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CAP 1:

Il capitolo 1 si intitola Le sfide e ne individua quattro: la sfida culturale, la sfida


sociologica, la sfida civica, la sfida delle sfide. Argomento base delle sfide quello
dei saperi tecnici e dei saperi umanistici, della loro divergenza e separazione, della
incapacit di entrambe le culture di rispondere alle problematiche poste dalla
globalizzazione e dalla derivante complessit .
La sfida culturale consiste nel superamento di una visione secondo la quale la cultura
umanistica sarebbe vista solo come ornamento dal mondo tecnico e scientifico; allo
stesso tempo il mondo umanistico vedrebbe la cultura tecnico-scientifica come un
aggregato di saperi astratti o minacciosi.
La sfida sociologica riguarda << lo sviluppo degli aspetti cognitivi delle attivit
economiche, tecniche, sociali, politiche >> e lo sviluppo dellinformatica.
Linformazione diventa materia prima da padroneggiare, la conoscenza un qualcosa
da continuamente rivedere ad opera del pensiero, il pensiero il capitale
maggiormente prezioso per lindividuo e per la societ .
La sfida civica (riporto pedissequamente il periodo che mi sembra pi
significativo): << il perdurare del processo tecno-scientifico attuale, processo del
resto cieco che sfugge alla coscienza e alla volont degli stessi scienziati, conduce
ad una forte regressione di democrazia. Cos, mentre lesperto perde la capacit
di concepire il globale e il fondamentale, il cittadino perde il diritto alla conoscenza.
Quindi lo spossessamento del sapere, molto poco equilibrato dalla volgarizzazione
mediatica, pone il problema storico ormai capitale della necessit di una
democrazia cognitiva >>
La sfida delle sfide sarebbe quella di uscire vittoriosi dalle tre precedenti . Qui Morin
scopre e adotta pienamente i sistemi non lineari: per rispondere alle sfide
bisognerebbe riformare il pensiero in modo da utilizzare lintelligenza al fine di
effettuare il legame tra le due culture disgiunte. << La riforma dellinsegnamento
deve condurre alla riforma di pensiero e la riforma di pensiero deve condurre a
quella dellinsegnamento >>
CAP 2:
E pi importante avere una testa ben fatta che una testa ben piena. Lattitudine
generale della mente quella di essere general problem setting and solving.
Coltivare questa attitudine significa rendersi capaci anche di risolvere problemi
particolari e specifici. Una testa ben fatta necessita di una buona organizzazione della
conoscenza, organizzazione che deve essere orientata allo sviluppo della
contestualizzazione e globalizzazione dei saperi.

La risorsa di pensiero utilizzabile ai fini della educazione e della formazione ci viene


dalla seconda rivoluzione scientifica del XX secolo che ha dato origine alle scienze
sistemiche quali ecologia, scienze della terra, cosmologia. Avendo come oggetto di
studio i sistemi, queste scienze superano il riduzionismo e affrontano la descrizione di
insiemi di sistemi che interagiscono ridefinendosi a vicenda. Lecologia, ad esempio,
studia le interazioni tra il biotopo, descritto a livello fisico -chimico, con la biocenosi,
descritta invece a livello zoologico, botanico, microbiologico. In aggiunta deve
considerare gli scambi energetici interni ed esterni al sistema e quindi include
necessariamente anche la termodinamica.
Basare la formazione di un individuo sulle discipline sistemiche potrebbe quindi
essere utile ai fini della ricomposizione dei saperi tecnico scientifici e umanistici, del
superamento della disgiunzione natura/cultura e animalit /umanit . Cos, in
prospettiva, le scienze della vita si potranno legare alle scienze umane, le scienze
cognitive potranno unificare gli studi di mente e cervello. La storia tende a divenire
sceinza della complessit umana.
CAP 3:
Capitolo denso e filosofico nel quale Morin vola alto e affronta alcuni dei temi pi
classici sulluomo e sulla sua esistenza.
Anticipo subito la conclusione che trasferisce nellambito dellinsegnamento quanto
poco prima detto in termini di riflessione pi vasta e generale: << linsegnamento
pu efficacemente tentare di far convergere le scienze naturali, le scienze umane, la
cultura umanistica e la filosofia nello studio della condizione umana.>> La finalit
da perseguire quella di una presa di coscienza del destino di tutti gli essere umani,
accomunati dalla necessit di confrontarsi con i medesimi problemi vitali e mortali.
Il capitolo diviso in tre parti. La prima si intitola Lapporto della cultura
scientifica; queste le afffermazioni fondamentali:
siamo figli marginali del cosmo, maggiormente perduti in esso proprio a causa del
nostro pensiero e della coscienza che ci permettono di studiarlo
il nostro pianeta ha generato la vita, noi siamo un ramo di una ramo
dellevoluzione. Con la nascita partecipiamo allavventura biologica; con la morte
alla tragedia cosmica.
portiamo al nostro interno il mondo fisico, il mondo chimico e quello vivente, e
nello stesso tempo ne siamo separati dal nostro stesso pensiero, dalla nostra cultura
(qui mi viene da pensare al destino di Ulisse, cui la consapevolezza e la conoscenza
raggiunte grazie allesperienza con la maga Circe lo rendono irrimediabilemente
distante dai suoi compagni). Ecologia, cosmologia e scienze della terra permettono di

situare questa doppia condizione umana, naturale e metanaturale e riescono ad


operare nel verso di situare lumano nelluniverso.
lessere umano, nello stesso tempo naturale e sovranaturale, ha la sua origine nella
natura vivente e fisica, ma ne emerge e se ne distingue attraverso la cultura, il
pensiero e la coscienza. Lumanit non si riduce affatto allanimalit ; ma senza
animalit non c umanit
nella sua complessit lessere umano ci appare contemporaneamente otalmente
biologico e totalmente culturale. Ci che pi biologico il sesso, la nascita, la
morte anche ci che maggiormente imbevuto di cultura.Le nostre attivit
pi culturali parlare, cantare, danzare, amare, meditare mettono in moto i nostri
corpi e i nostri organi.
in quanto uomini portiamo in seno alla nostra singolarit anche tutta lumanit ,
tutta la vita, tutto il cosmo con il suo mistero. Minuscola parte del tutto che racchiude
in s la presenza del tutto (Morin fa lanalogia con lologramma, forse sarebbe pi
calzante quella con un frattale).
Queste invece le affermazioni della seconda parte: Lapporto delle scienze umane:
paradossalmente, in quanto frazionate e compartimentate, sono proprio le scienze
umane ad apportare il contributo pi debole, alla studio della condizione umana;
il contributo della storia alla conoscenza della condizione umana deve essere quello
di introdurre il caso e le perturbazioni. La storia non obbedisce a processi
deterministici e non sottomessa ad una logica tecnico-economica ineluttabile. N
guidata verso un progresso necessario.
nessun progresso aquisito per sempre
Non ci sono LEGGI della storia.
La terza parte tratta Lapporto della cultura umanistica ritenuto capitale allo
studio della condizione umana. In primo luogo vi lo studio del linguaggio perch
introduce alla caratteristica pi originale della condizione umana.
Morin osserva poi come siano il romanzo e il cinema a farci vedere la relazione
dellessere umano con gli altri, con la societ con il mondo.<< Il miracolo di un
grande romanzo, come di un grande film, che immergendosi nella singolarit dei
destini, localizzati nel tempo e nello spazio, rivela luniversalit della condizione
umana.>>
La poesia ci fa comunicare con il mistero che al di l del dicibile. Le arti ci
schiudono la dimensione estetica dellesistenza.<< La filosofia, se si riavvicina alla
sua vocazione riflessiva su tutti gli aspetti del sapere e della conoscenza, potrebbe,
dovrebbe, far convergere la pluralit dei loro punti di vista sulla condizione
umana>>.

CAP 4:
ottotitolo di questo breve ma estremamente denso capitolo sarebbe potuto essere: a
cosa serve la cultura? Mi piacerebbe farlo capire agli alunni dei nostri istituti tecnici
quando ci dicono: a che ci serve litaliano e la storia se dovremo fare i periti
elettrotecnici? A questa domanda il capitolo apprendere a vivere fornisce
abbondanti risposte.
La <<cultura fornisce le conoscenze, i valori, i simboli che orientano e guidano le
vite umane>>. La cultura umanistica sempre di pi deve diventare patrimonio
collettivo esteso a tutte le classi sociali. E attraverso di essa che possiamo creare le
fondamentali scuole
della lingua, per esprimerci pienamente nelle relazioni con gli altri
della scoperta di s, cos importante per un adolescente alla ricerca delle proprie
aspirazioni e delle proprie verit
della complessit umana, in quanto conoscenza della condizione umana, del fatto
che <<Homo sapiens nello stesso tempo indissolubilmente Homo demens>>
della comprensione umana, per lottare contro lodio e lesclusione.
Apprendere a vivere deve necessariamente prevedere anche la iniziazione alla
lucidit ! Sin dalla scuola elementare bisogna insegnare che lapparato percettivo
con il quale entriamo in contatto con il mondo solamente lingresso di un sistema
la cui uscita dipende fortemente da fasi di interpretazione. E patrimonio comune
losservazione di quanto diverse percezioni/interpretazioni possano avere persone
diverse dello stesso fenomeno! Anche il singolo individuo, anche noi stessi della
stessa cosa possiamo avere interpretazioni diverse in tempi diversi. Bisogna
apprendere ad intelligere la nostra imperfezione percettiva.
Nellinsegnamento secondario si potr <<mettere in luce lopposizione tra la
razionalizzazione, sistema logico di spiegazione ma privo di fondamento empirico, e
la razionalit , che si sforza di unire la coerenza allesperienza; e si tratteranno i
limiti della logica e si argomenter la necessit di una razionalit non solo critica
ma autocritica.>> E ancora Morin afferma: << si dovrebbe insegnare in modo
continuativo come ognuno inganni se stesso>> e che lapprendistato alla
comprensione e alla lucidit <<non solo non mai compiuto una volta per tutte,
ma deve essere continuamente ricominciato>>.
Il capitolo procede facendo osservare come si dovrebbe aiutare gli adolescenti a non
confondere le loro idee con il reale. <<Le idee non sono solo mezzi di comunicazione
con il reale, esse possono divenire dei mezzi di occultamento. Lallievo dve sapere

che gli uomini non uccidono soltanto nella notte delle loro passioni, ma anche al
chiarore delle razionalizzazioni>>.
In questo contesto linsegnamento della filosofia potrebbe rivitalizzarsi e offrire << i
due frutti pi preziosi della cultura europea: la razionalit critica e autocritica, che
permette proprio di auto-osservarsi e che favorisce la lucidit , e dallaltra parte, la
fede incerta.>>
CAP 5:
Apprendere a vivere anche apprendere ad affrontare lincertezza. Questo quinto
capitolo la continuazione del precedente e mette in evidenza come ogni esistenza
umana abbia con s degli elementi che ne fanno unavventura proiettata verso
lignoto.
I progressi scientifici del XX secolo ci hanno resi consapevoli della incertezza nella
nostra concezione del mondo. Abbiamo imparato che il principio deterministico
valido solamente entro i confini della fisica classica. Appena al di fuori di essa
incontriamo ci scontriamo con il non misurabile: si pensi ad esempio al principio
di indeterminazione di Heisenberg. Nel campo della biologia non riusciamo a
spiegare il perch e il come dellorigine della vita, come sia potuto accadere che
alcune macromolecole abbiano cominciato ad allontanarsi dal caos autoorganizzandosi e auto-riproducendosi. Nel campo degli studi sulla evoluzione (noi
umani ne siamo un ramo di un ramo di un ramo . . . ) abbiamo ormai chiarezza sulla
indeterminazione della sua direzione.
In questo panorama di incertezze dobbiamo includere quelle tipicamente umane:
linceretezza cognitiva e lincertezza storica. Della prima abbiamo gi parlato: non
possiamo conoscere il reale perch la nostra indagine basata sulla percezione e
sulla interpretazione. Conoscere e pensare sono dei veri e propri <<dialoghi con
lincertezza>>.
<<Lincertezza storica legata al carattere intrinsecamente caotico della storia
umana>>, la civilt non ha sempre progredito in una direzione ma ha seguito un
percorso segnato da << creazioni favolose e da distruzioni irrimediabili >>. Non
esistono Leggi della Storia.
Il nostro avvenire non teleguidato dal progresso. << Ci si deve quindi preparare
al nostro mondo incerto e aspettarsi linatteso >>.
E convinzione di Morin che possiamo aiutarci con i tre viatici. Il primo: essere
coscienti della ecologia dellazione . Ogni azione, una volta intrapresa, entra in un
gioco di interazioni e di retroazioni in seno allambiente nel quale si effettua. Il
risultato finale pu essere molto diverso da quello previsto.

Secondo viatico: la strategia. Essa si oppone al programma inteso come sequenza


di azioni determinata a priori. Nei campi umani il programma destinato a fallire
perch non riesce non pu a tenere in conto le inevitabili perturbazioni. La
strategia invece un processo incessante di raccolta e di analisi delle informazioni
necessarie a perseguire un certo obiettivo.
Terzo viatico: la scommessa. Non si tratta di diventare giocatori di azzardo ma di
integrare lincertezza nella fede o nella speranza. Concerne gli impegni fondamentali
della nostra vita e ci rende consapevoli che ogni destino umano comporta una
irriducibile incertezza anche nella certezza assoluta.
CAP 6:
Lo Stato-Nazione ha una storia abbastanza recente. E una << entit allo stesso
tempo territoriale, politica, sociale, culturale, storica, mitica e religiosa >>. Vi in
esso la doppia natura di societ , caratterizzata dalle dinamiche e dai conflitti interni,
e di comunit , caratterizzata per aspetti identitari, di attitudini e di reazioni (di fronte
allo straniero e al nemico). Vi inoltre un aspetto comunitario che deriva
dallinsieme di valori, costumi, riti e credenze che si sono determinati nel corso della
storia. Prende il nome di comunit di destino e viene tramandata di generazione in
generazione.
Nelle comunit di destino esiste anche una fraternit mitologica basata sul
dualismo materno/paterno della coppia patria/stato che << trasferisce su scala di
vaste popolazioni di migliaia di individui [...] le calde virt delle relazioni familiari .
. . >>
Nel caso in cui la fraternit mitologica comincia ad essere percepita anche come
fraternit biologica pu nascere e prendere il sopravvento il mito del razzismo.
La natura complessa e articolata del mondo nel quale oggi ci troviamo a vivere ci
spinge verso il superamento del concetto di Stato-Nazione. In questa ottica diventa
importantissimo per un sistema di istruzione lavorare alla formazione di una
cittadinanza europea capace di accogliere leredit della tradizione occidentale e
insieme di contribuire al superamento delle tensioni con lest europeo.
Dovremmo inoltre cominciare ad insegnare una storia generale dellumanit che ci
faccia riconoscere la nostra identit terrestre. Per riuscire in questo scopo
dobbiamo concepire:
una comunit di destino, nel senso che tutti gli uomini sono sottoposti alle stesse
minacce nucleari e agli stessi sconvolgimenti ambientali della biosfera nella quale
viviamo;

una identit umana comune che certamente genetica, ma anche morfologica,


anatomica, fisiologica, cerebrale;
una << comunit di origine terrestre a partire dalla nostra ascendenza e identit
androide, mammifera, vertebrata che fa di noi figli della vita e figli della Terra.>>
La conclusione di Morin assolutamente paradigmatica: << Si veramente
cittadini quando ci si sente solidali e responsabili. Solidariet e responsabilit non
possono arrivare n da pie esortazioni n da discorsi civici, ma da un sentimento
profondo di affiliazione, sentimento matri-patriottico che dovrebbe essere coltivato in
modo concentrico in ogni singolo Stato, in Europa, sulla Terra >>.

CAP 7:
La scuola primaria deve risvegliare le curiosit naturali. In particolare le curiosit
sullessere umano sarebbero quelle in grado di evidenziare la doppia e complessa
natura insieme biologica e culturale. Un tale approccio consentirebbe di trattare in
modo collegato sia tematiche appartenenti al mondo fisico, sia tematiche pi
squisitamente psicologiche, sociali e storiche. In tal modo sin dalla scuola primaria si
collegherebbero le domande sulluomo alle domande sul mondo. Quanto appena
detto non deve significare, ovviamente, escludere o eliminare lo studio della lingua,
dellortografia, dellaritmetica.
Nella scuola secondaria linsegnamento dovrebbe essere dedicato al rapporto tra la
cultura scientifica e la cultura umanistica, << sviluppando una riflessione sulle
acquisizioni e sul divenire delle scienze e considerando la letteratura come palestra ed
esperienza di vita >>. La Storia dovrebbe giocare un ruolo chiave nel permettere
allallievo di riconoscersi nella stiria del suo paese, delleuropa e pi in generale
dellintera umanit . La filosofia dovrebbe includere la riflessione sulla conoscenza
sia scientifica che non scientifica. La matematica dovrebbe essere insegnata come
forma di pensiero strettamente formalizzato. Dal canto loro gli insegnanti della scuola
secondaria devono fare un grosso sforzo per educarsi al mondo adolescenziale e alla
sua cultura in modo da << progredire nella reciproca conoscenza e nel mutuo
riconoscimento di due universi imbricati luno nellaltro, ma che tuttavia non si
conoscono >>.
Secondo Morin lUniversit ha una missione transnazionale: la conservazione dei
saperi, la trasmissione, la rigenerazione, la generazione di saperi nuovi. Deve
conservare la sua assluta autonomia e non essere sovra adattata alle domande
economiche, tecniche, politiche e amministrative. Deve potersi creare un circolo

virtuoso nel quale luniversit possa riformare i saperi che riformano il pensiero.
La riforma dellUniversit esige una riorganizzazione generale con la cerazione di
facolt , dipartimenti ed istituti << consacrati alle scienze che abbiano gi operato
un riaccorpamento polidisciplinare intorno ad un nucleo organizzatore sistemico >>.

CAP 8:
In questo capitolo Morin cerca di enucleare i principi guida per la formazione di un
pensiero che connetta, un pensiero capace di superare la divisione tra le culture, un
pensiero cche riesca ad attrezzarci per affrontare la complessit .
Sono sette.
1.Il principio sistemico od organizzazionale secondo il quale non ci si pu
accontentare di conoscere le parti per il tutto, n, al contrario pensare di conoscere
le diverse singole parti una volta si sia conosciuto il tutto nel suo insieme. Lidea
sistemica si oppone allidea riduzionista: non vero che si possa conoscere un
insieme se se ne conoscono le sue parti: infatti necessario conoscerne anche tutte
le interazioni e retroazioni.
1.Il principio ologrammatico ci consente di affrontare lo studio di sistemi quali ad
esempio quelli biologici: ogni cellula parte di un tutto, ma il tutto anche
presente in ogni singola cellula. Lintero patrimonio genetico di un individuo, la
totalit della sua informazione costitutiva contenuta in ogni cellula.
2.Il principio delanello retroattivo, ovverpo lo studio dei sistemi retroazionati, ci
consente di conoscere e di prevedere il comportamento dei sistemi autoregolatori. Il
rapporto di causa ed effetto cessa di essere semplicemente lineare e unidirezionale:
adesso leffetto influenza la causa e viceversa. Esempi di sistemi di questo tipo li
troviamo diffusissimi in natura, ad esempio nelle dinamiche predatore preda
allinterno di un ecosistema. Nei diversi campi tecnologici la retroazione si utilizza
per stabilizzare un sistema, ad esempio un amplificatore o un regolatore di
temperatura.
3.Il principio dellanello ricorsivo fondamentale nei sistemi che si autoorganizzano e si auto-riproducono. Noi individui siamo il frutto di un qualcosa nato
nella notte dei tempi. Adesso siamo noi che lo riproduciamo, appunto ricorsivamente,
mediante la nostra stessa riproduzione.
4.Il principio di autonomia/dipendenza (auto-eco-organizzazione). Tutti gli esseri
viventi, noi uomini per primi, traiamo dallambiente circostante lenergia e i materiali
che servono alla nostra auto-organizzazione. La nostra autonomia quindi

strettamente dipendente dallambiente geo-ecologico nel quale siamo immersi.


5.Il principio dialogico quello che ci fa concepire gli antagonismi complementari.
Ovvero come negli ecosistemi dalla morte nasca la vita e viceversa. Oppure quello
che usiamo nel descrivere certe particelle elementari, elettrone per primo, che
dobbiamo pensare come particella (quindi come corpo) in alcuni casi, come onda
(quindi luce energia pura) in altri. Anche alluomo si applica il principio dialogico:
quando lo pensiamo individuo/corpuscolo lo estraiamo dalla societ . Quando lo
pensiamo come essere sociale,come specie, non ne possiamo trattarne le specifiche
individualit .
6.Il principio della reintegrazione del soggetto conoscente in ogni processo di
conoscenza. La fisica ci insegna ormai che, almeno nel caso delle osservazioni
subatomiche, non pu esistere lassunto scientifico di oggettivit
dellosservazione: latto dellosservare, del misurare, lindagine su di una ,ne alterano
certamente almeno lo stato di moto. Se a queste considerazioni aggiungiamo quelle
derivanti dalla consapevolezza che ognio osservazione passa dal nostro sistema
percettivo, allora dobbiamo convenire delllesistenza di un grosso problema
cognitivo. << . . . ogni conoscenza una ricostruzione, traduzione da parte di una
mente/cervello in una data cultura e in un dato tempo>> .
CAP 9:
Capitolo finale del testo di Morin nel quale si cerca di risolvere i problemi che
ostacolando la riforma del pensiero, ostacolano anche la riforma della scuola.
Quale dunque la soluzione individuata da Morin per spezzare il doppio ciclo
paralizzante: da una parte necessario riformare il pensiero per riformare la scuola;
allo stesso tempo occorrerebbe una nuova scuola per generare un nuovo pensiero. E
ancora: necessario riformare la scuola per riformare la societ . Ma anche il
reciproco vero: la riforma della scuola parte da una riforma della societ .
Di fronte a questi due blocchi Morin non propone soluzioni particolarmente
complicate, anzi la sua ricetta, in estrema sintesi, potrebbe essere cos espressa:
basta cominciare! A sostegno di questa ipotesi Morin porta lesempio del
cambiamento delle universit generatosi a partire dalla realt , a quei tempi molto
piccola, della Universit di Berlino del XIX secolo. Una buona idea si afferma
grazie al suo potere di disseminazione che ne aumenta progressivamente lefficacia.
Nel caso della scuola occorre dunque un gruppo iniziale di insegnanti che siano
capaci di ritrovare il senso della missione. Linsegnamento infatti non pu limitarsi

ad essere un lavoro da impiegato. Ugualmente non pu limitarsi ad un compito


lasciato agli esperti. E assolutamente necessaria la presenza di una componente gi
chiaramente individuata da Platone: leros, senza la presenza del quale diventa
impossibile trasmetttere agli allievi lamore per il sapere.
I tratti essenziali della missione di insegnante sono quelli individuati nei precedenti
capitoli del libro:
fornire una cultura che sappia affrontare la globalizzazione
preparare le menti alla comlessit
preparare le persone ad affrontare le incertezze
educare alla comprensione umana
insegnare laffiliazione alla cittadinanza europea
insegnare la cittadinanza terrestre, lunit antropologica, la comunit di destino
che ci mette tutti a confronto con gli stessi problemi vitali e mortali.
Morin conclude osservando come una riforma cos concepita sarebbe inseparabile
da una rigenerazione culturale. Se nel Rinascimento il processo era stato quello della
problematizzazione sulluomo, sulla natura e su Dio, adesso dobbiamo essere pronti a
problematizzare il progresso , la tecnica, la scienza, la ragione, in una sorta di
rigenerata laicit che potrebbe forse creare le condizioni di un nuovo Rinascimento.
Allo stesso tempo la riforma del pensiero diventa una necessit democratica:
formare i cittadini a capire i problemi del loro tempo sottraendoli alla miope e
parcellizata espansione << dellautorit degli esperti, degli specialisti di tutti i tipi,
che limita progressivamente la competenza dei cittadini>>.

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