Professional Documents
Culture Documents
0 0 0 0 705
N G . W IISON
MQimn btiif
N .G . W ILSO N
FILOLOGI BIZANTINI
Premessa di Marcello Gigante
M O R A N O EDITORE
1990
of
PREMESSA
U N M IL L E N N IO DI FILOLOGIA
I
Q uesto libro apparso a Londra nel 1983 una storia scritta per la
prima volta sui filologi bizantini che durante un m illennio hanno tra
m andato i classici greci, li hanno editi, com m entati, interpretati. N . G.
W ilson gi noto agli studiosi italiani come autore, insieme con L. D.
Reynolds, di un cospicuo volume sulla tradizione dei classici dallanti
chit ai tem pi m oderni, Scribes a n i Scholars (1968), ora in terza edi
zione italiana riveduta e ampliata: Copisti e filologi tr. di M. Ferrari con
una premessa di G. Billanovich (Padova 1987).
Finora disponevam o di articoli anche insigni e di ricerche singole:
potrei ricordare YEustathios di P. Maas, gli studi di A. Turyn sui m ano
scritti dei tragici o di G. Z untz sul testo di Euripide, o anche la voce
Photios di K. Ziegler nella Realencyclopaedie, ma non possedevamo uno
schizzo storico, articolato e docum entato di prim a m ano (il W ilson in
questo libro utilizza per conoscenza diretta oltre trecento manoscritti),
una vera e propria storia della concreta presenza dei testi classici nella
civilt bizantina.
Si colma una lacuna nella storiografia m oderna in cui finora brilla
vano opere di storia politica, civile e sociale dellim pero bizantino e
opere sulla storia della letteratura bizantina da K. K rum bacher a H.
H unger o anche opere di storia sulla lingua dotta e popolare in cui si
espressa una miriade di letterati.
Q uesto libro una storia non solo della filologia testuale, ma anche
della critica letteraria presso i bizantini: lautore porta in questa storia i
progressi conseguiti oggi nella paleografia e nella codicologia nonch
nella individuazione dei copisti che rivelano cosi la loro fisionomia di
studiosi (le scritture devono oggi essere retrodatate). Una grande conce
zione globale della filologia ha come esito una storia della filologia in
una lunga epoca e in una lunga serie di filologi che mentre continuano,
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
PR EM ESSA
10
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
scritto non solo dal lato tecnico, ma come fonte primaria di cultura,
fattore di storia. Il m illennio paleografico-filologico, tracciato in venti
anni di lavoro esercitato sul campo - lautore nella prefazione spiega di
aver pubblicato ora un libro che sarebbe potuto essere pi lungo nella
persuasione di aver raggiunto certezze n on modificabili - vale a dire
visitando le biblioteche e palpando i fogli e soppesando la filigrana e
individuando gli scribi di u n num ero notevole di codici im portanti,
laspetto culturale della storia dellim pero bizantino che, dopo leroe
fondatore K. Krum bacher, non trascurato nelle sintesi migliori, come
Il millennio bizantino di H. G. Beck, apparso in traduzione a c. di E.
Livrea (Roma 1981, pp. 148-219). Il W ilson con lautentica modestia
che lo distingue dice di aver trascurato i lessici anche perch m ancano
edizioni m oderne, m a in questo libro n on m ancano, a dire il vero, ana
lisi di Lessici im portanti come quello di Suida. N on ha citato, se non
sporadicamente, i cataloghi esistenti di m anoscritti ( attualmente in
corso il rifacimento del Catalogo dei codici greci della Biblioteca
Nazionale di N apoli del Cirillo, tanto per citare un esempio), ma egli
apporta dati nuovi su m olti testim oni della trasmissione dei testi diret
tam ente visitati e avverte anche che la bibliografia n o n completa, dal
m om ento che oggi alcuni studiosi esauriscono il compito nellallestim ento di una completa bibliografia aggiornata. M a non vorrei che
lamara battuta si risolvesse in un invito a sfondare porte aperte.
Bisogna per ammettere che c anche una bibliografia inutile e ci sono
autori che accumulano dati senza dar prova di leggere i libri che elen
cano. Est m odus in libris.
Questa storia di un m illennio di filologia si apre con una ricca
introduzione che narra lim pidam ente, sul fondam ento dei testimoni
della tradizione, problem i fondam entali come lalfabetizzazione e listru
zione, il fenom eno dellatticismo e il suo rapporto con la lingua duso
o colloquiale, il ruolo dei classici pagani nelleducazione cristiana e la
difficile convivenza delle due culture, linterpretazione allegorica e la
censura tra annotazioni marginali e il controllo della Chiesa, il curriculum
scolastico e il destino dei testi classici - selezione e sopravvivenza - , linter
pretazione grammaticale e sintattica, nellipotesi migliore, filologica e,
nellipotesi peggiore, edificante dei testi che sono a fondam ento della
nostra civilt, n on solo letteraria.
In principio era il m anoscritto e il m anoscritto si fatto storia. E al
fondo non solo dellintroduzione, m a di tutto il libro c un grande
m otivo storiografico: W ilson fa i conti con G ibbon - a cui continuo a
guardare con la lente di G. Giarrizzo (1954) - e G ibbon non pu aver
PR EM ESSA
11
12
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
PR EM ESSA
13
zio sicuro che un testo era letto a scuola. I Salmi non furono solo com
mentati, ma fornivano le nozioni basilari di grammatica e sintassi.
Dominava, sintende, Dionisio Trace, m a la funzione dei classici non
era certamente estetica. Accanto alle orazioni di Lisia si leggevano
manuali di arte retorica e accanto agli autori attici erano popolari gli
atticisti. La Seconda Sofistica continuava ad abbagliare ed anche i
romanzieri come Eliodoro non furono trascurati (ai Salmi si aggiunse
San Gregorio Nazianzeno): in generale, gli autori pagani non furono
cristianizzati. Il loro destino fu diverso da quello di Virgilio e Stazio
nel Medioevo occidentale.
Il tem a del capitolo II, preparato dalle premesse qui accennate,
sulle scuole della tarda antichit - Antiochia, Gaza, Atene, Alessandria,
Costantinopoli - ed ha il cuore pulsante nelle pagine sugli scolii e sul
passaggio capitale dal rotolo al codice nella trasmissione dei testi. Il
com m ento che prim a era su un rotolo separato passa, dopo che il codice
nel IV secolo rim piazza il papiro, ai m argini del manoscritto: nel IX
secolo con la minuscola il circolo di Fozio - a cui con buona pace del
lamico W ilson continuerei ad aggiungere Areta - realizza lunione del
testo al com m ento.
Gli scolii sono un prodotto della tarda antichit e segnano la
nascita del com m ento (continuo a credere che il com m ento sia il pi
arduo com pito del filologo, m olto pi arduo se non pi caratterizzante
del distinguere un falso dal vero, una falsificazione dalloriginale): gli
scolii seguono allinvenzione delle catene di Procopio di Cesarea e rin
vengono nel Dioscoride di Vienna la prim a meravigliosa epifania: lin
terpretazione di un testo scientifico non si distingueva da quella di un
testo letterario. M a il papiro di Lille di Callimaco della stessa epoca
m ostra che una storia dello sviluppo del com m ento non pu essere
cosi lineare come la im m aginano e la desiderano talvolta i paleografi (il
rilievo dello stesso W ilson): basta una sola eccezione a sconvolgere
unopinione generalmente accettata. Tra lonciale e la minuscola c la
cosi detta semionciale di Areta che pu rim ontare allo stesso VI secolo.
La scuola di Gaza dom inata da Procopio che invent la catena poteva
gi disporre di qualche esempio di amalgama di testo e com m ento. Le
parafrasi specialmente omeriche di Procopio sono pi che un arido
esercizio scolastico, ma il suo prestigio linnovazione della catena, di
un com m ento a un libro della Bibbia quale compilazione di vari com
menti (in Italia per le catene bibliche m olto dobbiam o alle ricerche di
S. Leanza e C. Curti). La catena, come sostiene giustamente il W ilson,
una tappa im portante della filologia biblica ed era stata ispirata da
14
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
PREM ESSA
15
16
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
PREM ESSA
17
18
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
i'KI' MI-.SSA
19
per Platone n tantom eno per il suo stile: W ilson m olto attento a
cogliere Pirrilevanza delle sue note, quando gliene riconosce la pater
nit, perch sostanzialmente le sue aggiunte sono poche n alte. M odesto
nitico letterario, Areta non u n filosofo fine, come m ostrano gli
esempi socratici. Se la sua originalit posta in discussione, la sua
vanit - come mostra il rilievo di Patrasso, sua citt natale - lam
pante. N on ebbe interessi epigrafici n fu lunico a interessarsi di m ate
matica n prom osse una raccolta di lessici. H a contribuito alla cono
scenza di Pausania, Epitteto, Plutarco, ma salv veram ente Marco Aure
lio? Conosceva O m ero, ma in qual misura conosceva Callimaco? Let
tore ostile di Luciano, fu accanito nemico di G iuliano lApostata e la
sua polemica contro Leone Cheresfatte sproporzionata. Areta come
critico non supera gli schemi di Ermogene. A torto egli, scrittore oscuro,
critica loscurit stilistica di altri e non si preoccupa di difendersi. Le
sue note all 'Apocalisse m ostrano linsensibilit ai solecismi e, daltronde,
A reta fu un pessimo carattere: un critico permaloso e non edificante,
che non riusc a imparare dai suoi modelli larte di esprimersi con chia
rezza. I m anoscritti posseduti da Areta hanno rilievo per la storia dei
testi che ci hanno trasmessi, non per le sue note. Ma non ebbe un cir
colo di amici come Fozio n allievi con interessi filologici: autore di
pamphlets, acre e rude. Eppure conosceva E rodoto e Tucidide. Specialniente in vecchiaia fu lettore disattento e talvolta fraintese. La conclu
sione deliberatamente provocatoria del W ilson che Areta continua a
godere una reputazione troppo lusinghiera, superiore alla realt. Tutta
via, non dim entichiam o, alla fine, che la sua biblioteca privata, come il
Wilson giustamente afferma, ha il vantaggio di mostrarci lopera di un
collezionista e di farci valutare lim portanza dei suoi libri, degli autori
classici e che avvert la responsabilit di trasmettere tesori letterari alle
luture generazioni.
Areta ancora dimezzato allinizio del bel capitolo VII, che traccia,
sulla base dei m anoscritti - 1A ntologia Palatina brilla fra Demostene,
Platone, Aristotele, Teofrasto, Strabone, D ione Cassio, Erodoto, Tuci
dide, Senofonte, Luciano e Esiodo, Teognide, Eschilo, Sofocle, Aristol.i ne, Apollonio Rodio, M useo -, uno splendente panoram a del secolo
X (dai contem poranei di Areta appunto alla fine del secolo): vero che
dopo Areta n on ci fu un filologo di valore, m a Areta non cita Isocrate.
Personalit di scribi prendono rilievo: per esempio, Efrem, e, con loro,
committenti, possessori e collezionisti. U n fremito di aperta simpatia e
gratitudine percorre il ritratto di Costantino Porfirogenito, autore di
libri im portanti, ma soprattutto organizzatore, prom otore, operatore di
20
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
cultura non bene ripagato dai lettori medievali; il W ilson ci lascia sor
prendere il fecondo rapporto fra mecenatismo e istruzione e rimane
soggiogato dallintrepido ricercatore di libri in tutto il m ondo per estrarne
il meglio, anche se la biblioteca del palazzo era preclusa al pubblico. Il
Porfirogenito precursore del sapere enciclopedico si rese conto che i
libri erano gi troppi o troppo preziosi e potevano sfuggire ai lettori e
incrinare lentusiasmo per la lettura: il lettore m oderno, osserva W il
son, sopraffatto dalla carta stampata amm ira gli sforzi del Porfirogenito
- benem erito redattore di excerpta di storici che non sopravvissero
nella tradizione diretta - che non disponeva dellaiuto della stampa.
Le pagine sul Lessico che a me piace continuare a credere sia stato
scritto da un personaggio di nom e Suida sono m olto interessanti per il
filologo classico che spesso vi ricorre. Il W ilson, a mio parere, argo
m enta bene a collocare lopera negli anni 975-980 e propende, altret
tanto giustamente, a ritenere il Lessico - qualcosa di mezzo tra diziona
rio e enciclopedia - il risultato di un solo autore che si giov del
lavoro di ricerca di dotti responsabili della raccolta del materiale. Ma
vorrei ancora una volta sostenere che, dinanzi ai m odi aberranti o erro
nei in cui dopo il saggio del Doelger viene oggi citata la presunta
Souda e dopo le ipotesi strane di S. G. Mercati e di qualche epigono
pure seppellite dalloblio, sia il m om ento di tornare a valutare positivamente la parte della tradizione autorevole e responsabile degli autori
bizantini che dallarcivescovo Eustazio in poi non ebbero remora a
citare Suidas, che un nom e perfettamente bizantino: usciamo dal caos
e rifugiamoci nelle pagine che A. Adler dedic al benem erito Suidas
nella Realencyclopdie: atticista non rivoluzionario n stupido.
La straripante personalit di Michele Psello che dom ina la cultura
del sec. XI oggi in Italia accessibile per m ezzo della traduzione ita
liana del suo capolavoro storiografico, la Chronographia (Imperatori di
Bisanzio, a c. di S. Impellizzeri, U. Criscuolo, S. Ronchey, introd. di D.
Del C orno, M ilano 1984). Il saggio di W ilson nellYIII capitolo riesce
ad assumere una straordinaria attualit: esso preceduto da interessanti
paragrafi sulla vita della scuola - dove un profilo idealizzato di un
insegnante-modello, Niceta, che professa linterpretazione allegorica di
O m ero -, sul plutarcheo Giovanni M auropo, maestro di Psello, vescovo
di Euchaita, caratterizzato fra laltro da una lettera a uno studente
(appare marginalmente la questione della conoscenza del latino che,
invero, per noi saldamente legata a M assimo Pianude) e sul platonico
Giovanni Italo, allievo di Psello, vittim a dellintolleranza della Chiesa
processato e anatemizzato, im popolare sostenitore della filosofia piato
lKCMF.SSA
21
nica e del prim ato della cultura orientale nelloriginale difesa scritta dal
suo maestro. Il ruolo che W ilson gli attribuisce sintetizzato nella for
mula il potere dietro il trono, ma la sua personalit collocata,
soprattutto, sullo sfondo della vita letteraria. Pur con la sua consueta
prudenza e la ripulsa di pregiudizi, il W ilson consapevole che lo stato
attuale delle edizioni pselliane non soddisfacente e, tuttavia, delinea la
posizione di Psello nei confronti delleredit classica nel m odo pi
esauriente possibile: un talento che non si lasci reprimere dai nemici.
Lealista nella religione cristiana, non poteva tuttavia limitare il suo
apprezzam ento della civilt letteraria classica agli aspetti m eramente
formali. La continuit della formula basiliana fuori discussione e
.inche il suo linguaggio variato e adattato: com unque, deve difendersi.
La sua visione intellettuale complessa n sono infondati i dubbi
sullautenticit della sua form azione culturale. Il platonism o e il neopla
tonism o a stento riescono a dim orare nella religione cristiana rischiosa
mente professata. Fu veramente lautore del saggio sui demoni, De ope
ratone daemonum H a ragione il G autier a sottrarglielo? Ma il suo
interesse per il m ondo astrale, magico, teurgico, insom m a pseudoscien
tifico, difficilmente esorcizzabile. Pur professore e insegnante, non
imm une da allarmanti lacune di cultura generale, anche se amici e
am m iratori lo trattavano come un trust di cervelli. N on lascia cadere
linterpretazione allegorica di O m ero praticata dal suo modello Niceta
e cerca di volgere i misteri della poesia in term ini cristiani, il falso m ito
greco nella verit cristiana. C onobbe testi che ora non conosciamo? Le
sue vanterie hanno un fondam ento di verit? La sua maniera di leg
gere, il tentativo di accreditare la conoscenza di testi in misura mag
giore della realt, la sua tecnica approssimata del com pendio si accor
dano con la rappresentazione di Psello come la personalit pi inte
ressante e im portante di tutta la storia bizantina? M aestro di allievi di
lutto il m ondo, arabi e musulm ani, egiziani e finanche etiopi - se dob
biamo credergli e non si tratta di una autom itizzazione sullesempio di
Pitagora - Psello fu propulsore della conoscenza di Platone in Armenia
e il suo im pegno culturale giunse nel m ondo arabo. Ma la popolarit
dei suoi scritti non confermata dal num ero dei codici: della maggior
parte una sola copia o due: dunque, per questaspetto non trascurabile,
il suo destino non diverso da quello dellautore bizantino medio. Il
favore di cui godette in vita n on dur oltre la sua morte.
Anche lattivit di Psello critico letterario disincantatamente giudi
cata da W ilson. Lencom io di Simeone Metafraste non sfugge alliper
bole, anche se Psello ammette che Simeone non paragonabile sul piano
22
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
PREM ESSA
23
24
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
PR EM ESSA
25
26
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
PR EM ESSA
27
28
FIL O L O G I B IZ A N T IN I
PR EM ESSA
29
30
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
PREM ESSA
31
32
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
Ili
Una parola conclusiva sulla storia della filologia bizantina scritta
dal W ilson, paleografo e filologo, possiamo dire senza ignorare ci che
lautore ha scritto alla fine dellopera. La filologia bizantina che pur
continua la classica e prelude alla filologia umanistica ha una fisiono
mia che non pu essere confusa. N on vi fu un Callimaco poeta e filo
logo n un Erasm o che avvert profondam ente la religiosit del mestiere
di filologo n un Ficino che riceveva e trasmetteva intatti i fremiti del
lantica civilt. E, tuttavia, se manc la coscienza del nesso fra poesia e
filologia che il Pfeiffer scov nella nascita della scienza filologica elleni
stica o la creativit e la sensibilit degli umanisti occidentali, i Bizantini
nella trascrizione dei testi antichi, nella cura di trasmettere il testo migliore
possibile, nellim pegno esegetico e, soprattutto, nellinsegnamento e nel
lamore del libro, nella convinzione della storicit del patrim onio cultu
rale quale civilt da conservare, coltivare, trasmettere, furono a vario
PREM ESSA
33
34
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
G ig a n t e
FILO LO G I BIZANTINI
38
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
ABBREVIAZIONI
Abh
A JP
A n a lB o ll
B IC S
BngrJ
B y zM o d G rS tu d
BZ
CAG
C atM ss A k h Grecs
CP
CQ
CR
DOP
EEBS
EC
GGA
GRBS
H SC P
JH S
JO B
JO BG
NGG
OrChrPer
ParPass
P B SR
PCPS
PG
P hW
RE
REB
A bhandlungen
A m erican J o u rn a l o f Pbilology
A nalecta B ollandiana
Bulletin o f th Institute o f Classical Studies
Byzantinische-neugriecbische Jabrbucher
B yzantine a n d M o d e m Greek Studies
B yzantiniscbe Zeitscbrift
C om m entaria in A ristotelem graeca
Catalogues des m anuscrits alchimiques grecs
Classical Pbilology
Classical Q uarterly
Classical R eview
D um barton Oaks Papers
Epeteris H etaireias B yza n tin o n Spoudon
Ecbos d'O rient
Gttingische Gelehrte A nzeigen
Greek, R o m a n a n d B yza n tin e Studies
H a rv a rd Studies in Classical Pbilology
Journal o f Hellenic Studies
Jahrbuch der Oesterreichiscben B yza n tin istik
Jahrbucb der Oesterreichiscben B yzantinischen Gesellschajt
Nachrichten der Gesellschaft der Wissenschaften in Gottingen
Orientalia C hristiana Periodica
L a Parola del Passato
Papers o f th B ritish School a t Rom e
Proceedings o f th Cambridge Philological Society
Patrologia graeca
Philologische Wochenschrift
Realencyclopdie
R evue des tudes byzantines
42
/</<;
R cw list'I'extes
R I-IC
RI j M hs
SB
SC O
SI FC
StudiB izN eoell
TAPA
V izV rem
ZPE
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
IN T R O D U Z IO N E
46
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
1
Si confronti il quadro dato da R. Browning, Literacy in th Byzantin
w orld, B yzM odG rStud 4 (1978) 39-54 e quello dato da F. D. Harvey, Literacy in
th A thenian dem ocracy, REG 79 (1966) 585-635.
IN T R O D U Z IO N E
47
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
per luso nelle scuole secondarie come parte del corso regolare di reto
rica (O xford V, Barocci 131 e Heidelberg V, Pai. gr. 356).
Lentusiasmo che gli amm inistratori m ostravano nello sfoggio di
cultura letteraria a volte poteva risultare esagerato. U n esempio singo
lare si trova in una lettera che limperatore Alessio III invi alla Repub
blica di Genova nel 11995.
Cosa ci poteva essere di pi inappropriato in una lettera rivolta ad
una citt-stato occidentale dove la conoscenza del greco era praticamente inesistente e tutta la comprensione della Grecia antica era filtrata
attraverso un num ero limitato di classici latini, di un esordio che
diceva: I detti e le massime degli uom ini saggi dellantichit pagana
non sono falsi, ma colgono regolarmente nel segno; per esempio il loro
saggio poeta Esiodo dichiar che u n intera citt paga il fio per un solo
uom o malvagio , che un rim ando ad un verso celebre delle Opere e i
giorni di Esiodo (240)? E non lunico esempio di cultura letteraria
applicata in m bito diplomatico. U n caso ancora pi singolare si
riscontra nella carriera di Leone Cherosfatte che prestava servizio come
inviato presso i Bulgari e gli Arabi. Le prim e 14 tra le lettere superstiti,
rese note da un unico manoscritto (Patmos 178), come accade spesso
con opere di letteratura bizantina profana, sono la sua corrispondenza
con il sovrano bulgaro Simeone e m ettono in acuto rilievo la combina
zione di cultura letteraria e furbizia con cui i Bizantini affrontavano gli
affari politici. Il compito di Leone, durante la sua prima missione
nell896, era di ottenere il rilascio dei prigionieri di guerra bizantini. I
Bulgari, sapendo che limperatore bizantino era stato capace di preve
dere u n eclissi solare, sfidarono il suo inviato a prevedere se i prigio
nieri sarebbero stati rilasciati. Di fronte al delicato compito di leggere
nei pensieri del nemico, Leone risolse la situazione redigendo una let
tera 6 che includeva una frase ambigua e complicata sul punto in que
stione. Lambiguit era creata dallordine artificioso delle parole nega
tive e dal fatto, che risulta chiaro dalle lettere successive, che il testo,
p u r essendo una comunicazione formale a un capo di stato, era privo
di punteggiatura. Lassenza di punteggiatura forse m eno sorprendente
di quello che sembra, visto che m olti manoscritti del IX secolo che ci
sono pervenuti non sono dotati di una punteggiatura completa. Si
meone lesse il testo nel m odo che egli riteneva ovvio, dichiar che non
5
Ed. F. M i k l o s i c h - J. M u k l l e R , A cta et diplomata graeea medii aevi (Vienn
1860-90) voi. Ili, 46-7 (= D o f . L G E R , Regesten, nr. 1649).
" Nr. 2 nelledizione di G. K o l i a s (Atene 1939).
IN T R O D U Z IO N E
49
II. Atticismo
Secondo una diffusa convinzione, nellantica Cina, laspirante
am m inistratore veniva rinchiuso per essere esaminato in una stanza
dove doveva scrivere tutto quello che sapeva. Allo stesso immaginario
candidato a Bisanzio sarebbe bastato scrivere un brano in cui avesse
rivelato la conoscenza della Bibbia e dei testi classici letti a scuola, ma
qualunque cosa avesse scritto avrebbe dovuto essere sottoposta ad
unindagine accurata per controllarne laderenza alle regole della prosa
attica ideale, della lingua d Atene nel V e IV secolo a.C. La conven
zione secondo la quale la prosa formale doveva esprimersi in questo
idioma arcaico risale ai tempi dellm pero rom ano. A quellepoca indi
cava probabilm ente u n desiderio consapevole da parte degli istruiti
greci, che soffrivano per la sottomissione del loro paese, di riacquistare
dignit e am or proprio grazie alla nostalgica imitazione del linguaggio
scritto dellepoca dei loro grandi antenati dellAtene classica sotto
Pericle e Dem ostene. Si prese a trascurare il linguaggio colloquiale e a
seguire invece lo stile, la sintassi ed il lessico degli autori vissuti 500
50
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
anni prima. Il greco non si era modificato in quei 500 anni come tante
lingue in un periodo analogo di tempo, ma i papiri recuperati in Egitto
ed i libri del N uovo Testam ento m ostrano che si erano verificate sem
plificazioni nella sintassi e una serie di cambiamenti lessicali. La nuova
m oda dellAtticismo, come chiamata per comodit, avrebbe sorpreso i
suoi ignoti inventori per laccoglienza che ha riscosso. Invece di rappre
sentare la m oda passeggera di una sola generazione prese piede a tal
punto da durare fino alla fine del periodo bizantino e si pu dire che
sia continuata, in form a diversa, fino ai tempi m oderni, grazie agli
sforzi di Adamantios Koras (1743-1833) per purificare il linguaggio.
Q uesto idiom a altamente artificioso divenne perfino la base del lin
guaggio parlato nel circolo limitato della corte imperiale negli ultimi
giorni di Bisanzio, se possiamo dar fede alla testimonianza dellitaliano
Filelfo (1398-1481) che visse a Costantinopoli negli anni 1420-277.
Limitazione di un linguaggio, in disuso da n o n m eno di mezzo
millennio, non era una cosa facile e ben presto furono escogitati dei
sistemi per aiutare lo studente che doveva impararne larte. La lettera
tura del V e del IV secolo av. C. continu ad essere studiata approfon
ditamente come prim a nelle scuole e vennero redatti elenchi di parole
ed espressioni attiche poich non era pi possibile per uno scrittore
dotato di am or proprio adoperare quelle ellenistiche o di autori pi
recenti. Vennero composte un gran num ero di guide lessicografiche per
laspirante scrittore, di cui alcune sono ancora esistenti. Due delle pi
antiche sono di Polluce che dedic la sua volum inosa compilazione al
futuro imperatore C om m odo tra il 166 e il 176 e di Frinico, un con
tem poraneo di Polluce che, a parte u n altra grossa opera andata per
duta, mise insieme un elenco di circa 400 parole che dovevano essere
evitate dallautore accurato. Pi tardi, durante il periodo bizantino,
furono spesso realizzate compilazioni del genere, di cui alcune di un
certo rilievo. Lultima degna di essere m enzionata di un professore
del XIV sec. in Tessalonica, Tom m aso Magistro.
Le difficolt di u n imitazione accurata sono ovvie e se allinizio la
m oda produsse degli scritti di qualit passabile ad opera di scrittori
come Luciano (120 circa - dopo il 180), quasi tutti gli scritti atticisti
successivi rivelano, a prim a vista, la superficialit dellimitazione.
Inoltre, gli stessi bizantini non potevano seguire facilmente testi scritti
7
Filelfo, Lettera nel L ibro 9, datata M ilano XV Kal. M art. 1451, indirizzat
Sphortiae Secundo .
I N T R O D U Z IO N E
51
52
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
10 Decime and Fall o f th R om an Empire, cap. 53, ed. J. B. Bury, vo). VI, 107.
" Sugli storici vedi Averii C a m e R O n , Agathias (O xford 1970) 75 ss.; per la
questione pi generale C. M a n g o , B yzantine Literaturc as, a Distorting M in o r
(Lezione inaugurale) (O xford 1975).
I N T R O D U Z IO N E
53
54
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
Chiesa. U n esempio lam pante emerge dagli inni di Rom ano nella
prim a met del VI sec. in cui alcuni autori classici tra cui O m ero, Pla
tone, Dem ostene e Arato sono presi di mira. Viene usata una serie di
intraducibili giochi di parole per schernire i pagani e tale attacco va
probabilm ente associato con la chiusura della scuola filosofica di Atene
ad opera di G iustiniano nel 529. Perch i pagani si autoingannano
con il tre volte m aledetto (tv xpiaxaraparov) Arato? Perch vagano
inconcludentem ente in direzione di Platone (iravwvxai Tipo5
IlaTwva)? Perch am ano Dem ostene il debole (tv adsvrj)? Perch
non si rendono conto che O m ero un sogno vacuo (veipov pyv)?
O m ero, Platone e Dem ostene erano i principali autori scolastici e
quasi sicuramente lo era anche Arato (315 circa - 240 circa av.C.) il
cui poem a di un migliaio di esametri sulle costellazioni ed i segni
indicanti il bello e il cattivo tem po era certo am piamente letto in
ogni tem po e veniva probabilm ente usato come introduzione ele
mentare allastronomia.
Rom ano continua: Perch parlano sempre di Pitagora che stato
m eritatamente ridotto al silenzio? N on cerano opere autentiche di
Pitagora, ma forse Rom ano si riferiva ad una falsificazione chiamata
Versi aurei. O ppure lattacco a Pitagora pu essere stato provocato dalla
sua teoria della trasmigrazione delle anim e che altrove serve come base
di opposizione contro gli eretici manichei. E stato anche notato che
Pitagora, insieme con Platone, un bersaglio della critica di Giusti
niano. Rom ano lancia anche frecciate rozze a Galeno e Ippocrate, chie
dendo loro di mettere a confronto la loro arte con i miracoli di guari
gione contenuti nella B ibbia14.
M entre Rom ano sembra rappresentare e appoggiare latteggiamento
delluom o della strada, m olti em inenti m em bri della Chiesa fortunata
mente ebbero u n opinione pi equilibrata dei rapporti tra le due cul
ture. Secondo una com une posizione di com prom esso bisognava sfrut
tare ogni elemento di valore presente negli autori pagani. Un influente
esponente di questo parere nella prim a met dellVIII secolo fu San
Giovanni Damasceno. Se possiamo racimolare qualcosa di buono dai
pagani non si tratta di cosa proibita per noi. D obbiam o essere come
onesti banchieri che am m onticchiano la genuina m oneta corrente e
rifiutano le contraffazioni. D obbiam o accettare i loro scritti pi nobili
e gettare ai cani i loro ridicoli di e i miti stranieri; perch possiamo
14
P. M aas, B Z 15 (1906) 1-43, spec. 20-2 (= Kleine Schriften M onaco 197
288-306, spec. 308-9.
IN T R O D U Z IO N E
55
56
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
IN T R O D U Z IO N E
57
58
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
gerisce, erratamente per quel che siamo in grado di giudicare, che era
stato tratto da Platone; ma poi dice che fornir la legna richiesta nella
forma di tronchi che nel linguaggio del vostro poeta preferito Om ero
gettano lunghe om bre e poich ti sei tanto interessato di guerre per
siane nei tuoi studi te ne dar tanti quanto il num ero dei soldati che
com batterono alle T erm opile23.
Successivamente, nella scuola di Gaza, nel tardo V secolo e allini
zio del VI secolo, entram be le letterature vennero studiate insieme. Pi
o m eno in quel periodo troviam o un buon esempio del valore che i
cristiani attribuivano alleducazione tradizionale.
Zaccaria Scolastico rim and linizio dei suoi studi di diritto di un
anno per migliorare la sua conoscenza della letteratura ed confermato
specificamente che egli intendeva dimostrare ai pagani che i cristiani
potevano raggiungere lo stesso livello dei pagani in un campo che essi
tendevano a considerare di loro esclusivo d o m in io 24. Ancora pi signi
ficativo un episodio della polemica dottrinale tra S. Gregorio di Nissa
e Eunom io nel tardo IV secolo. Gregorio m and un abbozzo della sua
polemica a due allievi di Libanio, chiedendo loro di sottoporlo allat
tenzione del maestro. Evidentem ente Gregorio giudica im portante otte
nere lapprovazione del suo stile da parte del famoso critico anche se la
sua opera si rivolge esclusivamente ad un pubblico cristiano25. In con
clusione, possiamo ricordare che il pi celebre di tutti i padri greci, S.
Giovanni Crisostom o, secondo la testim onianza di uno degli storici
della Chiesa, era stato allievo di Libanio. Ci si deduce anche dal fatto
che alcuni passi di una delle prim e opere del santo sono pi com pren
sibili se derivano da L ibanio26.
IV. La censura
N on ostante latteggiamento tollerante e spesso indubbiam ente
rispettoso dei cristiani verso la cultura pagana del tardo impero
rom ano, plausibile, come alcuni suggeriscono, che sia esistita nel
23 P. M a a s , ibid. 9 9 3 .
24 Vie de Severe, ed. M . A. K u g e n e r , Patrologia Orientali^ 2 (Parigi 1907) 46.
25 Lettera 15, ed. G. P A S Q U A L I, e cfr. P . M a a s , B Z 26 (1926) 380.
26 S O C R A T E , Hist. Eccl. 4.26, 6.3. C F a b R I C I U S , Z u den Jugendschriften des johannes Chrysostomus (L und 1962) 22 n. 1, 119-21. Pi in gen. vedi S e v C e n k o in K.
W eitzm ann (ed.), A ge o f spirituality : a symposium (New York 1980) 53-73.
IN T R O D U Z IO N E
59
60
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
31
II testo stato pubblicato e discusso da J. G o u i l l a r d , Travaux et Mmoires
2 (1967); vedi specialm ente 57-61 (righi 214 ss. e 218 ss.) e 188-95.
IN T R O D U Z IO N E
61
62
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
I N T R O D U Z IO N E
63
difficile farli rispettare. Una misura fu, com unque, intrapresa per sco
raggiare la diffusione di errate teorie teologiche: i testi che incontra
vano la disapprovazione ufficiale venivano conservati in uno scrigno
speciale del patriarcato e rilasciati solo a persone di fiducia. Lesistenza
di questo scrigno speciale ricordata dal patriarca G erm ano I (morto
nel 73 3 )36.
La mancanza di testimonianze su molte caratteristiche della vita
bizantina fa s che la comparsa di questo fatto in una sola fonte possa
essere dovuta al caso, ma un accenno a tali misure lim itanti laccesso
alla letteratura pericolosa si trova presso lo scrittore del VI secolo
Leonzio di Bisanzio37. Egli voleva leggere Teodoro di M opsuestia, un
commentatore biblico della cos detta scuola di Antiochia (350 circa 428) e osserva: Siamo riusciti con grande difficolt ed innumerevoli
accorgimenti a trovare il suo libro contro lincarnazione di Cristo
perch sono m olto prudenti nel rilasciarlo ai non iniziati. Le persone
in questione n on sono nom inate, ma sembra evidente che Leonzio,
recatosi allufficio del patriarca, si sia visto, almeno allinizio, vietare
laccesso agli scritti, ritenuti pericolosi, di Teodoro. Leonzio prosegue
invitando il lettore che lo desideri a passare in rassegna gli altri libri di
Teodoro in quanto essi possono contenere affermazioni sullo stesso
argom ento38.
La censura pu anche essere esercitata in altro m odo, per esempio
facendo circolare dei libri in versioni che i loro autori n on avrebbero
approvate. Nel 1573 Papa Gregorio XIII autorizz una nuova edizione
36 PG 98.53A.
37 PG 86.1384.
38 A proposito della censura, R. J a n k o , in Aristotle on comedy (Londra 1984)
119 ha proposto alla nostra attenzione u n passo degli A tti del C oncilio di T rullo
del 691 della nostra Era (PG 137.728A) in cui si proibisce luso di maschere nelle
tragedie, com m edie o dram m i satireschi. In che m odo ci si ricolleghi al m ondo
del 691 d.C. u n m istero. N o n credo che si tratti di una prova del fatto che il
dram m a classico fosse sottoposto a censura perch n o n vi sono testim onianze
attendibili su rappresentazioni teatrali a Bisanzio. pi probabile che si tratti di
un editto contro i m im i. Jan k o inoltre allude a D em etrio C alcondila rifacendosi al
dialogo di Pietro Alcionio da me m enzionato (pagina c III a sinistra nella editto
princeps del 1522). C i che Calcondila raccontava al suo interlocutore nel dialogo
che la chiesa distruggeva la poesia greca am orosa e la sostituiva, presum ibilm ente
nel program m a scolastico anche se n o n lo si dice esplicitam ente, con le poesie di
Gregorio di N azianzo. E difficile che abbia ragione in q uanto le opere di G regorio
che pi furono studiate sono le sedici orazioni scelte. Il testo di Alcionio non pu
essere considerato nulla pi di u n pro d o tto della concezione rinascim entale di
un et buia offuscata dal fanatism o ecclesiastico.
64
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
IN T R O D U Z IO N E
65
K a s s e l,
41 C o L I N
H a y c ra ft
66
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
suscita meraviglia scoprire che il suo testo sia stato, a volte, rimaneg
giato. E famoso, in particolare', un brano del Fedone. Dove Platone
aveva detto (114 c 3) che le anime di quelli che si sono purificati suffi
cientemente attraverso la filosofia vivono per sempre senza reincarnarsi
(aveu a|ictTWv), lo storico della Chiesa Eusebio (260 circa-340),
volendo far coincidere laffermazione platonica con la dottrina cristiana
della resurrezione, modific il testo in m odo da far dire a Platone che
le anime vivono senza preoccupazioni (aveu xaiitcov) n .
Nel complesso, per, i testi venivano trattati con rispetto. Lunica
eccezione significativa viene da M assimo Pianude (1255-1305) che rac
conta come nella preparazione di una nuova edizione t\V Antologia
Greca decidesse di om ettere varie poesie erotiche in quanto oscene.
Una nota a tale proposito si pu leggere nel suo autografo (Marc. gr.
481 datato 1299). Se egli modificava un testo la cui lettura non era
destinata agli allievi in classe, viene spontaneo chiedersi se qualcosa di
analogo si verifichi per altri testi. Esiste qualche sospetto a proposito
delle sue traduzioni di O vidio in greco. La sua versione delle Heroides
dichiaratamente libera da volute modificazioni. Ma c anche una ver
sione delle poesie d amore di O vidio, di cui conosciamo solo stralci,
che tuttavia il m anoscritto (Napoli II C 32) non attribuisce specificam ente a Pianude, anche se difficile immaginare chi, oltre a Pianude e
i suoi allievi, possa essere stato lautore, visto che la conoscenza del
latino era m olto rara e in pratica ristretta ad un gruppetto di avvocati
ed interpreti che quasi sicuramente avrebbero considerato O vidio fri
volo e bizzarro. La versione delle poesie damore piena di insignifi
canti alterazioni. Eccone alcune: amor, xSe t rcpayiia: Venus, t
pyov: puella, cpiAog: puellae, oi vpamoi: mitissima fem ina, t
Ttfj&og. Sarebbe bello poter pensare che Pianude, le cui altre attivit
n on erano affatto disprezzabili, non si abbassasse ad una censura di tal
genere, ed daltronde possibile che tali alterazioni siano dovute a un
non identificato excerptor43.
Lesempio conclusivo alquanto diverso e riguarda tre dei saggi sui
M oralia di Plutarco. C una piccola parte di manoscritti che presenta
un testo manomesso e poich tutti i manoscritti in questione apparten
42 Praep. Evang. 13.16.10 Vedi anche P. C a n i v e t , Histoire d une entreprise apologtujue au Ve siede (Paris 1958) 147 ss., per altri esempi per la m aggior parte
m eno drastici.
43 II testo stato pubblicato da P. E . E a s t e r l i n c & E . J. K e n n e y , Ovidiana
(iraeca (C am bridge 1965); vedi anche K e n n e y in Hermes 91 (1963) 213-27.
IN T R O D U Z IO N E
67
44
Sui mss. di Plutarco in questione vedi M. P O H L E N Z , N G G (1913) 388 ss., sp
342 s. U na delle correzioni purganti citata in L. D. R e y n o l d s - N. G. W i l s o n ,
Copisti e filologi (III ed. Padova 1987) 243-4.
68
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
45
Sui papiri vedi W. H. W u . I . I S , G R B S 9 (1968) 205-41; sugli autori standar
H. I. M A R R O U , ffrstoin de l'ducation darti l antiquil (VI ed., Parigi 1965) 248.
69
IN T R O D U Z IO N E
4 6 J . M . JA C Q U E S ,
(1 9 5 9 )
2 0 0 -1 5 .
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
70
F.
M a rx
n e lla
sua
e d iz io n e
di
C e ls o
( L e ip z ig
1951)
x.
IN T R O D U Z IO N E
71
72
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
52
Ed. I. G a i s f o r d (O xford 1842). Vedi W .
69 (1976) 397-401.
B u e h le r e
C.
T h e o d o rid is ,
IN T R O D U Z IO N E
73
C.
T h e o d o rid is ,
74
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
J e n k in s ,
D O P 17 (1963) 43; C.
M ango,
op. cit. a p. 52
n.
11
IN T R O D U Z IO N E
75
76
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
Aftonio (IV secolo) e di essi vennero scritti molti com menti. I due trat
tati, com unem ente noti come lopera di M enandro Retore, erano abba
stanza popolari, ma non stim olarono nessun com m entatore alla discus
sione. Il terzo elemento del trivio, la dialettica, era studiata, come
abbiam o gi visto, sulla base dei prim i tre libri dell 'Organon di Aristo
tele e sui com m enti ad essi scritti da Porfirio (232/3-305 circa) e altri.
E possibile ricostruire lelenco fondamentale dei libri per il quadri
vio, che forse solo pochi allievi erano in grado di studiare a fondo. La
musica, come abbiam o visto nella descrizione della scuola presso la
chiesa dei Santi Apostoli, era trattata allo stato iniziale come u n abilit
pratica. Se un allievo passava alla teoria, poteva studiare gli Harmonica
di Tolem eo o Cleom ede o Aristosseno. Laritmetica veniva studiata su
N icom aco, ma trattandosi di un libro pi teorico che pratico non
poteva essere utilizzato per insegnare i semplici calcoli di tutti i giorni.
Euclide forn la base alla geometria e Areta nell 8 8 8 , ai tem pi in cui era
ancora un giovane diacono (successivamente divent arcivescovo di
Cesarea in Cappadocia), ne ordin una copia e scrisse annotazioni
marginali di proprio pugno (O xford, D O rville 301). Lastronom ia a
livello avanzato si basava sicuramente su Tolemeo, ma pare che ad uno
studio iniziale gli allievi leggessero il poema di Arato (315 circa-240
circa av.C.) chiamato Pbaenomena, im m ensamente popolare nellanti
chit e nel Medioevo. La sua utilit duratura dim ostrata dalla deci
sione di M assimo Pianude (1300 circa) di eliminarne alcuni versi, che
erano ora noti per essere effettivamente scorretti, e di sostituirli con
versi di sua composizione. C ontinu ad essere letto un certo num ero
di altri autori in prosa tra cui alcuni che non avevano alcun valore pra
tico evidente o che n on facevano parte dellelenco regolamentare di let
ture scolastiche. Tra questi vi erano gli atticisti dellim pero rom ano
considerati pari ai maestri attici che tentavano di imitare. Perci
Luciano e Aristide erano popolari e ebbero (specialmente questultimo)
lonore di essere com mentati. Altri scrittori della tarda antichit quali
Filostrato riuscirono a sopravvivere per lo stesso motivo. Per quanto la
sua biografia di A pollonio di Tiana fosse com prensibilmente descritta
da Aldo M anuzio come il peggior libro che egli avesse mai letto, e i
com m enti di Luciano ai Cristiani n on fossero apprezzati, questi scrit
tori potevano essere considerati tutti modelli di buono stile in prosa e i
loro testi una miniera di espressioni eleganti e di frasi che avrebbero
arricchito la prosa di un am m inistratore consapevolemente colto o di
un uom o di cultura. Probabilmente gli storici erano considerati pi o
m eno allo stesso m odo come materiale di lettura utile per chi fosse
I N T R O D U Z IO N E
77
78
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
seguita da u n altra in cui Leone esordisce afferm ando che, non avendo
avuto alcun effetto la sua lingua attica, egli m ostrer allora la sua cono
scenza dei canti di Davide e dei precetti cristiani per vedere se sono pi
efficaci nel com m uovere limperatore. Segue una serie di otto citazioni
dai Salmi e undici riferimenti al N uovo Testam ento che non raggiun
sero il risultato sperato. Ci che a noi interessa il fatto che Leone
considerasse ugualmente appropriato nella supplica ad un capo di stato
cristiano lo sfoggio delluna e dellaltra cultura. A volte la miscela di cri
stiano e di pagano racchiusa nei termini di u n unica frase. Il patriarca
M etodio (m orto nell847), scrivendo la Vita di Teofane il Confessore,
narra un episodio in cui Teofane riusc a far tacere delle rane graci
danti. Il protagonista della storia parla delle rane come di mostri
amanti degli acquitrini adoperando un aggettivo eccezionalmente raro
che pu essere considerato solo come adattam ento del nom e dato ad
una rana, Limnocharis, nella pseudo-omerica Batracomiomachia. Lagio
grafia non il luogo pi adatto per riferimenti eruditi classici. Egual
mente singolare, m a forse non sorprendente, in uno scrittore ecclesia
stico che era anche il filologo classico pi im portante dellepoca, un
brano nel racconto della presa di Tessalnica ad opera dei N orm anni
nel 1185, scritto da Eustazio che era in quel tem po arcivescovo della
citt. Egli scrive della citt conquistata: Una densa nube la avvolgeva,
come una nuvola di polvere sollevata da una tempesta o dalle zampe
di innum erevoli animali cosicch si poteva dire che il sole esitava a ri
splendere su coloro le cui brillanti arm ature offuscavano la sua luce e si
poteva parafrasare lantica Musa per diciotto giorni la nave della citt
segu il suo corso e al diciannovesimo apparvero le ombrose m on
tagne da cui il sole della nostra vita fu chiuso e offusc lom bra che ci
copriva secondo le parole del Salmo. Le citazioni sono tratte
dallOdissea di O m ero 7.267-8 e dal Salmo 43:20 e la frase successiva
prosegue con un riferim ento al Salmo 88:16.
I. Antiochia
Nel periodo pi fiorente dellim pero rom ano le principali scuole
delle province greche si trovavano ad Atene, Efeso e Smirne. Ce ne
erano altre, m olto m eno im portanti, a Pergamo e a B isanzio1. Nel V
secolo la situazione era cambiata. Atene era ancora uno dei centri prin
cipali, ma Efeso, Pergamo e Smirne non avevano pi rilievo. Antiochia,
Alessandria e Gaza erano divenute im portanti mentre una scuola di
diritto era a Beirut. Parlare di scuole non sempre esatto: cerano pro
fessori di retorica o di filosofia, a volte ingaggiati dalle autorit statali,
che insegnavano da soli e attiravano gli allievi grazie alla fama perso
nale. Q uando cominci il declino dellim pero, le scuole scomparvero
gradualmente per diversi m otivi finch non si arriv al punto che
u nistruzione superiore poteva essere acquisita solo nella capitale. Pare
che la scuola di diritto di Beirut non si riprendesse dopo il terrem oto
che devast la citt nel 551. Antiochia sub dei terrem oti nel 526 e nel
528 e fu presa e saccheggiata dai Persiani nel 540. N on noto cosa
accadde alla scuola di Gaza. Ad Atene linsegnamento della filosofia
continu nel VI secolo ma, sebbene il celebre editto emanato da Giusti
niano nel 529 possa aver avuto m eno conseguenze di quanto general
mente si immagini, non ci sono prove che dim ostrino il prosegui
m ento dellistruzione superiore dopo la met del secolo. Ad Alessan
dria la tradizione dur pi a lungo che altrove e restano tracce di atti
vit quasi fino al tem po della conquista degli Arabi nel 641.
Cosa si sa dello studio superiore dei testi greci a scuola? Ad A ntio
chia Libanio, il pi famoso retore dei suoi tem pi, di cui alcuni scritti
rimasero popolari in tutto il periodo bizantino, insegnava in m odo
convenzionale. Pu darsi che egli abbia letto m eno di quanto ci voglia
far credere, ma senza dubbio si occup degli autori classici con i suoi
allievi senza trascurare autori pi recenti come Aristide. Egli lautore
di compendii dei discorsi di Demostene che era forse per lui il pi
im portante di tutti i classici. Si gi accennato al fatto che la sua fama
di insegnante di retorica fece s che egli venisse consultato dai cristiani
ansiosi di raggiungere i modelli letterari pagani. Possiamo dunque pre
supporre che, p u r non dando nessun contributo di rilievo alla filologia,
egli insegn agli allievi i princpi d interpretazione e di critica testuale
elaborati dai filologi di Alessandria nel periodo ellenistico. U no dei
1
17-22.
G. W .
BO W ERSO CK ,
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
82
I s u o i s tu d i c o n
v a lid a
in v e c e
per
L ib a n io s o n o
a tte s ta ti d a S o c ra te ,
Hist. Eccl.
6 .3 . L . P e t i t
( P a rig i 1 9 5 7 ) n o n s a se a c c e tta r e q u e s t a t e s t i m o n i a n z a c h e
S c h u b i.in
(v ed i
n o ta
3 ).
LE S C U O L E D E L L A T A R D A A N T IC H IT
83
84
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
II. Gaza
Lapproccio dei filologi di Antiochia alla Bibbia non incontr
favore. Da ci non si deduce necessariamente che il debito nei con
fronti dei m etodi filologici classici determinasse la condanna di Teo
doro e dei suoi colleghi. M a la base razionalistica del loro pensiero fece
sorgere il sospetto che essi preparassero il terreno per leretico Nestorio
che sosteneva che lelem ento divino e quello um ano nella natura di
Ges fossero strettam ente separati. U n rapporto m eno tum ultuoso tra
la cultura cristiana e pagana riscontrabile nella scuola che fior a Gaza
nel tardo V secolo e allinizio del VI.
La figura principale Procopio, ma il circolo contava diversi
m embri minori. N on c m otivo di dubitare che fossero tutti mem bri
della Chiesa e che conoscessero u n am pia gamma di autori pagani. Due
di essi scrissero dialoghi filosofici modellati su Platone al punto tale
che alcune pagine sem brano quasi un centone della fraseologia plato
nica; il Teofrasto di Enea tratta dellim m ortalit dellanima, XAmmonio
di Zaccaria della creazione del m ondo. E possibile che i com m enti su
Demostene fossero rifiniti da un m em bro m inore del gruppo, Zosimo,
che scrisse una breve notizia sulla vita delloratore. U n altro m em bro
minore, Tim oteo, oltre a raccogliere inform azioni zoologiche di carat
tere eterogeneo con spirito poco scientifico, cur una breve e banale
serie di note su questioni di grammatica ed ortografia, compreso il
m odo corretto di dividere le sillabe5. Ma non chiaro se egli appar
tenga al gruppo, visto che pare sia stato allievo di Horapollo, che
insegn in Egitto e poi a C ostantinopoli. Pi im portante Coricio, i
cui scritti fondam entali testim oniano dellampiezza delle sue letture
classiche. Ci sono poche sorprese, ma degno di nota il fatto che egli
sembra aver letto almeno uno dei m imi dellantico scrittore siciliano
Sofrone e racconta che Platone li ammirava in quanto scene di vita
com une di conversazione (Apologia mimorum 14-17). Altrettanto inte
ressante la conoscenza di M enandro in Coricio. Egli fa riferimento ai
personaggi principali di alcune commedie, ora alm eno in parte accessi
bili a noi grazie alla scoperta dei papiri, gli Epitrepontes, la Samia, il
Dyscolus e 1A sp is (Apologia mimorum 73). Ma questo elenco di letture
non ci dice nulla delle sue qualit di filologo.
5 J. A.
z i ;. n n t h i n ,
LE S C U O L E D E LLA T A R D A A N T IC H IT
85
Il
m em bro pi notevole della scuola di Gaza Procopio, precettore
di Coricio e suo predecessore come direttore. Le pochissime opere
complete superstiti giunte fino a noi devono la loro conservazione ad
una scoperta casuale del retore del XII secolo, Niceforo Basilace, con
gli scritti del quale si trovano di solito fianco a fianco nella tradizione
manoscritta. Procopio ha attirato talvolta lattenzione degli storiografi
della scienza con la sua descrizione di uno straordinario orologio di
Gaza che batteva le ore e aveva un elaborato meccanismo. Ad ogni ora
una figura di Ercole emergeva da una delle dodici porte trasportando
un oggetto che simboleggiava una delle sue dodici fatiche ed unaquila
collocata in alto su di lui discendeva per deporgli una ghirlanda sul
capo ad indicare la riuscita conclusione della fatica in questione. D opo
di ci, la figura di Ercole si ritirava di nuovo dietro il pannello da dove
era apparsa. E sintom atico della mentalit dellantichit che Procopio
impieghi quasi tu tto il suo talento nella descrizione dellaspetto este
riore dellorologio e non ne spieghi il meccanismo o scriva un elogio
del suo inventore.
Nel IX secolo Fozio lesse ed approv u n opera m olto m eno inte
ressante, ora perduta, a parte esigui fram m enti, un insieme di parafrasi
dellIliade. Si tratta di un genere letterario che riflette lattivit scola
stica; la com prensione degli alunni veniva verificata chiedendo loro
vari tipi di parafrasi. I fram m enti venuti alla luce riguardano un brano
famoso dellIliade (12.322 ss.) in cui Sarpedone spinge Glauco ad unirsi
a lui nellattacco al campo greco (trad. R. Calzecchi Onesti):
O am ico, se n o i ora, fuggendo a questa battaglia,
dovessim o vivere sem pre, senza vecchiezza n m o rte,
io certo allora n o n lo tte rei fra i cam pioni,
n o n spingerei te alla guerra gloria dei to rti;
m a di c o n tin u o ci sta n n o in to rn o C h e re di m o rte
in n u m e rev o li, n p u fuggirle o evitarle il m ortale.
A n d ia m o : o n o i d a rem o gloria a q u a lc u n o o a n o i quello.
86
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
87
LE S C U O L E D E LLA T A R D A A N T IC H IT
tronde la catena, labbia egli inventata o no, segna uno stadio significa
tivo nella storia della filologia biblica e la sua im portanza per la filolo
gia classica consiste nel fatto che .rassomiglia, in una certa misura, ai
commenti sulla letteratura greca. Questi, come i com m enti sui libri
della Bibbia, erano originariamente libri separati e in u n epoca impreci
sata, probabilm ente nella tarda antichit, si prese labitudine di farne
delle compilazioni. Poich esisteva un num ero m olto ampio di com
menti di alcuni testi e cera senza dubbio una gran quantit di dupli
cati, la nuova compilazione, se realizzata in m odo intelligente, poteva
fornire al lettore un adeguato com pendio di ci che i migliori filologi
avevano pensato del testo e dei suoi problem i. La storia delle catenae e
dei com m enti ancora estremamente oscura, ma bisogna almeno pren
dere in considerazione lipotesi che Procopio sia responsabile del
nuovo tipo di com m ento e che lidea gli sia venuta da ci che era gi
stato fatto per la letteratura classica. La priorit non pu essere stabilita
con certezza.
Si
p u osservare che le catenae di regola m enzionano i nom i degl
autori originari mentre gli scolii agli autori classici forniscono molto
raramente i nom i delle fonti citate e n on lo fanno quasi mai allinizio
di un excerptum come d uso in una catena. Se ne potrebbe ragionevol
mente ma ipoteticamente inferire che Procopio concep la regolare cita
zione dei nom i come un miglioram ento della prassi seguita nei com
menti agli autori pagani. D altra parte va detto che tale pratica non
impiegata in tutte le compilazioni a lui attribuite, per cui il problema
rester irrisolto finch non saranno disponibili edizioni pi attendibili.
W ils o n ,
CQ_ 17 (1967
88
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
9
II papiro di Lille di C allim aco costituisce u n eccezione, da poco scoperta,
questa regola. Pu darsi che rispecchi un esperim ento di breve durata, ma nel frat
tem po deve servire come avvertim ento che una sola scoperta pu sconvolgere
facilm ente opinioni generalm ente accettate. A. C a r l i n i . M aia 32 (1980) 235-6 ha
richiam ato lattenzione su altre eccezioni. Si veda inoltre il m io scritto negli A tti
del convegno tenutosi ad U rbino nel settem bre 1982 sul tem a Il libro e il testo
ed. C . Q u e s t a e R . R a h a e l l i (U rbino 1984) 105-110.
LE S C U O L E D E L L A T A R D A A N T IC H IT
89
zione della catena. Il secondo che il term ine usato m olto spesso negli
scolii greci per indicare il passaggio da una fonte originale ad unaltra
adottato dagli scoliasti latini della tarda antichit (usavano aliter nello
stesso m odo di cog) ed difficile supporre che essi non prendessero
in prestito una formula conveniente che gi esisteva. In terzo luogo, ci
sono dei m anoscritti e dei papiri che, pur non presentando degli scolii
nella forma medievale completamente sviluppata, sono estremamente
interessanti. E rimasto un foglio di una copia di Callimaco trascritta
probabilm ente nel VI secolo (P. Oxy. 2258). Esso ha una grande parte
di com m ento disposto su tutti e quattro i margini e, sebbene non possa
essere un amalgama di com m enti al m odo in cui lo sono norm alm ente
gli scolii, dimostra cosa si poteva fare utilizzando un form ato grande
ed uno dei tipi norm ali di grafia. Ci che pu essere definito come la
forma embrionale di scolii si trova in un pi famoso manoscritto, ler
bario di Dioscoride meravigliosamente m iniato che pu essere datato
intorno al 500 (Vienna med. gr. 1). Lo scrivano ha trascritto ai margini
di un certo num ero di fogli estratti dalle opere di Galeno e di Crateuas
sulle medesime piante citando il nome dellautore in ogni caso. Su
quattro pagine ha aggiunto un excerptum da entram be le sue fonti di
consultazione producendo cos leffetto di scolii o, visto che vi sono
inseriti i nom i, di una catena primitiva. Si potrebbe obbiettare che le
pratiche degli scrivani nella preparazione di testi scientifici non erano
necessariamente le stesse degli autori pi letterari e che lerbario di D io
scoride, in quanto libro pratico essenziale per i medici ed evidente
mente trascritto pi volte, non pu essere considerato sullo stesso
piano dei testi poetici. Ma non esiste nessuna prova del fatto che
venisse effettuata tale distinzione tra testi letterari e scientifici e, in ogni
caso, la professione medica era esercitata da uom ini colti e riconosciuti
come tali. Basti citare la famosa asserzione di S. G irolam o (lettera 119)
a proposito del fatto che Luca era il migliore stilista dei quattro evange
listi in parte perch era medico.
Infine ci sono buoni m otivi per pensare che stato attribuito
troppo rilievo agli argomenti dei paleografi contro le tesi tradizionali.
Tali argomenti risultano gi indeboliti dal papiro callimacheo, ma una
confutazione ancora pi valida deriva dallesistenza di una grafia
onciale estremamente m inuta che pu essere stata creata specificamente
per consentire linserim ento di poderosi com m enti ai margini di un
codice. U n esempio anteriore di ci si trova su un fram m ento di perga
mena contenente un testo legale latino con poche annotazioni
(P.S.I.l 182) e datato dai paleografi latini intorno al 500. Ci sono anno
90
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
IV. Atene
Se rivolgiamo ora la nostra attenzione ad Atene, vi troviam o un
altro centro fiorente di istruzione superiore in cui si conservavano
vigorosamente le tradizioni pagane nel IV secolo, che continuarono
sorprendentem ente, pur essendo scoraggiate ufficialmente, fino al VI
10
II palinsesto di Lipsia viene discusso da R . R e i t z e n s t e i n , op. cit. 299 ss.; pe
la data della scrittura araba mi rifaccio a I. K r a C k o v s k i i , V iz Vrem 14 (1907) 24675. Sul codice di M ani vedi A. H e n r i c h s - L. K o e n e n , Z P E 5 (1970) 97 ss., spe
cialm ente 100-3, e Der Kolner M ani-Kodex: Abbildungen u n i dplomatischer Text,
edd. L. K o e n e n - C. R o e m e r (C olonia 1985).
LE S C U O L E D E L L A T A R D A A N T IC H IT
91
11
D issento leggerm ente da H . D. S a f f r e y - L . G. W e s t e r i n k , Proclus: Thcolo
ge platonicienne I (Parigi 1968) X I a proposito dellopinione su Im erio 48.20-5.
92
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
Lunica cosa di cui siamo certi che il gruppo agiva come un piccolo
club privato o come scuola. Loriginalit di alcuni suoi membri e la
loro posizione esplicitamente anti-cristiana faceva s che fosse rinomata.
Dei colleghi con simili vedute ad Alessandria erano venuti ad un tipo
di accordo con le autorit ecclesiastiche locali che consentivano loro di
continuare ad insegnare, presum ibilm ente a condizione che non dichia
rassero le loro idee in m odo troppo franco durante le lezioni. Un fram
m ento della Vita di Isidoro di Damascio suggerisce che egli disappro
vava lalessandrino A m m onio per aver preso questa strada. La manife
stazione di sentim ento pagano pi interessante, ma non necessaria
m ente la pi am piam ente pubblicizzata, si trova nella Vita di Proclo
(36) di M arino, in cui si afferma che la m orte del maestro (485 della
N uova Era) si verificata nellanno 124 di Giuliano come se lascesa al
trono dellapostata tosse considerata linizio di una nuova era. Uno
degli ultimi libri di Proclo era intitolato Diciotto argomenti contro i cri
stiani.
11 gruppo aveva delle sovvenzioni per cui poteva insegnare senza
compenso. Dal VI secolo pu aver costituito lunica fonte di istruzione
superiore ad Atene. Spesso si ritiene che il loro insegnamento fosse
abolito nel 529 dalleditto di G iustiniano che proibiva ai pagani e agli
eretici di insegnare e ordinava che i fondi pubblici non fossero usati
per sovvenzionarli12.
Secondo un fonte generalmente poco attendibile, la cronaca di Gio
vanni Malalas (451), lim peratore eman un editto speciale contro i
Neoplatonici di Atene. Un club privato avrebbe continuato ad esistere
se non aveva bisogno di onorario per la sua sopravvivenza. A causa
delleditto, o forse per altre ragioni, sette m em bri decisero di andare a
cercare fortuna in Persia, pensando di aver finalmente trovato lincarna
zione dellideale platonico del re filosofo. Lidillio n on dur a lungo e
ritornarono, ma non tutti ad Atene. Forse il club riusc a continuare ad
esistere, comportandosi in m odo m olto discreto e Simplicio, privato
della possibilit di insegnare, ebbe il tem po di scrivere i suoi lunghi
com m enti filosofici; riemp 1300 pagine sulla Fisica di Aristotele. Ma
lefficacia nelle province di proibizioni emanate dal governo centrale
dubbia. Forse Simplicio poteva ancora insegnare. Nel 560 circa il pro
fessore alessandrino O lim piodoro, che sembra aver conservato uno spi
12 SullAccademia vedi A. D. E. C a m f .r o n , PCPS 195 (1965) 7-29; J. G lu c Anliochus and th Late Academy (G ttingen 1978) 322-9; H . J. B l u m e n t h a l ,
Ryzantion 48 (1978) 369-85.
kkr,
LL S C U O L E D E LLA T A R D A A N T IC H IT
93
rito abbastanza pagano senza per questo aver dovuto rinunciare al suo
ufficio, parla degli Ateniesi come se li ritenesse ancora attivi. N o n si
pu essere sicuri che egli fosse accuratamente inform ato, ma secondo
diverse testimonianze, leditto del 529 n on rappresent la fine della
filosofia ad Atene. E difficile tuttavia credere che il grosso della vita
culturale continuasse ad Atene per pi di una generazione ancora. Nel
579/80 la citt fu saccheggiata dagli Slavi. U na fonte latina suggerisce
che alla fine del secolo successivo Teodoro di Tarso, m andato per con
vertire lInghilterra al Cristianesimo, studi ad Atene. Alcuni dotti
moderni prestano fede al racconto 13, ma lautore latino pu anche aver
malcompreso una fonte greca che parlava delle sue cognizioni attiche.
Nella lingua del colto bizantino ci starebbe a significare semplicemente che egli aveva studiato con successo gli autori classici.
I
Neoplatonici dom inavano Atene. Si sente poco degli altri inse
gnanti. Il poeta e maestro egiziano Pamprepio si stabil ad Atene ed
insegn per un p o di tem po finch una lite non lo costrinse a spostarsi
dalla capitale. N o n teneva segreto il suo paganesimo che allepoca era
potenzialm ente pericoloso sebbene non avesse im pedito la sua nom ina
ad Atene. Gli aveva anche assicurato lamicizia di Proclo. Una delle
nostre fonti ricorda che egli insegnava grammatica e poesia come mate
rie propedeutiche alla filosofia.
Ma per quanto egli ci interessi come m em bro della categoria dei
poeti egiziani che si guadagnavano da vivere allestero grazie al loro
talento letterario, il suo ruolo nella storia della filologia non riveste
alcuna im portanza. Serve soltanto a m ostrare che leducazione letteraria
era ancora accessibile ad Atene nella met del V secolo.
I
filosofi, pur concentrando la loro attenzione sullesposizione di
Platone, non si lim itarono a ci. Siriano, che successe a Plutarco nel
431/2 come capo, lautore di com m enti alla Metafisica di Aristotele e
al manuale di retorica di Ermogene. Proclo, la cui educazione era ini
ziata in Licia e ad Alessandria, incontr Siriano, ma non si interess
alle sue lezioni di retorica. Era invece attirato dai corsi di Plutarco sul
De anima di Aristotele e sul Fedone di Platone; il tema comune di
questi due libri significativo in quanto era proprio la teoria platonica
sulPanima ci che la Cristianit giudicava pi inaccettabile. Nel corso
di due anni si leggeva tutto Aristotele e si proseguiva con i dialoghi
platonici secondo un ordine che sembra essere stato approvato dalla
scuola (M arino, Vita Proeli 11-13). Proclo aveva anche interessi scienti13 A.
F r n tz ,
DO P 19 (1965) 199
n.
78.
94
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
R a re ,
R hM us 64 (1909) 294-5.
95
LE S C U O L E D E LLA T A R D A A N T IC H IT
II c o m m
A e v u m 52
e n to a lle
(1 9 7 8 )
Opere e i giorni
1 7 -4 0 .
s ta to s tu d ia to d a
C.
F a r a g g i n DI
SA
96
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
Gli studenti leggevano una prima serie di dieci dialoghi, seguiti dal
Timeo e dal Parmenide per completare liniziazione alle opere del
m aestro 16. I com m enti di Proclo sono dedicati per lo pi ai dodici dia
loghi scelti che vengono visti non in considerazione della loro origina
lit, ma piuttosto come una sistematizzazione del pensiero neoplato
nico. In una storia della filologia, se la definizione del termine inter
pretata rigorosamente, essi non hanno un posto im portante. Ma opere
recenti sul suo V e VI saggio sulla Repubblica hanno chiarito il suo
pensiero. Questi saggi trattano di poesia ed in particolare di Omero.
O ltre ad onorare Platone, Proclo operava allinterno della tradizione
che vedeva in O m ero la sorgente di ogni sapere e poich Platone aveva
attaccato la poesia occorreva qualche interpretazione ingegnosa per sal
vare il credito di entrambi.
Il
V saggio un com m ento ai problem i sollevati dalla discussion
di Platone in Repubblica IT. esso tenta di trovare in questo libro delle
idee compatibili con altre affermazioni di Platone. Il VI un tentativo
di riconciliare O m ero e Platone.
Poich Proclo fa spesso riferimento al suo insegnante Siriano sorge
il problem a della sua originalit. U n analisi rigorosa rivela che Proclo
non ha fatto m olto pi che sviluppare linee di pensiero gi indicate dal
m aestro che, a loro volta, si rifacevano a tradizioni interpretative ante
riori.
Proclo elabor la distinzione di Siriano tra poesia ispirata e non
ispirata che si basava sul Fedro di Platone (245) creando una triplice
divisione tra poesia ispirata, didattica e mimetica. Platone e O m ero
devono essere considerati con uguale seriet ed egli trova un punto di
contatto tra di loro grazie ad un procedim ento di interpretazione m eta
fisica neoplatonica. N on assente un certo interesse nei confronti dei
testi intesi come letterari, m a esso subordinato allesegesi filosofica.
Pu essere degno di nota il fatto che Proclo segua Platone nel non
attribuire alcun valore alla letteratura dram m atica17.
N o n ostante la riprovazione ufficiale, una gran parte della produ
zione di Proclo sopravvisse ed esercit, inaspettatamente, un certo
influsso. N on m olto tem po dopo, un ignoto scrittore affront il temi
bile com pito di conciliare la metafisica platonica con la dottrina cri
LE S C U O L E D E L L A T A R D A A N T IC H IT
97
18
H. I. M a r r o u in A. M o m i g l i a n o (ed.), The Conflict between Paganism and
Christianity in th Fourth Century (O xford 1963) 150.
98
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
non fosse stata recuperata una copia di Epitteto, probabilm ente grazie
al bibliofilo Areta nel 900 circa, il testo sarebbe quasi sicuramente
andato perduto e il com m ento di Simplicio ad esso sarebbe diventato
prezioso, riportandolo ancora una volta allattenzione dei filologi.
V. Alessandria
Alessandria ha avuto una lunga tradizione filologica sia pagana che
cristiana. N ei prim i secoli della nostra ra la scuola cristiana era pi
im portante della pagana e la famosa biblioteca del Museo, se esisteva
ancora, non riusciva a stimolare una filologia dello stesso livello di
quella sviluppatasi sotto lillum inato patronato dei Tolemei. La biblio
teca, se non fu distrutta nel famoso incendio delle operazioni militari
di Cesare nel 48/7 av.C., pu essere sopravvissuta fino al tardo IV
secolo. A partire da questepoca, circa, Alessandria sembra diventare
ancora una volta un centro filologico. Se crediamo alla Suda (s.v.
Theon) il M useo non fu distrutto, m a ci n on significa che funzionasse
secondo gli stessi principi di prima. Limmagine di una citt con u n at
tiva popolazione di studenti emerge dalla siriana Vita di Severo che
abbiam o gi avuto occasione di citare in relazione alla decisione di
Zaccaria Scolastico di ritardare linizio della sua educazione.
Tra tutti i libri prodotti a questepoca ad Alessandria quello che
forse risult pi utile alle generazioni successive di Bizantini fu il com
m ento di Teone (fi. c. 360-380) alle Tavole Elementari aggiunte da
Tolemeo al suo Almagesto. Lo scopo delle Tavole era di permettere dei
calcoli astronomici elementari, come la differenza oraria tra le diverse
citt. Teone scrisse due libri con lo stesso fine: uno, rivolto agli astro
n om i competenti, sopravvive solo in pochi manoscritti, laltro, creato
esplicitamente per coloro che non erano in grado di comprendere il
ragionam ento e i procedim enti matematici che erano alla base di tali
calcoli, fu pi volte trascritto. E tediosamente pedagogico come lo sono
m olti altri libri scritti dagli alessandrini di questo p e rio d o 19. Tra le altre
opere di Teone c u n edizione degli Elementi e di altri scritti di Euclide
che incontr un tale favore da far quasi sparire dalla circolazione il
testo originario. Egli scrisse anche un com m ento all Almagesto che ci
19
A. T lH O N , Le Petit Commentane de Thon d A lexandrie aux Tables Faciles d
Ptolme (Studi e Testi 282: C itt del Vaticano 1978) offre il testo, la traduzione e
una relazione com pleta sulla tradizione m anoscritta di questopera tan to letta.
LE S C U O L E D E LLA T A R D A A N T IC H IT
99
100
FIL O L O G I B IZ A N T IN I
LE S C U O L E D E LLA T A R D A A N T IC H IT
101
11
M . M e y e r h o f , Mitteilungen des Deutschen Instituts fiir Aegyptische Altertumskunde in Kairo 2 (1932) 1-21, specialm ente le inform azioni da O . T k m k in a p. 21.
23 S u F ilopono si veda H . D. S a f f r e y , R E G 67 (1954) 396-410.
102
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
I.E S C U O L E D E L L A T A R D A A N T IC H IT
103
104
f il o l o g i b iz a n t in i
interessante allesperto m oderno. forse degno di rilievo che Olimpiodoro (500 circa - 560 circa) sostenga una posizione neoplatonica e trovi
m etodi sofistici per farla accettare al suo pubblico che era, presumibil
mente, interam ente cristiano26. Si tratta di un fatto estremamente sor
prendente in una data cos tarda e in una citt in cui il fervore religioso
poteva assumere forme feroci come lassassinio di Ipazia. Lultimo
m em bro della scuola una figura m olto nebulosa di nom e Stefano che
si ritiene sia stato chiamato ad insegnare a C ostantinopoli durante il
regno di Eraclio (610-641). Sembra che sia lautore di com m enti al De
anima III e De interpretatione di Aristotele e alle Tavole Elementari di
Tolemeo. Q uestultim o non and a sostituire lanalogo manuale di
Teone. La sua posizione nella capitale pu essere dedotta in parte dai
vari titoli alquanto ambigui attribuitigli nei manoscritti, in parte dal
suo uso di una datazione basata sul regno dellimperatore Costantino
m entre ad Alessandria avrebbe potuto usare la data dellascesa al trono
di Diocleziano come punto di partenza27. Ma quasi ogni affermazione
fatta su di lui aperta al dubbio poich gli ultimi giorni della scuola
sono avvolti nelloscurit.
C u n altra cosa di cui dobbiam o parlare per controbilanciare lim
pressione nel complesso mediocre che ci si potrebbe fare dei professori
di filosofia di Alessandria. In una prefazione, peraltro di poco pregio, al
suo corso sulle Categorie di Aristotele, Elia, che va collocato probabil
mente nella seconda met del VI secolo, fa un ottim o resoconto delle
qualit desiderabili in un com m entatore ideale. Vale la pena di citare il
passo per in te ro 28.
Il
c o m m e n ta to re deve essere c o m m e n ta to re e filologo al tem p o stesso. E
c o m p ito del c o m m e n ta to re svelare le oscurit del testo. E c o m p ito del filologo
giudicare cosa v e ro e cosa falso o cosa sterile e cosa p ro d u ttiv o . N o n
deve im m edesim arsi negli a u to ri che esp o n e com e gli a tto ri sulla scena che
in d o ssan o m aschere diverse p erch im ita n o personaggi diversi. N o n deve
div en ta re u n aristo telico q u a n d o espone A ristotele e d ire che n o n m ai esi
stito u n filosofo a ltre tta n to grande n d iv en tare p la to n ic o q u a n d o espone Pla
tone e dire che n o n m ai esistito u n filosofo p ari a P lato n e. N o n deve forzare
a tu tti costi il testo e dire che la u to re a n tico in q u e stio n e c o rre tto so tto
LE S C U O L E D E L L A T A R D A A N T IC H IT
105
106
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
LE S C U O L E D E L L A T A R D A A N T IC H IT
107
VI. Costantinopoli
Fu solo quando le province sudorientali dellim pero caddero nelle
mani degli Arabi che Costantinopoli acquist una posizione incontra
stata di centro di istruzione e di cultura. La sua condizione di capitale e
la fondazione di quella che talvolta chiamata u n universit ad opera
di Teodosio II nel 425, non erano state sufficienti a porla al di sopra
delle sue rivali. Ancora una volta il term ine universit a malapena
giustificato. Leditto imperiale denota una certa ansia di protezione del
sistema imperiale nei confronti dei concorrenti privati, a cui viene vie
tato in futuro di farsi pubblicit per attirare studenti m entre ununiver
sit no n avrebbe potuto essere danneggiata da istituzioni private. E pi
prudente supporre che ci fosse una scuola secondaria privilegiata, in cui
gli insegnanti e gli studenti pi dotati talvolta si impegnavano in studi
a livello avanzato32.
La prim a figura di qualche rilievo Tem istio (317 circa - 388 circa),
lautore di alcune parafrasi di opere aristoteliche e di diversi panegirici
108
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
LE S C U O L E D ELLA T A R D A A N T IC H IT
109
110
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
parte (Messina gr. 118) che elenca parole scritte con iota che il
m oderno studioso invitato a chiamare sottoscritto, ma che in realt,
spesso, non era affatto scritto dagli antichi scribi, come dimostrato
dai papiri, o se lo era, era posto sullo stesso rigo della vocale che lo
precede e non sotto di essa. Lopera di O ro era dunque il prodotto dei
problem i di un grammatico che insegnava ai bam bini a scrivere corret
tamente. La cosa ha un valore per noi in quanto egli per giustificare le
regole si serve di una serie di citazioni da autori di cui alcuni sono
andati perduti. N o n detto che egli li conoscesse direttamente.
Si conserva un lungo elenco delle altre sue opere (Suda s.v.) che
includono scritti sullortografia, sulle parole enclitiche, sulle vocali che
possono essere scandite come lunghe o come brevi, sulle proposizioni
nella grammatica di Erodiano che a noi non pervenuta, ma che costi
tuiva il libro standard di riferim ento e stimol indubbiam ente gran
parte della letteratura grammaticale m inore della tarda antichit. Esi
stono altre due opere di O ro di cui ci possiamo fare u n idea dai fram
m enti rimasti. U na era un elenco di parole che hanno pi di un signifi
cato e ci che ne rimasto ci fa intravedere una compilazione acritica
di natura elementare, piena di inform azioni imprecise. Laltra era una
lista di nom i geografici che citata da pi di una tonte successiva. I
fram m enti rimasti fanno capire che O ro si interessava alletimologia
dei toponim i e ai miti ad essi collegati. Spesso ci sono etimologie alter
native: per esempio egli propone la derivazione di Adriatico dalla citt
di Adria fondata dal tiranno siciliano Dionisio oppure la derivazione
del nom e sia del mare che della citt da un Messapio chiamato Adrio
(Et. gen. s.v. Adria). E citato un grande num ero di fonti tra cui dei com
menti alYEcuba di Euripide e al poeta Licofrone. E impossibile stabilire
se la sua dim ostrazione di cultura sia il risultato di letture di prim a
m ano che potevano essere realizzate nelle biblioteche della capitale a
quel tem po o il prodotto di una com pilazione degli scritti di pochi pre
decessori veram ente colti dellet precedente. Possiamo, per, affermare
con certezza che letimologia e la mitologia erano argomenti cari al
cuore di un insegnante m edio dellantichit e tutta lopera di O ro d
limpressione di essere stata realizzata per andare incontro alle esigenze
di una classe.
Le ricerche m oderne hanno fatto luce su una delle opere principali
di O ro, un lessico atticistico scritto con lintento di contrapporsi alla
teoria dellopera di Frinico sullo stesso argomento. O ro sfrutta molti
autori tra cui M enandro, Lisia e Senofonte mentre sembra trascurare
Eschilo, Sofocle e gli scrittori della Seconda Sofistica come fonte
LE S C U O L E D E LLA T A R D A A N T IC H IT
111
112
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
113
LE S C U O L E D E L L A T A R D A A N T IC H IT
sivo, non ci fornisce alcun dettaglio sul m odo in cui ottenne il posto o
sullistruzione che egli offriva. C i sono rimasti tre suoi libri di antiqua
ria: Sulle magistrature, Sui mesi, Sui presagi. Era particolarmente interes
sato allorigine rom ana delle istituzioni bizantine ed aveva evidente
mente letto m olto sia in latino che in greco per raccogliere le sue infor
mazioni. Ma la sua filologia, specialmente in latino, non di alto
livello ed egli ama troppo lastrologia per poter soddisfare latteggia
m ento razionalista attuale per n o n parlare di quello dei cristiani. Fozio
(Bibliotheca 180) che giustamente riteneva una gran parte di questo
materiale pura stupidaggine si chiedeva se egli fosse un autentico cri
stiano. Com e dim ostra il suo volere scrivere su argom enti come i pre
sagi, egli era tutto tranne che scettico. In materia letteraria la sua credu
lit dim ostrata dal fatto di accettare come autentica la raccolta di esa
metri, conosciuta come gli O racoli sibillini, che comprendeva delle
profezie sulla nascita di Cristo. Tuttavia egli riguadagna credibilit con
i suoi com m enti sulla povera vesificazione degli oracoli. N on volendo
ammettere che tali errori possono essere dovuti alla stessa Sibilla, egli
suggerisce che debbano essere attribuiti agli stenografi che non riusci
vano a starle dietro m entre profetava. Q uando la profetessa riemergeva
dal suo stato di trance non era in grado di ricordare la formulazione
esatta ed essi non potevano ricostruire i versi (De mensibus 4.47). Lin
gegnosit fuori luogo di Giovanni avrebbe potuto essergli utile per
affrontare le difficolt di alcuni testi: cerano in circolazione serm oni di
eminenti padri della Chiesa i cui testi dipendevano, in definitiva, dalle
trascrizioni fatte dagli stenografi.
Un altro episodio del regno di G iustiniano m erita di essere ricor
dato. N el 532 si tenne un concilio ecclesiastico dinanzi al patriarca
sulle teorie delleretico Severo. Lautenticit di alcuni docum enti portati
come prove fu messa in discussione. Ipazio, vescovo di Efeso, obbiett
che Dionisio PAreopagita non doveva essere citato visto che le opere a
lui attribuite non erano autentiche35. Sebbene il falso fosse stato pro
dotto nel 500 circa e non avesse avuto m olto tem po per acquisire lo
status di classico, questo scetticismo estremamente im portante. Prati
camente non esistono altre tracce di u n atteggiamento del genere fino
al Rinascimento italiano e il falsificatore, che adattava la metafisica neo
platonica alle necessit cristiane, deve essere stato uno dei rappresen
tanti di questa professione tra i pi abili di ogni tem po. Egli va collo
cato insieme allautore della D onazione di C ostantino. Ipazio pone un
35 E d .
E.
SCHW ARTZ,
ACO
to m .
v o i.
( S tr a s b u rg o
1914)
173.
114
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
LE S C U O L E D E L L A T A R D A A N T IC H IT
115
16 R e i t z e n s t e i n ,
o p . cit. 316-332.
116
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
damentale nella raccolta nota come YAntologia greca. Il Ciclo di Agatia, come egli lo chiamava pare fosse pubblicato un anno o due dopo
la m orte di G iustiniano37. Era diviso secondo gli argomenti in sette
sezioni: dediche ai vecchi di del paganesimo, descrizioni di statue e di
altre opere darte, epitaffi, episodi della vita quotidiana, satira, amore,
banchetti. Per poter raccogliere poesie per u n antologia di questo tipo
Agatia dovrebbe aver avuto accesso alle migliori biblioteche della capi
tale. Si sa m olto poco, tuttavia, sulle biblioteche pubbliche di questo
periodo e, anche supponendo che gli avesse potuto usufruire della sua
posizione per aver accesso alla biblioteca imperiale o ad una raccolta
nella scuola superiore imperiale, tale privilegio poteva rivelarsi inutile.
Gli epigrammi da lui ricercati per incorporarli in una raccolta erano
probabilm ente m olto difficili da reperire perch non cera un com m er
cio editoriale organizzato allepoca e quel tipo di letteratura non rag
giungeva necessariamente le biblioteche. E pi probabile che Agatia
raccogliesse qualche testo dai m onum enti sui quali era inciso, altri, gra
zie a contatti personali con gli autori e con i m em bri delle loro fami
glie che probabilm ente conservavano una copia m aestra38.
Va brevemente ricordato qui anche un altro Esichio, uno storico
nato a M ileto che scrisse una cronaca della storia del m ondo fino alla
m orte di Anastasio (518), seguita da un supplem ento su G iustino e su
parte del regno di G iustiniano. C i sono pervenute poche pagine sulla
storia della capitale, m a il m otivo per cui lo includiam o qui che egli
era anche lautore di un dizionario biografico di scrittori e filologi
pagani. N on si conservato nella sua forma originale, m a un suo com
pendio servito come una delle fonti del Lessico Suda nel X secolo e
fornisce una buona quantit di inform azioni di valore. Esichio proba
bilmente n on raccolse personalm ente tutte le inform azioni, m a non
sono state identificate con certezza le sue fonti. Ci troviam o di nuovo,
apparentem ente, ad occuparci della versione rivista e migliorata di un
libro di consultazione preesistente.
Poich abbiam o fatto riferim ento agli studi medici come ad una
parte delle acquisizioni di Alessandria nella tarda antichit necessario
aggiungere qualche breve nota sui dottori la cui carriera si svolse nella
capitale. La loro opera sembra aver avuto, come tante altre cose pro
dotte a quel tem po, quasi del tutto un carattere di compilazione, con
37 A v e r ii . C a m e r o n , A gatbias (O xford 1970) 12 ss.
38 Vedi anche N . G. W lLSO N , Books and readers in B yzantium , in Byzantine
Books and Bookmen, a Dumbarton Oaks colloquium (W ashington 1975) 1-15.
LE S C U O L E D ELLA T A R D A A N T IC H IT
117
118
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
39
G. C A V A L L O , L a circolazione libraria nellet di G iustiniano , in G. G. A R C
(ed.), L imperatore Giustiniano, storia e mito (M ilano 1978) 213-15.
LE S C U O L E D E LLA T A R D A A N T IC H IT
119
40
Nr. 46, ed. L. S T E R N B A C H , Wiener Studien 14 (1892) 55. Nella prefazione d
Teofilatto le parole pf\(xa e|j.ev(j<; ipunvov m i fanno pensare ad u n posto di inse
gnam ento; L E M E R L E , op. cit. 79, pi scettico.
Ili
ALTO M ED IO EV O E IC O N O CLA STIA
I. Interludio
Secondo alcuni storici il regno di Eraclio (610-641) segna la fine del
m ondo antico; fu proprio durante il suo regno che lIsIam realizz le
sue prim e grandi conquiste che, chiudendo gran parte del M editerra
neo al commercio internazionale, misero fine alla base economica del
limpero rom ano. Si gi parlato delle deboli tracce di attivit letteraria
e filologica a Costantinopoli nei prim i anni del VII secolo. Una figura
letteraria la cui carriera si proietta un p o pi in avanti nel secolo
quella di Giorgio di Pisidia. I suoi versi sono in parte di argomento
teologico e in parte una celebrazione delle campagne di Eraclio contro
i Persiani. Giorgio sembra essere in debito con la tradizione classica per
il fatto di essere apparentem ente lultim o bizantino capace di scrivere
giambi secondo le regole della prosodia classica. Aveva degli am m ira
tori e, come verr illustrato pi particolareggiatamente in uno dei pros
simi capitoli, nellXI secolo la sua poesia venne paragonata a quella di
Euripide dallem inente intellettuale del tem po Michele Psello che in un
breve saggio si chiese se non fosse addirittura superiore a quella scritta
da Euripide. M a dalla fine del regno di Eraclio, che coincide con la
perdita dellEgitto e di altre province che passarono agli Arabi, fino ai
primi anni del IX secolo si estende un periodo tradizionale definito
Alto M edioevo. Se la polemica sulliconoclastia, che scoppi verso la
met di questo periodo, possa considerarsi responsabile del declino cul
turale un problem a per il quale sono state ventilate diverse soluzioni.
Lunica cosa certa, a giudicare dalle biografie di num erosi santi che fio
riscono nel tardo VII e V ili secolo, che la struttura fondam entale del
sistema distruzione rimase invariata1. Q uando la vita intellettuale
riprese a fiorire dopo la sconfitta finale degli iconoclasti, nelle scuole si
continuavano ad usare gli stessi libri per gli stessi scopi del periodo del
regno di Giustiniano. Intanto cera stato poco tem po o poche energie da
impiegare per gli interessi filologici pi elevati. Ricorderemo brevemente i
pochi casi che sem brano costituire u n eccezione alla regola generale.
Il prim o il racconto su un un certo Tichico, nativo di Trebisonda,
nato probabilm ente intorno al 560. Le fonti greche n on ne parlano, ma
nellautobiografia armena di Anania di Shirak si afferma che egli studi
in diverse citt e, non ostante linvito del patriarca Sergio a rimanere
a Costantinopoli, decise di tornare a Trebisonda. Alcuni anni dopo
1 L e m e r l e , o p . cit. 9 7 -1 0 4 .
124
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
A L TO M E D IO E V O E IC O N O C L A S T IA
125
I
falsi e la loro scoperta largom ento di un episodio raccontato da
uno scrittore poco conosciuto del tardo VII secolo, Anastasio di Sinai.
Nel suo libro Hodegos (La guida) egli fa riferim ento ad u n governatore
di Alessandria di circa cento anni prim a che m anteneva uno staff di
quattordici scrivani professionisti. Il loro com pito consisteva nel falsifi
care i testi dei padri della Chiesa, specialmente di S. Cirillo. Anastasio
cita alcuni esempi delle alterazioni prodotte da questo gruppo. In uno
di questi ci narra come non gli fosse stato possibile reperire ad Alessan
dria neanche un esemplare del testo autentico finch non gliene fu
mostrato uno dal bibliotecario del patriarca5. Ci fa pensare che i falsi
ficatori avessero raggiunto con successo il loro scopo.
Q uattordici scrivani una cifra notevole che, sebbene non posse
diamo descrizioni del lavoro degli scrivani, ricaviamo dal fatto che i
manoscritti scritti da pi di m ezza dozzina di scrivani costituivano una
rarit ed alcuni di essi sono probabilm ente il prodotto non di uno
scriptorium, ma di una scuola in cui il maestro aveva diviso il lavoro di
trascrizione tra i suoi allievi. Il num ero quattordici, essendo un num ero
specifico e non una cifra tonda o uno dei tipi di num ero pi aperti al
sospetto6, potrebbe far pensare ad uno scettico che gli scrivani in que
stione fossero semplicemente gli impiegati dellUfficio del governatore
distolti dai loro ordinari doveri amministrativi.
5 PG 89.184-5.
6 D. F e h l i n g , Die Quellenangaben bet Herodot (Berlino 1971) 155-67.
126
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
A L TO M E D IO E V O E IC O N O C L A S T IA
127
128
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
A L TO M E D IO E V O E IC O N O C L A S T IA
129
scritti (per esempio Laud. gr. 35, H elm stadt 75a) e vi sono alcuni fram
menti e manoscritti che possiamo considerare appartenenti allo stadio
sperimentale della nuova m ano (per esempio Laur. 28.18 e i frammenti
in Paris Coislin 8,120,123 e supp. gr. 1156).
E im portante che un tipo della nuova scrittura, che finora non
compare in nessun testo docum entario, fu adottato quasi universal
mente come grafia per i libri dalla fine del IX secolo.
Il prim o esempio precisamente datato il famoso libro del Vangelo
che prese il nom e dallarchim andrita Porfiryj Uspenskij che lo acquist
durante una delle sue visite ai m onasteri orientali (Leningrad gr. 219).
E dellanno 835 e, poich non scritto in m odo prim itivo n speri
mentale, si pu far risalire lorigine di questa nuova m ano com une
m ente chiamata minuscola a circa m ezzo secolo prima. U n altro esem
pio di minuscola, forse anteriore al Vangelo di Uspenskij, ma che non
possibile datare con altrettanta esattezza, un raccolta di testi astro
nomici a Leiden (B.P.G. 78). Alcuni fogli di questo libro sono scritti in
minuscola e sono stati attribuiti agli anni 813-820, il regno dellimpera
tore Leone V, sulla base di un elenco di im peratori che fu successiva
mente emendato da un successivo proprietario del volume. Di nuovo
non si tratta di una grafia prim itiva ed difficile stabilire in base a cri
teri paleografici se sia accettabile una data nella seconda decade del IX
secolo.
N on solo ci ignota la data dellinvenzione della nuova grafia,
ma anche il suo luogo di origine. Secondo u n ipotesi che tenne il
campo per diverso tem po, linvenzione va attribuita al m onastero di
Stoudios nella capitale; tale idea si basa su una prova indiziaria. Un
foglio alla fine dei Vangeli di Uspenskij riporta i necrologi di alcuni
m em bri della com unit e alcuni di loro sono noti per essere stati
esperti calligrafi. Il monastero stesso aveva un fiorente scriptorium rego
lato da norm e elaborate nella versione rinnovata degli statuti di casa.
A tale scriptorium si possono attribure diversi bei manoscritti, alcuni
dei quali dei prim i anni del X secolo. M a il num ero di questi m ano
scritti stato esagerato a causa dellerrata convinzione che potessero
essere identificati grazie allabitudine di alcuni scrivani di tracciare una
croce (scritta di solito due o tre volte) al margine superiore della pri
ma pagina di ogni nuovo quaternione. Tale pia caratteristica non
una peculiarit dei monaci di Stoudios. Occorre inoltre ricordare che,
durante il periodo in cui si affermava luso della nuova grafia, il m ona
stero soffr per la persecuzione degli iconoclasti e alcuni dei suoi
m em bri furono esiliati. Bisogna accettare leventualit che gli esempi
130
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
13
Sul m onastero di Stoudios come fonte della m inuscola vedi T. W . A l l e n
J H S 40 (1920), 1-12, appoggiato da C. G i a n n e l l i , StudBizN eoell 10 (1963) 225.
Sulle false induzioni tratte dal segno della croce, N. G . W lLSO N , M edieval Greek
Bookhands (Cam bridge, Mass. 1972-3) 18 e tavola fuori testo 26.
A L TO M E D IO E V O E IC O N O C L A S T IA
131
collegate e non richiedeva che si tracciassero una per una in m odo ela
borato.
Vi sono altri aspetti dei libri scritti in minuscola che costituiscono
degli iportanti m iglioram enti nel livello della produzione libraria. Sono
talvolta cos legati alla nuova scrittura da far pensare che essi erano
u n immediata conseguenza della sua adozione; m a i prim i manoscritti
in minuscola databili intorno al IX secolo dim ostrano che i cambia
m enti non si verificarono tutti in una volta. U no di essi era luso rego
lare di accenti e spiriti.
Sebbene i papiri dim ostrino che queste form e di aiuto venivano
date al lettore solo occasionalmente, possibile distinguere un sistema
nella loro applicazione e lo stesso vale per il loro uso nei manoscritti
onciali. Probabilm ente la cosa migliore supporre che essi non fossero
usati norm alm ente, m a solo in caso di testi difficili o destinati a lettori
inesperti14. In altre parole, le copie di alcuni dei testi pi difficili letti a
scuola potevano essere scritte con accenti e spiriti e c un esempio
famoso dellantichit che convalida tale ipotesi: un papiro dei Peani di
Pindaro (P. Oxy. 841) contiene non solo questi segni diacritici, ma
anche dei segni per indicare le sillabe lunghe e brevi, una raffinatezza
di cui i Bizantini norm alm ente n on disponevano. La maggior parte dei
libri antichi e del prim o M edioevo fornivano scarso aiuto al lettore
tranne una rudim entale punteggiatura. N ei testi greci dalla tarda anti
chit in poi si trova una dieresi su iota e ipilon, che n o n di grande
aiuto, e di tanto in tanto viene posto u n apostrofo dopo una conso
nante se questa in posizione finale, ma n on capita spesso. In generale,
si pu dire che la lettura era u n abilit acquisita con una certa difficolt
e aiutare il lettore aveva un senso finch si continuava a scrivere senza
separare le parole.
In pratica gli scrivani com inciarono a dividere le parole alla fine del
IX secolo pi o m eno allepoca in cui aggiungevano accenti e spiriti.
Ma poich non si riteneva che dividere le parole fosse una legge fondamentale di una buona arte dello scrivere, cos come lo ora per noi, la
loro linea di condotta era m eno contraddittoria di quanto possa sem
brare a prim a vista. Poich la minuscola era essenzialmente una m ano
corsiva, era in s e per s pi difficile della scrittura precedente, ma il
prezzo da pagare per la sua economia e velocit veniva bilanciato con
14
H. I. M ARROU, Histoire de l ducation dans l antiquit (VI ed., Parigi 1965)
602 n. 30; una relazione aggiornata sulla storia dellaccentuazione fornita da
C. M . M a z z u c c h i , Aegyptus 59 (1979) 145-67.
132
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
lofferta di una certa guida al lettore. Una guida sotto forma di accenti
e punteggiatura divenne parte integrante dei libri prodotti al m onastero
di Stoudios; le regole stabilite da S. Teodoro per il funzionam ento
della sua casa prescrivono sanzioni per i copisti che non si occupano
accuratamente di questi dettagli15.
A LTO M E D IO E V O E IC O N O C L A S T IA
133
134
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
19 W.
B u h le r - C h r. T h e o d o rid is ,
T H E O D O R ID IS ,
B Z T i (1980) 341-5
B Z 69 (1976) 397-401. V e d i i n o l t r e C .
Epimerismi in Psalmos u n a
c h e h a tr o v a t o n e g li
c i t a z i o n e d i u n a u t o r e d a t a b i l e a p p a r e n t e m e n t e t r a il t a r d o V i l i s e c o l o e g li i n iz i
d e l I X . E g li h a i n o l t r e n o t a t o c h e la d a t a t a r d a f is s a ta o r a s u s c i t a u l t e r i o r i c o n s i d e
r a z io n i s u lle i m p lic a z io n i d e l t it o lo
p r i v a t o si s a r e b b e a u t o - a t t r i b u i t o .
20 L e m e r l e , o p . c i t . 8 8 .
oikoumenikos didaskalos
c h e d iff ic ilm e n te u n
A L T O M E D IO E V O E IC O N O C L A S T IA
135
21
J. DARROUZS, Recherches sur les Offikia de l glise byzantine (Parigi 1970) 223, 68 n. 1, rim ane, forse eccessivamente, scettico.
136
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
22
A. HlLGARD, G rammatici graeci III (Leipzig 1901) XV; Efestione, ed. M
C o n SBRUCH (Leipzig 1906) 204-21.
ALTO M E D IO E V O E IC O N O C L A S T IA
137
T\
La sua opera sui Salmi non altro che una serie di esercizi di ana
lisi grammaticale e non presenta interessanti citazioni dalle fonti di cui
si serviva, ma il com m ento al trattato di metrica di Efestione, com
posto nel II secolo e gi com m entato nella tarda antichit, merita pi
attenzione. C herobosco comincia con alcune osservazioni, ampiamente
basate su una introduzione del genere realizzata dal sofista Longino nel
III secolo. Si pu notare che queste includevano due esempi di frasi di
Demostene che possono essere scandite come linee di versi greci, un
esametro dallorazione De corona (143) e un verso ionico dalla III ora
zione Olintiaca (4). A questi esempi Cherobosco aggiunge un trim etro
giambico dalla prim a orazione Olintiaca e fa due osservazioni rivela
trici. La prim a lammissione che il m anuale di Efestione non di
alcun valore se non per quelli che si accingono a com porre dei versi.
Egli non suggerisce che la conoscenza della metrica possa essere utile al
lettore di poesia antica. Ma che tipi di versi venivano ancora scritti a
Bisanzio nellVIII secolo? M olti letterati si cimentavano con i versi
giambici m entre pochi altri tentavano esametri, m etri elegiaci e perfino
anacreontici. U n altra indicazione su ci che si apprendeva a scuola
23
Per il testo greco di E pifanio vedi P. D e LAGARDE, Symmicla II (G ttingen
1880) 149-83, specialm ente 153. U na traduzione della versione (integrale) siriaca fu
pubblicata da J. E. D e a n (Chicago 1935); lillustrazione a p. 87 m ostra i segni e i
loro nom i greci scritti a fianco ai siriaci nel MS Add. 17148 della British Library,
datato tra il 648 e il 659.
138
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
24
Ed. I. A. HEIKEL, A cta Societatis Scientiarum Fennicae 17 (1981) 391-43
vedi p. 432.
A L T O M E D IO E V O E IC O N O C L A S T IA
139
140
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
28
Diversi problem i relativi ad Ignazio vengono discussi da W . W o l s k a C o n u s , Travaux et mmoires 4 (1970) 329-60; vedi 335-9 per Babrio. Sul dialogo
dram m atico vedi R. B r o w n i n g , R E G 81 (1968) 405-7.
A L TO M E D IO E V O E IC O N O C L A S T IA
141
prende con una citazione dell 'Oreste di Euripide (140); poich si crede
che i tragici venivano trascurati a quella epoca, c da chiedersi se egli
non conoscesse esclusivamente il verso come una citazione, cosa molto
probabile (n. 59). Alcuni com m enti sullo stile letterario includono una
m enzione degli immancabili Aristide e Erm ogene (n.64). Ma la cosa
pi singolare una lettera di consolazione dove Ignazio cita dai Persica
di Ctesia un episodio in cui un messaggero rivela gradualmente la noti
zia della m orte di C iro II alla madre Parisatide. Il libro di Ctesia esi
steva ancora e fu letto da Fozio , ma il brano in questione era cono
sciuto in un versione con sostanziali differenze lessicali tratto da
Dem etrio Sullo stile 216. Sarebbe interessante sapere se le differenze
siano sorte perch la citazione fatta a m em oria e se Ignazio si sia
rifatto a Dem etrio o al testo completo originale29.
M a Ignazio n on lunico insegnate di cui conosciamo il nome.
Gli fu pi o m eno contem poraneo lultim o patriarca iconoclasta
che occup il trono per un certo num ero di anni fino alla deposizione
nell843, generalmente conosciuto come Giovanni il grammatico. Sfor
tunatam ente nulla ci noto della sua istruzione e della sua attivit di
insegnante. I suoi avversari teologi lo rappresentano come uno stre
gone, cosa che pu significare che egli si interessa di scienze naturali e
leggeva alcuni autori classici che costituivano ancora le fonti migliori.
Tale idea confortata dallesistenza di alcuni m anoscritti di testi scienti
fici, probabilm ente della prim a met del IX secolo, e anche dallaffer
mazione, in un inno com posto per celebrare la ripresa del culto delle
icone, che Giovanni non si distingueva dai pagani, si vantava della
conoscenza dei loro scritti che le voci dei fedeli hanno giustamente
annientato . C un episodio della sua carriera a cui, senza reale motivo,
stata attribuita una certa im portanza nella storia della letteratura. Per
circa un anno, prim a del C oncilio iconoclasta dell815 a Santa Sofia,
Giovanni si occup della ricerca di vecchi libri in numerose biblio
teche. evidente che lo scopo della ricerca era di reperire testi che
potessero servire gli scopi degli iconoclasti e, il massimo che si pu
pensare, che nel corso della ricerca siano venuti alla luce dei testi a cui
stato riconosciuto un certo valore dalla persona che ebbe la ventura
di dissotterarli. M a non lecito dedurne che si trattasse di un tentativo
29
Sulle lettere vedi C. M ANGO in F. P a s c h k e (ed.) Uberlieferungsgescbichtliche
Untersuchungen (Berlino 1981) 403-10. Egli mi ha anche m olto gentilm ente
m ostrato il suo testo in corso di stampa.
142
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
A L TO M E D IO E V O E IC O N O C L A S T IA
143
Pluto di Aristofane: ecco uno dei m otivi per cui la poesia continuava
ad essere letta.
Alcuni manoscritti ci inform ano nel titolo che fu scritto a Edessa e
ci sono buoni m otivi per pensare che la com posizione sia avvenuta tra
l810 e 1813. u n opera breve e di routine, scritta per aiutare gli scolari
di fronte alle difficolt grammaticali e sintattiche com uni. La prefa
zione fa riferim ento a A pollonio Discolo, Erodiano, Apollonio il gio
vane (non chiaro di chi si tratti: pu essere A pollonio, figlio di
Archebio, lautore del dizionario omerico conservato nel Coislin 345?),
agli atticisti, ad Arcadio di Bisanzio e pu essere che Michele fosse
capace di servirsi di tutti questi autori come fonti. Si sa abbastanza
della successiva carriera di Michele: fu m andato a Roma a discutere
della questione Filioque, m a durante il viaggio fu fatto arrestare e
imprigionare da Leone V; fu liberato nell820 quando m or limpera
tore, m a fu di nuovo im prigionato negli anni 834-42. Poi divenne sincello o segretario privato del patriarca M etodio e fu nom inato abate
del m onastero di C hora. E anche noto per essere stato amico di Teo
doro, il celebre abate del m onastero di Stoudios. Notevole il fatto che
egli compose il suo libro in una citt della M esopotamia che non
apparteneva pi allim pero bizantino. Se dobbiam o dar fede ai m ano
scritti che affermano che lo scrisse ad Edessa - ed difficile indivi
duare i motivi delleventuale invenzione dellaffermazione - riceviamo
una testim onianza inattesa del vigore della cultura greca e della dispo
nibilit di testi nelle zone pi remote del m ondo bizantino. Una con
ferma pu essere ricavata dalla notizia che ad Edessa cera un inse
gnante chiamato Sofronio che rivestiva una carica pubblica, probabil
mente nei prim i anni del IX secolo32. Si pu anche citare come paral
lelo laltro Sofronio gi m enzionato in questo capitolo, che fu patriarca
di Alessandria alla fine del secolo e scrisse un com pendio del libro di
testo di Giovanni C arace33.
Bisogna ricordare altri due episodi della vita di Michele Sincello; il
prim o ci d u n idea della sua istruzione ed entram bi contribuiscono al
nostro quadro dellattivit culturale nella parte orientale del m ondo
bizantino. Il suo biografo racconta che quando ricevette la tonsura, il
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
144
34 L a b i o g r a f i a e d i t a d a T h . S c h m i t t ,
tuta v Konstantinopolje
11 ( 1 9 0 6 ) ; i p a s s i r i l e v a n t i a i f in i d i q u e s t o a r g o m e n t o s o n o
a lle p p . 2 2 8 , 2 3 0 - 1 , 2 4 2 e 2 6 5 .
35
P. M o r a u x
36 L . P o l i t l s ,
e t a l . Aristoteles graecus I
Scriptorium 3 4 ( 1 9 8 0 ) 5 - 1 7 .
(B e rlin o
1976) 121.
IV
U N N U O V O INIZIO
I. Leone il filosofo
La prim a figura di reale im portanza alla met del periodo bizantino
un personaggio la cui carriera comincia sotto gli iconoclasti e termina
quando la polemica era gi m orta e sepolta. Leone, generalmente noto
come il filosofo, nacque probabilm ente intorno al 790 e visse almeno
fino all869. Era il cugino del patriarca iconoclasta Giovanni ed forse
per questo suo legame che ottenne larcivescovado di Tessalnica dalP840 all843. Lolio feroce degli ortodossi per gli iconoclasti, spesso
espresso in term ini tali da far pensare che fossero nemici peggiori dei
pagani o dei m usulm ani, fa s che ci si aspetterebbe la fine della car
riera di Leone dopo la restaurazione dellortodossia e la sua rinuncia
forzata alla carica di arcivescovo. Ma Leone non sub assolutamente
vendetta da parte degli iconoduli e, dopo un intervallo di circa dodici
anni o anche di pi, lo ritroviam o a dirigere una scuola di nuova istitu
zione con il patrocinio dellim peratore nei locali interni del palazzo di
Magnaura. Q uesta prom ozione fa capire n o n solo che egli aveva m ani
festato in m odo estrem am ente tiepido i suoi sentim enti nei confronti
delle icone, non ostante la carica a cui era stato chiamato dagli icono
clasti, ma anche che egli era considerato una persona di eccezionale
cultura, cosa che lo esentava dal trattam ento riservato agli altri.
E necessario dire due parole a proposito della prim a parte della sua
carriera. Consegu listruzione elementare nella capitale. Secondo la
nostra fonte migliore, egli amava ricordare che, dopo gli studi di gram
matica e poesia, era andato ad apprendere la retorica, la filosofia e la
matematica sullisola di Andros, dove aveva trovato una persona in
grado di insegnargli gli elementi base di queste discipline, ma niente di
pi o almeno non abbastanza da soddisfarlo. Cos ritorn sulla terra
ferma, and in cerca dei libri nei monasteri e si mise a studiare da solo
in un luogo appartato di montagna. E m olto strano che qualcuno
abbandonasse la capitale nei prim i anni del IX secolo per cercare di
conseguire altrove listruzione secondaria e da ci si potrebbe dedurre
che il racconto pervenutoci sia incom pleto. E ancora pi strano che
Leone fosse andato ad Andros che non mai ricordata come centro
culturale. N avigando verso la terraferma, poi, si sarebbe dovuto trovare
nellAttica, un altro deserto intellettuale per la maggior parte del
Medioevo. D opo un p o di tem po, avendo acquisito listruzione che
egli voleva o com unque quella reperibile in condizioni cos sfavore
voli, Leone ritorn nella capitale e si mise ad insegnare privatamente
vivendo in modeste condizioni. D opo alcuni anni il suo nom e divenne
148
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
U N N U O V O IN IZ IO
149
1
C o n buona pace di V. L a u r e n t , in Mlanges Eugne Tisserant II (Studi e
Testi 232: C itt del Vaticano 1964) 282-3.
150
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
cerano due orologi identici. Leone era probabilm ente in grado di ese
guire i calcoli necessari per la differenza di tem po tra il fronte orientale
e la capitale e variare la durata dellora ogni mese secondo i procedi
m enti spiegati dal com m ento di Leone alle Tavole Elementari di Tole
meo. Q uesta ipotesi sembra migliore dellaltra secondo la quale gli oro
logi erano sincronizzati e dividevano il giorno in 24 ore uguali.
U naltra dim ostrazione di abilit tecnica nei prim i anni del IX
secolo m eno sicuramente legata al nom e di Leone. D urante il regno
di Teoflo (829-42) vennero creati alcuni meccanismi per la sala di rice
vim ento del palazzo reale. Si dice poi che limperatore successivo,
Michele III, li distrusse, ma se la storiella vera chiaro che ne fu
costruita una nuova serie. La migliore descrizione si ricava dalle parole
di un inviato occidentale ricevuto da C ostantino Porfirogenito nel 949.
Liutprando di C rem ona scrive:
U n albero fa tto di b ro n z o , m a rico p e rto di foglie d o ro si trovava di
fro n te al tro n o d e llim p e rato re . I suoi ram i e ran o p ien i di uccelli di vari tipi
sim ilm en te in o ro che e m e tte v an o varie n o te a seconda della specie. Il tro n o
d ellim p e rato re era a b ilm en te c o stru ito in m o d o che in u n m o m e n to si tro
vasse a livello del p a v im e n to e s b ito d o p o sem brasse sollevato ad u n a grande
altezza. Era sorvegliato da leoni di taglia e n o rm e che p o tev a n o essere di
b ro n z o e d o ro , m a e ran o do rati. Essi sfio rav an o il p a v im e n to c o n le code,
a p riv a n o la bocca, m u o v ev a n o la lingua e ruggivano.
Fui c o n d o tto alla presenza d ellim p e rato re , p o rta to a spalle da due e unuchi.
A l m io ingresso i leo n i ru g g iro n o e gli uccelli c in g u e tta ro n o com e se fossero
veri, m a n o n provai terro re o sorpresa p erch m i ero a ccu ratam en te in fo rm a to
da c o lo ro che cono scev an o q ueste c o se 2.
Altri messi, che n on si erano prem uniti inform andosi bene preven
tivamente, sarebbero stati enorm em ente colpiti dallimpiego di oggetti
meccanici.
Gli scrittori bizantini che ne parlano aggiungono che oltre ai leoni
cerano un paio di grifoni e due organi. Solo un cronista, probabil
m ente la m eno attendibile delle nostre fonti, afferma che tali giocattoli
vennero costruiti da Leone, m entre gli altri due suggeriscono che Teofilo li ordin al suo prim o gioielliere. Ci non esclude che Leone possa
essere lautore dei progetti che poi limperatore avrebbe passato allarti
giano. M a un p o strano che a Leone sia negato tale onore se lo
merita. C om unque sia, va notato che oggetti meccanici di questo tipo
U N N U O V O IN IZ IO
151
H e ib e r g ,
X -X V .
152
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
4 N. G. W i l s o n , G R B S 14 (1973) 223.
5 K. V o g e l , A kten des X I internationalen Byzantinisten-Kongrcsses Miinchen
1958 (M onaco 1960) 660-2.
UN N U O V O IN IZ IO
153
154
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
7
La m ia trattazione di Leone deve m olto a L e m e r l e , op. cit. 148-76. Ve
anche I. S e v C e n k o , American Historical Revew 79 (1974) 1533-4 per il problem a
discusso nellultim o paragrafo.
UN N U O V O IN IZ IO
155
156
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
UN N U O V O IN IZ IO
157
unabbreviazione rara. Per com odit faremo riferim ento a questi libri
come ai prodotti dello scriptorium di Alien. La loro datazione non
certa, ma dovrebbero appartenere alla m et del secolo. E difficile
immaginare che siano stati realizzati in un posto diverso dalla capitale.
U no di essi contiene un trattatello sulla natura del tem po di Zaccaria di
Calcedonia, amico ed allievo di Fozio. La persona responsabile della
loro produzione deve essere stata un insolitam ente esperto studioso di
filosofia se davvero lecito supporre che tutti i libri furono scritti per
ordine della stessa persona. Da ci che possiamo dedurre dalla prassi
dei calligrafi e degli scriptoria bizantini, lipotesi dellesistenza di due o
pi patroni non va esclusa, m a non avventato immaginare che i testi
filosofici venissero prodotti quasi in serie ed in ogni caso la produ
zione dello scriptorium nel suo complesso che ci fornisce le testimo
nianze dellattivit degli intellettuali dellepoca. I volum i superstiti pos
sono dividersi in varie categorie di cui la pi ampia dedicata a Pla
tone e com prende:
1) La Repubblica, il Timeo, il Crizia e le Leggi di Platone insieme
con vari dialoghi m inori, per lo pi spuri, del corpus platonico (Paris gr.
1807);
2) il com m ento di Proclo al Timeo (Paris suppl. gr. 921)9;
3) il suo com m ento alla Repubblica (Laur. 80.9 e Vat. gr. 2197 che
originariamente costituivano un unico volume);
4) il com m ento di Damascio al Parmenide e il suo breve trattato
sui princpi della filosofia (Marc. gr. 246);
5) i com m enti di O lim piodoro al Gorgia, Alcibiade I, Fedone e
Filebo (Marc. gr. 196);
6) Albino e M assimo di Tiro (Paris, gr. 1962).
Considerati i rischi che si corrono studiando accuratamente Platone
da un punto di vista filosofico contrapposto ad un punto di vista stret
tamente linguistico e letterario, questo gruppo di testi un fenomeno
notevole.
La maggior parte degli altri libri dello scriptorium di Alien non ha
questo rilievo. Simplicio nel suo scritto sulla Fisica di Aristotele (Marc,
gr. 226) non riusciva ad allontanare il lettore dallortodossia.
9
Identificato da A. J a c o b , Revue des bibliothques 9 (1899) 376-7; cfr. anche D .
S e r r u y s , Revue de philologie 38 (1914) 290 s.
158
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
10
La scrittura di Marc. gr. 258 probabilm ente identica a quella della copia
deliAlmagesto gi m enzionata in relazione a Leone, Vat. gr. 1594. - N o n prendo
in considerazione Marc. gr. 236, la Replica a Proclo di F ilopono sulleternit
delluniverso, perch mi sem bra che abbia avuto ragione Alien ad escluderla, anche
se questa tesi n o n stata accettata da tutti.
U N N U O V O IN IZ IO
159
Sebbene non esista una corrispondenza precisa tra una sezione del
manoscritto di Heidelberg e i contenuti della Bibliotheca, c un punto
a favore dellipotesi relativa allinflusso di Fozio in tale contesto. Il
com pendio di Strabone include dei particolari ricavati da altri autori
come Tolemeo, Arriano e D iodoro. Gli ultim i due sono prem inenti in
Fozio. Inoltre lo stile del com pendio sembra simile a quello di F o zio 11.
U naltra osservazione paleografica ci ha fornito una notizia allettante.
La m ano principale che si riscontra nello scriptorium di Alien si trova
anche in alcune note marginali nellAristotele di Vienna. Se ne ricava la
vaga impressione di un contatto tra i lettori intellettuali, ma occorrono
pi pezzi perch il puzzle diventi intelligibile12.
FO ZIO
I. Introduzione
Giungiam o cos alluom o nel quale si pu riconoscere con buona
probabilit la figura pi im portante nella storia degli studi classici a
Bisanzio. Anche se alcuni filologi successivi possono essergli stati pari o
perfino superiori in vari rami della filologia, Fozio deve essere conside
rato pi im portante n on soltanto per linflusso esercitato sui suoi con
temporanei, che fu talmente forte da ridare vigore ad una lunga tradi
zione filologica, ma perch si deve supporre che egli avesse letto pi
opere letterarie antiche di chiunque altro ai suoi tempi.
La sua biografia si presenta oscura proprio in quei punti su cui ci
avrebbe particolarmente interessato avere inform azioni. Sembra che sia
nato nell810 (circa) e che sia vissuto fino all893 (circa). Fece carriera
come impiegato statale e fu scelto per una missione diplomatica presso
gli Arabi (forse nell855). N ell858, quando era ancora un laico, fu
eletto patriarca contro la sua volont, secondo il suo resoconto, e
rimase al trono fino all867. D opo essere stato deposto e m andato in
esilio, riacquist una posizione di favore e divent di nuovo patriarca
negli anni 878-86, ma fu deposto ancora una volta. Per gli storici della
Chiesa egli il celebre uom o che ha allargato labisso esistente tra la
Chiesa greca e la Chiesa romana, fatto le cui conseguenze sono cos dura
ture nel tem po da renderlo una delle figure dom inanti della storia euro
pea. La sua im portanza nella storia della filologia dello stesso tipo.
N ulla sappiamo della sua educazione. Ma poich proveniva da una
famiglia con una certa posizione - il patriarca Tarasio era suo zio - si sup
pone che abbia ricevuto la migliore educazione che si potesse ottenere
nella capitale nel prim o quarto del nono secolo. Si tentati di supporre
che una figura cos notevole sia stata determ inata dal contatto con un inse
gnante di valore e lunica persona che generalmente si considera aderente a
tale descrizione Leone. Poich esistono ben pochi indizi di un contatto
tra i due, lidea deve essere presa in esame con riserva. E strano che n
Fozio n gli storici che ebbero m odo di nom inarlo abbiano detto niente a
proposito della sua educazione, specialmente quando gli venne ricono
sciuta u n istruzione prodigiosa. U na fonte ostile lo descrive in termini che
ricordano il Faust, affermando che la sua erudizione era il risultato di un
patto con uno stregone ebreo che lo avrebbe invitato a rinunciare alla sua
fede in cambio della sapienza e del successo m o n d a n o 1
164
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
II. Il Lessico
Ci occuperemo per prim a cosa del Lessico in quanto ci sono buone
ragioni per pensare che si tratti di una delle prime opere. Nei suoi suc
cessi Amphilochia Fozio fa riferim ento ad un dizionario da lui compi
lato in giovent e u n accurata interpretazione della sue parole ci per
m ette di identificarlo con lopera superstite. La lettera di dedica, rivolta
ad un altrimenti sconosciuto allievo Tom maso, protospatharios e gover
natore di Lykotom ion, evidentemente uom o di un certo rilievo, non
costituisce una obbiezione decisiva contro tale ipotesi3.
Sebbene a prim a vista sarebbe necessario postulare un intervallo di
tempo di qualche anno per consentire a Tom m aso di assurgere ad una
posizione di rilievo, vi sono due considerazioni che indeboliscono tale
ipotesi.
Una la possibilit che il Lessico sia stato com pilato un p o prima
di quando Fozio ritenesse opportuno perm etterne la pubblicazione,
laltra, pi rilevante, che al tem po della dedica, Tom m aso non aveva
ancora acquisito le sue cariche che furono poi aggiunte da un copista
successivo alla luce della sua carriera. la lettera stessa a fornirci alcune
im portanti inform azioni sugli intenti di Fozio. D opo un titolo che pu
essere tradotto come Elenco alfabetico del term ini che danno partico
lare eleganza alle com posizioni degli oratori e degli scrittori in prosa
comincia col dire che la maggior parte del vocabolario poetico stato
raccolto da Diogeniano per gli interessati.
Laffermazione notevole per due motivi, prim a di tutto perch
presuppone la possibilit che qualcuno possa desiderare di leggere i
2
Lettera 2.64, PG 102.877PC; V. G r l j m e l , op. cit. sopra al cap. 1 n. 34, nr. 41
J C on buona pace di I. S e v c e n k o , Am erican Historical Review 79 (1974)
1534.
F O Z IO
165
166
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
sico per vedere se corrisponde alle sue aspettattive. L ultima frase, seb
bene sia difficile da interpretare, sembra esprimere la speranza che gli
studi dellamico lo porteranno a raggiungere risultati migliori come
scrittore.
Num erose sono le fonti del lessico e tentarne una precisa identifica
zione richiederebbe un discorso pi complesso di quello che si pu
fare in questa sede4. La fonte basiliare sembra il glossario attribuito a
Cirillo a cui sono state fatte varie aggiunte. Una di queste deriva da un
dizionario perduto noto come la synagoghe ampliata di cui si trova
riflesso nei due m anoscritti di Parigi (Coislin 345 e 347). Il prim o
scritto con una scrittura apparentem ente arcaica che pu essere consi
derata contem poranea a Fozio. U sando questi fonti in pratica egli attin
geva a diversi lessici atticisti; oltre a Diogeniano, da lui m enzionato
nella lettera di dedica, egli si serviva di materiale di seconda m ano pro
veniente da Elio Dionisio, Pausania e Frinico. Va osservato che Frozio
prendeva una piccola serie di voci prim a da una fonte e poi da u n altra
senza mescolarle per ottenere un elenco alfabetico preciso. In partico
lare sembra che Frinico contenesse una ricca riserva di citazioni dalla
Com m edia antica e uno dei motivi principali per cui si attende impa
zientem ente la pubblicazione del testo com pleto di Fozio la prospet
tiva di trovarvi una serie di nuovi fram m enti tratti da Aristofane e dai
suoi rivali5.
U n ultim o riferim ento alla sua produzione giovanile illumina ulte
riorm ente i suoi intenti e m etodi. Negli Amphilochia 21 egli osserva
che se si volesse fare un elenco delle parole com uni con pi di un
significato - farne una lista completa sarebbe difficile se non impossi
bile - ne risulterebbe un libro lunghissimo, e aggiunge: il tipo di
elenco che ho fatto io, come sai, quando ero poco pi di un ragazzo .
Poich il Lessico che ci rimasto non si delinea come un semplice
elenco di parole con pi di un significato, se ne potrebbe ricavare che
non sia da identificare con questa prim a opera. M a alcuni term ini citati
negli Amphilochia (21) ricorrono nel lessico e il frasario di Fozio non
F O Z IO
167
6 K . A l p e r s , B Z 164 (1 9 7 1 ) 7 1 -8 4 , s p e c ia lm e n te 7 9 -8 0 .
7 E . L . D e S t e f a n i , B Z 16 (1 9 0 7 ) 5 2 -6 8 , L . C o h n ibid. 2 0 (1 9 1 1 ) 2 1 5 -1 6 .
* R . R e it z e n s t e in , Gescbichte der griechischen Etymologika (L e ip z ig 1 8 9 7 ) 5360.
168
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
III. L a Bibliotheca
La fama letteraria di Fozio dipende dalla Bibliotheca o Myriobiblos
(nessuno dei titoli si riscontra nella tradizione manoscritta, ma sono dei
term ini convenienti e gi in uso). Lopera consiste in 280 capitoli a cia
scuno dei quali di solito si fa riferim ento con un num ero di codice,
come se corrispondesse ad un volum e su di una mensola nella biblio
teca personale di Fozio. La loro lunghezza varia da due righi a 70
pagine e costituiscono una docum entazione delle sue letture di m olti
anni. In tutto am m ontano a 1600 pagine stampate dellunica edizione
attuale.
La presentazione dei capitoli non uniform e, m a lo schema con
sueto il riassunto di un testo, seguito da qualche nota biografica sul
lautore o da una critica dal punto di vista stilistico. Fozio , in effetti,
linventore della recensione di libri.
La Bibliotheca forse lopera pi im portante di tutta la letteratura
bizantina. Affronta u n ampia gamma di scrittori classici, tardo-antichi e
del prim o periodo bizantino. La teologia vi rappresentata un p o pi
per esteso della letteratura profana. Sono m olti i libri recensiti andati
perduti e Fozio ne costituisce la fonte migliore o lunica. Vi sono molte
questioni a proposito della Bibliotheca a cui non stata trovata una
risposta soddisfacente. Fortunatam ente non necessario per il nostro
scopo attuale trovare una risposta a tutte; le delineiamo soltanto, prima
di parlare della filologia di F ozio9.
Secondo quanto afferma nella lettera dedicatoria e nel paragrafo
conclusivo, Fozio compil lopera per il fratello Tarasio prim a di
recarsi dagli Arabi in missione diplomatica. La data di tale missione
non stata stabilita con certezza, ma si ritiene solitamente che abbia
avuto luogo prim a dell858, anno in cui Fozio fu elevato al rango di
patriarca. La prim a data possibile sarebbe 1 838, quando lautore non
aveva ancora trenta a n n i10. Tale ipotesi solleva il problem a di stabilire
se egli avesse potuto leggere tanto in cos pochi anni ed prima facie in
contrasto con losservazione nel codice 189 (Nicola di Damasco) a pro
posito del fatto che egli trattava di un libro letto m olto tempo
prim a. Si sono riscontrati anche altri indizi in favore della tesi della
com posizione in uno stadio successivo della sua carriera. Egli fa riferi-
F O Z IO
169
mento ad una Vita del Papa Gregorio il Grande che si ritiene essere un
adattamento di una versione latina composta nell875 (codice 25 2 )u .
Egli rievoca la sua esperienza personale nel trattare con gli eretici Messaliani, u n esperienza difficilmente collocabile nella sua carriera di laico
(codice 5 2 )12. E questi non sono gli unici esempi di materiale che
sembra riferirsi pi al patrirca che al laico, ma nessuno degli altri for
nisce argomenti cos convincenti.
La nostra impossibilit di collocare la missione in questione non
sorprende visto che le fonti della storia di Bisanzio nel IX secolo, per
quanto m eno scarse rispetto ad altri periodi, lasciano un p o a deside
rare. M a ci sono due osservazioni da fare: prim a di tutto non detto
che la missione di cui parla Fozio si sia effettivamente svolta; potrebbe
essere stata disdetta allultim o m om ento. In secondo luogo pu essere
che Fozio sia stato chiamato a tale servizio durante uno dei due perodi
in cui non era patriarca; la missione era potenzialm ente pericolosa,
appunto il tipo di com pito da affidare a qualcuno che non godeva del
pieno favore del governo.
C una supposizione che tenta di conciliare le due inform azioni
divergenti, cio che il testo di cui ora disponiam o sia una versione rive
duta ed ampliata da Fozio dopo u n intervallo considerevole di tempo.
Ci sembra tuttavia poco probabile: in una versione riveduta sarebbe
m olto strano che Fozio conservasse le doppie voci (ci sono pi di
dodici opere di cui egli parla in separate occasioni). U no dei doppioni
particolarmente diffcile da accettare: il codice 185 e il codice 211 con
sistono principalm ente in elenchi dei titoli dei capitoli di un libro di
medicina di D ionisio di Ege con brevi com m enti che variano im percet
tibilmente da una versione allaltra. E impossibile credere che una ripe
tizione di questo genere sarebbe sfuggita allattenzione di un autore che
preparava una nuova edizione del suo lib ro 13. E, per anticipare un
punto che sar affrontato a tem po debito, alcune delle lacune nel testo
sono incompatibili con lidea di una revisione della Bibliotheca.
Va perci ammesso che la data di com posizione resta incerta. Per
quanto riguarda il problem a delle fonti di Fozio, cio di dove egli repe
risse tutti i testi di cui una gran parte ora andata perduta, ancora una
170
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
14 L e m e r l e , o p . cit. 190.
15 C. M a n g o e I. S e v C e n k o , D O P 2 7 (1 9 7 3 ) 26 5 .
171
F O Z IO
l N. G. W
il s o n ,
G R B S 16 (1975) 98-101.
172
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
In m odo stranam ente simile il codice 185 presenta, in term ini quasi
identici a quelli del codice 211, poco pi che un elenco di capitoli.
M a in questo caso ancora pi difficile accettare la tesi della com
posizione sulla base dei soli appunti. C i costringerebbe a pensare che
Fozio abbia letto il libro due volte, elencando ogni volta con termini
leggermente diversi il contenuto dei capitoli. Migliori indicazioni
delluso dei testi originali o di appunti sono emerse da un esame
approfondito del codice 241 11. La seconda parte di esso contiene un
bel p o di esempi di frasi scelte dalla Vita di Apollonio di Tiana di Filo
strato sparse un p o dappertutto nel testo, cosa che sarebbe sorpren
dente se fosse dovuta solo alla memoria. Inoltre c un errore di sin
tassi, proveniente evidentemente dai manoscritti cui si rifaceva Fozio,
che viene riprodotto letteralmente. Per quanto possa essere strano che
Fozio non lo correggesse, sarebbe probabilm ente ancora pi strano se
egli lavesse lasciato cos ricordandolo a memoria.
O ra bisogna indagare sui motivi per cui si crede che Fozio possa
dire la verit. Il prim o si basa esclusivamente sullanalogia; si cono
scono altre persone di eccezionale memoria, di cui lesempio pi note
vole forse Lord Macaulay a proposito del quale il suo biografo rac
conta:
Nella prim a parte della sua vita egli ricordava tutto ci che col
piva la sua fantasia senza sforzarsi consapevolmente di m em orizzarlo ...
Ad un certo periodo della vita era noto per la sua affermazione che, se
per caso tutte le copie del Paradise Lost e di The Pilgrim s Progress fossero
andate distrutte sulla faccia della terra, egli le avrebbe ricostruite entrambe
a m em oria per quando si fosse verificata una rinascita della cultura ...
Macaulay riteneva probabile di poter riscrivere Sir Charles Grandison a
17
T. H g g , G R B S 1 4 (1973) 213-22. Hagg pensa che q u ando un autore
riferim ento alla propria m em oria pu lim itarsi a servirsi di un topos standard,
com e fu sostenuto da Im m isch in R hM us 78 (1929) 113-23. M a gli argom enti di
Im m isch sono fragili. Si lim itano essenzialm ente a negare la possibilit di u n inter
pretazione alla lettera di alcune afferm azioni di Seneca il Vecchio insiem e ad un
argom ento derivato dai Topica di Cicerone la cui prefazione prim a facie in con
trasto con ci che dice lo stesso C icerone in A d fa m . 7.19 (ora nr. 334 in Shackleto n Bailey). Im m isch prende una cantonata nel citare la lettera di Cicerone, ripor
tan d o le parole eum librum tibi misi Regio scriptum com e se scriptum andasse
insiem e a Regio e significasse a Reggio m entre la form a latina in questo caso
sarebbe stata Regii ; scriptum regge le parole che seguono. Si pu aggiungere che
largom ento a priori delle premesse degli autori tende a m ettere in luce la qualit
m odesta; vanterie sui poteri della m em oria sono rare.
F O Z IO
173
18 N. G. W i l s o n , G R B S 9 (1 9 6 8 ) 4 5 4 -5 , cfr. anche 12 (1 9 7 1 ) 5 5 9 -6 0 .
19 PG 9 1 .3 5 3 .
20 Largom ento valido se giusta lidentificazione dei fram m enti trovati nel
Vat. gr. 1298 com e provenienti dal dialogo; cfr. H . HUNGER, Die hochspracbliche
profane Litcratur der B yzantiner I (M onaco 1 9 7 8 ) 301 n. 7 2 (Il riferim ento da lui
fatto al Vat. gr. 7 3 sem bra essere una svista). Lidentit virtualm ente certa se
accettiamo che T om asio un equivalente atticistico di T om m aso, m entre M enas
174
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
riassunto del rom anzo di Eliodoro (codice 73) in cui Atene viene erro
neamente m enzionata al posto di altre parti della Grecia. Inoltre Fozio
om ette di mostrare la superiorit del rom anzo di Eliodoro rispetto agli
altri rom anzi nella costruzione della trama.
U n ulteriore motivo paleografico. Nel testo, cos come labbiamo,
vi sono diverse lacune, indicate nei manoscritti da spazi vuoti. Ci nor
m almente viene considerato come u n indicazione di un archetipo dan
neggiato, niente di insolito nella storia dei testi. Il caso in questione
diverso, alcune delle lacune non sono automatiche. Nei codici 11, 12,
19, 20, 21 e 68 gli spazi sono lasciati vuoti per linserzione di numerali.
Poich il testo in genere in buone condizioni, lassenza dei numerali
non pu essere dovuta ad una coincidenza. Fozio aveva mancato di
annotarli e non era pi in grado di ricordarli con precisione. Visto che
egli non li inseri, praticamente impossibile credere che lopera sia il
frutto di due stadi di lavoro; gli spazi vuoti, come le ripetizioni, non
possono essere tollerati in un opera che lautore dichiara di aver rivisto.
Seguendo rigidamente la logica si pu anche andare oltre e affermare
che non possono essere tollerati in nessun libro destinato alla normale
pubblicazione. La Bibliotheca pu essere stata pubblicata solo nel senso
che la copia originale dellautore o la copia di presentazione a Tarasio,
se ce ne fu una, si trov in qualche m odo a portata di m ano degli
amici che giudicarono che il suo valore superasse linconveniente
dellincompletezza. Lassenza di pochi numerali una pecca minore.
Bisogna tener presente, tuttavia, che altre lacune nel testo, che pote
vano in teoria essere dovute a cause tecniche, possono invece costituire
lulteriore dim ostrazione della incompletezza dellautografo dellautore.
Il calcolo delle probabilit tende a favorire questa spiegazione alterna
tiva. Visto che le lacune si trovano quasi esclusivamente alla fine dei
codici - i piccoli spazi vuoti nei codici 124 e 137 possono essere
dovuti ad altre cause - la spiegazione di esse come dovute a cause tec
niche implica una serie di coincidenze negli incidenti capitati allarche-
un esem pio del tipo com une di nom ignolo abbreviato con desinenza -as; la coppia
M e n as/M enodoro data da M ichele Sincello, Sintassi 33 e da A. N. J a n n a r i s , A n
Historical Greek Grammar (L ondra 1897) 110. Si potrebbe ipotizzare che piuttosto
che com m ettere un errore Fozio adottasse deliberatam ente la form a colloquiale
dei nom i. Il testo p u ora essere letto nelledizione di C. M . M a z z u c c h i , Menae
patricii cum Thoma referendario De scientia politica dialogus (M ilano 1982). Le
norm e che d lautore per leducazione, medica, generale ed elem entare, di cui una
biblioteca pubblica u n appendice necessaria (V 83) n o n sono indicate nei partico
lari e probabilm ente non riflettono la realt contem poranea.
F O Z IO
175
tipo altrettanto poco plausibili cos come lo sarebbe stata una coinci
denza nel caso dei num erali mancanti. Circa venti codici sono incom
pleti in questo m odo. Lo spazio vuoto ha una estensione che varia da
un rigo o due a pi di una pagina; com ovvio, vi sono delle lievi dif
ferenze tra i due manoscritti, ma non c dubbio che essi derivino da
ununica fonte.
Cerchiamo di immaginarci il nostro autore allopera. In alcuni punti
si interrom pe e lascia uno spazio vuoto. C i pu avere diverse spiega
zioni che non sempre si escludono fra loro. Forse aveva smarrito il
resto dei suoi appunti e non si fidava della m em oria per sopperire a
tale mancanza. Forse non aveva preso affatto appunti sul testo in que
stione nel suo complesso e non se la sentiva di farne un riassunto
senza riandare al testo. Forse n on aveva letto tutti i testi fino alla fine.
Un osservatore cinico potrebbe sospettare che egli anticipa una cattiva
abitudine dei recensori moderni. Infine si pu supporre che egli lavo
rasse sulla base della memoria e che essa gli venne a mancare.
C om unque sia, gli spazi vuoti sono strani, ma non inconcepibili in
unopera destinata al fratello dellautore. Undici di essi sono troppo
lunghi perch si possa trattare solo di mancanze insignificanti da siste
mare in un secondo m om ento. Perch furono lasciati? Presumibil
mente Fozio sperava di riempirli, se necessario leggendo ci che ancora
non aveva letto. In un certo senso era ragionevole lasciare spazio alla
fine del codice 63 per un com m ento ai sei libri di Procopio di cui non
aveva trattato e la stessa cosa vale per il codice 239 dove sono delineati
solo i prim i due dei quattro libri della Crestomazia di Proclo. Ma una
persona che ha davanti a s una scadenza non lascia vuoti molti spazi
che per essere riem piti richiederebbero una lettura dei testi e non un
semplice controllo di particolari. La partenza dellambasciatore non
poteva essere rim andata; forse era stata persino anticipata. Fozio non
poteva porre ritocchi formali alla sua opera e la diede al fratello cos
comera. U n altra possibilit che la missione diplomatica fosse annul
lata allultim o m inuto e che in questo caso lurgenza di completare il
testo non sussistesse pi. In ogni caso, Fozio potrebbe essere stato
distolto da altre occupazioni e cos privato della possibilit di portare a
termine un impegno che non aveva pi carattere di priorit.
La tesi com une che Fozio non pu aver lavorato a memoria
perch lascia degli errori da lui trovati nel testo non corretti. Pu sem
brare poco plausibile dedurne che egli avesse un tipo speciale di
memoria fotografica o eidetica che avrebbe conservato errori di questa
specie. M a trovo che la tesi pi norm ale si presti ugualmente ad obbie
176
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
GOLD,
F O Z IO
177
178
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
F O Z IO
179
180
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
F O Z IO
181
182
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
loro per fare la migliore im itazione del greco attico. un peccato che
Fozio non applichi letichetta di iperatticista a un autore di cui ci siano
pervenute le opere cos da poter cercare di capire cosa intendesse.
I
suoi giudizi letterari sono stati spesso discussi, in particolare con
lintenzione di scoprire le fonti dei termini critici e il grado di origina
lit. In casi del genere, facile cadere nella trappola di credere che vi
debbano essere per forza delle fonti che, una volta identificate, fareb
bero perdere a Fozio la caratteristica di libero pensatore. Per quel che
riguarda i giudizi in s e per s, Fozio di solito tratta autori non affron
tati da critici noti dellantichit e non esistono docum entazioni su di
una letteratura critica del prim o periodo bizantino da cui egli avrebbe
potuto ricavare le sue opinioni. Esistevano, per esempio, critici che si
erano occupati di autori come S. Basilio e Eunom io, di ognuno dei
quali Fozio aveva fatto lanalisi. Sebbene uno studioso m oderno abbia
espresso il parere che probabilm ente esistessero22, ci mi sembra molto
dubbio. Per la scelta dei term ini critici Fozio deve sicuramente m olto ai
suoi predecessori e sarebbe strano se non fosse cos. E in debito princi
palmente con Dem etrio, Dionisio di Alicarnasso e Erm ogene23. In par
ticolare Ermogene ha su di lui un forte influsso, com era da aspettarsi
visto che era lautore di un libro di testo standard di retorica usato
nelle scuole24. Fozio stato criticato perch ha dato m olto spesso una
attribuzione meccanica di categorie letterarie derivate da E rm ogene25.
Questa idea si basa su alcune critiche brevi di Fozio che in realt non
provano niente altro che una sensibilit stilistica norm ale in una per
sona di vasta cultura.
La propensione dei critici ad esortare gli altri a fare ci essi stessi
puntualm ente non fanno, emerge dallelogio che Fozio rivolge agli scrit
tori che si servono di frasi brevi, come Basilio di Seleucia (codice 168)
e dal com m ento opposto riguardo alla qualit contraria in Galeno
(codice 164) e T eodoro di Mopsuestia (codice 177). Egli ha un debole
per gli aspetti dello stile bizantino che risultano insopportabili al let
tore m oderno. Il suo com m ento su Teofilatto Simocatta (codice 65),
pur non nascondendo la riprovazione, sempre troppo indulgente nei
F O Z IO
183
184
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
26
N on
facile f a r n e
L a rue van H o o k , in
so rgono
dubbi
sul
una
t r a d u z i o n e a c c u r a t a ; m i s t a t a u t i l e la v e r s i o n e d i
CP 4 (1909) 181,
sig n ific a to
di
m a sia in q u e s t o c h e n e l b r a n o p r e c e d e n t e
parecchi
term in i.
F O Z IO
185
186
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
F O Z IO
187
188
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
tiche di questo tipo un peccato che non siano citati degli esempi per
illustrare ciascun punto. Fozio spreca lopportunit di illustrare le cri
tiche con una scelta di brani che lo avevano colpito in positivo o in
negativo. Se egli avesse riveduto la Bibliotheca gli sarebbe forse acca
duto di collegare la critica della Vita di Isidoro di Damascio, fatta nel
codice 181, con lelenco di belle espressioni tratte da essa nel codice
242 e, bench n on ci rimangano che degli estratti del testo, il risultato
sarebbe stato illum inante. Tra le critiche negative la pi istruttiva
quella rivolta a Eunom io (codice 138) nei confronti del quale era
influenzato da pregiudizi di carattere dottrinale.
E u n o m io ignora cosa sian o il fascino e la grazia d ello stile, m a ansioso di
p ro d u rre u n discorso a ltiso n a n te e p o m p o so e dei su o n i sgradevoli con una
successione di c o n so n a n ti e p aro le difficili, p ien e di c o n so n a n ti, che a p p arten
g o n o allo stile p o e tic o o p i precisam ente allo stile d itira m b ico . Le sue frasi
so n o collegate in m o d o fo rzato , com presso e convulso cosicch il letto re fa
necessariam ente u n buco n e llacqua se deve p ro n u n c ia re ch iaram en te il rozzo,
co n d en sato , d isto rto , confuso e m u tila to p a rto di E u n o m io .
28
T ranne forse u n accenno di scetticismo personale; vedi J. ST I G L M A Y R , Historisches Jabrbuch 19 (1898) 91-4 e I. H a u s h e r r , OrChrPer 2 (1936) 484-90.
F O Z IO
189
190
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
qui alla filologia antica; pu anche trattarsi della prim a discussione docu
m entata di questo tipo e va ad onore di Fozio che egli ne prenda no ta29.
Pi ampi problem i di interpretazione sorgono di tanto in tanto
nella Bibliotheca; uno di grande im portanza nella storia della chiesa la
trattazione allegorica delle Sacre Scritture. Fozio osserva che ci sembra
derivare dallinfluenza di Filone (codice 105) e va oltre affermando che
Filone forza tali interpretazioni del testo - il term ine usato implica vio
lenza. U n altro principio di applicazione generale lesigenza che i testi
siano interpretati nel loro contesto. Ci sono citazioni da varie fonti
ecclesiastiche nel codice 225. Tra gli altri citato S. Basilio il quale asse
risce che i brani ambigui o oscuri delle Sacre Scritture vanno spiegati
con altri la cui intepretazione non sia controversa. Una cosa del genere
si trova nel codice 229 in cui Efrem cita Atanasio, Cirillo e Crisostom o
a sostegno del principio secondo cui n on bisogna esaminare le parole
solo con intenzione malevole, ma bisogna anche tener conto delle pie
intenzioni dellautore. Purtroppo ci presuppone che si sappia gi se un
autore ortodosso. U n affermazione migliore si trova nelladattamento
di un famoso principio di filologia profana: C hi potrebbe essere pi
eloquente e pi attendibile nelPinterpretare Cirillo di Cirillo stesso?.
Ci affermato due volte nel codice 230. Q ui vediamo la versione cri
stiana della norm a attribuita al critico ellenistico Aristarco secondo cui
O m ero dovrebbe essere intepretato per m ezzo dello stesso O m e ro 30.
Proprio come Fozio aveva espresso le sue riserve sullapproccio allego
rico delle Sacre Scritture nel corso delle sue note su Filone, accennando
quindi ad una certa simpatia per la scuola di esegesi di Antiochia, cos
qui adopera il principio della critica classica che sarebbe stato accettato
in quella stessa scuola.
Valutandone il m em bro pi im portante, T eodoro di Mopsuestia,
Fozio nota come egli eviti, per quanto gli sia possibile, lallegoria
(codice 38) e gli rende onore per il suo studio approfondito della Bib
bia anche se spesso devia dalla verit (codice 177). N o n ostanti gli ele
m enti eretici nella loro dottrina, Fozio non era cieco verso i loro meriti
filologici.
211 U n ano n im o redattore della casa editrice rileva cortesem ente che esiste una
discussione precedente di questo tipo in G aleno 14.31-2K, dove si sente la confu
sione tra le lettere che rappresentano i num erali. G aleno era pienam ente consape
vole dei problem i bibliografici e testuali e n o n sarebbe sorprendente se si trovas
sero altri esempi nellam pio repertorio delle sue opere.
30 N. G. W i l s o n , CR 21 (1971) 172 e PCPS 202 (1976) 123.
F O Z IO
191
IV. Le lettere
Di solito la conoscenza e linteresse di Fozio per la letteratura clas
sica si ricavano dal Lessico e dalla Bibliotheca, ma anche le altre opere
possono dare inform azioni preziose. Le sue lettere, di cui alcune
furono incorporate verbatim luna di seguito allaltra come capitoli
degli Amphilochia, ci consentono di integrare il quadro derivato dalle
due opere pi note ai filologi classici e di correggerne un aspetto. Se
Fozio trascura completam ente la poesia nelle sue rassegne di libri, nelle
sue lettere, invece, talvolta fa riferim ento ai poeti classici. Vi sono allu
sioni al mito di Prom eteo e al Pluto di Aristofane (196 e 127 in Valettas, 82 e 150 in Montacutius). Tali lettere sono indirizzate ad un esat
tore delle tasse e a u n ammiraglio. Il Prometeo incatenato di Eschilo e il
Pluto di Aristofane erano i prim i dram m i ad essere letti dagli scolari
bizantini e non quindi strano che Fozio vi alluda sicuro di essere
compreso. M a pu anche darsi che egli, come i suoi allievi e corrispon
denti, no n abbia pi interesse per i testi che stato costretto a leggere a
scuola ed forse significativo che u n altra lettera (134 V., 55 M.)
cominci con il ricordare lidea che i poeti sono autori di falsit. D altra
parte, straordinario che egli definisca labate Teodoro come un am m i
ratore di O m ero (100 V., 142 M.) e esprima il suo messaggio tramite
unallusione alla efficienza di Odisseo e Palamede come ambasciatori,
citando la storia di Odisseo che non era riuscito ad ottenere riforni
m enti da Anios m entre dopo vi riesce Palamede. Fozio scrive come se
si aspettasse che Teodoro conosca m olto bene O m ero, m a stranamente
lepisodio della storia della guerra troiana n on noto in questa form a
n in O m ero n in altre fonti. Altri tem i classici ricorrono nelle lettere.
Vengono nom inati Edipo e la Sfinge (Papadopoulos-Kerameus 21),
cosa che pu implicare la conoscenza dellEdipo re di Sofocle. U na let
tera (129 V., 209 M.), che divenne un capitolo degli Amphilochia (107),
acquis il titolo fuorviarne: Perch i poeti rappresentano Erm ete e
Ercole in possesso del corno di Amaltea, simbolo di abbondanza? . In
realt la lettera n on parla di simbolismo poetico, ma un invito rivolto al
corrispondente a capire che non solo la vita attiva, ma anche il sapere a
procurare la felicit. Fozio specifica a che tipo di sapere si riferisce invi
tando il suo destinatario a studiare le nostre M use che sono superiori a
quelle greche come la libert superiore alla schiavit e la verit alladula
zione. N on c qui entusiasmo esagerato per lantichit pagana.
In u n altra lettera (64 V., 151 M.), che in sguito divenne un capi
tolo degli Amphilochia (83), tratta del brano negli A tti 16.16, che
192
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
31
jcomjcg difficile da tradurre; in alcuni contesti significa oratorio, m
qui tale significato sem bra m eno adatto.
F O Z IO
193
194
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
V. Gli Amphilochia
Gli Amphilochia una raccolta di pi di 300 capitoli, la maggior
parte dei quali m olto brevi, su vari argomenti, m a per lo pi su pro
blemi di teologia. La raccolta ha un titolo che deriva da Amfilochio,
m etropolita di Cizico, e pu essere collocata nel periodo del prim o esi
lio di Fozio.
N onostante prevalga il contenuto teologico, la raccolta ci mostra
linteresse dellautore verso lantichit classica e le sue qualit di filo
logo. Integra, per esempio, il nostro quadro delle sue letture di filosofia
classica, che occupavano un posto relativamente m inore nella Biblio
theca', i capitoli 137-147 sono un com m ento alle Categorie di Aristotele
e vi sono chiare tracce della conoscenza di Platone nel capitolo 101 che
affronta il precetto biblico di vendere i propri averi e dare i soldi ai
poveri.
Limperatore Giuliano aveva sottolineato le difficolt pratiche di
unadesione universale a questo principio. Fozio ci dice di aver scritto
gi su questo argom ento (PG 101. 617 A) e che vuole ora ripetere ci
che si ricorda del suo saggio precedente. Una parte della sua polemica
con Giuliano consiste in u n accusa di indebita am m irazione per lU to
195
F O Z IO
Ba l d w in ,
B yzM odG r-
196
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
F O Z IO
197
Il
verso non scelto a casaccio; esso aveva provocato una contro
versia cristologica fin dai tem pi dei prim i apologisti cristiani Giustino e
Atenagora e il grande rivale di Ario, Atanasio, se ne era occupato
abbondantem ente34. D opo alcune ulteriori discussioni, Fozio giunge
alla conclusione che potrebbero subire lo stesso tipo di indagine molti
altri esempi tratti sia dalla letteratura pagana che dalle Scritture e dalle
profezie del Cristianesim o. C i gi abbastanza notevole in s e per
s, ma Fozio va oltre dicendo:
N o n solo laggiunta o le lim in a zio n e di u n a lettera a creare c o n fu sio n i e
trav isam en ti su larga scala, m a luso im preciso di u n accento p u trasform are
una p aro la in u n altra anche se si scrivono in m o d o id en tico o p u alterare il
senso c o n u n significato in a p p ro p ria to o p ro d u rre u n c o n ce tto e m p io o una
risibile stupidaggine. Perch parlare di lettere? D o p o tu tto anche il p i piccolo
dei segni, il segno di punteg g iatu ra, se usato e rro n e a m e n te, tralasciato o m al
collocato, crea gran d i eresie di o gni specie.
so n
34
P. W a l t e r s , The Text o f th Septuagint (Cam bridge 1973) 223; R. P. C. H
in The Cambridge History o f th Bible (C am bridge 1970) 416, 441-3, 445-6.
an
198
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
F O Z IO
199
Trace (sezione 4,630.14 Bekker) scrisse che vi erano tre segni di punteg
giatura: teleia, mese, bypostigme in ordine decrescente di im portanza. Ma
nella maggior parte dei papiri gli scrivani si accontentano di due segni
invece di tre e pu essere che il testo di D ionisio sia stato
interpolato37. Per la maggior parte dei testi si trattava di una prassi
standard; per O m ero, ma solo per lui a quanto ci risulta, fu inventato
un sistema sofisticato da Nicnore, registrato negli scolii A all/ liade.
Stando cos le cose, era poco probabile che Fozio e i suoi contem
poranei potessero trovare delle copie delle Scritture con una punteggia
tura pi accurata a m eno che non si creda che gli interpreti di A ntio
chia ottennero un consenso generale per le loro idee, cosa non plausi
bile. Vi sono tuttavia tracce occasionali di un interesse per la punteggia
tura e gli accenti. N el VII secolo Anastasio di Sinai scrivendo la prefa
zione al suo Hodegos (PG 89.36B) dom anda al lettore di scusarlo per il
fatto di avere scritto direttam ente in bella senza lo stadio preliminare
della brutta copia e invita poi i lettori a fare segni vari sul testo.
N om ina tonoi, stigmai, hypostigmai e si lamenta che dei copisti igno
ranti abbiam o creato delle confusioni in una sua affermazione in mate
ria teologica.
Nella biografia di Teofane il Confessore di M etodio leggiamo che
egli era uno scrivano esperto che non faceva errori di accentazione38.
Ci docum entato per quel che riguarda lultima parte dellVIII secolo;
sbito dopo, la norm a di Stoudios stabil lobbligo per gli scrivani di
quel m onastero di essere accurati nello scrivere accenti e segni di pun
teggiatura. Di tale disposizione era forse al corrente Fozio.
C he dire dei manoscritti delle Epistole Paoline? U n esame dimostra
che la maggior parte di esse sono dotate della punteggiatura prevedi
bile, ma dopo u n attenta ispezione di alcune copie ne ho riscontrate tre
che si adeguano alla raccomandazione di Fozio. Due sono copie del X
secolo che si trovano a Parigi (gr. 216 e Coislin 224), la terza una
copia m inata probabilm ente del XII secolo ed a Cam bridge (Biblio
teca Universitaria, Add. 6678).
La copia di Cam bridge n on ha un com m ento marginale che possa
spiegare il testo e nelle due copie di Parigi la catena che discute la cor
retta interpretazione della fine prende in considerazione le diverse pos
200
F IL O L O G I B IZ A N T IN I
39
II problem a n o n viene ulteriorm ente chiarito da K. S t a a b , Pauluskommentare aus der grechischen Kirche (M iinster 1933) 287-8.
VI
ARETA
I. I m a n oscritti esistenti
Il miglior rappresentante della filologia nella generazione successiva
a Fozio un uom o che pu essere stato suo allievo. Areta, nato proba
bilmente intorno all 850, pu aver subito linflusso di Fozio, m a gli
studiosi pi recenti negano ogni legame tra i d u e 1. L unico indizio di
un possibile rapporto costituito dai versi rivolti da Areta a Fozio che
si ricavano dallindice del ms. Barb. gr. 310 e che sono andati perduti
per i danni subiti dai fogli in questione del manoscritto.
Tuttavia va ammesso che Areta potrebbe anche aver scritto dei
versi, forse un epitaffio, su di una personalit eminente con la quale
non aveva un contatto personale. Anche Areta fece carriera nella
Chiesa diventando arcivescovo di Cesarea in Cappadocia. Ancora una
volta abbiamo un esempio del fatto che gli uomini di chiesa che occu
pavano le posizioni pi elevate erano liberali e tolleranti nel loro atteg
giamento verso la letteratura pagana del passato. Com e vedremo in
sguito c un unica riserva da fare nel caso di Areta. Il suo ruolo rile
vante nella storia della filologia pu essere dovuto ad un caso fortu
nato, la sopravvivenza di diversi volumi della sua biblioteca personale,
mentre non stato possibile riconoscere nessun libro appartenuto a
Fozio. E anche possibile, grazie allabitudine di Areta di scrivere delle
annotazioni in margine ai suoi libri, identificare delle trascrizioni da
altri volumi da lui posseduti, ma successivamente andati perduti. La
sua biblioteca privata era forse pi piccola di quella di Fozio, ma ha il
vantaggio di farci vedere lopera di un collezionista e valutare limpor
tanza dei suoi libri per la conservazione degli autori classici. I suoi
scritti forniscono prove ulteriori della sua cultura classica2.
Restano otto volumi della sua biblioteca. Sono tutti ottimi esem
plari di calligrafia su pergamena di alta qualit e i prezzi da lui pagati
per alcuni di essi, se paragonati ai salari annuali di un dipendente sta
tale, dimostrano che il collezionismo di libri non era un hobby per
persone con un reddito m odesto3. Il primo degli otto sembra essere
204
FILOLOGI BIZANTINI
lEucIide (DOrville 301) scritto nell 888 dallo scrivano Stefano, forse il
pi abile di tutti i calligrafi bizantini e costava 14 pezzi doro. Il testo
non loriginale, una versione riveduta del IV secolo ma lopera di
Teone che ebbe una pi ampia diffusione, cosicch il manoscritto di
Areta non ha un grande valore come testimone del testo di Euclide, ma
lunica copia a conservare lannotazione, di cui abbiamo parlato pre
cedentemente, che documenta luso delle lettere come simboli algebrici,
di Leone. L interesse di Areta per Euclide deriva probabilmente dal
desiderio di studiare geometria come una delle materie del quadrivio.
Tra gli scolii marginali in questo manoscritto vi sono circa 50 annota
zioni di Areta che non ricorrono in nessun altra copia e possono per
ci essere sue aggiunte. Sono per lo pi annotazioni brevi, semplici e,
secondo gli studiosi moderni, di scarso rilievo4.
Nell 895 Areta, che era divenuto diacono, commission al calli
grafo Giovanni una copia di Platone (E. D. Clarke 39) contenente 24
dialoghi, cio tutte le opere importanti tranne la R epu bblica, le L eggi e
il T im eo. Gli cost 21 pezzi doro; il prezzo elevato spiegato
dallestensione e dal formato del libro. Questo volume costituisce uno
dei tre o quattro testimoni importanti del testo. Solo una piccola parte
degli scolii esistenti sono stati copiati in margine da Areta. Il motivo
non chiaro, forse non disponeva di tutti gli scolii, cosa che sembra
poco probabile visto che Platone era un testo comune. Forse era sem
plicemente meno interessato a Platone rispetto ad altri testi. C i che
scrisse in margine al Clarkianus non era che in parte di sua composi
zione anche se in diversi casi non pu essere riscontrato in nessun altro
manoscritto.
Le sue annotazioni sono per lo pi dedicate al T eeteto e al G orgia.
Quasi tutti i commenti al Teeteto corrispondono alle annotazioni tro
vate in altri manoscritti (T e W, Venezia, app. class. 4.1 e Vienna, supp.
gr. 7). Quelli al G orgia non si trovano altrove, ma secondo alcune
ragionevoli congetture derivano da un commento andato perduto di
Proclo 6. La derivazione di diverse altre annotazioni chiara. Il L exicon
di Polluce gli consente di dare unapparenza di cultura, senza ricono
scere il suo debito, allargomento tW archon basileus di Atene (a Euti-
ARETA
205
fr o n e 2a) e degli ordini degli Undici nel carcere in Atene (al F edone
59e). Ugualmente misconosciute sono annotazioni ancora pi erudite
sul gioco della palla (al Teeteto 146a) e sul gioco degli astragali (al L iside
206e) che derivano entrambi da unantica monografia dello storico
romano Svetonio, scritta in greco e tramandata da tre manoscritti7. La
ricorrenza del nome geografico Elea in S ofista 216a lo porta ad osser
vare che il posto in questione si trova probabilmente in Italia e non in
Ionia se ci si rifa allautorit di Strabone (6.252). Le sue informazioni
qui coincidono in parte con unannotazione in Eustazio e possono
derivare dal lessico atticista di Elio Dionisio. Un altro lessico che egli
nomina quello di Diogeniano che gli fornisce informazioni su Her
mes (al L iside 206d). C una nota sul poeta tragico Agatone, (al C on
v ito 172a) che ora si trova nel Clarkianus, ma in parte illeggibile, che
sembra coincidere nei punti essenziali con uno degli scolii a Luciano
{Rhetorum p ra ecep to r II, Rabe p. 178). Se allorigine si trovava nel com
mento a Luciano, che fu acquistato da Areta in un momento succes
sivo della carriera, ci sarebbe la prova di un suo ritorno a Platone dopo
un intervallo di anni e di note aggiunte durante la sua nuova lettura.
La nota non ricorre in alcun manoscritto di Luciano che sia sicura
mente indipendente da Areta e cos il processo di passaggio da un cor
pus di scolii allaltro pu essersi svolto tutto al contrario.
forse questo il momento propizio per affrontare un altro argo
mento che stato portato avanti per sostenere lidea che Areta sia tor
nato a Platone molto dopo il primo acquisto di una sua copia. Un
brano del F edone (96, f. 46 verso ) che ricorre anche in Eusebio, un testo
che egli ottenne nel 914, dotato di alcune correzioni che coincidono
con la versione secondaria riportata da Eusebio8. Purtroppo, per, lar
gomento non cogente in quanto le correzioni potrebbero provenire
da qualsiasi altra fonte visto che ripristinano il testo normale e che vi
sono correzioni in altri punti del Clarkianus che derivano da altre
fonti9. Ma a quanto mi risulta, non mai stato osservato che almeno tre
delle correzioni in questione non appartengono alla grafia di Areta, come
stato dichiarato, ma sono invece dello scrivano Giovanni, parte della
routine del calligrafo prima di consegnare al patrono il suo prodotto.
Vi sono quattro note erudite all 'A pologia che tramandano una
miniera di informazioni ricavate dalla Commedia antica sugli accusa
7 Pubblicata da J. T a ii.L A R D A I (Parigi 1967).
H. G i f f o r d , Cr 16 (1902) 16 e 391.
9 J. B u r n e t , ibid. 276.
8 E.
206
FILOLOGI BIZANTINI
ARETA
207
208
FILOLOGI BIZANTINI
12 H . R a b e , N G G 1 9 0 2 , 7 3 5 .
13 Aristide, ed. B. K f.ii. II (Berlino 1898)
I i (Leiden 1976) XXVI e x v n .
H L em
erle,
op.
c it. 2 2 0
v i
v ili;
n. 52.
ARETA
209
210
FILOLOGI BIZANTINI
A RETA
211
212
FILOLOGI BIZANTINI
6 4 (1 9 7 1 ) 8 3 -4 ;
x v i li.
ledizione di Esichio I a
ARETA
213
lizzando un indizio offerto dalla nota su S olon 1.6. Plutarco qui parla
della tendenza allomosessualit di Solone e lo scoliasta invita il lettore
a non prendersela con Plutarco che affronta argomenti cos spiacevoli
perch persino Platone in tutta la sua grandezza dice cose molto peg
giori nel C arm ide. Conoscendo lirritazione di Areta per la confessione
di Socrate in quel dialogo difficile sfuggire alla conclusione che la
nota sia opera di Areta zs. C poi una categoria di testi dei quali pi
difficile dimostrare lappartenenza ad Areta. Un esempio di tale diffi
colt ci viene da una piccola raccolta di scritti filosofici, trascritti da
Giovanni il grammatico nel 925 (Vienna, phil. gr. 314), che consiste in
tre introduzioni a Platone, di cui la prima di Albino, e nei cosiddetti
Versi a u rei attribuiti a Pitagora insieme al commento di Ierocle. Vi
sono delle note in margine che, pur non essendo della mano propria di
Areta, possono essere state copiate dal suo autografo. Alcune delle note
sono inusitatamente simili nel fraseggio ad altre sue note e il tono
dello scrittore, che alterna ingiurie e condiscendenza, simile a quello
di Areta. Com unque gli ultimi due testi del volume gli erano noti
anche se il suo nome non premesso a nessuna delle n ote29.
Unaltra copia di Platone che ha sollevato molte discussioni un
manoscritto delle L eggi (Vat. gr. 1). Il copista non Giovanni il calli
grafo o Baane, come si pi volte ipotizzato, ma pu essere quello di
un Demostene del X secolo (Paris gr. 2935)30. Una volta appurato che
il testo non opera di uno scrivano che lavorava per Areta, diventa pi
facile giungere alla conclusione che le note in margine non sono di sua
mano anche se bisogna ammettere che non sono molto diverse.
Tuttavia, se Areta non lesse le L eggi in questa copia, si pu facil
mente asserire che pu averle lette in un altra31.
L unico manoscritto di Ateneo fu scritto da Giovanni il calligrafo32.
Si tentati di credere che lavorasse su commissione del suo unico
patrono noto, ma non vi sono note in margine o altre tracce della pro
priet di Areta. Va notato che egli cita (Westerink 41) un frammentino
214
FILOLOGI BIZANTINI
di versi lirici greci che pu essere stato tratto da questa fonte (5.217c,
Page PM G 1020), ma era una citazione che egli potrebbe aver trovata
in Luciano, dove ricorre due volte, per non parlare del fatto che com
pare in Dionisio di Alicarnasso.
Vi sono molti altri manoscritti che di quando in quando sono stati
attribuiti ad Areta, ma nessuno mi sembra degno di attenzione33. Va
solo ricordata la possibilt che egli abbia scritto alcune annotazioni alle
L ettere e agli A m p h iloch ia di Fozio. Il manoscritto un tempo conside
rato la sua copia del commento dellApocalisse fatto dal suo predeces
sore a Cesarea, Andrea (Barocci 3), non contiene il suo autografo, ma
non di molto posteriore.
Si tentato di aggiungere alla biblioteca dellarcivescovo una copia
della compilazione matematica di Pappo, uno scrittore del IV secolo,
autore di una relazione sui suoi predecessori preziosa per gli storici
(Vat. gr. 218). Le ragioni addotte a sostegno di tale attribuzione sono la
scrittura minuscola che sembra indicare una provenienza da Costanti
nopoli e largomento che si considerava consono agli interessi di
Areta3<l. L inconsistenza di tale ipotesi tale che non sarebbe neanche
il caso di parlarne se non avesse incontrato del consenso35. Un attimo
di riflessione ci convince che, sebbene la maggior parte delle attivit
scientifiche avesse luogo nella capitale, si esagera sia neHottimismo che
nel pessimismo se si vuole collocare il volume in questione nella rac
colta di Areta. Areta non era abbastanza ricco per poter commissionare
o acquistare tutti i manoscritti importanti o calligrafici realizzati ai suoi
tempi n bisogna pensare che egli fosse lunico uom o della sua genera
zione desideroso di esplorare il terreno astruso della matematica.
tra tta ti
in
m odo
m o lto
s o d d is fa c e n te
dal
L e m e r l f ..
T r f .w f .e k ,
ARETA
215
sieri di Marco Aurelio in quanto egli ne trov una copia in cattive con
dizioni e la fece trascrivere. C una lettera (Westerink 44) scritta prima
che diventasse vescovo, in cui egli offre la trascrizione ad un certo
Demetrio, metropolita di Eraclea.
N on c niente che faccia pensare che egli giudicasse il testo come
una rarit o che lo avesse scoperto egli stesso. Ma forse non gli sem
brava il caso di vantarsi della sua scoperta mentre ne faceva regalo ad
un collega pi anziano. Egli rivela solo di aver posseduto il testo per
un certo tempo, che le cattive condizioni ne rendevano difficile la con
sultazione, e che egli lo aveva fatto ricopiare per tramandarlo ai posteri'
(il fraseggio non esclude lidea che egli stesso sia lautore della trascri
zione). Dobbiam o guardare favorevolmente il ruolo di cui si sente
investito di responsabile della trasmissione di tesori letterari alle future
generazioni. In unaltra occasione, in una lettera allimperatore sul pro
blema del suo riammogliarsi (Westerink 71), Areta cita dal saggio
M arco due raccomandazioni: leggere accuratamente e non dare
con leggerezza il proprio consenso a oratori facondi.
N on sembra vi siano altri autori classici, oltre Marco Aurelio, sal
vati da Areta n che egli ne abbia letti molti che poi sono andati per
duti. N on si sa se la sua breve invettiva contro Giuliano (Westerink 24)
implicasse la lettura di unopera completa dellApostata ora andata per
duta. Egli potrebbe aver letto la versione greca del resoconto della
guerra troiana di Ditti cretese37. Pi complessa la questione a propo
sito della raccolta di favole di Esopo fatta da Demetrio Falereo. Una
prova ci offerta da un unico riferimento che compare in una lettera
indirizzata ad Areta da Stefano Custode del Calamaio, a cui egli si era
rivolto per un rifornimento di materiale di scrittura (Westerink 39).
Stefano dice: H ai cacciato dalla mente il detto secondo cui i cani
troppo frettolosi danno alla luce dei cuccioli ciechi? Hai dimenticato
che luomo di Falero disse che anche i giudizi possono originare simili
risultati?. Uno studioso moderno ha visto in ci un riferimento ad
una favola su una scrofa ed una volpe la cui morale le cose non
vanno giudicate in base alla velocit con cui sono portate a termine,
ma dalla loro perfezione38.
In tale caso lallusione a Demetrio Falereo si riferisce allesistenza di
una raccolta di favole. Ma la deduzione estremamente dubbia. La
combinazione di un curioso elemento di folklore e di una massima sui
37 A. S o n n y , B Z 1 (1892) 590.
38 B. E. P e r r y , B Z 46 (1953) 308-13.
216
FILOLOGI BIZANTINI
39 N. G.
W ilso n ,
ARETA
217
218
FILO LO G I BIZANTINI
411J .
B lD E Z ,
Byzantion
(1 9 3 4 )
3 9 1 -4 0 8 , sp e c ia lm e n te
3 9 9 -4 0 4 .
219
areta
d isc u te
in
m odo
assen n ato
il L
em erle.
220
FILO LO G I BIZANTINI
ARETA
221
V II
to m o
226
FILOLOGI BIZANTINI
gr. 61), che sono pi importanti per il loro significato teorico che per
quello pratico, presenta una grafia cos simile da far pensare che i due
manoscritti siano stati scritti se non dallo stesso copista certamente
nello stesso scrip toriu m . Entrambe le questioni trovano una risposta, sia
pure parziale, in tre serie di versi aggiunti al' manoscritto Laurenziano
da mani contemporanee. I versi includono un invito ai praticanti a
seguire i consigli dati. Le tre poesie lodano un dottore chiamato Niceta
per aver scoperto, messo insieme e trascritto di sua mano tale raccolta
di testi trascurati. Ma non sembra che la maggior parte dei testi sia
stata ricopiata di nuovo durante il periodo bizantino e pu essere che
le cure consigliate non fossero abbastanza efficaci da incoraggiare
unapplicazione generale. Niceta ha comunque il merito di conservare
questi trattati e probabilmente merita la gratitudine di tutti gli studiosi
di storia della botanica per aver ricopiato il manoscritto, che larche
tipo di una se non di entrambe le opere principali di Teofrasto3.
Dopo la morte di Areta per un po di tempo non sembra esserci
nessun filologo di valore. La met del secolo fu, comunque, un periodo
di attivit importante il cui significato tende ad essere sottovalutato a
causa delle datazioni ingiustificatamente tarde che venivano date ad
alcuni manoscritti che ne sono la prova pi considerevole4. E possibile
identificare una certa quantit di scrivani, ma non possibile stabilire
se lavorassero per s o per conto di ricchi collezionisti di libri.
Dagli anni 20 del secolo in poi troviamo testi di poeti classici: le
pi antiche copie di Teognide (Paris supp. gr. 388) e Museo (Barocci
50, una miscellanea contenente unampia gamma di testi) possono risa
lire al 925 circa. Alla met del secolo pu essere attribuito il celebrato
codice che ora si trova nella Biblioteca Medicea di Firenze, lunico dei
manoscritti medievali a contenere tutti e sette i drammi di Eschilo e
che di fondamentale importanza anche per Sofocle ed Apollonio
Rodio (Laur. 32.9).
Lunica copia di Aristofane che contiene tutte e undici le commedie
(Ravenna 429) appartiene a questepoca. Secondo alcuni, lo scrivano
lo stesso che scrisse il testo del Sofocle nel manoscritto mediceo, ma la
cosa non affatto certa5. Entrambi i manoscritti hanno scolii margi
nali; gli scolii nelPAristofane sono inferiori agli scolii trovati in copie
111
228
FILO LO G I BIZANTINI
229
230
FILOLOGI BIZANTINI
copia di Aristide merita di essere segnalata (Vat. gr. 1298) non perch il
testo sia in qualche modo inconsueto, ma per altri due motivi. Prima
di tutto alcuni fogli sono palinsesti e i testi originali sono stati identifi
cati come la P olitica di Aristotele e il dialogo bizantino anonimo sulla
teoria politica che fu edito dal cardinale Angelo Mai ed probabil
mente il libro menzionato da Fozio nel codice 37 della sua B ibliotheca.
E abbastanza sorprendente riscontrare che la grafia di questi testi
originali non molto antica, come ci si aspetterebbe in un palinsesto,
ma ricorda quella degli scritti di botanica di Teofrasto del codice data
bile probabilmente intorno al 900. Il secondo motivo per cui il volume
di Aristide notevole dato dal fatto che uno degli scrivani pu essere
identificato con quello di una raccolta di testi in prosa (Coislin 249)
che comprende un discorso di Lisia, due di Eschine, l'E ncom io d i Elena
di Gorgia, sei saggi di Sinesio e soprattutto la Vita d i P roclo di Marino.
Per tutti questi scritti il pi antico testimone. N on possibile indivi
duare le ragioni della scelta dei testi; la cosa migliore immaginare lo
scrivano o il proprietario del libro come un collezionista che coglieva
ogni occasione per ampliare la sua biblioteca. Eppure piacerebbe
saperne di pi su di una persona che desiderava leggere la biografia di
un neoplatonico di idee esplicitamente pagane.
231
21 T e o f a n e C o n t i n u a t o 6.14, p . 445.6.
22 I passi si possono trovare nellindice di H. R a b e , Scholia in Lucanum (Leip
zig 1906) 287. Altre informazioni su Alessandro sono state raccolte da P. M a a s ,
Bngrj 3 (1922) 333-6 ( = Kleine Schriften (M onaco 1973) 467-72) e J. D a r k o u z k s ,
Epistoliers byzanlins du Xe sicle (Parigi 1960) 27-32.
232
FILO LO G I BIZANTINI
aveva sempre avuto delle difficolt nel comprendere le due famose ora
zioni contro Eschine (Sulla co ro n a e Sulla fa ls a a m b a sceria ) e lorazione
22 ( C ontro A n drozion e) per la mancanza di scolii. Perci egli chiede ad
Alessandro di spedirgli tutti gli scolii che p u 23. Ma se i quattro profes
sori non fecero niente per conquistarsi una posizione di rilievo nella
storia della filologia va per detto che limperatore rimase apparente
mente soddisfatto dei loro risultati. Egli riusc a fare in modo che gli
studenti avessero delle borse di studio, che mangiassero insieme e ben
presto ebbe dei candidati pronti ad occupare delle cariche elevate nello
stato e nella Chiesa.
Limperatore aveva ambizioni letterarie. Egli stesso scrisse parecchio
e commission diverse opere essenziali. Vi sono quattro libri suoi
molto noti. Tre di essi De cerem on iis, D e a d m in istra n d o im perio e De
th em atibus sono un tentativo di descrivere limpero. Il quarto una
biografia del nonno, Basilio I (ora conosciuto come libro V di Teofane
Continuato). Nella prefazione Costantino dice che avrebbe voluto scri
vere una storia completa dellimpero romano di Bisanzio a beneficio di
lettori impegnati, ma non disponendo di molto tempo o di fonti suffi
cienti si era accontentato di scrivere la biografia di un solo imperatore,
suo nonno, aggiungendo che se la sua cattiva salute fosse migliorata
avrebbe voluto continuare la storia fino ai suoi giorni. Diversi testi
minori gli sono stati attribuiti con maggiore o minore certezza24. Il
tardo storico Zonaras (16.21, III 428-3) osserv a proposito delle sue
lettere che, pur non denotando grandi qualit retoriche, dimostravano
una certa abilit. Inoltre Zonaras ci racconta che egli scriveva anche
versi; si ricorda unelegia per la morte della moglie.
Com e scrittore Costantino non sempre aspir allatticismo raffinato
che era il fine del letterato medio. Si scusa per il suo stile nel 1 capi
tolo del D e a d m in istra n d o im perio che indirizzato al figlio, dichia
rando che sua intenzione insegnare piuttosto che fare sfoggio di abi
lit letteraria. Va aggiunto, inoltre, che egli stava componendo un docu
mento strettamente riservato, non destinato al pubblico, e quindi non
sottoposto allocchio critico dei letterati. C motivo, tuttavia, di sospet
tare che egli avesse delle riserve nei confronti delle convenzioni lettera
rie bizantine. Uno degli autori che scrissero su richiesta dellimperatore
fu Teofane N onno che mise insieme degli scritti di medicina a cui
23 Lettera
24 L e m
9, e d .
erle,
L.
op.
G . W e s t e r i n k ( P a r ig i 1 9 7 3 ), rig h i 4 3 s s .; v e d i la
c it. 2 7 0 - 1 .
nota a
p. 78.
233
erle,
op.
da
L.
Cohn,
cit. 2 9 6 - 7 .
BZ
(1 9 0 0 )
15 4 -6 0 .
234
FILOLOGI BIZANTINI
235
mondo per fare la sua selezione29. L unico particolare che fa luce sulla
ricerca si trova nel De cerem o n iis quando egli spiega come trov un
testo nel monastero di Sigriane, sulla costa meridionale del Mar di
Marmara dove si era ritirato un ex funzionario statale. Il motivo che
alla base della raccolta dichiarato e ispira un sentimento di simpatia
al lettore moderno sopraffatto dalla massa di letteratura stampata. Pur
senza laiuto della stampa, Costantino sentiva che si era giunti ad un
punto in cui la quantit di d che era stato scritto era enorme per cui,
anche se i libri in questione erano apprezzabili, il loro gran numero e
la rarit di alcuni portava le persone pi pigre di mente, che pi ave
vano bisogno degli esempi morali in essi contenuti, a perdere lentu
siasmo per la lettura. Per porre rimedio alla situazione egli decise di
raccogliere i testi e di sceglierne le parti pi utili dal punto di vista
morale e sistemarle per materia. In risposta allovvia obbiezione che
questo metodo porta alla perdita di prospettiva storica egli afferma, in
modo non convincente, che ogni avvenimento sarebbe stato riportato
nel posto pi appropriato alla lezione morale che trasmette.
Il lettore moderno grato a Costantino per aver conservato la mag
gior parte di ci che noto ora dellopera di sette storici da Nicola di
Damasco (I secolo) a Giovanni di Antiochia (VII secolo); gli altri, di
data bizantina anteriore, sono Eunapio, Prisco, Malco, Menandro Pro
tettore e Pietro Patrizio. Il valore dei frammenti conservati non smi
nuito dallosservazione che i compilatori hanno occasionalmente
ridotto il testo in un m odo che pu essere fuorviante30. Ma il lettore
medievale al quale limperatore intende rivolgersi non sembra essergli
stato particolarmente grato. L enciclopedia scomparve quasi del tutto
n ci si poteva aspettare un destino diverso a meno che Costantino
non avesse dato ordini per la produzione di serie complete. Solo il
mecenatismo imperiale, e forse neanche quello, avrebbe potuto orga
nizzare le risorse necessarie. Chi sa se unidea del genere, anche se non
risulta nella prefazione, non gli sia passata per la mente. Sarebbe stata
coerente con il suo progetto di sovvenzionare gli studenti. Dobbiam o
supporre che la sua morte relativamente prematura abbia messo fine al
progetto. Invece i due antichi manoscritti danno entrambi limpres
sione di essere copie preparate per la biblioteca del palazzo dove pro
babilmente non potevano essere consultati n copiati dal pubblico31.
2 Vedi ledizione a cura di C . DE B o o r (Berlino 1903) 1-2.
30 P. A. B r u n t , CA 74 (1980) 483-5.
31 Tours 980 e Vat. g r. 73; cfr. I r i g o i n , Scriptorum 13 (1959) 177-81.
236
FILOLOGI BIZANTINI
III. La Suda
Molto meno ambiziosa, ma molto pi popolare delle iniziative
dellimperatore Costantino, fu unaltra vasta compilazione realizzata
dopo la sua morte. La data non certa; due voci che fanno riferimento
agli imperatori bizantini indicano approssimativamente il regno di
Basilio II (976-1025). Una traccia ulteriore data da alcune osservazioni
scortesi sul patriarca Polieucto (956-970) che ricorrono in due luoghi e
alludono a lui come ad un contemporaneo. Il fatto che esse sembrino
unaggiunta al testo originale tende ad accrescere il loro valore di testi
monianza; sarebbe presto arrivato il momento in cui il lettore facendo
unannotazione del genere in margine al testo non avrebbe pi ritenuto
opportuno parlare dei misfatti di Polieucto come accaduti al nostro
tempo e la composizione della Suda deve essere almeno un po ante
riore allannotazione. L opera variamente nota come la S (o)uda che
il titolo apparentemente garantito dai manoscritti e usato da un com
mentatore di Aristotele32 del XII secolo, o come Suidas che viene dato
come se fosse il nome dellautore da altri scrittori bizantini, da Eustazio in poi. La controversia sul nome e sulletimologia improduttiva e
nulla si sa della paternit dellopera. Uninterpretazione superficiale
della nota che accompagna il titolo pu far pensare che si tratti di un
lavoro di pi persone.
Anche nel caso che fosse cos, ci non si ricava dalle parole in que
stione che accompagnano un elenco di autori dotti presunti responsa
bili della raccolta del materiale. I nomi dimostrano al massimo di
essere quelli di fonti indirette citate al fine di dare una falsa impres
sione di autorevolezza. Tale fatto spiacevole di scarsa importanza in
quanto le fonti reali della maggior parte degli articoli possono essere
identificate. L aspetto pi interessante della Suda consiste nel fatto che,
mentre si basa essenzialmente su due lessici di tipo convenzionale, uno
la cos detta syn a go gh e ampliata e laltro simile al L exicon A m brosianum , essa incorpora una massa di articoli che vogliono essere pi infor
mativi che lessicografici ed il risultato un incrocio tra un dizionario
ed unenciclopedia. La Suda segna un momento significativo nellevo
luzione di questo tipo di opera di consultazione in quanto le enciclo
pedie antiche erano strutturate in m odo diverso. Vi sono circa 30.000
32
linea 18.
Rabe
237
A. A d ler
34 A d l e r ,
v o i.
238
FILOLOGI BIZANTINI
zione della S uda deriva dal fatto che questa attinge ad un dizionario di
biografie letterarie di Esichio che era gi stato ridotto ad unepitome.
Anche cos, pu essere considerata una fonte di valore per la storia let
teraria dellimpero romano.
Bench la S uda non sia una delle opere pi importanti della filolo
gia bizantina, riceve una famosa menzione nella letteratura inglese:
Lasciali cercare la frase attica in Platone, io vado a caccia del
greco non au torizzato in Suidas.
(Pope, D un ciad 4.227-8)
Vili
IL S E C O L O XI
242
FILO LO G I BIZANTINI
IL S E C O LO XI
243
9
Su Giovanni si veda la testim onianza citata sotto, cap. 1 0 (i) n. 7 , e H . R a b e ,
Prolegomenon sylloge (Leipzig 1931) cxiii. Per le citazioni di Longino si veda ledi
zione di D. A. R U S S E L L (O xford 1964) xxvi-xxviii. La data usuale non pu essere
del tutto esatta perch vi sono alcune note al margine su Aristide attribuite a G io
vanni nel Paris gr. 2950, che sembrano appartenere al tardo decimo secolo. Una
data del genere non in contrasto, in effetti, con unosservazione autobiografica
relativa ad unorazione fatta alla presenza di Basilio II.
244
FILOLOGI BIZANTINI
10
Articolo 43 in lohannis Euchaitorum metropohtae quae in codice Vaticano
graeco 676 supersunt, ed. P. DE L a g a r d e (Gttingen 1882).
IL SEC O LO XI
245
246
FILOLOGI BIZANTINI
IL SEC O LO XI
247
tal caso tu presteresti attenzione so lo per esem pio allanalisi gram m aticale o
alla poesia o a qualunque altra singola branca dellstruzione trascurando le
altre, sebbene siano cos num erose. Invece devi estenderti in lunghezza, lar
ghezza e p rofon d it com e i corpi solidi, dedicandoti in m o d o uguale a tutte le
branche di studio conquistan doti un am pio raggio del sapere in m odo da fio
rire com e un albero da frutto di palm a e non com e un giunco sterile (cfr.
Salm o 91:13).
E cco ci che vorrei chiederti di fare:
D esidera non di sem brare il m igliore, m a di essere il migliore
progredendo il p i profon dam en te possib ile nella tua educazione, non scor
rendo superficialm ente sullo sfo n d o e non com pien do sem plicem ente il
dovere m eccanico di studiare com e fan n o le persone pi ignoranti e m ale
istruite. In tale m o d o tu non deluderai te stesso quan do sarai esam inato n
sarai deluso dagli altri, non continuerai a im m agazzinare n un tesoro di aria
leggera n raccoglierai il v u oto con le m ani (cfr. Proverbi 9:12). C h e un sim ile
fato resti lontano da te e dai tuoi, che tu possa essere considerato e diventare
al tem p o stesso com pleto e preparato a tutti i com piti e qu an d o verr il
m om en to possa tu raccogliere frutti abbondanti com e gli alberi nel Salm o
(1:3) che fu ron o piantati presso un corso d acqua.
17
P. JO A N N O U, Christliche Metaphysik in Byzanz I: Die llluminaliomlehrc de
Michael Psellos und Joannes Italos (Ettal 1956) 9-30.
248
FILOLOGI BIZANTINI
18 J . G o u i i . l a r d , Travaux
' E d i t i d a T . 1. U s p e n s k i j ,
59
(1 8 9 3 ) 4 2 0 -3 .
et mmoires 2 (1 9 6 7 ) 1 8 8 - 9 0 .
Z apiski itnperatorskago novorossiskago universiteta
IL SEC O LO XI
249
creatore di portare tutte le cose dal non essere allessere e in quan to creatore di
im porre un in izio ed una fine a tutte le cose com e loro signore e padrone.
Sebbene Italo scompaia senza lasciare traccia dopo aver ricevuto gli
anatemi, le conseguenze del processo non furono drastiche come sareb
bero state in una societ moderna in grado di esercitare un controllo
maggiore. Alcuni dei suoi discorsi filosofici, una serie di circa cento
brevi composizioni, ci sono rimasti e vi sono frammenti di commenti
su Aristotele che probabilmente risultavano meno offensivi del suo pla
tonismo. Ci si aspetterebbero delle pressioni da parte delle autorit
ecclesiastiche per un cambiamento nel sistema dellistruzione, ma non
vi nessuna traccia di un simile tentativo e il fraseggio del terzo degli
anatemi appena citati fa pensare ad unaccettazione rassegnata dello sta
tus quo.
Gli scritti di Giovanni mostrano pochi indizi di un interesse filolo
gico. Egli si serve dello stile filosofico per rispondere ad una domanda
postagli sul significato di una oscura frase di Ermogene che tratta degli
elementi costitutivi della retorica20. Un altro interrogativo che gli fu
posto da Andronico limperatore, che pu essere il figlio di Costan
tino X, si collega ad un famoso enigma d t\YO dissea. Penelope dice
(19.562 ss. trad. R. Calzecchi Onesti):
D ue son le porte dei sogni inconsistenti:
una ha battenti di corno, laltra d avorio:
quelli che ven gon fuori dal can dido avorio,
a w o lg o n d inganni la m ente, parole vane portan do;
quelli invece che escon fuori dal lucido corno,
verit li incorona, se un m ortale li vede.
20
Quaestio 62. Le edizioni sono a cura di P. J o a n n o u , Ioannes Italos: Quaestiones quodlibetales (Ettal 1956) e N. N . KECHAKMADZE, loiirni hai: Socbineniju
(Tiflis 1966), che aggiunge alcuni elementi.
250
FILOLOGI BIZANTINI
21 Quaestio 43 (J)=55(K).
22 Quaestio 64. Il grammatico identificato con Giovanni Petritsi (vedi sotto)
da K e c h a KMADZE (p. xix).
251
IL SEC O LO XI
com e asini, m a com e m uli stupidi. L a m aggior parte della p op olazio n e non sa
nulla del m on d o della natura e di ci che vi al di l di essa, il resto ritiene di
saper tutto, m a non conosce in realt neanche la via verso la conoscenza.
Alcuni dichiarano di essere filo so fi e m olti altri son o ansiosi di apprendere.
M a gli insegnanti sied on o con le faccie ipocrite e la barba lunga, son o pallidi,
foschi e accigliati, h anno abiti dim essi. D issotterran o A ristotele dal sottosu olo,
dalle p rofon dit dellAde, e danno lim pressione di em ettere giudizi su ogni
cosa che egli avvolse in una nuvola di oscurit. Q u an d o dovrebbero esporre
esaurientem ente la sua sconcertante brevit, dann o invece m olte brevi spiega
zioni dellam pio raggio delle sue ricerche. Il nostro visitatore barbaro si con
vince che si tratta di un gioco da bam bini, guarda con gioia perversa la nostra
incom petenza e parte senza che la sua conoscenza sia progredita, m a anzi
ridotto ad uno stato peggiore dellign o ran za23.
23 K u r t z - D r e x l ,
252
FILOLOGI BIZANTINI
24 S a t h a s ,
25 L.
5.14.
B e n a k is ,
2,1 P. J o a n n o u ,
G a u tie r ,
253
IL SEC O LO XI
27 A . G a r z y a ,
28 S a t h a s .
29 S a t h a s ,
dans la Francc
EEBS
35
(1 9 6 6 -7 )
41 -6 .
(1 8 7 5 )
2 1 1 -1 5 .
254
FILOLOGI BIZANTINI
tera a d A n eb o34.
IL SE C O LO XI
255
256
FILOLOGI BIZANTINI
Ci che era veramente significativo per lui della cultura caldea era
la raccolta, completa ai suoi tempi, ma ora rimasta solo in frammenti,
nota come gli Oracoli caldaici39. Sono redatti in esametri e vengono
attribuiti ad un certo Giuliano vissuto nellet antonina. Se lattribu
zione corretta sono un prodotto sia del mondo greco-romano che
deHOriente. Si occupano di teurgia e comprendono istruzioni per il
culto del fuoco e del Sole e per levocazione magica degli di. Psello
scrisse diversi saggi su di essi. Il suo interesse per tali argomenti
strano e va spiegato come una conseguenza del suo platonismo. I neo
platonici ammettevano apertamente di credere nella teurgia e Proclo
aveva scritto un commento agli Oracoli caldei di cui evidentemente si
serv Psello. Altrove egli esprime una grande ammirazione per questo
autore ( C hronographia 6.38). Com e riuscisse ad evitare la disapprova
zione della Chiesa e quella generale resta un mistero. N on del tutto
privo di significato il fatto che nel suo lungo discorso contro il
patriarca Cerulario vi sia unaccusa di uso di tecniche di teurgia. Non
sappiamo se il caso di dar credito a tale imputazione, ma si pu con
getturare che Psello risponda alla critica rivolta ai propri interessi sug
gerendo che la Chiesa con il suo modo di affrontare i fenomeni paranormali a dare adito a paragoni poco lusinghieri. Psello fa sfoggio di
una conoscenza dellargomento pi di quanto sia giudizioso e
costruisce una serie di insinuazioni contro il suo nemico che aveva
indagato, forse imparzialmente e con un interesse genuino per il suo
benessere, sulle apparenti predizioni di un medium 40.
Sebbene il platonismo di per s portasse ad un serio conflitto con
la dottrina cristiana per via del diverso modo di considerare lanima
umana, stato il neoplatonismo a portare Psello verso zone pi perico
lose del pensiero e ad interessarlo maggiormente. Un altro indizio di
questo influsso stato individuato in un saggio sui demoni, D e operation e daem on u m . Sebbene alluda alleuchita e manichea, questo breve
trattato stabilisce una gerarchia di sei categorie di demoni che deriva
piuttosto dalla numerologia pitagorica che Giamblico e la sua scuola
erano riusciti ad imporre sul platonismo. Porfirio di nuovo una fonte
e Psello, se ne veramente lautore, ritiene che largomento abbia avuto
v V e d i l e d . B u d e d i
E. R.
E.
D ES P l a c e s ( P a r ig i
th Irratonal
1971),
46-52 e 153-6;
1956) 283-9.
sp ec.
(B e r k e l e y
anche
257
IL SE C O LO XI
op. cit. sopra alla nota 3 4 ; vedi anche B i d e z , op. cit. sopra alla
spec. 1 0 0 . La paternit di Psello negata da P. G a u t i f . r , R lili 3 8
41 B o i s s o n a d e ,
nota
3 6 , 9 7 -1 1 3 ,
(1 9 8 0 )
10 5 -9 4 .
42 K u r t z - D r e x l
I 362.
258
FILOLOGI BIZANTINI
368.
44 S a t h a s
4:1 Q u a t t r o
5 .6 0 .
so n o
e d ite
4 B o s s o n a d e , o p .
da
S a t h a s , o p . c it. s o p r a
c it. a ll a
n o ta
3 4 , 5 2 -6 .
a lla
n o ta 2 9 , p p . 2 0 5 -2 2 .
IL SE C O LO XI
259
B o iss o n a o l
260
FILOLOGI BIZANTINI
4S P. M a a s , Kleinc
411 S a i h a s 5 .5 7 .
lbid.
P.
Scbriftcn
(M o n a co
1973)
4 7 5 -6 .
59.
M aas,
BZ
34
(1 9 3 4 )
402.
l rometbeus 3 ( 1 9 7 7 ) 1 9 3 - 2 0 3 .
l r m a n n , Paradtxograpbi graec ( L e i p z i g
P. G a u i i e r ,
A.
W k si
1839)
146.
1 2 -1 3 .
261
IL S E C O LO XI
da Strabone 9.1.2 54. In questi casi egli non ammette le fonti. Egli ha
inoltre il grave difetto di servirsi della tecnica del compendio in modo
affrettato e negligente55. Il verdetto sulle sue letture e la sua accuratezza
non favorevole come si vorrebbe, visto che egli stato spesso
descritto come la personalit pi interessante ed importante di tutta la
storia bizantina.
E diffcile valutare con precisione linflusso di Psello. Ai suoi tempi
deve essere stato una specie di calamita. Secondo quanto scrive in una
delle sue lettere venivano studenti da molti paesi stranieri per ascol
tarlo. Egli menziona celti, arabi, persiani, egizi ed etiopi56. Anche se la
modestia e lamore della semplice verit non facevano parte del suo
carattere, questa dichiarazione notevole, che nessun altro bizantino ha
mai fatto, ha qualche fondamento. Mentre i partecipanti pi importanti
della controversia teologica con la chiesa romana poterono diventare
noti in Occidente, la reputazione di Psello come conferenziere erudito
lo rese famoso altrove. Tra i suoi allievi cera un georgiano di nome
Petritsi che tradusse nella sua lingua Giuseppe Flavio, gli E lem enti d i
teologia di Proclo e il D e natu ra h om in is di Nemesio. La scelta di un
testo di Proclo non ci sorprende, considerata la natura degli interessi di
Psello e gli E lem enti sono una trattazione sistematica di tutto il sistema
metafisico neoplatonico. La versione georgiana sembra poi essere ser
vita a sua volta come base per una in arm eno57.
Che Psello possa aver avuto un influsso pi diretto in Armenia
non certo. Si pensa che egli fosse tra coloro che spinsero Gregorio
Magistro a tradurre Platone in armeno (990 circa - 1058 circa)38. Ma
quel che si sa di Gregorio non sufficientemente chiaro per permettere
di fare questasserzione con fiducia. Sebbene egli trascorse un certo
periodo a Costantinopoli durante il regno di Costantino Monomaco,
difficile credere che fosse un allievo di Psello perch torn nella tenuta
di famiglia nel 1048 quando Psello aveva trenta anni e aveva appena
op. cit. alla nota 34; O M e a r a , A JP 102 (1981) 26-40, spec. 33;
op. cit. alla nota 48.
S3 G a u t i e r e O M e a r a , op. cit. alle note 53 e 54; anche G . A u j a c , R E B 33
(1975) 257-75.
54 BO ISSO N A D E ,
M aas,
56 S a t h a s
5 .5 0 8 .
262
FILOLOGI BIZANTINI
IL SE C O LO XI
263
264
FILOLOGI BIZANTINI
IL SEC O LO XI
265
67 K u r t z - D r e x l
266
FILOLOGI BIZANTINI
Dei tre saggi sugli autori patristici il primo una breve difesa di S.
Giovanni Crisostomo dalla critica che i suoi scritti siano privi di abilit
retorica. Psello inizia la sua difesa tracciando una distinzione tra due
tipi di retorica, lun a esagerata, laltra modesta e ordinata. Crisostomo
un esempio dellultima e ne sarebbe lesempio per eccellenza se non
fosse stato preceduto da modelli di stile come Lisia, Iseo, Platone e
Dione ( sorprendente trovare Platone in questa compagnia e uno dei
due manoscritti di questo saggio in effetti omette sia il suo nome che
quello di Dione). Tuttavia Crisostom o di gran lunga superiore ai suoi
predecessori. Psello osserva come, nonostante si trovi ad affrontare
argomenti simili in pi occasioni, riesca a non essere monotono. I suoi
proemi rispondono perfettamente al fine didattico e crearlo un ottimo
rapporto con il pubblico. Le narrazioni non sono n troppo brevi n
troppo lunghe e le digressioni sono pi controllate che in Erodoto. La
perfezione stilistica realizzata grazie alluso di un linguaggio molto
semplice e d limpressione di una scrittura non studiata. Segue unallu
sione alla critica rivolta ad Euripide e Tucidide, ma non del tutto
chiaro cosa intende Psello ed il testo forse corrotto. Nel complesso il
saggio, sebbene corretto nella sua implicita contrapposizione di Criso
stomo ad alcuni scrittori patristici pi elaborati, denota la totale assenza
di citazioni o riferimenti a brani specifici68.
Ora affrontiamo unaltra breve composizione sullo stile di Gio
vanni Crisostom o e dei tre padri Cappadoci del IV secolo. E una spe
cie di risposta allinterrogativo: Q uali scrittori cristiani meritano di
essere paragonati per i loro meriti letterari a Lisia e a Demostene? La
risposta che vi sono molti eccellenti autori cristiani, ma solo quattro
meritano di essere considerati alla pari o addirittura superiori, sebbene
solo sotto alcuni aspetti, ai migliori pagani. Il giudizio espresso in
questultima frase viene messo in rilievo dalla parentesi bisogna dire
la verit . Psello osserva che molti sono in grado di vedere i meriti dei
pagani, ma non ne vogliono ammettere il valore letterario per non
dispiacere alle loro convinzioni. Continua affermando che i migliori
scrittori nella loro rispettiva sfera sono Demostene e Gregorio di
Nazianzo, il primo specialmente per quel che riguarda loratoria delibe
rativa e giudiziaria. Segue lelogio di Gregorio che viene assimilato ai
migliori pagani, principalmente ad Aristide. Tale ammirazione per il
sofista del II secolo le cui opere sono per la maggior parte insignificanti
Edito dal Paris gr. 1182 e dalFOxford Auct. T. 1.11 a cura di P. L e v y ,
Michaelis Pselli de Gregorii theologi charactere udicum ( L e i p z i g 1912) 92-8.
267
IL SEC O LO XI
L evy,
5 ,1 1
op.
568.
268
FILOLOGI BIZANTINI
IL SEC O LO XI
269
270
FILOLOGI BIZANTINI
Gregorio non si serve della tecnica delle Vite di Plutarco dove le que
stioni politiche vengono illustrate, in m odo poco appropriato, da ana
logie con la musica e la geometria.
Poi Psello ritorna alla critica stilistica. L efficacia di Gregorio risiede
nella sua abilit di variare lo stile secondo le circostanze.
L a cosa in cui riesce m eglio son o i panegirici. M entre Isocrate, Platone e
D em ostene potrebbero essere paragonati ad altri suoi scritti, nei panegirici non
ha rivali. E questo genere in verit m olto pi diffcile degli altri. E cco perch
D em ostene e gli altri scrittori, anteriori e successivi, si son o m ostrati pi versa
tili e produttivi nelloratoria giudiziaria e deliberativa, m entre nel cam po del
panegirico h anno tatto tutti chi pi chi m eno fiasco. Platone uno scrittore
bravissim o quan do esam ina le form e nel suo Parmenide o discute la plurim a
natura del bello nel Fedro o filosofeggia sullanim a nel Fedone , ma non lo
quan do com pon e la sua orazione funebre. D em osten e qu an d o accusa Stefano
di spergiuro ed Eschine di falsa am basceria, quan do difende la sua corona
d oro, quan do organizza i discorsi su O lin to e sputa fuoco contro Filippo non
inferiore alla trom ba di O lim p ia; la sua tecnica ricca ed egli struttura i
m etodi di argom entazione com e vuole. M a quan do tent la com posizion e di
un panegirico per i caduti di guerra, sub una grossa m etam orfosi pari a quella
di A rcisio. Tucidide un p ro fo n d o pensatore, soprattutto nei suoi discorsi, in
cui concentra i concetti uno d o p o laltro, m a anchegli nella com posizione d
u n orazione funebre cam bia stile e perde m olto della sua usuale efficacia.
I
giudizi espressi in questo paragrafo sono tutti a modo loro rivel
tori. C i che Psello dice del M en essen o di Platone pu meravigliarci a
prima vista se pensiamo alla grande ammirazione che egli provava per
Platone. Ma, come lo stesso saggio in questione mostra nella parte con
clusiva, lammirazione non poteva essere cos cieca da escludere ogni
riserva. Psello non ricorse, e forse non aveva lagilit mentale per for
mularla, alla difesa cui si sono affidati parecchi filologi moderni
secondo cui il M en essen o una parodia satirica. Per quel che riguarda
YEpitafio di Demostene, ci si pu chiedere perch Psello non si serv
del giudizio di Dionisio D em osthenes 44, secondo cui spurio. Ancora
pi strano e deludente il fatto che egli non sia capace di apprezzare il
contributo, del tutto diverso, di Tucidide a questo genere. inoltre
tipico di lui alludere ad un mito eccezionalmente oscuro in cui un orso
fu trasformato in un essere vivente72.
12 Etymologuum Magnum
1 4 4 .2 2 .
271
IL SEC O LO XI
73 B o i s s o n a d e , o p . c it. a ll a
n . 3 4 , 4 8 -5 2 .
272
FILOLOGI
b iz a n t in i
Il testo intero dice cosi (i punti interrogativi indicano dubbi sul signifi
cato):
I
lettori del libro su Leucippe o Cariclea o di qualsiasi altro che sia piace
vole e affascinante, com e gli scritti di Filostrato di L e m n o e tutte le opere
distensive e giocose di Lucian o, son o sim ili a uom ini che si accingono a
costruire una casa. M a prim a di gettare le fon dam en ta, di progettare e costruire
le m ura e 1 pilastri e di com pletare il soffitto essi sem brano volerlo decorare
con dipinti, m osaici ed altri ornam enti. Secon do lopinione della m aggioranza,
tali tentativi riescono. E ppure pen so che alcuni si son o m essi a scrivere libretti
con un linguaggio stravagante. A llinizio essi colpiscon o e h anno un forte
im patto, poi si estinguono com e un lam po. U n o stile del genere pu essere
efficace nelle lettere e nei discorsi perch, in questo tipo di opere, lorgan izza
zione delle parti del testo su scala ridotta e lascoltatore p oco esigente sod
disfatto della grazia evidente e dei bei fiori dello stile. Tuttavia, non si addice
agli scritti ufficiali in cui largom ento deve toccare m olti punti e mettere in
risalto labilit dellautore. Q uesti scrittori son o privi dello stile che com e se
tosse prim avera versa un suon o m ielato nelle orecchie. Perch non tutti gli stili
son o dotati di grazia. E com e alcune parti di un testo devon o essere addolcite,
cosi altre devono essere rese pi dure, com e alcune devon o essere solenni, cos
altre devon o essere sem plici, com e alcune richiedono intensit, accum ulazione
e un pensiero concentrato, altre richiedono calm a e pacatezza.
U n uso corretto dello stile cosa difficile. E lop p osto di u n iniziazione. L
prim a vengono i prelim inari e le spruzzate di acqua santa e poi, d op o, con
cesso di entrare nel Sancta sanctorum ed necessario prim a portare la torcia
com e un fedele per poter poi diventare prete. Q u i se qualcun o vuole diventare
un m aestro di correttezza e di abilit stilistica, deve prim a occuparsi dellal
veare e solo d o p o pu passare ai fiori.
Io
stesso per prim a cosa ho sperim entato questo m etodo e volteggiato su
quei libri e ho pro d o tto una specie di rugiada o patina (?) o un fiore che pu
essere raccolto o conservato. M a quando le mie opere non si accordarono al
progetto (?) e non potetti affrontare neanche una breve com petizione perch
ero senza fiato fin dal principio, mi rivolsi ad un m etodo m igliore e pi lecito.
C o s lasciandom i scivolare le G razie dalle mani mi dedicai alle M use,
senza trascurare nessuna di loro, n la protettrice della prosa n la stessa C a l
liope.
T ra questi libri fu ron o particolarm ente im portanti per me D em osten e, Iso
crate, Aristide e Tucidide. Includevo nel m io elenco anche i dialoghi di Pla
tone, tutte le opere di Plutarco, tutto ci che si trovava di L isia e, com e autore
cristiano, G regorio il teologo, che considero una guida di tutti gli autori che si
distinguono per il m odo di scrivere se n o ed elegante. D a D em osten e ho
appreso la forza intellettuale applicata ad ogni argom ento e la m igliore orga
nizzazione delle parti del discorso. D a Isocrate lo stile naturale, il fascino degli
anni della m aturit e il lessico ordinario. D a Aristide la piacevolezza che
IL SEC O LO XI
273
274
FILOLOGI BIZANTINI
IL SEC O LO XI
275
principi dellarte (?). Invece a me m ancano le parole per lodarlo adeguatamente. L autore ce la presenta non com e una ragazza com une, m a com e
uniniziata del dio pitico in persona cosicch i suoi lam enti son o oracolari ed
ella ispirata, com e un veggente, dallestasi; ella interam ente al servizio del
tripode e della caldaia di A pollo.
L autore affronta in m o d o m olto appropriato anche gli altri personaggi.
Egli m ostra con il buon gusto della descrizione che le caratteristiche bizzarre
della storia, che non p o sso n o essere trascurate, risultano m eglio narrate che
rappresentate. Per esem pio, egli libera il vecchio C alasiris dallaccusa di fu n
gere da m ezzan o, ci che sem bra scarsam ente credibile finch il n ostro autore
con le sue m olteplici astuzie con futa la colpa apparente. C i che colpisce m ag
giorm ente il fatto che in un libro cosi volu ttu oso e languido egli sia riuscito
a conservare la concretezza e il coraggio della m oralit e, aven do avvicinato il
personaggio di C ariclea allam ore della bellezza, lha salvata dallam ore volgare
perch anche nella scon fitta ella non ab b an dona il ritegno m orale.
V edo inoltre che il libro tocca argom enti di cultura visto che vengon o
introdotti argom enti scientifici, vengono coniate m assim e, si discute di teo lo
gia e di alcuni problem i di m ovim enti della sfera ...75. Perch credo, se nn
concesso adoperare un espressione pagana, che non tutte le figure ten do n o a
questo unico ob b iettivo, m a che lautore vicino stilisticam ente ai discorsi
pubblici di D em ostene con i riti bacchici e lispirazion e che ne deriva. Il libro
dim ostra anche una certa considerazione per il lettore, che viene tenuto desto
grazie alla variet, alle parole nuove coniate, agli avvenim enti e agli episodi
m elodram m atici. C on tien e tante m assim e quante ne ho trovate in nessun libro
e, per dirla in breve, com po sto di grazie ed incanti che possied on o bellezza
m ista a dolcezza. C o sa che non si pu trovare in nessun altro libro.
C re d o che il libro di Leucippe sia stato scritto com e raffinata im itazione di
Cariclea. M a la prosa, com e un pittore, non ha trasferito tutte le caratteristiche
del quadro originale al proprio stile.
D elu de sotto alcuni aspetti, m a pi dolce nel fraseggio. N o n dedicando
alcun pensiero alla grandezza, pi chiaro perch viene m eno a quellideale ed
pi piacevole per via del lessico che m olto ordinario e al tem po stesso non
preten zioso (?). L a m aggior parte delle orecchie dei lettori non apprezzano i
libri per il loro stile colloquiale, m a li accolgono avidam ente se le delizie dello
stile li m ettono di buon um ore. L autore in alcuni punti cerca di elevarsi, m a
com e u n o che abbia lartrite; egli sbito dim entica il ton o stilisticam ente
giusto e torna alle sue abitudini. Per questo m otivo il suo stile sem bra general
mente privo di originalit e m anca della correttezza attica.
Il
libro non di argom en to ardito e non introduce tem i avventurosi, tratta
degli avvenim enti in m o d o norm ale seguendo la successione cronologica.
75 Om etto qui due righe di greco di cui non posso capire il significato.
276
FILOLOGI BIZANTINI
IL SEC O LO XI
277
76 K u r t z - D r e x l I 228.
77 R. B r o w n i n g , A Byzantine treatise on tragedy, A cta Universilatis Carolinae (Praga 1963) 67-81 (ristampato in Studies on Byzantine History, Lileralure and
Education, Londra 1977).
78 O. T a p l i n , The Stagecraft o f Aeschylus (O xford 1977) 57.
278
FILOLOGI BIZANTINI
79
A. C o l o n n a , StudBizNeoell
liceli. gr. 206-C X X X . Vedi ora A. R .
D yck,
IL SE C O LO XI
279
280
FILOLOGI BIZANTINI
80 V e d i
anche
P. A .
B ru n t,
CQ
74
(1 9 8 0 )
4 8 8 -9 2 .
IX
I. I p r im i an n i
Lavvenimento pi notevole di questo periodo ovviamente la
condanna di Italo. L atmosfera degli anni immediatamente successivi
diventerebbe pi chiara se un^ dlie opere superstiti del suo successore,
Teodoro di Smirne, fosse pubblicata. Ne esiste ununica copia (Vienna,
theol. gr. 134). Il titolo E pitom e delle teorie a n tich e d i fis ica . Si tratta
apparentemente di un commento o pi precisamente di una parafrasi,
visto che non ci sono lemmi, della F isica di Aristotele. Vengono
esposte le idee degli autori pagani, ma questi non vengono nominati.
Il fatto di non menzionare i nomi pu essere una precauzione che
si trova anche in altri contesti in cui uno scrittore riteneva consigliabile
la discrezione. Isacco Sebastocratore, che pu essere il fratello o il terzo
figlio dellimperatore Alessio Com neno, scrisse tre saggi basati ampia
mente sulle opere minori di Proclo. Egli adoper la sua fonte in modo
da omettere le teorie non conciliabili con lortodossia e da trasformare
tutti i riferimenti alla pluralit degli di al singolare e non nomin
esplicitamente altre fonti al di fuori della Bibbia e di Dionisio lAreopagita. I tre trattati di Proclo che trattavano dei problemi fondamentali
relativi alla provvidenza, al libero arbitrio e allesistenza del male non
sono sopravvissuti nelloriginale greco, ma ad essi aveva avuto accesso
Psello e ne veniva fatta una traduzione latina nel 1280 da Guglielmo di
Moerbeke, arcivescovo latino di Corinto. Questa traduzione ci per
mette di vedere che Isacco citava molti brani verb a tim 2.
Essendo un membro della famiglia imperiale egli doveva essere al
di sopra di ogni sospetto come la moglie di Cesare. Ci non ostante, la
sua opera pu dare adito a sospetti di una segreta ammirazione per il
neoplatonismo, mascherato da tentativo di dimostrare che fonti irre
prensibili professavano le stesse idee. C da chiedersi se i suoi trattati
siano in qualche modo legati al saggio di Nicola, vescovo di Metone
(morto nel 1165 circa) inteso a confutare lopera pi diffusa di Proclo,
1 W.
2 H.
LA CK N ER,
B o ese,
284
FILOLOGI BIZANTINI
principali sono una sene di catene su libri del Vecchio e del Nuovo
Testamento.
Egli fu in attivit negli anni intorno al 1070-1120 e, prima di essere
prom osso alla sua carica, ebbe diverse nomine ad insegnante di cui
almeno una nel seminario patriarcale. E lautore di una raccolta di
glosse al notoriamente oscuro poema di Licofrone, l 'A lessandra.
Queste glosse compaiono nel manoscritto principale (Marc. gr. 476)
con una nota che dice: Io, Niceta, il pi umile dei diaconi ho raccolto
qui glosse dal lessico. Se ne dedotto, sembrerebbe giustamente, che
il manoscritto sia autografo di N iceta3. Lo stesso libro anche una
fonte-chiave per i F enom eni di Arato. Il giovane chierico qui allopera
per copiare i testi di poesia normale del programma scolastico. Il suo
posto di insegnante era un passo verso la promozione come si pu
ricavare dalle carriere di altri importanti uomini della Chiesa come
Eustazio.
L identificazione della sua scrittura ci consente di avanzare unaltra
ipotesi; una parte del libro presenta una grafia molto simile a quella di
un manoscritto di Aristofane di Venezia (Marc. gr. 474) che contiene
sette commedie contrariamente alle tre richieste a scuola. di nuovo
una delle testimonianze pi importanti per il testo e ancora di pi per
gli scolii. Si pu supporre che sia stato prodotto nello stesso periodo e
probabilmente nello stesso ambiente della copia di Licofrone e Arato.
Tra gli altri manoscritti scritti probabilmente alla fine dellXI secolo
si pu ricordare larchetipo di Epitteto (Oxford, Auct. T. 4.13).
Ma non vi sono tracce di attivit filologiche ad un buon livello
fino alla seconda o terza decade del XII secolo. Si continu a credere
nel valore delle forme tradizionali di istruzione come si pu vedere da
una voce sul disaccordo allinterno della famiglia imperiale per la que
stione della successione. Alessio Com neno favor il figlio Giovanni e lo
proclam co-imperatore, mentre limperatrice Irene faceva tutto il pos
sibile per favorire la figlia Anna, la futura storica, che era la maggiore
di tutti i figli. Irene era critica nei confronti del figlio e spesso lo con
trapponeva negativamente al fidanzato di Anna, Briennio, che era un
abile oratore ed uomo dazione, il frutto di uneducazione liberale
capace di forgiare il carattere e di aiutare molto i futuri capi di stato a
governare in m odo giu sto 4; Le ambizioni di Irene per la figlia non si
3 E. S c h e e r , RhM us 34 (1979) 281-2; testo in F. R i t s c h l , Opuscula philologica
I (Leipzig 1866) 759.
J Niceta Coniate, Storia p. 5, ed. J. A. v a n D i e t e n (Berlin 1975).
285
286
FILO LO G I BIZANTINI
287
288
FILOLOGI BIZANTINI
13 S u l l a
1971)
Retorica
vedi R. K a s s e l,
14 S u Z o n a r a v e d i K . Z i e g l e r , in RE, s.v .
15 S u lle d a t e d e l l a c a r r ie r a d i G r e g o r i o v e d i R . B r o w n i n g ,
1 9 -2 1 .
( B e r lin
7 0 -8 .
Byzantion
3 3 (1 9 6 3 )
289
290
FILO LO G I BIZANTINI
18
Vedi il commento a Ermogene, ed. C.
VII 1236.
a lz,
291
292
FILOLOGI BIZANTINI
a quella caratteristica dello stile di Sofocle che ha messo alla prova tutti
i filologi competenti, lelasticit della sintassi. Ci non deve condurre
alla precipitosa conclusione che Gregorio fosse capace di apprezzare lo
stile di Sofocle allo stesso modo del distinto editore del X IX secolo
Lewis Campbell, il cui saggio sulla lingua del poeta resta fondamentale
per la comprensione di uno scrittore estremamente difficile. Le affinit
intellettuali di Gregorio lo rendono pi vicino ad unaltra figura
dellepoca vittoriana, un maestro che si narra abbia iniziato una lezione
dicendo: Ragazzi, questo trimestre avrete il privilegio di leggere
YEdipo a C olono di Sofocle, una vera tesoreria di peculiarit grammati
cali 19.
Gregorio si conquista il diritto alla nostra attenzione col libro sui
dialetti greci. L argomento era stato trattato nel VI secolo da Giovanni
Filopono e ci sono ancora alcuni estratti, forse autentici forse no, che
vanno sotto il suo nome. Ma Gregorio forse il primo scrittore del
tardo periodo bizantino ad affrontare largomento e certamente lunico
a sfuggire al fato dellanonimato.
Lopera si divide in quattro parti: una per ciascun dialetto letterario
della lingua classica, lattico, il dorico, lo ionico e leolico. Ogni parte si
compone di una serie di brevi osservazioni, rispettivamente 99, 177,
191 e 67, alcune delle quali consistenti solo in una parola in dialetto e
nel suo equivalente attico. Gregorio afferma di offrire il suo lavoro ad
un membro della famiglia imperiale non identificabile (alcuni mano
scritti posteriori presentano una variante secondo cui il destinatario era
una donna e ci non da escludere, considerato quel che si sa delle
principesse pedantescamente intellettuali). Asserisce che anche se Gio
vanni Filopono, Trifone, e molti altri hanno mostrato di conoscere
adeguatamente largomento, nessuno ancora aveva trattato in modo
esauriente ogni dialetto. Egli prende a modello diversi autori: Aristo
fane, Tucidide e Demostene per lattico; Ippocrate ed Erodoto per lo
ionico; Archita di Taranto e Teocrito per il dorico; e Alceo per leolico.
Ma di tanto in tanto riporta anche citazioni da altri scrittori. Per i
primi due dialetti la scelta delle fonti non era difficile, ma lesigua lette
ratura superstite negli altri due significava che era impresa ardua tro
vare unadeguata quantit di materiale. Inutile che le poesie di Alceo
non erano conosciute da Gregorio pi che da noi e che le sue informa
19
II saggio di Lewis Cam pbell si trova nella sua edizione di Sofocle, voi. 1 (
ed., O xford 1879) 1-107. Il pedagogo vittoriano finora sfuggito ad ogni identifi
cazione.
293
294
FILOLOGI BIZANTINI
GER,-
un
295
Gregorio allo studio dei dialetti greci non tale da dargli una posi
zione di rilievo in questa storia.
A guisa di appendice si dovrebbe forse notare che un brano del
commento ad Ermogene, che una volta si credeva contenesse un fram
mento dellinsegnamento di Teofrasto sulla retorica, non pu essere
preso in considerazione con sicurezza a tale proposito. Il nome di Teo
frasto in verit vi ricorre, almeno nel testo stampato dal W alz21, ma il
contesto esclude ogni dubbio sul fatto che lautore e lo scrivano abbia
fatto un lapsus calami e il riferimento sia alla R etorica di Aristotele
1349 b 7 - 95 a 2 n .
21
22
zione
23
2010,
24
296
FILOLOGI BIZANTINI
297
298
FII.OI.OGI BIZANTINI
i4 H .
H u n gk r,
35 L e t t e r a
42.
L e tte ra
56.
3 S u lle
Rane
BZ
897,
(1 9 5 3 )
op.
c it.
3 0 2 -7
so p ra
a lla
le d i z i o n e
n. 28.
m i g lio r e .
299
300
FILOLOGI BIZANTINI
41 A Pluto 137.
44
W. J. K o S T E R , Scholia in Anstophanis Plutum et Nubes ... partim inedita (Le
den 1927) 46-50; I d e m , Autour d un manuscrit d Aristophane crit par Dmtrius
Triclinio (Groningen-Djakarta 1957) 72-4.
4:1 T. G a i s f o r d , Poelae minora, graeci III (O xford 1820) 9.
4I> E d . A . H i l g a r d , Grammatici graeci III ( L e i p z i g 1 9 0 1 ) 3 .2 7 s s .; 1 2 3 .2 5 ss.
301
47 C f r . W e n d e l , in
RE,
c o l. 1 9 7 0 e il g i u d i z i o a n c o r a p i s e v e r o e s p r e s s o d a
P a u l M a a s , B Z (1 9 3 4 ) 166.
48 E d . W . J . W . K o S T E R , Prolegomena
P.
M aas,
op.
c it. a lla
11.
47.
de comoedia
(G r o n in g e n
1975) 2 2 -4 8 .
302
FILOLOGI BIZANTINI
111
Vedi anche R. Pi l lf f l R, History oj Classical Scbolarsbip I (O xford 1968) 100102, 127-8; P. M. F r a s e r , Hellenistic Alexandria II (O xford 1972) 463 n. 15, 474 n.
108, 488 n. 193.29; J . I r i g o i n , R E G 73 (1960) 439-447.
31
M. PAPATH OM O PO ULO S, Nouveaux fragments d auteurs grecs (Ioannina 1980).
Ma va notato che quello che a prima vista sembrava un nuovo frammento di Stesicoro pu anche essere stato confezionato da Aristide 45.54; vedi M. D a v i e s , Z P E
45 (1982) 267-9.
IV. E ustazio
Di tutti i filologi bizantini Eustazio forse il pi noto e al tempo
stesso il pi fecondo come scrittore. Inoltre, secondo unautorevole stu
dioso moderno, costituisce una categoria a parte come critico testuale.
Ecco in breve le essenziali notizie biografiche: nacque nel 1115 circa e
allinizio della sua carriera fu probabilmente un funzionario statale.
Certamente fece parte per un p o di tempo dello staff dellaccademia
del patriarca ed in questo periodo che deve aver prodotto buona
parte delle sue opere filologiche. Fu nominato vescovo di Mira in
Licia, ma riusc a rimandare la partenza in attesa che si liberasse un
posto in una sede pi desiderabile. Quando nel 1174-7 circa si liber il
vescovato di Tessalonica, fu limperatore in persona ad insistere perch
52 G.
53 K
M u rray,
o st er
, op.
e d ., O x f o r d
c it. s o p r a
1 5 5 -6 .
a ll a
n . 4 8 , 31
lin e e
1934)
1 2 5 -4 0 .
304
FILOLOGI BIZANTINI
egli andasse l. Nel 1185 la sua citt fu assediata e presa dai Normanni
ed egli descrisse vividamente la terribile esperienza. La sua capacit di
comandare districandosi nelle pi diffcili circostanze e i suoi tentativi
di eliminare gli abusi che si erano sviluppati nella Chiesa concorrono a
renderlo simpatico. La sua morte va collocata intorno al 1195-954.
Quando viveva nella capitale la sua casa era un luogo dincontro
per chi apprezzava la letteratura. Secondo le parole di unorazione
funebre dallentusiasmo un p o esagerato, come accade spesso in questo
genere, tutti 1 giovani studiosi di letteratura cercavano la sua compa
gnia e la sua casa era veramente un santuario delle Muse, unaltra Acca
demia, Stoa e Peripato
Come insegnante di retorica, Eustazio avr
letto con i suoi discepoli molti testi classici, se vero, come afferma
nella prefazione al commento dell 'Iliade, che egli scrisse quellopera per
soddisfare le richieste degli studenti e non perch gli fosse stata com
missionata da qualche membro influente dellalta societ. Questa opera
la pi lunga tra quelle che ci sono rimaste; nelledizione senza appa
rato critico di Lipsia del 1827-30 occupa 1400 pagine di formato consi
stente. C anche un lungo commento aW'Odissea che ammonta a circa
800 pagine della stessa edizione. Visto che lO dissea pi breve
Ae'Ihade, questo commento non pi sommario di quanto pu sem
brare a prima vista. Inoltre, egli fece una nuova edizione del commento
al poema didattico sulla geografa di Dionisio Periegeta. Ci rimasta
una prefazione a Pindaro e vi sono tracce di unopera su Aristofane e
O ppiano51. Oltre a queste vi una grande corrispondenza e altri saggi
su argomenti estranei quasi interamente allo scopo di questo libro.
Se abbastanza probabile che buona parte delle sue opere risalga al
periodo precedente al trasferimento a Tessalonica, non invece sem
plice individuare lordine cronologico delle sue opere. Vi sono indica
zioni contraddittorie da cui si ricava che egli fece varie revisioni e che
tutte le opere principali furono preparate contemporaneamente57.
305
306
FILOLOGI BIZANTINI
307
308
FILOLOGI BIZANTINI
m enti della sorte, dalla vanit del carattere um ano e dallinesprim ibile variet
della vita. Le disgrazie dei re, rappresentate attraverso larte dellattore, hanno
insegnato, e indubbiam ente continueranno ad insegnare, che non bisogna cre
dere in questa esistenza m ateriale, che non bisogna credere di poter conservare
una posizione di prestigio per sem pre, m a che occorre prendere delle precau
zion i contro un sovvertim ento. A nalogam ente, la nobilt dei personaggi um ili,
che quel m o d o di recitare portava alla ribalta, m ostrava che un uom o di condi
zion e m isera non doveva disperare di poter raggiungere D io in Paradiso. D alla
stessa tonte abbiam o appreso la rovina che deriva dalla gelosia agli eroi, cosa
che probabilm ente continuer anche in futuro. Q uesta conoscenza giova a chi
la possiede. Inoltre il teatro antico non dim entic di mettere in rilievo lam ici
zia, anche se questa n on riesce a condurre sani e salvi in porto gli uom in i sbal
lottati nel mare della vita ... (il significato della frase successiva m olto
dubbio).
A che scopo dare ulteriori particolari su questi benefci? Sarebbe n oioso
per i lettori che sanno gi com e questo tip o di teatro portasse alla vista e alle
orecchie degli antichi tutti i tipi di virt e vizio cos che essi poteron o seguire
la virt ed evitare il suo contrario. Tale vantaggio si esteso alle generazioni
successive, cosi che riceviam o la conoscenza di ci che bene non solo dalla
vita, m a dal contatto con i m orti attraverso quei dram m i, conseguendo una
vita virtuosa.
309
Philologus 69
K ay ser,
65 1 d e t t a g li
66 P . M a a s ,
a c c e tta to
com e
so n o
r ip o r t a t i
Kleine Schriften
(1 9 1 0 )
3 2 7 -5 8 .
n e lla p p a r a t o
(M o n a co
c r i t ic o
di
van
DKR V a l k .
1 9 7 3 ) 5 1 9 . Il s u o p a r e r e s t a t o s p e s s o
co rre tto .
67 V e d i W . G . A r n o t t ,
PCPS
1 9 6 (1 9 7 0 ) 3 n . 1, c h e f a r i t e r i m e n l o .iti u n a
p o c o n o t a d i s s e r t a z i o n e d i H . P a p e n h o e l ( G t t m g e n 1 9 5 4 ) e a C . C o l i ARI),
97
(1 9 6 9 )
1 5 7 -7 9 .
RI'IC
FILOLOGI BIZANTINI
310
311
72 C O H N , o p .
73 P a r a g r a f i
4,
c it. s o p r a
5,
19.
a ll a
n. 54,
1455, era
s c e t t ic o .
312
FILOLOGI BIZANTINI
Il
commento a Dionisio Periegeta fu messo insieme su richiesta d
un certo Giovanni Dukas, figlio di un importante funzionario74. La let
tera di dedica chiarisce che si tratta di una compilazione e che oltre al
testo stesso Eustazio prese in considerazione il materiale utile a scrittori
in prosa (69.23-4). Questo un motivo ricorrente per la lettura della
poesia classica. La collocazione di Dionisio nel programma scolastico
come testo per 1 principianti sembra implicita (71.4-5). Eustazio
afferma che non cercher sistematicamente di correggere gli errori e di
riempire i vuoti lasciati da Dionisio (71.22-72.6), ma offrir risposte ad
alcune delle domande che sorgono nella mente del lettore. Il com
mento , in effetti, molto pi lungo della raccolta di vecchi scolii che
deve essere stata la fonte essenziale di Eustazio75.
Tra i testi rari che Eustazio lesse e di cui si serv, occorre menzio
nare cos detti drammi alfabetici di Euripide, mai inclusi nel pro
gramma scolastico76. Sebbene non sia pi possibile sostenere che egli
fosse lunico bizantino del suo tempo a conoscerli, visto che unosser
vazione di Tzetze implica senza dubbio la lettura del C iclope , il fatto ,
comunque, notevole e ha portato alla congettura che Eustazio trov
una copia dei drammi che port con s a Tessalonica. L fu scoperta
pi di un secolo dopo la sua morte da Demetrio Triclinio. Come
vedremo in sguito, la storia pu essere pi complicata in quanto il
codice scritto su richiesta di Triclinio, pu essere collegato al contem
poraneo pi anziano M assimo Pianude. Ma il significato dellopera di
questi filologi pu essere espresso in modo migliore dalle parole di
uno studio moderno sulla trasmissione di Euripide:
Im m agina, se puoi, il nostro m ondo senza Ifigenia. Ifigenia che si sacrifica
per la nazione, Ifigenia che soccorre O reste e ritorna con lui. E im m aginalo
senza leccezionale im m agine di trasporto dionisiaco, senza il dram m a del re
tebano che si oppon e inutilm ente al dio; e senza Eracle, il salvatore e assas
sino, senza luom o nella sua gloria, nella rovina e nella rassegnazione eroica. Il
pensiero sconvolge lim m agin azion e. D al R inascim ento italiano fino a G luck e
313
G oethe, N ietzsche e Sw inburne a ai giorni nostri (non ancora com pletam ente
travolti da spensierata barbarie) queste im m agini grandiose son o state lessenza
delle nostre v ite 77.
314
FILOLOGI BIZANTINI
3 15
316
FILOLOGI BIZANTINI
317
88 D evo alcune delle inform azioni su cui si basa questo paragrafo al com
pianto Alexander Turyn; cfr. anche Scrittura e civilt (1983) 161-76; Studi italiani
di filologia classica 4 (1986) 113-18.
89 C osi scrive J . M e w a l d t , in R E s.v. Galenos, col. 590.
318
FILOLOGI BIZANTINI
unaltra copia di Galeno (Laur. 74.30) che deve essere ridatata nello
stesso m o d o 90.
X
IL G R E C O IN ITALIA E IN SICILIA
Pur essendo questo libro dedicato alla storia della filologia a Bisan
zio, c unarea dellEuropa occidentale che non pu essere esclusa da
questa opera. Giustiniano non fu lunico imperatore a interessarsi seria
mente ai problemi italiani, sia temporali che spirituali, e, nel periodo di
cui ci occupiamo, in alcune parti dellItalia e della Sicilia, si continuava
a parlare greco e a riconoscere lautorit, se non sempre politica,
almeno ecclesiastica dellimpero orientale.
Ma la conquista dellItalia di Giustiniano dur poco. Se egli avesse
avuto le risorse per imporre il suo regno in via pi stabile, avrebbe
assicurato alla cultura greca una pi lunga e meglio diffusa sopravvi
venza di quella che ebbe in realt. Sembra che a quel tempo Ravenna,
che era il principale punto di contatto tra lItalia e limpero, fosse cultu
ralmente bilingue. Si osservato che alcuni palinsesti in cui i testi greci
sono stati coperti dalla scrittura latina, probabilmente a Bobbio o in
qualche altro posto dellItalia settentrionale, testimoniano la produ
zione di libri greci a Ravenna e nei dintorni. I testi in questione sono il
commento di Porfirio al P arm en id e di Platone (Torino F. VI. 1), Dioscoride, Galeno e prescrizioni mediche (Napoli lat. 2), Galeno (Vat. lat.
5763 & Wolfenbttel, Weissenb. 64) e un testo matematico attribuito
ad Antemio di Traile (Ambr. L 99 sup.)1. Anche se questi libri erano
importati anzich prodotti locali, basta la loro presenza in Italia, prima
del loro riadattamento in latino, ai fini della nostra ricerca. Quando la
maggior parte dellItalia cess di far parte dellimpero bizantino il
numero di persone capaci di servirsene diminu rapidamente ed facile
capire perch, in unepoca di crescente povert, venissero trattati come
materiali che potevano servire per riscrivere testi pi utili.
Il greco continu ad essere parlato, talvolta come prima, a volte
come seconda lingua a Sud di Roma ed in molte parti della Sicilia,
soprattutto nellangolo nord-orientale dellisola che riusc a resistere pi
a lungo alla conquista araba. In epoca rinascimentale era ormai confi
nato alle zone del tacco e della punta della penisola e ai dintorni di
Messina. Nel XII secolo cerano ancora delle comunit in Puglia e in
Calabria che conservavano la lingua portata dai colonizzatori della
Grecia arcaica. Durante il Medioevo il processo di estinzione del greco
fu a volte provvisoriamente fermato e vi sono molte testimonianze
1
G. C a v a l l o , in G. G.
(M ilano 1978) 208-10.
A r c h i (e d .),
322
FILOLOGI BIZANTINI
sulle opere degli abitanti greci della regione, consistenti pi che altro in
loro scritti. Inoltre, nuovi progressi nello studio della scrittura greca
hanno reso possibile identificare gran parte dei libri scritti nella zona.
Va .precisato, tuttavia, che negli scritti attuali sullargomento si
manifesta la tendenza ad identificare molti volumi come italo-greci
anche quando non vi siano prove determinanti. Intendo evitare, per
quanto possibile, di usare casi dubbi per sostenere unipotesi a costo
di rischiare di sottovalutare il ruolo giocato da questarea nella trasmis
sione dei testi2. E il caso di mettere in rilievo alcuni principi generali.
Molti libri che non offrono prove paleografiche di unorigine in
questarea sono comunque passati per essa ad un certo momento della
loro stona. Questo spostamento dovuto a viaggiatori come uomini di
chiesa che visitavano la parte orientale dellimpero o a funzionari che
venivano da Costantinopoli per amministrare una provincia e forse
allattivit di Enrico Aristippo e dei suoi contemporanei nella met del
XII secolo.
Ci non deve far pensare ad un alto livello culturale in tutti i
tempi in questarea, ma aiuta a spiegare perch la preservazione di
alcuni testi dipenda, in larga misura o esclusivamente, da una copia itaio-greca. Unaltra importante considerazione che, sebbene molte
copie dei lessici sembrino opera di scrivani italo-greci, il fatto non ci
sorprender pi se terremo conto che il greco tendeva a diventare una
seconda lingua che richiedeva pi studio da parte di chi lo parlava. Per
considerare nella giusta prospettiva gii esagerati resoconti sulla cultura
italo-greca, bisogna chiedersi se essa abbia prodotto opere di valore
filologico o nuove recensioni di testi classici e commenti ad essi. Non
ostante lesistenza di centri come il monastero di S. Nicola di Casole
appena fuori Otranto, la risposta per lo pi negativa. N pare che la
letteratura secolare abbia goduto di una maggiore popolarit a Reggio,
Messina o Palermo.
E il caso di sciogliere qui un interrogativo che sorge in ogni lettore
interessato alla storia della medicina nellEuropa medioevale. Conside
rata la geografia linguistica dellItalia, non probabile che gli scritti di
2
A questo riguardo seguo una tattica opposta a quella di Cavallo nel suo stu
dio esauriente in Scrittura e civilt 4; su questo punto vedi 160-1. La trattazione
della cultura italo-greca ricostruita sulla base dei mss. in Scrittura e civilt 4 (1980)
157-245 soppiantata ora dalla sua relazione riveduta e illustrata sullargomento
nel volume / bizantini in Italia (M ilano 1982) 297-612. Anche larticolo di Canart,
Scrittura e civilt 2 (1978) 103-62 prudente nel suo approccio; vedi spec. 141 n.
86 per lespressione di scetticismo su alcune opinioni ampiamente diffuse.
323
medicina greca fossero studiati alla scuola di Salerno nella lingua origi
nale? Per quanto strano, sembra che cos non accadde e che furono
preferite le traduzioni in latino. La raccolta di manoscritti di medicina
e di altro, prodotti non oltre la seconda met del XII secolo dai due
scrivani, di cui uno scrive con una grafia pi italiana che bizantina,
sembra non avere nulla a che vedere con Salerno.
L ultimo bagliore di filologia nellItalia antica viene associato al
nome di Cassiodoro che fond il suo monastero Vivarium vicino a
Squillace nellattuale provincia di Catanzaro, un sito forse pi di pas
saggio nel Medioevo che ora. La bilioteca comprendeva una sezione di
autori greci con una prevalenza di interessi medici e scientifici. N on si
conosce la sorte del monastero n della sua biblioteca. Calano le
tenebre sul Sud dellItalia e si riscontra al Sud come al N ord lo stesso
procedimento di servirsi di libri greci per venire incontro alle pi
urgenti richieste di testi latini.
Il migliore esempio forse il Codice Claromontano delle Epistole
Paoline che fu restaurato nel VI secolo con laggiunta di due fogli da
una copia del F etonte (Paris gr. 107) di Euripide. E forse giusto aggiun
gervi i frammenti di Strabone (Vat. gr. 2061 A) e un saggio di politica a
volte attribuito a Teofrasto (Vat. gr. 2306) ed forse corretto indivi
duare nella piccola porzione superstite della S toria rom a n a di Dione
Cassio ora in Vat. gr. 1288 i resti di un libro che fu cancellato nello
stesso periodo3. E comunque, evidente che le biblioteche antiche
dellItalia meridionale contenevano molti tesori.
N on vi traccia di filologia letteraria per almeno quattro secoli
dopo la morte di Cassiodoro, epoca in cui la Sicilia si trovava prevalen
temente sotto il dominio degli Arabi. Nel X secolo, secondo unidea
abbastanza popolare negli ultimi anni, si ripresero a trascrivere i testi
classici. Gli esempi citati non sono al di sopra di ogni sospetto. La S to
ria U niversale I-V di Diodoro Siculo (Napoli gr. 4*) citata regolar
mente senza motivi convincenti. Lo stesso vale per la ricca miscellanea
MS. Barocci 50 che non lunico volume ritenuto di origine italiana
sulla base di una curiosa caratteristica della scrittura, un legamento
delle lettere epsilon e rho a forma di asso di spade4. Questo legamento
3 J . I r i g o i n , / 0 B 18 (1969) 37-55, ristampato in D. H A R LFIN G ER (ed.), Griechiscbe Kodikologie und Textiiberlieferung (Darmstadt 1980) 234-58); vedi la nota 21.
4 IR IG O IN , ibid.\ ne consegue che trovo difficile accettare la conclusione da lui
espressa alla n. 49.
324
FILOLOGI BIZANTINI
compare in libri che furono sicuramente scritti in altre parti del mondo
bizantino e non pu di per s costituire una prova di provenienza italiana.
Poco dopo vi sono altri libri di solito citati in questo contesto.
Oltre al caso dubbio di alcuni commenti aristotelici che sono unici o
molto rari ma senza grande importanza (Paris gr. 2064 e frammenti
inseriti come fogli di guardia dellAmbr. Q_57 sup.)5, un libro notevole
di indubbia origine occidentale, e probabilmente risalente al X secolo,
il ms. Pierpont Morgan 397, che fino al periodo delle guerre napoleo
niche appartenne al monastero greco di Grottaferrata a poche miglia da
Roma. Se la grafia in un certo senso insolita, le miniature suggeri
scono molto chiaramente unorigine italiana. Il contenuto consiste nelle
favole di Esopo, nel testo romanzesco noto come la Vita d i Esopo,
nella pi lunga e pi completa versione riveduta che risulti da ogni
altra fonte, 31 favole di Babrio, il bestiario greco (P hysiologus), la rac
colta di facezie P hilogelos e parte di una antica versione greca della sto
ria araba di Kalila e D im n a6.
Insieme a questa collezione di letteratura leggera troviamo i soliti
manuali di retorica (Paris gr. 3032), cosa che fa pensare che la prassi
scolastica in questa parte del mondo bizantino fosse la stessa della capi
tale e delle province orientali. C anche unantologia di testi di medi
cina (Paris supp. gr. 1297). Inoltre molti libri sono stati con maggiore o
minore certezza attribuiti agli scrip toria italiani di questo periodo.
A questo punto va ricordato Giovanni il Siciliano che scrisse com
menti ad Ermogene esemplificando i precetti con brani tratti da S. Gre
gorio di Nazianzo. Da quel poco che sappiamo di lui, si ricava che non
trascorse gli anni della sua carriera in Sicilia. Una digressione autobio
grafica richiama unoccasione in cui si rivolse allimperatore Basilio II
(976-1025) in un monastero collocabile a Costantinopoli e ci d lim
pressione di trovarsi in esilio dalla sua terra natale 1.
325
326
FILOLOGI BIZANTINI
327
328
FILOLOGI BIZANTINI
249-302.
19 E. M. JA M ISO N , A dm iral Eugenius o f Sicily, his life and work, and th authorship o f th Epistola a d Petrum an d th Hitforia Hugonis Falcandi Siculi (Londra
1957),
3 -4.
329
21 V e d i l e d i z i o n e d i V . K o r d e u t e r - C . L a b o w s k y (Plato Latinus 1 ; L o n d r a
1940) 45.
22 Potrebbe trattarsi di unalterazione dovuta ad uno scriba greco che ricor
dava la form a dialettale in un passo simile nellErf'. Nic. 1145 a 29.
23 II testo stato pubblicato da A. C o l o n n a nella sua edizione di Eliodoro
(Rom a 1938) 365-70. Sullautore vedi B. L a v a g n i n i , E E B S 39-40 (1972-3) 457-63 e
Bollettino della B ad ia greca di Grottaferrata 28 (1974) 3-12 (una versione ampliata
dellarticolo precedente).
330
FILO LO G I BIZANTINI
331
letterale del nom e delleroina]. Q u esto non lunico m otivo del nom e co m
posto: lanim a si unisce al corpo form an do u n unica sostan za. L o potrete
vedere chiaram ente contando le unit del suo nom e che am m on tan o a 777.
XI
C R O LL O E RECU PERO
I. N icea
Secondo i libri di storia limpero bizantino fin del 1453. I laici
colti sanno che il consolidamento del potere turco segna un punto fon
damentale nella storia politica. Ma se gli storici non si fossero interes
sati quasi esclusivamente allaspetto politico, avrebbero attribuito pari
importanza al 1204, anno in cui la Quarta Crociata perse di vista il
proprio obbiettivo e i Veneziani e i loro alleati presero e saccheggia
rono la capitale dellimpero orientale. Questo fatto significativo non
solo da un punto di vista politico, in quanto segn la fine effettiva
dellimpero e accrebbe enormemente le possibilit di riuscita dei
Turchi di unespansione ad Occidente, ma anche per le sue conse
guenze culturali. Gran parte dei moderni visitatori che si recano a
vedere la cattedrale di San Marco a Venezia non sanno che i cavalli di
bronzo greci e molti oggetti preziosi del tesoro, per non parlare dei
cosiddetti pilastri di Acre, sono il bottino di guerra portato via da
Costantinopoli dagli spietati membri della chiesa militante. La rimo
zione di tesori archeologici viene talvolta giustificata in base alla consi
derazione che, se fossero rimasti l doverano, avrebbero potuto subire
una sorte peggiore. Questa teoria, sebbene possa risultare sgradevole
nei confronti del sentimento nazionalista di alcune zone del Mediterra
neo e di altri luoghi, deve essere presa sul serio. Ma dubbio che possa
in qualche m odo giustificare o minimizzare il comportamento vene
ziano del 1204. Da una parte, il danno materiale subito da Costantino
poli nel 1453 pu anche essere stato inferiore alle sofferenze della citt
nel 1204. Dallaltra, la distruzione delle biblioteche ad opera dei Turchi
stata probabilmente esagerata, visto che vi sono poche indicazioni
riguardo alla perdita di testi greci nel 1453, mentre dopo il 1204 i filo
logi bizantini raramente se mai mostrano di aver avuto conoscenza
diretta di testi che non ci sono pervenuti. Le biblioteche consultate da
Fozio continuavano ad essere utilizzate dai suoi successori intellettuali
alla fine del XII secolo e probabilmente contenevano ancora gran parte
delle rarit elencate nella B ib lioteca. La situazione cambi dopo il 1204
in quanto la Quarta Crociata mise fine allesistenza di una quantit di
libri difficile da valutare, ma che certamente comprendeva due delle
opere migliori dellarguto e colto Callimaco ed una mole enorme di
letteratura storica. Nessuno di questi testi potr mai essere recuperalo
se non da qualche fortunata scoperta papirologica.
La capacit di recupero una qualit di solito attribuita agli ebrei c
di cui non mancarono i Greci dopo il 1204. Gli esuli navigarono alla
336
FILOLOGI BIZANTINI
C R O LLO E RECUPERO
337
338
FILOLOGI BIZANTINI
cenza della sua gloria ancestrale. Questi edifici incutono timore se paragonati
ai restauri moderni, per quanto Aristotele possa insistere che rispetto alle cose
pi grandi delluniverso tutto il resto insignificante7. Le mura della citt,
come quelle del palazzo di bronzo di Zeus in cielo8, si ergono con la loro
variegata costruzione. Un fiume scorre in mezzo alla citt sotto dei lunghi
ponti ad arco che (lo giuro sullarchitetto dei cieli) si possono descrivere come
monoliti naturali e non come costruzioni composite. Se li vedesse uno scul
tore come Fidia ne ammirerebbe la linea e le proporzioni. Tra gli edifici vi
sono delle modeste casupole e le rovine di case preesistenti che sono una vista
molto dolorosa. Come la tana di un topo nulla a paragone delle case attuali,
cos si pu affermare che queste non sono nulla a paragone di quelle che sono
state distrutte. E se la stessa proporzione applicata agli abitanti, come sono
disgraziati quelli che ci vivono ora. Com di gran lunga inferiore la citt che
hanno ereditata. Su ogni lato del muro esterno del grande teatro vi sono delle
torri rotonde costruite con pietre regolari e con fregi. Non sono state realiz
zate n progettate dalla generazione attuale. Al solo guardarle si resta sbalor
diti. Le torri si trovano ad entrambi i lati del pendio e guidano il visitatore
verso gli edifici che sono al di l di esse. C una nuova sorpresa alla vista
dellacropoli. La parte inferiore della collina pi bella della sommit, la citt
dei morti pi bella di quella dei vivi. Alla sua vista ci siamo sentiti per met
lieti e per met avviliti, trasportati in uno stato di felicit e dolore, di lacrime e
riso. Abbiamo visto il tempio di Asclepio, che si pu chiamare anche la casa di
Galeno, che trae questo beneficio da S. Cristoforo, il patrono dei viaggiatori9.
Teodoro fu uno scrittore prolifico, ma le altre opere non ci riguar
dano in questo contesto, se non per le occasionali manifestazioni di
ignoranza nella tradizione iniziata da Socrate, e per unosservazione in
un encomio della citt di Nicea. In un resoconto esagerato, che tipico
del suo livello culturale, egli nota la mescolanza di pensiero pagano e
cristiano in cui lolivo selvaggio migliora con gli innesti ed ogni con
cetto viene subordinato a C risto 10.
Resta incerto in che misura Teodoro riuscisse ad incoraggiare
listruzione e la trascrizione di unampia serie di testi. Abbiamo gi
visto come uno degli insegnanti nella scuola da lui fondata scrisse
7 Ps.-Aristotele, De mundo 391 a 18-b 3.
8 Allusione ad una frase ricorrente in Om ero.
9 Lettera 80 (32 della serie indirizzata a G iorgio Acropolita). In alcuni punti
ho parafrasato un p o per rendere il testo intelligibile senza ulteriori note. Teodoro
aveva ragione a credere che Galeno facesse pratica a Pergamo.
10 H. H u n g e r , JO B G 8 (1959) 123-55, spec. 127-37, cita da un inedito testo
scientifico ad am pio raggio e dallencomio di Nicea, ed. L. Bachmann (Rostock
1847).
C R O LLO E RECUPERO
339
340
FILOLOGI BIZANTINI
C R O LLO E RECUPERO
341
gevano in latino di cui egli, come la maggior parte dei Greci, non
aveva una buona padronanza. D opo una lunga contesa con i genitori,
part e cerc di entrare in contatto con Blemmide che allora viveva
vicino ad Efeso. Poich ci gli fu impossibile, si rec a Nicea dove, con
suo grande disappunto, scopr che listruzione consisteva essenzial
mente in esercizi di analisi grammaticale e nella lettura della tragedia
greca. Le sue difficolt ebbero per presto termine in quanto i Greci
ripresero la loro vecchia capitale e limperatore assegn a Giorgio Acro
polite una cattedra di filosofia. Egli insegnava i labirinti di Aristotele ,
Euclide e Nicomaco. Gregorio si dedic alla filosofia, ma lesse anche
gli oratori antichi. In un primo tempo era cos debole nella composi
zione in prosa arcaica da essere lo zimbello dei suoi contemporanei,
ma successivamente si conquist la loro ammirazione riuscendo a
conoscere a fondo lo stile attico attraverso la lettura dei testi antichi e
trascurando coloro che hanno corrotto tutte le bellezze della retorica,
la sua eleganza e la sua solennit, la qualit attica e autenticamente elle
nica. Egli si distingue cos per uninsolita indipendenza di spirito e
per la ribellione contro i libri di testo in u s o 14.
Le lettere di Gregorio ci danno delle preziose informazioni sulle
difficolt che si trovavano a fronteggiare gli uomini di lettere. Una
delle sue affermazioni pi piccanti riguarda una copia di Demostene
che non pu essere effettuata perch la popolazione non sta man
giando carne e bisogna aspettare la primavera per un rifornimento di
pergamena. Gregorio si lamenta anche di non avere carta e chiede ad
un amico se gli pu dare della carta gi scritta da un lato15. La sua pro
duzione letteraria sarebbe stata migliore se non fosse stato costretto a
perdere tanto tempo nel ricopiare tutti i libri che desiderava leggere.
Com e patriarca, Gregorio si trov coinvolto in sgradevoli contro
versie ecclesiastiche cos come gli altri patriarchi descritti in queste
pagine. L ansia dellimperatore di ottenere aiuti dallEuropa occidentale
lo aveva portato a favorire lunione tra la chiesa greca e quella romana
al Concilio di Lione nel 1274. Gregorio si trov al trono in un
momento molto difficile dellaspra polemica che ebbe luogo a Bisan
zio; fu costretto a dare le dimissioni nel 1289 e mor sbito dopo. Egli
14 L a u t o b i o g r a f i a s t a t a s t a m p a t a in PG 1 4 2 . 2 0 - 2 9 e
tion manuscrite de la correspondance de Grgoire de Chypre
W . L a m e e r k , I .i i
lindi
( B r u x e ll e s - R o m a
1937)
17 7 -9 1 .
15 Q u e s t i f a t t i s o n o s t a t i p o r t a t i a l l a lu c e d a M . T r e u ,
dis cpistulae
(B re sla v ia
1890)
197
e 261.
342
FILOLOGI BIZANTINI
C R O LLO E RECUPERO
343
19
Della rasura in Vat. gr. 207 discute A. P e r t u s i , Annuaire de philologie 17
histoire orientale et slave 11 (1951) 301-22. Sul problem a generale della p.ilcmii.i
vedi anche S. K u g e a s , B Z 18 (1909) 120-6 e ora D . Z. N i k i t a s , Eine by/.antii/isibc
Ubersetzung von Boethius De hypotheticis syllogismis (Gttingen 1982) 40 ss.
344
FILOLOGI BIZANTINI
tivo di un normale tipo geografico20. Altri libri che meritano una men
zione per inciso sono una copia di Euripide (Vat. gr. 909) e una raccolta di
poesie che comprende Eschilo, Pindaro, Aristofane, Esiodo, Licofrone, gli
H a lieutica di Oppiano, Dionisio Periegeta, Teocrito (Ambr. C 222 inf.). Il
libro un testimone importante per il testo di Pindaro e Teocrito, ma non
per il resto21. Vi sono due copie di manuali comuni di retorica databili
(Vat. gr. 105 del 1244-54, Vat. gr. 106 del 1251) e una copia del libro meno
popolare di Sopatro che appartiene probabilmente a questo periodo (Vat.
gr. 901). L identificazione delle due mani in Vat. gr. 106 con gli scribi di
unampia miscellanea di letteratura essenzialmente bizantina ci consente
di attribuire la maggior parte del volume allo stesso periodo (Barocci
131)22. Tra i pochi testi classici che esso comprende vi sono Menandro
Retore e alcune delle orazioni di Imerio.
Un altro ms. del periodo di Nicea, forse scritto nel 1250 circa,
lAmbr. B 99 sup., la pi antica copia superstite del D e diis di Sallustio,
un breve trattato neoplatonico che pu essere stato scritto da un amico
dellimperatore Giuliano, come parte della campagna di reazione
pagana contro il cristianesimo.
C R O LLO E RECUPERO
345
346
FILOLOGI BIZANTINI
C R O LLO E RECUPERO
347
XII
LA RINASCITA SO TTO I PA LEO LO G I
I. In trodu zion e
Il
regno di Andronico II Paleologo (1282-1328) si distingue para
dossalmente per essere un periodo in cui, se da una parte la crisi econimica e politica dellimpero diventava sempre pi evidentemente insana
bile, dallaltra il livello culturale raggiunse un apice mai visto in pas
sato. Personaggi di rilievo dellepoca furono M assimo Pianude e Deme
trio Triclinio, che pare fossero stati in stretto contatto per un po di
tempo, Teodoro Metochites forse pi notevole come pensatore origi
nale che come filologo, e c una serie di altri che meritano una breve
menzione. possibile identificare i codici scritti o noti per essere
appartenuti alle figure pi importanti e inoltre sopravvivono un gran
numero di altre copie di anonimi scrivani a dimostrare lesistenza di
una classe intellettuale attiva.
Si pu citare come esempio di un importante manoscritto ad opera
di un anonimo scrivano, il cosiddetto Codice Crippsianus (Burney 95).
Fu scritto probabilmente nel tempo libero da uno dei funzionari della
cancelleria imperiale1. Il contenuto lo rende una delle fonti principali
per la conoscenza degli oratori attici minori Antifonte, Andocide, Iseo,
Licurgo e Dinarco. Per il primo, il quarto ed il quinto di essi posse
diamo una seconda copia probabilmente gemella, derivante dallo stesso
esemplare e sicuramente scritta pi o meno nello stesso periodo (Bodleian Library, Auct. T. 2.8). La data del secondo manoscritto pu essere
individuata approssimativamente in quanto la stessa grafia ricorre in
una copia del padre della Chiesa Teodoreto effettuata nel 1306/7 (Vat.
gr. 626)2. Gli oratori attici minori non sembrano essere stati molto
conosciuti precedentemente a Bisanzio e la loro ricomparsa in questa
data forse dovuta alla fortunata scoperta di un filologo della fine del
XIII secolo.
Una copia di alcuni degli scritti minori di Teofrasto ad esclusione
dei C aratteri (Vat. gr. 1302), pur essendo forse meno rilevante, merita,
comunque, una menzione per via di tutte le ipotesi che sono state fatte
sulla sua datazione che ha spaziato dal XII al XIV secolo. In realt, non
c dubbio che la sua scrittura arcaicizzante appartenga alla moda cor
352
FILOLOGI BIZANTINI
rente del regno di Andronico II3. Curiosamente, il testo delle Vite dei
f ilo s o fi di Diogene Laerzio che laccompagna non di nessun valore.
LA RINASCITA SO T TO I PALEOLOGI
353
354
FILOLOGI BIZANTINI
12 Ipparco stato pubblicato da C. M a n i t i u s (Leipzig 1894); vedi spec. pp. 20102, 106, 108.
13 Vedi sopra, cap. 11, 34.
14 N. G. W i l s o n , G R B S 22 (1981) 400-4.
15 A. T u r y n , D ated Manuscripts o f th Thirteenth and Fourteentb Centiiries in
th Libraries o f Italy (Urbana-Chicago-Londra 1972) 79. Vedi inoltre A. Al l a r o ,
Scnptonum 33 (1979) 219-34.
356
FILOLOGI BIZANTINI
357
copia di Pianude (Vat. gr. 177), che registra anche la sua permanenza
nel monastero di Chora, fu acquistata da Andronico Oinaiotes di cui
non si sa nulla. Pianude fu cos contento della scoperta che scrisse
alcuni esametri per celebrarla. I versi rivelano che il testo era privo di
carte geografiche e cos egli elabor un diagramma per accompagnarlo.
Forse si tratta di ununica carta geografica del mondo. Si pensava gene
ralmente che le carte geografiche degli altri manoscritti risalissero allo
stesso Tolemeo, ma sono stati sollevati seri dubbi20. Si pu ipotizzare
che fossero tutte elaborate da Pianude sulla base del testo, la cui copia
migliore Vat. gr. 191, scritto intorno al 1296. Ci significa che fu
effettuata sbito dopo la scoperta di Pianude e, sebbene nessuno abbia
mai sostenuto che si tratti della sua scrittura, si intravede la sua pre
senza sullo sfondo, perch contiene anche Diofanto e Teodosio, un
testo di astronomia a cui Pianude allude altrove (lettera 67). Le copie
Vat. gr. 177 e Vat. gr. 191 appartengono ad un ramo diverso della tradi
zione per quanto riguarda il testo e non presentano carte geografiche.
L interrogativo che ci si pone se leccellenza delle lezioni sia dovuta
almeno in parte allabilit critica di Pianude di cui d prova specifica
quando si occupa degli altri autori classici.
Pianude lesse molti autori in prosa. A volte si interess di pedago
gia. Scrisse alcune note grammaticali alle Im m a gin i e all 'E roico di Filo
strato, opere atticiste che non ci si sarebbe aspettati di trovare in un
elenco di libri per le scuole. Meno sorprendenti sono unedizione delle
favole di Esopo ed unantologia di estratti da autori classici e patristici.
L antologia si divide in dieci sezioni; due sono tratte da Strabone e
Pausania. Per Strabone sembra che Pianude si sia servito di un codice
ancora esistente (Paris gr. 1393) e che abbia apportato molte correzioni
al testo21, pi simili alle modifiche effettuate da una persona intelli
gente durante la lettura di un testo che alla correzione di refusi in un
libro moderno. La terza sezione consiste in materiale di storia romana
tratto per lo pi da Dione Cassio nella versione ridotta ad opera di
Giovanni Xifilino, il contemporaneo di Psello. L intento sembra essere
quello di dare un insegnamento elementare di storia romana. L unica
20 A. D i l l e r , TA PA 71 (1940) 62-7.
21 A. D i l l e r , The Textual Tradition o f Strabos Geography (Amsterdam 1975)
90 n. 3, fa un elenco, ma occore dire che la sue inform azioni non corrispondono
del tutto a quelle date nelledizione Bud da Aujac e Lasserre. Diller osserva anche
che lo scriba di Paris gr. 1393 scrisse due copie della Geografia di Tolem eo con
mappe.
358
FILOLOGI BIZANTINI
degna di nota delle rimanenti sezioni tratta dalle opere del funziona
rio di Giustiniano Giovanni Lido.
E possibile documentare la lettura di Pianude di autori classici pi
importanti. Egli partecip in piccola parte alla preparazione di una
copia di Platone (Vienna, phil. gr. 21) in cui compaiono parecchie
buone lezioni, ma niente che faccia capire che Pianude fosse a suo agio
neHaffrontare i problemi presentati da questo tipo di testo22. Egli pos
sedeva anche una copia di Tucidide (Munchen gr. 430), ma anche in
questo caso non vi sono prove di un suo effettivo contributo di critica
testuale.
Mentre ci occupiamo di autori antichi in prosa dobbiamo ricordare
che, quando ripubblic il corp u s dei manuali di retorica, Pianude lasci
tra loro un libro che al lettore moderno sembrerebbe fuori posto, i
C ara tteri di Teofrasto sul cui intento originario si tanto discusso.
L idea che questopera abbia qualcosa in comune con la retorica non
sembra fornire la migliore spiegazione23. Pianude, tuttavia, non aveva
una tale indipendenza di spirito da staccarsi dalla tradizione, pur
attuando una serie di drastiche alterazioni del testo del corpu s esistente.
E stata avanzata lipotesi che egli sia responsabile di numerose omis
sioni che ricorrono nel testo dei C aratteri 16-18 in tutte le copie tranne
una (Vat. gr. 110)24. La riduzione del testo non gli fa onore e non
controbilanciata da nessun ingegnoso emendamento di passi corrotti.
L autore classico da lui preferito, a cui dedic gran parte delle sue
energie, era Plutarco. Con la sua ammirazione per lautore delle Vite e
dei M ora lia Pianude si inserisce in una rigorosa tradizione che durava
almeno dallXI secolo in poi. La sua corrispondenza lo mostra allopera
con un entusiasmo degno di quello degli umanisti italiani del Rinasci
mento. La sua devozione nei confronti di Plutarco rivelata dallosser
vazione: H o deciso di copiare le opere di Plutarco perch amo gran
demente luomo, come sapete (lettera 106).
Dovette invocare laiuto degli amici per procurarsi i fogli di perga
mena del giusto formato e si capisce che aspirava ad un contributo per
le spese affrontate. I primi risultati si riscontrano intorno al 1294/5,
22 A. T u r y n , op. cit. sopra alla n. 15, xxiv e 214; vedi anche E. R. D o d d s ,
Plato: Gorgias (O xford 1959) 54-6, e W. F. H i c k e n , CQ 17 (1967) 98-102.
23 G. P a s q u a l i , Rassegna Italiana di lingue e letterature classiche 1 (1918) 73-9,
costituisce una trattazione fondamentale del problema.
24 P. S t e i n m f t z (ed.), Theophrast: Charaktere (M onaco 1960) 38-41. N on vi
ancora traccia del presunto commento planudeo a questo testo, menzionato per la
prima volta da Gesner.
359
360
FILOLOGI BIZANTINI
indica chiaramente una data di gran lunga successiva alla morte di Pia
nude e nella migliore delle ipotesi il manoscritto una copia delledi
zione definitiva27.
U nindividuazione probabilmente corretta della scrittura di Pianude
ci consente di attribuire al suo circolo una miscellanea contenente lo
pseudo-aristotelico D e m u n do, Libanio, Aristide, Filone, Giuseppe e
alcuni epigrammi (Urb. gr. 125)28. E possibile individuare le letture di
poesia classica di Pianude dallinizio alla fine della sua carriera. Nel
1280 egli partecip alla realizzazione di un corp u s di poesia in esametri
in cui fu omesso Omero (Laur. 32.16). Nel 1299 (o 1301) egli scrisse la
bella copia della sua versione riveduta della A n tologia G reca. In una
data che non pu essere fissata con precisione, prese piccola parte alla
preparazione di un codice contenente Teocrito, Esiodo, Sofocle e Euri
pide (Paris gr. 2722 e Laur. 3 2 2 ) 29. Forse cur anche un altro ampio
corp u s di poesia classica simile a quello prodotto nel 1280, ma con lag
giunta di Pindaro e Omero (Vat. gr. 915)30.
Le varianti di questi manoscritti e le occasionali note in margine
costituiscono la testimonianza su cui ci si pu basare per avere un
quadro delle attivit del circolo di Pianude. Per amore della precisione
sarebbe pi giusto parlare di un circolo anzich del maestro stesso,
visto che alla produzione delle opere prese in esame parteciparono
parecchi scrivani. Poich non possibile identificare gli esemplari usati
dagli scrivani, vi sono casi in cui non si capisce se una felice lezione sia
dovuta allingegnosit di uno scrivano o alleccellenza della copia a sua
disposizione. I filologi moderni tendono a distinguere approssimativa
mente tra le lezioni che sembrano troppo buone per poter essere con
getture medievali e le altre riconducibili a persone come Pianude.
Questa distinzione pu essere applicata come regola generale e ora si
vedr perch.
361
31 T.
17-20.
32 M .
W . A llen ,
L. W e s t , Q 2 . 14 (1964) 175-8.
33 M. L. W e s t , C Q 24 (1974) 173.
34 M. L. W e s t , ibid. 169, 171, 173.
35 Editi da P e r t u s i , Aevum 25 (1951) 342-52 su N apoli II F 9.
36 C . F. Russo, Hesiodi Scutum (Firenze 1965) 40-3; D .C .C . Young, ParPass 10
(1955) 197-214, spec. 208 ss.; M. L. W E S T , Studies in Greek Elegy and Iambus (Ber
lino 1974) 152, 153.
362
FILOLOGI BIZANTINI
17
363
41
Si possono avere inform azioni aggiornate dalledizione Bude di F. V i a n
(Parigi 1974-81).
n Q uattro in Laur. 32.16 (al 2.5, 2.65, 2.146 e 18.2) e una in Paris gr. 2722 (al
15.105).
43
C . VON H o l z i n g e r , Zeitschrift ftir die oesterreichhchen Gymnasien 44 (1893)
385-419.
364
FILOLOGI BIZANTINI
LA RINASCITA SO T TO I PALEOLOG1
365
366
FILOLOGI BIZANTINI
II
146.1 e 249.11 nelledizione di Bonn. - C oloro che ritengono il me
sim o vezzo in Gem isto Pletone una prova di paganesimo dovrebbero prendere in
maggiore considerazione la forza della tradizione.
Poich non si potuto stabilire con esattezza la data non si sa se il primo
sia stato lui o Pianude.
D. H a r l f i n g e r , Die Textgeschichte der pseudo-aristotelischen Schrift Ilep
crunwv y p a^ v (Amsterdam 1971) 357 n. 1.
54 Ibid. 3 5 7 - 6 0 .
31 Ibid. 3 5 0 ; s e c o n d o H a r l f i n g e r lo s t e s s o v a l e p e r i Medianica.
367
368
FILOLOGI BIZANTINI
369
370
FILOLOGI BIZANTINI
72
I. S e v C e n k O , Speculum 27 (1952) 133-57. - H o accettato la consueta data
approssimativa, ma, se la mia interpretazione della lettera di Pianude esatta,
M oscopulo avrebbe potuto avere quindici anni ad un certo punto degli anni
N ovanta, cosa che comporta una data m olto pi bassa.
73J . J . K e a n e y , B Z 64 (1971) 303-13. Il contributo di M oscopulo consistette
nellaggiunta di materiale da Arpocrazione e dagli scolii a Aristofane.
74 Ibid. 313-17.
371
scritta nel 1291/2 (Vat. gr. 29)75. Se dai brani scelti di altri autori scola
stici si evince che cera stata una diminuzione del repertorio d letture
di uno scolaro bizantino medio, il fatto di curare il primo libro e
mezzo di Om ero fa dubitare della tesi secondo cui i Bizantini di ogni
tempo conoscevano approfonditamente lepica. L intento apparente di
M oscopulo era di elaborare un corp u s di poesia per la lettura nella
scuola. Anche se non incluse Eschilo e sembra non aver dedicato atten
zione a Aristofane se non per poche note isolate al P luto, tali mancanze
devono essere addebitate senza dubbio alle interruzioni della sua car
riera. I manoscritti rimastici fanno pensare che intendesse mettere
insieme unantologia scolastica in cui gli autori scelti erano accompa
gnati dalle sue note (Laud gr. 54 ne un esempio).
E difficile valutare la qualit del suo lavoro filologico. Le note che
vanno sotto il suo nome sono elementari, in quanto sono grammaticali
o semplici spiegazioni del testo che non presuppongono una grande
cultura. Ma vi sono delle lezioni interessanti che i filologi moderni gli
hanno attribuito interpretandole in alcuni casi come risultato di una
recensione del testo. Occorre analizzare queste lezioni nella speranza di
capire se si tratti del prodotto di una deliberata attivit editoriale o di
rami sconosciuti della tradizione manoscritta. Ma c un punto che va
chiarito fin dallinizio: se Moscopulo si proponeva di correggere i testi
ci si aspetterebbe che egli menzioni e giustifichi ciascuna delle sue pro
poste. M a poich le sue note contengono molto raramente un com
mento del genere, sorge il sospetto che egli si servisse del testo sempli
cemente come di una base per il suo commento. Se lo si vuole conside
rare come un critico di una certa capacit, c da tenere in conto il fatto
che egli aveva scelto di non affrontare questi problemi in unopera
destinata esclusivamente ai suoi allievi e, trattandosi di allievi di un
corso piuttosto elementare, tale strategia era giustificata.
D opo questa equilibrata considerazione a priori, possiamo passare
allanalisi degli ultimi risultati delle ricerche sulle edizioni di M osco
pulo di vari autori. Le recensioni di Sofocle ed Euripide non reggono
lesame. I manoscritti sofoclei attribuitigli hanno caratteristiche lezioni
che vanno dal brillante allassurdo tanto da non sembrare attribuibili
allo stesso filologo. Alcune di queste varianti compaiono, comunque,
nei manoscritti antichi; in effetti sono abbastanza frequenti nei m ano
Ibid. 317; A. T u r y n , Codices Vaticani graeci saeculis X III et X IV scripti anno75
rumque notis instructi (Citt del Vaticano 1964) 82. Sulla parafrasi di O m ero vedi
E. M e l a n d r i , Prometheus 7 (1981) 215-24, 8 (1982) 84, 9 (1983) 177-92.
372
FILOLOGI BIZANTINI
scritti che sembrano essere stati scritti tra il 1290 e il 1300 circa,
quando Moscopulo era ancora piuttosto giovane e probabilmente
ancora non in grado di influire sui testi in circolazione76. Lo studio
d tW Ecuba di Euripide come trasmessa sulle copie di Moscopulo
porta ad una conclusione simile: la pi parte delle lezioni considerate
peculiari compaiono in uno o pi testimoni antichi. Forse spetta a lui il
merito di alcune correzioni m inori77; ma una di queste conduce il suo
testo in linea con un papiro (Phoen.iss.ae 1171: cf. P. Oxy. 1177), segno
evidente che egli disponeva di una tonte supplementare valida per il
suo testo che a noi negata.
In altri testi per cui si parlato di un suo intervento, il quadro
meno chiaro. Sei delle lezioni caratteristiche in Teocrito sono adottate
nella migliore edizione moderna. Sono dovute a M oscopulo in perso
na? In una circostanza si ripete quanto si era verificato per 1Ecuba-. la
lezione a 2.144 si trova anche in un papiro. Unaltra delle varianti
riguarda uno sconosciuto nome di persona, generalmente dato come
Theumaridas (2.70). M oscopulo propone Theucharilas , una lezio
ne che forse giustifica la congettura di Reiske Theucharidas. La sosti
tuzione di un lambda con un delta una delle sviste pi comuni della
scrittura onciale. C i farebbe pensare che Moscopulo avesse accesso ad
una copia onciale o ad un libro che vi si basava. difficile che questa
lezione sia una sua congettura; non gli sarebbe mai venuto in mente di
eliminare la normale desinenza del patronimico in -idas.
Bisogna tenere presenti questi esempi quando si considera il suo
Pindaro. effettivamente suo il merito di alcune valide lezioni adottate
anche nelle edizioni moderne? Il punto in questione la metrica. Dove
poteva aver appreso la metrica? Dal trattato di Isacco Tzetze sul metro
pindarico o forse da Triclinio la cui presenza nel circolo planudeo
stata ormai attestata e potrebbe aver avuto queste conseguenze. Ma il
problema resta per ora irrisolto.
Comunque sia, Moscopulo emerge come un personaggio di un
certo rilievo, non fosse altro che per la sua capacit di procurarsi buone
copie dei testi che lo interessavano. Anche se i suoi commenti non
LA RINASCITA SO T TO I PALEO LO G]
373
374
FILOLOGI BIZANTINI
Alcune delle sue note su Sofocle ed Eschilo furono giudicate utili d.i
Triclinio, che le mise in rilievo con un segno speciale. 11 loro livello
medio quello mediocre tipico della comune prassi scolastica. La sua
versione degli scolii delle prime tre commedie di Aristofane fu fatta
propria da Triclinio. Inoltre, egli prepar unedizione di Pindaro che
comprendeva le O lim piche e le prime quattro Odi P itiche. Egli dichiara
di essersi servito di parecchi manoscritti di cui alcuni antichi; questul
timo punto ha sollevato dei dubbi. N on fece cambiamenti al testo o, se
ne fece, furono pochi; lassenza di una copia autografa rende difficile
farsi unidea sicura. Si appropri del commento esistente, apportandovi
poche variazioni, aggiungendo alcune note sulle varianti e sui segni di
punteggiatura. Va ricordata una divertente aggiunta. Dovendo spiegare
nellO lim pica 9.70 la storia di Deucalione e Pirra, cominci dicendo:
G li Elleni ci hanno rubato lidea dellalluvione di N oe e ne danno
questa versione85.
Vi sono altri due punti che vanno menzionati in rapporto alla sua
opera sulla tragedia. Quando si occup di Sofocle, Tom m aso and al
di l delle prescrizioni scolastiche trattando non solo de llA n tigone, ma
anche dellE dipo a C o lo n o 86. E sebbene si pensi generalmente, non
senza ragione, che egli non si interessasse a problemi di metrica, e
infatti lasci nei testi, senza correggerle non poche infrazioni alle
regole del metro classico, c un indizio che fa ritenere che avesse
acquisito i primi rudimenti della materia. Commentando lE dipo re
(verso 350) osserva che un m odo alternativo di esprimere il senso del
verso avrebbe creato una lezione non metrica. Ed in questo ha ragione,
in quanto unalternativa avrebbe introdotto una vocale lunga nel set
timo elemento del trimetro giam bico87.
V. D em etrio T riclinio
Triclinio visse a Tessalonica dove presumibilmente dirigeva una
scuola. N on vi nessun indizio che indichi che fosse un monaco.
85 Per ulteriori particolari vedi J. IR IG O IN , Histoire du texte de Pindart' (Parigi
1952) 180-205.
86 O . L. S m i t h , Stu dia in th Scholia on Aeschylus (Leiden 1975) 133-4.
87 L incompetenza metrica di Tom m aso fu dimostrata da G. Z u n t z , An
Inquiry o f th Plays o f Euripidei (Cam bridge 1965) 162-3. La nota a Soph. 0 .7 . 350
si trova in O . L o n g o , Scholia byzantina in Sophoclis Oedipum Tyravnum (Padova
1971).
376
FILOLOGI BIZANTINI
88
Vedi per es. W. J. W. K o s t e r , Autour d un manuscrit d A ristophane (Gro
ningen-Giakarta 1957) 16 n. 2 con il frontespizio.
N. G. W i l s o n , G R B S 19 (1978) 389-94 e 22 (1981) 395-7.
Pubblicato per la prima volta da A. W A SSE R ST E IN , JO B G 16 (1967) 153-74.
,1 J. M a r l i n , Histoire du texte des Phnomnes d Arate (Parigi 1956) 221, e Scholia in Aratum vetera (Stoccarda 1974) xxix-xxxiii.
LA RINASCITA SO T TO I PALEOLOGI
377
378
FILOLOGI BIZANTINI
97 N .
uryn
G. W
, op.
il s o n
379
380
FILO LO G I BIZANTINI
derata breve, i quando lunga. Egli pretende di rivolgersi esclusivamente alle persone competenti e di non preoccuparsi di eventuali cri
tiche. A questo punto fa riferimento ad altri segni adoperati nei suoi
testi, ma non ne fa un elenco completo limitandosi a dichiarare che
sono il frutto delle sue lunghe fatiche e di una misteriosa ispirazione
divina 103. Questi segni, visibili nel manoscritto, indicano i cambia
menti di metro e derivano dalla lettura dellantico commento metrico a
Aristofane di Eliodoro, che era stato inglobato negli scolii. Ma in gene
rale, luso che fa di segni come diple, p a ra gra fo , co ro n id e e asterisco e
della terminologia metrica non affatto accurato. Per esempio, egli
crede che le espressioni con cui Eliodoro faceva riferimento al capo
verso di un verso breve o allo sporgere a sinistra di uno lungo signifi
chino allinizio e alla fin e 104. Eliodoro era troppo avanzato per
lui. stata scoperta la fonte principale delle sue conoscenze metriche:
si tratta di una raccolta di testi annotati nella sua mano (Marc. gr. 483)
costituiti da una dozzina di elementi diversi, di cui il manuale di Efe
stione il pi importante, mentre vi sono opere dei fratelli Tzetze e di
una nebulosa figura, Trica, che pare fosse un loro contemporaneo105.
C i si sarebbe augurati da Triclinio una migliore comprensione di Elio
doro, ma bisogna tener conto delle difficolt oggettive dovute allinade
guatezza dinformazione delle sue fonti.
L edizione tricliniana di Eschilo, come quella di Aristofane, non
comprende tutti i drammi che noi oggi conosciamo. Ma ancora una
volta egli non si limit ad un testo di contenuto scolastico. Oltre al
P rom eteo, ai Sette co n tro Tebe e ai P ersiani, conosceva Y A gam ennone e le
E um enidi, questultimo con alcune lacune. C una copia autografa
superstite (Napoli II F 31). La filigrana fa pensare ad una data intorno
al 1330, in altre parole ad un periodo verso la fine della sua carriera. La
sua attivit di critico ha gli stessi pregi e difetti delle altre opere106. Pare
che si sia trattato di un processo protrattosi per un certo periodo di
381
382
FILOLOGI BIZANTINI
110 A. T u r y n , op. cit. sopra alla n. 93, 224 ss. Sul rapporto tra i mss. L e P vedi
W. S. B a r r e t t , Euripidei, Hippolytos (O xford 1964) 429; su questa questione e su
tutti gli altri problemi connessi con lopera di Triclinio su Euripide vedi G. Z u N T Z ,
A n Inquiry into th Transmission o f th Plays o f Euripidei (Cambridge 1965) spec.
193-201, la sua conclusione generale.
111 Sul ms. di Parma vedi O. L. S m i t h , Mnemosyne 27 (1974) 414-15. Sul ms.
dellAngelica A. T u r y n , op. cit. sopra alla n. 93, 23-42. Vedi anche K. M a t t h i e SSE N , Studien zur Textiiberlieferung der Hekabe des Euripidei (Heidelberg 1974) 100105.
segnati con una croce, quelli di Triclinio da una croce e dalla parola
nostri; le note di Tom m aso hanno una grande lettera iniziale che si
espande a sinistra.
L influsso di Triclinio pu essere individuato in pi modi. Le sue
edizioni furono popolari e, anche se non fecero sparire tutte k altre
dalla circolazione, furono copiate tanto frequentemente come nessuna
altra. La sua scrittura calligrafica, migliore di gran lunga di quella della
maggior parte dei contemporanei, servi da modello per amici e allievi.
Recentemente ha suscitato un certo interesse una copia di Libanio
scritta da tre copisti di cui uno si rifa chiaramente alla mano di Tricli
nio (Mosca, Museo storico 48 9 )112. Lo studio accurato del dramma nel
suo circolo ebbe anche un effetto secondario che vale la pena di ricor
dare. Un membro del circolo, Giovanni Catraris, conosciuto come
copista di diversi testi classici, scrisse un p a stich e in trentasette versi
giambici. Le infrazioni alle regole della metrica classica sono tante da
farci capire che non aveva imparato molto dal suo maestro. Non
avremmo neanche menzionato questo j e u d esprit letterario se non ci
portasse a formulare unulteriore ipotesi113. Catraris lo scrivano che
scrisse lultima parte de\YIfigen ia in A u lide e la falsa D anae nel m ano
scritto P di Euripide (Pai. gr. 287 e Laur. Conv. Sopp. 172). Pu essere
lui lautore di questi versi? Un tempo si pensava che fossero opera del
filologo rinascimentale Marco Musuro che era la figura pi rappresen
tativa del circolo di Aldo M an uzio114, ma tale ipotesi non pi rite
nuta possibile oggi n, daltra parte, certa lattribuzione a Catraris. In
primo luogo, i versi de\YIfigen ia ricorrono nellesemplare di P, dove
non furono scritti da Catraris, e, sebbene lesemplare fosse senza dub
bio prodotto nello stesso ambiente, Yonus p ro b a n d i deve ricadere su
quelli che desiderano dimostrare che i versi non abbiano una prece
dente storia. Inoltre il metro, tuttaltro che perfetto, indica una pater
nit anteriore in quanto alcuni versi evitano la finale parossitona, cio
la penultima sillaba accentata, che divenne tipica della prassi bizantina.
Catraris non fu necessariamente un allievo di Triclinio cosi intelligente
da conoscere la teoria e saperla mettere in pratica. Sarebbe forse
meglio, perci, attribuire queste mediocri composizioni a qualche
grammatico della tarda antichit115.
112 N . F. K a v r u s , Vjestnik drevnej istorii (1974) 125-31.
113 G. d e A n d r s -J. I r i g o i n -W . H r a n d n e r , JO B 23 (1974) 201-14.
114 R. W u n s c h , RhMus 51 (1896) 138-52.
115 M. L . W E S T , B IC S 28 (1981) 73-6. Affinch non ci capiti di cadere nella
tentazione di pensare che Triclinio costituisca un caso a s come correttore di testi
384
FILO LO G I BIZANTINI
nessuno degli scrittori antichi e di non aver alleggerito la seriet del suo p en
siero m ediante uno stile geniale o elegante o di non aver m ostrato nessuna
inclinazione a contenere la produttivit del su o intelletto. Seguen do il proprio
corso eccentrico ed indipendente, egli offre al lettore uno stile sim ile ad un
mare in tem pesta, che di conseguenza irrita lorecchio, p roprio com e accade
con la spina di una rosa che punge la m ano di chi la coglie. C h iu n q ue pu
verificare la sua abilit dai num erosi scritti che son o ricchi di in form azion i di
rilievo. L a cosa pi notevole in lui era che, m entre gli affari pubblici si trova
vano in uno stato di confusione, con una tem pesta im m inente ed una serie
com plessa di responsabilit in au m ento continuo nella sua m ente, niente riusc
m ai ad im pedirgli di leggere e scrivere. Egli era cos abile in entram be le sfere
di attivit che poteva lavorare dalla m attina alla sera nel palazzo, dedito com
pletam ente alPam m inistrazione pubblica e svolgen do le sue fun zion i con
grande entusiasm o, com e se non avesse affatto interessi letterari. Q u an d o, gi
tardi, lasciava il palazzo, si dedicava interam ente alla lettura, com e se fosse un
filo lo go com pletam ente distaccato dalla vita pubblica.
386
FILOLOGI BIZANTINI
387
388
FILOLOGI BIZANTINI
terzo passo che mostra come Metochites lasciasse che la sua frustra
zione minasse la solidit del ragionamento: in un saggio sulla M eta fi
sica e sul manuale di Ermogene giunge al punto di dire che sarebbe
meglio se i due libri non fossero mai stati scritti.
L esame delle opinioni di Metochites riguardo alla letteratura e agli
altri aspetti delleredit classica pu opportunamente prendere labbrivo
dal proemio dei M iscella n ea dove egli tenta a tutti i costi di dire qual
cosa di originale. Metochites si lamenta di stare vivendo nel periodo
peggiore dellesistenza umana e afferma di pubblicare queste brevi note
e annotazioni {M iscellanea, se esatto, un titolo moderno) nella spe
ranza che molti lettori concordino con le sue idee. Un simile pessi
mismo sullo stato del m ondo era giustificabile per un primo ministro
che assist al crollo dellimpero e infatti dedic alcune parti dei M iscel
la n ea a questo lugubre argomento; il pessimismo sulla possibilit di
dire qualcosa di nuovo e valido unammissione esplicita di un atteg
giamento attribuito, spesso a torto, al m ondo medievale o pi in parti
colare a quello bizantino. Il dominio della tradizione classica era diven
tato una camicia di forza. I sentimenti di Metochites sono riassunti
dalle seguenti parole: Praticamente ogni argomento gi stato trattato
da altri, non ce ne rimasta una parte in data cos tarda; non possiamo
scrivere n di questioni divine, che ci si aspetterebbe di dover curare
come primo dovere, n di altri argomenti di cultura profana. Visto
che egli dedica uno dei saggi al valore della matematica e della geome
tria, viene naturale chiedersi se il suo generale pessimismo si era con
vertito in una totale mancanza del concetto di progresso in queste sfere
di attivit. Il saggio non lungimirante, ma sostiene giustamente il
valore delle invenzioni meccaniche, portando come primo esempio le
macchine da difesa di Archimede che furono cos efficaci nellassedio
di Siracusa nel 212 av.C. Qui, come del resto altrove, Metochites mette
a frutto la sua lettura di Plutarco e trascura di guardare avanti verso un
futuro in cui saranno impiegate ulteriori invenzioni per il beneficio
dellumanit.
Eppure il concetto di progresso non era forse del tutto alieno dal
suo pensiero in quanto egli scrisse anche sullo sviluppo della matema
tica. Quel saggio include anche laffermazione di un principio generale
secondo cui tutte le branche del sapere cominciano da un piccolo ini
zio e procedono verso la loro forma matura. Qui si tratta di un con
cetto teleologico e la parola progresso non usata. Ad un lettore
attuale pu sembrare difficile tenere le due idee separate. Ma presumi
bilmente il pensiero aristotelico medievale considerava molte scienze
127 S e v C e n k o , op. cit. sopra alla n. 123, 21-67. Sul sostanzialmente mediocre
C hum nos vedi la m onografia di J. V ERPEA U X, Nicphore Choumnos, homme d'tat et
bumaniste byzantin (ca. 1250/1255-1327) (Parigi 1959).
128 Pubblicato da M. G IG A N T E , Teodoro Metochites, Saggio critico su Demoslene
e Aristide (Milano 1969), una versione riveduta della pubblicazione sulla ParPass
20 (1965) 51-92. Le citazioni provengono dai capp. 8, 34 e 35.
390
FILOLOGI BIZANTINI
392
FILOLOGI BIZANTINI
393
sua casa. Briennio aveva studiato con una persona che era stata in Per
sia; pu essersi trattato di Giorgio Chioniade che si era recato l un po
prima del 1301 129. Ma non si sa se qualche insegnamento orientale
fosse trasmesso a Metochites che, dopo tre anni di studio, scrisse unin
troduzione allastronomia basata essenzialmente su Tolemeo. Egli era
fiero del suo libro fondamentale e della propria capacit di predire
eclissi. Due generazioni dopo, Giorgio Chortasmenos espresse un giu
dizio favorevole su di lui come astronomo e not che era ora possibile
navigare sul mare del pensiero di Tolemeo. Ai suoi tempi Metochites
fu bersaglio delle critiche, senza dubbio generate pi da malizia che da
spirito scientifico, di Cumno. Egli era vulnerabile in un punto relativo
alla differenza tra Tolemeo e i suoi predecessori sul numero delle sfere.
Platone ipotizzava sette rivoluzioni, Tolemeo otto sfere. Pare che
Metochites abolisse la discrepanza alterando il testo platonico: il
numero sette fu trasformato con laggiunta di due lettere in un agget
tivo dal significato di venerabile 1:10 Eppure, non ostanti le riserve che
si possono avere su Metochites astronomo, il suo entusiasmo per la
materia fu produttivo. Il suo allievo Gregora realizz dei nuovi cal
coli sulla durata dellanno e ne fece la base di una proposta di
modifica del calendario che avrebbe anticipato la riforma gregoriana
del 1582. L imperatore era in grado di capire la validit del ragiona
mento di Gregora, ma rifiut la proposta in quanto riteneva che
avrebbe provocato lopposizione degli ignoranti. N on c motivo di
condannare la sua prudenza, tanto pi che lapplicazione della stessa
riforma nella pi ricca e pi progredita societ inglese del 1752
suscit rivolte in cui i contadini infuriati chiedevano: Ridateci i
nostri undici giorni.
Unaltra possibile conseguenza dellopera di Metochites sullastro
nomia fu il recupero del manuale introduttivo di Gemino. I primi tre
manoscritti sono stati attribuiti tutti agli anni tra il 1300 circa e il 1330
(Istanbul Seraglio gr. 40, Vat. gr. 381 e 318)131.
meglio terminare il nostro resoconto con una breve menzione
dei due capitoli dei M iscellan ea che mostrano in m odo chiarissimo la
differenza tra Metochites e luom o medioevale medio. In uno viene
394
FILOLOGI BIZANTINI
discussa limportanza dello studio della storia (nr. 111). La sua tesi
riassunta dallaffermazione:
L a storia allarga la m ente: innalza gli occhi dellintelletto alla com pren
sione e alla valutazione della realt, alla conoscenza di ci che accade nel
m on do 132.
X III
GLI EPIGONI
1
A . P e r t u s i , Leonzio Pilato fra Petrarca e Boccaccio (Venezia-Roma
72 con la tavola X X X II.
196 4 ) 43-
398
FILOLOGI BIZANTINI
GLI EPIGONI
D ES P l a c e s , Oracles chaldaques ( P a r ig i
L i n d s t a m , B Z 29 (1929-30) 306-7.
400
FILOLOGI BIZANTINI
401
GLI EPIGONI
copie datate di autori scolastici (Vat. gr. 2383 di Esiodo, 1287 della
Nuova Era; Laur. 71.35 di Porfirio e Ammonio su llO rganon, 1290-91
della Nuova Era; Vienna, phil. gr. 56 dell 'O dissea, 1300 della Nuova
Era). Altre copie che non hanno datazione precisa sono interessanti: il
testo del XIII secolo secolo d e llIliade, a cui abbiamo gi fatto riferi
mento in quanto contiene tracce dellopera di Nicola di Otranto,
stato collegato ad una copia di pochi anni pi tardi di alcune opere
secondarie, la parafrasi di Tzetze, Io pseudo-Eraclito sullallegoria in
Omero, e gli epimerismoi del lessico omerico, questultimo unico in
tale forma (New College O xford 298). Entrambe le parti del volume in
questione sono state probabilmente prodotte ad Otranto
8. Un testo
dell 'Etica di Aristotele fu trascritto nella citt vicina di Gallipoli (Barb.
Gr. 75). Un altro segno dellimportanza delle comunit italo-greche in
questo periodo ci fornito da Marc. gr. 283, scritto nel 1300-1320
circa; lunica copia del commento di Galeno al sesto libro delle Epi
dem ie di Ippocrate. Eppure nel complesso si ha limpressione di una
trascrizione che non si accompagna ad uno studio avanzato; non c
alcun filologo che possa essere identificato o sia stato menzionato dello
stesso respiro di Pianude o Metochites. Barlaam fece un certo effetto a
Bisanzio come filosofo, ma la maggior parte dei Bizantini non era pi
disposta ad accettare un italiano sul loro stesso piano in materia filoso
fica come avevano fatto ai tempi di Michele Psello. Certamente non
riusc a trasmettere niente di valore al Petrarca, che era senza dubbio
uno dei pi ardenti ed aperti allievi che si possa desiderare.
Un altro personaggio italo-greco che non pu essere liquidato
come insignificante Simone Atumano. Egli fu nominato vescovo di
Gerace, una piccola citt, nota a pochi intenditori come produttrice
di un raro e superbo vino, nel 1348. Merita la nostra attenzione in
quanto possessore di una copia famosa dei drammi alfabetici di
Euripide. Ma se intendiamo la storia della filologia in un senso pi
ampio e non solo come il rapporto dei Bizantini con i classici della
letteratura pagana, egli merita unattenzione maggiore in quanto
tent d produrre una nuova edizione del Vecchio Testamento
(Marc. gr. 7), forse lunico che si accinse a tale impresa in tutto il
periodo coperto dalla nostra storia che conoscesse approfonditamente
8
R. W.
la tavola 1.
unt
402
FILOLOGI BIZANTINI
GLI EPIGONI
IDI
404
FILO LO G I BIZANTINI
GLI EPIGONI
405
FILO LO G I BIZANTINI
406
22 H .
G rtn e r,
BZ
64
(1 9 7 1 )
3 2 2 -5 .
X IV
EPILO G O
410
FILO LO G I BIZANTINI
EPILOGO
411
09805
I P a p ir i
P. Ant. 72: 60
P. Berol. 5005: 60
5506: 60
11739: 106
P. C olon, inv. 4780: 90
P. Lille 76d: 88
P. Louvre s.n.: 60
P. Oxy. 841: 131
1177: 375
2258: 60, 89
P. Paris Archives Nationales Muse K.
7 n. 17: 127
P.S.I. 1182: 89
P. Strasb. 173: 155
621: 60
P. Vindob. 31956: 126
II
a n o s c r it t i
A TH O S
D ionysiou 180: 233
Iviron 258: 127
Lavra B 64 (184): 228
T 84 (324): 243
0 70 (932): 127
K 41 (1328): 318
documento 31: 127
Vatopedi 747: 228
B E R L IN , Deutsche Staatsbibliothek
Ham ilton 512: 366
Phillips 1538: 233
Staatsbibliothek Prussischer
Kulturbesitz, gr. fol. 35: 155
B R U X E L L E S , Bibliothque Royale
IV. 459: 155
C A IR O Patriarcato greco
296: 245
C A M B R ID G E
Emmanuel College 30: 64
Trinity College 0.3.9: 167
University Library I. 5.44: 346
Add. 1879.23: 229
Add. 6678: 199
D A M A SC O , moschea degli Omayyadi
frammento di palinsesto: 144
E D IN B U R G H , N ational Library o f
Scotland
Advocates Library 18.7.15: 354
EREV A N , M atenadaran
arm. 141: 155
E R L A N G E N , Universittsbibliothek
gr. 1: 208
E SC O R IA L, Reai Biblioteca
R-I-18: 346
C-II-10: 225
T-III-7: 325
T-III-14: 228
FERRARA, Biblioteca Com unale Ariostea
II 155: 365
FIR EN ZE
Biblioteca Medicea Laurenziana
11.8: 367
28.18: 129, 155
28.27: 155
31.8: 380
31.10: 316
31.39: 316
32.2: 360, 362, 382
414
32.9: 226, 317
32.16: 360, 362-3
32.24: 226, 316
32.52: 311
55.4: 234
56.37: 142
59.2 & 3: 305
59.9: 227
59.14: 106
59.15: 243
60.3: 208
69.2: 228
69.6: 241, 245
69.13: 245
70.3: 228
70.8: 228
71.35: 401
74.5: 316
74.7: 225
74.10: 403
74.18: 316
74.25: 316
74.26: 316
74.30: 317
74.5: 316
75.7: 316
75.17: 316
75.18: 316
75.20: 316
80.9: 157
81.11: 156
87.4: 316
87.7: 316
Conventi Soppressi 152: 401
172: 383
192: 316
206: 228, 245
627: 243
Biblioteca Riccardiana
gr. 31: 368
45: 245
G E R U SA L E M M E , Patriarcato greco
Taphou 36: 264
H E ID E L B E R G , Universittsbibliothek
Pai. gr. 23: 227
45: 346
129: 399
168 & 169: 245
252: 228
283: 245
FILOLOGI BIZANTINI
356: 47
398: 158
IST A N BU L
M etochion del Santo Sepolcro 355:
218
Topkapi Sarayi gr. 40: 393
L E ID E N , Universiteitsbibliotheek
B.P.G. 78: 101, 153
Voss. gr. 64: 336
LEIPZIG , Universittsbibliothek
Tischendorf 2: 90
L E N IN G R A D O Biblioteca SaltykovScedrin
gr. 219: 129
L O N D O N , British Library
Burney 86: 264
95: 351
Harley 5694: 207
Add. 17148: 137
Add. 22087: 377
M A D RID , Biblioteca Nacional
4626: 154
4678: 356
M ESSIN A , Biblioteca Universitaria
gr. 118: 109
Fondo Vecchio 11: 109, 346
M ILA N O , Biblioteca Ambrosiana
B 99 sup.: 344
L 39 sup.: 383
L 93 sup.: 156
L 99 sup.: 321
M 46 sup.: 337, 404
Q_ 57 sup.: 324
& 157 sup.: 355
C 126 inf.: 359
C 222 inf.: 344, 361
D 538 inf.: 402
I 98 inf.: 397
M O N A C O , Bayerische Staatsbibliothek
gr. 430: 358
451: 403
485: 227
M O N T E C A SS IN O , Biblioteca Abbaziale
550: 73
M O SC A , M useo Storico
gr. 231: 210
489: 382
501: 245
415
IN D ICE
416
PARMA, Biblioteca Palatina
154: 382
PA TM O S, M onastero di S. Giovanni
109A, olim 737: 142
178: 48
R A V EN N A , Biblioteca Classense
429: 226
RO M A
Biblioteca Angelica gr. 14: 382
38: 367
Biblioteca Nazionale gr. 6: 154
Biblioteca Vallicelliana
gr. F. 10: 210
206-C X X X : 278
SE 1TT EN ST ET TE N , Benediktinerstift
gr. 1: 245
T O R IN O , Biblioteca Nazionale
F. VI.l: 321
T O U R S, Bibliothque Municipale
980' 235
CITT del V A T IC A N O , Biblioteca
Apostolica Vaticana
Vat. lat. 5736: 321
Barb. gr. 75: 401
87: 228
102: 370
182: 245
240: 278
310: 203, 233
591: 315
Chigi R. IV. 20: 310
Pai. gr. 173: 229
287: 383
Reg. gr. 132 & 133: 353
Urb. gr. 35: 90
61: 225
64: 325
97: 245
111: 225
124: 210
125: 360
130: 228
Vat. gr.
1: 153, 213, 228
10: 338
29: 371
47: 380
57: 310
64: 405
65: 264
73: 173, 235
FILO LO G I BIZANTINI
IN D ICE
2306: 323
2369: 64
2383: 401
V EN EZIA , Biblioteca Marciana
Marc. gr. 7: 401
172: 325
196: 157
201: 228
202: 367
226: 157
236: 158
246: 157
249: 245
250: 244
258: 157, 158, 346
269: 228
283: 401
288: 325
313: 327
386: 245
395: 228
410: 329
416: 227
418: 227
436: 59
447: 214, 237, 309
451: 209
453: 88
454: 227
460: 305
464: 378
470: 381
471: 264
474: 284
476: 284
479: 242
481: 66, 354, 364
483: 380
489: 134
616: 380
622: 99
app. class. 4.1: 204, 228
app. class. 4.55: 245
Marc. lat. 232: 156
V IEN N A , Oesterreichische Nationalbibliothek
hist. gr. 10: 229
45: 59
60: 245
85: 64
11/
med. gr.
III
A utori A
n t ic h i
N uova Era)
Achille Tazio 77, 153, 180, 271, 290,
325, 343
Aezio 51, 117, 185-86, 233, 316
Aftonio 76, 290, 340
Agatia 115-116, 118
Albino 157
Alceo 91, 100, 292
Alcifrone 290-1
Alessandro di Afrodisia 102, 105, 157
Alessandro di Traile 117, 403
Am m onio 83, 92, 101-102, 178, 401
Anacreonte 91
Andocide 351
Andronico 261
Antemio di Traile 102, 117, 229, 321
Antifonte 218, 351
Antologia greca 115, 139, 149, 151-2,
211, 217, 226, 353, 360, 364-5, 377
Antonino Liberale 158
Antonio D iogene 178
Apollinare 56
418
A pollodoro 297, 317, 367
A pollodoro di Caristo 192
Apollonio D iscolo 74, 136, 143, 253
Apollonio di Perge 102, 156
A pollonio Rodio 86, 155, 211, 363
Apollonio Sofista 214
Appiano 173, 178
Arato 54, 76, 86, 195, 246, 284, 354-51,
364, 366
Arcadio 143
Archiloco 251, 260
Archimede 102-103, 152, 228, 257
Aristarco (astronomo) 50, 156
Aristide 76-82, 141, 185, 210, 230, 266,
272, 290-1
Aristofane 59-64, 68-70, 71, 75, 99, 142,
166, 192, 198, 211, 217, 220, 226, 228,
237, 246, 292-4, 296-7, 298-300, 304,
306, 310, 344, 362, 370, 374, 378-9
Aristofane di Bisanzio 233, 306
Aristosseno 76
Aristotele 61-62, 71, 75, 90, 93, 97, 101,
103-4, 108, 112, 144, 156, 159, 170,
178-9, 192, 194, 207, 210, 217, 228,
229, 230, 233, 236, 249, 251, 257, 260,
277, 285-88, 295, 301, 315-6, 324, 3268, 339, 341, 346-7, 360, 366-7, 386-7,
401, 405
Arpocrazione 37, 374
Arriano 159, 177, 185-6, 306, 403
Aspasio 285
Atenagora 197, 210
Ateneo 214, 237, 259, 308-9
Attalo 355
Autolico 156
Babrio 140, 237, 324, 377
Basilio di Seleucia 182
Boezio 70, 71, 106, 326, 343, 352, 353
Bruto 158, 192
Callim aco 59, 68, 70, 88, 89, 119, 196,
206, 209, 216, 237, 262, 301, 302, 303,
313, 335, 363, 405
Caritone 343
C assiodoro 67, 323
Cherem one 255, 303
Chirurgici veteres 225
pseudo-Cirillo 102, 141, 166, 167, 325
Clem ente di Alessandria 208, 209, 212
Cleom ede 76, 354, 367
Conone 171, 177, 178
C oricio 84, 181, 289-90
FILO LO G I BIZANTINI
Crateuas 89
C risippo 108, 269
Ctesia 141
Dam aselo 92, 157, 177, 188
Demetrio (critico) 141, 182, 220, 268
Dem etrio di Falero 193, 215-16, 244
D em o (una donna) 347
pseudo-Democrito 255
Dem ostene 49, 54, 65, 67, 75, 81, 84,
108, 137, 185, 189, 192, 213, 225, 227,
231, 266, 267, 268, 269, 270, 272-3,
274-5, 289-90, 292, 293, 337, 341, 389,
390
D iadoco di Fotica 189
Dieta Catonis 352
Ditti cretese 215
D idim o il cieco 55
D idim o il gramm atico 72
Dinarco 241, 351
D iodoro Siculo 159, 181, 323, 346, 405
D iodoro di Tarso 179, 180
D iofanto 99, 153, 339, 355, 356, 357
pseudo-Diogene il cinico 158
Diogene Laerzio 328, 352
Diogeniano 166, 205, 342
Dione C assio 228, 279-80, 288, 323,
357
D ione Crisostom o 182, 183, 210, 392
D ionisio vescovo di Alessandria 111
D ionisio di Alicarnasso 182, 213, 228,
241, 267, 268, 269, 270, 271, 405
pseudo-Dionisio lAreopagita 61, 113,
114, 158, 188, 283, 315
D ionisio Periegeta 229, 291, 304, 312,
339, 344
D ionisio Trace 70, 74, 75, 111, 136,
137, 188, 199, 300, 302
Dioscoride 89, 155, 179, 321, 404
D onato 352
Efestione 136, 137, 138, 277, 295, 377,
380
Elia 104, 105, 106
Eliano 220, 233
Elio D ionisio 166, 205
Eliodoro (metrico) 136
Eliodoro (romanziere) 77, 174, 271,
276, 277, 328, 406
Eliodoro (scoliasta di D ionisio Trace)
302
Elladio 181, 189
Enea di Gaza 84, 234
IN D ICE
419
420
M acrobio 352
Malalas 62, 92
M alco 235
M anetone 155
M arco Aurelio 211, 215, 237, 258, 410
M arino 92, 93, 94, 156, 230
M assim o (astrologo) 155
M assim o il Confessore 173
M assim o di Tiro 157, 392
M em none 178
M enandro 67, 68, 69, 70, 84, 110, 196,
259, 369
M enandro Protettore 235
M enandro Retore 76, 344
M useo 226, 291, 301
N em esio 261, 326
Nicandro 86, 243, 297
Nicnore 199
Nicola di Dam asco 168, 235
N icom aco di Gerasa 70-71, 76, 101,
179, 340
N onn o 364
O lim piodoro 92, 104, 157, 262
O m ero 54-56, 58, 68, 71, 72, 75, 88, 94,
95, 96, 100, 108, 117, 135, 140, 154,
177, 190, 191, 209, 211, 217, 237, 242,
243, 252, 253, 258, 264, 291, 293, 296,
297, 299, 301, 307, 310, 336, 339, 345,
360, 361, 370-1, 400
O ppiano 241, 298, 304, 344, 364
Oracoli caldaici 211, 256, 260, 263-4,
399
Oracoli sibillini 113, 195
Oratori attici minori 75, 351
Oribasio 105, 106, 117, 155, 179, 233,
392
Origene, 55, 60, 111, 228
Orione 100
O ro 109, 110
Ovidio 66, 331, 376
Palladio 106
Pamprepio 93, 109
Paolo di Alessandria 106, 149, 153
Paolo di Egina 105, 179, 233, 316
Pappo 156, 213
Partenio 158
Pausania (lessicografo) 166, 211, 212,
216
Pausania Periegeta 211, 216, 357
Periplo del M a r Rosso 158
FILOLOGI BIZANTINI
Philogelos 324
Physiologus 324
Pietro Patrizio 235
Pindaro 68, 75, 131, 217, 243, 293, 294,
297, 304, 310, 344, 360, 361, 370, 372,
375, 378, 385
pseudo-Pitagora . 56, 213, 216
Platone 54, 58, 68, 84, 93, 96, 104, 108,
112, 152, 153, 157, 158, 170, 178, 179,
192, 194-5, 196, 204, 210, 213, 217,
218, 227, 228, 238, 241, 244, 247, 248,
252, 254, 257, 261, 266, 268, 269, 2723, 321, 326, 329, 342, 355, 358, 389,
391-2
Plutarco 66, 67, 93, 180, 212, 213, 228,
241, 244, 252, 270, 272-3, 290, 296,
301, 327, 353, 358, 359, 391, 402, 405
Polemone 267
Polibio 228
Polluce 50, 69, 204, 212
Policronio di Apam ea 198
Porfino 53, 60, 76, 207, 218, 254, 256,
258, 301, 321, 392, 401
Prisciano 109, 118, 352, 365
Prisco 235
Proclo 61, 93, 94, 95, 96, 101, 157, 175,
204, 230, 256, 258, 261, 283, 300, 301,
345
Procopio di Cesarea 52, 65, 175, 177,
291
Procopio di Gaza 84, 85, 90, 289, 290
S. Agostino 200, 352
S. Atanasio 112, 114, 230
S. Basilio 133, 182, 187, 190, 192, 253,
254, 267, 289-90, 291
S. Cirillo di Alessandria 61, 70, 142,
176, 392
S. Giovanni Crisostom o 58, 189, 266,
267, 268, 289-90
S. Gregorio di N azianzo 57, 73, 91,
192, 196, 219, 254, 266, 267, 289-90,
291, 294, 324, 328, 374
S. Gregorio di N issa 57, 290-91
Saffo 59, 91, 260, 293, 386
Senofonte 110, 185, 228, 291, 391, 392,
400, 405
Senofonte di Efeso 343
Severo 113
Sfera di Empedocle 376
Simplicio 92, 97, 101, 106, 259
IN D ICE
421
Teofrasto 156, 225, 226, 230, 268, 295,
308-9, 323, 351
Teofrasto (alchimista) 255
Teognide 226, 361
Teone di Alessandria 98, 152, 156, 392
Teone di Smirne 155
Tim oteo di Gaza 95, 100, 233
Tolem eo 76, 97, 98, 102, 150, 152, 155,
156, 159, 326, 355, 356, 357, 376, 389,
392, 393, 399
Tolem eo Chenno 178, 303, 307
Trifiodoro 291, 364
Trifone 292, 301
Tucidide 68, 75, 108, 177, 185, 194,
209, 218, 219, 228, 266, 268, 270,
272-3, 292, 293, 294, 358, 374, 386,
389, 402
Vindanio Anatolio 180
Zaccaria Scolastico 58, 84, 98
Zenone 108
Zosim o di Gaza 84, 231
Zosim o di Panopoli 255
IN D I C E D E L V O L U M E
M. G i g a n t e
Premessa. Un millennio di f ilo lo g ia .........................................p ag.
N. W i l s o n
Filologi bizantini
Prefazione alledizione inglese ...................................................
Prefazione alledizione ita lia n a ...................................................
Abbreviazioni .................................................................................
37
39
41
43
45
49
53
58
67
79
81
Gaza .........................................................................................
Gli scolii .................................................................................
A te n e .........................................................................................
Alessandria ...............................................................................
Costantinopoli ......................................................................
84
87
90
98
107
121
123
125
132
II.
III.
IV.
V.
VI.
424
FILO LO G I BIZANTINI
145
147
154
V. Fozio .....................................................................................
I. Introduzione ..................................................................
II. Il Lessico ........................................................................
III. La Bibliotheca ................................................................
IV. Le lettere ........................................................................
V. Gli Amphilochia .............................................................
161
163
164
168
191
194
201
203
210
214
223
225
230
236
239
241
244
247
251
264
271
279
281
283
288
295
303
313
IX. Da
I.
II.
III.
IV.
V.
425
395
XIV. Epilogo
................................................................................. .....
407
413