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A. a.

1975-1976 Filosofia morale


Hobbes
Bibliografia: Hobbes, Elementi di legge naturale e politica,
Warrender, H., Il pensiero politico di Hobbes
Macpherson, C. B., Libert e propriet alle origini del pensiero borghese, ISEDI
Sommario
A. a. 1975-1976 Filosofia morale ................................................................................................ 1
Hobbes ...................................................................................................................................... 1
Le guerre civili di religione ......................................................................................................... 2
Jus e lex nel diritto medievale .................................................................................................... 7
La sovranit ............................................................................................................................. 10
La sovranit: segue .................................................................................................................. 12
La nascita della societ civile ................................................................................................... 14
Gruppi di interpretazioni di T. Hobbes ...................................................................................... 17
R. KOSELLEK - Critica illuministica e crisi della societ borghese ........................................... 20
La Massoneria .......................................................................................................................... 22
La Massoneria: segue .............................................................................................................. 23
Lessing .................................................................................................................................... 23
La repubblica dei dotti (o delle lettere, o dei saggi) ................................................................... 25
T. HOBBES - Elementi di legge naturale e politica ................................................................... 26
La logica .................................................................................................................................. 30
Cap. VII - Del piacere, del dolore, ecc. ..................................................................................... 32
Lo stato di natura ..................................................................................................................... 35
Le facolt della natura umana: ................................................................................................. 38
Il pensiero politico di Aristotele .............................................................................................. 39
La differenza tra scienza e saggezza ....................................................................................... 41
La volont (Cap. XII) ................................................................................................................ 42
Il superamento dello stato di natura .......................................................................................... 44
Le leggi di natura ..................................................................................................................... 46
La ricerca della pace ................................................................................................................ 49
Contro Warrender .................................................................................................................... 51
La rinuncia alle opinioni ............................................................................................................ 52
Il concetto di rappresentazione ................................................................................................. 57
La rappresentazione ................................................................................................................. 59
Il concetto di dittatura ............................................................................................................... 61
La dittatura sovrana in Hobbes ................................................................................................. 64
La legge civile .......................................................................................................................... 66
Il sovrano e il cittadino ............................................................................................................. 68
Differenza tra la concezione delle Stato di Hobbes e degli assolutisti. ...................................... 71
Hobbes: la lotta politica e partiti ............................................................................................... 74


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Le guerre civili di religione
Machiavelli: crisi del concetto di prudenza come arte del governo. La politica per Machiavelli non
attivit complessiva e comprensiva di tutti gli affari pubblici, ma una tecnica per la conquista ed il
mantenimento dal potere. Il problema politico come sia possibile conquistare e difendere il potere.
Divisione tra il politico per professione ed il dilettante (odio per il dilettante che, per Machiavelli, non
riesce ad essere n buono, n crudele). All'interno dello Stato la maggioranza dei cittadini non riesce a
capire la politica.
Completa indifferenza per le questioni morali o religiose, per riuscire a tenere un comportamento
politico bisogna saperle escludere.
Il fine della politica nel creare una situazione empirica, non ci sono degli ideali da realizzare. Per
creare una situazione concreta occorrono dei mezzi concreti, che vengono determinati materialmente
dal fine da raggiungere. Gli uomini vengono perci considerati alle stregua di materiale da usare; dal
punto di vista politico diventano una grande massa irrazionale (una bestia) che pu essere dominata
dalla ragione (capacit di volere un certo scopo e di usare qualsiasi mezzo per realizzarlo). La religione
diventa uno dei fattori da tener presente per poter esercitare meglio il dominio.
Qualsiasi procedimento sia messo in atto per la conquista del potere viene considerato buono o
cattivo nella misura in cui riesce a raggiungere lo scopo.
Caratteristica dello Stato moderno che il politico interessato unicamente al raggiungimento di
un certo obiettivo, alla creazione di una certa situazione; il suo comportamento dev'essere valutato alla
luce del raggiungimento dellobiettivo. Prevale cos lo scopo slegato da tutto; il potere esecutivo diventa
una macchina che non dev'essere intralciata.
La massa deve essere dominata con la forza e sedotta con l'astuzia, il politico deve riunire in s le
caratteristiche della volpe e del leone. Scompare cos la civitas di Aristotele.
Il principe di Machiavelli non conosce cosa sia la prudenza, ma solo la tecnica che gli serve per
creare uno stato che si conservi.
Con il Principe di Machiavelli nasce anche l'idea della ragion di Stato

e tutta una letteratura che
viene definita machiavellica sugli arcana imperii.
L 'opera pi famosa all'interno della letteratura machiavellica, quella di Clapmar (I sei libri sugli
arcani delle cose pubbliche) in cui si afferma la necessit che in uno Stato vengano mantenuti dei
segreti, dei quali sono al corrente solo il re ed i suoi consiglieri. La politica diventa cos un arcanum, un
insieme di precetti che vengono mantenuti solo nell'ambito dei professionisti della politica.
Arcana imperii: riguardano lo Stato, cio il sistema di potere vigente, in tempi di normale
amministrazione. Vi rientrano tutti quei metodi che servono a tenere in pace il popolo - metodi che sono
diversi in base alle diverse forme di governo
Arcana dominationis: si riferiscono invece alla protezione e difesa dei membri del ceto dominante
in occasioni di eventi di carattere straordinario (rivoluzioni e ribellioni) ed ai mezzi per venire a capo di
tali frangenti.
E in Francia che vengono elaborate le categorie fondamentali della scienza politica; vi regna 1a
monarchia pi avanzata, indipendente dal papato, di religione gallicana. Le guerre di religione che
sconvolgono il 1500 qui si manifestano pi esplosive a causa dell'unit che il paese aveva gi raggiunto
e le guerre diventano perci guerre civili (per la prima volta nella storia del mondo), a differenza della
Germania dove la guerra non perde il suo carattere confessionale ed i confitti vengono risolti in base al
principio dal cuius regio eius religio, in Francia la presenza di due diverse religioni causa la spaccatura
del paese.
Da una parte c' la religione cattolico-gallicana, dall'altra quella calvinista che raggruppa gli strati
nobili.
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I cattolici vedono nei calvinisti dei nemici che mettono in pericolo le istituzioni e vanno perci
combattuti come nemici esterni.
I calvinisti vedono possibile una difesa della propria religione solo per mezzo della guerra.
Il cattolico D'Orleans proclama la guerra come sacra e giusta (celeste), che non deve avere perci
nessun ritegno. Qualsiasi tipo di guerra diventa preferibile alla pace: si arriva ad una guerra nichilista che
tende all'eliminazione dell'avversario.
I calvinisti invece non parlano di distruzione totale dellavversario, ma sviluppano un discorso
costituzionale e cercano di limitare l'azione del re attraverso l'opposizione dei parlamenti (o stati); per
loro una monarchia temperata costituzionale la sola condizione per poter sopravvivere.
I calvinisti sono infatti forti a livello parlamentare.
24/8/1572 Notte di S. Bartolomeo: i cattolici eliminano tutti i quadri calvinisti, si arriva alla lotta
aperta.
In questo periodo nasce la teoria monarcomaca che afferma che il re pu essere ucciso se fa
qualcosa contro la morale.
I cattolici non hanno elaborato una teoria dello Stato, i calvinisti invece di garantirsi con un
discorso politico di tipo costituzionale esercitano un controllo per mezzo dei parlamenti sul potere statale.
Nel 1576 si forma la lega cattolica, come fazione armata del partito cattolico che si muove
indipendentemente dal re; i cattolici si riuniscono per fare giustizia si di fuori dello Stato.
Si trovano cos di fronte i seguenti gruppi:
1) cattolici riuniti in gruppi organizzati - partiti
2) calvinisti
3) potere statale semiparalizzato
Un altro gruppo, chiamato i politici tenta di staccarsi delle fazioni. Ci che accomuna i componenti
di questo gruppo il tentativo di salvaguardare lunit dallo Stato (sono in prevalenza dei giuristi).
Poich ritengono impossibile stabilire chi ha torto e chi ragione essi affermano che hanno torto entrambi
i contendenti perch paralizzano e distruggono lo Stato usando la religione come pretesto per coprire
interessi particolari e di tipo politico. Per i politici sono entrambi ribelli (il partito cattolico, legato ella
legato alla Spagna ed al Papato gestirebbe anche degli interessi stranieri).
Entrambe le fazioni in lotta attaccano allora i politici accusandoli di essere machiavellici perch
parlando dello Stato implicitamente subordinano le religione ad un interesse politico.
Nellambito della guerra civile i neutrali costituiscono il 3 fronte, il 3 avversario da battere.
Per i politici, machiavellici sono gli altri perch usano la religione per scopi politici.
Da questa situazione deriva limpossibilita di accordarsi, necessario un codice di interpretazione
di tutto ci che uno dice (Gracian: caduta ogni comunicazione). La societ civile diviene l'ambito di
discorsi che, per poter sopravvivere, occorre decifrare.
Per sopravvivere bisogna diffidare di tutti e dominare la violenza esterna.
La Francia divisa di fatto in tre fazioni machiavelliche. Per i politici l'unica via d'uscita la
pacificazione - ristabilire la autorit dello Stato in modo neutrale rispetto alle fazioni in lotta, in modo tale
da neutralizzare i concetti che ambedue le fazioni hanno sullo Stato.
La neutralizzazione possibile solo se si scinde il concetto di pace da quello di giustizia, per i
politici la pace deve dimenticare il concetto di giustizia.
La pace senza giustizia la pace in senso formale, la pace che assicura l'ordine e la sicurezza;
formale perch d forma alla societ civile.
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Il pi importante tra i politici il Loisel. E' una pace formale quella che prescinde dalla religione in
quanto proprio la religione che rende impossibile la pacificazione (la pace perci diversa dalla
religione).
Esistono degli eretici solo a proposito di cose politiche, in cose che riguardano lo Stato, non pi in
cose religiose.
Eretico non pi quello che crede in cose diverse da quelle della Chiesa ufficiale, ma chi crede
alla Chiesa.
Possibilit per giungere ad una pace formale:
1) il perdono reciproco
2) la dimenticanza come fatto pubblico - chi parla della guerra deve essere punito
Le guerre civili in Francia: cattolici e protestanti appaiono come partiti che si combattono per
l'annientamento. Tra i monarcomachi i pi importanti sono: Hotman (Franco Gallia), Plessis Mornay
(Vindiciae contra tiramnos).
I testi di teoria dello Stato dei calvinisti parlano di regime monarchico temperato, in cui il re trovi
dei vincoli costituzionali (negli Stati generali e Parlamenti); il re, qualora non tenga conto di questi,
diventa un tiranno, che va ucciso. Questa concezione trova una giustificazione nella forte presenza
calvinista negli organi di controllo.
Alla morte di Enrico III (cattolico) dovrebbe succedere al trono Enrico di Navarra (calvinista): ci
porta anche i cattolici allo sviluppo di una teoria costituzionale e all'elaborazione di una teoria
monarcomaca (il re pu essere ucciso se non difende le religione tradizionale della Francia); essi si
basano su due leggi fondamentali: quella salica (che regola la successione al trono) e sul fatto che la
Francia un paese cattolico. I calvinisti si basano anch'essi sulla legge fondamentale del regno: questo
contribuisce e generalizzare la guerra. Enrico III, abbandonando la centralit, si dichiara capo della lega
cattolica, perdendo cos tutta la sua majestas per diventare un capo politico che concede delle
agevolazioni, sempre di carattere politico, ai cattolici.
Aumenta limportanza di alcuni nobili che non ne riconoscono l'autorit.
La lega Cattolica pretende cos di poter determinare chi sar il nuovo re in opposizione alla legge
salica - le sue proposte inoltre sono troppo vicine agli interessi della Francia e del papato - il partito
cattolico viene accusato di essere antifrancese; si determina cos uno spostamento a favore di Enrico di
Navarra, che si presenta a Parigi senza avversari e ci converte al cattolicesimo e proclama poi
unamnistia generale (l'atto di pacificazione come l'intendeva Loisel)
Le guerre di religione in Francia finiscono con Richelieu. Dallinterno delle guerre di religione
compare e si sviluppa un concetto politico fondamentale nelle teoria dello Stato moderno: le guerre
religiose possono finire solo con un atto di pacificazione, non pi possibile colpire delle colpe passate.
Dimenticare significa non stabilire chi ha torto e chi ha ragione, non si decide pi in nome della giustizia,
l'obiettivo il raggiungimento dalla pace, tutti sono egual mente colpevoli e innocenti. Lo Stato si pone al
di l delle differenze morali e religiose; l'atto di pacificazione esclusivamente un fatto terreno che
riguarda il popolo francese, non la religione.Adesso la religione non e pi in grado di definire che cosa
sia la pace, n di influenzare lo Stato, n di avere rilevanza politica, n di impedire che gli uomini si
fronteggino come nemici.
Si attua la divisione tra ambito terreno e ambito religioso; leretico perci chi non tiene presente
questa divisione e vuole rendere la religione determinante in campo politico: l'eretico si trova adesso
nellambito politico dello Stato.
Per le teorie politiche francesi dell'epoca la teoria politica si riduce ad un fatto terreno, materiale
che funziona come neutralizzatore dei conflitti religiosi.
La parola pace viene a significare la creazione di una condizione d ordine e di sicurezza. Lo Stato
moderno nasce con questo scopo. Non c' distinzione tra Stato e Stato di polizia.
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Vi per una difficolt: chi determina lo Stato di polizia, di sicurezza e di ordine allinterno dello
Stato francese? Non pu pi essere chi si ispira ad un modello etico-religioso, perch adesso le norme
etiche sono variamente interpretate. Non pu essere, a causa della divisione che si creata, chi legato
alla coscienza del popolo.
Il re deve porsi al di fuori della coscienza dei cittadini e del diritto divino religioso: tutto ci che
proviene da questo potere legge giusta (giusta perch garantisce la pace e perch nessuno potr
giudicarla e discuterla. Chi la discute un eretico che pretende di giudicare il sulla base di canoni morali,
innescando un processo che porta alla guerra civile. E giusta anche perch vincolante per tutti i
cittadini, perch li pone tutti nella stessa condizione di eguaglianza).
La legge che diventa espressione di quel potere deve prendere il posto di quella divina (che
Viene polarmente interpretata) e diventa anche per questo giusta.
Legge positiva: espressa dal potere legittimo, non perch corrisponde ad ideali etici: legge solo
ci che viene manifestato da chi ha il potere di fare le leggi.
La legge perci si identifica con la volont del sovrano il quale diviene il potere legislativo che
deve porsi al di sopra di tutti i cittadini.
Si realizza ci che asserivano il partito dei politici e Loisel: per uscire dalla guerra necessario
creare una situazione di sicurezza.
Per il concetto occidentale la pace consisteva in ordine, sicurezza e giustizia (mettere ogni uomo
nel posto che gli compete).
Per i politici invece il concetto di giustizia non pu rimanere in quello di pace (resta perci un
concetto di pace poliziesco)
Lordine pu crearlo solo un potere svincolato dalla societas civilis, che non sia immischiato nella
lotta, che non faccia propria la visione del mondo dei partiti in lotta: un potere neutrale.
Questo diventa possibile solo se cade la concezione del diritto che era tuttora condivisa.
Diritto: elemento al di sopra dei membri della societ, comune ma trascendente, tutt'uno con la
concezione morale (unit di diritto e giustizia) tutti sanno che cosa sia il diritto; nessuno pu fare
qualcosa senza sapere cosa sia il diritto, che deve avere l'approvazione di tutti. Le leggi non sono
invenzioni umane, ma concretizzazioni di quell'ordine perfetto che al di sopra di tutti.
Elemento basilare della struttura politica il concetto di faida (lotta per ripristinare il diritto
giuridicamente ammessa quando qualcuno ha ricevuto un torto da qualcun altro, che, a parere di chi ha
subito il torto, diventa un mezzo per ristabilire la pace, lo stato di diritto). il medioevo era caratterizzato
da guerre concepite come faide che non intaccavano la struttura politica.
Questa concezione del diritto perci da combattere, perch il diritto si diviso polarmente con le
guerre di religione.
Per poter arrivare alla pace i partiti in lotta devono perdere ogni cognizione di cosa sia il diritto
Lo Stato nasce allora come potere scisso dai partiti in lotta che pu decidere che cosa sia il diritto;
un potere isolato, essenzialmente legislativo. Le leggi sono le uniche interpretazioni corrette e legittime
del diritto e della giustizia, sono gli strumenti che usa solo quel potere per garantite la pace.
Il cittadino si trasforma in suddito che deve solo obbedienza verso la legge; la giustizia viene
sostituita dalla sicurezza.
Loisel: libert obbedire ad un'unica legge. Si ha una formalizzazione giuridica del concetto di
giustizia. Il suddito non pu capire come si deve muovere il potere per creare la situazione di sicurezza.
Solo il potere legislativo pu adesso dare le leggi.
Tra suddito e Stato prevale lo Stato, perch garante della sopravvivenza del suddito Lambito di
competenza dello Stato e quello di competenza dell'individuo non hanno pi nessun punto in comune:
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linteresse dello Stato a prevalere (Richelieu); interesse che, se male interpretato, determina la
distruzione dello Stato.
L'interesse dello Stato si divide in due parti: quella che riguarda gli atri Stati e quella che riguarda i
sudditi.
Solo il politico di professione pu comprendere l'interesse statale. Lo Stato deve permettere la
sicurezza e realizzare l'equit e la giustizia creando una situazione in virt della quale i sudditi possano
intrattenere tra di loro dei rapporti moralmente corretti.
La morale appartiene al suddito, il politico si interessa dello Stato. morale e politica riguardano due
sfere separate. La morale pura relazione tra privati, che non pu diventare politica perch le relazioni
tra i privati non devono intralciare le leggi dello Stato (Bodin: La repubblica.).
L'isolamento dello Stato ristabilisce tutte le relazioni connettive della societ rendendo cos
impossibile lo scoppio della guerra civile. Per il suddito il potere innocente e pu apparire colpevole
solo per il suddito che si contrappone allo Stato.
Gli elementi fondamentali Stato e Societ si trovano per la prima volta contrapposti.
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Jus e lex nel diritto medievale
Passaggio dalla concezione medievale alla concezione moderna del diritto. Differenza tra jus e lex
nel diritto medievale.
La legge valida solo quando una valorizzazione dello jus, quando appare come una
concretizzazione dello jus. Se il legislatore, nel fare la legge, non si ispira allo jus, questa non ha valore
vincolante. Questo rapporto possibile solo se si ammette un legame ed un vincolo ad un ordinamento
giuridico sovrastante il re ed il popolo, il potere legislativo ed i sudditi. Lo jus, posto al di sopra di tutti, li
parifica.
Nel fare la legge ci si richiama a Dio ed al buon diritto antico" come diritto che da tempo
immemorabile sopra tutti, come forza della tradizione. La consuetudine ha valore di jus, i due termini
vengono eguagliati. Questa concezione permette di fare delle nuove leggi solo se esse sono viste come
animazione del diritto. Il limite della legislazione dato dalla forza di convinzione del diritto stesso, diritto
che tutti devono conoscere e riconoscere come tale, che deve essere consaputo da tutti (legislatore e
popolo). Non c possibilit di un diritto positivo o di una legge positiva: la legge positiva quella che ha
valore perch viene emessa dal potere legittimo.
Le leggi, nel diritto medievale, sono animazioni dello jus naturale o divino, tutta la produzione
legislativa animazione di questo diritto. Giusto e giustizia indica sia la legge sia le convinzioni morali.
Il legislatore (il re) pu dare una legge solo all'interno del consiglio e per mezzo del consiglio, pu
legiferare cio solo dopo aver consultato i consiglieri. Solo il consiglio d titolo giuridico alla legge
(contiene cio una dichiarazione di giuridicit).
I consigli sono quelle strutture presenti nel medio evo (Parlamenti, stati, rappresentanti di poteri
locali, ecc.) che vengono chiamate appunto a dare dei consigli.
Il popolo non la massa, ma ci sono degli istituti organizzativi che lo rappresentano.
Il re pu agire solo all'interno del Consiglio. Se il re emana una legge stando al di fuori del
Consiglio, commette una violazione dello jus che costringe tutti i sudditi alla resistenza. Questa con-
cezione del diritto tutt'uno con il diritto di resistenza, implica il diritto alla resistenza per restaurare lo
jus violato.
La pace del diritto la vera pace. Ta pace una situazione in cui non esiste violenza ed esiste il
diritto (definizione cristiano-germanica). La pace sempre legata al diritto.
La violazione della pace del diritto d la possibilit di ricorrere allesercizio di un potere autonomo
o ad un tribunale pubblico.
Nel medio evo esistevano dei poteri autonomi, cio poteri politici locali, contrapposti al potere del
re, in grado di difendersi perch possiedono una propria autonomia. Questi poteri autonomi sono soggetti
al sovrano perch vi sono legati da un vincolo di fedelt, non di obbedienza. La fedelt l'elemento
condizionante, l'obbedienza l'elemento condizionato - un suddito e fedele al re perch questi gli d
qualcosa in cambio - un rapporto che implica la. reciprocit.
Il concetto di guerra non appare all'interno del mondo cristiano, la guerra viene fatta solo contro
chi fuori dal diritto.
Giudizio delle armi: chi vinceva la faida aveva ragione, aveva il diritto dalla sua parte era una
concezione che serviva ad impedire l'inasprirsi dei conflitti. Il giudizio divino indica dalla parte di chi si
trovi il diritto. La vittoria delle armi ripristina il diritto: i contendenti sono solo degli strumenti di
ristabilimento dello jus.
La possibilit del formarsi dello stato dipende dal fatto che il re deve far tacere il diritto
all'autodifesa. Il re inizia a creare dalla periferia una propria amministrazione, dei funzionari aventi
potere giurisdizionale - di dire lo jus -, dei tribunali per difendere la pace ed il diritto. Sono delle istituzioni
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in contrasto con i poteri autonomi locali: a questi funzionari possono fare appello tutti.
L'istituzione delle corti giurisdizionali necessita di una razionalizzazione allinterno dello Stato. Le
armi non possono pi decidere il diritto, ora lo fanno le Corti. Si forma cos lo Stato territoriale
istituzionale; il potere del re si sovrappone a quello locale, inizia l'unificazione del territorio. Il
rafforzamento dello Stato provoca la scissione dello jus dalla lex. Questi perdono la loro relazione perch
adesso ad animare lo jus il re per mezzo delle Corti giurisdizionali. Lo jus e sempre pi monopolio del
re, che per vi rimane sempre legato. Cominciano per a mancare delle garanzie istituzionali, crolla la
cooperazione tra re e parlamenti che prima era necessaria, ora solo il re anima il diritto.
L'antica formula ora non pi sufficiente. Messa in crisi la possibilit di resistenza al sovrano,
cade anche la faida. Il re risponde solo nella propria coscienza dell'ispirazione della legge allo jus; la
legge appare come positiva perch emanata dalla volont del sovrano ed giusta perch garantisce la
pace, intesa adesso nel senso puramente mondano di tranquillit.
Questo tipo di evoluzione avviene solo nellEuropa continentale, non avviene invece in Inghilterra,
dove il re sovrano nel parlamento. Cos il potere legislativo si sottrae alla possibilit della critica da
parte dell'associazione civile.
La concezione medievale del diritto dura fino allo scoppio delle guerre civili. Con la scissione tra
,jus e lex a nessuno dato di controllare se la legge emanata dal re corrisponde al diritto - il re ne
risponde solo in coscienza -: viene eliminata cos ogni possibilit di ricorrere all'autodifesa. La legge non
pi sottomessa alla coscienza dei sudditi, che sono tenuti solo allobbedienza. Un simile concetto di lex
porta alla creazione di un nuovo concetto: quello di suddito, nonostante le diversit di classe e di ceto,
sono tutti dei sudditi che devono semplice obbedienza senza discussione.
Il suddito colui il quale obbedisce alla lex senza avere la conoscenza di cosa sia il diritto.
Entra nel linguaggio politico il concetto di sovranit, elaborato per la prima volta da J ean Bodin ne:
I sei libri della repubblica, pubblicato nel 1676 (anno i cui si fonda. la lega cattolica).
Per Bodin una societas (associazione umana) pu diventare politica solo in virt di un potere
supremo (potenza sovrana, summa majestas). Contro il vecchio concetto di societ civile, una societ
diventa politica quando governata da un potere sovrano (dominata). Solo una summa potestas forma
una res publica, una societ civile.
Solo il principio dominante pu dare una struttura alla societ, dato che gli uomini, da soli, sono
incapaci dl formare un'unit politica. La famiglia una comunit naturale, il collegio comunit civile, la
repubblica comunit politica.
Sovranit: la summa potestas legibus soluta. Verso l'esterno l'indipendenza del potere sovrano
dagli altri poteri, egli non riconosce n autorit panale n autorit imperiale al di sopra della propria;
verso l'interno l'indipendenza da qualsiasi potere interno dello Stato.
Il sovrano non deve perci riconoscere le leggi come possibili vincoli della propria sovranit, egli
deve essere sciolto dalle leggi; esse non possono costituire nessun vincolo per l'autorit del re, per la
sua attivit.
La legge diviene positiva: essa valida in quanto manifestazione del potere sovrano. Solo
lespressione della sua volont legge.
La singola massima giuridica la legge che la volont del sovrano promulga.
Il potere, che sciolto dalla legge, ancora sottoposto allo jus, anche se solo il sovrano a
sapere che cosa esso sia.
Il sovrano si presenta cos come buono e giusto perch legato a dei vincoli morali.
Il sovrano che non legato allo jus un tiranno, un delinquente.
Salta la scissione tra essere e dover essere. Il sovrano, che realizza lo jus attraverso la lex, non ha
nulla da realizzare.
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Lo svincolamento della sovranit da ogni tegame con lo jus si ha solo con la rivoluzione francese
attraverso il concetto di sovranit popolare; solo allora possibile parlare di un potere cattivo di per s,
perch non pi sottoposto ad alcun limite.
La societas politica si fonda solo sulla sovranit. Il potere sovrano un elemento scisso dal resto
della societ, lo stato.
Stato: quel principio a partire dal quale si forma una res publica: in virt del sovrano possono
esserci tutte le altre istituzioni, il sovrano diventa l'attivit creatrice di tutte le altre istituzioni. Tutti i
cittadini hanno nel sovrano il proprio punto di riferimento; le leggi, che sono nulla per il sovrano, per i
sudditi sono tutto, sono l'unica. possibilit offerta loro di convivere.
Tutti i cittadini nei confronti del sovrano sono uguali. Tutti i componenti della societ sono, nei suoi
confronti, dei sudditi.
Il cittadino allora solo labitante della citt, che viene perci definito borghese.
Fondamento della sovranit il legame che vi tra sovrano e diritto. Se questo non vi fosse non
si potrebbe avere la sovranit. Una repubblica devessere un governo giusto. Il fondamento riguarda solo
il sovrano. La sovranit perci di origine divina, con un significato per profondamente diverso da
quello che veniva attribuito nel medioevo; il sovrano risponde davanti a Dio solo nella sua coscienza
dellinterpretazione dello jus - che una creazione divina - il sovrano ne per lunico interprete.
Egli di origine divina perch il suo sommo potere, in ultima analisi, pu essere ricavato solo da
Dio. Il potere supremo un principio di carattere giuridico ed il sovrano detiene la sovranit solo per
esclusiva volont divina.
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La sovranit
Il concetto decisivo quello di sovranit - la summa majestas legibus soluta - che definisce la
forma politica di una associazione. Tra le tante forme di associazione esistenti, quella politica si
differenzia perch essa si pu avere solo se esiste la sovranit; l'associazione politica si definisce cio
solo se c' una forma di dominio. Chi sovrano non riconosce nulla di esterno al di sopra di s, nessun
altro potere all'infuori del proprio.
Distinzione tra forme di governo e forme di Stato: la teoria aristotelica riconosce solo delle forme
di governo (aristocratico, monarchico, democratico) che non hanno nulla a che vedere con lo Stato.
Per Bodin il possessore della. sovranit che determina la forma dello Stato; se la sovranit in
un solo uomo si ha la monarchia, se in pochi l'aristocrazia, se in tutti la democrazia; il governo si
instaura dopo la sovranit e pu assumere le forme pi diverse. Solo la sovranit decide come gestire il
potere per mezzo del governo, il quale pu mutare senza che per questo muti lo Stato.
Solo il possessore della sovranit rappresenta l'unit politica di un'associazione.
Lunit non e pi relativa alla comunanza dei cittadini, ma lo nella misura in cui il detentore dello
Stato investito dell'unit politica. L'unit politica l'unit decisiva. capace di rendere problematiche
tutte le altre unit, lo status che decide sempre in ultima istanza, l'unico punto di riferimento che d
l'unit di tutti i cittadini. E' lunit politica data dal sovrano che rappresenta lo status che consente il
superamento delle guerre civili. Le forme associative di tipo religioso possono essere rese problematiche
dall'unit politica: ad es. il motto di Luigi VI lo Stato sono io, che sta a significare come sia Il sovrano a
rappresentare l'unit politica della Francia.
La monarchia assolutistica la forma di Stato che realizza al massimo grado l'idea di
rappresentanza - il sovrano rappresentante dellunit politica del suo popolo.
Bossuet fa una distinzione tra sovrano che pu essere peccatore e sovrano che, come unit
politica, al di sopra del peccato.
Tutto ci che proviene dal sovrano lex - comando - la manifestazione della volont in cui
risiede la ragione dell'obbedienza, il comando ha in se stesso la ragione dell'obbedienza.
La sovranit si manifesta attraverso le leggi (i comandi), che adesso non sono pi immerse in
categorie morali e acquistano la veste di puri comandi, senza essere pi delle norme per vivere bene.
Solo il sovrano il depositario del potere statale, la sovranit non in alcun modo alienabile,
indivisibile e perpetua.
Lebret: afferma che la sovranit indivisibile come un punto geometrico e perci la divisone dei
poteri gli appare come un assurdo giuridico; per Lebret le forme miste rovinano la sovranit e causano
caos e guerra civile. Nessun privato pu acquisire come sua propriet le funzioni pubbliche, che non
sono altro che commissioni del sovrano. Tutto lapparato dello Stato appare come una serie di
commissioni affidate del sovrano e perci sempre reversibili.
Il fine dello Stato la sovranit, assicurare in continuazione l'unit politica, la. pace e la
sicurezza interna, impedendo i conflitti che potrebbero metterla in dubbio. La sovranit si contrappone ai
sudditi.
Il fine dello Stato lutilit pubblica, che viene definita dal sovrano, il quale il solo a sapere a
cosa essa corrisponda; nessun suddito pu sapere in che cosa consista l'interesse della collettivit, ma
pu solo conoscere quale sia il proprio.
L'interesse della collettivit viene stabilito dal sovrano il quale il solo che possa sapere chi sia il
nemico allinterno dello Stato. I sudditi non sono in grado di giudicare se il loro comportamento li
qualifica come nemici dello Stato. Le categorie morali si trasformano in pubbliche. Il suddito viene cos a
perdere ogni parametro di valutazione del proprio comportamento: si attua la spaccatura tra coscienza
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privata e pubblica.
Lo Stato si incarica di far funzionare come apparato di governo quelle che prima erano delle
norme morali.
Il concetto di nemico viene tolto dall'ambito morale e diventa un verdetto dello Stato.
Poich il sovrano risponde solo dell'interesse dello Stato, il porre dei limiti morali alla sovranit
non fa altro che renderla sempre pi potente ( il paradosso della sovranit).
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La sovranit: segue
Il concetto di sovranit rappresenta, per tutto il medioevo, lestrema fase di umanizzazione dei
rapporti umani, questa concezione vede un rapporto ben determinato tra jus e lex.
Lo jus nel medio evo veniva considerato come un elemento trascendente, al di sopra di tutti gli
uomini, non rappresentava un corpo di leggi, ma i massimi ideali etici del tempo; lo jus corrispondeva
alla giustizia in senso cristiano, era il corpo dei principi morali che doveva essere articolato in massime
concrete (norme giuridiche). Lo jus andava perci interpretato, animato. Il re era colui che animava il
diritto (rex: da regere giustamente), Se egli si poneva al di fuori dello jus non era pi nemmeno
riconosciuto come re. Il re era obbligato a costruire nei suo regno uno stato di pace. Perch una lex del
sovrano sia in relazione con lo jus, deve avere l'approvazione di tutti i ceti. In Francia, quando il re
produceva una legge doveva convocare gli Stati generali (i rappresentanti del popolo); la legge veniva
promulgata in nome del re e col consenso del popolo.
Una qualsiasi legge poteva essere contestata appellandosi allo jus, chiunque poteva
legittimamente pretendere di poter affermare che una legge non era animazione dello jus, che essa
ledeva in qualche modo il diritto. Il diritto medievale concedeva la possibilit dellautodifesa, fino al
punito che era possibile scendere in campo anche con le armi per difendere le proprie pretese.
La libertas consisteva nellindipendenza allinterno (forza militare,. funzioni finanziarie,
giurisdizione autonoma). La guerra veniva considerata come mezzo d ristabilimento del diritto.
Questa concezione presuppone che un popolo. composto di cittadini liberi, possa agire in modo
direttamente politico. Gli stati, i ceti medievali, sono classi direttamente politiche. E una concezione che
permette l'introduzione di pesanti interessi politici.
Chi vince dalla parte del. diritto (anche nei tribunali) il concetto che sta alla base del giudizio
divino. Il diritto divino si animava per mezzo delle armi. Ci serviva ad impedire l'introduzione di concetti
morali nella contesa: chi vince ha ragione.
L'unica situazione di guerra aperta che il diritto prevede si aveva solo nel caso di conflitto tra
cristiani e non cristiani..
Allinterno della cristianit doveva prevalere la pace, vigere un unico diritto. La guerra contro i non
cristiani era una guerra santa (tesa cio all'annientamento), nei loro confronti vigeva uno stato di
perenne inimicizia.
Nel medio evo qualsiasi forma di vita associativa presupponeva la realizzazione dei principi
morali.
Le guerre di religione incrinano la compattezza del mondo cristiano. Si creano diverse concezioni
del diritto che si richiamano tutte alla pace, ognuna reclama di essere nel giusto, il vincitore non pu pi
avere ragione, deve essere annientato perch eretico.
Lo jus viene allora legato pi profondamente alla coscienza; nessuno sa pi dove sia il suo
avversario di coscienza, il suo nemico.
La guerra di religione guerra civile senza quartiere (Montaigne). L 'uscita. storica da questo stato
di cose si ha con Bodin ; il concetto di sovranit riesce a bloccare la guerra civile per mezzo di un'istanza
estranea a tutti i conflitti, che non sia compromessa con le parti in lotta: il sovrano
Cambia il rapporto tra jus e lex. Solo il sovrano conosce lo jus e pu esserne l'unico legittimo
interprete, colui che decide che cosa sia lo jus e pu fare la lex. Nessuno pu legittimamente pretendere
di conoscere e di interpretare lo jus. E il sovrano che decide, per mezzo delle leggi, che cosa sia lo jus.
Le leggi sono dettati - dictat - diventano comandi che hanno in se stessi la. ragione dell'obbedienza.
Il sovrano si trova cos per la prima volta sciolto dalle leggi: queste infatti cono dei comandi che
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egli d.
Il fondamento della sovranit la giustizia: la sovranit l'unit pi alta (lunit politica) decisiva,
quell'unit in nome della quale possono saltare tutte le altre.
Nei casi importanti decide solo lunit politica. I calvinisti ed i cattolici vengono perci ricondotti
allo status di francesi: ci permette il superamento delle lotte.
L'unit politica pu dissolvere tutte le altre unit, la religione diventa un fatto di coscienza..
Sovranit: lo status decisivo di un popolo (da questo concetto deriva quello moderno di Stato),
essa. liquida sia. l'autonomia. che la coscienza come fattori che conducono alla guerra civile.
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La nascita della societ civile
La sovranit rappresenta l'unit politica, il sovrano non interessato ad interferire sulle altre unit,
ma pu sciogliere qualsiasi forma associativa qualora questa diventi critica, porti cio a dei conflitti
.
E'
perci l'unit decisiva nel caso critico.
Il suddito ha a propria disposizione tutto lo spazio che vuole fino a che non mette in pericolo l'unit
politica. Vi una certa tolleranza per tutte le situazioni non critiche, che non pongono in opposizione i
sudditi tra loro (vi perci' il riconoscimento della libert di culto per i calvinisti). La forza del sovrano
viene messa in atto solo nei casi critici.
Solo la persona. del sovrano rappresenta l'unit politica al di sopra delle diversit - che non
vengono eliminate. Il suo intervento tende ad eliminare le forze autonome (ad es. i feudi) sterilizzandole.
La nobilt viene privata di funzioni politiche (ad es. della possibilit di tenere un esercito proprio) e
viene costretta a vivere a Versailles.
Si presenta la necessit (di sviluppare una serie di funzioni, un apparato amministrativo, una serie
di funzionari che risponde solo di fronte al sovrano, situati in tutto il territorio con il compito di mantenere
lunit politica. Viene creato un esercito stabile che occupa tutta la Francia un esercito dello Stato,
collocato nei punti critici.
Compare allora il concetto di interesse di Stato (che non si identifica pi con linteresse dei sudditi,
questo interesse il mantenimento dell'unit nonostante tutte le differenze e pu essere gestito solo dai
funzionari dello Stato.
L'intellettuale diventa funzionario organico allo Stato ed ha una preparazione tutta statale, diversa
da quella degli altri: larte politica, l'arte di amministrare. Nascono delle scuole che insegnano l'arte
dell'amministrazione, le universit creano i nuovi amministratori dello Stato (i borghesi).
Prima dell'intervento della sovranit il concetto di jus e di lex aveva un significato all'interno di un
territorio: la repubblica cristiana. Al suo interno tutti avevano lo scopo di realizzare il diritto. Il re godeva
dei privilegi solo perch aveva maggiori responsabilit. L'unit dello scopo si realizzava attraverso il
papato e l'impero, le due organizzazioni del potere spirituale e temporale il cui compito era l'elaborazione
del diritto. Ta separazione tra panato ed impero impedisce la formazione del dispotismo di tipo orientale.
Entrambi erano essenziali all'ordine della repubblica cristiana. la presenza di questi istituti di tipo
universalistico fa s che all'interno degli Stati cristiani vi siano delle leggi molto simili, sostanzialmente
omogenee. Questa situazione crolla con le guerre civili; le diverse confessioni inaspriscono la lotta
interna. alla repubblica. cristiana. Il papato e limpero agiscono su tutto il territorio rendendo pi aspra la
contesa: una guerra di tutti contro tutti.
Da. ci nasce l'idea di sovranit: la summa potestas indipendente verso l'esterno ( sovrano chi
rifiuta. la sottomissione all'impero ed al papato) la sovranit deve costruire un'unit ben visibile e
delineata territorialmente: nasce lo Stato.
Il concetto di sovranit spinge alla creazione di una struttura, tracciando dei confini impermeabili a
qualsiasi intervento esterno.
La sovranit creazione di Stati come strutture territoriali distinte e sovrane, un concetto da
realizzare, razionalizzazione centralizzata, formazione di funzioni statali che impediscano influenze
esterne, la lex del sovrano che adesso diversa da Stato a Stato, e la formazione del diritto statuale
moderno.
Nasce anche il concetto della politica estera perch gli Stati sono in rapporti di inimicizia. Aumenta
limportanza internazionale di quei paesi che hanno dei territori compatti.
La politica diventa un grande calcolo.
La sovranit, ci che d forza allo Stato, d origine a tre diverse forme di Stato: monarchia.
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aristocrazia (es.: Venezia), democrazia (es.: Svizzera). In Inghilterra la sovranit appartiene al sovrano
nel parlamento.
Il processo di formazione che porta dalla repubblica Cristiana al sistema degli Stati europei, si
completa con la diversit delle leggi dei vari Stati, si attua cos il superamento totale del medio evo.
Stati: entit territoriali impermeabili che tra loro rimangono sempre in rapporti come se fossero allo
Stato di natura, tra loro si applica sempre quel comportamento che ha per scopo l'eliminazione fisica
dellavversario. Le guerre sono o di tipo territoriale o di spartizione di quei territori che non si sono ancora
costituiti in Stato sovrano. La storia europea viene decisa. da chi per primo riesce a darsi una struttura. Il
costituirsi di questi Stati porta. alla rovina limpero spagnolo che troppo vasto e smembrato. In
vantaggio si trovano la Spagna e lInghilterra (i primi a costituirsi in Stati territoriali).
Operazione di neutralizzazione dei conflitti religiosi: adesso solo il sovrano pu decidere della
guerra, sia contro gli altri Stati, sia contro chi mette in pericolo l'unit politica interna; il sovrano colui il
quale decide sullo jus belli, realizzando la razionalizzazione dei conflitti esterni e la pacificazione interna.
Si attua lidentificazione del concetto di societ e di pace (societ = pace) che ha come
conseguenza una struttura di tipo dualistico: la sovranit un concetto che introduce una scissione tra
sovrano e privati cittadini. Luomo politico deve badare solo all'interesse dello Stato e deve essere
insensibile a tutte quelle virt che sono relative ai rapporti tra gli uomini (virt cristiane); egli trascende
gli individui, egli rappresenta lo Stato che realizza i propri interessi; egli attua la ragion di Stato. L'uomo
politico deve badare solo all'azione avendone una chiara visione dei possibili effetti.
La prudenza civile e la politica sono diverse tra loro e la loro differenza cos grande che la
morale insegna che esse sono due virt separate. Nella politica c' la necessit di agire in base ad
intuizioni ed indizi. Le virt civili sono possibili solo a condizione che esista un assetto politico gi
costituito, esse non possono rappresentare la. forma politica, ma si stabiliscono soltanto tra individui che
vivono in una forma di Stato. Il privato ha la possibilit di ispirare il suo comportamento alla virt nella
misura in cui vive all 'interno di uno Stato, in una. forma di associazione stabile. Il politico non interviene
sui privati se non per far pagare l'ingiustizia commessa. da un privato all'altro (il diritto penale riguarda
solo le relazioni tra i privati, non lo Stato) per mezzo dell'intervento di un potere autonomo s di sopra
delle parti.
Il codice penale riguarda solo i rapporti tra i privati, il ristabilimento della virt un fatto interno ai
privati. Si attua cos la razionalizzazione e l'umanizzazione dei rapporti tra cittadini.
Il cittadino privato proprio perch stato privato della possibilit di agire politicamente.
Il sovrano mantiene tutti i sudditi sullo stesso piano, impedendo che si formino dei partiti, che i
sudditi si associno tra loro sulla base dei propri interessi.
Il potere economico viene tutto determinato dallo Stato (mercantilismo) Tutti i sudditi si devono
riconoscere tra di loro uguali, tra di loro vige la giustizia; essi sono tutti non politici di fronte al sovrano.
Gli Stati sono rappresentativi perch presuppongono lestromissione dei cittadini dall'agire
politicamente.
Il diritto penale non una legge del sovrano perch riguarda unicamente i rapporti dei cittadini tra
di loro e permette loro di avere dei diritti.
Si attua la spaccatura tra Diritto penale e sfera dello Stato regolata dal diritto amministrativo; la
scissione tra pubblico e privato. La sovranit possibile solo se i sudditi non agiscono politicamente, lo
Stato l'unico detentore legittimo del potere politico.
Contrapposizione tra la struttura di tipo amministrativo (che riguarda lo Stato) e la struttura che
riguarda la societ (codici).
Le virt cristiane cessano di essere ci che determina l'associazione politica, sono possibili solo a
patto che vi sia. gi una forma di Stato e diventano le virt dei privati (perci non politiche).
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Attraverso la sovranit viene reso possibile anche il cristianesimo, che diventa allora qualcosa. di
praticabile, solo il principio della sovranit permette una vita cristiana.
Il sovrano derivala propria autorit direttamente da. Dio, essa non deriva perci da elezione, ma
emanazione, creazione di Dio. S ha cos la divinizzazione del sovrano; egli risponde solo a Dio nella
sua coscienza, sulla terra nessuno pu mettere in dubbio che il re interpreti correttamente il diritto divino.
Il re deve anche dimostrarsi completamente diverso dagli altri uomini (assolutamente perfetto). Si
provvede perci anche alla costruzione di situazioni che possono renderlo perfetto (larte classica). Il
sovrano perfetto solo attraverso una costruzione artificiale; la vita di corte diventa il teatro attraverso
cui il sovrano dimostra la propria perfezione divenendo un attore.
La corte il palcoscenico in cui il sovrano si muove come un eroe divinizzato. Il punto pi alto
della gerarchia (il sovrano) si sposa con quello pi basso (lattore). Le grandi feste hanno lo scopo di
dimostrare la divinit del re, che sovrano soltanto a corte.
La corte inoltre si isola dallambiente esterno, il re anche luomo che pi di tutti si annoia; il
detentore della sovranit viene tagliato fuori.
Il sovrano che pretende di governare destinato, sul lungo periodo, a scomparire. Pi egli si crede
delegato direttamente da Dio, pi egli si scinde dal mondo esterno.
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Gruppi di interpretazioni di T. Hobbes
1) Critici che individuano in Hobbes il teorico dell'assolutismo, inteso come forma di potere
totalitario e repressivo, ed il costruttore di uno Stato-macchina che schiaccia ed annienta i cittadini
VIALATOUX : La citt di Hobbes (1935) - tentativo di individuare in Hobbes le radici dei regimi
fascisti - Stato con un sovrano assoluto sciolto da ogni vincolo, da ogni norma preesistente e da quelle
che egli stesso detta, mentre i sudditi devono obbedire in modo completo senza giudicare o criticare le
leggi. Il sovrano d le leggi basandosi sul proprio arbitrio, gli permesso tutto ci che ha il potere di fare.
Il suddito non ha libert di pensiero, di parola, di espressione, manca di tutte le libert civili e del diritto di
propriet; tutto ci che il suddito possiede gli concesso dallo Stato, che pu riprenderselo senza che il
suddito possa reclamare. La critica allo Stato il crimine pi grave (delitto di lesa maest). Il sovrano
controlla anche la produzione culturale.
N. BOBBIO : tentativo di storicizzare, vede nel Leviatano lo Stato della paura organizzata per
costringere il cittadino ali 'obbedienza. Le leggi pubbliche hanno la funzione di produrre paura. Stato:
simbolo dell'assolutismo violento e arbitrario.
Sono interpretazioni legate alle polemiche politiche dell'epoca, Preoccupate pi del contesto
storico in cui vennero formulate che dell'analisi.
2) Interpretazione marxista : costituisce un'inversione della precedente tendenza.
MAC PHERS0N : La teoria politica dell'individualismo possessivo - da Hobbes a Locke
C. HILL : Saggi sulla rivoluzione inglese del 1640 - Hobbes ed il pensiero politico inglese
WILLMS : La risposta del Leviatano
Non si ha pi la polemica politica diretta e la relazione con gli autoritari regimi attuali, ma Hobbes
viene messo in relazione con i movimenti economici inglesi dell'epoca. Lo Stato che egli propone viene
visto come la risposta ai problemi posti dall'economia. Hobbes non viene perci considerato un
assolutista, ma come il teorico - il 1 grande teorico borghese - di uno Stato che risponda alle richieste di
un certo tipo di sviluppo economico.
Hobbes perci pu essere capito se si guarda alla storia economica dell'Inghilterra del 1600, di un
paese che si trova in una fase di sviluppo pi avanzata di tutto il resto dell'Europa, in una fase di
mercato generalizzato in cui le forze sociali dominanti sono interessate ad una socializzazione completa
della vita sociale, e contrastano perci i valori etici medievali che, impedendo il consumo, contrastano il
nuovo tipo di sviluppo. Lo Stato di Hobbes il pi adatto a consentire una libera concorrenza di mercato,
impedendo per che questa degeneri.
L'Inghilterra ai primi del '600 sta raggiungendo il livello di grande nazione mercantile
(generalizzazione del mercato), vi si sviluppano forze tendenti alla produzione pi che al consumo che
sentono la necessit di liquidare un modello di vita in cui i bisogni sono dominati dal problema di una vita
morale. Nel medioevo i bisogni venivano visti alla luce della morale, si era lontani dall'idea
dellaccrescimento della ricchezza, che veniva subordinata a valori morali. Occorreva allora rompere
quei valori morali che contrastavano la corsa al consumismo e le esigenze produttive della borghesia..
Hobbes, posto di fronte ad una societ priva di valori normativi e disgregata nei suoi elementi
costitutivi, non pensa ad una restaurazione dei valori perduti, ma, preso atto dello stato di fatto, tenta di
costruire uno Stato funzionale alla nuova societ economica che si sviluppa sulla base della produzione
di merci. Lo Stato deve perci permettere la lotta economica tra gli uomini - produttori concorrenti,
impedendo per che questa superi i limiti economici e sfoci nella lotta politica. Lo Stato deve
regolamentare la lotta tra gli individui, non pu perci porsi come Stato morale, l'immagine della
societ che non si maschera.
Interpretazione HABERMAS : Prassi politica e teoria critica della societ
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Hobbes vuole fare della morale e della politica delle scienze esatte simili alla geometria, al di
sopra delle opinioni, in grado di creare un sistema politico anch'esso al di sopra delle opinioni, perfetto e
funzionante come una macchina, che sia il luogo neutro in cui tutti possono andare d'accordo.
Chi progetta questo nuovo tipo di Stato l'ingegnere politico che non verifica i problemi di un
paese, ma deve solo calcolare e considerare gli uomini come corpi naturali, come materiale da usare.
La massa viene ridotta ad ambito di gravi naturali, di pesi fisici soggetti a leggi immutabili.
La politica non viene vista in modo pedagogico come risultato di un confronto tra tutti ed in grado
di convincere tutti, ma come annullamento della coscienza dei cittadini. Tanto pi questo nuovo tipo di
ingegnere cerca di costruire uno Stato simile ad una macchina, tanto pi egli accresce il potere
decisionale di che detiene il potere. E' la societ tecnologica, in cui pu decidere solo chi pu prendere
delle decisioni di carattere tecnologico. E' il tentativo di trasferire il meccanismo della fabbrica nella
societ.
La tesi di Habermas del tipo complessivo interpretativo, una critica interna al tentativo di
Hobbes di costruire la politica come scienza, tentativo che corrisponde al bisogno degli uomini di
compiere delle azioni giuste. Lo Stato viene considerato neutrale rispetto ai conflitti politici. questo
tentativo diviene possibile solo se si riducono gli uomini a delle forze naturali, a dei principi fisici che si
comportano secondo leggi fisiche (le leggi della socializzazione). La politica non viene pi intesa nel
senso aristotelico di arte pedagogica, ma viene posta al di fuori di ogni novit. E' un tentativo di imporre
alla realt un modello tecnico-meccanico, di rendere tecnologica la realt sociale. Hobbes sarebbe allora
il primo teorico della tecnologia della societ, il genitore delle utopie tecnologiche contemporanee. Pi si
tenta di rendere meccanica la realt, pi aumenta il margine di decisione incontrollata. Il tecnico diventa
il solo competente a tentare questa trasposizione. La realt tecnologica non implica dei miglioramenti
della vita sociale, ma acutizza al vertice i problemi realizzando il massimo di decisione incontrollata.
KOSELLEK : Critica illuministica e crisi della societ borghese
Kosellek fornisce un interpretazione storica interna ad Hobbes. Egli interessato alla storia della
coscienza pi che a quella economica, tenta di vedere come lo Stato di Hobbes si costruisce attraverso
la coscienza dell'uomo del 1600.
Il punto di partenza per la storia della coscienza sono le guerre di religione - guerre civili
confessionali - che si combattono per motivi apparentemente religiosi. Si costituiscono tre fronti :
1) quello cattolico romano legato al papa,
2) quello di fede luterana legato ai principi tedeschi,
3) quello calvinista, che raggruppa gli elementi pi pericolosi e risulta essere il pi esplosivo, dato
che il calvinismo ha una pretesa universalistica che il luteranesimo non possiede; Calvino
vuole infatti realizzare il regno di Dio in terra, regno che solo il demonio pu contrastare.
Questi tre fronti non si attestano in zone ben definite, ma si scontrano all 'interno di ogni paese
europeo. E' la guerra pi sanguinosa che l'Europa abbia mai conosciuto. Il reciproco sospetto la alimenta
rendendola ancora pi violenta - grandi massacri -.
La coscienza dell'uomo si viene a trovare priva di punti di riferimento esterni ad essa che l'aiutino
a realizzarsi. L'ambiente esterno si presenta polverizzato, chiunque pu ingannare. La coscienza allora si
rifugia in se stessa senza rivelarsi all'esterno, diventa opinione privata, non pi il punto d'unione tra lo
spirituale ed il terreno. Questo ritiro all'interno viene definito da Hobbes opinione.
La realt specifica questo ritiro all 'interno inteso come acquisizione della coscienza pura. Ci
che pu decidere la lotta la volont pura, senza interesse, la salvezza viene vista solo nella purezza
dell'anima.
Per chi in preda alle lotte il ritiro e, la ricerca della coscienza pura, la sola che possa dettare
come debba andare il mondo, solo attraverso un recupero della purezza possibile legiferare. Ognuno
vuole determinare che cosa sia per tutti la Pace, ottenendo invece solo un inasprimento della guerra
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perch cos si contrappongono anche le opinioni. Coloro i quali pretendono di agire per il bene
dell'umanit sono i peggiori, fanno solo riesplodere la guerra.
Si ha la pi completa inversione nel messaggio evangelico, tutti parlano della Pace e la ricercano,
ma ognuno ne ha un concetto diverso. L'opinione diventa causa della guerra. Hobbes allora, per porre
fine alla guerra civile religiosa introduce lo Stato. Tutti devono allora rinunciare alle opinioni personali,
che sono diventate le principali cause del massacro. Lo Stato si costituisce quando i singoli rinuncia no
alle proprie opinioni., uno stato neutrale rispetto ad esse, al di sopra di tutte le fazioni (neutrale nel
senso di ci che nessuno pu usare), al di fuori di ogni aspettativa personale.
Lo Stato crea una serie di ambiti neutrali per mezzo delle leggi che creano quella sfera neutra
(politica) che riesce a porre fine alla guerra civile. Per Hobbes il potere sempre innocente, colpevole
l'opinione. Scoprendo la colpevolezza delle opinioni l'individuo scopre l'innocenza del potere.
Solo la creazione degli Stati assoluti ha posto fine alla guerra civile. Nasce il concetto di cittadino
privato come colui che stato privato delle proprie opinioni. La coscienza privata diventa eresia.
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R. KOSELLEK - Critica illuministica e crisi della societ borghese
Per il Kosellek il pensiero di Hobbes dominato da una opposizione tra l'opinione e lazione
esterna. Dalla discrepanza tra azione e opinione nasce la guerra civile. Il problema di Hobbes sarebbe
quello di superarla o di mantenerla senza che possa sussistere la guerra civile e ci sarebbe possibile
solo se le opinioni rimangono nell'ambito interno. Lopinione diventa il segreto ineffettuale di ciascuno.
Ogni legge legittima indipendentemente dal contenuto, l'opinione non deve criticarla. l'uomo
nell'ambito dello Stato libero di muoversi perch questo gli procura la pace (nel senso di neutralit), la
legge lo strumento che procura la pace.
La frattura ricompare in due punti del sistema:
- al vertice (nel sovrano)
- alla base (nel suddito)
Per quanto riguarda il sovrano si pu solo sperare che egli si mantenga nei limiti delle leggi divine,
che abbia il senso dello Stato.
Per quanto riguarda la spaccatura tra uomo e cittadino, quest'ultimo, come corpo naturale, ha le
sue opinioni necessarie imposte dalla catena causale, ma, come cittadino, deve dimenticarle; egli deve
vedere nel re la causa prima della morale. La coscienza che determina ci che morale quella del
sovrano. La coscienza del cittadino giudica solo nell'ambito interno.
Si viene a creale cos una spaccatura; per finch l'uomo vi permane il sovrano non ha interesse
ala vita privata del cittadino. lo Stato pu permettere il mantenersi di questo spazio.
Il segreto che ciascuno mantiene una grandezza politicamente indifferente perch non causa
di azioni (gestione di interessi).
E' a partire da questo segreto che si sviluppa il pensiero della fine del 1600 che appare come
grandezza politica. lo Stato assoluto ha al suo interno l'elemento che lo porter alla distruzione quando la
guerra civile non sar pi una realt e la pace assumer una sua evidenza l'uomo cercher di allargarsi
come uomo, senza cio compiere azioni, solo di allargare il proprio spazio uno spazio extra-statale,
umano, che si identifica con la ragione e la natura dell'uomo stesso. Uomo, ragione, natura, sono i
termini che si trovano in tutte le rivoluzioni.
Il primo allargamento della sfera umana si ha con Locke che introduce una tradizionale
tripartizione
- leggi divine
- di natura
- leggi morali, che forniscono i parametri di valutazione del vizio e della virt - sono le leggi
dellopinione - l'opinione non pi solo tale, ma vuole uscire, divenire legge - pretende di uscire
all'esterno ed assumere il valore di legge, come regola di comportamento tra cittadini, all 'interno
della confluenza di interessi tra individui . Queste leggi derivano dal consenso tra i cittadini e
giudicano il comportamento di ognuno in rapporto a o31esta comunit di interessi.
Ci che non contrasta con l'interesse comune viene chiamato virt. Le leggi della morale
giudicano i rapporti privati dei cittadini, tra loro in relazione agli interessi comuni. Non usano nessun
potere coercitivo, la loro efficacia deriva dal fatto che esse designano il comportamento degli individui
come morale o come immorale - in quest'ultimo caso servono ad isolare l'individuo dalla comunit.
Queste leggi sono pi efficienti di quelle dello Stato perch nessuno pu sfuggire loro, perch senza
coazione integrano o isolano lindividuo dalla comunit e perch, seguendo lo sviluppo di queste
associazioni, sono in costante mutamento e possono cos essere pi avanzate delle leggi dello Stato.
Sono pi efficaci perch sono sempre in relazione con gli interessi concreti degli individui.
Locke le chiama leggi della censura privata
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Esse sono diverse dalle leggi dello Stato e sono neutrali nei confronti di queste ultime. Le sanzioni
che esse comminano sono solo morali, per Locke la societ in grado iniziare una legislazione molto
migliore di quella statale. Il problema del conflitto con lo Stato Locke non lo pone, perch lInghilterra
aveva gi realizzato, ai suoi tempi, un'organizzazione costituzionale (nel continente invece questa
situazione si rivela esplosiva).
Il problema del Kosellek seguire l'opinione segreta che esce all'esterno e scardina lo Stato,
diventa azione politica.
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La Massoneria
Le lites tradizionali che si vedono escluse dalle decisioni politiche creano delle strutture o delle
aggregazioni sociali, dei luoghi di incontro e di discussione di tutto ci che non politica, di problemi
morali in luoghi non politici (bar, salotti e logge massoniche).
La massoneria composta di persone culturalmente elevate che si propongono di realizzare
uneguaglianza ed una fratellanza generale, al di fuori delle diseguaglianze dello Stato. Per principio
nessuno pu venirne escluso. Il suo programma al di fuori dello Stato.
I massoni ritengono che unazione di rinnovamento sia pensabile solo al di fuori dello Stato e
dell'ambito della politica. Per la realizzazione della morale occorre che lo Stato sia impedito di entrare
nellorganizzazione. Solo la divisione tra la politica e la morale permette di realizzare luomo in quanto
uomo, era questa la prima regola del massone. Questa divisione costituisce un inasprimento
dell'opposizione delle due sfere che vengono cos a negarsi a vicenda.
La politica viene considerata immorale, un gioco di potenti, la morale il luogo onesto in cui
l'uomo pu realizzarsi.
La divisione non politica diventa attacco alla politica dello Stato assoluto (squalificandola come
immorale). E una forma indiretta. di fare politica.
La relazione tra la divisione e l'attacco indiretto politico costituisce il segreto massone.
Il massone non deve rivelare la dialettica tra la morale e la politica che cela il discredito verso lo
Stato.
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La Massoneria: segue
Il nocciolo centrale dell'assolutismo l'identit di politica e morale. La legge di natura morale
quando diventa funzione (legge) del sovrano.
Scissione tra uomo-cittadino e uomo in quanto tale. Locke pone in crisi questa identit ponendo le
"leggi dell'opinione" elaborate dagli uomini, al di fuori dello Stato. Esse sono potenti proprio perch prive
di potere (non comminano infatti nessuna sanzione penale), la loro sanzione solo morale e valida solo
all'interno del gruppo che le fa proprie; esse riguardano solo comportamenti non politici. La comunit
esprime la propria condanna ponendo il reo ai margini della vita sociale. Sono leggi indipendenti da
quelle civili, con ambiti e sanzioni diverse da quelli delle leggi civili.
L'ambito politico costituzionale inglese permetteva forme di autogoverno di tipo democratico (ad
es. l'elezione del giudice di pace).
In Europa l'assolutismo si costituisce di fatto facendo s che la divisione tra morale e politica abbia
degli effetti determinanti.
La massoneria propone un programma di purificazione completa dell'uomo, nasce come
associazione di uomini in quanto uomini, in contrasto con la struttura politica dello Stato assoluto in cui
ogni associazione era politica. La massoneria si presenta invece come associazione sociale avente per
programma il miglioramento dell'uomo in quanto ente morale (fino al punto in cui gli uomini possono
vivere in pace senza bisogno delle leggi).
L'elemento da cui i massoni si scindono (il potere politico) appare come ambito non morale, della
violenza, degli interessi personali del sovrano. Il massone emette perci sullo Stato un preciso giudizio
di immoralit. Nello stesso momento in cui la Massoneria si pone come apolitica essa emette un giudizio
politico sullo Stato (negatore della virt). E perci indirettamente politica perch non persegue il giudizio
sullo Stato, non si propone di abbatterlo.
Il giudizio dato sullo Stato deve costituire il segreto della massoneria, l'unico a conoscerlo il
maestro; il segreto viene infatti conosciuto per gradi, attraverso il processo di disvelamento.
La massoneria ripropone la funzione decisiva del segreto, che serve all'esterno come
mascheramento e all'interno per gestire l'educazione del massone con una ferrea disciplina.
Lessing
Afferma che il mondo dominato da mali necessari dovuti alla esistenza di diversi Stati, di diversi
ceti, di diverse chiese. La massoneria combatte questi mali per renderne innocue le conseguenze.
Il massone si scinde dal mondo proprio perch il mondo dominato dal male, per sottrarsi ai suoi
mali e poter cos diventare buono (operare cio contro i mali storici: contro lo Stato, le diverse classi, le
diverse chiese). Questo attacco indiretto il segreto specifico della massoneria.
Il massone cela solo il carattere indirettamente politico dal programma per paura che possa.
cadere in mano a qualche sprovveduto che agisca apertamente e rimanga annientato. Chi passa
all'attacco diretto diventa peggiore dell'avversario perch finisce per usare gli stessi mezzi.
Chi esce dall'ambito della massoneria non ha nessuna regola per guidare la sua azione contro lo
Stato.
Tragedia : il protagonista viene annientato dallo Stato perch si pone sullo stesso piano. (es.
Schiller, I masnadieri). Mancano le regole per guidare lazione, impossibile portare allesterno la
morale. Il segreto la struttura dellopposizione allo Stato assolutistico.
La spaccatura tra morale e politica si amplia, si crea una situazione di crisi polare: tanto pi lo
Stato viene identificato con il male, tanto pi la possibile soluzione viene celata allo stesso massone. I
massoni riescono anche ad occupare lo Stato pur non riconoscendosi in esso, non sapendolo
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combattere, come abbatterlo. Il massone rimane sempre pi accecato di s e delle proprie finalit. Da
ci deriva lipocrisia, della quale la rivoluzione francese il prodotto.
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La repubblica dei dotti (o delle lettere, o dei saggi)
BAYLE : repubblica che si costruisce in una zona neutra rispetto allo Stato assoluto: la zona
della critica.
Critica: crisi, divisione, arte della spaccatura che scinde il giusto dall'ingiusto. Solo i dotti la sanno
usare e s applica ai prodotti della tradizione colta. Inizialmente critica religiosa della Bibbia - attacchi
ai teologi, in quanto persone interessate, fatti in nome dellinteresse per la verit e del disinteresse per
altri campi. Le interpretazioni dei teologi sarebbero funzionali ad un certo tipo di governo perch basate
sul loro interesse.
Pu fare critica solo chi non difende nessun interesse - attacchi a coloro i quali si fanno portavoce
di qualche interesse - il risultato cui si giunge deve essere esaminato da tutti.
Infinit della critica permette di evitare che nelle proposizioni raggiunte si celino degli interessi.
Chi accetta questo programma deve criticare gli altri e se stesso, diventa un avvocato della
ragione. La critica vuole essere super partitica.
All'interno della repubblica dei dotti vige la legge di tutti contro tutti - la continua critica.
Solo il futuro potr dare il senso di ci che viene fatto. Il critico vive proiettato nel futuro.
In seguito l'ambito della repubblica dei dotti si allarga, la critica viene fatta. a qualsiasi cosa il
limite della critica scompare (Voltaire). Chi si sottrae alla critica dimostra la propria colpa. Si dimostra
parte interessata.
Lo Stato e la Chiesa appaiono colpevoli perch si sottraggono alla critica; chi impedisce alla critica
di colpirlo si pone al di sotto della ragione.
Conseguenze: la critica pu invadere tutti i settori perch chi la fa innocente e non si sa neppure
chi egli sia; egli non una persona concreta ma un funzionario della. Critica che esprime la posizione
della critica in generale. Scompaiono le persone concrete, rimane un si impersonale.
I critici mascherano anche le matrici sociali del proprio discorso. Chi vuole fare della critica deve
dimenticarsi come persona. La critica "apolitica" (non c' interesse) dilaga e si acceca perch nasce
dalla diversit nei confronti dello Stato (in territorio neutro) non riesce pi a capire che cos' essa
stessa., viene a mancare anche il senso della critica..
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T. HOBBES - Elementi di legge naturale e politica
La filosofia viene considerata da Hobbes come quella coscienza, acquisita attraverso il retto
ragionamento, che riesce ad andare al di l di ci che dato per natura contrapponendosi alla
sensazione ed al ricordo, i quali non vengono ritenuti conoscenze in quanto vengono dati dalla natura e
non dal ragionamento. La prudenza, virt specifica del politico, non pu essere filosofia in quanto solo
esperienza accumulata. In Hobbes non c' relazione con la prudenza considerata come categoria
centrale del politico.
Il ragionamento solo un calcolo, un effettuare delle somme o delle differenze - ad esempio:
corpo +animato +razionale =idea dell'uomo.
La filosofia o analisi o sintesi; conoscenza dei fenomeni a partire dalle cause, conoscenza
degli effetti nella misura in cui questi possono essere riprodotti - ad es.; geometrico: circonferenza la
conoscenza dimostrativa a priori , partendo dalle cause, riguarda tutti gli oggetti generati (esclude la
teologia) la conoscenza dimostrativa a posteriori quella che dagli effetti risale alle cause ed
applicabile a tutto ci di cui non si ha in mano la causa (il mondo fisico), perci possibile solo risalire
alla causa possibile.
Per Hobbes possibile la conoscenza solo di ci che si pu produrre, la conoscenza azione -
egli capovolge cos la concezione che vedeva la filosofia come contemplazione.
La conoscenza produzione, la filosofia l'arte della generazione che diventa produttiva, si pu
conoscere tutto ci che dipende dal proprio arbitrio, tutto ci che preesiste non pu essere conosciuto -
questa concezione si rif a quella della fisica galileiana che considerava l'esperimento come la
costruzione di un'altra natura che ricrea la natura - ci che non possibile ricreare non si pu conoscere.
La conoscenza per cause che l'uomo stesso produce si applica alle scienze matematiche, ma non
completamente alle scienze fisiche, degli oggetti fisici possibile trovare solo la causa ipotetica.
Il fine della filosofia della conoscenza non nell'oggetto da conoscere, ma nel soggetto, nell'uomo
che vuole conoscere, nel suo bisogno di conoscere per aumentare il proprio potere per la capacit che
gli deriva di poter produrre sempre pi effetti e potenziare cos la propria capacit di previsione del
futuro al fine di migliorare il proprio comportamento.
La filosofia si pone cos al servizio privato di ciascuno e soggiace all'interesse di chi la usa.
Chiunque pu conoscere, ma non c' nulla che possa accomunare l'uno all 'altro in quanto tutti cercano
di aumentare la propria potenza. La filosofia un mero calcolo privo di valori che non pu accomunare,
un discorso razionale valido per tutti, ma che ciascuno usa per il proprio tornaconto.
La scienza politica dello stesso statuto della geometria, una scienza dimostrabile a priori
perch la scienza del giusto e dell'ingiusto, dell'equo e dell'iniquo in quanto prodotti umani.
Ci che caratterizza le nazioni europee il livello di vita che migliore di quello dei selvaggi, i
quali non hanno una filosofia intesa come tecnica generale. Tutti i vantaggi dell'umanit derivano
dall'accrescimento della filosofia; la sua utilit non va per calcolata sulla base dei vantaggi, ma sulla
base degli svantaggi che elimina. Finch esistono le guerre nessuna nazione pu godere dei vantaggi.
La filosofia, proprio perch scopre le cause dei contrasti, impedisce i regressi sociali e, studiando le
cause della guerra, pu produrre la pace. La ricerca della pace l'unica regola alla quale si limita la
filosofia morale.
Conoscere mettere in atto, perci conosciamo solo ci che facciamo (es. la geometria). Si ha la
certezza quando non manca nessun passaggio necessario alla costruzione (ci che si pu fare).
Causa: tutto l'insieme delle condizioni che rendono possibile la costruzione di una cosa; le
costruzioni dipendono dall'arbitrio umano. Si pu avere conoscenza solo degli oggetti costruibili
(scindibili, attraverso la somma o la sottrazione) degli altri non possibile la conoscenza.
La filosofia una costruzione per la propria potenza - concetto ripreso da Bacone - il fine della
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conoscenza sta nella volont umana che ha come fine l'aumento della propria potenza. La filosofia in
Hobbes contrapposta alla conoscenza di tipo immediato che d l'esistenza degli oggetti (conoscenza di
tipo esistenziale).
Le diverse sensazioni si presentano senza alcun ordine, tra di loro irrelate; l'ordine con cui si
susseguono quello con cui gli organi le percepiscono, luomo colpito da una sequenza infinita di
immagini. L'uomo e l'animale hanno una conoscenza sensibile, l'uomo si distingue per dagli animali
perch in lui questa massa di sensazioni viene ordinata stabilendo delle connessioni tra le diverse
immagini, dando loro un ordine che prima non esisteva, un ordine che esterno alle immagini, che non
in loro funzione, ma che dipende esclusivamente dall'atteggiamento dell'uomo, dalla sua volont
(questo ordine un atto della volont - il popolo per non riesce ad ordinare bene le immagini).
Il desiderio costituisce il fine che determina il collegamento dei mezzi necessari a raggiungerlo,
l'ordine delle immagini in funzione del fine. L'uomo pu ordinare le immagini avendo come fine il
dominio sulla natura, egli organizza le immagini del mondo che lo circonda per poterlo dominare, l'uomo
pu dominare il mondo quando in possesso delle cause di ci che lo circonda.
Le regole che servono a collegare tra loro i fenomeni sono del tutto convenzionali; filosofia come
convenzione linguistica.
L'uomo sa di essere desto solo quando vuole qualcosa, perch egli deve organizzarsi per poterlo
ottenere.
La differenza tra la conoscenza sensibile e la conoscenza scientifica che quest'ultima
organizzata, mentre la prima non lo ; la conoscenza scientifica dipende da un desiderio che organizza
le immagini, i dati della realt.
Per Hobbes non c' un mondo sovrasensibile, non c' nessuna trascendenza, non c' un mondo
dell'apparenza ed un mondo dell'essenza, ma c' un solo mondo dal quale provengono le immagini che
colpiscono l'uomo, ci che contraddistingue la scienza perci solo uno sforzo tecnico.
Per mezzo di tecniche di tipo sillogistico l'uomo produce una struttura, un ordine come
rispecchiamento del suo potere, dato che egli ha conformato il mondo sulla base dei suoi desideri.
Attraverso la scienza l'uomo conosce se stesso come volont di potenza, come dominatore degli effetti.
La conoscenza sensibile costituita da immagini (o concetti o idee). L'immagine sensibile della
cosa l'idea della cosa e non altro che l'azione prodotta dalla cosa sugli organi del senso. Le idee che
si producono nella mente sono presenti anche quando assente l'oggetto che le ha prodotte. la mente
partecipa alla produzione delle idee, che sono diverse a seconda di quali siano gli organi di senso
interessati. Il colore ed il suono non esistono al di fuori della mente, ma sono ci che appare all'uomo
dell'oggetto che la causa del movimento che lo ha colpito. Le idee sono il risultato dell'interazione
meccanica tra i corpi che parte dall'oggetto e colpisce gli organi del senso provocando una reazione
dell'organismo.
Per l'uomo impossibile uscire dal proprio corpo, questo il suo carcere. L'oggetto esterno
inconoscibile, l'immagine non gli corrisponde, non c' nessuna relazione tra l'immagine e le idee.
Per conoscere, sapere, agire, occorre abbandonare il mondo, solo quando si capito che
impossibile conoscere possibile costruire.
Non esiste una filosofia che non abbia un metodo scientifico. Il problema come sia possibile
ordinare il materiale offerto dai sensi, dato che la decisione di articolarlo nasce, rispetto al materiale, dal
nulla.
La percezione causata da oggetti esterni all'uomo che appaiono come le cause della stessa,
essa un prodotto dei poteri naturali dell'uomo (i sensi) che si trova solo nella sua mente come concetti
ed immagini (esempio della campana). La sensazione la modalit della percezione dell'uomo, il
prodotto dei suoi sensi, tutte le qualit delle cose sono prodotto degli organi naturali dell'uomo.
Dal relativismo totale di Hobbes deriva uno scetticismo totale, la realt in s inconoscibile. Si
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attua un distacco completo tra il soggetto ed il mondo esterno, il corpo diventa lo specchio deformante
della realt, agisce come un agente modificatore. Il colore e la forma non appartengono alla realt
esterna, sono degli elementi completamente soggettivi. La qualit coincide con la quantit , solo
trasmissione di movimento verso gli organi.
Viene cos spazzata via ogni nostalgia per il mondo quale esso ; secondo Hobbes l'errore di tutti
gli altri filosofi quello di rimanervi ancora legati. Solo lo scettico radicale ha la speranza di fare della
scienza. Non si ha pi di fronte il mondo, ma solo la propria mente ed il proprio corpo che non dipende
dalle valutazioni personali; si ha una catena causale in cui sono in gioco solo degli elementi meccanici, il
corpo il carcere dell'uomo, la sua dannazione.
La sola alternativa possibile la rinuncia a qualsiasi ricerca di oggettivit, solo chi sa rinunciare
all'oggettivit pu possedere la scienza, solo chi sa rimanere perfettamente nella scissione pu
procedere, pu recuperare qualcosa, chi se ne dimentichi perci destinato al fallimento.
Le idee del mondo che luomo ha permangono anche se il mondo viene annientato. Per ottenere
la scienza l'uomo deve pensare il mondo come se fosse annientato, come se ne avesse solo il ricordo.
Le idee si articolano come produzioni completamente soggettive, la scienza viene cos a perdere
ogni autorit precostituita, non pi una scoperta di oggettivit, non pi il tentativo di stabilire che cosa
sia la realt, solo un progetto tutto interno all 'uomo, una costruzione meramente interna che non
neppure una costruzione di una nuova realt in quanto il mondo esterno di per s gi compiuto. Si
attua cos labbandono ed il crollo della concezione medievale.
La scienza diviene allora conquista di una propria interiorit, non di un mondo esistente. L'uomo
non fa pi parte di un mondo che debba essere portato al massimo grado della perfezione. Hobbes attua
cos la pi completa crisi (separazione, scissione).
La separazione serve ad Hobbes per far capire che ogni uomo singolarmente isolato, in
possesso di un potere deformante di tutto ci che lo circonda.
Tra veglia e sonno non c' alcuna differenza. La scienza il progetto del recupero di un uomo in
completa crisi, non pi il progetto di conquista del mondo esterno. Lo spazio si vede solo con
l'intelletto, il tempo la misura del movimento di un oggetto nello spazio, il prima ed il dopo, la
dimensione della successione del movimento. Tempo e spazio danno la possibilit di costruire la
cinematica. La realt esterna invece non ha n tempo n spazio. Spazio e tempo sono solo delle
dimensioni concettuali. La scienza non solo un metodo, ma la costruzione di ci che si vuole
conoscere.
Spazio e tempo sono delle qualit continue, il moto un'equazione tra questi, sono moduli di
generazione di cose.
La geometria procede per mezzo di definizioni del tutto generiche; spazio e tempo diventano gli
elementi geometrici di ogni corpo.
Hobbes attua la conversione dell'ambito dell'esperienza quantitativa delle immagini in una genesi
ricostruttiva del mondo reale in un altro mondo completamente differente da quello dal quale si partiti.
L'ordine che l'uomo ha nella propria mente non ha pi alcuna funzione positiva. Lo svincolamento della
percezione e la creazione di parametri artificiali, cui segue lannientamento del mondo, la base
essenziale per la costruzione della scienza.
Lo spazio ed il tempo sono dimensioni immaginarie ottenute attraverso l'astrazione delle
percezioni. L'immagine apparentemente al di fuori dell'uomo, il tempo non altro che la misura dello
spostamento di un oggetto all'interno di uno spazio immaginario.
La distruzione degli interessi mondani soggettivi essenziale per la costruzione della scienza,
intesa come elemento convenzionale costruito su di un terreno sgombro da interessi mondani, un terreno
neutrale (nel senso di al di l di ogni possibile interesse).
Problema del linguaggio e dei nomi. Dare un nome ad una cosa significa perdere ogni contatto col
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mondo. La connessione delle immagini tra di loro (come e perch ad una ne segue un'altra) non
casuale, ad un pensiero ne segue un altro non per caso, un'immagine segue all'altra non casualmente.
La connessione deriva da una causa precisa, le immagini si ripresentano alla mente con la stessa
successione con cui si sono presentate ai sensi. Il corpo delluomo soggetto ad una successione
continua di stimoli del tutto casuale; perci impossibile sapere l'immagine che seguir, dato che la
sequenza delle immagini che colpiscono i sensi, al momento in cui queste si producono, infinita ed
indeterminata; conoscerne la connessione impossibile. Si pu solo sapere che ad un'immagine ne
seguir un'altra, senza possibilit di conoscere quale questa possa essere.
Da un'immagine si pu perci passare a qualsiasi altra (dato che la sequenza delle immagini che
arrivano alla mente del tutto casuale ed incoerente).
Alla connessione disorganica si pu contrapporre quella organica solo viene immesso un interesse
personale. Solo un desiderio, un disegno, un calcolo pu ordinare le immagini dando luogo ad una
sequenza organica e finalizzata.
Hobbes distingue due tipi di sequenza regolata di immagini:
- quando l'uomo cerca le cause ed i mezzi che producono un certo effetto;
- quando l'uomo cerca i possibili effetti che limmagine pu produrre, vale a dire quando immagina
luso che ne potrebbe fare. Questa capacit quella che distingue l'uomo dall'animale.
Le connessioni di questo tipo sono solo verosimili in quanto sono esperienze ripetute di
connessioni particolari che rimangono soggette all 'esperienza di fatto e perci non possibile ricavarne
delle conseguenze certe. La connessione ancora mondana, legata alla connessione con cui le
immagini si sono presentate ai sensi. La verifica della sua esattezza pu essere data solo
dall'esperienza. Per ottenere la certezza (la scienza) l'uomo deve abbandonare la conoscenza sensibile.
L'uomo, per riuscire a ricordare una determinata connessione, istituisce il linguaggio (finch egli
rimane legato alle immagini rimane sempre legato al fatto che queste debbano ripresentarsi).
La memoria presenta alla mente delle immagini depotenziate; l'uomo per poter ricordare ha
istituito il linguaggio (serve a richiamargli alla mente le immagini), egli d allora dei nomi a tutte le imma-
gini, la denominazione per del tutto arbitraria.
N o m e : il contrassegno arbitrario inventato dall'uomo per poter ricordare. La cosa e la parola
non hanno perci nulla in comune, sono due mondi tra loro estranei; l'unico loro punto in comune di
essere entrambi sensibili. I nomi sono solo delle cose sensibili usate dall'uomo arbitrariamente, affinch
con la loro sensazione si possano richiamare alla mente delle cose simili a quelle per cui sono stati usati
per la prima volta. Le cose vengono contrassegnate esclusivamente per ricordare la sensazione che si
provata nel momento in cui si sono viste per la prima volta. Non esiste alcuna differenza tra il nome ed
un qualsiasi altro tipo di contrassegno che luomo possa mettere. L'animale, proprio perch non ha
istituito dei nomi, non riesce a connettere niente.
Per ricordare una certa connessione si istituiscono dei nomi. cio dei semplici contrassegni che
non dicono nulla sull'oggetto segnato, sulla sua realt.
Luomo viene cos a perdere ogni rapporto con il mondo, ed proprio perch ora il rapporto viene
ad averlo solo con i contrassegni che egli pu, convenzionalmente, fare s che una certa connessione
diventi stabile.
I nomi sono per Hobbes la pi grande invenzione umana, degli elementi del tutto convenzionali
stabiliti per il vantaggio dell'uomo.
La scienza perci organizzazione di segni e calcolo di nomi.
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La logica
Luomo si svincola dalle immagini per mezzo dei nomi il significato dei quali frutto di
patteggiamento, di convenzione.
Oltre ai nomi che denotano le immagini vi sono anche i nomi di nomi che servono a significare
altri nomi e costituiscono il corpo della logica, l'apparato concettuale del discorso logico (es.: necessario,
sillogismo, ecc.). Mentre il nome che riguardava limmagine rimandava, quando veniva usato,
all'oggetto, quando viene usato il nome universale nella mente non si viene a formare nessuna
immagine che gli corrisponda (esempio di nome universale: uomo - nella mente non esiste l'immagine
dell'uomo in generale, dell'uomo universale).
Mentre il nome di prima intenzione rimanda direttamente ad una particolare immagine, le nozioni
seconde - o i nomi di seconda intenzione - si riferiscono a tutti i nomi presi ad uno ad uno (il nome
universale la specie). I nomi di terza intenzione costituiscono un'ulteriore specificazione dei nomi di
seconda intenzione (ad esempio il termine animale un'ulteriore specificazione del termine cavallo).
La verit una qualit inerente al processo di articolazione dei nomi (una proposizione vera
quando ad esempio il termine cavallo viene articolato correttamente per mezzo di un altro nome). Le
nozioni seconde diventano il modo di organizzare i nomi, i termini ultimi sono sempre i nomi di prima
intenzione.
La logica si riferisce alle nozioni prime attraverso il condizionamento delle nozioni seconde, essa
lo strumento per poter fare del le affermazioni sui concetti, le proposizioni che ne risultano sono vere
qualora i concetti siano articolati giustamente entro le forme della proposizione (ad esempio il sillogismo
rientra nell'ambito delle nozioni seconde).
La verit sta solo nel fatto che la proposizione viene assunta come una struttura linguistica, nella
giusta articolazione dei nomi per mezzo dei nomi. La logica l'organizzazione dei nomi sulla base di
nozioni seconde. Il vero si riferisce alla connessione dei nomi tra loro, non ad una rispondenza alla
realt. Solo in questo ambito possono esistere delle verit eterne. Non necessario che esista in eterno
luomo o l'animale perch sia vera la proposizione: l'uomo un animale.
I nomi vengono dati a: corpi, accidenti, fantasmi, nomi stessi. Per essere vera una proposizione
deve veder sempre congiunti nomi di corpi con nomi di corpi, nomi di accidenti con nomi di accidenti,
ecc.
Tutte le altre possibili proposizioni sono false . Un corpo ci che non dipende dal nostro pensiero
e che coincide e si coestende con una parte di spazio. Non si pu vedere con gli occhi, ma solo con la
ragione. Un accidente il modo con cui concepiamo un corpo. Un fantasma il prodotto dei sensi (le
immagini).
Possibili errori:
se il nome di un corpo congiunto col nome di un accidente
corpo fantasma
corpo nome
accidente fantasma
accidente nome
fantasma nome
una cosa discorso
Esempi
1 il corpo esteriore
2 lo spazio Un corpo
3 l'universale esistente
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4 il colore e la luce sono nelloggetto
5 la definizione di una cosa l'essenza della cosa
6 l'idea di una cosa universale (genere o specie)
7 necessario che Socrate sia uomo
Verit e falsit sono perci criteri inerenti a queste definizioni interne alla modulazione dello
strumento linguistico.
La differenza tra il falso (che una qualit logica) e l'errore (che una condizione reale attribuibile
alle sequenze empiriche).
Solo attraverso il discorso si diffonde il falso (il falso un assurdo, qualcosa di inconcepibile), solo
l'uso scorretto dei nomi d una proposizione falsa. La falsificazione pu avvenire perch ci pu essere
qualcuno che ha dellinteresse ad ingannare.
I nomi variabili sono quelli che determinano nelluomo una sensazione di piacere o di avversione
(bene e male, virt e vizio e tutti i termini di cui si era sempre servita la filosofia morale) e solo
attraverso luso di questi nomi possibile attuare con facilit un inganno specifico. L'uomo perci
l'unico essere che lotti contro i suoi simili anche per colpa dei nomi.
Hobbes considera l'uomo come un corpo dotato di potere:
1. conoscitivo:
conoscenza originaria o di fatto (senso)
conoscenza derivativa (articolazione del materiale offerto dalla conoscenza sensibile od originaria
2. di articolazione:
- connessione delle immagini (conformemente alla successione con cui si sono presentate)
- connessione delle immagini arbitraria (o empirica nella misura in cui pu essere rivolta al passato o
al futuro) su questa si instaura l'errore
- connessione logica (non deriva da cause fisiche) si instaura solo quando l'Uomo si completamente
staccato dal mondo e non s'interessa pi alle cose.
L'uomo, proprio in quanto corpo, possiede un potere distorcente del reale. La causa dell'errore
deriva dalle immagini stesse. La scienza l'uomo pu ottenerla solo se riesce a staccarsi dal mondo.
L 'errore una distorsione soggettiva delle immagini; la mente una. serie di immagini del mondo
(le idee) concepite come prodotti del potere naturale dell'uomo.
La logica quel metodo che garantisce il possesso della verit. Il suo oggetto sono i nomi (le
connotazioni delle immagini o delle idee che indicano i soggetti e che permettono di ricordare quale
pensiero l'uomo aveva nel momento in cui vide l'immagine per la prima volta). La logica non s'interessa
del rapporto nome-oggetto, ma dei nomi in quanto tali, del modo in cui si possono fare degli enunciati
veri sui nomi, del modo in cui i nomi possono essere collegati, del come sia possibile fare il discorso. La
logica articolazione dei nomi in virt di nomi - nozioni seconde che articolano le nozioni prime (es.: 1a
nozione - scoglio , il compito della logica l'articolazione corretta della. parola scoglio); un enunciato
vero se rispetta le regole prestabilite.
La verit qualcosa che valido per tutti in tutti i tempi, la propriet del discorso che si d solo
nelle forme previste. La logica d dei metodi che sono delle verit indipendentemente dal mondo
esterno. Solo gli enunciati che seguono le regole che essa ha stabilito sono perci veri; quelli che non
rispettano il metodo logico sono false. Solo l'uomo perci pu cadere nel falso (l'errore una cosa che
non succede ma che avrebbe potuto succedere). Il falso un assurdo, un non senso che non potr mai
darsi ( una propriet del discorso). In virt del discorso fa la sua comparsa nel mondo la possibilit di
dire cose false, la possibilit di ingannare s e gli altri, la logica falsa introdurre dei falsi interessi, rende
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possibile per l'uomo dire ci che non pensa; introduce il pericolo che un discorso che dice il falso non sia
disinteressato.
Se il discorso non verte su termini neutri ma variabili (come vizio, male, virt, ecc.) che ognuno
pu interpretare in modo diverso a partire dai suoi interessi, si introduce il sospetto, occorre vagliare ci
che una persona dice in base alla situazione ed alla persona. Il discorso vero, sul quale tutti possono
essere d'accordo, perci impossibile con dei nomi variabili che vengono interpretati in modo diverso.
Cap. VII - Del piacere, del dolore, ecc.
Hobbes tenta di dimostrare la mancanza di qualsiasi criterio di distinzione tra bene e male,
basandosi sulla struttura meccanicistica dell'uomo.
Il moto esterno si scontra con il moto vitale che possiede il corpo (il movimento del corpo li
realizza nel cuore) turbandolo; nel caso lo assecondi si genera il piacere, nel caso lo contrasti si genera il
dolore.
Dolore e piacere non sono perci nulla di reale, ma sono il risultato della somma o della differenza
di movimenti (la loro risultante). Ci il cui movimento produce piacere verr ricercato (desiderato), in
caso contrario si ha l'avversione.
Piacere, dolore, appetito sono nomi di movimenti e perci sono soggettivi in quanto derivano dalle
diverse costituzioni fisiche; il corpo infatti reagisce immediatamente agli stimoli esterni.
Bene e male sono il risultato di un doppio movimento necessario e differiscono per tutti gli uomini
e per ogni uomo a seconda del momento e del luogo; ognuno ne d un'interpretazione diversa.
E impossibile stabilire dei criteri universali o particolari per determinare quale oggetto di per s sia
bene o male, in quanto bene e male sono nomi di movimenti.
Salta cos la concezione della divinit ed il pilastro dell'etica classica che poneva al vertice il
sommo bene, crolla ogni possibilit di previsione o di predeterminazione. Il massimo dei beni pu essere
considerato la morte e perci chi ricerca il massimo bene ricerca di fatto il proprio male. Solo la morte
impedisce il sorgere di desideri e di avversioni, la vita desiderio o repulsione da qualcosa,
movimento.
Pensare al soddisfacimento ultimo equivale perci al peggiore dei mali, alla morte; la morte viene
a collocarsi come lo scopo finale della filosofia morale precedente (la ricerca del massimo bene).
Per Hobbes ci che i filosofi precedenti seguivano proprio quello che si deve evitare (inversione
completa della filosofia anteriore).
Per Hobbes non esiste differenza tra corpo ed anima; poich il fine ultimo, la somma
soddisfazione, sono delle contraddizioni, l'uomo sar perci costretto a desiderare o respingere alcune
cose senza possedere un criterio; l'unica cosa determinabile il desiderio di evitare la morte ad ogni
costo.
Se l'uomo costretto a desiderare oggetti che si danno in modo non determinabile, allora
costretto a cercare di raggiungerle (meccanicamente) e dotarsi dei mezzi necessari a raggiungerle. Il
mezzo per ottenere un presunto bene futuro il potere. Ogni appetito determina la ricerca dei mezzi pi
adatti a soddisfarlo, l'uomo perci spinto ad avere per s pi potere possibile. La potenza non mai
sufficiente. L'uomo per natura tende a possedere sempre pi potenza ( una necessit meccanicistica),
l'acquisto di sempre maggior potenza condizione necessaria per vivere. Ci che bene alimenta il
movimento e la vita.
La felicit consiste in un desiderio ulteriore e nel fatto di rimanere nelle prime posizioni in quella
corsa che Hobbes considera essere la vita. La corsa indica il movimento libero del corpo e per libert
Hobbes intende unicamente la mancanza di vincoli che impediscano il moto. L'uomo, che
necessariamente spinto a conservare il proprio corpo, non ha nessun fine da realizzare sulla terra (che
non sia la sua conservazione). Il movimento non indica una mancanza, ma la realt dell'oggetto. Il
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mondo non ha finalismi, non esistono n fini naturali n intenzionali (derivati da scelte), l'uomo non deve
realizzare nulla n realizza nulla. Il pensare alla realizzazione di qualcosa equivale a pensare alla
morte., alla fine del moto del corpo.
L'uomo diverso dagli animali non nel desiderare in quanto tale, ma perch l'uomo ha fame di
cose future, pensate relativamente al suo concetto di futuro.
E' possibile pensare che qualcosa avverr solo se presente qualcosa che dia degli effetti gi
noti. Il concetto di futuro si basa sul concetto di potere presente. L'uomo perci costretto ad
impadronirsi di tutti quei mezzi che egli ha gi visto che possono produrre l'effetto desiderato. Non basta
per essere in possesso dei soli mezzi che hanno prodotto Un determinato effetto, occorre anche una
potenza maggiore per vincere il potere degli altri (visti come possibili concorrenti). Per affrontare il futuro
occorre un potere assoluto. Il calcolo sui mezzi che l'uomo attua, non valuta i propri mezzi, ma quelli
altrui, dei possibili concorrenti. L'uomo, per essere certo di godere un futuro, deve battere tutti i
concorrenti.
Ognuno cerca di strappare agli altri il riconoscimento della propria superiorit. L'accumulo di
potenza viene perci spinto fino al riconoscimento della propria superiorit sugli altri e si basa sulla
manifestazione che gli altri ne danno; la retorica diviene un'arma micidiale. Lorganismo dell'uomo prova
piacere o dispiacere solo nell'essere o nel non essere riconosciuto superiore. Le passioni sono le
manifestazioni di questa superiorit. Tutte le passioni non sono pi l'effetto di un moto esterno, ma un
qualcosa che riguarda la propria opinione e quella degli altri, tutto sta nel concetto che ha ognuno della
propria potenza, dato che ognuno desidera essere riconosciuto superiore a qualsiasi probabile
competitore. L'uomo tende unicamente all'onore.
Il concetto di piacere viene tolto al meccanismo corporale ed inserito all'interno della mente,
diviene relativo alle opinioni.
Per Hobbes non pu esistere nulla che possa chiamarsi potere assoluto, perch la forza non pu
mai essere posta come assoluta, il pi debole in grado di uccidere il pi forte, nessuna forza pu perci
essere in assoluto la maggiore.
Risulta perci vana anche la continua ricerca di accumulare potenza su potenza. La ricerca della
superiorit di uno su tutti deriva solo dalla vanit. Acquisire potenza da un lato risulta necessario,
dall'altro risulta vano. Il desiderio futuro pu essere garantito solo se si prescinde da un attacco
deliberato alla vita.
L'attacco mortale rende perci vano tutto il discorso precedente. Ci che si contrappone alla
necessit di garantire la libert del proprio desiderio la pi potente delle passioni, il desiderio di
mantenersi in vita, diversa da tutte le altre passioni che derivano dall'opinione, passione che deriva dalla
paura della morte violenta per mano dei concorrenti. Hobbes si riferisce non alla morte naturale, che s
il pi grande dei mali, ma che inerente all'uomo, si riferisce alla morte violenta, il massimo dei mali
possibili.
Gli choc che l'uomo subisce si caratterizzano anche in di piacere o di dolore. Dalle immagini
derivano attrazioni o repulsioni (che sono dei nomi e nulla di reale).
E' caratteristica dell'uomo la tendenza ad aumentare continuamente il proprio potere, dato che al
di fuori di lui non esiste un fine cui tendere, egli cerca di accrescere il proprio potere al fine di ottenere il
possesso dei mezzi che possono garantirgli l'acquisizione di eventuali beni futuri. E' questa una
tendenza naturale alla quale l'uomo sottoposto.
E' tendenza generale dell'umanit la continua acquisizione di potenza su potenza, acquisizione
che ha termine solo con la morte, e la causa di ci non deriva dalla ricerca di un piacere pi intenso di
quello raggiunto, o che l'uomo non possa accontentarsi di una potenza moderata, ma piuttosto che
l'uomo non in grado di garantirsi la potenza ed i mezzi di cui dispone senza che egli debba acquisirne
di nuovi.
Raggiunto un certo grado di potenza si pensa che sia possibile accontentarsi, ma ci non
possibile perch l'uomo non pu garantirsi l'acquisizione di beni futuri senza accumulare nuova potenza
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anche perch il bene indeterminato (non esiste per Hobbes un oggetto che sia buono in s, ma si
rileva come bene solo se il moto finale risultante di attrazione., ma non prima). Non neanche
possibile garantire lo stato di benessere attuale, ma l'uomo sempre spinto ad accrescerlo; per lui la vita
solo acquisizione di potenza su potenza - intesa come possesso di mezzi atti ad acquisire qualcosa.
L 'accumulo di potenza necessario per raggiungere un bene futuro, cio un'incognita. Questa
corsa affannosa all'accumulo di potenza assai problematica in quanto il bene da raggiungere non
esiste (per H. il futuro non esiste, esiste solo l'immagine presente).
IL ricorso alla potenza non ha nulla di condannabile, luomo di per s non cattivo, non da
rappresentare come ente naturale in termini di sopraffazione, ma ci deriva dall'indeterminatezza del
bene da raggiungere, di ci che per lui pu essere bene.
L 'uomo nella sua corsa tende a preservare la libert del suo desiderio; l 'accumulo di potenza non
altro che l'operazione di impadronirsi dei mezzi per essere libero, per godere di beni futuri (si ricordi
che per H. il bene un desiderio, un 'attrazione, un appetito che deriva dall'unione di due movimenti).
La libert dunque si deve intendere come un preciso meccanismo di tipo tecnico, non come libero
arbitrio; essa esiste quando mancano dei movimenti esterni che si scontrino con quelli interni, che
blocchi il moto di attrazione (vedi l'es. dell'acqua).
La libert dell'uomo sta nella possibilit di movimento verso quelle cose che egli stima siano
buone per se stesso. Se egli non ha la potenza non potrebbe tendere verso l'oggetto e quindi sarebbe
privo di libert.
L 'uomo per non libero nel desiderio, che una tendenza meccanica, nella quale non entra il
libero arbitrio, egli deve perci accumulare potenza su potenza, una potenza assoluta che sia superiore
a qualsiasi altra; dato che ci sono altri uomini, ostacoli naturali che possono impedirgli di possedere ci
che per lui bene, ma non per cattiveria, ma anche loro per preservare la libert dei propri desideri, la
propria vita (che solo movimento).
L 'unica garanzia che permette di difendere la propria vita accumulare potenza ed andare verso
la potenza assoluta, perch potrebbe esserci sempre qualcuno che pi potente.
Se per potenza si intende il possesso dei mezzi per garantirsi la vita, il movimento, e per bene
l'unione di due movimenti, per desiderio un'attrazione meccanica verso una cosa, si deduce che il
desiderio sta nel senso e ne consegue che l'uomo, nei riguardi del desiderio, identico a qualsiasi altro
animale. Tuttavia una differenza esiste perch l'animale si limita a dei piaceri del tutto attuali, attratto o
respinto solo da concetti (risultanti di moti esterni) che gli si danno immediatamente e realmente.
L 'uomo invece si preoccupa delle cose future; il suo desiderio non di per s diverso da quello
animale - per entrambi movimento - ma nel caso dell'uomo il desiderio meccanico sottoposto alla
guida della ragione (intesa come calcolo, capacit di sommare e sottrarre). La struttura meccanica del
desiderio non lasciata agli sbocchi esterni, ma sottoposta al calcolo e tende all'accumulo di potenza.
La ragione la guida, la base strutturale del desiderio, ma ci comporta anche che il desiderio
tende all 'infinito, costretto a superare i limiti del suo essere naturale.
L'animale ci che , mentre l'uomo pensa di essere diverso da ci che .
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Lo stato di natura
Sulla posizione in cui si colloca lo Stato di natura nella teoria di Hobbes, esistono numerosissime
interpretazioni.
Per alcuni lo Stato di natura indicherebbe la condizione storica in cui l'uomo viveva prima che
sorgessero le prime associazioni umane. Questa interpretazione si basa sul fatto che Hobbes cita la
condizione in cui vivono gli indiani dell'America come esempio dello stato di natura.
Secondo altri lo Stato di natura sarebbe il risultato del metodo scientifico di analisi o risoluzione,
della scomposizione cio degli Stati esistenti fino ai termini ultimi che ne costituiscono gli elementi pi
semplici. Questa interpretazione si basa sull'affermazione di Hobbes che, per conoscere una cosa,
occorre saperla scomporre nelle sue parti pi semplici per poi ricostruirla. Questa interpretazione non
tiene per conto che Hobbes pone subito lo stato di natura, senza effettuare l'analisi e la scomposizione
degli Stati concreti.
Secondo il Kosellek lo stato di natura la descrizione, a livello di concettualizzazione, della guerra
civile religiosa che sconvolge la Inghilterra e lEuropa nellepoca di Hobbes. Non sarebbe perci un
termine astratto.
Ferdinand TONNIES: il 1 studioso dell'epoca moderna di Hobbes, stese la prima edizione
critica delle sue opere. Per il Tonnies lo stato di natura la concettualizzazione della societ (di ci5 che
T. chiama societ) in contrapposizione alla comunit. Comunit e societ costituiscono una coppia di
contrari che permette l'analisi socio logica dello sviluppo delle associazioni umane.
- comunit : quella situazione in cui gli uomini si trovano uniti nonostante ogni opposizione. Sono
determinanti gli istituti in cui gli uomini si trovano - le istituzioni;
- societ: quella condizione in cui gli uomini sono sempre scissi tra loro nonostante ogni legame.
Un individuo rimane di fatto legato a tutti gli altri membri del la trib perch si trova immerso in un
rapporto a lui precedente e che egli non pub rompere. I rapporti che intercorrono tra gli individui sono di
protezione reciproca completa.
Societ il termine che caratterizza la societ moderna, priva di rapporti di tipo comunitario,
strutturata come una costruzione meccanica in cui ogni individuo, di per s autonomo ed indipendente,
entra in rapporto con gli altri sulla base di una sua convinzione e quindi di un suo utile. I rapporti che
legano gli individui sono interessati e meccanici.
La personalit dell'individuo indipendente dai rapporti sociali. La contrapposizione pi netta si ha
tra famiglia e societ. Secondo il Tonnies, Hobbes sarebbe il primo ad aver teorizzato una societ di
questo tipo.
Secondo Hobbes ci che contraddistingue lo stato di natura la guerra. Gli individui, nelle loro
reciproche relazioni, si trovano in guerra tutti contro tutti. E questa una situazione di estrema miseria
perch l'uomo si viene a trovare in uno stato di perenne inimicizia; questo lo spinge continuamente alla
ricerca di amici (il cui numero per non mai sufficiente).
Amico e nemico esprimono l'estremo grado di intensit di una opposizione o di una unione. Il
nemico chiunque si presenti come una concreta minaccia della vita e dellesistenza o chiunque a
giudizio del singolo, possa apparire tale. E perci impossibile trovare una qualsiasi norma che riesca a
pacificare. Come e impossibile trovare qualche giudice o paciere. Nemico il termine massimo di una
opposizione tra la vita e la morte. La minaccia effettivamente concreta, una situazione

in cui in
gioco la stessa esistenza.
Il possibile esito dello scontro l'uccisione di uno dei due contendenti. la cui morte diventa l'unica
ragione del comportamento dell'uno verso laltro. Il presupposto di ogni comportamento la guerra. Un
qualsiasi patto non potr perci essere mai stabile.
Luomo non fa mai guerra agli altri per motivi ideali, ma solo se si trova di fronte ad una minaccia
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mortale. In questa situazione non possibile mascherare il rapporto di inimicizia con la morale
(collocando l'avversario in un ambito al di fuori della morale - es. pagano, cattivo, ecc.).
I motivi ideali possono servire a rendere pi dura la guerra, per spingerla fino all'annientamento
totale dell'avversario. La guerra non si fa per delle idee, ma le idee servono a mascherare i rapporti reali,
inasprendo ulteriormente il conflitto. Tutta la storia moderna storia dell'inasprimento della guerra.
Con la contrapposizione tra amico e nemico la politica viene a poggiare tutta sul concetto di
nemico.
Nemico chiunque rappresenti per un uomo una minaccia mortale e tra nemici c' sempre lo stato
di guerra. La possibilit di arrivare allo scontro decisivo deve essere il presupposto che regola tutto il
modo di comportarsi dell'uomo, che vive in un continuo stato di eccezione.
Nessun individuo pu regolare la sua vita secondo delle norme, perch la possibilit di applicare
una qualsiasi norma la si ha solo in una situazione di normalit.
Gli uomini nello stato di natura sono nemici perch ognuno mette in pericolo il diritto all'esistenza
dell'altro, in quanto ognuno ha diritto a tutto - e dire che ognuno ha diritto a tutto come dire che ognuno
ha diritto a niente perch l'altro pu considerare suo diritto anche quello di annientare qualsiasi persona.
Libert e diritto sono sinonimi - considerati come assenza di impedimenti esterni.
Il rapporto tra nemici viene fondato in senso fisico, privo di supporti moralistici, la natura ha posto
gli uomini l'uno contro lo altro. Viene cos a cadere la possibilit di intendere moralisticamente il concetto
di guerra per l'impossibilit di distinguere tra chi attacca e chi si difende. Nessuno pu essere giudicato
con criteri morali, nessuno moralmente cattivo.
Hobbes per la prima volta elabora il concetto di justus ostis, ponendo i contendenti tutti sullo
stesso piano in quanto tutti sono costretti per natura in uno stato perenne di guerra tra di loro. Viene
anche a cadere il concetto di guerra giusta, di guerra fatta per giusti motivi; concetto che stava alla base
di tutte le guerre medievali, che venivano cos legittimate in partenza con la religione o con la morale.
Chiunque voglia vivere nello stato di natura si viene a trovare in uno stato di totale inimicizia con
tutti e perci in uno stato di totale insicurezza.
Unica condizione per togliere l'insicurezza e che qualcuno accumuli un potere assoluto, un potere
irresistibile, ma questa una condizione che non si potr mai verificare, stante la sostanziale
eguaglianza degli uomini.
Hobbes insegna cos che non sono le idee a portare allo scontro, ma che esse possono solo
inasprire il rapporto di inimicizia. L'essere di opinione discorde rende pi dura la guerra (ad es. con
l'ideologia nazista la guerra diventa operazione di annientamento totale dellavversario che viene definito
di razza inferiore).
Il riconoscimento dello justus ostis invece non porta all'annientamento, nessuno ha motivo di
volere la eliminazione totale dell'altro, per l'impossibilit di discriminare l'avversario e perch gli si viene
a riconoscere una sostanziale eguaglianza.
Nessuno pu essere n neutrale n superiore alla guerra in corso, n pu porsi come giudice delle
parti in lotta; ognuno arbitro del pericolo che corre, nessuno pu legittimamente considerarsi diverso
dagli altri.
Stato di natura: stato la condizione duratura, permanente. Hobbes per la prima volta afferma
che luomo per natura non portato alla societ, che non un animale politico nato per associarsi.
Luomo, per natura, non sociale, Hobbes nega la possibilit stessa di ogni forma associata e
dichiara impossibile il passaggio dalla natura allo Stato. Luomo cio, partendo dallo s. di n, che
rappresenta la totale annichilatio, non potr mai, nel corso di un processo, giungere alla societ civile.
Lo stato di natura non il punto d'inizio, ma la distruzione di ogni forma di vita associata, un
salto oltre ogni forma organizzata che possa costituire il punto di partenza per la. formazione di una
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qualsiasi organizzazione politica, in contrapposizione all'arbitrariet del punto di partenza - stirpe,
famiglia - assunto dagli altri filosofi. Dallo stato di natura non potr derivare nessuna forma di vita
associata; il passaggio si potr effettuare solo superando - abbandonando - lo stato di natura
La natura ci da cui luomo deve allontanarsi, assolutamente contraddittoria per l'esistenza
umana, non permette all'uomo di vivere, e per luomo il negativo.
Cade cos anche l'immagine che l'uomo debba trovare il posto che gli compete all'interno di un
essere perfetto (la natura), ed il concetto di legge naturale di tutta la filosofia politica precedente che si
basava su di un ordine - esprimibile attraverso la legge - insito nella natura.
Per arrivare ad una qualsiasi forma associativa luomo deve distruggere la natura.
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Le facolt della natura umana:
a) forza fisica
b) esperienza
e) ragione
d) passioni
Ogni piacere dell'animo pu essere ricondotto in ultima analisi alla vanit.
L'origine delle pi grandi e durature societ stata il timore reciproco - dovuto in parte
all'eguaglianza di natura tra gli uomini ed in parte al reciproco desiderio di nuocersi. La volont di
nuocersi reciprocamente insita in tutti gli uomini ed dovuta principalmente alla loro presunzione.
Diritto: un nome che indica la libert che ciascuno ha di usare, secondo la retta ragione, delle
proprie facolt naturali.
Da ci consegue che il primo fondamento del diritto naturale che ciascuno tuteli la propria vita e
le proprie membra per quanto in suo potere. Da ci deriva che deve anche avere il diritto di usare tutti i
mezzi e di compiere tutte le azioni, senza le quali non potrebbe conseguire il fine della propria
conservazione. Ciascuno giudice delle proprie azioni.
La natura ha dato tutto a tutti, perci nello stato di natura la misura del diritto l'utilit. Nello stato
naturale un potere certo ed irreversibile d il diritto di signoreggiare e comandare quelli che non possono
opporre resistenza.
La retta ragione il ragionamento proprio a ciascun individuo e vero nei riguardi delle azioni che
possono portare utilit o danno agli altri uomini (vero: perch parte da principi veri).
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Hobbes afferma per la prima volta che ogni associazione degli uomini non naturale. La natura
pone luomo in uno stato di insicurezza, in una situazione priva di leggi interne - non esistono leggi di
natura - la natura caos ed indica solo condizioni per poterne uscire. Tutto ci che l'uomo costruisce pu
essere definito come un superamento ed una fuga dalla natura.
Forme di associazione naturale si possono trovare presso alcuni animali (formiche, api). L'uomo
nei confronti della natura si trova come un grande peccatore.
E' la fine della tradizione aristotelica e la proclamazione della falsit di tutte le sue interpretazioni:
ritornare alla natura significa rompere ogni rapporto comunitario.
Le forme associative sono operazioni di tecnica umana, prodotti dell'arbitrio umano.
Il pensiero politico di Aristotele
Per Aristotele l'associazione politica perfetta (la polis) il prodotto della natura - il fine di ogni e
qualunque oggetto, la qualit che esso mostra alla fine del processo di sviluppo la chiamiamo natura.
La natura di una cosa si vede alla fine del suo sviluppo, ci che conforme alla natura il miglior
modo d'essere di una cosa. L'uomo animale politico che tende alla costruzione della polis (il suo fine
ultimo); l'uomo, nell'esplicare la sua attivit umana arriva alla costituzione della polis che garantisce
all'uomo l'autarchia, di poter ubbidire solo alla propria volont.
La polis la natura dell'uomo realizzata, al sue interno egli si garantisce di poter vivere
eticamente (o secondo morale).
La forma di organizzazione pi perfetta della polis la societ civile: comunit di cittadini che si
riuniscono insieme per guadagnare una vita virtuosa e felice sulla base della volont di ciascuno di
raggiungere una vita virtuosa e felice.
La societ civile va distinta dall'economia o signoria della casa. La polis riunione di case (di
economiche); la casa la totalit dei rapporti umani (moglie - figli capofamiglia - figli, moglie ecc..)tutti i
rapporti tra i membri di una casa e le attivit che in una casa vengono svolte (amministrazione della
casa); il rapporto moglie - marito unicamente amministrativo, di funzionamento di quell'organismo che
deve garantire la sopravvivenza.
Nel problema della casa entra anche il commercio (non per fine a se stesso); nessun
capofamiglia pu pensare al commercio come accumulo di denaro (faceva parte della crematistica che
veniva trattata nell'etica o nella politica).
Nella civilt ellenica la conservazione di ciascuno veniva garantita dalla casa non dalla societ
civile. L'ambito della casa quello dell'individuo privato, ambito che devessere escluso da ci che
comune a tutti (ne deriva una distinzione fondamentale tra economia e politica). Per essere cittadini
(membri della polis) la condizione essenziale quella di essere completamente liberi dall'attivit lavora-
tiva - che viene amministrata attraverso ordini - ; il despota amministra la casa e solo lui pu essere
cittadino (non possono esserlo i figli, le donne, gli schiavi).
La societ civile anche dominio su questa associazione, dominio di liberi su liberi. Qualsiasi
cosa che debba essere fatta deve passare attraverso l'approvazione di quelli che sono diretti, ogni legge
deve passare attraverso lapprovazione di tutti, non pu esserci una separazione netta tra governanti e
governati.
La societ civile ha come principio gli uomini liberi e come soggetto i cittadini eguali.
La vita interna della societ civile.
Il concetto di praxis. In Aristotele praxis sta ad indicare in generale un'energia, un'attivit; in
particolare, praxis lattivit specifica di un essere animato (l'attivit specifica di un uomo che lo
distingue da tutti gli altri), attivit che non pu mai dare un risultato che si contrapponga, che si scinda
dall'uomo stesso, l'attivit che contribuisce a renderlo uomo nella sua formazione, ad indirizzarlo verso
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il suo meglio.
La praxis attivit che tende alla perfezione di chi attivo, quella che il cittadino deve esplicare
all'interno della polis.
Per Aristotele non fondamentale la libert del singolo, ma che eserciti un'attivit pratica che lo
inserisca in tutta quella fitta serie di rapporti con gli altri. L'uomo si realizza solo nella polis, solo l egli
pu applicare quell'energia che corrisponde alla sua perfezione.
Politich koinonia =associazione civile.
Ci che caratterizza l'economica aristotelica difficilmente comprensibile per la mentalit
moderna. Per la mentalit greca ci che d unit a qualcosa solo il principio dominante della cosa
stessa; quindi l'economica unifica una pluralit di rapporti che sono l'espressione di un rapporto signorile.
E' il principio dominante (il despota) che unifica.
Per Aristotele il corpo un organismo (intendendo per organismo ci che potenzialmente
capace di vita, ma ne ancora privo) che, per mettersi in moto, ha bisogno del proprio principio
dominante (l'anima); anche il cosmo trova la propria unit in virt di Dio.
Nella polis pu entrare solo il despota (lelemento che riduce all'unit cose e rapporti molteplici)
liberato dall'attivit lavorativa. La destinazione finale dell'uomo la polis. Chi non despota non uomo
- lo schiavo uno strumento, assimilabile alle forze della natura che, senza precise indicazioni del
padrone, non in grado di fare niente). Neppure l'artigiano pu entrare nella polis perch non riesce a
capire l'uso concreto delle cose che produce, non sa. usarle al fine di realizzare una vita buona, egli sa
usarle solo materialmente per la propria sopravvivenza.
E libero in senso giuridico e politico chi pu disporre totalmente di se stesso e non soggetto al
volere altrui; e la libert del singolo trova la sua concretezza nel complesso della vita associata - il
despota solo all 'interno della polis pu realizzare una vita virtuosa, cio essere libero, la realizzazione
possibile in virt della praxis, dell'energia specifica dell'individuo, il concrescere dell'individuo con se
stesso, possibile solo se egli si misura con gli altri cittadini, interiorizzando le istituzioni come condizione
necessaria all'agire.
Le istituzioni (ethos) diventano il presupposto necessario all'azione. L'uomo agisce sulla base delle
leggi che si trova di fronte e deve perci riconoscere la 1egge come propria natura di cittadino in
riferimento a tutta la vita associata che si esprime attraverso la persona. Solo cos la polis pu avere una
vita. Le leggi appaiono come la libera espressione di ciascuno; l'elemento fondamentale la coscienza
dei cittadini ( i sudditi invece si hanno quando le leggi sono esterne rispetto ai cittadini).
Il legislatore deve rendersi conto della situazione sociale, egli compie una ricognizione ed
interpreta la vita civile, non deve dettare la propria volont agli altri; tutti i cittadini possono perci fare i
legislatori. Quale conoscenza deve possedere l'uomo di stato?
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La differenza tra scienza e saggezza
La scienza pu esserci solo delle cose necessarie (che non mutano), solo di queste si pu avere
una conoscenza definitiva (ad esempio del cosmo). La polis invece muta e perci non pu essere
oggetto di scienza. Non pu esserci una scienza politica ma saggezza politica: il saper regolarsi
basandosi sulla situazione di fatto, il che implica un costante rapporto con gli altri (tutti i cittadini sono
infatti saggi)
Distinzione tra scienze teoretiche e scienze pratiche aperte all'esperienza, al movimento, al
divenire.
Il dato da cui parte Aristotele la presenza di forme di vita associata, per A. per natura che ci si
trova di fronte a forme associative.
Per Hobbes ci che ci dato per natura la mancanza di ogni forma associativa, non ci sono dei
cittadini da migliorare, c' il caos pi completo, una natura priva di leggi. C per la possibilit di
costruire una societ a condizione che gli uomini si trasformino in cittadini. E un problema di
trasformazione. L'unica possibilit data da una operazione tecnica (trasformazione tecnica:
trasformazione radicale dell'uomo da elemento naturale a elemento artificiale, costruito). La
trasformazione possibile solo a condizione che la materia ed il costruttore siano la stessa persona,
l'uomo deve perci trasformarsi da solo. Hobbes ottiene cos lo uomo artificiale, una enorme macchina..
La societ civile mette in relazione delle macchine. E impensabile per Hobbes un ricorso alla
praxis in senso aristotelico, gli uomini naturali nulla sanno di cosa sia la polis.
Il passaggio dalla natura alla societ civile possibile solo se ogni uomo compie su di s
un'operazione che lo muti in qualcosa di diverso.
Da dove Hobbes mutua il concetto il concetto di tecnica politica? Per rispondere a questa
domanda bisogna trovare il momento in cui entra in crisi il concetto aristotelico di praxis.
In Aristotele il legislatore deve creare le condizioni per una struttura che dev'essere interiorizzata
ed espressa da tutti i cittadini che hanno assorbito tutti gli usi della societ civile. Non c' frattura tra
governati e governanti, Aristotele presuppone una fondamentale omogeneit tra i cittadini, la funzione
legislativa. non dev'essere staccata dalla. societ.
Gli uomini nello s. d. n. sono necessariamente nemici, perch ciascuno determina a partire da s
ci che bene e ci che male; bene tutto ci che gli necessario a conservare la propria vita, alla
propria autoconservazione. Da questo deriva il diritto ad ogni cosa, di scegliersi cio i mezzi pi adatti, a
suo giudizio, per ottenere lo scopo.
Il diritto la libert di scelta che per, poich spetta a tutti, non d a nessuno la sicurezza di poter
sopravvivere, come se nessuno avesse diritto a nulla.
Non pu esistere un concetto comune di giusto e di ingiusto, ognuno interpreta lo jus come vuole,
a partire dai propri interessi, si hanno tanti jus quante sono le teste.
Interpretare lo jus significa che ciascuno giudica da solo quale sia il modo pi conveniente per
raggiungere la conservazione della propria vita, come egli debba limitare la propria libert. Lo jus di tutti
a tutto crea una situazione di insicurezza.
Hobbes definisce la pace solo in senso negativo: pace lo status in cui non c' guerra, la pace
la negazione della guerra.
Lo s. d. n. uno status assolutamente contraddittorio, per luomo una situazione insostenibile,
una contraddizione per l'esistenza umana.
Per conservare la propria vita luomo deve abbandonare 1 stato di natura, ricercare la pace
(quello status che gli permette la. sopravvivenza), superare quello status di inimicizia.
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Per Hobbes l'associazione degli uomini deriva dal loro egoismo, se una societas si forma questa
non essenziale alla natura umana, ma e accidentale.
Lo s. d. n. rimane nel sottofondo di qualsiasi societ che si forma, lo status in cui luomo potr
sempre ricadere. Lo status di pace una forma di associazione in cui gli uomini rimangono scissi tra di
loro, in cui gli uni rimangono isolati dagli altri, lo status di pace non pu essere definito in altro modo,
non c' possibilit di trovare dei legami tra gli uomini. Spinoza dir che questo stato d pace assomiglia
ad un deserto.
L'uscita dallo s. d. n. non possibile per mezzo dell'intervento di forze esterne; ogni lupo deve
trasformarsi in cittadino, basandosi unicamente sul proprio desiderio di superare lo s. di. n., lo status che
mette in pericolo la sua vita.
Il destino dell'uomo nello s. d. n. e morire anzitempo.
Ma come pu l'uomo progettare una situazione diversa da quella in cui si trova?
L'uomo che cerca di uscire dallo s. di .n. non pu essere aiutato n dallesperienza n
dall'immaginazione, non ha nessuna idea di come poterlo fare.
La ragione - la facolt di calcolare i risultati delle parole - permette all'uomo di sviluppare la
parola. pace, di elaborarne lo svolgimento logico, attuando un procedimento che pu essere solo vero o
falso, senza alcun contatto con la realt. s attua cos la scissione dell'uomo dalla realt, egli deve
costruire la propria speranza di uscire dallo status in cui si trova solo per mezzo dei nomi.
Gli uomini che vogliono trasformare lo stato di natura in stato civile non sanno assolutamente che
cosa questo sia.
La volont (Cap. XII)
la relazione dell'uomo con il mondo esterno d luogo all 'immagine che si connota dei termini
buono o cattivo in relazione al corpo in cui si forma; ogni concetto determina un conato (un moto solo
pensabile, impercettibile) che, per produrre il movimento deve, porre in moto il corpo poich non ogni
conato si esprime necessariamente in movimento percettibile.
Tra azione esterna e conato s pone il processo della deliberazione ( alternanza dei concetti di
bene e di male) o considerazione dei possibili effetti connessi al raggiungimento delloggetto. E un
processo che ha termine con il movimento.
La deliberazione linvestigazione sui possibili effetti di una certa - azione, finch uno delibera.
libero di fare o non fare quella data azione.
Il momento in cui la deliberazione cessa per dare inizio al movimento chiamato volont (lultimo
appetito nella deliberazione). Con l'atto di volont termina la libert di scelta. La causa della volont la
causa. del timore e del piacere perci la volont non pu essere libera. Qualsiasi atto ha sempre una
causa che lo determina in modo necessario, c' la mancanza assoluta di libert relativa al volere.
L e azioni si dividono in:
- volontarie (quelle che si compiono sulla base della deliberazione)
- involontarie (quelle causate dalla necessit della natura)
- miste (es. l'andare in prigione)
Le azioni improvvise sono anchesse volontarie perch causate dal timore o dal piacere (es. gli
scatti dira)
La deliberazione il calcolo degli effetti futuri delle azioni che si potrebbero compiere, il
tentativo di anticipare il futuro. La. volont riguarda solo azioni future.
Il futuro per un semplice nome, non esiste. Anticipare il futuro possibile solo basandosi sugli
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effetti passati, perci la de liberazione avviene solo sulla base della memoria e dellesperienza. La
prudenza la capacit di anticipare i possibili effetti. Qualsiasi atto volontario presuppone 1a
connessione di desiderio e di prudenza
Il linguaggio permette la. memoria - uso di una parola per segnare una cosa - la. relazione tra
parola e cosa puramente arbitraria, la parola serve solo a. ricordare i concetti e le reazioni
dellorganismo di fronte a certe cose. Ogni parola indica perci solo unattrazione o una repulsione. Il
nome imposto alla. cosa non vincolante neanche per chi lo attribuisce. Lo stesso nome non mai
costante neanche per lo stesso uomo. I nomi sono inconsistenti e non vincolano in modo intersoggettivo.
Tutte le immagini di un uomo rimangono indifferenti agli altri, ognuno rimane nel proprio isolamento.
E possibile credere a qualcuno solo per amicizia, che determina. un'opinione sulla persona non su
ci che dice
L 'opinione pu essere fissata su alcuni propri concetti. E per impossibile agli uomini comunicare
tra di loro, essi sono sempre nello stato di natura. Chi cerca di convincere gli altri considerato un
delinquente politico.
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Il superamento dello stato di natura
Dalla mancanza di una relazione necessaria tra immagine e parola deriva limpossibilit di
comunicare correttamente con gli altri perch impossibile comunicare le proprie immagini La parola
gi compromessa dal valore "affettivo" che l'immagine ha in relazione ad un certo corpo. I nomi sono
perci variabili, inconsistenti. Ognuno I. ha un proprio mondo ed un proprio sistema di parole per
esprimere quel mondo, che sono in relazione con esso E' impossibile comunicare ed accordarsi con gli
altri.
Quando qualcuno crede che quello che un altro gli dice sia vero, egli non fa altro che assumere
come propria lopinione dell'altro, che riuscito a convincerlo (preminenza di uno sull'altro).
Chi assume come costanti i nomi non fa altro che assumere una sua opinione e tenerla
costantemente, vuole rimanere in una determinata opinione. La volont di rimanere aggrappati ad una
determinata opinione la coscienza.
La prudenza l'arte di prevedere il futuro sulla base delle esperienze passate, d origine ad una
prassi soggettiva, incomunicabile, indeterminata.
In queste condizioni qualsiasi oggetto un uomo desideri per lui male perch potrebbe esserci
qualcun altro che desidera il medesimo oggetto, l'oggetto diventa perci causa della disputa, della. lotta
degli uomini nello stato di natura
Luomo non pu pi scegliere sulla base dell'esperienza ci che per lui bene o male: tutto per
lui diventa male. E costretto a ritrarsi da tutto, il che significa morire, contraddire se stessi.
Lo stato di natura deve perci essere superato: l'uomo si mette alla ricerca di una situazione in cui
gli sia possibile vivere; la ragione gli fornisce gli elementi per trovare una situazione in cui sia possibile
l'accordo; le leggi di natura.
Le leggi di natura non indicano una legalit intrinseca alla natura stessa, ora stanno ad indicare
tutte quelle leggi che servono ad andare contro la natura.
La ragione, quando calcola, parte da una definizione, dalla definizione completa di cosa si intende
per un nome (es. uomo nome di nome), per mezzo della definizione si stabilisce per sempre il
concetto; dando la definizione si genera l'immagine nella mente degli altri a partire dai nomi stessi (ad
es.: triangolo, circonferenza, ecc.) la definizione esibisce chiaramente l'idea di una cosa.
Il calcolo dei nomi di nomi intersoggettivo, non pu dare luogo a nessuna controversia, c'
perci la possibilit di mettersi d'accordo. I segni della ragione o dei nomi generali sono costanti e ser-
vono a creare delle immagini calcolabili.
Tutte le immagini si trovano cos svincolate dal timore, sono neutrali, sono scisse dalla sfera che
interessa il corpo (il timore, il desiderio, la volont).
La ragione suggerisce alluomo convenienti argomenti per raggiungere l'accordo con gli altri
uomini.
La pace e un nome generale che indica una situazione di non guerra, un prodotto della ragione,
l'idea di una situazione in cui non c' guerra.
L'uomo deve uscire dallo stato di natura e la prudenza, basata sulla molta esperienza, pur se pu
fargli insorgere questo desiderio, non pu fornirgli nessun mezzo per attuarlo.
E' necessario l'uso della ragione, il calcolo dei noni di nomi. privi di ogni contatto con la realt
esterna, nomi generali sottratti alla sfera dei desideri, neutri, indifferenti agli interessi dei singoli uomini.
L'uomo nello stato di natura per esperienza costretto a valutare come male qualsiasi oggetto gli
si presenti perch questo potrebbe essere la causa di un conflitto con tutti gli altri uomini; un conflitto che
non pu avere vincitori.
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L'uomo, che ha paura di tutte le cose, teme per se stesso, non giudica pi le singole cose che
incontra, ma ha paura per tutto il suo essere. Egli stesso, in quanto soggetto desiderante, diventa male
per tutti gli altri. Il primo bene diventa la propria vita. L'importante non pi il benessere del corpo, ma il
corpo stesso La. morte diventa. il primo e comune nemico.
A questo punto non serve pi un processo deliberativo riferito ad una situazione concreta, non
serve pi lesperienza passata, ma si deve riuscire a capire che cosa significhi veramente, in generale
stato di natura, si deve darne una definizione sulla quale tutti possano concordare.
La ragione deve dare una definizione comune per tutti di cosa sia lo stato di natura
Nello stato di natura ogni uomo giudice unico di ci che per lui bene e male, ciascuno
legittimo interprete dello jus. Per, se tutti hanno diritto a tutto come se nessuno avesse diritto a nulla.
Nello stato di natura ognuno deve orientare il proprio comportamento sulla base del caso critico,
sulla possibilit di uccidere laltro.
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Le leggi di natura
Lo jus naturale (Leviatano, cap. XIV) la libert che ciascuno ha di usare il proprio potere allo
scopo di preservare la propria vita e le proprie membra e, di conseguenza, di fare qualsiasi cosa che, a
suo giudizio, si riveli atta allo scopo da raggiungere.
Non una libert generica, la libert di prendere qualsiasi cosa si possa ritenere utile per s.
Ognuno interprete legittimo di cosa bene e di cosa male, non esiste nessuna norma superiore al
giudizio di ogni singolo uomo. Finch ciascuno interprete del diritto, nessun uomo pu realizzare il
proprio jus, perch potr trovare solo la morte , il massimo dei mali possibili per luomo.
Lo status di guerra nello stato di natura la diretta conseguenza dellinterpretazione soggettiva
dello jus. Lo jus la causa, la guerra l'effetto: solo il superamento della guerra potr perci portare alla
realizzazione dello jus. Solo uno status in cui non vi sia guerra potr permettere agli uomini di realizzare
le jus. Lo status di pace la negazione della guerra e perci, nello stesso tempo, la realizzazione dello
jus.
Con il superamento della guerra lo jus non potr pi essere interpretato soggettivamente, nello
status di pace ognuno potr realizzare quello che il massimo bene per se stesso (garantirsi la vita).
Le condizioni che possono portare gli uomini alla pace (pace e jus corrispondono) sono le leggi di
natura. Queste non sono leggi interne alla natura, indicano ci che l'uomo deve fare per sfuggire alla
natura.
L 'uomo per natura si trova nello stato di guerra (la guerra non un accidente per la vita umana),
la pace una situazione artificiale prodotta dall'uomo. E' questa una concezione molto vicina a quella di
Lutero in cui il mondo esterno appariva dominate da Satana.
Leggi di natura: regole generali in virt delle quali vietate all'uomo distruggere la propria vita e di
privarsi dei mezzi per conservarla, e tralasciare di fare ci mediante cui egli pensa di poterla migliorare o
conservare.
Prima legge: cercare la pace con tutti i mezzi e lottare con qualsiasi mezzo in caso di guerra.
Tutte le altre leggi indicano le possibilit ed i mezzi per raggiungere la pace. La 2a : spogliarsi del
diritto a tutto significa rinunciare - manifestare esplicitamente che non si ostacoler nessuno nel rag-
giungimento di alcune cose - e trasferire - dare a qualcuno un diritto - il proprio diritto.
Il calcolo della ragione s'innesta sulla causa della guerra, sullo jus. La 2a legge indica la
condizione fondamentale per raggiungere la pace: spogliarsi del diritto che si ha per natura a tutte le
cose. Pu essere una rinuncia - se non si sa a chi va il vantaggio - od un trasferimento ad uno o pi
individui particolari. La rinuncia od il trasferimento devono apparire un bene di per s, infatti un'azione
volontaria, determinata dall'opinione di poter raggiungere ci che bene per se stessi.
Il contratte un trasferimento reciproco che avviene contemporaneamente. Il patto un tipo
particolare di contratto, basato sulla fiducia, in cui una delle parti o ambedue eseguono la prestazione
richiesta non immediatamente, ma nel futuro. Il patto implica la fiducia.
3a 1egge : ogni uomo obbligato a stare ai patti che fa e ad adempierli. Da questa legge deriva il
concetto di ingiustizia (da sine jus); ingiustizia rompere i patti, perch con il patto viene ceduto un
diritto. La giustizia si lega al patto ed alla necessit di doverlo mantenere. L'ingiustizia nell'ambito dei
rapporti umani si trasforma in assurdit e viene commessa solo nei confronti di colui col quale si fatto il
patto. Hobbes distrugge cos il concetto classico di giustizia, che divideva la giustizia in:
- commutativa : dare per una cosa il suo giusto valere, scambiarla con un'altra di pari valore
- distributiva : dare a ciascuno secondo i suoi meriti (ci che gli spetta veramente
Per Hobbes ci che un uomo pu dare agli altri pu essere distribuito come egli vuole, il criterio
del come distribuire appartiene solo a chi d.
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Il patto, che si basa sulla reciproca fiducia dei contraenti, nello stato di natura ragionevole
sospettare che resti lettera morta, perch chi l'ottempera per primo non pu essere sicure che l'altro
faccia altrettanto (quando l'uomo vive in un rapporto di inimicizia viene a mancare la fiducia che il patto
richiede, n c' un potere che possa garantirne il mantenimento). Nello stato di natura perci
impossibile stabilire un qualsiasi patto, se insorge il timore che l'altro non ottemperi al patto, il patto
nullo. Nello stato di natura la rottura dei patti non costituisce ingiustizia, perch non viene a mancare la
causa del timore (cosa impossibile finch gli uomini vivono nello stato di natura). E' ingiusto rompere
i patti validi (quelli che si possono stabilire per raggiungere un beneficio) per nello stato di natura
non ingiusto rompere i patti.
I patti iniziano ad essere validi sole nelle Stato civile. Le leggi di natura sono leggi problematiche;
per essere obbliganti dovrebbero essere dei comandi (parole che obbligano, la cui ragione di obbedienza
sta nel comando stesso) che si esprimono solo attraverso nomi particolari. Le leggi di natura invece
dicono solo: se vuoi avere salva la vita devi cedere il tuo diritto. Anche se l'uomo volesse assumerle
come dei comandi, egli non avrebbe modo di poterle seguire perch esse non danno delle indicazioni
precise, devono essere interpretate.
La 3a legge obbliga al mantenimento dei patti (cosa impossibile nello Stato di natura dove vi il
valido sospetto che l'altro non lo faccia)
Le leggi di natura sono tutte dei teoremi di carattere generale che usano nomi generali, invece la
volont si mette in moto molo su nomi particolari. Queste leggi devono essere interpretate; l'interpre-
tazione delle leggi dipende solo da un desiderio.
Dalla legge al movimento della volont: qualsiasi oggetto l'uomo desideri nello stato di natura gli si
presenta come male perci egli non pu pi calcolare le conseguenze delle proprie azioni, deve
calcolarne le conseguenze complessive; da questo parte la spinta della ragione (ad usare la ragione) dal
desiderio dellautoconservazione (a lasciare lo stato di natura) la passione a mettere in moto la ragione
con la quale l'uomo potr ottenere un calcolo vero (corretto).
La ragione calcola bene non perch il suo calcolo corrisponda alla realt, le leggi non
corrispondono ad un giusto in s, sono un calcolo che fa ciascun uomo nello stato di natura spinto dalla
paura della morte e dal desiderio di conservare la propria vita. E' una ragione totalmente soggettiva.
La situazione da creare del tutto artificiale, viene fatta contro natura; luomo perci deve
trasformarsi per poter vivere in uno status diverso, egli stesso soggetto ed oggetto della costruzione,
realizza cos la condizione della scienza di Hobbes.
Dalla ragione soggettiva luomo giunge alla scienza perfetta: la filosofia morale e la. scienza
politica il cui corpus sono le leggi di natura.
L'uomo deve compiere il passaggio da uomo a cittadino. L'uscita dallo stato di natura permette
all'uomo di realizzare il proprio desiderio di auto conservazione.
Se la ragione gli dice: cerca la pace, questa ricerca possibile solo se si d un significato preciso
alla parola pace. Ognuno per immette nella parola pace i propri desideri; il termine pace riesce a
mettere in moto il corpo nella misura in cui viene interpretato a partire dai desideri soggettivi.
Ognuno d un'interpretazione soggettiva del termine pace (dato che la volont sempre causata);
le leggi di natura verranno perci interpretate da ciascuno in modo diverso.

L'accordo sulle basi delle
leggi di natura non pu essere sufficiente, rischia di celare un inganno fondamentale (pag. 117) non il
consenso che d la verit delle Leggi di natura.
Lo jus contraddistingue l'uomo nello stato di natura, le leggi di natura sono solo degli strumenti che
permettono l'autoconservazione, una limitazione dello jus perch si fa ci che di fatto garantisce la vita.
Le Leggi di natura sono delle interpretazioni dello jus fatte a partire dallo status di guerra. Lo jus
deve limitarsi, diventare neutrale per permettere a ciascuno di conservare la propria vita. La legge di
natura appare come lo strumento per mezzo del quale luomo pu garantirsi la vita (realizzare il proprio
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jus).
Gli uomini allora si mettono d'accordo sui mezzi per realizzare ognuno il proprio jus, ognuno
indipendentemente dagli altri.
Nello stato di natura si pu patteggiare solo sulle condizioni, non sulle opinioni (cio su ci che
bene e ci che male). Le leggi di natura non possono togliere le diversit degli interessi
discriminandoli; tutti gli interessi dei singoli uomini rimangono ed ognuno di essi legittimo.
La pace, finch cercata come condizione di realizzazione del proprio jus, non pu diventare uno
status (una condizione permanente), ma solo una condizione transitoria che gli uomini instaurano al
fine di poter perseguire ognuno il proprio interesse. Appena questo interesse viene raggiunto la pace non
serve pi.
Nello stato di natura necessario che alcuni uomini si mettano d'accordo tra di loro (un accordo
che si basa sulla speranza o sulla paura) per poter, partendo dalle diverse volont, arrivare alle
medesime azioni, cio creare una situazione di consenso (fare la stessa azione a partire dalle diverse
volont).
La pace non scaturisce da un accordo tra gli individui perch ci che mette in moto(il corpo) la
volont un desiderio o un timore.
Partendo ognuno dal proprio jus si pu creare un consenso ma non ununione.
La volont di realizzare le leggi di natura a partire dal proprio jus non fa altro che rinfocolare la
guerra di tutti contro tutti.
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La ricerca della pace
Il semplice consenso l 'accordo non sono in grado di garantire la pace, perch ognuno la ricerca
partendo dal proprio jus ( le leggi di natura sono le interpretazioni che ciascuno d del proprio jus, la sua
libert di scegliere).
Le leggi di natura sono le condizioni sulla base delle quali ciascuno si raffronta con l'altro, sulla
base dei propri interessi (es. degli ebrei p. 167: il semplice consenso su un'azione compiuta da una
moltitudine basato sulle pi diverse motivazioni soggettive). Il consenso produce un'unica azione, ma
lascia ingiudicate le singole volont che vi conducono.
Pace un termine equivoco, la condizione per realizzare il proprio interesse (poich la tendenza
naturale dell'uomo di acquisire potere su potere, la pace quella condizione che gli permette di
acquisire potere senza pericolo).
Il primo termine delle leggi di natura perci equivoco. Pace la condizione necessaria per
sopravvivere, un nome sul quale tutti sono d'accordo, ma non basta il semplice consenso per creare
uno status.
Inevitabilmente la lotta si inasprisce, gli uomini diventano avversari. Anche sul piano della
ragione, si affrontano perch ognuno crede di aver ragione. La ragione discrimina: l'altro irragionevole.
Ognuno crede di. aver ragione, una situazione che porta alla guerra di tutti contro tutti sulla base
della ragione.
Non esiste una ragione oggettiva, che abbia il potere di riflettere la realt esterna. In natura non
esiste la giusta ragione. (pag. 261).
Le stesse leggi di natura assumono significati diversi per ogni uomo, creando cos maggiori
possibilit di disaccordo tra gli uomini.
Chi pretende di dire che la propria ragione quella vera, discriminando gli altri si mette contro di
loro.
Il disaccordo sull'interpretazione specifica di ogni termine porta alla guerra. Si ha una situazione
tale che nessun interesse pu essere dichiarato illegittimo (poich nel concetto di pace sono presenti tutti
gli interessi).
L 'uomo non pu essere certo del suo calcolo che lo ha portato alle leggi di natura perch sa che
gli altri uomini non le interpretano come fa lui e non ne garantiscono il comportamento. Non possibile
salvare la propria vita (o avere la certezza di salvarla) assumendo le leggi di natura come norma di
comportamento. E' impossibile essere certi del proprio calcolo; vi equivalenza tra ragione e litigiosit,
si ha un inasprimento della guerra.
Con l'introduzione delle leggi di natura si ha il superamento dello s. di n; si entra in una situazione
contemporanea. Non si hanno pi individui scissi tra di loro, le leggi di natura instaurano tra loro un
sostanziale accordo.
Finch ciascuno pretende di aver ragione la societ si sgretola. Le leggi di natura sono anche
delle leggi divine. I calcoli della ragione, formulati correttamente (e perci veri) per quanto siano eterni
ed immodificabili (come tutte le proposizioni logiche) portano alla guerra. Non che non sia possibile
applicarli perch gli altri sono dei nemici, ma la guerra scoppia perch ognuno pretende di essere
l'esecutore della legge.
Per Hobbes la legge un comando (comando: quando si significa ad un altro la propria volont
chegli faccia una certa cosa), la ragione del quale sta solo nella volont di far muovere l'altro; quando
questa volont sufficiente a far s che l'altro si muova, si ha la legge.
Le 1. Di n. invece sono tutte condizionali, iniziano tutte con: se vuoi aver salva la vita .... , solo in
modo erroneo possono essere intese come delle vere leggi.
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L'uomo elabora da s le leggi di natura, non compare la volont di un altro, ma solo quella
dell'uomo che ha paura della morte ed il desiderio di mantenersi in vita, solo la sua volont che
presiede alla loro elaborazione ed esecuzione; ognuno parte solo da se stesso per arrivarvi.
Le leggi di natura sono il giusto modo di usare il proprio jus, perci esse non sono delle leggi vere
e proprie, Hobbes usa la parola legge solo in senso metaforico, smontando cos la tradizione delle leggi
di natura.
Pag. 258: la legge compare solo quando la volont di un altro a spingere l'uomo ad agire.
Le leggi di natura non sono n comandi n leggi, sono praticamente dei consigli, cio indicazioni
di ci che sarebbe meglio per un uomo, indicazioni che dipende dal consigliato se accettarle o meno.
Distinzione tra interno ed esterno, tra coscienza ed azione. Quando l'uomo non in grado di
applicare all'esterno le leggi di natura egli obbligato a rispettarle nella sua coscienza.
Pag. 143. le leggi di natura devono rimanere all 'interno in attesa delle situazioni opportune,
valida la semplice disposizione ad adempierle.
La coscienza deve essere sempre tesa all'adempimento di queste leggi, deve essere sottoposta
ad esse, l'uomo deve sempre avere il desiderio (l'intenzione) di realizzarle (intenzione: l'ultimo
desiderio nelle deliberazioni interrotte).
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Contro Warrender
Che cosa significa che l'uomo obbligato in coscienza? La coscienza per Hobbes l'opinione
permanente, privata di ciascun uomo. Le Leggi di natura obbligano perci lopinione permanente.
La coscienza per essere obbligata deve conoscere le leggi di natura oggettivamente; se
obbligata deve essa farsi giudice se una data azione corrisponda o meno alle leggi di natura.
La coscienza invece dice solo cosa ciascuno pensa sia giusto ed ingiusto (opinione), pu dare solo
un giudizio su ci che essa ritiene essere legge.
Le leggi di natura non sono di natura, ma sono l'esplicarsi di un desiderio verso il bene. La
coscienza individuale l'elemento che fa saltare tutte le leggi, essa non pu mai mettersi contro il corpo,
se l'uomo fosse legato alla coscienza ritornerebbe alla guerra. La coscienza (cio l'opinione) non pu
essere obbligata, perci dire che le leggi di natura sono leggi per la coscienza una contraddizione di
termini.
Occorre impedire che la coscienza determini le azioni, non dev'essere pi l'interno a spingere
all'azione, impensabile il collegamento te tra la Coscienza e l'ambito esterno.
Hobbes introduce la separazione tra coscienza e corpo, le leggi vanno rispettate all'interno di
ciascuno senza poter dettare azioni esterne; lopinione sulle leggi di natura deve rimanere allinterno
dell'uomo.
Si viene cos a creare una spaccatura. tra interne ed esterno, l'uomo all'esterno non pu pi
perseguire il proprio jus, diventa buono proprio perch rinuncia ad applicare le leggi di natura
Le leggi di natura, che sono anche leggi divine, rendono la guerra civile religiosa.
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La rinuncia alle opinioni
Il termine leggi di natura perde quel significato che aveva assunto fin dalla filosofia stoica. Per
Hobbes non sono pi delle leggi, perch per H. le leggi sono solo dei comandi: si ha la legge quando il
comando va a vantaggio di chi fa la legge, chi obbedisce deve farlo, senza tener conto degli eventuali
vantaggi che gli potrebbero derivare. E' per questo che le leggi di natura non possono essere considerate
delle vere e proprie leggi da H.
Quando ciascuno vedeva nella pace quello status che gli permetteva di sopravvivere, le leggi di
natura valgono solo come consigli che possono o no essere seguiti a seconda delle condizioni che Si
presentano.
Consiglio: si ha quando sta a chi indirizzato valutare se sia o no il caso di seguirlo.
In nessun modo pu essere realizzato da nessun uomo lo jus di natura, nessuno pu uscire dallo
stato di natura basandosi sul proprio calcolo.
Per uscire dallo stato di natura occorre che tutti abbandonino lo jus di questo stato; l'uomo deve
capire essenzialmente questo ( una situazione paradossale); il diritto nello Stato di natura
problematico.
Differenza tra foro interno e foro esterno : le leggi di natura non valgono in foro esterno (si nello
Stato di natura), ma solo in foro interno (l'uomo nello Stato di natura deve pensare quale sia il
comportamento migliore da adottare - cio le leggi di natura - ma non realizzarlo fintanto che vive tra
nemici).
Prima di compiere qualsiasi azione luomo deve orientare il proprio giudizio verso il perseguimento
di queste leggi, ma deve tenerselo dentro di s.
Ma quale pu essere listanza che giudica la bont interna ? E' la coscienza - cio l'opinione
personale di ciascun uomo; ognuno ha perci un proprio criterio di giudicare che cosa sia giusto o in-
giusto. La coscienza dice solo di assumere queste leggi come opinione costante sulla base della quale
giudicare le proprie azioni. Si ha cos una totale sospensione del giudizio rispetto all'azione concreta
(lintenzione infatti linterruzione di una deliberazione).
L'uomo deve orientare il proprio giudizio all'applicazione delle leggi di natura
Le leggi di natura [. non obbligano la coscienza, l'uomo che deve far s che il calcolo della sua
ragione diventi coscienza.
La coscienza non pu essere obbligata: le opinioni non dipendono dal soggetto, ma da delle cause
esterne, si pu solo pretendere che delle opinioni rimangano stabili. Questo il significato della divisione
tra interno ed esterno.
Le leggi di natura orientano la coscienza alla ricerca della pace: si stabilizza il desiderio di uscire
dallo stato di natura
L'uomo giusto non pu essere valutato dalle azioni, ma solo dalla sua opinione permanente (la
coscienza).
Lo Stato appare come condizione di realizzazione delle intenzioni dell'uomo, nello Stato entra solo
chi vuole.
Le leggi di natura sono anche delle leggi divine (vedasi la correlazione con i testi sacri: cap. 110
sulla conoscenza di Dio).
L'esistenza di Dio risulta da un calcolo: dal risalire da una causa alla sua causa e cos all 'infinito
fino a giungere a Dio, causa prima, eterna, che produce tutti gli effetti che sfuggono alla conoscenza
dell'uomo, dato che l'uomo conosce solo ci che egli stesso in grado di riprodurre; un processo di
induzione dall'effetto alla causa. Non c' immagine di Dio, ma per H. deve esistere necessariamente una
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causa prima che produce gli effetti che l'uomo non riesce a produrre.
Parlare di Dio significa parlare di s, Dio appare come sovrapotenza - potenza sicuramente
eccedente la potenza dell'uomo - non come potere divino, non come attributo divino, ma come modo di
esprimere l'onore dell'uomo nei confronti di chi pi potente di lui.
Luomo si pone nei confronti di Dio in atteggiamento: di onore. Tutti gli altri attributi di Dio sono
solo dei modi di atteggiarsi nei suoi confronti - dire che eterno significa dire che l'uomo non lo
comprende, dire che buono significa esprimere la speranza che l'uomo ripone in lui.
Le leggi di natura possono essere intese come 1eggi solo se si mettono in rapporto a Dio (leggi
divine), ma ci possibile solo se si pu conoscere che Dio esiste (Dio la causa prima di tutti gli effetti
e di tutte le cause seconde che agiscono di fatto, molto al si l delle capacit umane). Gli attributi
divini sono dei nomi che luomo gli attribuisce per indicare:
- linconoscibilit umana della causa prima
- lonore che le viene attribuito (atteggiamento di subordinazione).
Tutti coloro i quali disputano sugli attributi divini stanno solo gareggiando tra loro sulla capacit del
proprio intelletto; le contese teologiche sono delle contese tra uomini che cercano di imporre sugli altri la
superiorit del proprio ingegno, non riguardano di fatto la conoscenza divina.
Dio pu essere definito spirito (cio corpo incorporeo) solo usando dei termini contraddittori
(facendo un discorso assurdo), ma pu essere considerato una atto d'amore nei confronti di Dio: si vuole
cos renderlo ancor pi onorevole.
(Hobbes; negando l'esistenza delle spirito, toglie ogni possibilit di intendere l'azione divina in
modo diverso da quello naturale.
Per H. non esiste comunicazione o rivelazione divina al di fuori di quella naturale (attacco, a quelli
che dicono di essere ispirati da Dio).
Anche nei confronti di Dio l'uomo rimane chiuso nel problema della comunicazione: nessuno pu
dire delle cose asserendo che gli siano state ispirate da Dio. L'ispirazione divina non pu essere spiegata
razionalmente, ma solo per mezzo della fede (o fiducia).
La causa prima al di l della potenza dell'uomo che ha proiettato tutte le ansie della sua vita
quotidiana, immaginando che la sua buona o cattiva sorte dipendesse dalla presenza di divinit. Quando
l'uomo si preoccupa del proprio futuro inventa delle potenze sovrannaturali alle quali affidare le proprie
sorti (dei).
La proliferazione delle divinit nei tempi antichi era dovuta a:
- ignoranza delle cause naturali
- timore sul proprio futuro
L 'esistenza della causa prima viene affermata solo sulla base di un calcolo della ragione e perci
un discorso vero, che non si fa influenzare dal timore del futuro.
La credenza negli dei e negli spiriti deriva solo dal timore dell'uomo.
Dio, che possiede una potenza assoluta nei confronti dell'uomo, sovrano per natura, il suo unico
limite solo la sua potenza, egli ha la natura come suo regno naturale (in senso solo metaforico perch
Dio non parla direttamente per mezzo della propria voce).
Un potere eccedente d il diritto di colpire qualsiasi uomo, indipendentemente dal suo
comportamento (es. il Dio di Giobbe - Bibbia - che ha diritto di fare qualsiasi cosa indipendentemente
dalla coscienza che possiede l'uomo) l'inverso del Dio cristiano, ha un potere che lo pone al di sopra
delle critiche, la sua volont la potenza stessa (il potere di creare degli effetti). L'uomo pu avere solo
timore di questo Dio, perci quello che egli fa dettato solo dal timore di riconoscersi in uno stato di
debolezza di fronte a Dio. E' per questo che la volont di Dio legge (comando).
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Una legge per essere tale deve prevedere anche delle punizioni, in natura queste sono gli
incidenti, la sfortuna (che non dipendono comunque dalle colpe).
Le leggi divine sono quelle della natura, scoperte dalla ragione, il cui calcolo appare ora come una
legge che va obbedita senza discussioni. Queste leggi vanno obbedite colpendo la propria opinione, in-
dipendentemente dalla valutazione che ognuno vi pu dare.
L'uomo si attiene alle leggi di natura solo per timore di Dio, ma il comportamento umano non
obbliga in nessun modo Dio che rimane libero di comportarsi come vuole.
L'ateo pu scaricarsi la coscienza, non pu per negare la potenza divina; egli diventa un nemico
per tutti gli altri. L 'uomo si trova costretto ad obbedire senza pi speranza.
Finch le leggi di natura sono legate allopinione si ha la guerra, per ottenere la pace bisogna
impedire che ciascuno, a partire da un proprio interesse preesistente, interpreti le leggi. Il Dio di Giobbe
permette di effettuare questo passaggio.
Chi crede in Dio vuole la pace, (l'ateo non la vuole) creare cio una situazione entro la quale si
determini il proprio interesse. Lo status di pace viene cos ad essere dei tutto artificiale.
L'uomo obbedisce alle leggi di natura solo sulla base del timore, non sulla base del proprio jus a
partire dal proprio corpo.
Il Dio di H. al di fuori di ogni religione storica, ma un Dio onnipotente che riunisce tutte le
religioni monoteistiche, una generalizzazione del concetto al di fuori dei quadri cristiani; anche lo Stato
un elemento di tipo universale, non pi legato ad un a concezione cristiana. Le leggi obbligano tutti gli
uomini, ma chi interpreta queste leggi ? Non pu essere la ragione individuale perch si proporrebbe il
conflitto su basi religiose (guerra civile confessionale). E' possibile eseguire queste leggi? Riesce la
ragione ad interpretarle? Possono essere violate? Nello Stato di natura impossibile violarle perch vi
il diritto di tutti su tutto (anche sulla persona degli altri); per l'uomo nello S. d. n. queste leggi non hanno
nessun significato.
Chi riconosce Dio come potenza deve atteggiarsi all'obbedienza ancor prima di conoscere il
significato di quelle parole; l'uomo deve essere disposto ad obbedire all'interpretazione delle leggi divine
(pag. 258), egli si dispone ad obbedire al legittimo interprete di queste leggi.
La situazione di pace non pu essere determinata partendo dall'uomo. Le leggi umane e quelle
divine giungono al medesimo risultato: una sospensione totale (se si tenta di realizzarle si arriva alla
guerra).
L'uomo riesce allora a capire che ci che gli impedisce di uscire dallo Stato di natura la propria
opinione (nel doppio senso di legge divina e di legge naturale). E' l'opinione la causa diretta della
permanenza dell'uomo nello Stato di natura
L'uomo deve allora sacrificare tutte le sue opinioni su ci che bene e su ci che male, deve
impedire che siano esse a determinare la sua volont.
E' impossibile impedire che l'uomo abbia delle opinioni (derivano da shoc di natura fisica),
possibile per impedire che esse determinino le azioni.
L'uomo deve rinunciare a tutte le sue opinioni, neutralizzarle; hanno tutte le stesso valore, sono
tutte delle mero opinioni da eliminare perch portano alla guerra. Chi pretende la libert di opinione
pretende di dominare gli altri.
Se l'uomo vuole veramente la pace deve rinunciare a mettere in atto le proprie opinioni, deve
rinunciare ad essere politico (totale rinuncia alla politica). La politica apparir in un ambito esterno all
'uomo; se questi riuscir a costruire uno Stato lo far solo quando rinuncia a s come ente naturale.
Lo Stato un elemento del tutto artificiale che non deve conservare in nessuna sua istanza
nessun elemento di origine naturale; n i cittadini n il sovrano devono essere naturali; il sovrano deve
apparire come artificiale (anima artificiale di un corpo artificiale) egli non deve apparire come portatore
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di interessi naturali, la sua opinione non pu apparire come dettata dal suo corpo. E' il concetto di
rappresentanza politica. Solo come rappresentante pu esserci un sovrano, come rappresentante di
un'unit politica fondamentale.
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Per uscire dallo s. di n. l 'uomo deve rinunciare al proprio jus, all 'ambito dell'opinione. L'unico
diritto che dev'essere garantito la vita di ciascun individuo, ma essa non pu pi determinare gli
interessi sui quali poter svilupparsi.
Per superare lo Stato di natura non basta il semplice accordo tra gli uomini perch il consenso
una posizione al cui interno ognuno manovra il proprio interesse. Qualsiasi accordo ripropone al proprio
interno lo Stato di natura
L 'uomo deve ricercare una figura che sia diversa dal patto - che non offre garanzie di essere
mantenuto. Il nuovo tipo di patto viene perci posto in questi termini: trasferisco il mio diritto ad una
persona a condizione che tu trasferisca il tuo diritto alla stessa persona. Questo l'unico tipo di patto che
sfugga all'accusa di invalidit; garantito dallo Stato essendone il presupposto.
E' un patto che intercorre tra tutti gli individui ed al quale non sottomesso chi riceve il diritto (egli
non patteggia con nessuno - individualmente preso -, n con tutti insieme); un patto che riunisce due
patti che la tradizione politica precedente teneva distinti: di soggezione e di associazione.
Nella tradizione medievale gli uomini si associano in comunitas sulla base del patto di
associazione creando una comunit che ha bisogno di essere governata da qualcuno per il bene di tutti.
La rinuncia non basta, deve entrare in funzione un governo che amministri la forza, cui gli altri hanno
rinunciato, per impedire che l'associazione si disgreghi. Questo governo veniva instaurato con un nuovo
patto col quale gli individui patteggiavano con l'amministratore le condizioni che permettevano il
governo. Se l'amministratore andava contro il patto la comunit aveva il diritto di crearne uno nuovo.
Nel patto di Hobbes il patto di associazione assorbito in quello di soggezione: gli uomini si
mettono d'accordo per soggiogarsi tutti ad un unico potere che resta escluso dal patto. Hobbes rinuncia
alla duplicit dei patti perch secondo lui gli uomini possono associarsi tra di loro solo dopo essersi
soggiogati, qualsiasi tipo di associazione egli la ritiene possibile solo dopo la soggiogazione.
Nessun accordo che provenga dalla volont di ciascuno pu garantire la pace, perci nessuna
associazione pu stabilire la forma di governo perch essa troppo instabile (simile allo Stato di natura),
non pu garantire la pace (la pace dev'essere creata prima di contrarre qualsiasi forma associativa).
Lo status di pace quello in cui manca la guerra; lo status dell'assoluta scissione degli individui
tra loro, dell'isolamento di un corpo dall'altro perch non deve sussistere nessun ragionevole dubbio sulla
sicurezza della propria vita, non deve sussistere alcun timore di una penetrazione altrui nel proprio
spazio vitale.
L'associazione pensabile solo a partire dalla scissione perch se lo status di pace artificiale,
l'associazione due volte artificiale in quanto un prodotto secondario della pace. La prima richiesta
dell'uomo di impedire qualsiasi rapporto. E' dalla massima isolatezza che si pu creare un sistema di
associazioni.
Io trasferisco il mio diritto ... significa autorizzare chi riceve il diritto ad agire e parlare come
meglio gli aggrada, che non si opporr resistenza alla manifestazione della sua volont, che egli ha
l'auctoritas di agire in vece di un altro. Chi agisce lo fa come autorizzato da tutti, come agente al posto di
tutti gli altri, come se la sua volont fosse quella di tutti.
Ognuno si fa autore di tutti gli atti concreti compiuti da coloro ai. quali stato trasferito il diritto. Il
sovrano di Hobbes agisce sempre artificialmente perch le sue parole o atti rappresentano le parole o gli
atti di tutti i cittadini, egli diventa lattore che rappresenta gli autori (i cittadini), una persona
completamente artificiale. Tutte le volont vengono sussunte ad una unica volont non in modo reale,
ma artificiale perch una sola che si esprime per conto di tutti (si raggiunge cos la vera unit) .
Differenza tra unit ed accordo per Hobbes: l'accordo pu nascondere molte intenzioni diverse
anche nell'unit dell'azione; perch ci sia l'unit occorre che la volont sia scissa da qualsiasi tipo di
patto perch possono patteggiare solo individui naturali o in stato di pace e non dev'esserci nessun
rapporto con elementi naturali. In nessun modo questa unit aggrega degli individui naturali o qualsiasi
accordo nato prima del suo sorgere.
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Colui al quale stato trasferito il diritto rappresenta tutti i cittadini lunit dei quali prodotta solo in
virt di questa rappresentazione.
Non un'unit derivabile, ma una volta creata essa determina l'effettiva unit dei cittadini. L'unit
viene posta ex novo dalla rappresentazione, il sovrano (che prima non esisteva) che crea la unit dei
cittadini. Il patto non crea lo Stato, ma lo Stato che garantisce il patto.
E' nella persona del sovrano che si rappresenta lo Stato, la funzione rappresentativa che crea l
'unit politica degli individui. La politica appare come l 'arte di neutralizzazione dei conflitti.
Il concetto di rappresentazione
Alcuni autorizzano altri ad agire al proprio posto, a far s che la loro volont rappresenti quella dei
molti. Questo rende possibile l 'unit - che viene creata dalla stessa rappresentazione, che non esiste
prima che ci sia il sovrano. Il patto ci in virt del quale nasce la rappresentazione del sovrano. Solo
l'unit del rappresentante assicura l'unit dei rappresentati, perci quando egli esprime una volont
esprime una volont artificiale.
Rappresentare significa rendere presente (imporre qualcosa come presente, darne esistenza
concreta) ci che di pur s non visibile. Con la rappresentazione viene reso visibile e presente
l'inapparente che deve per possedere delle qualit atte a farsi rappresentare. Rendere presente in
modo intensivo, rendere qualcosa dominante, stabilizzare qualcosa.
Il concetto di rappresentazione non pu essere applicato ai fatti naturali; verrebbe snaturato
perch il si ha la trasformazione dellelemento; II suo potenziamento, il suo collocamento in un'altra sfe-
ra. Rappresentare significa introdurre una modificazione artificiale, creare uno status, una situazione
permanente potenziata al massimo.
Lo Stato moderno nasce come stato rappresentativo, come potenziamento di un elemento reso
dominante.
Cosa rappresenta il sovrano ? Egli rappresenta un elemento che pu essere potenziato per mezzo
della rappresentazione: il desiderio di pace di tutti gli uomini viene portato all'esistenza concreta e reso
pi potente. Il desiderio di pace realizzato nella rappresentazione la ragione che esce da mero calcolo
privato e diventa realt esterna incarnata nel sovrano. Essa possiede in s la possibilit della
rappresentazione e del potenziamento perch quanto di meglio l'uomo abbia realizzato nella sua
esperienza storica. La ragione lo status. Status, pace, ragione sono dei sinonimi.
Il calcolo della ragione che viene rappresentato artificiale e viene rappresentato da un altro
elemento artificiale: il sovrano (che doppiamente artificiale) la cui esistenza soltanto permette che si
realizzi la rappresentazione.
Viene a cadere ogni rapporto tra cittadini e sovrano; ed proprio per questo che egli
rappresentativo (altrimenti egli diverrebbe il rappresentante dei loro interessi, sarebbe la lunga mano
dellinteresse privato.
Solo quando gli interessi sono omogenei nasce il parlamento moderno, da una societ civile fuori
dalla guerra (gli interessi cio possono essere contrari ma non contraddittori).
Il sovrano non rappresenta alcun interesse precostituito, solo la ragione (che per si mette in moto
al di fuori degli interessi); egli deve cancellare tutti gli interessi.
Tutti devono rinunciare ai propri interessi, solo il sovrano pu indicare la sfera in cui l'uomo pu
ammettere degli interessi. Il rapporto di rappresentazione della ragione (che ha come unico interesse la
conservazione della vita) perci privo di interessi.
I molteplici interessi possono essere rappresentati solo nel caso in cui ci sia compatibilit tra di
loro. La cessione del diritto irrevocabile, per sempre; perch l'uomo interessato ad uno status stabile.
La revoca sarebbe contraddittoria, l'uomo contraddirebbe se stesso.
L'uomo non ha pi possibilit di controllo sull'operare del sovrano, egli ormai privo di interessi da
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difendere.
Adesso chiunque pu essere il sovrano, la cui nomina non dipende dalla virt divina, n perch
egli abbia pi qualit o sia migliore.
Qualsiasi cittadino dello stato di natura pu diventare sovrano. Questa tesi colpisce a morte
listituto della monarchia per diritto divino.
E' per questo che Hobbes non pu essere considerato un assolutista, perch l'assolutismo
monarchia per diritto divino (di derivazione divina).
Il concetto decisivo della teoria di Hobbes che lo Stato moderno una dittatura sovrana.
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La rappresentazione
Il sovrano il rappresentante dell'unit politica ed in quanto tale egli la crea. Il significato di
matrice religiosa della parola rappresentazione implica la creazione di qualcosa di nuovo (lunit politica
creata da una persona finta).
Rappresentare: rendere presente ci che di per s naturalmente non potrebbe esistere, ma nel
modo dominante, potenziato al massimo.
Lo status: condizione stabile, imposta artificialmente come durevole; condizione permanente,
potenziata al massimo, di pace e di sicurezza ( un significato che non appariva nelle teorie politiche
precedenti).
Che cosa diventa status? E' il desiderio di pace degli uomini che viene stabilizzato per mezzo del
sovrano.
Il sovrano elemento artificiale perch creato dai cittadini, rappresentativo, ma anche perch
il rappresentante della ragione, intesa non come corpo di verit fissa, ma come calcolo di nomi generali,
non di verit assolute. Il sovrano pu realizzare lo Status di pace esprimendo il suo calcolo che tende a
mantenere in pace i sudditi. Egli decide quale sia il calcolo corretto, ma un calcolo che pu essere
sempre cambiato. I mezzi con cui lo Status si mantiene possono perci mutare sempre.
Il sovrano porta all'apparenza esterna i calcoli della ragione per mantenere la pace; egli solo pu
farlo perch gli altri vi hanno rinunciato. Il suo calcolo pu variare in base alle condizioni.
Non vi nessuna possibilit di immettere nel sovrano degli interessi precostituiti (non sarebbe pi
valido il concetto di rappresentazione). Il sovrano realizza quegli interessi che si possono portare avanti
senza far ricorso alla forza (interessi neutralizzati) che possono perci essere acquisiti e realizzati dagli
uomini.
Il sovrano, dato che elemento artificiale, pu essere qualsiasi cittadino, egli infatti non pi tale
in virt di una grazia divina (per elezione divina).
Per gli assolutisti l'origine divina del re indiscutibile: era basata sul fatto che il re, da solo, crea il
diritto.
Per Hobbes sovrano solo chi viene autorizzato dai sudditi, un uomo qualsiasi che, in quanto
oggetto di rappresentazione, diventa sovrano.
Dal regno di Samuele in poi Dio ha rinunciato per sempre ad eleggere un uomo quale suo
rappresentante.
Come pu il sovrano creare il diritto, determinare cosa giusto e cosa ingiusto, cosa bene e
cosa male, ecc. ?
Poich rappresentare significa portare al giusto modo di essere una cosa, l'unit politica si realizza
nel modo giusto.
Che cosa significa giusto? Nello Stato di natura ognuno lo determinava a partire dalle proprie
esigenze. Per la teoria politica precedente uno Stato era giusto se le leggi corrispondevano al diritto
creato da Dio ed il compito del sovrano era di fare delle leggi che si ispirassero a quell'ordinamento
perfetto preesistente. Per la teoria assolutistica solo lui pu sapere che cosa sia il diritto, lo jus. Il giusto
esiste eternamente e solo in quanto si ispiri ad esso un ordinamento politico pu essere definito giusto. Il
diritto sempre legato a Dio.
Per Hobbes ci non possibile perch lo Stato di diritto nasce dallo stato di natura che conosce
Dio unicamente come onnipotenza, il suo sovrano non ha nulla di preesistente rispetto a se stesso.
Hobbes nega al suo sovrano la qualifica di competente, cio di chi pu affermare cosa sia giusto ed
ingiusto in base ad una relazione tra giusto ed ingiusto assoluti. La qualifica di competente richiama ad
un ordine preesistente assoluto. Il sovrano non giudica perch competente, non necessario che egli
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abbia pi sapienza degli altri uomini.
Nella concezione precedente il re anima la legge ed tale perch anima il diritto e
concretizzandolo separa il bene dal male, egli il primo ed unico giudice che introduce nel mondo la
crisi tra bene e male. Il re tale perch egli l'istanza legittima per giudicare. La sua legittimazione si
richiama ad un ordine preesistente.
Il sovrano di Hobbes possiede invece la stessa competenza degli altri uomini. La decisione del
sovrano precede il diritto, crea dal nulla il diritto in base ad una semplice decisione; nulla pu indirizzarlo
in qualche modo nella scelta (decisionismo puro)
Il sovrano appare come un particolare tipo di dittatore : il dittatore sovrano.
Lo Stato moderno nasce come dittatura.
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Il concetto di dittatura
E' un concetto centrale nel pensiero politico che si ripropone a partire dal 1900 dopo un periodo di
oblio che va dall'Impero romano in poi. E' un concetto che stato rinnovato dal marxismo.
Per Hobbes il sovrano agisce come dittatore sovrano.
Il concetto do dittatura acquista una connotazione negativa con l'attacco sferratogli dalla dottrina
liberale.
All'origine la dittatura era un tipo dl magistratura romana, creata dopo la cacciata dei re; il dittatore
veniva nominato dal console su richiesta del senato; era solo una delle magistrature romane, la sua
durata era di sei mesi.
Il dittatore aveva diritto di vita e di morte dentro e fuori Roma, durante il suo mandato venivano
sospese tutte le altre magistrature, le quali si venivano a trovare bendate (si sospendevano tutti organi
costituzionali). Il dittatore era un organo straordinario che superava il normale ordinamento giuridico
della repubblica romana. Veniva nominato solo in caso di estrema necessit, in casi in cui si trovasse in
pericolo la vita complessiva di Roma (ad es. guerre pericolose condotte nel territorio italiano, guerre
civili interne, ecc.)
Scaduto il mandato egli doveva lasciare l'incarico, poteva pero rinunciarvi prima della scadenza
se veniva meno la situazione di emergenza.
La dittatura era uno strumento che permetteva di garantire il funzionamento costituzionale, che
permetteva di garantire la libert.
Il primo storico della dittatura romana Machiavelli. Eg1i sostiene che la dittatura un istituto
costituzionale della Repubblica romana, che veniva creato quando la normale attivit si poteva di-
mostrare pericolosa per lo Stato. Era uno strumento che permetteva di abbreviare i tempi.
Dittatore : deriva da dictare - dettare un comando che va eseguito senza discussioni - Il dittatore
pu deliberare senza consultare nessuno, la sua essenza il dettare e l'eseguire, ci che egli fa ha
immediato effetto legale.
Egli non pu per fare delle leggi, n modificare quelle esistenti, n innovare o modificare nulla di
quella costituzione che egli fa tacere. Le altre magistrature rimangono in vigore, esse controllano che il
dittatore non superi i limiti legali - hanno una funzione di controllo.
Il dittatore deve solo eseguire degli atti in occasioni in cui c' solo bisogno della forza, egli non
deve interessarsi del diritto, ma sole fare attenzione che i suoi ordini vengano eseguiti.
L'esecutivo dello Stato dipende dai comandi del dittatore che funziona al di fuori delle norme
costituzionali, il dittatore pu fare tutto ci che crede utile allo scopo che persegue, egli indifferente al
diritto; egli viene creato in una specifica situazione: quando si trova in presenza di qualcuno che si
muove al di fuori del diritto, quando ci sono dei nemici dello Stato che non tengono conto delle leggi o
degli ordinamenti costituzionali; di fronte a loro lo Stato non pu far nulla coi normali mezzi del diritto.
Nemico chi agisce al di fuori del diritto, la risposta deve essergli data al di fuori del diritto: il dittatore.
Il diritto si sospende per rispondere con la violenza a chi si pone al di fuori del diritto. Il dittatore
deve solo mirare affinch le sue azioni siano rispondenti allo scopo (eliminare con la forza l'avversario).
Cessata l'emergenza l'ordine istituzionale riprende a funzionare normalmente. La dittatura ha solo una
funzione conservativa.
Questo concetto presente anche nel pensiero politico dell'assolutismo.
Bodin si chiede se il dittatore non possa essere assimilato al sovrano assoluto; ma non lo perch
il sovrano detiene la summa potestas in perpetuo, il dittatore solo temporaneamente. Per Bodin il
sovrano deve essere il signore di ogni suddito, anche di quelli che hanno un mandato statuale (una
carica pubblica). La loro carica stata concessa dal sovrano, egli pu sempre revocarla o interferire
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nelle loro funzioni pubbliche (ad es. interferire nel giudizio di un giudice). Il dittatore non sovrano, egli
ha solo un compito preindicato da svolgere, compito affidatogli dal sovrano che pu giudicarlo sul come
egli esegua le mansioni affidategli. Il sovrano per Bodin ha la summa potestas, il dittatore l'ha solo
delegata. Il vero sovrano non tale solo sulla base della pura forza, ma in base ad una relazione di tipo
giuridico: di essere o meno un potere derivato - il dittatore romano Commissorio o delegato vincolato
al compito affidatogli. E' solo il sovrano che stabilisce quale sia la situazione di emergenza, che
riconosce i nemici.
La rappresentazione ci che permette il giusto funzionamento dello Stato, dell'unit statale.
Giusto pu essere riferito ad un ordine preesistente (conforme a giustizia) o ad un ordine da costruire.
- nel 1 caso: il sovrano si legittima perch corrisponde a quell'ordine
- nel 2 caso: il sovrano libero di decidere quale sia l'ordine - che nasce solo dalla sua
decisione - dittatore sovrano
L'elemento comune a Machiavelli e Bodin che in ambedue la dittatura appare come una
magistratura, un elemento costituzionale istituzionale, che si rivela solo nei momenti di eccezione. La
dittatura doveva le altre magistrature e doveva raggiungere un fine predeterminato, una certa missione
che gli veniva affidata. Il dittatore nasce per autoeliminarsi, per ripristinare una situazione in cui l'assetto
costituzionale possa tornare a funzionare regolarmente.
Si in presenza di un fattore che si muove al di fuori del diritto o che non pu essere riportato
nell'ordine per mezzo del diritto - la legge marziale un esempio. La dittatura un'azione che
sostanzialmente reazione, nasce come risposta. Questo impedisce che diventi mero dispotismo, essa
conservativa, ricrea la situazione in cui il diritto possa svolgersi regolarmente, sia ancora valido. Il diritto
vale solo se esiste l'ordine.
Hobbes parla del dittatore per dimostrare la superiorit politica della monarchia nei confronti della
democrazia e dell'oligarchia, le quali non possono sopravvivere nei casi d'eccezione senza ricorrere alla
forma monarchica. La dittatura per Hobbes una magistratura romana che serve a salvaguardare
l'ordine; il dittatore non sovrano perch nominato a tempo determinato ed legato al mandato
conferitogli.
Il sovrano rimane perci chi elegge il dittatore. La sovranit non mai legata al concetto della
mera forza, sempre legata al diritto.
Il concetto di dittatura scomparve nel 1700 per riapparire come polemica nei confronti degli Stati
non liberali che non prevedevano forme di difesa legale dei diritti dei cittadini (es. libert, ecc.) o che non
sono determinati da forme elettive democratiche. Dittatura assume perci un significato politico e non
pi giuridico.
Nel pensiero socialista ritorna il concetto di dittatura (Lenin: L'estremismo, Trotzchi: L'antikautski)
del proletariato come momento transitorio (si allaccia cio alla dittatura romana) che appare come
azione tesa unicamente al raggiungimento di un dato obiettivo: creare una situazione in cui il diritto
possa di nuovo funzionare.
Ci si trova in uno stato d'eccezione perch il diritto non si realizza pi di fronte allattacco
borghese, della borghesia che si muove al di fuori del diritto con la propria dittatura (dittatura borghese).
Dal diritto pubblico al terreno politico: la dittatura del proletariato uno strumento che attua il
passaggio da una situazione ingiusta (dal massimo di oppressione) ad una situazione giusta (l'assenza di
oppressione), deve garantire la fine di ogni oppressione, non ricrea cio una situazione precedente, ma
ne crea una nuova, rivoluzionaria. La sua legittimazione che essa crea una situazione giusta. La
legittimazione non nell'ambito del diritto, n della politica, si trova nella filosofia della storia.
La forma di Stato giusto individuata prima della dittatura del proletariato attraverso Il la critica
delleconomia politica, l'analisi dei meccanismi di produzione e di riproduzione della societ borghese,
analisi che mostra le contraddizioni di questa societ ed il movimento delle leggi della produzione. Il
superamento delle leggi economiche della borghesia porta all'eliminazione di qualsiasi potere esterno.
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Il giusto ordine della societ esce dall'ambito della critica dell'economia politica non dalla politica.
La dittatura del proletariato poggia sulla scissione tra politica ed economia : e promette, con la
scomparsa della politica la creazione di una societ giusta.

La politica il fattore negativo rispetto al
funzionamento delle leggi economiche. La dittatura del proletariato s'incarica di eliminare per sempre la
politica. Essa si attua solo una volta, se non fosse cos essa non si giustificherebbe; la violenta
eliminazione della politica per mezzo della mera forza.
Non una dittatura sovrana (per un certo aspetto) perch ha un compito da realizzare individuato
prima del suo sorgere.
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La dittatura sovrana in Hobbes
Dittatura sovrana non un termine usato da Hobbes, ma viene ripreso dallo Schmitt. Il concetto di
stato d'emergenza (o di necessit) previsto da tutte le Costituzioni - l'apparente paradosso di una
costituzione che anticipa la propria soppressione - tutto ci che vi si compie non contro il diritto, la
dittatura funziona come restaurazione del diritto.
Il concetto di diritto presuppone un preciso ordine che essa chiamata a salvaguardare o che
essa chiamata ad instaurare; la dittatura dipende dalla presenza di questo ordine, le leggi possono
funzionare solo in una situazione di ordine, in una situazione normale che diventa il presupposto di ogni
concezione del diritto.
Per. la teoria di Hobbes era lecito andare contro le leggi divine solo per restaurare l'ordine (nel
caso di necessit).
Relazione tra norma e ordinamento (ordine giuridico); da dove traggono fondamento di validit le
leggi?
- Teoria normativistica: perch discendono da una o pi norme pi alte; la norma pi alta deve
essere di per s razionale ed evidente;
- Teoria volontaristica o decisionistica perch discendono da un atto di volont bisogna riferirsi alla
decisione concreta di una volont
Finch la teologia rimaneva la scienza principale: il diritto voluto da Dio perch egli buono,
oppure il diritto buono perch lo vuole Dio (domanda antinomica), perci le leggi venivano considerate
come intimazioni del diritto divino, come comandi divini - se la legge buona essa si deve legare a Dio
ed alla Giustizia - che esiste come valore in s -, oppure Dio pi potente del concetto di bont, pu
fare tutto: il giusto e l'ingiusto non sono anteriori o coessenziali a lui, quello che lui decide diventa buono
(teoria sostenuta dalla tarda scolastica, da Duns Scoto e da Occam), egli promulga la legge solo perch
l'ha voluta, e questa diventa buona e giusta per l'uomo (es.: Giacobbe ed Isacco; fuga degli ebrei
dallEgitto: il comando divino di rubare agli egiziani).
Giusto ed ingiusto non sono tali di per s, sono degli elementi che si aggiungono alle azioni, in
quanto essi si riferiscono a chi ha 1'autorit di legiferare, sono relativi al comando del legislatore.
Nel primo caso la giustizia un valore in s, al quale legato anche Dio, che pu solo fare il
giusto.
Nel secondo caso Dio prima di qualsiasi possibilit di divisione tra bene e male, i quali sono solo
derivazioni di un suo comando. La legge sta sole nella volont divina - che imperscrutabile.
La teoria volontaristica interna alla concezione cristiana che introduce Dio come essere
personale in funzione di determinazione - provvidenza - di tutti gli elementi naturali; perci qualsiasi
decisione di Dio ha sempre di mira qualcos'altro rispetto alla natura umana - cio la restaurazione di un
ordine che l'uomo ha corrotto con il peccato originale. L'intervento divino, che si attua per mezzo
dell'antico e del nuovo testamento, relativo alla volont di indirizzare 1'uomo verso il suo riscatto dalla
colpa originaria verso le stato perfetto.
La decisione di Dio ha come presupposto 1'ordine perfetto da restaurare, le sue leggi sono
comandi che permettono di raggiungere l'ordine originario al di sopra di tutti i possibili ordini voluti da1i
uomini.
Calvino: assume una posizione di totale volontarismo; svincola Dio dall'idea di giustizia. La teoria
della predestinazione afferma che una parte di umanit sar salva, una parte invece sar dannata,
indipendentemente dalle azioni dell'uomo; tutto dipende dalla volont di Dio e dal suo potere del tutto
arbitrario.
E la teoria che serve a Calvino per interpretare gli interventi di Dio verso gli uomini come tendenti
a restaurare la sua prima decisione - di imporre di nuovo lo status dal quale erano partiti, lo status
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giusto, che gli uomini non riescono a capire e che perci necessita dell'intervento diretto della divinit.
La decisione pura si ha solo con Hobbes, per il quale il punto di partenza lo Stato di natura, lo
status del puro disordine, in cui non esistono leggi.
Hobbes distrugge qualsiasi tipo di ordine precostituito, svincolando da esso la decisione del
sovrano. Poich le leggi sono decisione del sovrano anche lordine da costruire diventa frutto della sua
decisione. Non decide pi qualcuno perch vanta una certa competenza, la decisione che crea il
nuovo ordine.
Giusto ed ingiusto non esistono di per s, diventano degli elementi conoscibili fino in fondo perch
fino in fondo sono creazioni dello uomo.
Anche le tesi volontaristiche classiche si richiamavano ad un ordine preesistente, che costituiva il
fondamento della decisione - non si aveva un decisionismo puro.
Per Hobbes invece la decisione non si fonda su di un ordine da restaurare, ma lo instaura essa per
forza propria. L'ordine di Hobbes rivoluzionario nel senso che la decisione del sovrano crea uno status
nuovo che la negazione dello S. di n. - la situazione normale quella di eccezione (lo Stato di natura).
E' l'autorit, non la verit, che fa le leggi.
Autorit: un potere particolare che si calcola sulla base della prevalenza morale detenuta da
coloro che sono individuati come pi vicini a Dio. L'auctoritas a Roma era di pertinenza del Senato ed
era diversa dalla potestas (che apparteneva ai consoli) e L'auctoritas rappresentava la tradizione e la
continuit storica, essa controllava tutte le magistrature. Per il diritto pubblico medievale all'Impero
spettava la potestas, alla Chiesa lauctoritas - basata sul fatto che il papa poteva mettersi direttamente a
contatto con la verit rivelata da Dio;
In Hobbes la summa auctoritas anche summa potestas; chi ha la potestas ha anche l'auctoritas.
Il sovrano autorizzato da tutti affinch li rappresenti, ma l'autorizzazione trasferimento di forza al
sovrano il quale, una volta autorizzato trova solo nella sua volont la fonte di ogni distinzione, egli
decide cosa sia bene cosa sia male a partire da s, bene e male sono dei nomi relativi ad un suo
comando o ad un suo divieto, la causa prima della differenza sta solo nel legislatore.
Bene e male giungono ai cittadini dall'alto, senza nessun fondamento con la natura di ciascuno o
con quella delle come.
Il criterio di validit delle leggi solo nel fatto che esse siano dettate dall'istanza autorizzata. Solo
l'autorit fa la legge. I contenuti della legge vengono neutralizzati, viene evitata cos la possibilit che
insorgano dei conflitti.
Il dare la legge essenziale alla sovranit, non una competenza, un elemento interno alla
sovranit stessa.
I limiti del sovrano (rapporto tra le leggi civili con quelle di natura o divine).
Nello Stato di natura quando l'uomo scopre di non avere nessuna possibilit di sopravvivere
elabora un calcolo che lo porta a concepire la pace come necessaria e gli atteggiamenti che servono a
raggiungerla. E il calcolo della ragione che dice di astenersi dagli atti ostili, che condanna le azioni
aggressive.
Lo stato di natura, che si caratterizza per il diritto a tutto, rende impossibile la violazione delle leggi
di natura.
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La legge civile
Sulle azioni si pu avere solo unopinione su quali possono essere i risultati probabili. Il
trasferimento del diritto al sovrano trasferimento della propria opinione e della forza necessaria a
realizzarla. Il sovrano deve determinare i divieti e le condizioni per poter arrivare alla pace, le leggi sono
dei limiti che gli individui non possono oltrepassare.
Il sovrano non pu determinare immediatamente che cosa sia furto, se non ha prima realizzato la
giustizia distributiva - determinato i possedimenti di ogni uomo; egli deve prima dare a ciascuno il suo (la
norma essenziale delle leggi di natura, egli attua cos la prima delle leggi di natura - la giustizia.
Le Leggi di natura non sono per lui dei limiti esterni, sono il suo stesso essere sovrano, non dei
freni, ma norme inerenti all'attivit legislativa del sovrano che realizza la giustizia dando a ciascuno il
suo - per la prima volta. Il suum viene cos sancito dalla legge: diventa ragione certa per tutti.
Ogni uomo ha per concessione del sovrano una sfera propria. Atto ostile diviene quello proibito
dallo Stato (es.: il furto presso gli spartani).
Solo per mezzo della legislazione dello Stato le leggi di natura diventano operative. Perci l'uomo
tenuto allobbedienza in virt delle Leggi di natura
Per chi vuole la pace l'obbligo di obbedire alle leggi dipende dall'obbligazione naturale che si
realizza attraverso lo Stato.
La sovranit permette di riunire l'intenzione e l'azione: chi agisce nel modo indicato dalla legge sa
con ragionevole sicurezza quali possono essere gli esiti della sua azione.
Non esiste legge che non sia conosciuta; tutti devono conoscere le leggi del sovrano e chi sia il
sovrano (chi detiene l'auctoritas e la potestas). Nessun altro potere pu fare le leggi, la colpa non esiste
senza la legge.
Il sovrano deve determinare il fattore di coercizione di ogni legge. Ogni legge si compone di due
parti
1) divieto indirizzato ai cittadini
2) parte penale che indica la pena per chi infrange il divieto, questa parte non indirizzata al
cittadino, un comando al magistrato che ha l'obbligo di attuarla.
La legge ha possibilit di esecuzione solo in quanto coattiva, la legislazione in Hobbes si compie
come coazione.
Caratteristica della sovranit il potere legislativo, la caratteristica necessaria per creare delle
regole che devono essere seguite da tutti. Il sovrano crea dal nulla il bene. Il rapporto legge - cittadino
di accettazione.
- la volont del sovrano quella di tutti i cittadini
- la legge impegna prima di essere promulgata; l'obbligo di obbedienza proviene dal patto, non si
basa su di un giudizio del suddito sulla validit o bont della legge, un'obbligazione naturale, non civile
dato che i cittadini si sono in precedenza impegnati ad obbedire alle leggi del sovrano.
Dalla legge di natura deriva solo l'obbligazione naturale ad obbedire alle leggi del sovrano, le leggi
che egli crea sono leggi coercitive.
Perch la legislazione ha bisogno della coercizione, che dev'essere dichiarata insieme alla legge?
Il patto di soggezione nasceva nel momento in cui l'uomo era preda della paura della morte e, a partire
da questa, elaborava il proprio calcolo per arrivare alla pace; l'uomo elabora in una, condizione di
scissione dal proprio corpo, egli non segue la meccanica del corpo, che soggetto a desideri di tipo
immediato, n segue quei beni apparenti o immaginari - quelli che possono essere dichiarati tali solo in
proporzione, in rapporto allo stesso bene che in possesso agli altri -, che non sono in relazione
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immediata con la vita dell'individuo, in relazione a quel desiderio di potenza su potenza, che l'uomo
innestava nel suo calcolo nello Stato di natura
L 'uomo sospende il funzionamento del proprio corpo e le relazioni con il potere degli altri. La sua
ragione prescinde dalle relazioni con gli altri e dal suo meccanismo naturale, un calcolo privatistico di
ciascun individuo, volto a raggiungere un bene reale: la conservazione della vita. La ragione
dell'individuo elabora un comportamento per poter conservare la vita.
Hobbes svincola il concetto di pace da qualsiasi tipo di organizzazione storica; la pace relativa
alla sicurezza della vita.
Con 1'uscita dal corpo la ragione suggerisce un comportamento che prevede delle relazioni con gli
altri uomini che non siano basate sulluso della forza, ricerca delle relazioni neutrali che, per poter essere
instaurate, richiedono labolizione della forza.
I rapporti tra gli individui sono relativi ad una motivazione concreta: la conservazione della vita
(1'unico vero interesse dell'uomo), il resto deformazione del corpo, non bene reale. Si possono cos
instaurare dei rapporti razionali, non basati sull'uso della forza, che sarebbero impossibili nello Stato di
natura
Luomo trasferisce al sovrano un potere eccedente ed inutile perch solo dei rapporti non basati
sulla forza possono garantire la vita.
E' uno jus inutile che egli abbandona, perch chi conserva la propria forza finir ucciso.
Allo Stato si trasferisce la forza inutile per arrivare alla costruzione di uno Stato razionale,
costruito da individui che hanno capito che la forza - e luso della forza - contraria alla loro
sopravvivenza; la forza irrazionale, che non fruttava all'uomo azioni utili, viene trasferita al sovrano.
Cos si supera la differenza tra desideri ed azione esterna: per salvare la vita non serve, n mai
servita la forza.
Lo Stato riceve uno jus inutile e lo restituisce utile sotto forma di legge - come forza che costringe
tutti a considerare irrazionale qualsiasi tipo di comportamento che vada contro le leggi.
Poich l'uomo agisce in vista del proprio bene, l'infrazione diventa male, cos i cittadini non
devono pi temersi l'un l'altro. Il timore del sovrano permette la creazione di rapporti razionali.
Lo Stato il Dio mortale, il Leviatano.
Come Dio, in quanto prima causa, onnipotente e costringe ad obbedire solo sulla base della
paura (es. il Dio di Giobbe), lo Stato il Dio terreno, potente, che crea bene e male per mezzo di una
legislazione comprensibile da tutti.
Perch occorre la costrizione? Lo Stato ha bisogno della forza perch stato creato a partire dalla
scissione del corpo e cessata la paura che l'ha originato si ritornerebbe nella situazione di partenza. La
ragione inoltre non in grado di muovere il corpo.
Lo Stato non pu costringere gli individui ad essere virtuosi, ad accettare i rapporti che si vanno
instaurando per propria convinzione.
Solo la paura pu costringere tutti allossequio dei rapporti razionali. La coscienza non pu essere
costretta dal sovrano (egli non pu essere inquisitore), non ha n l'autorizzazione n la forza di impedire
le opinioni.
Lo Stato costruito solo per la conservazione fisica, non ha nessuna opinione da realizzare
neutrale.
E' uno Stato che vuole neutralizzare i contrasti ideologici e deve perci annullare tutte le opinioni;
egli pacifica solo perch deve realizzare solo la conservazione della vita - l'obiettivo minimo che
richiede il massimo della forza. Lo Stato colpisce le opinioni nella misura in cui esse si estrinsecano in
atti esterni, in azioni. Lo Stato non contiene nessuna speranza che trascenda la mera sopravvivenza.
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Il sovrano e il cittadino
Lo Stato il massimo della tolleranza, permette a tutti di vivere. L'elemento politico viene isolato
nella sua purezza senza confonderlo con altri provenienti da altre sfere.
Lo Stato permette la costruzione di una societ in cui sono annullati tutti quei rapporti di
dipendenza che si costituiscono solo negli Stati che non sono basati sulla ragione. Hobbes crea l'unico
Stato libero in cui il cittadino uno schiavo.
La situazione di guerra civile costringe l'individuo a scoprire 1'unico interesse che pub essere
garantito senza passare attraverso la guerra, gli altri interessi - illusori - invece vi conducono.
L 'unico vero interesse la conservazione della vita. La realizzazione del proprio utile permette di
costruire dei rapporti razionali - ognuno vi arriva partendo dal proprio egoismo - poich 1'individuo
agisce solo per ci che per lui bene.
La Legge di natura che dice: ama il tuo prossimo si riferisce ad un amore determinato dal proprio
desiderio di pace. Tutte le leggi di natura possono essere seguite perch sono utili allindividuo, non
perch sono giuste in s. Hobbes unisce il giusto all'utile per s.
Il calcolo della ragione fa capire la necessit di trasferire al sovrano tutto il potere che non serve al
mantenimento della vita; la potenza inutile tutta la potenza dell'individuo il cui egoismo garantito poi
dalle leggi civili.
Le leggi non vanno obbedite perch coercitive, ma perch la loro obbedienza garantisce la vita.
L'utile di ciascuno pu essere garantito solo se egli obbediente alle leggi del sovrano.
La parte coercitiva riguarda solo coloro che sono spinti solo dalla passione e che vengono perci
trattenuti solo dalla paura della punizione. L'uomo giusto quello che intimamente disposto
all'obbedienza.
L'uomo ingiusto quello che si adegua solo esternamente, per la paura della pena.
Vi un limite interno al sovrano: la legge deve avere come fine la protezione del singolo -
realizzarne cio l'interesse - e ci in conseguenza del patto iniziale. Se manca la protezione si ritorna
allo stato di natura, svanisce la sovranit.
Il limite del sovrano non gli esterno, ma inerente all'essere sovrano. Realizzando lo Stato
giusto, egli realizza anche il proprio interesse ed impossibile che non lo faccia perch nessun uomo fa
qualcosa contro se stesso.
Il sovrano persona rappresentativa dell'insieme dei cittadini ed il suo interesse si identifica con
l'interesse dello Stato, con l'interesse di tutti al mantenimento dello Stato.
La conservazione dello Stato anche interesse del sovrano, possibile che egli ci immetta anche
degli interessi personali - come persona naturale - ma questi non sono causa di disgregazione perch
non possono essere fatti valere per legge, se fossero fatti valere per legge questi non sarebbero pi
interessi personali, ma generali; il suo interesse personale cio non generalizzabile.
La superiorit politica della monarchia: il sovrano uno solo ed i suoi interessi clientelari sono
perci limitati dal piccolo numero di amici, la legge immanente alla sovranit l'interesse della
moltitudine rappresentata.
In caso di minaccia di morte dell'individuo da parte del sovrano, il cittadino ritorna allo Stato di
natura, libero di sfuggirgli, di sottrarsi al tentativo del sovrano di minacciare la sua vita.
Se viene a mancare l'utilit del privato, cade anche l'obbligo all 'obbedienza.
L'obbedienza non mai fine a se stessa, come quella che viene predicata dalle Chiese, che la
chiedono perch le loro leggi sono "giuste in s".
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La relazione fondamentale della scienza politica il rapporto esterno tra obbedienza e protezione
- al contrario della logica dei partiti, che chiedono obbedienza senza dare protezione -. E' questa
relazione che richiede che la legge sia sempre formulata in termini inequivocabili e che provenga solo
dal sovrano (non deve aver bisogno di nessuna interpretazione).
Hobbes contrario alla divisione dei poteri ed all 'indipendenza della magistratura. Per Hobbes
non esiste una competenza giuridica specifica, il giudice pu essere un cittadino qualsiasi chiamato alla
carica per volont del sovrano e deve giudicare in base a questa volont, qualora questa manchi egli
tenuto a giudicare in base alla Legge di natura, in base alla ragione naturale. Il giudice deve ispirarsi alla
razionalit dei rapporti umani. Il sovrano realizza la giustizia perch permette di godere a ciascuno il suo.
L'uomo cerca di realizzare dei rapporti razionali a partire dal suo egoismo, la pace non pi
relativa ad un ordine esterno, in relazione con la vita di ciascuno. Il calcolo individuale si converte in
atteggiamento virtuoso avendo per fine la realizzazione del proprio egoismo. La realizzazione
dell'egoismo passa attraverso la virt. La disposizione ad atteggiamenti neutrali verso gli altri - la pace -.
Il limite delle leggi che esse devono tendere al benessere di tutti e non possono andare contro la
vita dell'individuo.
Il rapporto sovrano-suddito dev'essere trasparente, senza nessuna istanza intermedia, i giudici, nei
campi non regolamentati dalle leggi, devono giudicare basandosi sulla propria ragione naturale.
Le leggi del sovrano realizzano cos l'equit e la giustizia; 1'assoluto arbitrio diventa giustizia.
Nel sovrano c l'identificazione dell'interesse privato (del sovrano) e dell'interesse pubblico, il
quale deve sempre prevalere pena la distruzione dello stesso sovrano.
Nel suddito c' l'identificazione tra obbedienza e legge - lo stesso dell'uomo allo Stato di natura -
tra interesse del cittadino ed interesse dell'uomo. Uomo e cittadino convergono a condizione che tutti i
sudditi siano ragionevoli.
La paura della morte - che c'era nello stato di natura - che il Leviatano toglie, deve essere
trasformata in paura della pena, la quale deve essere proporzionata al delitto commesso.
Lo Stato che riesce ad unire l'interesse dell'uomo con quello del cittadino lo Stato degli uomini
che hanno rinunciato alla politica.
Il sovrano non si trova pi di fronte a fazioni o a partiti da combattere, gli uomini sono interessati
solo a costruire dei rapporti che non hanno bisogno di forza. Hobbes compie il tentativo di costruire un
tipo di societ che espella la politica; per mezzo del calcolo privatistico egli crea uno Stato che stabilizza
una societ non politica.
Mentre in Locke i rapporti degli uomini dipendono dalla struttura economica - lelemento
neutralizzatore la propriet o la merce, in Hobbes l'elemento neutralizzatore la potenza del sovrano.
Devono scomparire tutti gli elementi intermedi tra cittadino e sovrano ( un'idea che sar ripresa
dai teorici della rivoluzione francese). Il sovrano non ha bisogno della forza per costringere all'ob-
bedienza - l'obbedienza in relazione alla protezione - la forza invece serve a mantenere ragionevole
l'uomo e Le Stato non pu attuare strumenti coattivi che costringano l'uomo all'obbedienza.
Gli Stati assolutistici continentali usano elementi ideologici per mantenere all'obbedienza la
popolazione. In questi vi una diversit di interessi tra Stato e cittadini. Il suddito viene visto come un
elemento da tenere a bada anche con l'uso della morale e della religione - dalle quali il sovrano sciolto.
E' per questo che Hobbes non pu essere considerato un assolutista; egli realizza le leggi di natura
Gli altri usano la religione come a strumento di dominio delle masse (Richelieu, Fenelon,
Bossuet), per realizzare la violenza repressiva dello Stato.
E' la teoria evemeristica dello Stato (uso di elementi ideologici per realizzare il dominio).
Le Stato di Hobbes l'utopia del privato, una perfetta costruzione che si avvicina pi alla teoria
illuministica che a quella assolutistica; le Stato che scalza storicamente il potere evemeristico.
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Valutazione della religione - strumento di obbedienza - in Hobbes. La vera religione per Hobbes
strumento di totale liberazione dell'uomo da tutte le potenze evemeriatiche di controllo e di
soggiogamento di forze e di interessi costituiti. La religione di Hobbes ai differenzia da quella cristiana,
da tutte le religioni pagane e da quella storica cristiana.
Per la religione pagana era in funzione dello Stato e veniva usata per stabilizzarlo (es. Numa
Pompilio: obbedienza dettata unicamente dal timore degli dei), essa fa nascere paure irrazionali al di
fuori del meccanismo naturale. Gli Stati pagani non riescono a realizzare un rapporto razionale coi
cittadini.
Ci avvenuto anche con la religione cristiana, che stata appoggiata per curare gli interessi dei
papi e delle Chiese riformate. E' strumento di conservazione di un rapporto di dominio e di sopraffazio-
ne. Essa viene allargata, sviluppata, dogmatizzata, resa teoria solo in funzione di difesa di interessi
precostituiti.
La. religione di Hobbes non di aggancia a nessun interesse mondano - nel - senso di potere -.
Secondo Hobbes la Riforma protestante avviene perch gli uomini ai sono accorti che le
formulazioni della religione vanno a vantaggio del papa.
Per Hobbes la religione ai basa solo sulla fede, ma la fiducia va data solo a chi dice qualcosa che
va a vantaggio di un altro, non di se stesso. La vera religione non deve coprire nessun interesse.
Il nucleo originale, unico articolo di fede che cristo il Messia. E l'unica affermazione che pu
ottenere fiducia senza far sorgere il sospetto di un uso politico, che Cristo verr come vero sovrano.
Viene a cadere qualsiasi possibilit di aggancio ad interessi Politici attuali. Cristo verr, ma non
ora, chiss quando.
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Differenza tra la concezione delle Stato di Hobbes e degli assolutisti.
Hobbes combatte la teoria assolutistica perch la ritiene irrazionale. Per questa teoria:
- il sovrano tale solo per diritto divino
- l'interesse dello Stato diverso da quello dei sudditi
- l'obbedienza viene ottenuta solo tramite strumenti ideologici e religiosi
- per il suddito valgono le leggi morali, dalle quali Sono esenti il sovrano ed i suoi ministri
- valenza della paura e della colpa (paura della punizione divina e colpa di una coscienza che si
muove al di fuori delle leggi religiose). Si crea una coscienza distorta, occultata, servile
- i sudditi hanno bisogno di freni e controlli continui altrimenti essi distruggerebbero lo Stato
In Hobbes lo Stato una costruzione umana basata sul calcolo della ragione. L'intero sistema
politico trasparente in tutti i suoi momenti. Gli atteggiamenti dello Stato verso i sudditi non devono ap-
parire coattivi od ostili. Se manca la protezione il suddito libero dall'obbedienza. Per Hobbes qualsiasi
tipo di coscienza. Oscurata distrugge lo Stato. Per lui la teoria evemeristica rivela una irrazionalit
interna nella costruzione dello Stato; egli ritiene che bisogna ricorrere allessenza della vera religione,
che egli riduce ad un solo articolo: che Cristo il Messia - ci significa liberare la religione da ogni fine
politico o mondano, lessenza della religione deve rimandare ad un mondo a venire, ci impedisce
qualsiasi legame con partiti o fazioni storicamente esistenti.
La guerra civile inglese era caratterizzata fortemente in senso religioso dalla comparsa di sette e
partiti che si battono contro la Chiesa anglicana (gerarchica sul modello della Chiesa di Roma).
Puritani, mormoni, battisti, quacqueri, tutti affermano che la organizzazione religiosa non pu
dipendere dallo Stato, ma deve essere libera e volontaria associazione di fedeli sulla base della vera
fede - fanno tutti un discorso antigerarchico - I puritani daranno poi origine ai livellatori.
Tutti partono dalla religione e ne scoprono l'uso politico. Ognuno di essi rivendica per s la vera
fede, l'associazionismo comporta l'inasprimento del conflitto anche per mezzo dell'appello alla coscien-
za. Queste organizzazioni tendono a squalificare lo Stato, proponendo a modello di organizzazione
perfetta il proprio.
Il discorso religioso diviene cos politico; la religione uno strumento che si presta ad un doppio
uso:
- strumento di sottomissione del sovrano;
- strumento di liberazione del singolo (fanatismo della coscienza singola).
Hobbes pone un unico articolo di fede: che Cristo il Messia, impedendone cos il doppio uso,
riuscendo a collocarla in un campo autonomo, bloccando cos qualsiasi tentativo di strumentalizzazione
e di fanatismo di chi si richiama ad un diretto contatto con Dio.
Hobbes avanza una critica razionale ai testi sacri dicendo che anche se questi fossero parola di
Dio, il soprannaturale non pu essere in contraddizione con la ragione, ma pu solo superarla.
Le varie sette affermavano di essere la rappresentazione terrena del regno di Dio - che pensavano
di poter realizzare.
Hobbes invece viene a dire che il regno dei cieli si gi realizzato storicamente in un particolare
tipo di regno in cui Dio fu sovrano di un determinato popolo che strinse con lui un patto. Hobbes legge la:
bibbia Sulla base delle categorie che. egli ha elaborato.
Il regno di Dio che storicamente si realizzato quello che ebbe inizio con Mos e con la
promessa della terra di Canaan; Mos era il rappresentante di Dio, esprimeva la sua volont. In quel
regno la religione era l'elemento centrale, la politica era solo una parte della religione.
Gli ebrei, rifiutando Samuele, rinnegarono il patto e scelsero un altro sovrano, determinando cos
la rinuncia di Dio di regnare direttamente sulla terra. Da ci deriva che nessun uomo potr pi dire di
parlare in nome di Dio - di un Dio che ha ormai rinunciato per sempre a regnare.
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Luomo deve allora sole credere alla profezia del messia che verr a rinnovare l 'antico patto,
all'avvento di Ges sulla terra con l 'unica funzione di convincere gli uomini a rinnovare un patto che
precedentemente essi hanno rotto. Per tornare a restaurare il patto luomo deve credere che Cristo il
rappresentante di Dio, il messia che predica un regno futuro. Solo in cambio di questa fede Dio promette
la salvezza eterna. E' un patto che richiede la fede in cambio della salvezza.
La funzione di Cristo solo di convincimento; la religione di Hobbes si basa sulla che Cristo ed i
suoi successori potranno realizzare il regno di Dio in un tempo che verr. Il cristiano si viene cos a ca-
ratterizzare per un elemento interiore: la fede; per un atteggiamento interiore.
Lo Stato non pub obbligare a credere in qualcosa. Hobbes riesce a liberare cos la religione da
qualsiasi forma di coartazione, egli pone un unico articolo di fede basato sulla critica biblica, trovato
attraverso questa, articolo che la ragione riesce a proporre come unico.
Hobbes scopre che tutto il corpo dogmatico su cui si reggono le diverse chiese va a vantaggio
unicamente di queste.
La ragione il calcolo in grado di scoprire gli interessi, perch il dogma che copre degli interessi
non pu essere argomento di fede. La fede infatti per Hobbes si accorda solo a ci che va a proprio
vantaggio. La scoperta di interessi riesce ad isolare 1'unico argomento che non pu essere usato in
senso politico, che promette la vita eterna, ma solo dopo quella terrena, che d solo una speranza.
Il sovrano non potr mai stabilire la vera religione, ma solo il culto esterno, il modo di
manifestazione, un culto che indifferente rispetto alla vera fede (che rimane un elemento puramente
interiore).
Hobbes si distanzia cos dagli stati assolutisti, il suo sovrano pu intervenire nell'ambito delle
diverse interpretazioni solo al fine di mantenere la pace (es. :intervento di Costantino il Grande al
Concilio di Nicea). Il sovrano si preoccupa in senso politico e pu imporre una determinata professione
di fede - il Credo - che serve a tener unito l'impero romano; le diverse interpretazioni vennero tagliate a
vantaggio di quella ufficiale).
Si ha un unico articolo di fede che opera all 'interno dell'uomo, chi crede in Cristo ottiene il
perdono dei propri peccati e viene reso giusto e degno di una vita futura. Ma per la salvezza sono neces-
sarie anche le opere giuste: cio che il cristiano sia internamente e per scelta personale disposto ad
essere ossequiente alle leggi di
Cristo - le leggi di natura si instaurano dei rapporti senza coercizione, per intima adesione del
cristiano, che deve amare la legge di natura per se stessa e perci amare ed ossequiare l'interpretazione
che ne d il sovrano, la legge del sovrano.
La legge di natura esiste solo attraverso l'interpretazione che ne d il sovrano. Hobbes attua cos
una spaccatura tra Stati cristiani e Stati non cristiani.
Negli Stati cristiani il sovrano ha fede in Cristo e di ci fa oggetto di fede e di persuasione i propri
sudditi, riconoscendo di essere un sovrano temporaneo in attesa del ritorno di Cristo egli si obbliga in
coscienza a rispettare le leggi di natura facendo scomparire ogni possibile interesse personale. Il
sovrano si identifica con le persone pubbliche rappresentative (egli rappresentante di Dio) e con il
suddito che si riconosce in lui. L 'unico articolo di fede superiore al sovrano, il quale non pu usare in
nessun modo la religione.
Il cittadino: l'interesse del cristiano coincide con l'interesse del cittadino e con quello dell'uomo.
Per Hobbes l'avvento di Cristo un fenomeno centrale nella storia dell'umanit; la liberazione
della ragione. Cristo ha liberato l'aspirazione di giungere alla salvezza da delle pratiche imposte, ha dato
a tutti la vera legge morale, la vera legge di natura, dato che non tutti possono fare il calcolo per mezzo
della ragione.
Se il sovrano non cristiano si d la possibilit di divergenza tra l'interesse pubblico e l 'interesse
privato del sovrano.
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Per Hobbes tutte le azioni esterne del cittadino sono innocenti, se vi colpa questa del sovrano
che costringe i sudditi; si ha l'innocenza totale dei cittadini.
Nel sistema assolutistico tutti i sudditi sono colpevoli perch tutti gli atti esterni diventano
indispensabili alla salvezza. L'ambito esterno squisitamente politico e, per Hobbes, l'innocenza del cit-
tadino sta proprio nel non essere politico.
Lo Stato moderno nasce cos con la spoliticizzazione dei sudditi, il cittadino diventa colpevole se
vuole agire politicamente (sulla base delle proprie opinioni).
Solo come cittadino l'uomo trova garantiti tutti i propri interessi che aveva come uomo; tutti gli altri
sono interessi evanescenti relativi all'immaginazione non alla ragione.
Si attua una scissione che riguarda solo la sfera politica, che viene trasferita in blocco al sovrano.
Al suddito rimane tutta la libert che dipende dal silenzio della legge. Il sovrano pu intervenire nella
sfera privata del suddito solo se i comportamenti divergenti dei sudditi possono essere causa di conflitto
ed il suo un intervento in senso politico, per eliminare il caso critico e pacificare lo Stato.
Il sovrano non impone qualcosa come vero, ma come coscienza pubblica, come opinione privata
che pu essere espressa pubblicamente. Una volta che il corpo politico stabilizzato, il cittadino pu
aggregarsi come preferisce con gli altri uomini, creando cos dei sistemi secondari che il sovrano pu in
qualsiasi momento sciogli ere.
Il sovrano deve impedire l'uso della forza nelle controversie tra i sudditi.
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Hobbes: la lotta politica e partiti
Per Hobbes il matrimonio una volontaria limitazione della propria libert nei confronti di un altro
individuo, egli elimina cos qualsiasi tipo di rapporto personale tra gli uomini.
L'uomo viene ridotto ad un valore - ci che gli altri stimano che egli possa valere - creando la
possibilit di tradurre i rapporti tra uomini in rapporti di merci.
Lo Stato di natura in Hobbes non un punto di partenza, storicamente il risultato della lotta
politica che si svolgeva in Gran Bretagna, dove le sette religiose facevano della politica per mezzo della
fede (ad es. i livellatori, che si proclamavano per l'abolizione della propriet privata).
La lotta politica in Gran Bretagna era caratterizzata da una doppia spinta: da una parte il re
(Giacomo 1 e Carlo l) e dall'altra la Camera Bassa del parlamento (rappresentante dei ceti sociali).
Il re tentava di introdurre la teoria dell'origine divina della sovranit (cercando di rendere il sovrano
responsabile solo davanti a Dio) e di tradurre la prassi politica in pratica misteriosa. A ci si opponeva la
Camera Bassa basandosi sulla Costituzione inglese (imitata in ci da Giacomo 1).
Tutta la lotta politica avveniva all 'interno di istanze istituzionali, sulla base di argomentazioni
giuridiche, di livelli istituzionali costituiti in livelli di potere. La Costituzione era basata sull'armonia tra
prerogativa regia e legge comune, tra governo e propriet.
La prerogativa regia attribuiva al re un potere assoluto in caso di guerra, il diritto alla grazia, lo
poneva al di sopra della giurisdizione ordinaria, la facolt di regolare la politica estera ed il commercio
con 1 'estere. In tempo di pace il re non poteva fare nulla che riguardasse la propriet, la sicurezza e la
vita di ogni cittadino inglese - che era protetto dalla Magna Carta (ad es. per imporre nuove tasse era
necessario il consenso degli inglesi); era una costruzione antinomica: chi stabilisce se il sovrano
interviene nell'ambito della propriet o se una guerra rende necessarie nuove tasse ? Era il Parlamento.
Giacomo 1 voleva superare le limitazioni impostegli dal Parlamento, tentava di creare uno stato
moderno gestito come un'impresa pubblica. Il re attacca: la prerogativa regia tale sulla base della
legge comune. Alla base del conflitto vi un'interpretazione di diritto.
La Camera Bassa si richiamava al concetto di rappresentazione (rappresentante di tutti gli inglesi).
E questo concetto che diventa decisivo. Il Parlamento chiede per s la sovranit perch si dice
rappresentativo.
Hobbes interpreta la contesa re-parlamento con la definizione della guerra come atteggiamento
ostile. Le parti in lotta hanno dei programmi che non si possono realizzare senza la distruzione dell'av-
versario.
Per Hobbes i partiti sono contraddittori perch ci che promettono diverso da ci che possono
ottenere: promettono uno Stato di pace ed ottengono la guerra.
Il richiamo al diritto diventa il richiamo al diritto su tutto e pone gli uomini in contesa tra loro per le
loro opinioni. I partiti possono solo inasprire la scissione della crisi politica. Lo stato di natura la rottura
del funzionamento istituzionale dello Stato, il risultato della crisi politica, ma pu essere il punto di
partenza per la costruzione dello Stato perfetto nella misura in cui tutti sono consapevoli.
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