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San Serafino da Montegranaro Religioso

12 ottobre
Montegranaro, Ascoli Piceno, 1540 - Ascoli Piceno, 12 ottobre 1604

Ad Ascoli, san Serafino da Montegranaro (Felice) de Nicola, religioso dell'Ordine
dei Frati Minori Cappuccini, che, vero povero, rifulse per umilt e piet.
San Serafino da Montegranaro, al secolo Felice Rapagnano (Montegranaro, 1540; Ascoli Piceno, 12 ottobre 1604)
stato un religioso italiano, fratello laico cappuccino ed venerato come santo dalla Chiesa cattolica il 12 ottobre.
Serafino nacque nel 1540 a Montegranaro nelle Marche. Era povero: per un periodo fece il custode di
gregge. A 18 anni entr in convento a Tolentino. Fu accolto come religioso fratello nell'Ordine dei
Frati Minori Cappuccini e fece noviziato a Jesi. Peregrin per tutti i conventi delle Marche, perch,
nonostante la buona volont e la massima diligenza che poneva nel fare le cose, non riusciva ad
accontentare n superiori, n confratelli, che non gli risparmiarono rimproveri. Ma egli dimostr
sempre tanta bont, povert, umilt, purezza e mortificazione. Nel 1590 Serafino si stabiliva
definitivamente ad Ascoli Piceno. Due i libri fondamentali per lui: il crocefisso e la corona del
rosario con cui si faceva messaggero di pace e di bene. Aveva 64 anni e la fama della sua santit si
diffondeva per Ascoli, quando egli stesso chiese con insistenza il viatico. La morte lo colse il 12
ottobre 1604. Dopo essere spirato, semplice anche nella morte, la voce del popolo che lo diceva santo
giunse anche alle orecchie del Papa Paolo V, il quale autorizz l'accensione di una lampada sulla sua
tomba. Fu canonizzato da Clemente XIII il 16 luglio 1767. (Avvenire)
Etimologia: Serafino = colui che infonde calore, dall'ebraico
Martirologio Romano: Ad Ascoli, san Serafino da Montegranaro (Felice) de Nicola, religioso
dellOrdine dei Frati Minori Cappuccini, che, vero povero, rifulse per umilt e piet.
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San Serafino nacque nel 1540 a Montegranaro nelle Marche, da Girolamo Rapagnano e da Teodora
Giovannuzzi, di umili condizioni, ma cristiani ferventi. A causa della povert familiare, lavor per un
certo tempo in qualit di garzone presso un contadino alla custodia del gregge.
A 18 anni buss alla porta del convento di Tolentino. Dopo alcune difficolt, fu accolto come
religioso fratello nell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini e fece noviziato a Jesi. Peregrin, si pu dire
per tutti i conventi delle Marche, perch, nonostante la buona volont e la massima diligenza che
poneva nell'espletamento dei compiti che gli venivano affidati, non riusciva ad accontentare n
superiori, n confratelli, che non gli risparmiarono rimproveri, ma egli dimostr sempre tanta bont,
povert, umilt, purezza e mortificazione. Negli uffici che esercit di portinaio e di questuante, a
contatto con i pi svariati ceti, sapeva trovare parole opportune, squisita delicatezza di sentimenti
per condurre le anime a Dio.
Nel 1590 San Serafino si stabiliva definitivamente ad Ascoli Piceno.
La citt si affezion talmente a lui che nel 1602, essendosi diffusa la notizia di un suo trasferimento,
le autorit scrissero ai superiori per evitarlo. Vero messaggero di pace e di bene, esercitava infatti un
influsso grandissimo presso tutti i ceti, e la sua parola riusciva a comporre situazioni allarmanti, ad
estinguere odi inveterati e ad infervorare alla virt.
Preghiera, umilt, penitenza, lavoro e pazienza, tanta pazienza, perch i rimproveri per lui erano
sempre abbondanti. E Dio si incaric di aiutarlo supplendo alle sue capacit, in cucina, alla porta,
nell'orto, alla questua, con i miracoli, l'introspezione dei cuori, il dono di saper confortare tutti in
maniera inimitabile. Da parte sua rimase sempre contento di amare Dio conoscendo e studiando due
soli libri: il crocifisso e la corona del rosario.
Aveva 64 anni e gi la fama della sua santit si diffondeva per Ascoli, quando egli stesso chiese con
insistenza il viatico, mentre nessuno credeva alla sua prossima fine. La morte lo colse il 12 ottobre
1604. Dopo spirato, semplice anche nella morte, la voce del popolo che lo diceva santo, giunse anche
alle orecchie del Papa Paolo V, il quale autorizzo l'accensione di una lampada sulla sua tomba. Fu
canonizzato da Clemente XIII il 16 luglio 1767.
fonte http://www.santiebeati.it/10/12/
Biografia

Serafino apparteneva ad un famiglia povera, alla nascita gli venne dato il nome Felice dal padre
Gerolamo Rapagnano e dalla madre Teodora Giovannuzzi. In giovent lavor come custode di
gregge. A 18 anni mentre lavorava in un cantiere assieme al fratello, nei momenti liberi restava
estasiato ad ascoltare le storie sacre che la figlia del padrone leggeva ad alta voce, tanto che fu
incoraggiato da lei ad entrare in convento a Tolentino.
Fu accolto come fratello laico nell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini e fece noviziato a Jesi.
Peregrin per tutti i conventi delle Marche, perch, nonostante la buona volont e la massima
diligenza che poneva nel fare le cose, non riusciva ad accontentare n superiori, n confratelli, che
non gli risparmiarono rimproveri, spesso motivati dalla sua eccessiva generosit. Ma egli dimostr
sempre tanta bont, povert, umilt, purezza e mortificazione.
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Nel 1590 Serafino si stabil definitivamente ad Ascoli Piceno, dedicandosi particolarmente all'attivit
di monaco questuante, visitando cos quasi tutta la popolazione di Ascoli, che in breve tempo si
affezion talmente a lui, che quando nel 1602, si pavent che potesse essere trasferito altrove, tutta la
cittadinanza si rivolse ai superiori dell'Ordine, affinch non venisse allontanato da Ascoli. Aveva la
capacit di scrutare nel profondo dell'animo umano, e di dare saggi consigli a tutti coloro che a lui si
rivolgevano.
Fu molto devoto al crocefisso ed al santo rosario, strumento che utilizzava per la sua attivit di
evangelizzazione. Aveva 64 anni e la fama della sua santit si diffondeva per Ascoli, quando egli
stesso chiese con insistenza il viatico.

Culto
La morte lo colse il 12 ottobre 1604. Dopo essere spirato, semplice anche nella morte, la voce del
popolo che lo diceva santo giunse anche alle orecchie del Papa Paolo V, il quale autorizz
l'accensione di una lampada sulla sua tomba.
Fu canonizzato da Papa Clemente XIII il 16 luglio 1767.

Nell'arte
Fra le opere di maggior rilievo storico-artistico, che lo raffigurano, si ricorda:
San Serafino da Montegranaro (1781), olio su tela, di Stefano da Carpi, conservato presso il Museo dei
Cappuccini di Reggio Emilia.

Museo dei Cappuccini di Reggio Emilia
Il Museo dei Cappuccini di Reggio Emilia, collocato nel Convento dei Cappuccini, stato aperto al
pubblico nel 1927 per conservare, valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio storico-
artistico ed etnografico, proveniente sia dai conventi cappuccini del territorio reggiano e modenese,
sia dalle missioni dell'Ordine nel Mondo.

Storia

Il Museo venne istituito nel 1927 per conservare il materiale etnografico, le icone provenienti dalle
missioni in Turchia, la suppellettile liturgica e gli oggetti devozionali di artigianato medio-orientale,
australiano e africano, o di uso nei conventi cappuccini del territorio reggiano e modenese.
Dopo un periodo di chiusura, il Museo ha riaperto nel 2007 in una sede ristrutturata, con un nuovo
ordinamento, frutto di ripensamenti sulla sua storia e sulla sua funzione, in un'accezione dinamica
che interagisce con altre strutture museali dellOrdine dei Frati Minori Cappuccini.
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Ordine dei Frati Minori Cappuccini

L'Ordine dei Frati Minori Cappuccini (in latino Ordo Fratrum
Minorum Capuccinorum, sigla O.F.M. Cap.), uno dei tre ordini
mendicanti maschili di diritto pontificio, che oggi costituiscono la
famiglia francescana.

Storia
Origini

L'ordine nacque intorno al 1520 circa, quando il frate
francescano osservante Matteo da Bascio nato nella regione delle Marche, Italia si convinse che
lo stile di vita condotto dai Francescani del suo tempo non era quello che san Francesco aveva
immaginato. Egli desiderava ritornare allo stile di vita originario in solitudine e penitenza come
praticato dal fondatore del suo ordine.
I suoi superiori cercarono di sopprimere queste innovazioni, e fra' Matteo e i suoi primi compagni
furono costretti a nascondersi dalle autorit della Chiesa, che desiderava arrestarli per aver
abbandonato i loro obblighi religiosi. Erano, del resto, gli anni della Riforma Luterana e, pertanto,
qualsiasi tentativo di rinnovamento era mal visto dai superiori degli ordini religiosi. Matteo e i suoi
amici trovarono rifugio presso i monaci camaldolesi, in segno di gratitudine essi adottarono
successivamente il cappuccio indossato da quell'ordine, che era il marchio dell'eremita in quella
regione d'Italia, e l'uso di portare la barba. Il nome popolare del loro movimento ha origine da questa
caratteristica dei loro costumi.
Nel 1528, Matteo ottenne, con la mediazione di Caterina Cybo, duchessa di Camerino, l'approvazione
di papa Clemente VII con la "Religionis zelus" e gli fu dato il permesso di vivere come un eremita e di
andare ovunque predicando ai poveri. Questi permessi non furono solo per lui, ma per tutti quelli
che si sarebbero uniti a lui nel tentativo di restaurare l'osservanza pi letterale possibile della regola
di san Francesco. Matteo e il gruppo originario furono presto raggiunti da altri ed inizialmente
vennero detti "frati minori della vita eremitica" ed a causa dell'opposizione degli Osservanti, si
trasformarono in una congregazione, i Frati Minori Eremiti, ramo dei Francescani Conventuali, ma
dotati di un proprio vicario.
Un momento difficile fu nel 1542 quando il generale dell'Ordine Bernardino Ochino ader alla
Riforma protestante.
Papa Gregorio XIII, nel 1574, permise all'Ordine di insediarsi in "Francia e in tutte le altre parti del
mondo e di erigervi case, luoghi, custodie e province", autorizzandone, nei fatti, la diffusione al di
fuori d'Italia. Nel XVI secolo i cappuccini poterono contare su circa 14.000 frati e su quasi 1000
conventi. I numeri dell'ordine aumentarono ulteriormente tra il 1600 e la met del 1700. I frati,
infatti, arrivarono a 34.000 ed i conventi a 1700. Questi furono, del resto, anche gli anni in cui
l'Ordine modific, o meglio, perfezion alcune sue caratteristiche iniziali. Pur mantenendo fede al
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voto di povert radicale, i cappuccini si erano andati dimostrando ottimi predicatori e questo, visti
anche i rapporti iniziali con il Ramo conventuale, port ad una "conventualizzazione". Questo
processo, inoltre, fu sostenuto anche dalla Santa Sede che in quegli anni spinse gli ordini religiosi a
sopprimere i conventi minori o troppo piccoli, convinta che dando vita a realt pi grandi queste
potessero essere meglio controllate. Gli iniziali piccoli scaffali di libri, divennero vere e proprie
biblioteche, necessarie per assicurare una buona formazione ai predicatori. Per comprendere il ruolo
dell'ordine in questo secolo e mezzo, basti pensare che Alessandro Manzoni, sceglier proprio un
cappuccino, fra' Cristoforo, per opporsi a don Rodrigo, nei suoi Promessi Sposi.

Dalla seconda met del '700 ad oggi

Dalla seconda met del 1700 alla fine del 1800, l'ordine visse un momento di crisi. Basti pensare che
tra il 1787 ed il 1847 non si tenne il capitolo generale dell'ordine, l'assemblea generale di tutti i
responsabili delle province in cui era diviso l'ordine. Queste difficolt furono dovute pi a
motivazioni politico-sociali che religiose. La Rivoluzione Francese e le esperienze simili in altri stati
europei portano alla soppressione i conventi ed anche di intere province. Altrettanto si pu dire per
l'Italia di fine '800, dove la Legge delle Guarentigie priv gli ordini religiosi di molti beni ed
addirittura dei conventi. A ci, per, si accompagn una pi consapevole opera missionaria,
soprattutto nelle Americhe, dove l'Ordine crebbe con molta facilit.
Nonostante le difficolt, agli inizi del '900 i Cappuccini erano circa 9.500 ed alloggiavano in oltre 600
case. Il capitolo generale del 1884 aveva del resto deciso di riacquistare molti dei conventi che erano
andati perduti nel corso del secolo precedente e venne approvata una nuova regola. La precedente
era del 1643. Il secolo XX stato poi il secolo del ritorno alle origini e dell'apertura alle novit del
mondo contemporaneo. Basti pensare al Concilio Vaticano II e l'invito rivolto a tutte le comunit
religiose a riscoprire le ragioni originarie del proprio carisma. I Cappuccini non sono stati esenti
dalla crisi di vocazioni, che ha colpito la Chiesa cattolica in Europa e nel Nord America negli anni '60
ed '80. Ci nonostante i Cappuccini restano uno degli
ordini pi grandi e diffusi della Chiesa cattolica.
Al 31 dicembre 2007, l'ordine contava 1.704 conventi e
10.686 frati, 6.890 dei quali sacerdoti.

Capitolo generale

Il 28 agosto 2012 nell'84 Capitolo generale dell'Ordine
dei Frati Minori Cappuccini fra Mauro Jhri stato
rieletto Ministro generale con 147 voti su 169 votanti.
Fra Mauro, eletto la prima volta ministro generale nel
2006, condurr l'Ordine per altri sei anni
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Santi e beati dell'Ordine

Bernardo da Corleone, Santo
Crispino da Viterbo, Santo
Corrado da Parzham, Santo
Fedele da Sigmaringen, Santo
Felice da Cantalice, Santo
Felice da Nicosia, Santo
Nicola da Gesturi, Beato
Francesco M. da Camporosso, Santo
Giuseppe da Leonessa, Santo
Ignazio da Laconi, Santo
Ignazio da Santhi, Santo
Leopoldo da Castelnuovo, Santo
Lorenzo da Brindisi, Santo
Pio da Pietrelcina, Santo
Serafino da Montegranaro, Santo
Andrea Giacinto Longhin, Beato
Aniceto e compagni martiri, Beati
Agatangelo e Cassiano, Beati
Marco d'Aviano, Beato
Bernardo da Offida, Beato
Apollinare da Posat, Beato
Innocenzo da Berzo, Beato
Benedetto da Urbino, Beato
Geremia da Valacchia, Beato
Diego da Cadice, Beato
Onorato da Biala, Beato
Angelo d'Acri, Beato
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Papa Clemente XIII

Papa Clemente XIII, al secolo Carlo della Torre di Rezzonico
(Venezia, 7 marzo 1693; Roma, 2 febbraio 1769) stato il 248
vescovo di Roma e papa italiano dal 1758 alla sua morte.

Biografia

Nato da una famiglia veneziana di recente nobilt (il padre
era di una famiglia di ricchi commercianti genovesi di
origini lombarde, i Della Torre, trasferitisi a Venezia, dove
avevano comprato il titolo nobiliare), da Giovanni Battista e
Vittoria Barbarigo, fu educato dai gesuiti a Bologna.
Ricoperse diversi e importanti incarichi nella Curia. Vescovo
di Padova a partire dal 1743, divenne cardinale nel 1737, e poi
Papa il 6 luglio 1758: nello stesso anno la famiglia Rezzonico
celebrava il matrimonio di Ludovico Rezzonico con una
rappresentante della potente famiglia Savorgnan. Clemente
XIII fu famoso per il suo nepotismo.
Nonostante la mitezza ed affabilit del suo carattere retto e
moderato, pudico fino all'eccesso (fece ricoprire tutte le
statue classiche del Vaticano con le note foglie di fico), e
generoso con il suo vasto patrimonio privato, il suo pontificato venne disturbato da contese perpetue
circa la richiesta di soppressione dei gesuiti che provenivano dai circoli dell'Illuminismo francese.
Clemente mise l'Encyclopdie di D'Alembert e Diderot nell'Indice dei libri proibiti. Altra e
inaspettata resistenza all'Encyclopdie giunse dalle corti di Spagna, Portogallo e del Regno delle due
Sicilie.
Nel 1758 il ministro riformatore di Giuseppe I del Portogallo, il marchese di Pombal, espulse i gesuiti
dal Portogallo, e li sped in massa a Civitavecchia, come "dono per il Papa". Nel 1760 il Pombal risped
a casa anche il nunzio pontificio e richiam l'ambasciatore portoghese. Il libello intitolato Breve
relazione rappresentava i gesuiti come creatori di un regno virtualmente indipendente in America
del Sud, sotto la loro sovranit, nel quale tiranneggiavano gli indios, il tutto nell'interesse della loro
insaziabile ambizione ed avarizia. Le tesi erano false, ma la causa dei gesuiti ne usciva danneggiata.
In Francia il Parlamento di Parigi, con il suo retroterra fortemente alto-borghese e le simpatie
gianseniste, diede il via alla pressione per ottenere l'espulsione dei gesuiti nella primavera del 1761 e
pubblic estratti dagli scritti gesuiti, gli Extraits des assertions che, mutilati e presi fuori del loro
contesto, fornirono munizioni per gli anti-gesuiti. Anche se una congregazione di vescovi riuniti a
Parigi nel dicembre 1761 raccomand di non intraprendere azioni, Luigi XV promulg un ordine reale
che permetteva alla Compagnia di Ges di restare nel regno, a patto che certi cambiamenti
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essenzialmente liberalizzanti all'interno dell'istituzione soddisfacessero il Parlamento, con un
vicario-generale dei Gesuiti francesi che doveva essere indipendente dal Generale a Roma. All'arrt
del 2 agosto 1762, con il quale il Parlamento soppresse i gesuiti in Francia, imponendo condizioni
inaccettabili, Clemente replic con una protesta contro l'invasione dei diritti della Chiesa, e annull
l'arrt. I ministri di Luigi XV non potevano permettere una tale abrogazione della legge francese, e
Luigi infine espulse i gesuiti nel novembre 1764.
Clemente appoggi caldamente l'ordine con una Bolla Pontificia, l'Apostolicum Pascendi del 7
gennaio 1765, che respingeva le critiche ai gesuiti come calunnie e lodava l'utilit dell'ordine. Questa
venne ignorata ampiamente: entro il 1768 i gesuiti erano stati espulsi dalla Francia, dalle Due Sicilie e
dal ducato di Parma. In Spagna sembrarono essere al sicuro, ma Carlo III, conscio delle logoranti
contese della Francia borbonica, decise per la prevenzione. La notte tra il 2 e il 3 aprile 1767, tutte le
case dei gesuiti in Spagna vennero circondate, gli occupanti arrestati e imbarcati con i vestiti che
avevano addosso, su navi dirette a Civitavecchia. La lettera del Re a Clemente XIII prometteva che la
sua indennit di 100 piastre pro capite all'anno sarebbe stata ritirata a tutto l'Ordine, se chiunque di
essi avesse osato scrivere qualcosa a propria difesa o criticando i motivi dell'espulsione, motivi che
egli si rifiut di discutere, sia al momento che in futuro.
Pi o meno lo stesso destino li attendeva nei territori borbonici del duca di Parma e Piacenza,
consigliato dal ministro liberale Guillaume du Tillot. Nel 1768 Clemente emise una forte protesta
(Monitorium) contro la politica del governo parmense. La questione dell'investitura di Parma arriv
ad aggravare i problemi di Clemente. I re borbonici presero le parti dei loro parenti, prendendo
Avignone, Benevento e Pontecorvo, e unendosi in una richiesta perentoria per la soppressione totale
dei gesuiti (gennaio 1769). Portato agli estremi, Clemente acconsent a convocare un concistoro per
considerare le mosse da fare, ma alla vigilia del giorno stabilito per l'incontro mor (2 febbraio 1769),
non senza sospetti di avvelenamento (del quale, comunque, non
esistono prove).
Dal Registro Annuale, del 1758:
Clemente XIII fu "l'uomo pi onesto del mondo; un
ecclesiastico esemplare; dai valori pi puri: devoto, saldo,
istruito, diligente"
fonte cathopedia.org
PREGHIERA A SAN SERAFINO DA MONTEGRANARO
O ammirabile San Serafino, ti preghiamo di ottenerci quello spirito di anime
riparatrici che ardeva veemente nel tuo cuore fino a farti trascorrere notti
intere dinanzi a Ges Sacramentato, per riparare gli oltraggi che si
commettono continuamente contro di Lui.
Fu sulla tua tomba che sorse lidea della Riparazione Eucaristica, ed per questo che attendiamo da te la
benedizione, affinch questa Pia Associazione si propaghi nel mondo e raduni anime cristiane impegnate a
consolare Ges, divenuto pane per nostro amore.
Possa, gran Santo, il tuo slancio, veramente serafico, rivivere in noi e fiorire in continui atti di riparazione, per
consumarsi, poi, nelleternit beata.
Convento di San Serafino Ascoli Piceno
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MIRACOLO DI SAN SERAFINO DA MONTEGRANARO
Fra' Stefano da Carpi (1710-1796)
Il monocromo del Museo dei Cappuccini di Reggio,
proveniente probabilmente da Vignola, analogo al dipinto ad
olio che si trova attualmente nella chiesa cappuccina di Fidenza,
riconosciuto e pubblicato nel 1968 da A. bergamaschi (1968, p.
33). Raffigura il santo, garzone muratore nel secolo, mentre
resuscita un bambino morto estratto da un pozzo, miracolo
descritto in una monografia milanese del 1768.
Da quanto si desume dalla Cronaca del convento di Novellara
(ms. 1769, p. 414, in arch. Provinciale, e Cappuccini di Parma) la
tela di Fidenza da identificare con il quadro che fra Stefano
dipinse per quel convento che fu esposto nel 1769.
Limpaginazione della tempera in bianco e nero mostrra evidenti ascendenze con la pittura veneta,
mentre il sapido realismo descrittivo di umore crespiamo salda alla forte carica umana e sincera
religiosit popolare.
Tratto da : F. Bonilauri A. Garuti (a cura di), Le collezioni dei Cappuccini di Reggio Emilia, Bologna 1992, scheda
n. 6, p. 44.

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