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parte quattordicesima
sintesi
PRIMO PIANO
capitolo
Le citt invisibili
di Calvino
La poetica combinatoria
Le citt invisibili esce nel 1972. Calvino abita a Parigi gi dal
1964 e partecipa al Laboratorio di letteratura potenziale di
Queneau. Ha appena scritto un saggio sulla narrativa come
processo combinatorio. Coerentemente a tale progetto ha
pubblicato Il castello dei destini incrociati (1969). Le citt
invisibili confermano tale poetica combinatoria e il
procedimento astratto e allegorico della scrittura.
Date e dati
1923-1985
1964
1972
Italo Calvino
trasferimento di Calvino a Parigi
e contatti con lOulipo
pubblicazione delle Citt invisibili
Calvino e il Postmoderno
Il romanzo rivela ladesione di Calvino alla poetica
postmoderna della riscrittura, dellintertestualit e
allatteggiamento metanarrativo. Il romanzo rivela anche la
tendenza postmodernista allibridazione dei generi: oscilla
infatti fra il racconto filosofico e quello fantastico-allegorico.
Il nichilismo filosofico
Nel romanzo lordine delle cose sostituito dallordine del
discorso che non riesce pi a cogliere la referenzialit
oggettiva. Anche il tempo e lo spazio sono ormai del tutto
rarefatti, astratti, mentali. Di qui il nichilismo filosofico
dellultimo Calvino, che urta peraltro con una permanente
esigenza di denuncia dellinferno della storia e con la
coscienza che la menzogna nelle cose, non nel
linguaggio. Nel romanzo confluiscono insomma esigenze
moderne (di tipo morale e razionale) e postmoderne (di tipo
nichilistico-ontologico).
PRIMO PIANO
A La struttura e i temi
A1
Le citt invisibili
e gli ambienti
culturali francesi
La narrativa come
processo
combinatorio
Le citt invisibili fu pubblicato nel 1972 presso la casa editrice Einaudi. Dal 1964 Calvino (cfr. cap. VI) si era trasferito a Parigi, dove era entrato in contatto con gli strutturalisti, in particolare con Roland Barthes, e con il gruppo dellOulipo (sigla di Ouvroir
de Littrature Potentielle: laboratorio di letteratura potenziale) costituito dagli scrittori
sperimentali che si raccoglievano attorno a Raymond Queneau (su questi aspetti che
avvicinano Calvino a Perec, cfr. cap. IV, 3). Composto negli anni del soggiorno parigino, Le citt invisibili risente dellinfluenza del clima culturale francese. anzi proprio
per ladesione alla temperie culturale nuova dello strutturalismo che il libro segna una
svolta fondamentale nellopera di Calvino. Nella precedente produzione dello scrittore vengono concordemente individuate due fasi: la prima neorealista e la seconda, vicina allo sperimentalismo di Officina e del Menab. Alla fine degli anni Sessanta
lautore aderisce a una nuova idea di letteratura, intesa come artificio e come gioco
combinatorio. Un importante saggio del 1967 segna e spiega questo cambiamento di
*poetica, che condiziona tutti gli scritti successivi alla sua pubblicazione: Cibernetica e
fantasmi: appunti sulla narrativa come processo combinatorio (ora in Una pietra sopra). Qui
Calvino, tracciando un parallelo tra i procedimenti di produzione linguistica e la logica combinatoria su cui si fonda il funzionamento delle macchine informatiche, sostiene che linvenzione letteraria deve corrispondere a una precisa idea teorica, a
unidea quasi scientifica della scrittura. Se la logica combinatoria alla base dei meccanismi compositivi che regolano la scrittura, il progetto intellettuale insito in ogni
operazione letteraria diventa tanto pi efficace quanto pi cresce il grado di consapevolezza che sa suscitare, nei lettori, circa i meccanismi della costruzione semiotica della letteratura.
Gi nel Castello dei destini incrociati (1969), uno scritto commissionato dalleditore
Franco Maria Ricci per corredare le riproduzioni di un mazzo di tarocchi francesi,
presente la logica combinatoria: il racconto si articola in percorsi e varianti che seguono le combinazioni delle carte sui tavoli da gioco. Nelle Citt invisibili lesibizione dei
meccanismi combinatori del racconto diventa ancora pi esplicita. Il lettore messo di
fronte a una scrittura difficile, che coniuga suggestioni favolistiche e significati simbolici entro un tessuto fitto di riferimenti alla tradizione letteraria. Lossatura dellopera
posta in primo piano grazie alla segmentazione del racconto, articolato in testi brevi
che si susseguono entro una cornice. Lordine di sequenza dei testi segue una logica
che appare al tempo stesso trasparente e oscura: le ragioni della costruzione, infatti, restano sempre sfuggenti.
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PRIMO PIANO
A La struttura e i temi
A2
La struttura
dellopera
Il dialogo fra Kublai
Kan e Marco Polo
e le 55 descrizioni
di citt
Un romanzo
autoriflessivo
e metatestuale
La struttura dellopera
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PRIMO PIANO
SI1
A La struttura e i temi
PI
SCHEDA INFORMAZIONI
MD1
no non viaggia nel mondo esterno, ma scava al proprio interno, percorre i luoghi sedimentati dellimmaginario storico.
Quando impara la lingua dellimperatore, Marco Polo diventa in grado di offrire al Gran Kan resoconti di viaggio
precisi e completi. Ma la natura ambigua dei suoi racconti, dovuta alla loro fondamentale inautenticit, non
muta. Limperatore decifra i significati dei racconti, ma
non sa mai quale ne sia la vera natura. Quando alla fine
gli chiede se, dopo avere conosciuto tutte le citt, egli
sarebbe stato in grado di possedere veramente il suo
impero, il viaggiatore gli risponde che capire gli emblemi significa diventare emblemi. Entrare in una dimensione intellettuale significa insomma compenetrarsi in
essa fino a perdere la percezione dellalterit. La conoscenza della realt non coincide con il potere su di essa.
Sapere non potere. Il dominio conoscitivo sul mondo
non pi possibile perch avvenuta la scoperta filosofica della relativit del segno. Nelle Citt invisibili non
esiste un mondo esterno alla semiosi: nella dialettica tra
cultura e natura, la seconda unalterit muta e inespressiva (cfr. T2, p. 6).
MATERIALI E DOCUMENTI
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PRIMO PIANO
A La struttura e i temi
MD1 Un ultimo poema damore alle citt. Calvino parla delle Citt invisibili
Che cosa oggi la citt, per noi? Penso daver scritto qualcosa come un ultimo poema damore alla citt,
ne momento in cui diventa sempre pi difficile viverle
come citt. Forse stiamo avvicinandoci a un momento
di crisi della vita urbana, e Le citt invisibili sono un
sogno che nasce dal cuore delle citt invivibili. Oggi si
parla con eguale insistenza della distruzione dellambiente naturale quanto alla fragilit dei grandi sistemi
tecnologici che pu produrre guasti a catena, paralizzando metropoli intere. La crisi della citt troppo
grande laltra faccia della crisi della natura. Limmagine della megalopoli, la citt continua, uniforme,
che va coprendo il mondo, domina anche il mio libro.
Ma libri che profetizzano catstrofi e apocalissi ce ne
sono gi tanti; scriverne un altro sarebbe pleonastico,
e non rientra nel mio temperamento, oltretutto. Quello che sta a cuore al mio Marco Polo scoprire le
ragioni segrete che hanno portato gli uomini a vivere
nella citt, ragioni che potranno valere al di l di tutte
le crisi. Le citt sono un insieme di tante cose: di
memoria, di desideri, di segni dun linguaggio; le citt
sono luoghi di scambio, come spiegano i libri di storia
delleconomia, ma questo scambi non sono soltanto
scambi di merci, sono scambi diparole, di desideri, di
ricordi. Il mio libro sapre e si chiude su immagini di
citt felici che continuamente prendono forma e svaniscono, nascoste nelle citt infelici.
da I. Calvino, Presentazione, in Le citt invisibili,
Mondadori, Milano 1999, pp. VII-X.
T1
Marco Polo
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da I. Calvino,
Le citt invisibili,
Einaudi, Torino 1977.
Nuovo arrivato e affatto ignaro delle lingue del Levante, Marco Polo non poteva esprimersi altrimenti che con gesti, salti, grida di meraviglia e dorrore, latrati o chiurli1
danimali, o con oggetti che andava estraendo dalle sue bisacce: piume di struzzo, cerbottane, quarzi, e disponendo davanti a s come pezzi degli scacchi. Di ritorno dalle
missioni cui Kublai lo destinava, lingegnoso straniero improvvisava pantomime2 che il
1 chiurli: lett. sono i versi del chiurlo, un uccello di piccole e medie dimensioni caratterizzato dal piumaggio bruno sul dorso e giallastro
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A La struttura e i temi
T1 Marco Polo
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sovrano doveva interpretare: una citt era designata dal salto dun pesce che sfuggiva
al becco del cormorano3 per cadere in una rete, unaltra citt da un uomo nudo che
attraversava il fuoco senza bruciarsi, una terza da un teschio che stringeva tra i denti
verdi di muffa una perla candida e rotonda. Il Gran Kan decifrava i segni, per il nesso
tra questi e i luoghi visitati rimaneva incerto; non sapeva mai se Marco volesse rappresentare unavventura occorsagli in viaggio, una impresa del fondatore della citt, la profezia dun astrologo, un rebus o una sciarada4 per indicare un nome. Ma, palese o oscuro
che fosse, tutto quel che Marco mostrava aveva il potere degli emblemi, che una volta
visti non si possono dimenticare n confondere. Nella mente del Kan limpero si rifletteva
in un deserto di dati labili e intercambiabili come grani di sabbia da cui emergevano
per ogni citt e provincia le figure evocate dai logogrifi5 del veneziano.
Col succedersi delle stagioni e delle ambascerie, Marco simpratich della lingua tartara e di molti idiomi di nazioni e dialetti di trib. I suoi racconti erano adesso i pi
precisi e minuziosi che il Gran Kan potesse desiderare e non vera quesito o curiosit
cui non rispondessero. Eppure ogni notizia su di un luogo richiamava alla mente dellimperatore quel primo gesto o oggetto con cui il luogo era stato designato da Marco.
Il nuovo dato riceveva un senso da quellemblema e insieme aggiungeva allemblema
un nuovo senso. Forse limpero, pens Kublai, non altro che uno zodiaco di fantasmi
della mente.
Il giorno in cui conoscer tutti gli emblemi, chiese a Marco, riuscir a possedere
il mio impero, finalmente?
E il veneziano: Sire, non lo credere: quel giorno sarai tu stesso emblema tra gli emblemi.
Esercizi
INTERPRETARE E APPROFONDIRE
Caratterizza la posizione di Marco e quella di Kublai Kan nei confronti della realt.
T2
PI
da I. Calvino,
Le citt invisibili,
Einaudi, Torino 1977.
Luomo1 cammina per giornate tra gli alberi e le pietre. Raramente locchio si ferma
su una cosa, ed quando lha riconosciuta per il segno dunaltra cosa: unimpronta
sulla sabbia indica il passaggio della tigre, un pantano annuncia una vena dacqua, il
1 Luomo: ogni uomo. Lindefinito accentua il carattere simbolico e paradigmatico del racconto.
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A La struttura e i temi
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fiore dellibisco la fine delinverno. Tutto il resto muto e intercambiabile; alberi e pietre sono soltanto ci che sono.2
Finalmente il viaggio conduce alla citt di Tamara. Ci si addentra per vie fitte dinsegne che sporgono dai muri. Locchio non vede cose ma figure di cose che significano
altre cose: la tenaglia indica la casa del cavadenti,3 il boccale la taverna, le alabarde 4 il
corpo di guardia, la stadera5 lerbivendola. Statue e scudi rappresentano leoni delfini
torri stelle: segno che qualcosa chiss cosa ha per segno un leone o delfino o torre
o stella. Altri segnali avvertono di ci che in un luogo proibito entrare nel vicolo
con i carretti, orinare dietro ledicola, pescare con la canna dal ponte e di ci che
lecito abbeverare le zebre, giocare a bocce, bruciare i cadaveri dei parenti. Dalla porta
dei templi si vedono le statue degli dei, raffigurati ognuno coi suoi attributi: la cornucopia,6 la clessidra,7 la medusa,8 per cui il fedele pu riconoscerli e rivolgere loro le preghiere giuste. Se un edificio non porta nessuna insegna o figura, la sua stessa forma e
il posto che occupa nellordine della citt bastano a indicarne la funzione: la reggia, la
prigione, la zecca, la scuola pitagorica,9 il bordello. Anche le mercanzie che i venditori
mettono in mostra sui banchi valgono non per se stesse ma come segni daltre cose: la
benda ricamata per la fronte vuol dire eleganza, la portantina dorata potere, i volumi
di Averro10 sapienza, il monile per la caviglia volutt.11 Lo sguardo percorre le vie come
pagine scritte: la citt dice tutto quello che devi pensare, ti fa ripetere il suo discorso,
e mentre credi di visitare Tamara non fai che registrare i nomi con cui essa definisce
se stessa e tutte le sue parti.
Come veramente sia la citt sotto questo fitto involucro di segni, cosa contenga o
nasconda, luomo esce da Tamara senza averlo saputo. Fuori sestende la terra vuota fino allorizzonte, sapre il cielo dove corrono le nuvole. Nella forma che il caso e il vento
dnno alle nuvole luomo gi intento a riconoscere figure: un veliero, una mano, un
elefante
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PRIMO PIANO
A La struttura e i temi
Esercizi
ANALIZZARE
INTERPRETARE E APPROFONDIRE
Il linguaggio e la conoscenza
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Dalla citt di Zirma i viaggiatori tornano con ricordi ben distinti: un negro cieco che
grida nella folla, un pazzo che si sporge dal cornicione dun grattacielo, una ragazza
che passeggia con un puma legato al guinzaglio. In realt molti dei ciechi che battono
il bastone sui selciati di Zirma sono negri, in ogni grattacielo c qualcuno che impazzisce, tutti i pazzi passano le ore sui cornicioni, non c puma che non sia allevato per
un capriccio di ragazza. La citt ridondante,1 si ripete perch qualcosa arrivi a fissarsi
nella mente.
Torno anchio da Zirma: il mio ricordo comprende dirigibili che volano in tutti i
sensi allaltezza delle finestre, vie di botteghe dove si disegnano tatuaggi sulla pelle ai
marinai, treni sotterranei stipati di donne obese in preda allafa. I compagni che erano
con me nel viaggio invece giurano daver visto un solo dirigibile librarsi tra le guglie
della citt, un solo tatuatore disporre sul suo panchetto aghi e inchiostri e disegni traforati,2 una sola donna-cannone3 farsi vento4 sulla piattaforma dun vagone. La memoria ridondante: ripete i segni perch la citt cominci a esistere.
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PRIMO PIANO
A La struttura e i temi
Esercizi
ANALIZZARE
INTERPRETARE E APPROFONDIRE
Ripetizione e ordine
La memoria e ridondante
T4
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Luomo che viaggia e non conosce ancora la citt che lo aspetta lungo la strada, si domanda
come sar la reggia, la caserma, il mulino, il teatro, il bazar. In ogni citt dellimpero ogni
edificio differente e disposto in un diverso ordine: ma appena il forestiero arriva alla citt
sconosciuta e getta lo sguardo in mezzo a quella pigna di pagode1 e abbaini e fienili, seguendo il ghirigoro2 di canali orti immondezzai, subito distingue quali sono i palazzi dei
principi, quali i templi dei grandi sacerdoti, la locanda, la prigione, la suburra. Cos dice
qualcuno si conferma lipotesi che ogni uomo porta nella mente una citt fatta soltanto
di differenze, una citt senza figure e senza forme, e le citt particolari la riempiono.3
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A La struttura e i temi
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Non cos a Zoe. In ogni luogo di questa citt si potrebbe volta a volta dormire, fabbricare arnesi, cucinare, accumulare monete doro, svestirsi, regnare, vendere, interrogare oracoli. Qualsiasi tetto a piramide potrebbe coprire tanto il lazzaretto dei lebbrosi quanto le terme delle odalische.4 Il viaggiatore gira gira e non ha che dubbi: non
riuscendo a distinguere i punti della citt, anche i punti che egli tiene distinti nella
mente gli si mescolano. Ne inferisce questo: se lesistenza in tutti i suoi momenti tutta
se stessa, la citt di Zoe il luogo dellesistenza indivisibile. Ma perch allora la citt?
Quale linea separa il dentro dal fuori, il rombo delle ruote dallululo dei lupi?5
Esercizi
ANALIZZARE
INTERPRETARE E APPROFONDIRE
Il dentro e il fuori
T5
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A La struttura e i temi
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Di tutti i cambiamenti di lingua che deve affrontare il viaggiatore in terre lontane, nessuno uguaglia quello che lo attende nella citt di Ipazia, perch non riguarda le parole
ma le cose. Entrai a Ipazia un mattino, un giardino di magnolie si specchiava su lagune1
azzurre, io andavo tra le siepi sicuro di scoprire belle e giovani dame fare il bagno: ma
in fondo allacqua i granchi mordevano gli occhi delle suicide con la pietra legata al
collo e i capelli verdi dalghe.
Mi sentii defraudato2 e volli chiedere giustizia al sultano. Salii le scale di porfido3
del palazzo dalle cupole pi alte, attraversai sei cortili di maiolica con zampilli. La sala
nel mezzo era sbarrata da inferriate: i forzati con nere catene al piede issavano rocce
di basalto4 da una cava che sapre sottoterra.
Non mi restava che interrogare i filosofi. Entrai nella grande biblioteca, mi persi tra
scaffali che crollavano sotto le rilegature in pergamena; seguii lordine alfabetico dalfabeti scomparsi, su e gi per corridoi, scalette e ponti. Nel pi remoto gabinetto5 dei
papiri, in una nuvola di fumo, mi apparvero gli occhi inebetiti dun adolescente sdraiato su una stuoia, che non staccava le labbra da una pipa doppio.
Dov il sapiente? Il fumatore indic fuori della finestra. Era un giardino con
giochi infantili: i birilli, laltalena, la trottola. Il filosofo sedeva sul prato. Disse: I segni
formano una lingua, ma non quella che credi di conoscere . Capii che dovevo liberarmi dalle immagini che fin qui mavevano annunciato le cose che cercavo: solo allora
sarei riuscito a intendere il linguaggio di Ipazia.
Ora basta che senta nitrire i cavalli e schioccare le fruste e gi mi prende una trepidazione amorosa: a Ipazia devi entrare nelle scuderie e nei maneggi per vedere le belle
donne che montano in sella con le cosce nude e i gambali sui polpacci, e appena savvicina un giovane straniero lo rovesciano su mucchi di fieno o di segatura e lo premono
con i saldi capezzoli.
E quando il mio animo non chiede altro alimento e stimolo che la musica, so che
va cercata nei cimiteri: i suonatori si nascondono nelle tombe; da una fossa allaltra si
rispondono trilli di flauti, accordi darpe.
Certo anche a Ipazia verr il giorno in cui il solo mio desiderio sar partire. So che
non dovr scendere al porto ma salire sul pinnacolo6 pi alto della rocca ed aspettare
che una nave passi lass. Ma passer mai? Non c linguaggio senza inganno.
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Esercizi
ANALIZZARE
INTERPRETARE E APPROFONDIRE
Il mondo rovesciato
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Nessuno sa meglio di te, saggio Kublai, che non si deve mai confondere la citt col discorso che la descrive. Eppure tra luno e laltro c un rapporto. Se ti descrivo Olivia, citt ricca di prodotti e guadagni, per significare1 la sua prosperit non ho altro mezzo che
parlare di palazzi di filigrana2 con cuscini frangiati3 ai davanzali delle bifore; oltre la grata
dun patio4 una girandola di zampilli innaffia un prato dove un pavone bianco fa la
ruota.5 Ma da questo discorso tu subito comprendi come Olivia avvolta in una nuvola
di fuliggine e dunto che sattacca alle pareti delle case; che nella ressa6 delle vie i rimorchi in manovra schiacciano i pedoni contro i muri. Se devo dirti delloperosit degli abitanti, parlo delle botteghe dei sellai odorose di cuoio, delle donne che cicalano7 intrecciando tappeti di rafia,8 dei canali pensili le cui cascate muovono le pale dei mulini: ma
limmagine che queste parole evocano nella tua coscienza illuminata il gesto che accompagna il mandrino contro i denti della fresa9 ripetuto da migliaia di mani per migliaia
di volte al tempo fissato per i turni di squadra. Se devo spiegarti come lo spirito di Olivia
tenda a una via libera e a una civilt sopraffina, ti parler di dame che navigano cantando
la notte su canoe illuminate tra le rive dun verde estuario; ma soltanto per ricordarti
che nei sobborghi dove sbarcano ogni sera uomini e donne come file di sonnambuli, c
sempre chi nel buio scoppia a ridere, d la stura10 agli scherzi ed ai sarcasmi.
Questo forse non sai: che per dire dOlivia non potrei tenere altro discorso. Se ci
fosse unOlivia davvero di bifore e pavoni, di sellai e tessitori di tappeti e canoe e estuari, sarebbe un misero buco nero di mosche, e per descrivertelo dovrei fare ricorso alle
metafore della fuliggine, dello stridere di ruote, dei gesti ripetuti, dei sarcasmi. La menzogna non nel discorso, nelle cose.
zampilli innaffia un prato su cui un pavone bianco gonfia la ruota. Limmagine fortemente
simbolica: pochi elementi e una descrizione
non naturalistica del prato evocano la scissione
tra interno ed esterno.
6 ressa: calca.
7 cicalano: chiacchierano.
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A La struttura e i temi
altri discorsi, genera processi di significazione e comunicazione in cui le cose sono sempre pi nascoste e lontane.
Da questo punto di vista il cerchio si chiude: Olivia come
Tamara, la prima citt del percorso.
Olivia, citt della doppiezza In Olivia ogni cosa richiama
il suo contrario. Se il narratore ne descrive la ricchezza, riferendosi ai sontuosi palazzi e agli eleganti giardini, lascoltatore coglier il lato omesso della descrizione: immaginer
lo sporco e il chiasso delle zone commerciali. Se il narratore
ne menziona la civilt raffinata o loperosit dei cittadini,
laltro penser alla lascivia dei bassifondi e alle macchine
industriali che scandiscono ritmi ripetitivi. Tale duplicit deriva dalla natura dialettica dellargomentazione. Il discorso,
infatti, intimamente autocontraddittorio, essendo da una
parte dominato dalla tensione verso le cose e dallaltra dalla
dialettica che muove e alimenta il pensiero in se stesso.
contro il degrado del presente entra indubbiamente in contraddizione con il dominante nichilismo filosofico.
Lattualizzazione e la valorizzazione Lultima tappa
della narrazione di Marco Polo senzaltro una delle pi
inquietanti e attuali. Viene infatti, come in molti altri momenti
del libro, messa in risalto la non coincidenza tra parole e
cose, tema caro alla tradizione del moderno e avvertito
con particolare forza proprio nella civilt delle immagini,
degli spot e della spettacolarizzazione di tutto. Ma Calvino
non si limita a denunciare il fatto che le parole contengono
una menzogna, non potendo comunque coincidere con
le cose che descrivono. invece la stessa realt umana
a risultare contraddittoria e bifronte: e dove c splendore
e ricchezza, l c anche squallore e miseria; e le due facce
sono cos intrecciate che linterprete avvertito non ha neppure bisogno di ascoltare la descrizione dellorrore, perch
egli sa benissimo che essa si ricava gi da quella dello
splendore, nella quale insita indissolubilmente. Al di l
di una fruizione troppo giocosamente semiotica cui viene
solitamente sottoposta, appartiene allopera di Calvino anche una dura lezione circa questo nesso di splendore e
orrore, in nome del quale la menzogna, come conclude il
brano, non nel discorso (o non solo nel discorso) ma
nelle cose. Non sono soltanto le parole che parlano del
mondo a contenere un inganno; ma il mondo stesso a
presentarsi ai nostri occhi con volto ingannevole. Come
non riferire questo duro nucleo di riflessione al rapporto
esistente, nel nostro mondo, tra la ricchezza luccicante
delle vetrine europee e la condizione miserevole di due
terzi dellumanit nei grandi continenti della fame?
Esercizi
ANALIZZARE
INTERPRETARE E APPROFONDIRE
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da I. Calvino,
Le citt invisibili,
Einaudi, Torino 1972.
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Anzich dirti di Berenice, citt ingiusta, che incorona con triglifi abachi metope1 gli ingranaggi dei suoi macchinari tritacarne (gli addetti al servizio di lucidatura quando
alzano il mento sopra le balaustre e contemplano gli atri, le scalee, i pronai2 si sentono
ancora pi prigionieri e bassi di statura), dovrei parlarti della Berenice nascosta, la citt
dei giusti, armeggianti con materiali di fortuna nellombra di retrobotteghe e sottoscale,
allacciando una rete di fili e tubi e carrucole e stantuffi e contrappesi che sinfiltra come
una pianta rampicante tra le grandi ruote dentate (quando queste sincepperanno, un
ticchettio sommesso avvertir che un nuovo esatto meccanismo governa la citt); anzich
rappresentarti le vasche profumate delle terme sdraiati sul cui bordo gli ingiusti di Berenice intessono con rotonda eloquenza i loro intrighi e osservano con occhio proprietario le rotonde carni delle odalische3 che si bagnano, dovrei dirti di come i giusti,
sempre guardinghi per sottrarsi alle spiate dei sicofanti4 e alle retate dei giannizzeri,5
si riconoscano dal modo di parlare, specialmente dalla pronuncia delle virgole e delle
parentesi;6 dai costumi che serbano austeri e innocenti eludendo gli stati danimo complicati e ombrosi; dalla cucina sobria ma saporita, che rievoca unantica et delloro:
minestrone di riso e sedano, fave bollite, fiori di zucchino fritti.
Da questi dati possibile dedurre unimmagine della Berenice futura, che ti avviciner alla conoscenza del vero pi dogni notizia sulla citt quale oggi si mostra.
Sempre che tu tenga conto di ci che sto per dirti: nel seme della citt dei giusti sta
nascosta a sua volta una semenza maligna; la certezza e lorgoglio dessere nel giusto
e desserlo pi di tanti altri che si dicono giusti pi del giusto fermentano in rancori
rivalit ripicchi,7 e il naturale desiderio di rivalsa sugli ingiusti si tinge della smania
dessere al loro posto a far lo stesso di loro. Unaltra citt ingiusta, pur sempre diversa
dalla prima, sta dunque scavando il suo spazio dentro il doppio involucro delle Berenici
ingiusta e giusta.
Detto questo, se non voglio che il tuo sguardo colga unimmagine deformata, devo
attrarre la tua attenzione su una qualit intrinseca di questa citt ingiusta che germoglia
in segreto nella segreta citt giusta: ed il possibile risveglio come un concitato8
aprirsi di finestre dun latente amore per il giusto, non ancora sottoposto a regole,
1 triglifi abachi metope: sono elementi ornamentali del fregio di un tempio; i triglifi sono
costituiti da riquadri di terracotta o di pietra
con due scanalature verticali che si alternano
a intervalli regolari con le metope, lastre di terracotta, di pietra o marmo, dipinte o scolpite;
labaco lelemento di raccordo fra il capitello
di una colonna e larchitrave sovrastante.
2 pronai: il pronao in un tempio antico lo
spazio compreso tra la cella e il colonnato antistante.
3 osservanoodalische: osservano con locchio di un padrone che considera una sua propriet i corpi splendidi e flessuosi delle odalische.
Le odalische sono schiave, concubine di sultani,
pasci e alti funzionari dellimpero turco.
4 sicofanti: delatori, spie. una parola greca.
5 giannizzeri: i giannizzeri propriamente sono
i soldati di un corpo speciale di fanteria dellimpero turco.
6 specialmente dalla pronuncia delle
virgole e delle parentesi: ovviamente non
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capace di ricomporre una citt pi giusta ancora di quanto non fosse prima di diventare
recipiente dellingiustizia. Ma se si scruta ancora nellinterno di questo nuovo germe
del giusto vi si scopre una macchiolina che si dilata come la crescente inclinazione a
imporre ci che giusto attraverso ci che ingiusto, e forse il germe dunimmensa
metropoli
Dal mio discorso avrai tratto la conclusione che la vera Berenice una successione
nel tempo di citt diverse, alternativamente giuste e ingiuste. Ma la cosa di cui volevo
avvertirti unaltra: che tutte le Berenici future sono gi presenti in questo istante,
avvolte luna dentro laltra, strette pigiate indistricabili.
da I. Calvino,
Le citt invisibili,
Einaudi, Torino 1972.
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Latlante del Gran Kan contiene anche le carte delle terre promesse visitate nel pensiero
ma non ancora scoperte o fondate: la Nuova Atlantide, Utopia, la Citt del Sole, Oceana,
Tamoe, Armonia, New-Lanark, Icaria.
Chiese a Marco Kublai: Tu che esplori intorno e vedi i segni, saprai dirmi verso
quale di questi futuri ci spingono i venti propizi.
Per questi porti non saprei tracciare la rotta sulla carta n fissare la data dellapprodo. Alle volte mi basta uno scorcio che sapre nel bel mezzo dun paesaggio incongruo, un affiorare di luci nella nebbia, il dialogo di due passanti che sincontrano nel
viavai, per pensare che partendo di l metter assieme pezzo a pezzo la citt perfetta,
fatta di frammenti mescolati col resto, distanti sesparati da intervalli, di segnali che
uno manda e non sa chi li raccoglie. Se ti dico che la citt cui tende il mio viaggio discontinua nello spazio e nel tempo, ora pi rada ora pi densa, tu non devi credere che
si possa smettere di cercarla. Forse, mentre noi parliamo sta affiorando sparsa entro i
confini del tuo impero; puoi rintracciarla, ma a quel modo che tho detto.
Gi il Gran Kan stava sfogliando nel suo atlante le carte delle citt che minacciano
negli incubi e nelle maledizioni: Enoch, Babilonia, Yahoo, Butua, Brave New World.1
Dice: Tutto inutile se lultimo approdo non pu essere che la citt infernale, ed
l in fondo che, in una spirale sempre pi stretta, ci risucchia la corrente.
E Polo: Linferno dei viventi non qualcosa che sar; se ce n uno, quello che
gi qui, linferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi
ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare linferno e diventarne
parte fino al punto di non vederlo pi. Il secondo rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo allinferno, non
inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
1 Brave New World: Nel testo vengono citate tredici citt: le prime otto
(Nuova Atlantide, Utopia, la Citt del
hoo, Butua, Brave New World) minacciano negli incubi e nelle maledizioni.
16
PRIMO PIANO
B La scrittura e linterpretazione
B1
Labbandono
dellimpegno
e il rifugio nello
specialismo
Sperimentalismo e
progetto morale
in Calvino
Il Postmoderno
e Calvino
Lintertestualit
nelle Citt invisibili
La metatestualit
17
PRIMO PIANO
La permanenza
di un progetto
illuministico
Lintertestualit
nel Castello dei
destini incrociati e
in Se una notte
dinverno un
viaggiatore
B La scrittura e linterpretazione
B2
Un romanzo ibrido
a sfondo allegorico
Le opere
plurigeneriche
e il Postmoderno
Per la forte impostazione anti-narrativa, che tende allo stile ragionativo e alla rarefazione poetica, il romanzo non si lascia facilmente identificare con un genere letterario.
Le citt invisibili un romanzo ibrido, a met strada tra l*apologo, l*aforisma morale,
il *poemetto in prosa e il racconto filosofico (conte philosophique). Lo stile aforistico, in
cui il ragionamento asistematico procede per immagini frammentarie, funzionale alla resa dei significati simbolici legati agli emblemi e alle *allegorie. Per questa ragione,
in effetti, si potrebbe aggiungere anche la definizione di romanzo allegorico.
Nel Postmoderno i generi letterari sono sottoposti a una radicale revisione. Al posto
delle forme tradizionali, si rintracciano forme ibride basate sulla mescolanza dei vecchi
*generi. Anche Il castello dei destini incrociati e, soprattutto, Se una notte dinverno un viaggiatore sono opere plurigeneriche, fondate cio sulla mescolanza di svariati paradigmi
di genere che vengono intenzionalmente snaturati. Questo aspetto, che accomuna tutte le opere dellultimo Calvino, fornisce una prova ulteriore delladesione dello scrittore al clima culturale del Postmoderno.
B3
Lo spazio
Il genere letterario
Il tempo e lo spazio
Il vastissimo spazio geografico dellimpero del Gran Kan, percorso in lungo e in largo
da Marco Polo, si comprime in tre punti. Il primo quello in cui limperatore dichiara: tempo che il mio impero, gi troppo cresciuto verso il fuori, cominci a crescere
dal di dentro. Il secondo quello in cui Marco Polo afferma che in tutte le descrizioni
di citt egli raffigura in realt lunica citt di cui non parla mai, cio Venezia. Il terzo
il momento decisivo in cui limperatore invita Marco Polo a descrivere le citt visitate
attraverso gli scacchi, e successivamente decide che il suo ambasciatore, invece di viag-
18
PRIMO PIANO
Un tempo contratto
e rarefatto
Un romanzo a-storico?
T9
B La scrittura e linterpretazione
giare, potr giocare, simulando una corrispondenza tra lo spazio della scacchiera e
quello dellimpero.
A partire allincirca dalla met del romanzo, lo spazio geografico dellimpero, una
dimensione esterna ma pur sempre indirettamente presente nel racconto, subisce una
contrazione e diventa spazio interiore della mente e della memoria. La scacchiera il
simbolo di un mondo vuoto, ignoto, che le trame del gioco e le disposizioni delle pedine, nei movimenti di attacco e difesa, delineano e riempiono. Essa come la mappa
di uno spazio concentrato e astratto che prima e dopo il gioco tende al nulla.
Come lo spazio, anche il tempo contratto e rarefatto. Quello degli spostamenti di
Marco Polo, ad esempio, non compare mai in scena. Lalto tasso di concentrazione simbolica del racconto toglie respiro al tempo narrativo, che appare irrigidito, anche
espressivamente, nella frammentazione della scrittura.
In questa contrazione del tempo e dello spazio stata vista una fondamentale negazione della storia. Le citt invisibili sembrano essere un romanzo a-storico, sospeso fuori
dal tempo in una dimensione mitico-simbolica. In realt, il problema della storia pervade il romanzo, almeno sotto il profilo dellossessione della memoria nel rapporto con
il sapere e il potere. In questa luce, lo spazio e il tempo sono trattati come coordinate
che regolano il rapporto tra il sapere, basato sulla memoria, e il potere. Lautocoscienza
storica delluomo moderno non si fonda sulla conoscenza oggettiva dei fatti, ma sulla
ricerca di una consapevolezza del modo in cui concettualizziamo, ricordiamo, interpretiamo. Per quello che riguarda il conflitto delle interpretazioni sullultimo Calvino e la
*ricezione, cfr. MD2.
PI
10
Tornando dalla sua ultima missione Marco Polo trov il Kan che lo attendeva seduto
davanti a una scacchiera. Con un gesto lo invit a sedersi di fronte a lui e a descrivergli
col solo aiuto degli scacchi le citt che aveva visitato. Il veneziano non si perse danimo.
Gli scacchi del Gran Kan erano grandi pezzi davorio levigato: disponendo sulla scacchiera torri incombenti1 e cavalli ombrosi,2 addensando sciami di pedine, tracciando
viali diritti o obliqui come lincedere3 della regina, Marco ricreava le prospettive e gli
spazi di citt bianche e nere nelle notti di luna.4
Al contemplarne questi paesaggi essenziali,5 Kublai rifletteva sullordine invisibile
che regge le citt, sulle regole cui risponde il loro sorgere e prender forma e prosperare
e adattarsi alle stagioni e intristire e cadere in rovina. Alle volte gli sembrava dessere
sul punto di scoprire un sistema coerente e armonioso che sottostava alle infinite difformit e disarmonie, ma nessun modello reggeva il confronto con quello del gioco
degli scacchi. Forse, anzich scervellarsi a evocare col magro ausilio dei pezzi davorio
1 incombenti: minacciose. Nella
drammatizzazione di Marco Polo le
pedine si animano.
2 ombrosi: adombrati.
3 incedere: camminare.
4 bianchedi luna: un esempio
di rarefazione poetica dello stile. Il costrutto implicito presuppone una pro-
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PRIMO PIANO
B La scrittura e linterpretazione
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25
visioni comunque destinate alloblio, bastava giocare una partita secondo le regole, e
contemplare ogni successivo stato della scacchiera come una delle innumerevoli forme
che il sistema mette insieme e distrugge.
Ormai Kublai Kan non aveva pi bisogno di mandare Marco Polo in spedizioni lontane: lo tratteneva a giocare interminabili partite a scacchi. La conoscenza dellimpero
era nascosta nel disegno tracciato dai salti spigolosi del cavallo,6 dai varchi diagonali
che saprono alle incursioni dellalfiere,7 dal passo strascicato e guardingo del re e dellumile pedone,8 dalle alternative inesorabili9 dogni partita.
Il Gran Kan cercava dimmedesimarsi nel gioco: ma adesso era il perch del gioco
a sfuggirgli. Il fine dogni partita una vincita o una perdita: ma di cosa? Qual era la
vera posta? Allo scacco matto,10 sotto il piede del re sbalzato via dalla mano del vincitore,
resta un quadrato nero o bianco. A forza di scorporare le sue conquiste per ridurle allessenza,11 Kublai era arrivato alloperazione estrema: la conquista definitiva, di cui i
multiformi tesori dellimpero non erano che involucri illusori, si riduceva a un tassello
di legno piallato: il nulla12
quista stessa.
12 la conquistanulla: la conquista definitiva, rispetto alla quale (di cui) gli svariati
(multiformi) tesori dellimpero non erano che
coperture (involucri) llusorie, si riduceva a un
tassello di legno lavorato (piallato), [cio a]l
nulla. La conquista definitiva si identifica con
la conclusione della partita a scacchi, di cui,
significativamente, non si capisce se il vincitore
sia Marco Polo o limperatore.
Esercizi
Che cosa simboleggia la scacchiera?
Rintraccia i punti in cui il gioco degli scacchi appare
come un mezzo per mettere ordine nella disarmonia
del reale.
MD2
MATERIALI E DOCUMENTI
Lultimo Calvino
Sullultimo Calvino, le questioni pi dibattute dalla critica
sono due: una quella del rapporto tra razionalismo, nichilismo e funzione della retorica. La seconda quella
dellappartenenza o meno al Postmoderno. Sul primo problema la critica divisa: c chi giudica le ultime opere
troppo fredde e chi, invece, nel cerebralismo vede la volont di una costruzione culturale consapevole e positiva.
il caso di Andrea Battistini ed Ezio Raimondi, che pongono Calvino a capo di un processo di rinascita della retorica (cfr. MD3, p. 20). Lopera dello scrittore risente delle
sollecitazioni della rhtorique renaissance avvenuta tra gli
anni Sessanta e oggi, e ne diventa uno dei vertici perch
finalizza il razionalismo alla creazione di nuove figure di lettori. Per quanto riguarda il rapporto con il Postmoderno,
in genere si tende a vedere nellultima produzione dellautore un avvicinamento a questa tendenza (cfr. MD4, p. 21).
20
PRIMO PIANO
MD3
B La scrittura e linterpretazione
MATERIALI E DOCUMENTI
Tralasciate le astuzie semantiche dei tropi1 e delle figure, labilit retorica si volge alla tassonomia2 di unars
combinatoria che pone al centro della narrazione non
la spiegazione dun fatto straordinario, bens lordine,
il disegno, la simmetria, la rete dimmagini che si depositano intorno ad esso come nella formazione dun
cristallo.3 Al groviglio, al polipaio,4 al pasticcio si sostituiscono il cristallo, il labirinto, il gioco degli scacchi,
la biblioteca, metafore di una poetica che, accantonata
la lussuria barocca, cerca i suoi generi tra la settecentesca razionalit del saggio, del viaggio, dellutopia, del
racconto filosofico o satirico, del dialogo, delloperetta
morale,5 nei quali lintelligenza viva pu levitare in un
gioco colorato e danzante. Nel lasciare cadere il pathos
satirico6 di Gadda per lethos7 razionale, il Witz romantico8 si ricongiunge allesprit illuministico,9 con la retorica nelle vesti di anatomia, di arabesco logico del racconto.
[]
Lungo questa direttrice non c spazio per la commozione, per il trasporto affettivo ove gli schermi pietosi dellidillio intorbidano le gi complicate difficolt
delloggi:10 mente predisposta pi al calcolo matematico che allintrospezione dei sentimenti e della psicologia, Calvino attratto dal mosaico in cui luomo si
trova incastrato, dal gioco dei rapporti, dalla figura
da scoprire tra gli arabeschi del tappeto, con laiuto
di un affiatato mnage trois11 in cui la letteratura respira filosofia e scienza ma mantiene le distanze e con
etica.
8 Witz romantico: spirito romantico, cio
passionale.
9 esprit illuministico: spirito illuministico,
cio razionale.
10 ovedelloggi: la dimensione lirica dellidillio renderebbe ancora pi torbide le difficolt del presente.
11 mnage trois: rapporto a tre. La letteratura, infatti, convive con la filosofia e la
scienza.
12 Vittorini: in un saggio del 1967 intitolato
Le due tensioni, Elio Vittorini (1908-1966) sosteneva che la letteratura pervasa da due
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PRIMO PIANO
MD4
B La scrittura e linterpretazione
MATERIALI E DOCUMENTI
1 per nonsuscettibilit: si gi anticipato che il dibattito sul Postmoderno penetrato in Italia con difficolt, suscitando molte
reazioni negative.
2 neobarocco: nuovo barocco stata una
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PRIMO PIANO
TS1
B La scrittura e linterpretazione
TESTI E STUDI
verifiche
Conoscenze
1
Capacit
3
Perch le citt sono invisibili? A cosa vuole alludere Calvino con questo titolo? (A2).
Quanti sono i percordsi tematici? Secondo quali relazioni vi sono inserite le citt? (A2).
Competenze
5
Il viaggio reale di Marco Polo e quello mentale del personaggio di Calvino quali diversi modi di
concepire la conoscenza mettono a confronto? (SI1)
In che rapporto sta la poetica delle Citt invisibili con quella postmoderna? (B1)
Proposte di scrittura
LA RELAZIONE
Ricostruisci in una relazione, a partire dai documenti antologizzati, i vari momenti della poetica di Calvino
(Parte Tredicesima, cap. II, Il Neorealismo nel ricordo di Calvino (MD3); Parte Quattordicesima, cap. II, La sfida
al labirinto (MD2); cap. V, Il romanzo come prodotto di laboratorio (MD1)).
IL SAGGIO BREVE
Nelle Citt invisibili lo sguardo percorre le vie come pagine scritte, in Palomar il protagonista scruta le stelle
consultando quattro mappe celesti. Spiega che funzione hanno i segni nella descrizione della realt. Ne
svelano la verit o rimandano ad altri segni, a una realt solo mentale? Confronta questi testi con la sfida al
labirinto e valuta in un saggio breve se sono la coerente conclusione di un percorso o segnano una svolta.
(cap. VI, 4. T4, T5, MD1 e, in cap. II, MD2).
23
PRIMO PIANO
B La scrittura e linterpretazione
Percorsi tematici
P I SPAZIO E TEMPO
Le citt di Calvino,
il labirinto della
condizione
postmoderna
I testo pu essere letto come una
mappa di temi allusivi ai problemi
centrali del nostro tempo, dalla complessit del mondo al carattere universale
delle sue trasformazioni, alla vertiginosa
rapidit dei mutamenti, al crollo di ogni
certezza dei confini tra realt e finzione.
Domina su tutto il rivoluzionamento della
percezione spazio-temporale.
Lo sterminato impero di Kublai Kan
sconfina in una dimensione planetaria e allude a un universo geograficamente indifferenziato. Percorso in
lungo e in largo da Marco Polo, non
tuttavia lo spazio del viaggio, ma
dellillusione del movimento.
Se il viaggio aveva inaugurato lera
moderna, quella postmoderna ne
sancisce la fine o la metamorfosi (cfr.
SI1): le citt si assomigliavano come
se il passaggio dalluna allaltra non implicasse il viaggio, ma uno scambio di
elementi. Limpero infatti oggetto di
racconto, perci ridotto a figure ed emblemi: il regno dellimmagine e della
parola, uno zodiaco di fantasmi della mente. Alla radice delle citt descritte da Marco c la memoria di Venezia: il Kan le deduce tutte da un modello mentale e non ha pi bisogno di
mandare Marco in spedizioni lontane.
La loro superiorit rispetto allesperienza
del reale sta nella pretesa di dare forma
al regno dellinforme. La metafora del
libro-universo riprende limmagine della
Biblioteca di Babele di Borges (cfr. Parte
Tredicesima, cap. IX, T1), che a sua volta ritorna in Eco, nel Nome della rosa,
diventando un *topos dellimmaginario
postmoderno, incentrato sulla identificazione tra realt e finzione.