete deme heilge Christe,
wi syn gebeyne essen die worme cleyne.
do sprach der heilge Crist, wen nymandt besser Ist:
Ich gebite dir worm, du siest wies adir swarcz,
geel adir gruene adir roet, in desir stundt siestu in dem pferde toet.
nota, man sai das pferdt nennen, alz is geharet ist.

44. Karlsruhe (St. Georgen) Nr. 73, XV sec.
44

Welches ro die wrm in dem gederm hat oder in dem magen, der sol das
ro mit sinem lingen fuo stossen und sol sprechen:
wurm und al dy wuerm, die in dem ro sind,
das euch des ro lib, flaisch, gederm
und bain also lay sige ze niessen und ze bruchen
und euch das als unmar sig,
als unserm herren ains pfaffen wip, die des tuefels veltmerch ist,
als war muessent ir in dem roflaisch sterben;
das gebuet euch der vatter und der sun und der hailig gaist,
und unser lieber herr Jesus Crist wan sy dem ro nottuerftig.
In gottes namen. amen. und soll denn sprechen 3 pat. n. und ave M.

45. Karlsruhe (St. Georgen) Nr. 73, XV sec.
45


42
Holzmann 2001, p. 158.
43
Holzmann 2001, p. 200.
44
Holzmann 2001, p. 258.
251
Welches ro den uwerfenden wurm hat, der sol sprechen:
Ich gebuet euch wurm und wuermin,
das du des rosses flaisch und bain und al sin lip
das dir dar in sig als wind und als we, und dir dar inne sig als laid,
als S. Petern was unsers herren marter,
do er von den richtern und den juden floch;
das dir dar inne werd als we,
untz das er das wort gesprech, das S. Peter sprach,
do er ze Rom ze dem ersten in das muenster trat;
das ir u dem ro fliessend oder aber her u fallent,
oder in dem ro sterbend und ewer dheiner nymmer lebend werde.
das gebuet euch der man, der die marter und den tod laid.

46. Karlsruhe (St. Georgen) Nr. 73, XV sec.
46

Fr die wrm ze vertribent ain segen.
Do unser herr u dem tempel gieng,
dr krtz er hinder im liez, das ain was wi, das ander was gruen, das drit
was.....

47. London Arundel 33 f. 95, XV sec.
47

Vor dy worme.
Job lag in den strozen bas en dy worme oen
der eyne was weys der ander swartz
der dritte rot nu leget ir worme alle tot
daz gebut euch got vnd der gute sant Job. a.m.e.n.

48. London Arundel 164 f. 110
r
, XV sec.
48

Wider den wurm der heizet der wirzel sprich dise wort.
der wurme varen dri di sancte ioben azen.
der ein was wiz der ander waz swarz. der dritte waz roet.
Herre sancte jobs die wurme sint toet.
Daz sprich dristunt vnd wende ais dicke daz phert wmme sprich auch dri
pater noster in sancte jobes ere.

49. Mnchen (Bayerische Staasbibliothek) cod. germ. 54 f. 96
r
, XIV
sec.
49

Spiritus sanctus Nu hebt sich daz lang donus nu t ez heut durch got und
durch unserer lieben frawn ere wird talang weder grzzer noch merer

45
Holzmann 2001, p. 259.
46
Holzmann 2001, p. 189.
47
Holzmann 2001, p. 202.
48
Holzmann 2001, p. 201.
49
Holzmann 2001, p. 172.
252
waist du zaus und zesem
waz du unserer frawn enthiest
da du beslozzen in der Chisten laegd.
daz du nymmer chain todez haubt gelegst
piz daz du urlaub datz dem heyligen christ genaemst.
du mest in dem leib nymmer lenger beleiben du mest in dem fell nymmer
lenger geswellen.
du mest in dem marg nymmer lenger erwarmen. du mest heut swindens
und swelkens sein.
als lang der vil heylig tag sey
daz gepeut dir heut die guot
dez vil heyilgen Christs muoter und elieu chint
die in himelreich und in erdtreich guot und heilich sint.
und der man der den tod an dem beyligen chraeutz nam.
mit dem mst du gesegnet sein dez helf daz heilig traechtein
und alle die gt die Got ye geheiligot inn gotz namen amen.

50. Mnchen (Bayerische Staatsbibliothek) cgm. 384 f. 117
r
, XV sec.
50

Will du den wurm segnen, daz er stierfet, so sprich dise wort:
+ der wurm wrend dry, die sant Jacob bissent;
der ain was wiss, der ander was schwarz, der dritt was rot, her sant Job der
wurm ist lig tod
in dem namen des vaters und des sons und des heiligen geistes amen.

51. Mnchen (Bayerische Staasbibliothek) cgm. 384 f. 122
r
, XV sec.
51

Fr den Wurm.
Niem ain wurzen, die staut uff dem feld die haisset Friedel, die solt du
ussgraben und mach ein krnzlin davon und sez dem pferd uff beide oren;
versto im das krnzlin under die hand; uff wellm sitten es den wurm hab,
so tu es den uff die andren, so tuond im die wrm nimmen.
Philipp du bist min, die wrm sind nicht min.
euch wrm entbt der hailig her sant Job,
da ir niederfallen zuo der erden
und psset kainen p nimmer mer
durch Sant Job not; ir wrm ligend allsamend tod.
des helf mir die wich min frow sanct Maria amen.
und der man, der den tod an dem hailgen crcz nam
und alle hailigin die by im sind in dem himel. amen.
Den segen sol man dry stund sprechen und sol das mensch by sinem namen
nemen oder das tier und sol des ro farb och nemen und dornach betten der
lieben hailigen XII pater noster und ave maria.

50
Holzmann 2001, p. 201.
51
Holzmann 2001, p. 169.
253

52. Mnchen (Bayerische Staasbibliothek) clm. 4350, f. 73
v
, XIV sec.
52

Fur daz ungenant.
Haisse ein wazzer schephen mit trein pater noster in dem namen der
trivaltichait und sprich diu wort.
Carna. Spodia. Carnans. Sedia. In mesima samsodina.
Gast pistu von N. solt tu aiter pistu zergen solt +
In nomine sancti Simplici In nomine sancti Elech in nomine sancte trinitatis.
Pater noster usw.

53. Mnchen (Bayerische Staasbibliothek) clm. 8023, f. 218
v
, XIII
sec.
53

Als we unser vrawen warie da si unseren herren for ir an den crruze seie als
we muze dir wurme sein. namens vaters und sunes und der heilige gaisthi.

54. Niederrhein cod. med. privato, XV sec.
54

Hat ein ro

den wurme, so lege eyn hant daruff und sprich:
der wurme waren drij, die sante Job azzen,
der eine was wi, der ander was roit
der dritte was swarcz; herre sant Job, die wurme sint toit.
das saltu driwerb sprechen und das ro so dicke umbgrifen. das saltu drij
stundt thun in dem tage.

55. Roma (Bibl. Buoncompagni) cod.170 f. 49
1
, XIV/XV sec.
55

Contra vermes sive ledant homines sive pecora dicatur in aurem sinistram.
Si sim hemma mulahos usmonim velamos euimisspar.
Ez gienc ain man dur ain birkin tan
da warn inne wurme ain michil gesturm(e)
ain wisser wurm, ain swartzer wrm,
ain roter wrm, ain plawer wrm,
ain mirwer wrm, aller wrm wirst die sint,
als war daz ist daz unser herre Jesus ist der reiner megd miner frown sant
Marien sun,
als war ist das dirre wrm tot ist als dis worme tot sint.
In Gottes namen amen. Pater noster tribus vicibus dicatur etc.

56. St. Gallen (Stiftsbibliothek) cod. 755 f. 83, XV sec.
56

Ain wurmsegen.

52
Holzmann 2001, p. 139.
53
Holzmann 2001, p. 248
54
Holzmann 2001, p. 202.
55
Holzmann 2001, p. 207.
56
Holzmann 2001, p. 257.
254
Ich beschwer dich wurm by dem vatter vnd by dem sun vnd by dem hailgen
gaist
das du also vnmr syist in disem flaisch vnd in disem gebain
als vnserm Herren iesu xist ist der man der ain falsch vrtail spricht vnd ain
besser kan
des helff mir gott der vatter vnd der sun vnd der hailig gaist vnd bett dr
pater noster vnd dr ave maria.

57. St. Gallen (Stiftsbibliothek) cod. 1164 (cartaceo in quarto) f. 74,
XV sec.
57

sprich V paternoster vnd V aue maria vnd din globin.
Du syest ein wurm oder ein wrmin
so bute ich dier by der kraft got des vatters got des sun vnd got des hailgen
gaist
dz du dem flaisch vnd bluot vnd kain kain schad syest.
Ich nem .... boml .... ngilw muskartnus roswasser Zu dim fuswasser nem
granilken vnd ebhoc v .... an den .... stat oder....

58. Schlgl (Stiftsbibliothek) cod. 194 f. 147
v
(M. Albrants
Roarzneibuch), XV sec.
58

Fur die selbigen wurm sprich den segen drey stund dem ros in das tenk ar
und streich es die weil mit rechter encher hant an dem pauch:
in nomine patris et filii et spiritus sancti. amen.
hert es, wurm, in dem pain, was daz heylige ewangeli main.
Ez seit weis oder rat, das es all in dem ros ligt tat.
das enpewt ew der man, der den tat an dem chrewcz nam,
des enpewt ew die weich mein fraw sand Marey. amen.

59. Schlgl (Stiftbibliothek) cod. 194 f. 150
r
, XV sec.
59

Ffur den auspeissenden wuerm.
ich pewt euch, wurm all sex, jn nomine patris et fili et spiritui sancti,
das ouch alls wider sey das fleisch und das pain czu peissen
als vn herren der man ist, der ein vrtail geit vnd selber wol ein pesrew
wais.

60. Schlgl (Stiftbibliothek) cod. 194 f. 150
v
, XV sec.
60

Wildu dy jnwendigen wurm vertreiben, so sprich dy ward dreistunt dem ros
in das recht or, und cher es dreystunt vmb wider die sun:
Christ ward geparen, Christ ward verlaren,

57
Holzmann 2001, p. 140.
58
Holzmann 2001, p. 158.
59
Holzmann 2001, p. 257.
60
Holzmann 2001, p. 186.
255
Christ ward gepunden, Christ ward wider sunden.
des helf vns Maria, gotes mueter, vnd die heiligen funf wunten.
dy wurm sein weis, swarcz oder rat, dy ligen al von den heyligen warten tat.
des helf mir der vater vnd der sun vnd der heylig geist!
sprich vnserem heren v pater noster vnd den heyligen v wunten v aue Maria.

61. Tegernsee cod. 155. M 51 f. 53
r
, X sec.
61

In nomine d[omi]ni tres angeli ambulauer[unt] sup[er] monte[m] synai. &
obuiauer[unt] nesie & sic dixer[unt] vbi vadis nessia. at illa respondens ait
ego vado ad famulum dei N. ossa eius c[on]tundere medulla illius
c[on]torq,re [conterere] tunc dixerunt ei angeli adiuram te nessia p[er]
patre[m] & filiu[m] & sp[iritu]m s[an]c[tu]m. p[er] patrem. abraham. isaac.
& iacob. & p[er] om[ne]s patriarchas. p[ro]phetas. ap[osto]los. martyres.
c[on]fessores. virgines seu & p[er] om[ne]s s[an]c[t]os & electos dei. ut nec
ad ev vadis nec eam tangas nec ossa ei c[on]tundere ausus sis ayos ayos
ayos sanctus sanctus sanctus dominus deus sabahot. Pater noster vsq, in
finem. N. in adiutorium amen.
In nomine d[omi]ni dei summi adiuro te agrippina p[er] patre[m] & filium.
& sp[iritu]m sanc[tu]m & p[er] quatuor euangelistas vt non habeas
potestatem in istu[m] famulu[m] dei. N. neq, in die neq, in nocte, ayos.
ayos. ayos. heli. heli. heli. Benedicat nos deus pater usw.

62. Wien (sterreichische Nationalbibliothek) cod. 2817 f. 30
r
, XIV
sec.
62

Fr die wrm in den zenen sprich und leg den minsten vinger an der rechten
hant f die zen:
Ir wrm in disem gebain, nun merkent was daz hailig ewangeli main:
ir sent weisz, swarcz oder rt, ir mzzent ligen all td. in gottes namen
amen.

63. Wien (sterreichische Nationalbibliothek) cod. 2817 f. 32
c
e segg.,
XIV sec.
63

Das man die wuerm toetet an dem menschen oder an dem rosse, so sprich
disiue wort
+ vlpium panday + Alphando troysum transitor ayos + miritus + crucifixus
+ in dem namen des vaters und des suns + und des hailigen gaistes + er ist
tod pater noster.
Job + den aus der wuerm die wil got wolt.
do got fu mer wolt, do ward im rat des siechtums des selben tages.
buozz ich dir mit dem selben buozz und des wuorms.

61
Holzmann 2001, p. 216.
62
Holzmann 2001, p. 158.
63
Holzmann 2001, p. 198.
256
Job lag uf der erde oder uf dem mist, er rief zuo dem hailigen Crist:
du in dem hymel bist.
du erhortest Jobs gebet daz er mit andacht zuo dir tet
do in dem mist zuo dir, Crist.
vil tief der wurm ist tod.
pater noster. credo in deum.
Got durch sinen tod gebiet dir hiuet daz duo ligest tod
und durch die marter daz er laid, do er an daz hailige cruecz schrait,
die wunden namen im den lib; got gebiet dir, wuorm, daz duo sterbest an
diser zit.
Es bissen minen herren sant Job dri wuerm:
der ain was weis, der ander rot, der dritt was swarcz.
wuorm, duo solt ligen tod
durch des guoten sani Jopen ere, daz duo dem menschen N. flaisch noch
bain enbissest nimmer mer. amen.

64. Wien (sterreichische Nationalbibliothek) cod. 2977 f. 119
v
, XV
sec.
64

Ven du wilt segenen vor den worm, so sprich also:
Der worme woren drey, die synte Job byssen.
der eyne der was swartz, der ander weys,
der dritte roth. snte Job, der worm der ist tot.
und kere das pfert czu dreymolen umbe noch der sonne und kny neder ken
die sonne und sprich iij pater noster und iij aue Maria, den heiligen
fumffwunden czu loube und czu ere. und nym das pfert bey dem rechten ore
und rune ym doryn:
der worm der ist tot, der worm der ist tot, der worm der ist tot.
und los schrei ben uff ein bley
+ connubia + Job + albana + trayson + connubia + Job + zaribantes + amen.
und ein anbegyn und ein ende.
und bynt ys ym an die styrne in + dem namen + des vaters + und des sones
+ und des heiligen geistes. amen.

65. Wien (sterreichische Nationalbibliothek) cod. 2977 f. 119
v
, XV
sec.
65

Der heilige herre sinte Job lag in dem myste.
do froen in die worme. do ryff her czu dem heiligen Criste:
lieber herre Jhesu Crist, das pfert beyssen die worme.
also sie synt weys, swarcz und rot: lieber herre Jhesu Crist, die worme die
seint tot!


64
Holzmann 2001, p. 203.
65
Holzmann 2001, p. 204.
257
66. Wien (sterreichische Nationalbibliothek) cod. 2977, f. 125
r
, XV
sec.
66

Wer busset dem pferde,
der spreche dee worth:
der gutte here sinte Job, der lag uff dem myste
und bat den heiligen Crist: mych essin die worme.
do sprach der heilige Crist, der aller werlde eyn herre ist:
ich beswere dich, worm gute, bey Cristus blute.
du seist weis, swarcz adir rot: e morgen tag kome, das du seist tot.
ich beswere dich, worm, bey dem blute, das unser herre IHesus Christus an
dem creucze swiczste, das du des pferdes blut nymmer entbeist.
jostroysen canobio corobanti.

67. Wien (sterreichische Nationalbibliothek) cod. 5295 f. 29
va
, XV
sec.
67

contra vermem.
Iob geheyligt got. do wart er gemartert.
da lag er in dem mist. da azzen in dy wurm.
da wart im dez puez, da got selber gepat.
also wert dir dicz puez N. daz dich der wurm ich mer ezze.

68. Wien (sterreichische Nationalbibliothek), XV sec.
68

Eyn gutter segen vor dy worm.
Ich gebitte evch worm vnd wormynne ynwenig vnd auswenig,
by dem vatir vnd by dem sone vnd by dem heyligin geyste
das euch dis groen Ros hewt fleysch vnd beyn wedirczeme sey
als widerczeme vnserm herren ist der den menschin getotit hot,
also wedirczeme vnsem herren ist der seyne sunde kegin gote nicht busset
also widerczeme sal euch disses groen Rosses hewt fleysch vnd beyn seyn
das helfe vns der man der den tot an dem heyligin fronen crucze nam Amen.

69. Wilheringer cod. 120 f. 2
v
, XV sec.
69

Jb lage in mist, vnd rief ze dem hailigen Christe.
czu bitten herre got, daz die wurm liegen tot.

70. Zrich Rheinauer cod. 67 f. 47, XII sec.
70

In nomine domini tres angeli ambulauerunt super montem synay et
obuiauerunt illis. Nessia. nagido. crampho. tropho. Stechido. paralisis.

66
Holzmann 2001, p. 199.
67
Holzmann 2001, p. 203.
68
Holzmann 2001, p. 256.
69
Holzmann 2001, p. 204.
70
Holzmann 2001, p. 217.
258
Gegihte. Quibus angeli dixerunt. vnde venitis. aut quo pergitis. Quibus
responderunt. imus ad famulum dei N. Caput eius conterere. collum.
humeros. brachia. scapulas. dorsum. latera. ventrem. vmbilicum. ingven.
ilia. femora. culum. nates. crura. genua. tybias. suras. talos. calces. plantas.
pedes. debilitare. et medullas omnium membrorum suorum euacuare.
Quibus angeli dixerunt. adiuramus uos per patrem et filium et spiritum
sanctum et per sanctam mariam matrem domini nostri ihesu christi. per
patriarchas. per prophetas. per apostolos. per martires. per confessores. per
uirgines. per omnes sanctos et electos dei ut non eatis ad famulum dei N.
nec eum ledatis in aliqua parte corporis sui. sed sicut coruus ab archa noe
recessit uacuus. et illuc ultra non est reversus ita vos exconiurate et
anatematizate recedatis a famulo dei. ayos othos. ayos ischiros. ayos
attanatos. christus uincit. christus regnat. christus imperat. christus liberet
famulum dei N. ab omni malo. amen.


Per fermare il sangue e per guarire le ferite

71. Bern, Rotolo di Mlins, righe 800-809, XII sec.
71

Xristus iacuit uulneratus in dextero latere. superuenit sanctus Iohannes et
dixit: Xriste, quis te uulnerauit? At ille: Miles inquit, Longinus cum lancea
bisacuta me uulnearuit.
Coniuro te, Iohannes, per lac sanct! Mari!, sicut stetit flumen Iordanis, sic
stagna sanguinem, de quocumque loco corporis exierit. .
Item. Xristus ibat ad Iordanem, ut baptizaretur a Iohanne. Iordanis stetit et
stupuit. Sic stupescent gutt! sanguinis, qu! cadunt de naribus istius hominis.
N. Adiuro te per nomen Xristi : restet sanguis. restet sanguis. restet
sanguis.

72. Bern, Rotolo di Mlins, righe 678-681, XII sec.
72

Item ad sanguinem stagnandum. Longinus miles punxit xristum. xristum
recubauit. sed xristus dixit. Sanguis iste. nec currat. ita tu sanguis sta. sicut
flumen iordanis stetit. quando xristus in te baptizari uolit. a iohanne babtista.
et nil fluxit in amne.

73. Bern X/XI sec.
73

Stulta femina super fontem sedebat
et stultum infantem in sinu tenebat,
siccant montes, siccant valles, siccant venae,
vel quae de sanguine sunt plenae.

71
St. pp. 377-378.
72
St. p. 378; Miller 36.
73
St. p. 376; Holzmann 2001, p. 193.
259

74. Birlinger (ms. privato) XIV/XV sec.
74

Daz ist der wund segen.
Unser her Jesus Christ ward geboren,
unser her Jesus Christ ward verloren,
unser her Jesus Christ ward funda
und sin hailgen V wunda;
ich segn mit den hailgen V wunda
dissi wunda vnd mit dem hailgen kardtum:
s rissit, s flissit, s suin, s fullin, s hery, s schwerin.
im namen vatters, namen suns, namen hailgen gaists,
wan s dissi wnd nottirfit ist in gotz namen amen.

75. Budapest, cod. 27 f. 3
r
, XV sec.
75

Hat ein perdt eyne wonde.
Der heilige Kirst wart geboren, der heilge Kirst wart verloren,
ind he wart vonden, mit sinen heilgen V wonden,
die wonden in swullen, noch si in swren, noch da in sluych egeyn
vngemach zuo,
als in messe zu deser wonden doen gewoir, in des heilgen Kirst namen,
amen.

76. Cheltenham cod. 16376, XIV sec.
76

Swer daz pluot versprechen wil, der sprech dir das wort:
Der hailig Christ der ward geborn zu Bettlahem,
von dannan kom er zu Jerusalem.
da wart er getauffet in dem Jordn von Johanne.
da verstuond des Jordns fluz und auch sein runst.
als verst du, pluotes rinne, durch des hailigen pluotes willen.
du verst an der nt als der Jordn tet,
da der lieb herr sanctus Johannes unsern herren tauffet.
A1s verstand du, pluotes rinne, durch des hailigen pluotes willen.
und sprich drei paternoster der dreivaltikait unsers herren, so wirt es
siechtuoms buoz.

77. Gieen (Universittsbibliothek) cod. 100, f. 34
v
, XV sec.
77

Rist mess lat ich disiv vunden segnen:
ich crist der jung der haili disiv wnd. Dicat ter +++.


74
Holzmann 2001, p. 186.
75
Holzmann 2001, p. 187.
76
Holzmann 2001, p. 229.
77
Holzmann 2001, p. 159.
260
78. Gotha cod. 980, f. 20
v
, XV sec.
78

Deme dat blot nicht untstan wil.
Min vrouwe sunte Maria de sloch ene roden in de hillighe Jordanen.
De Jordanen entstund. Also de Jordane entstunt
so entsta du blot nu unde iummermere.
In den namen des Vaders unde des Sones unde des hilgen Geistes, amen.

79. Gttweig (Stiftbibliothek) cod. B. 25, XIV sec.
79

(D)e selue god, die win vnd wassir geschuof,
die heyle dise wnde zu grunde van vndenan bis ouin uys.

80. Graz (Universittsbibliothek) cod. 41/85 (cartaceo), ultimo foglio,
XV sec.
80

Daz ist ain gut wuntsegen.
Drey guet prueder giengen, einen saeligen weg si giengen in churczer frist.
in reid fuer uenser herr vater Jesus Christ. er sprach: wa welt ir hin, ier
gueten prueder all drei?
her vater Jesus Christ, wir suechen ein chraut daz zu der wunden guet sei,
di wunden sein geslagen oder gestochen, gewarfen oder geschossen oder
geprochen,
wie der wunden geschehen sei, da daz chraut guet zue sei.
er sprach: chniet nider auf ewer chnie vnd swert mir pei dem plued unseres
hern
und pei er milch unser fraun, daz ir disen sang vor iemane helt
noch von niemant chain miet dar vmb nemt vnd get auf den perch Oliveti
vnd nemt oell des pawms vnd wol der schaff
vnd streicht daz in diu wunden drin, vnd dar auf so hailld die wunt von
grunt auf.
vnd sprecht, daz diser wunden geschech alz der wunden geschach
di Longinus der plint Jud unserm hern Jesu Christo durich sein rechten
seiten stach:
di hal noch swal noch swuer noch slueg inchain vebel dar zuo:also muoz
dirre wunten ergan
alz ich hie gesaget han in gotes namen. amen.

81. Hamburg, XV sec.
81

Iz gingen dii gude brudere einen weg, in begende unsir herre Jesus Christus.
er sprach zuo in: wa wollit ir hin, ir dri guden gebrudere?
Sie sprachen: wir gan und suochen ein crut daz des gewaldig si,

78
Holzmann 2001, p. 227.
79
Holzmann 2001, p. 245.
80
Holzmann 2001, p. 224.
81
Holzmann 2001, p. 223.
261
daz iz si fur aller slachte wonden gut, sie si gestochen oder geslagen oder
wie sie geschehen si.
Er sprach: get her und swerit bi deme cruce unsirs herren und bi der milche
unsir frauwen,
daz iriz nit en helit noch keinen lon darumme in nemit.
Gat uf den berg zuo Monte Olyveit unde nemit oley von deme baume
unde wollen von dem schafe und deckit die wunden da miede.
und:alse der Jude Longinus unseme herren in sine siten stach,
die wunde en hiccethe noch en sweizethe noch en eiterthe
noch en fulete noch en swal noch en swar,
also muozen alle die wunden dun da dise wort uber gesprochen werden.
des helfen uns di dri namen, der vader und der sun und der heilige geist,
min frauwe sante Maria, der gude sante Johannes. Amen.

82. Innsbruck cod. IX C f. 114, XV sec.
82

Contra fluxum sanguinis dic.
Ich man dich bluot, ich bitte dich bluot,
ich gepet dir bluot by unsers hernn
Jhesu Cristi hailigen bluots ere und craft, das du verstandest und nicht mer
gangest.
Dic 3 pater noster et aue maria.

83. Innsbruck cod. IX C 14, 5 (Ferdinandeum), XV sec.
83

Item das pluet zu verstellen.
Sprich also ber die wunden und thue stets kreutz darber.
Im namen...
Unser lieber herr ward geborn zu Bethlahem und ward verkndet zu
Nazareth
und ward gemartert zu Jerusalem; als war die drey sache sein,
als war verste dir. N. dein pluet.
Im namen ...dortzu sprich 5 pater noster 5 ave maria 1 glauben.

84. Innsbruck cod. IX. C. 14,5 (Ferdinandeum) f. 115
v
, XV sec.
84

Contra omnem fluxum ventris et sanguinis de quocunque loco fluit dic
tribus vicibus.
Verste flu, aiter und plut,
als der wirdig himel verstet gen dem man, der an dem gerichte
ain unrecht urtail spricht, und wol ain gerechts kan. in gots namen. 3 p. n.

85. Innsbruck (Universittsbibliothek) cod. 652 f. 77
r
, XII sec.
85


82
Holzmann 2001, p. 150.
83
MSD p. 274; Holzmann 2001, p. 230; Dolfini 1967, p. 645.
84
Holzmann 2001, p. 258.
262
Contra fluxum sanguinis de naribus. Dicat sic.
Der lange longinus transfixit Christi latus, statimque fluxit sanguis de latere.
In ipsius nomine stet sanguis iste.
Iterum. Deserru rten einer scala scol man ze pulvere prennen et sufflare
cum arundine in nares multum ualet.

86. Karlsruhe cod. Nr. 73. 4, XV sec.
86

O got, der ymer ewig ist,
der aller Menschen hilf ain trost ist,
ich buet dir bluot, das du stil standist,
als die menschen am jungsten tag still stan muessend, die nit nach gottes
willen hant getan.
Und die wort sprich drystott, wann du ain das bluot verstellen wilt und dar
nach, wann du das bluot verstelt hast, so sprich 36 ave Maria.

87. Leipzig (Pauliner Bibliothek) cod. 73 ultimo foglio, XIII sec.
87

Tres boni fratres ambulabant per unam viam et occurrit illis dominus Ihesus
Christus et ait: Tres boni fratres, quo itis? Dicunt er: Domine, imus ad
montem colligere herbas plagationis, percussionis et doloris. Et dixit
dominus: Venite mecum et iurate mihi per crucifixum et per lac beate
Virginis, ut non in abscondito dicatis, nec mercedem inde accipiatis. Sed ite
ad montem oliveti et tollite inde oleum olive, intingite miles latus salvatoris
aperuit, non diu sanguinavit, non rancavit, non doluit, non tumuit, non
putruit, nec ardorem tempestatis habuit, sic plaga ista, quam carmino, non
sanguinet, non rancet, non doleat, non tumeat, non putreat, nec ardorem
tempestatis habeat. In nomine patris et filii et spiritus sancti. Amen.
Dic ter et dominicam ter orationem et: Ne nos inducas in temptationem, sed
libera famulum ab hoc malo et ab omni malo. Amen.

88. London cod. Arundel 33 f. 95, XV sec.
88

Vor das blut.
ich bit dich blut vnd gebut dir blut
durch das vil heylige blut
das longinus unseren herren
durch seyn rechte seyte lie
do gink aus blut vnd wazzer.
daz du blut durch daz vil heylige blut
vnsers herren blutest nicht mere.


85
Holzmann 2001, p. 241.
86
Holzmann 2001, p. 254.
87
Holzmann 2001, p. 220.
88
Holzmann 2001, p. 150.
263
89. London cod. Add. 28170, f. 113
v
, XV sec.
89

Iz giengen drei vil guote prvder einen wech
do pechom in vnser herre ihesu christ.
Er sprach wa welt ir hin drei vil gute prvder
Herr wir suchn ein chraut. Dez chraft ze wnden get sey. Iz geschozzn sey
iz geslagen sey. Iz gesniten sey iz gemlt sey. Swie so der uunten sei dez
chraft gewunden guot sey.
Er sprach swert in got in got daz ir sein nicht ln enphahet vnd daz ir sein
vnhelleich seit vnd pey dem spnne der mter sand Marien.
Get auf den perch ze chunolaphet.
Nemt des les ab dem lpaum vnd eins schafes der wolle
vnd legt vber diu wnde vnd sprecht als geschehe der wunden.
als der wunden geschach do Juda loynus
unserem herren durch sein zeswe seyte stach.
Diu wnde diu pluot nicht vil si gewan weder hittz noch hier.
si geswal noch geswar. Noch me aiter gewan.
Christ nicht enwelle daz diu wnde geswere noch geswelle amen.

90. London cod. Sloane 962 f. 63
r
, XV sec.
90

A charm for a woude.
Tres boni fratres ibant et per vnam viam ambulabant et obuiavit eis dominus
noster ihesus christus et dixit eis. O boni fratres quo itis? Domine et
magister nos imus ad montem oliueti ad colligendas herbas et doloris et
plagationis. Et dixit eis uenite post me et iurate in signis maximis et per
uulnera christi vt non abscondite dicatis neque mercedem inde capiatis set
ite ad montem oliueti et accipite oleum oliue et lanam ouis et ponite super
plagam et dicite sicut longinus hebreus percussit latus domini nostri ihesus
christi et plaga illa non diu sanguinauit nec putruit nec doluit nec guttam
fecit nec tempestatem habuit ardoris sic fiat ista plaga. In nomine patris + et
filii + et spiritus sancti + amen. vt non sanguinet nec putriat nec doleat nec
guttam faciat nec senteat nec tumeat. In nomine patris + et filii + et spiritus
sancti + amen.

91. London cod. Arundel 295 f. 117
r
, XIII sec.
91

Item eadem Benedictio ritmizata theutonice secundum Gotefridum.
In nomine patris et filii et spiritus sanct
Dirre segen gesprochen s.
Dr guote bruoder giengen,
Einen wec sie geviengen.
Crist der widergienc in,

89
Holzmann 2001, p. 224
90
Holzmann 2001, p. 221.
91
Holzmann 2001, p. 221.
264
Er sprach: ir dr, w gt ir hin?
Ze disem berge wir gn,
Ob wir d vinden wurze stn
Fr aller slahte wunden.
Er sprach: die ht ir funden.
Nu swert per crucifixum,
Des vil guoten gotes sun,
Unt b der milche der fren,
Sner muoter sante Meren,
Daz irz inhelt noch intuot
Umme keiner slahte guot.
Ich gebiute iu, daz ir gt
Hin zu Montolivt.
D nemt des boumoles sn.
Ir sult der schfeswollen hn,
Die ich dar zuo hn irkorn:
Sie sol wesen niweschorn.
Daz olei troufet in die wunden,
Diu wolle s dar f gebunden.
Unde sprechet alsus:
Rehte alse, d Longnus
Cristum in die sten stach
D er in ame crce sach,
Des al diu cristenheit genz
Ltzel bluotes dar z flz,
Unt daz inflte noch inswar
Noch geschz quam dar,
Alse intuo disiu wunde,
Diu von minem munde
Mit disen worten ist beschrt:
Unt daz urkunde gt,
Daz sie hie mite besworn ist.
Des helfe uns der heilige Crist.
men die ze himele sint
Sprechen alliu gotes kint.
Kyriel .xpel . kyriel . Pater noster.

92. Marcello Empirico, X sec.
92

Carmen hoc utile profluvio muliebri:
Stupidus in monte ibat, stupidus stupuit;
adiuro te, matrix, ne hoc iracunda suscipias.


92
St. p. 376; Holzmann 2001, p. 193.
265
93. Memmingen (Stadtbibliothek) cod. 2, 39 f. 11
v
, XV sec.
93

Sprich: Crist ward geboren zebethlahem, dana kam er geierusalem,
do wart er getft von iohanne indem iordan.
Vnd do verstand das iordanis flu vnd auch sein run.
also verstand du pl"t durch des hailigen plutz willen.
du verstand an der not alz der iordan tat,
do der g"t her sant iohans den hailigen crits tft.
also uerstand du pl"t inne durch des hailigen crist minne.
sprich iij pater noster der hailigen driualtikait.

94. Mnchen (Bayerische Staasbibliothek) cgm. 384 f. 120
v
, XV sec.
94

Fr das pluot versteln.
Unser lieber herr Jesus Christ,
der west dry brunnen;
der erst was milt, der ander der was guot,
der drit der was Jesus pluot.
nu muesse du bluot stille stn
und mssis des nit ln
durch den namen der den tod und marter
an dem hailigen crcz nam. amen.

95. Mnchen (Bayerische Staasbibliohtek) cgm. 384 f. 122
r
, XV sec.
95

Das ist der wundsegen das pluot versteln.
St pluot stille durch des hailigen Christus willen;
st pluot rot als dir der hailig christ vom hymel gebot
und das sprich dry stund nach enandren
und bet i pater noster und ave Maria.

96. Mnchen (Bayerishche Staatsbibliothek) cgm. 384 f. 68
v
, XV sec.
96

Fr das pluot verstellen.
Leg die hand darber und sprich also:
in nomine patris et filii et spiritus sancti.
Sanctus Helyas sa und wainot
und flo im das pluot zuo den naslchern s.
d begund er ruofen zu Got und sprach:
mn Got hilf mir. und bezwing das pluot
als der Kordan bezwungen ward ee dich Sanct Johans darin toufft
und sprich 3 pater noster und 3 Ave Maria.


93
Eis 1971, p. 324.
94
Holzmann 2001, p. 208.
95
Holzmann 2001, p. 143.
96
Holzmann 2001, p. 206.
266
97. Mnchen (Bayerische Staasbibliothek) clm. 100, f. 74
v
, XII sec.
97

Truncha musa. daffatana. qurri.
truna musa. daffatana. clusa. si hic
feda cala. feda. pala feda. de uulnera.
Longin
9
magn
9
fec plag# magnam.
Nepoecine poluit. olim fac tolio. Am.
Longin
9
miles lanceauit dnm ihm
xpm. exiut sanguis & aqua. Ihc
sta sanguis. xpc chrisma strangula
uen# limis murmus accessus am.
Pat nr : sta. sta. sta. sic flum iordanis
stetit. Trib, uicib,..

98. Mnchen (Bayerische Staasbibliothek) clm. 14569 f. 17
v
, XI sec.
98

Contra sanguinem stagnandum.
Miles Longinus cum lancea sua ferivit in latere Christi nec fecit nec vena
doluit. Christus dixit stringe te sanguis deus qui serrasti venam tu fac
stagnare venam in menbro isto. Pater noster.

99. Mnchen (Bayerische Staasbibliothek) clm. 19440 p. 282, XII/XIII
sec.
99

In nomine patris et f. s.s. Tres boni fratres per unam viam ambulabant et
obuiam eis dns noster ihc. et interrogavit eos dicens. Tres boni fratres quo
itis et dixerunt. Dne nos imus ad montem oliueti colligere herbas plagationis
et percussionis. Dixit eis dns noster ihc et per lac beate marie ut non in
abscondito dicatis nec mercedem accipiatis sed ascendite ad montem oliveti
et accipite oleum olive et lanam ovis et mittite ad plagam et dicite sic. dne
helje longinus lanceam fixit in latere dni nostri ihu xnec diu sanguinauit
nec nanclauit nec tumuit nec temperatem ardoris habuit. Sic nec diu
sanguinet nec ranclet uec tempestatem ardoris habent wlnus istud. In
nomine p.et f. et s.

100. Roma (Biblioteca Vaticana) cod. 5359 margine f. 30
v
, IX/X sec.
100

Christus et sanctus Johannes ambelans ad flumen Jordane, dixit Christus ad
sancto Johanne restans flumen Jordane. Commode restans flumen
Jordane: sic res te venast. In homine it. In nomine patris et filii et spiritus
sancti. amen.


97
Miller n. 35. E il proseguimento di Contra fluxum sanguinis.
98
Holzmann 2001, p. 241.
99
Ahd. Gll. IV, 572, 20.
100
Holzmann 2001, p. 226; MSD 2,275.
267
101. St. Florian (Stiftsbibliothek) cod. XI 119 foglio di guardia iniziale,
XIII sec.
101

In nomine patris et filii et spiritus sancti. Tres boni fratres per unam viam
ambulabant et interrogabat eos dominus: Tres boni fratres, quo ibitis?
Responderunt et dixerunt ei: Domine, ut videamus herbam donationis et
percussionis et ceptionis. Dixit eis dominus: Jurate mihi in crucifixi Christi
et intacte virginis quod in abscondito eatis, neque mercedem accipiatis et
accedite in montem oliveti et accipite oleum purum et lanam ovis et ponite
in omni datione; dicite: In Nomine patris et filii et spiritus sancti. Neque
collectero, neque putredo fiat, amen. Dominus erit in adjutorium et sicut
Hebreus Longinus lancea fixit in ----- domini nostri Jesu Christ, non ancavit,
non flammavit, non putredinem fecit, ita fiat. Plaga non flammet, non ardet
non putredinem. In nomine patris et filii et spiritus sancti.
Pater noster ter dic faciens crucem ad quamque dictionem.

102. St. Gallen (Stiftsbibliothek) cod. 755 f. 71, XV sec.
102
(cartaceo in
8)
Item dis ist ain bewred segen fr das blutten wa das ist.
Item des ersten leg din Hand uff die wunden oder uff die nasen vnd sprich
dise wortt:
In dem blutt ade ist uf entsprungen der tod
In dem blutt xisti so gebutt ich dir o blutt
das du dinen flu verstellist in dem namen des vatter vnd des sons vnd des
Hailgen gaistes amen
vnd wenn du dis wortt gesprachest so sprich dr pater noster vnd aue maria.

103. St. Gallen (Stiftsbibliothek) cod. 755, f. 166, XV sec.
103

Gutt Segen fr Blutverstillen.
Item es was ein Kind geboren zu bedlehem vnd ward getragen gen
hiervenlem
es war getofft im jordan so war das ist
gestand dies din blutt Im Namen Vat+ers Sons vnd des heilligen geist
Amen.

104. St. Paul f. 24
v
, XIV sec.
104

Der got, der wein, vnd wazzer beschueff
der gesegen dich wunde vnd hail dich von grunde, vncz oben aus,
ich gesegen dich wunde guet, bey dez heyligen Christes pluet,
vnd pey der heyligen Karitas, daz du dein swellen lazt,

101
Holzmann 2001, p. 221.
102
Holzmann 2001, p. 149.
103
Holzmann 2001, p. 230.
104
Holzmann 2001, p. 244.
268
vnd wellest haylen von grunde, also tet die selbe wunde,
die Longinus unserm herren durch sein recht seyten in sein heiligs herrcze
stach,
die geswal noch geswuer nye vnd ward nye einichk von wazzer noch von
wein,
vnd geslueg nye vngluk darzuo, noch dhaynerlay geschiht
daz der wunden geschaden moecht, daz werd war amen in dez gotes name
amen.

105. Stockholm cod. medic. X 114 (Arzneibuch d. Johan von Segen),
XV sec.
105

Vor dat blut to vorstillen sprich desse wort:
Stant blut, als der man vor vnser lyewen frauwen jn dem hymmel dut.
Der helfet den sunderent ze nach, er de sun ofget, vor mytternach.
Sprich pater noster, ave Maria.

106. Stuttgart cod. phys. 4. Nr. 29, f. 110
v
, XV sec.
106

Der wuntsegen.
Hie hept sich an der wuntsegen.
Dry vil guot breder ain ...
ain slligen weg sy gefiengen,
do begegnet in in kurczer frist
unser her Jhesus Crist.
Er sprach: wa wellent jr nun hin
vil guotten breder dryn?
Do sprachent sy alle dry:
mir suochent ain crut
das sy zuo der wunden guot.
Kerent umb und gelobent mir by der milten Marien
und by dem fronen crz unsers herren, das dis
weder enschwilt
weder enhelt
noch enschelt,
noch kainer lay schlacht nimer dar zuo und gang[ent] hin zuo Olevet uff den
berg, niement des ls von den bomen und der wolle von den schaffen.
Wen man den segen bys da hin gespricht, so sol man die schaffwol
zwischen die zwen fordren finger niemen und sol sy in bomil oder in win
duncken und mit den zwain fingern ob der wunden hin farn, by das der
segen u kompt, und ain patter noster dar nach sprechen und die ersten wol
u der hant legen uff die wunden und also sol man den segen zuo dry
mallen: druck es drin, druck es druff und sprechent:

105
Holzmann 2001, p. 246.
106
Holzmann 2001, p. 225.
269
die wunt sy gebrochen
geschlagen oder gestochen,
wie der wunden geschach,
die Longenus unserm heren durch die rechten sitten stach,
die erzar
noch erschwar noch erfult noch ersurt
noch erschluog nie kain ungelck dar zuo
also me die wunden tuon.
in gottes namen. Amen.

107. Wien (sterreichische Nationalbibliohek) cod. 2817, f. 28
v
, XIV
sec.
107

Longinus stach uensern herren durch sin seitun,
daz wasser und pluot dar us ran.
dem enswal noch enswor die wund sin,
also muezzen dir die wunden din.
plaus in die wunden, plaus ie als oft dar in, so verstet daz pluot.

108. Wien (sterreichische Nationalbibliohek) cod. 2817, f. 29
r
, XIV
sec.
108

Swer daz pluot versprechen wil, der sprech das wort:
Der hailig Christ ward geborn zu Bettlahem,
von dannan kom er zu Jerusalem.
d wart er getauffet
in dem Jordn von Jhanne.
d verstuond des Jordns fluz
und auch sn runst.
als verst du, pluotes rinne,
durch des hailigen pluotes willen.
du verst an der nt als der Jordn tet,
d der lieb herr sant Jhans unsern herren tauffet.
Als verstand du, pluotes rinne,
durch des hailigen pluotes willen.
und sprich dr paternoster der drvaltikait unsers herren, und wirt dir des
siechtuoms buoz.

109. Wien (sterreichische Nationalbibliohek) cod. 2817 f. 29
v
, XIV
sec.
109

Fr daz pluot:

107
Holzmann 2001, p. 243.
108
Holzmann 2001, p. 228.
109
Holzmann 2001, p. 206.
270
Wild du daz pluot verstellen daz d s der wunden oder s der nasen fliuset,
s leg dn hant dar ber und sprich daz wort: + In dem namen des vaters +
und des suns + und des hailigen gaistes. +
Sant Helias saz in der ainoede
und flz im daz pluot ze baiden naslschern s.
d begund er ruoffen hin zuo got und sprach:
herr got, nun hilf mir und betwing dicz pluot,
als du betwunge den Jordn, daz dich sant Jhans dar s tauffet.
und sprich driu paternoster und driu ave Maria.

110. Wien (sterreichische Nationalbibliohek) cod. 2817, f. 37
r
, XIV
sec.
110

Dri guot brueder giengen,
ainen seligen weg sie geviengen,
daz geschach ze ainer frist,
do begegent in unser herr Jesus Christ.
Er sprach:
Ich beswer iuch brueder all dri,
wa iur will hin sei.
Sie sprachen:
Herr, wir suochen ain kruot,
daz zuo allen wunden sei guot,
davon die wunden entswere,
noch kain ungelk darzuo kere.
Er sprach:
Ich beswer iuch by der frien,
by miner muoter Marien,
daz irs weder helt noch entstelt,
noch kain miet darumb nempt.
Ir get zuo dem oelberg und nempt des oels von den oelbaumen und der
wolle von dem schafe, und strichent es umb die wunden, so ist diu wunde
wol verbunden und hailet von grunde, und sprechent, daz die wund aber als
guot sei als die wund was, die Longinus unserm herren durch sin seitun
stach, die entswar noch entswuor noch ensmacht noch enfuolt noch
enschluog kain ungelk darzuo. Also muoz zuo dirr wunden kain ungelk
komen in gotes namen. Amen.

111. Wien (sterreichische Nationalbibliohek) cod. 2977 f. 120
v
, XV
sec.
111

Longinus, der man,
der stach unsern liebe hern

110
Holzmann 2001, p. 223.
111
Holzmann 2001, p. 174.
271
durch sein fleisch und durch seyn blut.
synt wart der man gut. amen.
stant, blut, stille,
durch des heiligen creuces wille
und durch der heyligen fumff wunden!
vorstant an deen stunden
und blutte nicht mehe!
in dem namen des vaters und des sones und des heiligen geistes. amen. das
geschee!

112. Wien (sterreichische Nationalbibliohek) cod. 4119 f. 14
v
, XV
sec.
112

Ad restringendum sanguinem.
Ponantur digiti, qui dicuntur annulares, in modum crucis wlnus, et super
lapidem flexis et nudis genibus inclinat se et dicat hanc orationem:
Longinus der Iud vnsern herrn in seyn rechte seytten stach.
Ich waysz nit, waz er an ym rach.
Darausz ran wasser vnd pluet,
daz waz heylig vnd gut.
Daz vnsern herrn ausz seiner heylign seyttn vnd leychnam ran,
daz du dem menschn nit mer rinnen wellest vnd still stan!
In nomine patris et filii et dic 5 pater noster 5 wlneribus Iesu Christi.

113. Wien (sterreichische Nationalbibliohek) cod. 5295 f. 30
vb
, XV
sec.
113

Contra fluxum sangwinis narium et wlneris
in nomine patris et filii et spiritus sancti Amen.
sancus elyas saz in heremo
vnd floz im daz pluet aus paiden naslechern.
Da begund er czu rueffn hincz vnserm hern vnd schprach:
herre got, nu hilf mir vnd berwing daz pluet,
also du betwng den jordan, e dich Iohannes daraus tauft. pater noster.

114. Wolfenbttel cod. Aug. 23.3, XV sec.
114
(cartaceo)
In deme namen des vaders + des sones + des hilghen gheystes +
Sta blot stille
dorch des hilgen cristes willen
blot du en shalt nicht mehr lopen
dat beyde ek dy by hilghen dope
blut en schalt nicht mer vth rynnen

112
Holzmann 2001, p. 242.
113
Holzmann 2001, p. 206.
114
Holzmann 2001, p. 150.
272
dat teyde ek dy by der vrowen sancte marien
Blod du schalt stan ouer al
dat beyde ek dy by deme ghuden hilgen heren sunte johan.
Ek beyde dy blod by den seuen stunden
unde by den hilghen vif wunden
by deme hilghen blode so rod
dat gode uthe synen hilghen vif wunden vlod
dattu stille staest
vnde nicht mehr vthe dusseme mynschen gaest
in godes namen Amen.
Conservatum est myt dren pater noster, ave maria.

115. Wolfenbttel cod. Aug. 23. 3, XV sec.
115

In deme namen des vaders des sones des hilghen gheystes +
de sulue god dey de wyn vnde water schop
de seghene dysse wunden van bouen wente neden vth +
ik seghene dy wunde ghude
by des heren hilghen cristes blode
by der hilghen karitaten
dattu dyn ekent dyn stekent dyn swillent
dyn killent dyn vulent dyn stinkent dyn swerent dyn rennent sholt laten men
du schalt helen von grunde also dede dy wunde
dey Longinus vnseme heren Jesu Christo
dor syne syden stack
dey en ak nicht dey en stack nicht
dey en swor nicht dey en swal nicht
dey en kal nicht dey en stank nicht
dey en hadde neynerleye vnghemack
vnde was ghud
so moyte dusses mynschen wunde don in godes namen Amen.
vif pater noster vnde vif aue maria in dey er ere der hilghen vif wunden +
Conservatum est in nomine patris + Conservatum est in nomine filii +
Conservatum est in nomine spiritus sancti + vnde puste drie in dey wunden.

116. Wolfsthurn (Bibliothek Freiherr von Sternbach) cod. cartaceo f.
10
r
, XV sec.
116

Sprecht disen segen V mall vber die wunden vnd als oft 1 pater noster vnd
ave maria got in sein heilig funf wunden mit beden dawmen gekreutzigt vnd
all mall abgewexelt den vntteren vber sich. Der gleich segent die tchel zu
den pflasteren wie die wunden vnd legt albeg V tchel kreutzling vber
einander auf die wunden vnd als oft ein tchel als oft im namen des vaters

115
Holzmann 2001, p. 244.
116
Holzmann 2001, p. 187.
273
vnd des sons vnd des heylgen geists. Ist die wunden sorgfeltigk, so pindt sy
dester offter vnd dut das lauter vmb gotz willen vnd vmb chain gut. Ain
yeder wunter soll euch am ersten vmb gotz willen pitten, das ier im dise
pantt mittailt. Dann so rett mit im, ob er cristengelawben hab vnd ob er
galawb so stargk an got, das sein gewalt so kreftig sey, das er durch sein
kraft vnd dise wort genesen mg; sprich er ja, so tunt, das her nach volget:
legt bede alle waffen von euch vnd das er euch versprech, mit seinen
veinden nicht an recht will handellen vnd inen vergeben will.
Darnach legt im die dawmen kreutzling vber die wunden vnd hebt euch mit
dem mund nahent zu der wunden, das der attem von dem segen in die
wunden gee vnd sprecht also:
An dem heyligen weinachttag
da wardt geporen vnser lieber herr Jhesum Christ;
als er geporen ward, hatt er fur vns snder schmertzen gelitten,
gestorben vnd erstanden,
in dem namen also haylen dise wunden
an schmerzen vnd an wetumb,
das well gott vnd die lieb junkfraw Maria vnd all heylgen.

117. Wolfsthurn (Bibliothek Freiherr von Sternbach) cod. cartaceo f.
117
c
, XV sec.
117

Czu der nasen.
So ainem menschen die nase pltet oder wo er plutet, so soltu oberhalbn
schreiben mit dem selben plute ainen kriechischen namen
O.P. E. W E. N.
daz ist war vnd sprich ym in daz rechte ore:
Ich peschwer dich plut
pey dem vater und pey dem sun
und pey dem heiligen gaist,
daz du nicht fliessest,
alz der Jordan flos,
da Christus inne getauft wart.

118. Wolfsthurn (Bibliothek Freiherr von Sternbach) cod. cartaceo f.
126
c
, XV sec.
118

Wiltu daz plut verstellen, so sprich:
Sta sangwis in te + sicut Jhesus stetit in se +
Sta sangwis in tua + sicut Jhesus stetit in sua +
Sta sangwis infixus + sicut Jhesus stetit crucifixus.


117
Holzmann 2001, p. 230.
118
Holzmann 2001, p. 255.
274
119. Zeitz f. 56
v
, XV sec.
119

Dy dy wunt seyn
In des heiligen Christus mee larte ich dich
Cristus der iunge seyne die wunde al
v von grunde daz sy weder swelle noch
swere In desme nemen de vaters
des sons vnd des heyligen geystes amen
Vnd sprich xv pater noster vnd xv aue Maria
vnd sprenge dryens uf dy wundin
....eyne waer mit dem dumen vnd
.....finger dobey vnd bint eyne
......ne tuch uff dy wunde.

120. Zeitz f. 57
r
, XV sec.
120

Blut syn.
..s wart gestochen durch .....s dar uz floz
wazzir vnd blut daz ist gud
Ich beswere dich blut by deme heyligen blute daz
du stylle stets vnd nich mer zu dieser
wunde geyst in dem namen des vaters
des sons vnd des heyligen geystes Amen
vnd blas dryens an dy wunde vnd sprich diese
beswerunge ouch dry stunt vnd thu dar obir daz crucze vnd
sprich ouch dry pater noster vnd iii aue Maria.


Contro il mal caduco

121. Breslau cod. membr. f. 96
v
, XIV sec.
121

Fur daz uallende ubel.
Du salt warten, swenne iz en an ge, so nim einen hirzinen reimen vnde bint
im den umbe den hals di wile im we si vnde sprich:
In nomine patris et filij et spiritus sancti
so binde ich hie den sichtum dised menschen in disem knopfe;
vnde nim den selben riemen vnde knupfe einen knoten dar an. Den selben
riemen sal man denne binden dem siechen umbe den hals vnde der selbe
mensche sal sich denne einthalden uon dem wine vnde uon dem uleische biz
daz er kume da man einen toten man begrabe, da sal man den riemen losen
dem siechen uon dem halse vnde sal den selben riemen begraben mit dem
toten manne, wan der selbe rieme sal dem toten geleget werden under di

119
Holzmann 2001, p. 159.
120
Holzmann 2001, p. 174.
121
Holzmann 2001, p. 260.
275
schulder, vnde sal einer sprechen der den riemen leget:
In nomine patris et filij et spiritus sancti
so begrabe ich mit disem toten des menschen sichtum,
vnde disem menschen nimmer mer gewerre
biz daz dirre lichnam an dem iungsisten tage erst:
mit den worten sal man den riemen begraben dem toten vnder der
schuldern. Ist der da nicht der den riemen des ersten umbe bant, so mac in
ein ander wol losen abe vnde begraben in als in iener tun solde; der sichtum
gewirret im nimmer mere.

122. Wolfsthurn (Bibliothek Freiherr von Sternbach) cod. cart. f. 116
r
,
XV sec.
122

Fr die vallende sucht.
Du solt warten der weile, so yn die sucht begreift, so nym ain hyrssein
ryemen vnd pint yn den vmb den hals vnd sprich:
In dem namen des vaters vnd des suns vnd des heyligen geistes
so pint ich hie den siechtumb des menschen in disem knopf, den ich daran
chnppfe.
Vnd den selben rymen sol der mensch dem siechen nit ledigen von dem
paine vnd von dem fleysche, hncz daz er chm, do man ainen toten
begrabe, so sol man den riemen ledigen ab des menschen halse vnd sol der
riem dem toten gelegt werden vnter sein schulter, vnd wer den riemen
lediget, der sol sprechen:
In dem namen des vaters vnd des suns vnd des heligen gaistes
begrab ich mit diesem riemen den siechtumb dises menschen,
das yn der siechtumb nymmer berr
vnd daz der leichnam am jungsten tag erstee.
Mit den worten sol man den riemen begraben dem toten vnder die schultern.
Ist ainer da nicht, der den riemen am ersten vmbpant, so mag yn ain ander
ledigen vnd begraben, alz hie mit worten geschriben steet.


Contro le malattie degli occhi

123. Gotha cod. 980 f. 12
v
, XV sec.
123

[...] Sanctus Nicasius maculam in oculo suo habuit et temptatus est do-
minum nostrum Jhesum Cristum. Quicumque nomen tuum penes se habuit
hoc maculo in oculis suis careat. [...]

124.Gotha
124


122
Holzmann 2001, p. 261.
123
Holzmann 2001, p. 205.
124
Weinhold 1901, p. 79.
276
Conjuro te et omnem oculorum dolorem per corpus et sanguinem domini
nostri Jhesu Christi et per quinque vulnera ejus, per mortem quam in
patibulo crucis passus est ut recedas ab oculis N. famuli dei.

125. Karlsruhe (BLB) cod. St. Georgen Nr. 73, XV sec.
125

Welches ro den nagel het in dem ougen, der sol ain srowen nemen ain
nacht als dick er mag, und sol im sin autem in das oug nuechter kuchen und
sol mit seinem finger gen dem oug griffen und sol sprechen:
ich gebuet dirs nagel bi dem vii hailgen gottes grab,
da got in selber lag,
untz an den hailigen ostertag,
das du verschwinist, nagel,
und doerest als die in den tatten,
die verschwinend und verdorrenden,
das gebuet dir der vatter und der sun
und der hailig gaist,
und unser herr Jesus Crist, wann es an sinen ougen notturftig ist.
In gottes namen. amen.
Und wer di vorgeschriben ding dry morgen nach an ander nuechterlingen
tuot und drew pater noster und ave Maria betet den dry nageln, die unserm
herrn durch hend und fue wurden geschlagen, so gaut der nagel an weg.

126. London cod. Add. 28170 f. 113
v
, XV sec.
126

Himlischer vater veruche daz maal vn den .... g der auge vo disem menschen
sam du hast abgenom daz mail vo de auge deins dieners herren Jacob In
nomine pat
s
s et filii et spiritui + sci am. Kirieleison xpeleison pr nr.
Januarius felix philippus saluanus alexander vitalis martialis. Daz sint die
sibn sn sand felicita
s
die chme vns gehelfe am.
Ich beswer dich mail oder smcze der augen p+eim vater vn p+eim sn vn
dem heiligen + geist vn pei der werde muter sand marien + pei den vier vn
zwainzege altherre vn pei den vie+r evangelisten pei den zwelpoten pei
allen heiligen vn erwelten daz du vo disem mensche entweichest du
vngeneem
s
puenchte.
Ich besw
s
dich pei der signuft dez heiligen chraevcze + pei der saelgen
erczneie dez heiligen leichnam vnsers herren jhesum xpm vn seines heilige
pluts pei seinen fuf + wnten pe allen engel gots du varst dahin da du her
chom pist Kirieieison xpeieison pater noster. Nilaria dulcia filana xpoforus
abraham divina inclina sat
s
ipina ir lieben heiligen helft vns in diser noet
ayos ayos ayos scs dns scs deus scs ompotes erparm dich herre uber vns.
Ich besw
s
dich meil daz du swindest in disem mensche vn furpas nicht
wachsest du seist weis oder swarcz odcr rt gept ich dir daz du v
s
swindest

125
Holzmann 2001, p. 148.
126
Holzmann 2001, p. 179.
277
in der chraft der heiligen drivaltichait Ki xpe pr. nr.
nu plas im in diu augen vnd nenne daz mensch.
User vb
s
wint christ reichsent xps geptet + der segen dez himlische vat
s
s
helf diese auge h
s
re got helf disen augen amen als deines dieners sam du
hast abgenom vnd geholfen den augen herrn tobias vn ... ... plinde rainst vn
v
s
treib allez daz i schedleich sei daz wir derchomen dein erparmung vn dich
loben ewickleich amen.
nu rr daz ertreich
Unser herre rrt daz ertreich vn neczezt mit der spaichei vnd salwolt da mit
disiu auge des plinten gepnen mensche vn sprach wasche dich als du
gelaubest als wirstu erlauchtet mit dem zaichn dez heiligen chraevz + Ich
gepiut dir mail per + vater per + dem sun vnd per + dem heiligen geist pei
dem vorchtsam gerichte pei dem ziteten nam der heiligen trinitat pei d
s

heiligen +marie pei dem heiligen engel sand gabri + vn sand raphahel + daz
du genczleich verswindest vnd furpas nicht wachsest .... dich der va+ter vnd
der sun + vnd der heilige geist + der segen der drivaltichait segen disiu
augen amen.
Wa du ein chraevcz sehest da mache ein chraevcz mit gter andacht / der
segen ist gt zu den augen.

127. Mnchen (Bayerische Staasbibliothek) cgm.. 54 ff. 95
r
- 96
v
, XIV
sec.
127

In dem namen dez vaters und dez suns und dez heiligen geistes heb ich an
zu sprechen. fr die augen mayl. Do unser herr Jhesus Christus geporn wart
warer Got und warer mensch. Dar nach ward er getauft. von sant Johanni
Bapptista. daz selb taufwazzer mez ab waschen und vertreiben dise mayl
und allen smertzen der augen amen. + heiliger got + Starker got + und
unttlicher + got hylf und vertreib dise mail Heiligez lamp. daz aller werlt
snd ber seinen rukgen getragen hat + daz erparm sich ber dise augen
amen. dic pater noster et ave Maria + unbschaffner vater + unbeschaffner
sun + unbeschafner heiliger geyst + Ewiger vater + Ewiger sun + Ewiger
heiliger geyst + Enpfr und vertreib dise mail an allen smertzen ah den
augen ditz menschen als du hast enpfrt daz mayl und den smertzen dez
gten herrn sant Job + hail dich Got der vater + hail dich got der sun + hayl
dich got der heilig geyst + in dem namen dez vater han ich dich funden + In
dem namen dez suns. umb gib ich dich mail + In dem namen dez heyligen
geystes vertreib ich dich mayl + umb greiff dich die magen chraft unserz
herrn + Zestr dich got der vater zestr dich got der sun + zestr dich got
der heylig geyst amen +
Ich beswer dich mail. pei dem hchsten got + pei dem sterkisten chnig. pei
dem warn und lebendigen und almaechtigen schepfer himelreichs und
erdtreichs. und aller wasser und aller geschepfd die dar ynn sein. und pei

127
Holzmann 2001, p. 177.
278
seinen ain geporn sun Jhesum Christum und pei dem Heiligem geyst. daz du
mail und aller smertz und wetag diser augen verswindest und fudergest
amen. pater noster. Ave.
Aber beswer ich dich mayl pey gottes trnn. pei dem himel pey der sunn pci
dem monn pei allem gestirn pei den naewn chrn der engel die gehaizzen
sind Throni Principatus potestates virtutes dominaciones Cherubin et
Serapfin. Angeli et Archangeli pei den zehentausent engeln. daz du mail fr
und auz gest auz disen augen Amen.
nu sprich aber eyn pater noster und ein ave Maria. Maria hilf mir.
Aber beswer ich dich mayl bei den seln der heiligen weissagen. pei dem
gebet der heiligen zwelfoten pei der signzz der heyligen maertraer pei dem
starkchen gelauben der heiligen peichtiger pei der chaesch aller heiligen
junchfrawn. pei den rainen gepet. unserer frawn und aller heiligen daz du
mayl verswindest und auz gest. amen. sprich aber ein pater noster. ave
maria. Got vater wann du pist ein wares hayl. und ein wari ertzney aller
siechtum du erlaeuchtest die augen dez menschen der plinter geporn wart.
Also erlacucht auch die augen ditz mcnschen. amen.
Nim ein akker erdtreich und deiner spaicheln und mach da mit ein chraeutz
+ ber seme augen und sprich +
Got der machet von seiner spaicheln und von erden ein choch und straich es
dem plinten ber seinew augen do ward er gesehent also mest du nu
gesehend werden an deinen augen in der selben gotz chraft. Sanctus Lucas.
sanctus Marchus. sanctus Johanncs. sanctus Matheus die heiligen vier
ewangelisten und alle gotes heiligen die machen dise augen gesunt von
allem mail smertzen und wetagen amen. daz werd war. amen.
Aber beswer ich dich mail und aller wetag pei dem lebendigen got + pei
dem warn got + pei dem heiligen got + pei dem got der ellew dinch auz
nichte beschaffen hat pei seinem fron chraeutz pei der rainichait seiner
lieben muter sant Marien. daz du mayi fuder gest und chainen schaden nicht
entuost disem menschen. an seinen augen. amen.
Aber beswer ich dich mail und aller smertz der augen pei den vier und
zwaintzich altherren. pei den vier und zwaintzich tausent chindlein die ir
pluot vergozzen habent durch got pei den heiligen patriarchen. Mit Abraham
Ysaach und Jacob. pei den heiligen zwelfpoten und allen martraern pei allen
peichtigern. pei allen junchfrawn daz mayl ab gest von den augen ditz
menschen amen.
Nu tu aber mit akker erdtreich und mit der spaicheln als vor geschriben stet
und sprich als her nach geschriben stet
Herre vater Jesu christ lebendiger got unttlicher got wares liecht daz
gewesen ist von angeng aller geschepfd. und ein schaffer aller gueten ding
und sach. sichtiger und unsichtiger wann du mit deiner gtlichen chraft
gewaltichleichen gaebd dem plinten daz liecht daz im sein natur nicht geben
mocht pei der gticheit und gewalt pei deinem heiligen leichnamen und pei
deinem mynnechleichem haizzem pluet daz auz deinen heiligen fmf
279
wunden wuet. an dem hern heiligen chraeutz pit ich dich und man dich aller
deiner genaden von deiner gruntlosen parmhertzichait daz du disem
menschen verleichest sein liecht an seinen augen amen.
nu sprich aber als her nach stet geschriben.
Herre vater iesu christ enpfcr disem menschen ab seinen augen allen seinen
gepresten und allen seinen wetagen von aller seiner finsterhait wann du mit
ayncm wort elli dinch wol getuen macht amen. amen.
Der heilig herre sant Nicasius waz eim martrer und het grozzen smertzen.an
seinen augen. do pat er den almacchtigen got wer der mensch waer der
seinen namen an reffet und pei im trg daz der chainen gepresten noch
wetagen nicht leiden solt an seinen augen. in dez selben namen und eren pit
ich dich herre durch seiner marter eren willen da du disem menschen
vertreibest und vertilgest elli seinen mail und wetagen. In dem namen dez
vaters + und dez suns + und dez heiligen geystz amen.
sprich aber als vor geschriben stet mit akker erdtreich und mit der
spaycheln. dar nach sprich den pater noster daz ave maria vnd den
gelauben Und t es drey tag nach einander und piz sicher daz dir paz wirt
an allen zweifel.
Du seist ein zingl ein vel ein mayl ein augwe so gepeut dir die vil heilige sel
die datz Betlehem geporn wart in dem heyligen jordan getauft wart. Jhesus
Christ genant wart der den himel besezzen hat. dast fuder streichst und fuder
weichst und dez tagez an N. nicht enpeitzt des helf mir der wor man der den
tod an dem heiligen chraeutz nam. und die gut dez heiligen christz mter.

128. Wien (sterreichische Nationalbibliothek) cod. 2817 f. 27
c
, XIV
sec.
128

Der lieb herr sant Nicasius
het ain vel in dem augen
und bat got von himelrich:
wer der wer der sinen namen by im truege,
daz er an schaden erloeset wuerde
von dem smerczen und wettagen der augen.

129. Wolfsthurn (Bibliothek Freiherr von Sternbach), cod. cart. f.
124
c
, XV sec.
129

Fur daz mail

in den augen.
Sanctus Nicasius der heilig martrer gotes
het ain mail

in den augen vnd er versuchet,
ob yn got dauon erledigen wolt,
vnd vnser herre erlediget yn dauon.
Da pat er vnsern herren,

128
Holzmann 2001, p. 204.
129
Holzmann 2001, p. 205.
280
wer seinen namen ob im trg oder hett,
daz der selb erlost wrd von allen mailen vnd prechen,
we die wrn, vnd vnser herre erhoret yn.
Also peswer ich dich, mail,
pey dem lebendigen got
vnd pey dem heiligen got,
daz du verswindest von den augen des dieners gots N.,
du seyst swarcz, rot oder weiss.
Christus mach dich hin gen, amen.
Im namen des vaters vnd suns vnd des heiligen gaistes, amen.
vnd sprich V pater noster vnd V aue maria in vnsers herrn funf wulden.


Contro la febbre

130. Berleburg cod. F 4 f. 16
v
, XV sec.
130

Nun rydden sassen,
sie sich vermassen,
sie wolden schaden grakn.
Dey gingen gen osten,
dey gingen gen westen,
dey gingen ghen dolen.
Da quam der gute sant Johan,
er fing si, er bant sie,
gebunden sint sie mit den yseren banden.

131. Darmstadt cod. Nr. 2277, XV sec.
131

Contra febrem.
Dit is weder dat kaide zo boisczen.
magte ind man sal den mynschen leiden an eynen boum, die da vrucht
draget, ind man sall yecklich ort van syme gurdel in syne hant geven, ind in
yecklich hant eyn rijs van dem boume, ind sprechen yeme dese wort vur, ind
nym dan der erden under syme rechten voisze ind stich de eme in synen
munt ind spreche v pater noster ind 6 Ave maria an dem boyme.
Louf, nu verschudde dich, Rede;
nu lais mich durch den irsten nagel,
de durch got wart geslagen.
Louf, nu verschudde dich, Rede;
nu lais mich durch den zweiden nagel,
de durch got pp.
Ist dat man id lange hait gehat, so sal man dese wort vursprechen an dem

130
Holzmann 2001, p. 218.
131
Holzmann 2001, p. 188.
281
selve boyme:
Do Jhesus an dat cruce trat,
do bevet allet dat da was;
do bevede eme syne beyn,
Do reys der mermelstein.
Do sprach Pylatus: haistu den reden?
Jhesus sprach: neyn, ich des reden neit en hain,
noch nummer vrauwe noch man
der dese wort + gesprechen kan.
dat sy wair in gotz namen. Amen.

132. Innsbruck cod. IX C. 14,5 (Ferdinandeum) f. 136, XV sec.
132

Item wer das fieber hat, dem hilfft also. Spriche drey tage under ainer messe
diese nachgeschriben worte zu dreyen malen--
Ich bitte dich herr vatter Jhesu Crist,
als warlich du in des priesters handen bist,
als warlich thue Felicen den siben und sibitzig Ritter
wonend by frey,
ob des icht ware sey,
den thue durch deiner hailigen barmherzigkeit willen. Amen.

133. Innsbruck cod. IX C. 14,5 (Ferdinandeum) f. 136, XV sec.
133

Bis gottwilkomen
du hailiger fronleichnam,
du warer got!
alle dinge sten in deinem gepott,
als warlich bitte ich dich,
lieber herre, vatter, Jhesu Crist,
als warlich du in des priesters handen bist,
als warlich thue der Jenese siben und sibitzig Ritten frey,
und ob ir icht mer sey,
der thue ir aller herre durch deiner barmhertzigkait willen frey.
Amen. 3 pater noster, 3 ave Maria, 1credo.

134. Marienthal, XIV sec.
134

Diz ist ein segen fur den riten.
Rit vil lere,
ich beswere dich bi der heiligen sle,
die got in dem heiligen jordan ht enpfangen,
daz d an dem dritten tag sist zergangen.

132
Holzmann 2001, p. 251.
133
Holzmann 2001, p. 252.
134
Holzmann 2001, p. 173.
282
Rit, d solt gedenken,
daz sich Jsus Christus liez henken
an daz frne crze hre,
s vermde mich hiut vnd imermere.
D Jesus an die martir trat,
d bidimet allez daz dir was;
d sprach ein iude durch sinen spot:
Hst d den ritten, herre got?
Wan ich den ritten niht en hn
und ich den ritten nie gewan,
noch der in nimer muoz gewinnen,
der dize wort gesprechen kunne:
Ez gienc sich after lande
der guote hrre sante Johannes,
d kmen zwn und sibenzic riten:
Hrre meister, w wond ir hin?
D will ich in disen walt
und will wide houwen und will sie winden
und will zwn und sibenzic riten daran binden.
Herre meister, daz lnt sn,
wir wellen iuz verloben,
daz wir niemen an komen,
es si vrouwe oder man,
der diz vorwort gesprechen kann.

135. Mnchen (Bayerische Staatsbibliothek) cgm. 850 f. 70
v
, XV sec.
135

Fur den ritten.
Do unser her an die marter trat,
do erbidmet alles das do was
Ain jude in seinem spotte sprach:
herre maister, hastu den ritten?
Unser lieber herre sprach:
den ritten ich nit enhan, noch in nie gewan;
es sei weip ader man, der disse wort gesprechen kan,
das in der ritte nymmer kum an. Amen.

136. St. Gallen (Stiftsbibliothek) cod. 550 f. 559, IX sec.
136

In nomine patris et filii et spiritus sancti adiuro te frigore rus per patrem et
filium et spritum sanctum per tria testimonia per quatuor euangelista per XII
prophetas per angelos celi per cardines mundi per quem deus fecit mundum
siue biduanus siue triduanus siue quadriduanus siue meridianus siue

135
Holzmann 2001, p. 188.
136
Holzmann 2001, p. 160.
283
nocturnus siue in die siue in nocte ut amplius non noceatis isto homini
leotolti n lalxes nec tremorem auis otheus auis ageatus eleison sanctus deus
sanctus fortis sanctus et inmortalis qui tollis peccata mundi miserere isto
homini leotolte amen.

137. St. Gallen (Stiftsbibliothek) cod. 755. (cart. in ottavo) f. 186, XV
sec.
137

Benedictio contra febribus.
+ Ego sum alpha et o primus et nouissimus et fui mortuus
et sum viuens in secula seculorum et habeo clauos mortis
et inferni ait dominus omnipotens +
Precipio vobis febribus cuiuscunque conditionis actus
vel nature sitis per precium crvcifixi domini nostri Jhu xpi
et beatam mariam virginem matrem eiusdem dei et domini nostri
Jhu xpi et per nouem choros angelorum
ut recedatis a famulo die + N. N. et amplius non ledatis.
Cristus vincit + xps imperat + xps regnat + xps repellit malum omne +
consumatum est. Corpus xpi +++


Contro il morbo maligno

138. Mnchen (Bayerische Staasbibliothek) clm. 100, XII sec.
138

Contra sagittam diaboli.
Kyrie eleyson. Christe eleyson. Kyrie eleyson. Alamamiam. alamiam.
palamiam. sit in sitim per omne corpus tuum. Per ista tria nomina patris et
filii et spiritus sancti. Gardia. gardiana. gardentia. Domine nescia suffonia.
quia necesse est per istud malum malannum. quia dominus papa apostolicus
ad imperatorem transmisit ut omnis homo super se portaret. agios. agios.
agios. sanctus. sanctus sanctus. alleluia. alleluia. alleluia. crux Christi. crux
Christi. crux Christi. . o. o. domine si hic assit nata una cyppa.. o. o.
domine tu illam sicca. N. Del indena. dulta mila uelena. Sanctus
Christophorus. Sanctus Abraham. Si dum sinaclium inclina. clina. clina.
sancta Saturnina. agyos. agyos. agyos. sanctus. sanctus sanctus. dominus
deus omnipotens. qui erat. et qui est. et qui uenturus est. Adiuro te uenenum
per patrem et filium et spiritum sanctum. ut non noceas ultra famulo dei. N.
sed ab illo recedas.

139. Zrich (Wasserkirche) cod. 58/275, XII sec.
139

Ad frasin

137
Holzmann 2001, p. 161.
138
Holzmann 2001, p. 70.
139
St. p. 384; Holzmann 2001, p. 138.
284
Sputo circumlinito minimo digito et dic.
Adiuro te, mala malanna, per patrem et filium et spiritum sanctum, ut non
crescas sed euanescas. In nomine patris et filii et spiritus sancti. k.x. k.Pater
nostri ter et Pater noster.


Contro il soprosso

140. Holzmann 2001, p. 48.
140

Gegen das Oberbein:
Der Mond, den ich sehe, der nehme zu,
und mein Oberbein, das cih bestreiche,
Das nehme ab
Wie der Tote im Grab.
Im Namen Gottes usw.

141. Ildegarda di Bingen, Physica 1309B (ricetta)
Apis de calore solis est, et aestatem diligit, sed et velocem calorem habet, ita
quod frigus pati non potest. Et si alicui uberbeyn crescit, aut si aliquod
memebrum de loco suo motum est, aut si aliqua membra contrita sunt, apes
quae in vasculo suo mortuae sunt, et non vivas accipiat, et sufficienter ex eis
in lineum pannum istum apibus interius consutum in baumoleo sveysze, et
eumden pannum dolenti membro superponat, et hoc saepe faciat, et melius
habebit.


Contro le infiammazioni della gola

142. Wilhelm p. 130 (basso ted.)
Wedder de wedge des halses roep an sanctum blasium, dat he dy to hulpe
kame, unde drink wyt hundeshaer, nuchteren unde myt bere, unde lat in der
medianen edder under der tungen, dat ys ghud.

143. Wilhelm p. 130 (lat.)
Item bona oratio contra squinanciam domine J. Chr., vere deus noster, pro
virtute tui sancti nominis Jhesu et pro oratione beati Blasii, servi tui, liberare
digneris hunc N famulum tuum vel famulam, ab omnibus infirmationibus
gulae et gutturis et vuule et aliorum membrorum suorum, qui vivis et regnas
per omnia saec. saeculorum amen. hoc dic ter. dicat et ter Patern. et
Avemaria.



140
Schtte 1907, p. 451.
285
Per liberare i prigionieri

144. IX sec.
141
:
contra coli dolor et matricis dolor
...tres sorores ambulabant, una volvebant, alia cernebat, tertia resolvebat

145. Marcello di Bordeaux, V sec.
142
:
Tres virgines in medio mari mensam marmoream positam habebant; duae
torquebant, una retorquebat.

146. Marcello di Bordeaux, V sec.
143
:
Stabat arbor in medio mare et ibi pendebat situla plena intestinorum
humanorum; tres virgines circumibant duae alligabant, una resolvebat.

147. St. Gallen (Stiftsbibliothek) cod. 755, f. 74, XV sec.
144

Dis ist ain segen zu dem flo vnd zu der anwant.
Sant ann Sant osann min frow sant maria
die hailgen dry frowen gingent uber ainen gewichten kilchoff
Die ain sprach dis ist das fliegend
Die ander sprach es enist.
Die dritte sprach es sig oder es sig nit
So blitz vns der gutt herr Sant marti
vnd der uil hailig xist
won du sin not vnd notturfftig bist
das du nit hoher hebist vnd nit wytter flekist
noch kainen totten gestrekist
noch in disem kilspel nit belibist
das butt dir der uil hailig xist
der uber vns gewalttiger herr ist an gotz namen amen.
vnd strich din Hand uber den schaden xutzwy so du Inn segnen wiltt vnd ist
der schad geschwollen So nim von ainem holder ainen ast vnd schab die
grunen rinden suber herab vnd bind ims ubir den schaden untz er genit so
genit er an zwifel. vnd wenn du Inn sigest, als dick hai Inn betten Dru
pater noster vnd dru aue maria.


Per i viaggi e le partenze

148. Basel (foglio di pergamena trovato in una prigione), XIV sec.
145


141
BS. VI, 182-187.
142
BS. VI, 182-187.
143
BS. VI, 182-187.
144
Holzmann 2001, p. 208.
286
Ich wil hivt vf stan
Ich wil in gotes namen hinnan gan.
Ich wil Ich wil mich begvrten mit den gocz worten mit den sige rinen
mit allen gewaeren dingen daz mir alles daz holt si
das sant dem tag vf si
div svnne vnd ovech der mane krist selbe amen.
Div belle si mir verspert lle waffen sin mir ver wert
want alein eis daz sticht vnd sunit swa mans hin wist. amen.

149. Berlin (Staatsbibliothek) ms. germ. 17, f. 736, XIV sec.
146

...als her iacob der patriarche synen son beual, do her en sante yn dy werlt
vndir dy lute. Ich beuele dich N. hute in dy selbe gnade, als der gute sente
thobias synen son beval,
do her en sante yn egypten lant.
Ich beuele dich hute in dy gnade der heilegen vumf wunden, der heilegen
vumf tropphen, der heilegen dry nagiln, dem gewyten cruce.
Ich beuele dich N. hute dem guten hirren, sente petir vnd in die gnade der
czwelf luten, vnd yn die gnade als ym der hylege geist beval syne schofe
vnd den hemilslossil gap.
Ich beuele dich N. hute in dv gnade des guten sente laurencien vnde allen
gotis merterer. Ich beuele dich N. hute in dy gnade sente marian
magdalenen vnd allir gotis wetewen.
Ich beuele dich N. hute in dy gnade sente Margareten vnd sente M [...]
[...] her by sente marian, by dem heilegen blute, by irme sone gute.
Nu musistu geseynyt syn.
Sente galle muse dynis mundis pfleger syn. Sente girdrud muse dir gute
herberge geben. Gesunt sye dir der lyp, holt sy dir iunge vnd alt vnde alle
man vnd wyp,
selig musistu ymmer syn, alz gesente der vatir syn. amen.
Ich beuele dich annam dem almechtegen gote
in dy zelbe genade als her sente Johanni syne mutir beual,
do her an dem cruce hynk.
Ich beuele dich N. hute in dy selbe gnade, als her synen geist syme vatir
beual,
do her an dem cruce solde sterbyn.
Ich beuele dich N. hute in dy selbe gnade vnd dy zelbe truwe als sente
Johannes dy heilege maria nam czu eyner muter vnd sich ir czu eyme sone
gap.
Ich beuele dich N. hute in dy selbe gnade [...]

150. Friaul XIV sec.
147


145
Holzmann 2001, p. 272.
146
Holzmann 2001, p. 284.
287
Heute ich us ge, mm engil mit myr geyn, dry myn waldyn, dry mych
behalden, dry mich beschyrmyn, czobende czu gutyr herberge brengyn:
das myr in den wogyn gesze keyn ungenade, daz mich keyn wofen vorsnide,
daz y gesmett worde sint der heylige crist geborn worde.
ab is mir us den minen werde genumen, daz is wedir in den selben seyn
kueme;
ab is mir wedir werde in di min, daz beide steche unde snide durch steyn
durch beyn.
dem heyligen cruce zy ich bevoln, der heylige hymelhelder zy mir obyn.

151. Graz (Universittsbibliothek) cod. 36/55, ultimo foglio, XV sec.
148

Ach herr got von himelreich, pehtt mich durch dein vil heilligen sperstich,
den dir Longinus durch dein seytten stach das dir dein heillig hercz zeprach;
vnd peschirm mich durch das heillig plt das aus der selbigen wunden wtt,
das wir alien unser feintten entbeichn vnd all ir baffen vor mir verbleichen,
.... mich hewt vermeyde vnd vor mir pehalde ir sneyde,
als Maria ir maitum pehielt das sich got selb dar in pefielt das si maid
wessent ir purd. gott, pehutt mich vor aller schuld durch den vnd durch das
pratt
das gott sein heilligen jungern patt. in gottes namen. amen.
Maria, hilff uns hie zu dein genaden ie.

152. Heidelberg (Universittsbibliothek) cod. 163 (Pflz. Hs.), ultimo
foglio, XV sec.
149

Ich dreden hude uf den phat, den unser herre Jesus Cristus drat,
der sy mir also su und also gut; nu helfe mir sin heilges rosefarbes blut,
und sin heilge funf wonden, daz ich nimmer werde gefangen oder gebunden,
von allen minen fienden mich behude, daz helfe mir die bere hude;
[behude mich] vor fleyssen, vor swerten und vor schiessen,
vor aller slachtunge ungehuere, vor schnoder gesellschaft und abentuere,
daz alle mynne bant von mir enbuenden werde zu hant,
also unser herre Jesus inbunden wart, do er nam die himelfart.

153. Mnchen (Bayerische Staatsbibliothek) cgm. 1020 f. 45
v
, XV
sec.
150

Ich dreden hde f den phat, den unser herre Jesus drat:
der s mir sze unde gt. N helfe mir sn heilig blt und sine funf wonden
daz ich nimmer werde gefangen. Vor allen fnden mich behde, daz helfe
mir die hre hde; behde mich vor fliezen, vor swerten und vor schiezen,

147
Holzmann 2001, p. 275.
148
Holzmann 2001, p. 274.
149
Holzmann 2001, p. 273.
150
Holzmann 2001, p. 273.
288
vor aller slahte ungehre,
[vor snder gesellschaft und bentre] daz alle mne bant enbunden werde
s zuhant,
also unser herre inbunden wart, d er nam die himelfart. amen.


154. Wien (sterreichische Nationalbibliothek) cod. 2817, f. 25
v
e 26
r
,
XIV sec.
151

Herr got, behete hiut mich N. durch des vil heilegen speres stich,
den dir Longunus durch din siten stach d dir dn heilec herze brach;
unde beschirme mich daz pluot daz dir durch die selben wunden wuot,
daz mir alle mne vnde entwchen und elliu wfen gn mir enblchen,
und aller stahel und allez sen behalten vor mir ir snden,
als mn frowe ir magetuom behielt, d sich got selber in ir vielt.

155. Wolfsthurn (Bibl. Freiherr von Sternbach) cod. cart., f. 71
d
, XV
sec.
152

Ain ander gutt segen, do sich auch ain mensh mit mage vorsorgenn vor sein
veund,
vnd sprich also:
In dem namenn des vaters vnd des suns vnd des hailgen gaist amen.
Ich will mich heutt gurten mit dene hailgen funff worten,
mit der svnne vnd mit dem monad vnd mit dem hailgen fron leichnam;
wer mir heutt nicht sey gutt, dem empfall sein crafft vnd mut,
er mge sich auch alls wenig gegen mir geregenn,
als ain tode mann sich moge gewegenn.
Mein waffen das sey mir stehlein, das sein sey seydenn;
als wenig moge er mich an leybe vnd an gutt vnd an eren ergynnenn,
als die liebe junckfraw Maria ain andern sune gewynne;
des helff mir der mann, der denn tode an dem hailgen fronn creucze nam,
amen.
vnd sprich iii pater noster vnd aue maria.

156. Wolfsthurn (Bibl. Freiherr von Sternbach) cod. cart. f. 87
rv
, XV
sec.
153

Wan du vber lant willt genn vnd dv erst aus dem hauss dritest, so sprich:
In namenn vaters vnd suns vnd halgen gaystz amen.
Ich dryt heutt auff das pfatt, do vnsser lieber here Jhesus Christus selbs auff
tratt,
das was so linde vnd so gutt. Ich bitte dich, lieber here,

151
Holzmann 2001, p. 275.
152
Holzmann 2001, p. 272.
153
Holzmann 2001, p. 274.
289
das du mir behutest leyb vnd sele gutt durch dein hailges pluet.
Diser weck sey mir reub loss, morde loss, dieb loss, wasser loss, fewr loss,
vallen loss, aller wilden thier loss, als Maria gotes muter war,
da sie irs liebenn trauten kinds genass amen.



Benedizione di Tobia

157. Deutsche Historienbibel des Mittelalters, XIV sec.
154

Got m wer pfleger sin und helff ch, daz ir wol wandlind,
und die engel mssent ch wol belaiten. got beht ch
vor wasser und vor fr und vor dem gchen toud
und vor unfrid und vor hunger und vor durst
schlauffind und wachint, und beht dir din ere und din guot.
der got, dem ntz verborgen ist, beht dich mit siner vtterlichen krafft
ber feld und ber wald, vor wind und vor regen und vor schne.
din lib sy baini, din hopt sy staini,
din hertz sy stchlin. der himmel m din schilt sin,
alle wffen mssend dir beschlossen sin, des helff dir got und
send dich mit frden wider her heim und lau dich nymer kains
unrechten toudes sterben.

158. G. Eis collezione privata, Ms. 149, foglio di pergamena f. X
r
, XIV
sec.
155

[...] christ zv der hell fuor nach seinem tod. Got gesegendich mit dem segen,
den vnser herr vber sein iunger tet nach seiner verstend. Got gesegen dich
mit dem segen des heiligen geistes, den er in lie do er zve himel fuor. Got
gesegen dich mit dem segen des heiligen gaistes, den er in sand ze trost. Ich
enpfilh dich vnserm herren in di selben genad als er sand iohans sein vil
rainev mveter enpfalh, do er an dem chreutz hie. Ich enpfilh dich in di genad
als er seinem vater sein sel enpfahl, do er an dem chreutz wold sterben. Ich
enpfilh dich in vnseres herren gotes genad als der guot sand iacob seinen
svn beniamin enpfalh, do er in sand in egypten. Ich enpfilh dich in vnsers
herren gnad als im der gut sand thobias seinen svn enpfalh, do er in sant
verre in ein vremdes lant. Er sprah alsus:
Got, dem nicht verborgen ist, vnd des sach dv bist, vnd der da nicht
wenchet, seines namens gedenchet, daz tvot er wol an im schein in welhem
land er sei der mvez deiner vert walten vnd mvez dich behalten vor wazzer
vnd vor vewer mit seiner [heiligen stewer]. [...]


154
Holzmann 2001, p. 289.
155
Holzmann 2001, p. 290.
290
159. Mnchen (Bayerische Staasbibliohtek) cgm. 850, f. 53
v
XV sec.
156

Sant thobias segen.
Der gut her sant Thobias
der gottes waissage was
der sante seinen sun gar ferre in fremde lant
das er wolt wenen
das er yn nymmer solt sehen
gar truericlichen er von im schid
wand im was sein sun lieb
umb in was im laid
er sante im virczig tag waid
dor er in sach vor im stan
ain guter segen ward ueber in getan
der von herczen gut was
dar an er nit vorga -
Dem got dem nichts vorborgen magk sein
und des aigen ich bin
der muesse mich behuten
durch sein veterlich guete
vor hulcz und vor walt
und vor aller noet manichvalt
von hunger und vor dorst
und vor boesem geluest
vor hicze vor frost
vor schiessen vor werfen vor wasser vor feuer
vor zoebern vor gifft vor erschrecken vor allen boesen waffen
vor allen bosen schlegen vor erstechen
und sende mich gesund erwider
mit vil rainen muet
der heim zu meinen gut
Gesegent sey der wegk
uber die stra uber stegk
dar vor und dar hinden
got mit himelischen kinden
sey mit mir allenthalben neben
und m mir allenthalben got geben
das mich alle waffen muessen meiden
das sie mich weder stechen noch sneiden
Ane das mein allein
das sai sneiden flaisch und gebain
Aber so es komet au meiner hand

156
Holzmann 2001, p. 286.
291
so sey es in den segen genant
Es sey messer ader swert stachel ader eysen oder alles das ye gesmidet ward
sind der hailig crist geporen ward
Das sey mir als linde und also waich
als unser frawen hend und swai was
do si unsern hern trugk und gena
der mond und die sonne
leuchtent mir mit wonne
mein hercz sey mir stainen
mein leib bainen
mein haupt sei mir stehelein
der himel mu mein schilt sein
das paradi sey mir offen
die helle sey mir vorslossen
Der sperstich unsers hern ihesu cristi der behuet und beschirm
mich vor aller not
und vor den gehenden tod
Die heiligen zwelfpoten
zieren mich vor got
Die heiligen vier ewangelisten
die weisen mich vor got das beste
Der guth herre sant Steffan
der got zu himel sach
zu seines vaters rechten hand
do er alle sein not uber want
der sei mir bey
Der gut her sant Johannes
der pflege meines namens
das an not me sehen
also hail musse mir geschehen
Rain sey mir mein leib.
holt sey mir man und weip
Sant gerdrud musse mein warten
gehens todes msse ich nymmer ersterben
Sant Oswalt muesse meiner speise pflegen
und la nit under wegen
Er pflege auch meiner verte
und mein und meines gutes und meiner sele
und meiner werltlicher eren
und fuge mir zu allezeit gut geverten
In gotes frid ich da far
der hailig gaist mich bewar
Gotes hend seind uber mich
Gotes fuesse seind vor mir
292
Gotes gotlicher munt
beschirm mich heut und zu aller stund
Nu msse ich Johannes als wol gesegent sein
als der kelch und der wein
und das vil heilig brot
das unser her seinen zwelf jungern bot
Dar zu muesse ich Johannes als wol gesegent seyn
vor allen herczenlaid
der disen segen bey im treid
in guter voleist
dar helff mir der vater der sun und der heilig gaist
Dar z msse mich behuten
maria Gotes muter
und musse mich senden in den friden do sie ynn was
do si unsern hern trugk und genas
Nu msse ich Johannes als wol gesegent sein
als der kelch und der wein
und das vil hailig brot
das unser her seinen xii jungern pot
Sant jacob Sant diepolt Sant niclaus Sant Johannes Sant peter
Sant pauls + Sant endres Sant anthonius Sant thoman Sant Valentin
Sant erhard Sant wendel
Disse heiligen mssen auff diesem geverte mein pfleger sein
Diese heiligen junckfrawen alle behuten mich vor schentlichen schanden
Sant agatha Sant affra Sant barbara Sant dorothea Sant elisabeth +
Sant katherina Sant margaretha Sant ursula Sant Brigida Sant helena
die das heilig creuz vant
die behute mich vor boesen band
Gotes bant die heiligen funff wunden
die behuten mich vor allen boesen stunden
das mir weib noch man
mein leib mein sei mein gut mein er nit muegen gewinnen an
das helff mir der vater der sun und der hailig gaist Der guet her sant thobias
Caspar Baltisar melchiar
Und sprich v pater noster und v ave maria.

160. Mnchen (Bayerische Staatsbibliothek) clm. 17051, ultimo foglio
XIV sec.
157

Der guot herre sant thobias
Wan er ein vil guot man waz
Sinen sun er gesant
So uerr in uroemdiu lant

157
Holzmann 2001, p. 285.
293
Der sun waz im uil lieb
Wie truriclichen er uon ym schiet
Da hort er sinen sun stan
Da wart ein segen veber yn getan
Der segen also war waz
Dar an er nichtes vergaz
Wez trurest du nu
Ein trut sun
Der got der da ist
Dez scholt du da bist
Swer sich dez nicht entwenkt
Vber sinen ermerren er sich vil wol bedenkt
Der berucht dich N. hiut ze behoeten
Durch sin veterlich guot
Vober holtz vnd vober velt
Vor manigen noeten manichvalt
Vor hungner vnd vor vroer
Herre vater ihesu christ Weruech hevt min pet zerhoeren
Daz du N. habest schon
Vor dem gaehem tot
Er slaff oder er wachh
Er sie enholtz oder enstrazze
Gessegnet sein dir di weg
Paidiv strazz vnd steg
Voren vnd hinten
Gesegnen dich di hiligen fuonf wunden
Di hiligen zvelfpoten
Di wegen dir N. immer vor got
Di hiligen vir ewangelisten
Di webiesen dich N. waegesten vnd dez pesten
Der guot herre sant stephan
Der alle sin not veberwant
Der geste dir N. hevt vnd immer mer vil wundern vast pei
Do dir sein not vnd durift sei
Dez helfen mir di hiligen nom drei
Wi meht ich dich N. immer paz gesegnen
Dann mit dem segne vnd mit dem heiligen segne
Christ der vil guot
Durch des hiligen christes bluot
N. dein hertz daz sei dir stainen
Dein haubt sei dir stechlein
Der himel mvezz din schilt sin
Das pardis ste dir offen
Di hell sei verslozzen
294
Ellev waffen sin vor dir verirret
Daz si dich nicht ensniden
Vnd daz si dich vil gar vermiden
Di gesmit wuorden
Sind daz christ geboren ward
Denne di deinen al ein
Di sniden swen ich mein
Sand gal diner spis pfleg
Sand gerdrut dir guot herberge geb
Der man vnd di sunne
Di welavhten dich mit fravden vnd mit wunne
Dir geschech als manich guot
Sam manich tropfe in daz mir tuot
Tobyas daz kint daz chom sich wider mit vroelichem muot.
Alsam mvezzest du N. mit vroelichem mvet haim zv dinem aigen guet.
amen.
Elyas vnd enoch di lebent paid noch. vnd wurden ni entwelt ihres liebes vnd
ihres gvotes. sam mvezzest du N. nimmer entwelt werden dins leibes vnd
dines gvotes. amen.

161. Nrnberg (Stadtbibliothek, Katharinenkloster), ff. 146
r
148
v
,
XIV-XV sec.
158

Dand tobias
der gotes wissag waz
seinnen sun er sand
zu ainem fremden land
daz er wolt wenen
daz er immer wider chom
sein sun waz im liep
vil traurig er von im schid
do er in hort vor im stan
do wart ain segen vber in getan
er sprach der got der da ist
vor dem niht verporgen ist
dem niht entvenket
der elleu dinch wedenchet
der sei der dich behuot
durch sein ueterleich gvot
vober uelt durch walt
vor aller slaht not manich ualt
vor hunger vnd torst
vnd uor allem peosem gelust

158
Holzmann 2001, p. 295.
295
vnd vor gefuer
got mvz mein gebet erheorn
vnd muoz dich haben schon
vor dem gehen tot
du slafest oder wachest
ez sei tages oder nahtes
dein feint werden genidert
und sent dich got her wider
mit vil rehtem mut
zu deinem aigen gut
gesegent sein dir die weg
ueber stras und veber steg
da uorn vnd da hinden
got durch sein helig fuenf wunden
sei dir paidenthalben neben
vnd muez dir guten frid geben
got der himilisch degen
muez deins leibs vnd deiner sei pflegen
in dem gotes vrid du uar
dein heiliger engel dich war
dein herz sei dir stainein
dein hobt sei dir sthelein
der himel muez dein schilt sein
di helle sei vor dir verspirit
ellev not sei vor dir uerirret
daz paradis ste offen
evllev waffen sein vor dir verslozzen
daz si daz mvezzen meiden
daz si dich iht versneiden
daz heiligen gaites siben gab
lazen dich mit hail leben
der mon vnd di sunn
levhten dir mit wunn
di heligen zwelf poten
digen mir hevt vm got
daz ich dich an not mvez geseheen
also lieb lazze dir got geseheen
mein herre sand stephan
der got ze himel sach stan
zv seines uaters zesvem hant
do er sein not ueber want
der sei dir heut vnd immer pei
daz dir dester paz sei
Mein herre sand iohannes
296
pfleg dein vil libes ...
di vier ewangelisten
di weissen dich dez pesten
Nu mvez dich beschirmen vnd behueten
Mein frau sand maria di gut
Mit dez heiligen cristes plut
werdest du geheligt vnd geseligt
vnd sei dir ain schirm vor aller not
deins leibs vnd deiner sei
deiner werltleichen eren
sand galle deiner speis pfleg
Mein frau sand gedrut dir gut horberg geb
kevsch sei dir der leip
holt sei dir man und weip
gut rat dein werd
got laz dich unrehtes todes nimer ersterben
ze got muezzet du selich sein
also gesegent sand tobias den sun sein
vnd sant in do ze yercho
daz wart er seit vil fro
also mvezzest du N. hevt gesegent sein
daz verleich mir mein trehtein durch [...?...]

162. Rostock Ms. IV 1. 7, basso tedesco, XIV sec.
159

Hir beghinnet ne ghde segheninge van Thbas.
Thbas de sen sone t sende
myt neme hillighen enghele t neme anderen lande,
s sone was eme lf,
vil drvedes mdes he van erne schd.
he ghnk vor erne stn,
dr wart n hilligh segheninge over dn.
he sprak: benedictus
dominus deus meus.
des hillighen wren godes sone Crist,
des duo, sone, ghene knecht bist,
de mte di behden
durch sne vederlken ghde.
got hebbe dner schne
vor hungher vor dorst,
vor water vor vr,
got de mote di myt sner hillighen craft sulven stren,
d slpest edder d wakest,

159
Holzmann 2001, p. 297.
297
an holte edder an dake.
alle dne vyende sn di nedderghet.
god de mte di senden wedder
vrlkes mdes
t dneme heymde.
gheseghenet s dn wech unde stech berch unde dal.
got de lte d ummer wol varen.
alle dne beyne
grt unde cleyne
sn di lcht alse n veddere.
de hillighen enghele
mten d behden sulven
...
sunte Johannes Baptiste
vorlne d ghde liste,
sunte Stephan de st d bi,
dat d deste bett sy.
sunte Mra de ghde
de mte di behden
vor enghestlken nden.
sunte Mra de ghte
myt erer hte
mtest werden ghesalvet unde ghehlet,
dn sle werde des hemelrkes nummer unbedlet,
dn lf der werlken re.
got mte d seghenen mre.
de mne de sunne
de schnen d de wunne,
dat paradys dat st d open,
de helle vor besloten,
de helle vorsperret.
alle wpene sn vor de vesperret
sunder dn alleyne,
dat ik dr mede meyne
dat d dar b drechst,
dat mte snyden unde byten aliens dat d t dnde hest.
N bevele ik dy an de hde,
dar myn vrouwe sunte Mra was an bevolen,
myneme hren sunte Johanse under deme hillighen crce,
dem bevele ik hte
dn lf unde dne sle,
dn gt unde dne re.
unse hre t sneme grave stnt,
de seghene dn vlsch unde dn blt.
298
de hillighe engel sunte Raphal,
deme de gde Thobas snen sone beval,
dem bevele ik hte dn lf unde dne sle.
de hillighe vrouwe sunte Ghrdrt von Nevele
de sende dy uppe ghde herberghe, Amen.

163. Uppsala (Universitetsbibliothek) cod. C 664, ff. 53-54, XV sec.
Daz er des wollte saenen,
Daz er in iemer mre gesaehe,
Sin sun was ime vil liep,
Unsanfte er von ime schiet,
Umbe in was ime vil leide,
Er same in uber vierzec tageweide,
Er sprach: der got der vor niemen verborgen ist
Und des eigenschalc d bist,
Der an niemanne wenket,
Die armen vil wol bedenket,
Der meze dich hiute beheten
Durch sne vaterlche gete,
Uber velt, durch walt,
Vor aller noete manecvalt,
Vor hunger und gevroerde.
Got meze mn gebete erhoeren,
S d slfest oder wachest,
In holze oder under dache.
Dn vende werden dir gevriunt,
Got sende dich heim vil wol gesunt,
Mit vil guotem muote
Hin heim zuo dnem eigenguote.
Gesegnet s dir der wec
Uber strze und uber stec,
D vor und d hinden
Gesegenen dich des hrren vnf wunden.
Jetweder halben, dar eneben
Gest dir der himelische degen.
In gotes vride d var.
Der heilige engel dich bewar.
Der lp s dir beinn,
Ez herze s dir steinn,
Ez houbet s dir steheln,
Der himel s dir schiltn,
Diu helle s dir vor versperret,
Allez bel s vor dir verirret,
Ez parads s dir offen,
299
Alliu wfen s vor dir verslozzen,
Daz si daz vil gar vermden,
Daz dich ir dekeinez steche noch ensnde.
Der mne und ouch diu sunne
Diu liuhten dir mit wnne.
Des heiligen geistes siben geben
Lzen dich mit heile leben.
Der guote sante Stephn,
Der alle sn nt uberwant,
Der gest dir b,
Sw dir diu nt kunt s.
Die (heiligen) zwelf boten
Die ren dich vor gote,
Daz dich diu hrschaft gerne sehe.
Allez liep meze dir geschehen.
Sante Johannes und die vier evangeliste
Die rten dir daz beste.
Mn frouwe sante Mare
Diu hre unde vrge [...?...]
Mit des heiligen kristes bluote
Werdest d geheiliget [ze guote],
Daz dn sle [s d sterbest]
Des himelrches niht verstzen werde
Nch den werltchen ren.
Got gesegene dich dannoch mre.
Sante Galle der spse pflege,
Sante Grtrt dir guote herberge gebe.
Saelec s dir der lp,
Holt s dir man und wp,
Guot rt dir iemer werde,
Daz d gaehes tdes niene ersterbest!
Als segente der guote [und der vrume]
Santobas sen sune
Und sande in d in ein lant
Ze einer stat, diu hiez ze Mdin,
Diu burc diu hiez ze Rges:
St wan ervil fr [...?...]
Got same in heim vil wol gesunt
[Mit] vil guotem muote
Hin heim zuo sem eigenguote.
Also mezest d hiute gesegenet sn:
Des helfen hiute die heiligen namen dr,
Des helfe hiute diu whe
Mn liebe vrouwe Mare,
300
Des helfen mir alliu diu kint,
Diu in dem himelriche sint,
Und [der] guote Santobas
Und sn heiliger trtsun. Amen.

164. Wien (sterreichische Nationalbibliothek) cod. 2817, f. 24
v
, XIV
sec.
Der guot herr sant thobias,
der gotes wssage was,
sinen lieben sun er sant s verre in fremdiu lant,
daz er des wollte waenen
daz ern niemer mre gesechen.
truriclich er von ihm schied
wan im was der suon gar lieb.
umbe in was ime vil leide:
er sant in wol vierzig tageweide.
d er in vor im sach stn,
ein segen wart ob ime getn
der von herzen guot was,
wan er nichez dar ane vergaz.
Dem gote dem nichcz verborgen ist
und des aigen du bist,
der meze dich beheten
durch grosse gete,
ber velt und ber walt
vor aller note manecfalt,
vor hunger und vor durste,
vor boesem geluste,
vor hitze unde vor gefroere.
got meze min gebet erhren
und mezz dich haben schne
vor dem gaehen tde,
du slfest oder wachest,
diue siest in holze od under dache.
Dne vnde werdent genideret.
got sende dich gesunt her widere
mit vil rehtem muote,
zuo lib vnd auch zuo guote.
Gesegenet sien dir die wege
alle straz und steg[e],
d vorn unde d hinden.
durch sin fnf wunden
der sei dir beidenthalben neben
vnd muezz din mit truewen pflegen.
301
pfleg auch dner verte
und fege dir guot geverte.
in dem gotes fride du var.
der heilic geist dich bewar.
dn herze s dir steinn,
dn houbet s dir steheln.
der himel s der schilt din.
diue hell muezz dir versperret sin.
elliu wfen sien dir beschlozzen
daz s dich mezen mden,
daz s dich niht versnden.
der mne und ouch diu sunne
die liuhten dir mit wunne.
die heiligen zwelfpoten
die ren dich vore gote,
daz dich din hrschaft gerne sehe:
alz liep meze dir geschehen.
min her sant Stephn,
der got sach in dem himel stn
ze snes vater zesem hant
do er sne nt berwant,
der geste dir mit truewen bei
daz dir dester bas sei.
Min herr sant Johan
muezz dir mit truewen by bestan.
die vier wangeliste
die wsen dich des besten.
dn schirm s diu fre
mn frouwe sant Mare
vor allem widermuote
und vor aller nte
dnes lbes, dner sle
und dner werltlchen ere.
sante Galle diner spse pflege,
sante Gedrut dir guote hereberge gebe:
rain vnd kuesch si dir din lib
holt si dir man unde wip. g
uot rat muezz din werden
vnd geches todes nit ersterben:
vor got muest du saelec sin.
also gesegent er den sun sin
vnd in do sant zu Jericho
des wart er her nach vil fro.
des helf dir unser trechtein
302
vnd gotes muoter diue fri.

Nun gesegen dich got hiut
mit Abels segen gotes truot:
sin opfer gote so wol geviel
vnd was sines herzen spil;
vnd mit dem segene enothas
dem got so rehte liep was
daz ern in das paradis nam
mit lib vnd mit sel dar kam;
nun geb dir got Noes segen
des got mit truewen wolt pflegen
daz got in behuote
vor der sinfluocht.
got gesegen dich mit stete
den er Abraham tete,
vmb daz er im was gehorsam
do er mit dem sun uf den berc kam;
nun gesegen dich got hiuet
mit dem segen Jacobs truot
vnd mit dem segen Ysayas
der gotes weiszag was.
nun gesegen dich got mit Joseps segen
der muezz dines libes pflegen
als Joseph von ime was behuot,
da man in verkoufte umbe guot;
duo siest gesegent mit dem segen zart
dem David getan wart
do man in von den schauffen nam.
Nun gesegen dich der suozze got
mit der patriarchen gebot
vnd mit dem segene stete
der Salomon tete.
nun geb dir got sinen segen
als ain suozzen mayen regen
den tet der engel Gabriel
Marien der maget her. AMEN


303
Il mondo contadino
(Fenomeni atmosferici)

165. Mnchen (Bayerische Staatsbibliothek) clm. 26693 (f. di guardia
posteriore), XV sec.
160

Contra auram et tempestatem.
Ste weter ste, als dy juden stnden,
da sy unrn lieben herren wollten vahenn:
czu den sprach Jhesus: wen suecht ir?
Wir suechen Jhesum Nazarenum.
Do sprach Jehsus: Ich pins. do fielen sy nider czw rgkch.
Also peut ich dir, beter, in der krafft dyser wardt,
dy Jhesus selbert gered hat, das du zu rugk valst und dych ze strst
und cherst an dy end und stt,
da du chainem menschen schaden pringen magst.
Das peut cuh dir in dem namen des Vaters, Sun und des heyligen geist.
Amen.
Dic trinies post hoc quinque Pater Noster et quinque Pater Noster et quinque
Ave Maria.
Probatum est per dominum Fridericum, quando cessit a me.

166. Prag, ms. f. 26
r
, XV sec.
161

Herr Jesu Christe, du hast gemachet himel vnd erd vnd hast gesegent das
wasser des Jordans vnd woldest dar in getawft werden, nu geruoch deisew
wolkchen, die ich siech, heiligen vnd gesegen, das sy regen vnd werden zw
einem heiligen vnd zw einem gesegenten wazzer, vnd hilf mir das ditz
vngewiter chom auf ein wst, das es chainem christen ich geschaden mg
noch chainem tier noch chainer yrdischen frucht noch disem lant, pei der
tugent des heiligen gaistes vnd pei dem gepet vnser frawen vnd pei dem
gepet Symeonis vnd pei dem gepet Sand Preiden vnd sand Barbare, den
heyligen junkchfrawen, vnd bei dem gepet aller heiligen.
ich weswer ewch, vebelttigen gaist, pei dem Schepfer himels vnd erd vnd
pei der heilichait, das Jesus Christus zw vnser frawen cham vnd mensch
ward, vnd pei der geprd vnsers herren Jesu Christi vnd pei seiner
besneidung vnd pei seiner erscheinung vnd bei seiner tawff vnd pei seiner
vasten vnd pey seiner heiligen marter vnd pei seinem chrawcz vnd pei
seinem heiligen tod und pei der starkchen kraft seines hochsten pluotes, das
er vergozzen hat vmb vnser hail. Ich weswer ewch, vnmilten gaist, pei der
erwerigen erstantnuss vnsers herren Jesu Christi vnd pei seiner
wunderleichen aufvart vnd pei der genad des heiligen gaistes vnd pei der
hochgelobten muter vnd magt, vnser frawen vnd pei den heiligen engelen

160
Holzmann 2001, p. 252.
161
Holzmann 2001, p. 167.
304
vnd pey den gefrsten engelen, pei den propheten, pei den zweilif poten, pei
den ewangelisten, pei den martrren, pei den peichtigren, pei den heiligen
magten vnd pei alien gotes heiligen, das ir ewern zorn in disem lant noch in
diser stat nicht erzaiget. Ich gepewt ewch pei den heiligen wortten, die ich
gelesen han, das ir ewern zorn vnd ewer vngestum da hin pringet da es aller
christenhait vnschedleich sey, vnd habt an dem vrtalleichem [tag] chain
urlawp ze reden.vns hat es nieman geweret, nu wer ewch es dew gotleich
magenchraft vnd dew heilig vnd dew gesegent driualtichait vnd der war got.
amen zc. zc.- -

(Per le api)

167. Kopenhagen (Kongelige bibliotek) De castitate sacerdotum, XV
sec.
162

Wan die Binen schwennen wollen, das sie nit hinwegk fliegen So
sprich:
Ich verbiete dir Biene und Imme bie Gots stimme das du nit fligest aus
desses Hofes Kringe Du habst dan Gote und Mariae vorlieb.
Im namen des Vathers und des Sons und des H Geists
Vel vtere hoc modo.
Bine und beninne.
Ich gepiete dir bie Jesu stimme das du hie bie mir wohnest zu haus und zu
hofe
Als die trew und warheitt bie unserm Hern Gode. Im nahmen des Vathers
und des Sons und des H Geists
Mache desse drej Creutze mit dem rechten fusz auff die erden wirff den
Erden unter deinem fusse mangk oder pobber die Bienen so mogen sie nit
von deinem Hofe hinivegk fligen.

168. Mnchen (Bayerische Staatsbibliothek) cgm. 467, f. 142r, XV
sec.
163

Das chain pein oder imbt hin fleugt.
Item daz chain pein oder imbt hinflieg noch verderben, schreib auff ein
pley:
In nomine patris et filii et spiritus sancti, und leg es under das peickar und
sprich also:
Ich peswer euch pey dem allmachtigen got,
das ir in chainen wald noch in chain veld nicht kompt
und chain flucht von hin habt noch tuet.
Sand Abraham der pehab euch,
Sand Jacob der pring euch wieder zu,

162
Holzmann 2001, p. 144.
163
Holzmann 2001, p. 143.
305
Sand Abraham der volg euch,
Sand Josephen der hab euch zesamen.
Ich peswer euch pey unsser frawen Maria,
der ewigen magt,
Ich peswer euch pey Sand Josephen,
das ir von dieser stat nicht komt
wan zu rechtem flug an ewr stat.
Ich peswer euch pey
per Patrem, per Filium, per Spiritum sanctum,
das ir chainen uriab von hin habt
ze fliegen zu chainen menschen. Dar nach sprich ein Pater Noster, Ave,
Gelauben.

169. Schfsburg (Schulbibliothek) Nr. 245, copertina di libro, XVI
sec.
164

Maria stund auf eim sehr hohen berg.
sie sach einen suarm bienen kommen phliegen.
sie hub auf ihre gebenedeyte hand,
sie verbot in da zu hant,
versprach im alle hilen und die beim versloszen,
sie sazt im dar ein fas, das Zent Joseph hat gemacht.
in das solt ehr phlgen und sich seines lebens da gengen.
In nomine patris et filii et spiritus sancti. Amen.

170. Wien (sterreichische Nationalbibliothek) cod. 2532, f. 119
v
, XII
sec.
165

Apes modicule que fecistis ceram candidam. ante dominum adiuro uos per
ipsum dominum ut non effugiatis fiulium hominis. ter. Domine dominus
noster quam admirabile est nomen tuum in universsa terra. Item Fluuialem
gadiolum in uasa apium suspende. ne apes examinent auf effugiant.

171. Wien (sterreichische Nationalbibliothek) cod. 2532, f. 119
v
, XII
sec.
166

Elio, Elion. arguet nun non erit nun. abia. abia. qui facis cram punicam.
adiuro te per padrem et filium. et spiritum sanctum un hominem non
edduciatis. Item. Quando apes se eleuant ut fugiat festina contra eas. et
stricto pugillo ita ut pollex in pugillo teneatur ita fac crucem. et dic. uersum.
Domine dominus noster. et ho fac ter.



164
Holzmann 2001, p. 191.
165
Zupitza 1878, p. 191.
166
Zupitza 1878, pp. 191-192.
306
(Per i cani/ contro i lupi)

172. Mnchen (Bayerische Staatsbibliothek) clm. 4350, f. 73
v
, XIV
sec.
167

Daz ist der wolfsegen:
Ich enphilch dich in den frid der gesworn wart, da der hailig Krist geporn
wart:
Nu seien dier waeld weg und strazz als dierloz und als dieploz und alz
schatloz,
als unser herre ist genossloz und alz unser fraw sancta Maria ist manloz.
in gottez namen. Amen.

173. Nikolsburg, Schachzabelbuch, XV sec.
168

Das ist ein wolfsegen.
Die weg vnd all weg die sein vns heut tirlos vnd wolflos
allso krist von himel genas.
Vnser fraw fur In egipten lant
Ir widerfur weder schem noch schant.
allso beschirm vns heut got der vater
got der sun got der heilige geist amen
am pater noster am aue maria.

174. Regensburg (Stadtbibliothek) cod. 22, XV sec.
169

Der wolfssegen
sprich also, wen du wild, das man hab, es sey vich oder lewt, sprich also:
hunt, du muest heint oder heut als lo sein als unser liebe fraw was
da sye jrs lieben trauten suns genas. Amen.
3 stunt sprich in und 3 pater noster und 3 ave Maria

175. Trier (Stadtbibliothek) cod. 40, f. 74
v
e 75
v
, X sec.
170

In nomine domini nostri creati! crescite et multiplicamini. Christus uos
deducat et reducat. Ante fuit Christus quam lupus;
Christus interpretatur saluator. Lupus interpretatur diabolus.
Christus liberet canes istos alias bestias de dentibus luporum.
de manu latronum. Et ab omnibus inimicis.
Et per intercessionem beati Eustachii. Ite cum pace. amen.


176. Wolfsthurn (Bibl. Freiherr von Sternbach) cod. cart. f. 87
r
, XV
sec.
171


167
Holzmann 2001, p. 245.
168
Holzmann 2001, p. 246.
169
Holzmann 2001, p. 246.
170
Holzmann 2001, p. 190.
307
Fur die wolfe.
Wann du syhest ein wollffgegen dier geenn, der dier schaden wollt,
so leg dein rechten dawmenn in dein recht hant vnd sprich:
Pfey du dich wer, were du ere, dann Crist geporen warrt.

177. Wolfsthurn (Bibl. Freiherr von Sternbach), cod. cart. f. 103
r
,
XV sec.
172

Fur die wolfe.
Der gute herr sant Martein der lag auff dem pette sein,
er sprach: Stand auff, hirce mein, nym des hymel slssel,
versperr dem wolfe seinen drussel
vnd dem pern seinen czandt vnd dem diebe seine hant,
vnd gee hin, viech, in holcz vnd in waid,
in perg vnd in tal, wo dir hyn sey not,
in gotes namen amen, vnd sprich iii pater noster vnd iii aue.

178. Wolfsthurn (Bibliothek Freiherr von Sternbach), f. 87
r
, XV sec.
173

Fur die wulfe.
Am segen vore die wolff, das sie dein viche nit essenn.
Wo wilitu hin, du laydiger waldes hunt?
Du tregst ain creucze in deinem munt.
Als wenig kein mensch vnsserem heren nit mage gleichen,
als wenig mugestu heute meins vihes enpeyssenn,
ym namen des vaters vnd suns vnd hailigen gaistz.


Contro il diavolo

179. London (British Museum), cod. Additional 10940, ff. 5
v
-6
r
, X-XI
sec.
174

G.R. Formidari diabolus non debet qui nihil nisi permissus ualet.
Nisal nieman then diubal uorthan,
uuanda her nemach manne scada sin, iz nihengi imo use druhttin.



171
Holzmann 2001, p. 190.
172
Holzmann 2001, p. 260.
173
Holzmann 2001, p. 260.
174
St. LXXXI.
308
Contro il ladro

180. Graz, cod. 41/42 foglio di guardia finale, XII sec.
175

In nomine patris et filii, spiritus sancti. aqua dicta, aqua scripta, aqua
benedicta. in nomine domini adiuro te nummum per omnes angelos et
archangelos dei, adivro te aquam per solem et lunam, adivro te panis per
sanctum sanguinem Xristi, adiuro te cribrum per uirgines celorum et per
omnes sanctos dei qui sunt in celo et in terra, ut si homo iste culpabilis sit in
hoc furto, uertatis uos ad orientem, sin autem, ad occidentem. in nomine
patris et filii et spiritus sancti. amen. Justus. on pater on filius on spiritus
sanctus. omnipotens sepiterne deus, qui cuncta ex nichilo creasti
hominemque de limo terre formasti, te simplex deprecor, ut per
intercessionem sanctissime dei genitricis Marie et omnivm sanctorum
angelorum, archangelorum, prophetarum, episcoparum, martyrum,
confessorum atque uirginum et omnivm sanctorum et per intercessionem
sanctorum Crisanti, Mauri et Darie uirginis et per intercessionem sancti
Brandani abbatis nobis experiri facias de hac re qua incerti sumus.

181. Mnchen (Bayerische Staatsbibliothek) clm. 373 f. 9
v
, XIV sec.
176

Ad fugitivum. peda inpeda. prepeda. conpeda. prepedias Inpedias.
Conpedias
Chvm wider in daz hvs
da du bist gegangen uz
daz heilige crvce bringe dich von sundert wider.
daz heilige crvce bringe dich von nodert wider
daz heilige crvce bringe dich von wester wider
daz heilige crvce bringe dich von oster wider
daz heilige crvce wart von sand elenen fvunden
also mvstv mir werden fvnden
vnd widerchomen
nv chvm wider min diep.

182. Sant Paul im Lavanttal, XIV sec.
177

Darnach dise nachgende gebette, daz soltu dristunt sprechen in eim gadem,
da dich niemen irre, so kument darin engel und sagent dir daz du fragest.
Der heilig Crist vuor von himele mit engeln manegen, do fuort er an sinen
henden ein fronesbilde, under einem boume er geraste, do entslief er so
vaste.
do komen die leidigen diebe und verstalen im sin frones bilde.

175
Holzmann 2001, p. 160.
176
Holzmann 2001, p. 145.
177
Holzmann 2001, p. 214.
309
do er erwachte trurete er so vaste, do sprach diu genedige min frowe sant
Marie, des sol guot rat werden, wir sulen uf dieser erden von dem heiligen
kinde daz dink noch hinaht vinden.
Sabaoth herre, ich bitte dich durch din einborn sun Jesum Christum daz du
vergebest mir min snde und gib mir ein guot ende.
Jesu Crist des waren gotes sun du bist.
ich bit dich una man dich daz du dis dinges verrihtest mich.
Disen selben segen maht du ouch sprechen, so dir oder eim andern diner
guten frnden t verstolen wirt, daz gar schedelich si und redelich, nt umb
kleine ppig sache, nuwent da ez notrftig und redelich si, wande so di
segen ie edeler und ie besser sint, ie minre s helfent da man s bruchet
unnotdurfteclich.


316
III. DEUTSCHE ZUSAMMENFASSUNG

Eleonora Cianci

Incantesimi e benedizioni nella letteratura tedesca
medievale (IX-XIII sec.)
Zaubersprche und Segen in der deutschen Literatur des
Mittelalters (9. 13. Jhs.)



Untersuchungsgegenstand der vorliegenden Arbeit sind die
altdeutschen Zaubersprche und Segen vom 9. bis zum 13.
Jahrhundert. Jeder Text wird analysiert und ins Italienisch
bersetzt. Die Wiedergabe der Texte erfolgt im allgemeinen
vorhandenen Editionen: entweder Steinmeyer-Sievers oder
Wilhelm oder MSD, weil keine dieser altdeutschen Anthologien
eine vollstndige Sammlung von Zaubersprchen und Segen
enthlt. Die Untersuchung konzentriert sich auf die altdeutsche
Zeit, aber es werden auch solche mitteldeutschen Texte
eingeschlossen, welche die berlieferung der altdeutschen Texte
fortsetzen.
Am Anfang werden die wichtigsten Elemente der
mittelalterlichen Magie, des Aberglaubens und der Heilkunde
beschrieben.
Da fr die Texte des Mittelalters die
Handschriftenberlieferung sehr wichtig ist, wird fr jene
Handschrift, die einen altdeutschen Zauberspruch enthlt, eine
Beschreibung geliefert, entweder auf der Basis vorhandener
Beschreibungen in Handschriftenkatalogen oder auf Grund
persnlichen Nachforschung in den einzelnen Bibliotheken bzw.
eigener Untersuchungen der Handschriften vor Ort.

Um diese Texte richtig zu verstehen, ist es sehr wichtig, eine
philologische Analyse durchzufhren; es gibt leider noch eine
Reihe von Texte, deren Sinn und Wortlaut noch nicht vllig klar
sind, weil die Handschriften, die sie berliefern, sehr beschdigt
sind (z.B.: Incantesimo di Graz per la grandine- Grazer
317
Hagelsegen); zudem gibt es Wrter, die den Philologen weiterhin
Rtsel aufgeben (z.B.: chnuospinci in Zrcher Hausbesegnung
oder Phol im Zweiten Merseburger Zauberspruch). In solchen
unklaren Fllen werden hier alle bestehenden Theorien dargelegt
und wo mglich auch neue Interpretationsvorschlge gemacht.
Jeder Text wird mit einer kurzen Einleitung vorgestellt, in der
historische und kulturelle Elemente erklrt werden, die fr das
Textverstndnis wichtig sind. Viele Texte knnen bestimmten
Leitmotiven zugeordnet werden, die auf biblische Tradition und
kirchliche Ausbildung zurckfhren. Es ist manchmal schwierig,
die religisen von den magischen Elementen zu trennen, da die
fast immer in enger Verbindung stehen.
Die Texte werden in zwei Gruppen unterteilt: Heilmittel gegen
verschiedene Krankheiten (Blutung, Wrmer, Fieber etc.) und
Mittel gegen andere Alltagsprobleme (Reisen, Hunde, Hagel
etc.).
Dabei werden weitere Unterteilungen durchgefhrt, zum
Beispiel: Zaubersprche gegen Pferdekrankheiten, gegen
Blutung usw.

Zum Schluss der Arbeit wird versucht, die Texten nach
strukturellen Gesichtpunkten einzuordnen, wobei auch die
Ergebnisse von der Sprechakttheorie besttigt werden. Als
Ergebnis kann festgehalten werden, dass man keinen konkreten
Unterschied zwischen Beschwrungen, Zaubersprchen oder
magischen Formeln feststellen kann, whrend jeder Text auf
folgende Grundstruktur zurckgefhrt werden kann:
wenn du x hast, mache (= sage) y

Innerhalb dieses Texttyps knnen einige Typologien
unterschieden werden, die aber flexibel sein mssen und
verschiedene Kombinationen erfahren knnen. Die
Herausarbeitung dieser strukturellen Grundtypen kann als Basis
fr die weitere wissenschaftliche Auseinandersetzung mit dieser
Textsorte genutzt werden.

318
Die Bibliographie, derzeit auf dem neuesten Stand der
Forschung, kann auf Wunsch mit Hilfe von Internet-links auch
nach dem Erscheinungsdatum der Arbeit aktualisiert werden.

In den Anhang werden sptere volkssprachliche und
lateinische Texte aufgenommen, die ber den
Untersuchungszeitraum der vorliegenden Arbeit hinausgehen,
aber wichtige Verbindungen zwischen lteren und neueren
Texten aufzeigen knnen, zum Beispiel ber das gleiche Motiv
(z.B. Longinus). Dieser Textanhang bietet auch die Mglichkeit
fr weitere Forschungen, die jetzt auf ein nahezu vollstndiges
Repertoire zurckgreifen knnen, kann aber auch Benutzern als
Anthologie dienen, die der italienischen Sprache nicht oder nur
unzureichend mchtig sind.
319
IV. INDICE ALFABETICO DEI TESTI ESAMINATI

Ad catarrum dic (1.3.1) p. 109
Ad equum errehet (1.1.1) p. 58
Ad equum infusum (1.1.2) p. 61
Ad fluxum sanguinis narium (1.3.2) p. 111
Ad pestem equi (1.1.3) p. 64
Ad restringendum sanguinem -Abdinghof- (1.3.4) p. 115
Ad restringendum sanguinem -Erfurt 1 e 2- (1.3.3) p. 112
Ad signandum domum contra diabolum (2.4.1) p. 210
Ad uermem qui in caballo est (1.2.1) p. 85
Benedizione di Monaco per la partenza (2.2.1) p. 175
Benedizione di Tobia (2.2.2) p. 180
Benedizione di Weingarten per il viaggio (2.2.3) p. 196
Contra caducum morbum (1.4.1) p. 142
Contra fluxum sanguinis (1.3.5) p. 118
Contra malum malannum (1.7.1) p.159
Contra rehin (1.1.4) p. 66
Contra uberbein (1.8.1) p. 164
Contra uermem edentem (1.2.2) p. 88
Contra uermes pecus edentes (1.2.4) p. 93
Contra vermes (1.2.3) p. 90
De furtu (2.5.1) p. 215
De hoc quod spurihalz dicunt (1.1.5) p. 69
Incantacio contra equorum egritudinem quam nos
dicimus spurihalz (1.1.6)

p. 73
Incantesimi di Millstatt per fermare il sangue -Vienna,
Uppsala- (1.3.7.0)

p. 124
Incantesimi di Strasburgo per fermare il sangue (1.3.8) p.129
Incantesimo di Bamberga per fermare il sangue
(1.3.6.1)

p. 120
Incantesimo di Bamberga per guarire le ferite (1.3.6.2) p. 121
Incantesimo di Cambridge per gli occhi (1.5.1) p. 149
Incantesimo di Gotha per la febbre (1.6.1) p. 155
Incantesimo di Graz per la grandine (2.3.1) p. 199
Incantesimo di Lambrecht contro i vermi (1.2.5) p. 94
Incantesimo di Lorsch per le api (2.3.2) p. 203
Incantesimo di Monaco per le ferite (1.3.9) p. 132
320
Incantesimo di Prl contro i vermi (1.2.6) p. 98
Incantesimo di Slestat per fermare il sangue (1.3.10) p. 135
Incantesimo di Vienna per i cani (2.3.3) p. 207
Incantesimo di Zurigo per fermare il sangue (1.3.11) p. 139
Nu vuillih bidan (2.4.2) p. 213
Oculorum dolor (1.5.2) p. 152
Primo incantesimo di Merseburg (2.1.1) p. 170
Pro cadente morbo (1.4.2) p. 146
Pro Nessia (1.2.7) p. 100
Quem vermis mordet (1.2.8) p. 103
Secondo incantesimo di Merseburg (1.1.7) p. 77
Suemo du kela (1.9.1) p.166

You might also like