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Prof. Faella
Problematiche di modellazione delle strutture in muratura
I metodi di analisi applicati nellingegneria strutturale possono essere raggruppati in tre classi
distinte:
analisi limite (o analisi rigido-plastica)
analisi lineare-elastica
analisi non lineare
Vedremo rapidamente questi tre metodi applicati alle murature; alcuni hanno un riferimento
direttamente normativo, altri sono invece culturalmente rilevanti e vengono applicati in molti casi
concreti.
La muratura ha, come noto, la caratteristica particolare di avere una bassa resistenza a trazione
che porta al modello semplificato di materiale non resistente a trazione. Daltra parte, a differenza
del c.a., non in genere presente una apposita armatura che possa equilibrare sforzi di trazione.
Il primo metodo (dellanalisi limite) forse il meno familiare allingegnere praticante. Infatti i
comportamenti rigido plastici, che si possono interpretare come derivati dai concetti di analisi
limite, trovano applicazione in casi relativamente rari come ad esempio nelle strutture monumentali.
Un caso classico in cui si applicano i principi del calcolo rigido-plastico quello degli archi. In
tale tipologia i metodo classici partono dallo studio dellequilibrio attraverso la determinazione
della curva delle risultanti; se questa risulta interna alla sezione resistente dellarco, garantita la
possibilit di condizioni di equilibrio se si presuppone una resistenza infinita.
La strada dellequilibrio pu essere applicata anche ad edifici, in presenza di azioni ordinarie o
eccezionali come quelle sismiche o legate a cedimenti fondali. In questi casi applicare
considerazioni di equilibrio ci aiuta a comprendere il comportamento strutturale.
piano e, se questa arriva a rottura, si assume questa come condizione di collasso generale. I
meccanismi considerati non erano solo a taglio diagonale, ma anche a presso-flessione.
Infine abbiamo lintroduzione dei modelli a telaio.
In queste immagini si vede il confronto dei vari metodi, con metodi a elementi finiti e si vede
come il POR sia poco sicuro; un po meglio il POR 90, ma sempre poco sicuro.
Un altro gruppo di ricerca di cui facevo parte svilupp un metodo, il RES (Rapporto Equivalente
di Snellezza), che dava risultati molto buoni: oltre a considerare i tre meccanismi di rottura (taglio a
scorrimento, diagonale, presso-flessione), assumeva, nella verifica del maschio, una snellezza che
non era il rapporto l/h del singolo maschio, ma derivava dalla snellezza dellintera facciata.
La tabella mostra la molteplicit dei metodi esistenti in letteratura.
Se vogliamo sintetizzare lanalisi di questa prima serie di metodi, essi sono basati su
schematizzazioni piano per piano e portano a valutazioni generalmente in eccesso: risultano spesso
non conservativi. Il RES mostrava un buon accordo con i risultati pi accurati di analisi agli E.F.,
ma aveva comunque il limite di appartenere a modelli ormai superati, vista la disponibilit di
modellazioni pi accurate.
LOrdinanza 3274 introduce in pratica metodi pi complessi, che sono necessari per edifici a pi
piani; in questi casi bisogna orientarsi infatti verso modelli a telaio equivalente o agli elementi finiti.
La seconda categoria di metodi, che tratteremo brevemente, quella dei macro-elementi. Gli
estensori di questi metodi li hanno denominati anche modelli ad elementi finiti, ma in realt questi
metodi non sono esattamente coincidenti con quelli classici agli elementi finiti, in quanto partono da
una discretizzazione obbligata della struttura, suddivisa in elementi specializzati: elementi maschio,
elementi fascia, ecc., che hanno caratteristiche particolari. La ratio dellintroduzione di questi
metodi quella di ridurre il numero delle incognite. Infatti, se siamo in presenza di un maschio
murario che consideriamo un solo elemento, introduciamo un numero di incognite molto limitato
costituito dagli spostamenti nodali dellintero maschio; se invece suddividiamo il maschio in n
elementi quadrati o triangolari, il numero di incognite cresce considerevolmente. Lidea era quella
di trattare le murature con un numero limitato di elementi discreti, senza arrivare alle
discretizzazioni classiche agli E.F. che si ritenevano troppo fitte.
Ovviamente da allora sono passati una quindicina di anni e quindi le potenzialit di calcolo si
sono molto accresciute e questi metodi, molto preziosi dal punto di vista dellinventiva di chi li ha
proposti, sono poco pratici oggi perch legati a scelte particolari che possono avere un grado di
precisione differente con riferimento a diverse tipologie.
Nel caso in figura il metodo presenta una parete discretizzata con elementi finiti a geometria
variabile. Infatti il maschio, che rappresenta un muro inserito tra due piani ovvero tra un piano e la
fascia di piano, si comporta come una diagonale di dimensione variabile, in dipendenza della
parzializzazione connessa alla pressoflessione; quindi dobbiamo immaginare che parte della sezione
sia non reagente, perch fessurata, e quindi il comportamento di questo maschio assimilabile a un
puntone di dimensioni opportune. Per le ragioni descritte il metodo si configura come non lineare,
evolutivo: si parte da un elemento tutto pieno con geometria variabile per poi arrivare a considerare
solo il puntone diagonale. Anche il traverso viene schematizzato attraverso questi elementi
triangolari.
Nelle immagini successive si vede meglio levoluzione: i nodi, che inizialmente occupano una
certa posizione, progressivamente si spostano per descrivere la diversa articolazione del sistema
reagente. Gradualmente cambiano la forma dellelemento e le sue caratteristiche di resistenza, sino
al collasso. Quando si giunge al collasso, uno di questi elementi diventa una sorta di pendolo e
quindi lanalisi va a determinare il meccanismo completo di collasso. In questo metodo si potevano
considerare dei tiranti per assolvere alla funzione del solaio di piano.
Altro metodo che usa macroelementi quello denominato Mass 3D, che gli autori hanno
utilizzato per la verifica di aggregati urbani. Quindi non pi il singolo edificio, ma un insieme di
edifici, perch lelemento finito molto sintetico permetteva, aumentando il numero di gradi di
libert, di considerare pi edifici collegati tra loro. Sappiamo che quando due edifici sono contigui,
ossia hanno parti comuni, diventa problematica la modellazione di singoli corpi, nel senso che
vanno fatte delle scelte di modellazione per tener conto della presenza di parti esterne alla struttura
che possono a seconda dei casi costituire un vincolo o una azione aggiuntiva (ad esempio, il muro
comune pu essere messo per intero o per met e se viene messo per intero si dovrebbero
considerare anche le masse del fabbricato vicino, ecc.).
E anche vero che raramente si porr il caso di verificare un intero quartiere e quindi questo
modello, molto interessante per leconomicit della modellazione, raramente pu sfruttare a pieno le
proprie potenzialit.
Altro metodo dello stesso gruppo quello proposto dallUniversit di Genova basato su elementi
distinti per il maschio e per la fascia. Il maschio modellato con tre elementi, una parte centrale che
si deforma a taglio e le due laterali che si deformano a flessione: questo consente di sintetizzare in
otto gradi di libert una parete che modellata agli elementi finiti avrebbe una distribuzione molto
pi fitta.
Infine abbiamo i metodi a telaio equivalente: questo tipo di modellazione nasce dal fatto che una
parete pu essere assimilata ad un elemento beam, per, stante le dimensioni, le ipotesi di De Saint
Venant non possono essere applicate. Quindi otterremo una parte molto rigida, centrale, descritta da
tronchi rigidi. Terremo conto del fatto che le forze orizzontali determinano un sovraccarico da una
parte e una diminuzione di carico dallaltra, per effetto dellequilibrio globale. Sembra che questo
metodo risolva la maggior parte dei problemi prima descritti, ma, in realt, uno dei punti deboli
relativo a quanto debbano essere lunghi questi tronchi rigidi. Questa zona, che di solito non sede
di meccanismi di rottura, sede di deformazione; mettendo tronchi rigidi, le deformazioni non
riusciamo pi a valutarle. Tuttavia possiamo inserire i vari tipi di meccanismi citati in precedenza.
Altro problema quello della definizione del modello geometrico: se abbiamo due murature che
si intersecano, lasse della prima non in genere nel piano dellasse dellaltra, quindi questi tronchi
rigidi, visti nel piano, si devono anche considerare nello spazio per poter collegare opportunamente
i maschi. La modellazione diventa relativamente complessa mentre le verifiche possono avvenire
con le formule proposte dalla Normativa, a pressoflessione o a taglio.
Come abbiamo osservato ieri in realt la flessione in un elemento non resistente a trazione
possibile se c unazione di compressione; in realt nel traverso di piano non c quasi mai
compressione. Questa nasce nel momento in cui, per effetto della rottura delle fasce di piano, si ha
una dilatazione della trave di piano e i cordoli e le eventuali armature resistono alla dilatazione
comprimendo lelemento. Nasce allora un meccanismo di presso-flessione, dove lo sforzo normale
non di origine gravitazionale, ma deriva dalla resistenza a trazione del cordolo di piano.
Infine passiamo ai modelli agli elementi finiti: questi sono entrati da molti anni nellanalisi delle
strutture, ma compatibilmente con gli strumenti disponibili; erano confinati a parti strutturali e non
ad edifici completi: Infatti per modellare strutture di grandi dimensioni occorrono un numero
elevatissimo di gradi di libert con un conseguente elevato impegno di memoria e correlata potenza
di calcolo che in passato non erano generalmente disponibili.
Il metodo degli E.F. consiste nel discretizzare la struttura in parti distinte collegate in punti
discreti, nodi, in cui si concentrano le interazioni tra elemento ed elemento; si descrive la relazione
tra spostamenti nodali di ciascun elemento e le forze corrispondenti attraverso una relazione
matriciale, definendo la matrice di rigidezza di ciascun elemento, si perviene attraverso note
tecniche numeriche alla costruzione di una matrice di rigidezza dellintera struttura. Tale matrice
viene ottenuta a partire dalle matrici di rigidezza dei singoli E.F. che compongono la struttura e
rappresenta la matrice dei coefficienti di un sistema lineare che sintetizza le condizioni di equilibrio
taglio diretto come ad esempio la semplice prova su Tripletta, tre mattoni, due strati di malta, si
applica una forza e si va a determinare il legame forza-spostamento ricavando c e .
Tornando alla questione delle differenze che si ottengono analizzando edifici in muratura con
metodi diversi, interessante esaminare alcuni risultati di un progetto di ricerca di qualche anno fa,
il progetto Catania, in cui furono fatti una serie di confronti fra varie sedi universitarie, ciascuna
delle quali utilizzava diverse modellazioni. Da tale confronto si evidenzia come il metodo POR d
dei risultati non troppo allineati con quelli derivanti dal metodo degli elementi finiti.
In altre immagini si vedono i risultati di confronti tra soluzioni agli E.F. e soluzioni con metodi
approssimati (POR ad esempio) su pareti al variare del numero di piani e di maschi. Lentit degli
scarti, crescente con il numero dei piani evidenzia che opportuno utilizzare metodi agli E.F.
quando il numero dei piani superiore a 2-3 piani.
Concludiamo dicendo che levoluzione delle conoscenze determina un panorama complesso dei
modelli meccanici; ladeguamento alle Normative richiede strumenti sempre pi sofisticati e ormai
gli strumenti di calcolo sempre pi potenti rendono possibile analisi numeriche finora confinate in
ambiti di ricerca.
Va sottolineato, per, che la disponibilit di strumenti di potenza crescente richiede un parallelo
incremento delle attivit di controllo attraverso luso di modellazioni concorrenti, ossia quanto pi
gli strumenti diventano potenti tanto pi risultano rischiosi e quindi vanno opportunamente
controllati. Richiamando le istruzioni CNR 10024/86 <Analisi di strutture mediante elaboratore:
impostazione e redazione delle relazioni di calcolo> opportuno che il progettista che si avvale di
strumenti informatici sofisticati esegua <confronti con semplici calcoli, anche di larga massima,
eseguiti con metodi tradizionali>.