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Michel de Certeau

Linvenzione del quotidiano, Roma, Edizioni Lavoro, 2001 (ed.


or. 1990).

Luso, o il consumo
molte ricerche, spesso importanti, esaminano sia le rappresentazioni che i
comportamenti di una societ. Grazie alla conoscenza di questi oggetti sociali, sembra
possibile e necessario individuare luso che ne viene fato da gruppi o individui. (pp. 67)
[] molto tempo fa si studiato, ad esempio, quale equivoco minasse dallinterno il
successo dei colonizzatori spagnoli fra le etnie indiane: sottomessi e persino
consenzienti, spesso questi indios trasformavano le azioni rituali, le rappresentazioni o
le leggi loro imposte in qualcosa di diverso da ci che i conquistatori credevano di
ottenere attraverso di esse; le sovvertivano non gi respingendole o cambiandole, bens
usandole a loro modo per fini in funzione di riferimenti estranei al sistema al quale non
potevano sottrarsi. Erano insomma altri, sia pure allinterno della colonizzazione che li
assimilava esteriormente; il loro uso dellordine dominante riusciva a farsi gioco del
suo potere, in mancanza di mezzi per respingerlo; gli sfuggivano senza sottrarvisi. La
forza della loro differenza derivava dai modi di consumo. In misura molto pi sottile, un
equivoco analogo sinsinua nelle nostre societ grazie alluso che alcuni ambienti
popolari fanno delle culture diffuse e imposte dalle lite produttrici di linguaggio.
La presenza e la circolazione di una rappresentazione (imposta come codice di
promozione socio-economica da predicatori, educatori o divulgatori) non ci dice nulla di
ci che significa per i suoi utilizzatori. Prima bisogna analizzare come viene manipolata
da chi non lha creata. E solo allora si pu valutare lo scarto o la somiglianza fra la
produzione dellimmagine e quella secondaria che si cela nei procedimenti con cui
viene utilizzata. (pp. 7-8).
Le procedure della creativit quotidiana
[] Nel suo libro Sorvegliare e punire, Michel Foucault sostituisce allanalisi degli
apparati che esercitano il potere (istituzioni localizzabili, espansioniste, repressive e
legali) quella dei dispositivi che hanno vampirizzato tali istituzioni e riorganizzato
di nascosto il suo funzionamento: procedure tecniche minuscole, che giocano sui
dettagli, hanno ridistribuito lo spazio per farne loperatore di una sorveglianza
generalizzata1. Questa microfisica del potere introduce una problematica molto nuova
1

Michel Foucault, Surveiller et punir, Gallimard, Parigi, 1975 (trad. it., Sorvegliare e punire, Einaudi,
Torino 1976).

ma privilegia, ancora una volta, lapparato produttivo (della disciplina), anche se,
nelleducazione, scopre un sistema di repressione e dimostra come, dietro le quinte,
tecniche mute determinino o cortocircuitino le messe in scena istituzionali. Se vero
che il reticolo della sorveglianza si precisa ed stende ovunque, tanto pi urgente
svelare in che modo unintera societ non si riduca ad esso; quali procedure
comunemente diffuse (anchesse minuscole e quotidiane) vengano adottate per
eludere i meccanismi della disciplina conformandovisi ma solo per aggirarli; e infine
quali modi di fare costituiscano la contropartita, per i consumatori (o i dominati),
delle tecniche silenziose utilizzate per assicurare lordine politico e sociale.
Sono le mille pratiche il cui uso serve a riappropriarsi dello spazio organizzato mediante
le tecniche della produzione socio-culturale, che pongono questioni analoghe e contrarie
a quelle affrontate nel libro di Foucault: analoghe, poich si tratta di distinguere la
proliferazione di operazioni quasi microscopiche allinterno delle strutture tecnocratiche
e di trasformare il funzionamento attraverso una molteplicit di tattiche basate su
dettagli quotidiani: contrarie, poich non si tratta pi di precisare in che modo la
violenza dellordine si tramuti in tecnica disciplinare, bens di riesumare le forme
surrettizie che assume la creativit dispersa, tattica e minuta dei gruppi o degli individui
intrappolati ormai nelle reti della sorveglianza. Queste procedure e astuzie dei
consumatori finiscono col costituire la trama di unantidisciplina 2 che precisamente
loggetto della nostra ricerca. (pp. 8-9).

Traiettorie, tattiche e retoriche


[] Per strategia intendo il calcolo dei rapporti di forza che diviene possibile a
partire dal momento in cui un soggetto di volont e di potere isolabile in un
ambiente. Essa presuppone un luogo che pu essere circoscritto come proprio e
fungere dunque da base a una gestione dei suoi rapporti con unesteriorit distinta. La
razionalit politica, economica o scientifica stata costruita su questo modello
strategico.
Intendo al contrario per tattica un calcolo che non pu contare su una base propria, n
dunque su una frontiera che distingue laltro come una totalit vivibile. La tattica ha
come luogo solo quello dellaltro3. Si insinua, in modo frammentario, senza coglierlo
nella sua interezza, senza poterlo tenere a distanza. Non dispone di una base su cui
capitalizzare i suoi vantaggi, prepararsi a espandersi e garantire unindipendenza in
rapporto alle circostanze. (p. 15)

Anche da questo punto di vista, i saggi di Henri Lefebvre sulla vita quotidiana costituiscono una fonte
fondamentale.
3
I lavori di Pierre Bourdieu, Marcel Detienne e Jean-Pierre Vernant consentono di precisare il concetto di
tattica, ma un contributo in questo senso fornito anche da H. Garfinkel, H. Sacks eccetera.

[] Molte pratiche quotidiane (parlare, leggere, circolare, fare la spesa o cucinare


eccetera) sono di tipo tattico. E cos pure, pi in generale, gran parte dei modi di fare:
rivincite del debole contro il pi forte (i potenti, la malattia, la violenza delle cose o
di un ordine eccetera), tiri mancini, abili mosse [].
Nella nostra societ, esse si moltiplicano con la disgregazione delle stabilit locali come
se, non essendo pi fissate da comunit circoscritte, uscissero dalle orbite, erranti, e
assimilassero i consumatori a immigranti in un sistema troppo vasto perch sia il loro e
maglie troppo strette perch possano sfuggirvi. [] queste tattiche rivelano anche fino a
qual punto lintelligenza sia indissociabile dagli affanni e dai piaceri quotidiani che
sottende, mentre invece le strategie nascondono sotto la parvenza di calcoli obiettivi il
rapporto col potere che le sostiene, custodito dal luogo proprio o dallistituzione. (p.
16).

Unarte brasiliana
Una delle nostre analisi stata dedicata al linguaggio usato dai contadini di
Pernambuco (a Crato, Juazeiro, Itapetim eccetera) per parlare della loro situazione nel
1974 e delle gesta di Frei Damiao, eroe carismatico della regione. Il discorso distribuiva
lo spazio in modo da stratificarlo su due piani. Da un lato, uno spazio socio-economico,
teatro di uno scontro immemorabile fra potenti e poveri, appariva come il campo
delle vittorie costanti dei ricchi e dei gendarmi, ma anche il regno della menzogna [].
Qui i forti prevalgono sempre e le parole ingannano []. Dallaltro, distinto da questo
spazio polemologico in cui la perspicacia delle popolazioni rurali scorge una rete di
innumerevoli conflitti nascosti sotto la copertura del linguaggio, vi era uno spazio
utopico dove si affermava, attraverso racconti religiosi, un possibile per definizione
miracoloso: Frei Damiao ne era il centro quasi immobile che non smetteva di raccontare
le storie delle successive punizioni che colpivano i suoi nemici.
[] il discorso giocava lucidamente con le parole truccate come pure sul divieto di dire,
per svelare ovunque uningiustizia non soltanto quella dei poteri costituiti ma, pi in
profondit, anche quella della storia: in questa ingiustizia esso riconosceva un ordine di
cose, che nulla autorizzava a sperare che cambiasse. (p. 46).
Ma nessuna legittimit veniva tuttavia accordata a questo stato di fatto. Al contrario,
pur essendo una realt incessantemente ripetuta, non diveniva con questo pi
accettabile. Il fatto non era accoglibile come una legge, anche se restava non di meno un
fatto. Legata a una dipendenza, costretta a obbedire ai fatti, questa convinzione
opponeva tuttavia un rifiuto a un ordine imposto come naturale e costituiva una protesta
morale contro la sua fatalit []. Ma per affermare la non coincidenza dei fatti col
senso, occorreva unaltra scena, religiosa, che reintroducesse, sotto forma di eventi
sovrannaturali, la contingenza storica di questa natura e, mediante riferimenti celesti,

un luogo da cui questa protesta potesse partire. Linaccettabilit dellordine costituito


appariva, giustamente, sotto la forma del miracolo. Cos, attraverso un linguaggio
necessariamente estraneo allanalisi dei rapporti socio-economici, si poteva basare la
speranza che gli umiliati della storia corpi che recano continuamente i segni delle
vittorie dei ricchi o dei loro alleati potessero rivelarsi, nella persona del santo
umiliato, Damiao, grazie ai colpi scagliati dal cielo contro i suoi avversari.
Senza sottrarre nulla a ci che si vede quotidianamente, i racconti di miracoli sono una
risposta a latere, di sguincio, attraverso un discorso diverso al quale si pu soltanto
credere cos come una reazione morale deve credere che la vita non si riduce a ci che
si vede. (p. 47).
[i racconti dei miracoli] creano uno spazio altro, che coesiste con quello di
unesperienza senza illusioni. Dicono una verit (il miracoloso), non riducibile alle
credenze particolari che servono come metafore o simboli. Rappresentano a fianco delle
analisi dei fatti, lequivalente di ci che unideologia politica introduce in questa analisi.
In tal modo le popolazioni rurali credenti eludono la fatalit dellordine costituito. E
lo fanno servendosi di un quadro di riferimento che deriva, anchesso, da un potere
esterno (la religione imposta dalle missioni). Riutilizzano un sistema che non loro
proprio, ma stato creato e diffuso da altri, e vi introduco per tal via delle
superstizioni, escrescenze di quel miracoloso che le autorit civili e religiose hanno
sempre sospettato, giustamente, come un qualcosa che serve a contestare alle gerarchie
del potere e del sapere la loro ragione. Un uso (popolare) della religione ne
modifica cos il funzionamento.
Pi in generale, un modo di utilizzare i sistemi imposti costituisce una resistenza alla
legge storica di uno stato di cose e alle sue legittimazioni dogmatiche. Una pratica
dellordine introdotta da altri ne ridistribuisce lo spazio, creandovi almeno un margine
di gioco. qui che si manifesta probabilmente lopacit della cultura popolare la
roccia nera che si oppone allassimilazione. [] mille modi di fare o disfare il gioco
dellaltro, ovvero lo spazio istituito da altri, caratterizzano lattivit, sottile, tenace,
resistente, di gruppi che, non avendo un luogo proprio, devono districarsi in una rete di
forze e di rappresentazioni stabilite. (pp. 48-49).

Una pratica di sviamento: il lavoro di straforo


attraverso questi esempi di terreni in cui ritrovare le modalit specifiche di pratiche
enunciative, di manipolazioni di spazi imposti, di tattiche relative a situazioni
particolari, si apre la possibilit di analizzare limmenso campo di unarte pratica
diversa dai modelli che regnano (in teoria) dallalto in basso della cultura abilitata
dallinsegnamento (da quello superiore a quello elementare) e che postulano tutti la
costituzione di un luogo proprio (uno spazio scientifico o una pagina bianca da

scrivere), indipendente dai locatori e dalle circostanze []. Restano indubbiamente


delle differenze sociali, economiche, storiche, fra chi ricorre a queste astuzie (contadini,
operai eccetera) e chi le analizza. E non un caso se tutta la loro cultura si elabora nei
termini di rapporti conflittuali o competitivi fra i pi forti e i meno forti, senza che
alcuno spazio, leggendario o rituale, possa interporsi assicurando una neutralit. Questa
differenza ha del resto un rivelatore allinterno dellanalisi stessa: la frattura fra il tempo
delle solidariet (quello della docilit e della gratitudine del ricercatore verso i suoi
ospiti) e il tempo della redazione, che svela le alleanze istituzionali (scientifiche, sociali)
e il profitto (intellettuale, professionale, finanziario eccetera) di cui questa ospitalit
obiettivamente il mezzo. I Borro si avviano lentamente verso lestinzione collettiva,
mentre Lvi-Strauss entra allAcadmie. (pp. 57-58).
non possibile relegare nel passato, nelle campagne o fra i primitivi i modelli operativi
di una cultura popolare. Questi esistono anche nel cuore dei luoghi pi avanzati
delleconomia contemporanea. il caso ad esempio del lavoro di straforo. Un
comportamento che si diffonde ovunque, anche se i dirigenti di azienda lo puniscono o
chiudono un occhio per far finta di niente. Accusati di rubare, di sottrarre materiale a
proprio vantaggio e di utilizzare le macchine per proprio conto, gli operai che lavorano
di straforo sottraggono alla fabbrica del tempo (piuttosto che dei beni, poich
utilizzano solo dei residui) in vista di un lavoro libero, creativo e senza profitto. Nei
luoghi stessi in cui regna la macchina che devono servire, giocano dastuzia per il
piacere dinventare prodotti gratuiti destinati soltanto a significare attraverso la loro
opera un saper fare proprio e a rispondere con un dispendio a solidariet di classe o
familiari4.
Il lavoro di straforo reintroduce nello spazio industriale (ovvero nellordine presente) le
tattiche popolari di un tempo o di un altro mondo. (p. 59).
Lordine effettivo delle cose precisamente quello che le tattiche popolari aggirano
a fini propri, senza illudersi che cambier cos presto. Sfruttato da un potere dominante,
o semplicemente negato da un discorso ideologico, questordine viene qui giocato da
unarte. Nellistituzione da servire, si insinuano cos uno stile di scambi sociali, uno stile
di invenzioni tecniche e uno stile di resistenza morale, ovvero uneconomia del dono
(atti di generosit a buon rendere) unestetica dei trucchi (ovvero unarte di
escogitare), unetica della tenacia (coi suoi mille modi di negare la legittimit, il senso o
la fatalit dellordine costituito). La cultura popolare consiste precisamente in questo,
non un oggetto considerato estraneo [].
La suddivisione progressiva dei tempi e dei luoghi, logica disgiuntiva della
specializzazione attraverso e per il lavoro, non trova pi contropartita sufficiente nei
4

Miklos Harastzi, Salaire aux pices, Seuil, Paris, 1976, pp. 136-145. Sui lavoretti in vetro realizzati
dagli operai delle industrie vetrarie per proprio diletto, cfr. Louis Mriaux, Retrouvailles chez les
verriers, in Le Monde, 22-23 ottobre 1978; M.-J. Hissard, Henri H., Perruquiste, in Autrement, n.
16, novembre 1978, pp. 75-83.

rituali congiuntivi delle comunicazioni di massa. Ma questo fatto non riesce a diventare
la nostra legge. aggirabile attraverso servizi che, rivaleggiando con alcuni dei nostri
benefattori, offrono loro dei prodotti sottratti ai margini dellistituzione che divide e
gestisce i lavoratori. Questa pratica di aggiramento economico in realt il ritorno di
unetica sociopolitica in un sistema economico. E rinvia indubbiamente al potlach di
Mauss, gioco di prestazioni volontarie che contano sulla reciprocit e organizzano una
rete di scambi sociali basata sullobbligo di donare.
[] La politica del dono diviene anche una tattica di aggiramento. E la perdita che
era volontaria in uneconomia del dono si tramuta in trasgressione nelleconomia del
profitto, dove appare come un eccesso (lo spreco), una contestazione (il rifiuto del
profitto) o un delitto (un attentato contro la propriet).
Cerchiamo allora di lavorare di straforo dentro un sistema economico le cui regole e
gerarchie si riproducono, come sempre, nelle istituzioni scientifiche. Sul terreno della
ricerca scientifica (che definisce lordine attuale del sapere), con le sue macchine e
grazie ai suoi margini residui, possiamo sottrarre del tempo allistituzione; fabbricare
oggetti testuali che significano unarte e delle solidariet; dedicarci al gioco dello
scambio gratuito, anche se penalizzato dai nostri superiori e dai nostri colleghi che
non si accontentano di chiudere un occhio; ricercare connivenze ed escogitare colpi di
mano; rispondere con dei regali a dei doni; sovvertire cos la legge che, nei laboratori
scientifici, mette il lavoro al servizio della macchina e, con la stessa logica, annienta
progressivamente lesigenza di creare e lobbligo di donare. Conosco ricercatori abili
in questarte dellaggiramento, che un ritorno delletica, del piacere e dellinvenzione
nelle istituzioni scientifiche. Senza ricavarne profitto, spesso in perdita, prelevano
qualcosa dallordine del sapere per imprimervi il segno di un successo artistico o
incidervi i graffiti dei loro debiti donore. Adottare cos delle tattiche quotidiane
significherebbe praticare unarte ordinaria, trovarsi in una situazione comune e fare
della scrittura un modo di lavorare di straforo. (pp. 60-62).

Strategie e tattiche
Produttori misconosciuti, poeti della propria sfera particolare, inventori di sentieri nelle
giungle della razionalit funzionalista, i consumatori producono qualcosa che assume la
figura dei tracciati di cui parla Deligny. Rappresentano traiettorie indeterminate,
apparentemente insensate poich non sono pi coerenti con lo spazio costruito, scritto e
prefabbricato entro il quale si dispiegano. Sono fasi imprevedibili in un luogo ordinato
dalle tecniche organizzatrici dei sistemi. Bench abbiano come materiale i vocabolari
delle lingue ricevute (quello della televisione, del giornale, del supermercato o degli
assetti urbanistici), bench restino inquadrate entro sintassi prescritte (le modalit
temporali degli orari, le organizzazioni paradigimatiche dei luoghi eccetera), queste

traverse rimangono eterogenee rispetto ai sistemi che intersecano e dentro i quali


insinuano astuzie di interessi e desideri differenti. Circolano, vanno e vengono,
debordano e si infrangono contro una barriera imposta, come onde schiumose di un
mare che si infiltra fra le rocce e i dedali di un ordine stabilito.
Di questi flussi regolati in linea di principio dalle suddivisioni istituzionali in
comparti che in realt essi erodono e spostano a poco a poco, le statistiche non
conoscono quasi nulla. Non si tratta in effetti di un liquido, che circola entro dispositivi
solidi, bens di movimenti diversi che sfruttano le parlicolarit del terreno, Laddove
invece le statistiche si accontentano di classificare, calcolare e tabulare questi elementi
unit lessicali, slogan pubblicitari, immagini televisive, manufatti, spazi edificati
eccetera e lo fanno attraverso categorie e secondo tassonomie conformi a quelle della
produzione industriale o amministrativa. Ma in questo modo colgono solo il contenuto
di queste pratiche un materiale evidentemente imposto a tutti dalla produzione e non
la loro forma particolare, il loro movimento astuto e surrettizio, ovvero la peculiarit
dei modi d'uso. La forza di questi calcoli deriva dalla capacit di dividere, ma questa
capacit analitica sopprime la possibilit di rappresentare le manovre tattiche che,
secondo criteri propri. selezionano frammenti derivati dai vasti insiemi della produzione
per comporre storie originali.
Si tiene conto di ci che utilizzato, non dei modi di utilizzarlo. Paradossaltnente
questi diventano invisibili nelluniverso della codificazione e della trasparenza
generalizzate. Di queste acque che si insinuano ovunque sono percettibili solo gli effetti
(la quantit e la localizzazione dei prodotti consumati). Circolano senza essere viste,
segnalate soltanto dagli oggetti che spostano e fanno scomparire. Le pratiche del
consumo sono i fantasmi della societ che porta il loro nome. Come gli spiriti di un
tempo costituiscono il postulato multiforme e occulto dellattivit produttiva.
Per render conto di queste pratiche, sono ricorso al concetto di traiettoria. Questa
evoca infatti un movimento temporale nello spazio, ovvero lunit di una successione
diacronica di punti percorsi, e non gi la figura che questi punti formano in un luogo
che si presume sincronico o acronico. In realt questa rappresentazione
insufficiente, proprio perch la traiettoria si disegna e il tempo o il movimento si trova
cos ridotto a una linea abbracciabile dallocchio e leggibile in un istante: si proietta su
un piano il percorso di un pedone in una citt. Ma per quanto utile sia questa
planimetria, essa trasforma la struttura temporale dei luoghi in una sequenza spaziale
di punti. Si sostituisce cos un grafico a una operazione. Un segno reversibile (che si
legge nei due sensi, una volta proiettato su una carta) prende il posto di una pratica
indissociabile da momenti singolari e da occasioni e, come tale, dunque irreversibile
(non si risale nel tempo, non si ritorna sulle occasioni mancate). Abbiamo perci una
traccia anzich degli atti; una reliquia in luogo di comportamenti, che soltanto il loro
resto, il segno del loro svanire. Questa proiezione postula la possibilit di scambiare

luno (questo tracciato) con laltro (un comportamento legato con delle occasioni). un
qui pro quo, tipico delle riduzioni che deve effettuare una gestione funzionalista dello
spazio per essere efficace. Bisogna ricorrere dunque ad un altro modello.
Una distinzione fra strategie e tattiche sembra offrire uno schema iniziale piu adeguato.
Chiamo strategia il calcolo (o la manipolazione) dei rapporti di forza che divengono
possibili dal momento in cui un soggetto dotato di una propria volont e di un proprio
potere (unimpresa, un esercito, una citt, unistituzione scientifica) isolabile. Essa
postula un luogo suscettibile dessere circoscritto come spazio proprio e di essere la
base da cui gestire i rapporti con obiettivi o minacce esteriori (i clienti o i concorrenti, i
nemici, la campagna intorno alla citt, gli obiettivi e gli oggetti della ricerca). Come nel
management, qualsiasi razionalizzazione strategica cerca innanzitutto di distinguere
da un ambiente un luogo proprio, ovvero la sfera del potere e del volere propri. Un
gesto cartesiano, se si vuole: circoscrivere un luogo proprio in un mondo stregato dai
poteri invisibili dellaltro.
Gesto della modernit scientifica, politica o militare.
L'emergere di una cesura fra un luogo di cui ci si appropriati e il suo altro comporta
effetti non trascurabili, alcuni dei quali vanno subito rilevati.
1. Un luogo proprio una vittoria dello spazio sul tempo. Consente di capitalizzare
vantaggi acquisiti, preparare future espansioni e acquisire cos unindipendenza in
rapporto alla variabilit delle circostanze. una forma di controllo del tempo
attraverso listituzione di uno spazio autonomo.
2. Consente inoltre un contralto dei luoghi attraverso lo sguardo. La suddivisione dello
spazio permette una pratica panoptica a partire da un luogo in cui 1'occhio trasforma le
forze estranee in oggetti che si possono osservare e misurare, e dunque nel proprio
campo visivo controllare e includere. Vedere (lontano), significa anche prevedere,
anticipare il tempo attraverso la lettura di uno spazio.
3. Definire il potere del sapere attraverso questa capacit di trasformare le incertezze
della storia in spazi leggibili sarebbe legittimo. Ma pi esatto riconoscere in queste
strategie un tipo specifico di sapere, quello che fonda e determina il potere di crearsi
uno spazio proprio. Tanto le strategie militari quanto quelle scientifiche si sono sempre
basate sulla costituzione di luoghi propri (citt autonome, istituzioni neutre o
indipendenti, laboratori di ricerca disinteressati eccetera). Detto altrimenti, un
potere e la condizione preliminare di questo sapere, e non soltanto il suo effetto o il suo
attributo. Ne determina e controlla le caratteristiche. Si riproduce attraverso di esso.
In rapporto alle strategie (le cui figure successive variano questo schema troppo
formale e il cui nesso con una configurazione storica particolare della razionalit
andrebbe anchesso precisato), definisco tattica 1'azione calcolata che determina
lassenza di un luogo proprio. Nessuna delimitazione di esteriorit le conferisce
unautonomia. La tattica ha come luogo solo quello dellaltro. Deve pertanto giocare

sul terreno che le imposto cos come lo organizza la legge di una forza estranea. Non
ha modo di mantenersi autonoma, a distanza, in una posizione di ritirata, di previsione
e di raccoglimento in s; movimento allinterno del campo visivo del nemico,
come diceva von Bullow, e nello spazio da questi controllato. Non ha dunque la
possibilit di darsi un progetto camplessivo n di totalizzare lavversario in uno spazio
distinto, visibile e oggettivabile. Si sviluppa di mossa in mossa. Approfitta delle
occasioni dalle quali dipende, senza alcuna base da cui accumulare vnntaggi,
espandere il proprio spazio e prevedere sortite. Non riesce a tesaurizzare i suoi
guadagni. Questo non luogo le permette idubbiamente una mobilit, soggetta per
allalea del tempo, per cogliere al volo le possibilit che offre un istante.
Deve approfittare, grazie a una continua vigilanza, delle falle che le contingenze
particolari aprono nel sistema di sorveglianza del potere sovrano, attraverso incursioni
e azioni di sorpresa, che le consentono di agire l dove uno meno se lo aspetta.
insomma astuzia, unarte del pi debole. Come osservava Clausewitz a questo
riguardo nel suo trattato Della Guerra. Pi una potenza singrandisce, meno pu
permettersi di mobilitare una parte dei suoi mezzi a scopo di simulazione ingannevole:
infatti pericoloso impiegare effettivi considerevoli per pura finzione, poich questo tipo
di dimostrazione generalmente vano e la seriet della necessit ha in massima tale
influenza sul comandante, da non lasciare posto nel suo animo per le sottigliezze delle
finte. Si distribuiscono dunque le forze, senza rischiare di impiegarle nel gioco di una
mobilit ingannevole. La potenza e condizionata dalla sua visibilit. L'astuzia, al
contrario, consentita al debole spesso quale estrema risorsa: piu le forze di cui la
strategia dispone sono limitate, piu limpiego dell'astuzia diviene ammissibile, ovvero
pi si tramuta in tattica.
Clausewitz paragona inoltre lastuzia a un gioco di prestigio per mezzo di azioni, come
il sofisma unillusione di idee. In questo modo la tattica si introduce di sorpresa in un
ordine stabilito. Larte di mettere a segno dei colpi e un frutto dell'occasione.
Attraverso procedimenti che Freud precisa a proposito del motto di spirito, essa
combina elementi audacemente accostati per insinuare furtivamente qualcosa di diverso
nel linguaggio di un luogo e per sorprendere il destinatario. Sfumature, lampi, crepe e
intuizioni folgoranti nelle pieghe di un sistema, i modi di fare di un consumatore sono
gii equivalenti pratici dei motti di spirito.
Senza un luogo proprio, senza una visione globalizzante, cieca e perspicace come nei
corpo a corpo senza distanza, dettata dalle casualit del tempo, la tattica determinata
dallassenza di potere cos come la strategia si fonda sul postulato di un potere. Da
questo punto di vista, la sua dialettica potr essere illuminata dallantica arte della
sofistica. Autore di un_grande sistema strategico, Aristotele gi si interessava molto
alle procedure di questo nemico che pervertiva, secondo lui, lordine della verit. Di
questo avversario proteiforme, rapido, sorprendente, egli cita una formula che,

precisando 1intento della sofistica, pu finalmente definire la tattica come noi qui la
intendiamo: si tratta, come diceva Gorgia, di rendere pi forte il discorso pi debole.
Nella sua concisione paradossale, questa formula illumina il rapporto di forza che sta
alla base di una creativit intellettuale tanto tenace quanto sottile, instancabile,
mobilitata in vista di tutte le occasioni, disseminata sui terreni dellordine dominante,
estranea alle regole che si d e che impone la razionalit fondata sul diritto acquisito di
un luogo proprio.
Le strategie sono dunque azioni che, grazie al postulato di un luogo del potere (il
possesso di uno spazio proprio), elaborano luoghi teorici (sistemi e discorsi
totalizzanti), capaci di articolare un insieme di luoghi fisici in cui le forze vengono
ripartite. Esse combinano questi tre tipi di luoghi, e mirano a controllarli gli uni
attraverso gli altri. Privilegiano dunque i rapporti spaziali. O perlomeno si sforzano di
ricondurvi i rapporti temporali attraverso lattribuzione analitica di un luogo proprio a
ciascun elemento particolare e mediante lorganizzazione combinatoria dei movimenti
specifici di alcune unit o insiemi di unit.
Il modello stato di tipo militare, prima che scientifico. Le tattiche sono procedure
che valgono grazie alla pertinenza che conferiscono al tempo alle circostanze che
listante preciso di un intervento trasforma in situazione favorevole, alla rapidit di
movimenti che modificano lorganizzazione dello spazio, ai rapporti fra momenti
successivi di una mossa, alle intersezioni possibili di durate e ritmi eterogenei
eccetera. A questo riguardo, la differenza fra le une e le altre rinvia a due opzioni
storiche in materia di azione e di sicurezza (opzioni che rispondono del resto a vincoli
pi che a possibilit): le strategie puntano sulla resistenza che listaurazione di un
luogo contrappone all'usura del tempo; le tattiche invece puntano su unabile
utilizzazione di questultimo, sulle occasioni che esso presenta e anche sui margini di
gioco che introduce nelle fondamenta di un potere. Anche se i metodi usati nellarte
della guerra quotidiana non appaiono mai in una forma cos netta, resta tuttavia il fatto
che i modi di agire si distinguono in base a scommesse sul luogo o sul tempo. (pp. 6975).
Tecnologie disseminate: Foucault
nellopera in cui egli studia come si sono organizzate le procedure della
sorveglianza penitenziaria, Michel Foucault moltiplica i sinonimi, parole mobili,
approssimazioni successive di un possibile nome proprio: dispositivi,
strumentazioni, tecniche, meccanismi, macchinari eccetera. (p. 85).
Egli analizza infatti il processo di un chiasmo: il luogo proprio dei progetti riformisti
della fine del XVIII secolo stato colonizzato, vampirizzato attraverso le
procedure disciplinari che hanno organizzato in seguito lo spazio sociale. Questa storia
poliziesca di una soluzione del corpo sarebbe piaciuta a Freud.

In Foucault il dramma si svolge, come sempre, fra due forze il cui rapporto invertito
dallastuzia del tempo.
Foucault [] descrive i vantaggi di una tecnologia politica del corpo rispetto
allelaborazione di un corpus dottrinale. Ma non si accontenta di separare due forme di
potere [] cerca di mettere in luce i meccanismi di questo potere opaco, senza
detentore, senza luogo privilegiato, senza superiori n inferiori, senza attivit
repressiva n dogmatismi, efficace in un modo quasi autonomo attraverso la sua
capacit tecnologica di distribuire, classificare, analizzare e individualizzare
spazialmente loggetto trattato.
Attraverso una deviazione caratteristica della strategia delle sue ricerche, Foucault vi
scopre il gesto che ha organizzato lo spazio del discorso non pi come nella Storia
della follia, il gesto epistemologico e sociale di racchiudere un escluso per creare uno
spazio che rende possibile lordine di una ragione, bens il gesto, minuscolo e ovunque
riprodotto, di organizzare un luogo visibile per offrire i suoi occupanti a
unosservazione e a una informazione. Le procedure che ripetono, amplificano e
perfezionano questo gesto hanno organizzato il discorso che ha assunto la forma delle
scienze umane. In questo modo viene cos identificato un gesto non discorsivo che,
privilegiato per ragioni storiche e sociali da spiegare, si articola nei discorsi della
scientificit contemporanea. (pp. 86-87).
Questa operazione chirurgica consiste nel risalire il corso della storia a partire da un
sistema contemporaneo proliferante una tecnologia giudiziaria e scientifica ,
nellisolare dal corpo intero la formazione cancerosa che lo ha invaso, e nello
spiegarne il funzionamento attuale attraverso la sua genesi nellarco dei due secoli
precedenti. Da un immenso materiale storiografico (penale, militare, scolastico,
medico), essa estrae le procedure ottiche e panottiche che vi si sono progressivamente
stratificate, e vi riconosce gli indici, inizialmente disseminati, di un apparato i cui
elementi si precisano, si combinano e si riproducono a poco a poco in tutto lo spessore
del corpo sociale.
Questa notevole operazione storiografica solleva a un tempo due questioni che non
si debbono tuttavia confondere: da un alto, il ruolo decisivo delle procedure e dei
dispositivi tecnologici nellorganizzazione di una societ; dallaltro, lo sviluppo
eccezionale di una categoria particolare di questi dispositivi. Bisogna dunque chiedersi
ancora:
a) come spiegare lo sviluppo privilegiato della serie particolare che costituisce i
dispositivi panottici?
b) Qual la natura di tante altre serie che, perseguendo i loro itinerari silenziosi,
non hanno dato luogo a una configurazione discorsiva n a una
sistematizzazione tecnologica? Esse potrebbero essere considerate come

unimmensa riserva che costituisce gli inizi o le tracce di sviluppi diversi. (p.
88).
Una societ sarebbe dunque costituita da alcune pratiche predominanti che
organizzano le sue istituzioni normative, e da altre, innumerevoli, che restano
secondarie, ma sempre presenti anche se non hanno la funzione di organizzare dei
discorsi, e conservano le tracce o i residui di ipotesi (istituzionali, scientifiche) diverse
per questa societ o per altre. in questa riserva molteplice e silenziosa di procedure
che vanno ricercate le pratiche di consumo aventi doppia caratteristica, individuata
da Foucault, di poter organizzare, in modi talvolta secondari, talaltra dominanti, a un
tempo degli spazi e dei linguaggi. (p. 89).
[] Resta da chiedersi cosa ne sia di altre procedure, anchesse infinitesimali, che
non sono state privilegiate dalla storia ma esercitano non di meno unattivit
considerevole fra le maglie delle tecnologie istituzionalizzate. in particolare il caso
di quelle procedure che non dispongono della condizione preliminare postulata da
quelle delucidate da Foucault, ovvero un luogo proprio a partire dal quale possa
funzionare il meccanismo panottico. Queste tecniche anchesse operative ma
inizialmente private di ci che ha costituito la forza delle altre, sono le tattiche che a
nostro giudizio forniscono un indice formale delle pratiche ordinarie del consumo. (p.
90).
Le strategie [analisi del pensiero di Bourdieu]
[deCerteau si riferisce qui alle strategie matrimoniali analizzate da Bourdieu nella
Cabila] La strategia (per esempio per ammogliare un ragazzo), lequivalente di
una mossa in una partite di carte. Dipende dalla qualit del gioco ovvero ad un
tempo dalla distribuzione delle carte (avere un buon gioco) e dal modo di giocare
(essere un buon giocatore). La mossa mette in causa da una parte i postulati che
condizionano uno spazio di gioco, dallaltra le regole che assegnano alla distribuzione
un valore e al giocatore delle possibilit, in definitiva una abilit manovriera nelle
congiunture diverse in cui il capitale iniziale viene speso. Questo insieme complesso
un tessuto di funzionamenti qualitativamente distinti.
a) Vi sono dei principi impliciti o postulati (per esempio il matrimonio
bearnese, il primato delluomo sulla donna, o del primogenito sui cadetti)
principi che assicurano la salvaguardia del patrimonio in uneconomia
dominata dalla scarsit del denaro, ma il fatto che non siano definiti (ovvero
non sono espliciti) crea margini di tolleranza e la possibilit di ricorrere alluno
contro laltro.
b) Vi sono regole esplicite (per esempio, ladot, contropartita accordata ai
cadetti in cambio della loro rinuncia alla terra), ma sono accompagnate da un
limite che le rovescia (per esempio, il tournadot, restituzione delladot in caso

di matrimonio senza figli). Qualsiasi utilizzazione delle regole deve dunque


calcolare le ripercussioni di questa inversione sempre minacciosa, poich legata
ai casi della vita.
c) Le strategie, sottili espedienti (lagire con astuzia), navigano fra le
regole, giocano con tutte le possibilit offerte dalle tradizioni, utilizzano
questa piuttosto di quella, compensano quella con questa. Approfittando del
molle che nasconde il duro, creano in questa rete le proprie pertinenze. (p. 96).

La teoria [sempre su Bourdieu]


Bourdieu deve trovare qualcosa che adegui le pratiche alle strutture spiegando
tuttavia i dcalages fra le due. ha bisogno di un caso supplementare. E lo ritrova in un
processo che il pezzo forte della sua specializzazione, lacquisizione: la sua
mediazione ricercata fra le strutture che la organizzano e le disposizioni che essa
produce. Questa genesi implica uninteriorizzazione delle strutture (attraverso
lacquisizione) e unesteriorizzazione dellesperienza acquisita (o habitus) nelle
pratiche. Una dimensione temporale viene cos introdotta: le pratiche (che esprimo
lesperienza acquisita) rispondono adeguatamente alle situazioni (che manifestano la
struttura) se, e soltanto se, nel corso dellinteriorizzazione-esteriorizzazione, la
struttura rimasta stabile; altrimenti la pratiche si trovano sfasate, corrispondenti
ancora a quel che era la struttura prima della sua interiorizzazione attraverso lhabitus.
Secondo questa analisi, le strutture possono variare e divenire un principio di mobilit
sociale (forse anzi il solo). Lesperienza acquisita, no. Non ha un movimento proprio.
il luogo discrizione delle strutture, il marmo sul quale siscrive la loro storia.
Ci che interessa a Bourdieu la genesi, il modo di generazione delle pratiche. Non
gi, come per Foucault, ci che esse producono, bens ci che le produce. Dagli studi
di etnologia che le esaminerebbero alla sociologia che ne elabora la teoria vi dunque
una sostituzione, che sposta il discorso verso lhabitus, i cui sinonimo (exis, ethos,
modus operandi, senso comune, seconda natura eccetera), e le cui definizioni e
giustificazioni si moltiplicano. Dalle prime alla seconda, leroe cambia. Un attore
passivo e notturno si sostituisce alla molteplicit delle strategie scaltre. A questo
marmo immobile vengono ricondotti, come al loro attore, i fenomeni constatati di una
societ. Un personaggio essenziale, in effetti, poich permette alla teoria il suo
movimento circolare: ormai, dalle strutture, essa passa allhabitus (sempre in
corsivo); e da questo alle strategie, che si adattano alle congiunture, esse stesse
ricondotte alle strutture di cui sono gli effetti e degli stati particolari.
In realt questo modello passa da un modello costruito (la struttura) a una realt
presunta (lhabitus), e da questa a una interpretazione dei fatti osservati (strategie e
congiunture). (pp. 100-102).

i testi di Bourdieu affascinano attraverso le loro analisi e aggrediscono attraverso la


loro teoria. Leggendoli, mi sento prigioniero di una passione chessi irritano ed
eccitano. Sono fatti di contrasti. Esaminando scrupolosamente le pratiche e la loro
logica in un modo che non ha pi trovato indubbiamente eguali dopo Mauss li
riconduce finalmente a una realt mistica, lhabitus, destinata a sussumerli sotto la
legge della riproduzione. Le descrizioni sottili delle tattiche bearnesi o cabile sfociano
improvvisamente su verit assennate, come se a una complessit cos lucidamente
perseguita occorresse il contrappunto brutale di una ragione dogmatica. (p. 103).

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