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Da quando sul nostro pianeta suonato lallarme per la limitatezza delle acque
e nello stesso tempo, per l'inquinamento delle stesse, il legislatore nazionale
ed internazionale ha sentito la necessit di proteggere lacqua, come risorsa e
bene ambientale.
I romani catagolavano le acque non private in base alle diverse et come:
RES COMMUNES OMNIUM, cio tutti quei beni comuni che per loro natura
NON possono essere privatizzati (es. loceano)
RES PUBLICAE , cio le cose che appartengono al pubblico e come tali
vengono tenute aperte al pubblico, come le strade, il litorale, etc.
RES NULLIUS
rientrare tra i beni demaniali tutte le acque del regno sabaudo, senza piu
distinzione, affermando l'interesse pubblico verso queste, al fine di
contrastarne l'appropriazione privata.
Questa concezione stata poi recuperta nel 1994 (Legge Galli) che ha sancito il
principio della pubblicit di tutte le acque superficiali e sotterranee e il
conseguente inserimento nel demanio pubblico, per la fruibilit collettiva della
risorsa.
3 VERSO LABBANDONO DEL MODELLO PROPRIETARIO
La concezione pubblicistica delle acque iniziata nel mondo romano forni' la
tutela del settore idrico, ma ci sono state anche il rovescio della medaglia: si
aprivano le porte alle concessioni ai privati che giunsero a pregiudicare l'uso
comune del bene, fino a sottrarlo del tutto alla collettivit, a vantaggio dei
privati concessionari.
4 LACQUA COME BENE COMUNE GLOBALE
A fronte di questo pericolo nel corso del Principato i giureconsulti romani
abbandonaro l'originaria concezione patrimonialistica delle acque virando
verso l'idea di un uso pubblico iuris gentium di alcune acque o della loro
appartenenza alla categoria delle res communes omnium. Tale classificazione,
non comporta l'iidea di un diritto di propriet esercitato dal popolo o
dall'imperatore, bensi' la nozione di cose destinate al bene della collettivit
collocate al di fuori di ogni patrimonio (res nullius in bonis) e pertanto,
appropriabili da chiunque. I beni comuni quindi a differenza delle res pubblicae
in senso stretto (strade, bagni pubblici, teatri) non erano affatto sottratti dalla
disponilit privata. Quindi l'acqua era considerato un bene comune
liberamente occupabile e appropriabile da qualunque civis.
Nel 2002 lacqua stata individuata quale DIRITTO UMANO FONDAMENTALE o
BENE COMUNE GLOBALE, in apparente corrispondenza con l'antica nozione
romana di res communis cmnium.
LINGRESSO DI UNA CONCEZIONE NON PATRIMONIALISTA DELLE ACQUE
NELLIMPERO ROMANO
Individuare le tappe di sviluppo della protezione di parte del patrimonio idrico
in quanto bene comune non semplice. La ricostruzione poi ulteriormente
complicata dalla circostanza che buona parte del pensiero greco storico in
materia di beni comuni era gi presente negli scritti di Cicerone. attestato
in modo inequivocabile che quellindirizzo fu poi recuperato da Giustiniano ma
molto probabile che i germi di tale dottrine fossero gi spuntati nel pensiero
della giurisprudenza tardo-classica assieme alla percezione dellidoneit della
nuova categoria delle Res Communes Omnium al riconoscimento di alcune
entit ( aria, acqua corrente, mare e coste) come beni suscettibili di un uso
economico a vantaggio della collettivit. A quanto sembra, la qualifica di Res
Communis Omnium gi nel III sec. a.C circolava nella cultura mediterranea con
riguardo al mare. Nelle opere di Plauto e Cicerone ricorre non solo
unanticipazione del concetto di bene comune ma persino un primo accenno
del moderno diritto di accesso alle acque. Sul versante giuridico, gli elementi
di una diversa definizione di alcune entit naturali e di un loro inquadramento
tecnico al di fuori del tradizionale modello proprietario ( pubblico o privato)
furono individuati dai giuristi dellet dei Severi. Ulpiano, attraverso il
riconoscimento delluso comune di alcune RES ne poneva le premesse. Ma solo
con Marciano nasce una categoria giuridica capace di significative implicazioni
pratiche, la partizione di cose gi da tempo diffusa nella cultura romana. Come
istituzioni giustinianee fanno rientrare infatti anche i prodotti del mare, di cui si
acquistava la propriet per occupazione da parte di chi le raccogliesse, e ci,
precisava Fiorentino, per il diritto naturale. Da queste fonti sono nati non pochi
equivoci, che hanno negativamente influenzato anche la sistematica dellet
moderna. Il testo di Nerazio rileva anche altri aspetti allinterno dei quasi si
dovrebbe individuare il fondamento dei diritti privati riconosciuti dallordine
romano ai singoli, sulle rive e sui tratti di mare territoriale per effetto
aedificatio, nella figura giuridica delloccupazione di luogo considerato res
nullius. Occorre chiedersi, per se loccupazione dei lidi e lacquisto di diritti
sullo spazio occupato mediante edificazione fosse subordinato a una
concessione o autorizzazione magistratuale: nel qual caso si dovrebbe invece
propendere per la natura pubblica delle rive. Ma contro la natura pubblica
del mare e del litorale a partire dallet classica milita lassenza di fonti
affidabili.
9 PER UNA CORRETTA GESTIONE DELLE ACQUE, QUALE RISORSA
DELLUMANITA
Nel III sec. a.C grazie a Marciano si aperta la strada allidea
dellappartenenza delle acque alla collettivit. Come ha sottolineato Massimo
Severo Giannini, le res Communis omnium furono la prima e pi semplice
categoria di beni di propriet collettiva. La qualifica di Res Communis
attribuita al mare ha avuto limportante funzione di strumento tecnico giuridico
di difesa del principio della libert dei mari, tale concetto di bene comune e
invocato come valido ancora oggi, perch a tale riguardo non rileva la
distinzione tra mare territoriale e mare libero. Per quanto riguarda invece i
rapporti tra la destinazione comune del bene e luso che i singoli ne fanno, va
osservato che la qualifica delle acque come res communis omnium non si
rilevata funzionale ad una protezione soddisfacente degli interessi della
comunit. Ancora ai nostri giorni, nei diritti interni la propriet statale dei beni
di interesse collettivo pu riguardarsi come una scelta di politica legislativa pi
idonea a garantire luso comune del bene acqua unitamente alle categorie di
bene patrimoniale e pi ancora di bene demaniale. Solo negli ultimi anni
riemersa lopportunit di riproporre la valenza etica e giuridica dellacqua come
bene comune globale a condizione per di intenderla come bene in
propriet collettiva da proteggersi, attraverso una capillare regolamentazione
al fine di evitare che il ben comune acqua venga concepito alla stregua di
res nullius in bonis. Attualmente le res comunes omnium sono intese come
cose di tutti, ma di cui a nessuno consentito appropriarsi in via esclusiva.
perdita della possibilit di esercitare l'azione, non per il venir meno della
legittimazione al suo esercizio, bens per la sua neutralizzazione attraverso
l'opposizione del convenuto di una excepio (ossia l'azione pu essere esercitata
ma verr bloccata dal convenuto attraverso un eccezione). La peculiarit di
questo istituto il suo riferimento ad azione non ancora intentante ed proprio
questa peculiarit che fa si che non venga confusa con la Decadenza.
Per quanto riguarda la decadenza, il diritto romano non consider neppure una
definizione specifica tanto vero che la differenza tra prescrizione e decadenza
successiva all'esperienza giuridica romana: risale infatti ai maestri medievali
e specificatamente a Donello)
In Italia, inoltre inizialmente nel codice pre-vigente mancava una definizione
precisa di decadenza e di una disciplina ben delineata e quindi la distinzione
nell'applicazione tra prescrizione e decadenza era affidata alla prassi pratica e
all'interpretazione del giurista rispetto al caso di specie. Con il codice civile del
1942 si avuta una disciplina sulla decadenza all'art 2934 e dal quale
possibile ricavare le differenza anche con la prescrizione:
La prescrizione trova la sua fonte esclusivamente nella legge, a
differenza della decadenza;
La prescrizione presuppone un diritto gi acquistato che si perde con il
mancato esercizio mentre la decadenza riguarda il diritto che si pu
acquistare solo agendo entro un certo tempo;
la prescrizione colpisce direttamente l'azione e solo indirettamente il
diritto, mentre la decadenza incide in modo immediato sul diritto (molto
criticato visto l'art.2934);
nella decadenza vi la mancata applicazione della cause di interruzione
e sospensione proprie invece della prescrizione,;
ed inoltre che mentre la decadenza opera ipso iure la prescrizione opera
ope exceptiones (spetta alla parte invocarla).
Questi criteri distintivi sono comunque molto criticati perch non facile
cogliere distinzioni tra i due istituti.
Ritornando alla Decadenza nel diritto romano, abbiamo gi detto come manchi
un riferimento esplicito dell'istituto. Una parziale attinenza alla nozione di
decadenza si registra con riguardo ai brevi termini previsti dell'interposizione
dell'appello nelle procedure extra ordinem, ma i primi interpreti moderni
individuano l'origine storica della decadenza nella contrapposizione romana tra
azioni annali e azioni perpetue: le prime si estinguevano ipso iure alla scadenza
del termine, le seconde si estinguevano ope exceptionis in quanto il diritto di
richiederle era riconosciuto in perpetuo (finch non venisse eccepita la
prescrizione).
per possibile rintracciare altri riferimenti:
...gli elementi pi antichi del concetto di Decadenza sembrano collegati anche
con l'istanza di contenimento dei processi che si inizio a manifestare in et
repubblicana, nei iudicia legittima ( quei giudizi che si svolgono tra cittadini
romani,e nella citt romana e davanti un giudice unico) e che inizialmente non
avevano limiti alla loro durata ma Augusto nel 17 a.c dispose che questi giudizi
dovevano concludersi entro 18 mesi e nel caso in cui il giudice non avesse
emesso una sentenza nel termine previsto, il giudizio si estingueva e la stessa
azione non poteva essere pi riproposta dal attore (si verifica un expiratio
iudicii). A questo concetto si ispir il legislatore italiano nel '42 per l' estinzione
del processo.
Negli iudicia imperio continentia ( dove mancava anche solo uno dei caratteri
dei iudicia legitima) il giudizio, era limitato alla durata in carica del magistrato
che lo aveva emanato: con il venir meno del potere del magistrato che aveva
formulato la regola di giudizio, cadeva l'intero procedimento se non vi fosse
giunta la conclusione.
Con l'et classica, si passo ad un regime pi rigoroso in cui l'estinzione del
giudizio faceva riscontro l'improponibilit dell'azione per decadenza
dell'appellante(colui che aveva impugnato la sentenza).
Nel tardo-antico il regime di perenzione mut: si registra un'attenzione molto
maggiore da parte del legislatore per il contenimento dei tempi in relazione ai
giudizi di secondo grado specialmente se vertenti sulla materia fiscale.
Teodosio II stabili poi, un termine di 6 mesi per la conclusione del giudizio di
secondo grado e di 2 mesi per le sentenze rese da arbitri.
Nel diritto giustinianeo invece la perenzione fu disciplinata sulla base del
criterio della territorialit: si estingueva dopo 6 mesi se l'impugnazione
giungesse dall'Egitto, Libia ecc..3 mesi se dall'Asia e si stabil l'importante
regola che nel caso in cui ci fosse stata inerzia da una della parti la sentenza
impugna di primo grado, tornava in vigore con il venir meno degli effetti della
sospensione precedente.
Tuttavia dopo si statu che l'appellato, che non voleva solo far valere il decorso
del tempo (e quindi della conferma della sentenza di primo grado) potesse far
accertare la perdurante inerzia dell'appellante e quindi chiedere la conclusione
del giudizio sulla base delle sue allegazioni con una sentenza anche
sfavorevole dal momento che il giudice doveva accertare la verit (veritas
rei). Una sorta quindi di sentenza nonostante la contumacia dell'appellante.
importante sottolineare che con riferimento ai termini per l'estinzione del
giudizio di secondo grado non erano tassativi: fu infatti prevista la reparatio
appellationis (remissione in termini), che permetteva all'appellante di essere
rimesso in termini prolungando la durata del processo. Questa facolt fu poi
ampliata nel tempo qualora non fosse stato possibile non rispettare le
tempistiche di prescrizione per motivi del giudice o dell'appellante. Era
sicuramente una norma vaga che presupponeva un calo di attenzione per
l'esigenza di contenere i tempi processuali.
Con Riguardo ai giudizi di primo grado, la legislazione si presenta meno incisiva
e confusa. La problematica si presenta pi decisa e organica da Giustiniano
quando il problema dei termini processuali era pi forte. Con la celebre
costituzione Properandum pose la regola secondo la quale i giudizi dovessero
chiudersi perentoriamente nell'arco del triennio. La ratio era restituire al
processo la sua funzione di difesa della certezza del diritto. La litis contestatio
invece al massimo 3 anni per evitare che le cause superassero la vita umana.
Fino a quel momento avevano avuto le parti il potere di regolare la durata del
procedimento senza che un concreto potere di direzione del giudice
intervenisse per sveltire il tutto. Si stabil cosi ad esempio, la condanna della
parte assente alle spese processuali e disposizioni coercitive nei confronti del
contumace oppure il giudice era chiamato a decidere sulla controversia oppure
poteva esonerare il convenuto dall'obbligo di osservare la sentenza dal
momento che l'attore non si era presentato; in definitiva, la perdita del diritto
di riproporre l'azione si verificava con certezza solo quando l'attore
abbandonava la lite e il convenuto veniva assolto a seguito di un processo
contumaciale.
2 DISTINZIONE TRA LE NOZIONI DI : PRESCRIZIONE ESTINTIVA
(PERDITA DELLAZIONE PER DECORSO DEL TEMPO) PRESCRIZIONE
del tempo, da varie formule per si ricava la distinzione tra azioni perpetue e
azioni annali. Solo con la extraordinaria cognitio ci fu un notevole
cambiamento. Il termine prescrizione qui venne utilizzato con lampio
significato di obiezione sollevata dal convenuto a sua difesa. Tale termine
quindi corrisponde allexceptio formulare. Cosi alla fine dellet classica e nella
compilazione giustinianea i termini prescriptio e exceptio si presentavano come
due espressioni fungibili. Solo nel codice teodosiano poi ritroviamo una
sistemazione dei materiali relativi alla prescrizione.
SEZIONE II : LA PERDITA DELLAZIONE PER DECORSO DEL TEMPO NELLA
REPUBBLICA ROMANA E NEL PRIMO PRINCIPATO
1 AZIONI PRETORIE ANNALI E AZIONI PRETORIE PERPETUE
Lidea che il ricordo ai mezzi processuali potesse essere limitato nel tempo affior solo nellabito
del processo formulare in relazione con i rimedi di creazione pretoria. La temprabilit su una
caratteristica assai frequente dei mezzi processuali connessi allo sviluppo dello ius honorarium nel
suo complesso : non solo le azioni pretorie ma pi in generale le azioni onorarie e gli altri mezzi
processuali introdotti dagli editti magistratuali si poteva perdere con il loro decorso del tempo. Se si
presta fede ad un passo pauliano si arriva a concludere che la pi antica fissazione dei termini di
prescrizione di unazione onoraria ebbe riguardo al campo del diritto penale. Nel tratto successivo
si precisa che le azioni penali sono anche intrasmissibili passivamente, bench lerede risponda nei
limiti dellarricchimento. Si ritorna al tema della perpetuit nel terzo periodo, dove compaiono una
definizione e una esemplificazione delle azioni reipersecutorie, con la corretta e congruente
citazione dellazione contro il honorum possessor del debitore e dellactio Publiciana. Purtroppo in
assenza, nel diritto romano, di un istituto unitario della perdita dellazione per decorso del tempo
la funzione delle varie limitazioni non pot essere n unica, n ancorata ad una generica aspirazione
alla certezza del diritto. La ratio originaria delle prime limitazioni poste al tempo di esercizio dei
soli rimedi processuali introdotti dal pretore senza dubbio di difficile introduzione. Sono state
ipotizzate esigenze di celerit o originarie connessioni con il carattere penale delle azioni e con
lannalit della carriera politica. Secondo la testimonianza di Cassio nelle azioni penali opportuno
che la soddisfazione segua rapidamente alloffesa e alla severit della sanzione deve fare riscontro
la previsione di un tempo breve entro cui la vittima possa attivare il meccanismo punitivo
predisposto dallordinamento giuridico. Altri elementi per tendono a dubitare dellinquadramento
di Cassio. In primo luogo, risulta da altre fonti, che in diritto romano classico si davano solo alcune
azioni onorarie reipersecutorie solo entro lanno e per contro si considerava perpetua anche qualche
azione penale. Il diritto classico riconobbe poche eccezioni alla regola della perpetuit di tutte le
azioni reipersecutorie : le azioni rescissorie, le azzioni nascenti dal procedimento interdittale, actio
de peculio. Per quanto rigurda lannalit delle azioni rescissorie ci viene messo in evidenza dal
diritto romano classico anche se in dubbio se tale termine si applicasse solo allo iudicium
rescindens oppure eventualmente anche allo iudicium rescissorium. Per quanto rigurda invece
lactio de peculio , questa veniva concessa solo entro lanno qualora il peculio avesse cessato di
esistere e fosse divenuto inapplicabile lordinaria actio de peculio perenne. Se solo sporadicamente
vennero ammesse eccezioni alla regola della perpetuit delle azioni, molto pi frequenti furono le
deroghe al carattere annale delle azioni pretorie che aumentarono nellet imperiale.
2 LINDIVIDUAZIONE DEL DIES A QUO NELLE AZIONI PRETORIE ANNUALI E IL
DECORSO DEL TEMPO
Per lesercizio delle azioni pretorie annali il tempo si computa dal momento in cui si avuta per la
prima volta la facultas experiundi. Quindi lattore aveva la possibilit d promuovere il giudizio e se
si verificava qualche impedimento questo doveva essere eliminato prima che iniziasse il computo
del tempo. Si trattava quindi di un anno utile e non un anno continuo. In particolare ulpiano elenca
gli impedimenti che ostacolavano il decorso del tempo prendendo in considerazione la figura
dellattore e del convenuto.
Per quanto riguarda lattore rappresentavano impedimenti al decorso del tempo la malattia, la
prigionia, lincarcerazione, lassenza per servizio allo stato e poi la lontananza causata da tempesta.
Era necessario per in questi non solo che lattore non potesse personalmente esercitare lazione ma
anche che non potesse attribuire a nessun altro il compito di esercitarla. Per quanto riguarda il
convenuto invece rappresentavano ostacoli al decorso del tempo tutti i casi in cui il convenuto era
sconosciuto, fuggito, nascosto, assente o non rappresentato.
Mancano per dallelenco di ulpiano i casi di impossibilit giuridica come ad esempio lestinzione
della patria potest e il mancato avverarsi della condizione delle azioni a tutela delle obbligazioni.
Non rappresentavano invece ostacoli al decorso del tempo la minore et perch per limpubere
operava il tutore per i prodighi e i furiosi il curatore mentre il minore di 25 anni poteva agire da solo
in giudizio, e ancora non rappresentavano ostacoli al decorso del tempo lignorantia iuris (quando
lattore ignorava il suo diritto di agire o il rischio di prescrizione del suo diritto di agire) e facti (la
mancata conoscenza dei fatti che giustificavano lesercizio dellazione).
3 IL COMPIMENTO E LEFFICACIA DELLA PRESCRIZIONE
La prescrizione delle azioni pretorie annali sintendeva compita solo alla fine dellultimo giorno del
periodo richiesto ( un anno): andava pertanto a beneficio dellattore il tempo residuo tra lora
corrispondente a quella in cui aveva avuto inizio la facultas experiundi e lora finale dellultimo
giorno. In epoca classica, ad evitare la prescrizione non si reputava sufficiente il mero esercizio
dellazione, si richiedeva, invece, lavvenuta litis contestatio; solo nel diritto giustinianeo si stabil
che la prescrizione si interrompesse con la citazione. Quanto allefficacia del compimento della
prescrizione, occorre tenere distinti i casi in cui lannalit dellazione era espressamente stabilita
nelleditto pretorio, dai casi in cui non lo era. Quando il pretore prometteva lazione per un solo
anno e ci trovava riscontro nella formula, vi compariva una exceptio. Ma frequentemente
nelleditto pretorio non si faeva menzione dellannalit dellazione e in tale eventualit era onere del
convenuto effettuare richiesta per linserimento nella formula di una exceptio annua o generica.
Tuttavia, anche se le testimonianze delle fonti sul tema sono molto ambigue , in linea generale, i
testi giuridici classci relativi alle azioni pretore annali non sembrano configurare una obbligazione
naturale a carico del debitore che adempisse in modo spontaneo, successivamente alla prescrizione;
la prestazione in quanto solutio indebiti poteva essere ripetuta.
4 LA PRESCRIZIONE DELLE AZIONI EDILIZIE
Altri limiti di tempo furono posti alle azioni previste per tutelare coloro che avevano acquistato
schiavi o animali affetti da vizi non dichiarati o negati dal venditore. Tali azioni erano lazione
redibitoria ed estimatoria. Lazione redibitoria consisteva nel restituire la merce difettosa ottenendo
la restituzione del prezzo pagato o lesonero dal pagamento del prezzo mentre lestimatoria era
lazione diretta ad ottenere una riduzione del prezzo in considerazione dei vizi della merce.
Lazione redibitoria veniva esercitata entro sei mesi. Tale termine veniva ridotto a 60 giorni solo in
3 casi: quando lacquirente aveva chiesto al venditore di promettergli tramite stipulatio lassenza da
vizi, quando il venditore non aveva consegnato gli ornamenti di cui era provvisto lanimale al
momento della vendita e ancora quando lacquirente aveva la possibilit di recedere dal contratto se
la la merce non era di suo gradimento.
Lazione estimatoria si esercitava entro un anno e tale termine veniva ridotto a sei mesi solo nel
caso in cui il venditore non avesse voluto garantire lassenza di vizi.
SEZIONE III : LA PRESCRIZIONE DELLE AZIONI NELLETA IMPERIALE
1 LIMITI DI TEMPO PER I GIUDIZI SUGLI STATUS PERSONALI
Fu solo nellambito della cognitio extra ordinem che il tema della perdita dellazione trov i suoi
motivi ispiratori. Infatti mentre lannalit delle azioni pretorie mirava a far si che la soddisfazione
seguisse rapidamente loffesa, nellet imperiale fu fissato un limite temporale al fine di diminuire il
numero dei processi e di ottenere stabilit e certezza dei diritti.
Lesigenza di certezza delle situazioni giuridiche fu avvertita soprattutto in materia di status
personali. Nellet moderna e contemporanea le azioni sullo stato della persona sono imprescrittibili
in quanto la personalit umana intangibile; nel diritto romano invece ci fu una prospettiva oppsta
perch qui nacquero controversie di stato al fine di accertare la condizione di liberto, di schiavo o di
filiusfamilias. Tra le controversie di stato relativa alla condizione giuridica della persona particolare
rilievo assunsero le cause liberali. Per la dichiarazione di ingenuit venne fissato un termine
quinquennale. Dunque lingenuit poteva essere accertata entro un quinquennio dal giorno della
manomissione. Ulpiano precis al riguardo che entro cinque anni il processo dovevo essere non
solo iniziato ma anche concluso. Per quanto riguarda invece i processi di libert e schiavit, fino al I
secolo d.c. non esisteva nessuna prescrizione per le azioni processuali. Il cambiamento si ebbe con
limperatore Nerva che stabil che non si potevano sollevare controversie di stato nei confronti di
persone decedute da oltre cinque anni. Grazie ad Adriano poi si afferm il divieto di sollevare
controversie di stato nei confronti di persone decedute da meno di cinque anni e non si poteva
nemmeno contestare lo stato giuridico delle persone viventi. Tutto ci per evitare che venissero
istaurati giudizi, volto a colpire figli o manomessi attraverso la contestazione dello status del
defunto.
Tuttavia grazie agli opportuni temperamenti apportati allassolutezza del divieto il termine
quinquennale venne applicato limitatamente nel caso in cui si voleva ridurre il defunto ad una
condizione peggiore, quindi non veniva applicato nel caso in cui si voleva elevare il morto ad una
condizione migliore (attraverso il principio del favor libertatis). Con questa modifica il principio
secondo il quale non si potevano sollevare controversie di sta nei confronti di persone decedute da
pi di cinque anni, venne a costituire un limite ai processi di schiavit ma non a quelli di libert per
i quali fu confermato il carattere dellimprescrittibilit.
2 LA PRESCRIZIONE DELLE AZIONI PER IL TESTAMENTO INOFFICIOSO, PER LA
DONAZIONE INOFFICCIOSA, PER LA DOTE INOFFICIOSA, PER LA MANCATA
EROGAZIONE DI MUTUO
Mentre lazione per testamento inofficioso la ritroviamo nella fase centrale dellet classica,
lazione per donazione e dote inofficiosa e lazione per mancata erogazione di mutuo comparvero
solo nella fase pi matura della cognitio extra ordinem. In questa fase i tempi di prescrizione
applicati allazione per testamento inofficioso erano quinquennali. Sorse per una disputa circa
lindividuazione del momento a partire dal quale il tempo cominciava a decorrere, infatti Modestino
affermava che il tempo decorreva dalla morte del testatore mentre Ulpiano, la cui opinione fu
accolta da giustiniano, riteneva che il tempo decorresse dalladizione delleredit. Ove invece
legittimato attivo fosse un minore, il decorso del tempo aveva inizio dal raggiungimento della
maggiore et una prescrizione quinquennale fu poi applicata anche alle azioni per donazione e dote
inofficiosa.
3. LA PRESCRIZIONE DELLE AZIONI CIVILI PER DECORSO DI LONGUM TEMPUS
Il tema della perdita dellazione civile per decorso del tempo non pu essere trattato senza il
richiamo agli aspetti acquisitivi propri della praescriptio longi temporis. I requisiti richiesti a fini
della praescriptio longi temporis furono: una possessio incontroversa e ininterrotta, protratta per un
congruo lasso di tempo eun titolo. In presenza di un inizio secondo diritto non nuoceva la
sopravvenuta mala fede da parte del possessore. Una volta verificata la perdurante inerzia del
titolare del diritto si considerava irrilevante che il possesso cambiasse di mano purch per ogni
successivo possessore sussistessero i requisiti richiesti: si ammise quindi lAccessio possessionis,
cio la facolt di aggiungere al proprio possesso quello del proprio dante causa ai fini del computo
del tempo necessario per la longi temporis praescriptio. Lesercizio di unazione processuale
durante il decorso del tempo aveva efficacia interruttiva. Se tuttavia linteressato non esercitava
lazione per una valida ragione venne esercitata la sospensione dei termini, prevista poi anche per i
minori , per coloro che erano impegnati in cariche istituzionali e per coloro che erano in carcere. Il
fenomeno dellinterruzione civile si spiega con la natura processuale della ongi temporis
praescriptio: trattandosi di una prescrizione dellazione , il comportamento inerte dellattore
rivestiva fondamentale importanza. Quando la longi temporis praescrtiptio , dal 199 d.C fece il suo
ingresso nellordinamento giuridico romano essa risult opponibile non solo allazione
rivendicativa esercitata dal proprietario spossessato ma anche esercitata dal creditore pignoratizio
per ottenere la res obligata a seguito dellinadempimento da parte del debitore. La cancelleria
imperiale , poi, respinse lapplicazione della stessa alla petizone di eredit, ai giudizi divisori e a
talune azioni personali. Nellet giustinianea la longi tempori praescriptio si applic anche alle
servit e a tale riguardo vennero imposti gli stessi requisiti richiesti per le cose corporali.
4 TRA COSTANTINO E TEODOSIO II
Sappiamo che lo strumento cui si ricorse maggiormente fu la longi temporis prescriptio. Al riguardo
per si inserisce in questo contesto anche una nuova figura introdotta da Costantino: la longissimi
temporis prescriptio: una prescrizione non pi decennale o ventennale ma quarantennale. Di questo
istituto ci giungono notizie grazie a due costituzioni imperiali e ad un papiro egiziano. In questo
ultimo documento troviamo il caso relativo ad un processo tra due sorelle e gli eredi di Atisio.
Esisteva infatti un tale probabilmente di nome Atisio il quale aveva posseduto terreni per oltre 40
anni e aveva pagato i relativi tributi che gravavano su questi terreni. Le figlie, una volta rimaste
orfane non erano pi riuscite a pagare i tributi e per sottrarsi al pagamento avevano abbandonato i
terreni. Il governatore del villaggio applic allora la regola vigente a quellepoca e quindi
procedette ad assegnare i terreni abbandonati agli agricoltori del luogo che avrebbero poi dovuto
pagare anche i relativi tributi.
Eroide (una delle sorelle) fece per ritorno col marito e chiese agli agricoltori la restituzione dei
beni ma i coltivatori restituirono alle due sorelle non solo le terre ereditate dal padre ma anche la
casa e le terre di un Atisio con loro non imparentato e che avevano scambiato per il padre delle
ragazze. A questo punto le due sorelle citarono in giudizio gli eredi di Atisio per far si che venissero
distinti i beni spettanti ad esse per diritto di propriet e quelli di propriet altrui. Nel corso del
processo i convenuti invocarono contro la parte attrice la longissimi temporis prescriptio la cui
legge istitutiva stabiliva che nessuno poteva distogliere dal possesso colui che aveva posseduto il
bene per almeno 40 anni. Dunque la petizione delle due sorelle non venne accolta mentre invece il
giudice accolse la linea difensiva degli eredi di Atisio. Compare in questo contesto per la prima
volta leffetto acquisitivo della prescrizione perch invocando la longissimi temporis prescriptio i
convenuti riuscirono ad attribuire alle due sorelle i beni e a sottrarsi al pagamento dei relativi tributi.
Nel frattempo sia lusucapione che la longi temporis prescriptio cominciarono ad oscurarsi e al loro
posto subentr una prescrizione trentennale non pi basata sulla buona fede e sul titolo ma
caratterizzata da una prevalente natura acquisitiva.
5 LA RIFORMA DI TEODOSIO II
Teodosio II intodusse una disciplina generale relativa alla prescrizione prendendo in considerazione
il modello della longi temporis prescriptio. Stabil una prescrizione trentennale applicata anche alle
petizioni di eredit e a tutte le azioni personali. Si individuano poi molte affinit con la longi
temporis prescriptio soprattutto in tema di eccezioni alla regola della prescrittibilit di tutte le
azioni. Infatti mentre la longi temporis prescriptio contemplava accanto alla rivendica anche lactio
Serviana (esercitata nei confronti del terzo ),la nuova prescrizione trentennale introdusse lactio
hypotecaria (che poi rappresent un evoluzione dellactio serviana sempre esercitata nei confronti
del terzo).
Per quanto riguarda la sospensione i casi furono ridotti da teodosio al solo caso del pupillo e la
prescrizione cominciava a decorrere dal momento del raggiungimento delladolescenza con
lingresso del curatore al posto del tutore. Linterruzione invece era prodotta dallatto di citazione e
non dalla litis contestatio come avveniva precedentemente.
Per le prescrizioni speciali invece furono definite tali quella ventennale, annuale e quinquennale.
La legge di teodosio terminava poi con delle norme transitorie e disposizioni di attuazione e rest in
vigore fino a quando non venne varata una nuova riforma da Anastasio nel 491.
SEZIONE IV : LA PRESCRIZIONE ESTINSIVA NEL CORPUS IURIS CIVILIS
GIUSTINIANO E LA LEGGE DI TEODOSIO
La disciplina relativa alla prescrizione nellambito della compilazione giustinianea la ritroviamo
prevalentemente nel Codice. Giustiniano in tema di interruzione e decorso del tempo mantenne
fermi i principio introdotti da Teodosio II, omise la regola della prescrizione trentennale per lazione
intentata e poi abbandonata. I casi di sospensione furono aumentati infatti Giustiniano introdusse
lipotesi di assenza per qualsiasi causa e per quanto riguarda le prescrizioni speciali vi il dubbio se
collocare tra queste la longi temporis prescriptio. Perch vero che Giustiniano ripropose i termini
decennali e ventennali ma non lo fece per inserire la longi temporis prescriptio nelle prescrizioni
speciali ma perch nel frattempo era divenuta un vero e proprio modo di acquisto della propriet
perdendo quindi il suo carattere estintivo, cosi come la longissimi temporis prescriptio che
presentava una natura ambigua estintiva e acquisitiva; comunque nel complesso la nuova
usucapione giustinianea presentava profili estintivi accanto a quelli acquisitivi. Le norme transitorie
e le disposizioni di attuazione previste da Teodosio furono soppresse da Giustiniano. Venne
mantenuta solo la frase finale e cio il principio secondo il quale lignoranza della legge non una
scusante.
2 I TERMINI DI PRESCRIZIONE IN VIGORE AL TEMPO DI GIUSTINIANO
Il termine accolto da Giustiniano comunque fu quello trentennale applicato a tutte le azioni reali e
personali ad eccezione di quelle imprescrittibili. In alcuni casi per giustiniano applic prescrizioni
pi brevi o pi lunghe. Venne applicato il termine quarantennale alle azioni spettanti alla chiesa e
alle opere pie. Tra il 530 e il 535 tale termine venne elevato a 100 anno per essere riportato poi nel
541 a 40 anni.
Fu stabilita una prescrizione ventennale per i processi di schiavit, quinquennale per le azioni
relative al testamento alla donazione e alla dote inofficiosa e biennale per lazione relativa alla
mancata erogazione di mutuo. Rest in vigore il termine annale e quello pi breve di sei mesi e due
mesi per le azioni redibitoria ed estimatoria. Gli interdetti invece furono assimilati alle azioni e per
questo ricaddero sotto una prescrizione trentennale.
3 LINIZIO DI DECORRENZA DELLA PRESCRIZIONE
Per Giustiniano ai fini del decorso del tempo erano particolarmente rilevanti due elementi oggettivi:
la lesione del diritto nel caso in cui si trattasse di azioni reali e linadempimento dellobbligazione
se si trattava di azioni personali. Entrarono per in gioco accanto agli elementi oggettivi anche
alcuni elementi soggettivi legati alla possibilit per lattore di promuovere lazione, il sistema
adottato dal diritto romano fu quello di conciliare gli elementi oggettivi con quelli soggettivi
facendo decorrere la prescrizione dal momento in cui si era avita la facultas experiundi; Giustiniano
invece non accett tale sistema e stabil che bisognava prendere in considerazione solo gli elementi
oggettivi mentre quelli soggettivi dovevano essere considerati solo qualora si configurasse un caso
di sospensione.
4 LINTERRUZIONE
Linterruzione della prescrizione non si verificava qualora lattore esercitava lazione entro i termini
stabiliti oppure se lavversario riconosceva il diritto di chi avesse avuto la facultas experiundi.Nel
primo caso teodosio afferm che linterruzione avveniva con latto di citazione e non con la litis
contestatio come avveniva prima e che non producevano interruzione gli atti unilaterali come la
supplica oppure lintimazione in forma privata. Giustiniano invece introdusse lo strumento della
protesta scritta qualora non fosse stato possibile citare il convenuto perch assente o incapace.Per
quanto riguarda invece il riconoscimento del diritto, Giustiniano non elenc i modi per attuare il
riconoscimento del diritto ma le fonti ritengono valide due forme: la rinnovazione del documento di
credito e il pagamento degli interessi.
5 LA SOSPENSIONE : PRAESCRIPTIO DORMIT
L elemento che differenzia la sospensione dallinterruzione sta nel rilievo assunto dagli elementi
soggettivi, cio i motivi per cui lattore non aveva intentato la lite. La sospensione poteva ritardare
linizio della prescrizione o paralizzare il ricorso ove essa fosse gi iniziata. Malgrado nella longi
temporis praescriptio tale figura ricevette una larga applicazione , per Teodosio II essa veniva
applicata solo al caso del pupillo (il termine decorreva dal raggiungimento delladolescenza con
lingresso del curatore al posto del tutore); giustiniano invece introdusse pi casi relativi alla
sospensione, mantenne ferma la disposizione a favore dei pupilli e aggiunse quella relativa ai
minori, al filiifamilias ( in relazione ai beni loro direttamente pervenuti e alle persone che si trovano
nellimpossibilit giuridica di agire.
6 SUCCESSIO E ACCESSIO TEMPORIS
Il cambiamento di persona invece non provocava interruzione. Per questo motivo il possessore
poteva unire al suo patrimonio quello del de cuius in seguito ad una successione mortis causa
(successio possessionis) e lacquirente a titolo particolare poteva unire il suo possesso a quello del
dante causa (accessio possessionis).
7 LOPERATIVITA PROCESSUALE DELLA PRESCRIZIONE ESTINTIVA :
LEXCEPTIO
Tutte le fonti a noi giunte in materia di perdita dellazione
per decorso del tempo attestano che le Tardoantico la prescrizione delle azioni operava in forma di
praescriptio o di exceptio. Nella compilazione giustinianea i due termini vengono accostati e questa
sorta di sovrapposizione nasce dal fatto che, allepoca, la prescrizione era considerata come un
rimedio riconosciuto dallordinamento per respingere le pretese vantate dal soggetto che non avesse
pi il diritto di promuovere lazione. Non agevole individuate le tappe del percorso storico che
segn levoluzione della praescriptio in exceptio. Leccezione ( nozione in cui confluirono si la
praescriptio che lexceptio) stava ad indicare le circostanze idonee a privare di efficacia lazione
solo se fatte valere tempestivamente dal convenuto. Lexceptio di prescrizione conserv il suo
carattere perpetuo per tutto larco dellesperienza giuridica romana, inclusa let giustinianea. Tale
perpetuit rispondeva ad una esigenza di logica giuridica: dal momento che il soggetto in cui favore
si era compiuta la prescrizione per opporre leccezione doveva attendere lesercizio dellazione da
parte dellavversario, non sarebbe stato giusto far pagare al convenuto lo scotto dellinerzia
dellinteressato imputandogli una negligenza altrui. Il ricorso alleccezione di prescrizione a
secondo che essa avesse riguardo a una azione reale o a una azione personale. Per quanto concerne i
diritti reali non si pu negare che sul piano pratico, la possibilit di bloccare lazione promossa
dallattore per ottenere il riconoscimento del suo diritto reale rafforzata a tal punto la posizione del
possessore da porlo in una condizione sostanzialmente pi forte rispetto al vero titolare del diritto.
8 LA RINUNZIA ALLA PRESCRIZIONE
Se di fronte allinadempimento del debitore, il creditore non esercitava lazione e lasciava che
questa si prescrivesse, ma poi conveniva in giudizio il debitore tardivamente, questultimo poteva
difendersi formulando leccezione di prescrizione. Attualmente si ritiene che la mancata
formulazione da parte del convenuto delleccezione rappresentava una rinunzia alla prescrizione.
Gi nel diritto romano il convenuto poteva rinunziare alla prescrizione non sollevando la relativa
eccezione. Mentre venne soltanto ipotizzata lillegittimit di una dichiarazione preventiva di
rinunzia alla prescrizione o del contratto mediante il quale si modifica o si esclude la prescrizione.
Anche il codice civile italiano sancisce la nullit di patti diretti a modificare la disciplina relativa
alla prescrizione. Attualmente in Europa si registrano delle oscillazioni. Molti affermano che in
materia di prescrizione lautonomia privata sarebbe da reputarsi limitata. Questa impostazione
affonda le sue radici nel diritto romani perch la materia relativa allusucapione e alla prescrizione
costituivano allepoca diritto cogente cio un regolamento che non tollerava modifiche da parte
della volont privata.