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Una nave, una vela, unonda del mare o semplicemente un palazzetto bianco, come lo ha definito la sua

progettista, Paola Rossi. In ogni caso, il grande condominio sorto a due passi dal Vaticano diventato un caso
di architettura. Zona Piccolomini, prototipo esemplare dei quartieri medio-alti che si formarono a Roma tra gli
anni Sessanta e Settanta. Architettura di palazzine borghesi, concetto non intrinsecamente grande di qualit,
giardini privati e terrazzi fioriti che lentamente si sfarinano sotto il peso degli anni e dello smog. E sui tetti, la selva
delle antenne televisive.
Lintervento di Paola Rossi si colloca, come un ultimo provocatorio tassello, in un panorama urbano consolidato.
Unico legame con i predecessori le norme volumetriche e geometriche dettate dai piani regolatori. Ma,
allinterno delle regole, la mente vaga libera e attinge a piene mani dal mondo delle immagini. Rivendico il diritto
di ogni architetto di prendere ispirazione da qualsiasi forma esistente, proclama Paola Rossi. Laffermazione
non nasce da unimprovvisa esigenza di libert, non la voce isolata di un progettista solitario. Dalla met degli
anni Ottanta, infatti, Rossi fa parte di un gruppo di architetti italiani che lavora con Massimo Fagioli, artista e
psichiatra di fama internazionale, dal quale traggono stimolo per dare vita a immagini architettoniche provenienti
dallinconscio.
Un percorso affascinante e impegnativo - osserva larchitetto - che in fase di progettazione porta alla totale
interazione fra progettista e terapeuta: alla fine, risulta difficile stabilire chi nel progetto autore di che cosa.
Che si trattasse di unopera fuori dagli schemi risultato chiaro fin da quando sono stati rimossi i teloni che
ricoprivano le facciate. Una sorpresa per tutti, addetti ai lavori e cittadini, che hanno subito dato vita a un blog
sul quale raccogliere apprezzamenti e critiche.
Ledificio, un volume di quattro piani a pianta triangolare, si trova su un terreno di uguale planimetria, piantato a
bosco e ulivi. La conformazione del terreno ha fortemente condizionato larchitettura - osserva la progettista anche se lo stesso sito avrebbe offerto infinite soluzioni diverse. Ma il volume si inserisce armonicamente nello
spicchio di territorio a disposizione, la cui esiguit esalta la forma sinuosa e aerodinamica del manufatto. Le linee
gentilmente ricurve dei fronti convergono per dare corpo a unarchitettura organica dal forte impatto visivo e
dalle proporzioni maestose; una sorta di grande nave metafisica dalla pelle liscia e lucente, che cattura e riflette i
raggi del sole. Come ponti di un bastimento, terrazze rivestite in doghe di tek scandiscono il fronte posteriore in
tutto il suo sviluppo longitudinale. Sono corpi dalla geometria rigorosa che, progressivamente aggettanti,
cercano il dialogo con il pendio trattato a verde e il panorama.
Di valenza diversa il prospetto anteriore, compatto come un blocco di solida materia, eppure flessuoso come
una vela al vento; bucato soltanto dallapertura dellingresso e dalla fila regolare delle finestre di taglio quadrato
che segnano ritmicamente lo sviluppo verticale. Ogni piano suddiviso in due unit abitative, servite da un
ascensore e da una scala centrale che grandi finestre a tutta altezza illuminano di luce naturale. Il tetto una
piattaforma panoramica dalla quale Roma offre allo sguardo la sua variegata e contraddittoria urbanit.
Di forma triangolare, la copertura costituisce unulteriore facciata e ribadisce nella sua morfologia il tema della
nave.
Il lotto a forma di triangolo scaleno ha costituito la prima sfida per il gruppo industriale Chiavi in mano,
responsabile della costruzione. Tutti i problemi relativi al trasporto e allo stoccaggio dei materiali sono stati
superati con notevole difficolt. La prevista realizzazione della struttura in ferro, variata con luso del cemento
armato, non aveva infatti tenuto conto della difficolt di recapito e posa dei pilastri e delle travi. In fase di
esecuzione delle fondazioni speciali (paratia di pali e tiranti) stata riscontrata la presenza imprevista di una falda
freatica che le indagini geognostiche preliminari non avevano evidenziato. E stato pertanto necessario variare la
tipologia di palo prevista e adottare un sistema well point con conseguente impermeabilizzazione delle
fondazioni dallacqua di falda con teli e cordoni betonitici.
Il risultato che ledificio flotta sul terreno e accentua cos nella sua espressione edilizia quel significato originario
di nave intrinseco nellidea architettonica. Limpianto strutturale stato realizzato in cemento armato,
mantenendo la curvatura della facciata e sviluppando la pianta di base da piccola e stretta in una superficie
sempre pi ampia. Il prospetto sul fronte stato realizzato con pannelli di alluminio alti tre metri, che
caratterizzano la facciata imprimendole una scansione dinamica grazie a una sottostruttura calandrata in senso
ortogonale in acciaio, ancorata alledificio. Il prospetto posteriore costituito da superfici vetrate.

COSTRUIRE n.284, gennaio 2007

IL PALAZZETTO BIANCO
Progetto di un edificio per abitazioni a Roma, 1990
Progetto: Paola Rossi con Francoise Bliek, strutture Antonino Reggio dAci, coll. Luca Bocchini
Una nave bianca sfida il mare, sfida la terra, conosce le tempeste.
Pelle liscia, bianca, apre verso la luce.
Alzare la testa per vedere oltre lorizzonte. Aprire il mare con le onde piccole e grandi che sfiorano la sua
curvatura.
Cavallo bianco che esce dallacqua.
La citt, la nave, una libert di movimento, fermi soltanto i quattro punti cardinali; mille norme e leggi che
controllano il vivere degli uomini gli uni con gli altri.
Passare attraverso.
Il progetto prevede due progetti sostanzialmente differenti: luno, sul fronte strada, segnato esclusivamente
dallapertura delle finestre e dallentrata, corrisponde alla zona notte; laltro, che affaccia sul pendio trattato a
verde, costituito da una superficie completamente finestrata, solcata da terrazze continue lungo tutto il suo
sviluppo longitudinale e progressivamente aggettanti dal basso verso lalto, corrisponde alla zona giorno.
Dal volume Il coraggio delle immagini, progetti realizzati da un gruppo di architetti italiani su idee e disegni di
Massimo Fagioli, 1986-1994, Nuove edizioni Romane, Roma, 1994 (vedi inserto n.6/1995)

CONTROSPAZIO n.2/1996

PALAZZETTO BIANCO
indirizzo: via di San Fabiano, localit Piccolomini
citt: Roma
progettista: Paola Rossi, Massimo Fagioli
collaboratori: Francoise Bliek (progetto), Luca Bocchini (elaborazioni grafiche), A. Reggio dAci (prog. strutturale)
periodo di realizzazione: 2004 - 2005
committente/proprietario: privato
premi architettonici: marzo 2006, premio Monitor P. dellOrdine degli Architetti P.P.C. di Roma
tipologia intervento: nuova costruzione
destinazione intervento: residenziale
dimensioni: superficie lotto 895,14 mq
area di sedime 166,00 mq
superficie coperta f.t. 825,99 mq
parcheggio interrato 538,23 mq
area libera 729,14 mq
di cui a verde 675,14 mq
volume f.t. 2682,59 mc
altre informazioni: lopera denominata Palazzetto Bianco ed iscritta nel Registro Pubblico Generale delle
opere protette del Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, Servizio XI - Diritto dAutore e
Vigilanza sulla SIAE
Nata a Buenos Aires, Paola Rossi si laureata in architettura a Roma. Ha svolto costantemente ricerca nel
campo della formazione e del ruolo culturale e sociale dellarchitettura e attivit didattica presso le cattedre di
Geografia urbana e Analisi dei sistemi urbani della Facolt di Architettura, elaborando tesi sul Restauro del
Paesaggio. Consigliere dellOrdine degli Architetti di Roma, Direttore della rivista AR, ideatrice dellArea Concorsi
dellOAR, coordina concorsi e partecipa a giurie internazionali. Tra i suoi progetti: restauro del Ponte Lucano in
Tivoli, Concessionaria Renault, Palazzetto Bianco, Concorso a inviti per la Riqualificazione della Magliana, in
Roma. Dal Dizionario biografico italiano (Biennale di Venezia, 2006): La sua architettura, esposta in numerose
mostre, muove da una vigorosa elaborazione dei volumi, risolta in una estrema concitazione plastica, densa di
vettori dinamici e di calcolate reazioni al contesto, inteso come un campo di forze conflittuale e metamorfico. Il
progetto stato esposto in numerose mostre internazionali con il patrocinio del Ministero degli Esteri dal 1994 al
1997 e, dopo la realizzazione, premiato dallOrdine degli Architetti di Roma nel 2006.
Il Palazzetto Bianco frutto di uno strano connubio tra uno psichiatra e un architetto: Massimo Fagioli, noto
psichiatra e artista, e Paola Rossi, architetto, qui volutamente nel ruolo di interprete.
Il progetto fa parte di una ricerca collettiva culturalmente unica che ha indagato sulle radici del processo creativo
in architettura e delineato un itinerario ricco di suggestioni tra architettura e linguaggio. Gli oltre sessanta
progetti, realizzati da architetti italiani su idee e disegni di Massimo Fagioli nel corso della ricerca, sono pubblicati
sul catalogo Il coraggio delle immagini e sono stati esposti in una mostra inaugurata da Oriol Bohigas a
Barcellona nel 1994 e allestita successivamente in varie capitali da Tunisi a Praga, da Roma a Osaka e Tokio. Il
Palazzetto Bianco, progettato nel 1990, vede la luce soltanto nel 2005, a causa di interminabili e complesse
problematiche urbanistiche e giuridiche.
Il progetto prevede due prospetti sostanzialmente differenti: luno, sul fronte strada, segnato esclusivamente
dallapertura delle finestre e dallentrata, corrisponde alla zona notte; laltro, che affaccia sul pendio trattato a
verde, costituito da una superficie completamente finestrata, solcata da terrazze continue lungo tutto il suo
sviluppo longitudinale e progressivamente aggettanti dal basso verso lalto, corrisponde alla zona giorno.
Ledificio si colloca in un ultimo tassello edificabile a completamento di un pezzo di citt definito dal vecchio
piano regolatore di Roma zona edificabile a villini e palazzine. In questo senso il progetto doveva
necessariamente corrispondere allimpianto della tipologia a palazzina, che si impose a Roma nei primi decenni
del 1900 e disegn, per sommatoria, tutti i quartieri della Roma moderna.
Chiss se questa piccola opera di architettura residenziale prima o poi riuscir a dimostrare che la qualit pu
essere diffusa e non perseguita esclusivamente nelle grandi opere pubbliche, occasioni che spesso gli
amministratori spesso gestiscono con la malcelata convinzione che solo quegli architetti che sono riusciti a

emergere come personaggi solitari possono realizzare larchitettura di qualit perpetrando la solita
separazione tra il Palazzo del Principe e le baracche per ripararsi dal freddo e dalla pioggia! Lideazione e il
progetto: i riconoscimento, da parte di tutti, del valore e del pregio delledificio, evidentemente tendono a
sottolineare lartisticit dellimmagine di Fagioli e a riconoscere la validit dellinterpretazione dellarchitetto. In
questo senso si potrebbe affermare che lopera riuscita in quanto riuscita loperazione e la ricerca di
separare il momento dellideazione da quello della progettazione per poi ricomporli in unimmagine intera e
definita nella quale potrebbe essere impossibile individuare i contributi delluno e dellaltra. Resta da parte del
progettista lammissione del furto e la autodenuncia rivendicazione del diritto a una libera ricerca di
immagini e ispirazioni al di fuori di ogni accademia e insieme liberazione da ogni senso di colpa. Si tratta di una
piccola palazzina edificata a Roma in via di San Fabiano Disegnata con encomiabile sapienza compositiva e
con una grande attenzione per gli aspetti funzionali, questa architettura investita da una energia formale che la
modella potentemente creando torsioni, deformazioni, tensioni topologiche Dotata della rara attitudine a
perseguire un sogno con quella concretezza che sfida il tempo e sa imporsi alla realt, Paola Rossi rivela che
non sono sempre le grandi opere quelle che segnano i momenti pi significativi dellevoluzione delle citt, quei
punti di flesso nei quali essa dimostra di saper ripensare radicalmente la propria immagine. (F. Purini,
Inconsueta e sorprendente, lArca 218, 2006)

ITALIARCHITETTURA - OPERE SELEZIONATE, UTET - SCIENZE TECNICHE, Vol. 2, 2010

ROSSI, FAGIOLI - IL PALAZZETTO BIANCO A ROMA


Paola Rossi nata a Buenos Aires e laureata in architettura a Roma. Impegnata costantemente nel campo della
formazione e del ruolo culturale e sociale dellarchitettura e dellarchitetto, ha svolto attivit didattica e di ricerca
presso le cattedre di Geografia urbana e Analisi dei sistemi urbani della Facolt di Architettura di Roma1,
contribuendo alla elaborazione di tesi sullAnalisi ed il Restauro del Paesaggio. E stata Consigliere dellOrdine
degli architetti di Roma, consulente del C.N.A.P.P.C, Direttore della rivista AR, ideatrice e curatrice dellArea
Concorsi dellOAR. Ha pubblicato articoli e progetti su numerose riviste italiane ed estere. Ha partecipato, fin dai
suoi inizi, dalla met degli anni 80, alla ricerca collettiva Il coraggio delle immagini, ricerca culturalmente unica
fondata sulla teoria e sulle ideazioni di Massimo Fagioli, nellambito della quale ha elaborato molti progetti, per la
maggior parte realizzati, tra i quali il Palazzetto Bianco: Disegnata con encomiabile sapienza compositiva e
con una grande attenzione per gli aspetti funzionali, questa architettura investita da una energia formale che la
modella (F. Purini, lArca n.280/2006).
Paola Rossi 1980 1985, il film Diavolo in corpo. 1986 e la ristrutturazione della sede dei seminari Ed essi,
dopo quindici anni, settembre 1989 1991, il progetto per la Piazza S. Cosimato.
IL CORAGGIO DELLE IMMAGINI. 1994 Cerco tra i ricordi per trovare il filo che mi permette di raccontare una
storia: quella di un gruppo di architetti che, oppressi dalla tecnica e dallaccademia, hanno chiesto idee poi
immagini e disegni a qualcuno che non era architetto come loro.
IL PALAZZETTO BIANCO, manifesto costruito di una ricerca.
Inizio a pensare e immediatamente ricordo che il progetto e la ricerca sono stati descritti in maniera affascinante
ed esaustiva da Franco Purini in un suo articolo pubblicato recentemente. Forse allora, mi dico, mi si chiede
piuttosto di spiegare la storia strana di uno psichiatra e molti architetti. E difficile ricordare dopo tanti anni: una
ricerca ha inizio per unintuizione o per lo sviluppo naturale di unaltra ricerca o, magari, poich parliamo di
Architettura, pu nascere perch sollecitata dalla visione di una immagine: il volto bellissimo di una donna
nuova. Ecco, forse tutto inizi con Diavolo in corpo. Marco Bellocchio nel 1985 aveva chiesto a Massimo Fagioli
di intervenire sul set del film che stava girando. Poi ci fu il 1986 e la realizzazione della sede rinnovata dei
seminari di Analisi Collettiva. ai miei seminari, oltre a psichiatri e medici, partecipano tantissimi architetti. E
una presenza diventata costante. Gli architetti vorrebbero essere degli artisti e, tante volte, sono costretti ad
essere artigiani. Cercano lestro, la fantasia. Un architetto, una donna, ha attuato la ristrutturazione interna della
sede dei seminari. La dimensione di essenzialit importante per lasciare spazio alla dimensione interiore.
Negli anni successivi si sviluppato un strano fenomeno per cui un gruppo di architetti ha chiesto allo psichiatra
non di interpretare bens di fare immagini. Lo psichiatra, che nel setting interpretava le immagini dei sogni,
stato costretto, nel rapporto extra-analitico, a concretizzare le sue immagini, sorte dallinconscio ma non
sognate, che diventavano architetture non comuni. Case, costruzioni, citt strane perch mai viste prima eppure
funzionali. Idee, disegni e immagini irrazionali erano architetture ossequiose delle leggi della statica e delle mille
norme che regolano il vivere civile, e perci stesso perfettamente funzionanti, potremmo dire assolutamente
razionali. La scoperta e la ricerca che dallinconscio possono emergere immagini che possibile costruire
dice lo stesso Fagioli al quale mi sono rivolta per capire e ricordare la storia. Prima del Brunelleschi - continua nessuno aveva messo in crisi lidea dellarco romano eppure, nonostante il Ghiberti gli profetizzasse un
fallimento, egli riesce nellimpresa impossibile.
Dunque la libert espressiva del Brunelleschi, concretizzatasi in una idea irrazionale, aveva realizzato
unimmagine architettonica mai vista prima Ma chi ci avrebbe dato la certezza delle immagini scaturite dal
nostro inconscio? Voi architetti, inariditi dal Razionalismo e dallo Strutturalismo, costretti tra le regole della
tecnica e le leggi, senza via duscita per una cultura dominante che vuole la scissione tra ragione e fantasia e
codifica lirrazionale come animalesco, avete il merito di aver fatto una pazzia per fare architettura nuova! Ci
siamo proposti come allievi di un viandante incontrato per caso. Risvegliati dal sonno profondo nel quale
eravamo caduti per la colpa di aver creduto a Marx e a Freud dimenticando il bello nel cercare solo lutile,
abbiamo rivendicato la possibilit di una ricerca di immagini ed ispirazioni libera da ogni accademia, da ogni
convenzione istituzionale e condizionamento culturale. E soprattutto abbiamo chiesto che larchitettura potesse
essere di nuovo Arte e non solo tecnica al servizio dei bisogni umani. Avete chiesto di liberare le immagini non
coscienti come faceva Picasso. Ma le immagini di Picasso restano arte mentre le immagini che ci hai regalato
sono anche utili. Il rischio era quello di finire nelle fantasticherie masturbatorie di alcuni vostri
contemporanei sottolinea Fagioli. E vero, larchitettura deve essere essenziale, per quel levare di soverchio
che piaceva tanto a Leonardo. Mentre oggi assistiamo ad una architettura contesa tra i fautori di una creativit
esasperata - penso allinutile spreco di segni, alle immagini esagerate di alcuni progetti di Gehry o di Calatrava ed i sostenitori del rigore formale che, al fine, propongono soltanto un vuoto, unassenza fantasia, continuando a
costruire scatole di vetro, di cemento o di pietra sulla scia di un razionalismo tutto americano che propone, per
assurdo, uninutile pesantezza. Barocchismi o rigore in un mettere o levare pi o meno che non debba. Ma di
questi non parlo perch non sono maestri. Mi piace invece parlare dellultimo progetto, in ordine di tempo,

realizzato da Fagioli, che ha in comune con il Palazzetto lessenzialit della forma. Nella Casa di Matteo,
unabitazione in Roma, il Fagioli ha operato in levare, eliminando la pesantezza di muri inutile che opprimono
soltanto il vivere quotidiano, costruiti nei primi del novecento da una ragione ottusa che pensava case come
caverne. Il risultato: una libert di movimento ed una spazialit tutta nuova che suggerisce un modo di abitare
diverso. Che la casa non sia pi un rifugio ma uno spazio aperto al rapporto con gli altri? Il mio racconto finisce
qui. Ho cercato - non so se sono riuscita - di spiegare una storia strana di un gruppo di architetti-artisti e uno
psichiatra che insieme hanno progettato nuove architetture. Come ricordare poi le linee che abbiamo tirato,
impossibile perch di fatto i nostri contributi non sono separabili: una linea in pi o in meno non modifica il
risultato che sotto gli occhi di tutti, nel momento in cui il Palazzetto Bianco, finalmente costruito dopo ben
sedici anni dalla sua progettazione, segna un momento di indiscussa riuscita di questa ricerca, unica nel suo
genere, che ha origine nellAnalisi Collettiva e si fondata e nutrita della teoria originale di Massimo Fagioli.
Ricordo ora che nel 2001 Fagioli ha rinnovato in modo integrale la sede dei suoi seminari, raddoppiando lo
spazio collettivo. E da tempo noi architetti del Coraggio delle Immagini cerchiamo di studiare questo psichiatra
che interpreta le immagini dei nostri segni dellAnalisi Collettiva e, fuori, libero da noi, costruisce le sue
immagini la ricerca continua.

DARCHITETTURA n.32/2007

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