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1 La circoncisione del Signore all’ottavo giorno, e memoria del nostro padre tra i santi Basilio il
Grande.
Il nostro padre tra i santi Fulgenzio.
Claudio Gordiano Fulgenzio, figlio spirituale di sant’Eulalio, vescovo di Siracusa, fu vescovo di Ruspe in Africa. Al tempo di
Trasamundo, re dei Vandali, fu espulso e si rifugiò a Cagliari, dove visse accanto al tempio del santo martire Saturnino. Si
addormentò in pace nell’anno 532.
2 Il nostro padre tra i santi Silvestro, papa di Roma.
Il nostro venerando padre Silvestro.
Questo nostro padre fu igumeno del Monastero dell’Arcangelo Michele a Draghina, ovvero Troina, nel dodicesimo secolo, al tempo in
cui Guglielmo il Malvagio, re degli atei Franchi distrusse Bari e tante altre città di Puglia, Calabria e Sicilia, facendo strage di molti
romani ortodossi.
3 Il santo martire Gordio, e il santo profeta Malachia.
Sant’Antero, papa di Roma, che si addormentò nell’anno 232.
Il nostro padre tra i santi Luciano, vescovo di Lentini.
Quando Crescente, eretico vescovo di Lentini, vietò il culto delle sante Icone e gettò nella spazzatura le reliquie dei santi, il diacono
Luciano le raccolse e molte ne nascose nel Monastero di San Filippo. Quando poi l’empio vescovo fu deposto, fu innalzato alla
cattedra vescovile Luciano, che per ventisette anni beneficò il suo gregge con la sua dottrina e molti prodigi.
4 Il venerando Fostirio, che sorse dall’Oriente come sole e dall’alto monte dell’Etna fu vero faro di
santità.
Il nostro venerando padre Teoktist, igumeno di Kukumio in Sicilia, cioè Càccamo.
5 I santi martiri Teopempto e Teonà. Digiuno.
6 La festa della Luce, ovvero la Teofania.
7 Sinassi del Precursore: licenza di pesce.
8 Il santo martire Giuliano, e la veneranda martire Domnica.
9 Il santo martire Polieutto.
10 Il nostro venerando padre Gregorio, vescovo di Nissa.
Le sante Tecla e Giustina, martiri in Lentini.
San Milziade, papa di Roma, che si addormentò nell’anno 314.
11 Il nostro venerando padre Teodosio il Cenobiarca: licenza di vino e olio.
Il santo martire Leucio, primo vescovo di Brindisi.
Il santo martire Igino di Atene, papa di Roma attorno al 142.
12 La santa martire Tatiana.
Il nostro padre tra i santi Massimo, vescovo di Taormina.
13 I santi martiri Ermilo e Stratonico.
14 I venerandi martiri al Sinai e a Raithò.
Il santo sacromartire Felice.
D’etnia sira, nacque e fu sacerdote a Nola di Campania, dove confessò la fede nel III secolo.
San Dazio, vescovo di Milano, che si addormentò in pace nella Nuova Roma, nell’anno 552.
15 I nostri venerandi padri Paolo il Tebano e Giovanni il Calivita.
Il santo martire Marcellino, papa di Roma nell’anno 304.
16 venerazione della preziosa catena dell’apostolo Pietro: licenza di vino e olio.
17 Il nostro venerando padre Antonio il Grande: licenza di vino e olio.
18 I venerandi nostri padri Atanasio e Cirillo, patriarchi di Alessandria: licenza di vino e olio.
Il nostro venerando padre Massimo il Nuovo.
Figlio di santo Stefano il Cieco, despota di Srem, e di sant’Angelina, nel 1459 fu esiliato in Italia, dove rese lo spirito nell’anno 1476.
19 Il nostro venerando padre Macario l’Egiziano.
Il nostro padre tra i santi Bassiano, vescovo di Lodi.
Figlio del Prefetto della Sicilia, nato a Siracusa, abbracciò la fede cristiana e perciò fu cacciato da casa e diseredato. Recatosi a
Ravenna, vi fu ordinato sacerdote e nell’anno 373 fu eletto vescovo di Lodi. Legato da rapporti di stima e d’amicizia con
sant’Ambrogio, vescovo di Milano, insieme a lui lottò l’eresia di Ario. Nell’anno 409 si addormentò nel Signore.
Il nostro padre tra i santi Marco Eugenico, confessore della Fede ortodossa al falso sinodo di
Ferrara – Firenze dell’anno 1438.
Il venerando Macario l’Italo, che ritornò alla fede ortodossa e condusse vita ascetica a Novgorod
nel 16° secolo.
20 Il nostro venerando padre Eutimio il Grande: licenza di vino e olio.
Il santo martire Fabiano, papa di Roma nell’anno 250.
21 Il nostro venerando padre Massimo il Confessore.
Appartenente alla nobile stirpe degli Eraclidi, Primo Segretario dello Stato romano, abbandonò il mondo e vestì l’abito monastico. A
causa delle invasioni persiane, nel 626 fuggì a Creta, poi a Cipro, poi in Africa e quindi si stabilì nell’antica Roma. Per la sua lotta
all’eresia dei Monoteliti, dopo molto torture fu esiliato nel Caucaso, dove si addormentò nel 662.
La santa martire Agnese.
Il nostro padre tra i santi Zosimo, vescovo di Siracusa.
Sin dall’infanzia fu allevato nel Monastero di Santa Lucia, dove poi rivestì l’abito monastico ed ebbe l’incarico di prosmonario delle
reliquie della martire siracusana. Al suo tempo a Siracusa scoppiò un violento contrasto tra i Verdi, filo-monoteliti, che avrebbero
voluto eleggere vescovo un certo Venerio: grazie alla mediazione di Teodoro I, papa di Roma Antica, prevalse Zosimo, candidato
degli Azzurri. Angelico padre dei poveri, egli fece restaurare nell’isola Ortigia un antico monumento: il tempio di Atena, eretto dai
Dinomenidi nel 5° secolo avanti Cristo, che il vescovo Stefano aveva dedicato alla Nascita della Theotokos e che era stato devastato
dai Vandali; nello stesso tempio si conserva tuttora la vasca delle Immersioni, fatta scolpire da Zosimo.
Il nostro venerando padre Massimo il Greco.
Nato nella nobile famiglia Trivolis, per motivi di studio visse a Firenze, Bologna, Vercelli, Venezia, Padova e Ferrara, dove entrò
nell’Ordine dei Frati Domenicani. Ritornato alla Fede, nel 1505 vestì l’abito monastico al Santo Monte. Chiamato dallo zar Basilio II,
si stabilì in Russia, dove lavorò principalmente alla traduzione di opere liturgiche e ascetiche, e dove si addormentò nel 1555.
22 Il santo apostolo Timoteo, e il venerando martire Anastasio il Persiano: licenza di vino e olio.
23 Il santo sacromartire Clemente vescovo di Ankira, e il santo Agatangelo.
24 La nostra veneranda madre Xeni.
I santi Babila, Timoteo e Agapio, martiri in Sicilia.
25 Il nostro venerando padre Gregorio il Teologo: licenza di vino e olio.
Il nostro padre tra i santi Massimo, vescovo di Torino, che si addormentò nel 425 circa.
26 Il venerando Senofonte e la sua sinodia.
27 Traslazione delle reliquie del nostro padre tra i santi Giovanni il Crisostomo: licenza di vino e olio.
San Vitaliano, papa dell’antica Roma, che si addormentò nell’anno 672.
28 Il nostro venerando padre Efrem il Siro.
Il nostro venerando padre Callinico, igumeno del Sacro Monastero di San Nicola di Casula, che si
addormentò in pace nel 1195.
29 Traslazione delle reliquie di sant’Ignazio il Teoforo.
30 I tre santi gerarchi Basilio il Grande, Gregorio il Teologo e Giovanni il Crisostomo: licenza di vino e
olio.
La lotta del sacromartire Ippolito, papa di Roma.
Il nostro venerando padre Adriano.
Monaco a Napoli, negli anni 657-672 si stabilì in Inghilterra, e insieme al monaco Teodoro di Tarso fondò la Scuola di Canterbury, per
la diffusione della cultura greco-romana.
31 I santi taumaturghi e anarghiri Ciro e Giovanni.
I santi Giulio e Giuliano.
Il sacerdote Giulio e il diacono Giuliano, greci, al tempo del santo imperatore Teodosio predicarono il Vangelo tra i pagani del Italia
settentrionale e infine si addormentarono presso il lago d’Orta, a Novara.
Il nostro padre tra i santi Atanasio di Catania, vescovo di Methone nel nono secolo.
Febbraio
ha 28 o 29 giorni; il giorno ha 9 ore e la notte 13 ore
1 I santi anarghiri Cosma e Damiano, uccisi a pietrate sul monte: licenza di vino e olio.
Si deve sapere che ci sono tre coppie di santi a nome Cosma e Damiano: quelli al tempo di Carino, quelli arabi decapitati al tempo di
Diocleziano, e i figli di Teodota, che si addormentarono santamente.
2 La deposizione della preziosa veste della Madre di Dio a Vlacherne: licenza di vino e olio.
3 Il santo martire Giacinto.
Il nostro padre tra i santi Leone, papa dell’antica Roma.
Nato nella Sicilia insulare o in quella continentale, condannò l’eresia dell’empio Onorio, già papa dell’antica Roma, e si addormentò
in pace nell’anno 683.
4 Il nostro padre tra i santi Andrea di Creta.
5 Il nostro venerando padre Atanasio l’Athonita.
I santi martiri Stefano e Socrate.
Secondo la tradizione, Stefano era di Nicea in Bitinia e fu consacrato dall’apostolo Paolo come primo vescovo di Reggio; sempre
secondo una tradizione, Socrate era suo diacono.
Il nostro venerando padre Tommaso.
Pare sia vissuto all’inizio della Francocrazia, e le sue reliquie erano venerate nel Monastero della Theotokos presso Terreti, distrutto
nel 1910.
Il nostro venerando padre Niceforo il Nudo.
A causa delle invasioni dei Francogermanici, insieme a san Fantino il Nuovo abbandonò la Calabria e si stabilì a Tessalonica.
Raggiunto poi l’Athos insieme a sant’Atanasio di Trapezunte, vi si addormentò in pace.
6 Il nostro venerando padre Sisoe il Grande.
Nello stesso giorno, memoria dei santi martiri Astios, Peregrino, Luciano, Pompeo, Isichio, Papio,
Saturnino e Germano.
7 La santa grande martire Kiriakì.
Secondo una tradizione, le reliquie di questa santa, detta anche Domenica, furono trasportate nella Sicilia continentale e deposte a
Gerace, nell’acropoli dei Locresi, che d’allora si chiamò appunto Santa Ciriaca; sembra che poi parte di esse siano state portate a
Tropea, come si dice, dagli angeli.
8 Il santo grande martire Procopio.
Sant’Adriano III, papa dell’antica Roma, che condannò l’eresia del Filioque e si addormentò in
pace nell’anno 885.
9 Il santo sacromartire pari agli apostoli Pancrazio.
Questo glorioso Pancrazio, nato in Antiochia di Siria, insieme a suo padre, Marcello, era tra i Greci che salirono a Gerusalemme per
vedere il Signore. Dopo l’ascensione di Cristo, trovandosi nelle regioni del Ponto, fu consacrato vescovo e partì per la Sicilia,
imbarcato sulla nave d’un certo Licaonide. La nave approdò a Fàlcona, dove sorgeva l’antica villa di Falconila. Discendente della
regina Menia, una macedone fondatrice di Taormina, Falconila aveva un figlio bellissimo, Falcone, il quale un giorno, mentre giocava
nel giardino, morì improvvisamente. Fu sepolto in quello stesso giardino, sulla sua tomba fu innalzata una statua, e attorno vi fu
eretto un magnifico tempio: ogni anno al divinizzato Falcone si sacrificavano tre giovani, scelti tra i più belli figli di Taormina, e 63
buoi.
Pancrazio disse a Falcone: “Dimmi: è da molto che stai qua?” Falcone risponde: “No; sono appena duecentosessanta anni”. Ed ecco
che da destra giunse in volo uno stormo di corvi e da sinistra uno stormo di aquile, sollevarono come un fuscello il tempio di Falcone
e in un batter d’ali lo buttarono in mare. L’indomani i sacerdoti scoprono che il tempio non c’è più; urlando disperati e piangendo
corrono dalle autorità: “Il tempio del gran dio Falcone è sparito! Non ci sono più neppure le fondamenta!” Bonifacio, governatore di
Taormina, li rimprovera: “Sacerdoti delle grandi divinità di Taormina, avete per caso fatto male le rituali cerimonie? e perciò il dio
Falcone se ne è andato da qualche altra parte? Andate a indagare!”
Anche Bonifacio fa le sue indagini, e scopre che è stato il nuovo arrivato in città, Pancrazio, ad aver fatto sparire Falcone. Va allora
alla casa dove è alloggiato Pancrazio, ed ecco lo vede come tutto di fuoco, assiso su un trono fiammeggiante. “Come faccio ad
avvicinarmi e parlarti” – geme Bonifacio – “avvolto come sei di fiamme?” Pancrazio si leva allora l’abito sacerdotale e, sparite le
fiamme che lo avvolgevano, fa sedere accanto a sé Bonifacio e l’istruisce nella fede cristiana. Conversando con Bonifacio, Pancrazio
viene a sapere d’un certo dio Lissone e subito scrive una lettera: “Pancrazio, servo di Gesù Cristo, a Lissone, nume dei Taorminesi.
Con la presente, ti ordino di startene muto”. L’indomani, mentre Pancrazio celebra la divina Liturgia, rivestito di luce e di fiamme,
ecco che tutta la città ode la voce del dio Lissone che grida: “E’ ormai inutile rivolgersi a me; il discepolo di Gesù mi ha mandato
via; è piombata su Taormina una spada di fuoco che ha liquidato Falcone, Dia e tutti gli altri dei!” Gli idolatri, ostinati, rialzano l’ara
di Lissone, sebbene il dottor Santippo, filosofo e primo tra i medici di Taormina, li avvisi che, a suo parere, il Dio di Pancrazio è più
potente di tutti gli dei messi insieme. E infatti Pancrazio indossa gli abiti sacerdotali, ovvero si ammanta di fuoco, e affronta Lissone:
terrorizzato, il grande serpente in cui s’era incarnato Lissone, scappa da Taormina e si butta a mare.
Aboliti così i culti demoniaci, Pancrazio portò alla vera fede Taormina, e poiché in quei giorni Akilinos, re della Calabria, aveva
mosso guerra ai Taorminesi a causa d’una vecchia faida, il santo vescovo innanzitutto si informò minuziosamente dei motivi del
contendere, facendosi portare dagli archivi cittadini un antico libro intitolato La guerra di Tauro; munì poi l’esercito di stendardi che
riproducevano il volto di Cristo. Quando infine l’esercito di Akilinos pose l’assedio a Taormina, Pancrazio salì all’acropoli e sollevò la
croce sulla città, volgendosi a oriente, a occidente, a nord e verso il mare; accanto aveva i diaconi Evagrio e Taziano, che reggevano
un icona ciascuno. Allora il terrore piombò sugli assedianti: dalle mura della città avevano visto alzarsi un sole che li fulminava con i
suoi raggi, e poi un altro sole, e ancora un terzo sole. I guerrieri di Akilinos si prostrarono ai piedi di Pancrazio, e venerarono le
icone, i tre soli che li avevano abbagliati. Dopo averli benedetti, il santo vescovo rimandò in Calabria l’esercito prima nemico,
insieme a sacerdoti e diaconi che predicassero la Buona Novella. Approfittando però dell’assenza da Taormina di Bonifacio, divenuto
protettore dei cristiani, l’empio Artagaro, servo del gran dio Scamandro, teso un agguato a Pancrazio, lo uccise a coltellate.
10 I 45 santi martiri in Nicopoli d’Armenia.
11 Sinassi del dogma di Calcedonia, e memoria della santa grande martire Eufemia.
12 I santi martiri Proclo e Ilario.
Il nostro padre tra i santi Ermagora, primo vescovo di Aquileia, con il suo diacono Fortunato.
Il nostro padre tra i santi Gaudioso
Vescovo di Abitene in Africa, Settimio Celsio Gaudioso fu espulso dagli empi ariani, al tempo di Genserico re dei Vandali. Raggiunta
Napoli, vi fondò un monastero in località detta Caponapoli.
13 Sinassi dell’arcangelo Gabriele.
Nello stesso giorno, se cade di domenica, oppure nella prima domenica che viene dopo, facciamo
memoria dei santi padri del IV Concilio Ecumenico in Calcedonia.
14 Il santo apostolo Aquila.
15 I santi martiri Cirico e Giulitta.
La santa martire Dominata, con i suoi figli Cassiodoro, Senatore e Viatore.
Rimasta vedova di Cassiano, prefetto della Sardegna, Dominata si stabilì con i tre figli, militari, a Cesarea di Mauritania, l’odierna
Cherchel d’Algeria, dove convertì molti ariani all’ortodossia nicena. Attorno al 468, Dominata e i figli furono costretti a fuggire
dall’Africa, e si rifugiarono dapprima a Lipari, e poi nella Sicilia continentale. Mentre però cercavano di raggiungere Ipponio, furono
sorpresi dai Goti ariani e uccisi. Il vescovo Alessandro di Tauriana depose i loro corpi nel Martyrion presso le Terme di quella città.
16 Il santo sacromartire Atenogene, autore dell’inno del Lucernale.
17 La santa grande martire Marina: licenza di vino e olio.
Il santo martire Sperato.
18 Il santo martire Emiliano.
19 La veneranda Macrina.
20 L’ignea salita al cielo del glorioso profeta Elia: licenza di vino e olio.
La nostra veneranda madre Marina, Pazza per Cristo.
Questa nostra madre nacque dalla famiglia Pandariti nell’anno 1062, a Skanio di Messina. Scelta la pazzia per Cristo, indossò abiti
maschili e per due volte pellegrinò a Gerusalemme. Tornata in Sicilia, si diede all’esicasmo in un piccolo kellion presso il villaggio
natale, dove si addormentò in pace.
21 I venerandi nostri padri Simeone, pazzo per Cristo, e Giovanni.
22 Santa Maria la Maddalena, apostola degli apostoli: licenza di vino e olio.
23 La lotta del santo martire Focà.
Il nostro padre tra i santi Apollinare d’Antiochia, primo vescovo di Ravenna, nel primo secolo.
24 La santa grande martire Cristina.
Secondo alcuni, subì il martirio in Tiro di Fenicia; secondo una più fondata tradizione, invece, nella meno nota Tiro della Tuscia,
presso il lago di Bolsena, dove sin dal quarto secolo in suo onore fu eretta una chiesa.
San Fantino il Cavallaro.
Egli era ortodosso di nascosto, perché al servizio di un ariano, vandalo o goto, a nome Balsamio; essendogli stato affidato dal
padrone un gregge di cavalli, viveva sui monti, scegliendo la solitudine e l’isichìa per tendere a Dio la mente. Fantino era piissimo
verso i poveri: provandone pietà e non avendo niente da dare loro, perché servo, nel tempo della mietitura trebbiava le messi dei
bisognosi, e ciò di nascosto, di notte. Mentre il beato era così disposto verso i poveri, il diavolo istigò uomini amanti del male ad
accusarlo falsamente. Dicono al padrone: “Perché il tuo servo affatica i cavalli, trebbiando il grano a conoscenti e amici?” Egli,
adirato, s’alza e va a vedere. Ma Fantino batté i covoni con il frustino che teneva in mano, e questi apparvero come erba nel campo.
I cavalli riposavano sull’erba ed egli stesso fingeva di dormire. Sopraggiunto il padrone e avendo visto, era luna piena, che i cavalli
erano sdraiati, se n’andò tranquillo. Ma i nemici vanno di nuovo da Balsamio: “Il tuo servo stanca i cavalli per le fatiche altrui! Va’ e
vedi”. Subito si alza e va, ma il santo montò a cavallo e si allontanò, spingendo avanti la mandria per attraversare il fiume. Questo
fiume è di corso pericoloso; fu detto Metauro perché passa in mezzo a Tauriana, la città del re Tauro. Era una città famosa, e i suoi
ruderi, su entrambi le sponde, rivelano l’antica grandiosità, anche se il centro è disabitato a causa delle devastazioni avvenute. Il
santo alzò il frustino e percuotendo l’acqua, disse: “Fermati, Metauro!” L’acqua si fermò di qua e di là, e il santo passò con i cavalli
come su terra asciutta. Il padrone, che lo inseguiva, si mise a gridare: “Pietà di me, servo di Dio!” Il santo fece sì che anch’egli
passasse al di là come per terra solida; allora Balsamio cadde ai piedi del santo, chiedendo perdono e dicendo: “Ora so che
veramente tu sei servo di Dio!”
Il vescovo Pietro di Tauriana scrivendo nell’ottavo secolo, riferì su di lui molti miracoli operati dal santo, spesso essendone stato egli
stesso testimone. Il monastero di Tauriana, restò in piedi sino alla prima metà del XVI secolo, quando fu devastato e saccheggiato dai
Turchi, i quali però rispettarono il corpo di san Fantino: nel 1551, invece, giunse in visita ispettiva un incaricato pontificio, Marcello
Bazio, detto il Terracina, e non si sa che fine abbiano fatto le reliquie.
25 Dormizione di sant’Anna, madre della Madre di Dio: licenza di vino e olio.
26 La santa grande martire Paraskevì: licenza di vino e olio.
Secondo la tradizione nacque in qualche città presso l’antica Roma, ma è meglio indicare una qualche città della Regione del fiume
Noto, nella Sicilia orientale, oppure della Locride, nella Sicilia continentale.
La veneranda madre Ierusalìm.
Giovane asceta, è più conosciuta con il nome di Rusalia o Rosalia, ma spesso è confusa con la madre di san Secondino. Il suo culto, un
tempo diffuso anche nel Peloponneso e in Rumelia, oggi sembra vivo solo nel Palermitano.
27 I santi anarghiri Panteleimon ed Ermolao: licenza di vino e olio.
San Celestino, papa dell’Antica Roma, che si addormentò nel 432.
28 I santi apostoli e diaconi Procoro, Nikanor, Timon e Parmenàs.
La nostra veneranda madre Irene.
Nata in Cappadocia, dal siracusano san Metodio, arcivescovo di Costantinopoli, fu consacrata diaconessa e igumena del Sacro
Monastero di Crisovalanto nella Città.
29 Il santo martire Callinico di Gangre.
30 I santi apostoli Sila, Silvano, Crescente, Epeneto e Andronico.
Il nostro padre tra i santi Pietro il Crisologo, vescovo di Ravenna, nell’anno 433.
La veneranda Angelina.
Sposa di santo Stefano Brancovic, detto il Cieco, despota di Srem, visse per molti anni esule in Italia, e si addormentò nel 1520.
31 Sant’Eudokimo.
Domani, a Dio piacendo, iniziamo il digiuno del 15 agosto.
AGOSTO
ha 31 giorni; il giorno ha 13 ore e la notte 11 ore