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Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.

Capitolo I.

Le fonti per lo studio della storia del cristianesimo antico.


1. Le fonti letterarie: le cronache, le storie ecclesiastiche, la letteratura cristiana. 2. Le fonti
documentarie: larcheologia cristiana, i papiri, le iscrizioni, le monete.

Il termine storia deriva dal vocabolo greco


histora che significa ricerca. La conoscenza che
lo storico ha dei fatti ai quali si interessa non
quasi mai diretta, bens mediata dalle fonti
dinformazione di cui egli dispone. Queste
possono essere di varia natura, grosso modo
raggruppabili in due categorie: le fonti letterarie,
cio i testi che presentano una gi meditata ricerca
storica e che, comunque, trattano deliberatamente
eventi e personaggi del passato; le fonti
documentarie che sono veri e propri reperti del
passato come le iscrizioni, le epigrafi, i papiri, le
monete, le sopravvivenze di antichi edifici e
monumenti o tutto quanto sia il risultato della
ricerca degli archeologi. Anche queste ultime
fonti vanno lette ed interpretate criticamente alla
luce delle conoscenze gi acquisite.

V poi anche la storiografia, cio lo studio


del lavoro degli storici che ci hanno preceduto
nella ricerca. Anche questa disciplina richiede la
debita attenzione; tra laltro bisogna essere
consapevoli del fatto che spesso la nostra lettura
di testi e di monumenti antichi pu essere
condizionata dal parere gi espresso da una particolare corrente storiografica.
La storia del cristianesimo, cos come quella di
qualsiasi altra religione, non pu basarsi soltanto
sui testi che gli antichi cristiani hanno prodotto ma
necessita almeno delle seguenti due operazioni: 1.
essere inserita nel contesto della storia politica ed
economica del mondo antico; 2. far tesoro delle
fonti documentarie le quali, sia pure spesso di
carattere apparentemente modesto, possono
illuminarci su vari aspetti della fede e della vita
quotidiana degli antichi cristiani.

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Chi studia storia difficilmente possiede dei fatti di cui parla una conoscenza diretta. Nella
stragrande maggioranza dei casi quel che conosceremo sar mediato dalle fonti dinformazione di
cui potremo disporre. Dunque, prima di cimentarsi in qualsiasi ricostruzione storica,
indispensabile una riflessione preliminare su quelle che costituiscono le fonti relative allarea
dindagine alla quale si interessati. Inoltre, lutilizzazione delle fonti presuppone un giudizio
critico sul loro grado di accuratezza e, pertanto, sulla loro attendibilit. Secondo una comoda
classificazione didattica, le fonti storiche possono esser comprese in due grandi categorie: le fonti
letterarie e le fonti documentarie.
A. Le fonti letterarie sono il prodotto del lavoro di raccolta, di elaborazione e di riflessione che
autori antichi hanno compiuto sulle vicende di cui ebbero conoscenza; tale loro conoscenza pot
essere diretta o indiretta, cio, in questultimo caso, mediata, a sua volta, da altre fonti utilizzate.
Questo genere di trattazioni presenta sempre, per la sua stessa natura, un carattere pi erudito, cio
pi elaborato dal punto di vista della ideologia e della teologia che sottende. Si tratta di prodotti
raffinati, scritti da gente avvezza allo studio e confezionati per un pubblico che si riteneva
allaltezza di recepire quel tipo di elaborati. Gli scrittori di storia e di cronache del cristianesimo
antico non fanno eccezione alla regola doro della storiografia classica: fornire un testo funzionale
non solo alla semplice informazione dei lettori, ma anche, e principalmente, al loro
ammaestramento o, per meglio dire, nel nostro caso, alla loro edificazione religiosa.
B. Altro carattere hanno, invece, le fonti documentarie, talvolta trascurate dai manuali generali
anche scritti di recente. Queste fonti si dividono a loro volta in diverse categorie quali, ad esempio,
resti monumentali, iconografie, papiri, iscrizioni, monete, amuleti, etc. Esse, se confrontate con le
fonti letterarie, presentano per la loro stessa natura un carattere pi frammentario, meno riflesso ed
elaborato. Ma forse proprio per questo motivo costituiscono un materiale particolarmente prezioso.
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Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.

Questi resti, infatti, ci forniscono dei ritratti vivi di situazioni reali, di momenti di quotidianit;
insomma rappresentano una finestra aperta, ora ampia ora pi ristretta, su quella che era la vita e la
fede del cristiano medio, cio della componente popolare, allora come oggi certamente pi
numerosa nelle comunit.
I.1. Le fonti letterarie.
Interessiamoci ora specificamente alle fonti utili per la conoscenza della storia del cristianesimo
antico. Grosso modo possiamo suddividere le fonti letterarie nel genere delle cronache ed in quello
delle vere e proprie narrazioni storiche cio, nel nostro caso, le storie ecclesiastiche. Di
imprescindibile importanza per il lavoro dello storico , inoltre, limmenso patrimonio della
letteratura cristiana antica, in lingua greca e latina, oltre che nelle varie lingue dellOriente
cristiano [ I.1.3].
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Un elenco quasi completo degli scrittori antichi di storia, e pertanto anche degli storici cristiani, reperibile in A.
Calderini, Le fonti per la storia antica greca e romana, I, Como 1947; in questo repertorio sono anche indicate le
edizioni dei vari testi. Naturalmente il lettore avr cura di informarsi sulle edizioni successive e pi aggiornate che da
allora in poi sono state prodotte. A tal fine, una volta e per sempre, si rimanda alle indicazioni contenute nei manuali di
patrologia o letteratura cristiana antica [ I.1.3], oppure alle bibliografie fornite qui al capitolo XV. Ci vale non solo
per le trattazioni appartenenti al genere storico o cronachistico, ma per tutti i testi della letteratura cristiana antica qui
citati.

I.1.1. Le cronache costituiscono delle elencazioni di eventi piuttosto scarne. Solitamente la loro
memoria iniziava sin dai primordi dellumanit; esse mettevano in parallelo i dati della storia
biblica con quelli della storia profana greca e romana, talvolta anche con riferimenti alle principali
vicende dei popoli orientali. innegabile in questi lavori un intento generale che ben potremmo
definire apologetico. Infatti la vicenda del popolo cristiano era innestata in quella del popolo
dIsraele e, pertanto, veniva cos ad essere partecipe dellantichit di questultimo. Dimostrare che il
cristianesimo non fosse una dottrina recente era allora molto importante poich in materia di
religione si credeva che tutto quanto era recente era perci stesso da condannare, mentre la vetust
di un rito o di una dottrina veniva considerata garanzia della sua verit. Basandosi su questa diffusa
convinzione i pagani accusavano i cristiani di essere seguaci di una religione falsa in quanto recente
[ VI.12.1d]. I cristiani, dal canto loro, si sforzarono di dimostrare che Mos era vissuto ben prima
dei saggi del paganesimo e che, addirittura, questi ultimi avrebbero tratto dal legislatore ebreo
quanto di buono figurava nelle loro opere.
Al di l delle sue evidenti ingenuit, la cronachistica cristiana, se confrontata con la storiografia
classica, presenta un grande merito: lampliamento della prospettiva storiografica. Infatti
laddove questultima era di norma circoscritta in una prospettiva angustamente classicistica, cio
limitata alla Grecia ed a Roma, la prima invece dischiudeva orizzonti pi ampi. I cronachisti
cristiani, dunque, si ponevano il problema di un allargamento della prospettiva storica ed
includevano nel loro orizzonte di interesse anche quei popoli che, pur essendo portatori ed eredi di
civilt millenniali, sarebbero stati altrimenti considerati come barbari.
In questo genere di composizioni si distingue principalmente la Cronaca di Eusebio di Cesarea
che vide la luce nel 303. Lopera era articolata in due parti. Nella prima venivano raccolti compendi
di storia dei popoli antichi: caldei, assiri, ebrei, egiziani, greci e romani. Nella seconda, in
conformit al metodo consueto, gli eventi della storia biblica e cristiana erano messi in parallelo con
quelli della storia profana. La narrazione prendeva le mosse dalla nascita del patriarca Abramo. In
Eusebio la componente apologetica era ancor pi marcata; ma notiamo anche due vistose differenze
con la cronachistica precedente: 1. Eusebio non inizia la sua esposizione dalla creazione perch
ritiene poco sicure le indicazioni cronologiche della Bibbia per il periodo anteriore allet dei
patriarchi; 2. la prospettiva millenaristica [ VI.13.1] oramai superata.
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Dopo Erodoto di Alicarnasso (V sec. a.C.), le cui Storie costituiscono una fonte preziosa per la storia di antiche
civilt del vicino Oriente (in primis: persiani ed egiziani), la letteratura elenistica aveva dimostrato un interesse per i
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popoli barbari, connesso per principalmente al fascino dellesotico o, tuttalpi, allinteresse eziologico. Con la
visione cristiana della storia i popoli altri (in primis quello giudaico) assurgono al ruolo di rpotaginisti della storia al
apri dei sempre celebrati greci e romani. La letteraturaAncr prima di Eusebio, tra i cronachisti cristiani si segnal
Sesto Giulio Africano, un poligrafo attivo nellet dei Severi, cio agli inizi del secolo terzo [ VII.5.3]. La sua
Cronaca (Cronografai), originariamente composta in cinque libri, ma ora purtroppo frammentaria, giungeva fino al
quarto anno del principato di Elagabalo: il 221. La prospettiva dellautore era millenarista: la vicenda umana tutta
compresa nellarco di un periodo di sette millenni, parallelamente ai giorni della creazione, secondo il racconto biblico.
Pertanto dalla creazione alla nascita di Cristo erano trascorsi 5.500 anni; dopo altri 500 successivi alla nascita di Cristo
avrebbe avuto inizio il grande sabato, cio lavvento del regno millenniale di Cristo, cfr. O. Andrei, Lesamerone
cosmico e le Chronographiae di Giulio Africano, in AA. VV., La narrativa cristiana antica: codici narrativi,
strutture formali, schemi retorici, R 1995, 169-183; Ead., La formazione di un modulo storiografico cristiano:
dallesamerone cosmico alle Chronographiae di Giulio Africano, in Aevum 69 (1995), 147-170. Di pochi anni dopo,
del 234, la Cronaca di Ippolito [ VII.5.6] che sembra attingere a quella precedente dellAfricano. Nella lingua
greca, in cui lopera fu scritta, ne abbiamo scarsi frammenti; il testo sopravvive in rielaborazioni latine ed armene. La
prospettiva era ancra millenaristica; ai lettori, che attendevano con timore lepilogo della storia, veniva detto che
mancavano ancra circa 262 anni prima della fine, cfr. lediz. a cura di R. Helm (GCS 24). La Cronaca di Ippolito
venne rimaneggiata in lingua latina e continuata fino al 334 da un anonimo cronachista la cui opera c pervenuta tra
quelle che formano il corpus di scritti noto come Cronografo romano del 354 [ XI.7.5].
Per quanto riguarda la trasmissione del testo della Cronaca di Eusebio di Cesarea, va detto che loriginale greco
smarrito; ne possediamo, per, una traduzione armena del VI sec. La seconda parte c invece pervenuta anche in una
traduzione latina curata da Girolamo il quale accrebbe il testo che aveva davanti sia inserendovi ulteriori notizie tratte
prevalentemente dalla storia romana, sia prolungandone il racconto fino alla morte dellimperatore Valente avvenuta nel
378. Questo Chronicon latino di Girolamo ebbe una grande diffusione in Occidente ed influenz profondamente tutta la
storiografia medioevale, cfr. lediz. di A. Bauer R. Helm (GCS 4, 1929) e J. Benot B. Lanon, Saint Jrme
Chronique. Continuation de la Chronique dEusbe, annes 326-378. Trad. franc. indite et chronographies dans
lAntiquit tardive (IVe-Vie sicles). Actes de la table ronde du GESTIAT, Brest 22 et 23 mars, Rennes 2004. Va detto
che sia il traduttore armeno, sia Girolamo, non svolsero il loro lavoro direttamente sulloriginale di Eusebio, bens su
una sua revisione che prolungava il racconto fino allanno 325, ventesimo del regno di Costantino. Dopo Eusebio, non
mancarono altri cronachisti cristiani, tanto in Oriente che in Occidente.
NellOriente bizantino va ricordato Giovanni Malla (dal siriaco mall = retore) la cui Cronografia raccoglie una
moltitudine di notizie non vagliate criticamente per il periodo fino al 563. Lopera, in diciotto libri, attingeva
principalmente da Giulio Africano; pervenuta in una versione abbreviata: nei libri dal 15 al 18, si interessa
prevalentemente degli avvenimenti di Antiochia, citt natale dellautore; nelle ultime parti lattenzione si sposta invece
su Costantinopoli, cfr. PG 97 e la trad. ingl. di E. Jeffreys et Alii (Melbourne 1986) e le Recherches sur la Chronique de
Jean Malalas a cura di J. Beaucamp, P 2004. Pure al lavoro dellAfricano si ispir lautore del Chronicon Paschale,
cos detto perch particolarmente interessato ai computi cronologici relativi alla data della pasqua [ XIII.2]. Gli eventi
ricordati da questultimo andavano dalla creazione di Adamo al 629, cfr. PG 92. Cronachisti del nono secolo furono il
monaco Giorgio Sincello (= segretario) che raccolse dati dalla creazione allanno 284 e Teofane di Bisanzio, detto il
Confessore, che ricevette lincarico di continuare il lavoro di Giorgio, interrottosi per la sua morte, e che infatti continu
giungendo fino all813 [ XIII.2].
NellOccidente latino, nel 519, il calabrese Cassiodoro fu autore di una Cronaca universale (PL 69,1213-1250); il
valore della sua opera maggiore nellultima parte laddove ci parla degli eventi successivi al 496 di cui ebbe esperienza
personale. Altre opere cronachistiche, redatte tra la fine del IV e linizio del V secolo e che hanno inteso abbracciare la
storia universale, sono quelle del vescovo africano millenarista Quinto Giulio Ilariano, dal titolo De cursu temporum
seu de mundi duratione, e di Sulpicio Severo, pubblicata agli inizi del V secolo, cfr. lediz. G. de Senneville-Grave
(SCh 441). Prospero dAquitania compose una cronaca, ampiamente debitrice verso quella di Girolamo, che giunge
fino al 455 e che pu considerarsi preziosa, per la sua originalit, soltanto relativamente ai fatti svoltisi dal 412 in poi,
cfr. lediz. di T. Mommsen (Monum. Germ. Hist., Auct. Ant. IX 1). Lo stesso pu dirsi della cronaca di Idazio che
giunge fino al 468 ed originale dal 428. Ultimo autore di questa serie pu considerarsi Isidoro di Siviglia la cui
narrazione, piuttosto breve, giunge fino al 616. In generale cfr. B. Croke, The origin of the Christian world Chronicle,
in B. Croke A. M. Emmett (curatori), History and historians in Late Antiquity, Sydney 1983, 116-131; H. Inglebert,
Les chrtiens et lhistoire universelle dans lAntiquit tardive, in J. Benot B. Lanon, Saint Jrom cit., 123-134; P.
Siniscalco, s. v. Cronografia Cronologia, in NDPAC, I, 1300-1305; per un pi ampio panorama con indicazioni
bibliografiche cfr. B. Altaner, Patrologia, trad. it., T 1968, 232-238. Per un confronto con la cronografia giudaica cfr.
O. Andrei, Cronografia giudaica, cronografia cristiana. Un itinerario di lettura, in Henoch 22 (2000), 63-85.

I.1.2. Prendiamo ora in considerazione le storie ecclesiastiche vere e proprie. Sembrano


opportune alcune premesse.
La storiografia classica, cio quella prodotta in lingua greca o latina da autori pagani, presenta
due evidenti caratteristiche: selettiva ed aristocratica. I migliori storici dellimpero romano, ad
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esempio, dedicano intere pagine e descrizioni oltremodo circostanziate alle vicende private di
imperatori e di personaggi illustri. Passano, per, in secondo piano, se non del tutto sotto silenzio,
giganteschi eventi di storia sociale che pur avrebbero meritato, secondo una sensibilit moderna,
adeguata attenzione: il dramma di intere popolazioni distrutte, la vita quotidiana degli appartenenti
alla classi sociali pi povere, la tragedia di intere legioni decimate o scomparse in battaglia e cos
via.
La storiografia cristiana, se confrontata con quella classica, presenta un carattere
autenticamente innovativo e, per cos dire, rivoluzionario: i suoi protagonisti non sono
necessariamente i notabili detentori del potere o i possessori della ricchezza; sono, invece, gli eroi
della fede, quasi sempre personaggi che, per appartenenza sociale o livello culturale, non
avrebbero mai ambto a tramandare la loro memoria se ci si fosse attenuti ai criteri fatti valere dagli
storici classici. Basti pensare a quelli che sono tra i pi antichi documenti cristiani, i vangeli, per
notare come proprio il loro grande protagonista, Ges, appartenga ad una famiglia artigiana di una
zona periferica di una provincia dellimpero, per giunta piccola e culturalmente emarginata [
IV.3]. Lo stesso possiamo dire degli Atti degli Apostoli un testo che entrato nel canone del Nuovo
Testamento e che, in ogni caso, da considerarsi la pi antica memoria storica delle origini
cristiane, come vedremo a suo tempo [ IV.4].
Il nostro grande, imprescindibile tramite per conoscere la storia del cristianesimo dei primi secoli
la Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea. Il lavoro articolato in dieci libri che trattano il
periodo che va dalla fondazione della Chiesa alla vittoria di Costantino su Licinio nel 324. Eusebio
ha avuto la ventura dessere testimone e protagonista di quella grande trasformazione storica che
ebbe luogo nel primo ventennio del secolo IV e che vide il cristianesimo trasformarsi da culto
perseguitato a religione favorita dallimperatore [ X.3]. Questa sua opera non appare pervasa da
una robusta interpretazione storiografica ma costituisce piuttosto una vasta raccolta di documenti e
materiali che sarebbero andati altrimenti perduti. La narrazione caratterizzata da finalit
apologetiche: la vittoria della Chiesa sullo stato pagano, avvenuta in conformit ad un disegno
provvidenziale, prova della sua origine divina. Nel quadro di una dimostrazione di questa tesi, i
principali filoni di interesse dellautore appaiono i seguenti:
a. tramandare, in corrispondenza con la cronologia degli imperatori romani, le liste
episcopali delle principali comunit con particolare attenzione a quelle di Alessandria,
Roma, Antiochia e Gerusalemme;
b. ricordare i principali scrittori cristiani e le loro opere;
c. denunciare gli eretici pi perniciosi;
d. far presente il castigo occorso ai giudei a causa della loro incredulit;
e. immortalare il ricordo delle principali persecuzioni e dei pi illustri martiri della fede.
Inoltre Eusebio fu consapevole dellimportanza normativa che il testo biblico rivestiva per i
credenti; pertanto nella sua narrazione figurano alcune digressioni tendenti a definire la consistenza
del canone biblico [ VI.3.4]: per lAntico Testamento si invocava lautorit della sinagoga ed il
canone stretto da questa adottato; per il Nuovo ci si preoccupava di collegare lorigine degli scritti
che vi appartengono al magistero stesso degli apostoli.
Lopera ha una sua genesi piuttosto complessa: essa comparve in sette libri ancor prima della
svolta costantiniana [ X.3]. I fatti di importanza epocale che si susseguirono fino al trionfo
definitivo di Costantino costrinsero successivamente lautore ad integrazioni ed aggiunte che
diedero corpo alla stesura a noi pervenuta. Il metodo di lavoro di Eusebio presenta una novit di
rilievo nellmbito della produzione storiografica: mentre gli storici classici erano soliti rielaborare
liberamente discorsi e documenti riportati, Eusebio inser nella sua rievocazione autentici
documenti darchivio che trascrisse con cura.
Il lavoro di Eusebio di Cesarea venne continuato, nel V sec., da tre storici i quali sono
comunemente chiamati sinottici poich i loro racconti riguardano lo stesso mbito cronologico e
scorrono grosso modo tra loro paralleli. Essi sono:

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Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.

Socrate scolastico (scolastikj = avvocato). Nato a Costantinopoli, la sua Storia ecclesiastica, in


sette libri, rievoca gli avvenimenti dal 305 (abdicazione di Diocleziano) al 439. Ciascun libro tratta
del regno di un imperatore. Non mancano notizie relative anche alla storia profana, specialmente
quando questa attiene alla citt di Costantinopoli. il miglior continuatore di Eusebio. Inserisce
nella sua opera documenti originali, quali lettere di imperatori e di vescovi; cita spesso le fonti che
utilizza. Appare tuttavia privo di interessi teologici e la sua narrazione piana e semplice.
Sozomeno. Nato presso Gaza in Palestina, compose tra il 439 ed il 450 una storia in nove libri
che tratta gli avvenimenti dal 324 al 439. Lopera, dedicata a Teodosio II, appare letterariamente
superiore a quella di Socrate dalla quale tuttavia dipende. Sozomeno ha raccolto anche molto
materiale leggendario.
Teodoreto di Ciro. Autore antiocheno, in cinque libri composti nel 450, tratt gli avvenimenti
dal 325 al 428. E particolarmente interessato alla polemica contro gli eretici, in special modo ariani
[ X.4]. Anche se spesso Teodoreto utilizza fonti non conosciute dagli altri due sinottici, la sua
rievocazione appare piuttosto superficiale e talvolta non priva di inesattezze cronologiche.
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Ancor prima di Eusebio di Cesarea, nel secolo II, Egesippo, probabilmente di origini palestinesi, fu un raccoglitore
di Memorie o, come qualcuno preferisce, Annotazioni oggi purtroppo perdute; ce ne conserva una certa quantit di
frammenti Eusebio di Cesarea nella sua Storia ecclesiastica. Quel che possiamo leggere di Egesippo non sufficiente a
chiarire una volta per tutte il carattere del suo scritto: una ricerca di tipo storico sulle successioni dei vari vescovi nelle
principali comunit cristiane, intesi come baluardi della retta dottrina? Oppure un lavoro mirato a confutare le eresie
che andavano diffondendosi, scritto con lintento di rintracciare lautentica tradizione risalente allinsegnamento di
Ges? Probabilmente Egesippo utilizz un genere letterario consueto nella storiografia filosofica antica il quale, per
ciascuna scuola di pensiero, tracciava una successione di maestri e discepoli collegati, quasi genealogicamente, al
fondatore dellindirizzo filosofico. Va anche detto che egli si ispir al modello di successione dei Sommi Sacerdoti del
giudaismo, cfr. T. C. G. Thornton, High-priestly succession in Jewish apologetics and episcopal succession in
Hegesippus, in JThS NS 54 (2003), 160-163. Naturalmente Egesippo adegu il genere ai contenuti ed alle esigenze del
contesto cristiano che gli era proprio e, pertanto, finalizz la sua ricerca sulle successioni dei vescovi ad una
interpretazione del loro ruolo quali garanti della ortodossia e protagonisti della lotta contro quelle dottrine i cui maestri
si dimostravano estranei alle linee di successione ortodosse, cfr. N. Hyldahl, Hegesippus Hypomnemata, in StTh 14
(1960), 70-113; E. Cocco, I frammenti degli `Upomnmata di Egesippo, in L. Cirillo G. Rinaldi (curatori), La
Campania, Roma e lOriente cristiano, Na 2004, 327-396.
La cronologia della composizione della Storia eusebiana ora precisata da R. W. Burgess, The Dates and Editions
of Eusebius Chronici Canones and Historia Ecclesiastica, in JThS 48 (1997), 471-504 il quale individua ben quattro
momenti corrispondenti a quattro edizioni: 311, 313, 315-316, 325-326. I documenti riprodotti da Eusebio provengono
prevalentemente dalla grande biblioteca cristiana di Cesarea che era stata fondata da Origene quando costui, andato via
dalla sua Alessandria, si era stabilito in quella citt [ VII.5.4]. Allievo di Origene e custode della biblioteca di Cesarea
era stato successivamente Panfilo il quale, a sua volta, fu poi maestro di Eusebio. Il fatto che Eusebio abbia voluto
inserire nella sua rievocazione storica cos tanti documenti, riportando fedelmente brani, spesso anche di notevole
ampiezza, costituisce una caratteristica ed un pregio notevole del suo metodo di lavoro. Ci risulta ancra pi evidente
se si considera che, generalmente, gli storici profani si limitavano a ricostruire i discorsi dei personaggi dei quali davano
notizia inventandoli di sana pianta o anche citando in maniera decisamente libera dalle opere di cui parlavano. Eusebio,
col riportare fedelmente testi dei suoi auctores, ha pertanto costituito un modello di storiografia archivistica
dimostrando quella capacit filologica che viene attestata anche in diversi suoi lavori sui testi e sullesegesi della Bibbia
[ XI.5]; su Eusebio e i giudei cfr. J. Ulrich, Euseb von Cesarea und die Juden, B NY 1999. Ecco uno schema del
contenuto dei vari libri della Storia ecclesiastica eusebiana:
I:
la figura di Ges, il suo inserimento nella storia e gli eventi della sua epoca;
II: la prima et apostolica fino alla persecuzione di Nerone;
III: le vicende della guerra giudaica e let dei Flavi;
IV: lepoca da Traiano a Marco Aurelio (98-180 d.C.);
V: lo scorcio del II secolo; limperversare delle eresie; la questione della Pasqua;
VI: dallet dei Severi alla persecuzione di Decio (193-250 d.C.), notizie su Origene e Dionigi di Alessandria;
VII: da Decio a Gallieno.
Dal libro VIII in poi Eusebio attinge non pi solo da documenti ma anche e principalmente dalla viva testimonianza
dei protagonisti sopravvissuti e dai suoi stessi ricordi:
VIII: le persecuzioni di Diocleziano;
IX: altri tetrarchi persecutori e la loro miserabile fine;
X: la vittoria di Costantino e le sue provvidenze a favore della Chiesa.
La Storia di Eusebio, scritta in greco, conobbe una buona diffusione e fu tradotta in varie lingue. In Occidente se ne
ebbe, nel 403, una versione latina ad opera di Rufino il quale talvolta abbrevi, talaltra apport aggiunte, quasi sempre
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Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.


parafras il testo eusebiano; egli, inoltre, continu il racconto fino al 395, anno di morte di Teodosio I. Lopera di
Rufino costituisce la pi antica storia del cristianesimo scritta in Occidente. Tra i cristiani dOriente se ne ebbe una
traduzione in siriaco, gi nel IV sec., la quale serv di base per una traduzione in armeno condotta molto letteralmente.
La Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea edita da E. Schwartz (GCS 9) e, successivamente, da G. Bardy (SCh 31,
41, 55, 73); tradotta in italiano da G. Del Ton, R 1964; da F. Maspero e M. Ceva, Mi 1979; da L. Tescaroli, R 1999 e
da S. Borz - F. Migliore, R 2001. La Storia di Rufino edita da T. Mommsen (GCS 9,2).
Per quanto riguarda i tre sinottici, continuatori di Eusebio, leggiamo lopera di Socrate e Sozomeno
rispettivamente nelle ediz. a cura di G. C. Hansen (B 1995) e di J. Bidez G. C. Hansen (GCS 50). Lutima edita
anche da A. J. Festugire et Alii nelle SCh 306 (libri I e II) e successivamente da G. C. Hansen, Tu 2004. I testi sono
utilmente pubblicati in trad. ingl. a cura di Ph. Schaff e H. Wace nella collana dei Nicene and Post-Nicene Fathers of the
Christian Church (ora rist. GR 1979); per Teodoreto, cfr. lediz. di L. Parmentier (GCS 19) e Teodoreto di Ciro, Storia
ecclesiastica, trad. it. di A. Gallico, R 2000.
A Costantinopoli, nel 530, le storie ecclesiastiche dei tre sinottici vennero fuse e riassunte in quattro libri da
Teodoro il Lettore, il quale volle per aggiungervi una sua narrazione degli eventi compresi tra il 430 ed il 527;
questultima parte pervenuta frammentaria (PG 16,65-228). In Occidente, invece, fu Cassiodoro che, intorno al 520,
fece tradurre i tre testi in latino curandone poi una epitome. Ciascuna di queste opere fu nota come Historia tripartita,
cfr. lediz. a cura di W. Jacob R. Hanslik (CSEL 71, 1952). Le conoscenze che il medioevo ebbe della storia del
cristianesimo antico derivarono quasi del tutto da queste storie tripartite.
Sembra il caso di ricordare altri due continuatori della Storia ecclesiastica di Eusebio la cui opera, purtroppo,
pervenuta molto frammentaria; si tratta di Gelasio di Cizico ( 395; ediz. nella PG 65, 459-624 e nel GCS 28, 1918, a
cura di G. Loeschcke M. Heinemann; quindi GCS N. F. 9, 2002, a cura di G. L. Hansen) e di Filostorgio.
Questultimo autore, un cappdoce, scrisse a Costantinopoli fra il 425 ed il 433. La sua versione dei fatti si discostava
profondamente dagli altri storici ortodossi. Filostorgio, infatti, era un convinto seguace dellarianesimo, nelle sue
formulazioni pi radicali; il suo lavoro, pertanto, utilizzava documenti di parte ariana di cui non si avrebbe altrimenti
notizia. Della sua opera sopravvivono tuttavia epitomi parziali, estratti e frammenti editi da J. Bidez nella collana GCS
21, 1913, 1-150, cfr. G. Marasco, Filostorgio. Cultura, fede e politica in uno storico ecclesiastico del V secolo, R 2005.
lacrimevole la scomparsa della Storia cristiana scritta intorno al 439 da Filippo di Side (in Panfilia) in ben
trentasei libri. Lopera prendeva le mosse dalla creazione; sappiamo da un giudizio formulato dallerudito bizantino
Fozio (Bibl. 35) che il suo stile era prolisso e verboso, tuttavia vi avremmo forse potuto leggere notizie magari
tralasciate da Eusebio di Cesarea. Sono perdute le storie ecclesiastiche di Esichio di Gerusalemme ( c. 450) e di
Giovanni di Efeso ( 586); di questultimo avanza per una traduzione siriaca della parte relativa ai soli anni 571-585
[ XII.2]. Per le edizioni della storiografia posteusebiana, in generale, cfr. B. Altaner, Patrologia, trad. it., T 1968,
227-232 e F. Winkelmann, s.v. Historiographie, in RAC 15, 1991, 724-765. Sulla storiografia dei primi secoli
cristiani cfr. W. Den Boer, Some remarks on the beginnings of the christian historiography, in StPatr 4 (1961), 348362; R. A. Markus, The Roman Empire in the early christian historiography, un The Downside Review 81 (1963), 340354; R. Morley, Lhistoriographie prophane et les Peres, in Fs. M. Simon, P 1978, 315-327; AA. VV., La storiografia
ecclesiastica nella tarda antichit. Atti del Convegno tenuto in Erice 3-8 dicembre 1978, Messina 1980; G. L. Chesnut,
The first christian histories: Eusebius, Socrates, Sozomen, Theodoret and Evagrius, Macon 1986; M. Simonetti, Tra
innovazione e tradizione: la storiografia cristiana, in VetChr 34 (1997), 51-65; B. Pouderon Y. M. Duval (curatori),
Lhistoriographie de lEglise des premiers sicles, P 2001; M. Fdou, Lcriture de lhistoire dans le christianisme
ancien, in RSR 92 (2004), 539-568.

I.1.3. La letteratura cristiana antica.


Insieme alle trattazioni appartenenti al genere propriamente storico, tutta la produzione letteraria
degli antichi cristiani costituisce una miniera di informazioni indispensabili non solo per il lavoro
dello storico delle religioni, ma anche per le ricerche di storia politica, sociale ed economica relativa
alla tarda antichit.
S gi detto dellimportanza fondamentale che per lo storico del cristianesimo antico riveste la
lettura diretta dei testi. In questi ultimi anni edizioni e traduzioni in lingua moderna di opere di
autori cristiani antichi vanno moltiplicandosi rapidamente; e ci vero anche per quanto riguarda il
lavoro svolto in Italia. Solitamente (ma non sempre cos!) sia i testi che le traduzioni vengono
editi in grandi collane che bisogna conoscere. Questi autori antichi vengono comunemente chiamati
anche Padri della Chiesa e la loro produzione viene pertanto definita letteratura patristica.
Si tenga presente la differenza tra una edizione ed una edizione critica di un testo. Questultima
intende avvicinarsi il pi possibile allautografo, cio alla stesura originale dellopera, cos come
redatta dallautore. Ci avviene tramite un laborioso lavoro di collazione, cio di confronto tra i
manoscritti dellopera in questione che ci sono pervenuti. Se questi presentano varianti, bisogner
scegliere la lezione migliore e ci avverr necessariamente dopo aver valutato il rapporto dei
14

Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.

manoscritti tra loro stessi e la maggiore attendibilit che il testo da loro trasmesso dimostra, in
generale o volta per volta. Questo lavoro di filologia critica particolarmente sviluppato per le
edizioni del Nuovo Testamento. Le edizioni critiche, oltre a riprodurre il testo ritenuto migliore,
elencano in note a pi di pagina le varianti ed i manoscritti in cui queste compaiono.
San Girolamo [ XI.7.5B] fu il primo a compilare un catalogo degli autori cristiani con relativa
indicazione dei loro scritti. Lopera si intitola De viris illustribus, attinge da Eusebio e venne
composta nel 392 con lintento di dimostrare al lettore pagano che, contrariamente a quanto si
riteneva [ VI.12.1f], tra i cristiani verano uomini di cultura elevata.
_____________________________
Ecco alcuni brani del prologo del De viris illustribus di Girolamo che esplicitano le finalit dellopera: Mi hai
chiesto, caro amico Destro, di esporre con ordine gli scrittori ecclesiastici, imitando Tranquillo Svetonio, e di fare per i
nostri ci che egli ha fatto nellelencare i letterati pagani pi illustri. Dovrei descrivere brevemente cio, tutti coloro che
hanno prodotto qualcosa di notevole nelle sacre lettere, dal tempo della passione di Cristo fino allanno quattordicesimo
dellimpero di Teodosio E vero che Eusebio, discepolo di Panfilo, ci di grande aiuto con i suoi dieci libri di Storia
ecclesiastica; ed anche vero che le opere dei vari scrittori in questione spesso ci fanno conoscere lepoca a cui
risalgono. Perci prego il Signore Ges Cristo di essere degno della tua esortazione nel realizzare questa opera sugli
scrittori della Chiesa, cos come il tuo Cicerone, grandissimo nella romana eloquenza, non disdegn di realizzare il
Bruto, elaborando il catalogo degli oratori latini Quanto a Celso, Porfirio e Giuliano, cani arrabbiati nei confronti di
Cristo, imparino essi e i loro seguaci (convinti che la Chiesa non ha n filosofi, n oratori, n uomini dotti), quanti e
quali uomini la abbiano fondata, costruita, adornata. La finiscano di attribuire alla nostra fede le qualifiche di rozza e
volgare e riconoscano, invece, di essere degli incompetenti; del De viris girolimiano abbiamo il testo e la trad. a cura
di A. Ceresa Gastaldo, Fi 1988, cfr. P. Nautin, La liste des oeuvres de Jrme dans le De viris inlustribus, in Orpheus
N.S. 5 (1984), 319-334. La denominazione di Padri della Chiesa appare sotto alcuni aspetti inadeguata; essa
presenta, infatti, una coloritura di tipo confessionale ed un implicito giudizio sullortodossia dellautore formulato
secondo punti di vista moderni. In realt, fino al secolo IV il titolo di padre, in senso spirituale, fu riservato soltanto ai
vescovi. E anche nota la distinzione di significato che si ravvisa tra Patrologia e Patristica; la prima disciplina pi
incentrata sugli aspetti dottrinali, laltra su quelli filologici. Per indicare lenorme produzione letteraria dei cristiani dei
primi secoli forse sarebbe pi calzante la semplice denominazione di letteratura cristiana antica. Cfr. A. Benoit,
Attualit dei Padri della Chiesa, trad. it., Bo 1970; G. M. Vian, Biblioteca divina. Filologia e storia dei testi cristiani, R
2001. Unavvertenza: i testi della letteratura cristiana vanno in ogni caso contestualizzati con la vicenda della
produzione letteraria classica in lingua greca e latina la quale, a sua volta, non pu prescindere dallo sfondo di
mutamenti sociali, politici ed economici dal quale emerge. Per recuperare questa visione complessiva particolarmente
utile la Storia della civilt letteraria di Roma antica del compianto Salvatore DElia, Na 2002 mentre per la storia del
libro e delle biblioteche cristiane cfr. H. Y. Gamble, Books and readers in the Early Church: a history of early christian
texts, New Haven, Conn. 1995.
Il lettore potr trovare tutte le indicazioni utili a proposito delle edizioni di testi cristiani antichi nei vasti e preziosi
repertori di M. Geerard (curatore), Clavis Patrum Graecorum, voll. 5, Tu 1974-1987 con il Supplementum a cura di M.
Geerard e J. Noiret (1998); E. Dekkers - A. Gaar (curatori), Clavis Patrum Latinorum, Steenbrugge 1995, ed inotre: H.
J. Frede, Kirchenschriftsteller, Verzeichnis und Sigel. Repertorium scriptorum ecclesiasticorum latinorum saeculo nono
antiquiorum, Friburg i. Br. 1995. Si tratta di strumenti di lavoro indispensabili per un serio approfondimento della
materia; essi offrono, infatti, accurati repertori bibliografici articolati per autori e quindi per ciascuna delle loro opere.
Nellimpossibilit di offrire al nostro lettore indicazioni bibliografiche esaustive in relazione agli autori ed alle opere di
cui si parla in queste pagine, ci limiteremo a riportare, quando il caso, per ciascuna di queste il rimando alla Clavis
ricorrendo alle consuete abbreviazioni con le quali si fa riferimento a questo importante strumento di lavoro: CPG,
CPL, Suppl; cfr. anche A. Keller, Translationes Patristicae Graecae et Latinae. Bibliographie der bersetzungen
altchristlicher Quellen, I (A-H), St 1997 (per le traduzioni in lingua moderna). Di pi agevole consultazione per
reperire lelenco delle edizioni dei testi la Patrologia del Drobner di cui si dar notizia tra poco.
Qui di sguito sottopongo al lettore un primo avviamento alla bibliografia essenziale relativa alle edizioni,
traduzioni e trattazioni generali della letteratura cristiana antica per le quali ultime mi limito al panorama in lingua
italiana; sar comunque agevole per il lettore, partendo da queste indicazioni, risalire ai grandi manuali in lingua
straniera, tra tutti, ad esempio, quello di A. Harnack, Geschichte der altchristlichen Literatur bis Eusebius, I (Die
Ueberlieferung und der Bestand), II (Die Cronologie), L 1893, 1897-1904. Le sigle a sinistra sono quelle solitamente
adoperate per indicare le collane editoriali. Ulteriori indicazioni saranno fornite nel capitolo XV di avviamento alla
ricerca mentre edizioni di testi patristici on line sono reperibili a partire dal sito www.rassegna.unibo.it/antcrist.html,
cfr. anche M. Wallraff, Patristiche Arbeitshilfen im Internet. 4, Databanken und e-texte, in ZAC 6 (2002), 348-352.
A. Letteratura cristiana latina e greca.
Grandi collezioni di testi:
PG e PG
= J. P. Migne, Patrologiae cursus completus, articolato in una serie greca di 161 volumi (P 18571866) ed in una serie latina di 221 volumi (P 1844-1864); ad onta del fatto che venne stampata
nel secolo XIX, con apparati critici molto lacunosi, rappresenta ancra la collezione pi
15

Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.


completa di testi patristici. Dal 1958 vengono editi i volumi di supplemento (PLS) che
riguardano testi latini; da segnalare i quattro volumi di indici (P 1862-1865): unautentica
miniera di dati non ancra adeguatamente esplorata. I testi greci vanno da Clemente Romano a
Costantino IX Paleologo, cio dal 90 circa al 1453, quelli latini da Tertulliano ad Innocenzo III,
cio dal 200 circa al 1216, cfr. P. Glorieux, Pour revaloriser Migne, Li 1952.
TU
= Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristlicher Literatur, L 1882 ss.
TS
= Texts and Studies. Contributions to Biblical and Patristic Literature, C 1891 ss.
SCh
= Sources Chrtiennes, P 1941 ss., con trad. francese.
CPS
= Corona Patrum Salesiana, T 1936 ss., con trad. ital.
OECT
= Oxford Early Christian Texts, O 1971.
CP
= Corona Patrum della Societ Editrice Italiana, T 1975 ss., con trad. ital.
LV
= Scrittori greci e latini della Fondazione Lorenzo Valla, Mi 1984 ss.
BP
= Biblioteca Patristica della Editrice Nardini, Fi, 1984 ss., con trad. ital.
Collane di traduzioni in lingua italiana:
a. Classici delle religioni della UTET, T 1969 ss.
b. Collana Patristica delle Edizioni Paoline, Alba - Roma 1949 ss.
c. Collana di testi patristici della editrice Citt Nuova, R 1976 ss.
d. Letture cristiane del primo millennio delle Edizioni Paoline, Mi 1987 ss.
Manuali: J. Quasten, Patrologia, voll. I-II, trad. it., T 1980; G. Bosio - E. dal Covolo - M. Maritano, Introduzione ai
Padri della Chiesa, T 1990-1996; B. Altaner - A. Stuiber, Patrologia, trad. it., T 1992, 2002; C. Moreschini - E.
Norelli, Storia della letteratura cristiana antica greca e latina, Brescia 1995-1996; H. R. Drobner, Patrologia, trad. it.,
Casale Monferrato 1998 (ottimo per la ben organizzata bibliografia); M. Simonetti - E. Prinzivalli, Storia della
letteratura cristiana antica, Casale Monferrato 1999. Di carattere miscellaneo A. Quacquarelli (curatore),
Complementi interdisciplinari di patrologia, R 1989; J. Libaert - M. Spanneut - A. Zani, Introduzione generale allo
studio dei Padri della Chiesa, Brescia 1998, 2002.
B. Letteratura cristiana in lingua greca.
Grandi collezioni di testi:
GCS
= Die griechischen christlichen Schriftsteller der ersten drei Jahrhunderte, B 1897 ss.
CChrSG = Corpus Christianorum Series Graeca, Tu, 1977 ss.
CSHB
= Corpus Scriptorum Historiae Byzantinae, a cura di B. G. Niebuhr, Bn 1828-1897.
Manuali: H. von Campenhausen, I Padri greci, trad. it., Brescia 1967; M. Pellegrino, Letteratura greca cristiana, R
1978; G. Bardy G. Di Nola, Storia della letteratura cristiana antica greca. Storia letteraria, letteratura critica ed
approfondimenti tematici, CdV 1996.
C. Letteratura cristiana in lingua latina.
Grandi collezioni di testi:
CSEL
= Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum, Wien 1866 ss.
CChrSL = Corpus Christianorum Series Latina, Tu, 1954 ss. La Continuatio Mediaevalis include opere
composte tra lVIII ed il XII sec.
Manuali: U. Moricca, Storia della letteratura latina cristiana, T 1924-1934; J. H. von Campenhausen, I Padri della
Chiesa latina, trad. it., Fi 1969; J. Fontaine, La letteratura latina cristiana, trad. it., Bo 1973; M. Pellegrino,
Letteratura latina cristiana, R 1973; S. DElia, Letteratura latina cristiana, R 1982; M. Simonetti, La produzione
letteraria latina fra romani e barbari (sec. V-VIII), R 1986; H. Hagendahl, Cristianesimo latino e cultura classica.
Da Tertulliano a Cassiodoro, trad. it., R 1988; LIstitutum Patristicum Augustinianum di Roma ha pubblicato, a
cura di A. Di Berardino, in ideale continuit con la Patrologia del Quasten, il vol. III, I Padri latini. Dal Concilio di
Calcedonia a Beda, Genova 1996.
D. Letterature dellOriente cristiano.
Grandi collezioni di testi:
PS
= Patrologia Syriaca, a cura di R. Graffin, P 1894-1926.
PO
= Patrologia Orientalis, a cura di R. Graffin, P 1903 ss.
CSCO
= Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium, a cura di J. B. Chabot et Alii, P 1903, articolata
in sei serie: etiopica, araba, armena, georgiana, copta, siriaca.
Manuali: Nella Storia delle letterature dOriente a cura di O. Botto, cfr. le seguenti sezioni: letteratura siriaca (G. R.
Castellino, pp. 379 ss.), araba cristiana (Id., pp. 409 ss.), armena (Id., pp. 427 ss.), georgiana (Id., pp. 447 ss.), copta
(F. Pericoli Ridolfini, pp. 767 ss.), etiopica (L. Ricci, pp. 803 ss.); A. Quacquarelli (curatore), Complementi
interdisciplinari di Patrologia, R 1989: contiene profili di storia della letteratura cristiana siriaca (P. Bettiolo), copta
(T. Orlandi), armena (S. J. Voicu); A. Di Berardino (curatore), Patrologia. Vol. V. Dal Concilio di Calcedonia (451)
a Giovanni Damasceno ( 750). I Padri orientali, R 2000 (riguarda anche moltissima produzione in lingua greca).
Un utilissimo repertorio bibliografico offerto da M. Albert et Alii, Christianismes orientaux. Introduction a ltude
des languages et des littratures, P 1993; lopera articolata in vari capitoli relativi rispettivamente alla letteratura
cristiana in lingua araba (R. G. Coquin, pp. 37 ss.), armena (C. Renoux, pp. 109 ss.), copta (R. G. Coquin, pp. 170
ss.), etiopica (R. Beylot, pp. 221 ss.), georgiana (B. Outtier, pp. 263 ss.), siriaca (M. Albert, pp. 299 ss.) ed
16

Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.


corredata da indicazioni sulle grammatiche ed i lessici di ciascuna lingua. Le antiche Chiese orientali di P.
Siniscalco, di cui si d notizia in XII.3.4 utile anche per le notizie di storia letteraria.

I.2. Le fonti documentarie.


Oggi non si crede pi che le fonti documentarie costituiscano una testimonianza storica neutrale
ed obiettiva, al contrario di quella offerta dalle fonti letterarie, le quali sarebbero invece
condizionate dallideologia dello scrittore. evidente che anche le iscrizioni, come le costruzioni, le
leggende ed i simboli delle monete, i testi papiracei, specie se con proclami di autorit, etc. sono
sempre manifestazioni di una ideologia, di una cultura, insomma di un punto di vista particolare.
tuttavia innegabile il loro carattere di vicinanza immediata al mondo che ci rappresentano e,
pertanto, la straordinaria preziosit che le fonti documentarie hanno per il lavoro dello storico.
_____________________________
Per una contestualizzazione della lettura delle fonti documentarie cristiane nellmbito di quelle utili, pi in
generale, per lo studio della storia antica giover consultare M. Crawford - E. Gabba - F. Millar - A. Snodgrass, Le basi
documentarie della storia antica, trad. it., Bo 1984; H. Bengtson, Introduzione allo studio della storia antica, trad. it.,
Bo 1990; L. Cracco Ruggini (curatrice), Storia antica. Come leggere le fonti, Bo 1996. Questi tre lavori sono articolati
per sezioni dove possibile reperire trattazioni e bibliografie per ognuno dei vari mbiti trattati: archeologia, epigrafia,
numismatica e papirologia. Un utile bibliografia ragionata offerta da D. Ambaglio - D. Foraboschi, Introduzione alla
storia antica, Mi 1995. Per i problemi di cronologia del mondo antico cfr. lutilissimo E. J. Bickerman, Chronology of
the Ancient World, Lo 1968.
Tra i pionieri della piena valorizzazione delle fonti documentarie per lo studio del cristianesimo antico sono da
ricordare almeno i seguenti due studiosi attivi ambedue tra la fine del secolo XIX e linizio del successivo: larcheologo
W. Ramsay autore di una vasta serie di studi tendenti a leggere il NT (spec. il libro degli Atti e le sette lettere
dellApocalisse giovannea) ed episodi del pi antico cristianesimo alla luce di unaccurata conoscenza dellarcheologia
e della geografia dellAsia romana; lo storico A. Deissmann il cui ancra prezioso Licht vom Osten, Tbingen 1923
tradotto in inglese col titolo Light from the Ancient East: The New Testament illustrated by recently discovered Texts of
the Graeco - Roman World, Garden City 1980, un testo utile specialmente per lo studio del lessico greco del NT. Va
detto che linterpretazione delle fonti propria di questi due studiosi risente spesso sia della loro preparazione
specificamente classicista, sia dellentusiasmo derivante dalle scoperte. Ci, tuttavia, non toglie valore al loro contributo
di pionieri della ricerca e di grandi eruditi. Le fonti documentarie utili per lo studio del cristianesimo antico sono
periodicamente pubblicate con continui aggiornamenti da G. H. R. Horsley nella collana New Documents illustrating
the Early Christianity. A Review of the Greek Inscriptions and Papyri published in 1976, North Ryde 1976 segg.

I.2.1. Larcheologia cristiana.


Larcheologia cristiana studia i resti degli edifici e degli oggetti di carattere cultuale appartenuti
ai cristiani, nei loro aspetti architettonici, artistici e simbolici.
La parte principale di questa disciplina, di fatto, rivolta allo studio dei cimiteri cristiani antichi.
Anche in questo mbito di ricerca le peculiarit dei cristiani emergono da una contestualizzazione
delle loro realizzazioni artistiche con quelle dei giudei e della circostante civilt greco romana. Lo
studio degli affreschi, numerosi proprio nei locali adibiti ad uso funerario, ad esempio, dimostra la
persistenza di motivi artistici e decorativi pagani nellarte dei cristiani, ma anche la graduale
emergenza di stili e significazioni proprie degli appartenenti alla nuova fede.
I cimiteri cristiani vengono solitamente definiti catacombe. Questa denominazione casuale.
Infatti con lespressione ad catacumbas (= kat kmbhn, presso la cavit) si intendeva una
depressione posta a Roma, sulla via Appia di fronte al circo di Massenzio, dove vi sono oggi il
cimitero di Callisto e la tomba di Cecilia Metella. Questa designazione fu quindi adoperata per
designare in generale un cimitero cristiano e da qui, attraverso luso che se ne fece per tutto il
Medioevo, divenuta sinonimo di ipogeo (cio luogo sotterraneo) cristiano.
Nei primi tempi, cio fino alla met del II secolo, i cristiani seppellivano i loro defunti in terra,
allaperto, non badando a tener separate le salme dei loro cari da quelle dei pagani. Essi, quindi,
iniziarono ad individuare degli ipogei da utilizzare per le sepolture dei confratelli. Erano a ci spinti
dal desiderio di curare le spoglie mortali di coloro che condividevano la fede nella risurrezione ed
inoltre dalla volont di assicurare anche ai pi poveri un decoroso riposo senza il pericolo che le
loro sepolture fossero profanate. Prima del III sec. le aree adibite a sepoltura appartenevano a
famiglie private; successivamente le comunit iniziarono ad esercitare il possesso comune di queste
17

Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.

propriet. Il fenomeno da considerarsi parallelo a quello che interess i luoghi di culto i quali,
infatti, dapprima erano ubicati presso le abitazioni di credenti, le domus ecclesiae, quindi divennero
edifici indipendenti, solitamente detti tituli.
_____________________________
Si a lungo discusso se larcheologia cristiana possa vantare un suo peculiare profilo, una sua autonomia o se,
invece, non debba semplicemente ricondursi ad un capitolo dellarcheologia o della storia dellarte tardo antica. Ad onta
dellautorevolezza di quegli studiosi che hanno esercitato la loro influenza per far prevalere questultima ipotesi, alcune
osservazioni semplici, senzaltro, ma non semplicistiche mi sembrano militare a favore del riconoscimento di uno
specifico statuto dellarcheologia cristiana nellmbito delle discipline di studio della tarda antichit. E ci per pi
motivi. Tra questi: se distinguiamo (per esempio) una storia del cristianesimo dalla storia romana, una storia della
letteratura cristiana greca dalla storia della letteratura greca tout court, e cos via, lo facciamo perch ci troviamo in
presenza di elementi peculiari, cio di un universo di contenuti e significati che ben caratterizzano un problema di storia
del cristianesimo o una pagina di un testo cristiano antico. Lo stesso, coerentemente, va dunque detto a proposito dei
reperti archeologici relativi ai cristiani che, per essere adeguatamente intesi, necessitano di una chiave di lettura loro
pienamente adeguata nella misura in cui essi veicolano contenuti e valori specifici. Ci, naturalmente, non vuol dire che
lo studio dellarcheologia cristiana pu prescindere da quello dellarcheologia classica e dellarte tardo antica.
Tuttaltro. Luno sarebbe impraticabile senza laltro, proprio come sarebbe impossibile studiare la storia del
cristianesimo antico senza il suo naturale quadro di riferimento costituito dalla vicenda storica della cultura,
delleconomia e della societ romana imperiale. Il curriculum studiorum di un archeologo, in ogni caso, non potr mai
dirsi adeguato se non implicher una competenza di archeologia e storia dellarte cristiana. Ci principalmente vero in
Italia: basti a dimostrarlo uno sguardo, anche il pi superficiale, al nostro patrimonio antichistico! Cfr. P. Testini,
LArcheologia cristiana. Quale disciplina oggi?, in Atti del V Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, R
1982, 17-35. A questo punto considerazioni piuttosto simili andrebbero fatte in merito alla disciplina nota specialmente
nei paesi di lingua inglese come Bible Archaeology. Si tratta, in questo caso, di una denominazione impropria ma
oramai invalsa e, perch no, anche utile. Possiamo correttamente parlare di Archeologia biblica, a patto per che non la
si consideri una materia di tipo confessionale, bens una ricerca archeologica relativa al mondo biblico; un po come
sarebbe corretto parlare di archeologia omerica in riferimento agli scavi dellantica Troia od a tutto quanto possa
riguardare il mondo dellantico vate. In realt dellarcheologia biblica se ne fatto un uso improprio specialmente da
parte di correnti fondamentaliste le quali pretenderebbero di dimostrare lispirazione divina delle Scritture adducendo
prove della sua attendibilit storica (concordismo). Questo approccio ingenuo al dato archeologico, che in alcuni
ambienti evangelici invocato quale prova dellispirazione e dellinerranza biblica, ricorda per certi aspetti
lutilizzazione delle reliquie che ebbe luogo, dal sec. IV [ XI.3.4] in poi per dimostrare lortodossia di un
insegnamento o per dirimere controversie teologiche. In realt lispirazione biblica andr a ricercare sostegno sul piano
della fede e non sul piccone dellarcheologo, visto anche che larcheologia di per se stessa non prova niente, ma offre
realia da interpretare. In ogni caso i dati offerti dalla ricerca archeologica costituiscono un contributo fondamentale ed
imprescindibile per la comprensione del testo biblico e tra i moltissimi volumi prodotti nellampio contenitore della
Bible Archaeology ve ne sono anche di utili e di gran valore; cfr. V. Fritz, Introduzione allarcheologia biblica, trad. it.,
Brescia 1999 (sullIsraele antico); P. R. S. Moorey, Un secolo di Archeologia Biblica, trad. it., Mi 1998 (storia degli
studi); dizionari essenziali: A. Negev (curature), Archaeological Encyclopedia of the Holy Land, Lo s.d.; E. M.
Blaiklock R. K. Harrison, International Dictionary of Biblical Archaeology, GR 1983. In Italia ci si limita pressoch
esclusivamente a tradurre dallinglese (un buon esempio: J. H. Charlesworth, Ges nel giudaismo del suo tempo alla
luce delle pi recenti scoperte, trad. it., T 1994); il motivo di questo ritardo a mio modesto avviso duplice ed da
collegarsi: 1. da un lato al comune atavico pregiudizio da noi ben radicato in passato, secondo il quale la Bibbia sarebbe
un libro di Chiesa la cui conoscenza va mediata esclusivamente da operatori del sacro; 2. dallaltro al pregiudizio
(di segno opposto al precedente) in base al quale il fattore religioso costituirebbe un dato sovrastrutturale di scarso
rilievo per chi studia storia antica.
del tutto destituita di fondamento la convinzione, spesso diffusa da una certa letteratura romanzata, secondo la
quale le catacombe avrebbero costituito un luogo di rifugio durante le persecuzioni o, addirittura, sarebbero state usate
per il culto. Ci principalmente a motivo della esiguit degli spazi e dellaria ristagnante ed umida di quei luoghi
sotterranei. Lo studio delle catacombe si avvalso, nel suo sorgere, della lettura congiunta degli antichi Itineraria [
XI.9] e del Liber Pontificalis [ VI.13.6.1]. Il padre dellarcheologia cristiana da considerarsi Giovan Battista De
Rossi (1822-1894), instancabile esploratore e studioso delle catacombe romane da lui descritte nei tre volumi dal titolo
La Roma sotterranea cristiana descritta e illustrata, R 1864-1877; su questo personaggio e la sua opera cfr. il volume
edito dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra Giovanni Battista De Rossi e le catacombe romane, R 1994.
Per quanto riguarda la citt di Roma il quadro complessivo ora offerto nei due volumi di P. Testini, Le catacombe
romane. Storia e topografia, R 2002, ma cfr. anche C. Pavia, Il labirinto delle catacombe, Udine 1987; F. Mancinelli,
Le catacombe romane e lorigine del cristianesimo, Fi 1996; V. Fiocchi Nicolai, Gli spazi delle sepolture cristiane tra il
III ed il IV secolo: genesi e dinamica di una scelta insediativa, in L. Pani Ermini P. Siniscalco, La comunit cristiana
di Roma: la sua vita e la sua cultura dalle origini allalto medioevo, CdV 2000, 341-362. Bisogna tuttavia stare in
guardia dallerrore di ridurre lo studio dellarcheologia cristiana a quello dei resti monumentali romani, solitamente
privilegiati. Sullarcheologia cristiana del napoletano, ad esempio, cfr. M. Amodio, Gli studi di archeologia cristiana a
18

Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.


Napoli dal 600 ad oggi, in L. Cirillo G. Rinaldi (curatori), La Campania, Roma e lOriente cristiano, Na 2004, 230253 e F. Bisconti, Testimonianze archeologiche delle origini cristiane nel napoletano. Le catacombe di S. Gennaro,
ibid., 211-228. Se le origini dellarcheologia cristiana sono legate allesplorazione ed allo studio delle catacombe,
sovente condotto con finalit apologetiche e controversistiche, gli sviluppi recenti di questa disciplina, voltate
definitivamente le spalle a questi condizionamenti, sono adesso prevalentemente orientati allo studio della
trasformazione della citt tardo antica, in altri termini al passaggio dallantichit allalto medioevo non solo degli assetti
urbanistici, ma anche a quelli relativi alla cultura ed alleconomia pi in generale. Sotto tale angolo visuale sono state
realizzate grandi mostre con relativi cataloghi esemplari, ad es. Age of Spirituality. Late Antique and Early Christian
Art, NY 1977-1978 e, per la citt di Roma: Aurea Roma. Dalla citt pagana alla citt cristiana, R 2000; Christiana
loca. Lo spazio cristiano nella Roma del primo millennio, R 2002.
Sullarcheologia cristiana cfr.: G. Bovini, Gli studi di archeologia cristiana dalle origini alla met del secolo XIX,
Bo 1968; S. Maggio, Archeologia cristiana. I. Iniziazione cristiana allarcheologia, R 1971; G. Wataghin Cantino,
Lezioni di Archeologia cristiana, T 1973; J. Stevenson, La civilt delle catacombe, trad. it., R 1979; P. Testini,
Archeologia cristiana. Nozioni generali dalle origini alla fine del sec. VI. Propedeutica. Topografia cimiteriale.
Epigrafia. Edifici di culto, Bar 1980 (2a ediz.); F. W. Deichmann, Archeologia cristiana, trad. it., R 1993; L. Bouyer,
Architettura e liturgia, trad. it., Bose Magnano 1994; H. Brandenburg, s. v. Archeologia cristiana, in NDPAC, I, 475490. Andranno anche consultati i volumi relativi agli Atti dei Congressi Internazionali di Archeologia Cristiana. Sui
rapporti con la storia del cristianesimo antico e la patristica cfr. E. Josi, Il contriuto dellarcheologia cristiana alla
storia della Chiesa antica, in AnGreg 70 (1954), 3-17; W. H. C. Frend, Archaeology and Patristic Studies, in StPatr 17
(1985), 9-21; lo stesso autore contestualizza i dati archeologici con quelli ricavati dalle fonti letterarie in Archaeology
and history in the study of early Christianity, Lo 1988 mentre in The Archaeology of early Christianity, Lo 1996 traccia
un affresco vivace e documentato della storia delle scoperte archeologiche relative al cristianesimo antico, cfr. anche G.
F. Snyder, Ante pacem. Archaeological evidence of Church life before Constantine, Macon GA 1991. Tra le
pubblicazioni periodiche segnaliamo la Rivista di archeologia cristiana, edita dal 1924 ed i titoli riportati nel NDPAC,
I, 489-490. Sulliconografia e la storia dellarte cristiana: cfr. i lessici di E. Kirschbaum - W. Braunfels, Lexicon der
christlichen Ikonographie, Freiburg im Br. 1968-1976 (i primi 4 voll. trattano i temi iconografici, i successivi 4 i
personaggi ritratti) ed il pi succinto G. Heinz Mohr, Lessico di iconografia cristiana, trad. it., Mi 1995. Tra i manuali
generali ed i saggi: A. Grabar, Recherches sur les sources juives de lart palochrtien, in CArch 11 (1960), 41-71; 12
(1962), 115-152; 14 (1964), 49-57; Id., Larte paleocristiana, trad. it., Mi 1967; P. Prigent, Larte dei primi cristiani.
Leredit culturale e la nuova fede, trad. it., R 1997; M. A. Crippa M. Zibawi, Larte paleocristiana. Visione e spazio
dalle origini a Bisanzio, Mi 1998; R. M. Jensen, Understanding Early Christian Art, Lo 2003. Sono ancra preziosi i
trenta volumi del Dictionnaire darchologie chrtienne et de liturgie, curato da H. Leclerq, Parigi 1907-1951.
Il termine sarcofago deriva dal greco srx (= carne) e phgo (= divoro); esso indica la destinazione a sepolcro di
arche in pietra solitamente impreziosite dallarte. Anche i sarcofagi costituiscono uninteressante fonte per lo studio
delle credenze e delle speranze relative allaldil proprie degli antichi cristiani. Ci pu dirsi vero specialmente in
riferimento ai ceti pi agiati i quali soltanto potevano permettersi lutilizzazione del costoso materiale con il quale
venivano realizzate queste particolari sepolture. Il simbolismo che adorna i sarcofagi ampiamente debitore verso
motivi artistici pagani preesistenti come, ad esempio, quello della vita che, da una originaria significazione dionisiaca
[ II.5.2], in ambito cristiano allusiva della speranza di risurrezione. E attestata, cos, la trasposizione del simbolo
religioso dal paganesimo al cristianesimo, cfr. J. Wilpert, I sarcofagi cristiani antichi, 5 voll., CdV 1929-1936; G.
Bovini, I sarcofagi paleocristiani, R 1949; R. Turcan, Les sarcophages romains et le problme du symbolisme
funraire, in ANRW 16.2, 1978, 1700-1735; G. Koch, Frhchristliche Sarkophage. Handbuch der Archologhie,
Mnchen 2000. Un corpus aggiornato ed articolato per regioni il Repertorium der christlich-antiken Sarcophage: I,
Roma, Ostia (Wiesbaden 1967); II, Italien, Dalmatien, Museen der Welt (Mainz 1998); III, Frankreich (Mainz 2003);
IV, Kostantinopel, Griechenland, Kleinasien, Syrien (Mainz 2004). Sui sarcofagi giudaici cfr. G. Koch, Jdische
Sarkophage der Kaiserzeit und der Sptantike, in L. V. Rutgers, What Athens has to do with Jerusalem, Fs. G. Foerster,
Leuven 2002, 189-210. Sulla derivazione da motivi pagani nellarte cristiana in generale cfr. M. Lawrence, The
pagan themes in Christian art, in Fs. E. Panofsky, I, NY 1961, 327-331; J. Huskison, Some pagan mythological figures
and their significance in early christian art, in PBSR 42 (1974), 81-??; J. M. Blzquez Martnez, Temas de mitologa
pagana en Iglesias cristianas de Oriente, in AyC 7 (1990), 367-384. Sul ritratto di Ges cfr. J. Kollwitz, s.v.
Christusbild, in RAC III 1950, 1-24. E per anche il caso di notare con J. Balty, Iconographie et raction paenne, in
M. Mactoux E. Geny (curatori), Mlanges P. Lveque, I, P 1988, 17-32 che lappropriazione da parte dei cristiani di
motivi iconografici dellarte classica ha potuto ingenerare, specialmente in ambienti imbevuti di neoplatonismo proclive
allantictistianesimo, una sorta di reaction paenne in base alla quale artisti pagani si appropriarono di motivi
iconografici cristiani in funzione polemica: il caso di Socrate tra i discepoli del mosaico di Apamea, della nascita di
Dioniso nel mosaico di Nea Paphos, o di quella di Alessandro Magno nel mosaico di Baalbeck - Soueidiy. In Italia, dal
1925, si distingue quale centro propulsore di studi il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana di Roma (www.piac.it);
rimane tuttavia difficilmente comprensibile la relativa esiguit di cattedre di Archeologia cristiana presso gli atenei
italiani specialmente se si considera lingente patrimonio da studiare e da tutelare che il nostro Paese presenta, unico al
mondo per la sua ricchezza. Per un panorama generale della ricerca archeologica cfr.
www.rassegna.unibo.it/archguid.html#guide mentre gli aggiornamenti sono in www.ulb.ac.be/philo/cpeg/bp.html.
19

Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.

I.2.2. I papiri.
Nellmbito delle discipline di studio dellantichit, la papirologia pu dirsi di costituzione
recente, specialmente se confrontata con lepigrafia e la numismatica. Il reperimento, lo studio e la
catalogazione dei papiri ha infatti impegnato lattenzione degli studiosi dalla seconda met del
secolo XIX. Generalmente i papiri si dividono, in base al loro contenuto, in letterari e documentari.
Alla prima categoria appartengono quei reperti che ci restituiscono, nella loro integrit o anche
parzialmente, opere di autori antichi; si tratta di testi talvolta non tramandati dalla tradizione
letteraria, altre volte gi posseduti in versioni trasmesse attraverso codici che sono solitamente pi
recenti dei papiri.
Alla categoria dei papiri documentari, invece, appartengono trascrizioni di contratti, ricevute,
registrazioni di archivio, missive private etc. evidente che questa seconda categoria di documenti,
per il suo carattere di immediatezza e di occasionalit, ci dischiude squarci di vita quotidiana
realistici ed oltremodo preziosi per comprendere pi da vicino i fenomeni che cinteressano.
_____________________________
Tra il materiale di cui gli antichi si avvalevano per la scrittura, il papiro era derivato dalla omonima pianta mentre la
pergamena, di pi tarda utilizzazione, derivava dalla conciatura della pelle di pecora. Questo supporto, adeguatamente
preparato, veniva scritto su un solo lato o su ambedue (retro / verso) ed era poi arrotolato. Il codice, invece, era formato
da pi fogli di papiro (o di pergamena) piegati al centro ed inseriti uno nellaltro. Questi quaderni potevano poi essere
rilegati e costituire un comodo e maneggevole testo di lettura. E opinione diffusa tra gli studiosi che la propagazione
del cristianesimo abbia comportato un ricorso frequente alla consultazione di testi, specialmente biblici, e che, pertanto,
abbia contribuito allutilizzazione del codice il quale venne cos a sostituire il papiro, certamente pi scomodo per la
lettura a causa delle sue dimensioni una volta aperto, cfr. C. H. Roberts, The Codex, in PBA 40 (1954), 169-204; Th. C.
Skeat, La produzione libraria cristiana delle origini: papiri e manoscritti, trad. it., Fi 1976. Un avviamento allo studio
della papirologia con accurate indicazioni bibliografiche sulle collane dei testi pubblicati, le riviste ed i repertori di
aggiornamento offerto da O. Montevecchi, La papirologia, T 1973, 1988 (pp. 285-334: Il cristianesimo secondo i
papiri); Ead., Progetto per una serie di ricerche di papirologia cristiana, in Aegyptus 36 (1956), 3-13. Disponiamo di
altri buoni strumenti per un avviamento allo studio: I. Gallo, Avviamento alla papirologia greco latina, Na 1983; E. G.
Turner, Papiri greci, trad. it. Roma 1984; H. A. Rupprecht, Introduzione alla papirologia, T 1999 (con bibliografia
particolarmente ricca); M. Papasso, Introduzione alla papirologia, Bo 2005. Per lo storico del cristianesimo
indispensabile J. van Haelst, Catalogue des papyrus littraires juifs et chrtiens, P 1976 con laggiornamento in formato
elettronico a cura di C. Rmer: http://www.ucl.ac.uk/GrandLat/research/christianpapyri.htm. Inoltre: R. Mazza, Per un
commentario al Nuovo Testamento sulla base dei papiri documentari, in ASE 21 (2004), 373-378. La rivista Aegyptus
informa periodicamente sugli studi e le scoperte; altre riviste papirologiche sono elencate nel manuale del Rupprecht
alla p. 221. Per le ricerche di papirologia on line si parta da www.rassegna.unibo.it/papiri.html.

A. I luoghi di reperimento.
Per conservarsi attraverso i secoli, il papiro ha bisogno di particolari condizioni tra le quali,
specialmente, un clima adeguato. La stragrande maggioranza dei papiri proviene dallEgitto
centrale. Nella regione del Fayum (antico nomos di Arsinoe) sono da ricordare, per le scoperte
avvenute, i villaggi di Medinet-el-Fayum, Abusir-el-Meleq, Harit (antica Theadelfia) e Tebtunis.
Pi a nord del Fayum ricordiamo Memphis e Tura; pi sud Ossirinco. NellAlto Egitto: Siut,
Hermopolis Magna e Tebe. Nella zona del confine meridionale qualche ritrovamento di rilievo
avvenuto a Ombos, Syene ed Elefantina.
Non vanno, tuttavia, dimenticati importanti ritrovamenti papiracei fuori dallEgitto: nel deserto
di Giuda, in Palestina, a Dura Europos [ VIII.5.2], sul confine tra la Siria ed il regno partico, ad
Ercolano dove, dalla Villa di Pisone, sono emersi testi di Epicuro e della sua scuola, a Derveni
presso Tessalonica, in Grecia, dove stato trovato un testo orfico [ II.5.2] importante ed antico
(IV sec. a.C.).
_____________________________
Le localit di reperimento dei papiri al di fuori dellEgitto sono pi numerose di quelle qui elencate; per unampia
panoramica dei luoghi, dei reperti e dei testi trasmessi cfr. H. M. Cotton W. E. Cokle F. G. B. Millar, The
Papyrology of the Roman Near East: a survey, in JRS 85 (1995), 214-235. Il papiro di Derveni, trovato nel 1962,
edito da R. Merkelbach in ZPE 1 (1967), 21-30.

B. Le grandi raccolte.
20

Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.

Tutto il materiale papiraceo viene edito nellmbito di vaste raccolte che fanno generalmente
capo alle grandi collezioni collocate presso musei o istituzioni universitarie. Ecco perch
solitamente i papiri vengono citati con la sigla P fatta seguire da una abbreviazione di poche
lettere che indica la raccolta di appartenenza o magari il luogo di provenienza.
Ecco alcuni esempi. Per un elenco completo cfr. le 226-257 del citato manuale del Rupprecht:
PAntin
= The Antinoopolis Papyri, Lo 1950 ss.
PBeatty
= Chester Beatty Biblical Papyri, Lo 1933 ss., cfr. www.cbl.ie.
PBodm
= Papyrus Bodmer, Verffentl. der Bibliotheca Bodmeriana, Cologny Genve 1954 ss.
PCol o PKln = Klner Papyri, Opladen 1976 ss.
PGiess
= Papiri custoditi presso il museo di Giessen, in Germania, L - B, 1910 ss.
PLond
= Papiri custoditi a Londra presso il British Museum, Lo 1893 ss.
POxy
= Raccolta dei papiri di Ossirinco, iniziata ad Oxford da B. P. Grenfell e A. S. Hunt, Lo 1898 ss.,
cfr. www.papyrology.ox.ac.uk.
PRyl
= Papiri custoditi presso la John Rylands Library di Manchester, 1911 ss.
PSI
= Papiri greci e latini. Pubblicazioni della Societ Italiana per la ricerca dei papiri greci e latini in
Egitto, Fi 1912 ss.
PTebt
= The Tebtynis Papyri, Lo 1902 ss.
PTura
= Papiri di Tura (testi patristici, spec. di Origene e Didimo Alessandrino), Bn 1968 ss.
PYale
= The Yale Papyri in the Beinecke rare book and manuscript library, New Haven Toronto 1967.
SB
= Sammelbuch griechischer Urkunden aus Aegypten, B 1913-1915 ss.
Wilchen, Chrestom. = L. Mitteis U. Wilcken, Grundzge und Chrestomantie der Papyruskunde L B 1912.
Per il neotestamentarista (ma anche per il patrologo) sono particolarmente preziose le raccolte di papiri appartenenti
alle collezioni Chester Beatty Biblical Papyri dellomonimo museo a Dublino (16 voll. pubblicati a Londra a partire dal
1933) e Bodmer (38 voll. pubblicati a Cologny - Genve a partire dal 1954, con testi patristici e anche classici).

C. Papiri veterotestamentari.
importante ricordare limprescindibile contributo della papirologia allo studio delle traduzioni
in lingua greca dellAntico Testamento: in primis la Septuaginta [ III.9], ma anche altre versioni
quali quelle di Aquila, Simmaco e Teodozione.
_____________________________
I papiri della Septuaginta sono nella stragrande maggioranza cristiani perch questa versione fu ben accolta ed
utilizzata proprio dai cristiani, cosa che contribu a determinare il suo ripudio da parte delle comunit giudaiche ostili
alla nuova religione. Anche in questo caso, il testo offerto dai papiri generalmente pi antico di quello tramandato dai
codici. Il PYale 1,1 offre un testo di Gen 14,5-8 che risale al 90. Un elenco dei papiri veterotestamentari alle pp. 296309 del gi citato manuale della Montevecchi.

D. Papiri giudaici.
Sotto questa denominazione possono essere compresi sia testi papiracei nei quali compaia il
termine giudeo oppure ebreo, sia papiri intimamente connessi a realt della vita quotidiana e
della storia giudaica, come, ad esempio, quelli che si riferiscono a sinagoghe [ III.11C] oppure
alla rivolta (giudaica) al tempo di Traiano [VI.1B]; sono da includere anche i papiri provenienti
da luoghi abitati esclusivamente da giudei oppure contenenti nomi peculiari della tradizione
giudaica.
_____________________________
La vasta messe di documenti afferenti alle citate categorie stata edita nel Corpus Papyrorum Iudaicarum a cura di
V. A. Tcherikover e A. Fuks. Lopera articolata in tre volumi pubblicati rispettivamente nel 1957, 1960 e 1964 a C,
Massachusetts. Il primo volume contiene testi di et tolemaica, con particolare riguardo al repertorio trasmessoci
nellarchivio di Zenone. Il secondo contiene testi di et romana, con particolare attenzione a tutto ci che concerne la
cospicua comunit giudaica di Alessandria e la rivolta dei giudei al tempo di Traiano. Il terzo volume contiene testi
databili dal II secolo d.C. allet bizantina; importanti in questo volume, le tre appendici che trattano rispettivamente: le
iscrizioni giudaiche dellEgitto, la prosopografia dei giudei attestati in Egitto ed i luoghi tradizionalmente abitati dai
giudei, sempre in terra egiziana. Un ampio corredo di indici contribuisce a rendere questo repertorio uno strumento
indispensabile anche allo studioso di antichit cristiane. I. F. Fichman d notizia di una nuova rielaborazione del
materiale papiraceo dinteresse giudaico in Ltat des travaux au Corpus Papyrorum Judaicarum IV, in Akten des 21.
Internat. Papyrologenkongre, B 13-19.8.1995, St L 1997, 290 ss.
Un corpus di documenti papiracei greci utili per la conoscenza delle prese di posizione antigiudaiche dei pagani di
Alessandria costituito dai cosiddetti Acta Alexandrinorum (o Acta Martyrum Paganorum) editi da H. A. Musurillo
(O 1954, 2000 e L 1961). Si tratta di testi che riguardano le controversie tra giudei e pagani nella capitale egiziana, essi

21

Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.


presentano i giudei sotto una luce estremamente sfavorevole e rievocano le traversie che i pagani hanno dovuto subire
per colpa loro. Gli avvenimenti risalgono al I ed al II sec. d.C. [ IV.1C].

E. Papiri neotestamentari.
Per quanto concerne il testo del Nuovo Testamento [ IV.5.2 / V.7] noto che i papiri che ce ne
trasmettono porzioni sono certamente pi antichi dei grandi codici manoscritti del IV secolo
(Vaticano, Alessandrino e Sinaitico), essi infatti possono farsi risalire talvolta anche al II sec. Nelle
edizioni critiche del Nuovo Testamento, o nella letteratura scientifica, i papiri neotestamentari sono
indicati con una lettera P seguita da un esponente numerico. Ad esempio P52 la sigla con la quale
si indica un papiro conservato nella John Ryland Library di Manchester (= PRyl 3,457), il quale ci
trasmette il testo di Gv. 18,31-33;37-38 e viene generalmente datato intorno al 130; esso, pertanto,
ha reso insostenibile la proposta, talvolta avanzata in passato, di datare la composizione del Vangelo
di Giovanni [ V.7.1] oltre tale data.
Un confronto tra la lingua dei papiri documentari e la lingua del Nuovo Testamento ha
dimostrato come questultima ricalcasse spesso modi di dire, accezioni e costrutti propri del
linguaggio quotidiano; infatti i grandi lessici del greco del Nuovo Testamento prodotti sin dagli
inizi del secolo XX, per illustrare adeguatamente le peculiarit linguistiche di ogni vocabolo del
greco biblico, utilizzano in maniera prioritaria le fonti documentarie, specialmente i papiri.
_____________________________
Altri tre importanti papiri neotestamentari:
P46 (= PBeatty II): consta di 86 pp.; appartiene ad un codex databile intorno al 200, contiene in ordine di lunghezza le
lettere paoline, inclusa Eb. [ IV.5.2N] e non presenta le pastorali [ IV.5.2L].
P66 (= PBodmer II): coevo al precedente, presenta buona parte di Gv.
P75 (= PBodmer XIV-XV): del 225 ca.; contiene Lc. 2,18 18,18; 22,4 Gv. 15,8.
Tra i manoscritti del NT i papiri sono pi antichi dei grandi codici sui quali cfr. V.7.2. Sullipotesi di una datazione
alta del Vangelo di Marco grazie al papiro 7Q5 cfr. pi oltre in IV.3.1A. Un esempio di fraseologia neotestamentaria
alla luce dei papiri documentari: lespressione Il Regno di Dio in voi, che ricorre nei vangeli (Lc. 17,21), secondo
luso dei papiri sarebbe da intendere: a portata di mano, cfr. C. H. Roberts, The Kingdom of Heaven, in HThR 41
(1948), 1 ss. Cfr. i lessici indicati nella bibliografia in XV.3; e, inoltre: J. W. Voelz, The language of the New
Testament, in ANRW II 25.2, 1984, 893-977; J. Swetnam, Il greco del Nuovo Testamento, 2 voll., trad. ital., Bo 1995.
Un elenco dei papiri neotestamentari: K. Aland, Repertorium der griechischen christlichen Papyri, I: Bibliche Papyri,
B 1976; J. K. Elliot, A bibliography of Greek New Testament manuscripts, C 2000, in formato elletronico: http://wwwuser.uni-bremen.de/~wie/texte/Papyri-list.html. LUniversit di Salisburgo promuove un progetto di utilizzazione dei
dati provenienti dai papiri documentari per linterpretazione del NT, il progetto PKNT (Papyrologische Kommentare
zum Neuen Testament) sul quale cfr. R. Mazza, Per un commentario al Nuovo Testamento sulla base dei papiri
documentari, in ASE 21 (2004), 373-378.

F. Documenti cristiani o di interesse cristiano su papiro.


Lo studio dei papiri integra per lo pi quanto gi ci noto grazie alle fonti letterarie. Esso,
inoltre, ha contribuito spesso a risolvere problemi rimasti insoluti in base al ricorso esclusivo a
queste ultime. Mi limito a citare soltanto due casi: la portata della persecuzione anticristiana
dellimperatore Decio e lambiente nel quale nacque Mani.
a. Il nome dellimperatore Decio, come meglio vedremo in sguito trattando del secolo terzo
[ VIII.3.2], collegato ad una vasta persecuzione anticristiana. In passato si credeva che
egli, con un esplicito editto, avesse obbligato i cristiani a sacrificare alle divinit pagane
comminando nei loro riguardi la pena di morte in caso di inadempienza. Una serie di
scoperte papiracee ci ha poi consegnato i libelli, cio i certificati che i sacrificanti
ricevevano quale attestazione di ottemperanza allordine. In questi documenti venivano
riportati il nome e loccupazione del sacrificante; ora tra questi attestati ve ne sono anche
alcuni rilasciati a sacerdoti pagani. Dunque questultimo particolare ci dimostra che,
contrariamente a quanto si era creduto, quella di Decio non era miratamente una legge
anticristiana, bens limposizione di un obbligo generale di sacrificio la cui esecuzione
poteva comportare la disobbedienza da parte dei cristiani e, pertanto, soltanto
indirettamente la loro passibilit di punizione. Altrettanto preziosi sono quei (meno
numerosi) papiri che riecheggiano situazioni connesse alla pi tarda persecuzione di
Diocleziano ed attestano la spoliazione delle chiese [ IX.4.2].
22

Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.

b. Un prezioso piccolo codice contenente la vita di Mani (PColon 4780) ha proiettato nuova
luce sugli ambienti nei quali ebbe a formarsi da giovanissimo il fondatore della religione
manichea: le sette giudeocristiane della bassa Mesopotamia alle quali la sua famiglia
apparteneva [ VIII.6.4].
Naturalmente lmbito territoriale che pi stato illuminato dallo studio dei papiri lEgitto.
Pertanto, specialmente la conoscenza della vita quotidiana delle comunit cristiane dEgitto, o
quella dei monasteri, cos come quella dei testi liturgici, riceve una luce chiarificante dai numerosi
reperti papiracei che questa regione ha restituito.
_____________________________
Non sempre agevole distinguere un papiro cristiano dagli altri che cristiani non sono. In ogni caso una
caratteristica dei papiri cristiani luso dei nomina sacra, cio di abbreviazioni utilizzate anche per dare enfasi a ci che
si vuole esprimere, cfr. C. H. Roberts, Manuscript, society and belief in early Christian Egypt, Lo 1979, 26-48
(Nomina sacra: origins and significance). Tra queste:
P
= staurogramma, cio lettera a forma di croce;
X
= monogramma di Cristo, cio la lettera unica risultante dalla sovrapposizione di X e P, prime lettere del
nome di Cristo in greco;
XM = Maria genera Cristo;
q/
= il numero 99 ottenuto con la somma del valore numerico delle quattro lettere che compongono la parola
mn = amen, cos sia.
Sui papiri cristiani dEgitto in particolare cfr. M. Naldini, Il cristianesimo in Egitto. Lettere private nei papiri dei
secoli II-IV, Fi 1968, 1998; Id., Egitto cristiano; testimonianze papirologiche, in A. Camplani (curatore), LEgitto
cristiano, R 1997, 273-288. Altre osservazioni e bibliografia sui papiri cristiani dEgitto saranno fornite in sguito nei
paragrafi relativi allEgitto, iniziando da VI.13.4. Si progetta un Corpus Papyrorum Christianorum (CPC) presso la
Macquaire University, in Australia, cfr. E. A. Judge, Selection criteria for the Corpus Papyrorum Christianorum, in Atti
del XVII Congresso Internazionale di Papirologia, Na 19-26 maggio 1983, Na 1984, 633 ss. Sarebbe troppo lungo
fornire un elenco dei testi letterari cristiani restituitici da papiri per il quale cfr. van Haelst - B. Aland Rosenbaum,
Repertorium der griech. Christlichen Papyri. II. Kirchenvter Papyri. Teil I: Beschreibungen, B 1995. Periodici
aggiornamenti sui christliche Texte sono offerti nelle pagine dellAPF da K. Treu e, successivamente, da C. Rmer: 19
(1969), 169-206; 20 (1970), 145-152; 21 (1971), 207-214; 22 (1974), 367-395; 24 (1976), 113-127 (varia Christiana),
253-261; 26 (1978), 149-159; 28 (1982), 91-98; 29 (1983), 107-110; 31 (1985), 59-71; 32 (1986), 87-95; 34 (1988), 6978; 35 (1989), 107-116; 36 (1990), 95-98; 37 (1991), 93-98; 43 (1997), 107-145; 44 (1998), 127-139; 45 (1999), 138148; 46 (2000), 302-308; 47 (2001), 368-376; 48 (2002), 349-350. Tre esempi significativi di contributi della
papirologia alla letteratura cristiana antica: 1. lOmelia sulla Pasqua di Melitone di Sardi [ VI.12.3], importante per le
sue posizioni antigiudaiche, contenuta nella gi citata raccolta Chester Beatty (vol. XII); 2. i papiri scoperti a Tura
(presso Il Cairo, intorno al 1940) che ci restituiscono, tra laltro, opere esegetiche di Didimo dAlessandria (detto il
cieco) e scritti di Origene; 3. un testo frammentario del Diatessaron di Taziano scoperto, nella sua redazione greca, a
Dura Europos [ VI.13.3.2]. Appartengono al II e III sec. d.C. numerosi papiri che riportano testi apocrifi come il
Protovangelo di Giacomo, il Vangelo di Maria, lEpistola di Paolo ai Corinzi (apocrifa) e molti altri testi tra cui detti di
Ges che non trovano riscontro in altri documenti gi noti [ VI.8.1].

G. Papiri magici e sincretistici.


Altro genere di testi, prezioso ma non ancra adeguatamente studiato, rappresentato dagli
amuleti magici. Si tratta di testi sincretistici dove nomi di personaggi biblici, o anche brevi brani
dellAntico e del Nuovo Testamento sono riportati insieme ad invocazioni a divinit pagane o nel
contesto di formulari magici. Questi reperti, che solitamente venivano indossati per procacciare la
buona sorte, attestano la diffusione di devozioni sincretistiche che giustapponevano (e talvolta
giungevano a fondere) elementi del paganesimo tradizionale egiziano o greco romano, del
giudaismo e del cristianesimo, questultimo nelle sue interpretazioni ortodosse o anche gnostiche.
_____________________________
Si suole talvolta distinguere tra papiri magici ed amuleti, intendendo con questi ultimi il corrispondente dei
fulaktria giudaici, cio strisce recanti scritte, arrotolate o piegate ed indossate per motivi profilattici. Un amuleto
egiziano ci restituisce la pi antica trascrizione della preghiera cristiana del Padre nostro (Mt. 6,10-12): il PAntin II
54, del secolo III. Alla categoria degli amuleti appartiene il POxy 840 (sec. IV-V), scoperto nel 1905, consistente in un
minuscolo foglio di pergamena scritto da entrambi i lati. Le sue dimensioni, cm. 8,8 per 7,4, attestano che esso era parte
di un libretto da indossare. Le 45 righe di cui consta contengono discorsi controversistici di Ges sulla purit i quali
potrebbero appartenere ad un originale molto antico, per alcuni della fine del sec. I. E attestato luso da parte dei
cristiani di indossare testi scritturistici a sopo apotropaico: non vedi come le donne e i bambini piccoli sappendono al
collo i libri dei vangeli al posto di un grande amuleto e li portano sempre con s, ovunque vadano?, Chrys., hom. stat.
23

Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.


19,4. Per gli amuleti ed i papiri magici cfr. la classica raccolta del Preisendanz citata nel capitolo seguente a proposito
della magia [ II.4.5C], per un aggiornamento cfr. W. M. Brashear, The greek magical papyri: an introduction and
survey; annotated bibliography (1928-1994), in ANRW II 18,5, pp. 3380-3684. Inoltre: Rinaldi I, 78-83; A. Leone, La
magia popolare nellEgitto greco-romano e bizantino. Analisi dei documenti scrittorii tra paganesimo e cristianesimo,
Na 2000; E. Wipszycka, s.v. Amuleti, in NDPAC, I, 255-257 [ II.5]. Su questi testi compaiono talvolta le voces
magicae, una sequenza di lettere che non ha nessun chiaro significato apparente. Sulle gemme gnostiche cfr. VI.7.1.

I.2.3. Le iscrizioni.
Le iscrizioni su pietra rappresentano una testimonianza certamente pi diretta di quella affidata
alla pagina scritta la quale solitamente presuppone un pi raffinato processo di elaborazione
letteraria. In merito alla immediatezza delle testimonianze epigrafiche va tuttavia rilevato che, se
le iscrizioni private ed i graffiti riguardano la vita quotidiana dei personaggi cui si riferiscono,
quelle pubbliche veicolano sempre un preciso contenuto ideologico ed, in realt, sono pur
sempre uno strumento ottimale di propaganda per imperatori o personaggi autorevoli.
_____________________________
Anche in merito allepigrafia stato posto il problema (o, piuttosto, lo pseudoproblema): esiste una epigrafia
cristiana che abbia statuto di disciplina autonoma? La risposta che sembrerebbe logico dare prima di tutto deve tener
presente che nello studio dellantichit nessuna disciplina pu dirsi autonoma, anche se ogni mbito di ricerca ha una
sua peculiarit da cui non pu prescindere; dunque bisogner anche a tal proposito far valere le riflessioni gi
formulate in merito allarcheologia cristiana alle quali rimando [ I.2.1]. Per le ricerche on line sullepigrafia ed i
corpora epigrafici si parta da www.rassegna.unibo.it/epigrafi.html.

I.2.3.1. Le iscrizioni giudaiche.


Lo studio del giudaismo in et romana imperiale riceve un contributo fondamentale dai testi
epigrafici; e ci vale tanto per i testi in lingua ebraica, pi numerosi in Giudea, ma scarsissimi nella
diaspora, quanto per le iscrizioni giudaiche in lingua greca che costituiscono invece la stragrande
maggioranza di quelle prodotte dal giudaismo della diaspora, prime tra tutte le iscrizioni giudaiche
di Roma [ III.8].
A. Iscrizioni sepolcrali giudaiche palestinesi.
Dalla fine dellOttocento, specialmente nellarea di Gerusalemme, gli archeologi hanno portato
alla luce un particolare tipo di manufatto connesso alle usanze sepolcrali dellet di Ges e degli
inizi del suo movimento. Si tratta di ossuari, vale a dire piccole casse di pietra in cui venivano
raccolte le spoglie mortali di un defunto per liberare i kkim, cio le nicchie funerarie ricavate nelle
pareti dei locali di sepoltura, nelle quali, pertanto, potevano poi trovar posto altri cadaveri. Lepoca
degli ossuari generalmente posta tra il II sec. a.C. ed il II d.C. Questi reperti sono talvolta ornati da
motivi ornamentali, ad esempio rosette e palme, ma sono stati studiati principalmente per le brevi
iscrizioni in ebraico e greco che vi figurano.
Semplificando al massimo tutta una serie di problemi sollevati da questi reperti, possiamo
concentrare la nostra attenzione su tre aspetti che essi presentano:
a. lonomastica che vi figura.
b. Linterpretazione dei segni cruciformi che vi compaiono.
c. La loro appartenenza ad una comunit (giudeo)cristiana.
Quanto al primo, va rilevato che i nomi sono quelli ricorrenti presso i giudei dellepoca e, di
conseguenza, tra i protagonisti dei racconti neotestamentari. Suscita tuttavia attenzione il fatto che
tra questi nomi ricorrono anche quelli di Barsabba e di Saffira. Essi sono attestati negli Atti degli
Apostoli [ IV.4], ma non figuravano in nessuna altra fonte. Questa scoperta, pertanto, pu
contribuire a persuaderci della bont delle fonti utilizzate da Luca nel rievocare gli eventi del pi
antico cristianesimo.
Ben pi rilevante, per, il secondo problema: sin dalle prime scoperte accanto ad alcuni nomi
figuravano dei segni cruciformi i quali hanno fatto pensare che i resti fossero appartenuti a membri
della prima comunit dei seguaci di Ges. Questa convinzione ha ancra seguaci, tuttavia sembra
strano che gi per quellepoca cos antica abbia potuto essere utilizzato il signum crucis. Pi
24

Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.

probabilmente si tratta di una grafia di quella lettera ebraica tau la quale, come leggiamo in Ez. 9,4,
avrebbe dovuto essere posto sulla fronte dei giusti quale protezione da parte dellEterno.
Appartenevano a giudei i resti ritrovati negli ossuari? Contro questa ipotesi sta il fatto che
costoro consideravano i cadaveri impuri e, pertanto, ben difficilmente li avrebbero maneggiati al
fine di preservare le ossa prelevandole dalla prima collocazione post mortem ed inserendole nelle
urne di pietra. Questa seconda sepoltura era pi probabilmente fatta in vista della risurrezione.
Possiamo congetturare, dunque, che i reperti o, almeno, buona parte di questi, siano appartenuti a
giudeo(cristiani) [ VI.6].
_____________________________
Le iscrizioni sugli ossuari sono in ebraico, aramaico o greco; alcune sono comodamente pubblicate nel CII II, nn.
1210-1387; per la loro datazione cfr. H. Vincent, Sur la date des ossuaires juifs, in RevBibl 43 (1934), 564-567. Il
primo gruppo venne alla luce nel 1873 in un ipogeo del Monte Oliveto, a sud est di Gerusalemme, vi figuravano nomi
ben diffusi tra i giudei dellepoca quali Giuda, Ges, Maria (CII, II, n 1214), Marta (CII, II, nn. 1261, 1263,1311),
Salom (CII, II, nn. 1210, 1237, 1245, 1293b, 1294,1295), Eleazaro, cio Lazzaro (CII, II, n 1216, 1247, 1260, 1264,
1287, 1288,1337). Nel 1945 furono scoperti altri 14 ossuari nella grotta di Talpiot, presso la strada che porta da
Gerusalemme a Betlemme. Oltre ai gi noti segni cruciformi vi si leggevano i nomi di Ges (CII, II, n 1231), Miriam,
figlia di Simeone, ma anche nomi peculiari allonomastica neotestamentaria e non attestati altrove, come Simeone
Barsabba (ricorrente in At. 1,23; 15,22) e Saffira (At. 5,1, cfr. CII, II, n 1272, 1282). E. L. Sukenik, The earliest
records of Christianity, in AJA 51 (1947), 351-365 ha attratto lattenzione su due termini leggibili in due iscrizioni
accanto al nome 'Ihsoj: o interpretato come ahim e lq connesso allebraico lamentarsi e, pertanto ha ravvisato
sia pur in via ipotetica, delle lamentazioni di seguaci di Ges a sguito della sua morte. La tesi ha avuto accoglienze
negative, cfr. la relativa rassegna bibliografica in E. Gabba, Iscrizioni greche e latine per lo studio della Bibbia, T 1958,
pp.112-113. Poi fu la volta di ossuari scoperti presso il Monte Oliveto: segni cruciformi e nomi quali Giuda, Ges figlio
di Eleazaro lo Scriba, Marta figlia di Natai, Ges Natanilu. Finalmente, agli inizi degli anni 50, presso la localit
Dominus flevit sul Monte Oliveto, sono venuti alla luce altri ossuari, simboli cruciformi e vari nomi tra cui quello di
Giuda proselito [ IV.4.1a], cfr. B. Bagatti T. Milik, Gli scavi del Dominus flevit, J 1958; tra questi si segnala il
segno che si presenta come una sovrapposizione delle lettere greche C e R e che ha fatto parlare di un mirabile
precedente di quello che sar poi detto monogramma costantiniano (M. Guarducci). Sulla scoperta, avvenuta nel 2002,
dellossuario di Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Ges cfr. IV.4.2. Ecco il testo di Ez. 9,4: Passa in mezzo
alla citt, in mezzo a Gerusalemme, e fai un segno sulla fronte degli uomini che sospirano e gemono per tute le
abominazioni che si commettono in mezzo a lei e poi raccomanda allangelo sterminatore di non accostarsi ad
alcuno che porti il tau. Sugli ossuari cfr. B. Bagatti, Larcheologia cristiana in Palestina, Fi 1962, 17-24; E. M. Meyres,
Jewish ossuaries: reburial and rebirth, R 1971; L. Y. Rahmani, A catalogue of Jewish ossuaries in the Collection of the
State of Israel, J 1994; M. Aviam S. Syon, Jewish ossilegium in Galilee, in L. V. Rutgers (curatore), What Athens has
to do with Jerusalem, Fs. G. Foerster, Lov 2002, 151-187. Tutte queste scoperte pongono due seri problemi:
lappartenenza delle sepolture a (giudeo)cristiani e linterpretazione del segno cruciforme come riferimento alla croce,
simbolo della fede cristiana.
Ci si domanda: possediamo resti archeologici di sicura appartenenza cristiana nella Palestina di et precostantiniana?
Gli archeologi dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, tra i quali si distinto Bellarmino Bagatti,
hanno ricostruito una mappa delle presenze giudeo cristiane nella Palestina dei primi secoli dellera volgare ed hanno
creduto di poter rilevare un diffuso apparato di simboli i quali esprimevano le dottrine e le attese millenaristiche degli
appartenenti a questo ramo della cristianit che andr poi estinguendosi dal IV secolo in poi, cfr. del Bagatti, Alle
origini della chiesa. Le comunit giudeo cristiane, R 1981. Ma le interpretazioni degli archeologi francescani sono
lungi dallesser condivise dalla totalit degli specialisti. Per uno status quaestionis cfr. I. Mancini, Le scoperte
archeologiche sui giudeocristiani, Assisi 1968; I. Randellini, La Chiesa dei Giudeo - cristiani, Brescia 1968.
Torneremo sul tema discutendo del giudeocristianesimo [ VI.6]. Il grande patrimonio di simboli giudaici,
prevalentemente trasmessici per via epigrafica, raccolto e commentato da E. R. Goodenough, Jewish simbols in the
Greco-roman period, 8 voll., NY 1953 ss. (sugli ossuari: vol. I, 110-133). In generale cfr. D. Diringer, Le iscrizioni
ebraico antiche palestinesi, Fi 1934; S. Moscati, Epigrafia ebraica antica 1935-1950, R 1951.

B. Iscrizioni giudaiche in lingua greca e latina.


La stragrande maggioranza delle iscrizioni giudaiche in lingua greca. Quelle in latino
provengono prevalentemente dallItalia. Lo studio dellepigrafia giudaica in lingua greca di
fondamentale importanza per almeno tre fattori: 1. costituisce un legame tra lo studio dei testi
letterari e quello dei monumenti archeologici appartenenti al popolo giudaico; 2. ci informa
sullorganizzazione delle comunit giudaiche, sulle attivit, lappartenenza sociale e la vita dei suoi
membri; 3. illumina alcuni particolari del mondo del Nuovo Testamento e del pi antico
cristianesimo.
25

Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.

Sono interessanti le iscrizioni contenenti dediche a benefattori delle sinagoghe; a tal proposito
non infrequente il caso di pagani che hanno offerto elargizioni di denaro o hanno contribuito
alledificazione o al restauro di un edificio sinagogale. In Lc. 7,5 ricordato un centurione del quale
gli anziani dei giudei dicono a Ges che degno... perch ama la nostra nazione, ed lui che ci ha
edificato la sinagoga. Le iscrizioni giudaiche che menzionano timorati di Dio o proseliti
costituiscono elementi utili per saggiare la consistenza del proselitismo esercitato dai giudei in et
romana imperiale o, comunque, la forza di attrazione della fede giudaica. Limportante iscrizione
gerosolimitana di Teodoto, della quale si dir in sguito, ci documenta la rilevanza dellistituto
sinagogale e le molteplici attivit a questo connesse [ IV.4.1].
Particolarmente interessanti sono quelle epigrafi che presentano elementi propri della fede
giudaica mischiati alla fraseologia ricorrente nellepigrafia pagana; questi testi documentano il
livello di integrazione (spinto talvolta fino allapostasia) dei giudei nella societ circostante.
_____________________________
Sulla scorta di quel che avviene per le iscrizioni greche e latine classiche, possiamo distinguere le iscrizioni
giudaiche in vari generi, a seconda del loro contenuto. Pertanto abbiamo: decreti, elenchi, testi normativi, iscrizioni
onorifiche, dediche, iscrizioni funerarie ed altro. Sulliscrizione gerosolimitana di Teodoto cfr. le osservazioni in
IV.4.1b. Particolarmente significativa per il lettore del NT liscrizione collocata nel recinto del Tempio di
Gerusalemme sulla quale era riportato il divieto di accesso nella zona pi interna a chi non fosse giudeo [ III.11C]. Il
testo di questa che detta la Lex de Templo Hierosolymitano ci restituito da due frammenti epigrafici dai quali
apprendiamo che le autorit romane preposte alla vigilanza avrebbero consentito luccisione a furor di popolo dei
trasgressori. La norma romana aggravava la pena che prima, in et ellenistica, consisteva in una sanzione pecuniaria.
questa la scena di At. 21 dove Paolo rischia, appunto, di essere giustiziato dalla folla dei giudei inferociti che laccusava
di aver introdotto dei pagani nella zona riservata; cfr. G. Rinaldi, La Lex de Templo Hierosolymitano e
latteggiamento di Luca verso Roma, in Protestantesimo 50 (1995), 269-278 dove faccio rilevare come lintervento del
cilarcoj romano Claudio Lisia a tutela di Paolo dia a Luca ulteriore materia per sostanziare la sua tesi del favore di
Roma verso la predicazione di Ges [ IV.4.1d].
Le iscrizioni giudaiche sono edite da J. B. Frey, Corpus Inscriptionum Iudaicarum, I, R 1936 (Europa); II, NY 1975
(Asia ed Africa, con aggiunte di B. Lifshitz) e poi W. Horbury - D. Noy, Jewish Inscriptions of Graeco - Roman Egypt,
C 1992. Area asiatica: E. Miranda, La comunit giudaica di Hieroplis in Frigia, in EA 31 (1999), 109-155; A.
Chaniotis, The Jews of Aphrodisias: new evidence and old problems, in SCI 21 (2002), 209-242 A. J. B. De Vaate J.
W. Van Henten, Jewish or non-Jewish? Some remarks on the identification of Jewish inscriptions from Asia Minor, in
BO 53 (1996), 16-28. Per lOccidente: D. Noy, Jewish Inscriptions of Western Europe, I. Italy (excluding the City of
Rome), Spain and Gaul, C 1993; Italia: G. Lacerenza, Le iscrizioni giudaiche in Italia dal I al VI secolo: tipologie,
origine, distribuzione, in M. Perani, I beni culturali ebraici in Italia. Atti del Convegno Internazionale. Ravenna 22-24
maggio 2001, Ravenna 2003, 72-92; AA. VV., Ebrei e Sicilia, Pa 2002 (spec. I contribute di G. Manganaro, pp. 31.41, e
di L. V. Rutgers, pp. 42-52, sulle iscrizioni). Roma: D. Noy, Jewish Inscription of Western Europe, II, The City of
Rome, C 1995; penisola iberica: H. Niquet, Jews in the Iberian peninsula in Roman times, in SCI 23 (2004), 159-182.
Una panoramica generale dei problemi e della ricerca in L. H. Kant, Jewish Inscriptions in Greek and Latin, in ANRW
II 20.2, 1987, 671-713; P. W. van der Horst, Ancient Jewish Epitaphs, Kampen, 1991; M. H. Williams, The contribution
of Jewish inscriptions to the study of Judaism, in W. Horbury et Alii, The Cambridge History of Judaism. III. The early
Roman period, C 1999, 75-93. Pi specifici i volumi dal medesimo titolo Iscrizioni greche e latine per lo studio della
Bibbia, offerti dapprima da E. Gabba (T 1958), quindi da L. Boffo (Bre 1994).

I.2.3.2. Iscrizioni cristiane greche e latine.


Non nostro cmpito ricordare le grandi raccolte epigrafiche generali greche e latine, nelle quali
trovano posto epigrafi cristiane e per le quali si rimanda a trattazioni specialistiche. Lo studio delle
iscrizioni dei cristiani ci fornisce informazioni di prima mano sulla loro condizione sociale,
sullorganizzazione delle loro comunit e sulle loro credenze, principalmente quelle relative allo
stato del credente dopo la morte.
La terminologia relativa alla condizione sociale dei credenti, anche se nei vocaboli quella
stessa del mondo pagano, sembra attestare una evoluzione di significato di alcuni termini. Univira e
virgo, ad esempio, cio che ebbe un solo uomo e vergine, acquisiscono una connotazione
elogiativa, perdendo, nel caso di questultimo termine, quella sfumatura talvolta commiserativa di
non sposata che si riscontra nellepigrafia classica. Cos anche servus piuttosto impiegato nella
formula servus Dei; mentre dominus viene dapprima riferito a Dio e, soltanto successivamente,
insieme a sanctus, ad una persona degna di speciale considerazione e riguardo.
26

Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.

I ministeri esercitati nelle comunit vengono ricordati molto sporadicamente nelle iscrizioni e
non prima del III secolo, mentre nel successivo appaiono pi frequentemente ed in conformit alla
nuova organizzazione della chiesa. Dalle iscrizioni apprendiamo, per esempio, che i presbiteri
potevano esercitare anche altre attivit secolari per sostenersi, oppure che avevano moglie (ILCV
1192).
_____________________________
Nel manuale di Epigrafia greca di M. Guarducci, il vol. IV (Roma 1978) dedicato alle epigrafi sacre pagane e
cristiane (quelle cristiane sono alle pp. 301-556); nel volume di Archeologia cristiana di P. Testini (Bar 1980), le pp.
330-543 sono dedicate allo studio delle iscrizioni. Per la ricchezza del materiale raccolto cfr. pure O. Marucchi,
Epigrafia cristiana, Mi 1910; R. Aigrain, Manuel dpigraphie chrtienne, P 1912-1923; C. M. Kaufmann, Handbuch
der altchristlichen Epigraphik, Freiburg im Breisgau 1917; F. Grossi Gondi, Trattato di epigrafia cristiana latina e
greca del mondo romano occidentale, R 1920 (inutile raccomandare al lettore la cautela nellutilizzare questi manuali
classici, ma datati); A. Ferrua, Lepigrafia cristiana prima di Costantino, in Atti del IX Congresso Internazionale di
Archeologia Cristiana, I, R 1978, 583-613; D. Mazzoleni, Epigrafi del mondo cristiano antico, R 2002. Sono ancra
utili le voci nel DACL curate da H. Leclercq: III 2, 1914, coll: 1731-1756 (citazioni bibliche nelle iscrizioni greche),
1756-1780 (citazioni bibliche nelle iscrizioni latine); VII 1, 1926, 850-1089 (iscrizioni latine cristiane), 694-850
(iscrizioni greche cristiane, di L. Jalabert); cfr. anche J. Janssens, Vita e morte del cristiano negli epitaffi di Roma
anteriori al sec. VII, R 1981.
Ricordiamo alcune raccolte di iscrizioni cristiane:
a. E. Diehl, Inscriptiones Latinae Christianae Veteres, (= ILCV), B 1925, 1928, 1931 (con aggiornamento ed indici
a cura di J. Moreau e H. I. Marrou nel 1967), inoltre: A. Ferrua, Nuove correzioni alla Silloge del Diehl
Inscriptiones Latinae Christianae Veteres, CdV 1981.
b. C. Wessel, Inscriptiones Grecae Christianae Veteres Occcidentis, Halle 1936 (poi ristampato a cura di A. Ferrua
e C. Carletti).
c. Per le iscrizioni italiane cfr. Monumenta epigraphica christiana saeculo XIII antiquiora, quae in Italiae finibus
adhuc exstant (= ICI) a cura di vari studiosi (comitato scientifico allora presieduto da A. Ferrua, coordinato da C.
Carletti); la collana edita a Bari, 1980 segg.
d. Per le iscrizioni di Roma: G. B. De Rossi, Inscriptiones Christianae Urbis Romae, septimo saeculo antiquiores,
Romae 1857-1888 (= ICUR), lavoro poi continuato da I. Gatti e, in prosieguo di tempo, da A. Silvagni, A.
Ferrua, C. Carletti, D. Mazzoleni. Il loro numero si aggira oggi sulle 45.000 unit. Unutile antologia offerta da
C. Carletti, Iscrizioni cristiane a Roma. Testimonianze di vita cristiana (secoli III-VII), Fi 1986, dello stesso cfr.
anche Un mondo nuovo: epigrafia funeraria dei cristiani a Roma in et postcostantiniana, in VetChr 35
(1998), 39-67.
e. Una preziosa concordanza tra i vari corpora offerta da A. Felle, Concordanze delle Inscriptiones Graecae
Christianae veteres Occidentis, Bari 1991.

I.2.4. Le monete.
La numismatica costituisce una disciplina il cui studio rilevante non solo per la storia antica in
generale ma anche, spesso, per quella giudaica e cristiana. stato a buon diritto affermato che le
monete di epoca romana imperiale costituiscono un commentario continuato sia alla storia dei
singoli imperatori, che a quella dellimpero.
La moneta presenta vari elementi interessanti: 1. la leggenda (cio liscrizione); 2. limmagine; 3.
il corredo dei simboli. Spesso il ritrovamento di monete in siti archeologici ha contribuito a
precisare la cronologia dei luoghi e dei reperti. A titolo di esempio dellimportanza della
numismatica nella nostra ricerca valgano i seguenti tre casi di interazione tra lo studio della
numismatica e quello del cristianesimo antico:
a. le emissioni monetali della Giudea costituiscono unillustrazione efficace della storia dei
rapporti sempre pi tesi tra giudei e romani, ci pu dirsi particolarmente per lepoca che va
dal regno di Erode alle rivolte antiromane del secolo II.
b. Lo studio della svolta filocristiana di Costantino [ X.3] pure illustrato dalliconografia che
compare sulle sue monete: grazie ai simboli che riscontriamo, essa ci accompagna da una
prima fase decisamente pagana allultima evidentemente cristiana.
c. I contorniati sono delle coniazioni commemorative fatte circolare dallaristocrazia senatoriale
romana, ancra in maggioranza pagana, nel secolo IV: essi, pertanto, attestano la persistenza
dei miti e delideologia predominante in questi ambienti.
27

Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.

_____________________________
Nella Giudea allepoca di Ges avevano corso tre distinti sistemi di monete; ecco anche perch il lavoro del
cambiavalute era diffuso! Pertanto erano in circolazione:
1. Monete ebraiche: il lepton di bronzo ed il siclo.
2. Monete greche, coniate ad Antiochia o a Tiro: mina, statere (o tetradramma dargento), dramma. Per i
versamenti al tempio erano adoperate le monete greche.
3. Monete romane: aureus (= 25 denari), denaro di argento (= 16 assi), asse di bronzo (= 4 quadranti), quadrante.
Le emissioni di Erode il Grande [ III.1] hanno riprodotto simboli tipici del giudaismo che rispettavano
lavversione dei giudei alla iconografia connessa al culto pagano: palme, fiori, frutti, corno dellabbondanza, scudo etc.
Il figlio Erode Filippo, invece, a tal proposito non si pose soverchi scrupoli e raffigur sulle sue monete limperatore
Augusto e, successivamente, Tiberio; si noti che Filippo regn ai confini con la Siria su una popolazione pagana. Il re
Erode Agrippa I non esit a farsi raffigurare con la leggenda basileus Agrippa (= re Agrippa), proprio alla maniera
dei monarchi ellenisti, e ad adoperare simboli pagani. Questo tratto della sua ideologia si concilia bene con quanto
leggiamo in At. 12,19-23 dove descritta la morte improvvisa nel teatro di Cesarea di questo monarca, colpevole di
aver incrementato il culto della sua persona. I procuratori romani rispettarono la sensibilit religiosa dei giudei nel
coniare le loro monete; fa eccezione Ponzio Pilato che, su un suo quadrante di bronzo, fece rappresentare il lituus,
bastone sacro utilizzato dagli auguri romani [ III.1].
La coniazione di una moneta era segno di indipendenza politica. Ecco, anche, perch i giudei coniarono monete in
occasione della prima rivolta giudaica, quella del 66-70 [ V.3], e della seconda, quella di Bar Kokeba [ VI.1]. Alla
prima risalgono monete dargento, un metallo con il quale non sarebbe stato lecito ai sudditi giudei coniare moneta; in
queste si riscontrano simboli connessi alla liturgia del popolo dIsraele ed iscrizioni in carattere fenicio come
Gerusalemme la santa e Siclo dIsraele. La seconda serie, che pure riporta i consueti simboli giudaici, introduce
una datazione secondo la serie di anni della libert dIsraele, cfr. L. Mildenberg, Rebel coinage in the Roman Empire,
in AA. VV., Greece and Rome in Eretz Israel, J 1990, 62-74.
Successivamente le monete fatte coniare dalla zecca di Cesarea da Vespasiano per celebrare la vittoria sui
rivoluzionari giudei recavano liscrizione Iudaea capta e limmagine di una donna che piange seduta ai piedi di una
palma, raffigurando cos la prostrazione del popolo giudaico sconfitto [ V.4]. Limperatore Nerva [ VI.1A] fece
coniare delle monete con la leggenda fisci Iudaici calumnia sublata, probabilmente unallusione allabolizione della
tassa che il suo predecessore Domiziano [ V.1] aveva imposto ai giudei, cfr. J. Beaujeu, Politique religieuse et
propagande numismatique sous le Haut-Empire, in Fs. A. Piganiol, P 1966, 1529-1540.
Per quanto riguarda Costantino, sappiamo da Eus., v. Costant. 4,15 che limperatore era solito scegliere
personalmente i soggetti delle emissioni. Su queste, dapprima riscontriamo leffige di Marte o Ercole, quindi di Apollo
assimilato al Sol Invictus. Finalmente, dal 315, su un medaglione celebrativo di Ticinum e su un multiplum di Pavia e
poi, normalmente, dal 317/318 compare il monogramma cristiano. Queste emissioni servono a tracciare la parabola
della evoluzione del pensiero religioso dellimperatore e, pertanto, sono da utilizzare nellambito pi vasto dello studio
della sua svolta filocristiana [ X.3].
Uno studio a parte meritano i contorniati del IV sec. fatti distribuire al popolo in occasione dei giochi per lanno
nuovo. Liconografia ripropone simboli, volti e temi legati alla tradizione pagana alla quale in questo scorcio di secolo
laristocrazia senatoria era ancra vicina. In generale lo storico delle religioni pu seguire il processo di affermazione di
un culto osservando i suoi riferimenti cos come compaiono nelle monete. Apprendiamo, pertanto, della devozione di
Vespasiano ad Iside, ma anche a Serapide e Cibele; di Commodo per Ercole; di Elagabalo per il dio sole di Emesa, e
siamo anche documentati sulla teologia solare di Aureliano.
Le grandi raccolte di monete di et romana imperiale con commento: H. Mattingly - E. A. Sydenham et Alii, The
Roman Imperial Coinage, 9 voll., Lo 1923-1967 (una classificazione sistematica da Augisto a Teodosio I); H. Mattingly
R. A. G. Carson, Coins of the Roman Empire in the British Museum, 6 voll., Lo 1923-1962 (da Augusto a Pupieno,
cio al 238); C. H. V. Southerland, The Roman Imperial Coinage, Lo 1984 (dal 31 a.C. al 69). Per un primo
avviamento: M. Grant, Roman Imperial Money, Lo 1954; G. G. Belloni, La moneta romana. Societ, politica cultura,
Roma 2002. Bibliografia generale: K. Christ, Antike Numismatik. Einfrung und Bibliographie, Da 1991 (3a ediz.).
Aspetti religiosi: J. Beaujeu, Politique religieuse et propagande numismatique sous lHaut Empire, in R. Chevallier
(curatore), Mlanges darchologie et dhistoire offerts A. Piganiol, P 1966, 1529-1540. In rapporto al NT: R. Oster,
Numismatic windows into the social world of early Christianity: a methodological inquiry, in JBL 101 (1982), 195-223;
L. J. Kreitzer, Striking new images. Roman imperial coinage and the New Testament world, Sheffield 1996; M. Reiser,
Numismatik und Neues Testament, in Biblica 81 (2000), 457-488. In rapporto al cristianesimo: A. Pautasso, I segni
del cristianesimo nella monetazione romana, in Atti del V Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, R 1982, 491325. Sulla numismatica costantiniana cfr. X.3. Per le ricerche on line di numismatica si parta da
www.rassegna.unibo.it/num.html.

Quesiti di autovalutazione.
1.
2.
3.
4.
5.

Qual limportanza delle fonti per il lavoro dello storico?


Chi il principale storico del cristianesimo antico e com articolata la sua opera?
Quali sono le principali caratteristiche della storiografia cristiana?
Quali elementi di novit presenta la cronachistica cristiana?
Quali sono le principali fonti documentarie e quale la loro rilevanza per lo storico?

28

Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.

29

Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.

Appendici al capitolo primo.


Appendice n 1 Schema sintetico del capitolo.
La storia dellOriente cristiano, cos come pi in generale quella del cristianesimo, una disciplina storica
e, pertanto richiede lo studio accurato delle fonti storiche. Infatti la conoscenza che lo storico ha dei fatti di
cui parla ben raramente diretta; di solito essa mediata dalla utilizzazione delle fonti dinformazione
disponibili.
Dunque cmpito prioritario dello storico quello di conoscere le fonti di cui pu disporre e di farne una
lettura critica, cio di non recepirne passivamente le affermazioni o le suggestioni, ma formulare articolati
giudizi sul loro valore e sul loro autentico significato.
Per comodit didattica dividiamo le fonti storiche in
A. Letterarie. Consistono nellopera scritta da storiografi i quali hanno di proposito tramandato la
memoria di eventi dei quali, necessariamente, hanno dato anche una loro interpretazione affidandola
al giudizio del lettore. A loro volta queste possono essere:
a. Storie ecclesiastiche: la pi importante quella scritta da Eusebio di Cesarea che cinforma
fino allaffermazione di Costantino ed alla sua svolta filocristiana. Questo lavoro viene
continuato da Socrate Scolastico, Sozmeno e Teodoreto di Ciro il cui racconto procede fino ai
primi decenni del secolo V.
b. Cronache: scarne elencazioni di eventi in successione cronologica le quali hanno spesso il
merito di mettere in parallelo i fatti della storia biblica e cristiana con quella romana, greca,
egiziana o di altri popoli dellOriente.
B. Documentarie. Di carattere vario. Hanno generalmente un carattere di immediatezza per la loro
vicinanza cronologica ai fatti che attestano. Appartengono alle seguenti categorie:
a. Monumenti e reperti archeologici. Sono i resti materiali di edifici adibiti al culto cristiano o
alla sepoltura dei defunti (catacombe). Affreschi, mosaici e sculture presentano un ricco
simbolismo che cinforma vivacemente sulle credenze e gli usi dei cristiani dei primi secoli.
b. Papiri. Possono essere letterari se trasmettono brani o intere opere letterarie; documentari se,
pi brevemente, costituiscono trascrizioni di brevi note personali, messaggi, ricevute,
esercitazioni etc. Provengono generalmente, ma non soltanto, dallEgitto e sono particolarmente
utili per la ricostruzione del pi antico testo biblico. Attestano spesso i tratti popolari e
sincretistici dellantica devozione cristiana.
c. Iscrizioni. Su pietra o marmo. Di carattere prevalentemente funerario, attestano pertanto
lonomastica e le concezioni dellal di l dei cristiani dei primi secoli. Le iscrizioni di carattere
pubblico rivelano invece lideologia politica o le strategie di comunicazione e di consenso dei
sovrani.
d. Monete. Preziose, specialmente se di metallo pi vile, per la datazione che consentono di
stabilire quando sono ritrovate in ambienti o strati archeologici diversificati. Le leggende ed i
simboli monetali ci fanno comprendere lideologia religiosa di un imperatore o di un sovrano; si
pensi allimportanza dello studio della monetazione di Costantino per una valutazione della sua
svolta filocristiana.
Per lo storico del cristianesimo antico (ma anche della storia antica in generale!) indispensabile la
conoscenza dellimmenso patrimonio letterario dei cristiani antichi, prodotto in greco, in latino, ma anche,
successivamente, nelle lingue dellOriente cristiano (siriaco, copto, armeno, georgiano, geez, etiopico,
arabo, etc.). Si tenga per presente che le fonti documentarie, per il loro carattere solitamente pi immediato,
sono preziose per la conoscenza degli strati pi popolari delle comunit cristiane, laddove le fonti letterarie,
per la loro natura pi meditata ed elaborata, illuminano le concezioni degli ambienti pi colti.
La ricostruzione della storia del cristianesimo antico dipende necessariamente dalla utilizzazione
congiunta di tutte queste diverse fonti, complementari nella loro diversit. Il lavoro svolto dagli storici che ci
hanno preceduto costituisce la storiografia, materia di studio indispensabile per conoscere le tendenze ed i
risultati delle ricerche precedenti e, di conseguenza, per orientarsi nel cmpito nuovo che ci attende oggi.
A chi si avvicina a questi studi, e rischia di essere sommerso da una mole sempre maggiore di bibliografia
moderna, ci permettiamo di rivolgere le seguenti due raccomandazioni: 1. non sempre lultima pubblicazione
la migliore o la pi completa; 2. nella economia del lavoro dello storico lo studio delle fonti sempre da
preferire a quella dei saggi moderni, la cui lettura pu aver valore soltanto dopo che abbiamo letto le fonti.
30

Capitolo I - Le fonti per lo studio del cristianesimo antico.

Appendice n 2

- La storiografia cristiana della tarda antichit: un grafico.

Le date di composizione sono spesso orientative. Le cifre separate da trattini (---) delimitano il periodo di cui parla
lopera; una serie di puntini () indica che la trattazione riguarda anche periodi anteriori al sec. IV.

P e r i o d o

t r a t t a t o

Composizione Nome

Titolo

IV

VI

303

Eusebio di Cesarea

Chronicon

.-325

324

Eusebio di Cesarea

Stor. eccl.

-324

354

Cronografo romano

379

Girolamo

397

Q. Giulio Ilariano

De cursu temp. ...--------------397

403

Rufino di Aquileia

Stor. eccl.

403

Sulpicio Severo

Cron. univers. .-----------------400

417

Paolo Orosio

Hist. adv. pag. .-------------------417

430

Filostorgio

Stor. eccl.

435

Filippo di Side

Stor. crist.

..-----------------------430

440

Socrate Scolastico

Stor. eccl.

305--------------------429

444

Sozomeno

Stor. eccl.

324------------------439

450

Teodoreto

Stor. eccl.

325---------------428

455

Prospero dAquitania

Chron. univ.

.-------------------------455

475

Gelasio Cizico

Stor.eccl.

et costantiniana

fine V sec.

Idazio

Cronaca

519

Cassiodoro

Cronaca

530

Teodoro il Lettore

VI sec.

Marcellinus Comes

VII

..-334

aggiunte al Chron di Eus.

325---378

324-----395

320-----------------425

continuatori
di
Eusebio di Cesarea

379----------------476
-----------------------------------------519
305-hist. tripartita--430---storia eccles.---527

Cronaca

379--------------------------------------534

540

Cronaca di Edessa

..-------------------------------------------------540

550

Cronaca di Arbela

..-------------------------------------------------550

VI sec.

Zaccaria Retore

Stor. Eccl.

VI sec.

Giovanni di Efeso

Stor. Eccl.

VII sec.

Chronicon Paschale

450----491
571-585
..------------------------------------------------------627
31

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