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Introduzione allAnalisi funzionale

appunti (1) per gli allievi Elettronici ed Automatici del corso (2011/2012)
di Elementi di Analisi funzionale e trasformate

1. Spazi vettoriali normati; spazi di Banach.


2. Spazi di Hilbert.
3. Integrale di Lebesgue.
1.1 Spazi vettoriali normati.
Sia X uno spazio vettoriale lineare (vedi Appendice), avente R o C come campo
numerico scalare; esso diviene uno spazio lineare normato se esiste una funzione x :
X R, detta norma del vettore x X, con le seguenti propriet
i) x 0;

x = 0 x = 0;

ii) x = || x , R (o C)

iii) x + y x + y .

Esempio 1. Sia X = R3 ; esso uno spazio vettoriale normato se deniamo, per ogni
vettore x = (x1 , x2 , x3 )
x =

x21 + x22 + x23

Considereremo, nel seguito, spazi vettoriali i cui vettori sono delle funzioni x(t).
Esempio 2. Sia X ={funzioni x(t) : [a, b] C continue in [a, b]}.

Possiamo introdurre in tale spazio vettoriale lineare le seguenti norme


x

= sup |x(t)|

(norma del sup),

t[a,b]

oppure
b

=
a

|x(t)| dt

(norma integrale di ordine 1).

Si ottengono cos due dierenti spazi normati, che indicheremo con X(a, b) e con
X1 (a, b).
Ad esempio, se x(t) = t2 in [0, 1], risulta x

= 1, x

= 13 .

Spazi analoghi possono essere deniti anche nel caso in cui lintervallo (a, b) sia non
limitato. Ad esempio
X (R) {x(t) : R C continue e limitate; normato con x
1

= sup |x(t)| },
tR

X1 (R) {x(t) : R C continue, con |x(t)| integrabile; normato con

|x(t)| dt}

Esempi.
La funzione e3|t| X (R) con x
X (R) con x

= 1, X1 (R) con x 1 = 2/3; la funzione e2it


1
= 1,
/ X1 (R); la funzione X1 (0, 1) con x 1 = 2,
/ X(0, 1).
t

Sia X uno spazio lineare normato; esso diviene uno spazio metrico introducendo la
seguente denizione di distanza tra due elementi x, y X
dist(x, y) = x y
La distanza gode delle propriet
i) dist(x, y) 0;

dist(x, y) = 0 x = y;

ii) dist(x, y) = dist(y, x)

iii) dist(x, y) dist(x, z) + dist(y, z).


Esempi.
In R3 si ha, come noto, dist(x, y) = x y =

(x1 y1 )2 + (x2 y2 )2 + (x3 y3 )2 ,

essendo x = (x1 , x2 , x3 ), y = (y1 , y2 , y3 ).

Lo spazio X (a, b) diviene uno spazio metrico ponendo


dist (x, y) :=

xy

= sup |x(t) y(t)|


t(a,b)

.
Lo spazio X1 (a, b) diviene uno spazio metrico ponendo
b

dist1 (x, y) :=

xy

=
a

|x(t) y(t)| dt

Esempi. Le funzioni x(t) = t, y(t) = 1, denite in (0, 3), hanno dist (x, y) = 2,
dist1 (x, y) = 5/2.
Le funzioni x(t) = e|t| e y(t) = 1, denite in R, hanno dist(x, y) = 1.

Successioni e serie di funzioni


Sia xn (t) : (a, b) C , n N, una successione di funzioni; vogliamo studiarne il

comportamento al crescere di n. Lapproccio pi semplice consiste nel ssare un punto


t = t0 (a, b) e vedere il comportamento della successione di numeri complessi xn (t0 ) per

n +. Se tale successione convergente per ogni ssato t0 (a, b), il limite una
funzione x(t) : (a, b) C. Diremo allora la successione xn (t) converge per n + alla

funzione x(t) puntualmente in (a, b) e scriveremo


xn(t) x(t),
n+

t (a, b).

Supponiamo ora che le funzioni xn (t) e la funzione x(t) siano elementi di uno spazio
lineare normato X.
Denizione 1. Si dice che xn (t) converge per n + nella norma di X a x(t),

e si scrive xn

x (oppure lim xn = x), se

n+

n+

xn x

0 per n +

oppure, equivalentemente, se dist(xn , x) 0, per n +.


La denizione 1 se X = X (a, b) diviene
Denizione di convergenza nella norma del sup o convergenza uniforme. Sia xn (t) :
(a,b)

(a, b) C , n N, una successione di funzioni X (a, b). Si dice che xn (t) converge

per n + alla funzione x(t) X (a, b) nella norma del sup se risulta
(a,b)

xn x

= sup |xn (t) x(t)| 0


n+

t(a,b)

La denizione 1 se X = X1 (a, b) diviene la seguente


Denizione di convergenza nella norma integrale di ordine 1. Sia xn (t) : (a, b) C

una successione di funzioni X1 (a, b). Si dice che la successione xn (t) converge alla
funzione x(t) X1 (a, b) nella norma integrale di ordine 1 se risulta
b

xn x

=
a

|xn (t) x(t)| dt 0 .


n+

E ovvio che, se una successione xn (t) X (a, b) converge a x(t) uniformemente, cio

nella norma del sup , essa converge a x(t) anche puntualmente in (a, b). Il viceversa
t(a,b)

falso come mostra lesempio 2.


3

Analoghe considerazioni riguardano la convergenza di una serie di funzioni

xn (t),
n=0

ricordando che la convergenza di una serie in realt la convergenza per n + della

successione delle somme parziali

Sn (t) =

xk (t).
k=0

Esempio 1.
Sia xn (t) =

n
1t2

per 1 < t < 1

0
altrove
Graci di x1 (t), x2 (t), x3 (t)

0.25

0
-1.25

1.25

E una successione di funzioni a campana, con supporto (1 ) contenuto in [1, 1], con
xn (0) = en . Essa converge uniformemente (e quindi anche puntualmente) in R alla
funzione x(t) 0. Infatti sup |xn (t) x(t)| = en
R

0. Si potrebbe mostrare, come

n+

intuibile dalla gura e come vedremo in seguito utilizzando il teorema della convergenza
dominata, che xn (t) 0 anche nella norma di X1 (R).
n+

Esempio 2.

La successione xn (t) = en|t|

converge puntualmente, per n +, alla funzione x(t) =


1

0 t=0
1 t=0

; non converge a

Si denisce supporto di una funzione f (t), e si indica con supp f(t), la chiusura dellinsieme in cui

f(t) = 0.

x(t) uniformemente poich, n ssato, risulta xn (t) x(t)


1

0, per n +.

Converge a x(t) nella norma di X1 (R), poich


2
n

0, per n +.

X (R)

= sup |xn (t) x(t)| =

en|t| x(t) dt = 2

+ nt
e dt
0

1.2 Spazi di Banach


Denizione. Sia {xn }nN una successione di elementi di uno spazio normato X; la

successione xn si dice di Cauchy se


lim

m,n+

xn xm

=0

Osserviamo che, in uno spazio lineare normato, ogni successione convergente (nella norma
dello spazio) anche una successione di Cauchy. Infatti, se xn converge a x, risulta
xn xm

= (xn x) + (x xm )

xn x

+ x xm

0, per m, n +.

Denizione. Uno spazio normato X si dice completo, o di Banach, se ogni succes9


sione di Cauchy {xn }nN X converge ad un elemento xX.
Esempi. Lo spazio lineare Q dei numeri razionali

(avente Q come campo degli

scalari), normato con x = |x| , non completo; infatti la successione 1.4, 1.41, 1.414,
1.4142, 1.41421,

1.414213 ,..., che di Cauchy, non converge a nessun numero razionale.


Lo spazio vettoriale lineare normato R completo.
Si pu dimostrare che
Gli spazi X[a, b], X (R) sono completi.
Osservazione importante. Lo spazio X1 (R) (ed anche lo spazio X1 (a, b)) non com9
pleto: infatti la successione dellesempio 2
xn (t) = en|t|
+
1 = |xn (t) xm (t)| dt = (se m>n)
2( n1 m1 ) 0, per m, n +. Tuttavia

di Cauchy nello spazio X1 (R) poich xn xm


+ n|t|
(e
em|t| )dt

=2

+ nt
(e emt )dt
0

xn (t) converge puntualmente alla funzione x(t) =

t=1

, che
/ X1 (R), perch
1
t=1
non integrabile n secondo la denizione di Cauchy, n secondo la denizione di integrale
generalizzato.
5

Si pu mostrare con controesempi che, anche se ampliassimo tale spazio includendovi


le funzioni generalmente continue 2 aventi modulo integrabile in senso generalizzato in R,
ancora il nuovo spazio ottenuto non sarebbe completo. Occorre pertanto introdurre una
nuova denizione di integrale in modo che lo spazio delle funzioni integrabili secondo tale
denizione sia completo.

2. Spazi di Hilbert
Denizione. Sia X uno spazio lineare (sul campo di scalari C). Si dice prodotto
scalare unapplicazione < x, y >: X X C con le seguenti propriet
i) < x, 1 y1 + 2 y1 >= 1 < x, y1 > +2 < x, y2 >,
ii) < x, y >= < y, x >

i C)

iii) < x, x > 0; < x, x >= 0 x = 0.


Se < x, y > un numero reale, allora la ii) la propriet di simmetria < x, y >=< y, x > .
Denizione. Sia X uno spazio lineare normato completo; se in esso possibile intro9

durre un prodotto scalare < x, y > tale che x = < x, x >, allora tale spazio si dice
uno spazio di Hilbert.
Esempio. Lo spazio completo R2 uno spazio di Hilbert, ponendo, per ogni coppia di

vettori x = (x1 , x2 ), y = (y1 , y2 ), < x, y >= x1 y1 + x2 y2 . Si ha ovviamente < x, x > =


x = |x| .

Esempio importante. Lo spazio di Banach L2 (R) 3 uno spazio di Hilbert se deniamo


< x(t), y(t) >=

x(t) y(t) dt
R

Risulta < x(t), x(t) >=

x(t) x(t)dt =

|x(t)|2 dt = x

R
2

Analogamente uno spazio di Hilbert L (a, b), ove


< x(t), y(t) >=

x(t) y(t)dt
(a,b)

Teorema. Sia X uno spazio di Hilbert; vale la seguente diseguaglianza di Schwartz


|< x, y >| x
2

(1)

x(t) : R R si dice generalmente continua se presenta in ogni intervallo limitato al pi un numero

nito di punti di discontinuit.


3
Vedi &3 per la denizione di L2 (R).

Dimostrazione: Se x = 0, la (1) ovviamente vera. Sia x = 0; consideriamo, con C,

0 x + y

=< x + y, x + y >=< x, x > + < y, x > + < x, y > + < y, y >=

+2 Re < x, y > + y 2 = ||2 x 2 +2 Re < x, y > + y 2 .


< x, y >
< x, y >
|< x, y >|2
Poniamo ora =
;
si
ottiene:
0

x 2 + 2 Re[
< x, y >
2
4
x
x
x 2
]+ y 2 =
|< x, y >|2
|< x, y >|2
|< x, y >|2
|< x, y >|2
2
2

2
Re
+
y
=

+
y
,
da
cui
y 2,
2
2
2
2
x
x
x
x
cio la tesi.
x

Osservazione. In meccanica quantistica la funzione donda (x, t), soluzione dellequazione


di Schrdinger

h/2 2
(x, t),
ih/ (x, t) =
t
2m x2
appartiene, per ogni ssato t, allo spazio di Hilbert L2x (R) e, come noto,
(x, t)(x, t)dx =
R

|(x, t)|2 dx = ( , t)

2
L2x (R)

= 1.

Se x la "posizione" di una particella, in un tempo ssato t, il valore atteso di x


(x, t) (x(x, t)) dx =

< x >=
R

che si pu interpretare come il prodotto scalare in

x |(x, t)|2 dx,

L2x (R)

< (x, t), x(x, t) > .

Analogamente, se p "momento" o quantit di moto della particella di massa m, il


valore atteso del momento
(x, t) (T2 ) (x)dx =

< p >=
R

(x, t) ih

d
(x, t) dx,
dx

d
che si pu interpretare come il prodotto scalare in L2x (R) < (x, t), ih/dx
(x, t) >

< x, y >
1; ci
x y
consente di denire l angolo (0 ) tra i due vettori x e y, ponendo

Se < x, y > un numero reale, allora dalla (1) si ha: 1

cos =

< x, y >
x y

(2)

Si ottiene allora, analogamente a quanto accade nello spazio di Hilbert R2


< x, y >= x

y cos .

Denizione. Sia H uno spazio di Hilbert; due vettori x e y si dicono ortogonali se


risulta < x, y >= 0.

.
2
=< x + y, x + y >=< x, x > +2 Re < x, y > + < y, y >, se due

In tal caso, per la 2, si ha =


2

Poich inoltre x + y

vettori sono ortogonali risulta


x+y

= x

+ y

che il teorema di Pitagora negli spazi di Hilbert.


Denizione. Una successione {xn }nN di elementi di uno spazio di Hilbert H si dice

ortonormale se

i) < xn , xm >= 0, m = n,
ii) xn = 1, n.

Denizione. Una successione {xn }nN , xn H ortonormale si dice una base dello

spazio H se ogni elemento x H si pu rappresentare


+

x=

< x, xn > xn

n=0

dove la serie converge nella norma di H, cio


k

< x, xn > xn
n=0

0, per k +.

Esempi importanti.
1) In R2 i vettori e1 = (0, 1), e2 = (1, 0) sono un base (nita) dello spazio di Hilbert R2 .
Infatti ogni vettore x = (x1 , x2 ) si pu rappresentare come
x = x1 e1 + x2 e2 =< x, e1 > e1 + < x, e2 > e2 .
8

2) Nello spazio di Hilbert L2 (0, 2) le funzioni


1
xn (t) = eint , n = 0, 1, 2, ..
2
costituiscono una base.
Verichiamo solo lortonormalit: < xn , xm >L2 (0,2) =
0, se m = n, mentre

1
2

2
0

eint eimt dt =

1
2

2
0

xn = 1, n.

Ogni funzione x(t) L2 (0, 2) si pu allora rappresentare


+

1
x(t) =
cn eint ,
2 n=
1
1
con cn = < x(t), eint >=
2
2

x(t)eint dt,
0

dove la serie converge nella norma di L2 (0, 2).


I coecienti cn sono i coecienti di Fourier di x(t).
3) Nello spazio di Hilbert L2 (R) le funzioni, dette funzioni di Hermite,
Hn (t) =

t2
(1)n
dn t2
e ,
e2

dtn
2n n!

n = 0, 1, 2, ...

costituiscono una base.


2

Si ha H0 (t) =

1 t2

4 e

t2

t2

, H1 (t) = 2 te 2 , H2 (t) = 1 e 2 (1 + 2t2 ), ...


2

Ogni funzione x(t) di L (R) si pu pertanto rappresentare


+

x(t) =

cn Hn (t), con

cn =< x(t), Hn (t) >L2 (R) ,

n=0

dove la serie converge nella norma di L2 (R).

ei(nm)t dt =

3. Integrale di Lebesgue. Spazi L1(R), L2(R), L(R).


Le motivazioni che conducono ad introdurre lintegrale di Lebesgue sono sostanzial9
mente
9 ottenere uno spazio vettoriale lineare completo rispetto alla norma integrale del 1
ordine
9 denire lintegrale per una vasta classe di funzioni che includa anche quelle "molto"
discontinue.
Per avere unidea intuitiva dei dierenti approcci di Cauchy e di Lebesgue allintegrazione,
supponiamo si voglia calcolare larea sottesa da una curva di equazione y = f (x), a
x b, f 0.

Lapproccio classico, alla Cauchy, quello di sezionare la zona sottesa dalla curva in

fette verticali, ciascuna avente come base (xk , xk +xk ); si approssima larea della singola
fetta verticale con il prodotto f (xk )xk , essendo xk (xk , xk + xk ), poi si sommano le
aree di tutte le fette. La somma integrale
n

f (xk )xk
k=0

costituisce unapprossimazione dellarea cercata. Si intuisce che tale approccio funziona


bene con le funzioni continue o continue a tratti.
Lapproccio di Lebesgue completamente dierente: si taglia la zona in esame a fette
orizzontali, in corrispondenza alle quote c1 , c2 , ...cn , con ci Im f. Si approssima larea

della fetta orizzontale inferiore con il prodotto c1 mis(E1 ), ove E1 = {x (a, b) : f (x)

c1 }; si approssima poi larea della fetta immediatamente superiore, di altezza c2 c1 , con


il prodotto (c2 c1 ) mis(E2 ), ove E2 = {x (a, b) : f (x) c2 }, e cos via per le altre

fette. Si approssima in questo modo larea cercata con


n

i=1

(ci ci1 )mis(Ei ),

dove Ei = {x (a, b) : f (x) ci }.

10

(c0 = 0),

Il graco di f(x) viene approssimato col graco di una funzione a scala (x), i cui
gradini hanno altezze determinate dai valori c1 , c2 , ...cn.
Per funzioni f (x) regolari gli insiemi Ei sono intervalli e quindi la loro misura si
calcola facilmente; nei casi pi generali il punto cruciale quello di denire la misura di
un insieme E R anche molto irregolare.

Ad esempio se volessimo denire, con procedimento alla Lebesgue, lintegrale della


1 0 t 3, t = 1, 2
funzione f (x) =
, dovremmo denire la misura dellinsieme E =
5
t = 1, 2
{1, 2}.
Alla base della teoria dellintegrazione vi quindi la teoria della misura di Lebesgue,

la cui trattazione esula per dai limiti del presente corso.


Ci limitiamo qui a denire la misura per particolari insiemi, peraltro di grande im9
portanza, che sono detti insiemi di misura nulla e ad introdurre i principali strumenti
(funzioni a scala, convergenza q.o.,...) utili per arrivare alla denizione di integrale di
Lebesgue.
Sia I = {x R : a x b} un intervallo limitato in R; la sua misura
mis I = b a
Denizione. Un insieme E di numeri reali si dice un

insieme di misura nulla se,

per ogni > 0, esiste una famiglia (nita o numerabile) di intervalli {In }nN tale che
E In
n

e
n

mis In .

Esempi. Un numero nito di punti ha misura nulla.


Linsieme N dei numeri interi ha misura nulla; infatti, ssato, si pu ricoprire ogni

punto di ascissa n con un intervallo In di ampiezza n ottenendo


2
+
+
mis In =
= 3 .
n
n=1
n=1 3
Linsieme Q dei razionali dellintervallo [0, 1] ha misura nulla; infatti tale insieme in
corrispondenza biunivoca con N e si pu quindi ricoprirlo con intervalli analoghi a quelli
utilizzati per N .
Denizione. Sia P una proposizione riguardante i numeri reali. Si dice che P vale

quasi ovunque (e si scrive q.o.) quando linsieme dei punti di R che non vericano P

ha misura nulla.

Una funzione f (x) denita q.o. se linsieme dei punti in cui non denita ha misura
nulla.
11

Due funzioni f(x), g(x) sono uguali q.o. se ha misura nulla linsieme dei punti in cui
f (x) = g(x).
1 12 < t <

1
2

continua q.o., cio i punti in cui non continua


0
altrove
(t = 12 ) sono un insieme di misura nulla.
sin x
La funzione
denita q.o. ed uguale q.o. alla funzione continua g(x) =
x
sin x
x=0
x
.
1 x=0
La funzione rect(t) =

La funzione D(x) =

1 se x razionale,

x [0, 1]

(detta di Dirichlet) discon9


0 se x irrazionale, x [0, 1]
tinua in ogni punto di [0, 1], ma uguale q.o. alla funzione continua f (x) 0.
Denizione. Una successione di funzioni fn (x) : R C, n N, si dice convergente

q.o. a f(x) se fn (x) f(x) per ogni x R , tranne che per un insieme di misura
n+

nulla.

Esempi. La successione enx converge per n + q.o. a zero, cio converge alla fun9
1
n per 2n
<t<
zione nulla per tutti gli x, tranne x = 0. La successione n rect(nt) =
0
altrove
converge q.o. alla funzione nulla.
Denizione. Si dice funzione a scala una funzione (x) : R C, denita q.o., tale

che esistono un numero nito di intervalli A1 , A2 , ... , An aperti, disgiunti ed un numero


nito di costanti c1 , c2 , ...cn C, tali che
ci per x Ai

(x) =

altrove

esempio di funzione a scala a valori reali

2.5

0
-2.5

2.5

12

1
2n

Si denisce integrale della funzione a scala (x)


n

(x)dx =
R

ci mis Ai
i=1

Denizione. Una funzione u(x) : R C, denita q.o., si dice integrabile secondo

Lebesgue, se esiste una successione {n (x)}nN di funzioni a scala tali che


i) n (x) converge q.o. a u(x) per n +
ii)

|n (x) m (x)| dx 0 per m, n +, cio n (x)

di Cauchy nella norma integrale del 1 ordine.

Nel seguito chiameremo Lintegrabili le funzioni integrabili secondo Lebesgue.


Osserviamo che, essendo
R

n (x)dx

vm (x)dx =

(n (x) m (x))dx

|n (x) m (x)| dx, se vale la ii), la successione numerica degli integrali

n (x)dx

una successione di Cauchy nello spazio C che completo; essa quindi convergente ad
un numero I.
Si denisce allora
u(x)dx = I := lim
R

n+

n (x)dx
R

Si pu mostrare che, se u(x) Lintegrabile, I non dipende dalla scelta della successione
di funzioni a scala n (x) che approssima u(x).

Propriet dellintegrale di Lebesgue


Valgono le consuete propriet di linearit.
Inoltre, poich la convergenza a u delle funzioni a scala n (x) q.o., vale la seguente
propriet

Se u(x) e` Lintegrabile e v(x) = u(x) q.o., anche v(x) e` Lintegrabile.


Esempio.
La funzione D(x) =

1 se x razionale,

x [a, b]

, essendo uguale q.o. alla fun9


0 se x irrazionale, x [a, b]
zione identicamente nulla (ricordiamo che linsieme dei razionali di [a, b] ha misura nulla)
integrabile e

[a,b]

D(x)dx = 0.
13

Il seguente teorema (che non dimostriamo) chiarisce che lintegrabilit secondo Lebesgue
di una funzione u(x) non prevede una verica preliminare del tipo e del numero delle sue
discontinuit (diversamente da quanto accade per lintegrale classico e per quello gener9
alizzato), ma sostanzalmente legata allordine di grandezza della funzione.

Teorema del confronto


Sia u(x) tale che |u(x)| g(x) con g(x) Lintegrabile; allora anche u(x) Lintegrabile.
Si osservi che con questo teorema la classe delle fuznioni integrabili si allarga enormemente,
non hanno pi importanza il numero e il tipo di discontinuit di u(x), suciente che
il modulo di u(x) sia "impacchettato" tra g(x) e g(x), con g(x) funzione integrabile,

per avere garantita la Lintegrabilit di u(x). Questo grande allargamento dello spazio
delle funzioni integrabili ci induce a sperare che il nuovo spazio, normato con la norma
u

|u(t)| dt, sia completo.

Una importante conseguenza di quanto svolto nora la seguente proposizione


u e` Lintegrabile |u| e` Lintegrabile
Dimostrazione. Sia u Lintegrabile; allora, se n (x) la successione di funzioni a scala
che verica i) e ii), la successione |n (x)| ancora una successione di funzioni a scala, con9

verge q.o a |u(x)| (essendo ||un (x)| |u(x)|| |un (x) u(x)|) e soddisfa alla condizione

ii), essendo

||un (x)| |um (x)|| dx

|un (x) um (x)| dx . Dalla Lintegrabilit di

u(x) discende allora quella di |u(x)| . Viceversa sia |u(x)| Lintegrabile; basta osservare

che |u(x)| u(x) |u(x)| , per ottenere dal teorema del confronto la Lintegrabilit

di u(x).

Se u Lintegrabile, si ha per in generale:

u=

se u reale positiva.

|u| ; i due integrali coincidono solo

Confronto con lintegrale classico e con lintegrale generaliz9


zato.
Sia u : R C, continua o con al pi un numero nito di discontinuit; se ne

consideri il suo modulo. Si pu mostrare che

u(x) integrabile secondo Lebesgue se e solo se |u(x)| integrabile in senso classico


o generalizzato

inoltre (nel caso di integrabilit)

Lebesgue

u(x)dx

generalizzato

u(x)dx.

Ricordiamo, per comodit dello studente, i criteri di integrabilit per gli integrali
generalizzati. Se una funzione continua e POSITIVA (o comunque di segno costante in
14

un intorno di + ) innitesima per x + di ordine , essa integrabile in un


intorno di + se > 1, non lo se 1. Analogamente, se una funzione continua in

(a, b] e POSITIVA (o comunque di segno costante in un intorno destro di a) innita per


x a di ordine , essa integrabile in (a, b] se < 1, non lo se 1.

Analoghe considerazioni valgono per lintegrabilit di funzioni continue in (, b) o in


[a, b).
Tuttavia esistono funzioni continue integrabili in senso generalizzato in R, che non

sono integrabili nel senso di Lebesgue; ci pu accadere solo per funzioni che cambiano
segno innite volte e il cui modulo non integrabile in senso generalizzato.
sin t
Sia ad esempio u(t) =
:
t

10

15

20

25

30

sin t

M sin t
dt := lim 0
dt = (si pu mostrare) ;
M+
t
t
2
poich u cambia di segno volte, al crescere di M larea delle parti positive viene
Il suo integrale generalizzato

+
0

parzialmente compensata da quella della parti negative.

Tuttavia u(t) non integrabile secondo Lebesgue poich il suo modulo non lo ; risulta
+
+
sin t
(k+1) sin t
(k+1) |sin t|
dt =
dt

dt =
infatti: R
k
k
t
t
(k + 1)
k=0
k=0
+
+
1
2
(k+1)
|sin
t|
dt
=
= +.
k
k=0 (k + 1)
k=0 (k + 1)
.
Deniamo ora lintegrale di Lebesgue per funzioni denite su un intervallo (a, b).
Denizione. Sia u(x) denita q.o. in (a, b); prolunghiamo a zero fuori di (a, b) tale
u(x) x (a, b)
funzione, denendo u(x) =
. Diciamo che u(x) integrabile (secondo
0
x
/ (a, b)
Lebesgue) se la funzione u(x) integrabile (secondo Lebesgue) in R e poniamo
u(x)dx :=
(a,b)

u(x)dx
R

15

Spazi L1(R), L2 (R), L(R).


.
Denizione. Siano u(x) : R C, v(x) : R C due funzioni. Si dice che u e v sono

uguali (o equivalenti) quando u(x) = v(x) q.o. in R.

Denizione. Indichiamo con L1 (R) lo spazio vettoriale delle funzioni u(x) : R C

tali che |u(x)| integrabile in R, normato con


u

L1 (R)

=
R

|u(x)| dx

Denizione. Indichiamo con L2 (R) lo spazio vettoriale delle funzioni u(x) : R C

tali che |u(x)|2 integrabile in R, normato con


u

L2 (R)

=
R

1
2

|u(x)| dx

In modo analogo si deniscono gli spazi normati L1 (a, b), L2 (a, b).
1
e2it
t2
,
e
,
. La
(1 + it)2
1 + t2
sin t
1
funzione

/ L1 (R), ma L2 (R). La funzione g(t) =


, che abbiamo visto
1 + |t|
t
2

/ L1 (R), appartiene per a L2 (R) ; infatti g(t) continua e sint t t12 , che integrabile
Esempi. Appartengono ad L1 (R) L2 (R) le funzioni e|t| ,

in un intorno di +.

Si pu mostrare che, se (a, b) un intervallo limitato, L2 (a, b) L1 (a, b). Invece, se la

misura di (a, b) innita , ad esempio (a, b) R o (a, b) = R+ , la precedente inclusione

falsa: per un esempio di funzione L1 (R), ma


/ L2 (R) si veda lesercizio 9.

Denizione. Una funzione u(x) : R C si dice essenzialmente limitata se esiste

M 0 tale che |u(x)| M q.o. in R . La pi piccola di tali costanti M si chiama


estremo superiore essenziale di u e si indica con esssup |u(x)| o anche con sup |u(x)| .
R

Denizione. Indichiamo con L(R) lo spazio vettoriale delle funzioni u(x) : R C

essenzialmente limitate, normato con


u

L (R)

= sup |u(x)|
R

In modo analogo si denisce lo spazio normato L(a, b).

16

Teorema di completezza.
Gli spazi L1 (R), L2 (R), L (R) sono spazi lineari normati completi.
Gli spazi L1 (a, b), L2 (a, b), L (a, b) sono spazi lineari normati completi.
Lo spazio L2 (R) (ed anche L2 (a, b)) anche uno spazio di Hilbert, poich in esso si pu
introdurre il prodotto scalare
< u, v >=

u(x)v(x)dx

e risulta < u, u >1/2 u .


Esempi.

Nello spazio di Hilbert L2 (1, 1) i polinomi tm , tn (m, n N0) sono tra di loro ortogonali

se m pari ed n dispari; risulta inoltre tm

2
L2 (1,1)

= (tm , tm ) =

N0.

1 2m
t dt
1

2
,m
2m+1

Osservazione. E facile notare che, se una successione di funzioni xn (t) converge nella
norma di L (R) (o di L (a, b)), essa converge anche quasi ovunque.
Si pu mostrare inoltre che, se lintervallo (a, b) limitato, la convergenza nello
spazio L(a, b) implica la convergenza in L1 (a, b) e in L2 (a, b), e che la convergenza in
L2 (a, b) implica la convergenza in L1 (a, b). Tale aermazione falsa se lintervallo R.

Terminiamo con un teorema utile nelle applicazioni, nel cosiddetto passaggio al limite
sotto il segno di integrale

Teorema di passaggio al limite sotto il segno di integrale (o


della convergenza dominata).
Sia un (x) , n N, una successione di funzioni, convergente q.o. ad una funzione

u(x). Esista inoltre una funzione g(x) L1 (R), tale che


|un (x)| g(x)

n N.

Allora u(x) integrabile e risulta

un (x)dx

n+

u(x)dx
R

cio
lim

n+

un (x)dx =
R

17

lim un (x) dx.

R n+

Esempi.
2

1) enx 0, q.o. Inoltre enx ex n ; essendo ex integrabile, si ha

enx 0.

2) n rect(nt) 0, q.o. Tuttavia non esiste una funzione maggiorante che sia integrabile;
il teorema non si pu applicare. Osserviamo che

n rect(nt)dt = n
R

non tende a zero per n +.

1
2n
1
2n

dt = 1 n, e

Denizione. Si indica con L1loc (R) lo spazio lineare delle funzioni u(x) : R C che

sono integrabili in ogni intervallo limitato di R (ma non sono necessariamente integrabili
in R) .

tutte le funzioni (misurabili) limitate, ad esempio

rect(t), sca(t) := 1 per t > 0 , sca(t) sin t


Appartengono ad L1loc (R)
0 per t < 0

tutte le funzioni continue in R,

ad esempio t, tn , et , e2it

Ovviamente L1 (R) L1loc (R).


Esempio.
Sia xn (t) =

per 1/2n < t < 1/2n

0
Graco di x2 (t) :

altrove

0
-1

E una successione di funzioni rettangolo, con altezza costante, aventi supporto contenuto
in [1/2n, 1/2n]. Ovviamente xn (t) L1 (R).

Essa converge q.o alla funzione x(t) 0; non converge a x(t) 0 nella norma dello
spazio L (R) ( Sup |xn (t) x(t)| = 1
R

dello spazio L1 (R) (infatti

0); converge alla funzione x(t) 0 nella norma

|xn (t) x(t)| dt =

|xn (t)| dt =

alla funzione x(t) 0 nella norma dello spazio L2 (R) (infatti


2

|xn (t)| dt

1/2

1
n

0 ).

n+

Esempio.
18

1
n

n+

0 ); converge

|xn (t) x(t)|2 dt

1/2

Sia xn (t) =

per 1/2n < t < 1/2n

altrove

Graci di x2 (t), x3 (t), x4 (t)


4

0
-1

E una successione di funzioni rettangolo, con altezza crescente = n, aventi supporto


contenuto in [1/2n, 1/2n].
Essa converge q.o alla funzione x(t) 0; non converge a x(t) 0 nella norma dello
spazio L(R) ( sup |xn (t) x(t)| = n
R

spazio L1 (R) (infatti

n+

|xn (t) x(t)| dt =

0); non converge alla funzione x(t) 0 nello


R

|xn (t)| dt = 1

alla funzione x(t) 0 nello spazio L2 (R) (infatti


n+

0 ).

n+
2

0 ); non converge

|xn (t) x(t)| dt =

|xn (t)|2 dt = n

Vedremo che tale successione converge alla distribuzione (t), secondo una nuova denizione
di convergenza.

Esercizi sul paragrafo 1

1. Disegnare, ove possibile, il graco delle seguenti funzioni: e2t , et , e2it ,

t
,
1 + t2

3eit
e2it

,
; compilare poi la tabella seguente, indicando se le funzioni della prima
1 + t2
3 + t2
colonna appartengono agli spazi indicati nella prima riga. Ove possibile, calcolare anche
la norma corrispondente.
19

et

X (R)

X(R+ )

X1 (R)

X1 (R+ )

.. = ...

2t

e2it
3eit
1+t2
t
1+t2
2it

3 + t2
2. Siano x(t) = et e y(t) = e3t con t R+ ; calcolare la distanza tra x(t) e y(t) negli

spazi X (R+ ) e X1 (R+ ).

3. Vericare che in X1 (a, b) la norma x =


norma.

b
a

|x(t)| dt verica le tre propriet della

4. Sia xn (t) = tent per t 0, n = 1, 2, .... Disegnare il graco di x1 (t), x2 (t), x3 (t).

Vericare che xn (t) x(t) 0, puntualmente per ogni t 0 e che xn (t) 0 anche
n+

nella norma uniforme, cio nella norma di X (0, +). Calcolare


che

+
tent dt
0

+
0

n+
nt

te

dt e vericare

0 : come si interpreta tale risultato in termini di convergenza in norma?


2

5. Sia xn (t) = en t , n = 1, 2, ...; disegnare il graco di x1 (t), x2 (t), x3 (t). Vericare che la
successione converge per n + puntualmente, per t > 0, alla funzione x(t) 0 ; dire

se converge a tale funzione anche nella norma del sup e nella norma integrale di ordine 1
R+

dello spazio X1 (0, +).


6. Vericare, con la denizione, che la successione xn (t) = tn non di Cauchy nello spazio
C 0 [0, 1] normato con la norma del

sup .
t(0,1)

Soluzioni
1.
et

2t

si, ..
no

e2it

si, ..

3eit

si, ..

1+t2
t
1+t2
2it

3 + t2

X1 (R)

X(R+ )

X1 (R+ )

no

s, ..

=1

no

=3

si, ..

= 1/2

no (innitesima di ord1) s

no

= 1/ 3 no (innitesima di ord1) s

no

X (R)

si, ..
si, ..

=1

= 3

per t
per t

20

= 1 si,

..

= 1/2

no
si, ..

= 3/2

2.

xy

X (0,)

= Sup |x(t) y(t)| = Sup (et e3t ); poich, detta g(t) = et


(0,+)

(0,+)

e3t , risulta g (t) = 9et +3e3t = 0 per t =


xy

X (0,)

xy

X1 (0,)

2
= .
3 3
+
= 0 |e3t et | dt =

3. Per la i) si osserva che, se

b
a

+ t
(e
0

1
2
1
log 3 e g( log 3) = , si ottiene
2
2
3 3

e3t )dt = 2/3.

|x(t)| dt = 0, allora |x(t)| = 0, da cui, essendo x(t)

continua in (a, b), consegue x(t) 0.

Per la iii), basta ricordare che |x(t) + y(t)| |x(t)| + |y(t)| .


4. Graci di x1 (t), x2 (t), x3 (t)

0.25

0.125

0
0

2.5

7.5

10

Fissato t0 0, la successione t0 ent0 0, per n +; pertanto si ha convergenza

puntuale in [0, +).

Inoltre sup tent =[tent ]t= 1 =


n

(0,+)

1 1
e
n

0, per n +; ci signica che xn (t)

x(t) 0, anche nella norma della convergenza uniforme in R+ .

Calcoliamo

+
tent dt
0

ci signica che xn (t)


X1 (0, +).

= [ n1 tent ]+
+
0

n+

1
n

+ nt
e dt
0

n2 n+

n+

per n +;

x(t) 0, anche nella norma integrale di ordine 1, cio in

5. Graci di x1 (t), x2 (t), x3 (t)


1

0.5

1.25

2.5

21

3.75

2t
0

Fissato t0 0, la successione en

n+

0 per ogni t0 = 0 (in t0 = 0 tutte le funzioni

valgono 1); pertanto si ha la convergenza puntuale in (0, +).


2

La successione non converge nella norma della convergenza unforme, poich sup en t =
(0,+)

n+

Inne

0.
+ n2 t
e
dt
0

1
n2

0 per n +; ci signica che xn (t)

norma integrale di ordine 1.


6.

xn xm

X (0,1)

n+

x(t) 0, nella

= sup |tn tm | =(sia m > n) max (tn tm ). Se poniamo (t) =


(0,1)

(0,1)

1
mn

n
m

tn tm , poich (t) = 0 per t =

[0,1]

scegliendo m = 2n si ottiene max (t) =


[0,1]

, risulta sup (t) =

1
2

1 2
2

n
m

n
mn

n
m

m
mn

0 per n +.

Esercizi sul paragrafo 2


1. Nello spazio L2 (0, +) calcolare il prodotto scalare tra x(t) = emt e y(t) = ent ,
m, n N.

Mostrare che la successione xm (t) = emt 0 in L2 (0, +), per m +.


2. Vericare che x y

= x

+ y

2 Re < x, y > .

3. Mostrare che in L2 (1, 1) i vettori x(t) = t e y(t) = t2 sono ortogonali; vericare poi
il teorema di Pitagora, considerando x(t) + y(t).
4. Vericare che la successione

1 , sin
nt , cos
nt ,

n = 1, 2, ... una successione ortonormale

in L (0, 2). Scrivere lo sviluppo di una funzione x(t) L2 (0, 2) in serie di tale sistema

ortonormale completo.
5. Vericare che Hi

L2 (R)

= 1, i = 0, 1, essendo Hi la iesima funzione di Hermite (vedi

esempio 2, pag.8).
Vericare lortogonalit fra H0 e H1

e tra H0 e H2 . (Si ricordi che

et =

).

6. Vericare che, in uno spazio di Hilbert H, risulta < 1 x1 + 2 x2 , y >= 1 < x1 , y >
+2 < x2 , y >, i C.
Soluzioni
1. (x(t), y(t)) =
xm (t)

e(m+n)t
1
=
=
.
(m + n) 0
m+n
+
e2mt
1
+ 2mt
= 0 e
dt =
=
0, per m +
2m 0
2m

+ mt nt
e e dt
0

2
L2 (0,+)

22

2.
2

xy

=< x y, x y >=< x, x > < y, x > < x, y > + < y, y >=

< x, y > < x, y > + y

3. Risulta

1
1

= x

2 Re < x, y > + y

t t2 dt = 0, poich la funzione integranda dispari. Inoltre il teorema di

Pitagora aerma che


x+y
1
1

= x 2+ y

t4 dt, x + y
( poich

1
1

1
1

2
0

sin
nt

2 2

(t + t ) dt =
2
L2 (1,1)

dt =

cos
nt

analogamente per

2
L2 (1,1)
1
3
2t ) dt = 1

, se (x, y) = 0. Si ha dunque x

2t3 dt = 0) x

4. Risulta
sin
nt

1
1

(t2 + t4 +
2
L2 (1,1)

+ y

2 1cos 2nt
dt
2
0

2 1
dt
0 2

1 2
t dt, y 2L2 (1,1)
1
1
t2 dt + 1 t4 dt =

= 1, per ogni n N (e

).
2

Inoltre, per la verica dellortogonalit, < sin nt, cos mt >= 0 sin nt cos mtdt =
int
eint eimt + eimt
2 e
2
dt = 4i1 0 [ei(n+m)t ei(mn)t + ei(nm)t ei(n+m)t ]dt = 0,
0
2i
2
m, n , m = n, poich eikt periodica di periodo 2; analogamente < sin nt, sin mt >=
2
0

sin nt sin mtdt = 0, m = n come pure < cos nt, cos mt >= 0 m = n.

Pertanto x(t) L2 (0, 2)

1
sin nt
sin nt
cos nt
cos nt
x(t) =< x(t),
>+
< x(t), > +
< x(t), >
2

n=1
n=1
dove

2
0

nt >= 1
< x(t), sin

=an, n=1,2,.., a0 =

2
0

x(t) sin ntdt =bn e

nt >= 1
< x(t), cos

2
0

x(t) cos ntdt

x(t)dt.

Allora lo sviluppo sopra indicato lo sviluppo in serie di Fourier di una funzione


x(t) L2 (0, 2), an e bn sono i coecienti di Fourier. La serie converge nella norma di
L2 (0, 2),cio...

5.

|H0 (t)|2 dt =

|H1 (t)|2 dt =
R
R

H0 (t)H1 (t)dt =

et dt = 1;
2

t2 et =
R
2

t2

t2

t2

12 te 2

2
2

2
2

et (1 + 2t2 )dt =
R

te

dt =

2
2

dispari.
H0 (t)H2 (t)dt =
R

+ 1

et dt = 1

tet dt = 0, essendo la funzione integranda

2 (
2

+2

)
2

= 0.

6. Per le propriet del prodotto scalare < 1 x1 + 2 x2 , y >= < y, 1 x1 + 2 x2 > =


1 < y, x1 > +2 < y, x2 > = 1 < y, x1 > + 2 < y, x2 > =
1 < x1 , y > +2 < x2 , y > .

Esercizi sul paragrafo 3


23

1. Mostrare che la successione di funzioni un (t) =

tn per 0 t 1
0

, converge q.o.

altrove

alla funzione nulla.

3
t
2. Mostrare che la funzione

/ L1 (0, +), ma L2 (0, +).


1+t
3. Mostrare che la funzione e4it
/ L1 (R), ma L1loc (R).

1
4. Dire se la funzione eit 1+2it
appartiene a L1loc (R), a L1 (R), a L2 (R).

1
dt 0
1 + nt2
per n +. Vericare il risultato, calcolando esplicitamente tali integrali.
sin t/n
6. Mostrare, utilizzando il teorema della convergenza dominata, che R
rect(t)dt
t/n
1 per n +.

1
1
e 1n12 t2
per < t <
n
n , n N; mostrare che R xn (t)dt 0
7. Sia xn (t) =

0
altrove
5. Mostrare, applicando il teorema della convergenza dominata, che

+
0

per n +.

8. Sia xn (t) : R C , n N, una successione di funzioni L2 (R). Dire cosa signica che
+

la serie

xn (t) converge nello spazio L2 (R) alla funzione x(t).

n=0

9. Sia x(t) =

n<t<n+

1
n3

, n N; mostrare che x(t) L1 (R), ma

altrove

/ L (R).
Soluzioni
1. Fissato t0 , con 0 t0 < 1, risulta lim tn0 = 0; invece, se t0 = 1, lim tn0 = 1.
n+

n+

Pertanto la successione converge alla funzione nulla in tutti i punti tranne che in t = 1,
che un insieme di misura nulla.
2. La funzione continua e positiva, perci lintegrabilit secondo Lebesgue coincide
con quella generalizzata. Essendo u(t) innitesima per t + di ordine

2
3

< 1, non

integrabile. Invece |u(t)|2 innitesima per t + di ordine 43 , ed perci integrabile:


allora u(t) L2 (0, +).

3. Poich |e4it | = 1, essa


/ L1 (R). Tuttavia, se [a, b] limitato,
[a,b]

1dt = b a, pertanto u(t) L1loc (R).

|e4it | dt =

1
4. Poich eit 1+2it
=

continua in R, innitesima del 1 ordine

per t , risulta

L2 (R).

5. La successione

1
, che una funzione
1+4t2
1
eit 1+2it

/ L1 (R), L1loc (R),

[a,b]

1
1 + nt2

0 , per ogni t = 0 (quindi q.o.); inoltre n :

n+

1
L1 (R). Da ci lasserto.
1 + t2

24

1 + nt2

+
0

Calcolando esplicitamente gli integrali:


per n +.

1
1
1
dt = [arctg nt]+
=
0
0
2
1 + nt
n
n2
sin t/n
rect(t) rect(t) (si ricordi
t/n

6. Risulta, per t ssato = 0, = 1/2 (quindi q.o):

sin w
sin t/n
= 1); inoltre
rect(t) rect(t) e rect(t) integrabile in R .
w0 w
t/n
sin t/n
Applicando il teorema della convergenza dominata, si conclude quindi che R
rect(t)dt
t/n
1/2
rect(t)dt = 1/2 rect(t)dt = 1.
R
lim

7. Risulta xn (t) 0 q.o. in R e |xn (t)| x1 (t) =

1
1t2

per 1 < t < 1

, che
0
altrove
L1 (R), essendo continua e a supporto compatto. Pertanto, per il teorema del passaggio
n+

al limite sotto il segno di integrale,

xn (t)dt

n+
k

8. Signica che la successione delle somme parziali


2

alla funzione x(t), cio risulta


9.

x(t)dt =
R

Invece

n+ 13
n
n

x2 (t)dt =
R

n dt =
n+ 13
n
n

0 dt = 0.

xn (t) tende, nella norma di L2 (R),

n=0

xn (t) x(t) dt 0

n=0

1
convergente x(t) L1 (R).
2
n
1
2 1
n n3 =
divergente x(t)
/ L2 (R).
n

n n13 =

n2 dt =

per k +

25

Appendice
Spazio vettoriale lineare
Si dice spazio vettoriale lineare su un campo numerico scalare (che sar R o C) un
insieme V di elementi, detti vettori, per i quali sono denite
unoperazione di somma che associa ad ogni coppia di elementi x, y di V un altro
(unico) elemento di V , indicato con x + y;
unoperazione di prodotto che associa ad ogni coppia formata da un elemento x di
V e da un numero di un altro (unico) elemento di V , indicato con x.
Le due operazioni sopra denite devono inoltre possedere le seguenti propriet
i) propriet della somma
x+ (y + z) = (x + y) + z
x+y =y+x
esiste un vettore 0 t.c. x + 0 = x
per ogni vettore x esiste un vettore x t.c. x + (x) = 0
ii) propriet del prodotto per uno scalare
1x = x
(4x) = (4)x
(x + y) =x+y
( + 4)x =x + 4x

26

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