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del suo regno4. Riprendendo una suggestione di Joseph Hilarius Eckhel, sostiene
che le legende pagane scomparvero gi dal 323. Lapparizione di temi cristiani
sarebbe per successiva alla fondazione di Costantinopoli. Le tesi di Cavedoni sono
contrastate da Raffaele Garrucci (1812-1885) in uno studio che apre una polemica
serrata: secondo Garrucci, il numero di monete ascrivibili a Costantino sarebbe ben
pi elevato e i simboli cristiani apparirebbero sulle sue monete prima del 3305.
linizio di una disputa che prosegue sino alla morte di Cavedoni e coinvolge anche
Giovan Battista De Rossi (1822-1894)6.
Amedeo Crivellucci (1850-1914), uno storico che dedica la maggior parte dei
propri studi al rapporto fra Stato e Chiesa nellalto Medioevo da un punto di vista
anticlericale, si occupa tangenzialmente anche dellet costantiniana: in particolare
della storicit delleditto di Milano, che egli difende contro le tesi di Otto Seeck, e
dellaffidabilit storica della Vita Constantini di Eusebio7. Egli sostiene che alcuni
documenti citati come autentici nellopera di Eusebio, quale leditto ai provinciali
della Palestina e la lettera al re di Persia, siano in realt falsi. Tali argomenti si
fondano su precise considerazioni linguistiche e stilistiche, che testimoniano
ladesione di Crivellucci a un metodo rigorosamente filologico. La tesi solleva un
ampio dibattito nellambito della storiografia tedesca, ricevendo le adesioni
(seppur in diversa misura) di studiosi come Theodor Mommsen, Victor Schulze,
Otto Seeck e dello stesso Burckhardt8. Crivellucci si occupa anche di altri aspetti
dellepoca costantiniana: in uno studio di grande impegno sul monogramma e sul
labaro che apparvero sugli scudi dellesercito di Costantino al ponte Milvio,
sostiene che si tratti di simboli pagani e non cristiani, dato che nel 312 Costantino
non ha ancora aderito al cristianesimo; saranno i cristiani ad appropriarsi, dopo la
vittoria di ponte Milvio, di emblemi che hanno ampia circolazione in ambito
pagano. Invece di un Costantino che attribuisce al dio dei cristiani la propria
vittoria, vediamo qui i cristiani attribuire al loro dio la vittoria di Costantino e
iscrivere limperatore e il suo esercito tra le loro fila9. Il filologo Augusto Mancini
(1875-1957) persegue una linea analogamente critica riguardo alla Vita eusebiana,
ispirata a unanalisi ancora pi marcatamente filologica, e anzi critico-testuale10.
Anchegli conclude che leditto ai provinciali e quello agli orientali costituiscano dei
falsi, ma ne attribuisce la paternit ad ambienti cristiani dai quali Eusebio
trarrebbe scientemente documenti spurii11.
Su posizioni molto distanti si colloca il grande erudito Pio Franchi de Cavalieri
(1869-1960), a lungo scriptor della Biblioteca Vaticana. Un suo lungo saggio del
1916 discute le modalit della sepoltura di Costantino e il contesto topografico e
monumentale nel quale essa ha luogo12. Il contributo sottintende una discussione
pi generale dei riti funerari nella tarda antichit, che si legge in filigrana nelle
ricchissime note a pi di pagina La discussione si estende anche alla sepoltura della
santa imperatrice Elena, che Franchi de Cavalieri pone a Roma, sulla via
Labicana. Egli scrive dal punto di vista di uno studioso cattolico, che non esita a
definire il paganesimo come idolatria, mostrando comunque una lucida
consapevolezza del carattere composito della societ dellepoca costantiniana, un
contesto non pienamente cristianizzato, nel quale le onoranze funebri al primo
imperatore cristiano rappresentano un problema politico. Lerudito ritorner su
altri problemi costantiniani in due notevoli lavori scritti negli anni Trenta, ma
pubblicati in volume soltanto nel 1953: uno sulla visione di ponte Milvio e uno
sullattribuzione a Eusebio della Vita Constantini13. Nel primo saggio, Franchi de
Cavalieri reagisce alla critica del racconto di Eusebio offerta da Henri Grgoire,
giungendo alla conclusione che allinizio della battaglia di ponte Milvio Costantino
decide di rimettersi alla protezione del dio dei cristiani, del quale riconosce
prontamente i meriti dopo la sua vittoria. La conversione sopraggiungerebbe
soltanto dopo il ponte Milvio. Anche il secondo saggio una risposta alle tesi di
Grgoire, in difesa dellattribuzione a Eusebio della Vita Constantini. Lo studioso
reagisce allassunto di fondo dellopera di Grgoire, che spiega la politica religiosa
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di Costantino e dei suoi rivali con una logica di potenza e di controllo sui territori
orientali dellImpero, abitati per lo pi da popolazioni cristiane: una
riproposizione del modello del Christianismus politicus burckhardtiano, al quale si
oppone, da un lato, la sincerit della conversione e, dallaltro la tesi secondo la
quale, allinizio del IV secolo, il cristianesimo sarebbe ampiamente diffuso anche
nelle province occidentali dellImpero.
A Costantino e al suo contributo alla vittoria del cristianesimo dedicato
lultimo capitolo della importante opera di Alfonso Manaresi (1881-1968) sulla
storia del cristianesimo sotto lImpero romano14. Manaresi, insegnante nel
seminario di Bologna, accusato di modernismo e censurato dalle autorit
ecclesiastiche nel 1910. Lasciato il sacerdozio alcuni anni dopo, avr poi una
fortunata carriera come autore di manuali scolastici15. Nel suo ampio quadro
storico, la fine delle persecuzioni dioclezianee e la politica di apertura perseguita
da Galerio e Costantino sono conseguenza della potenza spirituale e morale che il
cristianesimo ha guadagnato in secoli di oppressione. Costantino ha un ruolo
decisivo, e anzi rivoluzionario, e le sue intenzioni riguardo al cristianesimo sono
senzaltro sincere. Non bisogna per illudersi, secondo Manaresi, riguardo ai
motivi della sua conversione: egli un grande capo militare e politico, uomo
darmi e di sommaria coltura, animato dalla superstizione pi che da profondi
slanci religiosi. Per questo, se pure Costantino sceglie di porsi sotto la protezione
del dio dei cristiani, la sua condotta non immune dallequivoco dei mezzi
termini, n egli sa informare la sua condotta ai dettami evangelici. Ci non toglie
che in lui si debba riconoscere il fattore principe della prosperit politica del
cristianesimo, liniziatore dei tempi nuovi.
Intorno al 1913, nellanniversario del cosiddetto editto di Milano, vi unintensa
produzione di opuscoli variamente celebrativi: brevi opere a carattere divulgativo
o moralistico, dinteresse pi ecclesiale che storiografico. Le migliori menti storiche
di quellepoca, peraltro, si misurano con altri periodi e altri temi: le origini di
Roma, il farsi dellItalia romana, la schiavit nel mondo antico. La voce su
Costantino nel Dizionario epigrafico, redatta da Ermanno Ferrero (1855-1906),
non offre che un rapido schizzo biografico e si occupa prevalentemente di
titolatura ufficiale 16. Il massimo storico di quel periodo, Gaetano De Sanctis
(1870-1957), un cattolico fervente, ma forse anche per questa ragione si
occupa soltanto occasionalmente della storia del cristianesimo antico e dellepoca
costantiniana. A lui si deve uno studio originale e di grande rigore sulla Historia
Augusta, che egli data allepoca di Diocleziano e Costantino, contro la tesi di
Hermann Dessau, che la ritiene una falsificazione pi tarda, composta verso la fine
del IV secolo17. Largomento e silentio che sottende questa convinzione di
carattere eminentemente storico: con Costantino lImpero attraversa una fase di
cambiamento profondissimo su tutti i piani, di unintensit paragonabile a quello
indotto dalla Rivoluzione francese; la Historia Augusta non recherebbe che tracce
sparse e incerte di tale metamorfosi politica, religiosa e culturale. Al di l di questo
problema significativo, ma particolare, De Sanctis non si occupa di Costantino che
tangenzialmente, e per lo pi in alcune delle numerose recensioni che pubblica
nella Rivista di Filologia e di Istruzione Classica nellarco di alcuni decenni. In una
breve nota su un opuscolo di Ernesto Maass sulle stele che Giustiniano rimosse da
Hagia Sophia e che originariamente sostenevano le immagini di imperatori e dei
pagani poste da Costantino nella basilica, egli osserva cursoriamente che queste
immagini erano una delle prove pi singolari delle concessioni che faceva alla
tradizione pagana il suo cristianesimo alquanto zoppicante18. In una discussione
del libro di Robert Grosse sugli ordinamenti militari del tardo Impero, De Sanctis
osserva che le riforme di Diocleziano e Costantino, che sostituiscono eserciti di
trincea con eserciti di manovra, pronti a intervenire sui fronti in cui la loro
presenza sia necessaria, sono tardive: gli eserciti stanziali hanno infatti ormai
perduto la prestanza e la sagacia tattica delle antiche legioni19. Nella splendida
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recensione alla Social and Economic History of the Roman Empire di Michael
Ivanovitch Rostovtzeff, egli esprime vari punti di dissenso, ma si trova in accordo
con lo storico russo sul fatto che le riforme di Diocleziano e Costantino non
portano ad alcuna soluzione dei gravi nodi sociali del terzo secolo e non aprono
certo una fase di democratizzazione o di riduzione delle gravi distanze fra i ceti
sociali20.
Nel 1932 una breve nota critica al libro di Andr Piganiol, Lempereur Constantin,
Paris 1932, parte dallassunto che la ricchezza desperienze del presente ha
fortemente giovato agli studi su Costantino, che rifuggono ormai sia da eccessi
confessionali sia da svalutazioni politicistiche; prosegue esprimendo una
preferenza per il libro di N. Baynes, apparso lanno precedente, Constantine the
Great and the Christian Church, London 1931; e si chiude suggerendo che il
volume di Luigi Salvatorelli (1886-1974) su Costantino il Grande, apparso nel 1928,
non sia inferiore allopera di Piganiol, anche se risente di unenfasi eccessiva sugli
aspetti religiosi21. Il giudizio forse ingeneroso verso Piganiol, che offre una
sintesi ampia e ragionata dellet costantiniana, non concentrata esclusivamente
sugli aspetti biografici. Lopera di Salvatorelli ha intenti diversi e pi modesti:
unagile sintesi biografica, senza note, scritta da uno dei pi acuti e originali storici
del cristianesimo del suo tempo, che negli anni Venti aveva per iniziato a
dedicarsi soprattutto al giornalismo e alla pubblicistica politica. Vi si incontrano
comunque spunti interpretativi di rilievo: una discussione dellaffermarsi del
principio dinastico alla fine della stagione tetrarchica; un riferimento al concetto
dellImpero come propriet personale da trasmettere ai figli; lidea secondo la
quale la tolleranza scelta inizialmente da Costantino fosse sufficiente in un
Occidente dove i cristiani erano ancora rari nantes in gurgite vasto; la tesi per
cui Costantino sarebbe stato inizialmente cultore di un dio supremo non
identificabile con quello dei cristiani; la necessit, pi ancora che la scelta, per
Costantino di essere coinvolto nelle dispute interne al cristianesimo; infine lipotesi
che la conversione al cristianesimo possa datarsi soltanto intorno al 320, con la
scomparsa del motivo del sole dalle monete di Costantino, dopo anni di politica
cristianofila sempre pi accentuata. Peraltro, anche dopo la sua evoluzione in
imperatore cristiano, Costantino non avrebbe perseguito una linea di imposizione
coatta del cristianesimo; al contempo, era convinzione profonda dellultimo
Costantino che la soluzione ai mali dellImpero potesse giungere soltanto dalla
protezione divina e dalla prosperit della Chiesa cattolica.
Peraltro, la lettura di Costantino proposta dal Salvatorelli era senzaltro pi ricca di
sfumature e innovativa di quella di Giuseppe Costa (1875-1949), un allievo di
Giulio Beloch, che pochi anni prima aveva pubblicato una storia del rapporto fra
religione e politica nellImpero romano, in cui la politica religiosa degli
imperatori veniva letta come un fenomeno per lo pi strumentale 22. Costantino il
sostenitore della religione monoteistica del padre, contro il paganesimo allora
riconosciuto come religione ufficiale; la sua lotta con Massenzio non un
momento dimportanza dirimente per lo sviluppo spirituale della civilt, ma lo
scontro fra due uomini politici di valore impari. La politica religiosa di Costantino
improntata a una ragionevole linea di tolleranza, che mira a rimediare ai pesanti
danni, anche economici, causati dalle persecuzioni. Verso la fine della propria vita,
per, Costantino avrebbe abbandonato la sua adesione al culto solare, in favore di
unadesione al cristianesimo, determinata dai pesanti rimorsi per i suoi gravi
delitti: la tesi avanzata in alcuni ambienti pagani viene cos accolta acriticamente.
Ladesione al cristianesimo avrebbe reso gli atti politici dellultima parte del regno
di Costantino meno lucida e coerente. La lettura di Costa ha, se non altro, il pregio
delloriginalit, e costituisce un tentativo di non leggere lopera di Costantino sotto
una luce meramente elogiativa. In questo, per, raggiunge anche esiti estremi, che
ne limitano fortemente il valore.
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LEnciclopedia Italiana
La voce su Costantino nellEnciclopedia Italiana redatta da Alberto Olivetti
(1890-1934), uno studioso pisano di origine ebraica, allievo di Achille Coen23. Si
tratta di una prudente e ordinata esposizione della biografia dellimperatore, con
alcune utili precisazioni interpretative: lascesa al potere del giovane Costantino
giustamente considerata come una forzatura del sistema tetrarchico; la sua linea
politica identificata nel rafforzamento del potere monarchico, gi avviato da
Aureliano e Diocleziano; della politica economica e monetaria si nota soltanto un
fiscalismo eccessivo24. La politica religiosa di Costantino letta nei termini di
una graduale evoluzione da un paganesimo aperto e tollerante a una adesione al
cristianesimo che si fa sempre pi chiara dopo il 312; la storicit delleditto di
Milano ribadita, contro Seeck e con Crivellucci. Il giudizio di fondo su quello che
viene definito lultimo grande imperatore romano positivo.
Una svolta di grande qualit nel panorama storiografico italiano segnata dalla
pubblicazione della voce su Roma in et imperiale di Arnaldo Momigliano
(1908-1987) nel ventinovesimo volume dellEnciclopedia, apparso nel 193625. In
questo saggio Costantino e il suo posto nella storia dellImpero sono discussi in una
prospettiva originale, che rifugge sia da facili modelli provvidenzialistici e
confessionali sia dalla riduttiva valutazione del Christianismus politicus del
Burckhardt. Costantino spiegato sullo sfondo della crisi del III secolo e della
vigorosa reazione pagana che contraddistingue quel periodo. Le tensioni della
storiografia dei decenni precedenti sono risolte in una formula brillante: il
cristianesimo conquista lanima e il senso di opportunit politica di Costantino.
Al contempo, questi inteso alla luce di tentativi precedenti di venire incontro alle
istanze cristiane e, insieme, di reagirvi: lemergere del monoteismo pagano e la
tendenza a sostituire il culto imperiale con una teoria del diritto divino a
fondamento del potere imperiale. Diocleziano un riformatore sistematico, anzi
geometrico; al centro della sua azione sta la preoccupazione di sistematizzare i
meccanismi della successione e ridurre al minimo i rischi dinsubordinazione degli
eserciti. Nessuno dei due obiettivi centrato, e lipotesi di un Impero su base
cristiana si profila come unalternativa ragionevole e desiderabile: a capirlo fra i
primi Galerio, che nellaprile 311 decreta la libert di culto per i cristiani.
Costantino opera, dunque, su un terreno gi preparato da altri. Momigliano non si
avventura nellesplorazione della sua psicologia e del debito che il suo
cristianesimo pu avere verso il monoteismo pagano; pragmaticamente, per,
riconosce che Costantino , dalla battaglia di ponte Milvio in poi,
fondamentalmente al servizio di Cristo. Al tempo stesso, lo studioso chiarisce
che il conflitto con Massenzio non ha come tema lapproccio verso il cristianesimo:
fra i due contendenti vi pieno consenso sulla necessit di assicurare la tolleranza.
Nel servizio a Cristo, Costantino ha, per, un compito gravoso da assolvere: egli si
attribuisce un ruolo decisivo nella risoluzione dei conflitti nellambito della Chiesa,
e la Chiesa cui deve fare fronte divisa riguardo alla prospettiva di una piena
integrazione con lo Stato imperiale26. Momigliano non d un giudizio enfatico o
entusiastico su Costantino: riconosce, tuttavia, il suo ruolo di pioniere del
cesaropapismo e stabilisce unanalogia fra la rapidit della sua campagna in
Italia del 312 e quella delle guerre napoleoniche 27. poi molto chiara la sua
valutazione su quale sia lo spostamento di equilibri fra Impero e cristianesimo: il
connubio voluto da Costantino ha successo, ma la sua vittoria passa per una chiara
prevalenza della nuova religione. La tensione e il conflitto sono per destinati a
durare: Stato e Chiesa assurgono al rango di autorit universali e la loro
coesistenza diviene ancora pi difficile di quanto gi fosse quella fra lo Stato
pagano e la comunit cristiana.
Momigliano attribuisce poi grande rilevanza agli interventi amministrativi di
Costantino, che nuovamente rivela una logica opposta a quella seguita un paio di
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volume degli Entretiens Hardt dedicato al culto dei sovrani nel mondo antico53.
Costantino e la sua azione vengono discussi nel quadro di una riflessione pi
generale, che parte da un assunto importante: nella tarda antichit il culto
imperiale un problema di frontiera, e dunque un tema sul quale lo scontro
inevitabile, anzi, necessario: un topos negativo per i cristiani; un problema da
superare per molti pagani gi dallepoca dioclezianea. Il potere imperiale in questo
periodo si regge dunque su basi carismatiche, non religiose; pi in generale, si
esaurito il dibattito sulla dimensione concettuale del problema. Quasi
provocatoriamente, Calderone invita a non dare troppo peso a problemi particolari
quali linterpretazione del rescritto di Spello54; la rivoluzione costantiniana non
traumatica e non violenta, e lascia spazio ai fossili di un passato remoto55 . Il
carisma di Costantino consente di accogliere una dimensione di cultualit, che
trova un esempio notissimo nella decisione di collocare la propria tomba fra i
sarcofagi degli apostoli nella basilica di Costantinopoli. Costantino , una volta di
pi, in sintonia con lo spirito di un tempo animato da un forte gusto per il
trascendente. Egli stesso ha parlato della possibilit di una sua basileia dopo la
morte56. proprio in questa forte tensione verso la natura trascendente del
potere che si pu intendere la scelta di creare listituto dei quattro Caesares, e di
rimanere Augustus anche dopo la morte: scelta dalle forti conseguenze politiche e
dalle profonde radici teoriche e spirituali.
In un successivo contributo Calderone discute in maggior dettaglio il problema
della conversione di Costantino, che considera un problema definito in termini
fuorvianti, per quanto significativa sia la sua influenza sul dibattito politico e
filosofico almeno da Dante in poi: Eusebio non parla mai dellopzione religiosa di
Costantino in termini di epistrophe57. La scelta in favore del cristianesimo ,
anzitutto, la ricerca di un theos boethos, di un dio patrono al quale affidare la
tutela della propria causa e quella dellImpero pi in generale. Le dinamiche della
vita spirituale di Costantino sono inconoscibili; quello che emerge con chiarezza
un profondo senso dello Stato, che informa tutte le scelte fondamentali
dellimperatore.
Calderone torna su un tema costantiniano anche in un capitolo della Storia di
Roma, pubblicata da Einaudi, dedicato alla fondazione di Costantinopoli58. Nella
sua lettura, lidea di fondare una seconda Roma lontano da Roma non pu che
apparire un assurdo, che Costantino immagina e promuove. La fondazione della
nuova capitale va intesa nel contesto della guerra contro Licinio e degli eventi di
poco successivi del 325, con il concilio di Nicomedia e i vicennalia del regno. La
fondazione della citt radicata in unaspirazione profonda di fondare una nuova
citt, ed accompagnata da un rituale di inauguratio che si pone in continuit con
il diritto pubblico, e non in aperta contraddizione con il dettato della religione
Cristiana. La decisione di chiudere i conti con Roma, di voltare le spalle alla
capitale chiarissimo; la consecratio della citt ha luogo nel 330; lequiparazione
anche formale di Roma e Costantinopoli si sarebbe compiuta, secondo Calderone,
nel 332/333. Costantino non parla, a quanto consta, di una nuova Roma, ma di
una seconda Roma, strettamente associata alla sua persona; il progetto di
Costantinopoli, peraltro, non manca di incontrare robuste resistenze.
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Costantino e sulla graduale degenerazione del suo regno, dopo una fase iniziale
che ha garantito pace e stabilit67. Limpegnativo studio di Neri non certo uno
sforzo isolato: dalla seconda met degli anni Sessanta in poi, le fonti letterarie
sullet costantiniana ricevono continua attenzione nella storiografia italiana.
Sarebbe impossibile riassumere le linee di questo dibattito in questa sede. A
Raffaele Farina (1933, oggi cardinale) si deve un importante lavoro sulla teologia
politica di Eusebio di Cesarea68. Sono inoltre degni di nota il lavoro di Mario
Mazza (1935) sulla rappresentazione di Costantino nella storiografia cristiana, e
specialmente ecclesiastica, dopo Eusebio69; quello di Giuseppe Zecchini (1952)
sullimportanza del tema della difesa dellImpero contro i nemici esterni e il ruolo
centrale di Costantino in Sozomeno70; e gli studi di Antonio Baldini (1950) sulle
tradizioni letterarie intorno alla conversione di Costantino71.
Due imprese collettive
Accanto a importanti studi di aspetti particolari dellopera di Costantino e della sua
epoca, la storiografia italiana del secondo Novecento ha proposto importanti
momenti di riflessione collettiva e ambiziose collaborazioni scientifiche. Due
imprese, di carattere nettamente diverso, meritano particolare attenzione: lattivit
dellAccademia Romanistica Costantiniana di Perugia, con la sua organizzazione di
unimportante serie di convegni internazionali, a partire dal 1973; e lampia
riflessione sulleconomia e la societ tardoantiche svolta negli anni Settanta e
Ottanta nellambito del Seminario di Antichistica dellIstituto Gramsci. I due
progetti hanno peraltro ambiti ben diversi: se i convegni dellAccademia perugina
riuniscono studiosi di varia provenienza e formazione, uniti dallinteresse per let
tardoantica, il lavoro del Seminario del Gramsci il frutto di una collaborazione fra
studiosi che condividono simili premesse metodologiche, e ha pertanto un diverso
grado di coerenza interna72.
Dare conto della variet di spunti, prospettive e problemi posti dai contributi
apparsi negli Atti dellAccademia Costantiniana sarebbe impossibile. Bastino due
esempi. Il convegno del 1975 dedicato alla transizione dalla tetrarchia alla
monarchia costantiniana e include numerosi contributi dedicati a Costantino: un
saggio del giurista Arnaldo Biscardi (1910-1998) sulla fondazione di Costantinopoli
e sulla sua natura di seconda Roma, fondata da un imperatore pragmatico e poco
interessato a precise soluzioni religiose e teologiche; uno di Carlo Castello
(1912-2007) sui rapporti legislativi fra Costantino e Licinio e le parti dellImpero da
loro governate; uno di Remo Martini (1935) che discute la legislazione
costantiniana in materia di parricidio; uno di Guglielmo Nocera (1907-2000) che
offre una sintesi sul passaggio da tetrarchia a monarchia, che sottolinea la forte
continuit di vedute e di approcci fra Diocleziano e Costantino, entrambi
interessati alla centralizzazione del potere e del controllo delle dinamiche
economiche e sociali. Una linea interpretativa analoga si ritrova anche nel lungo
contributo di Manlio Sargenti (1915), specificamente dedicato agli sviluppi della
struttura amministrativa dellImpero73. Gli atti del XIII convegno, tenutosi nel
1997 in memoria di Andr Chastagnol, includono altri contributi significativi, tutti
concentrati su problemi di storia amministrativa e giuridica: Vincenzo Aiello
(1957) analizza lorigine del ruolo di magister officiorum in et costantiniana,
attraverso la lettura del De magistratibus di Giovanni Lido; una nota di Francesco
M. de Robertis (1910-2003) si sofferma sul richiamo costantiniano a
unapplicazione rigorosa del ius contro laequitas; una cursoria rassegna del
Castello discute i concili della Chiesa convocati da Costantino74.
I volumi dedicati a Societ romana e impero tardoantico dal seminario di
Antichistica del Gramsci sono per lo pi concentrati sulla dimensione economica e
sociale; diversi contributi affrontano Costantino e il suo tempo75. Andrea Giardina
(1949) apre il suo ampio quadro storico sullItalia nel tardo Impero ponendo il
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nellultimo mezzo secolo87. In un agile volume privo di note, apparso nel 2000 e
destinato a un pubblico colto, offerta una precisa ricognizione della vita di
Costantino combinandola a una discussione di specifici problemi interpretativi. Il
punto di partenza la crisi del sistema tetrarchico, che rende possibile lascesa di
Costantino, il quale deve a quel sistema la sua posizione di preminenza; il debito
con leredit tetrarchica confermato dal legame che Costantino mantiene con la
citt di Treviri. Altro aspetto centrale della lettura di Marcone che la conversione
risalga al 312, sia strettamente associata alla vittoria del ponte Milvio e possa
ritrovarsi nella precisa e coerente volont di improntare le azioni politiche di
Costantino a una concessione di privilegi alla Chiesa88. Vi per anche una
riflessione di fondo sulladesione personale di Costantino al cristianesimo,
testimoniata ad esempio nella lettera al vicario dAfrica Aelafio (Ottato di Milevi,
App. III) in cui limperatore si rivolge al suo corrispondente richiamando la
comune devozione al sommo Dio e limportanza di un coinvolgimento
dellimperatore nella risoluzione delle controversie interne alla Chiesa. La chiara
opzione religiosa di Costantino diviene anche un utile punto di vista sul conflitto
con Licinio e il successivo, diretto coinvolgimento nella disputa intorno
allarianesimo. Qui Costantino mostra uno spirito pragmatico, che si rivela in altri
aspetti del suo regno: la sua preoccupazione di evitare divisioni gravi su oscuri
problemi teologici e rendere possibile un compromesso che possa raccogliere un
numero pi ragionevolmente alto di consensi. Marcone non discute la vicenda di
Costantino ricorrendo alla categoria di rivoluzione, centrale nella riflessione di
Mazzarino, n individua direttrici fondamentali di mutamento. Costantino emerge
dalla sua analisi come una figura di grande ambizione politico-strategica e di
considerevoli capacit. Egli, per, non sa gestire la propria successione, che non
in grado di affrontare coerentemente; si aggiungono alcuni fallimenti in politica
estera, specialmente sul fronte persiano. Il risultato delle titubanze di Costantino e
delle successive divisioni tra i suoi successori la fine delle prospettive della
dinastia costantinide89.
Marcone dedica ampia parte della propria lettura di Costantino allesplorazione
dei limiti dellazione politica dellimperatore; ha poi molto peso il ruolo che la
conversione al cristianesimo ha nelle sue scelte di fondo. La stessa linea
interpretativa si ritrova in un volume pubblicato dallo stesso autore un paio danni
pi tardi, nel quale la conversione di Costantino al cristianesimo e limpegno
dellimperatore per lintegrazione della Chiesa nelle strutture dello Stato romano
sono le questioni centrali e ricevono una discussione pi distesa e approfondita,
nel quadro di uno studio che non ha un taglio esclusivamente biografico, ma si
dedica a problemi di portata storica pi generale90. Il problema della religiosit di
Costantino anche al centro del libro di una studiosa prematuramente scomparsa,
Marilena Amerise (1975-2009), sulla tradizione storiografica intorno al battesimo
di Costantino, che ha il merito di mettere ordine in un dossier complesso e in larga
misura contraddittorio91 . Costantino sceglie di posporre il proprio battesimo
secondo una prassi largamente diffusa allepoca: tardando il battesimo, si ritiene
che sia possibile mantenere lo stato di purezza nellavvicinarsi alla morte. Eusebio,
per, idealizza le circostanze che conducono al battesimo di Costantino,
sostenendo che limperatore ambisse a ricevere il battesimo nel Giordano; le fonti
ortodosse mirano invece a oscurare il fatto che egli sia stato battezzato da un
vescovo ariano, Eusebio di Nicomedia. In Occidente circola poi una terza versione,
che vuole Costantino battezzato a Roma dal papa Silvestro: questa tradizione,
interamente apocrifa, ad avere maggior fortuna e a divenire prevalente nel
Medioevo, sia in Occidente sia in Oriente92.
In unutile messa a punto, Giorgio Bonamente (1947) intende non parlare di
Costantino n in termini di rivoluzione n in quelli di conversione, ma di svolta,
tornando a una lettura di Costantino come imperatore che sceglie un nuovo dio
protettore per se stesso e per lImpero, e la linea di una stretta integrazione tra
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funzione imperiale e potere episcopale; una lettura che, in parte, viene suggerita
anche dal testo di Eusebio93. Un altro studioso di scuola perugina, Roberto
Cristofoli (1970) offre un importante contributo allo studio dellautorappresentazione di Costantino, dedicando una monografia alla Oratio ad
Sanctorum Coetum. Il Cristofoli propone di considerarla come un discorso
ufficiale di Costantino pronunciato in varie forme a partire dal 312; il testo a noi
noto sarebbe successivo alla vittoria contro Licinio, ma precedente il concilio di
Nicea94. Limmagine di s che Costantino delineerebbe nellOratio, con la sua forte
enfasi sulla difesa del cristianesimo contro il paganesimo sostenuto da Licinio,
sarebbe il modello diretto del ritratto di Costantino proposto da Eusebio di
Cesarea95. Lo studio dellOratio sfocia poi in una riconsiderazione del problema
della conversione di Costantino: Cristofoli data ladesione al cristianesimo a subito
dopo la vittoria del ponte Milvio, ma al contempo disposto a rivalutare il peso sia
della ragion di Stato sia della forte consapevolezza del fallimento delle politiche
repressive e persecutorie nei confronti del cristianesimo.
La pi recente discussione dinsieme su Costantino apparsa in Italia, a opera di
Filippo Carl (1981) e di Maria Goretti Castello (1977), una collezione di alcuni
aspetti specifici, che tuttavia sottende una precisa interpretazione di fondo, che
supera nettamente il modello di un Costantino rivoluzionario in favore di letture
che privilegiano piuttosto gli aspetti di continuit rispetto alla tradizione 96. Lo
studio di Carl sulla monetazione costantiniana riduce il peso dellascesa di temi
cristiani, limpatto innovativo della monetazione costantiniana rispetto a quella dei
predecessori ed enfatizza il tema della crescente presenza del carisma
trascendente dellimperatore 97. Lanalisi della Castello sulle riforme in campo
amministrativo altrettanto scettica sulla misura dei cambiamenti introdotti da
Costantino, che vanno intesi pi come graduali strategie di aggiustamento che
come robusti tentativi di riforma complessiva. per nello studio degli aspetti
ideologici degli interventi di Costantino in materia di repressione criminale che il
vecchio dibattito sulla cristianizzazione del diritto romano viene di fatto superato.
improbabile che Costantino persegua una strategia di chiara discontinuit anche
in questo ambito; secondo Carl e Castello, la tradizione di un Costantino
consapevole cristianizzatore risalirebbe allet teodosiana, quando promosso un
recupero delleredit di Costantino, nel tentativo di definirlo un imperatore
cristiano, autorevole precursore della politica di cristianizzazione dellImpero.
Anche negli ultimi anni, dunque, la storiografia italiana ha prodotto poche sintesi
di largo respiro su Costantino e il suo tempo. per nella capacit di offrire
contributi specifici su un raggio amplissimo di temi e di proporre, a partire da essi,
spunti interpretativi pi generali che risiede tanta parte della sua ricchezza. Anche
in tempi nei quali le particolarit delle tradizioni nazionali vanno attenuandosi, la
storiografia italiana mantiene fra i suoi tratti distintivi unimpressionante pluralit
di voci e di punti di vista sullet costantiniana. Proprio sulla base di questo dato si
comprende come Costantino e il suo tempo restino temi che, nella storiografia
italiana, hanno e mantengono una rilevanza eccezionale.
1
F. Gusta, Vita di Costantino il Grande, con un esame critico sopra alcuni punti
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principali, e vera idea della Chiesa in quellepoca, Napoli 18063; la prima edizione
apparve a Foligno nel 1786, sotto il titolo di Vita di Costantino il Grande primo
imperador cristiano con laggiunta di un esame critico sopra diversi punti pi
principali di questa parte di storia ed una vera idea della Chiesa in quellepoca.
4 C. Cavedoni, Ricerche critiche intorno
14 A. Manaresi, LImpero
pp. 481-551. Cfr. anche pp. 14-17 per una difesa del valore storico di Eusebio.
15
anticipa quella del 1914: LImpero romano e il cristianesimo nei primi tre secoli, I,
Da Nerone a Commodo, Roma 1910.
16 E. Ferrero, Constantinus I, in Dizionario
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(1896), pp. 90-119, ora in Id., Scritti minori, II, Roma 1970, pp. 53-83. Un simile
approccio era stato invocato poco prima in un importante saggio di L. Cantarelli,
Acolio e gli scrittori della Historia Augusta, in Bollettino di filologia classica, 1
(1894-1895), pp. 282-286.
18
Olivetti era stato allievo di Coen (1844-1921), uno degli studiosi pi originali
della cultura del IV secolo, che dedic un lavoro importante a un testo che
presentava una tradizione leggendaria su Costantino, il De Constantino magno
eiusque matre Helena Libellus, dimostrandone lorigine medioevale: Di una
leggenda relativa alla nascita e alla giovent di Costantino Magno, in Archivio
della Societ Romana di Storia Patria, 4 (1881), pp. 1-55, 293-316, 535-561; 5
(1882), pp. 33-66, 489-541.
24 A. Olivetti, s.v. Costantino
Istituto della Enciclopedia italiana, Roma 1936, pp. 628-654, ora in Id., Sesto
contributo alla storia degli studi classici e del mondo antico, II, Roma 1980, pp.
591-673.
26 La
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Cfr. la cursoria osservazione di De Sanctis sulla scarsa simpatia per Roma che
univa figure tra loro molto lontane come Costantino, Giuliano e Teodosio: in
Rivista di filologia e istruzione classica, n.s., 13 (1935), p. 131, ora in Id., Scritti
minori, VI, II, cit., p. 918.
29 Cfr. A. Momigliano, Sesto
(1981), p. 256, ora in Id. Settimo contributo alla storia degli studi classici e del
mondo antico, Roma 1984, p. 518.
30
degno di nota come soltanto uno studio in lingua italiana (quello di Crivellucci
sulleditto di Milano in Studi Storici del 1892) figuri nella bibliografia su Costantino
che Momigliano elenca in calce alla voce (p. 651). Momigliano ritorn su problemi
costantiniani in altri momenti della sua carriera, dopo lesilio del 1938,
influenzando profondamente anche tutta la storiografia anglosassone, da Peter
Brown ad Averil Cameron: su questo si veda il contributo di F. Ziosi in questa
stessa opera.
31
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1817.
24.
economiche e sociali nel mondo romano, in Nuove questioni di storia antica, cit.,
pp. 685-813, in partic. 777-778.
53
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italiani, 112 (2000), pp. 441-474, con ampia bibliografia. Per un inquadramento
generale cfr. Arco di Costantino tra archeologia e archeometria, a cura di P.
Pensabene, C. Panella, Roma 1999.
61
Cfr. anche Id., Storia del diritto romano, III/1, Milano 1940, pp. 83-94.
62
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Historiography: Perspectives on
memoria di Andr Chastagnol, Napoli 2001; cfr. in partic. V. Aiello, I rapporti fra
centro e periferia in epoca costantiniana. Lorigine del magister officiorum, pp.
137-163; F.M. de Robertis, Aequitas contra ius? Il fermo richiamo di Costantino al
rigor iuris contro le facile aperture nelle et precedenti alla ratio aequitatis,
pp. 359-364; C. Castello, Sui concili della Chiesa convocati da Costantino, pp.
365-371.
75 Societ
1986.
76 A. Giardina, Le due Italie nella
officia, munera,
honores, in ivi, pp. 37-70, 634-638 (= Id., Diritto e societ nel mondo romano,
Roma 2005, pp. 221-247).
78
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Societ romana, cit., II, pp. 59-98, 412-438, in partic. 87-98, che reagisce a una
ricostruzione di Franois Paschoud; cfr. la replica di F. Paschoud, Ancora sul
rifiuto di Costantino a salire al Campidoglio, in Costantino il Grande
dallAntichit allUmanesimo, cit., II, pp. 737-748. Zosimo pone la conversione di
Costantino al 326 e la associa agli assassini di Crispo e di Fausta: G. Marasco,
Giuliano e la tradizione pagana sulla conversione di Costantino, in Rivista di
filologia e istruzione classica, 122 (1994), pp. 340-354 pone lenfasi sugli aspetti
anticristiani di tale tradizione. Marasco ha inoltre discusso le circostanze che
condussero a questi assassini, sostenendo che un sospetto caso di incesto nella
famiglia imperiale avrebbe rappresentato unintollerabile minaccia allautorit di
Costantino, sia presso i cristiani sia presso i pagani: G. Marasco, Costantino e le
uccisioni di Crispo e Fausta (326 d.C.), in Rivista di filologia e istruzione classica,
121 (1993), pp. 297-317. Su Zosimo rimane importante B. Zucchelli, La
propaganda anticostantiniana e la falsificazione storica in Zosimo, in I canali
della propaganda nel mondo antico, a cura di M. Sordi, Milano 1976, pp. 229-251;
R. Lizzi Testa, Alle origini della tradizione pagana su Costantino e il senato
romano (Amm. Marc. 21.10.8 e Zos. 2.32.1), in Transformations of Late Antiquity.
Essays for Peter Brown, I, ed. by, P. Rousseau, M. Papoutsakis, FarnhamBurlington 2009, pp. 85-127 ha dimostrato lesistenza di una tradizione pagana,
risalente a Giuliano, che svilupp una linea fortemente critica verso le riforme
istituzionali di Costantino.
83 A. Fraschetti, La
storia, I, Il Senato nellet romana, Roma 1998, pp. 223-375, in partic. 268-283 ha
sostenuto questo punto in termini ancora pi netti: Costantino sarebbe stato il
promotore di una politica di netta discontinuit rispetto a Diocleziano e avrebbe
riconosciuto al Senato un ruolo di primo piano, che pass anche attraverso una
massiccia espansione dellassemblea, in larga parte tratta dalle fila dei senati
cittadini. Sulla collaborazione con le lite pagane cfr. gi G. Clemente,
cristianesimo e classi dirigenti prima e dopo Costantino, in Mondo classico e
cristianesimo, a cura di M. Pavan, Roma 1982, pp. 51-64, in partic. 57-58.
87 A. Marcone, Costantino
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come questa assenza sia unanomalia che non ha paralleli in altre tradizioni
storiografiche.
88
eredit, Stuttgart 2005. Amerise cur anche unedizione italiana di due discorsi di
Eusebio, il Discorso per il Trentennale e il Discorso regale (Eusebio di Cesarea,
Elogio di Costantino, Milano 2005), che include una documentatissima
introduzione storico-letteraria.
92
93
include una traduzione italiana del testo. Si veda anche il contributo dellautore in
questa stessa opera.
95
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