Professional Documents
Culture Documents
d'Austria e di Spagna.
Contemporaneamente moriva, nel 1519, l'imperatore Massimiliano (del Sacro
Romano Impero), lasciando in eredit allo stesso nipote Carlo d'Asburgo tutti i suoi
domini (Austria, Boemia, Ungheria, Fiandre, Artois, Franca Contea).
Gli aristocratici tedeschi, che mal sopportavano l'avanzata della borghesia (che presto
trover nella Riforma protestante un valido baluardo ideologico) e la minaccia di
guerre contadine (che proprio in Germania scoppieranno furibonde nel XVI secolo),
pensarono bene, convinti di non trovare in questa decisione alcun ostacolo da parte
dell'aristocrazia spagnola, di affidare le sorti dell'impero, nel 1519, proprio a Carlo
d'Asburgo, permettendogli cos di possedere un impero vastissimo, quale non s'era
mai visto dai tempi di Carlo Magno.
Lo scontro con la Francia di Francesco I, che rivendicava il titolo della corona
imperiale e che si sentiva accerchiata, fu inevitabile. Il periodo delle grandi guerre
europee, iniziato nel 1521, prosegu praticamente fino alla pace di Cateau-Cambrsis
del 1559, che sanc l'egemonia spagnola in Europa (in Italia la Spagna prese anche il
Ducato di Milano), almeno fino a quando la borghesia non seppe trovare nella
Riforma protestante nuove motivazioni ideali con cui poter affossare definitivamente
(soprattutto negli Stati Uniti) l'obsoleta idea dell'universalismo cattolico-romanogermanico, sotto l'egida degli Asburgo e con l'appoggio incondizionato del papato.
Carlo V quindi proveniva dai Paesi Bassi, era stato educato in ambiente borgognonefiammingo e quando prese il trono spagnolo si circond di consiglieri fiamminghi che
volevano soltanto spadroneggiare nel paese, dimostrando che il sovrano altro non
voleva che realizzare una monarchia assolutistica, vincendo le resistenze
autonomistiche degli aristocratici. Fatto questo, il sovrano prefer trasferirsi in
Germania, lasciando in Spagna un suo luogotenente, il cardinale Adriano di Utrecht.
A livello europeo sembrava tornata in auge una vecchia idea medievale, quella di
poter restaurare il dominio assoluto, politico ed economico, dell'aristocrazia
fondiaria, rappresentata dall'imperatore, proprio mentre nei paesi pi avanzati
d'Europa: Olanda (Fiandre), Inghilterra, Francia e Italia centro-settentrionale lo
sviluppo della borghesia, appoggiato dalle monarchie nazionali (in Italia dalle
Signorie) ne aveva ridimensionato di molto i privilegi economici e le prerogative
politiche.
Ora, al rinnovato impero feudale non restavano che due cose da fare, per potersi
reggere in piedi con sicurezza: 1. imporre esose tasse a chiunque non fosse nobile; 2.
minacciare immediate ritorsioni di tipo militare a chi non volesse piegarsi.
Nell'Europa orientale una dittatura analoga si stava formando in Turchia.
In Spagna la politica centralista di Carlo V ebbe la meglio sulle tendenze separatiste
nobiliari solo grazie all'appoggio delle citt, ma quando l'imperatore cominci a
ridurre l'autonomia alle stesse citt, che sopportavano l'onere finanziario maggiore
della sua politica imperiale, scoppi nel 1520 la cosiddetta rivolta dei "comuneros"
(citt castigliane), appoggiata dall'aristocrazia.
La rivolta, dilagata ben presto in tutta la Castiglia, si trasform in una "Lega santa"
contro Carlo V, arrivando persino a deporre il suo luogotente-cardinale.
Ma poi, nel momento cruciale, emersero gli interessi contrapposti che dividevano le
forze della Lega. La borghesia infatti chiedeva nel suo programma non solo che
l'imperatore risiedesse nel paese e che le alte cariche statali (da non porre in vendita)
fossero assegnate solo a funzionari spagnoli e che le Cortes venissero convocate ogni
triennio e che i deputati eletti fossero indipendenti dal potere regio, e che si vietasse
l'export di oro e argento, ma chiedeva anche che le terre regie alienate e usurpate
dall'aristocrazia dopo la morte della regina Isabella tornassero all'erario, che si
abolisse inoltre l'esenzione dei nobili dal pagamento delle imposte e si vietasse a
quest'ultimi di occupare d'ufficio le cariche amministrative nelle citt.
I nobili pi reazionari cominciarono ad allontanarsi dal movimento (che peraltro non
fu capace di uscire dai confini della Castiglia) e ad accordarsi con la corona.
Viceversa, gli elementi pi radicali delle citt volevano prepararsi a uno scontro
armato decisivo. Non ebbero per l'appoggio degli strati urbani pi ricchi e la
mancanza di organizzazione generale ne determin la sconfitta a Villalar nel 1521.
Anche le rivolte di Valenza e dell'isola di Maiorca subirono lo stesso risultato.
Il potere di Carlo V crebbe enormemente e con esso le estorsioni finanziarie sul
paese. I grandi proprietari fondiari tuttavia ebbero la peggio sul piano politico, poich
la corona attribu agli hidalgos il diritto di amministrare le citt. E siccome i grandi
nobili continuavano a non voler pagare le tasse, il sovrano smise di convocarli nelle
sedute parlamentari.
A dir il vero il potere di Carlo V, se aument in Spagna, diminu nettamente in
Germania, dove fu sconfitto nella lotta contro i principi protestanti tedeschi, che lo
indussero a dividere il suo impero tra il fratello Ferdinando e il figlio Filippo II
(1556-98), che eredit Spagna, Franca Contea, Paesi Bassi, Italia e Colonie
americane.
E anche in Italia il suo nome fu assai poco amato, specie dopo l'invio delle truppe
lanzichenecche che giunsero fino a saccheggiare Roma nel 1527. (1)
Ritiratosi a vita privata nel monastero di Yuste, in Estremadura, dove visse per circa
due anni, Carlo V sino alla fine consigli il figlio sulla condotta politica che doveva
tenere.
(1) Papa Clemente VII aveva promosso una Lega anti-imperiale, la cosiddetta Lega Santa di
Cognac, i cui alleati del papato erano il re di Francia, Francesco I, e le citt di Milano, Genova e
Firenze. Il timore del papato era che il sovrano asburgico, una volta impossessatosi dell'Italia
settentrionale ed avendo gi nelle sue mani l'intera Italia meridionale come eredit spagnola,
potesse essere indotto ad unificare tutti gli Stati della penisola sotto un unico scettro, a danno dello
Stato Pontificio, che rischiava, in tal modo, di scomparire come entit territoriale. L'imperatore, non
potendo agire di persona, perch pressato militarmente contro i luterani e contro i turchi, fece in
modo di scatenare contro il pontefice la potente famiglia romana dei Colonna, da sempre nemici
giurati del papa Medici. Clemente VII, pur di liberarsi dell'assedio dei Colonna, chiese aiuto allo
stesso imperatore, promettendogli in cambio la propria alleanza contro il re di Francia, denunciando
la Lega Santa. Carlo V mantenne la promessa e liber il papa dall'assedio dei Colonna, ma
Clemente VII trad la parola data, chiamando in suo aiuto proprio Francesco I. Di fronte a questo
tradimento l'imperatore dispose l'intervento armato contro lo Stato Pontificio, mediante l'invio di un
contingente di 35.000 lanzichenecchi, al comando del duca Carlo di Borbone, connestabile di
Francia, uno dei pi grandi condottieri francesi, inviso al re francese. Il duca mor durante l'assedio
ma i lanzichenecchi riuscirono lo stesso a entrare in citt e a saccheggiarla. Le devastazioni, che
durarono un anno perch le truppe erano rimaste senza paga, senza comandante e senza ordini,
ebbero un grave costo per la citt di Roma: vi furono 20.000 vittime, oltre a danni incalcolabili sul
patrimonio, anche artistico.