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Relazione di Costantinopoli (1684)
Giambattista Donado
Biblioteca Italiana
2005
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[Relazione di Costantinopoli (1684).]
Relazione del Nobil Uomo Giambattista Donado quondam Nicolo' del suo Bailaggio a
Costantinopoli. Consegnata dal medesimo al signor Agostino Bianchi Secretario
Dell'eccellentissimo Senato li 2 Agosto 1684. Letta il 20 del mese ed anno suddetto,
stando io sopra il soglio e sedendo nel luogo degli Ambasciatori ritornati.
Premessa
Serenissimo Principe.
Non avendo alito pi vivace il mio cuore della ereditata ubbidienza alli comandi riveriti
dell'Eccellentissimo Senato, mi cade in conseguenza che nell'esercitarmi per essa io vi
trovi il pi soave respiro ed il pi grato ornamento dell'esser mio. Ella l'aura beata
che mi guida al sublime soglio di Vostra Serenit, sopra di cui esistendo, presento la
relazione delle cose pi rimarcabili del mio Bailaggio di Costantinopoli, per esecuzione
puntuale anco in questa parte delle leggi pi riguardevoli della Serenissima
Repubblica.
Il motivo adunque di questa umilissima mia azione, annoverandosi al numero di
dare e ricevere tributi, la render non indegna di pervenire sotto l'occhio del Principe,
ed il Principe presso di cui sono stato spedito a risiedere in gravi congiunture, grande
per la vasta ampiezza degli Stati che domina, per la reputata potenza e titolo che il
mondo tutto gli acconsente, renderanno questi miei fogli non impari all'aggradimento
generoso delle Eccellenze Vostre verso le applicazioni mie, e tanto pi, quanto che la
superba intrapresa contro la Cristianit, con tant' arte ed in tanto tempo simulata e
tessuta, ridotta a cos poderosa e reputabil potenza d'armi, essendo stata schernita,
dissipata e dispersa dall'Onnipotente mano di Sua Divina Maest con forma inopinata,
col mezzo di braccio militare che sebbene forte non era solito a trionfare di simili
eserciti prepotenti, distinguer questi secoli dai secoli precedenti, e qualificher questa
narrazione, la quale per quello che ha annessione alla relazione presente anche per
incidenza sar da me spiegata in cinque capi:
Primo. Rappresenter se la casa Ottomana si ritrovi per anco in quell'alto posto di
autorit dispotica nella quale, con il corso di tante vittorie per molti secoli, si trovava;
ed insieme l'arte violentissima della tirannia.
Secondo. Quali siano le persone della famiglia reale, abilit loro, e de' ministri.
Terzo. Quanta sia la vera somma dell'annuale rendita, casn e tesoro in danaro e
gioje ed altre cose preziose.
Quarto. Quanto numerose e poderose siano le forze militari, cos terrestri che
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marittime.
Quinto. Quanto reputi e come si intenda il Sultano con li Principi a lui confinanti, e
con li remoti ancora, e in particolare con Vostra Serenit; essendo il massimo dei miei
riflessi riferire come riguardino li Turchi la Serenissima Repubblica.
Capo primo.
Per versare con brevit circa il primo punto, sar sufficiente riflesso che la casa
Ottomana l'unica al mondo che abbia saputo e potuto formare un permanente
comando sopra la regola del timore, e rendere, per tante et, successiva ed ereditaria
la tirannia. Ed palese assai che questa dispotica ed alta autorit se l'abbia
principalmente stabilita, con aversi posto in totale possesso nel dirigere le coscienze e
disporre della religione a suo arbitrio: con che in certo modo rese l'armi sue nella
guerra abbronzite da una disperata credenza e da un'inevitabile disposizione del
destino.
noto ad ognuno che i Turchi di loro prima origine selvaggi e campestri, inoltrati
nell'Asia con il valore ottomano, poich si impadronirono di qualche squarcio di essa
nella quale ritrovarono diverse sette e religioni trascelsero la Maomettana per le
proprie genti, come pi accomodata ad estendere una crescente dominazione, pi
facile per sedurre il Popolaccio coll'uso sregolato de' sensi a crederla infallibile.
Dilat il Sovrano per tutto, e diffonderono li sucessori con l'ampiezza del Dominio,
diverse leggi ed arcani di stato, intrusi nelle regole della Religione e negli errori della
credenza, onde la cieca obbedienza al comando confuse la venerazione dovuta al
Principe quasi con la adorazione esercitata con Dio: poich si credeva universalmente
che il morire, massime nelle guerre per il Gran Signore, fosse una corona di martirio e
un sicuro possesso felice del paradiso. Altrettanto fuori di dubbio al presente, che
non si sia di giorno in giorno scemato questo fervore, e che non sia sempre pi per
allontanarsi la cieca sudditanza dal metodo antico della prima sua istituzione e origine.
Facile poi il farne giudizio e predizione di ci che debba seguire: mentre li Stati non
si mantengono meglio che, sulla base dei loro sodi principii e nelli termini della loro
fondazione. Conviene per che accerti Vostra Serenit che di presente si di gran
lunga cangiata nei Turchi la prima rozzezza loro e la fierezza che possedevano, e che
stabiliva una massima ben diversa da quella che di essi aveva il mondo, cosich per
addattare il nome di Barbaro non basta la diversit dei costumi e la distanza dei paesi,
l'opposto della Religione, o l'incolta maniera di vivere: mentre la loro alterigia,
gonfiata con il suono delle trombe usate in tante vittorie, e la cognitione delle loro
forze prepotenti, lor fanno usare il disprezzo per vantaggio di negozio non meno, che
per alterigia di mente; che per al presente li Turchi non sono n cos feroci e potenti,
n cos inesperti ed inabili al maneggio, come universalmente, venivano creduti; non
convenendosi acconsentir loro, n tanto di reputazione, n tanto di terribilit.
Anco nella Religione Maomettana che riconobbe solo sei esplicatori di essa, ed in
questo termine ristretto si estendeva di presente, si diramata a cos ampia pluralit,
che si trovano nel maomettismo, 72 sorta d'errori e false credenze, ed in particolare
gli Ateisti diffusi e sparsi fra l'universale dei sudditi dell'Imperio: opinione pazzamente
creduta per goffa ignoranza, e astutamente occultata con tanta simulazione per vile
timore, poich presso li Turchi il peccato di miscredenza riceve castigo d'Inferno prima
che il peccatore esca dal mondo, avendo per indispensabile pena l'ardore nel fuoco.
Tuttavia tante sementi di cos feconda zizzania sono cos feroci, che, seminate dalli
demoni, se bene non coltivate che da rozzo libertinaggio, potrebbero una volta
ingombrare l'imperio di spine e cespugli densi non solo, ma crescere in Coltissime
selve d'uomini armati. Crederono pertanto li monarchi ottomani che per impedire
queste efficaci cause di sedizioni e rivolte, non fosse proprio l'uso delle stampe, ed
universale a tutti lo studio e lettura dei libri, perch li sudditi non vedessero con gli
occhi propri gli errori della religione e l'infelice schiavitudine in cui sono detenuti.
Stimo per mio debito rendere noto, che nel dilatarsi da' Monarchi stessi l'Imperio,
conosciutosi necessario provvedere li popoli di chi li mantenesse in pace e polizia con
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la giudicatura, convennero dar mano alla erudizione e allo studio, e tollerare che si
diffondesse una mezzana coltura d'animo non solo, che principiata per dovuta regola
delle coscienze, con la lettura dell'Alcorano, s' poi accresciuta in maniera che gli
stessi Imperatori hanno eretto collegi, istituite scuole e letture pubbliche, aperte ed
universali, cos bene nella citt di Costantinopoli che nelle citt principali dell'Imperio e
nelle terre e ville ancora, insegnandosi gramaticalmente le lingue Persiana ed Araba,
per comprendere l'eleganza con la quale sta l'Alcorano spiegato e da cui ricevono tutti
li punti della loro giudicatura cos civile come canonica. Nel progresso, di questa
erudizione di necessit si sono invogliati poi di altre cognizioni di ornamento, onde
nelle istesse scuole si pur anco introdotta una lettura di moralit, qualche
ornamento di scrivere e dire in prosa ed in metro, qualche squarcio di matematiche,
ed altre buone arti e scienze non speculative ma pratiche e necessarie al benvivere
umano non solamente, ma d'istruzione al comando, anzi che si fanno questi passi con
ordine cos misurato di tempo e di possesso di virt, che li scolari passano al dottorato
ed alle letture con esami ed approvazioni, e secondo il grado della abilit loro sono
impiegati nelle giudicature di Cad in prima loro istanza di Mull in appellazione, ed
escono da loro bene spesso in luce composizioni manoscritte di varie materie utili e
dillettevoli, e da quest' ordine detto degli Effendi si estraggono il Stambul Effendi Nai
Podest di Costantinopoli ed altre citt, li due Cadileschieri, e lo stesso Muft capo
supremo della legge.
Dalla narrata istituzione di tal ordine di uomini di tal condizione, resa
numerosissima, perch ricavando da civanzi delle loro cariche e dall'artificiosa
industria venalissima d esercitarlo o dalli assegnamenti della Cassa regia, sussistenza
molto agiata non solo ma ricchezza e modo sicuro di vivere per loro e famiglie,
disobbligati dalla guerra, non solo, ma facendo privilegi distinti, costituiscono una
popolazione entro all'Imperio ottomano, insolita dal suo metodo militare e attivo,
mentre tanta ricchezza nutre un popolo amico dell'ozio, nemico degli imbarazzi,
lasciando eredit di fortune, di professioni e di qualche grado riputato di nascita,
condizioni per lo avanti totalmente ignote alla sudditanza degli ottomani. Si aggiunge
per che l'uso di continua lettura, e l'osservazione e la naturale facolt dell'anima che
brama di sapere, loro scuopre facimente che Maometto fu veramente un falso
impostore, reputata perci pazzia di perire per le di lui menzogne, e nello stesso
tempo caricano di biasimo eguale e con maggior libert Mos e Ges; onde sebbene
quanto all'esteriore professino la mosulmana, per lo pi confondono le mal note leggi
e sono veramente di niuna religione, e tuttavia il maggior numero di loro servono alle
moschee, sono Predicatori e Parochi e direttori dei pi delicati affari e delle coscienze.
Comprendendo Maometto IV la grande alterazione che da questo crescente numero di
tale professione succede nel suo Imperio, togliendo alla sua autorit un nervo vigoroso
di gente e di grandi ricchezze, sapendo molto bene quanta forza tenga sopra il popolo
l'ordine degli Effendi, i quali con la Cappa guarnita di Religione si rendono pi
comparenti di ogni altro, e che con essa adornati si internano bene spesso negli affari
pi reconditi di governo e di stato, che per con occulto rimedio neglige a titolo di
incuria, ma volontariamente il pagamento delli salarj alli lettori, non si vale di questa
gente nelli comandi o lo fa meno che pu e copre sotto apparenza di poco genio allo
studio, l'antigenio che ha veramente a quel genere troppo diffuso d'uomini che lo
praticano. Vorrebbe salire sopra il fuoco per ammorzarlo, ma teme di incenerirsi,
ardere qualche parte dell'autorit, o almeno tingerla, e, svelata la gelosia che tiene,
rendere pi crucciosa la pena che prova. E s che l'anno 1648 gli Effendi fomentarono
la milizia al furor della quale convenne egli sottoscrivere la morte dello stesso suo
padre Ibraim, per esecuzione di un Teft fatto dal Muft: oltrech ben comprende quel
gran numero di uomini che cuoprendosi all'ombra delle moschee, si nascondono
all'occhio del Principato e si sottragono dalla autorit e dal comando. Altro maggior
riflesso causa un tanto abuso nell'universale dei sudditi, mentre essendo per ordinario
ministro le provincie catastate e diviso, una parte, la principale e migliore, alli Timari e
Zaimetti ossiano Feudi che sono di presidio e difesa delle medesime per lo pi speditivi
per colonie, l'altra divisa tra le decime delle moschee e popoli carazari, e la terza che
si abbandona sotto il nome di comunale a benefizio dei coloni ed animali; di questa
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sendosi i Turchi impossessati in gran parte sotto di varii titoli, si vanno anche
fabbricando e dati alla coltura agiatamente si alloggiano, vivono lontani da militari
impieghi e azzardi, e nel progresso vivendo e morendo assegnano li beni a qualche
moschea dichiarandoli vacui con riserva per loro ed eredi di annuale corrisponsione e
rendita perpetuamente pattuita. Questa introduzione molto dilatata produce che
essendo molto pi tenero e dolce il ferro adoperato per vomere che per sciabla, la
frugale coltura ammolisce gli animi, e separa in certo modo li sudditi dall'alto della
autorit, cangiata una vita che si faceva di non meritata servit, in altra che godono
innocente e campestre. S'aceresse giornalmente questo volontario esilio e questo
sicuro ricovero, perch consegnati, come dissi, volontariamente beni a vacui delle
moschee, godono anche in quel paese una immunit che li salva dalla rapacit delle
solite avarie, ma li pone inoltre al coperto degli aggravi e delle confiscazioni, dichiarati
di chiesa, e sono li loro figli ed eredi assicurati come d'una sacrata successione. Con
che passando dalla vita faticosa di soldato vagante alla deliziosa e quieta di colono, in
apparenza ricevendo li stessi lucri in pigione, ma di possessore permanente, snervano
della pi viva forza il Sultano, e cercano assicurarsi d'una quiete che sperano e
procurano consegnata alla perpetuit. Risentendo il Gransignore il grave pregiudizio,
siccome conosce esser egli interprete della legge (a tal segno che li suoi Precessori
dichiararono la legge delle Pompe per legge canonica, pubblicando e proibendone per
peccaminoso l'abuso, e ci perch li sudditi dissipando le sostanze non possano alle
occorrenze somministrarle al principato), pertanto applica e spera e vuole che
l'interesse di Stato prevaler debba all'interesse delle Moschee. Anzich il suo cancellier
grande Mustaf penultimo morto, avendo con suo testamento, in mio tempo di
permanenza a Costantinopoli, lasciati varj stabili di tale ricoverata natura sotto nome
di beni della chiesa, il Gran signore fece un atiscerif ossia Arresto con cui dichiar che
prima di divolversi li beni totalmente alla Moschea in eredit, si dovesse espurgare il
cumulo delle facolt da debiti, e nel mentre si intendessero essi beni aggregati alla
Camera nel fisco, onde inventata da' Teftardari una revisione di gravezze sopra la
stessa facolt rimasero li beni tutti come in deposito, senza che alcuno tentasse di
cimentare alcuna ragione sopra essa contro li Fiscali del Sultano, assegnando alimento
ai figli del morto, con che spirarono le speranze che mai pi rivivesse alla esecuzione
del testamento quella lasciata facolt.
Grande mormorazioni si udirono degli interessati per la violenza dell'atto contro le
ultime volont, le quali pervenute a notizia del Gransignore, mentre agitava colla
mente sopra a cos forte disturbo, il primo visir Car Mustaf si port dal Sultano e lo
spinse talmente all'intrapresa contro i Cristiani, insegnandogli che per vendicare l'atto
dell'imperiale autorit, essendovi necesario il ferro ed il fuoco, non si poteva meglio
adoperarli che al calore d'una grande vittoria, e che questo fosse per essere il vero
modo per cui restassero domati e repressi tanti dei pi riputati dei suoi ministri; e de'
Capigi Bass che si erano intrusi, ed impossessati di quantit ben grande di beni di
natura cos privilegiati. Fisso per tanto il Sultano a rimediare a questo grave disordine,
comandata la decollazione di Car Mustaf, per la mala direzione delle cose di Vienna,
ordin che li beni tutti fossero devoluti al fisco, come di propriet d'uno schiavo reo
di gravissime colpe punito; non dando luogo alle disposizioni fatte a favore delle
Moschee, ed in conseguenza dei figli; e ne fece subito assegnazione alla regia sua
stalla e dispensa e cucina, avendo assegnati alli figli del morto appanaggi piuttosto
abbondanti che sufficienti, onde la gran ferita ben fasciata e coperta apportasse meno
d'orrore e apparisse meno sanguinolente, e dalle bocche mezzo otturate uscissero
meno strepitose e meno intese le grida.
Non lasciano nel mentre li Monarchi Ottomani di far spargere tra i Popoli, che la
loro Autorit sia sopra la legge, e ne' stessi pulpiti tutte le prediche sono
accompagnate con l'invocazione alla loro preservazione d'Imperio e d'autorit, a segno
che per infervorare della pi cieca obbedienza arrogano loro per merito qualificato
che, per l'esalazione, quiete e felicit dei mosulmani, sacrificano volontariamente le
viscere loro stesse nella guerra non solo, ma nella pace ancora, con il taglio delle teste
dei fratelli e dei figli, ammantando il pi inumano delli errori per una vittima
d'innocenza e di merito, mentre di questa maniera di violenza diabolica e totalmente
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d'innocenza e di merito, mentre di questa maniera di violenza diabolica e totalmente
nemica a' naturali affetti, si infirma nei sudditi una mansuetudine temuta con
l'effusione del sangue, e si sublima l'autorit alli gradi pi elevati del pi dispotico
imperio.
Capo secondo.
Delle persone reali e delli ministri pi grandi.
Sopra un cos elevato trono risiede al presente Maometto IV, nato come viene creduto
dalla stirpe de' Spanduziani, famiglia grande nell'Asia, emula ad un tempo e
debellatrice della Seleucia.
Il Gran Sultano nato il trentottesimo anno del secolo corrente; inopinatamente
elevato al comando in et di circa 10 anni sendole stata cinta la sciabla ed inaugurato
a Gransignore nella solita moschea dalla tumultuante milizia, baccante di furore e di
sangue nella grande sollevazione d'allora. Era in quel tempo in una adolescenza di
debole complessione, resa dal barbaro tumulto a cimento di vita, ed il violente
trasporto nella tenera et recandolo maggiori le debolezze puerili, servendole in quel
grave caso le bende reali pi ad uso degli occhi che per adornamento del capo.
di presente in et di 46 anni incirca: uomo di statura poco pi che mezzana, le
braccia considerate per lunghe a causa del collo corto, ha il volto disteso, colore tra il
pallido e l'oleastro, occhio grande e nero, naso profilato, bocca proporzionata, pelo
castagno scuro, raro per e con suo disgusto massime nella barba; non sarebbe senza
spirito in faccia se la crapula e la libidine non gli togliessero di vivezza e di brio.
incomodato da sei cauterj e dallo smoderato divertimento di caccie, cosich interdetto
nelle ginocchia riesce lento di moto pi per necessit che per gravit; naturalmente
non in alcuna operazione vivace, anzi d'animo ipocondriaco, non di gran cuore n
senza risoluzione occorrendo, tuttavia delle grandi azioni pi abile ad esserne
suggerito che a concepirlo. Ma l'uso di tanti anni di gravi maneggi non lo lascia tra li
meno conoscitori del meglio, piuttosto geloso che trascurato della propria
consistenza ed autorit, ed in conseguenza attento quanto basta al governo ordinario.
Veramente egli inesplicabilmente avaro, cupido dell'oro, non avido del sangue,
scrupoloso osservatore della sua Religione, amico in eccesso de' divertimenti, onde
queste tre ultime parti lo rendono assai grato al popolaccio.
Volentieri egli si abbandona alla direzione del ministro, e perch il suo placido
genio e l'inclinazione al danaro pubblicamente palese, non cos cosa fuori di
speranza il blandirlo, alettarlo e guadagnarlo ancora; ascolta volentieri e di sua mano
riceve suppliche, ed anco talvolta da ogni condizione di gente; ha grande concetto di
sua persona e potenza, e la felicit fino a quest' ultimo tempo goduta gli faceva
concepire non ordinaria stima del proprio suo valore e condotta; ma scuopr la tenera
tempra dell'animo suo nella recente occasione del suo esercito dissipato sotto Vienna
(che teneva certamente per conquistata), cosicch sorpreso dall'inopinato caso
all'avviso di un tanto successo veramente egli si avvil, si ritir per qualche giorno
dall'aspetto dell'universale, odi la conversazione, allontan li paggi della sua camera
e presenza, am non essere veduto, forse perch non fosse osservata fiacchezza
maggiore, volle tre continue notti il manigoldo vicino alla sua voce, nelle stesse non
ritrov riposo o sonno e convenne, procurar dall'arte ricercando succhi di lattughe
amandorle ed altro per riconciliarlo, massime dal dottor Thilli medico da me spedito
alla assistenza del Musaip, genero dello stesso Gransignore. Tuttavia questi
medicamenti a suffragio di tranquillit venivano procurati sotto titolo di altrui infermit
nel serraglio; del primo suo furore d'allora ricerc dal Muft un Teft per far cacciare
tutti noi altri ministri Cristiani di Costantinopoli, supponendo che avessimo avvisato
delle di lui risoluzioni e forze li nostri principi e che avessimo pregato Dio per la
improsperit dei successi del suo esercito; colpa altrettanto nera quanto pi gloriosa
per noi, se fosse stato eseguito il di lui pensiero; ma non fu annuito al parere del
monarca arrabiato non per carit verso di noi o per non violare il carattere e la
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giustizia, ma per non accrescere nemici all'impero; terminando lo sfogo
dell'Imperatore Ottomano coll'inveire piuttosto contro quelli che gli avevano fatto
spendere l'oro, che contro quelli che gli avevano fatto spargere il sangue.
Applicatosi con fervore eccedente a piuttosto riunire oro che soldati, ordinando
fossero fiscate le facolta di circa 72 soggetti che erano morti nel corso della campagna
col titolo di pasci, parve cos tranquillarsi, perch la naturale passione dell'oro
prevalse a quella del dolore, sebbene efficace ma accidentale.
Risolse poi di passare da Belgrado in Adrianopoli, e lo fece a titolo di essere
stagione di portarsi alli soliti divertimenti di caccia nelle consuete sue campagne,
praticando la mossa con tutta la sua famiglia, e seguito da 2000 persone in circa
facendo ostentazione di pompa, e strepitare moltiplicit di istrumenti di fasto e di
allegrezza, come chi ritornasse trionfante, simulando l'amaro ed interno cruccio, e
cuoprendo con giubilo apparente li discapiti e la passione.
Pervenuto in Adrianopoli, sped Olachi per tutto l'imperio partecipando il successo
come una disgrazia fatale e mala direzione del ministro, avvisando che per tre anni
avvenire aveva determinato di starsene sull'osservazione, agindo in semplice
difensiva; con la quale pubblicazione giudic far comprendere che sebbene fugato un
tanto esercito, non aveva nemici che fossero capaci di fare grande profitto della
vittoria e quanto poco fosse il danno e da temersi li nemici anco trionfanti, bastando a
lui lo scanso per schernirsi a sufficienza per non ricevere colpo mortale. Ordin pure
subito che li disertori del proprio esercito fossero lasciati passare alle case loro e
ripassare anco in Asia; comand perch non fermassero pi di due giorni per luogo,
non perch la carit ovvero gratitudine lo chiamasse di dare questo ricovero alle
truppe, ma perch si dubitava che unendosi grande ammasso di gente, e massime
vicino a Costantinopoli, disperata e cacciata dalla fame e tormentata dalla necessit,
non fosse per gettarsi sopra la imperiale citt a darsi provvedimento con la violenza e
con il sacco. Il Museip mand alli passi stretti delle strade ad incontrare le disperate
milizie, ed a somministrarle qualche sovvegno di soldo e poca moneta d'ordine del
Gransignore, obbligati con avvertite maniere che naturali e pi guadagnato con l'uso
del comando, che forti e note con il suo genio e volont. Non rest parimenti di far
gravi ponderazioni sopra la vita dei suoi fratelli, ma li riguardi prudenti di non
concitare maggiormente, l'irritata milizia, sotto la di cui protezione servivano, gli
trattenne la risoluzione. Che per in tanto caso una gelosia trattenne l'altra, e la
maggiore domin la pi acuta e all'ora molto pi crucciosa.
Sono adunque altri due li personaggi che compongono l'imperiale fraterna, nati
dello stesso Padre Ibraim, ma di madre diversa: l'uno Solimano, Osmano l'altro. Il
primo di gran statura poco per sopra l'ordinaria, ma di cute oscura, pelo nero,
complessione ed animo robusto, per il nome e per le relazioni di sua persona reputato
ed amato dalle milizie, bench non visto; li suoi divertimenti sono l'armi e i cavalli,
non senza qualche diletto dell'armonia e cognizione di istrumenti all'uso della nazione.
Il secondo uomo piccolo di corpo e d'animo, ambo finora schiavi piuttosto del proprio
destino che nati al comando, o pure socj di imperio. Vivono assieme e d'una vita ossia
stame cos disuguale o mal disteso, che fu e sar da momento a momento per
discontinuarsi, mentre pi d'una volta fu la fortuna per romperlo, e di nuovo mal
raggruparlo. E siccome la Valid, che mor l'agosto passato lor fu matrigna per natura,
ma madre per dilezione, serv loro per tutela e difesa; cos spenta che lei fu, di nuovo
si alz la sciabla per atterrarli; gelosa la Kasachi regina vivente della successione dei
figli, e questa donna in fine diventer la loro Parca crudele, quando grande ad
inopinato caso non ne disponga in contrario. Sono per dopo la morte della Valid
consegnati sotto le chiavi e custodia della predetta cognata, in mano della loro
insidiatrice; onde si stima che la loro vita sia per durare soltanto fino quando sia
inventata maniera cauta ed inosservata di perderli, mentre il differimento di s gran
colpo sar, dalla gelosa femmina piuttosto necessit, che suo genio ed arbitrio; che
per serbate vittime da sacrificarsi alla ambizione e gelosia di regnare sono riguardati
come quelli che ad ogni momento apportano riflessi penosi e noiosissimo impaccio.
Mor Zaime, fu Valid madre del Gransignore, li 4 agosto 1683, in et sopra li 70
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anni; prima di spirare chiam a s l'Ag dei Giannizzeri ed il Chislar Ag d'Adrianopoli,
e con serie parole riconsegn loro li due principi prenominati, che ricevettero come in
preciso deposito e con obbligo di custodire e di rendere.
Trentacinque anni prima, nella grande tumultuazione dell'anno 1648, nella quale
per disponere dell'Imperio le milizie vollero strozzato il sultano Ibrabim allora
regnante ed innalzarono il presente Maometto IV come narrai, e mentre rimanevano
dalla savia e coraggiosa Zaime rimproverati che volessero cimentare la venerabile
stirpe Ottomana, sublimando al soglio un piccolo e poco sano fanciullo, volsero le
Milizie interessarsi alla preservazione degli altri tre fratelli che vi erano, ed anzi li
consegnarono alla predetta Zaime da custodire in pegno di venerazione e di fede
serbati e retrocessi nel punto estremo del vivere. Di tre che furono, come dissi, uno
mor di morte procurata non senza cimento di tumulti vent' anni prima, il quale
ammon questo sultano ad astenersi da nuovi pericolosi tentativi, rimasti li due, come
dissi, in sola tutela della consorte dopo la morte di Zaime. Fu donna di grande statura,
d'animo veramente regio, d'attiva abilit capace d'ogni raggiro, emulata anche ella
dalla nuova Kasachi le di cui gare sebben femminili, per veementi inquietarono il
Sultano che risolse dividerle, tenendo la madre come in una relegazione in
Adrianopoli, e onorando l'esiglio col titolo specioso di Custode in parte pi agiata e
remota delli due principi fratelli. La rese per copiosamente provveduta di grandi
appanaggi e sempre fa dal figliuolo monarca venerata ed esaudita viva, e pianta
morta teneramente: non solo perch lei coltivava l'animo del figliuolo con frequenti e
ricchi regali, ma perch sapendo che la di lei prudente condotta nel gran caso della
sollevazione lo aveva tolto al furore delle tumultuanti milizie non solo ma preservatolo
e salvatolo al trono, e nell'adolescenza diretto. Pertanto oltreche le toller il pi che
regio trattamento che Zaime usava per il contegno di sua persona le prometteva di
beneficare assai riccamente la sua corte e gente di sua confidenza, e le lasci
disponere di pi di 2 milioni di reali d'avanzi dei suoi appanagg nelle gran fabbriche
del ricco e delizioso serraglio di Sup e nella grande moschea fatta fabbricare dai
fondamenti, vicino alla scala della dogana, con la dotazione delle rendite di due gran
strade di botteghe di droghe ed altre preziose merci, li affitti delle quali deput al
mantenimento della stessa Moschea e Cappella in cupola separata, eretta per suo
sepolcro e dei sacerdoti ed altre genti per uffiziarla e custodirla ad imitazione e dei
Monarchi Ottomani. Essa di struttura cos sontuosa che ne sorpassa pi che diverse.
Spirata la Valid fu trasportato il di lei cadavere d'Adrianopoli in carrozza, tutto il
corpo ricoperto di ghiaccio per conservarlo nella bollente stagione che correva; e
pervenuto in Costantinopoli tutti li principali ministri accorsero alla porta della citt ad
incontrarlo, sottoponendo le spalle alla bara con emulazione di onore; precorsa da
tutte le guardie e milizie ed ordine di personaggi di qualit pi cospicua, portata e
riposta nel suo sepolcro prenominato.
Per il suddetto decubito prese pi ampio e libero respiro la Kasachi regnante, come
che le fosse tolto l'obice principale della sua sussistenza e disegni.
Questa donna che nata in Retimo dalla casa Verzizzi, la sorte con scherzo di suo
potere la trasse dalle rovine del patrio suolo in condizione di schiava infelice per
trasportarla sul Turco soglio Regina; l'et sua poco inferiore a quella del Sultano
marito, di taglia poco pi che mezzana, piuttosto bella che formosa, d'animo risoluto,
feroce e superiore a quello del marito, ella cos cupida ed attenta al regnare, che
ascrivono alle arti sue che preferita dalla fortuna di partorire al Gransignore il primo
maschio, sebbene dalle odalische gliene sieno poscia nati diversi, niuno sia vissuto,
solo di lei sussistendo li due; chiamate per anco le altre quattro che partorirono prole
mascolina col nome di Regine e con appanaggi e corti anche esse del grado cospicuo
che tengono. La Kasachi per attenta fissamente al suo fine di sortire una volta Valid,
figurandosi quasi con desiderio di pervenire certamente al porto stante la debolezza in
cui vede costituita la complessione del Sultano. Ella nel mentre serve ed obbedise al
marito con disinvoltura, e tratta con libert e superiorit tale che, seguita la sconfitta
dell'esercito ottomano sotto di Vienna, ha ella pi volte rimproverato il Gransignore di
troppa leggerezza per aversi lasciato togliere da Car Mustaf dal sicuro posto di
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decoro e di quiete agli incerti esiti della guerra. Anzi che colta la congiuntura d'una
grande agitazione del Sultano, unita al partito nemico di Car Mustaf ha fatto fare un
rapporto maligno del Cadileschieri della Grecia contro il suddetto Primo Visir che gli ha
tanto rincresciuto, concit tanto il sovrano che infine le rap un ordine della di lui
decollazione. Vendicata di tale maniera d'antichi disprezzi e di nuova offesa ricevuta
da Car Mustaf, che per applicare contento alla guerra intrapresa aveva tolto anche
alla Kasachi 100 mille reali all'anno dei suoi appannaggi, durante quella, e fu detto per
Costantinopoli che avendo il suddetto primo Visir osservato che la Kasachi alcuni mesi
prima avendo fatta battere una schiava Russiota che a suo dispetto si aveva
guadaguato che il Sultano si dilettasse, di lei, onde la faceva correggere col bastone di
troppo insinuante, di che avvisato ed alterato il Gransignore di tale ardita procedura
della moglie si era acceso cos che le convenne ammorzare il troppo caldo del marito
con regali di 150 borse, domando colla sola passione dell'avarizia quella dell'ira, quella
dell'amore e della vendetta di un errore di lesa maest. Onde Car Mostaf cred
proprio di colmarla d'oro cos abbondante per rimanere pi solo al dominio dell'animo
del Sultano. Che per anche per questi accidenti la Kasachi spera ed aspira che il
posto di Valid possa con la morte del marito dargli il contento di vedersi tolta dalla
soggezione anco del medesimo, e di vedere con la morte delli cognati l'elevazione al
trono del figlio.
Due sono li figli maschi che sopravvivono di Maometto IV regnante; il primo di
nome Mustaf d'anni 21 di maggior taglia del padre, ben fatto, robusto, bianco di
carne, ceruleo d'occhio, di pelo che tira al biondo, di volto lungo, non senza spirito in
faccia. Egli per fin ora di genio moderato e tranquillo fuorch nel divertimento della
caccia, sicch si trova con eguale fervore ed inseparabilmente con il padre, maneggia
perfettamente li cavalli ed il ferro, assai scarsamente l'oro per natura ed educazione
ed in questa cos accurato che si pu considerarlo finora emulo del genitore. Tuttavia
rimase talvolta da questo rimproverato, anche in pubblico, per occasione di piccole
mancie con indegnit e bassezza del posto, dell'et e della condizione di quel gran
Principe che viene venerato, dimostra per di non esser uomo di gran cuore anzi che
sia cos rimesso che non ard un giorno correggere nemmeno di parole Car Ibraim
Kaimacan, che fu poi creato primo Visir, di una assai ardita insolenza fattagli nella
caccia, n oper di pi che raccontare il successo al fratello.
Questo altres di nome Solimano d'anni 11 circa, forte di complessione, di robusta
ossatura, di carne e cute che tirano al bruno, porta in faccia e negli occhi brillo feroce,
ha nero il pelo e l'occhio, il portamento e maniera in tutto pronta risoluta ed ardita.
Egli fece al padre la suddetta querela per il fratello, e minaccia di fare con Ibrabim di
proprio pugno vendetta; che per amato pi dell'altro, e mirato con occhio di
maggior aspettazione che il fratello. Restano intanto tutti e due educati da varj
maestri, oltre l'armeggio, di cosmografia in specie, in cui sebbene li Monsulmani pi
qualificati la conoscono, per la famiglia reale e li pi vicini al comando ne sono pi
che mezzanamente istrutti, massime dopo che per grave pregiudizio della Cristianit
ne rest provvista degli Atlanti dei quali Maometto IV ne comand la traduzione,
principiata da chi non vi pi, e continuata in qualche parte da Mauro Cordato,
proscritto per colpa di aver male interpretate le lettore del conte Caprara ed altre
cose, sebbene a forza di oro vissuto. Rimane quindi dai suddetti sei soggetti,
connumerata la Kasachi, composta la famiglia reale.
Vantano di essere dello stesso ceppo il Teftar Kad del Krim, di che l'universale dei
monsulmani ne accredita la voce, e perci come principe del sangue vengono posti e
rimossi dal comando ad arbitrio del Gransignore, restando alcuno di loro d'ordinario
custodito nell'isola di Rodi. Anco la famiglia di Teftar Usbec possessore di vasto
dominio nell'Asia, forse pari a quello degli Ottomani, viene considerato della medesima
stirpe, ed in caso ne pretenderebbero la successione se venisse e si dasse l'occasione
di pretendere sopra tanta eredit; per altro sendo infinito il numero dei parenti del
Gransignore per discendenza di femmine, dei quali non se ne ha conto maggiore che
di Gentiluomini di camera, eletti alla carica di Capigi Bass alla Porta del Sultano,
restando avanzati nelle cariche anco di pasci secondo il talento ed abilit loro.
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Non si contano li titoli semplicemente di pasci nel numero dei ministri, ma si
considerano veramente li Visiri di Banca, tra i quali eccede in stima ed autorit il
primo Visir. Sono li Visiri consiglieri di Stato, delli quali per ordinario ne risiedono
presso la Porta sei oltre il primo, i quali di continuo sono chiamati ed introdotti a
consigliare nelli Mussavari gli affari pi premurosi, ma non hanno altra parte che la
sola voce consultiva. Resta del loro grado provveduto il Cairo, Babilonia, l'Ungheria e
Trabisonda e talvolta altri Regni e Provincie che ricercano maggior esperienza ed
abilit. Il numero dei quali si accresce a misura delle urgenze e ad arbitrio del
Gransignore.
Capo supremo dei Visiri in mio tempo era Car Mustaf, di cui, sebbene decollato
in Belgrado come palese, credo convenirmisi fare qualche menzione, perch si renda
maggiormente noto l'ordine di quella corte, e la rapida violenza con cui la fortuna fa
passeggiare e tracollare in quel soglio.
Trasse Car Mustaf la sua nascita da vilissima villa nell'Asia, nominata Marzuan,
suo padre conosceva Costantinopoli guidando a quella citt dei pi vili animali carichi
di frutta, il figlio ne impar la strada talvolta supplendo al basso impiego; rimasto un
giorno alla citt la sorte lo guid ad osservare la folla della gente che entravano nel
Serraglio di Maomento Chiaperlugl padre di altro di egual nome e di carica di primo
Visir: invitato a basso impiego accett l'incontro, nel quale, tollerante, robusto, di
pronta ed attiva volont, presto super, con la sfacciataggine, la pi vile sorte e usc
dalla turba volgare. Il padrone a caso lo comand una volta, lo vide per sua buona
fortuna pronto alla obbedienza, e veloce nell'eseguire e molto lo aggrad, che per
volle che fosse avanzato per ordine di sua corte secondo le vicende gli
somministrarono l'incontro, non facendone per allora gran conto, ma non vietando
nemmeno che si impiegasse, onde alcuni piuttosto l'occuparono gettandovisi dentro
che passando per li gradi, vi rest avanzato, per cui si inoltr tanto con questa
maniera pi audace che insinuante, cosich avvezzo il padrone a valersi di lui con
frequenza, finalmente lo ciment in un posto ragguardevolissimo di Chiaja, ancorch
fosse di animo e di genio totalmente opposto, massime nella rusticit ed avidit del
danaro. Di questa carica che naturalmente fa nota la persona al Gransignore per le
occoreuze frequenti che passano col primo Visir, se ne valse cos accortamente che,
scoperto l'animo avido del Sultano e fatto padrone di qualche fortuna per la bont del
Primo Visir, sacrific alla sua fortuna il poco dei suoi averi, convertito in regali per
guadagnarsi l'amore del Sultano, il che pure felicemente riusc. Cattivato l'animo, si
fece conoscere uomo di grande raggiro, cosich in breve si rese aggradito, e fu eletto
Forsane Chiaja, indi facendo sperare di s, fatto d'improvviso Capitan pasci. Posto
pertanto Car Mustaf in prospettiva fece conoscere la sproporzione. Una volt
incontr l'armata Veneta nella Guerra passata, e prese volontario altro bordo, e
ritornato con al della campagna in Costantinopoli, con l'arti stesse che occup il posto
gli riusc di sbrigarsene, facilitato il passo da quelli che desideravano di porre il piede
da dove lui lo traeva. Morto il vecchio Primo Visir Chimperlugl, e con raro esempio
successogli il figlio, Car Mustafa, ricevendo incremento di fortune da quelle del
padrone, appena ritorn alla carica di Chiaja anco di questo primo Visir, che il
Gransignore come di balzo lo fece suo Caimacano cio vicario d'Imperio.
Nell'assensa del Primo Visir pel combattimento al fiume Raab, che sort fine cos
felice e vantaggioso pei Turchi, nel conseguimento totale della Metropoli di Candia,
egli serv di istrumento di corrispondenza perfetta tra il Gransignore ed il Primo Visir,
come pur anco nella fortunata impresa di Caminietz in 14 giorni conquistata dal
Sultano, con che si seppe rendere cos grato e considerare cos necessario, che, morto
il Primo Visir, fu egli a cos grande impiego preferito da tutti li ministri d'Imperio. Entr
in questa grande carica nell'anno 1677 e vi per nel 1684 li 25 dicembre in Belgrado.
Egli lo amministrava in una maniera in tutto alla superba e dispotica autorit. Il
contegno, lo sfarzo di sua corte ascendente a 3000 persone, l'obbligarsi a spese
maggiori delle suo private rendite ed appanaggi, lo rese per ci necessariamente
avido, indi rapace e poi cupido investigatore di provvedersi d'oro, in breve tempo di
frugale divenuto avaro, applic a profonderlo nei suoi Casn, non pi a profonderlo
nelle spese. Al Gransignore per donava in eccesso, lo tratteneva quasi ogni settimana
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nelle spese. Al Gransignore per donava in eccesso, lo tratteneva quasi ogni settimana
nei suoi particolari serragli, e sempre lo accompagnava con regali di 30 mila reali. Ma
quest' uso gli riusciva di lucro, non di dispendio; perch rimasto egli solo abile a
praticare simil uso, volendo comprare l'arbitrio del sultano al suo volere per renderlo
alla sorte di questa guerra, come nei miei dispacci umilmente avvisai, intrapresa
veramente con fasto, con sforzi, con speranze di ricchezze e di glorie, e che le sort
per Divina volont di spoglio, d'ignominia e di morte. Anche la guerra di Cegrino
contro de' Moscoviti, scuopr l'inabilit sua di maneggiare il ferro, le ferite di Caplan
pasci ed il valore del Giannizzero Effendi all'ora Mustaf pasci, occuparono la piazza;
ma il trionfo della stessa con l'arti sue solite tutto si arrog Car Mustaf. In questa
intrapresa di Vienna si mischi in cos bassi provecchi, cos odiose violenze e cos
tarde risoluzioni, che si deve ascrivere alla Divina volont, che concesse non al solo
valore degli uomini, che battessero tante forze. Lui fugato ed il grand' esercito
piuttosto che sconfitto termin la prima sua carriera al fiume Raab, indi a Strigonia, da
dove diede conto al Sultano del mal successo, ascrivendolo a diversione dei
Comandanti, e dei quali disse che aveva disposto conforme la giustizia, al gran
numero de' Cristiani, ed al Destino. Soggiunse che riparava alla dispersione delle genti
con il riunirle, e al padiglione e denaro perso con esibire a Sua Maest, che con il
proprio averebbe supplito alle esigenze della cadente non solo, ma della susseguente
campagna, senza toccare il regio Casn. Cos cred con l'arti ordinario raddolcire
l'amaro nell'animo del Gransignore, che a lui per si convert in veleno, perch gli
emuli servendosi di questa vasta oblazione per considerare che le ricchezze dello
schiavo cos grande non potevano essere accumulate, che dalle rovine delle sostanze
dei suoi sudditi, che essendo effetti di Sua Maest non doveva Car Mustaf volerne
merito coll'esibirli, e che si doveva con un ordine della decollazione del primo Visir,
vendicare nello stesso tempo la mala condotta e la risoluzione dell'intrapresa, e
arrogare al Casn l'oro che essendo del Re, doveva dipendere dal volere del Re,
confiscandolo toglierlo dallo altrui arbitrio. Segnata dal Gransignore la carta, dalli suoi
nemici resa la malignit solitamente industre, nell'occasione tanto desiderata, molto
pi occulta concert, che spedito a Belgrado, ove Car Mustaf si era avanzato, un
Chislar Agass, solito a portare li presenti del Re alti Ministri meritevoli, poco appresso
andasse il Chiaia bass, che sopraintende agli atti pi risoluti della giustizia; che il
primo portasse lettera del Gransignore che rispondendo a Car Mustaf, lodando la
sua moderazione di volersi ridurre a vita privata, di che ne aveva ricercato il Sultano
restava esaudito a che per consegnasse il sigillo; altre lettere furono dirette a
Mustaf Ag dei Gianizzeri, nelle quali svelato il segreto, si comand l'esecuzione e
assistenza al Chiaia bass, in premio di che sar dichiarato Serraschiere in Ungheria;
della qual esecuzione ed ordine precorsi secretissimi Olachi per il concerto si
presentarono a Car Mustaf li prenominati soggetti, il primo diede la lettura e mentre
Car Mustaf stava leggendo, nell'atto di aver eseguito il levarsi dal collo il sigillo gli
altri gli fecero mettere il laccio, con cui soffocato ed immediatamente tronca la testa,
scorticata, asciugata e riempita di paglia fu con espresso Olaco spedita ai piedi del
Gransignore; tutto operatosi di tanto concerto e di tale velocit che nel tempo stesso
furono arrestati nei loro separati appartamenti il suo Chiaia cancellier grande, li due
segretarj, il dragomanno Mauro Cordato prenominato, e tutti gli altri suoi ministri d
stretta confidenza al numero di 18, cos obbligato cadauno a pensare a s stesso, non
ebbero alcun riflesso al padrone che lo intesero decapitato prima che loro fossero
interamente incatenati.
Si adoper per accurata passione nella funzione predetta Mustaf Ag dei
Giannizzeri e sue milizie, perch dopo la resa di Strigonia a' Cristiani, avendo Car
Mustaf fatti strozzare il Sansongi Papi, il Radar ed altri uffiziali dell'ordine dei
Giannizzeri, con sentimento amaro e tale che caus quasi una tumultuazione, di che
partecipatone il Sultano con Olaco e con espressioni che per il di lui buon servizio era
necessario castigare nella stessa maniera altri comandanti dei Giannizzeri e de'
superiori ancora, il che reso noto all'Ag Mustaf predetto, giuoc di tutta industria
l'esecuzione commessagli come una preservazione necessaria alla propria salvezza.
Arrivata la testa del fu Primo Visir in Adrianopoli si applic subito allo spoglio delle sue
facolt, al cui Ufficio fu spedito in Costantinopoli Soliman, che ne riusc con avere
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facolt, al cui Ufficio fu spedito in Costantinopoli Soliman, che ne riusc con avere
unito e consegnato al regio Casn tre mila borse da cinquecento reali l'una e con il
valore di altre 9000 in gioie ed in reali 1800 d'entrata al giorno, che tale fu calcolato e
vociferato essere le rendite tra li appannaggi estraordinari ed altro di stabili, censi ed
altre usure. Dissipatosi in un istante dal furore della plebe il sontuoso sepolcro che
Car Mustaf si aveva eretto prima di partire per la guerra, ed insomma mor per
terminare, qual visse, da rapida violenza. Rimase immediatamente sostituito nella
gran carica Car Ibraim, che si trovava presso il Gransignore in qualit di Kaimacan
ossia vicario Imperiale, ed al posto di Visir di tre code. Questa elezione rimase subito
universalmente malaugurata dal popolo, perch essendo di natura crudele ed avara ed
avendo esercitata la gerenza di Chiaja del Precessore molto era noto che era simile di
genio e di costumi. La plebe present scrittura al Sultano umile s, ma con rimostranze
che al servizio di Sua Maest ricercava che Ibraim non fosse primo ministro, ma ne
fossero esaltati o il Museip, genero del Sultano, o Mustaf Chiuperugl fu fratello e
figlio del Visir, o Solimano. Da questa ardita richiesta dei suoi sudditi e schiavi turbato
il Gransignore, nel dubbio di essere tradito da chi doveva ubbidire, e conscio assai che
le mosse popolari hanno del torrente sempre torbide e precipitose, risolse di
schermirsene dichiarando che Car lbrabim era eletto per modo di provvisione.
Chiam a s il Chiuperlugl che dopo la morte della Valid, della quale era alla
custodia, fu spedito in Silistria da Car Mustaf per allontanarlo dalla stima ed affetto
del re, ed ammon Car Ibraim d'esercitarsi colla dovuta prudenza. Quest' uomo, di
nuovo eletto e reso pi comparente con il sigillo, si fece vedere accompagnato da
persone grate all'universale, e moderato il genio per natura trepido e feroce, si diede
ad ascoltare nei pubblici divani li ricorsi pi minuti della povert soccorrendo del
proprio danaro la necessit di quelli che per qualche impedimento restassero
inespediti, e praticando molteplici carit. Elesse nelle molte cariche, create per
occasione della guerra, tutte persone di merito, praticando tutto senza nota alcuna di
vanit, e pareva che la carica avesse alterata la sua natura. Veramente da tutti venne
considerato non incapace del grande posto che aveva, e sebbene il favore di Car
Mustaf lo aveva come sua creatura sollevato al grado di Kaimancan, perch gli
servisse come di sentinella fedele presso gli impeti del Sovrano, in che corrispose cos
bene al benemerito padrone che spesse volte si cimentato per sostenerlo.
Tuttavia tutti lo consideravano talento sufficiente al Visirato. In quest' ultimo
incontro di Car Mustaf per, scoperta da Ibraim la impossibilit di salvar altri ed il
cimento evidente di perdere s stesso, cautamente si pose al coperto, n si fece
compagno al fulminato, si separ per non soffocare con chi doveva assolutamente
annegarsi. Non ebbe grandi comandi, ma nel posto di Kaimacan se ebbe letteralmente
le redini dell'Imperio a suo arbitrio, molte volte le pass lui stesso, da una mano
all'altra delli due direttori, poich per le sue funzioni del posto di Kaimacan stava nel
bel mezzo tra il sultano ed il Primo Visir. Di presente stando sulla eminenza vede pi
chiaramente il suo precipizio, cercher di protrarlo, e nel mentre ormai si curva sotto
del peso ma non ha modo di sottrarsi alla carica, conosce assai che nelle correnti
congiunture ogni passo lo avvicina al totale pericolo, ed ogni picciolo errore gli pu
riuscire a caduta, e caduta mortale, e che li giornalieri discapiti dell'Imperio ponno dar
forza ad ogni, bench minima persona di tentare e riuscire nel disegno di sua
depressione. Conosce quanto sia bene quietare il popolo, e perci conosce e pratica
come necessario l'appoggio degli Effendi per esorcizare le furie che lo agitano. Col
pretesto di provvedere al Gransignore di milizie, le ha accresciute di paga quasi il
doppio, blandisce e tollera alli comandanti provecchi eccedenti, e studia di fortificarsi
con questo partito. Ha promosso ed allontanato i Confidenti del Gransignore, e che
non siano anco suoi, e massime gli opposti al partito del fu Car Mustafa, ed ha gi
superato in questo punto per il quale tiene le sue pi fine pratiche, avendo fatto
spedire l'eletto Capitano pasci Musuip, stato spedito Serraschiere contro i Polacchi,
avendo tolto alla carica di Kaimacan Sulimano, per mettervi dentro quel nicchio altra
figura di suo disegno. Ha inviato Ibraim Seitan, fu cognato del Gransignore,
Serraschiere nell'Ungheria, dove pure attualmente cimenta Mustaf fu Ag dei
Gianizzeri, ed altri molti, con diverse forme in altri posti. Cammin per levandosi gli
inciampi, reso avveduto e cauto per l'altrui caduta, sembrandogli con la carica aver
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inciampi, reso avveduto e cauto per l'altrui caduta, sembrandogli con la carica aver
eredita la vendetta del precessore, procura insomma a tutto potere di rimanere solo
nella grazia del sovrano; mentre appropriandosi l'affetto che godevano quelli che
allontana, mostra di avere una testa non cos facile da staccarglisi dal busto.
Delli tre prenominati soggetti, non credeva veramente alcuno di avere stabilita la
propria fortuna con pi valida base del, Musaip. Sort quest' uomo cos bassi natali
nella citt di Adrianopoli, che fu suo padre un piccolo barbiere. La sorte l'espose a
caso all'occhio del Gransignore, d'aspetto e di attitudine massime allora aggradevoli,
d'et pari al Sultano, ed in tempo che il genio e la simpatia fecero li loro sforzi,
arrolato nel numero dei Paggi; scorse velocemente alla camera del padrone, piuttosto
sollevato e rapito, che passato per i gradi dagli impieghi di bassa servit a quelli di
lubrica confidenza. Fu nello stesso tempo erudito nelle armi in Serraglio e nelle lettere
assai competentemente, ed in particolare nelle matematiche e nella cosmografia.
Essendo frequentemente a parte dei grandi maneggi, brevemente si rese assai
considerato anche per una certa naturale prudenza, onde un giorno fu dichiarato per il
gran favorito di Maometto IV imperatore, scelta denominazione singolare che sogliono
praticare li monarchi Ottomani, ed in fine tanto si inoltr nell'affetto e stima del
Sultano che gli diede in moglie la prima sua figliuola, solennizzando gli sponsali
insieme alla festivit del taglio praticato in Adrianopoli delli due principi suoi figli, per
tanto pi assocciarlo ed unirlo alla famiglia reale. In una triplicata pompa per la
curiosit della quale, per l'interesse e per l'obbligo di regolare in tanto caso vi
intervennero le rappresentanze di tutti li Regni e provincie del vasto impero. Alla
suddetta elevazione di passeggiare sul soglio vi si unirono valide fondamenta per
sostenerlo, accrescendogli il Gransignore assegnamenti ed appanaggi a misura del
posto considerato, quali si convenivano dare da un tanto padre alla figlia, non dal
padrone ad uno schiavo. Circa le condizioni d'animo del Musaip sono tali che si resero
amate; pu essere che nel principio praticasse cautela eccedente nello spendere per
lusingare il padrone; ma fatto l'abito anche nel soldo, e del genio forte del Sultano
disposto al ricevere non al dispensare, meno al donare, la felict, della sua fortuna, la
soavit delle sue maniere blande e soavi, non lo fa considerare solamente per il primo
uomo dell'Imperio Ottomano, ma la facilit con cui a costo di solo speranze di grazie
pu accrescerle il seguito un attraente che lo rende servito, amato ed onorato da
tutti. In somma ridotto a tal posto, che amato dallo sultano, riputato dal Re, pu a
suo arbitrio autorizzare il suo comando con la voce del sovrano, facendola ancora
uscire quando vuote dalla stessa bocca del Gransignore, di cui siffattamente conosce
l'inclinazione e lusinga la volont, che obbedendolo lo dirige.
Chi ha conosciuto questo predominio, ed ha saputo e potuto valersene, ha
superato maneggi insuperabili, ottenuto quello che non si poteva ottenere, anco le
cose negate convertite in assenso.
La facilit di fortuna di quest' uomo, invidiato non solo ma temuto da Car
Mustaf, caus che sotto pretesto di provvedere alla presente guerra lo priv di gran
parte delle sue rendite, cimentandolo alla grazia del Sultano col provocarlo a resistere.
Ma il Musaip avvedutosene, abbastanza accortamente dissimul, ma se quello gli tolse
l'oro, questo infine gli tolse la testa; fu per cos cauto a dare il colpo, che non volse
mai scoccarlo che sicuro e mortale. Si scherm pure lo stesso Musaip da un altro
incontro, allorche la suocera Kasichi veduto morto Car Mustaf, tre volte gli fece
istanza che assumesse la carica di Primo Visir, perch voleva con questo mezzo
innalzata maggiormente la figlia. Ma il Musaip se ne scus, non senza rammarico,
della istigante, che per ha raddolcito colle umiliazioni e regali, onde rimase per anco
amato e stimato dalla medesima. La moglie non lo ama tanto per, perch sebbene lui
ha 50 figli, con lei non ebbe fin ora la fortuna di averne, ed il volontario ritiro del
Primo Visirato non gli ha conciliato l'animo, bramando forse pi le ricchezze che il
marito vivente. Egli vedendo per la fortuna, propose al Sultano Car Ibrabim e di tal
modo sort Gran Visir attuale e sebbene con esso la passa non bene, il lasciarlo passar
avanti fu perch lo crede sul cammino della voragine. Sa quanto importi vivere e
godere in pace; gli basta essere compagno d'Imperio nei divertimenti del te. Noia
senza stimoli d'ambizione, ma di cos sano giudizio che conosce la sua felicit
consistere nel passeggiare sul piano del soglio, e s' pi basso cader di men alto, con
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consistere nel passeggiare sul piano del soglio, e s' pi basso cader di men alto, con
arti meno violenti, nel mentre come dissi egli si rende venerabile per la maniera
benefica per il magnifico trattamento e per l'intera grazia che del Sultano possede.
Questo l'obblig con l'autorit nel gennaro passato ad assumere il posto di Capitan
pasci in risarcimento degli assegnamenti levatigli, che frutta esercizio di comando, e
massime sul mare ed in caso di guerre. Suppl per nella commissione, ingiunta
sollecitamente alla prima parte, perch venuto a Costantinopoli press con fervore il
travaglio della fabbrica dei legni nell'Arsenale e suppliva alla inesperienza colla
assiduit, massime ad un mestiere nel quale manca interamente di pratica, sebbene
non privo intieramente di teorica: cosich io lo viddi praticare buoni ordini per la
fabbrica di alcune galere ordinate ed una bastarda per suo servizio massime quando
mi portai da lui, per lusingarlo di corrispondenza con il chiedergli passaporti e
comandamenti di salvacondotti per la possibile sicurezza della mia partenza per via di
mare a questa volta, per eseguire l'ottenuta licenza dopo la negativa del primo visir e
Gransignore data al Signor Secretario Cappello, che ne fece l'istanza a nome di Vostra
Serenit a mia semplice intenzione e maneggio con il mezzo di esso Musaip e
Solimano e di qualche altro confidente autorevole del sultano.
Questo Solimano di nascita Erzegovina, pervenuto in corte coll'occasione di
un'Ambasciata dei Ragusei, si impieg anche egli alla Porta di Maometto Chiuperlugl,
fu primo Visir dove, come narrai si ritrovava entrato Car Mustaf e si volt tanto con
un modo di servire sufficiente instancabile e fedele, che il padrone unendo al grado
l'abilit, ed il favore al merito, lo innalz tanto che lo fece suo Chiaia, nel cui alto
posto altern la voce, spesse volte con Car Mustaf, e di l ne sort tra loro la gara
che, fatta emulazione e divenuta invidia, ha poi prorotto in aperta e pubblica ostilit.
Con questa pass dalla porta del primo Visir a quella del Gransignore, dove
l'avversione mortale esalt li suoi affetti anco in faccia ed all'orecchio del Re, mentre
essendo l'uno Primo Visir l'altro Imbrahoso, quello tent di perdere questo inviandolo,
a titolo di essere al ristauro delle Fabbriche riputate savie degli Aquedotti, alla Mecca, i
quali servono per le caravane, al qual impiego vi si port per invidia, ma scortato dalla
protezione intiera del Sultano ritorn infine brevemente alla Porta per ingegnose
insinuazioni. Che, per restituitosi vivo in faccia al nemico, onor il suo sdegno col
titolo d necessaria difesa, avendo questo castigo la malignit che arma talvolta di
giusta ed applaudita prevenzione l'innocenza ingiustamente insidiata, mentre, anco fra
i Monsulmani, la vendetta pretende avere ed esercitare li suoi gradi di giustizia,
Sulimano, il Museip, il Chislar Ag, e la Kasachi perpetrarono e volsero con tutta
industria la morte di Car Mustaf. Questo Sulimano amatissimo dal popolo, dalle
milizie e dagli Effendi, come anco da tutto l'universale; successe in luogo di Car
Ibrahim al porto di Kaimacan, ed in conseguenza anch' egli Visir di Banca, la carica
non gli avendo cangiati i costumi, e le sue maniere placide accette a tutti ed amate dal
Sultano (se viver) certamente sortir Primo Visir. Uomo che sebbene non
totalmente fatto nella scuola della milizia, la natura Bossinese, la tolleranza della
nazione, la generosit ed altre belle parti lo vorranno applaudito essendo
pazientissimo ed industriosissimo sar capace di buona condotta. Queste belle parti
che possede, e la grazia intera del Re, ingelosiscono sommamente Car Ibrahim, ed
ormai ne ha fatti vedere gli effetti, mentre come dissi dopo la mia partenza, a titolo di
grande servizio del Sultano glielo ha staccato dal fianco e speditolo Serraschiere in
Polonia, ed ivi certamente impiegher non meno l'abilit nelli raggiri del negozio che
delle armi, e posso dire, che essendo io andato a visitarlo prima del mio partire, a
titolo di confidenza e per celar meglio li pensieri di questa parte mi esager la violenta
direzione di Car Mustaf, declam li mali successi, e maled la pace in maniera che
infine mi disse che ella era buona per tutti, ancorch nelli stessi discorsi rimproverasse
la condotta del Re Polacco come difrattore delle Capitolazioni, di mancatore di fede e
che un giorno ne sarebbe pentito. Solimano coltivato dagli Eccellentissimi Baili
precessori con le maniere a lui grate lasciato sotto moto pi fervido di volont di
servire alla Serenissima Repubblica, avendosi egli impiegato sempre verso il
Gransignore con buoni uffizii, massime nelli maneggi grandi fatti da me, e traccolati
da Car Mustaf, che per con di lui mezzo e d'altri confidenti li ho veduti superati.
Egli del partito di Mustaf Chiuperlugl vivente, non solo perch egli stato Uicia di
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Egli del partito di Mustaf Chiuperlugl vivente, non solo perch egli stato Uicia di
suo fratello e Chiordar del Padre, ambo grandi Visiri morti, ma perch a quelle case
stato fondamento di fortune, e sono di similissimo genio.
Anco il suddetto Mustaf Chiuperlugl titolato attual Visir di Banca emulo a Car
Mustaf, il quale, siccome dissi, volendo perderlo a titolo d'onore nel spedirlo pasci di
Silistria ancor lui contro i Polacchi, lo dichiar pasci di tre code, nome
ragguardevolissimo, che figlio e fratello di primo Visir rimasto con rarissimo esempio
erede del fratello e del Padre. di nascita Turco e d'origine Albanese, di genio
inclinatissimo allo studio, e perci interamente portato all'ordine delli Effendi e delli
Dervis, reputato dal Gransignore cos fedele che gli consegn l'assistenza della Valid
e la custodia delli due principi fratelli. Chiamato ultimamente dal Sultano alla Porta,
come per istanza del popolo scopr l'arcano del Re, onde essendo ricercato
d'intraprendere il Primo Visirato, egli modestamente se ne scus dicendo che il
migliore servizio di Sua Maest richiedeva che in s gran maneggio egli non entrasse
cos nuovo e non bene informato al governo e che si anderebbe abilitando per poi
riuscirvi. Ma internamente conobbe che la migliore delle felicit l'essere riputato
degno di grandi impieghi, ma non esercitarli. Il rifiuto prudente lo copr da fiera
emulazione, lo strinse pi forte nello affetto del Gransignore e lo ferm nella quiete
desiderata, godendo il sommo bene di essere stimato, opulente e tranquillo.
Fra il numero dei Visiri di Banca il Gransignore dichiar ultimamente Mustaf
grand' Ag dei Giannizzeri, uomo che porta in faccia le qualit dell'animo suo, essendo
grande, robusto, e feroce, di cuore e di ingegno pi di soldato che di generale, e
perci pi abile alla esecuzione che al comando guadagn questo posto all'impresa di
Seghedin, allora che essendo aperta la breccia, e comandato l'assalto a Cassan Ogl
Ag dei Giannizzeri, che allora facendo uno scanso indegno, Mustafa che era Chiaja
Bei subentr alla azione, riusc con la occupazione della piazza ed anco per premio, nel
posto di Giannizzero Ag: la breccia ardente delle mine gli fece scala al soglio, che
gode, e quando io partii egli stava in Belgrado, ritornato dall'attacco di Vienna con li
Giannizzeri e per merito della decollazione di Car Mustaf eletto Serraschier
d'Ungheria, sopraintendendo a Buda ed a tutte le piazze di frontiera; quest' uomo se
gli emuli non lo perderanno, potr riuscir Gran Visir, se la fortuna come donna non
fosse impazzita in lui, o per una estrema necessit lo abbandoni. Il Gransignore l'ama
come ministro del colpo vibrato contro Car Mustaf, mentre applaude l'esito non loda
l'uomo, n crede che possa esser mai capace di grande ministero, grato il tradimento,
ma non vicino il traditore, anzi che essendo capo dell'ordine Giannizzero lo riguarda
piuttosto come direttore di una forza odiosa, onde il suo avanzamento per proprio
merito, lo avvicinerebbe al suo eccidio per l'altrui gelosia.
Anco Mehemed fu Silictar del Sultano, poi Capitan pasci, indi fatto Masul, ha titolo
di Visire di Banca, innalzato al posto per essere buon cacciatore e perci del genio del
Re. Gli serv di merito l'aver finto un caso preso con Solimano fratello del Gransignore,
per ucciderlo per ordine supremo, in che ciment ma non riusc: perch quello di
maggior cuore e robustezza lo ripuls bravamente, sendo ch il leone anco in catena
ha del terribile, come il Principe della superiorit sopra il suddito. Il Gransignore perci
lo tiene per confidente come compartecipe di tanto segreto. Ma da Car Mustaf posto
anche egli nel numero di quelli d'allontanare dal Serraglio (il di cui favore l'era di
colpa) fu deposto dalla carica, fatto Masul e spedito militare in Moldavia. Partito che
fu, pervennero in Costantinopoli strida eccessive dei poveri Isolani dell'Arcipelago delle
di lui tiranniche espilazioni a titolo di Karazo. Quest' uomo suggesto da Osman suo
Chiaia, di nascita Candioto, ricord al Gransignore la desolazione totale delle Isole
tutte dell'Arcipelago, considerandole suddite del pi forte in mare, e dassero formento,
viveri, e porti per comodo dei Corsari, ed in tempo di guerra alle armale Cristiane. Lo
fece in tempo, che al presente accredita l'opinione, come d'una protezione, che
riflettesi si verificher con l'armi della Serenissima Repubblica: allora per fu
considerato uno spoglio universale, suggerito per cuoprire nella totale rovina li
particolari ladroncinii, esercitati da lui sopra le medesime: sendo egli per altro uomo di
poca taglia, di minore abilit ed in concetto di niuna aspettazione.
Mahmud pasci fu Kaimacano di Costantinopoli, fu anche egli decorato del Visirato
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di Banca; uomo pi fiero che rozzo, turco di nascita, di genio e di operazione, principi
soldato di cavalleria, indi Ufficiale; Ag e poi Spailar Agass del color giallo. Spedito
pasci in Aleppo e tolto da Car Mustaf da quel posto per venderlo ad altri, ed a lui
fatto costare il Kaimacanato la somma di 200 Borse, promesse ma non numerate.
Intrapresa la carica con questo peso, spolpa anco il minimo vigore dei sudditi e de'
stranieri per sollevarsene; ma sortir difficilmente con vita e con gloria. Le maniere
tiranniche che esercit lo fecero uscire dal predetto comando anticipatamente, rimasto
con debito verso il suo creditore non lo avendo supplito, e con l'odio universale che
acci che rimanga sopra di esso, Car Mustaf lo ha spedito in Moldavia come teatro
dei proscritti.
In luogo di Mahmud Kaimacan fu eletto prima di mia partenza Cassan Ugl, nel
qual caso fu eletto Visir di Banca; questo quello che non volse dare l'assalto a
Seghedino in Ongaria e che fatto, Masul, richiamato al presente al comando da Car
Mustaf, primo tra tutti che abbia avuto posto senza spesa di danaro ed esborsi al
predetto Primo Visir, la fortuna tardi lo corresse e fu troppo vicina la morte all'errore.
Onde questa lezione si rese un principio, non una regola di emenda prudente di Car
Mustaf. Car Assan Ugl, uomo che passato per gli ordini della milizia Giannizzera,
sostiene il nome e la canizie di una sicura disciplina, ha di s questo solo ornamente al
suo nome: l'aver ricordato di fabbricare due fortezze nello sbocco del golfo del mar
Nero, dentro cui esistono li cosacchi calinucchi, che prima si rendevano cos infesti nel
detto mar Nero, e che si inoltravano talvolta fino nel canale in distanza di sole miglia
10 dall'imperiale citt di Costantinopoli, con temerit di corsari, ma generosit per
de' soldati.
Altro Visir di Banca si ritrova al presente alla Balsera, ed questo Apti pasci, che
per le sue poche qualita non meriterebbe nemmeno di essere annoverato all'accesso
ed alla copula del Divano di Banca; egli si rese necessario essendo istorico particolare
delle gesta del Gran Sultano, e perci si rende considerato come quello che con la sua
penna deve illustrare le azioni del Sultano, resa ormai la professione di scrittori e
massime degli storici in qualche stima e riputazione anco presso di quei barbari. Il
bascialato che possede fu dato a lui in premio, come si concede il sacco di una ricca
citt ad un esercito, per l'eccedentissima avarizia del Sultano, serve di salvacondotto
alla rapacit dei ministri; mentre il giudice, compartecipe della preda, non castiga ma
premia il ladro e il violento, ama la violenza; perci di presente pi che mai
nell'Impero Ottornano si spoglia e si svaligia a man salva, mentre queste fiere tirannie
si dividono con il capo come belle spoglie d guerra, imperocch sempre fu, ma di
presente la monsulmana coscienza la pi nera del mondo.
Dello stesso colore, il Chisiar Ag, anch' egli dell'ordine dei Grandi, perch dirige
le rendite delle Moschee dette Vacut, veramente grandi. Veste costui naturalmente
delle sue inesplicabili divise, che servono il Gransignore, il bianco ed il nero della
carne, riportando li servigi della confidente famiglia del Sultano. Il Moro e li suoi
eunucchi hanno la guardia della turba muliebre. Fu sempre considerato un tale
ministero alla Porta, ma di presente viene riputato in eccesso; a talgrado essendo li
divertimenti del Gransignore in questo genere che sendo ministro delle lascivie del
padrone lo di tutti li di lui diffetti e di tutti li di lui affetti, ed un carbone che
conserva ed accende fuoco ed ardore di inferno. Esercita pure il Ministro frequente
colloqui con il Re, e per la sua vera porta si passa alle pi vere grazie e per il suo
mezzo restano esauditi li pi qualificati candidati. Egli per altro non riuscir mai nel pi
ragguardevole posto del Governo; per da chi deve avere maneggio a quella corte
deve essere considerato se non per li buoni uffizii, almeno per iscansare li maligni, che
potrebbero passare: soggetto per altro da riputarsi pi per le incombenze che, per le
doti di sua persona.
Dei Visiri di Banca ve ne sono altri, ma stando impiegati nei primi pascialaggi o
vice reali dell'Imperio, dei quali non ne riferisco le qualit, che non potrei farlo che per
le altrui relazioni, ed anche perch forse per le interne vicende dei loro impieghi non
torneranno pi in Corte.
Il Muft vi si ritrova in carica fissa, e questo suo riguardo lo pu rendere
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Il Muft vi si ritrova in carica fissa, e questo suo riguardo lo pu rendere
considerato, mentre quanto alla sua persona la natura poco gli diede e l'arte niente lo
miglior, come lo smalto che colorisce ed avvilisce l'oro, se pur mentre l'uno e
l'altro si tolgono il prezzo, ed invece di accrescerlo. Egli per uomo cauto quanto
basta per conoscere che gli st bene il contentarsi di poco. Di quello che non possede
non sgrida la fortuna, e questa insipida moderazione forse la pi bella condizione
che egli abbia per essere Muft. Fugge totalmente gli imbarazzi e la folla delle cose
politiche; ma l'essere capo d'ordine e l'oracolo della legge l'obbliga bene spesso a dire
pareri che non vorrebbe ed a decidere punti che non intende. Car Mustaf gli
addimand se per legge dell'Alcorano si deve dar posto eguale, e sia di egual pregio,
un Monsulmano che vuol dire glorioso, ed un Jaur che vuol dire Cristiano. Egli
invillupato nell'enigma ma solamente attaccato all'elazione e superbia del gran Visir
disse che il Jaur era inferiore non eguale. Car Mustaf fortific, con questa decisione
suprema, quella che aveva lui fatto di non voler gli Ambasciatori sul sof, che tanto
a dire quanto non li ammettere al soglio. Considerabilissima perch decisa in tempo
che Ducheno agiva in Arcipelago. Il Muft tanto amico della quiete che si fa nemico
dei Cristiani per differenza di rito, non per antipatia di natura, e ama tanto la
tranquillit che per allontanarsi dall'emulazione studia d'occultarsi, di non comparire,
ed intende quest' arte sola di negligersi volontariamente. Sembra pi grande in
distanza imperroch vicino e maneggiato non si ritrova uguale alla dignit,
all'incombenze ed al grido. Il Re per le suddette poche qualit l'ama assai, lo vuole
amico: non perch sia proprio da considerarsi da un monarca grande un uorno
piccolissimo, ma perch ci vuole con questa via di favore insegnare anco agli altri
impiccolirsi, o perch sa che per inciampare anco piccolo intoppo serve se non
considerato, o perch sa per prova nel caso di suo padre, come narrai, che li Effendi,
sono capaci di muovere ed agitare il popolo, e vagliono molto pi a concitarlo che a
ben dirigerlo e dargli metodo e regola.
Tale appunto il Bostangi Bass considerato per il posto perch custode di tutti li
serragli e delle mobilie d'essi, capo dei Griannizzeri e Timoniere delle Galeotte della
persona reale.
Per necessit delle sue incombenze tiene comunicazioni giornaliere e frequenti con
il Re. Rare volte per da questa carica manuale escono soggetti per le grandi
incombenze e comandi. Al presente, vi esiste un uomo nato in Narente, confinante e
benissimo intenzionato per la Serenissima Repubblica, ed anco alli Cristiani ed a questi
per il buon genio che tiene al vino; per altro di mezzana acutezza di vista, anco nelle
ore pi serene che per lui sono poche, anzi per l'accennata causa quasi tutte
caliginose.
Li prenominati personaggi sono li ministri del Turco Imperio, al presente li pi
considerati e li pi vicini al Re, messi per l'ordine dei pi qualificati impieghi, oltre
alcuni uomini bassi di particolare confidenza, dei quali era forse da non farne caso in
altro tempo diverso dal presente, mentre non vi soglio pi facile a salirvi ma pi
sdrucciolevole di quello dei monarchi ottomani. Ivi la sorte nel teatro monsulmano
rappresenta la parte di effimera che nasce e muore in istante; quello veramente che
rende pi venerato il Sovrano che dipende dal suo solo arbitrio l'essere di tutti. Egli
d'un uomo da niente in un momento lo innalza a sublime autorit perch pu disporre
di 50 vicer, che tanti Pasci all'anno crea, e annienta il primo Visir; ed in un altro
momento con il trasportare in un altro il regio sigillo causa una metamorfosi ed un
cambiamento s rapido che chi sale vola, chi cade precipita.
Capo terzo.
Delle rendite annuali dell'Imperio Ottomano. Casn regio, Tesoro ed altre cose preziose.
Dovrebbero essere li Teftardari, o siano regii tesorieri, ministri di gran confidenza del
Gransignore, ma per la di lui avarizia si rendono instabili quelle cariche, e diffidenti le
persone che le esercitano. Per questo cambiamento e per la gelosia del Ministerio, si
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persone che le esercitano. Per questo cambiamento e per la gelosia del Ministerio, si
rende malagevole agli esteri l'investigare il pi vero circa il capo proposto. Sembra che
sia naturale delle gemme e dell'oro essere sepolti e nascosti.
Non ho per lasciato d'inviscerarmi al di dentro, e siccome con l'arte si pu
internarsi a scoprire la verit, cos posso ancor io credere che con una fissa attenzione
ha penetrato che l'oro sempre meno di quello si crede. Pertanto ander spiegando
qu appresso quello che ho rinvenuto di tale e cos importante materia.
Tutte le rendite ordinarie che sono annuali alla disposizione del Gransignore,
restano divise in quattro Casse. La prima nominata Cassa grande, di ordinario
diretta dal Teftardar fuori del Serraglio, cos nel riscuotere gli assegnamenti fatti alla
stessa di varii dazii, gravezze ed imposizioni e miniere che si cavano da diversi regni e
provincie, come nel supplire alli pagamenti dei Giannizzeri Spahi, Bombardieri,
armaroli, animali, e serventi del Serraglio ed altre spese. Questa cassa ha di entrata
circum-circa annualmente 15000 borse, da 500 reali da otto, per ciascuna borsa. Si
praticano li pagamenti del suddetto danaro in quattro trimestri, divisi in quattro
giornate destinate a questa principale funzione. Vien detto Divan grande, cio
riduzione o Consiglio del congresso grande, nel quale intervengono il Gransignore, il
Primo Visire, Muft, Visiri di Banca, Cadislechieri, Ag dei Giannizzeri e Ufficiali inferiori
di fanteria, quattro Capigilar Agass, cio generali di Cavalleria, e tutti li capi d'ordine
de' serventi del serraglio.
Sono chiamati a presentarsi alla Banca, li capi, ai quali si consegna il soldo a
cadauno in misura delle genti per il trimestre che si paga. Li Spahi per si pagano alla
casa del Primo Visire. Resta numerato il danaro a Borse, consegnandosene, tante ad
ogni colonnello o Sernozzi, quante si devono alla sua camera di milizie; e questa
maniera di pagamento, rimane praticata non solo per essere pi sbrigativa, ma perch
meglio si proporziona al principato, essendo noto che in altro imperio forse di questo
maggiore si calcolava a talenti, e che n minori Priricipati, facendosi li passi a
proporzione della statura si fanno gli esborsi a marche d'oro ad oncie ed altre,
suddivisioni pi minute, dispensandosi l'alimento e la sostanza secondo lo stomaco e
la digestione, perch il corpo e la complessione si alimenti e si nudrisca di questo
metallo, giacch egli fatto il pabulo delle umane volont. In questa funzione di
apparente sfarzo della ricchezza Ottomana, in che non trascurano li Turchi qualunque
ostentazione, chi ben riflette alle accuratezze di raccogliere il danaro, la vede ridotta
ad una finezza eccedente, anzich rimproverano noi Cristiani come, di trascurati e
frugali, che per dicono, che calcolando loro l'anno a luna lo fanno di solo giornate
354, e per quelle riscuotono l'intiera annuale rendita, e che mentre noi calcoliamo
l'anno a giornate solari nel quale vi entrano 365giorni, dicono, che noi perdiamo in
cadaun anno 15 giornate, che in ogni 36 anni loro avendo 37 pagamenti, noi
vanamente incontriamo il discapito della stessa somma: e sebbene il comparto
regolarmente fatto dalla natura delle quattro stagioni, fa vedere l'ingiustizia della loro
tiranna rapacit, chiara quanto il sole, che regola l'anno con la raccolta dei frutti della
terra nelli 365 giorni, tuttavia rinforzando le sottigliezze della loro praticata espilazione
calcolano anche l'avanzo degli anni bisestili, numerando ad aggravio dei poveri sudditi
li giorni, le ore, i minuti. Tuttavia con tutta la loro applicazione rapace nella predetta
Casa grande del Teftardar di fuori del Serraglio, non entrano che circa otto milioni di
Reali, i quali come si disse ugualmente restano consumati nelle ordinarie paghe, anzi
non suppliscono.
Altra Cassa nominata Casn di dentro, cio del Casn maneggiato dal Teftardar
ossia Cassiere e Tesoriere del Serraglio. Questa Cassa riconosce la sua origine dalle
accidentali occorrenze, perch in essa entra danaro che si ricava da alcune gravezze,
le quali imposte per una sola volta per causa, di guerra o d'altro urgente motivo, si
sono per il bisogno con il tempo replicate e rese perpetue dalli Sultani, avendo questa
debolezza l'umana natura, che bene spesso del disordine si fa la regola, e della regola
e l'uso, dell'uso la legge, mentre la sete dell'oro essendo della qualit dell'idropico,
cosicch piuttosto che guarire con la sofferenza, persuade ed induce a morire con
l'intemperanza. In questa Cassa vi entrano incirca per le sue deputazioni annualmente
2000 borse o poco pi, le quali somme sono state assegnate a supplire a tante spese,
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2000 borse o poco pi, le quali somme sono state assegnate a supplire a tante spese,
cosicch annualmente queste sormontano, e si conviene supplirvi con denaro di varie
e forzose espilazioni.
Resta pure considerata un'altra Cassa la quale palesa le sue qualit nel suo nome,
poich vien detta Cassa degli appannaggi, mentre sono assegnamenti fatti dal
Gransignore e da riscuotersi da vicine provincie e regni, alli suoi Ministr, in somma
veramente precisa, come al Primo Visir, alli Visiri di Banca, alli Muft, Teftardari ed altri
moltissimi ed inoltre alla Kasachi moglie del sultano alle 4 Bolache cio Regine od altre
favorite, ed a queste si assegna da esigere, sotto il nome delle papuzze, degli aghi o
di altro vestimento femminile, li assegnamenti tutti predetti per li Buiardi del
Gransignore, dovrebbero arrivare a 1300 Borse solamente all'anno, ma non se ne pu
limitare il pi vero, poich per queste esazioni non vi deputazione e veramente non
si passa per Cassa, anzi mentre sono questi personali assegnamenti da riscuotersi
come dissi da particolari paesi e provincie, sebbene per la concessione del Sultano
dovriano essere esatti nella quantit limitata. Succede che li poveri popoli, o lusingati
da speranze di protezione alla Porta o fatti martiri della rapacit, soccombono o s'
accrescono volontariamente pesi insopportabilissimi. Anzich venendo raccolte le
somme da esattori veramente Turchi o non dissimili da altri paesi, spremuto che ne
hanno il latte ne torchiano crudelmente lo stesso sangue. Succede pur anco che
morendo alcuno dei personaggi direttori dell'esecuzione, resta con una sostituzione
immortale continuato l'assegnamento non solo alla carica, ma le somme godute dalle
persone sono esatte da Teftardarj regi, e se ne rimane la carica vacante, per qualche
motivo nell'interposizione del tempo, li Teftardarj del Gransignore ne vogliono
violentemente le somme per l'avanti pagate, onde il paese che riconosce un giorno di
principio fatale d'aggravio, lo piangono come principio di secolo di una disavventura
che pu solo avere periodo e misura eterna. La quarta Cassa viene denominata la
Scarsella del Gransignore. A questa veramente resta assegnato il tributo dell'Egitto
che deve venire annualmente dal Cairo, ascendente alla somma di 600 mille zecchini,
dai quali fatta la detrazione di 100 mille di essi, che, sotto titolo di elemosine per le
caravane, il Gransignore d agli Arabi, acci non molestino li Pellegrini che vanuo
annualmente alla Mecca, il rimanente giunge a disposizione del Sultano. Calcolati per
li 600 mille suddetti zecchini in Borse, rilevano la somma di 2500 Borse. Sono queste
l'ordinarie rendite che capitano nella quarta Cassa suddetta in tempo di pace
annualmente, e con le quali si deve supplire alle spese ordinarie, cosicch secondo la
quantit di queste, possono supplire o no alle occorrenze di tanto imperio. Nelle
occasioni di guerra o di altre gravi occorrenze si praticano alcune estraordinarie
gravezze, le quali rileverebbero grandissime somme, se restassero per intieramente
esatte, e perch se ne abbia un saggio io registro qui per esempio, quello che ritrae il
Gransignore della Grecia, Anatolia ed altre provincie solamente:
Le gravezze estraordinarie nominate Bedei Nazul che ricavano dalla Grecia e
Anatolia arrivano alla somma di Borse Numero 882
La gravezza per provvedere le biade dell'esercito, Borse Numero 892 1/2
Pei Sangiaccati, Borse Numero 15
Bedel Nazul, di Buda, Bosnia, Egri, eccetera Borse Numero 207
Il che rilevono Borse Numero 1996 1/2
Le quali gravezze, mentre fossero rese universali porteriano gran somma d'oro alla
Cassa del Gransignore.
Per le quattro Casse prenumerate bene si conosce che le regie entrate non
possono andare in avanzo, perch sia riposto danaro nelli tanto decantati ricchi Casn.
Tuttavia sendomi riuscito, a forza di applicazione e dei mezzi validi all'uso di
Costantinopoli, di avere da chi fu Teftardario del Sultano, e che per conseguenza tiene
distinta nota delle rendite non solo correnti narrate di sopra, ma d'avere un bilancio o
narrazione bene distinta di quelle regolazioni di Erario e rendite che sono seguite per il
corso di 120 anni passati fino al presente, mi vedo in obbligo di registrare la copia
come st e giace, a questo passo, per intiero lume e maggiore corroborazione della
mia Relazione in questo cos importante argomento e tanto diverso dal concetto del
mondo e da tanti che hanno scritto circa le ricchezze dell'Impero Ottomano.
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mondo e da tanti che hanno scritto circa le ricchezze dell'Impero Ottomano.
Scrive adunque il suddetto che dal 1561 l'entrata del Gransignore arrivata alla
somma di 4390 1/2 borse annualmente e la spesa annuale di 2345; sicch l'erario in
quel tempo andava in avanzo di 2045 1/2 borse all'anno, che venivano riposte nel
Casn. Che poi dall'anno 1575 con la diligenza rest l'entrata accresciuta a Borse
6300, e la spesa diminuita a Borse 2250, onde la riposizione si rese molto maggiore.
Ma negli anni stessi, per varie occasioni dell'Imperio, tutto l'accumulato per avanti
nell'erario si consum. Poi del 1586 fattosi nuovo bilancio nel quale si vedevano
arruolati a paga 64425 uomini con dispendio di Borse numero 4255. Dell'anno 1593
accresciute le persone salariate ad 80874la spesa ascendeva a borse numero 6280.
Indi nell'anno 1607 si aumentarono li salariati a 91202 ed il dispendio pure si
accrebbe a Borse 6770. Riuscendo per tanto le spese sempre maggiori e convenendosi
supplire con la cassa particolare del Casn di dentro alle occorrenze di fuori. Del 1649
si fecero di nuovo alcune regolazioni, e con alcune invenzioni furono accresciute le
entrate alla somma annuale di Borse numero 13320 1/2, ma le spese per anco
superavano, mentre li salariati arrivavano alla somma di numero 102260 perch vi era
il dispendio annuale di Borse numero 17180. Onde si convenne andarvi supplendo con
varie forme. Si procurarono poi altre regolazioni, ma tutto riusc vanamente, mentre
altres con varie insinuazioni si accrebbero li serventi salariati; cosich dell'anno 1669,
bench ridotti li salariati al numero di 94979, essendosi diminuite pur anco le rendite a
borse numero 14631, seguiva tuttavia l'intacco annuale di Borse 308, ed anco tuttavia
il Casn di dentro con estraordinarie provvisioni deve supplirvi.
Dalle prenarrate computazioni di entrate e spese, come dalle regolazioni che
furono fatte, l'ultima delle quali fu nel 1669, come di sopra si detto, bene si vede
che li Casn non possono avere contante, mentre tutto veniva consumato, anzi pi
dell'entrata; n da quel tempo fino al presente, seguita regolazione tale, che abbia
potuto porre in bilancio non che in alcun avanzo il Sultano per poter aver riposto un
erario. Anzi credo proprio di qui aggiungere le declamazioni che lo stesso Teftardario
da cui ho ricevuto li bilanci suddetti, fa lui stesso in questo proposito dicendo: Che con
le blandizie si sono accresciute le paghe e li salarii dell'antico canone, perch nel
tempo presente in universale ed in particolare le persone si sono andate nutrendo
colla grandezza, ostentando lusso e corteggio, gli uomini, anco di mediocre
condizione, quelli osando nei gradi loro li addobbi e guarnimenti a guisa di socii
d'Impero.
Dal riflesso del qual uomo rimane accreditata assai la notizia di quanto si vada
nella Turca nazione alterando la militare fierezza e moderazione, ed ormai introdottasi
la pompa vana ed il lusso. Conviene pertanto concludere che il Casn di dentro non ha
da gran tempo ricevuta qualunque reposizione, non solo da quello di fuori, ma bens
estratte annualmente grandissime somme ed apportato al l'incomodo grandissimo
pregiudizio: perch mentre la Cassa del Serraglio riceve l'aumento e la confluenza
dalle pi fiere estorsioni e dalla violenza, quanto pi questa tormentosa afflizione dei
sudditi si mette in pratica, tanto pi ed a gran dismisura nell'estrizione dell'universale
si impoverisce l'Imperio e la comodit di uomini di vigore: essendo la maggiore felicit
e forza degli stati la popolazione ed il misurato comodo dei popoli, che il desolare li
propri paesi, piuttosto una operazione da nemico che da Padrone e da Principe.
Riesce molto contraria la massima dei monarchi Ottomani, i quali con il manomettere
le privato sostanze, sebbene pretendono di avere in arbitrio una vena d'oro inesausta,
estraendone il sangue senza moderazione,o misura, rendono ormai troppo visibile il
pallore di quel gran corpo, e nella discrezione delle provincie, delle quali si rende pur
manifesta la povert e miseria, arriva la notizia dell'universale scontento fino al
Gransignore, da cui succede che profondo riflesso, massime nel tempo di guerra nel
quale tiene bisogno di valersi degli uomini, lo fa camminare pi moderato, e molto
meno stringe anco in tempo di pace questa poppa spremuta.
Io pertanto conchiudo, con valido fondamento di ragione e con fondato riflesso,
che li supposti e decantati Casn dell'Imperio Ottomano o non vi sono, o sono meno
essenziali o piuttosto apparenti che veri tesori, onde in questa parte un cos temuto
dominio certamente pi vasto, che poderoso ed opulento, pi considerabile per la
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dominio certamente pi vasto, che poderoso ed opulento, pi considerabile per la
pompa, che per la moneta raccolta.
Stabilisce questa immutabile verit il sapersi, altrettanto che il gran Tesoro di gioje
e pietre preziose del Gransignore veramente a gran dismisura molto pi copioso e di
valore quasi inestimabile. Di questo per credo superfluo il riferire la particolarit
singolare di qualche gemma sopradistinta dalle altre, siccome l'intiero prezzo e
quantit in generale di tutte quelle che esistono, poich per qualificare abbastanza
questa natura di tesoro, baster portare il riflesso che in esso vi esistono le spoglie
dell'impero di Trebisonda, di Costantinopoli e di quei 50 opulentissimi regni che sono
stati manomessi e saccheggiati dalle armi Ottomane. Si deve pur anco avere
considerazione che dilatati li confini del Turco imperio, con l'acquisto di Balsera e parte
della Persia, oltre il possesso delle grandi Arabie cos che tiene linea colle Indie. Di l
vengono con le caravane alla Dogana di Constantinopoli grandi somme di perle,
diamanti ed altre consimili gemme, dove d'ordinario trascelto il meglio di tempo in
tempo li Gransignori se ne sono andati provvedendo ed accumulando. Accresce pur
anco la stima di cos grande raccolta il sapersi che dal presente Sultano essendo
introdotto di ricevere ed anzi di domandare alli Pasci ed alli sudditi pi ricchi, preziosi
regali, massime con l'occasione delle festivit di Bairan che annualmente gli restano
augurate, e con tale attenzione ed ansiet che questa gara sollecita, fomentata dalla
speranza di impieghi e di fare acquisto della grazia del loro sovrano, ha ormai fatta
emula di tutti la cortesia e resa tributaria la civilt. Ma questa rapace pratica, mentre
che rende il Principe compartecipe delle estorsioni delli ministri, causa che
l'oppressione non ritrovando ricorso non ha chi l'ascolti o sovvenga; anzi ho fatta
naturale dalli Monarchi Ottomani la massima violenta che alla qualit del comando loro
si convenga tener dimagrati li sudditi, ne succede pur anco che il popolo
nell'universale dell'Imperio purtroppo dispolpato languisce; onde li paesi intieri ormai
spirati ed inscheletriti soccombono ad una cos misera languidezza e muojono martiri
d'avarizia tiranna, tacendo. Poich essendo l'oro il vero sangue dei Regni, evacuato e
tolto dalla vena sua naturale, nel rimanente aggruppato in catene ed anella legato con
sassi, bench di prezioso valore, perdendo la vivezza della circolazione instupidisse il
moto al comando nel rendere l'esecuzione impetrita e confusa: vedendosi chiaramente
che il brillo eccedente dei diamanti, e lo splendore copioso troppo delle gemme offusca
e toglie il lustro alle armi Ottomane, che si rendevano tanto pi riputabili e luminose,
quanto erano meno giojellate e pompose, essendo evidentemente il fulgido di simili
tesori, col mezzo di privare li stati della moneta, una massa di fanali al sepolcro delle
estinte ricchezze dei principi e dei privati: che ben considerate, riescono all'occasione
un luminoso impaccio, un compagno insidiato, la cui preservazione cimenta ben
spesso il padrone, che talvolta si perde per conservare a gran pena uno schiavo
prigioniero dei scrigni.
Capo quarto.
Quanto siano poderose le forze militari, cos terrestri come marittime del Gransignore.
La ristretta somma delle annuali rendite del Gransignore, e la poca quantit di
contante che si pu trovare ammassata, introduce argomento che la ampiezza di cos
grande dominio, non corrispondendo nella reale, debba in conseguenza estendersi in
molti nella personale; che per versando questa nell'internarsi a ben conoscere il vigor
militare dello Impero, credo necessario di considerarlo e di riferirlo a Vostra Serenit
non solo quale li Turchi stessi lo reputano o lo millantano, ma quale veramente
nell'intrinseco egli si sia.
Circa il primo punto credono li Monsulmani che dilatato il dominio loro con
l'acquisto dei due Imperii e di pi di quarantacinque regni, e fattisi padroni di
Costintinopoli l'anno 1453, gi pi di due secoli, che possedono fioritissime ed
abbondanti provincie nell'Africa, nell'Asia e nell'Europa, tutte assieme congiunte, e che
comunicavano per la via della terra e del mare, per la qualit delle stesse, per la
vastit dell'ambiente, e per il loro reputatissimo vigor militare, d'essere in stato tale di
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vastit dell'ambiente, e per il loro reputatissimo vigor militare, d'essere in stato tale di
poter non solo resistere e aver superiore potenza a qualsivoglia nazione cristiana; ma
sebbene pur fossero assieme uniti tutti li principi cattolici che nell'Europa di presente
si attrovano. Accrescono il concetto dal loro potere, considerando che nell'universale
di loro nazione, avendo per costume di rito acqua invece di vino, pasta riscaldata
invece di pane, poca e mal condita carne, la testa rasa, i piedi e le braccia nudi, il
vestito schietto e di lana, scarso l'equipaggio, povero il letto, e l'alloggio per ordinario
campestre e ramingo, da quest' uso ordinario di vivere succede che protendono di
nascere e d'essere soldati per natura, per costume e per educazione, onde
naturalmente di giorno in giorno si abbronziscono a dura tempra d'intiera militare
disciplina. Aggiungono che essendo pur anco per clima, per legge di dominio e per
religione, opposti totalmente a noi Cristiani, avranno sempre e in ogni caso una pronta
e anticipata animosit contro noi altri; e veramente per nutrire questa mortale
avversione, o sia per arcano di Stato, o per uso di remota nazione, o per istigazione
diabolica, quasi tutte le manifatture, gli usi, le arti, le costumanze, le leggi, gli istituti,
i riti, la religione, le maniere della nutrizione e della educazione sono cos diverse dalle
nostre, che non si possono reciprocamente osservare, che il riscontro non porti a
considerazione derisoria e che concili lo scherzo.
Riflettono pure li Turchi non esservi alcun principe, che sostenga cos numeroso e
pronto presidio militare nei suoi stati quanto il Gransignore, n cos facile ad unirsi ed
agile alle spedizioni; e ne portano di quest' ultimo punto gli esempii, e massime
annoverano, la passata spedizione che segu contro i Cristiani, e che rest sotto
Vienna dispersa, dicendo, che sebbene da molto tempo premeditata, trittavia in meno
di sei mesi restarono unite tante truppe e comandate e raccolte, venute fino da
Balsara e dall'Africa nelli pi remoti confini dell'Impero.
Decantano inoltre, con fasto pi che con superbia, la diuturnit e lunga serie di non
interrotte vittorie per tanti secoli e sovra tutte le potenze, con le quali fino di presente
si sono battuti, ed ostentano che finalmente, ancorch abbiano perso battaglie, avuti
interni disordini, risentite rotte, sconfitte e prigionia di Sultano, tuttavolta il termine
delle guerre loro sia riuscito felice, e con occupazione di paesi, dilatazione di dominio
ed aumento sempre maggiore di militare riputazione e decoro; e s' avanzano tanto nel
pretendere di loro e promettersi di prosperit, che pretendono di convincersi colle
parole stesse della nostra Sacra Scrittura, dicendo che in loro e sopra di loro come
discendenti d'Ismaele, si devono verificare le intiere benedizioni date da Dio al loro
ascendente, come verificate si sono, quelle date da Isacco in noi Cristiani, il corso
delle quali ormai pare pervenuto all'ultimo periodo.
Ma perch l'occulto delle cose avvenire si racchiude e si riserva nell'alto senno di
Dio, n potendo aver noi di certo che le cose terrene, io passer a dirittura a versare
nelli pi distinti particolari delle militari forze dei Monsulmani, essendo il secondo
punto di queste mie osservazioni.
Veramente, Serenissimo Principe, l'ordinario numero di milizie pagate dal
Gransignore, e sono disposte in varii paesi e provincie per ordinario presidio al vasto
Impero, consistono in 40 mila Giannizzeri divisi in varie Camere, ossiano reggimenti
nominati dal numero uno fino a quanti ascendono in tutte; e questa, come noto,
l'ordinaria infanteria del Sultano. Trattiene pure 70 mila Spahi che sono cavalleria
leggiera, armati ad arbitrio. Si serve parimenti a piedi ed a cavallo dei Sirnaceti e
Zaimeti, che sono feudatarii infeudati per le provincie e regni di varii paesi, con
obbligo di servire in tutte le guerre con numero determinato di gente, a tutte loro
spese, e questi nelli catastici sono descritti a pi di 100 mila. Vi sono poi le milizie
Rumene, che sono le guardie proprie, che sono obbligate a mantenere presso di loro li
Pasci; cio quelli di una coda 500, quelli di due code 1000, e di tre 1500, con ch
resta distinta la maggioranza del grido non solo, ma la importanza e gelosia del
comando loro impartito; che per in pi di cinquanta Pascialaggi, sebbene ascendono
a gran somma, loro stessi li contano per soli 40 mila. Numerano le truppe dei
Valacchi, Moldavi, e Transilvani per 16 mila. Dicono che li Tartari della Crinea, che
sono tenuti a seguir sempre il campo del Gransignore, son 40 mila; onde si conchiude
che l'esercito, di presidio ordinario del Sultano, ascenda alla somma di 300 mila
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che l'esercito, di presidio ordinario del Sultano, ascenda alla somma di 300 mila
soldati.
Veramente, Serenissimo Principe, tale il numero nelli catasti descritto; sebbene
io sappia e viddi in quel gran Allai, ossia uscita in campagna del Gransignore, delle
volontarie e fraudolenti mancanze; non ostanto che, essendo una marcia di
ostentazione e di pompa, nella sola e semplice cinta della citt di Costantinopoli, e con
l'intervento della stessa persona del Sultano; onde non mancano delle tolleranze
venali e dell'alienazione dal travaglio e dalla guerra.
Tuttavia, essendo li Giannizzeri e ali Spahi milizia stipendiata, il numero ed
obbedienza di questa dipende sempre dalla pontualit delle paghe e dalla severit
della disciplina, bench, di presente, sembri molto scemata dalli antichi istituti; come
pure l'aumento delli medesimi, e per sostituire e per accrescerlo non avr ostacolo
all'arbitrio del Sultano, e per i privilegi ed emolumenti che godono, e per quelli che
loro possono essere aggiunti.
A questo passo per io devo riferire che aveva il Sultano una mortale avversione a
questi due ordini di milizie, che, dovendo essere da lui pagate, restava accresciuta
dalla inarrivabile avarizia che tiene; che per in origine al suddetto comando, per
ricordo del Chimperlugl fino dall'anno 1670, che li Spahi di tutto l'Impero dovessero
alternativamente di trimestre n trimestre comparire al Serraglio del Primo Visir di
Costantinopoli, dove solamente loro fossero fatte le paghe; con il grave incarico di
marcie frequenti e remotissime che lor si rendessero insopportabili, onde ne riusc una
grande avversione dell'universale d'entrare nel numero di cos stancata, milizia, cos
che andavasi insensibilmente diminuendo il numero ed annientando affatto. Come
pure sotto pretesto di vietare le fraudi dei Pasci volanti pel numero dei Giannizzeri,
comand che in ogni trimestre fossero alli Servaggi, ovvero Colonelli, dibattuto un
certo numero per cadauna Camera o Reggimento sotto nome di morti; e, non
sostituendosi che con strettissime difficolt n in fanteria n in cavalleria, si sono di
grande e del miglior numero e qualit consumati li corpi di cos rinomata e per
ordinario veterana milizia.
Molto ha contribuito a questo indebolimento di vecchie truppe la guerra diuturna e
rigorosa di Candia, cos anche il successo al fiume Raab, e la spedizione a Caminietz e
poi a Schegrino. Ma una certa attenzione delli Visiri e del Gransignore al disfarsi dei
pi abili e pi vecchi soldati, con infiniti modi e pretesti, non ommettendo nemmeno la
mannaia ed il laccio, vi contribu maggiormente. Scemato pertanto il numero ordinario
di quelli due gran corpi di milizie, avendosi poi dovuto riempirlo sollecitamente a
motivo massime di questa grande ultima invasione contro la Cristianit, si
convenuto farlo di gente inesperta ed inabile al militare servizio, che si rendeva
urgente alla quantit di cos grande e superba intrapresa, del cui grande ammasso
d'esercito e poderosissimo numero segu poi, come noto per volont diversa, il
decampamento sotto Vienna, ed in conseguenza, un dissipamento di tante genti e di
tante nazioni raccolte ed unite, come si disse, dalle pi remote parti del vasto Impero
Ottomano. Sparsosi di questo modo la fama di tanto successo, per i Turchi considerato
universalmente fatale, si convenne applicar subito alla riunione di gente e milizia
massime nei due ordini d Spahi e Gianizzeri suddetti; che per nel tempo peranco di
mia dimora in Costantinopoli riusciva scarsissima e di gente totalmente inesperta, non
ostante che si pose promessa di doppia e triplicata paga all'infanteria ed alla cavalleria
donativo sufficiente per comperar li cavalli. Di questa totale avversione d'arrolarsi nel
numero di cos per altro desiderata e privilegiata milizia n' era evidentissima causa
l'aversi sparso l'arcano, correndo quasi per tutte le bocche: che la guerra presente
doveva servire al Sultano, per totalmente disfarsi di quegli ordini di soldati, e che di
ci ne tenesse commissione espressa il Primo Visir Car Mustaf, memore il Gran
signore delle passate sollevazioni, e geloso che questi Pretoriani di quella Roma, non
si impossessassero maggiormente nel disponere del trono ad arbitrio e della vita degli
stessi monarchi; essendo anco voce che divisasse di istituire un aumento grande negli
Rumeni, ossieno guardie del Pasci; cosich procedesse di pari numero militare e
misura eguale al bisogno, e con questa nuova forma rendere presidiate ripartitamente
le vaste provincie che possiede, con disaggravio delle giornaliere paghe che a Spahi e
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le vaste provincie che possiede, con disaggravio delle giornaliere paghe che a Spahi e
Giannizzeri per obbligo di istituzione annualmente si somministrano; ma che inoltre
rimaner debba sollevato l'animo dei sovrani ad un tempo stesso dalla gelosa cura e
tormentosa apprensione che, rese ormai libertine le guardie, si convertiva la difesa in
ostilit ed in arbitrio, non pi di sicurezza e fondamento dello impero.
Che per essendo naturale di levare dal sito in che deve cadere il fulmine e non
entrare nella nave di cui si vede irreparabile il naufragio, ne segue la avversione totale
ad arrollarsi nel numero che si poteva considerare dei proscritti.
Anzi che nelle diligenze che si andavano praticando per ammassare tali milizie,
seguito che, unito con blandizie uno scarsissimo ammasso di 700, in tutto il gennaro
passato 83, in Adrianopoli, mentre che furono incammminati con il Giannizzero Effendi
alla volta di Buda per esservi introdotti di presidio, inoltrati poco fuori di Adrianopoli
stesso si sono tutti sbandati e dispersi, con universale derisione del nuovo primo Visir
Car Mastaf, non temuto n amato fino a quel tempo, e del Sultano medesimo che
pure si trovava alli divertimenti di caccie in quelle parti, all'avarizia del quale ascrivono
molti di questi sopraccentiati disordini.
Presumono per li Monsulmani che, la maniera dei soldati per loro debba essere
inesausta e ferace, dicendo che li difetti di natura negli altri generi di milizie saranno
sempre a gran vantaggio risarciti dalli Feudatarii: mentre publicano quello che di
ordinario succede, cio che quando un Feudatario passa al campo con il proprio
numero di gente al quale tenuto, vi passano con lo stesso molti altri figli, parenti, ed
anco altre persone tratte dalla speranza di subentrare ed essere investiti, in caso di
decubito del feudatario, mentre al Campo di continuo presso il Primo Visire, esistono li
ruoli di simile natura di gente.
Non lasciano d'aumentare il riflesso col dire che seguendo inoltre li loro eserciti
copiosissimo numero di gente nelle numerose arti, che vi esistono a guisa di citt
accampate, ed in una grande quantit di Mercanti, Vivandieri, e Guastatori, anco di
questi giornalmente si rende accresciuto; mentre grande copia di simil gente si va
arrolando nelle schiere ed ordine delle milizie, o per allontanamento, o per volontaria
risoluzione, o molti ancora per dara necessit di provvedersi d'impiego, in difetto di
cui ben spesso si ritrovano in paesi lontani e remoti.
Dalla stessa natura ed ordine di milizie rimangono parimenti provvedute le armate
marittime, con questa sola differenza che, in universale, chi milita sul mare, viene
nominato col titolo di Levente. Consiste l'ordinario presidio delle galere che si
numerano quaranta, delle quali ve ne erano dieciotto Beilere e ventiquattro dette
Zaccale con duecento soldati per legno. Li padroni delle prime hanno un
assegnamento che godono e sono tenuti a ciurmarle e mantenerle li reggimenti,
eccettuato che di biscotto e munizioni militari che lor restano somministrate dal
Sultano. Queste Beilere sono le migliori, essendo li remiganti ed il legno degli stessi
Bei, che ne hanno in conseguenza migliore custodia.
Le altre, nominate Zaccali, veramente sono tali perch sono armate di condannati,
oppure di schiavi sforzati dei Gransignore e per lo pi estratti dall'Anatolia, o di schiavi
dati a nolo; e a questi due ultimi ordini di gente, li viene somministrato per cadauno,
dal d di San Giorgio a quello di San Dimitri, reali venti per testa ed il biscotto,
cavandosi il suddetto denaro da Costantinopoli, da una gravezza del Galeotto
denominata.
Le milizie e remiganti delle galere suppliscono pure ai servizj della marineresca e
del cannone, ma con maniera sempre tumultuante e confusa e molto inesperta. Di
questo genere di gente possono crescere i Turchi il numero ad arbitrio, mentre
recente la memoria che nella passata guerra, dopo essere stati battuti molti anni sul
mare, uscirono con 96 Galere da' Dardanelli contro l'armata della Serenissima
Repubblica, in che sebbene la qualit ed il maggior numero serv di maggior fasto alla
Veneta vittoria e rese pi copioso il cumulo dei Trofei di cos gloriosa vittoria: questo
caso, anzi conferma la grande facilit che hanno li Turchi nel costruire di grande
Armate, volendo massime di quel genere di legni.
L'arsenale di Costantinopoli situato in spiaggia sul Porto della Citt, ma opposto
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L'arsenale di Costantinopoli situato in spiaggia sul Porto della Citt, ma opposto
alla medesima, anzi dirimpetto; tiene quasi sul mezzo come un piccolo serio, numero
100 Voltoni da Galera, l'uno contiguo all'altro, sebbene la maggior parte diroccati, di
che non ne fanno li Turchi gran conto, lavorando anzi d'ordinario alla scoperta; di
quella sorte di legni e di navi ancora ne travagliano, in caso d'urgente occorrenza
nell'isola d'Arcipelago, nelle spiaggie del Mar nero; ma con pi sicurezza e libert nel
Golfo di Smit dentro il mare di Marmora, circa 100 soli miglia discosto dalla
Dominante, ed in tutti li predetti siti hanno vicinissimi alla fabbrica boschi e legnami
abbondantissimi d'ogni sorte. Ma sar sempre loro di grave difetto il fabbricare con
materia verdissima e appena recisa dal tronco; la pegola e chiodaria la ricavano parte
dai luoghi a quei siti vicini, e massime dalli secondi; restano provveduti dalle miniere
di ferro di Salonichi, e per via di terra vicino a Tartar Passarich dalle miniere di San
Nicol; le stoppe l'Asia le somministra o le vele lavorando, le cordarie e le gomene la
maggior parte vicina al bagno, dove che esistono li schiavi dei Gransignore, ed anco
nelle fosse di Galata. Ma di questi materiali non mancano mai loro le sufficienti e
abbondanti quantit e provvisioni, quando possono entrare nel Dardanello le navi
ponentine e non si faccian scrupolo li Cristiani stessi di somministrare alli nemici della
Religione li materiali atti a combatterli. Veramente il maggiore e pi riguardevole
requisito che possa riuscir loro scarso sar sempre quello dei metalli, che si rendono
necessarii per il getto dei cannoni. Ma questo pure con il prenarrato, modo lor viene
somministrato abbastanza; pratica che non solo provvide li Turchi nella passata guerra
di Candia per tal uso, ma che loro ha abbondantemente somministrato acciali,
polvere, viveri, e ogni altra pi necessaria munizione.
Di navi da guerra parimente non ne sono totalmente mancanti, mentre come era
noto 6 se ne ritrovavano a Costantinopoli al mio partire in istato di essere in
brevissimo tempo perfezionate ed alla vela, quattro pure sollecitamente si trovano
avanti nelli stessi arsenali, 3 altre scorrevano il mare, allora verso Stanchio sotto il
comando di Kapsa Pasci, e oltre quelle che possono costruire ad arbitrio, quando il
Sultano acconsenta di spendere, avr sempre unite le squadre dei Barbareschi, che se
non daranno per li riguardi della preservazione dei loro privati capitali vigore e fuoco al
cimento, faranno comparire di numero maggiore e pi poderosa l'armata loro. Quanto
poi a navi da carico e Sultano, ne avranno ben 30 e con il danaro ne serviran loro le
Ponentine ancora. Ma siccome sopra di queste non mancheranno le marinereccie
esperimentate per altro sopra le proprie dovendo ricavarle, come li Piloti dall'isole
d'Arcipelago di rito greco. Questi serviranno pi volentieri Vostra Serenit, quando
essi e le cose loro siano trattati da sudditi e con la dovuta carit. Nello stato per delle
cose correnti, come che loro si servono dell'armata marittima pi per esigere li Carazi
dall'isola, e per trasportare milizie e munizioni che per oggetto di battersi sul mare e
per esercizio di guerra; mentre massime il visir Mustaf Capitan Pasci genero del
Gransignore, uomo inesperto al comando ed alla professione, non sar in volontaria
disposizione di cimentarsi. Onde procurer solo a tutto potere, di vedersi accresciuto il
numero dei legni, pi per dare decoro, che vigore al comando, ed in ogni caso che
l'armata sua prevalesse di numero, si deve tuttavia sperare, che succedendo cimento
debba pendere da sorte della vittoria dalla perizia marittima e dal valore. Quanto a
legni da carico ed inferiori, come Saiclie, Gruppi Cemberi, ed anco Brichi, o altri di
questa qualit, non ne manca mai dentro il porto di Costantinopoli, il numero di 500 e
pi ma non sono da reputarsi che per il solo servizio del trasporto, seguendo anche
molto lentamente le Armate. Se poi la fortuna delle armi correnti, e la divina
benedizione facesse stringere fortemente tanto li Dardanelli del mar bianco che del
mar nero si cambiarebbe di molto la condizione delle forze predette sul mare,
restando in quel modo soffocate le fauci stesse di quelle bocche e resterebbe la stessa
imperiale citt di Costantinopoli stretta cos di respiro e privi dell'uso necessario
dell'alimento e delli rinfreschi, che, inabile a sofferire l'incomodo, cimenterebbe il
comando d chi la dirige ed impera. Di questa verit ne abbiatno vicine le prove e gli
esperimenti, perch nel tempo della guerra di Candia mentre le pubbliche armi
possedevano il Tenedo si spinsero li Cosacchi nel Bosforo con alcune delle loro barche
che sino come barche armate o poco pi con sperone e timone da tutte le due parti
egualmente, e si inoltrarono fino a Zenichioi 10 miglia nel canale che passa a
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egualmente, e si inoltrarono fino a Zenichioi 10 miglia nel canale che passa a
Costantinopoli trapassati li primi castelli, ed appena 10 miglia discosti dalla stessa
citt e saccheggiate le ville e Serragli che sono li stessi borghi della medesima. Tale
veramente la situazione e la sorte di Costantinopoli che siccome da due mari ella
riceve l'alimento come da due mammelle il latte, cos queste con l'arte e con la forza
spremute e succhiate, affamerebbero in poche settimane, la per altro, pi provvista ed
abbondante citt del mondo.
Avendo per altro rappresentate quali e quante sieno le forze militari terrestri e
marittime, quante le rendite, li casn, li tesori; quali siano le persone della famiglia
reale e dei primi ministri; quanta ed in che riputazione ed uso la dispotica autorit del
Gransignore, avendo supplito a spiegare lo stato adunque delle cose interne, passer
a riferire come si maneggino ed usino colle esterne ancora.
Capo quinto.
Quanto reputi e come si intenda il Sultano con li principi a lui confinanti, e con li remoti
ancora, ed in particolare colla Serenissima Repubblica, essendo il massimo dei miei
riflessi riferire appunto di questo.
Sopra di questo riguardevolissimo punto io vedo di poter sicuramente riferire che
dall'Africa, li quale per altri imperii ed in altri tempi fu sempre madre di mostri e
foriera di novit, non pu Maometto IV ricevere alcuna gelosia per ci che possono
agire li principi di essa.
Con li re di Fetz e Marocco se la passa per tanto con termini d'officiosa superorit,
mentre la lunga distanza dal centro dell'imperio, la inferiorit delle forze e la
uniformit della legge l'assicurano cos bene che di l non per temere alcuna ostile
invasione. Passano pertanto con quei remoti re col mezzo di legni Barbareschi
reciproche comunicazioni e regali, ma non vi alcun negozio per occasione di
commercio e meno per maneggi di Stato, e di questo soltanto quanto possa valer a
contenere che non siano molestati Tunisi ed Algeri, e con tanta facilit che bast solo
una lettera scritta dal Sultano a quei principi per distaccarli dalli concetti che avevano
con la Francia. Lascia liberamente per altro la direzione di quei confini a quei Pirati,
mentre li Pasci che spedisce a quella parte servono per una onorifica apparenza,
piuttostoch per esercitare un autorevole comando. Con altri principi di quella gran
parte del mondo non giungono alla Porta nemmeno alcune notizie, non che maneggi o
negozio. Di qui succede che anco l'Egitto finora, molto assiccurato e coperto dal
grande avvilimento in cui sono li confinanti al Gransignore, mentre gli Etiopi e gli
Abissini dediti naturalmente alla quiete piuttosto, somministrano genti imbelli e uomini
neri per servire di eunuchi ai Serragli e d'ornamento alle famiglie dei grandi che per
dare alcuna immaginabile apprensione di guerra. Con queste nazioni la Porta
Ottornana vi pratica piuttosto al disprezzo che maneggio, e nello stesso Cairo che
racchiude l popoli che abiterebbero pi regni in quella sola citt, non applicano li
comandanti pasci che ad avvilire ed abbassare l'autorit e forza delli dieci Bei
dell'Egitto, misero avanzo delle famose e ricche dinastie, ed ai quali nell'acquisto
dell'opulento paese furono dai Turchi accordati speciosissimi privilegi, mentre
possederono altre volte, forza e ricchezze a titolo di presidio per il Gran Signore, ma di
presente non hanno che una languida apparenza d'autorit, quando non fossero un
giorno condotti a ricevere il vigore dalla disperazione.
Pratica la Porta queste violenti regole di Governo sopra li stessi, perch avendo
altre volte il comando delle genti d'Arme e opulenza, ridotti nelle particolari loro
giurisdizioni, fecero li Bei qualche valida resistenza al volere del Sultano, che per
volendo prevenire cos fatte risoluzioni, scelsero molto opportuno il tempo presente
nel quale credono che l'Egitto non possa essere invaso non solo dai confinanti, ma
nemmeno da remoti, e perch massime il Persiano di sua particolare persona immerso
nelle lascivie e nell'ebriet, e la potenza di quel regno nelle armi essendo stata la loro
grandemente abbattuta, si figurano che li Bei non possano avere, fomento, n vigore
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grandemente abbattuta, si figurano che li Bei non possano avere, fomento, n vigore
che li sostenga.
Considerano il Gran Mogol per un principe molto pi potente nelle ricchezze che
poderoso nella milizia, e vedendolo confinante al Chinese ed al Tartaro, loro sembra
che abbia molto a riflettere prima di risolvere di invadere li Monsulmani. Si
stabiliscono maggiormente sopra di questa confidente inosservazione, con il
considerare comune ed eguale con quel principe la Religione Maoniettana, di cui
reputano supremo direttore l'Imperatore Ottomano, per essere padrone della Mecca e
Medina, e per le grandi Caravane di centinaia di milliara d'uomini, che annualmente
sotto la direzione del sultano a quella volta si incamminano: da che tutto il
Maomettismo ha preso una piena venerazione alla casa dei Gransignori.
Verso la Persia per tra li principi dell'Asia, vi contribuiscono alla Porta pi gelosi li
riflessi, anco perch, seguendo li Persiani circa l'Alcorano l'esposizione d'Al diversa in
molte parti da quella d'Omar, che viene venerata in Costantinopoli, di qua ne nasce
quell'antigenio che sogliono avere li popoli contro li reputati eretici. Essendo per il Re
Persiano dedito ed inclinatissimo alla quiete, viene anzi creduto, che trattenga presso
il Sultano un uomo industre e di religione che sotto titolo di predicatore insinua e
maneggia l'armi ottomane non s'impieghino nell'Asia. Tuttavia da molti anni trattiene
un corpo di 30 mila uomini verso l'Armenia sul confine dell'imperio Turco, a titolo di
presidio, che per figura un corpo avanzato in caso di aggressione.
Fanno per tanto gelosi riflessi, ed accrebbero poco prima di mia partenza, perch
avendo il Re di Persia un principe figlio primogenito, d'anni 22 questo desidera di
essere incoronato, vivente il padre con il consenso del genitore dei Magnati e dei
popoli, che per mentre per superstizione dei Persiani si deve praticare la funzione in
una Moschea poco lungi da Bagdad, fecero far moto al sultano che applicavano per
eseguire questa qualificata cerimonia e regole, ed essendo il sito negli acquisti fatti gi
l'anno 1637 dagli Ottomani, mentre per pompa dell'incoronazione, per sicurezza e per
decoro, vi concorrono genti molto numerose ed armate, perci corsero molti Olachi
andanti e venienti con ordini e precauzioni molto gelosi, e si stava in grande
osservazione delli passi che, in tanta mossa fossero per fare i Persiani. Pervennero
queste notizie al sultano l'anno passato nella terra nominata Tastarpassarich, mentre
faceva la sua gran marcia con l'esercito verso Belgrado, dai quali avvisi molto si
concit con il primo Visir, come quello che lo aveva assicurato che a quella parte non
vi saria certamente stata alcuna gelosa novit. Che per conviene concludere che da
quella parte sebbene di presente non ardono le fiamme non si ritrovi cos poca la
materia ed il foco estinto, che se fosse soffiato, non fosse per accendersi e dar grande
calore alle armi Cristiane.
Anco il gran Tartaro Usbech viene riputato molto dalli Monsulmani, non perch sia
pur egli Maomettano o perch universalmente gli acconsentano che sia del capo
d'Ottomano, ma perch esseudo padrone di vasta potenza stimano che a questa esser
vi possa unito qualche grado di ascendente fortuna sopra la casa imperiale di
Costantinopoli, memori del gran fatto del Gran Tarmelano con Bajazette, che sebbene
li loro storici lo dissimulano e, tacciono tuttavia ben lo sanno, perch questo grave
scherzo della fortuna rest dagli Ottomani coritrassegnato con risoluzione, che rimane
tuttavia praticata, e che ormai resa costume, viene, riputata per legge.
Essendo per, in quella quasi totale desolazione, schernita non solo la maest
imperiale dei Sultani con miserabile schiavit, la moglie stessa di Bajazette serv di
ludibrio e di scherzo al trionfante superbo, onde per non esporsi a tanto disprezzo
negli eventi di troppo varia fortuna, decretarono li sultani, che nell'avvenire li
monarchi della casa ottomana, non dovessero avere alcuna donna per moglie n
dichiarare alcuna per imperatrice, ma la pi grata nominare si dovesse col semplice
titolo di Kasachi ossia cameriera maggiore, le altre come semplici Odalische o
Favorite, come tuttavia segue la pratica al giorno d'oggi. Che per li Turchi reputano
molto il gran Tartaro Usbech, ma con esso non passa ne commercio n affari di Stato,
n risiede reciproco ministro d'ambasciata od altro. Corrono per di quando in quando
ricchi e sontuosi regali, bastando agli Ottomani di vedere ed intendere che il Tartaro si
ritrovi implicato nelle atroci guerre della China, con gelosie non piccole con il Gran
Mogol, e che maneggi con il Moscovita grandi scorrerie, come frequentemente
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Mogol, e che maneggi con il Moscovita grandi scorrerie, come frequentemente
succede.
Al calore di queste che non lasciano con tutta l'arte a tutto potere di accendere,
vivono gli Ottomani, coi Moscoviti pi tepidi se ben sanno che quel gran Duca
veramente sia grande. Vedono i di lui paesi dai loro confini al coperto di paesi per
natura assai forti, lo considerano al comando di forza attiva e molto numerosa, sanno
che Mosca non molto lontana dalle parti vitali del loro impero; e sebbene nella
guerra passata parve che la fortuna delle armi giocasse a loro vantaggo, nulladimeno
ben sanno universalmente, che per sortirne colla vittoria e con profittevole maneggio
pi valse la fraude, che il valore: onde fissano sopra le mosse tutte di quella nazione,
e mirano ogni loro passo con occhio attentissimo.
Cresce ed aumenta in loro la gelosia, la qualit della greca religione, dalla quale
considerano ingombrat tutti li stati del gran Signore in Europa, la stessa imperiale
citt e varie parti dell'Asia nelle quali comandano. Che per Car Mustaf, prima di
muover l'armi contro i Cristiani, che volse a tutto transito come avvisai effettuata,
applic fissamente a tranquillare a quella parte ogni rumore e gelosia di disordine, e
sebbene con il primo ambasciatore loro de' Moscoviti, che viddi venire a Costantinopoli
a questo oggetto, us nelle estrinseche dimostrazioni tutte le apparenze di stima, che
praticare si possono con ministro straordinario di Regia Corona, tuttavia termin al
solito la conclusione di pace con fraude ed infedelt, mentre la carta che consegn al
Moscovita sigillata fu estesa molto diversamente dal concertato nei dibattuti maneggi.
Morto per il regnante Gran Duca e subentrati li due fratelli spedirono a
Costantinopoli loro ambasciatore a farne aspra querela con Car Mustaf, il quale
esercitando la disinvoltura e la politica che ricercano le congiunture, nel ritrovarsi cos
fortemente inoltrato contro li Cristiani ha subito violentemente lacerata la carta che
consegn, e, fingendo involontario accidente un inganno premeditato, non sdegn di
abbassare l'alterigia a misura del negozio e del tempo, sorpassando tutto all'urgente
riguardo, e forse nel raccordare li confini, avr cercato di gettare la discordia tra
Moscoviti e Polacchi, li quali particolari pervenutimi per cauta e certa corrispondenza,
nella prima parte, non potei accertare per la seconda, stando ormai sul procinto di mia
partenza imbarazzato e con vele spiegate. Mentre peraltro avendo io stabilito concerto
con due fratelli di casa Leucadi sudditi di Vostra Serenit della Cefalonia, l'uno
Calogero, l'altro Sacro-Monaco, i quali avanzati verso la Moscovia per educazione di
giovent, si trovano sicuro, per le istruzioni e cifre consegnategli, d'avere notizia di
tutto; e veramente li Turchi tengono di presente cos gelosi riflessi di coltivare la
quiete a quella parte, che tolleravano al mio partire dall'ambasciatore Moscovito, che
tuttavia esisteva in Adrianopoli, esercizii di provecchi, di imbarazzi e disturbi bassi e
sprezzabili.
Tutti contribuiscono a riguardo della presente guerra e per non lasciare a quella
parte la Polonia senza ombra di gelosia, anzi per muovere contro li stessi potendo,
poich le militari mosse di quella Repubblica sono considerate con livore e stimoli di
vendetta ed osservazione come di forza che reputano motto in campagna. Io per
viddi fare verso la Polonia in breve tempo due figure molto diverse, l'una prima del
grande successo di Vienna e l'altra dopo.
Nel primo tempo la Polonia era considerata cos male da Car Mustaf, che scrisse
lettera a quel Re cos sostenuta ed autorevole nel partecipargli aver presa la Porta la
protezione del Secheli, e progredendo con linee veramente odiose e con espressioni di
prepotente e di chi scriveva armato. Furono per quelle righe osservate con orgoglio
cos generoso, e corrisposte con risoluzione con magnima che, rese grazie a sua
Divina Maest, sortirono con la benedizione divina, cosich terminando con gloriosa
vendetta essendo essa veramente virile, cio di fatti e non di parole. Per avanti al
gran fatto suddetto risiedeva in Costantnopoli per quella Repubblica in qualit di
internunzio il Cavalier Michiel Ploschi, al quale restarono all'improvviso sospesi dal
Primo Visir li assegnamenti fattigli come estraordinario ministro, con violazione del
carattere e con disprezzo, e con nota dei Turchi di una bassa avarizia. Segu poi che
dopo il successo di Vienna li Turchi vomitarono tutto il veleno e, ripiene le fauci d'una
acerbissima amaritudine, pubblicamente fulminarono colle minaccie i Polacchi, odiando
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acerbissima amaritudine, pubblicamente fulminarono colle minaccie i Polacchi, odiando
quella mano poderosa che pot ripulsare il colpo premeditato, che lo fece l'impensato
contrasto, e tolse di seno li concepiti scettri, corone e vittorie. Per tanto le fissazioni
tutte della Porta al tempo del mio partire versavano a trovare modi coi quali potessero
staccare la Polonia da Cesare, con ogni non decoroso ed anco inferiore partito,
concependo di poter poi sfogare sopra del Polacco l'intiera presa delle armi e
soddisfare al sentimento arrabiato, che dicono pubblicamente per giusto, attesa la
rottura di Pace praticata da quella Repubblica senza motivo o ragione e con evidente
violazione di fede; odiando la violenza di ritrovare virt che resista e di risentire la
meritata punizione e vendetta.
Di Cesare parimenti prima del glorioso decampamento sotto di Vienna poco o nulla
temevano mentre erano loro note le distrazioni delle armi in Germania, le debolezze
delle forze imperiali, massime in paragone del loro esercito. Sapevano la variet degli
opposti interessi delli Principi di Cristianit, sicch avevano per impossibile la lega col
Polacco, e sebbene conclusa, mai concepirono che massime la disunione delli partiti
della Polonia permettesse che potessero congiungersi lo stesso Re alla testa di un
esercito come quello di Cesare. Pareva loro che avendo praticata la proditoria
irruzione senza dichiarazione contro quel principe, dovessero vogliersi tosto al Raab,
presa l'ultima risoluzione solo al ponte di Essek, dovesse in conseguenza scoccare il
colpo per ferir certamente e senza incontrare scanso o riparo veruno. Dicevano che
loro stessi non determinati nel Febbraro e nel Marzo in Adrianopoli dell'accertata
intrapresa dubbia ed incerta fino al Raab, corsero molti Olachi andanti e venienti per
avere dal Gransignore la pi determinata volont, la quale si lasci rapire da quella del
Secheli d'invadere subito e di primo slancio la capitale dell'Austria; fomento ben
grande per far precipitare a questa risoluzione fu la speranza fatale concepita di
ritrovare in essa ricchezze ed opulenze infinite, dacch li tesori non custoditi
provecchino alla rapina ed al furto. Arrivate al campo le notizie del soccorso della
Polonia per giuntarsi all'armi di Cesare, Car Mustaf le reput di s poca maniera che
le pubblic per spoglie del suo trionfo. Si allett di debellare due potentati ad un
tratto, ma per divina volont non seppe misurare il vero del proprio vigore. Onde se
Dio Signore fatto condottiere d'esercito anco in altri tempi volse le sconfitte, comand
le battaglie, nei nostri ancora dispens le pi gloriose vittorie. Battuti li Turchi,
decampato l'esercito, fugati e dispersi li Monsulmani, morti la minor parte, perch
avessero maggiori testimonii di cos grande successo, e giungessero le voci delle pi
remote nazioni ad imprimere nei pi lontani paesi lo spavento ed il concepito terrore
delle armi cristiane. La gente fuggita e li disertori che precorrevano giustificavano
l'abbandono del campo, con l'incolpare li comandanti, e questi con incolpare la fortuna
ed il destino in difesa della loro colpa. In universale lo dissero un evidente castigo
della Giustizia Divina, in punizione d'una ingiustissima guerra voluta fare contro la
ragion delle genti, i canoni dell'Alcorano che non vogliono che si combatta e si nieghi
la Pace contro di chi la richiede. Dovunque arrivavano tali discorsi giungeva pure la
gloria delle armi cristiane, ed in ispecie si dilatava con un grande alimento la
riputazione di quelle di Cesare. Cos con una impensata vicenda, cambiata la sorte
dall'anno 1664 al fiume Raab in quella dell'anno 1684 sotto Vienna, termin quella con
li noti discapiti per li nostri, e questa si incammina con tali vantaggi che obbligarono il
Sultano a determinare di far ogni potere per insinuare trattati di pace coll'Imperatore
Leopoldo, avendo grande spavento della giustizia delle armi dello stesso, e per
vendicarsi con il Polacco a man salva. Divulgarono per tanto che il Gransignore voleva
per tre anni avvenire trattenersi sulla semplice difesa, ed in conseguenza gettarono
numerose truppe nelli presidi massime nell'Ungheria, non avendo in quel tempo
riflesso alcuno sul mare, ancorch mi risuonasse d'intorno nel progredire il mio viaggio
verso la Patria ben chiare le voci della intrapresa guerra della nostra Serenissima
Repubblica.
Di questa, Serenissimo Principe, passer dunque a riferire come fosse riguardata
dalla Porta prima che fosse pubblicata la lega, intrapresa dall'Eccellentissimo Senato
con tanto merito e tanta generosit.
Veramente siccome li Turchi pubblicamente ascrivevano il pregio della milizia
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Veramente siccome li Turchi pubblicamente ascrivevano il pregio della milizia
terrestre alle milizie monsulmane, cos l'acconsentono della marittima universalmente
alle venete. Per anco rimaneva nella memoria ed erano impresse nelle menti loro
l'orrore ed il discapito riportato in tante sconfitte navali, e fino dentro le foci dei
Dardanelli, e le tante vittorie sopra loro ottenute nella guerra passata; tuttavia non
mancava nei pi sensati un concetto perocch questa grande superiorit non si
doveva riputare immortale, e s'avanzava taluno ad incolparne piuttosto la
disapplicazione loro che la totale inabilit. Vedendo parimenti la Serenit Vostra
infervorata nelle applicazioni della pace, e nell'aumento al negozio: Car Mustaf
lasci lusingarsi dalla speranza: che durante la risoluta irruzione nella Ungheria, non
fosse per essere aggredito dalle Armi Venete, onde giudic l'ordinario numero delle
galere, che tratteneva sul mare fossero per anco sufficienti, a resistere ad una
improvvisa aggressione. Divis che Candia, Cipro Scio, Negroponte, Metelino, ed altre
isole importanti sebbene con non grandi presidii, valessero ad essere difese. Calcolava
in urgente bisogno poter con il danaro avere le navi barbaresche ad unirsi all'Armata
del Gransignore, e non gli fosse per mancare d'averne con il soldo anche da altre
nazioni ancora, e l'esempio e pratica da lui veduta nella guerra passata gli davano
fondamento di grandi speranze nelle occasioni che gli si rendessero urgenti. Vedea
dalle Carte Geografiche la dimensione delli Stati della Repubblica, ed avendo riflesso
pi alla quantit che alla qualit, la gelosia delle mosse era non eccedente, ed anzi
totalmente assopita; che per quanto li suddetti riflessi non gli causavano grande
timore, altrettanto aveva e lui e l'universale dei Monsulmani concepito gran stima
delle forze della Repubblica, per la dintornit dell'atroce guerra di Candia, che
sapervano durata quasi 30 anni, e che l'aquisto di quel Regno aveva loro costato per
assenso comune 800 mille uomini effettivi, consumati nelle tante fazioni, ed in tanti e
tanti militari cimenti. L'inopinata risoluzione poi dell'intrapresa della guerra presente,
mi costituisce in obbligo di riferire che, pervenuta la notizia in Costantinopoli per via
secreta, siccome veniva veramente discorso, prima della mia partenza, cos ancorch
fosse nel genere dei possibili, ne credevano assai pi lontano il tempo per sentirne
l'effetto; per altro molto ben compresero, che una tale improvvisa aggressione in
parte inviscerata dell'imperio ed aperta lor poteva far risentire un colpo penetrante e
mortale. Perch questo si rendesse pi franco ed inviscerato, giovava, alla intenzione
di Vostra Serenit la simulazione intiera nel praticare il mio viaggio, onde a tutto
potere procurai mantenere il dubbio, e discreditarne il concetto. Con questa credenza
da me con l'arti proprie nudrita, al cui fine molto giov la venuta del Segretario
Cappello e le valide corrispondenze che avevo colli pi grandi della Corte, onde
superata la quasi impossibile libert di partire, essendomi riuscita senza esempio,
potei staccarmi dal lido di Costantinopoli ed intraprendere la partenza. Munito di
passaporto, che procurai pi per dissimulare amicizia che per avere dalli stessi alcuna
salva guardia contro il rigore del verno nell'Arcipelago e l'attenzione delli tanti corsari
al mio incamminamento. Che per fingendo vario cammino, ma fissando prestare
nuovo servizio mi sono condotto a riconoscere con l'occhio proprio li siti pi
riguardevoli dei Dardanelli, di Tenedo, di Scio, come pure di Canea e qualche altro sito
pi importante nel regno di Candia, ricavando profitto alla Patria anche dalle mie
forzate dimore, e viaggi diversificati per l'impeto de' venti, e penetrare nel pi vero.
Riconobbi l'agitazione dell'animo loro per l'avviso che s'andava spargendo in Scio della
mossa delle armi Venete, e che inseparabilmente mi seguiva, cosich pervenuto che
fui alla Sada, e Burmecuz in Candia speditovi per il Pasci inteso da persona, che
negoziava nel Regno, per notizie ricevute da Tolone e Marsiglia, li particolari della
lega, immediatamente sped la stessa galera di Sulimano Bei che lo condusse a
Costantinopoli per darne il dovuto ragguaglio e per chiamare a se milizie e provvisioni
da guerra, ed, i rimedi atamente si diede ad operare nel ristauro delle mura delle
gallerie ad approntare il cannone ed ogni altro materiale necessario alla difesa.
Essendo stato il suddetto Burmecuz comandato dal Capitan Pasci Mustaf Museip di
scortarmi sicuro, con le suddette notizie mi scopr non pi ospite ma nemico, che per
valendosi dell'arte di sua nazione, con l'occasione che il Dragomanno del nostro
console di Canea si port in Candia mand ad invitarmi a vedere quella metropoli,
avendo avuto di gi li avvisi che era stato a visitare e vedere attentamente la Canea.
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avendo avuto di gi li avvisi che era stato a visitare e vedere attentamente la Canea.
Ma scopertosi da me con facilit insidioso l'invito, e per l'obbligo ingiuntomi di venire
sollecitamente a Venezia conobbi che non mi conveniva pi espormi a dubbia
distrazione e cimento. Che per siccome li Turchi sempre riputarono molto le armi
marittime di Vostra Serenit, e per un obice validissimo alla divisa la intrapresa della
Cristianit tutta, ormai ne risentivano il peso, e ne pubblicavano il sentimento
nell'iscuoprirne la mossa. E siccome sotto Vienna, con l'inopinato e glorioso successo
si svelarono gli occulti arcani della Divinit, cos voglia Iddio Signore essere guida
delle Venete imprese e farle ventilare trionfanti, l, dove per tanti secoli comparirono,
ed inoltrarle ancora precorritrici alle armi universali dei Principi tutti della cristianit.
Di tutti gli altri principi della Cristianit che tengono rappresentanti alla Porta, li
Turchi ne fanno maggiore la stima, quinto pi si ritrovano accomodati alla loro
potenza ed alla loro grandezza, mentre, sanno che sebbene non tengono conferir con
l'Ottomano Impero, vedono che gli portano accomodate merci a cuoprili, altre
munizioni per armarli, ed altri maneggi che conspirono con li loro pi gravi interessi e
che accordano bene speso alli loro fini ed intenzioni. Ma veramente il di dentro del
secreto loro di riputare il servigio, non chi lo fa, mentre bene spesso chi serve al solo
interesse avvilisce la propria condizione e decoro. Car Mustaf, bench severamente
esigesse dalli Rappresentanti dei Principi frequenti regali a titolo di tributo, e che
estorquesse da tutti indifferentemente somme a capriccio e con violenza rapace
maneggiasse con apparenze di onore e di confidenza, o per motivo di commercio o per
inviluppi di pubblico interesse, tutto veniva a soffrire con una odiosa ed indispensabile
tolleranza. Anzi che si vedono, con notabile avvilimento, per le stampe un assunto elle
il sopportare li disprezzi dei Turchi fosse convertito ormai in un uso di politica
disinvoltura, scrivendosi in questa forma ed in queste maniere da chi raccolse le
memorie per gli Ambasciatori, con una raccolta di memorandi successi.
Tale essendo la poca stima che facevano li Turchi di tutti li Principi di Cristianit e
delle nazioni indifferentissime per loro, resi a cos superba elatezza dalla felicit di
tanta serie di vittorie e per il corso di tanti secoli, e fatti accorti dal posto grande che
loro accorda il mondo di forze militari e di stima; fomento ben grande alla vasta
intrapresa praticata ultimamente, concepita senza mai dichiararsi contro di chi che nel
procinto di eseguirla, ed eseguita e disposta, per inoltrarsi senza sapersi fin dove. Ma
Dio Signore che si giuoca delle cose del mondo, vorr forse deposto il potente dalla
sua sede, e per verace esempio di verit cos fulgida che si prenda cura e direzione
delle cose pur anco particolari. Egli si degnato di scortare me ancora fra mille
disastri ed ardui e difficifissimi maneggi e tra le pi barbare genti a porto di salute, di
verit e di giustizia.
Qui chiuderei d'occupare il tempo dell'Eccellentissimo Senato d'acoltare questa mia
Relazione, che si rende necessario nelle generose incombenze delle guerre intraprese,
se non mi vedessi tenuto di renderne pi decorosi li pericoli, e rendere pi illustre
l'esercitato impiego, con il rammentare che vennero meco alla carica del Bailaggio gli
Illustrissimi Signori Pietro Pisani fu dell'Eccellentissimo Signor Francesco procuratore;
Francesco Donado fu dell'Illustrissimo Signor Stae; Giovambatista Venier
dell'Eccellentissimo Signor Nicol Procurator; Giovanni Mocenigo dell'Eccellentissimo
Signor Pietro Procuratore; Angelo Michiel delI'Eccellentissimo Signor Francesco
Cavalier; Aurelio Contarini dell'Eccellentissimo Signor Nicol; e Giovanni Cornaro fu
dell'Eccellentissimo Signor Nicol, tutti patrizii Veneti, soggetti che per le ben degne
qualit che li adornano di nascita, virt d'animo, e curiosit virtuosa, promettono di
loro un aumento ben grande in cos remota parte, ed altre praticate peregrinazioni al
maggior servizio della Serenissima Repubblica; i quali ritornati per varie strade al
libero suolo, daranno saggi di tempo in tempo qualificati della versata esperienza.
Rimasto fino all'ultimo periodo della mia ambasceria l'Illustrissimo Signor Angelo
Michiel, che versato in altri paesi della lingua tedesca, italiana, greca e latina volse
interamente rendersi possessore anco della lingua monsulmana, come veramente egli
fece. Ommettendo per tanto di discorrere di tanti altri soggetti che finirono a rendere
pi numeroso e comparente il seguito della rappresentanza, bastandomi che la
famiglia intiera partita si sia tutta restituita in patria, e che ormai molti degli stessi
sieno stati aggraditi dalla generosa bont della Serenit Vostra, a misura dei loro
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sieno stati aggraditi dalla generosa bont della Serenit Vostra, a misura dei loro
impieghi e del merito che si degnata concederle, per aver meco sofferto, viaggio s
disastroso, lungo e difficile, compagni di mille azzardi e pericoli, ed esposti a mille
travagliosi accidenti.

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