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N.

2 - Maggio-Agosto 2014

Sede:
Via Don Falaschi, 166
56031- Bientina (PI)

SUL

TATAMI

E-mail:
judoclub2002@libero.it
Telefono:
Osvaldo 3490823508
Santino 3482690212
Matteo 3463163563

Il trimestrale gratuito ideato


dallAssociazione Sportiva Dilettantistica Judo Club Bientina
a scopo divulgativo.
Realizzato da Valentina Brogi.

Gli allenamenti si svolgono


nei giorni di luned e mercoled per i bambini e i
ragazzi dalle 18.15 alle
19.15, mentre per esordienti A, esordienti B, cadetti,
junior, senior e master si
tengono nei giorni di luned, mercoled e venerd
dalle 19.15 alle 20.45.

IL JUDO ITALIANO
Prima parte

- Lesperienza della Marina italiana


I contatti tra i marinai italiani e quelli nipponici,
consolidati al tempo della rivolta cinese dei Boxer (1900), favorirono la diffusione delle tecniche di jujitsu anche tra i nostri soldati. Gli entusiastici commenti di civili e militari sulle virt
della lotta giapponese, soprattutto in vista di un
suo impiego bellico, convinsero il Ministro della
Marina,
Marco Polo
Carlo Mirabello, a organizzare
un
corso sperimentale
sullincrociatore
Marco
Polo: lincarico di assumere a bordo un istruttore di jujitsu fu
assegnato al capitano di vascello Carlo Maria
Novellis, comandante della nave, che stazionava
nelle acque della Cina. Cos Novellis trov a
Shanghai un insegnante e venne stipulato un
contratto di quattro mesi, tempo che il maestro
giudicava necessario e sufficiente per portare
gli allievi ad un grado di capacit tale da renderli abili ad insegnare alla loro volta. Il corso si
sarebbe svolto a bordo e al termine gli allievi
migliori avrebbero sostenuto gli esami al Kodo-

kan.
Alla fine di settembre il Marco Polo giunse nel
porto di Yokohama e qualche giorno dopo i nostri marinai sostennero gli esami al Kodokan,
sul cui esito la relazione di Novellis al Ministero comunica che, nonostante il relativamente
breve periodo di istruzione ricevuto, il grado di
abilit degli allievi era notevole, ma non abbastanza alto da poter essere buoni insegnanti di
questa disciplina. Novellis pens allora di richiedere un insegnante proprio al Kodokan e il
Maestro Kano consigli di assumere a bordo
due insegnanti, con contratto biennale e facolt
di rinnovo.
Quando lincrociatore Vesuvio giunse a Shanghai, Novellis cedette il comando delle operazioni al capitano di vascello barone Eugenio
Bollati di Saint Pierre, il quale fece imbarcare
dal Marco Polo due marinai ormai abili nella
lotta giapponese: uno di loro, Luigi Moscardelli,
nellaprile 1907 ottenne a
Allenamento
Tokyo il diploma di abilisul Vesuvio
tazione allinsegnamento.
Fu lui, quindi, il primo
istruttore italiano della disciplina.
Nel settembre 1907 a bordo del Vesuvio si disputa-

rono le gare semestrali imposte dal Ministero


della Marina per mantenere in allenamento gli
equipaggi. La gara di jujitsu fu vinta dal sottocapo cannoniere Raffaele Piazzolla di Trani sul
cannoniere scelto Carlo Oletti, destinato a lasciare un segno profondo nella storia della disciplina in Italia.
- Una pratica non regolamentare.
Attingendo solo saltuariamente alle fonti
dellarte gentile, finimmo per confondere il judo con il jujitsu, praticando una disciplina ben
diversa da quella del Kodokan: infatti, gi al
primo incontro con lottatori giapponesi, nel

LA DIVISA DEL
JUDOKA

1907, il metodo seguito dai nostri marinai fu


dichiarato dagli avversari non regolamentare.
Tradendone completamente lo spirito, nel nostro paese il jujitsu-judo fu praticato usando
molto pi la forza che non la cedevolezza (ju),
trascurando completamente la ricerca della
Via (do). A riprova della confusione che regnava intorno alla disciplina basti pensare che
nel 1926 il termine judo veniva ancora tradotto
rompi muscoli.
(Fonte: Livio Toschi - Storia del Judo)

La seconda parte nel terzo numero di Sul Tatami.

gialla, arancione, verde blu, marrone, nera, bianca e rossa).


Ogni judoista giudicato a prima
vista da come indossa il judogi, ne
annoda la cintura e lo ripiega dopo
averlo utilizzato. Perci importante rispettare e curare questi dettagli,
sforzandosi di attenersi a queste
semplici norme, che sono dettate da
ragioni puramente pratiche consigliate dallesperienza.

La pratica del Judo avviene con uno


speciale costume chiamato, con vocabolo
giapponese,
judogi
(costume da Judo) o, molto raramente, keikogi (costume dallenamento). Il judogi costituito da un
paio di pantaloni in cotone molto
ampi e robusti, senza bottoni o cerniere, ma con un cordone che passa Come si indossa il judogi
I pantaloni si indossano avendo cura di
infilarli con la parte
rinforzata delle ginocchia sul davanti:
tirando il laccio
posto sui fianchi, si
stringono opportunamente in vita, e
dopo bisogna assicurarsi di allacallinterno di unapposita cucitura ciarlo con un nodo ben saldo. La
lungo la vita, al fine di stringere e giacca va indossata ponendo il borreggere gli stessi; da una giacca, do sinistro sopra il destro. Infine si
sempre in cotone, priva di bottoni indossa la cintura.
od oggetti metallici, tessuta con una
stoffa ancor pi robusta e spessa di Come si annoda la cintura
quella dei pantaloni, ulteriormente La cintura si prende nella parte cenrinforzata su collo, spalle e parti trale e si appoggia al centro del vensuscettibili di strappi; stretta in vita tre, circa quattro dita sotto lombelida una cintura in cotone denominata co. Facendo scorrere la cintura nel
obi, annodata in un modo particola- palmo delle mani, avvolgetene prire, che pu essere di colori diversi ma le due estremit dietro la schiena
secondo il grado dellatleta (bianca, e poi riportatele davanti, compiendo
2

un doppio giro intorno ai fianchi.


Dopo incrociate le due estremit
prendendo il lembo veniente da destra nella mano sinistra e quello veniente da sinistra nella mano destra.
Il lembo sinistro si trover al di sopra del lembo destro. Passate il lembo sinistro fra il judogi e la cintura,

mantenendo la cintura adeguatamente stretta intorno ai fianchi. Per


annodare, prendete lestremit destra e passatela al disopra della sinistra, quindi internamente, tirate con
decisione le due estremit della cintura per bloccare bene il nodo cos
ottenuto. In questo modo il nodo
risulter piatto e quadrato, e non si
disfar facilmente tirando la cintura.

IL GO-KYO
gruppo allaltro, altre sono state eliminate e altre ancora sono state aggiunte come nuove tecniche, il tutto per un pi facile apprendimento e
con una progressione pi graduale e logica.
Il Go-kyo classifica 40 tecniche in 5 classi di 8
tecniche in base alla difficolt di esecuzione del
movimento e alla violenza della caduta. Jigoro
Kano selezion dal ju-jitsu, quelle tecniche che
meglio rispondevano a criteri educativi e che
non presentavano pericoli per i praticanti.

Il GO-KYO (i Cinque Principi) il metodo


progressivo di insegnamento del judo elaborato
nel 1895 dal prof. Jigoro Kano con laiuto di un
gruppo di Maestri di Ju-Jitsu e di nove suoi allievi pi anziani. Questa classificazione divisa
in cinque (GO) gruppi di tecniche o principi
(KYO) e, inizialmente, comprendeva 38 tecniche di proiezione. Nel 1920 il Prof. Jigoro Kano
modific il suo metodo con uno nuovo in cui
alcune proiezioni sono state spostate da un

Per proiettare Uke,


Tori fa uso delle
sue energie durante
i movimenti che
portano a contatto
dellavversario al
fine di squilibrarlo
e proiettarlo. Questi contatti possono
avvenire tramite
luso prevalente di
mani (TE), anche
(KOSHI) o gambe
(ASHI), e prendono il nome di TACHI-WAZA quando Tori, proiettando Uke, resta nella
posizione eretta. A
questi tre gruppi si
aggiungono le tecniche di proiezione
che costituiscono i
MA-SUTEMIWAZA (DORSO)
e YOKO-SUTEMI
-WAZA
(FIANCO), dove
Tori si lascia andare per primo a terra
per proiettare Uke:
perci prendono il
nome di tecniche
di sacrificio.

IL DE ASHI BARAI
De Ashi Barai, chiamato anche Deashi Harai, significa spazzata del piede che avanza. Si tratta di
una tecnica di gamba di piccola ampiezza, non richiede n forza, n flessibilit eccezionali ma, per
contro esige rilassatezza, controllo generale ed una rapidit dazione tale che i suoi punti essenziali
sono lopportunit e tempestivit. La tecnica consiste nello spazzare, con la pianta del piede, il tallone
dellavversario quando questi muove il suo piede in avanti.
Esecuzione: Uke e Tori sono in posizione naturale destra.
Tori fa arretrare il piede sinistro dietro di s tirando Uke con
la mano destra. Per ristabilire il suo equilibrio compromesso, Uke fa avanzare rapidamente il piede sinistro. Tori continua la trazione con il braccio destro e contemporaneamente
comincia a tirare in avanti il gomito destro di Uke, che costretto a far avanzare rapidamente anche il
piede destro. A questo punto Tori, trovandosi di fronte al fianco destro di Uke, porta il peso del suo
corpo sul piede destro. La gamba sinistra, cos liberata dal suo ruolo di sostegno, pu rapidamente partire in direzione del piede destro avanzato di Uke. Tori, rasando il tappeto con il bordo esterno del piede sinistro posto a cucchiaio, falcia il tallone destro di Uke nella direzione degli alluci. La spazzata sar prolungata al massimo mentre lazione della mano sinistra di Tori continua nella direzione
della spazzata.
Opportunit: la migliore opportunit quella in
cui Uke avanza obliquamente davanti a Tori. La
seconda opportunit avviene quando incrocia i
piedi (errore grave). Infine, una terza opportunit,
frequente in competizione, larretramento di
Uke. Il momento pi favorevole quello in cui il
peso di Uke passa dal piede avanzato a quello arretrato. Per lopportunit su Uke che arretra, si
tratta di agire quando ha fatto arretrare il piede
sinistro e il suo centro di gravit comincia a spostarsi verso questo piede.
Il punto pi delicato evidentemente il tempo:
non si tratta di agire in fretta ma bisogna, al contrario, partire il pi tardi possibile, e spazzare al
momento opportuno al massimo della velocit,
evitando di incassare il corpo restando eretti.
Il segreto della tecnica consiste nel padroneggiare bene i punti seguenti:
lattacco del piede deve avvenire nel momento preciso in cui sta per posarsi a terra;
spazzare con tutto il corpo, dalla testa agli alluci, il tutto forma un blocco. La contrazione dellintero apparato addominale serve al movimento globale;
il piede spazzante, per un corretto uso della forza, deve essere flesso lateralmente al massimo, ripiegato a cucchiaio.
Kaeshi-waza
Renraku-waza
(tecniche in successione, attacchi combinati)
- se Uke rimane con la gamba sinistra piantata a terra, concatenate subito con
hiza-guruma a sinistra;
- se Uke schiva la tecnica, sollevando il ginocchio o arretrando il piede, continuate il movimento della gamba e girate sulla punta del piede destro per attaccare in tai-otoshi a sinistra;
- se Uke resiste piegando le ginocchia, bloccate solidamente il suo tallone ed
eseguite yoko-gake;
- se Uke resiste piegando le ginocchia e tendendo le braccia, durante un de-ashibarai in opportunit di arretramento, si pu tentare per reazione tomoe-nage;
- se Uke resiste dopo una scivolata fallita, potete continuare in tani-otoshi.
4

(controtecniche, contrattacchi)
Il contrattacco pi classico il deashi-barai-gaeshi: schivate lattacco
sollevando il piede, ed eseguite a
vostra volta la stessa tecnica sul piede dellattaccante. Questo richiede
tuttavia una buonesperienza e lazione delle braccia un po pi importante che nella tecnica classica.
Ad un attacco molle e scorretto,
rispondete immediatamente con ouchi-gari oppure con ko-uchi-gari.

Il JUDO CLUB
BIENTINA
Marzo, aprile e maggio:
mesi di competizione agonistica
La stagione sportiva del Judo Club Bientina ha visto la partecipazione della societ a numerose competizioni. Gli atleti, grandi e piccoli, hanno preso parte alle gare ottenendo buoni risultati e con ottime prospettive di miglioramento.
Nel corso dei mesi di marzo, aprile e maggio i nostri judoka hanno affrontato vari trofei e importanti appuntamenti agonistici, come il Campionato Nazionale dell'AICS e la qualificazione alla Coppa Italia.
9 marzo 2014: Montevarchi Gran Prix Cinture Colorate
Albanesi Diana terza classificata, Piccolo
Chiara prima classificata, Cristianini Leonardo terzo classificato, Milianti Virginia seconda classificata, Falleni Sara seconda classificata.

16 marzo 2014: Camaiore - Trofeo Stefano


Leonardi
Piccolo Chiara seconda classificata, Milianti Giacomo secondo classificato.

27 aprile 2014: Rosignano - Trofeo Citt di


Rosignano
Milianti Giacomo primo classificato.

3 maggio 2014: Campionato Nazionale AICS


Milianti Giacomo terzo classificato, Eros Petrucci primo
classificato.

4 maggio 2014: Campionato Nazionale AICS


Bernardeschi Maria Sole prima classificata, Milianti Virginia prima classificata, Brogi Valentina terza classificata,
DellAlbani Flavia terza classificata.

4 maggio 2014: Follonica - Qualificazione


Regionale Coppa Italia
Sorrenti Matteo primo classificato (e qualificato
alla finale di Coppa Italia che si terr il 31 maggio
a Follonica).

La gara per i bambini:


Judogiocando
I piccoli atleti del Judo Club Bientina hanno partecipato alle prime due fasi regionali del
Judogiocando che si sono tenute il 6 aprile 2014 a Montevarchi e il 3
maggio 2014 a Follonica. I prossimi appuntamenti sono fissati per il 19
ottobre 2014 e per il 16 novembre 2014.
Si tratta di una gara a punti, divisa in quattro incontri e organizzata dalla
FIJLKAM per avvicinare i piccoli judoka alla competizione agonistica,
pur restando in un ambiente di gioco e di divertimento. Questo tipo di
iniziative sono molto importanti per levoluzione delle societ sportive e
dei futuri atleti perch permettono il contatto e il confronto tra i bambini
che frequentano palestre diverse.
Inoltre un momento fondamentale
anche per la socializzazione interna
al gruppo della stessa associazione:
i bambini possono cos trascorrere una giornata di sport
e giochi insieme agli amici del judo, imparando a conoscere le dinamiche delle gare e di tutto ci che comportano, come limpegno e la concentrazione, il divertimento e lo stare insieme, e il consolidamento del
rapporto tra allievo e allenatore anche in circostanze come queste.

1 fase Judogiocando - Montevarchi


Pietro, Dario, Alessandro, Davide e
Tommaso
2 fase Judogiocando - Follonica
Letizia, Lorenzo, Francesco, Dario,
Tommaso e Kevin

Consigli per il genitore:


1. Lallenatore allena, larbitro arbitra, tu divertiti! Il tuo compito sostenere tuo figlio e i
suoi compagni, non pensare ai consigli tecnici e goditi la gara!
2. Non c combattimento senza lavversario, perci divertiti e applaudi pi forte che puoi!
3. La gara inizia negli spogliatoi, continua sul tatami e finisce con la doccia. Rispetta questi
momenti e lascia che tuo figlio si viva il gruppo!
4. Non discutere le decisioni dellallenatore, ma spiega a tuo figlio che limpegno in allenamento premia sempre e arriver il suo momento.
5. La gara la verifica dopo settimane di allenamenti. Impara a cogliere i miglioramenti
di tuo figlio e non pensare solo al risultato. Non importa se ha vinto o ha perso, ma
pensa solo: oggi si divertito.

Lallenamento
Una buona metodologia di allenamento deve basarsi principalmente sullet e quindi sullo sviluppo delle capacit motorie. Infatti, per non rischiare di danneggiare la crescita, necessario
rispettare i tempi dello sviluppo fisico e mentale
degli allievi, senza forzare troppo e allo stesso
tempo cercando di progredire sempre di pi.
Lallenamento sportivo in et giovanile pu portare numerosi benefici sia dal punto di vista fisico (postura, mobilit articolare, massa muscolare, riduzione della massa grassa, metabolismo e
molto altro) sia dal punto di vista comportamentale (controllo emotivo, autostima, capacit di

socializzazione e spirito di adattamento).


I bambini fino agli 8 anni circa affrontano un
allenamento basato completamente sul gioco,
unattivit motoria ludica al 100%; tra i 9 e gli
11 anni si continua con unattivit prevalentemente ludica ma si inserisce anche una parte di
formazione di base; tra i 12 e i 14 anni necessario dedicarsi alla formazione fisica generale e
allapprendimento delle tecniche sportive specialistiche; infine, tra i 15 e i 16 anni si continua
con la formazione fisica generale e specifica e si
inizia un allenamento sportivo pi specifico.

Fino a 8 anni: esercizi formativi con carattere di


gioco, giochi collettivi, giochi sportivi con regole
semplificate, acrobatica elementare ed esercizi per
lo sviluppo dellequilibrio, esercizi di flessibilit.

9 - 11 anni: esercizi di ginnastica formativa,


esercizi formativi individuali con carattere di gioco,
giochi sportivi con regole semplificate, acrobatica
elementare ed esercizi per lo sviluppo dellequilibrio,
esercizi di flessibilit.

12 - 14 anni: addestramento tecnico in forma globale, elementi di ginnastica formativa, giochi sportivi
con regole effettive, forme pi complesse di acrobatica ed esercizi pi complessi per lo sviluppo dellequilibrio, esercizi di flessibilit, esercizi formativi individuali.

15 - 16 anni: addestramento tecnico in forma


analitica e globale, esercizi di gara, preparazione
fisica generale a carico naturale, preparazione
fisica specifica, allenamento delle qualit fondamentali, esercizi di flessibilit, giochi sportivi
adiacenti alla disciplina sportiva praticata.

Vietato dire non ce la faccio

Spesso capita, durante gli allenamenti, che gli allievi, anche quelli pi esperti, si trovino di fronte a ostacoli che sembrano insormontabili, come la fatica fisica, le difficolt a eseguire un esercizio, il controllo
del peso, o lesecuzione di una tecnica. Ancora pi spesso accade di sentire parole come non ci riesco
o non ce la faccio, gettate l con rabbia, come un gesto di resa di fronte alle difficolt. Questo un atteggiamento negativo che provoca un impedimento alla crescita e al miglioramento. Lallenatore e i genitori possono incoraggiare latleta, possono spronarlo e, in certi casi, anche provocarlo e sfidarlo, in modo
da ottenere una reazione costruttiva, ma solo lallievo stesso che pu fare la differenza.
Unespressione banale come non ce la faccio ha il potere di impedire alla persone di realizzare i propri sogni. In realt, con limpegno e la costanza, le cose che non si riescono a fare sono davvero pochissime. Non ce la faccio il blocco mentale che usiamo per convincerci ad arrenderci.
VB

Judo e famiglia
Nelle societ sportive di judo non raro che la gestione dellallenamento e linsegnamento di questa
disciplina si tramandi di padre in figlio, con collaborazioni tra il vecchio e il nuovo che non possono
far altro che giovare agli allievi. Inoltre pu succedere che un atleta iscritto al corso riesca a coinvolgere
anche altri membri della propria famiglia.
Al Judo Club Bientina abbiamo vari esempi di questo tipo, a partire dagli allenatori e per finire con alIl disegno di
cuni tra gli iscritti pi recenti.
Maria Sole Bernardeschi
Osvaldo e Matteo, padre e figlio, sono entrambi nostri allenatori. Giacomo e Virginia, fratello e sorella,
LA GARA DI JUDO
praticano judo insieme e ne approfittano per
pareggiare i conti, almeno sul tatami, lunico posto in cui
Pian pianino si avvicina,
concesso dare una lezione a quel rompiscatole del fratello o a
Sento un piccolo pizzichino
quella guastafeste della sorella (sempre judoisticamente parChe mi arriva al cuore
E sento un gran calore.
lando, ovviamente!). Lo stesso vale per Diana e Matteo, i quali
non si perdono un randori (un combattimento in palestra) per
Quando mi sveglio al mattino
sistemare le faccende in sospeso. il caso di dire che la tipica
Con un bacio che mi sfiora.
frase a casa facciamo i conti qui si traduce in stasera in palestra ti sistemo. Ancora pi particolare il fatto che, dopo
Si schiudono gli occhi
larrivo di Diana e Matteo, si sia aggiunta anche la presenza
Intravedo una graziosa forma,
del padre, Marco, che si allena con i figli, li tiene docchio e,
Finalmente il d di festa.
nonostante questo, ha il grado di cintura pi basso fra i tre.
Anche tra i pi piccoli ci sono i due fratelli Lorenzo e FranceIndosso bianche vesti,
sco, entrambi judoka entusiasti in crescita.
Stringo la cintura,
Il coinvolgimento della famiglia non una cosa da poco: uno
Sono pronto!
Affronto il combattimento.
stimolo per i ragazzi a migliorarsi e a partecipare attivamente
alle iniziative della societ. Lappoggio della famiglia, nello
Sento una gran forza
sport come in qualsiasi altro ambito della vita, molto importante perch infonde sicurezza e Che si fa spazio nel turbinio delle emozioni.
Anche i judoka seguono la moda del selfie:
Concentro tutto nella mente,
Valentina, Flavia, Giacomo, Virginia, Maria coraggio per affrontare le diffiSole, Eros, Santino, Andrea e Matteo
Affronto lavversario:
colt e le sfide che si pongono
Ippon! Ho vinto.
di fronte a noi.
I compagni di allenamento, con
Leonardo Cristianini
il passare del tempo, diventano
le persone che i ragazzi frequentano di pi, dopo la famiglia
e i compagni di scuola, e il dojo (la palestra) un luogo che
significa fatica e sudore, ma anche amicizia e divertimento.
E per questo necessario che la famiglia del judoka si impegni tanto quanto il ragazzo che si allena, il quale si sentir
gratificato e allo stesso tempo incoraggiato.
VB

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