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Vito De Giuseppe

Cinque uomini
in barca

Un unico risultato era ottenuto dal compor-


tamento di più agenti: cinque uomini in
barca.
Mentre guardavo la foto mi tornava in
mente mio nonno.
Mio nonno paterno faceva il contadino.
Quando faceva il pane, distribuiva una
forma per ogni famiglia che abitava nella
sua strada. I vicini facevano altrettanto.
Alla fine mio nonno rientrava dei pani che
aveva distribuito.
Ma se una delle famiglie fosse incorsa in un
cattivo raccolto e non avesse avuto grano
per fare la propria scorta di pane, avrebbe
Cinque uomini in barca. Una barca piccola avuto comunque il pane fornito dai vicini
dal fondo piatto. Pescatori che trasportano ed a mio nonno sarebbe mancato un solo
il pescato, dal peschereccio alla costa. pane, ma questo avrebbe garantito a tutti
Guardando la foto mi sono chiesto come di non morire di fame e di superare gli
facessero quegli uomini a remare, pescare, stenti di una stagione andata male.
tirare su il pesce, rimanere in piedi, come Un giorno mio nonno mi spiegò che faceva
riuscissero a stare su quel piccolo pezzo di otto pani in più di quelli che gli sarebbero
plastica senza ribaltarsi, senza finire in ac- serviti, per distribuirlo agli altri, in pratica
qua. gli otto pani che distribuiva, e come lui tut-
La risposta è stata semplice: il loro equili- te le famiglie della sua strada, prevedeva-
brio dipendeva dai movimenti di ognuno di no una sorta di bilancio di produzione.
loro. Ogni movimento doveva essere ese- Il sottoscritto, un bambino di otto anni, ma
guito in funzione di quelli degli altri, in fun- già figlio dell’evoluzione consumistica,
zione di un unico scopo: mantenere chiese perché non li tenesse, per consu-
l’equilibrio. marli tutti lui.
L’equilibrio diventava così l’insieme inte- Mi rispose che non aveva senso, tenere
grato di tutti i movimenti dei cinque uomi- tutto per sé quel pane e che era meglio
ni. L’equilibrio di ognuno passava per quel- premunirsi dalla possibilità che le cose po-
lo degli altri quattro e viceversa. tessero andare peggio.
Ogni gesto, movimento, doveva essere e- Non compresi cosa mi volesse dire, ma la
seguito prestando attenzione a non altera- sua voce bassa e calda, m’impedì di fare
re l’equilibrio degli altri. altre domande, ma senza la soddisfazione

Amaltea Trimestrale di cultura Anno IV, Numero tre, settembre 2009 //14
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di essere riuscito ad entrare nei pensieri di Un investimento, ecco cosa faceva mio
mio nonno. nonno, investiva i suoi beni per garantirsi
Sono passati tanti anni ed oggi continuo a un guadagno futuro, solo che non erano
pensare alle parole di mio nonno, solo che altri beni quelli che sarebbero arrivati in
adesso mi sono chiare, anzi oserei dire seguito all’investimento, ma la possibilità
limpide, cristalline. di allontanare il rischio di una crisi, per lui
La crisi economica e finanziaria che ha col- economica e finanziaria, che sarebbe potu-
pito il mondo occidentale, fa risuonare in ta sopraggiungere se il suo raccolto fosse
me le parole di un vecchio lontano anni lu- andato male. Il tutto attivando rinsaldando
ce dai modelli caratterizzanti la società at- e rinforzando i rapporti all’interno della re-
tuale. te sociale nel quale era inserito, attivando
Un vecchio che aveva vissuto sulla sua pel- un ammortizzatore sociale potentissimo: la
le due guerre mondiali ed in una, la secon- solidarietà.
da, n’era stato protagonista, combattendo- Il pensiero di mio nonno era rivoluzionario:
la e facendo le spese di scelte scellerate Il frutto del suo lavoro, la sua ricchezza la
attraverso anni di prigionia in un campo di ridistribuiva per evitare la sperequazione
concentramento. No, non è di mio nonno tra i suoi averi e quelli degli altri. Se tutti
che voglio parlare, ma del suo pensiero, hanno la stessa quantità di beni, e questa
delle idee di un fine economista che sulle rimane in equilibrio, il rischio che qualcuno
sue esperienze terribili e sul mondo che s’impoverisca o che una crisi possa ridurre
aveva visto sgretolarsi e rinascere sotto i la mia possibilità di accedere a quei beni,
suoi occhi, aveva costruito principi econo- diminuisce drasticamente.
mici basati sulla solidarietà e sulla condivi- Rivoluzionario.
sione. O forse no. Forse qualcuno lo aveva già
No, mio nonno non era comunista e non detto prima di lui, un signore ebreo, ma
era ateo, non aveva mai letto Marx ed era battezzato dal padre che si era convertito
un fervente cattolico Faceva parte di una al cristianesimo. Uno con la barba lunga e
congrega religiosa con cui partecipava alle che aveva scritto un libro strano, Il Capita-
processioni in prima fila, ma allora perché le, mi pare s’intitoli.
pensava che non bisognava accumulare i Mio nonno non aveva mai letto Karl Marx.
beni in proprio possesso? Perché pensava Apparentemente i comunisti non li vedeva
che la sovrapproduzione dovesse essere di buon occhio. Miscredenti, li definiva, ma
ridistribuita tra i membri del gruppo sociale un giorno, mi disse che erano stati loro a
a cui apparteneva? salvarlo dal campo in cui era prigioniero.
I pani per mio nonno, non erano solo beni L'avevano tenuto per sei mesi in Russia
di prima necessità, erano anche la sua ric- prima di rimandarlo in Italia e non riusciva
chezza, erano la fonte del suo guadagno, proprio ad avercela con loro.
allora perché non li accumulava? Perché li Proviamo ad immaginare per un attimo,
divideva con gli altri, che bisogna dire, fa- solo un piccolo infinitesimale attimo, cosa
cevano altrettanto? potrebbe accadere se applicassimo
La foto dei cinque uomini in barca e mio all’economia i principi di mio nonno, i crite-
nonno, per un attimo ho avuto ri di distribuzione della ricchezza che intere
l’impressione che lui fosse uno dei cinque. generazioni di contadini utilizzavano per
No, non c’era sulla barca, ma era come se sottrarsi all’alea del rischio economico.
lo fosse, perché quella era l’espressione Lo scopo era quello di sottrarsi
concreta e tangibile, la prova provata della all’incertezza, quella stessa incertezza che
concretezza e della precisione del suo pen- sembra invece permeare la società attuale
siero. in tempi in cui la crisi economica e finan-
L’uomo non può vivere senza gli altri uo- ziaria, ha reso evidente, facendo deflagra-
mini. Qualunque cosa che ha a disposizio- re, l’incertezza sulla sorte della stragrande
ne, qualunque bene abbia nelle sue perti- maggioranza degli appartenenti al genere
nenze, non ha senso che lo accumuli. Una umano.
volta soddisfatte le sue esigenze, una volta Nell’introduzione del libro di Zygmunt
ottemperate le sue necessità, la redistribu- Bauman “La solitudine del cittadino globa-
zione delle risorse gli garantisce la soprav- le”1, questi si chiede perché le pene e gli
vivenza. affanni dei singoli non si coagulino in cause

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comuni e che cosa possa unire gli intenti e La propensione al consumo è la volontà di
le scelte degli essere umani? ognuno di impiegare parte di quanto gua-
Nel mondo occidentale la politica cosiddet- dagnato per acquistare un bene.
ta democratica sembra essere in realtà a- Se questa è limitata alle proprie necessità
vere un unico scopo, quello di abbattere il sistema economico, così com’è organiz-
qualunque limite, soprattutto quello zato, non può sopravvivere, ma se invece
dell’autolimitazione. la parte in eccesso fosse destinata alla cre-
Parlare d’autolimitazione sembra essere azione di beni comuni, sociali, da tutti uti-
oggi sinonimo d’arretratezza culturale, di lizzabili, il sistema dovrebbe riassestare i
limitazione da potere totalitario e non liber- propri equilibri su prodotti e scenari di con-
tario. sumo socialmente condivisi.
L’abbattimento del limite sembra caratte- L’economia diverrebbe quindi un’economia
rizzare la nostra società. delle relazioni, in cui la rete di relazioni di-
Non esiste limite al numero di scarpe che venterebbe il capitale da far circolare.
una persona può comprare, non esiste li- Questo sarebbe comunque un salto di pa-
mite al numero di televisioni con cui arre- radigma rivoluzionario. Infatti il mercato
dare una casa, del numero per prosperare si nutre d’incertezze, di
d’elettrodomestici o d’oggetti assolutamen- sensazioni improntate all’insicurezza, se
te inutili rispetto ad un eventuale miglio- invece si costruiscono capitali stabili, che
ramento della nostra vita. tendono a garantire un individuo dalla pre-
Rappresentativo appare il caso carietà, il mercato perderebbe la sua ra-
dell’emergenza rifiuti che ha campeggiato gione d’essere, si verrebbe a perdere il
sulle prime pagine dei giornali in tempi non principale sostegno ad un’economia basata
remotissimi, dimenticandoci che questo è sull’accumulo di beni.
un problema endemico per la nostra socie- Inoltre sarebbe posto fine a quel processo
tà e che sta diventando una bomba ad oro- che ha portato allo smantellamento delle
logeria per molte delle comunità che abita- reti sociali, che una volta erano
no il nostro paese. l’organizzazione sociale su cui si basavano
Non esiste limite all’accumulo di spazzatu- culture improntate alla solidarietà.
ra, senza però essere poi disposti a farcene Le ragioni economiche sarebbero sostituite
carico. Nessuno la vuole. Tutti si rifiutano da altre, in cui la solidarietà, la condivisio-
di accogliere discariche, o valorizzatori. ne e la ridistribuzione della ricchezza costi-
Nessuno però si pone il problema del modo tuirebbero i regolatori di comportamenti
di limitare la produzione di spazzatura, che sociali condivisi.
tra l’altro non passa solo per una visione Lo spazio sociale, assume quindi i contorni
limitante del consumo, ma anche per di un modello di valorizzazione di schemi
l’approccio che deve tendere ad una soste- comportamentali che nella realtà delle cose
nibilità del processo produttivo, dalla mate- già appartiene al genere umano.
ria prima al bene finito. Infatti l’uomo è un animale sociale, un a-
Bauman propone la visione di un vero e nimale che vive in branco, che ha impara-
proprio nodo gordiano, che non può essere to, nel corso dell’evoluzione, che
sciolto, ma solo tagliato e lo identifica nella l’adattamento all’ambiente passa per la sua
distanza tra potere reale e potere politico, capacità di vivere insieme agli altri simili
in cui la politica si fa portatrice, di quella della sua specie. Semplicemente non siamo
richiesta di libertà di pensiero ed azione da in grado di pensare e di vivere
parte dei membri di qualunque forma di nell’isolamento, il quale causa alterazioni
sodalizio umano, facendosi da parte se di- del funzionamento psichico.
mostrano di non essere in grado di farlo. L’accaparramento di ricchezze individuali
Egli vede nella deregolamentazione e nella passa da quello che può essere individuato
privatizzazione dell’insicurezza, della pre- come un modello contrario ai principi eco-
carietà e dell’incertezza, gli elementi che, logici della vita su questo pianeta, in cui il
di fatto, impediscono di sciogliere il nodo comportamento di ogni specie vivente è il
problematico. presupposto di quello di un’altra specie e la
Tornando alle teorie economiche del non- legge fondamentale a cui le specie rispon-
no, questi vedrebbe sicuramente nella pro- dono è quella della loro sopravvivenza, do-
pensione al consumo, il primo elemento da ve quella della specie passa per quella del
modificare. singolo, secondo una corrispondenza biuni-

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voca in cui l’una è funzione dell’altra e vi- massa e gravità di ognuno di essi determi-
ceversa. In nessun caso la sopravvivenza na la posizione e l’orbita degli altri, crean-
del singolo individuo può prevalere su do un sistema dinamico in continuo movi-
quella dell’intera specie. mento ma in equilibrio.
Non è il ritorno del mito del buon selvaggio Mio nonno viveva così semplicemente per-
o la visione New Age, che di volta in volta ché era l’unica cosa giusta da fare, era ciò
ritornano sull’onda modaiola del momento, che serviva per vivere e non vedeva alter-
ma l’acquisizione di una consapevolezza native.
globale, che allo stato attuale non accom- Prima che noi possiamo perdere le nostre
pagna, ma anzi è tenuta fortemente sepa- di alternative, sarebbe il caso che pensas-
rata, da quell’economia, quella si globale, simo tutti insieme agli sforzi che dovrem-
che accomuna tutti gli uomini nel adozione mo fare per impedire che la nostra barca si
di un comportamento che ha un unico sco- ribalti, facendoci cadere tutti in mare.
po: consumare per rispondere all’esigenza
della produzione.
In pratica il nostro vivere quotidiano non è
regolato da leggi della domanda e
dell’offerta nate sull’esigenza naturale degli
esseri umani, ma la domanda è artatamen-
te gonfiata, facendo credere agli umani di
avere esigenze in numero e qualità assolu-
tamente incongruenti rispetto a quello che
sembra essere le possibilità di funziona-
mento biologico.
Si arriva così alla situazione di lanciare
messaggi che tendono a far acquistare cibo
in quantità di gran lunga superiore al fab-
bisogno energetico di ogni individuo, sal-
tando completamente quello che dovrebbe
costituire il vero limite da tenere presente,
cioè la quantità di calorie necessarie per
vivere senza andare incontro a patologie o
a dissesti organici.
Dalla gotta all’obesità non è poi cambiato
molto, il mondo ricco si ammala dei suoi
eccessi, quello povero scompare nel silen-
zio e nell’indifferenza.
La solidarietà che contraddistingueva la
cultura contadina è stata sacrificata
sull’altare della massimizzazione del profit-
to, su quello del pensiero economico per
cui il limite non è costituito dalle necessità
umane, ma da quello estremamente flessi-
bile e vacuo della propensione al consumo,
come se il mondo fosse un contenitore illi-
mitato in cui però le risorse non sono a di-
sposizione di tutti e soprattutto la ricchez-
za prodotta deve rimanere beneficio di po-
chi che così possono organizzare e dirigere
la vita su questo pianeta.
I cinque uomini in barca sono lì, a monito
ed esempio di quello che mio nonno consi-
derava il suo normale funzionamento so-
ciale, senza elucubrazioni teoriche di base:
tutto dipende da ognuno di noi e quanto
facciamo influenza ed indirizza la vita degli
altri, come un sistema di pianeti in cui

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