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CHE COSA INTENDIAMO PER REGIONE?

Elaborare una definizione precisa del concetto di regione non cosa facile per le qualificazioni
attribuite alla regione (regione naturale ed umana, regione storica, regione economica, urbana,
omogenea, uniforme, semplice, funzionale, e cos via) nelle varie epoche e a seconda degli
autori di una stessa epoca, producendo spesso confusione concettuale.
Lambiguit che accompagna il concetto di regione si accentuata con lo sviluppo del
pensiero geografico, in seguito alle esigenze che di volta in volta portavano a modificare il
concetto stesso di regione,
!pazio, regione, territorio sono oggetto di numerosi dibattiti

"uesta confusione concettuale concretamente sperimentabile # basti provare a pensare, nel
modo pi$ banale, a ci% che il termine &regione evoca comunemente nel nostro immaginario. La
prima immagine che la maggior parte di noi richiamer alla propria mente sar probabilmente
una colorata carta geografica del nostro 'aese (.
!e riproponessimo la stessa domanda a uno studente straniero ( americano, poniamo (
sicuramente non si troverebbe per% daccordo noi# ci parlerebbe forse di &regione dei Laghi, di
&regione dei )randi 'archi, o ancora, rifacendosi ad atlanti e testi scolastici, di &regione artica,
&regione tropicale, e cos via ( tutto cio tranne che la nostra &cara e familiare regione
amministrativa. E in fondo anche noi siamo soliti parlare di &regioni montuose e di &regioni
pianeggianti, di &regione alpina, ma anche di &regione mediterranea
quale il tratto che accomuna tipi di regione cos diversi * la regione uno spazio di specifica
localizzazione che in qualche modo si distingue da altri spazi e che si estende nella misura di
questo distinguersi, ossia # una partizione territoriale con determinate caratteristiche.
REGIONI FORMALI

!iamo approdati alla conclusione che la regione si distingue dal suo esterno in virt$ di una
certa omogeneit, dovuta alla predominanza di uno o pi$ elementi.
Elaspetto, la &forma (che si sostanzia nella coerenza interna dettata dal principio di
uniformit) a caratterizzare questo tipo di regione, che i geografi hanno per lappunto
battezzato regione formale. +n territorio caratterizzato da una certa uniformit naturale, etnica
o economica, oppure un distretto ereditato dalla storia e che non rispecchia nessuna realt
attuale, concepita come una specie di &dato di cui si cercano di delinerare i limiti.
,ove e quando nata questa idea di regione, e quali mutamenti ha subito allinterno dei vari
paradigmi che si sono succeduti nellevoluzione del pensiero geografico*
La nascita del concetto di regione naturale si colloca nella suddivisione del territorio in aree
definite &regioni naturali, in quanto oggetti fisici presenti in essa (fiumi, monti ecc) delimitano
una sede che determina &in modo naturale le forme di insediamento, di agricoltura e di
allevamento.
"uesto concetto di &regione intesa esclusivamente come regione naturale incontra grande
favore anche allinterno del paradigma positivista, prestandosi perfettamente allapproccio
nomotetico adottato da -atzel.
.ella geografia umana di -atzel, infatti, i rapporti tra societ umane e lambiente sono visti in
chiave ecologica, ma il protagonista primo resta sempre lambiente fisico# linsediamento e i
fatti umani vivono di luce riflessa, subiscono effetti ed, entro certi limiti, reagiscono. /n questo
clima matura il concetto di regione naturale, che veniva gi intesa dal -itter come un grande
individuo geografico, ben definito e chiaramente rilevabile, tanto per i confini che per i propri
caratteri essenziali. /l rigore scientifico e la tendenza a sistemare risultati acquisiti
dallesperienza e dalla speculazione, inducono a definire criteri per la loro determinazione e
delimitazione.
Lapproccio determinista applicato al rapporto uomo0natura viene a considerare lambiente
fisico come la causa, e le forme duso del territorio come leffetto.
1gli inizi del .ovecento, con il sempre maggiore sviluppo delle industrie e delle vie di
comunicazione, la passiva dipendenza delluomo dalla natura, sostenuta dai deterministi,
viene, in un certo senso, messa in crisi.
E cos che, secondo la concezione possibilista, luomo non solo inizia progressivamente a
svincolarsi dallambiente, ma 2a mano a mano che la riflessione si approfondisce, allazione
umana viene attribuito un ruolo protagonista.
Luomo diventa causa, piuttosto che effetto, plasma con una certa autonomia lambiente
piuttosto che subirne necessariamente linfluenza3 ma resta protagonista in una sorta di
organismo, costituito da aspetti fisici e apporto umano# concetto, questo, che si deduce da
tutto il contesto dellopera vidaliana (segnatamente dallidea di genere di vita
1l concetto di regione naturale 4idal de la 5lache contrappone quello di regione umanizzata,
cio 2uno spazio in cui una comunit umana, dotata di una propria cultura (genere di vita),
organizzava un territorio, costituito da un solo ambiente fisico, o da pi$ ambienti fisici contigui.
La circostanza secondo cui era considerato &regionale anche un territorio composto da pi$
ambienti fisici dava luogo alla confutazione del concetto di regione naturale, secondo il quale
una regione necessariamente costituita da un solo ambiente fisico. ,i qui il rifiuto del
principio di causalit unidirezionale, in base al quale lambiente era la causa della regione.
/nfatti, se una regione si stende su pi$ ambienti fisici si deve dedurre che a determinarla siano
anche altre cause# quelle umane, appunto. +n esempio ricorrente di regioni basate su substrati
fisici offerto dalla regione costiera con coste alte e rocciose# la compongono due ambienti
naturali, la striscia che costituisce linterfaccia tra mare e costa e i versanti dei rilievi
retrostanti. ,ue individualit fisiche ben distinte, come si vede, eppure associate in un unico
disegno organizzativo, frutto della cultura e della tecnologia delle comunit locali6.
La regione vidaliana si rifaceva quindi ai &generi di vita umani, criterio tuttavia presto
rimpiazzato dal concetto di paesaggio. "uestultimo, gi in parte implicitamente presente
nella regione naturale, viene appunto ripreso e riformulato dai possibilisti che 2ne ampliano,
appunto, la portata, riferendola anche alle forme di insediamento, alla copertura umana, ai
modi di utilizzazione del territorio# dallidea di paesaggio naturale si passa a quella di
paesaggio umanizzato, cio di paesaggio tout court.
/l paesaggio dunque la fisionomia di una regione. E poich7, la regione geografica
unastrazione, ne consegue che anche il paesaggio che ne costituisce la fisionomia
unastrazione, nel senso che mentre quello naturale concretamente rilevabile, quello umano
pu% essere colto solo in funzione di tratti elaborati e schematizzati.
"uesto tipo di approccio in realt alquanto problematico, se non altro per la difficolt a
individuare nella realt territori assolutamente omogenei# molti paesaggi possono sovrapporsi
nel tempo sullo stesso spazio# pensiamo ai mutamenti agricoli nelle contrade mediterranee,
allurbanizzazione dei bacini minerari, ecc
/noltre la classificazione basata solo o prevalentemente su aspetti morfologici, mentre alle
discriminanti di ordine umano attribuito un peso piuttosto ridotto. /noltre, evidente che
lomogeneit pu% essere tale solo in apparenza e pu% mascherare, per cos dire, un tessuto
funzionale diversificato6.
Lestensione del paesaggio (e quindi della regione) viene decisa dunque in modo del tutto
discrezionale, senza criteri definiti, portando alla creazione di termini come 2subregione,
microregione, zona, comprensorio, e cos via3 termini vaghi nella misura in cui non poggiano su
chiari elementi di definizione e di delimitazione territoriale della regione, ma che, tuttavia,
hanno trovato un ampio impiego, anche in discipline non geografiche
8gni paesaggio incorpora una quantit variabile di componenti ereditate da combinazioni
anteriori. E non si pu% spiegare senza fare appello a dei fattori che sfuggono alla vista o non
sono riportabili alla materialit topografica come, per esempio, lidrologia sotterranea, la
natalit, il regime fondiario, la circolazione dei capitali, la pratica religiosa6.
La &regione naturale e la &regione umanizzata rientrano in una visione idiografica dello
spazio, basata cio sullomogeneit dei paesaggi. Esiste per% anche un altro tipo di approccio
alla regione formale# quello tassonomico, spesso associato a una visione quantitativa che offre
infinite possibilit di definire una regione. /n altre parole, il geografo, in questo caso, pu% infatti
scegliere di volta in volta uno o pi$ elementi (in base alle sue necessit di studio) per definire
una regione.
LA REGIONE FN!IONALE
/l criterio di uni"ormit# sul quale si fonda il concetto di regione formale non lunico, infatti, i
nuovi modelli regionali, sempre pi$ influenzati dal potere accentratore esercitato dai poli
industriali e dalle metropoli si basano su un criterio di coesione,
La regione esiste dunque &in funzione di tali centri, da cui la definizione di regione funzionale.
+no studio di una realt regionale non pi$ sezionabile in senso verticale in &compartimenti
omogenei e fissi, ma costruita piuttosto sulla base di relazioni e processi. 'arlano di
polarizzazione, potenza dattrazione, forza dinerzia, nodalit, gerarchie di centri, ecc.
9olti i criteri soggettivi adottati nellambito del paradigma precedente per definire la regione,
ridotta la realt in flussi, vettori e formule, i geografi neopositivisti iniziano a parlare di scienza
regionale, una disciplina tesa, appunto, all &obbiettivit scientifica, obbiettivit che i geografi
riconoscono al linguaggio scientifico (e quindi neutrale) e al concetto di &nucleo centrale. 4ale
la pena di sottolineare come il consenso tra i geografi sulla definizione di questo nucleo si
dimostri decisamente maggiore rispetto alla definizione dei confini (:aggett ;<<=). La &scienza
regionale 2manifestamente dominata sul piano teorico da modelli tratti dal pensiero
economico il cui statuto scientifico gode da lunghi anni di una notevole attrattiva sullinsieme
delle scienze sociali3 al punto che !amuelson non esita a considerare leconomia stessa come
&la regina delle scienze sociali6 (-acine > ?unha ;<@A).
La fiducia nel paradigma neopositivista e nell &oggettivit scientifica talmente forte che il
gap tra gli astratti modelli economici e la realt (geografica) verr giustificato come 2una
manchevolezza della realt6, la quale deve cercare di raggiungere la perfezione teorica del
modello attraverso lo sforzo degli economisti# 2se una o alcune osservazioni empiriche (dal
momento che non ci si pu% basare su veri e propri test) contraddicono la principale conclusione
del modello, si risponder che questo dimostra soltanto che il mercato reale imperfetto e di
che necessario quindi ristabilire le condizioni di concorrenza, garanti dellefficienza
economica. BCD .on si riconosce, e neppure si suppone che la teoria sia falsa3 si pensa
semplicemente che la realt non quella che dovrebbe essere6 (-acine > ?unha ;<@A).
!econdo 4allega il vero punto debole dellapproccio funzionalista sta nel suo riduzionismo# 2la
geografia regionale funzionalista non fu capace di formulare una teoria generale sulla regione
perch7 non riusc a inquadrare in ununica immagine dassieme la globalit delle funzioni
esistenti sul territorio. ,a un lato, la teoria delle localit centrali Bvedi lezione 4D era imperniata
soltanto su attivit terziarie. ?hristaller addirittura si limit% a considerare sottoinsiemi di
funzioni terziarie ( ad esempio, il commercio, oppure i trasporti o la pubblica amministrazione
( e soltanto negli anni !essanta 5errE propose visioni pi$ ampie. ,allaltro lato, la teoria sulla
polarizzazione industriale si limitava alle funzioni industriali (neppure tutte) e soltanto a quelle
funzioni terziarie che rientravano nelle attivit indotte dalle industrie. ,ue visioni parziali,
dunque, che restavano disunite, fornendo immagini distorte della regione. / concetti di regione
naturale e di regione umanizzata erano fondati ( sia pure su terreni molto diversi, addirittura
antipodici ( sulle relazioni tra comunit umana e ambiente fisico. /l concetto di regione
funzionale, invece, fu riferito soltanto alle attivit economiche, per cui non venne attribuita
alcuna rilevanza alle relazioni con lambiente. Localizzazione, diffusione e crescita furono le
idee trainanti6 (4allega ;<<F).

LA REGIONE SISTEMICA

La presa di coscienza del distacco tra la &scienza regionale e la &realt, ma soprattutto la
pretesa neopositivista di concepire la regione 2non gi come una classe areale, n7 come pura
categoria mentale, bens come una formazione territoriale &oggettiva6 (9urco ;<<A),
concorrono a rivelare lincompatibilit concettuale della regione funzionale allinterno di un
paradigma diverso da quello neopositivista.
"uesta constatazione spinge un gruppo di geografi italiani nella prima met degli anni
8ttanta a interrogarsi ancora una volta sul tema della regione, introducendo, nel tentativo di
2abbozzare una teoria pi$ soddisfacente di quelle messe a punto dalla geografia classica6
(4allega ;<@A), un nuovo approccio# quello sistemico.
1 differenza della regione funzionale, identificabile in una struttura, ossia in 2un insieme di
elementi interagenti6 (4allega ;<@A), il concetto di regione sistemica si basa, invece, su
una struttura in movimento e orientata spontaneamente o volontaristicamente verso un
traguardo. 2/l sistema , infatti, un processo orientato BCD, quindi oggetto della ricerca non
pi$ il solo sintagma, ma anche, e in via privilegiata, il processo. BCD .ellipotesi in cui la
ricerca abbia per oggetto la regione, questultima pu% essere considerata nel suo movimento,
oppure in un determinato stato. "uesti due modi non differiscono solo perch7 il primo implica
unanalisi dinamica e il secondo unanalisi statica, ma anche e soprattutto perch7 il primo
mette a fuoco il processo, mentre il secondo pu% anche non assumerlo esplicitamente,
limitarsi a sottolinearlo. "uando si consideri la regionalizzazione non v alternativa# il
processo va assunto come oggetto primo ed esclusivo della ricerca. La regionalizzazione,
infatti, riguarda una tessitura di regioni viste in funzione degli orientamenti che le muovono6
(4allega ;<@A). La regione sistemica, allora, non contempla solo le relazioni, ma anche i
processi, ossia le relazioni nel loro divenire, introducendo cos lelemento dinamico e mutando
per la prima volta la dimensione regionale da sincronica a diacronica.
.on solo, considerando la regione un sistema aperto, altres possibile studiarne il
rapporto con lesterno, ossia gli effetti (biunivoci) che il grado di apertura della regione
sistemica produce. 1d esempio, fenomeni come il turismo o limmigrazione a lungo andare
possono corroborare la coerenza interna della regione sistemica, senza intaccarne
lautonomia rispetto allesterno, come possono, invece, indebolirne il grado di autonomia
(ovviamente questo dipende dal tipo di processo e da come viene metabolizzato dal sistema)
(Ginca ;<<H).
E interessante, inoltre, sottolineare come questo tipo di approccio consenta di lavorare su
un piano multiscalare# nel momento in cui consideriamo un sistema territoriale ( poniamo la
regione 4eneto ( con confini ben definiti, non lo consideriamo, infatti, &isolato dalla realt ad
esso circostante, bens parte integrante di un sistema pi$ grande (l/talia, ad esempio) e in
continua relazione con esso, in quanto aperto e sottoposto a processi che partono da attori
interni ad esso (in questo caso si parla di sistema territoriale autocentrato) o da attori ad
esso esterni (sistema eterocentrato). 1 sua volta il sistema territoriale &/talia contenuto in
un altro sistema territoriale pi$ grande (quello europeo, poniamo), che a sua volta si trova
allinterno di un altro sistema (quello mondiale, ad esempio). 9utti questi sistemi territoriali,
pur su scala differenziata e con modalit diverse, agiscono sul nostro sistema territoriale
iniziale ( la regione 4eneto ( aggiungendo progressivamente nuove complessit.
IL CASO ITALIANO

La presunta combinazione di tutti questi elementi, sancita e, in un certo senso, &cristallizzata
(nel nostro immaginario) dalla sua legittimazione politico0amministrativa, conferisce alla
regione istituzionale un potere straordinario, corroborato tra laltro dal tipo dinsegnamento
della geografia nelle scuole del nostro 'aese (che, non a caso, partiva tradizionalmente
proprio dallo studio delle &regioni d/talia). E cos che attraverso un curioso processo di
&naturalizzazione, che parte proprio dal nostro primo impatto &scolastico con la regione
amministrativa, ci appropriamo non solo del concetto di regione intesa fondamentalmente in
questo senso, come fosse unentit &naturale, presente sul territorio &a priori (e non una
costruzione politico0culturale), ma di tutta una particolare logica (che spesso ci allontana dal
ragionamento critico, facendoci accettare la partizione territoriale cui siamo abituati come &la
pi$ giusta e naturale) che avremo modo di approfondire nella prossima lezione. "ui vogliamo
solamente sottolineare lo straordinario potere che la regione istituzionale italiana in grado
di esercitare su di noi, ma al contempo importante ricordare che si tratta di una situazione
che non condivisa da tutti gli altri 'aesi, tuttaltro, come avremo modo di spiegare tra
qualche riga.
"uesta coincidenza di termini (regione I regione istituzionale), infatti, si riscontra in
italiano ma non in inglese, ad esempio, dove il termine region non corrisponde affatto alla
regione istituzionale (negli !tati +niti ci sono, infatti, gli states e le counties, mentre in
/nghilterra le counties)3 allo stesso modo, in greco la &regione in senso lato si traduce con i
termini perioch o ektash (il cui significato primo quello di &zona, &area) mentre la
circoscrizione amministrativa viene indicata con il termine periferia (che indica anche una
zona lontana dal centro), cos come in arabo il termine iqlm viene generalmente usato in
geografia fisica o in meteorologia, mentre per indicare un governatorato si ricorre pi$ spesso
al termine minaqa (la cui radice racchiude il senso di &enunciare, da cui anche il termine
nuq = pronuncia, parola, espressione).
/l caso italiano si rivela poi particolarmente emblematico, oltre che per questa ambiguit
linguistica, anche per un altro motivo# lattuale suddivisione regionale del nostro territorio,
che tendiamo spesso a concepire come la pi$ &naturale (tanto da non riuscire a immaginarne
altre e provare un certo disagio e sconcerto dinanzi a proposte alternative), in realt non (
come forse saremmo portati a credere ( il frutto di un attento e scrupoloso studio da parte di
geografi ed esperti, bens unaffrettata soluzione operata sulla base di scelte politiche
relativamente contingenti, come sottolinea anche 4allega (;<<F)# 2"uando interviene
lesigenza di regionalizzare un territorio, raramente i centri decisionali ( 'arlamento, )overno,
o altro ( attingono a una teoria generale, a un sistema di concetti. ,i solito il territorio viene
suddiviso sulla base di elementi contingenti, metascientifici, cui si cerca di conferire una
patente di obbiettivit scientifica. /n /talia la circostanza ricorsa nei lavori preparatori per la
?ostituzione della -epubblica. ,opo aver convenuto di creare uno !tato articolato su regioni, i
costituenti decisero di elencare le regioni (?ostituzione, articolo ;;H, regioni a statuto
speciale3 articolo ;J;, regioni a statuto ordinario) in cui il territorio dello !tato si sarebbe
articolato. 1 quel punto non seppero far meglio che dare veste di regioni a quelle
circoscrizioni statistiche che, nel secolo scorso, appena costituita lunit d/talia, furono
delimitate per raccogliere e raggruppare i dati censuari. /l problema della regionalizzazione
ricorso negli anni .ovanta. Essendo emerse forti tendenze a conferire un assetto federale allo
!tato, da pi$ parti si propose, invece, di articolarlo in mesoregioni, ottenute raggruppando
regioni esistenti. /n sostanza, per evitare la creazione di stati autonomi, si propose un nuovo
disegno della regionalizzazione. "uesti casi sono stati citati per dar modo di compiere due
constatazioni, che riguardano il comportamento politico e latteggiamento scientifico.
Comportamento politico# i centri decisionali, cos come gli ambienti che vi operano accanto,
non conoscono teorie regionali, o se le conoscono, evitano di applicarle, mentre amano
ricorrere a operazioni mimetiche per mascherare la mancanza di base scientifica nelle loro
scelte. Versante scientifico: la teoria regionale non stata mai formulata in termini tali da
creare comunicazione con i centri decisionali. 1mbiguit, teorizzazioni soltanto
apparentemente ben dotate di valenza culturale, mancanza di metodo per applicare concetti
e principi generali, oppure luso di metodi privi di base concettuale, hanno costituito una
costante, che ha afflitto e frustrato il lavoro dei geografi regionalisti6. Eppure, quale sia la loro
origine e la loro &fondatezza scientifica, pochi osano mettere in discussione la legittimit delle
regioni istituzionali italiane, tanto che 5agnasco (;<<=) sottolinea come 2la difficolt a
rendere con immagini teoriche gli attuali processi regionali derivi dalla confusione e
complessit degli stessi processi regionali, a dispetto della sicurezza con cui le regioni italiane
vengono proclamate oggi nei discorsi correnti della politica. /n particolare, si argomenter
lidea di una societ molto regionalizzata, ma nella quale le regioni sono in gran parte da
costruire. (C) ,altro canto alle attuali limitazioni regionali ci siamo abituati, in molti casi
queste hanno ragioni storiche, difficile smontarle, e anche se non coincidono bene con
lorganizzazione spaziale di processi diversi, non sono forse peggio, in modo vistoso, di altre
possibilit6.

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