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Vitolo, capitolo I

1. Nomadi e sedentari:
a. Celti:
i. regione danubiana, Balcani, Gallia, Britannia;
ii. connubio latino-celtico (Tabacco);
b. Germani:
i. Europa centrale e settentrionale;
ii. nomadismo, caccia e raccolta, strutture sociali semplici;
c. confini:
i. baluardi naturali: Reno e Danubio;
ii. fortificazioni e limitanei (es. vallo di Adriano);
iii. limes: separazione ideale e politica, non culturale;
2. Le citt:
a. civilt mediterranea come civilt cittadina;
b. citt come punto di riferimento amministrativo, politico e culturale;
c. citt e campagna:
i. mura costruite solo nel III secolo;
ii. urbs (centro urbano) e civitas (territorio pi vasto);
iii. suburbio: impianti artigianali, ville, necropoli, anfiteatri;
iv. campagna: centuriazione;
d. stile di vita:
i. presenza di curie locali;
ii. latifondi e lusso;
iii. diffusione dello Stoicismo e filantropia;
iv. consuetudine con la letteratura e la filosofia: libri e biblioteche.
3. La diffusione del cristianesimo:
a. nuovi bisogni spirituali:
i. crisi della religione ufficiale politeistica;
ii. diffusione delle nuove correnti filosofiche;
iii. culti salvifici orientali (Cibele, Mitra, Sole, Iside): iniziazione, impegno morale,
redenzione, rituali orgiastici;
iv. concorrenza tra i culti di Cibele e Mitra;
v. contrasto tra culti orgiastici ed equilibrio morale: fallimento dei culti orientali;
b. il Cristianesimo:
i. prima diffusione tra le comunit giudaiche;
ii. perdita dei toni apocalittici e del messaggio di contestazione;
iii. organizzazione gerarchica:
1. vescovi: sorveglianti;
2. presbiteri: anziani;
3. diaconi: assistenza dei poveri e gestione dei beni comunitari;
iv. predicazione e sistemazione dottrinale di Paolo;
v. diffusione urbana del Cristianesimo e permanenza del paganesimo;
vi. adesione alle strutture profonde della societ romana: vescovi ed lites,
autorevolezza civile.
4. La crisi del III secolo e le persecuzioni anticristiane:
a. tolleranza religiosa nellImpero e persecuzioni contro i Cristiani;
i. iniziale assimilazione con gli ebrei;
ii. rifiuto del culto imperiale come atto sovversivo;
b. la crisi del III secolo:
i. cause:
1. sviluppo eccessivo delle citt e abbandono della terra da parte dei contadini;
2. importazione di grano in Occidente (squilibrio della bilancia commerciale);
3. spese militari insostenibili;

ii. inflazione, crescita dei prezzi, scarsa disponibilit doro in Occidente;


iii. carestie, epidemie, rivolte contadine;
c. la reazione di Diocleziano (284-305):
i. rilancio dellautorit imperiale su base sacrale;
ii. cristallizzazione della societ per evitare lo spopolamento delle campagne;
iii. tetrarchia (295): due Augusti e due Cesari;
iv. persecuzioni anticristiane;
d. Costantino (306-337):
i. compatibilit del Cristianesimo con il dirigismo imperiale;
ii. adesione della Chiesa allImpero come elemento di forza;
iii. editto di Milano (313): libert di culto e restituzione dei beni confiscati ai cristiani;
iv. intervento nelle controversie dottrinali.
5. Lorganizzazione della Chiesa:
a. gerarchia labile e dottrina non precisata definitivamente;
b. comunit locali:
i. governo di un vescovo proveniente dallaristocrazia;
ii. diocesi coincidente con il territorio di un municipio;
c. Chiesa metropolitica (arcivescovile):
i. collegamento tra pi diocesi in una stessa provincia;
ii. consacrazione dei vescovi eletti dal clero e dal popolo;
iii. esercizio della giurisdizione di appello sulle decisione dei vescovi;
iv. presidenza dei sinodi provinciali;
d. patriarcati di origine apostolica (Antiochia, Costantinopoli, Gerusalemme, Alessandria,
Roma) e primato romano (papa):
i. Occidente: primato giurisdizionale al papa;
ii. Oriente: primato donore al papa, primato giurisdizionale ai concili.
6. La definizione della dottrina cristiana:
a. problema della definizione di un credo;
b. diffusione della cultura filosofica e alto livello del dibattito culturale tra i vescovi:
c. rigoristi:
i. tensione morale e rifiuto del mondo;
ii. protensione verso la parusia ed escatologia;
d. Donatismo:
i. non validit dei sacramenti amministrati da sacerdoti indegni;
ii. rifiuto della collaborazione con il braccio secolare;
e. moderati:
i. comprensione per le debolezze delluomo;
ii. esigenza di una salda struttura organizzativa;
iii. contrariet ad ogni interpretazione dualistica (Gnosticismo, Manicheismo).
7. LArianesimo:
a. Ario di Alessandria (inizi del IV secolo): il Figlio non ha lo stesso grado di divinit del
Padre, ma gli subordinato;
b. concilio di Nicea (325):
i. convocazione e presidenza di Costantino;
ii. condanna dellarianesimo;
iii. salvaguardia della pace religiosa;
c. assegnazione allimperatore della suprema responsabilit nella difesa dellortodossia;
d. elaborazione progressiva di una dottrina cattolica e definizione di eresia;
e. diffusione dellArianesimo tra le popolazioni germaniche:
i. elemento identitario;
ii. semplificazione della dottrina trinitaria;
f. pericolosit politica delle eresie, spesso collegate a movimenti di carattere etnico e sociale;
g. Nestorianesimo:
i. Nestorio, patriarca di Costantinopoli;
ii. Maria come madre di Cristo, non madre di Dio;
iii. distinzione di due persone in Cristo;

h. monofisismo;
i. concilio di Calcedonia (451): Cristo vero Dio dotato di due nature distinte ma inseparabili.
8. Le origini del monachesimo:
a. modelli:
i. esempio indiano e sua rinomanza nel mondo greco ellenistico;
ii. filosofi greci;
iii. mondo giudaico: Esseni e Terapeuti;
b. Antonio:
i. Egitto, III secolo:
ii. sintesi delle esperienze precedenti;
iii. diffusione tra le classi inferiori;
iv. sfiducia verso la speculazione intellettuale;
v. : costumi rozzi e solitudine completa;
vi. anacoreti, dendriti, stiliti;
c. Pacomio:
i. dallestremismo ascetico al cenobitismo:
ii. ascesi moderata e regolata;
iii. meditazione della Bibbia, preghiera, lavoro;
d. Basilio di Cesarea:
i. fondazione di monasteri sia in luoghi appartati sia in citt;
ii. Regole: non codici di leggi ma raccolte di indicazioni e ammaestramenti;
iii. istituzione della figura dellabate (igumeno).
9. La diffusione del monachesimo in Occidente:
a. influsso del cenobitismo di Pacomio e Basilio;
b. conservazione e sviluppo del patrimonio culturale classico;
c. comunit monastiche latine in Palestina come veicolo per la diffusione del monachesimo in
Occidente;
d. Gerolamo (fine IV secolo): gruppi di nobildonne romane;
e. Ambrogio di Milano e Paolino di Nola: monasteri maschili e femminili;
f. Cassiodoro:
i. ritiro a vita privata e fondazione di Vivarium (540);
ii. non ascesi e penitenza, ma centro di cultura: attivit intellettuale e scrittoria;
iii. conciliazione della cultura sacra e della cultura classica;
iv. trasmissione di testi antichi ed elaborazione dei programmi di studio delle scuole
medievali;
g. Martino di Tours (seconda met V secolo): Gallia;
h. Giovanni Cassiano (prima met V secolo): Provenza;
i. Onorato (prima met V secolo): a Lrins, sul modello delle laure palestinesi;
j. Gran Bretagna e Irlanda:
i. assenza di citt e, dunque, di vescovati;
ii. gli abati svolgono le funzioni dei vescovi.
10. Il monachesimo benedettino:
a. Benedetto da Norcia (480-540):
i. fondazione di Montecassino;
ii. redazione della Regola attorno al 540;
b. la Regola:
i. modello: Regula magistri (500 circa);
ii. non il primo esempio di codice monastico organico;
iii. non volto, nelle intenzioni dellautore, a fondare un ordine religioso;
iv. sintesi delle esperienze monastiche orientali e occidentali;
v. significato ascetico del lavoro manuale, ideali di carit e fraternit, introduzione del
dormitorio comune (caratteristiche non originali);
vi. novit: moderazione e realismo;
vii. ora et labora;
viii. lettura e meditazione;
c. enorme diffusione, dovuta al concorso di circostanze storiche nuove e impensabili.

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