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"Non rischiano certo di passare per ingenui quelli che istituirono i riti misterici;essi dicono,in forma di enigma,che chiunque vada nell'Ade senza aver intrapreso e compiuto
la sua iniziazione giacer nella melma,mentre chi vi giunge dopo la purificazione ed
iniziazione,avr dimora fra gli dei.
Come dicono gli iniziati ai misteri: "sono
"E anch'io per essere uno di loro,mi sono impegnato in ogni modo."
A tal punto interviene uno degli ascoltatori,Cebete,il quale asserisce:
Ci dimostra che tutti gli esseri,gli enti,si generano in questo modo:i contrari dai loro
contrari.
Di conseguenza le nostre anime esistono nell'Ade."
Socrate diceva che che l'intelletto umano riconosce agli esseri o alle cose sempre un opposto, un
antitetico ma che solo riguardo alla morte, non trova il suo contrario.
"L'apprendere non altro che una specie di ricordare; infatti necessario che noi
abbiamo,in qualche modo,appreso prima,ci che ora ricordiamo.
Se qualcuno dopo aver visto,udito o provato una particolare sensazione su un
soggetto,non si limita al solo conoscerlo,ma gliene viene in mente subito un altro,il
quale non dipende dalla sua conoscenza,ma da un'altra,sconosciuta,allora non giusto
dire che egli l'abbia gi conosciuta in passato,pur non conoscendola?"
"E' necessario che noi si sia entrati in possesso delle conoscenze di
(in senso assoluto)in qualche modo,quindi ci da intendersi avvenuto
"Al momento del suo congedo dal corpo,qualora l'anima abbia condotto una vita in
condizioni di purezza,ossia senza portare con s nulla di ci che fisico e corruttibile,
allora si sentir attratta da ci a cui pi affine,ovvero andr alle cose divine. E come
dicono gli "iniziati ai misteri :sar in compagnia degli dei.
Inveramente,un'anima intrisa di corporeit,ne sar appesantita,e avendo paura dell'
invisibile,perch in vita non lo ha conosciuto,n cercato,n creduto,finir per essere
attratta nuovamente verso il mondo visibile. Esse si muoveranno ancora errabonde,
con il loro corpo invisibile,nel mondo visibile e si aggireranno finch,per il desiderio della
corporeit, dato che null'altro di alternativo suppongono che esista,-on finiranno di
nuovo per legarsi con un corpo. E si legheranno a corpi il cui comportamento affine o
simile alla condotta,allo stile di vita che esse tennero,a loro volta nella passata vita."
Socrate poi inizia a discorrere circa gli influssi malevoli del corpo sull'anima:
"I veri filosofi si tengono in disparte da tutti i desideri del corpo;resistono a questi
desideri e rifiutano di abbandonarvisi. Si tengono lontani dai piaceri,dai dolori, e da ci
che causa angoscia.
Tali mali,quasi fossero chiodi,affiggono l'anima al corpo,facendole passare per vero ci
che il corpo dice; viene indotta a credere che l'oggetto delle sue passioni sia la cosa pi
evidente e reale,anche se non cos. In tal modo essa non arriver mai pura nell'Ade.
Essa uscir dal corpo contaminata,ben presto ricadr in un'altro corpo,e come un
seme,vi germoglier.
L'anima prigioniera delle passioni:il filosofo dichiara ingannevole l'indagine condotta
a mezzo dei sensi,l'anima deve convincersi a raccogliersi e a concentrarsi in s
stessa,verso le cosi immutabili e divine."
In tal merito,sorridendo,egli per dimostrare la sua piena serenit afferma:
"Ai vostri occhi io valgo meno dei cigni,che,quando si accorgono di dover morire,pur
sapendo cantare gi prima,levano un canto pi forte e pi bello, lieti perch sono sul
punto di raggiungere la divinit di cui sono servitori."
Segue poi un'enunciazione sempre da Socrate tratta dalla sua "antica dottrina"Orfica:
" Al momento della morte il demone (ossia angelo) protettore che l'ha avuto in sorte da
vivo si affretta a condurlo in quel luogo dove l'anima verr sottoposta a giudizio:quan-do
essa ha ottenuto la sorte che gli spetta,ed rimasta nell'Ade per la durata necessaria,al compiersi di molti e lunghi cicli di tempo,un altro "demone guida" la riconduce
su questo mondo.
Durante questo viaggio,l'anima regolata e saggia si lascia guidare dalla sua guida,e
non ignora il significato di ci che le sta accadendo;mentre quella che serba in s il
desiderio del corpo resta ancora per molto tempo attratta dal mondo visibile.
Ma tale anima impura una volta giunta anch'essa nell'Ade,essa fuggita ed evitata da
tutti e nessuno disposto a diventare suo compagno di viaggio,n a farle da guida.
Quest'anima si trova sola,in uno stato di totale incertezza,finch non sia trascorso il
lasso di tempo necessario affinch essa venga condotta dalla necessit stessa alla
dimora che le si addice."
Socrate illustra poi con una similitudine,la condizione dell'uomo rispetto le sue idee concernenti
la verit delle cose:
Vi poi un'esortazione a convincersi che colui o coloro che guideranno la "citta ideale" dovranno,per
forza, essere uomini dediti,"iniziati" alla filosofia,quindi saggi ed equilibrati.
" Lo stato non potr prosperare se non verr disegnato da "pittori" che si servano di un
modello divino.
Coloro che sono privi di conoscenza,non avendo nell ' anima nessun modello chiaro,sono come i ciechi; il
filosofo colui che ama sempre apprendere ci che pu chiarire a lui quell'essenza eterna che non pu
essere alterata dalla generazione e dalla corruzione. Il filosofo dotato della grandezza e della visione
d'insieme dei tempi e degli esseri; egli non considera la vita umana in un modo troppo importante,e non
ritiene neppure la morte come un male.
Si accende poi un discorso concernente il "mondo delle idee":
"Le cose sono molteplici,ma l'idea una sola;ossia,ognuna delle qualit facenti parte
di cose molteplici,corrisponde ad una sola idea."
All'inizio del libro VII vi la celebre narrazione del "mito della caverna":
"Immagina alcuni uomini,i quali vivono,rinchiusi sin dall'infanzia,in una caverna sotterranea,i quali sono
obbligati,da pesanti catene,a rivolgere lo sguardo verso una lunga parete,di fronte a loro.
Dall'apertura della caverna,dietro le loro spalle,la quale non possono assolutamente
vedere,filtra un raggio di luce la quale si proietta,riflettendosi su quella parete che essi
ogni giorno vedono.
Ecco che fuori della caverna,innanzi all'apertura,passano,avanti e indietro uomini che
portano oggetti di ogni sorta;alcuni parlano,altri stanno zitti.
I prigioneri,nella caverna,possono vedere le sagome riflesse,tutte dissimili,proietatte
dalla luce sulla loro parete;essi considerano reali quelle immagini che vedono.
La realt,per essi,consiste soltanto nelle ombre degli oggetti che passano davanti all'
apertura della grotta; essi si possono considerare simili a noi,ossia posti in un luogo
ove il vedere dalla loro prospettiva li rende ignoranti,ripetto la verit dei fatti.
Ipotizziamo ora che uno di essi,si liberasse dalle catene e alzatosi,volgesse il collo;
camminando e vedendo la luce,soffrirebbe molto facendo tutto ci,rimarrebbe abba-gliato e sarebbe
dapprima incapace di vedere ci di cui prima vedeva solo le ombre.
Vedendo le cose,da quella nuova prospettiva,egli rimarrebbe molto imbarazzato e
stupito nell'accorgersi che prima vedeva solo apparenze vane e che ora invece,pu
intendere la vera realt perch il suo sguardo pi vicino alle cose reali.
Nel vedere la luce del sole,uscendo,rimarrebbe accecato da tale luminosit,tanto da
abbisognare di doversi pian piano abituare;contemplando la nuova realt capirebbe
che sino ad allora egli viveva nell'errore,insieme ai suoi compagni,che anzi era lo stesso Sole la causa di
ci che sino ad poco prima,nella caverna,essi vedevano.
Ricordandosi della sua vecchia dimora e della sapienza errata di laggi, ritenendosi fortunato del
mutamento della sua sorte,proverebbe per coloro sicuramente piet.
Quando viveva nella caverna,fra i suoi compagni vigeva una conoscenza,una tradizione che si fondava su considerazioni e interpretazioni ricavate da quella prospettiva
e condizione sbagliata; essi si attribuivano onori,elogi e premi a vicenda per chi vedesse meglio il passaggio delle ombre,e chi si ricordasse o indovinasse quali passano per prime e quali per ultime,generando una sorta di arte divinatoria,quali noi attribuiamo all'astrologia o alla profezia o all'oracolo.
Egli di certo non proverebbe ora,certo invidia per la loro condizione e per la loro antica arte? No di certo.
Ma se egli scendesse di nuovo al suo posto,non sentirebbe male agli occhi per l'oscurit,venendo dalla
luce?
E non verrebbe egli deriso,dapprima,vedendolo confuso per non aver ancora riac-quistato l'abitudine del
buio,e si direbbe di lui che l'ascesa gli ha rovinato la vista e
che non vale neppure la pena di affrontare la scalata?
E non verrebbe ucciso colui che tentasse di liberare gli altri,ottusi dalle loro convinzioni,per farli salire?"
"Nell'anima di ognuno c' tale facolt,insieme ad un organo che rende possibile la conoscenza; a tal merito,riguardo la verit,occorre assolutamente dire che la "cultura", non tale quale
alcuni proclamano che sia.
Vi dunque un'arte per far "voltare" nel modo pi facile ed efficace quell'organo della comprensione:
occorre,presupponendolo gi presente,distorglielo dalla sua abitudine scorretta e volgerla verso dove
deve guardare.
Le facolt cosidette "psichiche",sono affini a quelle del corpo,si possono creare con l'abitudine e
l'esercizio;se tale attivit fosse esercitata sin dall'infanzia,l'essere, adulto, vedrebbe con la stessa
acutezza con cui vede le cose sensibili,le cose divine."
Riguardo il punto di riferimento umano che certo relativo,rispetto all'assoluto ordinamento, egli
dice:
"Gli uomini,ignorando la verit si formano idee errate su moltissime cose:se egli,vivesse all'interno di un
cerchio,e si muovesse dal basso verso il centro,guardando il punto da cui partito,crederebbe di trovarsi
in alto. E se si muovesse all'indietro,crederebbe di scendere; ma non si troverebbe egli un questa
situazione perch ignora che cosa sia davvero in alto,al centro e in basso."
Socrate passa poi ad un'enunciazione riguardo la triplice manifestazione dell"essere" divino,
del Dio,nella sua creazione,paragonandolo ai diversi gradi di purezza dell'essere:
"Il dio,cre l'oggetto,realizzandolo nell'idea dell'essenza, poi un dio artigiano,ne modell le
forme,rendendolo tangibile e visibile; un dio pittore,ne imit la forma,facendolo ammirare a tutti,proprio
come fanno i poeti."
Riguardo il bene e il male:
"E' male tutto ci che porta alla rovina e alla distruzione, bene tutto ci che conserva e giova."
A tal punto avviene una narrazione circa uno sconosciuto personaggio,di nome "Er",il quale,etimologicamente,appare come di derivazione ebraica; fra gli antenati di Giuseppe,sposo di Maria, compare infatti lo
stesso nome. Addirittura,Clemente Alessandrino,propose l'identificazione di Er con il persiano Zoroastro.
In tal passo evidente la dichiarazione circa la trasmigrazione delle anime:
"Er,mor in battaglia;ricondotto a casa,il dodicesimo giorno,mentre si trovava disteso di gi sul rogo,per il
suo funerale,ritorn in vita e prese a raccontare ci che aveva visto laggi nell'Ade.
Disse che la sua anima,dopo essere uscita dal corpo,err insieme a molte altre,e
giunse in un luogo meraviglioso,dove c'erano due aperture comunicanti col terreno e
due altre simili nel cielo in corrispondenza delle prime.
In mezzo ad esse erano sedute dei giudici.
Essi emanavano le sentenze,poi imponevano ai giusti di avviarsi a destra,in alto e agli ingiusti di andare
invece a sinistra,in basso.
Giunto il suo turno,i giudici ordinarono a Er di riferire agli uomini tutto ci che egli
avrebbe visto e osservato.
Er apprese che ogni anima scontava dieci volte tanto ogni colpa commessa e ogni persona offesa,e ogni
castigo durava cento anni:in media essa permane quindi,in quella condizione,per un periodo di mille anni.
Ad un certo punto un araldo comparse e disse:
-anime effimere,ecco l'inizio di un altro ciclo di nascite apportatrici di morte; non un demone sceglier
voi,ma voi sceglierete il vostro demone!
Scegliete quindi la vita che sar necessariamente legata a lui!
La virt non ha padroni; ognuno la possieder di pi o di meno a seconda che l'abbia onorata o
trascurata; la responsabilit di chi fa la scelta: la divinit innocente. Un sacerdote gett in aria le sorti,ed ognuno scelse quella che gli era caduta vicino;
e di nuovo furono posti per terra davanti a loro i modelli di vita:quelli di tutti gli animali
e degli uomini.
Tali elementi erano mischiati insieme alla ricchezza,alla povert,alla malattia,alla salu-te; quel
momento, il massimo cimento per ogni uomo,nella speranza di riuscire a riconoscere e a trovare chi lo
renda capace ed esperto di distinguere la vita buona da
quella cattiva,di sciegliere sempre la migliore possibile a vantaggio della propria ricerca verso il bene o nella caduta verso il male.
Occorre scendere nell'Ade,avendo il potere di saper scegliere la vita migliore che ci
potr condurre verso il bello e il buono,sfuggendo i piaceri,le ricchezze,che inveramen-te,ci
condurrano,appesantendoci,verso il cattivo.
L'araldo aggiunse: -anche l'ultimo arrivato,se compir la sua scelta giudiziosamente e
vivr con seriet,ha davanti a s un'esistenza accetabile,per nulla indecorosa.Er diceva che lo spettacolo di ciascun anima intenta a scegliere la propria esistenza era
compassionevole,ridicolo,assurdo.
Infatti le anime in genere sceglievano in base alle abitudini acquisite nella vita anteriore.
"Come se Uno,dopo aver osservato dei begli animali,sia rappresentati da una pittura,
sia anche veramente vivi,ma in stato di quiete,sentisse anche il desiderio di vederli in
*
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"LA SEPARAZIONE DALL'UNO IN DUE"
Platone,enuncia la necessit che dall'Unit,cio dall'Essere Uno,Dio Padre,venga tratta una Dualit,
affinch fosse resa possibile la manifestazione sui due piani fisico e metafisico.
Dapprima il Tutto era Uno; avvenendo una sorta di "clonazione"o separazione, tale Tutto divenne intriso
di Dualit,quindi automaticamente molteplice: il positivo e il negativo,il maschio e la femmina,cio tutti
i principi dei contrari o opposti,dell'eccesso e del difetto,del positivo e negativo fecero la loro comparsa.
Prima non vi era un plurale: esse erano "Uno".
Tale dualit rese possibile l'attuazione dei processi di scambio ciclici,che anche la scienza umana e
moderna riconosce.
Dalla scienza dello Spirito,tale separazione riconosciuta come "il dividere il cielo dalle acque",il
"separare la luce dalle tenebre". (vedi analogia con il 1 giorno della creazione biblica)
"LA GENERAZIONE DELL'ANIMA DEL MONDO"
Avviene dunque,la generazione dell'Anima del Mondo,composta ad immagine ed ispirazione delle idee
intellegibili, quale sostanza sovrasensibile,nella quale verr incorporato sia l'insieme delle Gerarchie
Celesti Intelligenti,che avranno funzioni motrici di attuazione e reggenza del cosmo,sia,sotto forma di
"embrione,seme,o idea",l'essenza umana,animale, vegetale,minerale.
"Il Dio cre prima l'Anima,facendola per virt,pi giovane del corpo e pi antica di
esso,perch essa doveva essere signora e dominatrice di esso."
L'asse portante principale su cui si fonda la Creazione,consiste in una mediazione,"manipolazione",
un operazione effettuata dal "Demiurgo" creatore,(l'Intelligenza Cosmica),quale Verbo,sinonimo di
"azione", che a mezzo della matematica, dei rapporti numerici e della geometria.
Tuttavia,vi una sottile e acuta differenza fra il concetto creazionistico biblico e quello platonico; Mos
intende la creazione con il produrre l'essere dal non-essere,mentre invece per Platone il non-essere non
affatto il "nulla",ma coincide con la nascita del principio o mondo materiale,ossia il passare da una
realt informe ad una strutturazione logica sensibile,"formata".
"LA CREAZIONE DEGLI ELEMENTI SENSIBILI"
Demiurgo,costruisce,mediante una strutturazione atomica,usufruendo di rapporti numerici,una figura
geometrica,che risulta essere la base di sviluppo e nascita di tutte le forme fisiche: il " triangolo".
imita anch'essa,come tutto del resto,il concetto di unit dell'eterno,scorrendo secondo una scansione
numerica,muovendosi ciclicamente appunto anch'esso,secondo il numero,con una logica quindi, numerica.
L' dell'eterno, (il presente assoluto),viene imitato dal tempo,con ritmi numerici dai quali nascono l'era,
(il passato) e il sar;(il futuro) essi divengono una copia mobile numerata,del verbo "essere" eterno.
"GLI ANGELI"
Dopo la costituzione dei 4 elementi e del tempo,il Demiurgo crea le gerarchie Angeliche quali "astri"
fatti prevalemente di fuoco,dotati di anime intelligenti,esseri divini strettamente connessi con l'intelligenza
dell'Anima del Mondo,che hanno come ruolo il "reggere" in concreto,l'ordinamento universale e come
poi vedremo,il compito di "creare" le anime umane.
Occorre notare che dal Demiurgo dipendono tutti questi Di e Dmoni creati,per sua volont e scelta.
"LA CREAZIONE DELLE ANIME UMANE"
Si noti che gli Angeli,e in un primo tempo anche "i figli degli Di",ossia le anime umane,vengono
destinati entrambi ad una esistenza immortale,eterna,incoruttibile:
"O Di,figli di Di,Io sono Artefice e Padre di opere che,generate per mezzo mio,non
sono dissolubili,se io non voglio. Non sarete disciolti e non vi toccher un destino di
morte,poich avrete a vostro vantaggio la mia volont,che un legame ancora pi forte
di quello dal quale siete stati legati allorch siete nati.
Restano ancora da generare tre generi di mortali,(i vegetali,gli animali e gli uomini) affinch
l'opera sia completa e perfetta,ma se questi si generassero e avessero vita per opera
mia,diventerebbero uguali agli Di.
Io vi fornir il seme e il principio,ma perch dunque siano mortali,occupatevi voi,(Di
creati)secondo natura,della costituzione dei viventi,imitando la potenza che attuai nella
vostra generazione.
Intessendo il mortale all'immortale,producete animali e generateli,e fornendo loro il
nutrimento (i vegetali) allevateli,e quando periscono riceveteli nuovamente; fra questi,
genererete il pi religioso degli animali".(l'uomo)
" I DESTINI UMANI"
Vengono poi assegnati i destini degli uomini,e qui,a differenza di ci che inversamente affermato nel
"Fedone",non vi n caduta,n trasgressione peccaminosa biblica,ma gli eventi sono determinati da
un'inevitabile logica evoluzionistica ,prestabilita dallo stesso Creatore,la quale rientra,concettualmente,quale base d'impostazione per molte tradizioni esoteriche antiche e moderne.
Viene,a tal punto,dichiarato il destino escatologico dell'uomo: "una volta entrata nel corpo,l'anima
sar coinvolta nelle passioni; il suo compito o scopo sar quello di dominarle,di non esserne
schiava e di vivere secondo giustizia,allontanandosi dall'ingiustizia."
"Per quanto riguarda la forma di anima che in noi pi importante,il Dio l'ha data a
ciascuno come un "dmone"; tale forma abita la parte superiore del capo,e dalla terra ci
innalza verso la realt che ci congenere nel cielo,in quanto noi siano piante non
terrestri,ma celesti."
Socrate: "CHI AMA DESIDERA CHE IL BELLO DIVENGA SUO; L'AMORE E'
DESIDERIO DI POSSEDERE IL BENE PER SEMPRE.
"L'AMORE E'ANCHE AMORE DELL'IMMORTALITA'"
"LA NATURA MORTALE CERCA,CON OGNI MEZZO,DI PERPETUARSI E DI
ESSERE IMMORTALE.
E PUO' RIUSCIRVI SOLO PER QUESTA VIA,MEDIANTE LA
RIPRODUZIONE,LASCIANDO SEMPRE UN GIOVANE AL POSTO DEL
VECCHIO.
Continua Diotima: "CHI SIA EDUCATO ALLA QUESTIONI D'AMORE,GIUNTO
ORMAI AL GRADO SUPREMO DELL'INIZIAZIONE AMOROSA ALL'IMPROVVISO
GLI SI RIVELERA' UNA BELLEZZA MERAVIGLIOSA PER SUA NATURA,CHE
NON NASCE E NON MUORE; SI ACCORGERA' CHE TUTTE LE BELLEZZE
PARTECIPANO A LEI IN MODO CHE ESSA NON SI ARRICCHISCA NE' SCEMI,
RIMANENDONE INTOCCATA."
Qui si allude alla "contemplazione" mistica che si attua nella preghiera e nella
meditazione.
In tutto il testo del Simposio ricorre l'affermare che "AMORE E' UN'ESSENZA INTERMEDIA TRA IL MORTALE E L'IMMORTALE;POICHE' L'ANIMA HA VISSUTO
IN MEZZO ALLE IDEE,(Dio) ESSO E' LO SFORZO CONTINUO DELL'ANIMA PER
RITROVARE CIO' CHE UN TEMPO HA AMATO."
LETTERE
(Platone)
Nella 2 LETTERA (360 a.c.) Platone discorrendo con il discepolo Dionisio II, accenna
ad una misteriosa dottrina incomunicabile scritturalmente;
Tu sostieni, che non ti e stata sufficientemente rivelata la natura di ci che primo.
Bisogna dunque che te ne parli, ma per enigmi, in modo che, se a questa lettera dovesse
capitare un caso avverso nei recessi del mare o della terra, chi la legga non capisca.
Tutti gli esseri stanno intorno al Re del tutto e tutti sono in grazia sua ed esso la causa di
tutto ci che bello; le cose (gerarchie) che sono seconde stanno intorno al secondo, le
terze intorno al terzo.
Lanima umana aspira a conoscere quali qualit abbiano le cose (gerarchie), e guarda a
quelle (enti materiali) che le sono affini, ma nessuna di queste cose la soddisfa.
Riguardo al re ed alle cose di cui ho detto, non vi niente di affine.
Allora lanima si chiede: Ma qual la loro natura?
Ed questa la domanda che la causa di tutti i mali, e nessuno mai potr raggiungere
realmente la verit, se non riuscir a liberarsene. Nessuno di quelli che mi hanno ascoltato,
allinizio, se ne sono liberati con poca difficolt.
Bada per che questa lettera non cade nelle mani di uomini ignoranti, perch per la
moltitudine non vi sono dottrine pi ridicole di queste. Di tali cose occorre parlarne spesso e
continuamente, per molti anni, a prezzo di molta fatica, e solo allora esse si purificano come
si purifica loro.
Vi sono uomini che dopo aver sentito parlare per oltre trentanni di tali cose, i quali
dichiarano che ci che sembrava prima assolutamente incredibile ora credibilissimo e
chiarissimo, mentre ci che era prima credibilissimo sembra ora contrario.
Rifletti dunque a questo e bada di non dover un giorno pentirti di aver lasciato che queste
dottrine si diffondessero in modo non degno. Il miglior modo di custodirle sar di non
scriverle, ,a di apprenderle a memoria: perch impossibile evitare che le cose scritte cadano
in mano altrui.
Per questa ragione io non ho mai scritto niente su queste cose e non c, n
mai ci sar un trattato di Platone, e ci che ora va sotto il suo nome la
dottrina di Socrate, bello e giovane. Stammi bene e dammi ascolto: dopo aver letto
parecchie volte questa lettera, bruciala.
Dalla VII Lettera: So che altri hanno scritto ispirandosi a miei insegnamenti, ma chi
essi siano, neppure essi lo sanno. Questo solo posso dire sul conto di quelli che hanno scritto
o che scriveranno affermando di conoscere ci che loggetto del mio studio, sia per averlo
appreso da me o da altri, sia per averlo scoperto da s stessi; non possibile, almeno
secondo la mia opinione, che abbiano capito alcunch in questa materia. Su ci non
esiste, n mai ci sar, alcun mio trattato; perch questa disciplina non
assolutamente , come le altre, comunicabile, ma solo dopo molte discussioni su questi
problemi e dopo una lunga convivenza, improvvisamente, come luce che si accende da una
scintilla, essa nasce nellanima e nutre ormai se stessa. Tuttavia io so che se queste cose pur
dovessero essere scritte o dette, lo sarebbero nel modo migliore da me e so anche che mi
farebbe molto soffrire il constatare che sono state scritte male. Se ritenessi che fosse
opportuno metterle per iscritto e comunicarle a tutti in modo adeguato, che cosa avrei
potuto fare di pi bello nella mia vita se non mettere per iscritto una dottrina salutare agli
uomini e portare alla luce per tutti la natura delle cose?
Ma io non ritengo che una disquisizione, come si dice, su questi argomenti, possa essere un
bene per gli uomini, se non per quei pochi che sono capaci, dopo poche indicazioni, di
trovare da soli la verit; degli altri, alcuni si gonfierebbero di un ingiustificato disprezzo per
ci che non bene, altri di una superba e vuota fiducia, come se avessero appreso qualcosa
di sublime.
Su questo punto io intendo parlare ancora pi a lungo; cos forse, quando avr parlato,
qualcuna delle cose che dico diverr pi chiara.