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Coro della Diocesi di Roma

RITIRO DI QUARESIMA


2 marzo 2013

III Domenica di Quaresima




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TESTI PER LA RIFLESSIONE PERSONALE


Dal messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la Quaresima 2013

Cari fratelli e sorelle, la celebrazione della Quaresima, nel contesto dellAnno della fede, ci offre
una preziosa occasione per meditare sul rapporto tra fede e carit: tra il credere in Dio, nel Dio
di Ges Cristo, e lamore, che frutto dellazione dello Spirito Santo e ci guida in un cammino
di dedizione verso Dio e verso gli altri. Gi nella mia prima ricordavo che all'inizio dell'essere
cristiano non c' una decisione etica o una grande idea, bens l'incontro con un avvenimento, con
una Persona, che d alla vita un nuovo orizzonte e con ci la direzione decisiva... Siccome Dio
ci ha amati per primo, l'amore adesso non pi solo un comandamento, ma la risposta al
dono dell'amore, col quale Dio ci viene incontro (Deus caritas est, 1). La fede costituisce
quella personale adesione che include tutte le nostre facolt alla rivelazione dell'amore
gratuito e appassionato che Dio ha per noi e che si manifesta pienamente in Ges Cristo.
Lincontro con Dio Amore che chiama in causa non solo il cuore, ma anche lintelletto: Il
riconoscimento del Dio vivente una via verso l'amore, e il s della nostra volont alla sua
unisce intelletto, volont e sentimento nell'atto totalizzante dell'amore. Questo per un
processo che rimane continuamente in cammino: l'amore non mai concluso e completato.
Da qui deriva per tutti i cristiani e, in particolare, per gli operatori della carit, la necessit
della fede, di quell'incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l'amore e apra il loro animo
all'altro, cos che per loro l'amore del prossimo non sia pi un comandamento imposto per cos
dire dall'esterno, ma una conseguenza derivante dalla loro fede che diventa operante
nell'amore. Il cristiano una persona conquistata dallamore di Cristo e perci, mosso da
questo amore - caritas Christi urget nos -, aperto in modo profondo e concreto all'amore per
il prossimo. Tale atteggiamento nasce anzitutto dalla coscienza di essere amati, perdonati,
addirittura serviti dal Signore, che si china a lavare i piedi degli Apostoli e offre Se stesso sulla
croce per attirare lumanit nellamore di Dio. La fede ci mostra il Dio che ha dato il suo Figlio
per noi e suscita cos in noi la vittoriosa certezza che proprio vero: Dio amore! ... La fede,
che prende coscienza dell'amore di Dio rivelatosi nel cuore trafitto di Ges sulla croce, suscita a
sua volta l'amore. Esso la luce in fondo l'unica che rischiara sempre di nuovo un mondo
buio e ci d il coraggio di vivere e di agire. Tutto ci ci fa capire come il principale
atteggiamento distintivo dei cristiani sia proprio l'amore fondato sulla fede e da essa plasmato.
Tutta la vita cristiana un rispondere all'amore di Dio. La prima risposta appunto la fede come
accoglienza piena di stupore e gratitudine di uninaudita iniziativa divina che ci precede e ci
sollecita. E il s della fede segna linizio di una luminosa storia di amicizia con il Signore, che
riempie e d senso pieno a tutta la nostra esistenza. Dio per non si accontenta che noi
accogliamo il suo amore gratuito. Egli non si limita ad amarci, ma vuole attiraci a S,
trasformarci in modo cos profondo da portarci a dire con san Paolo: non sono pi io che vivo,
ma Cristo vive in me. Quando noi lasciamo spazio allamore di Dio, siamo resi simili a Lui,
partecipi della sua stessa carit. Aprirci al suo amore significa lasciare che Egli viva in noi e ci
porti ad amare con Lui, in Lui e come Lui; solo allora la nostra fede diventa veramente operosa
per mezzo della carit ed Egli prende dimora in noi. La fede conoscere la verit e aderirvi; la
carit camminare nella verit. Con la fede si entra nell'amicizia con il Signore; con la carit
si vive e si coltiva questa amicizia. La fede ci fa accogliere il comandamento del Signore e
Maestro; la carit ci dona la beatitudine di metterlo in pratica. Nella fede siamo generati come
figli di Dio; la carit ci fa perseverare concretamente nella figliolanza divina portando il frutto
dello Spirito Santo. La fede ci fa riconoscere i doni che il Dio buono e generoso ci affida; la
carit li fa fruttificare. Alla luce di quanto detto, risulta chiaro che non possiamo mai separare o,
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addirittura, opporre fede e carit. Queste due virt teologali sono intimamente unite ed
fuorviante vedere tra di esse un contrasto o una dialettica. Da un lato, infatti, limitante
l'atteggiamento di chi mette in modo cos forte l'accento sulla priorit e la decisivit della fede
da sottovalutare e quasi disprezzare le concrete opere della carit e ridurre questa a generico
umanitarismo. Dallaltro, per, altrettanto limitante sostenere unesagerata supremazia della
carit e della sua operosit, pensando che le opere sostituiscano la fede. Per una sana vita
spirituale necessario rifuggire sia dal fideismo che dall'attivismo moralista. Lesistenza
cristiana consiste in un continuo salire il monte dellincontro con Dio per poi ridiscendere,
portando l'amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo
stesso amore di Dio. [] Una fede senza opere come un albero senza frutti: queste due virt si
implicano reciprocamente. La Quaresima ci invita proprio, con le tradizionali indicazioni per la
vita cristiana, ad alimentare la fede attraverso un ascolto pi attento e prolungato della Parola di
Dio e la partecipazione ai Sacramenti, e, nello stesso tempo, a crescere nella carit, nellamore
verso Dio e verso il prossimo, anche attraverso le indicazioni concrete del digiuno, della
penitenza e dellelemosina. Come ogni dono di Dio, fede e carit riconducono all'azione
dell'unico e medesimo Spirito Santo, quello Spirito che in noi grida Abb! Padre, e che ci fa
dire: Ges il Signore! e Maranatha!. La fede, dono e risposta, ci fa conoscere la verit di
Cristo come Amore incarnato e crocifisso, piena e perfetta adesione alla volont del Padre e
infinita misericordia divina verso il prossimo; la fede radica nel cuore e nella mente la ferma
convinzione che proprio questo Amore l'unica realt vittoriosa sul male e sulla morte. La fede
ci invita a guardare al futuro con la virt della speranza, nellattesa fiduciosa che la vittoria
dell'amore di Cristo giunga alla sua pienezza. Da parte sua, la carit ci fa entrare nellamore di
Dio manifestato in Cristo, ci fa aderire in modo personale ed esistenziale al donarsi totale e
senza riserve di Ges al Padre e ai fratelli. Infondendo in noi la carit, lo Spirito Santo ci rende
partecipi della dedizione propria di Ges: filiale verso Dio e fraterna verso ogni uomo. []
Carissimi fratelli e sorelle, in questo tempo di Quaresima, in cui ci prepariamo a celebrare
levento della Croce e della Risurrezione, nel quale lAmore di Dio ha redento il mondo e
illuminato la storia, auguro a tutti voi di vivere questo tempo prezioso ravvivando la fede in
Ges Cristo, per entrare nel suo stesso circuito di amore verso il Padre e verso ogni fratello e
sorella che incontriamo nella nostra vita. Per questo elevo la mia preghiera a Dio, mentre invoco
su ciascuno e su ogni comunit la Benedizione del Signore!

DallUdienza Generale del Santo Padre Benedetto XVI 13 febbraio 2013

Cari fratelli e sorelle, il Tempo liturgico della Quaresima, quaranta giorni che ci preparano alla
celebrazione della Santa Pasqua; un tempo di particolare impegno nel nostro cammino
spirituale. Il deserto, dove Ges si ritira, il luogo del silenzio, della povert, dove luomo
privato degli appoggi materiali e si trova di fronte alle domande fondamentali dellesistenza,
spinto ad andare allessenziale e proprio per questo gli pi facile incontrare Dio. Ma il deserto
anche il luogo della morte, perch dove non c acqua non c neppure vita, ed il luogo della
solitudine, in cui luomo sente pi intensa la tentazione. Ges va nel deserto, e l subisce la
tentazione di lasciare la via indicata dal Padre per seguire altre strade pi facili e mondane. Cos
Egli si carica delle nostre tentazioni, porta con S la nostra miseria, per vincere il maligno e
aprirci il cammino verso Dio, il cammino della conversione. Riflettere sulle tentazioni a cui
sottoposto Ges nel deserto un invito per ciascuno di noi a rispondere ad una domanda
fondamentale: che cosa conta davvero nella mia vita? Nella prima tentazione il diavolo propone
a Ges di cambiare una pietra in pane per spegnere la fame. Ges ribatte che luomo vive anche
di pane, ma non di solo pane: senza una risposta alla fame di verit, alla fame di Dio, luomo
non si pu salvare. Nella seconda tentazione, il diavolo propone a Ges la via del potere: lo
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conduce in alto e gli offre il dominio del mondo; ma non questa la strada di Dio: Ges ha ben
chiaro che non il potere mondano che salva il mondo, ma il potere della croce, dellumilt,
dellamore. Nella terza tentazione, il diavolo propone a Ges di gettarsi dal pinnacolo del
Tempio di Gerusalemme e farsi salvare da Dio mediante i suoi angeli, di compiere cio qualcosa
di sensazionale per mettere alla prova Dio stesso; ma la risposta che Dio non un oggetto a cui
imporre le nostre condizioni: il Signore di tutto. Qual il nocciolo delle tre tentazioni che
subisce Ges? E la proposta di strumentalizzare Dio, di usarlo per i propri interessi, per la
propria gloria e per il proprio successo. E dunque, in sostanza, di mettere se stessi al posto di
Dio, rimuovendolo dalla propria esistenza e facendolo sembrare superfluo. Ognuno dovrebbe
chiedersi allora: che posto ha Dio nella mia vita? E Lui il Signore o sono io? Superare la
tentazione di sottomettere Dio a s e ai propri interessi o di metterlo in un angolo e convertirsi al
giusto ordine di priorit, dare a Dio il primo posto, un cammino che ogni cristiano deve
percorrere sempre di nuovo. Convertirsi, un invito che ascolteremo molte volte in Quaresima,
significa seguire Ges in modo che il suo Vangelo sia guida concreta della vita; significa
lasciare che Dio ci trasformi, smettere di pensare che siamo noi gli unici costruttori della nostra
esistenza; significa riconoscere che siamo creature, che dipendiamo da Dio, dal suo amore, e
soltanto perdendo la nostra vita in Lui possiamo guadagnarla. Questo esige di operare le
nostre scelte alla luce della Parola di Dio. Oggi non si pu pi essere cristiani come semplice
conseguenza del fatto di vivere in una societ che ha radici cristiane: anche chi nasce da una
famiglia cristiana ed educato religiosamente deve, ogni giorno, rinnovare la scelta di essere
cristiano, cio dare a Dio il primo posto, di fronte alle tentazioni che una cultura secolarizzata gli
propone di continuo, di fronte al giudizio critico di molti contemporanei. Le prove a cui la
societ attuale sottopone il cristiano, infatti, sono tante, e toccano la vita personale e sociale.
Non facile essere fedeli al matrimonio cristiano, praticare la misericordia nella vita quotidiana,
lasciare spazio alla preghiera e al silenzio interiore; non facile opporsi pubblicamente a scelte
che molti considerano ovvie, quali laborto in caso di gravidanza indesiderata, leutanasia in
caso di malattie gravi, o la selezione degli embrioni per prevenire malattie ereditarie. La
tentazione di metter da parte la propria fede sempre presente e la conversione diventa una
risposta a Dio che deve essere confermata pi volte nella vita. [] Nel Libro dellApocalisse
leggiamo: Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io
verr da lui, cener con lui ed egli con me. Il nostro uomo interiore deve prepararsi per essere
visitato da Dio, e proprio per questo non deve lasciarsi invadere dalle illusioni, dalle apparenze,
dalle cose materiali. In questo Tempo di Quaresima, nellAnno della fede, rinnoviamo il nostro
impegno nel cammino di conversione, per superare la tendenza di chiuderci in noi stessi e per
fare, invece, spazio a Dio, guardando con i suoi occhi la realt quotidiana. Lalternativa tra la
chiusura nel nostro egoismo e lapertura allamore di Dio e degli altri, potremmo dire che
corrisponde allalternativa delle tentazioni di Ges: alternativa, cio, tra potere umano e amore
della Croce, tra una redenzione vista nel solo benessere materiale e una redenzione come opera
di Dio, cui diamo il primato nellesistenza. Convertirsi significa non chiudersi nella ricerca del
proprio successo, del proprio prestigio, della propria posizione, ma far s che ogni giorno, nelle
piccole cose, la verit, la fede in Dio e lamore diventino la cosa pi importante.

Dai Discorsi di sant'Andrea di Creta, vescovo (Disc. 9 sulle Palme; PG 97, 990-994)

Venite, e saliamo insieme sul monte degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna da
Betnia e si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero
della nostra salvezza. Viene di sua spontanea volont verso Gerusalemme. E' disceso dal cielo,
per farci salire con s lass al di sopra di ogni principato e autorit, di ogni potenza e
dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare. Venne non per conquistare la gloria,
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non nello sfarzo e nella spettacolarit, Non contender, dice, n grider, n si udr sulle
piazze la sua voce. Sar mansueto e umile, ed entrer con un vestito dimesso e in condizione di
povert. Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro
che gli andarono incontro. Non per per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami
d'olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e
in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone. Accogliamo cos il Verbo di Dio
che si avanza e riceviamo in noi stessi quel Dio che nessun luogo pu contenere. Egli, che la
mansuetudine stessa, gode di venire a noi mansueto. Sale, per cos dire, sopra il crepuscolo del
nostro orgoglio, o meglio entra nell'ombra della nostra infinita bassezza, si fa nostro intimo,
diventa uno di noi per sollevarci e ricondurci a s. Egli sal verso oriente sopra i cieli dei cieli
cio al culmine della gloria e del suo trionfo divino, come principio e anticipazione della nostra
condizione futura. Tuttavia non abbandona il genere umano perch lo ama, perch vuole
sublimare con s la natura umana, innalzandola dalle bassezze della terra verso la gloria.
Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami
inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere,
con la linfa, anche il loro verde. Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia, o meglio, di tutto
lui stesso poich quanti siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo e prostriamoci
ai suoi piedi come tuniche distese. Per il peccato eravamo prima rossi come scarlatto, poi in
virt del lavacro battesimale della salvezza, siamo arrivati al candore della lana per poter offrire
al vincitore della morte non pi semplici rami di palma, ma trofei di vittoria. Agitando i rami
spirituali dell'anima, anche noi ogni giorno, assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente:
Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele.

Da un'antica Omelia sul Sabato Santo - La discesa agli inferi del Signore

Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno
avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A
coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te
comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perch rimanessi prigioniero
nell'inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi
mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti
un'unica e indivisa natura. Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho
rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al
di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero
tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un
giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia
faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda
sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.
Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati.
Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua
mano all'albero. Morii sulla croce e la lancia penetr nel mio costato, per te che ti addormentasti
nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. Il mio costato san il dolore del tuo fianco. Il
mio sonno ti liberer dal sonno dell'inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta
contro di te. Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io
invece non ti rimetto pi in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di
toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho
posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio s che i cherubini ti adorino quasi
come Dio, anche se non sei Dio. Il trono celeste pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la
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sala allestita, la mensa apparecchiata, l'eterna dimora addobbata, i forzieri aperti. In altre
parole, preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli.

DallEsortazione Apostolica Postsinodale Verbum Domini sulla Parola di Dio nella vita e
nella missione della Chiesa

Poich tutto il Popolo di Dio un popolo inviato, la missione di annunciare la Parola di Dio
compito di tutti i discepoli di Ges Cristo come conseguenza del loro battesimo. Nessun
credente in Cristo pu sentirsi estraneo a questa responsabilit che proviene dallappartenere
sacramentalmente al Corpo di Cristo. Questa consapevolezza deve essere ridestata in ogni
famiglia, parrocchia, comunit, associazione e movimento ecclesiale. La Chiesa, come mistero
di comunione, dunque tutta missionaria e ciascuno, nel suo proprio stato di vita, chiamato a
dare un contributo incisivo allannuncio cristiano. [] I laici sono chiamati a esercitare il loro
compito profetico, che deriva direttamente dal battesimo, e testimoniare il Vangelo nella vita
quotidiana dovunque si trovino. [] Gli orizzonti immensi della missione ecclesiale, la
complessit della situazione presente chiedono oggi modalit rinnovate per poter comunicare
efficacemente la Parola di Dio. Lo Spirito Santo, agente primario di ogni evangelizzazione, non
mancher mai di guidare la Chiesa di Cristo in questa azione. Tuttavia, importante che ogni
modalit di annuncio tenga presente, innanzitutto, la relazione intrinseca tra comunicazione
della Parola di Dio e testimonianza cristiana. Da ci dipende la stessa credibilit dellannuncio.
Da una parte, necessaria la Parola che comunichi quanto il Signore stesso ci ha detto.
Dallaltra, indispensabile dare, con la testimonianza, credibilit a questa Parola, affinch non
appaia come una bella filosofia o utopia, ma piuttosto come una realt che si pu vivere e che fa
vivere. Questa reciprocit tra Parola e testimonianza richiama il modo in cui Dio stesso si
comunicato mediante lincarnazione del suo Verbo. La Parola di Dio raggiunge gli uomini
attraverso lincontro con testimoni che la rendono presente e viva. In modo particolare le
nuove generazioni hanno bisogno di essere introdotte alla Parola di Dio attraverso lincontro e
la testimonianza autentica delladulto, linflusso positivo degli amici e la grande compagnia
della comunit ecclesiale. [] Ogni nostra giornata sia dunque plasmata dallincontro
rinnovato con Cristo, Verbo del Padre fatto carne: Egli sta allinizio e alla fine e tutte le cose
sussistono in lui. Facciamo silenzio per ascoltare la Parola del Signore e per meditarla, affinch
essa, mediante lazione efficace dello Spirito Santo, continui a dimorare, a vivere e a parlare a
noi lungo tutti i giorni della nostra vita. In tal modo la Chiesa sempre si rinnova e ringiovanisce
grazie alla Parola del Signore che rimane in eterno. Cos anche noi potremo entrare nel grande
dialogo nuziale con cui si chiude la sacra Scrittura: Lo Spirito e la sposa dicono: Vieni!. E
chi ascolta ripeta: Vieni! Colui che attesta queste cose dice: S, vengo presto!. Amen.
Vieni, Signore Ges.

Dal Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la XXVIII GMG 2013

Cari giovani, oggi non pochi dubitano profondamente che la vita sia un bene e non vedono
chiarezza nel loro cammino. Pi in generale, di fronte alle difficolt del mondo contemporaneo,
molti si chiedono: io che cosa posso fare? La luce della fede illumina questa oscurit, ci fa
comprendere che ogni esistenza ha un valore inestimabile, perch frutto dellamore di Dio. Egli
ama anche chi si allontanato da Lui o lo ha dimenticato: ha pazienza e attende; anzi, ha donato
il suo Figlio, morto e risorto, per liberarci radicalmente dal male. E Cristo ha inviato i suoi
discepoli per portare a tutti i popoli questo annuncio gioioso di salvezza e di vita nuova. [] La
Chiesa, nel continuare questa missione di evangelizzazione, conta anche su di voi. Cari giovani,
voi siete i primi missionari tra i vostri coetanei! Alla fine del Concilio Ecumenico Vaticano II, di
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cui questanno celebriamo il 50 anniversario, il Servo di Dio Paolo VI consegn ai giovani e
alle giovani del mondo un Messaggio che si apriva con queste parole: a voi, giovani uomini e
donne del mondo intero, che il Concilio vuole rivolgere il suo ultimo messaggio. Perch siete
voi che raccoglierete la fiaccola dalle mani dei vostri padri e vivrete nel mondo nel momento
delle pi gigantesche trasformazioni della sua storia. Siete voi che, raccogliendo il meglio
dellesempio e dellinsegnamento dei vostri genitori e dei vostri maestri, formerete la societ di
domani: voi vi salverete o perirete con essa. E concludeva con un appello: Costruite
nellentusiasmo un mondo migliore di quello attuale!. Cari amici, questo invito di grande
attualit. Stiamo attraversando un periodo storico molto particolare: il progresso tecnico ci ha
offerto possibilit inedite di interazione tra uomini e tra popolazioni, ma la globalizzazione di
queste relazioni sar positiva e far crescere il mondo in umanit solo se sar fondata non sul
materialismo ma sullamore, lunica realt capace di colmare il cuore di ciascuno e di unire le
persone. Dio amore. Luomo che dimentica Dio senza speranza e diventa incapace di amare
il suo simile. Per questo urgente testimoniare la presenza di Dio affinch ognuno possa
sperimentarla: in gioco la salvezza dellumanit e la salvezza di ciascuno di noi. Chiunque
comprenda questa necessit, non potr che esclamare con san Paolo: Guai a me se non
annuncio il Vangelo!. Annunciando il Vangelo voi stessi crescete nel radicarvi sempre pi
profondamente in Cristo, diventate cristiani maturi. Limpegno missionario una dimensione
essenziale della fede: non si veri credenti senza evangelizzare. E lannuncio del Vangelo non
pu che essere la conseguenza della gioia di avere incontrato Cristo e di aver trovato in Lui la
roccia su cui costruire la propria esistenza. Impegnandovi a servire gli altri e ad annunciare loro
il Vangelo, la vostra vita, spesso frammentata tra diverse attivit, trover la sua unit nel
Signore, costruirete anche voi stessi, crescerete e maturerete in umanit. [] Vi consiglio di fare
memoria dei doni ricevuti da Dio per trasmetterli a vostra volta. Imparate a rileggere la vostra
storia personale, prendete coscienza anche della meravigliosa eredit delle generazioni che vi
hanno preceduto: tanti credenti ci hanno trasmesso la fede con coraggio, affrontando prove e
incomprensioni. Non dimentichiamolo mai: facciamo parte di una catena immensa di uomini e
donne che ci hanno trasmesso la verit della fede e contano su di noi affinch altri la ricevano.
Lessere missionari presuppone la conoscenza di questo patrimonio ricevuto, che la fede della
Chiesa: necessario conoscere ci in cui si crede, per poterlo annunciare. Come ho scritto
nellintroduzione di YouCat, il Catechismo per giovani, dovete conoscere la vostra fede con la
stessa precisione con cui uno specialista di informatica conosce il sistema operativo di un
computer; dovete conoscerla come un musicista conosce il suo pezzo; s, dovete essere ben pi
profondamente radicati nella fede della generazione dei vostri genitori, per poter resistere con
forza e decisione alle sfide e alle tentazioni di questo tempo. [] Levangelizzazione parte
sempre dallincontro con il Signore Ges: chi si avvicinato a Lui e ha fatto esperienza del suo
amore vuole subito condividere la bellezza di questo incontro e la gioia che nasce da questa
amicizia. Pi conosciamo Cristo, pi desideriamo annunciarlo. Pi parliamo con Lui, pi
desideriamo parlare di Lui. Pi ne siamo conquistati, pi desideriamo condurre gli altri a Lui.
Mediante il Battesimo, che ci genera a vita nuova, lo Spirito Santo prende dimora in noi e
infiamma la nostra mente e il nostro cuore: Lui che ci guida a conoscere Dio e ad entrare in
amicizia sempre pi profonda con Cristo; lo Spirito che ci spinge a fare il bene, a servire gli
altri, a donare noi stessi. Attraverso la Confermazione, poi, siamo fortificati dai suoi doni per
testimoniare in modo sempre pi maturo il Vangelo. dunque lo Spirito damore lanima della
missione: ci spinge ad uscire da noi stessi, per andare ed evangelizzare. Cari giovani,
lasciatevi condurre dalla forza dellamore di Dio, lasciate che questo amore vinca la tendenza a
chiudersi nel proprio mondo, nei propri problemi, nelle proprie abitudini; abbiate il coraggio di
partire da voi stessi per andare verso gli altri e guidarli allincontro con Dio. [] Per
questo vi invito a radicarvi nella preghiera e nei Sacramenti. Levangelizzazione autentica nasce
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sempre dalla preghiera ed sostenuta da essa: dobbiamo prima parlare con Dio per poter parlare
di Dio. E nella preghiera, affidiamo al Signore le persone a cui siamo inviati, supplicandolo di
toccare loro il cuore; domandiamo allo Spirito Santo di renderci suoi strumenti per la loro
salvezza; chiediamo a Cristo di mettere le parole sulle nostre labbra e di farci segni del suo
amore. E, pi in generale, preghiamo per la missione di tutta la Chiesa, secondo la richiesta
esplicita di Ges: Pregate dunque il signore della messe, perch mandi operai nella sua
messe!. Sappiate trovare nellEucaristia la sorgente della vostra vita di fede e della vostra
testimonianza cristiana, partecipando con fedelt alla Messa domenicale e ogni volta che potete
nella settimana. Ricorrete frequentemente al Sacramento della Riconciliazione: un incontro
prezioso con la misericordia di Dio che ci accoglie, ci perdona e rinnova i nostri cuori nella
carit. Vi incoraggio inoltre a praticare ladorazione eucaristica: sostare in ascolto e dialogo con
Ges presente nel Sacramento diventa punto di partenza di nuovo slancio missionario. Se
seguirete questo cammino, Cristo stesso vi doner la capacit di essere pienamente fedeli alla
sua Parola e di testimoniarlo con lealt e coraggio. A volte sarete chiamati a dare prova di
perseveranza, in particolare quando la Parola di Dio susciter chiusure od opposizioni. Vi
incoraggio a restare saldi nella fede, sicuri che Cristo accanto a voi in ogni prova. Egli vi
ripete: Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di
male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perch grande la vostra ricompensa
nei cieli. Cari giovani, per restare saldi nella confessione della fede cristiana l dove siete
inviati, avete bisogno della Chiesa. Nessuno pu essere testimone del Vangelo da solo. Ges ha
inviato i suoi discepoli in missione insieme: fate discepoli rivolto al plurale. dunque
sempre come membri della comunit cristiana che noi offriamo la nostra testimonianza, e la
nostra missione resa feconda dalla comunione che viviamo nella Chiesa: dallunit e
dallamore che abbiamo gli uni per gli altri ci riconosceranno come discepoli di Cristo. [] In
conclusione, cari giovani, vorrei invitarvi ad ascoltare nel profondo di voi stessi la chiamata di
Ges ad annunciare il suo Vangelo: il suo cuore aperto allamore verso tutti, senza distinzioni,
e le sue braccia sono tese per raggiungere ciascuno. Siate voi il cuore e le braccia di Ges!
Andate a testimoniare il suo amore, siate i nuovi missionari animati dallamore e
dallaccoglienza! La Vergine Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione accompagni ciascuno
di voi nella sua missione di testimone dellamore di Dio. A tutti, con particolare affetto, imparto
la mia Benedizione Apostolica.

Ultima Udienza Generale del Santo Padre Benedetto XVI 27 febbraio 2013

Come lapostolo Paolo, anchio sento nel mio cuore di dover soprattutto ringraziare Dio, che
guida e fa crescere la Chiesa, che semina la sua Parola e cos alimenta la fede nel suo Popolo. In
questo momento il mio animo si allarga ed abbraccia tutta la Chiesa sparsa nel mondo; e rendo
grazie a Dio per le notizie che in questi anni del ministero petrino ho potuto ricevere circa la
fede nel Signore Ges Cristo, e della carit che circola realmente nel Corpo della Chiesa e lo fa
vivere nellamore, e della speranza che ci apre e ci orienta verso la vita in pienezza, verso la
patria del Cielo. Sento di portare tutti nella preghiera, in un presente che quello di Dio, dove
raccolgo ogni incontro, ogni viaggio, ogni visita pastorale. Tutto e tutti raccolgo nella preghiera
per affidarli al Signore: perch abbiamo piena conoscenza della sua volont, con ogni sapienza e
intelligenza spirituale, e perch possiamo comportarci in maniera degna di Lui, del suo amore,
portando frutto in ogni opera buona. In questo momento, c in me una grande fiducia, perch
so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verit del Vangelo la forza della Chiesa, la sua vita. Il
Vangelo purifica e rinnova, porta frutto, dovunque la comunit dei credenti lo ascolta e accoglie
la grazia di Dio nella verit e nella carit. Questa la mia fiducia, questa la mia gioia. Quando,
il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto la ferma
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certezza che mi ha sempre accompagnato: questa certezza della vita della Chiesa dalla Parola di
Dio. In quel momento, come ho gi espresso pi volte, le parole che sono risuonate nel mio
cuore sono state: Signore, perch mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? E un peso grande
quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getter le reti, sicuro che
Tu mi guiderai, anche con tutte le mie debolezze. E otto anni dopo posso dire che il Signore mi
ha guidato, mi stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. E stato un
tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non
facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore
ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca stata abbondante; vi
sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la
storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c
il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non mia, non nostra, ma sua. E il
Signore non la lascia affondare; Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini
che ha scelto, perch cos ha voluto. Questa stata ed una certezza, che nulla pu offuscare.
Ed per questo che oggi il mio cuore colmo di ringraziamento a Dio perch non ha fatto mai
mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amore. Siamo
nellAnno della fede, che ho voluto per rafforzare proprio la nostra fede in Dio in un contesto
che sembra metterlo sempre pi in secondo piano. Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma
fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci
sostengono sempre e sono ci che ci permette di camminare ogni giorno, anche nella fatica.
Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha
mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano. In
una bella preghiera da recitarsi quotidianamente al mattino si dice: Ti adoro, mio Dio, e ti amo
con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano. S, siamo contenti per il dono
della fede; il bene pi prezioso, che nessuno ci pu togliere! Ringraziamo il Signore di questo
ogni giorno, con la preghiera e con una vita cristiana coerente. Dio ci ama, ma attende che anche
noi lo amiamo! Ma non solamente Dio che voglio ringraziare in questo momento. Un Papa
non solo nella guida della barca di Pietro, anche se la sua prima responsabilit. Io non mi
sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino; il Signore mi ha messo
accanto tante persone che, con generosit e amore a Dio e alla Chiesa, mi hanno aiutato e mi
sono state vicine. Anzitutto voi, cari Fratelli Cardinali: la vostra saggezza, i vostri consigli, la
vostra amicizia sono stati per me preziosi; i miei Collaboratori, ad iniziare dal mio Segretario di
Stato che mi ha accompagnato con fedelt in questi anni; la Segreteria di Stato e lintera Curia
Romana, come pure tutti coloro che, nei vari settori, prestano il loro servizio alla Santa Sede:
sono tanti volti che non emergono, rimangono nellombra, ma proprio nel silenzio, nella
dedizione quotidiana, con spirito di fede e umilt sono stati per me un sostegno sicuro e
affidabile. Un pensiero speciale alla Chiesa di Roma, la mia Diocesi! Non posso dimenticare i
Fratelli nellEpiscopato e nel Presbiterato, le persone consacrate e lintero Popolo di Dio: nelle
visite pastorali, negli incontri, nelle udienze, nei viaggi, ho sempre percepito grande attenzione e
profondo affetto; ma anchio ho voluto bene a tutti e a ciascuno, senza distinzioni, con quella
carit pastorale che il cuore di ogni Pastore, soprattutto del Vescovo di Roma, del Successore
dellApostolo Pietro. Ogni giorno ho portato ciascuno di voi nella preghiera, con il cuore di
padre. Vorrei che il mio saluto e il mio ringraziamento giungesse poi a tutti: il cuore di un Papa
si allarga al mondo intero. E vorrei esprimere la mia gratitudine al Corpo diplomatico presso la
Santa Sede, che rende presente la grande famiglia delle Nazioni. Qui penso anche a tutti coloro
che lavorano per una buona comunicazione e che ringrazio per il loro importante servizio. A
questo punto vorrei ringraziare di vero cuore anche tutte le numerose persone in tutto il mondo,
che nelle ultime settimane mi hanno inviato segni commoventi di attenzione, di amicizia e di
preghiera. S, il Papa non mai solo, ora lo sperimento ancora una volta in un modo cos grande
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che tocca il cuore. Il Papa appartiene a tutti e tantissime persone si sentono molto vicine a lui. E
vero che ricevo lettere dai grandi del mondo dai Capi di Stato, dai Capi religiosi, dai
rappresentanti del mondo della cultura eccetera. Ma ricevo anche moltissime lettere da persone
semplici che mi scrivono semplicemente dal loro cuore e mi fanno sentire il loro affetto, che
nasce dallessere insieme con Cristo Ges, nella Chiesa. Queste persone non mi scrivono come
si scrive ad esempio ad un principe o ad un grande che non si conosce. Mi scrivono come fratelli
e sorelle o come figli e figlie, con il senso di un legame familiare molto affettuoso. Qui si pu
toccare con mano che cosa sia Chiesa non unorganizzazione, unassociazione per fini religiosi
o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Ges Cristo, che
ci unisce tutti. Sperimentare la Chiesa in questo modo e poter quasi toccare con le mani la forza
della sua verit e del suo amore, motivo di gioia, in un tempo in cui tanti parlano del suo
declino. Ma vediamo come la Chiesa viva oggi! In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie
forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la
sua luce per farmi prendere la decisione pi giusta non per il mio bene, ma per il bene della
Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravit e anche novit, ma
con una profonda serenit danimo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare
scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi. Qui
permettetemi di tornare ancora una volta al 19 aprile 2005. La gravit della decisione stata
proprio anche nel fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal
Signore. Sempre chi assume il ministero petrino non ha pi alcuna privacy. Appartiene sempre
e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa. Alla sua vita viene, per cos dire, totalmente tolta la
dimensione privata. Ho potuto sperimentare, e lo sperimento precisamente ora, che uno riceve la
vita proprio quando la dona. Prima ho detto che molte persone che amano il Signore amano
anche il Successore di san Pietro e sono affezionate a lui; che il Papa ha veramente fratelli e
sorelle, figli e figlie in tutto il mondo, e che si sente al sicuro nellabbraccio della vostra
comunione; perch non appartiene pi a se stesso, appartiene a tutti e tutti appartengono a lui. Il
sempre anche un per sempre - non c pi un ritornare nel privato. La mia decisione di
rinunciare allesercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a
una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto
in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto pi la potest dellofficio per il governo
della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per cos dire, nel recinto di san Pietro. San
Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sar di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la
via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente allopera di Dio. Ringrazio tutti e
ciascuno anche per il rispetto e la comprensione con cui avete accolto questa decisione cos
importante. Io continuer ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la
riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora
ogni giorno e che vorrei vivere sempre. Vi chiedo di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di
pregare per i Cardinali, chiamati ad un compito cos rilevante, e per il nuovo Successore
dellApostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo Spirito. Invochiamo
la materna intercessione della Vergine Maria Madre di Dio e della Chiesa perch accompagni
ciascuno di noi e lintera comunit ecclesiale; a Lei ci affidiamo, con profonda fiducia. Cari
amici! Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili.
Non perdiamo mai questa visione di fede, che lunica vera visione del cammino della Chiesa e
del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il
Signore ci accanto, non ci abbandona, ci vicino e ci avvolge con il suo amore. Grazie!




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CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA


Canto di ingresso:

Ascolta, Creatore pietoso

Ascolta, Creatore pietoso, le nostre preghiere e le lacrime
che in questo tempo santo t'offriamo nella penitenza.

Tu scruti le menti e i cuori, conosci le nostre miserie;
a noi che torniamo pentiti concedi la grazia del perdono.

Piet di noi, piet di noi, piet di noi, Signore.
Ascolta la nostra supplica, ascolta e perdona.

grande il nostro peccato, ma il tuo amore pi grande.
A gloria del tuo santo nome ai deboli dona il tuo balsamo.

Col giogo della penitenza correggi il corpo ribelle,
e l'anima libera sciogli dagli aspri legami del peccato.


Prima Lettura Es 3,1-8.13-15
Io-Sono mi ha mandato a voi

Dal libro dellsodo
In quei giorni, mentre Mos stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di
Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arriv al monte di Dio, lOreb. Langelo del
Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guard ed ecco: il
roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mos pens: Voglio avvicinarmi
a osservare questo grande spettacolo: perch il roveto non brucia?. Il Signore vide che si era
avvicinato per guardare; Dio grid a lui dal roveto: Mos, Mos!. Rispose: Eccomi!.
Riprese: Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perch il luogo sul quale tu stai
suolo santo!. E disse: Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di
Giacobbe. Mos allora si copr il volto, perch aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore
disse: Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi
sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dellEgitto e per
farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e
miele. Mos disse a Dio: Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi
ha mandato a voi. Mi diranno: Qual il suo nome?. E io che cosa risponder loro?. Dio
disse a Mos: Io sono colui che sono!. E aggiunse: Cos dirai agli Israeliti: Io Sono mi ha
mandato a voi. Dio disse ancora a Mos: Dirai agli Israeliti: Il Signore, Dio dei vostri padri,
Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo il mio nome per
sempre; questo il titolo con cui sar ricordato di generazione in generazione.



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Salmo Responsoriale Dal Salmo 102
Benedici il Signore, anima mia, quant' in me benedica il suo nome;
Non dimenticher tutti i suoi benefici. Benedici il Signore, anima mia.

Lui perdona tutte le tue colpe e ti salva dalla morte.
Ti corona di grazia e ti sazia di beni nella tua giovinezza.

Il Signore agisce con giustizia, con amore verso i poveri.
Rivel a Mos le sue vie, ad Israele le sue grandi opere.

Il Signore buono e pietoso, lento all'ira e grande nell'amore.
Non conserva in eterno il suo sdegno e la sua ira verso i nostri peccati.

Come dista oriente da occidente allontana le tue colpe
perch sa che di polvere siam tutti noi plasmati, come l'erba i nostri giorni.

Benedite il Signore, voi angeli, voi tutti suoi ministri.
Beneditelo voi tutte sue opere e domini. Benedicilo tu, anima mia.


Seconda Lettura 1Cor 10,1-6.10-12
La vita del popolo con Mos nel deserto stata scritta per nostro ammonimento.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono
il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mos nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo
stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia
spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu
gradita a Dio e perci furono sterminati nel deserto. Ci avvenne come esempio per noi, perch
non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono. Non mormorate, come mormorarono
alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose per accaddero a loro
come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali arrivata la fine
dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.


Canto al Vangelo Mt 4,17

Lode a te, o Cristo, Re deterna gloria. Lode e gloria a te!
Convertitevi, dice il Signore,
il Regno dei cieli vicino.
Lode a te, o Cristo, Re deterna gloria. Lode e gloria a te!


Vangelo Lc 13,1-9
Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Ges il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato
aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Ges disse loro:
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Credete che quei Galilei fossero pi peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io
vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle
quali croll la torre di Sloe e le uccise, credete che fossero pi colpevoli di tutti gli abitanti di
Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. Diceva
anche questa parabola: Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a
cercarvi frutti, ma non ne trov. Allora disse al vignaiolo: Ecco, sono tre anni che vengo a
cercare frutti su questalbero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perch deve sfruttare il
terreno?. Ma quello gli rispose: Padrone, lascialo ancora questanno, finch gli avr zappato
attorno e avr messo il concime. Vedremo se porter frutti per lavvenire; se no, lo taglierai.


Canto di offertorio:

O Dio, tu sei il mio Dio

O Dio, tu sei il mio Dio, ti cerco dallaurora,
di te ha sete lanima mia, a te anela la mia carne.

Ti cerco come terra arida, anelo a te come a una fonte;
cos nel tempio tho cercato per contemplare la tua gloria.

Le labbra mie daranno lode a te per la tua grazia infinita.
Cos benedir il tuo nome, a te alzer le mie mani.

Nel mio giaciglio ti ricordo, ripenso a Te nelle mie veglie;
per te esulter di gioia allombra delle tue ali.


Canto di comunione:

Questo il mio comandamento

Questo il mio comandamento: che vi amiate
come io ho amato voi, come io ho amato voi.

Nessuno ha un amore pi grande di chi d la vita per gli amici;
voi siete miei amici se farete ci che vi dir.

Il servo non sa ancora amare, ma io vho chiamato miei amici,
rimanete nel mio amore ed amate il Padre come me.

Io pregher il Padre per voi e dar a voi il Consolatore,
che rimanga sempre in voi e vi guidi nella carit.






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Canto finale:

Madre fiducia nostra

Madre, fiducia nostra, Madre della speranza,
tu sei nostro sostegno, tu sei la guida, tu sei conforto,
in te noi confidiamo, tu sei Madre nostra.

In te piena di grazia si compie il mistero,
in te Vergine pura il Verbo eterno s' fatto carne,
in te l'uomo rinasce per la vita eterna.

Nella tua fiducia noi cammineremo
per donare al mondo la vita.
Portatori di Cristo, salvatori dei fratelli.

Madre del Redentore, proteggi i tuoi figli,
a te noi affidiamo la nostra vita, il nostro cuore,
conservaci fedeli al divino Amore.





Preghiera del corista

O Padre, Creatore delluniverso,
tu hai posto in ogni cosa il segno del tuo infinito amore
e hai donato alle creature limpronta della tua bellezza.
Rendimi autentico cantore del tuo amore,
fa che con il mio canto sappia esprimere
un poco di quellarmonia sublime che Tu hai posto in tutte le cose
e che muove il cielo e la terra in quellaccordo mirabile che tutto abbraccia.
Fa che il mio canto sia sempre a servizio della tua lode,
che non mi vanti mai di questo dono,
che offra il mio servizio alla Chiesa senza alcuna vanit e superbia,
sapendo di assolvere un dovere damore verso Dio e i fratelli.
Metti nel mio cuore il canto nuovo che sgorga dal cuore del Risorto,
e fa che, animato dal tuo Santo Spirito,
possa lodarti e farti lodare per la tua unica gloria,
vivendo nel servizio liturgico lanticipo della liturgia celeste.
Te lo chiedo per Cristo Salvatore nostro,
causa e modello del nostro canto.

Amen.

mons. Marco Frisina

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