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CAP 4:
ottotitolo di questo breve ma estremamente denso capitolo sarebbe potuto essere: a
cosa serve la cultura? Mi piacerebbe farlo capire agli alunni dei nostri istituti tecnici
quando ci dicono: a che ci serve litaliano e la storia se dovremo fare i periti
elettrotecnici? A questa domanda il capitolo apprendere a vivere fornisce
abbondanti risposte.
La <<cultura fornisce le conoscenze, i valori, i simboli che orientano e guidano le
vite umane>>. La cultura umanistica sempre di pi deve diventare patrimonio
collettivo esteso a tutte le classi sociali. E attraverso di essa che possiamo creare le
fondamentali scuole
della lingua, per esprimerci pienamente nelle relazioni con gli altri
della scoperta di s, cos importante per un adolescente alla ricerca delle proprie
aspirazioni e delle proprie verit
della complessit umana, in quanto conoscenza della condizione umana, del fatto
che <<Homo sapiens nello stesso tempo indissolubilmente Homo demens>>
della comprensione umana, per lottare contro lodio e lesclusione.
Apprendere a vivere deve necessariamente prevedere anche la iniziazione alla
lucidit ! Sin dalla scuola elementare bisogna insegnare che lapparato percettivo
con il quale entriamo in contatto con il mondo solamente lingresso di un sistema
la cui uscita dipende fortemente da fasi di interpretazione. E patrimonio comune
losservazione di quanto diverse percezioni/interpretazioni possano avere persone
diverse dello stesso fenomeno! Anche il singolo individuo, anche noi stessi della
stessa cosa possiamo avere interpretazioni diverse in tempi diversi. Bisogna
apprendere ad intelligere la nostra imperfezione percettiva.
Nellinsegnamento secondario si potr <<mettere in luce lopposizione tra la
razionalizzazione, sistema logico di spiegazione ma privo di fondamento empirico, e
la razionalit , che si sforza di unire la coerenza allesperienza; e si tratteranno i
limiti della logica e si argomenter la necessit di una razionalit non solo critica
ma autocritica.>> E ancora Morin afferma: << si dovrebbe insegnare in modo
continuativo come ognuno inganni se stesso>> e che lapprendistato alla
comprensione e alla lucidit <<non solo non mai compiuto una volta per tutte,
ma deve essere continuamente ricominciato>>.
Il capitolo procede facendo osservare come si dovrebbe aiutare gli adolescenti a non
confondere le loro idee con il reale. <<Le idee non sono solo mezzi di comunicazione
con il reale, esse possono divenire dei mezzi di occultamento. Lallievo dve sapere
che gli uomini non uccidono soltanto nella notte delle loro passioni, ma anche al
chiarore delle razionalizzazioni>>.
In questo contesto linsegnamento della filosofia potrebbe rivitalizzarsi e offrire << i
due frutti pi preziosi della cultura europea: la razionalit critica e autocritica, che
permette proprio di auto-osservarsi e che favorisce la lucidit , e dallaltra parte, la
fede incerta.>>
CAP 5:
Apprendere a vivere anche apprendere ad affrontare lincertezza. Questo quinto
capitolo la continuazione del precedente e mette in evidenza come ogni esistenza
umana abbia con s degli elementi che ne fanno unavventura proiettata verso
lignoto.
I progressi scientifici del XX secolo ci hanno resi consapevoli della incertezza nella
nostra concezione del mondo. Abbiamo imparato che il principio deterministico
valido solamente entro i confini della fisica classica. Appena al di fuori di essa
incontriamo ci scontriamo con il non misurabile: si pensi ad esempio al principio
di indeterminazione di Heisenberg. Nel campo della biologia non riusciamo a
spiegare il perch e il come dellorigine della vita, come sia potuto accadere che
alcune macromolecole abbiano cominciato ad allontanarsi dal caos autoorganizzandosi e auto-riproducendosi. Nel campo degli studi sulla evoluzione (noi
umani ne siamo un ramo di un ramo di un ramo . . . ) abbiamo ormai chiarezza sulla
indeterminazione della sua direzione.
In questo panorama di incertezze dobbiamo includere quelle tipicamente umane:
linceretezza cognitiva e lincertezza storica. Della prima abbiamo gi parlato: non
possiamo conoscere il reale perch la nostra indagine basata sulla percezione e
sulla interpretazione. Conoscere e pensare sono dei veri e propri <<dialoghi con
lincertezza>>.
<<Lincertezza storica legata al carattere intrinsecamente caotico della storia
umana>>, la civilt non ha sempre progredito in una direzione ma ha seguito un
percorso segnato da << creazioni favolose e da distruzioni irrimediabili >>. Non
esistono Leggi della Storia.
Il nostro avvenire non teleguidato dal progresso. << Ci si deve quindi preparare
al nostro mondo incerto e aspettarsi linatteso >>.
E convinzione di Morin che possiamo aiutarci con i tre viatici. Il primo: essere
coscienti della ecologia dellazione . Ogni azione, una volta intrapresa, entra in un
gioco di interazioni e di retroazioni in seno allambiente nel quale si effettua. Il
risultato finale pu essere molto diverso da quello previsto.
CAP 7:
La scuola primaria deve risvegliare le curiosit naturali. In particolare le curiosit
sullessere umano sarebbero quelle in grado di evidenziare la doppia e complessa
natura insieme biologica e culturale. Un tale approccio consentirebbe di trattare in
modo collegato sia tematiche appartenenti al mondo fisico, sia tematiche pi
squisitamente psicologiche, sociali e storiche. In tal modo sin dalla scuola primaria si
collegherebbero le domande sulluomo alle domande sul mondo. Quanto appena
detto non deve significare, ovviamente, escludere o eliminare lo studio della lingua,
dellortografia, dellaritmetica.
Nella scuola secondaria linsegnamento dovrebbe essere dedicato al rapporto tra la
cultura scientifica e la cultura umanistica, << sviluppando una riflessione sulle
acquisizioni e sul divenire delle scienze e considerando la letteratura come palestra ed
esperienza di vita >>. La Storia dovrebbe giocare un ruolo chiave nel permettere
allallievo di riconoscersi nella stiria del suo paese, delleuropa e pi in generale
dellintera umanit . La filosofia dovrebbe includere la riflessione sulla conoscenza
sia scientifica che non scientifica. La matematica dovrebbe essere insegnata come
forma di pensiero strettamente formalizzato. Dal canto loro gli insegnanti della scuola
secondaria devono fare un grosso sforzo per educarsi al mondo adolescenziale e alla
sua cultura in modo da << progredire nella reciproca conoscenza e nel mutuo
riconoscimento di due universi imbricati luno nellaltro, ma che tuttavia non si
conoscono >>.
Secondo Morin lUniversit ha una missione transnazionale: la conservazione dei
saperi, la trasmissione, la rigenerazione, la generazione di saperi nuovi. Deve
conservare la sua assluta autonomia e non essere sovra adattata alle domande
economiche, tecniche, politiche e amministrative. Deve potersi creare un circolo
virtuoso nel quale luniversit possa riformare i saperi che riformano il pensiero.
La riforma dellUniversit esige una riorganizzazione generale con la cerazione di
facolt , dipartimenti ed istituti << consacrati alle scienze che abbiano gi operato
un riaccorpamento polidisciplinare intorno ad un nucleo organizzatore sistemico >>.
CAP 8:
In questo capitolo Morin cerca di enucleare i principi guida per la formazione di un
pensiero che connetta, un pensiero capace di superare la divisione tra le culture, un
pensiero cche riesca ad attrezzarci per affrontare la complessit .
Sono sette.
1.Il principio sistemico od organizzazionale secondo il quale non ci si pu
accontentare di conoscere le parti per il tutto, n, al contrario pensare di conoscere
le diverse singole parti una volta si sia conosciuto il tutto nel suo insieme. Lidea
sistemica si oppone allidea riduzionista: non vero che si possa conoscere un
insieme se se ne conoscono le sue parti: infatti necessario conoscerne anche tutte
le interazioni e retroazioni.
1.Il principio ologrammatico ci consente di affrontare lo studio di sistemi quali ad
esempio quelli biologici: ogni cellula parte di un tutto, ma il tutto anche
presente in ogni singola cellula. Lintero patrimonio genetico di un individuo, la
totalit della sua informazione costitutiva contenuta in ogni cellula.
2.Il principio delanello retroattivo, ovverpo lo studio dei sistemi retroazionati, ci
consente di conoscere e di prevedere il comportamento dei sistemi autoregolatori. Il
rapporto di causa ed effetto cessa di essere semplicemente lineare e unidirezionale:
adesso leffetto influenza la causa e viceversa. Esempi di sistemi di questo tipo li
troviamo diffusissimi in natura, ad esempio nelle dinamiche predatore preda
allinterno di un ecosistema. Nei diversi campi tecnologici la retroazione si utilizza
per stabilizzare un sistema, ad esempio un amplificatore o un regolatore di
temperatura.
3.Il principio dellanello ricorsivo fondamentale nei sistemi che si autoorganizzano e si auto-riproducono. Noi individui siamo il frutto di un qualcosa nato
nella notte dei tempi. Adesso siamo noi che lo riproduciamo, appunto ricorsivamente,
mediante la nostra stessa riproduzione.
4.Il principio di autonomia/dipendenza (auto-eco-organizzazione). Tutti gli esseri
viventi, noi uomini per primi, traiamo dallambiente circostante lenergia e i materiali
che servono alla nostra auto-organizzazione. La nostra autonomia quindi