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La fondazione
Lintitolazione a Maria, la pianta centralizzata e
la sua imponenza, possono indurre a inserire la
tribuna nellambito dei santuari mariani sorti a
seguito di eventi miracolosi. Ci apparentemente confermato dalla tradizione, riproposta
anche di recente, che la chiesa sia stata costruita
sul luogo di una cappella dovera unimmagine
oggetto di devozione, la cosiddetta Madonna
della Passione, ancora oggi visibile sullaltare della
quinta cappella laterale destra11. In realt, la pi
antica notizia dellinteresse popolare verso la
Madonna della Passione non risale a prima del
1590, quando si diffuse la voce di un miracolo, e
il dipinto, su di un muro in un angolo del giardino del monastero, fu staccato e trasportato nella
chiesa12. La costruzione di una chiesa intitolata a
Santa Maria della Passione precedente alla fondazione del monastero pu invece essere ascritta, come si vedr, allo stesso Daniele Birago.
Nel dicembre del 1484 il canonico regolare
lateranense Eusebio Corradi, visitatore della congregazione13, scriveva dal monastero di Casoretto, nei pressi di Milano, allaltro visitatore Celso
Maffei da Verona per illustrare la proposta di Daniele Birago14: dopo avere ottenuto licenza da
Sisto IV di erigere e dotare un monastero di canonici secolari di San Giorgio in Alga intitolato a
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horti vel zardini iuxta domum cum oratorio redituque ducatorum XL [p. 32].
I canonici avrebbero imposto al nuovo monastero lintitolazione al santo di cui professavano la regola, Agostino31, e lesiguit del reddito di soli 40 ducati assegnato da Daniele evidente al confronto delle ricche elargizioni che
essi riuscirono ad ottenere come pu vantare
altrove la stessa cronaca da pi illustri benefattori, come Cosimo de Medici o Barbara di
Brandeburgo32.
I lateranensi avevano gi una sede fuori Milano, nella localit di Casoretto: Santa Maria
Bianca della Misericordia. Essa fu la prima canonica ad essere affiliata a Santa Maria di Frigionaia, nel 1405. Secondo lantica cronaca lateranense, i canonici di Santa Maria di Frigionaia
furono chiamati nella chiesa di Santa Maria
Bianca dal possessore, il nobile Pietro Tanzi, che
don loro solo ledificio della chiesa e una colombaia. Grazie alle donazioni dei milanesi il
reddito del monastero consentiva alla fine del
Quattrocento di mantenere 20 confratelli. La
fama quasi di santit dei primi canonici di Santa
Maria Bianca fece s che entrassero nella congregazione pi di cento giovani, dei quali molti
diventarono notabiles patres33. I canonici intrapresero innanzitutto la costruzione del monastero34. Grazie ai lasciti, ricostruirono anche la
chiesa tuttora esistente, seguendo la tradizione
costruttiva e architettonica locale solariana35.
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tare, in terracotta, era monumentale: a tre scomparti con rilievi e sormontato da 4 statue a tutto
tondo alte circa 90 cm. Il fatto che la cappella
fosse conclusa da una nicchia pu fare presupporre che questa, come avviene nei bracci trasversali della tribuna, facesse da sfondo allaltare. Il capitolato lo nomina per per primo, quasi
dovesse essere sullingresso della cappella.
Quale fu la collocazione del primo altare maggiore di Santa Maria della Passione, sul quale
Daniele aveva il patronato57? Il capitolato menziona anche la predella dellaltare e banche de
ligname, in cui potrebbero essere riconosciuti
gli stalli del coro. Secondo una clausola dellatto
di donazione del 1485, Daniele ne avrebbe occupato il posto principale58. Come sarebbe stato
e distinto e protetto lo spazio dei canonici da
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quella di Ludovico il Moro e della consorte Beatrice, oggi alla Certosa di Pavia, ma originariamente prevista per la cappella maggiore di Santa
Maria delle Grazie, entrambe sormontate dalle
figure dei giacenti63. Il monumento di Ambrogio
Grifi fu spostato e addossato al muro della cappella gi nel 1497 e quello di Daniele Birago fu
poi realizzato per essere collocato a parete. Al di
l dei problemi che avrebbero potuto provocare
dal punto di vista liturgico, si pu ritenere che
siano stati ritenuti inappropriati: la tomba innalzata e libera sui lati presupponeva infatti la presenza di venerate spoglie da onorare ed era generalmente riservata a santi o a regnanti64. La scelta
di adottare questo tipo di monumento al posto
della pi umile sepoltura terragna si pu spiegare, oltre che con un intervenuto innalzamento di
dignit nel frattempo Daniele era diventato arcivescovo , proprio con il precedente di Ambrogio Grifi. Non solo il monastero di San Pietro in
Gessate confinava con quello di Santa Maria della
Passione, ma Ambrogio, come Daniele, oltre che
consigliere ducale, fu anche protonotario65. Il
modello che i due tentarono di introdurre senza
successo a Milano, la tomba di Sisto IV in San
Pietro a Roma66, era di fatto una manifestazione
della loro appartenenza alla curia papale.
quello dei laici? Lattuale presbiterio non presenta pi il suo assetto tardoquattrocentesco, e
sulla sua iniziale, o forse solo prevista, sistemazione non c nessuna testimonianza (ill. 9)59.
In un codicillo al testamento del 17 novembre
1495, Daniele impart nuove disposizioni per la
propria sepoltura: sarebbe stata sempre nella
chiesa, al centro della cappella magna, ma
avrebbe dovuto essere un monumento isolato sui
quattro lati, alto circa due braccia (120 cm ca)60.
Riguardo al monumento, commissionato dagli
eredi, i deputati dellOspedale Maggiore, allo
scultore Andrea Fusina e compiuto nel 1501 (ill.
10)61, opportuno segnalare che contrariamente alla volont di Daniele e a quanto ritenuto
dagli studiosi, che lo hanno addirittura suggestivamente immaginato al centro della tribuna dovette essere sempre addossato a una parete: sul
retro, infatti, non mai stato rifinito. Il tipo di sepoltura che Daniele aveva prescelto estremamente significativo. La sua tomba isolata avrebbe
avuto a Milano come unico precedente quella di
Ambrogio Grifi in San Pietro in Gessate, commissionata nel 148962, e anticipato, a sua volta,
La fabbrica
Stando alla cronaca tardoquattrocentesca della
congregazione, la donazione di Daniele Birago
garant un reddito iniziale di appena 40 ducati.
Daniele fu presente nelle vicende del monastero, ma il suo impegno sotto laspetto economico
si esaur sostanzialmente nella donazione e con
la costruzione della sua cappella67.
A differenza di quanto sarebbe accaduto alla
met del Cinquecento, la congregazione non risulta direttamente coinvolta nella fabbrica: per il
nuovo monastero furono stanziati dei sussidi
fino al 1510, ma soltanto il primo di essi, del
1487, prevedeva una somma di 500 ducati doro,
pari a 2250 lire imperiali, ad fabricam monasterij68. Non cerano dunque i mezzi per intraprendere una grande impresa costruttiva. Contemporaneamente, il controllo esercitato sullamministrazione dei monasteri e lassegnazione annuale della carica dei priori impediva che
qualcuno di essi ambisse a diventarne il promotore69. Negli anni immediatamente successivi
alla donazione lobiettivo principale dei canonici dovette essere la costruzione dei loro alloggi,
come era avvenuto gi per Santa Maria di Casoretto e in numerosi altri casi ricordati nellantica cronaca della congregazione. Contemporaneamente essi furono impegnati ad acquisire,
con permute e acquisti, ricorrendo a prestiti, i
terreni confinanti a quello donato dal Birago.
Entro il 1492 il monastero entr in possesso di
tutto lisolato ad eccezione di una striscia di
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cavato alchuni pezi de serizio per fare dicte colupmne, quale hora non sono acceptate, restavano debitori di 40 scudi che sarebbero stati
scontati dal compenso per i nuovi lavori. Essi
avrebbero dovuto consegnare entro il successivo
giorno di San Michele solo sei piedistalli secondo le indicazioni del contratto precedente. Cristoforo Solari ancora nominato, ma in relazione al contratto del 1510.
sconosciuto il motivo per cui nel termine
stabilito del 1512 non furono consegnate le otto
semicolonne. La responsabilit dovette essere
dei canonici, dal momento che i tagliapietra non
solo non dovettero pagare la penale prevista nel
contratto precedente, ma furono anzi risarciti87.
La circostanza che questi pacti novi siano stati
contratti in presenza di superiori della congregazione non appartenenti al monastero il priore di Santa Maria di Casoretto, Gasparo da
Melzo, e un visitatore della congregazione, Severino (forse Pirovano) da Milano fa sospettare una svolta significativa nella storia della fabbrica, sottoposta quindi al controllo centrale.
Perch furono commissionati soli sei piedistalli? Non sembra possibile ipotizzare che i tagliapietra avessero gi fornito i primi due, dal
momento che essi risultano avere percepito soltanto un risarcimento per lestrazione di pietra
di serizzo per i fusti delle semicolonne. Per di
pi, i 3 blocchi ordinati del 1519 per ciascun
piedistallo non sono individuabili nei piedistalli
oggi esistenti88.
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Larchitettura realizzata
La scelta dei canonici di non allontanarsi dal
modello adottato segue, in generale, le direttive
della congregazione. Le stesse Costituzioni
comprendono, infatti, un articolo sulla costruzione degli edifici, De modo servando in edifitiis
construendis et nulla re immutanda in patris absentia per vicarium105, che non entra nel merito dellarchitettura, ma riguarda lattivit edilizia sotto
laspetto economico ed etico-disciplinare. I
priori non potevano iniziare nuovi edifici con le
risorse dei monasteri senza lapprovazione del
rettore generale e dei visitatori e il consenso del
loro capitolo. Potevano destinare alle fabbriche
somme molto limitate, in opere utili di piccola
entit. Dovevano invece curare la manutenzione
degli edifici. Non potevano, infine, distruggere
le opere compiute dai loro predecessori. Nel
corso dei capitoli generali del 1494, del 1498 e
del 1499 quindi nel decennio che vide linizio
della costruzione di Santa Maria della Passione
fu inoltre reiterato per tre volte un decreto che
rafforzava le norme delle Costituzioni, ribadendo che, senza licenza del rettore e dei visitatori
e il consenso del loro capitolo, i priori non potevano iniziare a costruire gli edifici dei monasteri o alterarli106.
Il protrarsi della fabbrica della tribuna e le
incertezze sul suo andamento nel secondo decennio del Cinquecento rendono comunque opportuno cercare di stabilire, esaminando ledificio esistente, fino a che punto il modello iniziale, attestato nel 1499, possa essere stato effettivamente seguito. Allesterno, limponenza notevole della mole sembra accompagnarsi a unestrema austerit formale. Limpiego della pietra
limitato alle modanature inferiori dellalto basamento e alle colonnine delle finestre a serliana, ma una decorazione pittorica rivest un
tempo la costruzione con finte lastre di marmi
policromi (ill. 12-16)107. Ledificio si presenta
unitario108, ma le finestre serliane inscritte in
rincassi nella muratura, finestre a edicola in
cotto, grandi aperture circolari prive di qualsiasi cornice risultano disorganiche nelle dimensioni e rispetto allo sviluppo degli alzati (ill. 17).
I due ordini di paraste che definiscono architettonicamente i volumi delledificio hanno diversi
capitelli doricizzanti un tempo decorati , e
una stessa base a toro sormontata da gola, e sono
riferibili allarchitettura milanese dei primi decenni del Cinquecento109. La base, la cui origine
si suole ricondurre al primo ordine del Colosseo, sembra apparire per la prima volta a Milano
nei chiostri di San Vittore al Corpo, iniziati nel
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te, circostanza che pu presupporre diversamente da quanto disposto nel capitolato del
1510 la loro definitiva realizzazione in cotto. I
capitelli hanno alti collarini suddivisi in due
parti da un anulo; gli archivolti sono stranamente solo dipinti e il settore di muro al di sopra di
essi, considerando insieme la trabeazione, risulta singolarmente alto. I piedritti degli archi sono
semplici settori murari. La cornice di imposta
in realt la trabeazione completa di un ordine di
paraste che scandisce le pareti delle cappelle angolari e si trova agli angoli dei vani principali
delle cappelle maggiori, mentre non prosegue
lungo le absidi conclusive, sebbene planimetricamente e allesterno queste ultime siano assimilabili alle cappelle angolari stesse. Le paraste
hanno tutte un medesimo capitello (doricizzante con 4 anuli, del tutto insolito116). Nelle cappelle angolari sono impostate direttamente sul
piano del pavimento e hanno, perci, un esilissimo fusto mentre nelle cappelle maggiori
sono innalzate su piedistalli, risultando pi proporzionate.
Due dettagli architettonici, sempre inquadrabili nel contesto dellarchitettura milanese
del primo Cinquecento, sono significativi. Innanzitutto la base in pietra lungo il perimetro
della tribuna, che presenta in successione, sopra
il plinto, una gola diritta, una scozia e un toro
(ill. 19): questa elegante base, di origine antica e
probabilmente riportata in auge a Roma da Bramante, si trova a Milano nei primi del Cinquecento nellatrio di Santa Maria presso San
Celso117. Quindi larchitrave della trabeazione
dellordine minore, a tre fasce dal profilo inclinato, che presente a Milano sempre nellatrio
di Santa Maria presso San Celso e nei settori di
trabeazione sopra le colonne nei chiostri di
SantAmbrogio.
Gli alzati riflettono il gusto degli anni in cui
furono costruiti. Le incongruenze rilevate e soprattutto il fatto che il presbiterio non esista pi
nel suo assetto architettonico tardoquattrocentesco, sia allinterno sia allesterno, fanno sospettare interventi, non precisabili, sul progetto
iniziale. Tuttavia le caratteristiche essenziali
dello schema planimetrico della tribuna sono riconoscibili nelle disposizioni relative alla costruzione di due cappelle del 1503 e 1504, quando non c motivo per sospettare, diversamente
che per il decennio successivo, lintroduzione di
modifiche al modello, attestato nel 1499. Entrando nella tribuna, gli otto arconi uguali sorretti da profondi piedritti, le grandi nicchie angolari e le semicolonne su piedistalli richiamano
indubbiamente la chiesa di Santa Maria della
Croce a Crema di Battaggio. Pi difficile risulta
invece riferire alla sua architettura la stretta corrispondenza del perimetro interno a quello
esterno della tribuna. Nelle due chiese di Lodi e
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di Crema gli spazi secondari sono infatti ricavati nella massa muraria, e ci fa s che essi non si
rivelino allesterno, ma siano contenuti in volumi formalmente autonomi118.
Cristoforo Solari disegn, nel 1510, le semicolonne angolari della tribuna. Si pu constatare
che numerosi dettagli architettonici si ritrovano
nelle opere in cui documentariamente attestata
la sua attivit119. Egli lavor a San Vittore al
Corpo e nel 1505 forn il modello per latrio di
Santa Maria presso San Celso120. Larchitrave con
fasce a profilo inclinato pot fare parte del suo
repertorio linguistico gi dalla fine del Quattrocento, come rivela la pala dipinta da Cima da
Conegliano per Giorgio Dragan, un tempo nel
monastero lateranense di Santa Maria della Carit a Venezia e oggi alle Gallerie dellAccademia121. Si ritiene infatti che larchitettura rappresentata nella pala abbia proseguito quella della
cornice in marmo, oggi perduta, appunto di Cristofori Solari (ill. 20). Nonostante il diverso tipo
dei capitelli, lintero settore di trabeazione al di
sopra delle colonne nel dipinto corrisponde,
anzi, singolarmente, nelle modanature, alla trabeazione della tribuna di Santa Maria della Passione122. Semicolonne doriche con basi attiche e
capitelli con alti collarini sono infine nel chiostro
del monastero lateranense di San Pietro al Po a
Cremona, per cui Cristoforo Solari forn un modello sempre nel 1505, dove i semplici capitelli
delle paraste maggiori del secondo ordine sono
simili a quelli delle paraste delle cappelle semicircolari dellesterno della tribuna123.
Nel capitolato del 1510 Cristoforo Solari
definito dai canonici ingenero nostro. Ci potrebbe essere riferito non solo alla fabbrica di
Santa Maria della Passione, ma in generale alla
congregazione. Cristoforo Solari fu ai suoi
tempi molto noto. I lateranensi poterono conoscere la sua arte di scultore-architetto gi in occasione della pala di Giorgio Dragan e si avvalsero di lui per la costruzione del monastero di
San Pietro al Po. Riguardo alla fabbrica di Santa
Maria della Passione si pu invece osservare che,
sebbene nellatto sia specificato che le semicolonne avrebbero dovuto essere sottoposte allapprovazione di Cristoforo Solari, egli non risulta
fra i firmatari del contratto. Uno dei testimoni
era invece Venturino Carminati Brambilla, un
ingegnere e agrimensore del comune di Milano
che compil anche stime di terreni per il monastero nel 1510 e nel 1517124. Venturino potrebbe
essere stato il tecnico locale incaricato di seguire lavanzamento dei lavori.
La tribuna, nel suo schema planimetrico,
resta, dunque, riferibile allambito della cultura
architettonica lombarda del tardo Quattrocento.
La differenziazione tra cappelle a pianta rettangolare e a pianta semicircolare una caratteristica sia dei battisteri paleocristiani, sia dei mauso-
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sabetta Princivalle Lampugnani, nella quale lillustre umanista ricorda lattivit svolta a fianco
dei duchi di Milano da parte di Maffiolo, nonno,
e Andrea Birago, zio paterno dello sposo157. Pietro, dal canto suo, ebbe notevole peso nelle manovre che portarono alleliminazione di Cicco
Simonetta, segretario generale e ministro plenipotenziario di Bona di Savoia, e allascesa di Ludovico il Moro158. Cariche preminenti e importanti missioni diplomatiche e militari contraddistinguono anche la figura di Francesco Birago,
con cui il fratello Daniele condivide il monumento sepolcrale in Santa Maria della Passione,
e ai discendenti del quale destin il suo palazzo159. La lealt dei Birago ai successivi signori di
Milano fu cementata con la concessione di numerosi privilegi e linvestitura di feudi di cui ottennero anche i diritti ereditari. Francesco, in
particolare considerato capostipite dei signori
di Mettone e Sizzano, nella Lomellina, dove Daniele risulta risiedere nel 1475160.
Paolo Morigi defin Daniele Birago anche
gran dotto161. Senza dubbio, grazie agli studi
giuridici, egli ebbe una cultura superiore a quella tradizionale dei chierici162. inoltre significativo il fatto che abbia pensato allistruzione dei
lateranensi di Santa Maria della Passione, donando una sessantina di libri in occasione della
stessa fondazione163 e disponendo nel testamento
lo stipendo di un insegnante un dottore in diritto canonico, un filosofo o un teologo a scelta dei canonici164. Non si ha per notizia di un
suo ruolo nella cultura del tempo165. Nel suo testamento non c accenno a libri e non sembra di
riconoscere uneccezionale statura intellettuale
dietro a quelli che lasci ai canonici166. Pu essere comunque interessante che fra i libri donati si
trovassero lo Specchio di Croce di Domenico Cavalca, le Meditationes super Passionem Domini Jesu
Christi e un Fletus Virginis in filium suum, testi a
quel tempo diffusi, ma che rivelano comunque la
riflessione di Daniele sul tema della Passione167.
Daniele Birago fu infine ricordato da Morigi
come Catolico, e generoso Prelato168: non solo
fond Santa Maria della Passione, ma don ai
benedettini olivetani Santa Maria di Castione
Marchesi169. significativo che anche in quel
caso abbia promosso la costruzione di edifici,
ponendo la prima pietra della ricostruzione del
monastero solemnibus coeremonijs nel settembre del 1494170.
I documenti forniscono anche alcuni elementi utili a immaginare la considerazione che Daniele ebbe di s e del suo status. Secondo i patti
della donazione del 1485, egli non solo avrebbe
avuto diritto a sedere nel posto principale del
coro e nel refettorio del monastero di cui era
fondatore, ma avrebbe dovuto essere accolto in
tutti i monasteri lateranensi con la cortesia e la
riverenza riservata al rettore generale della congregazione. Nelle sue ultime volont, inoltre,
coinvolse il clero delle due principali chiese milanesi nei riti commemorativi e in suo suffragio:
il secondo e il terzo giorno successivi allanniversario della sua morte si sarebbero infatti dovuti
recare alla chiesa di Santa Maria della Passione
rispettivamente gli ordinari, il capitolo e il clero
della cattedrale di Milano e il preposito il capitolo della chiesa di SantAmbrogio per celebrare
nella forma pi solenne un officio mortuorum
cum missa ordinata in cantu, cum ministris apparatis ... pro anima ipsius testatoris.
Nascosto tra le filze notarili inoltre il ricordo di uniniziativa fallita di Daniele, che, in-
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canonici190. Egli fu visitatore, procuratore generale e rettore generale della congregazione per
diversi anni (nel 1482, 1487, 1491 e 1495)191.
Studi filosofia e teologia ed ebbe una cos alta
reputazione da essere definito alter Augustinus192. Ricordandone la vita esemplare, Matteo
Bossi descrisse anche il suo atteggiamento nei
confronti delledificare, che rispecchia e chiarisce lo spirito delle norme relative alle fabbriche
delle Costituzioni, distinguendo il dovere dei
canonici ecclesiae Christi ministros rispetto allatteggiamento che di fatto essi ebbero nei
confronti dellarte e dei mecenati: Dispiacevano a lui le spese dettate dalle ambizioni e pi insane, soprattutto nelle costruzioni (in fabricis). Sosteneva infatti che ai ministri della chiesa di Cristo non si addiceva sperperare neppure
un soldo che non fosse destinato o alla necessit
e allutile e questo veramente il pi onorevole
oppure al culto decoroso e misurato della stessa chiesa193.
Secondo questi principi improbabile che i
lateranensi abbiano spontaneamente promosso
un progetto della grandiosit della tribuna, considerati anche i costi che avrebbe implicato. In
ogni caso i canonici che erano alla guida della
congregazione erano in grado di apprezzarlo, lo
approvarono e si fecero carico della realizzazione. Per quanto riguarda Daniele Birago, difficile pensare che a conclusione di un piano perseguito per anni non abbia pensato allintera
chiesa, anche per il fatto che per la conclusione
della sua cappella era ricorso a Giovanni Battaggio, il quale non solo proponeva a Milano
unarchitettura aggiornata, ma soprattutto
era in grado di realizzare monumentali chiese a
pianta centrale.
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Conclusioni
La storia iniziale della tribuna di Santa Maria
della Passione ancora oscurata da molte incertezze, ma ritengo utile riassumere i punti principali della ricostruzione delle vicende proposta in
questo studio. Santa Maria della Passione sorse
come chiesa monastica. La sua esistenza si deve
a Daniele Birago, e non risulta legata alla manifestazione di eventi miracolosi. lobiettivo
degli ultimi anni di vita di Daniele, che acquist
il terreno, avvi e revoc la fondazione di un
monastero di canonici secolari di San Giorgio in
Alga, contrasse un nuovo accordo con i canonici
lateranensi, e inizi quindi la chiesa con la costruzione della sua cappella sepolcrale. La diversit dintenti, del fondatore da una parte, dei canonici regolari lateranensi dallaltra, emerge fin
dallinizio. Per Daniele si trattava di realizzare la
propria chiesa funeraria, cio di contribuire con
le opere alla salvezza della propria anima e di
perpetuare con magnificenza il suo ricordo, affidandolo ad eccelsiastici dalla fama esemplare,
ma contemporaneamente di estrazione aristocratica e di alto livello culturale, e quindi disposti ad accettare le sue scelte. Per i lateranensi,
che in genere non miravano a creare nuove fondazioni ma a riformare antiche case canonicali o
monastiche, al tempo decadute ma importanti
nella religiosit e nelle societ locali, Santa
Maria della Passione rappresentava essenzialmente la possibilit di insediarsi a Milano in
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Appendice
1.
1510, 16 settembre. Patti e convenzioni tra il
priore del monastero, Vitale Bossi e Benedetto
Nostrani e soci per le semicolonne della tribuna.
(ASMi, Notarile, Simone Oldeni q. Pietro, 4607;
segnalato da R. Schofield - J. Shell, voce Cristoforo Solari [il Gobbo], in The Dictionary of Art, ed. J.
Turner, vol. XXIX, London - New York 1996, p.
24. La presente trascrizione una stata collazionata tra la mia e quella di Richard Schofield e di
Grazioso Sironi, fornitami gentilmente da Richard Schofield).
Avvertenza: fra parentesi quadre sono le scritte
originariamente apposte sul margine sinistro del
documento.
In nomine Domini anno a nativitate eiusdem millesimo quingentesimo decimo indictione xiiija die
lune sextodecimo mensis septembris. Venerabilis
dominus don Bartolomeus de Mortario, prior monasterii Sancte Marie de la Passione siti extra portam Tonsam Mediolani ordinis Sancti Augustini de
Observantia congregationis lateranensis, suo nomine proprio et nomine et vice canonicorum ac capituli et conventus prefati monasterii pro quibus
promissit de rato etc. suo quoque nomine etc. parte
una, et Benedictus de Nostranis fq. d. Petri p.o.p.s
Marie Passarelle Mediolani, magister Ambrosius
de Sancto Florano fq. magistri Ricardi p.n.p.s. Donini ad Mazam Mediolani, magister Christoforus
de Birago fq. d. Iohannis p.c.p.s. Carpofori intus
Mediolani, Ioh. Maria [dictus (?) Mariolus (cancellato)] de Lenate fq. d. Iohannis p.o.p.s. Stefani in
Brolio foris Mediolani et quilibet eorum
Voluntarie etc. ...
Fecerunt et faciunt inter sese pacta et conventiones bona fide etc. ut infra videlicet
Primo quod dicti Benedictus et consortes teneantur et debeant et promisserunt pigneri etc. vendere et dare et tradere et consignare eorum expensis
prefatis dominis priori et canonicis saltem et in
totum hinc ad festum Sancti Michelis anni MD
duodecimi proxime futuri in ecclesiam dicti monasterii siti ut supra ...
columnas octo sarizii boni et pulcri et bene laboratas arbitrio et ad laudem infrascripti magistri
Christofori cum bassis et capitelis marmoris bastardi petiarum qualitatum et condictionum inferius annotatarum et conventarum inter dictas partes et inferius descriptarum vulgari sermone ut
infra videlicet
1510 - 16 set. Pacti et conventione per le colone
del tuburio.
Et primo che habiano a dar peze 8 de basse longe
braza dua e onze X e uno terzo fornito per chadun
pezo, larghe braza dua e onze 5 1/2, grosse onze 7
e uno terzo fornito per chadun pezo. [Basse de
marmo bastardo] Pezi 16 longhi br. 2 e onze 3 e
meza forniti, larghi br. 1 onze 3 e uno terzo fornito, perchaduno pezo, grossi onze 7. Pezi 8 longi
br. 1 onze X et dui terzi per chaduno, larghi br. 1
onze 4, grossi onze X per chaduno. Item altri pezi
8 longhi br.1 onze 2 e meza fornita denante, larghe
br. 1 onze 8, grossi onze 6 e uno quarto fornito.
[Capitelli de marmoro bastardo] Item altri 8 pezi
larghi br. 2 onze 9 terzi 2 denanzi per chaduno,
larghi br. 2 onze 4, grossi onze 7 terzi dui fornito.
Item colonne 8 de pezi tri per colona sono pezi 24
2.
1519, 25 agosto. Nuovi patti e convenzioni tra il
priore del monastero, Giovan Pietro da Milano, e
il maestro Benedetto Nostrani e soci.
(ASMi, Notarile, Gio. Simone Oldeni, 4617; segnalato da Schofield - Shell, voce Cristoforo Solari
[il Gobbo], cit. p. 24).
In nomine Domini anno a nativitate eiusdem millesimo quadringentesimo decimonono indictione
septima die iovis vigessimo quinto mensis augusti.
Hic fiat mentio de infrascriptis pactis factis inter
Reverendum D. tunc priorem monasterii Passionis Mediolani parte una et magistrum Benedictum de Nostranis parte altera, traditis per me notarium infrascriptum die XVI mensis septembris
anno Mdo decimo proxime preterito.
Hinc est quod V.is D.nus don Io. Petrus de Mediolano prior prefati monasterii moram et residentiam faciens in dicto monasterio sito extra
portam Orientalem Mediolani, suo nomine proprio et nomine dictorum canonicorum ac capituli
et conventus prefati monasterii pro quibus promissit de rato et pro et vice et suprascripti magister Christoforus de Birago fq. d. Iohannis p.o.p.s.
Carpofori intus Mediolani, magister Benedictus
de Nostranis fq. d. Petri p.o.p.s. Marie Passarelle
Mediolani, magister Ioh.Maria de Lenate fq. d.
Iohannis p.o.p.s. Stefani in Brolio foris Mediolani
et magister Ricardus de Sancto Florano filius d.
Ambrosii gerens negotia sua separatim ab eius
patre ut dixit p.n.p.s. Donini ad Mazam Mediolani et quilibet in solidum ...
Voluntarie etc.
et omnibus modis etc.
Fecerunt et faciunt inter sese pacta et convenctiones bona fide etc. ut infra
M.D.xviiii ad xxv Augusti
Conventiones et pacti novi facti tra il P. Don
Ioannepetro da Milano Priore del Monasterio de
S.ta Maria de la Passione, presenti il P. Don Gasparo da Melzo Priore de Casoleto et P. Don Severino da Milano visitatore et tra M.ro Benedecto
Nostrano, Mag.ro Christophoro da Birago,
Mag.ro Ioannes Maria da Lenate et Mag.ro Ricardo da S.to Florano compagni, quali nel anno
1510, ad xvi de septembre, havevano tolto a fare
le columpne del tiburio de le chiesa cum li suoi
capiteli et basse, como appare per instrumento rogato per Messer Ioanne Simon Oldeno notaro
etc. ad et anno suprascripti.
Primo le dicte parte renuntiano a tuti li pacti contenti nel suprascripto instrumento, et se remetteno alli pacti infrascripti, confessando li suprascripti Magistri havere receputo lb. 325 imperialium dal Patre Don Bartholomeo da Mortara tunc
Priore de la Passione nel anno suprascripto 1510
sopra il pretio de le dicte columpne. De quali denari il P. Don Ioannepetro Priore presente stato
contento per li damni hano patito dicti Magistri
per havere gi cavato alchuni pezi de seritio per
fare dicte colupmne, quale hora non sono acceptate, de remetterli il soprapi de scudi 40 dal sole
vechii, et loro sono obbligati ad compensare dicti
scuti 40 nel opera infrascripta.
Secundo li suprascritpi Magistri prometteno et se
obligano a dare basse sei de le suprascripte columpne secundo la forma contenta nel suprascripto instromento facto nel anno 1510, videlicet pezi
sei de basse de marmore bastardo longhe br. 2 et
onze 10 et uno terzo fornite, larghe br. 2 et onze
5 1/2 , ciascaduna grossa onze 7 et terzo fornita,
peze 12 de marmore bastardo longhe br. 2 onze 3
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1/2 fornite, larghe br. 1 onze 2 e uno terzo fornite, per caduno pezo grosse onze 7. Promettendo
sotto la poena de deci scudi da essere aplicati alla
fabrica de dicta chiesa de dare tute le petre soprascripte consignate suxo il loco de la chiesa da hogi
a S.to Michele proximo, et sotto la medesma
poena de incomenzare a lavorarle al dicto termino de S.to Michele, et tutto questo ad sue spexe s
del condure como lavorare.
Item che tute le petre siano bone grosse, larghe, e
longhe equalmente secundo la mesura predicta
debite referendo, et secundo ha ordinato M.ro
Christoforo Ingeniero et se contene in dicto instrumento al quale se habia relatione non obstante dicta renuntia.
Tertio dicti Magistri prometteno de dare ben lavorate dicte basse per meza columna al iuditio del
nostro ingeniero et como se contene nel primo instromento al quale in questo se habia relatione. Et
che dicto lavoro diano tuto in opera et stiano presenti alli Magistri per refilare etc. a tute sue spexe.
Quarto che sotto la poena de altri scudi deci aplicandi ut supra siano obligati havere dato finito
dicto lavoro da qui a Carnesale proximo.
Quinto il prefato Patre Priore sia tenuto ad darli
in tuto per il pretio de dicte basse sei fornite et
poste in lavoro a tute sue spexe ut supra scudi centoventisei dal sole vechii videlicet scuti vintiuno
per caduna bassa. Sopra quali epsi magistri hano
ad computare li suprascripti quaranta scuti, de
quale restano debitori ut supra et de presente
hano ad havere scuti quarantesei et il resto videlicet scuti 40 al tempo harano finito dicto lavoro, et
messo in opera.
Sexto il predicto Priore sia tenuto a darli oltra il
dicto pretio brente sei de vino.
Septimo ciaschaduno de dicti Magistri se obligano insolidum sotto la dicta poena etc.
Item li soprascripti Magistri deno dare una petra
de seritio biancho longa br. 3 1/2, larga braza 1 et
onze 4 a metere sopra la porta de la chiesa verso
la sacristia et il P. Priore gli ha ad pagare dui scuti
pro pretio de dicta petra lavorata, et posta in
opera ad loro spexa excepta la spexa dali m.ri da
muro.
Ad et anno suprascripti il P. Priore suprascripto
gli ha numerato scudi quarantasei promessi ut
supra computati scudi cinque ha per nome suo
dato M. Galeazo de Anono al suprascripto Magistro Benedetto.
Ceterum il prefato Patre Priore convenuto cum
il soprascripto Mag.ro Benedecto et Mag.ro Christoforo quali soli havevano tolto a fare certe cornixe de marmore bastardo como appare per una
lista de pacti inclusa nel nostro libro del monasterio, che epsi magistri pi oltra non prosequiscano
tale opera, ma da qui a S.to Michele proximo habiano consignato suxo il loco de la nostra chiesa
tuto quello hano lavorato da hora indreto, et il P.
Priore lhabia ad pagare iuxta conventa videlicet
zo Alessi, Ph.D. New York, Columbia University, Ann Arbor 1982, pp. 17-19.
3. F. Repishti, I lavori per la costruzione del
tiburio e della cupola di Santa Maria della
Passione di Milano (1550): note su Martino
dellAcqua ingegnere della fabbrica, in Arte
Lombarda, 112, 1/1995, pp. 99-101; il 14
marzo del 1554 fu registrata la quietanza
del pagamento dei muratori e il 6 aprile
successivo fu stipulato il capitolato per la
decorazione dellinterno della cupola e del
tamburo (documenti che intendo rendere
noti, per ora nella mia tesi di dottorato).
4. Sul completamento della chiesa, v. Scotti, Da rotonda a basilica longitudinale..., cit.
[cfr. nota 2]. La tribuna fu gi considerata
da Jakob Burckhardt tra le chiese a pianta
centrale del Cinquecento (nella quarta sezione, sullarchitettura italiana del Rinascimento, della Geschichte der Baukunst di F.
Kugler, Berlin 1867, confluita ne Larte
italiana del Rinascimento. LArchitettura, a
cura di M. Ghelardi, Venezia 1991, pp.
111 e 112, fig. 47, trad. it. di Geschichte der
Renaissance in Italien, Stuttgart 1878) e,
come tale, spesso citata nella storiografia
architettonica di portata sovraregionale e
anche nei testi di carattere non specialistico e divulgativo sullarchitettura rinascimentale (per esempio, da ultimo, B. Jestaz,
Il Rinascimento dellarchitettura da Brunelleschi a Palladio, s.l., Universale Electa/Gallimard Architettura, 1996, p. 70). Cfr., per,
A. Chastel, La grande officina. Arte italiana
1460-1500, (Paris 1965) Milano (1966)
1988, pp. 83-84.
5. Un altro progetto che non avrebbe
comportato lalterazione dellarchitettura
della tribuna nonostante la realizzazione
di tre navate nella pianta della chiesa arbitrariamente riveduta e riprodotta in
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54. Come avvenne, per esempio, per Vincenzo Foppa e Benedetto Ferrini con
Francesco Sforza (cfr. Patetta, Larchitettura..., [cfr. nota 6], p. 125, n. 41).
55. ASMi, Fondo di Religione, 337, rog. Alberto Sansoni, 19 gennaio 1494.
56. ... manuteneatur perpetuis temporibus una lampada accensa de oleo olivae in
Capella magna monasterij Sanctae Mariae
de la Passione.... Il testamento di Daniele Birago citato a partire da Elli, La chiesa...,cit. [cfr. nota 11]; una copia a stampa
si conserva in APSMP, Manoscritti della
fondazione della Basilica e della Collegiata Varie e nelle filze del notaio si trova anche
la relativa imbreviatura (ASMi, Notarile,
Antonio da Zunico, 1883, fasc. XI).
57. In un documento settecentesco basato
sui libri antichi del monastero si legge che
alla morte di Daniele laltare maggiore era
stato da lui principiato e che i canonici,
rimasti debitori di Daniele di 433 lire e 4
soldi, simpegnarono con lOspedale
Maggiore, suo erede, a spendere altre
200 in detta capella grande sia Altar
maggiore (ASMi, Fondo di Religione, 335,
fascicolo 1725. 30 aprile. Originale riduzione delle messe..., ff. 51-53).
58. Questo patto non stato trascritto da
Baroni [cfr. nota 1]: Item sit et habeatur
atque oneretur pro fundatione ipsius monasterii et pro rectore habeatque primam
sedem in cohoro atque in reffectorio.
59. Oggi laltare maggiore seicentesco
collocato appena oltrepassato larco dingresso al presbiterio. Il coro ligneo che ha
negli schienali degli archi in prospettiva ed
stato talvolta riferito, senza decisive argomentazioni, a disegni di Cristoforo Solari o di Cesare Cesariano (da ultima, M.A.
Zilocchi, La scultura e larredo, in Santa
Maria della Passione..., cit., [cfr. nota 2], p.
174), si estende nel presbiterio e nellabside. La cappella maggiore non presenta
unabside come quelle dei bracci trasversali della tribuna, ma una pi ampia conclusione semicircolare. Il conflitto fra la copertura di questultima e il timpano del
presbiterio allesterno fa pensare a una soluzione non inizialmente progettata. Allinterno della cappella maggiore si trovano ulteriori indizi di aggiustamenti e di interventi successivi sullordine architettonico. Negli angoli dietro agli archi dingresso si trovano delle lesene piegate come
negli altri bracci della tribuna. Il loro
fusto, partendo dallalto, non raggiunge il
pavimento, ma si interrompe raccordandosi al muro (si appoggiava forse qui un
divisorio?). Lungo labside, invece di lesene, si trovano inoltre fasce piatte con rincassi che potrebbero essere riferite alla
campagna dei lavori della met del Cinquecento a cui appartiene il tiburio. Non
sono stati trovati elementi per datare la
cripta sotto la cappella maggiore, le cui colonne sono realizzate con materiale di
reimpiego. Scuroli furono ricavati sotto le
cappelle maggiori in altre chiese milanesi
tra la fine del Cinquecento e linizio del
Seicento (cfr., ad esempio, il caso della
chiesa di San Fedele in S. della Torre - R.
Schofield, Pellegrino Tibaldi architetto e il S.
Fedele di Milano. Invenzione e costruzione di
una chiesa esemplare, Como 1994, p. 251).
60. ASMi, Notarile, Antonio da Zunico,
1883, 17 novembre 1495; una copia del
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87. Come si apprende dal nuovo contratto del 1519, essi avevano anche iniziato a
realizzare, secondo una lista inclusa nel
nostro libro del Monastero, delle cornici
di marmo bastardo, che non avrebbero
dovuto proseguire, ma per cui avrebbero
comunque ottenuto un compenso.
88. A questa data, la cappella maggiore e
quelle Pirovano e della Pergola (solo iniziata) potevano determinare tre angoli
di fatto, per simmetria, sei dellottagono
centrale della tribuna. Si pens a una soluzione diversa per i due restanti verso
lattuale navata? In ogni caso la soluzione
poi adottata vede otto soluzioni angolari
uguali.
89. ASMi, Fondo di Religione, 335, 31 dicembre. Il testamento stato reso noto, in
relazione alle disposizioni per lancona, da
Bora, Due secoli darte a Milano..., cit. [cfr.
nota 79], p. 105. Esso estremamente interessante per la descrizione molto particolareggiata dei riti del funerale e delle
messe (persone, paramenti, oggetti liturgici).
90. Cfr. ASMi, Notarile, Maffeo Suganappi, 1747, 10 settembre 1506; ASMi, Notarile, Gio. Simone Oldeni, 4605, 10 maggio e 28 giugno 1508; ASMi, Notarile,
Gio. Simone Oldeni, 4607, 16 aprile, 16
maggio, 27 settembre 1510.
91. Item vollo statuo ordino ac iubeo
quod si occurreret sive accideret quod obirem sive morerer ante tempus quod isti
patres canonici Regolares *** [parola incomprensibile, forse novam, cfr. la frase
successiva] ecclesiam nondum edificassent
quod non haberent locum in dicta sua ecclesia nova edificandi altare meum et tunc
sit in eorum potestate expectare et prolungare tempus per annos decem proximos
futuros a die obiti mei testatoris et in isto
interim tunc asignetur aliquis locus honorabilis cum consensu amborum partium
ubi celebrentur omnes solemnitates cum
missa quotidiana... Adveniente deinde comoditate edificandi perpetuum et stabile
altare meum in loco decenti et honorabili
cum perpetuo et stabili meo sepulcro, tunc
fiat una camera subtus terra quod respiciat
medium dicti mei altaris....
92. ASMi, Notarile, Martino Pagani, 4426,
testamento di Bartolomeo Calco del 15
giugno 1508. Baroni, Documenti..., cit. [cfr.
nota 1], p. 65, pubblic il testamento del
10 gennaio 1507 (ASMi, Notarile, Martino
Pagani, 4425), sostanzialmente coincidente con il successivo riguardo alla cappella.
In ASMi, Fondo di Religione, 336, menzionato anche un ultimo testamento del 12
settembre 1508 di cui non ho per trovato traccia. Bartolomeo Calco, segretario
di Ludovico il Moro e fratello dei gi defunti canonici lateranensi Severino, Benedetto e Girolamo, chiedeva alla congregazione ed esprimeva il suo forte desiderio
che, in cambio della cappella gi fatta costruire nella chiesa di Santa Maria Bianca
di Casoretto, gli fosse concessa unaltra
cappella construendam in Santa Maria
della Passione, dove stabiliva di essere sepolto nellabito della congregazione. Non
sembra che egli sapesse quale cappella gli
sarebbe stata assegnata (in capela ... deputanda per priorem et ipsos canonicos...). La sua richiesta era in realt gi
stata accolta nel capitolo generale del
1504 (BC, ms. 220, Acta Capituli Genera-
lis..., f. 9v). I canonici ebbero in seguito diverse vertenze con gli eredi riguardo alla
riscossione del legato (ASMi, Fondo di Religione, 335, 1725. 30 aprile..., pp. 3638; Fondo di Religione, ASMi, Notarile, Cristoforo Appiani, 6041, 25 gennaio 1533),
ma la cappella fu infine realizzata. la
prima cappella laterale destra della navata,
dietro alla nicchia angolare della tribuna,
e lancona vi fu trasportata dal monastero
di Casoretto prima del 1556 (cfr. BC, ms.
224, Acta capitulis generalis..., f. 23).
93. ASMi, Fondo di Religione, 337, not.
Mario Angelo de Castelfranco, 5 luglio
1518, testamento reso noto da Baroni,
Documenti..., cit. [cfr. nota 1], p. 66. Sullesito di questo legato cfr. Baroni, p. 66, che
si basa su ASMi, Fondo di Religione, 335,
1725, 30 aprile..., pp. 35-36. Alla fine
del Cinquecento si recitava comunque un
annuale a Lazzaro Legnani (ASPV, ms. M
547, Milano, ff. 36r-39r).
94. ASMi, Fondo di Religione, 337, atto redatto nel monastero di Santa Maria in Castro Montis Belli, rog. da Giovanni Maria
de Bigati notaio di Bologna; reso noto e trascritto per la parte relativa alla cappella da
Baroni, Documenti..., cit. [cfr. nota 1], p. 66.
95. ASMi, Notarile, Vincenzo Cattaneo q.
Baldassarre, 4561; Fondo di Religione, 337,
ratifica della transazione da parte della
congregazione dell8 agosto 1521.
96. ASMi, Notarile, Pasio Isolani, 6806;
Fondo di Religione, 335; latto fu trascritto,
relativamente alle disposizioni per la cappella e per lancona da Baroni, Documenti..., cit. [cfr. nota 1], p. 66.
97. Baroni, Documenti..., cit. [cfr. nota 1],
p. 66, basandosi su ASMi, Fondo di Religione, 335, 1725, 30 aprile..., pp. 31-35.
98. ASMi, Notarile, Pietro Francesco Premenughi, 11738, 4 aprile 1556.
99. Il documento contiene una frase cassata, in cui si legge capellam unam que
est prima. Questa correzione, che si ritrova ripetuta anche in un altro punto dellatto, pu essere indice del fatto che era
stato trascritto il brano di un documento
pi antico forse latto con cui i canonici
avevano accolto il legato e assegnato la
cappella e quindi attestare uno stadio
della fabbrica successivo al 1524 in cui
lingresso della chiesa avveniva a ridosso
alle cappelle maggiori della tribuna.
100. La precedente identificazione di questa cappella come cappella della Pergola
non contrasta con questassegnazione, dal
momento che a partire dal 1517 i canonici dovettero rimborsare al committente,
caduto in disgrazia, la somma gi incassata per la costruzione (BC, ms. 220, Acta
Capituli Generalis..., f. 60r).
101. ASMi, Notarile, Gio. Battista Sovico,
10404, 13 marzo 1561.
102. Cfr. ASMi, Fondo di Religione, 335,
1725, 30 aprile..., pp. 31-35. Cfr. anche
V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e degli altri
edifici di Milano dal secolo VIII ai giorni nostri, vol. I, Milano 1889, p. 216, che trascrive la lapide di Gerolamo Legnani
(1651) nella cappella.
103. Parte cassata dopo nisi: quia vole-
126
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117. Per la genealogia di questa base v. Richard Schofield, in Della Torre - Schofield, Pellegrino Tibaldi architetto..., cit. [cfr.
nota 59], pp. 62, 103 n. 53: la base fu utilizzata a Roma dallinizio del Cinquecento, nel Belvedere Superiore, in San Celso
e nel Tegurio di San Pietro; essa compare
nei disegni di basi antiche di Giuliano da
Sangallo (Cod. Sen. XXXV) e nel Cod.
Mellon (f. 28r). Cesariano [cfr. n. 109]
inoltre la raffigura nellillustrazione del
portico delle Cariatidi (I libro).
118. Giordano, Giovanni Battaggio e lIncoronata..., cit. [cfr. nota 50], p. 22, ha invece visto unanalogia tra il trattamento
murario a sezioni resistenti dellIncoronata di Lodi e quello di Santa Maria della
Passione. Su Giovanni Battaggio in generale, cfr., da ultimo, L. Giordano, voce
Battaggio [Battagio; da Lodi], Giovanni di
Domenico, in The Dictionary of Art, ed. J.
Turner, vol. III, London- New York
1996, pp. 384-385; ead., Milano e lItalia
nord-occidentale, in Storia dellarchitettura
italiana. Il Quattrocento, a cura di F.P.
Fiore, Milano 1998, pp. 194-195.
119. Egli intervenne quasi sempre in edifici iniziati e proseguiti da altri. Su suo disegno si pu ritenere solo il chiostro del
monastero di San Pietro al Po, per il
quale consegn il modello nel 1505 [cfr.
nota 105]. Su Cristoforo Solari v. Werdehausen, Il chiostro di San Pietro al Po cit.
[cfr. nota 105]; C. Simoncini, Cristoforo
Solari detto il gobbo architetto e scultore della
veneranda fabbrica del Duomo di Milano, in
Civilt Ambrosiana, a. I, settembre-ottobre 1984, pp. 336-344; G. Agosti, La
fama di Cristoforo Solari, in Prospettiva,
46, luglio 1986, pp. 57-64; Ch. Frommel,
Il progetto del Louvre per la Chiesa dei Fogliani e larchitettura di Cristoforo Solari, in
Quaderno di Studi sullArte Lombarda dai
Visconti agli Sforza per gli 80 anni di Gian
Alberto dellAcqua, Milano 1990, pp. 5263; Schofield - Shell, voce Cristoforo Solari (il Gobbo), cit. [cfr. nota 9] tutti con bibliografia.
120. Su Santa Maria presso San Celso, da
ultimo, N. Riegel, Santa Maria presso San
Celso in Mailand. Der Kirchenbau und seine
Innerdekoration 1430-1563, Worms 1998.
121. Il disegno delle colonne, sormontate
da settori di trabeazione, non rientra
nelle architetture solitamente dipinte da
Cima da Conegliano, autore della pala,
ma per il loro carattere bramantesco e
lombardo sono state attribuite a Cristoforo Solari, la cui pala era, secondo la descrizione di Francesco Sansovino (Venetia
citt nobilissima, Venezia 1581, pp. 95-96),
legata in bellissimo altare con ricche &
nobili colonne. Cfr. P. Humfrey, Cima
da Conegliano, Cambridge 1983, p. 149.
122. anche molto simile al settore di
trabeazione sopra le colonne ioniche del
chiostro di SantAmbrogio. Tra i dettagli
dei chiostri di SantAmbrogio e quelli
della tribuna di Santa Maria della Passione ci sono numerose corrispondenze:
membrature delle edicole delle finestre,
basi con toro e gola superiore, modanature dei settori di trabeazione e infine
anche i capitelli delle paraste maggiori
del secondo ordine del chiostro dorico,
che hanno gli stessi profili di quelli delle
124. ASMi, Fondo di Religione, 318, fascicolo relativo ai fondi di Vedano e Biassono: mesura facta per mi Venturino de
Brambilla Ingieniero et Agrimensore del
Comune de Milano ad instantiam de li
Rev.di D.ni Priore et Canonici de la Passione de Milano..., 26 agosto 1510;
ASMi, Notarile, Gio. Giacomo Rusca,
6122, stima del 12 giugno 1517 contenuta nellatto del 4 aprile 1520. invece
oscura la parte che ebbe nelle vicende del
monastero il magister Francesco Ferrari de Gradi, figlio del magister Bernardo. Egli si firm fra i testimoni nel testamento di Daniele Birago. Si trovava nel
monastero nel momento in cui Severino
Calco, come rettore della congregazione,
ratificava uninvestitura livellaria del monastero di Santa Maria di Casoretto
(ASMi, Notarile, Maffeo Suganappi,
1739, 30 marzo 1496) e il suo nome riappare prima di quello di Venturino Brambilla nel contratto del 1510.
125. Per i benedettini (Antonio Averlino
detto Filarete, Trattato di architettura,
testo a cura di A.M. Finoli e Liliana Grassi, introduzione e note di L. Grassi, Milano 1972, vol. I, pp. 297-298).
126. Per connessioni fra la chiesa di Bressanoro e Filarete, L. Giordano, Il trattato
del Filarete e larchitettura lombarda, in Les
traits darchitecture de la Renaissance (Actes
du Colloque tenu Tours du Ier au II juillet 1981), a cura di J. Guillaume, Paris
1988, pp.115-126, in particolare 124-126.
127. Giordano, LArchitettura..., cit. [cfr.
nota 7], p. 59.
128. Fa parte dei volumi donati ai canonici al momento della fondazione del monastero [cfr. nota 1 e infra].
129. Leon Battista Alberti, I libri della famiglia, a cura di R. Romano e A. Tenenti,
Torino 1969, p. 257.
130. Per monasteri con chiese funerarie
legati al palazzo di committenza visconteo-sforzesca, v. L. Giordano, Lautolegittimazione di una dinastia: gli Sforza e la politica dellimmagine, in Artes, 1, 1993,
pp. 19sgg.
131. ASMi, Notarile, Donato Torri, 773, 4
aprile 1482, atto stipulato in domibus
residentie prefati R.D. Danielis sitis extra
portam Tonsam Mediolani ubi dicitur ad
zardinum ducis Barri porte Horientalis
parochie Sancti Stefani in Brolio foris....
Nel 1475 Daniele risiedeva nel feudo familiare di Mettone (ASMi, Notarile, Donato Torri, 771, 5 agosto 1475); nello
stesso anno e continuativamente dal 1479
al 1481 nella parrocchia di San Pietro sul
Dosso, in porta Vercellina (cfr. ASMi,
Notarile, Donato Torri, 771, 9 e 20 ottobre 1475, 2 marzo e 6 aprile 1479; 772,
30 ottobre 1480, 30 maggio 1481). Egli
era patrono, con i fratelli Francesco e
Pietro, della cappella di SantAntonio
nella chiesa di San Pietro sul Dosso
(ASMi, Notarile, Donato Torri, 771, 10
gennaio 1480) di cui, nel 1484, era retto-
re (ASPV, M 547, f. 96r) e, nel 1489, percepiva la terza parte dei proventi (G.
Negri, La raccolta delle pergamene pontificie
dellOspedale Maggiore di Milano (11331784), tesi di specialit, Universit degli
Studi di Milano, Scuola di perfezionamemento per Archivisti e Paleografi, rel.
Giorgio Costamagna, aa. 1983-1984,
num. 105 a p. 140).
132. ASMi, Pergamene del fondo di Religione, 462, 17 luglio 1482 (una copia cinquecentesca in ASMi, Fondo di Religione,
302), dove si trova che gi il primo dicembre del 1480 Daniele aveva chiesto
lautorizzazione ducale ad acquistare propriet immobili fino al valore di 5000 lire
imperiali, sebbene i decreti ducali proibissero che i beni di una giurisdizione
fossero trasferiti a suddito di unaltra
(Daniele, come ecclesiastico, non era
soggetto alla giurisdizione secolare).
133. Numerosi ritratti di Daniele, quasi
ricalcati fra loro, che sottolineano la fondazione di Santa Maria della Passione,
sono dovuti, gi alla fine del XVI secolo,
a Paolo Morigi, La nobilt di Milano ...
Aggiuntovi il supplimento in questa nova impressione del Sig. Girolamo Borsieri, Milano
1619 (I edizione Milano 1595), p. 176;
Historia dellantichit di Milano, Venezia
1592, p. 583, e Santuario Della Citt e
Diocesi di Milano..., Milano 1603 (s.p.). La
figura di Daniele, a differenza di molti
altri esponenti della sua famiglia, non
compresa nel Dizionario Biografico degli
Italiani, dove, ignorandone il titolo di
protonotario, stata in parte confusa con
quella del fratello Francesco, presunto
protonotaro ducale (P. Bertolini, voce
Birago, Francesco, in Dizionario Biografico
degli Italiani, vol. X, Roma 1968, p. 583).
Punti di partenza per ricostruire da figura di Daniele sono L. Jadin, voce Birago,
Daniele De, in Dictionnaire dHistoire et de
Gographie ecclsiastiques, VIII, Paris 1935,
col. 1522; Molfese, Veneziani, Un inventario di libri..., cit. [cfr. nota 1], pp. 325326; C. Marcora, Il priorato di Piona,
Lecco 1972, pp. 79-91.
134. Jadin, voce Birago..., cit. [cfr. nota
133]. Lettere a Daniele e allarcivescovo
di Milano relative al conferimento della
nomina sono in ASV, Reg. Vat. 542, ff.
281v-282v e 282v-283r.
135. B. Katterbach, Referendarii utriusque
Signaturae a Martino V ad Clementem IX
et Praelati Signaturae supplicationum a
Martino V ad Leonem XII, Bibliotheca
Apostolica Vaticana 1931 (Studi e Testi,
55), pp. 50, 59. Secondo Katterbach, Daniele sarebbe stato protonotario anche
sotto Innocenzo VIII, nel solo quinto
anno del suo pontificato, cio nel 148889. In realt il documento su cui si basa
laffermazione di Katterbach (ASV, Reg.
Suppl. 905, f. 105r), una lettera del 2 luglio del 1489 riguardante una lunga lite, e
la scritta Da proth. Bir. sul margine,
che non corrisponde alle sigle dei referendari nello stesso registro, lo vede
come interessato. Egli infatti fu coinvolto
in una lunghissima causa con i Pallavicini
sui diritti sullabbazia di Castione Marchesi, per la quale proprio nel 1489 si
rec anche personalmente a Roma (v.
infra).
136. P. Partner, The Popes Men. The Papal
Civil Service in the Renaissance, Oxford
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1990, p. 23.
147. Sia a esponenti di altri rami della famiglia, come Gerardo figlio di Guidone
Birago (ASMi, Notarile, Paolo Barenghi,
3587), sia a persone sicuramente non legate da vincoli familiari (Ivi, 15 novembre
1491, 31 gennaio 1492, 19 novembre
1492; nella filza 3588 dello stesso notaio,
v. anche 12 febbraio e 12 maggio 1495).
Gli atti non consentono di affermare se si
trattasse di prestiti ad interesse.
vescovo di Volterra [cio ancora a Francesco Soderini], per monsignore da Birago (M. Del Piazzo (a cura di), Protocolli
del carteggio di Lorenzo il Magnifico per gli
anni 1473-74, 1477-1492, Firenze 1956,
pp. 392, 469).
154. Jacobi volaterrani diarium romanum
Ab anno MCCCCLXXII usque ad MCCCCLXXXIV, in Rer. Italic. Script., vol.
XXIII, Mediolani 1733 (rist. anast. Bologna 1982), col. 172.
155. Paolo Morigi afferma che i Birago
furono annoverati a Milano fra i nobili
dallUndicesimo secolo (Historia dellantichit..., cit. [cfr. nota 133]).
156. La pergamena, conservata in
APSMP, Manoscritti della fondazione della
Basilica e della Collegiata - Varie, fasc. 1, 1,
anche riprodotta nel volume Santa
Maria della Passione [cfr. nota 2], p. 10.
157. Lorazione si conserva tra laltro in
un volume miscellaneo appartenuto al
monastero della Passione (ora presso la
biblioteca Braidense, AM IX 35). Andrea fu consigliere di Filippo Maria Visconti e aveva svolto un ruolo fondamentale nel favorire la presa di potere di
Francesco Sforza durante la Repubblica
Ambrosiana.
158. V. P. Bertolini, voce Birago, Pietro, in
Dizionario Biografico degli Italiani, vol. X,
Roma 1968, pp 607-609. Secondo Zaccaria Saggi, Pietro era un vero e proprio
capofazione: ... E ne la parte sua ha gran
seguito domino Petro da Birago e molti
altri che tirano con Signor Roberto [Sanseverino] a questa via... (lettera di Zaccaria Saggi a Ludovico Gonzaga, Milano, 26 gennaio 1477, Archivio di Stato di
Mantova, AG 1626, nella trascrizione di
M. Pellegrini, Ascanio Maria Sforza: la
creazione di un cardinale di famiglia, in
Gli Sforza, la Chiesa lombarda, la corte di
Roma..., cit. [cfr. nota 139], p. 246.
159. V. voce Birago, Francesco cit. [cfr.
nota 133], pp. 581-584. Francesco combatt tra le milizie sforzesche e fu nominato consigliere ducale gi da Francesco
Sforza; fu poi ancora consigliere ducale e
uomo di fiducia nellamministrazione dei
beni di Galeazzo Maria. Collaboratore
diretto dei maestri delle entrate, tesoriere
di stato, capitano del Lago Maggiore e di
Domodossola e luogotenente in nome di
Ludovico Maria Sforza nel periodo della
reggenza di Bona, non sembra che prendesse posizione nella crisi politica successiva allassassinio di Galeazzo Maria, ottenendo comunque la stima e la fiducia da
parte di Ludovico il Moro. Fu reintegrato nellufficio di consigliere ducale nel
1481, e, nel 1482, allo scoppio della guerra con Ferrara, fu inviato a domare la rivolta antimilanese a Parma. La data di
morte, nel maggio 1494, appare dalla lettera di nomina del figlio, cfr. C. Santoro,
Gli Uffici del Dominio Sforzesco (14501500), Milano 1948, p. 98 n. 3. Deve
forse considerarsi dovuto a un errore il
fatto che il nome di Francesco risulti tra i
funzionari della cancelleria ancora nel dicembre 1495 (cfr. Bertolini [cfr. nota
133], p. 584). Francesco infatti detto
defunto anche nel testamento di Daniele,
del 17 novembre di quellanno.
160. ASMi, Notarile, Donato Torri, 771, 5
agosto 1475.
161. Historia dellantichit..., cit. [cfr. nota
133].
162. I prelati che avevano unistruzione
universitaria erano una minoranza, e gli
studi di diritto garantivano unottima formazione, assicurata dagli studi propedeutici di logica, grammatica e retorica, cfr.
D. Hay, La Chiesa nellItalia rinascimentale (tit. orig. The Church in Italy in the Fifteenth Century, Cambridge 1977), RomaBari, Laterza, 1979, pp. 163ss.
163. La maggior parte dei volumi stata
identificata da Molfese - Veneziani, Un
inventario di libri..., cit. [cfr. nota 1], che
offrono anche considerazioni sui libri e
sul loro successivo destino. Si anche occupata del lascito dei libri, ma alloscuro
del precedente contributo, anche Grosselli, Un legato di libri..., cit. [cfr. nota 1],
pp. 115-117.
164. Disposizione che fu rispettata, cfr.
ASMi, Fondo di Religione, 347, Archivum
ven. canonicae Sanctae Mariae Passionis...
anno MDCCLXI diligentissime coordinatum, f. 152r, sotto la data 31 gennaio
1506.
165. stata possibile solo una ricerca
molto sommaria della figura di Daniele
Birago allinterno della letteratura encomiastica e di occasione a lui coeva (si
tuttavia trovato un complicato epigramma di Lancino Curzio Lancinii Curtii
epigrammaton libri decem, Mediolani 1521,
f. 111r e v Ad Danielem Biragum Mediolanensem, sui fasti, la virt e la sorte).
166. Diciannove erano testi di diritto canonico, raggruppati allinizio dellelenco e
posti secondo un preciso ordine cronologico, a partire dalle raccolte dei decreti per
arrivare ai testi giuridici coevi. Tra questi
uno dedicato al comportamento del
clero, lopera Super titulo De vita et honestate clericorum di Nicol dei Tedeschi il
Panormita. Unenciclopedia, le Etymologie
di SantIsidoro di Siviglia, separa i testi
giuridici dai restanti, di carattere esclusivamente religioso. Questo secondo gruppo
di volumi composito, non risponde allordine cronologico e non sembra essere
stato elencato sistematicamente. Alcuni
sono testi duso liturgico e di consultazione: un messale, il Rationale divinorum officiorum di Guglielmo Durando, lElucidarium di Gregorio dAutun tradotto in volgare, e tre trattati minori del vescovo riformatore di Firenze SantAntonino che furono ampiamente utilizzati alla stregua di
manuali di confessione (Confessionale Defecerunt, il De censuris, e Confessionale
Omnis mortalium cura). Una minoranza
di 7 volumi rappresenta i Padri della Chiesa (SantAgostino, SantAmbrogio, San
Gerolamo, San Gregorio Magno, San
Bernardo). Tra essi prevalgono opere che
forniscono esempi e regole di vita morale
e di fede, come ad esempio la lettera di San
Bernardo De gubernatione Familiae. A questa categoria sono riconducibili anche le
Vitae Patrum tradotte da Pelagio, mentre
lultima delle opere dellantichit cristiana riguarda la chiesa milanese, lHomilia
XCIV in reparatione Mediolanensis Ecclesiae di San Massimo. Il resto dei volumi,
ad eccezione delle Epistole di Pio II Piccolomini, costituito da raccolte di sermoni
e da letteratura devozionale. Tra le raccol-
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niele ordin la costruzione di una cappella con una casa per il sacerdote nella sua
cascina di Mettalino, nel territorio di
Cologno Monzese, fuori Milano. La chiesa doveva essere dedicata a Santa Caterina
e a Maria Maddalena. Nel territorio di
Cologno Monzese si trova oggi una cascina Metallino con una chiesa con diversa
dedicazione, ma quasi nulla sembra ricordare una fondazione quattrocentesca.
171. ASMi, Notarile, Donato Torri, 772,
30 ottobre 1480. Questepisodio non mi
risulta noto nella storiografia moderna
sul monastero di SantAmbrogio, ma c
una curiosa coincidenza con Eubel, Hie-
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203. Riccardi (cfr. nota precedente) ritiene che la pianta originale sia stata quella
raffigurata nel disegno di Jacopo Meleghino, che mostra cappelle tutte a pianta
semicircolare; Benzi (cfr. nota precedente), sulla base di un disegno anteriore al
1610 (Cod. Spada, 11257, f. 149 II), ritiene che fossero semicircolari solo le cappelle sui lati obliqui, mentre le altre
avrebbero dovuto essere in pratica dei
semplici rincassi murari. Lottagono di
Santa Maria della Pace, secondo le misure fornite da Benzi ha una luce di circa 15
metri, nettamente inferiore a quella di
Santa Maria della Passione.
204. Lesistenza di questa lettera, la lettera XXV di Gregorio ad Anfilochio mi
stata segnalata dalla dottoressa Silvia Foschi, che ringrazio. Gregorio descrive ad
Anfilochio, vescovo di Iconio e metropolita della provincia di Licaonia (Asia Minore) il progetto della chiesa in costruzione nella stessa Iconio e chiede di procurargli degli operai. Il testo greco si trova
oggi in Gregorii Nyssenii epistulae, a cura di
G. Pasquali, in Gregorii Nyssenii opera, a
cura di W. Jaeger, vol. VIII, parte II, Leiden 1925, pp. 79-83. Di essa ne esiste una
traduzione italiana di Renato Criscuolo
(Gregorio di Nissa, Epistole, Napoli 1981,
pp. 155-158), insufficiente nella resa dei
termini architettonici. Trascrivo qui la
traduzione inglese, in questo caso pi
utile, di C. Mango, The Art of the Byzantine Empire 312-453. Sources and Documents, Toronto-Buffalo-London 1993,
pp. 27-28: The church is in the form of
a cross and naturally consists of four bays,
one on each side. These bays come into
contact with one another in a manner
that is inherent in the cruciform shape.
Inscribed in the cross is a circle cut by
eight angles: I have called the octagonal
shape a circle because it is rounded in
such a way that the four sides of the octagon that are opposite one another on the
main axes connect by means of arches the
central circle to the four adjoining bays.
The other four sides of the octagon,
which lie between the rectangular bays,
do not extend in an even line toward the
bays, but each one of them will encompass a semicircle having at the top a
conch-like form leaning on an arch; so
that, all together, there will be eight arches by means of which the squares and
semicircles will parallel-wise be conjoined to the central space. Next to the
inner side of the diagonal piers will be
placed an equal number of columns for
the sake of both adornment and strength,
and these, too, will uphold arches constructed in the same manner as the outer
ones ... The [interior] width of each of
the rectangular bays will be eight cubits
and their length greater by one half, as
for the eight, it will be proportioned to
the width. The same will hold true of the
semicircles, namely that the distance
between the piers will amount to eight
cubits, and the depth will be obtained by
fixing the point of a compass in the center of the side and describing an arc through the end thereof. As for the height,
here, too, it will be proportioned to the
width. The thickness of the wall enclosing the entire structure will be three
feet, i.e., in addition to the [above] internal measurements.... Uno studio specifico sulla lettera Ch. Klock, Architektur
im Dienste der Heiligenverehrung Gregor
von Nyssa als Kirchenbauer (ep. 25), in The
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