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B.

Geremek La piet e la forca


Introduzione. Dal secolo XVI in poi si realizza un aggiornamento delle dottrine religiose e degli
atteggiamenti collettivi nei confronti della povert. Piet e forca non si sostituiscono luna allaltra,
ma continuano a convivere. Il dibattito storico stato alimentato dalla domanda se il movimento di
riforma fu o meno opera del protestantesimo. Ehrle: respinge la tesi della genesi protestante della
riforma. Nolf: la riforma della cattolica Ypres del tutto autonoma da quella delle citt tedesche.
Pirenne: la riforma opera del Rinascimento, e in particolare di erasmiani, giuristi e capitalisti.
Bonenfant: il modello la protestante Norimberga (1522). Per un po le ispirazioni luterane della
riforma restano camuffate nelle citt tedesche, perci le citt cattoliche seguono il programma
protestante senza saperlo. Bataillon: mette in relazione il trattato di Vives con la letteratura umanista
e con Erasmo. Zemon Davis: non un problema confessionale ma di ideologia e politica urbana.
1. Medioevo: i poveri sono necessari? Il cristianesimo antico si proclama religione dei poveri. Ma
Giovanni Crisostomo e la legislazione giustinianea dividono i poveri tra idonei al lavoro e inabili.
La missione della Chiesa consisteva nel soccorrere i poveri, ma la povert non era considerata un
valore santificante. Solo tra XI e XII secolo si form il concetto del valore intrinseco della povert.
La dottrina della Chiesa medievale prevedeva gi lesigenza della distinzione tra i poveri,
lesaltazione del lavoro, la condanna del vagabondaggio; ma se guardiamo agli atteggiamenti
sociali, i poveri hanno un loro ruolo nella societ.
1. Nella civilt cristiana medievale il punto di riferimento fu la Scrittura: la diversit di dottrine
sulla povert dipendeva dalla diversit dinterpretazione del messaggio sociale della Bibbia. Primo
cristianesimo: la povert una condizione spirituale, coincide con la humilitas, deve avere carattere
volontario. Ma si esaltano anche le espressioni esteriori dellabnegazione: assenza di redditi e di
casa, precariet dello status, ecc. A questo si accompagna lelogio della misericordia come dovere
universale. I poveri sono loccasione per la redenzione dei ricchi. Il lavoro costituisce un dovere
delle grandi masse, e lelogio della povert per loro significa un invito alla rassegnazione: il
modello eroico di vita povera riservato a una lite. Il campo semantico del concetto di povert nel
medioevo determinato dallopposizione potens/pauper: non dal criterio del possesso della
ricchezza ma da quello della partecipazione al potere e al prestigio sociale (10). Letteratura
patristica e agiografica: elogio della povert tratto dal Vangelo (povert di Cristo), ma anche dalle
descrizioni della vita delle prime comunit cristiane. Lideale evangelico e quello della Chiesa
primitiva giocarono un ruolo importante nei movimenti spirituali a partire dal secondo millennio.
XI-XIII secolo (rivoluzione mercantile): la ricchezza comincia a basarsi sulla moneta, non pi sul
prestigio. Di conseguenza il nuovo ethos della povert diventa la rinuncia al denaro. La misericordia
diventa un dovere che deve accompagnare lesercizio del potere e dei mestieri redditizi. Grande
diffusione delle istituzioni caritative. XIV-XV secolo: traspare fortemente il carattere classista
dellassistenza, riservata soprattutto ai poveri vergognosi (e quindi di migliori natali).
Cerhoch di Reichersberg (XII secolo): distingue i poveri con Pietro (il clero, che dovrebbe votarsi
alla povert volontaria) dai poveri con Lazzaro (miseria materiale). Lindigente trattato
esclusivamente come oggetto dellassistenza, non come soggetto. Decretistica: si afferma la
necessit di distinguere i poveri meritevoli dagli altri, i mendicanti onesti da quelli disonesti. Nelle
dispute teologiche affiora anche lidea che in caso di estrema necessit il furto non reato. Stefano
di Tournai (XII secolo): lhospitalitas ha carattere incondizionato, mentre la liberalitas (elemosina)
deve discriminare. I canonisti discutono sul vantaggio dellelemosina per il benefattore e per il
beneficiato, facendo cos penetrare nelle coscienze la legittimit di classificare i poveri.
Lesaltazione della povert come valore spirituale non implicava affatto la valorizzazione della
miseria materiale sul piano della dignit sociale (esempio di Raterio). Ma tra XII e XIII secolo
emerge un nuovo sguardo verso i poveri (anche se nella letteratura contro i movimenti pauperistici
ereticali ritorna il tema dellaspetto degradante della miseria). Gugleilmo di Saint-Amour (XIII
secolo): sottolinea il carattere degradante della povert contro gli ordini mendicanti. Umberto di
Romans (XIII secolo): ambiente morale dei poveri degno di biasimo. Testimonia dellatteggiamento

negativo dellepoca nei confronti dellindigenza materiale. La povert genera peccati specifici, che
derivano dalla mancata accettazione dellumiliazione e della sottomissione insite nella propria
condizione. Nella letteratura diffuso il motivo della satira del villano.
Letteratura moralistica: fino al XII secolo si limita a criticare il pauper superbus, quello che non
accetta con umilt la propria condizione. Nel periodo successivo la critica morale dei poveri fa parte
del quadro complessivo di tutte le condizioni umane (anche se pi frequente la critica dei ricchi).
Ma gi dal XIII secolo emergono i primi cenni di critica contro i poveri. Francesco da Barberino
(XIV secolo): la povert va di pari passo con lavidit, perch chi sa accontentarsi di ci che ha non
mai povero. Componimento anonimo del 300: la povert un mantello che nasconde la
malvagit. Il povero fa paura perch costituisce una minaccia per la propriet.
Leremita si ritira ai confini del mondo civile (bosco o deserto), varca i confini della civilt. Il suo
aspetto esteriore lo fa confondere con i comuni vagabondi e suscita nella popolazione sentimenti di
repulsione. Elementi di asocialit e di miseria materiale nella vita eremitica e monastica: ma una
dimensione solo strumentale perch finalizzata alla vita spirituale. La povert volontaria nasce
come fuga dalla ricchezza della civilt urbana. Sul piano dei valori, poveri volontari e poveri per
necessit non hanno nulla in comune, ma la somiglianza dei segni esterni fa s che la santit dei
primi sia in parte trasferita ai secondi (28).
2. Durante il Medioevo lelemosina collettiva un fenomeno di massa, praticata per molto tempo
soprattutto dai monasteri. Gi nel medioevo si introduce un sistema di segni di riconoscimento per
controllare i mendicanti, il che esce dallo schema della buona azione nel quale ci che conta
lintenzione del benefattore. La distribuzione delle elemosine pu essere un segno di prestigio per
una confraternita.
Il modello fondamentale del cristianesimo medievale quello della mediazione della Chiesa tra
ricchi e poveri. I laici dovevano donare ai monasteri, che a loro volta si occupavano dei poveri. Il
proliferare delle opere di carit individuali tra XII e XIII secolo segnala che la cerchia dei donatori
si allargata alle lites urbane, riducendo il ruolo mediatore della Chiesa. Lopera caritativa della
Chiesa ha comunque carattere liturgico e rituale. Questa carit istituzionalizzata consentiva a un
certo numero di poveri stipendiati di vivere di elemosine. Gli ospedali medievali avevano
funzione di ricovero: riparo per la notte e distribuzione dei viveri. A partire dal XV secolo comincia
a diffondersi lidea di centralizzare lassistenza proprio allinterno delle strutture ospedaliere. La
clientela delle distribuzioni ospedaliere era composta in parte di mendicanti di professione, che si
spostavano seguendo il calendario delle elargizioni. Le disposizioni cittadine del XIV e XV secolo
si pongono lobiettivo di regolare lassistenza ai poveri. Si cercava cos di sbarrare la strada ai
contadini impoveriti che affluivano verso le citt, ma le misure erano inefficaci o tolleranti nei
confronti dei mendicanti professionali.
Di solito il mendicante prometteva preghiere in cambio di elemosine. Il dovere di distinguere tra
mendicanti buoni e cattivi accentua questa dimensione di contratto dellelemosina; per chi invece
riteneva che ci che contava fosse solo la purezza dellintenzione del donatore, lelemosina doveva
essere totalmente gratuita. Fra Salimbene (XIII secolo): i poveri che questuano senza pregare in
cambio delle elemosine andrebbero cacciati perch inutili. Giordano da Rivalto (XIII secolo):
lelemosina esplicitamente considerata come un contratto. Questo rapporto contrattuale conferisce
ai mendicanti un ruolo nella divisione sociale del lavoro [questa dimensione sembra del tutto
assente dai dibattiti cinquecenteschi] (40).
Laspetto fisico e il modo di vestire diventano strumenti della professione di mendicante. Si
riscontrano varie imitazioni di forme organizzative degli ambienti professionali urbani.
Organizzazioni corporative, sancivano lintegrazione dellattivit dei mendicanti nella vita sociale.
Ma il sospetto dellinganno (ostentazione di finte malattie, ecc.) accompagna inevitabilmente la
professione del mendicante. La diffusione di notizie sulle pratiche ingannatrici dei mendicanti (XIV
e XV secolo) affievolisce la carit nei loro confronti.
3. Nel basso medioevo il termine pauper passa a significare il declassamento sociale e lindigenza
fisica: siamo di fronte allinizio del processo di pauperizzazione della societ. Il basso rendimento

dellagricoltura medievale determinava una situazione in cui le masse contadine vivevano nella
continua paura della fame. Ma fino al XII secolo la societ rurale non produce al suo interno classi
proletarizzate: forte gerarchizzazione giuridica ma scarsa differenzazione sociale. La precariet
economica della vita dei contadini attestata anche dalla pratica della scelta volontaria della servit
[cfr. Soto] (47). La penetrazione nelle campagne del sistema monetario mercantile (da met XII
secolo in poi) introduce un cambiamento nella struttura della vita rurale. Stratificazione materiale
allinterno dellambiente contadino e pauperizzazione delle categorie economicamente pi deboli.
Tra XIII e XIV secolo queste categorie di proletariato rurale aumentano. Sono costretti a mettere in
vendita le loro prestazioni lavorative. Forte connotato locale della vita economica medievale,
difficili le generalizzazioni. Questi declassati della campagna non vanno confusi con la clientela
delle istituzioni medievali dellassistenza sociale: in misura prevalente rimangono nei loro luoghi
dorigine e vivono del loro lavoro. La beneficienza medievale non li riguarda. Finch le strutture
rurali tradizionali reggono, la miseria rurale resta circoscritta alla campagna. Sono pi i contadini
abbienti che affluiscono verso le citt per migliorare la propria condizione.
La citt determina un tipo di povert diverso da quello rurale: anonimato, interdipendenza
economica; disorganizzazione sociale. Cresce di importanza il lavoro salariato. Ypres: centro di
produzione specializzato nellindustria tessile, gi nel XV secolo presenta caratteristiche industriali
(59). I lavoratori non qualificati hanno per una collocazione negativa nella societ urbana
medievale, sono esclusi dalla vita sociale. Cresce anche il numero dei salariati artigiani, che per
possedevano un determinato status giuridico. Le lites sociali e culturali mostrano indifferenza
verso la miseria, considerata parte integrante della condizione delle masse. La carit si rivolgeva
solo ai poveri che avevano perso la capacit di lavorare. I salariati che rimanevano al di fuori delle
corporazioni erano esclusi dai diritti civili e bersaglio di ostilit e disprezzo. Nelle citt la miseria ha
un carattere pi spettacolare per la polarizzazione della ricchezza e per la sua densit (66).
2. La societ moderna e il pauperismo. Nel XVI secolo si verifica una presa di coscienza dei
problemi sociali di dimensioni nuove. Ma le trasformazioni allorigine di questo movimento
intellettuale sono precedenti. 1320-1420: prima grande crisi della societ feudale.
1. Crisi del XIV secolo: tanto prolungata e profonda da poter essere considerata una svolta
strutturale. Espansione demografica nei primi due quarti del millennio: urbanizzazione e
frazionamento della propriet contadina. Aumenta il numero di piccole unit fondiarie, incapaci di
sopportare qualunque grave contrariet della sorte. Il sistema feudale determina il blocco delle
possibilit di accrescere il rendimento del lavoro. La Peste Nera fa calare la pressione demografica
ma non risolve il problema della fame.
Rapida stratificazione della popolazione rurale: i contadini ricchi riescono a sfruttare le potenzialit
delleconomia monetaria. Ma la maggior parte dei contadini ne rimane vittima. La diminuzione
della popolazione porta allaumento dei salari, e i datori di lavoro chiedono alle autorit misure
repressive (es.: ordinanza del 1351 di Giovanni il Buono contro i vagabondi). Tutti coloro che
potevano farlo dovevano impiegarsi immediatamente. Le costrizioni di natura extra-economica
entrano cos nelle dinamiche del mercato del lavoro. Nel 1351 le Cortes della Castiglia a Valladolid
definiscono un tetto massimo delle retribuzioni e impongono a tutte le persone sane di impiegarsi.
Nel 1381 si consente a chiunque avesse intercettato un vagabondo di costringerlo a lavorare
gratuitamente per un mese (81). Il rifiuto di lavorare considerato un crimine. Tutti questi atti
contengono gi i principi fondamentali della politica sociale moderna.
Importante tener conto anche della disoccupazione periodica. Gli operai non qualificati rimanevano
senza lavoro per periodi pi o meno lunghi. Le dinamiche dello sviluppo della produzione
industriale del tardo medioevo produce anche in citt un meccanismo di stratificazione sociale e
proletarizzazione. Ma la tendenza alla diminuzione del prezzo del grano tra XIV secolo e inizio del
XVI attenua gli effetti negativi sui lavoratori giornalieri. Ma dagli anni Venti del 500 aumentano
tutti i prezzi senza un corrispettivo aumento dei salari (87). Si abbassa di conseguenza il livello di
vita delle masse e soprattutto dei salariati. Nelle campagne si inaspriscono le disuguaglianze
economiche e aumenta il peso dei gravami fiscali. Calo dei salari reali.

2. Sorprendente convergenza dei trends economici nel XV-XVI secolo a fronte di uneconomia
feudale che si svolge in gran parte al di fuori dellordine regolatore della circolazione monetaria. La
crisi del XIV secolo era legata alla diminuzione dei redditi feudali. I signori avevano davanti a s
due soluzioni: la modernizzazione delle proprie aziende o lo sviluppo estensivo dei poderi con
manodopera asservita. Sono due vie di sviluppo del sistema rurale europeo che corrispondono
allEuropa occidentale e a quella orientale, anche se per lungo tempo coesistono nelle stesse zone.
Non bisogna sopravvalutare la portata dei processi di proto-industrializzazione prima del XVIII
secolo, che cambiano pochissimo i rapporti fondamentali (95).
Lincapacit della societ rurale di assorbire leccedenza demografica fu allorigine dellespansione
politico-militare e delle spedizioni extraeuropee del XVI secolo. La crescita demografica causava
laumento dei disoccupati e dei poveri, anche se in Spagna tra XVI e XVII secolo il maggior
numero di poveri si registra in Castiglia e in Aragona, dove la popolazione era in calo. La
disoccupazione derivava sia dalla scarsit della domanda sia dalla tentazione di vivere senza lavoro
(che si diffonde quando il lavoro garantisce appena il minimo vitale). Le crisi alimentari (la prima
degli anni Venti del 500) coincidono con la comparsa di masse di miserabili e vagabondi nelle
citt. Ma le carestie colpiscono prevalentemente le masse popolari. Lesistenza di grandi masse
della popolazione viveva costantemente al limite della sussistenza, perci bastava poco per
determinare la comparsa nella vita pubblica di una grande folla di mendicanti. Se la miseria
strutturale (quella di chi viveva costantemente di elemosina) era supportata dalla politica sociale
dellepoca, questa miseria congiunturale spaccava il quadro politico tra repressione e assistenza.
Ma il pauperismo tardo medievale prevalentemente strutturale e non congiunturale. Assume per
unaltra dimensione quando conseguenza delle trasformazioni delle strutture rurali (cio nella
fuoriuscita modernizzante alla crisi del XIV secolo). Gran parte dei piccoli coltivatori perdono la
possibilit di mantenere unesistenza autonoma dal punto di vista economico. La pauperizzazione
del XVI-XVII secolo determinata dalle trasformazioni della societ rurale causate dai processi
della prima accumulazione del capitale (102). Di qui la differenziazione geografica con le aree che
scelgono la via della rifeudalizzazione (e per cui la questione dei vagabondi pi importante di
quella dei mendicanti).
3. Nella societ medievale i poveri avevano una specifica funzionalit. Con la prima modernit
invece la massa dei mendicanti appare pericolosa per il bene pubblico e quindi disfunzionale. Ma la
pauperizzazione dei piccoli produttori ebbe un ruolo nella nascita del capitalismo come forma di
accumulazione originaria. Nel XVI secolo i processi di accumulazione (gi presenti pure nel
medioevo) assumono un carattere diverso: i signori feudali non sono pi interessati al
mantenimento della mezzadria. Il risultato o la rifeudalizzazione o lespulsione dei contadini dalle
terre. in questo periodo che il frazionamento delle terre contadine diventa causa della
proletarizzazione di parte della popolazione rurale. Diventava necessario cercare altre fonti per il
mantenimento della famiglia, e quando non ci si riusciva ci si riduceva alla mendicit.
Parallelamente al processo economico di estromissione dei piccoli produttori rurali dalle loro
precedenti attivit ha luogo il processo di espulsione dei contadini dalla campagna.
Nelle citt, a differenza della campagna, le possibilit di un lavoro saltuario sono grandi, e sono
perci stimolo per le migrazioni. Anche nella citt le radici del pauperismo vanno cercate nella
decomposizione delle strutture medievali (corporazioni ecc.). La penetrazione del capitale
mercantile nella produzione e il formarsi di un gruppo di imprenditori-organizzatori del processo
produttivo cambia il carattere dei rapporti sociali della produttivit urbana: aumenta il ruolo dei
salariati, si riduce lautonomia dei singoli artigiani. Si accresce il divario tra ricchi e poveri. Ma
lorigine vera e propria del pauperismo in campagna, anche se pure in citt si verificano processi
interni di pauperizzazione. Per quanto fosse dinamico lo sviluppo industriale delle citt, non
riusciva comunque ad assorbire leccedenza di popolazione proletarizzata: tale situazione fu alla
base dellenorme incremento dellindustria rurale. Ma la crescita della produzione manifatturiera
prima della rivoluzione industriale a breve termine, e perci non costituisce una soluzione
definitiva alleccedenza di manodopera [forse per questo le indicazioni dei contemporanei sullo

stato di crescita o decrescita delle manifatture sono cos fluttuanti?] (119). Il basso livello di vita
delle classi lavoratrici caratteristica particolare dei primi anni dello sviluppo industriale.
3. La nuova politica sociale. La riforma dellassistenza doveva creare le condizioni favorevoli alle
trasformazioni economiche e livellare le tensioni sociali che ne sorgevano.
1. La serie delle moderne crisi alimentari inaugurata da quella dellultimo quarto del XV secolo.
Pu darsi che le esperienze di quel periodo abbiano influito sulla presa di coscienza dellimportanza
della politica sociale di Greyler da Kayseberg, Johannes Pauli e Vives. Tutto questo insieme di
problemi sembra esplodere negli anni Venti del 500. Il cattivo raccolto nellannata 1521-22 ha
dimensioni europee. Carestia del 1526-35 e epidemia del 1530. Lagricoltura non pi in grado di
reggere laumento demografico, depressione del commercio, disoccupazione. Disoccupazione e
carovita provocano unondata di tumulti in Inghilterra. Spagna: nel 1523 le Cortes di Valladolid
deliberano che i poveri possono chiedere lelemosina solo nei luoghi dorigine; nel 1525 le Cortes
di Toledo vietano di mendicare senza una specifica licenza (divieto ribadito nel 1528 e nel 1534)
(127). La crisi sociale si manifesta anche nelle rivolte popolari e contadine (in Spagna nel 1520-21 e
nel 1525-26). Mettere ordine nellassistenza ai poveri serviva allora anche per ridurre lattrattiva
della citt come luogo di abbondanza di elemosine (128).
Parigi: sin dallinizio del XVI secolo si svolgono dibattiti e iniziative sulla riorganizzazione
dellassistenza ospedaliera. Graduale laicizzazione. 1516: si introduce il lavoro pubblico coatto per i
mendicanti validi. Lepidemia un fattore importante nella presa di coscienza del pericolo che
lagglomerazione dei poveri rappresenta per linteresse comune, una delle cause pi importanti
della paura dei poveri (132). 1525: il Parlamento di Parigi riprende il dibattito sui poveri. Si
manifesta spesso la paura di riunire in un unico posto i poveri per il timore di rivolte sociali. 1544:
unordinanza trasferisce nelle mani della autorit municipali tutta lassistenza ai poveri della citt.
Venezia: sviluppo rigoglioso nella prima met del XVI secolo. Le spettacolari attivit caritative
hanno allora il ruolo di costituire un segno esteriore di ricchezza. Ma nel 1527-29 si abbatte su
Venezia la piaga della fame. Guerra, carestie, epidemie e carovita. Anche qui il timore per il
continuo aumento dei mendicanti legato alla paura di epidemie. 1528: divieto di mendicare, i
poveri devono essere riuniti negli ospizi. La novit non la laicizzazione dellassistenza (resta
valido il principio della responsabilit delle parrocchie per i propri poveri) ma lassunzione di
responsabilit in questo campo da parte dei poteri pubblici. 1529: si vieta laccesso ai mendicanti
forestieri. Si distingue tra abili e inabili al lavoro. I parroci devono stimolare la beneficienza dei
parrocchiani. Ma non si introduce la centralizzazione dellassistenza. Significativo che, per quanto
riguarda le autorit municipali, il problema dei poveri venga gestito dagli ufficiali sanitari: segnala
il legame tra politica sociale dei poveri e preoccupazioni per ligiene pubblica. Le misure restano in
vigore solo durante le crisi. Sostanziale mutamento negli atteggiamenti psicologici: la repressione si
affianca alla tradizionale dottrina cristiana della carit.
Ypres: la riforma del 1525 ha influenza enorme su tutto il movimento riformistico. Ben sviluppata
industria laniera, ma allinizio del XVI secolo subisce la concorrenza del Brabante e decade. Prende
il sopravvento una politica di controllo e repressione dei poveri. 1521-22: carestie, aumento della
disoccupazione, diminuzione dei salari reali e pauperizzazione. Si moltiplicano le sommosse. 1525:
il consiglio municipale intraprende una riforma generale delle istituzioni di carit. La citt si assume
la responsabilit dellassistenza sociale. Non viene affrontato il problema dei disoccupati, ma si
prevede leducazione dei poveri. 1530: gli ordini mendicanti accusano la riforma di persecuzione
dei poveri ed eresia. Il cardine della contesa linterpretazione dellimperativo cristiano di aiutare i
poveri. Il Consiglio di Ypres si rivolge ai teologi parigini della Sorbona per risolvere la questione.
La facolt approva ma con alcune riserve (consentire la mendicit in caso di necessit, eliminare le
pene per chi aiuta i poveri, non intaccare il patrimonio della Chiesa). La consapevolezza che
occorre far fronte a una situazione in mutamento tratto fondamentale della trasformazione che
avviene sia nella coscienza sociale che nella pratica politica cittadina (148).
2. Non bisogna sopravvalutare lefficacia e la durata delle iniziative di riforma. La riforma sociale
del XVI secolo ha carattere principalmente cittadino, ma si riscontra continuamente lingerenza del

potere statale (che doveva garantire potere esecutivo ai programmi cittadini). Editto imperiale del
1531: emanato dopo un lavoro preparatorio degli esperti; limperatore si era rivolto alle citt
fiamminghe perch gli mandassero i testi delle ordinanze sui mendicanti. Gi nel 1530 Carlo V
aveva emesso ad Augsburg un provvedimento che vietava lelemosina ai mendicanti di professione
e ordinava a tutte le citt di provvedere ai propri poveri. I figli dei mendicanti dovevano imparare
un mestiere o andare a servizio: questo elemento educativo caratteristico della modernizzazione
dellassistenza sociale (150). Ma leditto del 1531 per i Paesi Bassi pi complesso, esprime anche
le motivazioni dei provvedimenti: lalto numero di mendicanti; il rischio che, permettendo a tutti
senza distinzione di mendicare, molti si diano allozio, estorcendo le elemosine destinate ai veri
poveri; la volont di nutrire e mantenere i poveri malati e i miserabili. I poveri abili al lavoro
devono essere costretti a lavorare; i figli dei vagabondi dovevano essere mandati a scuola o a
servizio. Se i poveri si lamentano coi parroci, non bisogna prestar loro fede avventatamente (traccia
delle tensioni dottrinali). Si prevede la creazione di un fondo centrale. Francia: laicizzazione
dellamministrazione ospedaliera, che nel 1519 passa nelle mani del Grande Elemosiniere.
Legislazione contro il vagabondaggio del Parlamento parigino (1535): divieto di elemosinare in
pubblico, lavoro coatto, espulsione dei forestieri, divieto di fare elemosina. Ma non ha carattere
nazionale: lintera questione dellassistenza demandata alle autorit locali, le ordinanze regie
lasciano alle citt libera iniziativa. Inghilterra: a un periodo iniziale in cui liniziativa
prevalentemente cittadina (1514-68) segue il sempre maggior peso del potere regio. Lo statuto
sugli artigiani del 1563 introduce il lavoro forzato. Nel 1597 si prevede lassegnazione del
controllo sul complesso dellassistenza sociale ai custodi dei poveri, appositi commissari
nominati dai giudici di pace (introdotti gi nel 1536). Spagna: la lotta alla mendicit resta nelle
mani delle autorit locali (159). Il potere centrale non compie alcuno sforzo per stimolare la riforma
dellassistenza sociale, la corte ha riserve di natura dottrinale. In questa politica limpegno
ideologico prende il sopravvento sulle necessit della situazione. Le citt spagnole praticano una
politica di difesa contro laffluenza dei mendicanti forestieri. 1540: riforme a Zamora, Salamanca e
Valladolid. Carlo V emana lo statuto dellassistenza sociale, che impone la presenza di un solo
ospedale per citt e vieta di fatto la mendicit: ma leditto rimane lettera morta. Il pensiero
economico spagnolo del tempo sviluppa la condanna dottrinale dellozio; ma manca un analogo
sostegno per lorganizzazione di unassistenza pubblica al posto della carit individuale (il cui
valore ribadito a Trento). Nel corso di tutta la seconda met del XVI secolo la questione dei poveri
trattata come un problema per eccellenza ideologico, legato alla lezione ortodossa della dottrina
della carit e alla polemica cattolica contro la Riforma (162).
La riorganizzazione dellassistenza dipende principalmente dal potere locale. Indipendentemente
dalla loro efficacia e durata, le misure adottate avevano comunque un impatto sulla mentalit
collettiva, che si adattava psicologicamente alle nuove istituzioni. Scambio continuo di esperienze
concrete tra citt. Robert de Billy, presidente del Parlamento di Rouen (1534): bisogna occuparsi del
problema dei poveri sia per linteresse della sicurezza e dellordine pubblico (i vagabondi si
insinuano tra i poveri per vivere di ladrocini), sia perch obbligo naturale che ogni cristiano
consideri suo dovere aiutare il prossimo in quanto membro dello stesso corpo [ Soto] (167-8). A
Rouen si erigono quattro forche nei luoghi di riunione di mendicanti e vagabondi per punire le
ribellioni contro gli scabini: ci dimostra quanto velocemente le lites siano passate dai dissidi
morali alle minacce spietate. Parigi e Lione fungono da modello per molte citt francesi. Lione: nel
1529 scoppia una grande rivolta popolare. Nel 1531 viene creata unistituzione provvisoria
denominata Elemosina Generale; nel 1534 viene resa stabile. Misure assistenziali e repressive:
combattere il vagabondaggio e lozio, escludere i forestieri. LElemosina dispone di diritti
giuridico-polizieschi nei confronti dei mendicanti: elemento di violenza e terrore necessario alla
nuova politica sociale, che per incontra la resistenza delle masse che solidarizzano coi mendicanti.
Il cambiamento del concetto di carit nelle lites intellettuali non si accompagnava a un analogo
cambiamento nella psicologia delle masse (175-6). Norwich: dopo un anno dallemanazione delle
misure di riforma, i cittadini fanno un bilancio (costi/benefici) dellimpresa. Fatto innovativo: i

cittadini analizzano i vantaggi della riforma in termini di contabilit collettiva. Elemento di


razionalizzazione delle iniziative assistenziali: applicazione del pensiero economico e della
mentalit borghese alle attivit caritative (179). Lunione di stabilizzazione produttiva e sociale e
rigori repressivi porta alladdomesticamento della miseria, contro il timore di tumulti sociali. La
legge elisabettiana sui poveri (1597-1601) codifica le esperienze locali in un ordine giuridico. Le
riforme hanno il difetto di voler eliminare i sintomi senza eliminare le cause della miseria.
In tutti i paesi dellEuropa del XVI secolo, cattolici o protestanti, lelemosina individuale perdura
ininterrottamente. Ma non pi una forma dominante di assistenza sociale.
3. Gli atteggiamenti verso la nuova politica sociale non furono omogenei, ma fu oggetto di
contraddizioni e conflitti originati dalla diversit di atteggiamenti psicologici e interessi. Difficile
negare un ruolo fondamentale alle controversie del XVI secolo su povert e carit, ma alla base
delle riforme cerano soprattutto i processi di pauperizzazione. Lutero: distingue tra i doveri
delluomo in quanto cristiano (governato dal Vangelo) e in quanto cittadino (governato dalla legge
naturale). Riconosce unautonomia particolare al potere laico. Propone il divieto di mendicit
insieme alladeguata organizzazione dellassistenza ai poveri invalidi. Ma sorvola sul problema
della laicizzazione dellamministrazione. Gli aiuti poi non devono oltrepassare il minimo di
sussistenza. Condanna lozio come forma di parassitismo (caratteristica della mentalit borghese).
Facile capire che i destinatari polemici sono gli ordini mendicanti. Ma c anche avversione per la
mendicit comune, perturbatrice dellarmonia della comunit cristiana. Istituisce a Leisnig una
cassa comune come base per lintroduzione del divieto di mendicit, e diffonde a mezzo stampa il
testo del regolamento. Gli aiuti vanno garantiti solo ai propri poveri. Il programma di Lutero
traeva le sue origini dalla tradizione medievale. Gi nelloratoria sacra di Geiler von Kayserberg si
afferma la necessit di una riforma dellassistenza. Ricorda ai ricchi che i poveri hanno diritto di
procurarsi la sussistenza anche con la violenza, ma al contempo biasima i cattivi poveri. John Mair
sosteneva che i principi hanno il pieno diritto di vietare la mendicit pubblica qualora abbiano
garantito lassistenza ai poveri. Cera anche tutta una letteratura satirica popolare sulle truffe di
mendicanti e questuanti.
Non questione di priorit cattolica o protestante nelle riforme, quanto piuttosto il fatto che, a
prescindere dagli schieramenti religiosi, erano i processi sociali che spingevano alla consapevolezza
del problema (193). Erasmo: elogia la caritas (trattare il prossimo come i membri del nostro corpo)
contro la devozione formalizzata. Laiuto ai poveri sentimento cristiano per eccellenza. Il precetto
dellamore indica anche di trattare la propria ricchezza come patrimonio comune di cui lui solo
dispensiere [ Vives] (194). Elogia non tanto la povert, ma il disprezzo della ricchezza e
dellavidit: perci coerente nella sua condanna degli ordini mendicanti. Le citt devono nutrire i
propri poveri e vitare laccattonaggio alle persone valide. Moro: il lavoro obbligo generale degli
abitanti di Utopia. Lelogio del lavoro costitu un filone dominante del XVI secolo (anche se si
trovano anche accenti di disprezzo per il lavoro fisico). Vives: la cura dei poveri spetta agli
amministratori politici. Oltre alle solite malefatte, i poveri compiono male i loro doveri di cristiani.
Dedica un capitolo a parte a respingere le accuse contro le nuove istituzioni della carit. Sta ben
attento a che nessuna delle sue critiche possa essere interpretata come attacco mascherato ai frati
mendicanti. Ma nel 1527 il francescano Nicolas de Bureau accusa di eresia le tesi di Vives. In vasti
ambienti cattolici resta il dubbio se il divieto della mendicit sia in contrasto con la dottrina della
Chiesa. Nel 1531 un professore di Lovanio (dove insegnava anche Cellarius), Pietro Papus, difende
le tesi di Vives. significativo che i pi illustri intellettuali dellepoca considerino necessario
occuparsi del problema dei mendicanti come una delle questioni sociali pi importanti del momento
(200). La principale corrente del pensiero di Vives porta alla massimizzazione dellutilizzo
economico degli elementi marginali [ma poi vero?]: ma una simile capacit di assorbimento del
mercato del lavoro pu riferirsi solo alle Fiandre, non alla Spagna (201). Ma il valore universale del
libello di Vives, indipendentemente dallapplicabilit alle varie citt, sta nellaver fornito un
supporto ideologico alle riforme. Fricius (XVI secolo): polacco, tratta a pi riprese il tema dei
mendicanti. Violenta condanna dellozio ed elogio del lavoro. Il principio moderno della distinzione

tra poveri veri e falsi deriva dalla dottrina medievale. Bisogna adottare il lavoro forzato nei
confronti dei mendicanti vagabondi. Lorganizzazione dellassistenza dovrebbe essere affidata a
custodi dei poveri laici, che dovrebbero unire lassistenza ai poveri al controllo poliziesco.
Espulsione dei mendicanti forestieri, che del resto un principio tradizionale della dottrina
medievale: ogni comunit deve mantenere i propri poveri. Giovanni da Ludzisko (XV secolo):
disprezzo della mendicit ed elogio del lavoro. In questo ethos del lavoro non va ricercato un
modernismo: esso radicato profondamente nella tradizione cristiana (205).
Elementi teocratici nel sistema politico spagnolo, ortodossia programmatica della monarchia. Nel
1545 esce lopuscolo di Soto, una difesa della tradizionale dottrina dellelemosina [perch, ce nera
una sola? Da quanto detto in precedenza, non sembra] (207). Ma non un semplice confronto tra
medioevo e modernit. Soto osservatore acuto della realt dellepoca. Soto e Medina
rappresentano due poli nellinterpretazione della politica sociale e nellatteggiamento psicologico
nei confronti dei poveri. Perci la loro controversia non viene risolta, entrambe le linee politiche
coesistevano. Dopo il Concilio di Trento, la controversia si sposta a Bruges: Wyts (1562) vs
Villavicencio (1564). Il secondo accusa le riforme di luteranesimo e paganesimo. Giginta: vari
scritti sullassistenza. un compromesso: concilia dottrina e necessit cittadine. Ebbe grande
importanza pratica. Prez de Herrera (1598): medico, incaricato da Filippo II di elaborare
osservazioni su vagabondaggio e mendicit. Per la realizzazione del suo progetto non prevede pi la
cornice municipale ma quella statale: la problematica assistenziale si sposta da un livello locale a un
livello statale (214). Non vieta la mendicit ma la regola; distingue ospizi e ospedali. Subordina la
riorganizzazione della carit al principio economico del lavoro produttivo.
Alla fine del XVI secolo la riforma della carit cessa di essere uniniziativa municipale e viene
collegata alla ragion di stato: lo stato sviluppa il suo apparato repressivo proprio nella lotta al
vagabondaggio e ai pericoli sociali della miseria [doppia genealogia: una che va da Soto a Bodin,
laltra da Robles ai teorici della ragion di stato?] (216).

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