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Fridericiana Ars
a cura di
Nicola Spinosa, Aldo Pinto e Adriana Valerio
fotografie di Luciano Pedicini
Alcune foto della Chiesa di San Gregorio Armeno sono state realizzate con il contributo dellUnione Europea. I contenuti di questa pubblicazione sono
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Indice
VII
IX
PRESENTAZIONE
Ministero dellInterno
'LUH]LRQH&HQWUDOHSHUODPPLQLVWUD]LRQHGHO)RQGR(GLFLGL&XOWR
PREFAZIONE
di Nicola Spinosa
13
61
DEMETRA/CERERE: IL
di Giovanna Greco
75
87
103
127
TRASFORMAZIONI
di Aldo Pinto
171
225
237
255
267
SETTECENTO NAPOLETANO
di Annamaria Bonsante
ALLISOLA CONVENTUALE
CHIESA E IL MONASTERO
SAN PANTALEONE
E RESTAURI
PER
IN METALLO PREZIOSO
E DI
RICREAZIONI MUSICALI
283
287
DOLCI E DISOBBLIGHI
di Lucio Fino
295
BADESSE E SUPERIORE
di Aldo Pinto
299
IL PREZIOSO ARCHIVIO
di Adriana Valerio
300
FONTI
301
BIBLIOGRAFIA
305
LE AUTRICI
E GLI
DELLE MONACHE DI
DI
AUTORI
,OYROXPHqFRUUHGDWRGDDPSLDDSSHQGLFHGRFXPHQWDULDVFDULFDELOHLQIRUPDWR3')DOOLQGLUL]]R
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VI
74
Disiecta membra:
il riuso dellantico nel complesso
di San Gregorio Armeno
Francesco Pio Ferreri*
Delle antichit menzionate da Capaccio in connessione con il complesso di San Gregorio, ancora visibile,
pur nel suo mediocre stato di conservazione, la base
marmorea murata presso lingresso di una bottega
sotto larco del campanile pensile, al civico 14 di via
S. Gregorio Armeno. Si tratta quasi certamente di una
base iscritta, con i lati anteriore, posteriore e destro
integralmente incassati nel muro moderno.4 Lunica
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EDVVRULOLHYRJLjLGHQWLFDWDGD&DSDFFLRFRPHpuel75
Berlino:17 il marmo non solo si inscrive in una generica categoria di prodotti funerari, senza necessaria
attinenza con la sfera del culto demetriaco, ma costituisce un oggetto decontestualizzato del collezionismo
antiquario, per il quale non si pu escludere una proYHQLHQ]DGDOODUHDHJUHDFRPHJUDQSDUWHGHLPDUPL
DQWLFKLFKHFRQXLURQRQHOODUDFFROWDTXDWWURFHQWHVFD
del Carafa.18
Questi marmi sono dunque riconducibili ad una pi
ampia classe di elementi di riuso, provenienti dal centro storico di Napoli o da siti extraurbani, reimpiegati
VSHVVR FRPH PDWHULDOL HGLOL]L QHJOL HGLFL GHOOD FLWWj
medievale. Nellarea orbitante intorno al monastero
di San Gregorio e alla platea Augustalis si segnalano
almeno altre due iscrizioni di et romana riutilizzate
nel corpo edilizio della citt post-classica. Una base
marmorea ricollocata come piedritto angolare nellarco che introduce al vico S. Nicola a Nilo dalla via S.
%LDJLR GHL /LEUDL FRQVHUYD QHOOR VSHFFKLR HSLJUDFR
XQLVFUL]LRQH JUHFD GLIFLOPHQWH OHJJLELOH FRQ GHGLca ad unimperatrice, di cui non si serba il nome, da
parte della fratria degli EuereidaiLOWLWRORGLGLYLQDH
pietosissima Augusta usato nellepigrafe ha suggerito una datazione entro i limiti del II sec. d.C.19 Un
esiguo frammento di base modanata invece murato
nella facciata del palazzo trecentesco di Filippo dAngi in via Tribunali, e conserva parte di uniscrizione
con i nomi di due liberti dellaugusta Antonia Minore
(met del I sec. d.C.).20 Cospicui sono anche gli spolia
architettonici disseminati nei palazzi e nelle chiese che
sorgono intorno allinsula di San Gregorio Armeno. Oltre alle due grandiose colonne sormontate da preziosi
capitelli corinzi che si ergono ai lati dellingresso alla
basilica di San Paolo Maggiore unica testimonianza superstite del monumentale prospetto esastilo del
tempio tiberiano dei Dioscuri rovinato dai disastrosi
sismi del 1686-1688 , frammenti di basi modanate e
colonne granitiche si conservano a ridosso delle arcate
in piperno che scandiscono la facciata del prospiciente
palazzo dAngi.21 Sul limite opposto dellinsula, nel
palazzo prospettante su via S. Biagio e vico Figurari
sono visibili un fusto di colonna in granito sormontato
da un capitello corinzio di tarda et augustea, reim-
Liscrizione, con data consolare del 196 d.C., riportava un decreto dei duoviri Cn. Papirius Sagitta e P.
Aelius Eudaemon relativo alla dedica da apporre alla
base di una statua onoraria eretta da un collegio di
dendrofori al patronus coloniae Octavius Agatha. Lepigrafe attribuita da Mommsen, e da altri prima di
lui, alla colonia di Puteoli, poich fa menzione di una
basilica Augusti Anniana gi documentata in altre tre
iscrizioni puteolane12 e annoverata nella letteratura
archeologica tra i principali monumenti forensi della
Pozzuoli romana.13 /LGHQWLFD]LRQH GHO QRVWUR PDUmo con la base di Octavius Agatha corroborata da
un passo del canonico napoletano Giacomo Martorelli, che intorno alla met del XVIII secolo, citando
liscrizione in oggetto, deplora la scellerata incuria dei
moderni architetti responsabili di aver occultato lanWLFDPHPRULDHSLJUDFDLQFLVDVXOODEDVHODVFLDQGRD
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GHWULWD VFROSLWD VX XQR GHL DQFKL14 nella quale si
SXz DJHYROPHQWH ULFRQRVFHUH OD canistrifera di capacciana memoria. Alla luce di questi dati, la base in
esame costituirebbe uno dei numerosi spoliaHSLJUDFL
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moderna: la supposta pertinenza al santuario napoletano di Cerere ne risulta ulteriormente destituita di
fondamento.
Anche nel caso dellepigrafe di et medio-imperiale
in onore di Cominia Plutogenia, sacerdotessa di Demetra Thesmophoros, oggi visibile in una parete del
cortile di via Tribunali 62,15 la vicinanza del luogo di
esposizione al monastero di San Gregorio non ragioQHVXIFLHQWHFRPHSXUHVLqULWHQXWR16 per ipotizzare
la preesistenza di un tempio di Cerere nellarea. N lo
la pertinenza alla collezione rinascimentale di Diomede Carafa, un tempo raccolta nel vicino palazzo di
via S. Biagio dei Librai, di un rilievo di sarcofago con
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76
erano coronate al centro di ogni faccia da unulteriore foglia acantizzante (o di quercia). Tra le foglie
del secondo ordine si originano brevi cauli spigolosi
desinenti in calicetti da cui emergono elici nastriformi. Sulla scorta degli elementi leggibili, il capitello si
daterebbe non oltre la prima met del III sec. d.C.,
con confronti ravvisabili sia in ambito laziale55 che in
contesti di reimpiego di area campana: a Napoli, capitelli corinzio-asiatici riconducibili allo stesso alveo
cronologico si segnalano nella vicina basilica di San
Lorenzo Maggiore ma anche allinterno del duomo
cittadino, nel complesso basilicale di Santa Restituta.56 Laltro esemplare di San Gregorio, custodito nel
salottino della Badessa, il pi integro tra i capitelli
antichi del monastero.57 Si caratterizza per la presenza
di una sola corona di foglie dacanto che riveste la
met inferiore del kalathos. I lobi, serrati intorno alla
nervatura centrale e desinenti in fogliette appuntite
(quattro nei lobi mediani, tre in quelli inferiori), si
toccano con le estremit generando una serie verticale
GLLQFDYLJHRPHWULFLGDOEDVVRYHUVRODOWRXQURPbo, un rettangolo, e un secondo rombo. Tra le foglie
dacanto spuntano tozzi caulicoli a sezione angolare,
da cui sbocciano calicetti che sorreggono volute ed
elici nastriformi. Le elici, avvolgendosi verso il basso,
lambiscono le foglie interne dei calici, cos disegnando
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cui si conservano scarne tracce, si presentavano come
LQRUHVFHQ]HFDUQRVHSULYHGHOFRQVXHWRVWHORVXOkalathos. Il capitello, ascrivibile ad un gruppo di esemplari
di III-IV sec. d.C. contraddistinti dal ricorrere di una
singola corona di foglie,58 in ambito campano presenta
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San Felice a Cimitile, genericamente riferito al III sec.
d.C.,59 e con un esemplare salernitano, datato allinoltrato IV sec. d.C.60
Dei rimanenti spolia architettonici presenti nel chiostro
di San Gregorio, le due basi attiche, pur condividendo
lo stesso schema delle modanature (alto plinto quadrangolare sormontato da due tori separati da una
scozia intermedia), differiscono per misure e cronologia. Quella che giace negli ambienti sotterranei del
chiostro, sotto il braccio occidentale, di dimensioni
80
81
82
83
37
46
Tomba di Riccardo Piscicelli (post 1331): ADAMO MUSCETTOLA, Napoli e le %HOOH $QWHFKHWDWH FLW 7Lziana BARBAVARA DI GRAVELLONA, 9LVLELOLWj HIPHUD YLVLELOLWj
negata. Sarcofagi romani reimpiegati e obliterati nel Medioevo, in
Walter CUPPERI (a cura di), Senso delle rovine e riuso dellantico,
3LVD J 6WHIDQLD FURELLI in DONOFRIO,
Rilavorazione cit., QJDF
38
Sepolcro di Ascanio e Giovanni Battista Piscicelli (post
1545): ADAMO MUSCETTOLA, Napoli e le %HOOH $QWHFKHWDWH
cit., 101, 285; Stefania FURELLI in DONOFRIO, Rilavorazione
FLWQJDE
39
Carl ROBERT, Die antiken Sarkophagreliefs, 3.3. Einzelmythen. Niobiden-Triptolemos Ungedeutet, Berlin 1919, 496-498,
n 422; ADAMO MUSCETTOLA, La bella tomba cit., 16, nota 12
FRQELEOLRJUDDSUHFHGHQWH
40
Roberto MIDDIONE (a cura di), Le raccolte di scultura del
Museo nazionale di San Martino, Napoli 2001, 38-39, n 1.7.
41
Napoli, Museo Archeologico Nazionale: ADAMO MUSCETTOLA, Napoli e le%HOOH$QWHFKHWDWHFLWBARBAVARA DI
GRAVELLONA, 9LVLELOLWjcit., 202; ADAMO MUSCETTOLA, La bella
tombaFLWJ
42
Fulvia CARACCIOLO, Breve Compendio della Fondazione del
Monistero di S.to Gregorio Armeno detto S.to Ligoro di Napoli,
a cura di Raffaele ZITO, Napoli 1851, 64.
43
Sullestensione delle necropoli urbane di Neapolis, si vedano: CAPASSO, Napoli greco-romana cit., 111-130; Ettore GABRICI,
&RQWULEXWRDUFKHRORJLFRDOODWRSRJUDDGL1DSROLHGHOOD&DPSDnia, Memorie dellAccademia dei Lincei 41 (1951), 662668; POZZI, Napoli Antica cit., 228-299; Angela PONTRANDOLFO,
Le necropoli urbane di Neapolis, in Attilio STAZIO (a cura di),
Neapolis, Atti del venticinquesimo Convegno di studi sulla Magna Grecia (Taranto, 3-7 ottobre 1985), Taranto 1986,
255-272; Daniela GIAMPAOLA, I monumenti, in ZEVI, Neapolis
cit., 78-81.
44
Ferdinando COLONNA, 6FRSHUWH GL DQWLFKLWj LQ 1DSROL GDO
1876 a tutto il 1897, con notizie delle scoperte anteriori e ricordi
VWRULFRDUWLVWLFRWRSRJUDFL, Napoli 1898, 295-302; HERDEJRGEN, Stadtrmische cit., 174, n 180, tav. 102,2.4.5, 103,2 e
FRQELEOLRJUDDSUHFHGHQWH
45
Altezza massima 26 cm; larghezza massima 47.4 cm. Marmo bianco. Il capitello privo della parte superiore. Una
faccia del supporto originario stata integralmente tagliata
e squadrata, mentre linterno del marmo stato incavato
per una profondit di 14 cm, per ricavare dal frammento antico una vaschetta a sezione semicircolare, dotata di
XQIRURODWHUDOHSHULOGHXVVRGHOODFTXDYHURVLPLOPHQWH
unacquasantiera.
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)DFFLDWDGHOODFKLHVDHVHJXLWDDOODQHGHO&LQTXHFHQWR
su progetto di Giovan Battista Cavagna
(nella pagina seguente)
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