Professional Documents
Culture Documents
Prefazione
Le seguenti note sono una raccolta degli appunti dei corsi di Analisi
Matematica 1 per i Corsi di Laurea in Ingegneria (Biomedica, Civile
ed Ambientale, Elettronica, Meccanica, Informatica e Telecomunicazioni) e di Matematica per il Corso di Laurea in Scienze Biologiche
tenuti dagli autori negli ultimi anni presso lUniversit`a Politecnica delle Marche. Essendo al momento una semplice bozza, saranno sicuramente presenti errori che vi preghiamo volerci segnalare allindirizzo
alessio@dipmat.univpm.it
Indice
Prefazione
7
7
15
19
23
29
29
37
40
49
52
55
60
63
63
71
83
88
91
93
113
113
INDICE
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Regole di derivazione
Teoremi fondamentali del calcolo differenziale
Funzioni convesse
Applicazioni del calcolo differenziale
Teorema di De lHopital
Formula di Taylor
Esercizi
120
123
129
133
139
145
158
163
163
169
172
185
189
191
191
199
211
215
216
222
224
227
229
230
234
238
247
249
249
251
Indice analitico
261
CAPITOLO 1
Numeri Reali
Iniziamo con il presentare linsieme dei numeri reali, denotato con R.
Particolari e familiari numeri reali sono
numeri naturali, N: 1, 2, 3, ...
numeri interi, Z: ..., 3, 2, 1, 0, 1, 2, 3, ....
numeri razionali, Q: pq con p Z e q N dove si considerano idencon
tificate nel medesimo numero razionale frazioni del tipo pq e mp
mq
m Z \ {0}.
Valgono ovviamente le inclusioni N Z Q R. I numeri razionali
non esauriscono i numeri reali, ovvero linsieme R\Q = {x R | x 6 Q}
`e non vuoto ed
i suoi elementi vengono chiamati numeri irrazionali. Ne
sono esempi 2, ed il numero di Nepero e, che definiremo nel seguito.
I numeri reali possono essere introdotti mediante un procedimento di
completamento dellinsieme dei numeri razionali (a loro volta definiti a
partire dai numeri naturali) ma tale costruzione necessita di sofisticati
concetti dellanalisi matematica che esulerebbe dai nostri intenti. I
numeri reali possono invece essere introdotti in modo assiomatico nel
seguente senso: postuliamo che esista un insieme ove siano definite
due operazioni binarie interne (somma e prodotto) ed una relazione
dordine (minore o uguale) soddisfacente a delle stabilite propriet`a, gli
assiomi. Tale insieme verr`a chiamato insieme dei numeri reali.
1. Assiomi dei numeri reali
Linsieme dei numeri reali R `e un insieme soddisfacente i seguenti
assiomi:
(A) Assiomi algebrici: sono definite in R due operazioni binarie interne,
somma a + b e prodotto a b soddisfacenti le seguenti propriet`a:
1. Propriet`a commutativa di somma e prodotto:
a + b = b + a e a b = b a,
a, b R
a, b, c R
1. NUMERI REALI
a, b, c R
10
1. NUMERI REALI
Le propriet`a sopra elencate riguardano lalgebra e lordinamento dellinsieme dei numeri reali R ma non sono sufficienti a descrivere completamente tale insieme (infatti risultano verificate anche dallinsieme
dei numeri razionali Q). Quello che manca `e una propriet`a che ci `e
familiare e che renda conto di una delle caratteristiche pi`
u importanti
dei numeri reali: la completezza, la continuit`a, la possibilit`a di rappresentare i numeri reali mediante una retta. Tale propriet`a distingue i
numeri reali dai numeri razionali e rende linsieme dei numeri reali R
linsieme pi`
u adatto alle necessit`a dellanalisi matematica, ad esempio
al concetto fondamentale di limite ma anche alla semplice operazione di
estrazione della radice quadrata (ovvero alla risoluzione dellequazione
x2 = 2). Tale propriet`a pu`o essere formalizzata nel seguente modo:
(C) Assioma di completezza: per ogni coppia di insiemi non vuoti
A, B R tali che a b per ogni a A e b B esiste c R,
detto elemento separatore, tale che a c b per ogni a A e b B.
Un classico esempio
di applicazione dellassioma di completezza `e la
11
Le precedenti propriet`a caratterizzano completamente linsieme dei numeri reali nel senso che ogni altro insieme soddisfacente tali assiomi
risulta in corrispondenza uno-uno con R.
Utilizzando gli assiomi dei numeri reali possiamo ora definire formalmente gli insiemi dei numeri naturali, interi e razionali. Abbiamo visto
che gli assiomi dei numeri reali garantiscono lesistenza dellelemento
neutro del prodotto 1. Apparterranno quindi ad R anche i risultati
delle operazioni eseguite a partire da 1. In particolare sono numeri
reali i numeri 1 + 1 = 2, (1 + 1) + 1 = 3, ((1 + 1) + 1) + 1 = 4 , ...
Il sottoinsieme di numeri reali ottenuti in tal modo `e indicato con N e
chiamato insieme dei numeri naturali:
N = {1, 2, 3, 4, ...}.
Osserviamo che dalla definizione segue che 1 N e che se n N allora
n + 1 N, tali propriet`a sono caratteristiche di un insieme induttivo, di
cui parleremo pi`
u avanti.
Poich`e tra gli assiomi dei numeri reali `e prevista lesistenza dellopposto di ciascun numero reale, saranno numeri reali gli opposti di tutti
i numeri naturali. Si indica con Z linsieme costituito dai numeri naturali, dallelemento neutro della somma, 0, e dagli opposti dei numeri
naturali. Tale insieme `e chiamato insieme dei numeri interi:
Z = {..., 4, 3, 2, 1, 0, 1, 2, 3, 4, ..}
Infine, poich`e tra gli assiomi dei numeri reali `e garantita lesistenza
del reciproco di ciascun numero reale non nullo, saranno numeri reali i
reciproci di tutti i numeri naturali, ovvero i numeri della forma n1 con
n N. Saranno quindi numeri reali anche i risultati del prodotto di tali
numeri con numeri interi, ovvero i numeri della forma m
= n1 m con
n
n N e m Z. Linsieme costituito da tali numeri, dove si considerano
identificati numeri della forma m
e mp
con p N, si indica con Q e
n
np
viene chiamato insieme dei numeri razionali:
m
Q = { | m Z, n N}
n
Essendo N, Z e Q sottoinsiemi di R saranno definite su tali insiemi
le operazioni di somma e prodotto e la relazione dordine indotti da
R. Osserviamo per`o che tali insiemi non soddisfano tutti gli assiomi
dei numeri reali. Ad esempio N non soddisfa lassioma che garantisce lesistenza dellelemento neutro della somma e nemmeno lassioma
sullesistenza dellopposto. Z invece non soddisfa lassioma che garantisce lesistenza del reciproco: escluso 1 il reciproco di ciascun numero
12
1. NUMERI REALI
intero non `e un numero intero. Q invece soddisfa tutti gli assiomi algebrici e dordine, lunico assioma non soddisfatto da Q `e lassioma di
completezza. Si considerino difatti gli insiemi
= {b Q | b > 0, b2 2}.
A = {a Q | a > 0, a2 < 2} e B
Se esistesse un elemento
Risulta a b per ogni a A e b B.
separatore c Q tale elemento dovrebbe verificare, come gi`a detto,
c > 0 e c2 = 2 e ci`o `e impossibile come prova il seguente risultato:
Teorema 1.1. Non esiste alcun c Q tale che c2 = 2.
Dim. Procedendo per assurdo, supponiamo che esista c Q tale che c2 = 2.
Per definizione di numero razionale siano m Z e n N, tali che c =
m
n . Semplificando gli eventuali fattori comuni, potremo scegliere m, n non
entrambi pari. Allora
c2 =
m2
=2
n2
(1)
In altre parole,
per
la
definizione
data
di
2, il precedente risultato
13
se P r+
d(P, O)
O
x(P)=d(P,O)
P r 7 x(P ) = 0
se P O
d(P, O) se P r
Diremo che x(P ) `e lascissa del punto P r.
x(Q)=-d(Q,O)
x(O)=0
Q
x(P)=d(P,O)
P
La funzione ascissa determina una corrispondenza uno-uno tra linsieme dei numeri reali ed i punti della retta reale e nel seguito verranno
spesso identificate, mediante la precedente corrispondenza, la retta reale r con linsieme dei numeri reali R.
Si osservi che la corrispondenza inversa alla funzione ascissa `e lapplicazione che ad ogni x R associa il punto Px r tale che d(Px , O) = |x|
e Px r+ se x > 0, Px r se x < 0 mentre Px = O se x = 0, dove
abbiamo denotato con |x| il valore assoluto del numero reale x R:
(
x
se x 0
|x| =
x se x < 0
Osserviamo che se x < y allora Px precede Py sulla retta reale rispetto
allorientamento assegnato.
Dalla definizione di valore assoluto e della funzione ascissa, abbiamo
visto che |x| indica la distanza del punto di ascissa x dallorigine O.
Pi`
u in generale |x x0 | indica la distanza tra il punto di ascissa x con
il punto di ascissa x0 . Quindi, dato > 0 e x0 R, la disequazione
|x x0 | < ammette come soluzione tutti e soli i valori x0 <
x < x0 + . Da tale interpretazione seguono immediatamente alcune
propriet`a elementari del valore assoluto:
1. |x| 0 per ogni x R e |x| = 0 se e solo se x = 0.
2. |x| x |x| per ogni x R.
3. per ogni > 0, x0 R, |x x0 | se e solo se x0 x
x0 + .
4. Diseguaglianza triangolare: |x+y| |x|+|y|, per ogni x, y R.
5. |xy| = |x||y|, per ogni x, y R.
14
1. NUMERI REALI
15
y
Py
x
Px
16
1. NUMERI REALI
17
18
1. NUMERI REALI
Si dice estremo superiore di un insieme A R non vuoto e superiormente limitato il minimo, se esiste, dei maggioranti di A:
sup A = min{L R | a L, a A}
Si dice invece estremo inferiore di un insieme A R non vuoto e
inferiormente limitato il massimo, se esiste, dei minoranti di A
inf A = max{` R | ` a, a A}
` chiaro che lestremo superiore ed inferiore di un insieme quando esiE
` evidente inoltre che quando esiste il massimo (mistono sono unici. E
nimo) di un insieme allora questo coincide con lestremo superiore (inferiore). Abbiamo per`o, a differenza del massimo e del minimo, che
ogni insieme limitato superiormente (inferiormente) ammette estremo
superiore (inferiore):
Teorema 1.2. (di esistenza dellestremo superiore ed inferiore)
Ogni sottoinsieme non vuoto e superiormente (inferiormente) limitato
ammette estremo superiore (inferiore).
Dim. Dimostriamo solo la prima delle due affermazioni, la prova della seconda `e analoga. Sia B linsieme costituito da tutti i maggioranti di un
insieme A non vuoto e limitato superiormente. Per definizione di insieme
superiormente limitato avremo che B `e insieme non vuoto e che risulta, per
definizione di maggiorante, a b per ogni a A e b B. Dallassioma di
completezza si ha allora che esiste un elemento separatore c R tale che
a c b per ogni a A e b B. Poich`e a c per ogni a A si ha che
c `e maggiorante di A e dunque c B. Daltra parte c b per ogni b B,
quindi c `e il minimo di B ovvero `e il minimo dei maggioranti di A.
19
20
1. NUMERI REALI
Dim. Per assurdo, supponiamo che esista x R tale che per ogni n N
risulti n x. Ne seguirebbe che N risulta superiormente limitato e dunque,
per il Teorema di esistenza dellestremo superiore, esisterebbe M R tale
che M = sup N. In particolare si avrebbe che n M per ogni n N ma
poich`e per ogni n N risulta, per definizione, che n + 1 N dovr`a essere
n + 1 M per ogni n N ovvero n M 1 per ogni n N. Quindi avremo
che M 1 risulta maggiorante di N in contraddizione con la definizione di
lestremo superiore.
Vale inoltre
Corollario 1.1. Ogni sottoinsieme non vuoto e superiormente limitato A N `e finito ed in particolare, ammette massimo.
Dim. Sia M = sup A. Dalla Propriet`a Archimedea abbiamo che esiste n N
tale che n > M . Dunque per ogni a A N risulta 0 < a M < n e
poich`e i numeri naturali compresi tra 0 ed n sono in numero finito avremo
che anche A risulta finito. Quindi ammette massimo.
Dato x R, il numero intero N tale che N x < N + 1, la cui esistenza `e stata provata nel precedente risultato, viene detto parte intera
di x e viene denotato con [x].
21
Un altra importante conseguenza della Propriet`a Archimedea `e il seguente risultato che prova che linsieme dei numeri razionali Q `e denso
in R nel seguente senso
` dei Numeri Razionali)
Corollario 1.3. (Densita
Per ogni x, y R tali che x < y esiste q Q tale che x < q < y.
Dim. Supponiamo innanzitutto 0 < x < y. Dalla propriet`a Archimedea
1
1
sappiamo che dato yx
R esiste n N tale che yx
< n ovvero tale che
1
x+ n < y. Consideriamo linsieme A = {k N{0} | k nx} che risulta non
vuoto e superiormente limitato e dunque, dal precedente corollario, ammette
massimo. Sia m = max A allora m A mentre m + 1 6 A e quindi,dalla
definizione di A, segue che m nx < m + 1. Dalla scelta di n risulta allora
m 1
1
m+1
=
+ x + < y.
x<
n
n
n
n
Quindi posto q = m+1
e dunque
n abbiamo che q Q e x < q < y. Il risultato `
provato per 0 < x < y.
Se x < 0 < y baster`
a scegliere q = 0 mentre se x < y < 0 baster`a ripetere il
ragionamento precedente alla coppia 0 < y < x.
22
1. NUMERI REALI
n(n + 1)
n2 + 3n + 2
+ (n + 1) =
2
2
(n + 1)(n + 2)
=
2
cio`e Pn+1 . Dal principio di induzione otteniamo allora che Pn `e vera
per ogni n N.
1 + 2 + ... + n + (n + 1) =
1 xn+1
.
1x
(2)
n+1
1 + x + x + .... + x + x
n+1
1 xn+1
1 xn+2
n+1
=
+x
=
1x
1x
4. NUMERI COMPLESSI
23
24
1. NUMERI REALI
|z| = |a + ib| := a2 + b2 .
Osserviamo inoltre che linsieme dei numeri complessi pu`o essere rappresentato sul piano cartesiano, in questo contesto chiamato piano complesso, facendo corrispondere ad ogni z = x + iy C il punto Pz del
piano avente ascissa x = Re z e ordinata y = Im z. Con tale rappresentazione, il modulo del numero complesso z = x + iy rappresenta la
distanza del punto Pz dallorigine del piano cartesiano.
4. NUMERI COMPLESSI
25
z=x+i y
26
1. NUMERI REALI
i sin 2 ) allora
z1 z2 = 1 2 (cos(1 + 2 ) + i sin(1 + 2 )
In particolare dalla precedente formula si ottiene che per ogni z =
(cos + i sin ) risulta
z 2 = 2 (cos(2) + i sin(2))
da cui, per induzione, si ottiene la formula di De Moivre:
z n = n (cos(n) + i sin(n)),
n N.
Si ha dunque che
|z n | = |z|n
k Z.
+ 2k
n
,
R e =
n
k Z.
n
zk = R(cos k + i sin k ),
essendo k =
+2k
,
n
k = 0, 1, ..., n 1.
Ad esempio,
di = 2 (R = 2 e = )
le radici quadrate complesse
2(cos
3
3
+ i sin ) = i 2 e z1 = 2(cos
+ i sin ) = i 2.
2
2
2
2
4. NUMERI COMPLESSI
27
CAPITOLO 2
Successioni numeriche
Si dice successione (numerica) una legge che ad ogni n N fa corrispondere uno ed un solo an R. Una successione verr`a indicata con (an )nN ,
semplicemente con an , n N, oppure per esteso a1 , a2 , ..., an , ....
Ne sono esempi la successione an = n1 , n N:
1 1
1
1, , , ..., , ...,
2 3
n
la successione costante an = 2, n N:
2, 2, 2, ..., 2, ...,
la successione an = n2 , n N:
1, 4, 9, ..., n2 , ...
la successione an = (1)n , n N:
1, 1, 1, ..., (1)n , ...
ed infine la progressione geometrica an = xn , x R, n N {0}:
1, x, x2 , x3 , ..., xn , ..
Parleremo di successione anche quando i termini an sono definiti solo
n
per valori n n0 , come ad esempio la successione an = n2
definita
solo per n 3:
n
5
, ...
3, 2, , ...,
3
n2
1. Limiti di successioni numeriche
Si dice che a R `e il limite della successione (an )nN per n che tende a
+ e si scrive lim an = a, se risulta verificata la seguente condizione:
n+
30
2. SUCCESSIONI NUMERICHE
n+
1
a
> 1, risulta
n N,
1
1
b1
e dunque, per
Preso comunque > 0 sia N tale che |(1)n a| < per ogni n .
Allora, scelto n pari dovr`a risultare |(1)n a| = |1 a| < e
quindi, essendo arbitrario, dovr`a essere a = 1. Analogalmente, scelto
n dispari dovr`a risultare |(1)n a| = |1+a| < e dunque a = 1,
in contraddizione con lunicit`a del limite.
In modo analogo, si pu`o provare che per ogni a 1 non esiste il
limite lim an .
n+
31
n+
(1)n
n+ n
= 0
essendo | (1)
| = n1 .
n
Essendo lim an = 0 per ogni a (0, 1), dal precedente risultato
n+
Si osservi che il risultato vale solo per successioni infinitesime, ad esempio abbiamo provato che (1)n non converge mentre la successione dei
valori assoluti |(1)n | = 1 risulta banalmente convergente ad 1.
Una successione (an )nN `e detta inferiormente limitata se esiste ` R
tale che ` an per ogni n N, `e detta invece superiormente limitata se
esiste L R tale che an L per ogni n N.
Infine, una successione (an )nN `e detta limitata se esistono `, L R tali
che ` an L per ogni n N o, equivalentemente, se esiste M > 0
tale che |an | M per ogni n N.
Sono esempi di successioni limitate le successioni (cos n)nN , ((1)n )nN
e ( n1p )nN , con p > 0. Non risultano invece limitate le successioni
(n2 )nN e (2n )nN .
Vale il seguente risultato
Lemma 2.2. Ogni successione convergente `e limitata.
Dim. Sia (an )nN successione convergente al limite a R. Dalla definizione
di limite, preso = 1, esiste N tale che |an a| 1 per ogni n .
Avremo allora che per ogni n risulta a 1 < an < a + 1. Siano ora
` = min{a 1, a1 , a2 , ..., a1 } e L = max{a + 1, a1 , a2 , ..., a1 }.
Con tale scelta avremo allora che ` an L per ogni n N.
Si osservi che il risultato vale solo se la successione (an )nN `e infinitesima: la successione ( n+1
)
`e convergente ad 1, la successione
n nN
32
2. SUCCESSIONI NUMERICHE
an
a
= .
n+ bn
b
lim an = a e
n+
lim bn = b,
n+
(ii) Poich`e la successione (bn )nN `e convergente, dal Lemma 2.2 avremo che
esiste M > 0 tale che |bn | M per ogni n N. Se a = 0, il risultato
segue dal Lemma 2.3. Se a 6= 0, preso comunque > 0, sia 1 N tale che
|an a| < 2M
e sia 2 N tale che |bn b| < 2|a|
per ogni n 2 . Allora,
per ogni n = max{1 , 2 } avremo
|an bn ab| |bn ||an a| + |a||bn b| M |an a| + |a||bn b| <
e quindi lim an bn = ab.
n+
an a
|an b abn |
|an b abn |
|=
|<2
bn
b
|bn ||b|
b2
(4)
b2
4|a|
per ogni
an a
2
2
| < 2 (|an b ab| + |abn ab|) = 2 |(|b||an a| + |a||bn b|) < .
bn
b
b
b
an
a
Quindi lim
= .
n+ bn
b
|
33
n+
2
n+2
= lim 1 + = 1
n+
n
n
e
lim (
n+
1
1
3
1
n+3
1
)
=
lim
(
(1
+
)
=
.
+
1)(
+
1)
n+ 2n
2n
2n
2
n
2
In tal caso diremo anche che la successione (an )nN tende o diverge a
+ per n che tende a + e scriveremo an + per n +.
Analogalmente, si dice che la successione (an )nN ha limite per
n che tende a +, e si scrive lim an = se risulta verificata la
n+
seguente condizione:
M > 0 N tale che an < M
34
2. SUCCESSIONI NUMERICHE
(
+ se xn +
lim xpn =
n+
0
se xn 0+
1
1
lim an =
n+
se
se
se
se
a>1
a=1
|a| < 1
a 1
Ricordando che per ogni a > 1 risulta ax > ay per ogni x > y,
otteniamo che
per ogni successione xn + risulta axn + .
Difatti, preso comunque M > 0, poich`e an +, esiste n0 N tale
che an0 > M . In corrispondenza di tale n0 N, poich`e xn +,
esiste N tale che xn > n0 per ogni n . Allora, per n
avremo axn > an0 > M .
Per ogni a > 1 si ha
per ogni successione xn + risulta loga (xn ) + .
Difatti, per ogni M > 0, sia N tale che xn > aM per ogni n .
Allora loga (xn ) > M per ogni n .
Riguardo alle operazioni tra limiti infiniti, utilizzando la definizione si
pu`o provare il seguente risultato
Proposizione 2.2. (Algebra dei limiti infiniti)
Siano (an )nN e (bn )nN due successioni regolari e sia a R. Allora
35
n+
n+
e bn = (1)
Consideriamo infine le successioni an = 2 3+3
. Risulta
n
n
an = ( 32 )n + 1 1 per n + mentre bn 0 per n +. Allora
an bn 1,
an bn 0,
36
2. SUCCESSIONI NUMERICHE
n+
n+1
n
2n
+.
1
xn
+ per
n+
1n
n2
0 e quindi
nn2
1n
n2
+.
Esempi
hi
2n
2
=
= lim 2
=2
n+ n + 1
n+
n+1
hi
1 + n2 + n12
n3 + 2n2 + n 1
=
=
lim
n
lim
n+
n+
n2 + 1
1 + n12
+
2n2 3n + 1 h i
1 2 n3 + n12
=
=0
lim
= lim
n+
n+ n
n3 + n
1 + n12
2 + n1 + n12
2n3 + n2 + n h i
2
lim
=
= lim
=
1
3
n+
n+
3n + 1
3
3 + n3
lim
1
n3
2. TEOREMI DI CONFRONTO
37
n+
(n 2n + 1) = lim 4n = +
n+
lim (n + 1)8 (1
n+
(n 1)2
) = + (osserviamo che tale metodo non poteva
(n + 1)8
applicarsi al precedente esempio).
Nei prossimi paragrafi vedremo dei risultati che ci permetteranno, tra
laltro, di calcolare alcuni limiti notevoli a cui vedremo di ricondurci
per il calcolo di limiti che si presentano in forma indeterminata.
2. Teoremi di confronto
Nel precedente paragrafo abbiamo visto come si comportano i limiti
rispetto alle operazioni algebriche. Nei risultati che seguono studieremo invece il comportamento rispetto alla relazione dordine. Abbiamo
innanzitutto
Teorema 2.2. (della permanenza del segno)
Se lim an = a > 0 allora esiste N tale che an > 0 per ogni n .
n+
Dim. Preso =
a
2
> 0, poich`e
n+
a
2
Inoltre
Corollario 2.2. Se an bn n N, lim an = a e lim bn = b,
n+
n+
allora a b.
Dim. Basta applicare il precedente corollario alla successione cn = an bn .
Il seguente Teorema torner`a utile per i calcolo di limiti
Teorema 2.3. (del confronto tra limiti finiti)
Siano (an )nN , (bn )nN e (cn )nN successioni tali che an bn cn per
38
2. SUCCESSIONI NUMERICHE
n+
allora lim bn = a.
n+
Dim. Per ogni > 0, poich`e lim an = a, esiste 1 N tale che a <
n+
lim cn = a,
n+
n 0 .
Dal Teorema del Confronto e dal Lemma 2.1 segue allora che sin(xn )
0.
Dal precedente limite segue inoltre che
per ogni successione infinitesima (xn )nN risulta lim cos(xn ) = 1.
n+
2. TEOREMI DI CONFRONTO
39
x
1
<
sin x
cos x
e quindi
sin x
> cos x.
x
Essendo sin(x) = sin x e cos(x) = cos x, ne deduciamo che per
ogni x ( 2 , 2 ), x 6= 0, la diseguaglianza sopra risulta ancora verificata. Considerata allora una successione xn 0 con xn 6= 0, avremo
che esiste 0 N tale che xn ( 2 , 2 ) per n 0 e dunque che
1>
sin xn
> cos xn , n 0 .
xn
Poich`e cos xn 1, dal Teorema del Confronto risulta che sinxnxn 1.
Per provare il secondo limite, possiamo procedere nel seguente modo
1>
sin2 xn
1
1 cos xn
1
=
2
2
xn
xn 1 + cos xn
2
essendo cos xn 1 e
sin xn
xn
1.
tan xn
= 1.
n+
xn
n+
n+
n+
n+
40
2. SUCCESSIONI NUMERICHE
n+
n+
nN
41
Segue immediatamente
Corollario 2.3. Ogni successione monotona limitata `e convergente.
Come applicazione notevole del precedente risultato si definisce ilnun
mero di Nepero e nel seguente modo. La successione an = 1 + n1 `e
convergente ed il suo limite viene detto numero di Nepero e denotato
con e:
n
1
lim 1 +
=e
n+
n
Per provare che tale successione `e convergente e per dare una stima
del suo limite, proviamo che (an )nN `e successione crescente e limitata.
Difatti, risulta
1 n1
n+1 n
n n1
1
(1 + )n (1 +
)
(
) (
)
n
n1
n
n1
n+1 n1 n n1
1
1
[(
)(
)]
(1 2 )n 1
n
n
n
n
n
42
2. SUCCESSIONI NUMERICHE
n N.
La successione (an )nN risulta allora limitata e quindi, essendo crescente, dal precedente risultato, ammette limite, il numero di Nepero:
n
1
sup an = lim an = lim 1 +
= e R.
n+
n+
n
Pi`
u in generale, si pu`o provare che per ogni successione xn per
n + risulta
xn
1
=e
(5)
lim 1 +
n+
xn
A tale scopo, consideriamo il caso in cui xn + ed osserviamo che
per definizione di parte intera risulta [xn ] xn [xn ] + 1 per ogni
n N e dunque
[xn ]
xn
[xn ]+1
1
1
1
1+
1+
1+
[xn ] + 1
xn
[xn ]
Essendo (1 + n1 )n e, [xn ] N e [xn ] + avremo che
(1 +
1 [xn ]
)
e
[xn ]
Infatti per ogni > 0 sia N N tale che |(1 + n1 )n e| < per ogni n N .
Poich`e [xn ] N e [xn ] +, sia N tale che [xn ] N per ogni n ,
allora risulta |(1 + [x1n ] )[xn ] e| < per ogni n .
Ne segue che
lim 1 +
n+
1
[xn ] + 1
[xn ]
= lim
n+
1
1+
[xn ]
[xn ]+1
=e
Dalla precedente diseguaglianza e dal Teorema del Confronto ne concludiamo che vale (5).
Osserviamo ora che essendo bn = an 1 +
sione limitata e decrescente avremo che
1
n
n+
43
e quindi che
an sup an = e = inf bn bn ,
ovvero, vale la diseguaglianza di Nepero
n
n+1
1
1
1+
e 1+
,
n
n
n N
n N
log(1 + n1 )
lim
1
n
n+
=1
1
n
lim e = 1 e
n+
lim
en 1
n+
1
n
=1
Difatti, applicando il logaritmo di base e a tutti i membri della diseguaglianza di Nepero si ottiene
1
1
n log 1 +
1 (n + 1) log 1 +
, n N,
n
n
da cui in particolare
1
1
1
,
log 1 +
n+1
n
n
n N,
(6)
1
0 per n +, dal Teorema del confronto
ed essendo n1 0 e n+1
1
deduciamo che log 1 + n 0.
Dalla diseguaglianza (6), deduciamo inoltre che
n
1
n log 1 +
1, n N,
n+1
n
44
2. SUCCESSIONI NUMERICHE
n
ed essendo n+1
1 per n +, dal Teorema del confronto deducia
mo che n log 1 + n1 1.
Sempre dalla diseguaglianza (6), otteniamo che
1
1
1
log 1 +
log 1 +
, n N, n 2,
n
n
n1
n+
log(1 + xn )
=1
n+
xn
lim
ed anche
exn 1
=1
n+
n+
xn
Dai precedenti limiti si possono inoltre verificare i seguenti limiti notevoli attarverso i quali proveremo la continuit`a delle funzioni esponenziale e logaritmo:
Se xn x0 , osservato che exn = ex0 exn x0 e che exn x0 1, si ha
lim exn = 1 e
lim
n+
n+
45
n+
(1 + xn ) 1
=
n+
xn
lim
xn
xn
log(1 + xn )
xn
ed essendo yn = log(1 + xn ) 0 per n +, dal limite notevole
eyn 1
n)
1 e log(1+x
1, otteniamo
yn
xn
(1 + xn ) 1
=
n+
xn
Infine, se xn x0 > 0, allora
lim
lim xn = x0
n+
n+
Infatti, se 6= 0, posto yn =
(1 +
xn
xn
) = e
xn
, avremo
xn
xn
1
) = [(1 + ) ] = [(1 + )yn ] e .
xn
xn
yn
Esempi
1
lim (e
n+
1
n2
e n2 1 2n2 + n + 1
1)(2n + n + 1) = [0 ] = lim
= 2.
1
n+
n2
n2
2
log(1 + n12 )
. Si ha
n+ 1 cos 12
n
Calcolare lim
log(1 + n12 )
log(1 +
0
lim
= [ ] = lim
1
1
n+ 1 cos 2
n+
0
n
n2
1
)
n2
1
n4
1 cos( n12 )
n2 = +
46
2. SUCCESSIONI NUMERICHE
1
Calcolare lim
n+
esin n 1
3
[1 + n1 ] 2 1
. Risulta
1
sin n1
esin n 1
0
lim
= lim
=
3
3
n+ [1 + 1 ] 2 1
n+
0
sin n1 [1 + n1 ] 2 1
n
esin n 1
1
1
sin n1
esin n 1
2
n
=
3
1
1
n+
3
sin n [1 + n1 ] 2 1 n
= lim
Calcolare lim
n+
lim
n+
n2 + 1
= lim
n+
n2 + n.
n2 + n = [ ]
1n
= lim q
n2 + 1 + n2 + n n+ 1 +
Calcolare lim
n+
n2 + 1
1
q
1
1+
+
n2
=
1
n
1
2
n + 1.
n + 1 = [ ]
r
r
2
5
5
5 n 1
= lim
n + 1(
1) = lim
n + 1( 5 1
1)
n+
n+
n+1
n+1
q
2
5
1 n+1
1 2
5
= lim
n+1
2
n+
n+1
n+1
q
2
5
1 n+1
1
2
= lim
=0
4
2
n+ (n + 1) 5
n+1
lim
n+
n1
n1
1
n
log(n + n) log n
Calcolare lim
.
n+
n+1 n
log(1 +
log(n + n) log n
lim
= lim q
n+
n+
n+1 n
n( 1 +
log(1 +
= lim
n+
1
n
1 )
n
1
n
1+
=2
1
n
1 )
n
1
n
1)
47
en 1
Calcolare lim
, al variare di 6= 0.
n+
1 + n 1
Se > 0 allora, dalla gerarchia degli infiniti abbiamo
lim
n+
1 en1
en 1
en
q
= lim
1
1 + n 1 n+ n 2
+1
n
= +
1
n/2
en 1
en 1
n
lim
=
lim
=2
n+
1 + n 1 n+ n
1 + n 1
log(n + n ) log n
al variare di R. Risulta
n+
n+1 n
Calcolare lim
log(n + n ) log n
n+
n+1 n
lim
= lim
n+
log(1 + n1 )
1
n
1
n
q
1+
1
n
se <
0
= 2
se =
+ se >
1
1
2
1
2
1
2
log(n + n) log n
=0
n+
n2 + 1 n
se < 1
1
0
esin n 1
= 2
lim q
se = 1
n+
1 + n1 1
+ se > 1
0
se < 0
log(n + n ) log n
lim
= 2
se = 0
n+
n2 + 1 n
+ se > 0
0
se < 2
en 1
lim q
4
se = 2
n+
cos n1 1
se > 2
lim
48
2. SUCCESSIONI NUMERICHE
n+
n+
n+
n+
n+
n+
n+
n+
n+
n+
n+
n+
n+
n+
lim n a = 1, a > 0 ,
n+
difatti,
a = an = e
log a
n
1, essendo
n
lim
nb = 1,
n+
log a
n
0. Inoltre
b R
log n
b
n
essendo nb = n n = eb n 1, essendo, come proveremo nella
prossima sezione, logn n 0 per n +.
Come ulteriore esempio calcoliamo il limite della successione an =
( n+3
)n . Risulta
n+1
n+3
e dunque lim an = e2 .
n+
49
seguente risultato
Teorema 2.6. (Criterio del rapporto)
Sia (an )nN successione a termini positivi tale che esiste lim
an+1
n+ an
= `.
Risulta
(i) se ` < 1 allora lim an = 0 ed esistono N, A > 0 e
n+
n+
n+
n+
n+
n+
proviamo che
nb
an
n!
= lim
lim
= lim n = 0 e
n+ n!
n+ an
n+ n
lim
n+
loga n
=0
nb
50
2. SUCCESSIONI NUMERICHE
an
n!
risulta
an+1 n!
an+1
a
= lim
=0<1
lim
= lim
n+ (n + 1)! an
n+ an
n+ n + 1
e dal criterio del rapporto concludiamo che
an
= 0.
n+ n!
lim
Infine, posto an =
n!
nn
risulta
an+1
(n + 1)! nn
n n
= lim
=
lim
(
)
n+ an
n+ (n + 1)n+1 n!
n+ n + 1
1
1
< 1.
= lim
=
1
n+ (1 + )n
e
n
lim
essendo lim (1 +
n+
da cui
1 n
) = e > 2 per definizione di numero di Nepero,
n
n!
= 0.
n+ nn
lim
Per provare lultimo limite, osserviamo innanzitutto che per ogni successione xn +, b > 0 e a > 1 risulta
xbn
=0
n+ axn
lim
(8)
(9)
b
Poich`e ann 0, preso comunque > 0 sia N N tale che ann < per
ogni n N . Essendo [xn ] +, sia N tale che [xn ] > N per
b
b
ogni n . Allora per n risulta a[x[xnn] ] < e dunque a[x[xnn] ] 0. Ne
segue che
[xn ]b
1 [xn ]b
lim [xn ]+1 = lim
= 0.
n+ a
n+ a a[xn ]
51
e che
([xn ] + 1)b
1 b [xn ]b
)
=
lim
(1
+
= 0.
n+
n+
a[xn ]
[xn ] a[xn ]
Da (9) e dal Teorema del confronto ne concludiamo che vale (8).
lim
n+
loga (xn )
=0
xbn
(10)
n+
essendo
1
xn
n+
1
xn
( x1n )b
loga
= 0,
a > 1, b > 0.
+.
n+
n+
Si dice che la successione (an )nN ha ordine di infinito minore della successione (bn )nN per n +, e scriveremo Ord(an ) < Ord(bn ) oppure
an << bn per n +, se
an
lim
= 0.
n+ bn
Osserviamo che tale relazione risulta transitiva in quanto se Ord(an ) <
Ord(bn ) e Ord(bn ) < Ord(cn ) per n + allora Ord(an ) < Ord(cn ).
Infatti
an
an b n
lim
= lim
=0
n+ cn
n+ bn cn
Dai limiti precedentemente provati, per ogni a > 1 e p > 0, per n
+ risulta
Ord(loga n) < Ord(np ) < Ord(an ) < Ord(n!) < Ord(nn )
52
2. SUCCESSIONI NUMERICHE
Si dice infine che la successione (an )nN ha ordine di infinito uguale alla
successione (bn )nN per n +, e scriveremo Ord(an ) = Ord(bn ),
per n +, se
an
lim
= ` R \ {0}.
n+ bn
5. Relazione di asintotico
Due successioni (an )nN e (bn )nN sono dette asintotiche per n +,
e si scrive an bn per n +, se
an
lim
= 1.
n+ bn
In particolare, se lim an = ` R \ {0} allora an ` per n +.
n+
n+
(ii) Se an bn e bn cn allora an cn .
(iii) Se an bn allora per ogni successione (cn )nN mai nulla, si ha
an
bn
cn
cn
an cn bn cn ,
,
.
cn
cn
an
bn
Alcune osservazioni. Esistono successioni che ammettono lo stesso limite ma che non sono asintotiche (si pensi ad esempio alle successioni
an = n2 e bn = n4 ).
La propriet`a (i) afferma che due successioni (an )nN e (bn )nN asintotiche ammettono lo stesso limite (purch`e regolari) ma non necessariamente che an bn 0 (si pensi alle successioni an = n2 + n e
bn = n2 + 1).
La propriet`a (iii), anche chiamata Principio di sostituzione, vale per
prodotti e rapporti di successioni ma NON VALE in generale per somme e differenze di successioni. Si considerino ad esempio le successioni
an = n2 + n, bn = n2 e cn = n2 n1 . Per n + abbiamo
an = n2 (1 +
1
) bn = n2
n
e
an c n = n +
mentre
1
+
n
1
0.
n
Dunque an cn 6 bn cn (infatti, se cos` fosse per (i) i due limiti
dovrebbero essere uguali).
bn c n =
5. RELAZIONE DI ASINTOTICO
53
per n +,
Dai limiti notevoli visti otteniamo che per ogni successione xn 0 per
n + valgono i seguenti confronti asintotici notevoli
sin(xn ) xn ,
1 cos(xn )
x2
,
2
tan(xn ) xn
e
exn 1 xn ,
log(1 + xn ) xn ,
(1 + xn ) 1 xn
Esempi
sin( 2 )
Calcolare lim q n1 .
n
4 + n1 2
Il limite si presenta nella forma indeterminata 00 ed utilizzando la
relazione di asintotico, dai limiti notevoli ricordati sopra si ottiene
2
sin( 2 )
sin( 2 )
8n
q n1
= q n1
n1
1 1 =
n1
2 2 4n
1
4 + n1 2
2( 1 + 4n
1)
da cui
2
sin( n1
)
8n
lim q
= lim
= 8.
n
n
n1
4 + n1 2
Calcolare lim
log( enn + 1)
1
en 1
Osserviamo che il limite presenta una forma indeterminata del tipo 00 ed
utilizzando la relazione di asintotico ed i limiti notevoli sopra elencati
si ha
n
log( enn + 1)
n2
en
1 = n
1
e
en 1
n
n+
54
2. SUCCESSIONI NUMERICHE
lim
n+
en 1
n2
=0
n+ en
= lim
Calcolare lim
esin n 1
n+
[1 + log(1 +
3
1
)] 2
2n
sin n1
3
3
log(1 +
[1 + log(1 + 21n )] 2 1
2
esin n 1
1
)
2n
1
n
3 1
2 2n
2 2n
3n
lim
n+
esin n 1
3
[1 + log(1 + n1 )] 2 1
= +.
Quindi,
lim (n2 + 2) (n2 + 1) = lim (n2 + 1)1
n+
+ se > 1
= 1
se = 1
0
se 0 < < 1
n
1
.
Calcolare al variare di > 0 il limite lim cos
n+
n
1
n
= en log(cos n ) e determiniamo il limite dellespoAbbiamo cos n1
nente al variare di . Osserviamo innanzitutto che, essendo cos n1 1,
si ha
1
1
1
1
log(cos ) = log(1 + (cos 1)) cos 1 2
n
n
n
2n
e quindi
1
1
n log(cos ) n2 .
n
2
n+
55
Allora
1
1
lim n log(cos ) = lim n2
n+
n+
n
2
se > 2
= 12
se = 2
0
se < 2
e dunque
lim
n+
1
cos
n
n
n log(cos
= lim e
1
)
n
n+
1
e
se > 2
se = 2
se < 2
e L1 = M
56
2. SUCCESSIONI NUMERICHE
e L1 = L
e L2 = L1
Da (ii) si ha che le successioni (`k )kN e (Lk )kN sono monotone e limitate
e dunque convergenti. Inoltre da (iii) si ha che lim `k = lim Lk .
k+
k+
k+
lim Lk .
k+
k+
k+ nk
kN nk
57
k+
k+ nk
e risulta
lim inf an = sup inf an .
n+
kN nk
n+
n+
ha
ak = sup(1)n = 1 e ak = inf (1)n = 1
nk
nk
k+
Per la successione an =
(1)n
n
n+
Infatti
(1)n
=
ak = sup
n
nk
1
k+1
1
k
per k dispari
0 per k +
per k pari
e analogalmente
(1)n
=
ak = inf
nk
n
(
1
k+1
k1
per k pari
0 per k +.
per k pari
n+
n+
In generale vale
Teorema 2.8. Una successione (an )nN ammette limite ` R{}
se e solo se
lim inf an = lim sup an = `
n+
n+
n+
58
2. SUCCESSIONI NUMERICHE
Dalla definizione di limite, per ogni > 0 esiste N tale che ` < an <
` + per ogni n . Ne segue che per ogni k risulta
` < ak = sup an ` +
nk
e
` ak = inf an < ` + .
nk
n+
n+
n+
ak = sup an
nk
risulta
` = lim sup an = inf ak ,
kN
n+
avremo che esiste k1 N tale che ak1 < ` + e dunque per ogni n k1
risulta
an sup an = ak1 < ` + .
nk1
Analogalmente, posto
ak = inf an
nk
risulta
` = lim inf an = sup ak ,
n+
kN
e dunque esiste k2 N tale che ak2 > ` . Ne segue che per ogni n k2
si ha
an inf an = ak2 > ` .
nk2
j+
n+
j+
n+
k+ nk
kN nk
59
Daltra parte sia n(1) k(1) tale che an(1) > L(1) 1 ` 1. Ne segue
allora che
` 1 < an(1) < ` + 1.
Supponiamo ora di aver definito n(j) N tale che
1
1
n(j) > n(j 1) e ` < an(j) < ` + .
j
j
Sia k(j + 1) > n(j) tale che
1
` L(j + 1) = sup an < ` +
j
+
1
nk(j+1)
1
1
e sia n(j + 1) k(j + 1) tale che an(j+1) > L(j + 1) j+1
` j+1
. Dunque
1
1
< an(j+1) < ` +
.
j+1
j+1
Per induzione otteniamo una successione strettamente crescente (n(j))jN
tale che
1
1
` < an(j) < ` + , j N
j
j
e dunque, per il Criterio del confronto, tale che an(j) ` per j +.
Posto bj = an(j) segue la tesi.
n(j + 1) > n(j)
60
2. SUCCESSIONI NUMERICHE
7. Esercizi
Calcolare i seguenti limiti:
n4 n
1. lim
n+ n 1
(2n n2 )4
2. lim
n+ (4n n4 )2
3. lim n2 log(1 2n )
n+
[e3 ]
[1]
[0]
sin n
[0]
+ n3 n2
log(n2 + n) log(n2 ) 1
5. lim
[2]
n+
sin n2
4.
lim
n+
n4
en 1
n+ log(n + 1) log n
7. lim [(n + 1)n nn+1 ]
6.
lim
n+
log[3n + cos(3n )]
n+
n
1
9. lim
n+ log(n4 ) sin(2n )
n log( n+3
n )
10. lim
n 2n
n+
2
8.
lim
[1]
n+
lim
n+
16.
17.
[log 3]
18.
[0]
lim
en 2n log n
n+
nn
n
15. lim
3 2
3 2
14.
[]
[+]
2n + 3 n
n n
2 + 3n 3
12. lim
n+
2n
log(1 + en )
13. lim
n+
1 + n2
11.
n +n
[1]
[0]
[+]
[ 1e ]
1 n
n2
[1]*
cos n1
lim
n+
[0]
n2
lim
n+
n 1
[3]
n2n
n+ en!
nn
19. lim
n+ (n!)2
nn
20. lim
n+ n + en2
lim
[0]*
[0]*
[0]*
lim n (1 cos(
n+
lim (n
n+
en )
1
))
2n
[0 per ogni ]
[ se < 1 e + se 1]
sin( n13 )
lim q
[0 se < 3, 3 se = 3 e + se > 3]
n+ 3
1 + n1 1
log(n + 1)
lim
[0 se 0 e se > 0]
n+
log n
n
log(e + 1)
lim
[+ se < 1, 1 se = 1 e 0 se > 1]
n+ n
n4 + n3 n4 n3
lim
[1 se < 1, 21 se = 1 e 0 se > 1]
n+
n + n
sin(n )
lim
con > 0
[0 se 6= 1, sin 1 se = 1]
1
n+ n
lim n 5 n2 + 2n + 1 5 n2 + n
[+ se > 35 , 51 se = 35 e 0 se
n+
< 35 ]
7. ESERCIZI
61
log(n + n ) log n
[+ se > 12 , 2 se = 12 , 0 se < 21 ]*
n+
n+1 n
en 1
10. lim
[+ se > 0, 2 se < 0]*
n+ ( 1 + n 1)
n
1
[0 se > 2, 1e se = 2, 1 se < 2]*
11. lim
cos
n+
n
n! sin n1
12. lim
[0 per ogni R]*
n+
2n2
1
1
13. lim (e n cos ) log(1 + n )
[0 per ogni R]*
n+
nn
1
[+ se < 1, e se = 1, 1 se > 1]*
14. lim
1+
n+
n
n
n
15. lim
con > 0
[0 per > 1, + per 0 < 1]*
n+ n!n2
n
n log n
16. lim
[0 per > 1, + per 1]*
n+ (n!)
nn log n
17. lim
[0 per ogni R]*
n+
en!
n
e( n1 ) e
18. lim
[e per ogni R]*
n+ log( n )
n1
n
n n n
[+ per > 1, per < 1, 0 per = 1]*
19. lim
1
n+
en 1
1
20. lim n n log n + n2 log(1 + )
[+ per > 1, per 1]*
n+
n
1
[ per 4, + per > 4]*
21. lim n sin n3 log n
n+
n
1
22. lim n log(1 + n ) n2 sin
[ per 0, + per > 0]*
n+
n
9.
lim
CAPITOLO 3
Funzioni reali
1. Qualche richiamo
Dati due insiemi X e Y di numeri reali, una funzione f tra X ed Y `e
una legge che fa corrispondere ad ogni x X uno ed un solo elemento
y Y . Scriveremo f : X Y ed anche f : x X 7 y Y dove
y = f (x), intendendo che alla variabile x X corrisponde il valore
y Y tramite la funzione f .
Linsieme X ove opera la funzione f viene detto dominio di f e viene
denotato con Dom f . Linsieme Y ove prende valori la funzione f viene
detto codominio. Se una funzione f (x) viene definita senza specificarne
il dominio, si sottointende che Dom f `e il pi`
u grande sottoinsieme di R
ove risulta definito il valore f (x).
Ad esempio:
xn , n N. Dom(xn ) = R.
x , R. Dom(x ) = (0, +).
ax , a > 0. Dom(ax ) = R.
loga x, a > 0 e a 6= 1. Dom(loga x) = (0, +).
sin x e cos x. Dom(sin x) = Dom(cos x) = R.
tan x. Dom(tan x) = {x R | x 6= 2 + k, k Z}.
64
3. FUNZIONI REALI
1
O
-1
1. QUALCHE RICHIAMO
65
2
1
-4
-3
-2
-1
-2
-1
-1
-1
-2
-3
-2
-2
-1
-1
-2
Altre simmetrie sono presentate dal grafico delle funzioni pari e dispari.
Una funzione f : X Y , dove X `e tale che se x X allora x X,
`e detta pari se f (x) = f (x) per ogni x X (ad esempio sono pari
le funzioni |x|, xn con n pari, la funzione cos x). Il loro grafico risulta
simmetrico rispetto allasse delle ordinate.
66
3. FUNZIONI REALI
Date due funzioni f (x) e g(x) si definiscono le funzioni somma, differenza, prodotto e quoziente nel seguente modo:
(f g)(x) = f (x) g(x) per ogni x Domf Domg;
(f g)(x) = f (x) g(x) per ogni x Domf Domg
f
f (x)
( )(x) =
per ogni x Domf Domg tale che g(x) 6= 0.
g
g(x)
Si definisce inoltre la funzione composta gof ponendo
gof (x) = g(f (x)) per ogni x Domf tale che f (x) Domg.
Ad esempio sono definite a partire dalla funzione esponenziale ex le
funzioni
ex ex
ex + ex
sinh x =
e cosh x =
2
2
dette rispettivamente seno e coseno iperbolico.
Risulta allora Dom(sinh x) = Dom(cosh x) = R, inoltre `e immediato che sinh x risulta funzione dispari mentre cosh x funzione pari. Si
pu`o inoltre provare che il punto di coordinate (cosh x, sinh x) giace
sulliperbole equilatera x2 y 2 = 1 (da qui il nome) ovvero vale lidentit`a
cosh2 x sinh2 x = 1,
x R.
1. QUALCHE RICHIAMO
67
f 1 (y) = x x Domf,
f (x) = y
x Domf
e f (f 1 (y)) = y,
y Imf
Osserviamo infine che se f (x) `e funzione iniettiva sul suo dominio allora
il grafico della funzione inversa f 1 (x) risulta il simmetrico del grafico
di f (x) rispetto alla bisettrice y = x. Infatti, per x Dom(f ), posto
y = f (x) Dom(f 1 ), risulta
(x, f (x)) = (f 1 (y), y)
e quindi (x, f (x)) grafico(f ) se e solo se (f (x), x) grafico(f 1 )
68
3. FUNZIONI REALI
y=x
(x, f(x))
f(x)
-1
-1
x=f (y)
(y, f (y))
y=f(x)
1
3
x = x3 .
3
x3 = x e ( 3 x)3 = x per ogni x R.
Come ulteriore esempio, consideriamo la funzione f (x) = x2 che non
risulta iniettiva in tutto R ma risulta iniettiva se la consideriamo ristretta al dominio Domf = [0, +). Dunque risulta invertibile sulla
sua immagine Imf = [0, +) e la sua funzione inversa `e (per defi
1
nizione di potenza frazionaria) f 1 (x) = x = x 2 . Si osservi che
Domf 1 = Imf = [0, +) e quindi che x risulta definita solo per
x 0.
1. QUALCHE RICHIAMO
69
1
1
sinh y = x
70
3. FUNZIONI REALI
cosh y = x
2. LIMITI DI FUNZIONI
71
/2
-1
1
1
-1
-1
-/2
/2
-/2
/2
-/2
2. Limiti di funzioni
Data una funzione f (x) definita in un intervallo I R eccetto al pi`
u
nel punto x0 I, si dice che f (x) ha limite pari ad ` R per x che
tende a x0 , e si scrive lim f (x) = `, se per ogni > 0 esiste > 0 tale
xx0
72
3. FUNZIONI REALI
per
1
.
x2
2. LIMITI DI FUNZIONI
73
O
Grafico di f (x) =
1
x2
(B) per ogni successione (xn )nN I \ {x0 } tale che xn x0 per
n + risulta f (xn ) ` per n +.
Dim. Proviamo il risultato solo nel caso ` R, la dimostrazione del caso
` = `e analoga.
Proviamo che (A) (B). Sia (xn ) I \ {x0 } tale che xn x0 . Preso
comunque > 0, proviamo che esiste N tale che |f (xn ) `| < per ogni
n . Poich`e per ipotesi f (x) ` per x x0 , avremo che esiste > 0 tale
che risulta |f (x) `| < per ogni x I \ {x0 } con |x x0 | < . Essendo
xn x0 per n +, avremo che esiste N tale che |xn x0 | < per
ogni n . Allora, per ogni n avremo xn I \ {x0 } e |xn x0 | < e
dunque |f (xn ) `| < .
Proviamo ora che (B) (A). Per assurdo, supponiamo che esista 0 > 0 tale
che per ogni > 0 esiste x I \ {x0 } tale che |x x0 | < ma |f (x) `| 0 .
Per ogni n N consideriamo n = n1 e sia xn I \{x0 } tale che |xn x0 | < n1
e |f (xn ) `| . Avremo allora che (xn ) I \ {x0 } e per il Teorema del
confronto, xn x0 . Da (B) si ha allora che f (xn ) ` per n +, in
contraddizione con |f (xn ) `| 0 per ogni n N.
74
3. FUNZIONI REALI
Dal precedente risultato e dai limiti notevoli per le successioni numeriche si ottengono i seguenti limiti notevoli per le funzioni:
sin x
1 cos x
1
= 1 e lim
= ,
2
x0 x
x0
x
2
x0
x0
log(1 + x)
ex 1
= 1 e lim
=1
x0
x0
x
x
x0
x0
e per ogni R
(1 + x) 1
= .
x0
x0
x
Inoltre, per ogni x0 R e R, risulta
lim (1 + x) = 1 e
lim ex = ex0 ,
xx0
lim
xx0
lim x = x0
xx0
Risulter`a inoltre utile introdurre le seguenti definizioni. Data una funzione f (x) definita in un intervallo I R eccetto al pi`
u nel punto
x0 I, si dice che f (x) ha limite pari ad ` R per x che tende a x0
da destra, e si scrive lim+ f (x) = `, se per ogni > 0 esiste > 0 tale
xx0
x 2
x0
x0
1
= +.
xp
2. LIMITI DI FUNZIONI
75
potremo provare tali limiti utilizzando la definizione oppure la caratterizzazione sequenziale (ed i limiti notevoli per le successioni): risulta
difatti che lim f (x) = ` R {} se e solo se
xx0
xx0
x0
Dunque, come gi`a provato, non esiste lim sgn(x). Osserviamo inoltre
x0
che essendo lim+ [x] = x0 mentre lim [x] = x0 1, non esiste il limite
xx0
xx0
xx0
xx0
xx0
xx0
xx0
g(x) = ` + m;
2. se lim f (x) = ` R e lim g(x) = allora lim f (x) +
xx0
xx0
xx0
g(x) = ;
3. se lim f (x) = e lim g(x) = allora lim f (x) +
xx0
xx0
xx0
g(x) = ;
4. se lim f (x) = ` R e lim g(x) = m R allora lim f (x)g(x)
xx0
xx0
xx0
= `m;
5. se lim f (x) = ` R dove ` 6= 0 e lim g(x) = allora
xx0
lim |f (x)g(x)| = +;
xx0
xx0
76
3. FUNZIONI REALI
xx0
f (x)
`
lim
=
xx0 g(x)
m
f (x)
= 0;
xx0
xx0
xx0 g(x)
g(x)
9. se lim f (x) = ` R e lim g(x) = allora lim |
|=
xx0 f (x)
xx0
xx0
+;
(x)
10. se lim f (x) = ` R, ` 6= 0, e lim g(x) = 0 allora lim | fg(x)
|=
xx0
xx0
xx0
+;
8. se lim f (x) = ` R e lim g(x) = allora lim
0
, .
0
Vale inoltre
Proposizione 3.2. (limite di funzioni composte)
Sia f (x) una funzione definita in un intervallo I R, eccetto al pi`
u
nel punto x0 I, tale che
1. lim f (x) = y0 e
xx0
xx0
xx0
yy0
2. LIMITI DI FUNZIONI
77
Ad esempio, per calcolare lim ecos x , osserviamo che posto f (x) = cos x e
x0
g(y) = ey , avremo che ecos x = g(f (x)). Poich`e lim f (x) = lim cos x = 1
x0
x0
x0
x0
y1
y1
y0
(
f (x),
g(f (x)) =
1,
se f (x) 6= 0
=
se f (x) = 0
(
x2 1,
1,
se |x| > 1
se |x| 1
y0
xx0
xx0
xx0
xx0
78
3. FUNZIONI REALI
Dim. (i) Per ogni > 0, poich`e lim f (x) = `, sia 1 > 0 tale che se x I,
xx0
sia 2 > 0 tale che se x I, 0 < |x x0 | < 2 allora |h(x) `| < . Ne segue
che se x I, 0 < |x x0 | < = min{1 , 2 } allora
` < f (x) g(x) h(x) < ` +
e dunque che lim g(x) = `.
xx0
(ii) Per ogni M > 0, poich`e lim f (x) = +, sia > 0 tale che se x I,
xx0
0 < |x x0 | < allora f (x) > M . Ne segue allora che M < f (x) g(x) per
ogni x I, 0 < |x x0 | < e dunque che lim g(x) = +.
xx0
xI
In modo analogo a quanto provato per le successioni monotone, possiamo provare il seguente risultato.
Teorema 3.4. (Limite delle funzioni monotone crescenti)
Sia f (x) funzione definita e crescente nellintervallo (a, b) R. Allora
per ogni x0 (a, b) esistono finiti i limiti lim f (x) e lim+ f (x) e
xx0
xx0
2. LIMITI DI FUNZIONI
79
precisamente
lim f (x) = sup f (x)
xx
0
x(a,x0 )
lim f (x) =
inf f (x).
xx+
0
x(x0 ,b)
xb
xa+
x(a,b)
xb
x(a,b)
xx
0
Osserviamo che essendo f (x) crescente, risulta f (x) f (x0 ) per ogni a <
x < x0 e dunque che risulta finito sup{f (x) | a < x < x0 } = m f (x0 ).
Proviamo che lim f (x) = m. Preso comunque > 0, dalla caratterizzazioxx
0
ne di estremo superiore abbiamo che f (x) m < m+ per ogni a < x < x0 .
Inoltre, abbiamo che esiste x1 con a < x1 < x0 tale che f (x1 ) > m .
Poich`e la funzione `e crescente, avremo che per ogni x1 < x < x0 risulta
f (x) f (x1 ) > m . Ne segue che posto = x0 x1 avremo che se
x (a, b) e x0 < x < x0 allora m < f (x) < m + . Dunque
lim f (x) = m.
xx
0
xb
+. Preso comunque M > 0, sia x1 (a, b) tale che f (x1 ) > M . Poich`e
f (x) `e crescente avremo che f (x) f (x1 ) > M per ogni x1 < x < b. Scelto
allora = b x1 > 0 avremo che se b < x < b allora f (x) > M e quindi
che lim f (x) = +.
xb
xx
0
xx0
80
3. FUNZIONI REALI
xx0
precisamente
lim f (x) =
xx
0
inf
f (x)
xx+
0
x(a,x0 )
x(x0 ,b)
xb
xa+
x(a,b)
xb
x(a,b)
x+
Diremo anche che f (x) tende o converge al limite ` R per x che tende
a + e scriveremo f (x) ` per x +.
In tal caso diremo che la retta y = ` `e un asintoto orizzontale per
x +.
Ad esempio, la funzione f (x) = 2x+1
ammette come asintoto orizzonx
tale per x la retta y = 2
Grafico di f (x) =
2x+1
x
2. LIMITI DI FUNZIONI
81
x+
x+
obliquo per x se
f (x)
=m e
x x
lim f (x) mx = q.
lim
x
2
lim
2x2 +3x+1
x
2x2 + 3x + 1
=2
x
x2
= lim
e
2x2 + 3x + 1
3x + 1
2x = lim
= 3.
x
x
x
x
lim
82
3. FUNZIONI REALI
Grafico di f (x) =
2x2 +3x+1
x
Per i limiti per x valgono le seguenti caratterizzazioni sequenziali: lim f (x) = ` R {} se e solo se
x
x+
lim ax = 0.
ed anche
lim loga x = +
x+
x+
se f (x) `e crescente
83
mentre
lim f (x) = inf{f (x) | x (a, +)}
x+
se f (x) `e decrescente.
inf ax = lim ax = 0
x+
xR
ed anche
sup
x(0,+)
xx0
f (x)
= 1.
g(x)
lim f (x) = `.
xx0
f (x)
g(x)
,
h(x)
h(x)
h(x)
h(x)
f (x)
g(x)
per
x x0 .
x2 x
, e 1 x, log(1 + x) x e (1 + x) 1 x
2
84
3. FUNZIONI REALI
sin x = x + o(x),
ex = 1 + x + o(x),
cos x = 1
85
xx0
1 + x cos x
. Dagli sviluppi notevoli per x 0,
Calcolare lim
x0 sin x + log(1 + x)
si ha
x
x2
x
1 + x cos x = (1 + + o(x)) (1
+ o(x2 )) = + o(x)
2
2
2
2
2
essendo x = o(x) e quindi o(x ) = o(x), mentre
sin x + log(1 + x) = 2x + o(x)
Allora
x
x
+ o(x)
1 + x cos x
1
2
lim
= lim
= lim 2 =
x0 sin x + log(1 + x)
x0 2x + o(x)
x0 2x
4
Calcolare lim
3
x0
ex cos x
. Dagli sviluppi notevoli per x 0, si
1+x1+x
ha
x2
+ o(x2 )) = x + o(x)
2
essendo x2 = o(x) e quindi o(x2 ) = o(x), mentre
1
4
3
1 + x 1 + x = x + o(x) + x = x + o(x)
3
3
Allora
ex cos x
x + o(x)
x
3
lim
= lim 4
= lim 4 =
3
x0
4
1 + x 1 + x x0 3 x + o(x) x0 3 x
ex cos x = (1 + x + o(x)) (1
86
3. FUNZIONI REALI
e1cos x 1 sin2 x
Calcolare lim
x2
+ o(x2 )
2
mentre
sin2 x = (x + o(x))2 = x2 + o(x2 )
da cui
x2
e1cos x 1 sin2 x = + o(x2 ).
2
= x + o( x)
x + o(x2 )
x
e1cos x 1 + sin2 x
= lim 2 = 0
lim
= lim 2
x0 log(1 +
x0
x + x)
x + o( x) x0 x
x
e 2 cos x
Calcolare lim+
al variare di R.
x0
x
x
Dallo sviluppo di
ey e di cos y per y 0, per x 0 abbiamo
e 2 =
x
1 x2 + o(x) e cos x = 1 x2 + o(x) e dunque che e 2 cos x = o(x).
Ne segue che se 1 allora, dalla definizione di o piccolo,
x
o(x)
o(x) 1
e 2 cos x
= lim+ = lim+
x
=0
lim+
x0
x0
x0
x
x
x
mentre nulla possiamo ancora dire se > 1. Proveremo, utilizzando
x
2
gli sviluppi di Taylor, che e 2 cos x = 5x
+ o(x2 ) e quindi che
24
se < 2
x
e 2 cos x 5
lim
= 24
se = 2
x0+
x
+ se > 2
q
1 + 21n cos n12
Calcolare lim
. Dallo sviluppo (1 + x) =
1
n+ sin 1 + n log(1 +
n
(n+1)!
1 + x + o(x) per x 0, posto x = 21n 0 per n + abbiamo
q
1
1 + 21n = 1 + 2n+1
+ o( 21n ),
x2
2
+ o(x2 ), ponendo x =
cos n12 = 1
1
2n4
1
n2
87
0 per
+ o( n14 ).
Dunque, osservato che dalla gerarchia degli infiniti risulta 21n = o( n14 )
per n +, risulta
q
1
+ o( 21n ) (1 2n1 4 + o( n14 )) = 2n1 4 + o( n14 ).
1 + 21n cos n12 = 1 + 2n+1
Analogalmente, dallo sviluppo sin x = x + o(x) per x 0, ponendo
x = n1 , si ha sin n1 = n1 + o( n1 ) mentre, da log(1 + x) = x + o(x) per
1
x 0, posto x = (n+1)!
, otteniamo
n log(1 +
da cui, essendo
1
n!
1
(n+1)!
1
1
= n( (n+1)!
+ o( (n+1)!
)=
1
n!
+ o( n!1 )
= o( n1 ), concludiamo
sin n1 + n log(1 +
1
)
(n+1)!
1
n
+ o( n1 ) +
Abbiamo allora
q
1 + 21n cos n12
= lim
lim
1
n+
n+ sin 1 + n log(1 +
n
(n+1)!
1
n!
+ o( n!1 ) =
1
+ o( n14 )
2n4
1
+ o( n1 )
n
1
n
+ o( n1 ).
n
= 0.
n+ 2n4
= lim
1
3n
al variare di R.
1
n2
1
n2
+ o( n12 ) +
+ o( n12 ),
1
2n2n
1
2n2n
o( 2n12n )
+ o( 2n12n )
88
3. FUNZIONI REALI
2
1
n
1
n
+ o( n1 ) + 13 ( 23 )n + o(( 23 )n )
+ o( n1 )
=
1
3n
= lim n2
n+
1
n2
lim
n+ 1
n
+ o( n12 )
+ o( n1 )
+ se > 2
= 1
se = 2
0
se < 2
4. Ordine di infinitesimo
Sia x0 R {} e siano f (x) e g(x) due funzioni tali che
lim f (x) = lim g(x) = 0
xx0
xx0
xx0
f (x)
= ` R \ {0}.
g(x)
Possiamo dare un valore numerico allordine di infinitesimo di una funzione confrontandola con gli infinitesimi campione nel seguente modo
se x0 R, il campione `e gb (x) = |x x0 |b con b > 0, e si pone
ord(gb ) = b per x x0 . Avremo allora che f (x) ha ordine di
infinitesimo pari a b > 0 per x x0 se
lim
xx0
|f (x)|
= ` R \ {0}.
|x x0 |b
4. ORDINE DI INFINITESIMO
89
se x0 = , il campione `e gb (x) =
xx0
|x|b
1
1
1 + x2 = 1 + x2 + o(x2 ).
2
Essendo y = 1 cos x 0 per x 0, dallo sviluppo di ey per y 0
otteniamo
e1cos x = 1 + (1 cos x) + o(1 cos x)
90
3. FUNZIONI REALI
1
1
1 + x2 = 1 + x2 + o(x2 ) 1 x2 o(x2 ) = o(x2 )
2
2
x0
f (x)
R \ {0},
1 cos x
x0
f (x)
= 0,
x(log(1 + x) + sin x)
5. ORDINE DI INFINITO
91
3
3
essendo x(log(1+ x)+sin x) = x( x+o( x)+x+o(x)) = x 2 +o(x 2 )
3
x 2 e quindi
f (x)
`x2
3 = ` x 0.
x(log(1 + x) + sin x)
x2
5. Ordine di infinito
Preso x0 R {}, siano f (x) e g(x) tali che
lim f (x) = lim g(x) =
xx0
xx0
xx0
f (x)
= ` R \ {0}.
g(x)
xx0
f (x)
1
|xx0 |b
= ` R \ {0}.
xx0
f (x)
= ` R \ {0}.
|x|b
92
3. FUNZIONI REALI
sin x
Calcoliamo lordine di infinito della funzione f (x) = log(1+x
2 ) per
2
2
x 0. Essendo sin x x e log(1 + x ) x per x 0, risulta
sin x
x
1
f (x) =
=
log(1 + x2 )
x2
x
e dunque Ord(f ) = 1 per x 0.
log x
Determiniamo il comportamento della funzione f (x) = 1cos(x
3 ) per
3
+
x 0 . Poich`e lim+ log x = e lim 1 cos(x ) = 0, abbiamo
x0
x0
log x
log x
1 6
3
1 cos(x )
x
2
per x 0+ . Allora
lim
x0+
f (x)
1
xb
= lim+
x0
log x
x6
2xb
= 2 lim+
x0
log( x1 )
x
(
log y
0
= 2 lim b6 =
y+ y
1
b6
se b > 6
se b 6
6. ESERCIZI
93
6. Esercizi
Calcolare i seguenti limiti:
1. lim (sin x)tan x
x0+
2.
3.
4.
5.
6.
7.
cos(1 + 2x )
x+
x2
log2 (x + log2 x)
lim
x+
log2 x
x+ x
lim
x0+ sin x
x arctan x
lim
x+ 3 x5 + 2x + 1
sin(3x)
lim
3
x0+ 2 x + x2 + 3x3
lim (x 3)1cos(x3)
lim
x3+
3x2
ex
+
+ log(x2 )
(x + 1) log(1 + x1 )
lim
x+
x
log2 (ex + 1)
lim
x+ x + sin x
ex sin(ex sin x)
lim
x0
xp
lim x sin( 1 + x2 x)
8. lim
x0 2x3
9.
10.
11.
12.
x+
sin( cos x)
x sin x
log(cos x)
14. lim
x0
x2
p
p
3
3
15. lim
2 + x3 1 + 2x2 + x3
13. lim
x0
x+
log(cos x) + tan2 x
x0
x3
x(ex 3 1 + x)
lim
x0
cos x 1
log(1 + x2 ) + tan x
lim
x0
1 + 2x 1 + x + x2
1
ex 1
lim
x+
x2 + 2 x2 + 1
2
ex cos x
lim
x0 sin x(log(1 + x) + x)
log(1 + x2 ) sin2 x
lim
x0
1 + 2x 1 + x + x2
16. lim
17.
18.
19.
20.
21.
[1]
[0]
[1]
[+]
[0]
[0]
[1]
[0]
[0]
[log2 e]
[1]
[ 12 ]
[ 2 ]
[ 12 ]
[ 23 ]
[+]
[ 43 ]
[2]
[2]
[0]
[0]
94
3. FUNZIONI REALI
log(1 + x2 ) sin2 x
22. lim
x0
1 + x 1 + x + x2
cos(sin x) 1
23. lim
x0
x2
1 cos(tan2 x) + x5
24. lim
5
x0
x4 + 1 1
3x
tan
e
1
25. lim
2
x0 cos x ex
|x|
1
26. lim (1 + |x|) x e x
[?]
[ 12 ]
[ 25 ]
[0]
[0]*
x0
lim
[3 per ogni ]
x0 log( 3 1 + x3 )
x1
lim 1
, 6= 0
[ per ogni ]
x1+ x 1
ex ex
lim
[0 se < 1, 2 se = 1 e + se > 1]
x
x0+
ex 1 x
lim
[ + 12 per ogni ]
x0
arcsin x
(x + sin(x2 )) x
lim
, 6= 0
[2 se = 2, 0 se > 2 e
x0
x3
sgn()
se < 2]p
p
lim
x2 + x x2 + 1, > 0 [ 12 se = 2, 0 se > 2 e +
1. lim
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
x+
se 0 <
< 2]
10. lim
x + x x + 1, [ 12 se = 2, 0 se > 2 e + se < 2]
x+
p
11. lim n2
1 + n cos 1n
[ se 6= 1, 0 se = 1]*
n+
1
1
lim (e n cos ) log(1 + n )
n+
n
log(1 + n1 ) sin n1
13. lim
n+ 3 n4 + 1 3 n4 1
1
1
14. lim n2 (e n2 (cos ) )
n+
n
n
n 1
15. lim
n+ sin( log n ) log(1 + 1 )
n
n
12.
6. ESERCIZI
95
1
lim n n log n + n2 log(1 + )[ per 1, + per > 1]*
n+
n
1
3
sin x( 1 + x3 cos x)
sin2 x 1 + 2x2 + 1
p
3
1 + sin2 x cos x
(esin x 1)2 (log(1 + 2x + x2 ) tan x)
log(cos x) 1 + x2 + 1
(ex 3 1 + x2 ) log(1 + x2 )
sin x
e 2 cos x
[3]
[2]
[3]
[> 2]
[2]
[3]
[2]
[3]
[> 1]
[> 52 ]
esin x 1 + x2
lim
f (x)
x0+
f (x)
lim
x0 sin(x2 ) log(1 + x)
1. lim
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
[` R \ {0}]
[0]
[0]
[0]
[` R \ {0}]
[0]
[]
[0]
CAPITOLO 4
Funzioni continue
Sia f (x) una funzione definita in un intervallo I R e sia x0 I.
Si dice che f (x) `e continua in x0 se lim f (x) = f (x0 ) ovvero se per
xx0
xx0
f (x0 ).
In particolare, considerata la funzione definita a tratti
(
g(x) se x x0
f (x) =
h(x) se x < x0
avremo che f (x) risulta continua in x0 se e solo se
lim g(x) = lim h(x).
xx+
0
xx0
Una funzione f (x) definita nellintervallo I `e detta continua nellintervallo I0 I se risulta continua in ogni x0 I0 e scriveremo f
C(I0 ).
Dai limiti notevoli visti, essendo lim ex = ex0 per ogni x0 R, avremo
xx0
xx0
xx0
97
98
4. FUNZIONI CONTINUE
xx0
dominio.
Riguardo alle funzioni trigonometriche, avremo che sin x e cos x risultano continue in x0 = 0 essendo lim sin x = 0 e lim cos x = 1.
x0
x0
Proviamo che risultano continue in ogni x0 R. Difatti, utilizzando le
formule di addizione ed i limiti ora richiamati, si ottiene:
lim sin x = lim sin((x x0 ) + x0 )
xx0
xx0
e analogalmente
lim cos x = lim cos((x x0 ) + x0 )
xx0
xx0
Abbiamo quindi provato che tutte le funzioni elementari risultano continue sul loro dominio. Dal risultato sulle operazioni tra limiti abbiamo
inoltre
Proposizione 4.2. Siano f (x) e g(x) funzione definite in un intervallo
I e continue in x0 I. Allora risultano continue in x0 le funzioni
(x)
, purch`e g(x0 ) 6= 0.
f (x) g(x), f (x)g(x) e fg(x)
Riguardo alla continuit`a della funzione composta abbiamo
` della funzione composta)
Teorema 4.1. (Continuita
Sia f (x) funzione definita nellintervallo I e continua in x0 I. Sia
g(y) funzione definita in un intervallo J, contenente f (I), e continua
`
1. CLASSIFICAZIONE DELLE DISCONTINUITA
99
xx0
yf (x0 )
Dai precedenti risultati otteniamo quindi che somma, prodotto e composizione di funzioni elementari
risultano continue ove definite. Ad
x2 1+esin x
esempio, la funzione f (x) = log(x2) risulta continua nel suo dominio, ovvero nellinsieme D = {x R | x > 2, x 6= 3}.
Per esercizio, stabilire ove risulta continua la funzione definita a tratti:
( x2
e cos x
se x > 0,
log(1+x)
f (x) = x1
1 + 2x se x 0.
2
Stabilire per quali valori di > 0 risulta continua la funzione:
( sin x
1+x
e
se x > 0,
log(1+ x)
f (x) =
0
se x 0.
1. Classificazione delle discontinuit`
a
Vediamo ora qualche esempio di funzione non continua. Risulta non
continua in x0 = 1 la funzione
(
x se x 6= 1
f (x) =
2 se x = 1
essendo
lim f (x) = lim x = 1 6= f (1).
x1
x1
xx+
0
xx0
100
4. FUNZIONI CONTINUE
caso, la funzione
(
f (x)
F (x) =
`
se x 6= x0
se x = x0
xx0
xx0
1
x
se x > 0
se x 0
presenta una discontinuit`a di seconda specie in x0 = 0 mentre la funzione di Dirichlet presenta discontinuit`a di seconda specie in ogni x0 R.
La funzione
(
sin x
se x 6= 0
x
f (x) =
0
se x = 0
presenta una discontinuit`a eliminabile in x0 = 0. Mentre la funzione
(
sin( x1 )
f0 (x) =
0
se x > 0
se x 0
101
1
0
Grafici di y =
sin x
x
e y = sin x1
se x > 0
se x 0
Osserviamo inoltre che dal Teorema sul limite delle funzioni monotone, se f (x) `e funzione monotona in un intervallo [a, b], e quindi in
particolare limitata, allora per ogni x0 (a, b) esistono finiti i limiti
lim f (x)
xx
0
102
4. FUNZIONI CONTINUE
ba
2 .
1
e ripetiamo il proConsideriamo in questo caso il punto medio c1 = a1 +b
2
cedimento. Potranno verificarsi tre casi
(i) se f (c1 ) = 0, il teorema `e provato con x0 = c1 ,
(ii) se f (c1 ) > 0 poniamo a2 = a1 e b2 = c1 ,
(iii) se f (c1 ) < 0 poniamo a2 = c1 e b2 = b1 ,
Se (i) non si verifica, avremo definito un intervallo [a2 , b2 ] [a1 , b1 ] tale che
A2 ) f (a2 ) < 0 e f (b2 ) > 0;
B2 ) a1 a2 b2 b1 ;
C2 ) b2 a2 =
b1 a1
2
ba
.
22
bn1 an1
2
ba
2n .
Dalla propriet`
a Bn ) ne segue che le successioni (an ) e (bn ) sono successioni
monotone in [a, b] e quindi limitate. Dal teorema di regolarit`a delle successioni monotone otteniamo allora che tali successioni risultano convergenti e
poich`e da Cn ) risulta lim bn an = 0, avremo che
n+
n+
nN
n+
nN
n+
n+
Infine, poich`e f (an ) < 0 per ogni n N, dal Teorema della permanenza del
segno otteniamo f (x0 ) 0 ed allo stesso modo, poich`e f (bn ) > 0 per ogni
n N, si deduce che f (x0 ) 0. Ne segue allora che f (x0 ) = 0.
nN
103
risulta
an x 0 b n ,
n N
Ad esempio, volendo ottenere una stima di 2, consideriamo la funzione continua f (x) = x2 2 nellintervallo
[1, 2]. Abbiamo che f (1) < 0
mentre f (2) > 0 e che x0 = 2 `e lunico zero di f (x) in [1, 2] (la funzione `e difatti strettamente crescente in tale intervallo). Abbiamo allora
che
an 2 bn , n N,
dove an e bn sono definite utilizzando
il procedimento di bisezione. Se
volessimo dare unapprossimazione di 2 con un errore inferiore a 101
1
dovremo valutare an e bn dove n N `e tale che ba
= 21n < 10
. Sar`a
2n
allora sufficiente ripetere il procedimento sino ad n = 4 ottenendo:
a4 =
11
23
= 1, 375 2 b4 =
= 1, 4375
8
16
Se invece volessimo unapprossimazione di 2 a meno di un errore inferiore a 102 dovremo ripetere il procedimento fino ad n = 7
ottenendo
a7 =
dove b7 a7 =
181
91
= 1, 4140625 2 b7 =
= 1, 421875
128
64
1
27
= 0, 0078125.
Il teorema pu`o inoltre essere utilizzato per provare lesistenza di soluzioni di equazioni trascendenti. Ad esempio, consideriamo lequazio1
1
ne log x +
Posto f (x) = log x +
3 x = 0.
3 x , osserviamo che f (x)
`e continua nel suo dominio (0, +). Poich`e f (1) = 1 > 0 mentre
f ( 81 ) = 3 log 2 + 2 < 0, dal teorema di esistenza degli zeri otteniamo che esiste x0 ( 18 , 1). Sempre utilizzando il teorema di esistenza
degli zeri si pu`o provare che tale equazione ammette un secondo zero
1
1
x1 ( 125
, 64
).
104
4. FUNZIONI CONTINUE
0 x1
x0
3x
e grafico di y = log x +
3x
sup f (x).
I
dellestremo inferiore abbiamo che esiste a I tale che f (a) < y0 . Analogalmente, poich`e y0 < sup f (x) si ha che esiste b I tale che f (b) > y0 .
I
105
f (x) f (xM ).
Analogalmente, si dice che m R `e minimo (assoluto) per f (x) in A se
m `e il minimo dellinsieme f (A), e scriveremo m = min f (x).
A
`e un punto di
b+a
2 .
Siano
106
4. FUNZIONI CONTINUE
b1 +a1
2
e siano
e M1 = inf{f (x) | x [c1 , b1 ]}
n+
n+
Proviamo che f (xm ) = ` = inf{f (x) | x [a, b]} e quindi che xm `e punto
di minimo. In particolare seguir`a che ` R e dunque che f (x) risulta
inferiormente limitata in [a, b].
Poich`e f (x) `e continua in xm , per ogni > 0 esister`a > 0 tale che |f (x)
f (xm )| < per ogni x (xm , xm + ) [a, b]. Essendo an xm
e bn xm , avremo che esiste n0 N tale che per ogni n n0 risulta
xm < an bn < xm + . Quindi avremo f (xm ) < f (x) < f (xm ) +
per ogni x [an , bn ], n n0 e dunque che
f (xm ) ` = inf{f (x) | x [an , bn ]} f (xm ) + |f (xm ) `| <
Data larbitrariet`
a di > 0, ne deduciamo che f (xm ) = `.
Allo stesso modo si proceder`a per provare lesistenza del punto di massimo
xM .
Dim. con il Teorema di Bolzano-Weierstrass
Osserviamo che dal precedente risultato segue in particolare che una
funzione continua in un intervallo chiuso e limitato `e funzione limitata.
Dal precedente risultato ad esempio otteniamo che la funzione f (x) =
x2 ammette massimo in ogni intervallo chiuso e limitato [a, b]. Osserviamo per`o che tale funzione non ammette massimo nellintervallo
limitato ma non chiuso [0, 1) (infatti x2 < 1 per ogni x [0, 1) ma non
107
[a,b]
[a,b]
[a,b]
[a,b]
In particolare si ottiene
` delle funzioni monotone)
Teorema 4.7. (continuita
Sia f (x) funzione crescente (risp. decrescente) nellintervallo [a, b] allora f (x) `e continua se e solo se f ([a, b]) = [f (a), f (b)] (risp. f ([a, b]) =
[f (b), f (a)]).
Dim. Supponiamo f (x) crescente. Osservato che in tal caso risulta
min f (x) = f (a)
[a,b]
dal terzo Teorema dei valori intermedi avremo che se f (x) risulta continua
in [a, b] allora f ([a, b]) = [f (a), f (b)].
Per provare il viceversa, sia x0 (a, b) e proviamo che lim f (x) = f (x0 ).
xx0
Dal Teorema sul limite delle funzioni monotone, essendo la f (x) limitata in
[a, b], abbiamo che esistono finiti i limiti
lim f (x) = sup{f (x) | a x < x0 } = `
xx
0
xx+
0
Proviamo ora che f (x) `e continua in x0 = a. Dal Teorema sul limite delle
108
4. FUNZIONI CONTINUE
funzioni monotone, essendo f (x) limitata in [a, b], abbiamo che esiste finito
il limite
lim f (x) = inf{f (x) | a < x < b} = `
xa+
se per assurdo f (a) < ` avremo che f (x) non assume alcun valore compreso
tra f (a) e `, contro lipotesi che f ([a, b]) = [f (a), f (b)]. Analogalmente si
prova che lim f (x) = f (b).
xb
3. Continuit`
a della funzione inversa
Abbiamo visto che le funzioni strettamente monotone sono esempi
di funzioni iniettive. Non `e pero generalmente vero il viceversa. La
funzione
(
x
se 0 x < 1
f (x) =
3 x se 1 < x 2
`e funzione iniettiva ma non monotona. Il seguente risultato prova che la
monotonia stretta `e invece condizione necessaria affinch`e una funzione
continua risulti iniettiva.
` delle funzioni continue)
Teorema 4.8. (invertibilita
Sia f (x) funzione continua nellintervallo [a, b]. Allora f (x) `e iniettiva
in [a, b] se e solo se f (x) `e strettamente monotona in [a, b].
Dim. Dalla definizione segue immediatamente che una funzione strettamente monotona `e iniettiva. Per provare il viceversa, per assurdo supponiamo
che esistano x1 < x2 < x3 in [a, b] tali che
i) f (x1 ) < f (x2 ) ma f (x2 ) > f (x3 ), oppure
ii) f (x1 ) > f (x2 ) ma f (x2 ) < f (x3 ).
Supponiamo verificata la prima condizione. Avremo allora che
f (x2 ) > max{f (x1 ), f (x3 )}.
Se f (x1 ) > f (x3 ), allora preso y0 = f (x1 ), essendo f (x3 ) < y0 < f (x2 ), dal
Teorema dei valori intermedi avremo che esiste x0 (x2 , x3 ) tale che f (x0 ) =
y0 = f (x1 ), in contraddizione con liniettivit`a di f (x). Analogalmente, se
f (x1 ) < f (x3 ).
In modo analogo si procede se risulta verificata la seconda condizione.
109
x0
arcsin x
y
= lim
=1
x0
y0 sin y
x
lim
a+b
2 ,
sup{|f (x) f (
x)| | x, x
[a, c]} 0 o sup{|f (x) f (
x)| | x, x
[c, b]} 0
e poniamo
(i) a1 = a e b1 = c se sup{|f (x) f (
x)| | x, x
[a, c]} 0 , oppure
(ii) a1 = c e b1 = b se sup{|f (x) f (
x)| | x, x
[c, b]} 0 .
110
4. FUNZIONI CONTINUE
sup{|f (x) f (
x)| | x, x
[an , bn ]} 0 ,
n1
= ba
a an1 an < bn bn1 b e an bn = bn1 a
2
2n .
Osservato che le successioni (an )nN e (bn )nN sono monotone e limitate, dal
Teorema di regolarit`
a delle successioni monotone avremo che tali successioni
risultano convergenti. Essendo inoltre an bn = ba
2n 0 per n +, il
limite delle due successioni sar`a lo stesso. Sia allora
x0 = lim an = lim bn ,
n+
n+
111
con (xn ) e (
xn ). Essendo |xn x
n | < n1 per ogni n N avremo che il limite
di tale estratte sar`
a lo stesso. Sia allora
x0 = lim xn = lim x
n .
n+
n+
n+
112
4. FUNZIONI CONTINUE
5. Esercizi
Stabilire dove risultano continue le seguenti funzioni:
1.
2.
3.
4.
5.
sin xx
log(1+x) se x > 0
f (x) = 0
se x = 0
cos x1
se x < 0
x x
e 1+x
se x > 0
x
f (x) = 0
se x = 0
log(1x)
se x < 0
2
x 2
x
sin x(e 1)
se x > 0
x3
f (x) = 1
se x = 0
log(1+x2 )
se x < 0
2
3
x +x
1+2x 3 1+x
se x > 0
x
f (x) = 23
se x = 0
sinh x
se x < 0
cosh x1
log(1+x)+sin x
se x > 0
x
f (x) = 1
se x = 0
e2x 1
se
x<0
log(1+2x)
[R]
[R \ {0}]
[R \ {1}]
[R \ {0}]
[x > 12 ]
x2
cos xe
1+x 1x
0
(
2. f (x) =
3. f (x) =
x2 +2
x
sin x
(
6. f (x) =
se x > 0
se x 0
x sin xcos x+
arctan x
e2x 1
1x
se x > 0
se x 0
se x > 0
se x 0
[ = 1]*
se x 0
( 1
e x
4. f (x) =
x+
(
2
5. f (x) =
se x > 0
x 1+xsin x
x
1cos x
x2
[ > 0]*
[ = 1]*
[ = 1]
se x > 0
se x 0
se x > 0
se x 0
[ = 1]
[nessun ]
CAPITOLO 5
Funzioni derivabili
1. Definizione di derivata
Sia f (x) una funzione definita in un intervallo aperto I R. Si dice
che f (x) `e derivabile nel punto x0 I se esiste finito il limite per x x0
(x0 )
. Tale limite viene detto derivata di
del rapporto incrementale f (x)f
xx0
f (x) nel punto x0 e viene denotato con f 0 (x0 ) o alternativamente con
df
i simboli Df (x0 ) e dx
(x0 ):
f 0 (x0 ) = lim
xx0
f (x) f (x0 )
x x0
tt0
p(t) p(t0 )
,
t t0
se esiste finito, indicher`a la velocit`a istantanea al tempo t0 e lo indicheremo con v(t0 ). Secondo la precedente definizione, risulta v(t0 ) = p0 (t0 ).
Dal punto di vista geometrico, consideriamo una funzione f (x) derivabile nel punto x0 ed osserviamo che risulta
f 0 (x0 ) = lim
xx0
f (x0 + h) f (x0 )
f (x) f (x0 )
= lim
h0
x x0
h
113
114
5. FUNZIONI DERIVABILI
y = f (x0 ) +
f (x0 + h) f (x0 )
(x x0 )
h
f (x0 + h) f (x0 )
(xx0 ) = f (x0 )+f 0 (x0 )(xx0 )
h0
h
y = f (x0 )+lim
xx0
f (x) f (x0 )
ax ax0
= lim
=a
xx0 x x0
x x0
1. DEFINIZIONE DI DERIVATA
115
(1 + hx ) 1
(x + h) x
= lim x1
= x1
h
h0
h0
h
x
lim
In particolare
otteniamo ad esempio che D(x2 ) = 2x per ogni x R,
ex+h ex
eh 1
= lim ex
= ex
h0
h0
h
h
Risulta inoltre D(log x) = x1 per ogni x > 0. Difatti, dal limite notevole
lim log(1+y)
= 1, per ogni x > 0 risulta
y
lim
y0
log(1 + hx )
1 log(1 + hx )
1
log(x + h) log x
= lim
= lim
=
h
h0
h0 x
h0
h
h
x
x
lim
Infine, proviamo che D(sin x) = cos x e che D(cos x) = sin x per ogni
x R. Dai limiti notevoli di seno e coseno e dalle formule di addizione
si ha infatti
sin(x + h) sin x
sin x cos h + sin h cos x sin x
lim
= lim
h0
h0
h
h
cos h 1
sin h
= lim sin x
+ cos x
= cos x
h0
h
h
e
cos(x + h) cos x
cos x cos h sin h sin x cos x
lim
= lim
h0
h0
h
h
sin h
cos h 1
sin x
= sin x
= lim cos x
h0
h
h
Sar`a utile inoltre introdurre il concetto di derivata destra e sinistra. Sia
f (x) funzione definita in un intervallo aperto I e sia x0 I. Diremo
derivata destra di f (x) in x0 il limite, se esiste finito,
lim+
xx0
f (x) f (x0 )
x x0
e denoteremo tale limite con f+0 (x0 ). Diremo derivata sinistra di f (x)
in x0 il limite, se esiste finito,
lim
xx0
f (x) f (x0 )
x x0
116
5. FUNZIONI DERIVABILI
se x > 0
f 0 (x) = 2 x 1
2x se x < 0
mentre non risulta derivabile in x0 = 0 essendo
f (x) f (0)
x
1
= lim+
= lim+ = +
lim+
x0
x0
x0
x
x
x
e
f (x) f (0)
x
1
lim
= lim
= lim
=
x0
x0
x0
x
x
x
parleremo in questo caso di una cuspide.
1. DEFINIZIONE DI DERIVATA
117
xx0
f (x) f (x0 )
x x0
3
f (x) f (0)
1
x
lim
= lim
= lim
= +.
3
x0
x0 x
x0
x
x2
Parleremo in questo caso di un punto a tangente verticale.
xx0
f (x) f (x0 )
x x0
118
5. FUNZIONI DERIVABILI
ma `e infinito.
Le precedenti funzioni sono un classico esempio di funzioni continue ma
non derivabili in un punto. Vale per`o il seguente risultato che prova
che ogni funzione derivabile risulta continua.
` delle funzioni derivabili)
Teorema 5.1. (sulla continuita
Sia f (x) una funzione definita in un intervallo aperto I R e derivabile nel punto x0 I. Allora f (x) `e continua in x0 .
Dim. Difatti, poich`e lim
xx0
f (x)f (x0 )
xx0
= f 0 (x0 ) R risulta
xx0
xx0
f (x) f (x0 )
(x x0 ) = 0
x x0
Vediamo come ultimo esempio il caso il cui non esiste il limite da destra
e/o da sinistra del rapporto incrementale. La funzione
(
x sin x1 se x > 0
f (x) =
0
se x 0
`e funzione continua ma non `e derivabile in x0 = 0 in quanto non esiste
il limite
1
f (x) f (0)
= lim+ sin
lim+
x0
x0
x
x
La funzione
(
x sin( x1 ) se x > 0
f (x) =
0
se x 0
risulta in generale derivabile in R se e solo se > 1 e la retta tangente
in x = 0 risulta y = 0.
Sia f (x) una funzione definita in un intervallo aperto I R. Si dice
che f (x) `e differenziabile nel punto x0 I se esiste una costante A R
tale che
f (x) = f (x0 ) + A(x x0 ) + o(x x0 ) per x x0 .
In tal caso la funzione lineare (h) = A h, h R, `e detta differenziale
di f (x) in x0 e viene denotata con df (x0 ) e potremo scrivere
f (x) = f (x0 ) + df (x0 )(x x0 ) + o(x x0 ) per x x0 .
Il concetto di funzione differenziabile `e strettamente legato al concetto
di funzione derivabile. Abbiamo difatti il seguente risultato
1. DEFINIZIONE DI DERIVATA
119
xx0
f (x) f (x0 )
= f 0 (x0 )
x x0
ovvero
per x x0 .
xx0
f (x) f (x0 )
A(x x0 ) + o(x x0 )
o(x x0 )
= lim
= lim A+
=A
xx
xx
x x0
x x0
x x0
0
0
per x x0 ,
detta formula degli incrementi finiti. Tale formula pu`o essere letta
dicendo che la funzione lineare T (x) = f (x0 ) + f 0 (x0 )(x x0 ), che ha
per grafico la retta tangente al grafico di f (x) in x0 , approssima f (x)
a meno di un errore trascurabile rispetto a x x0 .
Ad esempio, abbiamo visto che D(ex ) = ex per ogni x R. Dalla
formula degli incrementi finiti avremo allora che per ogni x0 R risulta
ex = ex0 + ex0 (x x0 ) + o(x x0 ),
per x x0 ,
1
(x x0 ) + o(x x0 ),
x0
per x x0 ,
120
5. FUNZIONI DERIVABILI
per x x0 ,
= f 0 (x0 ) g 0 (x0 )
xx0
x x0
x x0
e quindi f g `e derivabile in x0 con (f g)0 (x0 ) = f 0 (x0 ) g 0 (x0 ).
2. Essendo g(x) continua in x0 , risulta
f (x)g(x) f (x0 )g(x0 )
=
xx0
x x0
f (x)g(x) f (x0 )g(x) + f (x0 )g(x) f (x0 )g(x0 )
= lim
=
xx0
x x0
f (x) f (x0 )
g(x) g(x0 )
= lim g(x)
+ f (x0 )
=
xx0
x x0
x x0
= f 0 (x0 )g(x0 ) + f (x0 )g 0 (x0 )
lim
2. REGOLE DI DERIVAZIONE
121
xx0
f (x)
g(x)
f (x0 )
g(x0 )
x x0
1
f (x)g(x0 ) f (x0 )g(x)
=
g(x)g(x0 )
x x0
1
f (x)g(x0 ) f (x0 )g(x0 ) + f (x0 )g(x0 ) f (x0 )g(x)
= lim
=
xx0 g(x)g(x0 )
x x0
1
g(x0 )(f (x) f (x0 )) f (x0 )(g(x) g(x0 ))
= lim
=
xx0 g(x)g(x0 )
x x0
f 0 (x0 )g(x0 ) f (x0 )g 0 (x0 )
=
g 2 (x0 )
0
0
(x0 )g 0 (x0 )
quindi la funzione fg `e derivabile in x0 con fg (x0 ) = f (x0 )g(xg02)f
.
(x0 )
= lim
xx0
Ad esempio dalle precedenti regole otteniamo
D(tan x) = D(
cos2 x + sin2 x
1
sin x
)=
=
= 1 + tan2 x
2
cos x
cos x
cos2 x
ed anche
e x + x2
(ex + 2x)x cos x (ex + x2 )(cos x x sin x)
)=
x cos x
x2 cos2 x
Utilizzando il Teorema del differenziale proviamo
D(
122
5. FUNZIONI DERIVABILI
Dal Teorema del differenziale otteniamo allora che la funzione gof (x) risulta
derivabile in x0 con (gof )0 (x0 ) = g 0 ((f (x0 ))f 0 (x0 ).
loga e
x
1
f 0 (x
0)
1
f 0 (f 1 (y
0)
yy0
f 1 (y) f 1 (y0 )
x x0
1
1
= lim
= 0
= 0 1
xx0 f (x) f (x0 )
y y0
f (x0 )
f (f (y0 ))
Osserviamo che se f 0 (x0 ) = 0 allora la funzione inversa non risulta
derivabile in x0 . Come esempio consideriamo la funzione f (x) = x3
che risulta iniettiva e derivabile in R con f 0 (x) = 3x2 . Dal precedente
123
1
1
=
cos(arcsin x)
1 x2
124
5. FUNZIONI DERIVABILI
xx0
Poich`e
f 0 (x
0)
f0 (x0 )
f (x)f (x0 )
xx0
0 e quindi
f (x) f (x0 )
0
x x0
125
126
5. FUNZIONI DERIVABILI
Dim. Osservato che la retta passante per i punti (a, f (a)) e (b, f (b)) ha
(a)
equazione y = f (a) + f (b)f
(x a), ci si riconduce al Teorema di Rolle
ba
mediante la funzione ausiliaria
f (b) f (a)
g(x) = f (x) f (a) +
(x a)
ba
Risulta infatti che g(x) `e continua in [a, b], derivabile in (a, b) e che g(a) =
g(b) = 0. Dal Teorema di Rolle abbiamo allora che esiste x0 (a, b) tale che
g 0 (x0 ) = 0 ed essendo
g 0 (x) = f 0 (x)
f (b) f (a)
,
ba
x (a, b)
segue la tesi.
Utilizzando il Teorema di Lagrange potremo ricavare informazioni sullincremento di una funzione f (x) nellintervallo [a, b] una volta noto
il segno di f 0 (x) in (a, b): se f 0 (x) > 0 per ogni x (a, b) avremo che f (a) < f (b), se invece f 0 (x) < 0 per ogni x (a, b) avremo
che f (a) > f (b) mentre se f 0 (x) = 0 per ogni x (a, b) avremo che
f (a) = f (b). Usando tali considerazioni si provano i seguenti risultati.
Teorema 5.8. (di caratterizzazione delle funzioni costanti)
Una funzione f (x) `e costante in [a, b] se e solo se `e continua in [a, b],
derivabile in (a, b) e f 0 (x) = 0 per ogni x (a, b).
Dim. Se f (x) `e funzione costante in [a, b] allora f (x) `e continua in [a, b],
derivabile in (a, b) e f 0 (x) = 0 per ogni x (a, b).
Viceversa, sia f (x) funzione continua in [a, b], derivabile in (a, b) e tale
f 0 (x) = 0 per ogni x (a, b). Proviamo che per ogni x (a, b] risulta
f (x) = f (a). Preso comunque x (a, b], risulta applicabile il Teorema
di Lagrange nellintervallo [a, x], ottenendo che esiste x0 (a, x) tale che
(a)
f 0 (x0 ) = f (x)f
ed essendo f 0 (x0 ) = 0 ne segue che f (x) = f (a).
xa
127
-2
-1
-1
-2
-3
Grafico di y = x3 ex
128
5. FUNZIONI DERIVABILI
Osserviamo che se f 0 (x) > 0 in (a, b) allora f (x) `e strettamente crescente in (a, b) mentre ad esempio la funzione f (x) = x3 `e strettamente
crescente ma f 0 (0) = 0.
Come applicazione notevole del precedente risultato otteniamo che ad
esempio la funzione f (x) = ax risulta strettamente crescente se a > 1
mentre risulta strettamente decrescente se 0 < a < 1 essendo f 0 (x) =
log a ax e log a > 0 se a > 1 mentre log a < 0 se 0 < a < 1.
4. FUNZIONI CONVESSE
129
4. Funzioni convesse
In questo paragrafo vedremo la definizione di funzione convessa per
sole funzioni derivabili anche se tale definizione pu`o essere data per
generiche funzioni (si veda ad esempio [PS]).
Sia f (x) funzione derivabile in un intervallo aperto I R. Diremo che
f (x) `e funzione convessa in I se per ogni x0 I risulta
f (x) f (x0 ) + f 0 (x0 )(x x0 ),
per ogni x I.
per ogni x I
Esempi
La funzione f (x) = x2 `e convessa in tutto R. Infatti, per ogni x0 R
si ha
0 (x x0 )2 = x2 2xx0 + x20 = x2 2xx0 + 2x20 x20
=x2 2x0 (x x0 ) + x20
e dunque x2 x20 + 2x0 (x x0 ) per ogni x R, cio`e f (x) f (x0 ) +
f 0 (x0 )(x x0 ) per ogni x R.
130
5. FUNZIONI DERIVABILI
f (x) = x2
f (x) = ex
4. FUNZIONI CONVESSE
131
f (x2 ) f (x1 )
f 0 (x2 )
x2 x1
xx0
f 0 (x) f 0 (x0 )
x x0
132
5. FUNZIONI DERIVABILI
Dal precedente risultato e dai criteri di monotonia per le funzioni derivabili, nel caso la funzione risulti derivabile due volte in I, si ottiene
immediatamente il seguente criterio
Corollario 5.5. Sia f (x) funzione derivabile due volte nellintervallo
aperto I R. Allora f (x) `e convessa in I se e solo se f 00 (x) 0 per
ogni x I.
Analoghi criteri si hanno per le funzioni concave.
Infine, un punto x0 I tale che esiste > 0 per cui f (x) risulta
convessa in (x0 , x0 )I e concava in (x0 , x0 +)I o viceversa, viene
detto punto di flesso per f (x). Si osservi che dal precedente criterio, se
f (x) `e derivabile due volte in I allora f 00 (x0 ) = 0.
Esempi
La funzione f (x) = ex abbiamo gi`a provato essere funzione convessa in R. Difatti risulta f 0 (x) = ex funzione crescente in R ed anche
f 00 (x) = ex > 0 per ogni x R. Osserviamo che in particolare risulta
ex x + 1,
x R.
x > 0.
1
1 + x2
e f 00 (x) =
2x
(1 + x2 )2
quindi f 00 (x) > 0 per x < 0 e f 00 (x) < 0 per x > 0. Il punto x = 0 `e un
punto di flesso per f (x) con f 0 (0) = 1, dunque a tangente obliqua.
La funzione f (x) = x3 `e funzione convessa in (0, +) e concava in
(, 0), in quanto f 00 (x) = 6x e quindi f 00 (x) > 0 se x > 0 e f 00 (x) < 0
se x < 0. Il punto x = 0 `e punto di flesso con f 0 (0) = 0, dunque a
tangente orizzontale.
2 5
e f 00 (x) = x 3
9
133
1
1
3x 3 1
f (x) = 4 =
4
x 3x 3
3x 3
0
1
Avremo che f 0 (x) > 0 se e solo se 3x 3 > 1 ovvero x > 27
. Dai criteri
1
visti abbiamo allora che f (x) `e strettamente decrescente in (0, 27
], `e
1
1
strettamente crescente in [ 27 , +) e x = 27 `e punto di minimo assoluto
1
per f (x) con f ( 27
) = 3 log 3 + 13 < 0. Ne segue allora che la funzione
1
1
1
ammette un unico zero in (0, 27
) (x1 ( 125
, 27
)) e un unico zero in
1
, +) (x0 ( 18 , 1)).
( 27
x1
x0
0
0
x
3x
1
Determinare il numero di soluzioni dellequazione log x +
3x =
al variare di R. A tale scopo andiamo a studiare limmagine di
134
5. FUNZIONI DERIVABILI
1
f (x). Dallo studio fatto sopra abbiamo che x = 27
`e punto di minimo
1
1
assoluto per f (x) con f ( 27 ) = 3 log 3 + 3 = 0 . Studiamo ora il
comportamento della funzione agli estremi del dominio. Abbiamo
lim f (x) = + e
x0+
lim f (x) = +
x+
Ne segue allora che sup f (x) = + mentre min f (x) = 0 . Dal Teorema dei valori intermedi abbiamo allora che f (x) assume tutti e soli
i valori [0 , +). Precisamente, dalla monotonia di f (x), essen1
] e strettamente crescente in
do f (x) strettamente decrescente in (0, 27
1
[ 27 , +), deduciamo che lequazione ammette:
- due soluzioni per ogni > 0 ,
- una sola soluzione per = 0 ,
- nessuna soluzione per < 0 .
Determinare il numero di soluzioni dellequazione log x + x1 = 0 al
variare di > 0. Consideriamo la funzione f (x) = log x + x1 , definita
in (0, +). Risulta
lim f (x) = lim f (x) = +,
x+
x0+
> 0.
x
+1 = +1
x x
x
1
Avremo che f0 (x) > 0 se e solo se x > ovvero x > . Dai criteri
1
visti abbiamo allora che f (x) `e strettamente decrescente in (0, ],
1
1
`e strettamente crescente in [ , +) e x = `e punto di minimo
assoluto per f (x) con
1
f ( ) =
1
1
1
log + = (1 + log ).
135
>1/e
=1/e
0
0<<1/e
x
grafico di f (x) = log x +
1
x
al variare di > 0
0
S (`) > 0 se e
solo se ` > 2. Ne segue
che S(`) `e decrescente in (0, 2],
crescente in [ 2, +) e quindi
`0 = 2 `e punto di minimo assoluto.
2
In corrispondenza L0 = `0 = 2 e quindi le dimensioni minime della
b
A(x) = h = (1 + x) 1 x2 .
2
Cerchiamo quindi il massimo della funzione A(x) per x [0, 1]. La
funzione risulta derivabile con
2x2 + x 1
x(1 + x)
A0 (x) = 1 x2
=
.
1 x2
1 x2
136
5. FUNZIONI DERIVABILI
b2
3
. Dunque il lato sar`a `0 = h20 + 40 = 3. Il triangolo `e equilatero.
2
Studi di funzione
Vediamo ora come, utilizzando i risultati sin ora ottenuti, `e possibile
tracciare il grafico qualitativo di una data funzione f (x). Lo schema
che seguiremo `e il seguente.
1. Determinare il dominio della funzione.
2. Determinare, se possibile, il segno di f (x) e lesistenza di eventuali zeri di f (x).
3. Determinare le eventuali simmetrie di f (x).
4. Determinare il comportamento agli estremi del dominio e lesistenza di eventuali asintoti. Ricordiamo a tale scopo che
y = ` R `e un asintoto orizzontale per f (x) se lim f (x) = `.
x
che
f (x)
=m e
x+ x
lim
lim f (x) mx = q
x+
137
x
x1
1 per x , avremo
lim f (x) = .
x1
2
Quindi la funzione ammette y = 4 come asintoto orizzontale
per x .
5. La funzione risulta derivabile in tutto il suo dominio e quindi
per studiare la monotonia e lesistenza di eventuali punti di
massimo e di minimo relativi per f (x), studiamo il segno della
derivata prima. Abbiamo
1
1
1
f 0 (x) =
=
2
x2
(x 1)2 + x2
1 + (x1)2 (x 1)
4. Essendo
2(x 1) + 2x
2x 1
=
2
((x 1)2 + x2 )2
((x 1)2 + x2 )2
/4
-2
-1
138
5. FUNZIONI DERIVABILI
x
Grafico di f (x) = arctan( x1
)
1
2
x1
1
x1
= 32x
x1
2 = 2x1
1x
se x > 2
se 1 < x < 2
6. TEOREMA DI DE LHOPITAL
139
mentre
f (x) f (2)
log(x 1) 2x + 4
= lim+
x2
x2
x2
x2
(x 2) + o(x 2) 2(x 2)
= lim+
= 3
x2
x2
2. Possiamo ora studiare segno e zeri di f (x). Osservato che
f (2) = 4 < 0 e che f (x) `e strettamente decrescente in
[2, +) otteniamo che f (x) < 0 per ogni x > 2. Osservato
inoltre che f (2) < 0 e che lim+ f (x) = +, dal Teorema dei
f0 (2) = lim+
x1
6. Teorema di De lH
opital
Consideriamo due funzioni f (x) e g(x) continue nellintervallo [a, b] e
sia x0 (a, b) tale che f (x0 ) = g(x0 ) = 0. Il limite
lim
xx0
f (x)
g(x)
140
5. FUNZIONI DERIVABILI
f (x)f (x0 )
xx0
g(x)g(x0 )
xx0
f 0 (x0 )
= 0
g (x0 )
xx0
xx0
f 0 (x)
= ` R {},
g 0 (x)
allora
lim
xx0
f (x)
=`
g(x)
xx0
6. TEOREMA DI DE LHOPITAL
141
xx0
f (x)
= `.
g(x)
Il Teorema di De lHopital si pu`o provare anche in ciascuna delle
seguenti situazioni:
- quando lim f (x) = lim g(x) = ed anche quando la sola g(x)
xx0
xx0
diverge a ;
- quando si considerano i limiti destri e sinistri (x x
0 );
- quando f (x) e g(x) risultano derivabili in intervalli illimitati e si
considera il limite per x + o x .
Osserviamo che dal Teorema di De lHopital vale luguaglianza
lim
xx0
f 0 (x)
f (x)
= lim 0
g(x) xx0 g (x)
142
5. FUNZIONI DERIVABILI
Esempi
Calcolare il limite lim
x0
e2x
sin x
. Sono soddisfatte le ipotesi del
cos x
Teorema di De lHopital e
sin x
1
cos x
H
lim 2x
=
= lim 2x
x0 e
cos x x0 2e + sin x
2
Osserviamo che per calcolare il limite era sufficiente osservare che dai
limiti notevoli per x 0 risulta sin x x mentre e2x cos x = 2x +
o(x) 2x.
sin2 x
Calcolare il limite lim
. Sono soddisfatte le ipotesi
x0 sin x log(1 + x)
del Teorema di De lHopital e
sin2 x
2 sin x cos x
H
= lim
x0 sin x log(1 + x)
x0 cos x 1
1+x
lim
per calcolare il secondo limite possiamo osservare che dai limiti notevoli,
1
= x + o(x) x
per x 0 risulta 2 sin x cos x 2x mentre cos x 1+x
e dunque che
2 sin x cos x
lim
=2
x0 cos x 1
1+x
oppure potremo applicare nuovamente il Teorema di De lHopital:
2 sin x cos x H
2 cos2 x 2 sin2 x
=
lim
= 2.
1
x0 cos x 1
x0 sin x +
1+x
(1+x)2
lim
x2
e 2 cos x
Calcolare il limite lim
. Sono soddisfatte le ipotesi del
x0
x3
Teorema di De lHopital e
x2
x2
e 2 cos x H
xe 2 + sin x
lim
,
=
lim
x0
x0
x3
3x2
per calcolare il secondo limite applichiamo nuovamente il Teorema di
De lHopital:
x2
x2
x2
xe 2 + sin x H
x2 e 2 e 2 + cos x
lim
=
lim
= 0.
x0
x0
3x2
6x
x2
x2
x2
x2
3xe 2 x3 e 2 + sin x
x2 e 2 e 2 + cos x H
lim
= lim
=0
x0
x0
6x
6
6. TEOREMA DI DE LHOPITAL
143
arcsin x x 1 x2
p
Calcolare il limite lim
.
x0
x2 sin(x2 )
Il limite presenta una forma indeterminata del tipo 00 e risultano soddisfatte le ipotesi del Teorema di De LHopital. Prima di applicare tale
Teorema conviene per`o operare una semplificazione utilizzando i limiti
notevoli. Difatti per x 0 risulta sin(x2 ) x2 , dunque
arcsin x x 1 x2
arcsin x x 1 x2
p
x3
x2 sin(x2 )
da cui
arcsin x x 1 x2
arcsin x x 1 x2
p
= lim
lim
.
x0
x0
x3
x2 sin(x2 )
x2
1
1 x2 + 1x
arcsin x x 1 x2 H
2
2
1x
lim
= lim
3
2
x0
x0
x
2x
1
2
2x2
= lim
=
2
2
x0
3
1 x 3x
sin x + log (1 x)
.
x0
x arctan x
Il limite presenta una forma indeterminata del tipo 00 e risultano soddisfatte le ipotesi del Teorema di De LHopital. Abbiamo
Calcolare il limite lim+
lim+
x0
1
cos x 1x
sin x + log (1 x) H
= lim+
1
x0
x arctan x
1 1+x
2
x0
1
1x
1
1+x2
cos x
1
= lim+
x0
1 + x2 (1 x) cos x 1
1x
x2
(1 x) cos x 1
x0
x2
cos x + (1 x) sin x
H
= lim+
=
x0
2x
= lim+
144
5. FUNZIONI DERIVABILI
Corollario 5.6. Sia x0 (a, b) e sia f (x) continua in (a, b) e derivabile in (a, b) \ {x0 }. Se lim f 0 (x) = ` R allora f (x) `e derivabile in
xx0
xx0
f (x) f (x0 ) H
= lim f 0 (x) = ` R {}
xx0
x x0
Osserviamo che nel caso in cui non esiste il limite lim f 0 (x) non si pu`o
xx0
Il risultato si pu`o provare anche nel caso in cui si considerino i limiti per
x x
0 . In tal caso otteremo delle informazioni sulle derivate destra e
sinistra, f0 (x0 ).
Come ulteriore esempio, consideriamo la funzione f (x) = | log(1 + x3 )|.
Abbiamo che la funzione risulta derivabile in (1, +) \ {0} con
( 2
3x
se x > 0
3
f 0 (x) = 1+x3x2
1+x3 se 1 < x < 0
Inoltre, lim f 0 (x) = 0 e quindi dal precedente risultato f (x) `e derivax0
7. FORMULA DI TAYLOR
145
x2
xx0
7. Formula di Taylor
Abbiamo visto che se f (x) `e funzione definita in (a, b) e derivabile in
x0 (a, b) allora vale la formula degli incrementi finiti:
f (x) = f (x0 ) + f 0 (x0 )(x x0 ) + o(x x0 ),
per x x0
Abbiamo quindi che f (x) pu`o essere approssimata mediante il polinomio di grado minore o uguale a 1
P1,f (x) = f (x0 ) + f 0 (x0 )(x x0 )
commettendo un errore trascurabile rispetto a (x x0 ) per x x0 :
r1,f (x) = f (x) P1 (x) = o(x x0 ),
per x x0
Abbiamo inoltre visto (Teorema del differenziale) che P1,f (x) `e lunico
polinomio di grado minore o uguale a 1 tale che P1,f (x0 ) = f (x0 ) e che
approssima f (x) a meno di un errore trascurabile rispetto a (x x0 )
per x x0 . Vogliamo ora determinare con pi`
u precisione lordine di
infinitesimo del resto r1,f (x). A tale scopo supponiamo che f (x) risulti
derivabile in (a, b) e calcoliamo
r1,f (x)
xx0 (x x0 )2
utilizzando il Teorema di De lHopital. Abbiamo
r1,f (x)
f (x) P1,f (x)
lim
= lim
xx0 (x x0 )2
xx0
(x x0 )2
f (x) f (x0 ) f 0 (x0 )(x x0 ) H
f 0 (x) f 0 (x0 )
= lim
=
lim
xx0
xx0
(x x0 )2
2(x x0 )
lim
146
5. FUNZIONI DERIVABILI
per x x0
xx0
per x x0 .
7. FORMULA DI TAYLOR
147
xx0
Osserviamo a tale scopo che la derivata del polinomio Pn+1,f (x) coincide
con il polinomio di Taylor di ordine n centrato in x0 della derivata f 0 (x):
0
Pn+1,f
(x) = f 0 (x0 ) + f 00 (x0 )(x x0 ) + ... +
f (n) (x0 )
(x x0 )n1
(n 1)!
f (n+1) (x0 )
(x x0 )n = Pn,f 0 (x).
n!
Dallipotesi induttiva risulta allora
+
per x x0
Dal precedente teorema abbiamo allora che se f (x) `e funzione derivabile
n volte in (a, b), per ogni x0 (a, b) vale la seguente formula, detta
sviluppo o formula di Taylor con resto di Peano per f (x) di ordine n
centrata in x0 :
1
f (x) = f (x0 ) + f 0 (x0 )(x x0 ) + f 00 (x0 )(x x0 )2 + ... +
2
1 (n)
+ f (x0 )(x x0 )n + o((x x0 )n ), per x x0 .
n!
Nel caso particolare in cui x0 = 0, la formula di Taylor si scrive come
1
1
f (x) = f (0)+f 0 (0)x+ f 00 (0)x2 +...+ f (n) (0)xn +o(xn ), per x 0.
2
n!
e prende il nome di sviluppo o formula di mcLaurin.
Osserviamo che risulta
(n)
0
Pn,f (x0 ) = f (x0 ), Pn,f
(x0 ) = f 0 (x0 ), ..., Pn,f (x0 ) = f (n) (x0 ),
148
5. FUNZIONI DERIVABILI
f 00 (x0 )
,
2
..., an =
f (n) (x0 )
n!
per x 0.
Per f (x) = sin x, essendo f (2n+1) (x) = (1)n cos x mentre f (2n) (x) =
(1)n sin x per ogni n N, otteniamo che f (2n) (0) = 0 mentre f (2n+1) (0) =
(1)n . Quindi
sin x = x
x3 x5
x2n+1
+
+ + (1)n
+ o(x2n+2 ) per x 0
3!
5!
(2n + 1)!
7. FORMULA DI TAYLOR
149
Analogalmente, si ottiene
cos x = 1
x2 x 4
x2n
+
+ + (1)n
+ o(x2n+1 ) per x 0
2
4!
(2n)!
Per f (x) = sinh x, essendo f (2n+1) (x) = cosh x mentre f (2n) (x) =
sinh x, otteniamo che f (2n) (0) = 0 mentre f (2n+1) (0) = 1. Quindi
sinh x = x +
x2n1
x3 x5
+
+ +
+ o(x2n ) per x 0.
3!
5!
(2n 1)!
(1 + x) = 1 + x +
(11)
1
dalla Proposizione 5.2 otteed osservato che per D(log(1 + x)) = 1+x
niamo
xn
x2 x3
log(1 + x) = x
+
+ ... + (1)n1 + o(xn ), per x 0
2
3
n
150
5. FUNZIONI DERIVABILI
1
e ( 12 )n+1
e = 1 + 21 + 12 ( 12 )2 + 3!1 ( 12 )3 + ... + n!1 ( 12 )n + (n+1)!
= 1 + 21 +
1 1
2 22
1 1
3! 23
+ ... +
1 1
n! 2n
e
2n+1 (n+1)!
per qualche (0, 12 ). Poich`e 0 < e < 2 per ogni (0, 21 ), avremo
1
che lerrore 2n+1e(n+1)! < 2n (n+1)!
< 103 per n 4. Dunque
1
48
1
384
+ r = 1, 6484 + r
7. FORMULA DI TAYLOR
151
ex sin x = (1 + x +
Determinare lo sviluppo
di Taylor di ordine 2 centrato in x0 = 0
1+x1
della funzione f (x) = e . Utilizzando direttamente gli sviluppi
2
notevoli, ricordando che 1 + x = 1 + x2 x8 + o(x2 ) per x 0 e
2
ponendo y = 1 + x 1 nello sviluppo ey = 1 + y + y2 + o(y 2 ) per
y 0, per x 0 otteniamo
( 1 + x 1)2
1+x1
e
+ o(( 1 + x 1)2 )
= 1 + ( 1 + x 1) +
2
2
x
2
( 2 x8 + o(x2 ))2
x x
2
=1+
+ o(x ) +
+
2
8
2
x x2
+ o((
+ o(x2 ))2 )
2
8
x x2 x2
x
=1+
+
+ o(x2 ) = 1 + + o(x2 )
2
8
8
2
Calcolare lordine di infinitesimo della funzione f (x) = log(1+sin x)+
3
1 3x 1 per x 0.
2
Abbiamo log(1+y) = y y2 +o(y 2 ) per y 0 e quindi, posto y = sin x,
2
per x 0 otteniamo log(1 + sin x) = sin x sin2 x + o(sin2 x). Essendo
sin x = x + o(x2 ), ne segue che
log(1 + sin x) = x
x2
+ o(x2 )
2
152
5. FUNZIONI DERIVABILI
3
1 3x 1 = x 2x2 + o(x2 )
e dunque
x2
5
2x2 + o(x2 ) = x2 + o(x2 )
2
2
ne segue che f (x) ha ordine di infinitesimo pari a 2.
f (x) =
e x = 1 + x2 +
Daltra parte essendo sin x = x
sin2 x = (x
x3
6
x4
+ o(x4 )
2
+ o(x4 ) per x 0, si ha
x3
x4
+ o(x4 ))2 = x2
+ o(x4 )
6
3
e dunque otteniamo
f (x) =
x4 x 4
5
+
+ o(x4 ) = x4 + o(x4 )
2
3
6
2
x3
f (x) = sin x x 1 + x = x
x(1 + x x2 + o(x2 ))
3!
8
2
1
= x2 + ( )x3 + o(x3 )
8
6
e dunque che f (x) ha ordine di infinitesimo pari a 2 se 6= 0 mentre
ha ordine di infinitesimo pari a 3 se = 0.
Calcolare al variare
di > 0 lordine di infinitesimo della funzione
f (x) = cos(x ) 1 x2 per x 0+ . Abbiamo
f (x) = 1
x2
x2
x2 x2
+o(x2 )(1 +o(x2 )) =
+ +o(x2 )+o(x2 ).
2
2
2
2
2
7. FORMULA DI TAYLOR
153
+ o(x4 )) =
+ o(x4 )
2
4!
2
8
6
da cui ord(f (x)) = 4.
sin2 x
Calcolare lim
. Ricordando che sin x = x + o(x2 ) e
x0 sin x log(1 + x)
2
che log(1+x) = x x2 +o(x2 ) per x 0 otteniamo sin2 x = x2 +o(x2 )
2
2
x2 mentre sin x log(1 + x) = x2 + o(x2 ) x2 e dunque
f (x) = 1
x2
sin2 x
= lim x2 = 2.
x0
x0 sin x log(1 + x)
2
lim
1
1x
ex
1
= 1 + x + x2 + o(x2 )
. Risulta 1x
x0 arctan x sin x
2
mentre ex = 1 + x + x2 + o(x2 ) per x 0 da cui
Calcolare lim+
x2
x2
1
ex =
+ o(x2 )
1x
2
2
Mentre, essendo sin x = x
x 0 otteniamo
x3
6
+ o(x3 ) e arctan x = x
arctan x sin x =
x3
3
+ o(x3 ) per
x3
x3
+ o(x3 )
6
6
Quindi
1
1x
x
ex
= lim+ 2x3 = .
lim+
x0
x0 arctan x sin x
6
sin n1 log(1 + n1 )
Calcolare lim
1
1
1
log(1 + ) 2
n
n
2n
mentre
r
1
3
3
n3 + n n = n( 1 + 2 1)
n
3
1
e dal limite notevole 1 + x 1 3 x per x 0, otteniamo
r
1
1
1
3
3
n3 + n n = n( 1 + 2 1) n 2 =
n
3n
3n
sin
154
5. FUNZIONI DERIVABILI
Quindi
sin n1 n1
( 3 n3 + n n)
1
2n2
1
3n
3
0
2n
en
2 . Abbiamo
n+ (1 + 1 )n
n
Calcolare lim
1
en
en
2
=
= enn log(1+ n ) .
2
2 log(1+ 1 )
1 n
n
(1 + n )
n
e
Poich`e
1
1
1
1
1
1
) = n n2 ( 2 + o( 2 )) = + o(1)
n
n 2n
n
2
2
1
n
ne segue che (1+e1 )n2 e 2 = e.
n
q
1
cos n 1 n12
q
Calcolare lim
. Dagli sviluppi notevoli di cos x e
n+
n n2 + n1
cos
1
1
1
1
=1 2 +
+ o( 4 )
4
n
2n
24n
n
e
r
1
1
1
1
1
= 1 2 4 + o( 4 )
2
n
2n
8n
n
da cui
1
cos
n
r
1
1
1
1
1
= 4 + o( 4 ) 4
2
n
6n
n
6n
Inoltre
r
n
1
n2 + = n(1
n
r
1+
1
1
1
)
n
=
n3
2n3
2n2
1 =
3n2
2n2
n n2 + n1
q
1
cos n 1 n12
q
= 0.
e dunque che lim
n+
n n2 + n1
1
n
7. FORMULA DI TAYLOR
155
1 1
Calcolare al variare di R il limite lim n (e n ( 1) + 1). Dallo
n+
n
sviluppo notevole dellesponenziale per n + otteniamo
1 1
1
1
1
1
n (e n ( 1) + 1) = n ((1 + + 2 + o( 2 ))( 1) + 1)
n
n 2n
n
n
2
1
1
n
= n ( 2 + o( 2 ))
2n
n
2
Ne segue che
se < 2
0
1 1
n
1
lim n (e ( 1) + 1) = 2
se = 2
n+
n
+ se > 2
sin n12
al variare di > 0.
n+ log(1 + 1 ) 1
n
n
Si osservi innanzitutto che, dai limiti notevoli, per n + risulta
sin n12 n12 . Inoltre, essendo > 0, risulta n1 0 e ricordando che
2
log(1 + x) = x x2 + o(x2 ) per x 0 otteniamo
Calcolare lim
1
1
1
1
1
1
)
+
o(
)
n
n
n 2n2
n
n
e dunque, se < 1 allora n1 = o( n1 ) e
log(1 +
log(1 +
1
1
1
1
1
) = + o( )
n
n
n
n
n
Mentre se = 1 allora
1
1
1
1
1
log(1 + ) = 2 + o( 2 ) 2
n
n
2n
n
2n
e se > 1 allora n1 = o( n1 ) e dunque
log(1 +
1
1
1
1
1
) = + o( )
n
n
n
n
n
Ne segue che
sin n12
log(1 + n1 )
1
n
n2
2
1
n
se < 1
se = 1
se > 1
e quindi
sin n12
lim
n+ log(1 + 1 )
n
1
n
(
0
se 6= 1
=
2 se = 1
156
5. FUNZIONI DERIVABILI
continua solo se = 1.
Supponendo = 1, studiamo la derivabilit`a di f (x). Osserviamo che
f (x) risulta derivabile in x < 0 con f 0 (x) = sin x e dunque che f (x)
ammette derivata sinistra in x0 = 0 con
f0 (0) = lim f 0 (x) = lim sin x = 0.
x0
x0
1 + x2 + cos x
2 + o(x2 )
lim+ f (x) = lim+
=
lim
=0
x0
x0
x0+
x2
x
se e solo se = 2. Ne segue allora che la funzione risulta continua in
x0 = 0 solo per = 2. Supponendo = 2, studiamo la derivabilit`a di
f (x) in x0 = 0. Osserviamo che f (x) risulta derivabile in x < 0 con
f 0 (x) = cos(x) e dunque che f (x) ammette derivata sinistra in x0 =
0 con f0 (0) = lim f 0 (x) = lim cos(x) = . Inoltre, dallo sviluppo
x0
x0
7. FORMULA DI TAYLOR
157
2
4
2
4
di Taylor 1 + x2 = 1 + x2 x8 + o(x4 ) e cos x = 1 x2 + x12 + o(x4 )
4
si ottiene 1 + x2 + cos x = 2 x24 + o(x4 ) da cui
4
x24 + o(x4 )
f (x) f (0)
1 + x2 + cos x 2
= lim+
lim
= lim+
=0
x0
x0+
x0
x
x3
x3
e concludiamo che f (x) ammette derivata destra in x0 = 0 pari a 0.
Ne segue allora che f (x) risulta derivabile in x0 = 0 solo se = 0.
158
5. FUNZIONI DERIVABILI
8. Esercizi
Studiare le seguenti funzioni
1. f (x) = x + log(1 x) *
2. f (x) = x4 ex *
3. f (x) = x(log x 1) *
x
4. f (x) =
*
log |x|
x
5. f (x) = |x2 1| *
e
6. f (x) = x2 1 + x *
+ log x
7. f (x) =
,R*
1 log x
8. f (x) = (1 x) log(1 x) + x, R *
x
9. f (x) = e x1 *
10. f (x) = log |x 1| + x *
1. arcsin x = 1 x2
2. log x = (x 1)
3. log(x + 1) = x2 +
[1]*
[2 se > 0, 6= 1, 1 se 0 e = 1]*
[2 se < 0 , 1 se = 0 , 0
se > 0
dove
0 = log( 1+2 3 ) 1 + 23 ]*
4. |x| ex = 1, > 0
[3 se > e, 2 se = e, 1 se < e]*
1
5. log |x| = x
[1 se || > e , 2 se = 1e e = 0, 3 se 0 < || < 1e ]*
1
1
1
6. log |x| = x3
[1 se || > 3e
, 2 se = 3e
e = 0, 3 se 0 < || < 3e
]*
7. ex = x, > 0
[2 se < 1e , 1 se = 1e , 0 se > 1e ]*
12. log(1 + ) =
x
x+1
13. arctan(x) = x
14.
2
e|x 1|
[1 se | 1|
2,
2 se | 1| <
2 ]*
[1 se 6= 1, 0 se = 1]*
[1 se 1, 3 se > 1]
[2 se 0 < <
1
e
e = 1, 3 se = 1e , 4 se 1e < < 1,
0 se 0 e > 1]*
[1 se >
1
2e ,
[1 se 0 e =
2 se =
1
2e ,
1
2e ,
0 se =
3 se 0 < <
1
2e ,
2 se >
1
2e ]*
1
2e ]*
8. ESERCIZI
159
1
2 (1
+ log 2)]*
1
1
[1 + 2 ]*
lim n2 (e n2 (cos ) )
n+
n
log(1 + n1 ) sin n1
[+ se > 1, se 1]*
lim
n+ 3 n4 + 1 3 n4 1
r
1
lim n2
1 + cos
[ se 6= 1, 61 se = 1]*
n+
n
n
sin( 1n ) 1n
lim
[ se < 1, 13 se = 1, 0 se > 1]*
n+ ( n + n n)
1 1
n
n 1
lim
[]*
n+ sin log n log(1 + 1 )
n
n
1
[ se 0, + se > 0]*
lim n log(1 + n ) n2 sin
n+
n
1 + n 1
lim
[+ se > 2, 1 se = 2, 0 se < 2]*
n+ sin 1 log(1 + 1
n
n
1. f (x) =
1 x2 cos x
x3
[1]
160
5. FUNZIONI DERIVABILI
2 1 + x2 + 1
3. f (x) = e2 sin x 1 + 4x
5. f (x) =
ex cos x
6. f (x) = e
x2
[4]*
[2]*
[> 2]*
1
1x
[2]*
sin2 x 1
x)ex
[4]*
sin x 1 + 2x
[2]*
cos x
9. f (x) =
x 1 + x
[2]*
7. f (x) = log(1 +
8. f (x) = (x +
1)x
ex sin x
11. f (x) = e
12. f (x) =
1+x1
x
1x
x
1x
1+x
log(1 + arctan x)
20. f (x) =
x2
1+x
[1 se > 21 , 2 se = 12 ,
2 se < 21 ]*
[2]*
[2]
13. f (x) =
sin(arctan x), > 0
14. f (x) = log(1 + sin x) sin x
2
19. f (x) = cos x ex
[2 se 6= 2, 3 se = 2]*
[2]*
[1 se 6= 1, 2 se = 1]*
[2 se 6= 12 , 4 se = 21 ]*
[2 R]*
[2 se 6= 2, 4 se = 2]*
[4 ]*
[2 se 6= 14 , 4 se = 41 ]*
log(cos x)
[2 se 6= 2, 3 se = 2]*
x2 )
[2 se 6= 0, 3 se = 0]*
[2 se > 2, se < 2,
4 se = 2]*
[2 se > 2, se < 2,
4 se = 2]*
log(1+x2 )sin2 x
x
x
(
ex
2. f (x) =
tan(x)
(
2
3. f (x) =
4. f (x) =
se x > 0
se x 0
1+x cos x
x
sin(x)
( x2
cos x
x
cos x
se x > 0
se x 0
se x > 0
se x 0
se x > 0
se x 0
[ = 2]
[ = = 1]
[ = + 12 ]
[ = 0, = 1]
8. ESERCIZI
(
5. f (x) =
6. f (x) =
7. f (x) =
8. f (x) =
x +1
ex2
1
(
se x > 0
(
sin(x)
e
(
12
x
[ = 1]*
se x 0
2 arctan x
ex ex
x
x1
1 x1
e
x2
ex 1
se x > 0
se x 0
se x 0
se x < 0
se x > 0
se x 0
+ sin x
(
x (1 cos x) se x > 0
9. f (x) =
se x 0
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
17.
161
[ =
1 ]*
2
[ = 1]*
[ = 1, = 1]*
[ > 1, = 0 e
= 2, = 21 ]*
1
2
x log(1 + x ) + 1 se x > 0
f (x) = 1
[nessun , ]*
se x = 0
x1
1
e + arctan x se x < 0
(
xlog(1+x)
1
2x
se x > 0
x3
f (x) =
[ = 13 ]*
se x 0
( 2
cos (x)cos(x2 )
se x > 0
x2
f (x) =
[ + 2k, k Z]*
cos(x + )
se x 0
( 2
1+x +cos x
se x > 0
x
[ = 0, = 2]*
f (x) =
x
e 1
se x 0
( log(1+x)
se x > 0
1+x1
f (x) =
[ = 2, = 1]*
se x 0
(
x log(sin x + 1) se 0 < x < 2
f (x) =
[ = 1, = 1]*
se x 0
( x
e 1
se x > 0
x
f (x) =
[ = = 0]*
se x 0
(
arcsin(1x)
se 0 < x < 2
x
f (x) =
[continua per 0 < < 21 ,
0
se x 0
= 2 ]*(
18. f (x) =
ex cos x+x
log(1+x)
se 0 < x < 2
arctan(x)
se x 0
2
x
x log(1+x)+e
se 0 < x < 2
1+2x1
19. f (x) =
sin(x)
se x 0
[ = 1, = 43 ]*
[ = 1, = 2]*
162
5. FUNZIONI DERIVABILI
( x (1cos x)
20. f (x) =
sin(x)
= 6]*
22. f (x) =
23. f (x) =
se 0 < x
se x 0
x log(1+x2 )
log(1+x )
2
x
e
1
( 2 x
1+x e
x
cos(x)
( 2
se 0 < x
se x > 0
se x 0
sin (x)sin(x2 )
x2
1 + x 1
xex log(1+x)
x
ex ex
(
25. f (x) =
(
26. f (x) =
3
2
e = 0, =
3
2
arctan xx sin x
x
1 + x
,>0
[0 < < 2, ]*
se x 0
(
24. f (x) =
[ >
(
21. f (x) =
x sin x
se x > 0
se x 0
se x > 0
se x 0
se x > 0
se x 0
se x > 0
se x 0
[ = 1, ]*
[ = 1, = 0]*
[ = 1, ]*
[ = 1, = 34 ]*
[ = 1, = 2]*
CAPITOLO 6
Funzioni integrabili
1. Integrale di Riemann
Data una funzione f (x) limitata e non negativa sullintervallo [a, b],
vogliamo determinare, se possibile, larea della regione del piano compresa tra il grafico di f (x) e lasse delle ascisse nellintervallo [a, b].
Intuitivamente, per calcolare tale area potremo pensare di approssimarla mediante larea di plurirettangoli inscritti e circoscritti in tale
regione. Tale procedimento, noto sin dai tempi dei matematici ellenici
`e conosciuto come metodo di esaustione.
Per formalizzazzare tale procedimento introduciamo le seguenti definizioni. Dato un intervallo chiuso e limitato [a, b], una partizione P
di [a, b] `e un insieme ordinato di un numero finito di punti distinti
{x0 , x1 , , xn }, n N, tali che
a = x0 < x1 < < xn1 < xn = b
Data una funzione f (x) limitata sullintervallo [a, b] e una partizione P = {x0 , x1 , , xn } dellintervallo [a, b], per ogni k = 1, , n
poniamo
mk = inf{f (x) | x [xk1 , xk ]} e Mk = sup{f (x) | x [xk1 , xk ]}.
Osserviamo che essendo f (x) limitata in [a, b] avremo che mk , Mk R
per ogni k = 1, , n. Diremo somma integrale inferiore relativa alla
partizione P della funzione f (x) in [a, b] la somma
sf (P) =
n
X
mk (xk xk1 )
k=1
e analogalmente, diremo somma integrale superiore relativa alla partizione P della funzione f (x) in [a, b] la somma
Sf (P) =
n
X
Mk (xk xk1 ).
k=1
163
164
6. FUNZIONI INTEGRABILI
x2
x3
x4
a x1
b
Somma integrale superiore ed inferiore
1. INTEGRALE DI RIEMANN
165
dx = (b a).
s(f ) = S(f ) =
a
166
6. FUNZIONI INTEGRABILI
s(f ) < sf (Q )
2
e analogalmente, esiste una partizione R di [a, b] tale che
S(f ) + > Sf (R ).
2
Considerata allora la partizione P = Q R , avremo che sf (Q ) sf (P )
e Sf (P ) Sf (R ) e dunque
Utilizzando il precedente criterio proviamo il seguente risultato
` delle funzioni monotone)
Teorema 6.2. (di integrabilita
Ogni funzione f (x) monotona nellintervallo [a, b] `e integrabile in [a, b].
Dim. Supponiamo f (x) crescente ed osserviamo innanzitutto che f (x) risulta limitata in [a, b]. Considerata ora una qualunque partizione P =
{x0 , x1 , , xn } di [a, b] risulta
mk = inf{f (x) | x [xk1 , xk ]} = f (xk1 )
e
Mk = sup{f (x) | x [xk1 , xk ]} = f (xk ).
Sia P = max{xk xk1 | k = 1, n}, allora
Sf (P) sf (P) =
n
X
(Mk mk )(xk xk1 )
k=1
n
X
k=1
n
X
(f (xk ) f (xk1 ))
k=1
= P (f (b) f (a))
Se f (b) = f (a) allora avremo che la funzione risulta costante in [a, b] e
quindi, come gi`
a osservato, integrabile. Se invece f (b) > f (a), per ogni
1. INTEGRALE DI RIEMANN
167
2(ba) .
Posto x0 = a definiamo
x1 = sup{x [x0 , b] |
[x0 ,x1 ]
sup
f (x)
[xk1 ,xk ]
inf
f (x) 2,
k = 1, ..., n1.
[xk1 ,xk ]
sup
|f (y) f (xn1 )| }.
y[xn1 ,x]
Vale naturalmente che x0 < x1 < . . . < xn1 < xn b ed essendo f (x)
continua su [a, b] si ha che
|f (xn ) f (xn1 )| = .
Essendo sup[xn1 ,xn ] f (x) f (xn1 ) + e inf [xn1 ,xn ] f (x) f (xn1 ) ne
risulta che
sup f (x) inf f (x) 2.
[xn1 ,xn ]
[xn1 ,xn ]
168
6. FUNZIONI INTEGRABILI
Linsieme P = {x0 = a < x1 < . . . < xn0 = b} definisce allora una partizione
di [a, b] per la quale
Sf (P) sf (P) =
n0
X
f (x)
sup
f (x))(xn xn1 )
inf
x[xn1 ,xn ]
n=1
Dal precedente risultato otteniamo che tutte le funzioni elementari risultano integrabili su ogni intervallo chiuso e limitato del loro dominio.
Le funzioni continue e monotone non esauriscono per`o linsieme delle
funzioni integrabili. Ad esempio si pu`o provare che risultano integrabili
le funzioni limitate con un numero finito di punti di discontinuit`a.
Si pu`o provare, attraverso la definizione, che valgono le seguenti propriet`a elementari dellintegrale di Riemann.
` di additivita
`
1. Proprieta
Sia f (x) funzione integrabile secondo Riemann sullintervallo
[a, b]. Se c (a, b) allora f (x) `e integrabile in [a, c] e [c, b] e
vale
Z b
Z c
Z b
f (x) dx
f (x) dx +
f (x) dx =
c
` di linearita
`
2. Proprieta
Siano f (x) e g(x) funzioni integrabili secondo Riemann sullintervallo [a, b] e sia R. Allora le funzioni f (x) + g(x) e
f (x) sono integrabili in [a, b] e vale
Z b
Z b
f (x) dx =
f (x) dx
a
e
Z
Z
f (x) + g(x) dx =
Z
f (x) dx +
g(x) dx
a
` di monotonia
3. Proprieta
Siano f (x) e g(x) funzioni integrabili secondo Riemann sullintervallo [a, b]. Se f (x) g(x) per ogni x [a, b] allora
Z b
Z b
f (x) dx
g(x) dx
a
169
|f (x)| dx
f (x) dx
a
|f (x)| dx
a
e dunque
Z
Z
f (x) dx|
|
a
|f (x)| dx
a
Rb
Infine, sar`a utile definire a f (x) dx anche se a b. Se b < a e f (x) `e
funzione integrabile secondo Riemann in [b, a], poniamo
Z a
Z b
f (x) dx
f (x) dx =
b
mentre se a = b poniamo
Z
f (x) dx = 0.
a
Rb
Lintegrale sopra definito, a f (x) dx con a, b R qualunque, viene
detto integrale definito di f (x) nellintervallo di estremi a e b.
2. Teorema fondamentale del calcolo integrale
Data una funzione f (x) integrabile nellintervallo [a, b], per ogni x
[a, b] risulta definita la funzione
Z x
f (t) dt
F (x) =
a
Si osservi che
xx0
x0
170
6. FUNZIONI INTEGRABILI
Essendo f (x) limitata in [a, b], siano m, M R tali che m f (t) M per
ogni t [a, b]. Allora, se a x0 < x < b, dalla propriet`a di monotonia
dellintegrale, risulta
Z x
f (t) dt M (x x0 )
m(x x0 )
x0
x0
e quindi che
Z
lim
xx
0
f (t) dt = 0.
x0
Dunque lim F (x) = F (x0 ) e F (x) risulta continua in ogni x0 [a, b].
xx0
[a,b]
Rb
Utilizzando il precedente risultato proviamo che se lintegranda `e funzione continua allora la corrispondente funzione integrale `e derivabile.
Teorema 6.6. (fondamentale del calcolo integrale)
f (x) funzione continua in [a, b]. Allora la funzione integrale F (x) =
RSia
x
f (t) dt `e derivabile in (a, b) e F 0 (x) = f (x) per ogni x (a, b).
a
171
h0
F (x0 + h) F (x0 )
= f (x0 )
h
A tale scopo osserviamo che dalla propriet`a di additivit`a, per ogni h tale
che x0 + h (a, b) risulta
R x0 +h
Rx
Z
f (t) dt a 0 f (t) dt
1 x0 +h
F (x0 + h) F (x0 )
a
f (t) dt.
=
=
h
h
h x0
Dal Teorema della media integrale abbiamo che esiste xh compreso tra x0
R x +h
e x0 + h tale che h1 x00 f (t) dt = f (xh ). Per h 0 si ha che xh x0 e
dunque, essendo f (x) continua in x0 , avremo che f (xh ) f (x0 ). Otteniamo
allora che
Z
1 x0 +h
F (x0 + h) F (x0 )
= lim
f (t) dt
F 0 (x0 ) = lim
h0 h x0
h0
h
= lim f (xh ) = f (x0 ).
h0
Data una funzione f (x) definita in [a, b], una funzione G(x) continua
in [a, b], derivabile in (a, b) e tale che G0 (x) = f (x) per ogni x (a, b)
`e detta primitiva di f (x) in [a, b].
I precedenti risultati
R x provano che se f (x) `e continua in [a, b] la funzione
integrale F (x) = a f (t) dt `e una primitiva di f (x) in [a, b]. Si osservi
inoltre che se F (x) `e una primitiva di f (x) in [a, b] anche la funzione
G(x) = F (x) + c `e una primitiva di f (x). Dalla caratterizzazione delle
funzioni costanti segue immediatamente che vale anche il viceversa.
Proposizione 6.1. (Caratterizzazione delle primitive)
Se F (x) e G(x) sono due primitive di f (x) in [a, b] allora esiste c R
tale che G(x) = F (x) + c per ogni x [a, b].
Osserviamo che il precedente risultato vale solo in intervalli della retta
reale. Ad esempio, abbiamo che arctan x e arctan x1 sono primitive di
1
in ogni intervallo [a, b] R\{0} ma non esiste alcuna costante c
1+x2
R tale che arctan x = arctan x1 +c per ogni x R\{0}. Risulta infatti
arctan x+arctan x1 = 2 per ogni x > 0 mentre arctan x+arctan x1 = 2
per ogni x < 0.
Utilizzando i precedenti risultati possiamo provare il seguente risultato
Teorema 6.7. (Formula fondamentale del calcolo integrale)
Sia f (x) funzione continua in [a, b] e sia G(x) una sua primitiva in
172
6. FUNZIONI INTEGRABILI
Rx
Dim. Considerata la funzione integrale F (x) = a f (t) dt, dal Teorema
fondamentale del calcolo integrale, abbiamo che F (x) `e una primitiva di f (x)
in [a, b]. Dal Teorema di caratterizzazione delle primitive,R si ottiene allora
x
che esiste una costante c R tale che G(x) = F (x) + c = a f (t) dt + c per
ogni x [a, b]. Ponendo x = a, essendo F (a) = 0, otteniamo che G(a) = c
e dunque
Z
x
f (t) dt + G(a),
G(x) =
x [a, b].
Rb
Z
G(b) G(a) =
f (t) dt.
a
x3
3. INTEGRALI INDEFINITI
173
Z
8.
cosh x dx = sinh x + c
Z
9.
Z
10.
Z
11.
1
dx = arctan x + c
1 + x2
1
dx = arcsin x + c
1 x2
1
dx = settsinh x + c
p+ 1
= log(x + x2 + 1) + c
Z
1
12.
dx = settcosh x + c
x2p 1
= log(x + x2 1) + c
x2
Osservato inoltre che dalla regola di derivazione della funzione composta, se G(x) `e primitiva di g(x) allora (G(f (x)))0 = g(f (x))f 0 (x), ne
segue che
Z
g(f (x))f 0 (x) dx = G(f (x)) + c.
Quindi, dai precedenti integrali immediati deduciamo i seguenti integrali riconducibili ad integrali immediati.
Z
1.
f (x) f 0 (x) dx =
f (x)+1
+ c, 6= 1
+1
f 0 (x)
dx = log |f (x)| + c
Z f (x)
3.
ef (x) f 0 (x) dx = ef (x) + c
Z
4.
sin f (x)f 0 (x) dx = cos f (x) + c
Z
2.
* Con tale scrittura si intende che log x `e una primitiva di x1 in ogni intervallo [a, b] (0, +) mentre log(x) `e una primitiva di x1 in ogni intervallo
[a, b] (, 0).
174
6. FUNZIONI INTEGRABILI
5.
6.
7.
f 0 (x)
dx = arctan f (x) + c
2
Z 1 + f0 (x)
f (x)
p
9.
dx = arcsin f (x) + c
2
1
f
(x)
Z
p
f 0 (x)
p
10.
dx = settsinh f (x) + c = log(f (x) + f (x)2 + 1) + c
f (x)2 + 1
Z
p
f 0 (x)
p
11.
dx = settcosh f (x)+c = log(f (x)+ f (x)2 1)+c
f (x)2 1
Z
8.
1
1
dx = arctan x + c.
2 x1+x
Per ricondursi ad integrali del precedente tipo potremo usare la seguente propriet`a di linearit`a dellintegrale indefinito che segue dalla
propriet`a di linearit`a della derivata:
Z
Z
Z
f (x) + g(x) dx = f (x) dx + g(x) dx, , R
Vediamo qualche esempio.
Z
Z
1
1 3
3
2 x3 +2
xe
dx =
3x2 ex +2 dx = ex +2 + c,
3
3
Z
Z
Z
sin x
sin x
tan x dx =
dx =
dx = log | cos x| + c,
cos x
cos x
Z
Z
Z
3
2
tan x dx = tan x tan x dx = tan x(tan2 x + 1) tan xdx
Z
Z
1
2
= tan x(tan x + 1)dx tan x = tan2 x + log | cos x| + c.
2
Z
Z
Z
Z
3
1
1
x
1 1
4x3
dx
=
dx
=
dx
x(x4 + 1)
x x4 + 1
x 4
x4 + 1
1
= log |x| log |x4 + 1| + c
4
3. INTEGRALI INDEFINITI
175
f 0 (x)g(x) dx,
il termine f (x) nel primo integrale viene detto fattore finito mentre g 0 (x)
viene detto fattore differenziale.
Vediamo qualche esempio notevole.
Z
Z
x
x
xe dx = xe ex dx = xex ex + c
Z
Z
log x dx = x log x dx = x log x x + c
Z
Z
2
2
x sin x dx = x cos x + 2 x cos x dx
Z
2
= x cos x+2x sin x2 sin x dx = x2 cos x+2x sin x+2 cos x+c
Z
Z
x
x
I = e cos x dx = e cos x + ex sin xdx
Z
x
x
= e cos x + e sin x ex cos xdxx = ex (cos x + sin x) I
x
x2
2
2
1 x dx = x 1 x +
dx
I=
1 x2
Z
Z
1
= x 1 x2
1 x2 dx +
dx
2
1
= x 1 x2 I + arcsin x
x2
2
2
I=
1 + x dx = x 1 + x
dx
1 + x2
Z
Z
1
= x 1 + x2
1 + x2 dx +
dx
1 + x2
= x 1 + x2 I + settsinh x
176
6. FUNZIONI INTEGRABILI
da cui I = 12 (x 1 + x2 + settsinh x) + c
= 21 (x 1 + x2 + log(x + 1 + x2 )) + c
Z
1
dx. Abbiamo
(1 + x2 )2
Z
Z
Z
1
1
x2
dx
=
dx
dx
(1 + x2 )2
1 + x2
(1 + x2 )2
Z
2x
1
dx
= arctan x + 2 x
(1 + x2 )2
Z
1
x
1
1
dx
= arctan x + 2
2
1 + x2
1 + x2
x
= 12 arctan x + 12
+c
1 + x2
otteniamo
Z
t3
1 2t
tan x dx =
dt
=
t
dt
1 + t2
2 1 + t2
tan2 x 1
t2 1
2
log(1 + tan2 x) + c
= log(1 + t ) + c =
2
2
2
2
1
= tan2 x + log | cos x| + c
2
3
3. INTEGRALI INDEFINITI
177
dx =
dt
t2 + 2t + 1
2 x+1+x+2
Z
2t + 2
2
=
dt
t2 + 2t + 1 (t + 1)2
2
+c
= log(t2 + 2t + 1) +
t+1
2
= log(x + 2 + 2 x + 1) +
+c
x+1+1
Z
sin2 x cos x
dx. Posto t = sin x da cui dt = cos xdx otteniamo
1 + sin x
Z
Z
Z
sin2 x cos x
t2
1
dx =
dt = t 1 +
dt
1 + sin x
1+t
1+t
t2
= t + log |t + 1| + c
2
sin2 x
=
sin x + log(sin x + 1) + c
2
arctan x dx.
Posto t =
x e quindi x = t2 e dx = 2tdt,
2
arctan x dx = 2t arctan tdt = t arctan t
t2
dt
1 + t2
= t2 arctan t t + arctan t + c
= x arctan x x + arctan x + c
178
6. FUNZIONI INTEGRABILI
1
= (x 1 x2 + arcsin x) + c
2
Z
x2 1 dx. Ricordando che cosh2 t sinh2 t = 1, ponendo x =
1
= (x x2 1 log(x + x2 1)) + c
2
Z
1
dx =
dt
cosh t + 1
(x + 1) x2 1
Z
et
2
2
=2
= t
+c=
+c
t
2
2
(e 1)
e 1
x+ x 11
3. INTEGRALI INDEFINITI
179
R(x) = P0 (x) +
P1 (x)
Q(x)
dove il polinomio P0 (x) `e detto parte intera di R(x) e P1 (x) `e polinomio di grado m1 < n. Considereremo quindi nel seguito solo funzioni
P (x)
razionali R(x) = Q(x)
dove m < n.
Per quanto riguarda la determinazione di una primitiva di una funzione
razionale R(x) iniziamo a considerare il seguente caso
x +
.
x2 + bx + c
La tecnica di integrazione di tali funzioni risulta differente a seconda
del segno del discriminante = b2 4c.
R(x) =
1
A
B
(A + B)x + 2B A
=
+
=
.
+x2
x+2 x1
(x + 2)(x 1)
2A B = 1
(
A = 13
B = 13
180
6. FUNZIONI INTEGRABILI
Allora
Z
Z
Z
dx
dx
dx
1
1
= 3
+3
2
x +x2
x+2
x1
1
1
= 3 log |x + 2| + 3 log |x 1| + c.
dx =
+ c.
dx =
2
2
x + bx + c
(x x0 )
x x0
Mentre se 6= 0 si procede come segue
Z
Z
2x + 2
x +
dx =
dx
x2 + bx + c
2
x2 + bx + c
Z
Z 2
b
2x + b
=
dx
+
dx
2
x2 + bx + c
2
(x x0 )2
b
2
= log(x2 + bx + c)
+ c.
2
x x0
In alternativa, si determinano due costanti A, B R tali che
A
B
x +
=
+
+ bx + c
x x0 (x x0 )2
x2
ottenendo
Z
x +
dx =
2
x + bx + c
A
dx +
x x0
B
dx
(x x0 )2
B
= A log |x x0 |
+ c.
x x0
Un esempio `e il seguente
Z
x+2
dx. Abbiamo = 0 e x2 4x + 4 = (x 2)2 . Si procede
2
x 4x + 4
nel seguente modo
Z
Z
x+2
1
2x + 4
dx =
dx
2
2
x 4x + 4
2
x 4x + 4
Z
Z
2x 4
1
8
1
=
dx
+
dx
2
x2 4x + 4
2
(x 2)2
1
4
= log(x2 4x + 4)
+ c.
2
x2
3. INTEGRALI INDEFINITI
181
x+2
A
B
Ax + B 2A
=
+
=
.
2
4x + 4
x 2 (x 2)
(x 2)2
2B A = 2
(
A=1
B=4
Allora
Z
Z
Z
dx
dx
x+2
4
dx =
+4
+ c.
= log |x 2|
2
2
x 4x + 4
x2
(x 2)
x2
1
dx =
2 dx
2
2
b
2
x + bx + c
(x + bx + 4 ) + (c b4 )
Z
1
=
2 dx
b 2
(x + 2 ) + (c b4 )
Z
2
2
1
=
dx
2x+b
2
2
4c b
4c b ( 4cb2 )2 + 1
=
2x + b
2
arctan(
) + c.
2
4c b
4c b2
dx = 2
dx
x2 + bx + c
x2 + bx + c
Z
Z 2
2x + b
b
= 2
dx + 2
dx
x2 +bx+c
2
x + bx + c
Z
1
= 2 log(x2 + bx + c) + ( b
)
2
2 dx
2
b
(x2 + bx + 4 ) + (c b4 )
Z
2
1
2
b 2
= 2 log(x + bx + c) + ( 2 ) 4cb2
dx
2x+b
2
4c b ( 4cb2 )2 + 1
=
log(x2 + bx + c) +
Vediamo un esempio.
2b
4cb2
2x + b
arctan(
)+c
4c b2
182
6. FUNZIONI INTEGRABILI
Z
x2
modo
Z
x+2
dx. Abbiamo = 4 < 0 e procediamo nel seguente
2x + 2
Z
x+2
2x + 4
1
dx =
dx
2
2
x 2x + 2
2
x 2x + 2
Z
Z
1
2x 2
1
6
=
dx +
dx
2
2
2
x 2x + 2
2
x 2x + 2
Z
1
1
2
= log(x 2x + 2) + 3
dx
2
2
(x 2x + 1) + 1
Z
1
1
2
dx
= log(x 2x + 2) + 3
2
(x 1)2 + 1
1
= log(x2 2x + 2) + 3 arctan(x 1) + c.
2
P (x)
Nel caso di funzioni razionali del tipo R(x) = Q(x)
con Q(x) polinomio
di grado 3, si proceder`a come nei seguenti esempi che illustrano le
diverse situazioni (a seconda degli zeri del polinomio a denominatore
Q(x)) che si possono incontrare in questo caso.
x
dx. Determiniamo A, B, C R tali che
(x 1)(x 2)(x 3)
x
A
B
C
=
+
+
.
(x 1)(x 2)(x 3)
x1 x2 x3
Si ottiene A = 21 , B = 2, C = 32 e quindi
Z
Z
Z
x
3 1
1
1
1
dx = 2
dx 2 x2
dx
dx +
(x 1)(x 2)(x 3)
x1
2x3
1
3
= log |x 1| 2 log |x 2| + log |x 3| + c
2
2
Z
x2 x + 1
dx. Determiniamo A, B, C R tali che
x(x 1)2
x2 x + 1
A
B
C
= +
+
.
2
x(x 1)
x x 1 (x 1)2
Si ottiene A = 1, B = 0,
Z 2
Z
x x+1
dx =
x(x 1)2
C = 1 e quindi
Z
1
1
1
dx +
dx = log |x|
+c
2
x
(x 1)
x1
3. INTEGRALI INDEFINITI
183
x2 + x
dx. Determiniamo A, B, C R tali che
(x + 1)3
x2 + 2x
B
A
C
+
=
+
.
3
2
(x + 1)
x + 1 (x + 1)
(x + 1)3
Si ottiene A = 1, B = 0, C = 1 e quindi
Z
Z 2
Z
1
1
x + 2x
1
dx
dx =
dx = log |x+1|+ 21
+c
3
3
(x + 1)
x+1
(x + 1)
(x + 1)2
Z
x2
. Osservato che (x2 2x + 2) non ammette
(x 1)(x2 2x + 2)
radici reali, determiniamo A, B, C R tali che
A
Bx + C
x2
=
+
.
(x 1)(x2 2x + 2)
x 1 x2 2x + 2
Si ottiene A = 1, B = 1, C = 0 e quindi, per quanto visto nei
precedenti esempi
Z
Z
Z
x2
1
x
dx =
dx +
dx
2
2
(x 1)(x 2x + 2)
x1
x 2x + 2
1
= log |x 1| + log(x2 2x + 2) + arctan(x 1) + c
2
P (x)
Nel caso di funzioni razionali del tipo R(x) = Q(x)
con Q(x) polinomio
di grado maggiore di 3, le situazioni che si potranno incontrare saranno chiaramente pi`
u numerose. Tali casi si tratteranno essenzialmente
come negli esempi precedenti.
Z
x+2
Ad esempio, per calcolare
dx, determiniamo le co(x 1)2 (x + 1)x
stanti A, B, C, D R tali che
x
A
B
C
D
=
+
+
+
.
(x 1)2 (x + 1)x
x 1 (x 1)2 x + 1
x
184
6. FUNZIONI INTEGRABILI
+ arctan( 2 ) + c
x 2x + 5 4 x2 2x + 5 2
x+5
= 83 arctan( x1
) 41 2
+ c.
2
x 2x + 5
Infine, indicando con R una funzione razionale dellargomento in parentesi, si possono razionalizzare i seguenti integrali mediante le sostituzioni indicate:
Z
(i)
R(x,
q
n
ax+b
) dx
cx+d
adbc
ntn1
(ctn +a)2
Z
(ii)
R(x,
si pone t =
q
n
ax+b
cx+d
(da cui x =
dtn b
ctn +a
185
e dx =
dt);
ax+t =
ax2 + bx + c
t c
;
e quindi x = b2
at
Z
(iii)
R(x, ax2 + bx + c) dx con a < 0, ci si riconduce al caso (i)
x
a(x ) x
;
Z
(iv)
R(x, ax + b, cx + d) dx ci si riconduce al caso (ii) ponendo
2
t = ax + b, quindi x = t ab e dx = a2 t dt;
Z
(v)
R(sin x, cos x, tan x) dx ponendo t = tan( x2 ) si ottiene cos x =
1t2
,
1+t2
2t
2t
2
sin x = 1+t
2 , tan x = 1t2 e dx = t2 +1 dt;
Z
(vi) R(sin2 x, cos2 x, tan x) dx, ponendo t = tan x si ottiene cos2 x =
1
,
t2 +1
sin2 x =
t2
t2 +1
e dx =
1
t2 +1
dt.
=
+
+
2
2
(1 t )(t + 2t 1)
1t 1+t t+1 2 t+1+ 2
186
6. FUNZIONI INTEGRABILI
Ad esempio, applicando la regola di integrazione per parti per lintegrale definito otteniamo
Z 2
Z 2
Z 2
2
2
2
cos xdx = [sin x cos x]0 +
sin x dx =
(1 cos2 x) dx
0
0
0
Z 2
Z 2
= [x]2
cos2 x dx = 2
cos2 x dx
0
0
R 2
2
2
2
arcsin x dx =
t cos t dt = [t sin t]0
sin t dt
0
= + [cos t]02 = 1
2
2
187
f (x) dx indica larea della regione del piano compresa tra il grafico
a
|f (x) g(x)| dx
a
2 1 (1
2) = 2 2
1 2
1h
L=
1 + t2 dt =
t 1 + t2 + log(t + 1 + t2 )
2 0
4
0
1
= (2 5 + log(2 + 5))
4
188
6. FUNZIONI INTEGRABILI
2
y2
b2
= 1 `e ab e la
5. ESERCIZI
189
5. Esercizi
Calcolare i seguenti integrali immediati
Z
1.
cos x sin x dx
x3 cos(x4 ) dx
6.
1 1
e x dx
2
Z x 2
x
3.
dx
3
Z x +2
sin x
dx
4.
2
Z 1 + cos x
x+1
5.
dx
1 + x2
1
dx
2
x(1
+
log
x)
Z
sinh x
8.
dx
x
Z
9.
sin x cos3 x dx
Z
x
10.
dx
2 x2
2.
7.
1
dx *
x
Z
log(x2 2x + 2)
2.
dx *
x2
Z
arctan(x 1)
3.
dx *
x2
Z 2
4.
|x | cos x dx *
Z0
1
5.
| sin x | cos x dx *
2
Z0
x1
1
arctan(
) dx *
6.
2
x
x+1
1.
x2 arctan
7.
x log(1 +
Z0
8.
ex cos x sin x dx *
Z0
4
9.
log(sin x)
x) dx *
sin x
dx *
cos3 x
x2 arctan x dx *
10.
Z0 1
11.
x arcsin x dx *
Z0
12.
x arctan2 x dx *
x3
1
2.
0
3.
0
Z
4.
0
p
1 x2 dx *
x3
dx *
1 + x2
log2 (2x + 1)
dx *
(2x + 1)3
x log2 (x + 1) dx *
5.
Z0 1
arctan x dx *
x 1 + x2 log(1 + x2 )dx
0
Z 8 2
x +1
7.
dx *
x
3
r
Z
2
1 sin x
8.
cos x
dx *
1 + sin x
0
6.
190
6. FUNZIONI INTEGRABILI
Z
12.
x
dx
+ 2x + 5)2
(x
1)(x2
(x
2)2 (x2
Z
13.
1
+ 4)2
14.
15.
16.
17.
18.
19.
20.
21.
22.
1
dx
(x 1)(x2 + 1)2
Z
x2 + x 1
dx
(x2 + 2x + 2)3
Z 1
1
dx
2
1/2 2x + 2x + 5
Z 1
x
dx
2
0 (2x + 1)
Z 31
x2 +1
dx *
(x+1)(x2 +2x+2)
0
Z 1
log(2x2 2x + 1) dx
0
Z 1
log(4x2 2x + 1) dx
Z0 3
x+3
dx
arctan
x+5
Z4
1
dx *
x
x
e (e + 1)
2x + 1
dx
5x + 2
x+ 3x+1
dx
2x + x2
1+x
dx
1 2x + 1
r
x
dx
x1
r
2x
x2
dx
x+3
3
Z
6.
Z
7.
Z
8.
Z
9.
Z
10.
1 x2 + 1
dx
1 + 2x
p
x x(x + 1)
dx
x2 + 1
x+1+x
dx
x + 2x 1
sin x + cos x
dx
2 sin x 3 cos x
cos2 x 2 sin2 x
dx
(tan2 x + 1)2
CAPITOLO 7
Integrali impropri
Nel precedente capitolo abbiamo visto la definizione di integrale definito per funzioni limitate in intervalli chiusi e limitati. In particolare,
abbiamo visto che una funzione continua in un intervallo chiuso e limitato [a, b] risulta ivi integrabile. Vediamo ora di estendere tale definizione al caso di funzioni continue in intervalli non necessariamente
chiusi e limitati, quindi in particolare anche al caso di funzioni non
necessariamente limitate su tali intervalli.
1. Integrali impropri su intervalli limitati
Consideriamo innanzitutto il caso di funzioni continue in intervalli limitati non chiusi. Sia quindi f (x) funzione continua nellintervallo [a, b)
e notiamo che per ogni c (a, b),Rf (x) risulta continua, e dunque inc
tegrabile, in [a, c]. Esiste dunque a f (x) dx per ogni c (a, b) e viene
naturale chiedersi se esiste il limite per c b di tale integrale. Si
pone allora la seguente definizione.
Data una funzione f (x) continua in [a, b), diciamo integrale improprio
di f (x) in [a, b) il limite, se esiste,
Z c
lim
f (x) dx
cb
Rb
e denoteremo tale limite con a f (x) dx. Se tale limite esiste finito,
lintegrale improprio si dice convergente e la funzione f (x) integrabile in
senso improprio su [a, b). Se tale limite esiste ma `e infinito, lintegrale
improprio si dice divergente.
Osserviamo che se f (x) risulta continua in [a, b] allora, per il Teorema
di
Rc
continuit`a della funzione integrale, esiste finito il limite lim a f (x) dx
cb
Rb
e questo coincide con lintegrale di Riemann a f (x) dx, ci`o motiva
lutilizzo della medesima notazione per indicare sia lintegrale improprio
che lintegrale di Riemann.
Ad esempio, abbiamo
Z c
1
dx = lim [ log(1 x)]c0 = lim log(1 c) = +
lim
c1
c1
c1
1
x
0
191
192
7. INTEGRALI IMPROPRI
R1 1
e dunque che esiste lintegrale improprio 0 1x
dx ed `e divergente.
Analogalmente, data una funzione f (x) continua in (a, b], diciamo
integrale improprio di f (x) in (a, b] il limite, se esiste,
Z b
lim+
f (x) dx
ca
Rb
e denoteremo tale limite con a f (x) dx. Se tale limite esiste finito,
lintegrale improprio si dice convergente e la funzione f (x) si dice integrabile in senso improprio su (a, b]. Se tale limite esiste ma non `e finito,
lintegrale improprio si dice divergente.
R1 x
Vediamo un esempio. Calcolare, se esiste, 0 1x
2 dx. Osserviamo che
x
dx = lim
dx
c1
1 x2
1 x2
0
0
ic
h
2
= lim 1 x
= lim 1 1 c2 = 1
c1
c1
1p
Z 1
1
1
se p 6= 1
dx
=
1
p
p
x
log
se p = 1.
1
xp
con p > 0,
Quindi
Z
0
1
dx = lim+
0
xp
1
1
dx = 1 p
+
xp
se p < 1
se p 1.
R1
Dunque lintegrale improprio 0 dx
`e convergente se p < 1 ed `e diverxp
gente se p 1. In particolare, la funzione f (x) = x1p `e integrabile in
senso improprio su (0, 1] se e solo se p < 1.
Mediante una semplice
R b dx sostituzione,
R b dx dal precedente esempio si deduce
che gli integrali a (xa)
e
convergono se e solo se p < 1.
p
a (bx)p
Una funzione f (x) continua in (a, b) si dice integrabile in senso improprio
su (a, b) se risulta integrabile in senso improprio su (a, c] e su [c, b) per
193
e lintegrale improprio sar`a convergente se risultano convergenti entrambi gli integrali in cui `e stato decomposto.
Infine, una funzione f (x) continua in [a, b] \ {x0 } (non necessariamente
limitata in [a, b] \ {x0 }) si dice integrabile in senso improprio su [a, b] se
risulta integrabile in senso improprio su [a, x0 ) e su (x0 , b]. In tal caso
poniamo
Z b
Z b
Z x0
f (x) dx +
f (x) dx
f (x) dx =
x0
1
1
= lim+ log log = 0.
0
Vediamo ora dei criteri che ci permetteranno di stabilire la convergenza di un integrale improprio anche nei casi in cui non `e possibile
determinare una primitiva esplicita delle funzione integranda. Nei seguenti risultati si considerano funzioni continue nellintervallo [a, b) ma
analoghi risultati valgono per funzioni continue nellintervallo (a, b].
* In generale, si dice valore principale secondo Cauchy di una funzione f (x)
continua in [a, b] \ {x0 } il limite, se esiste
!
Z x0
Z b
lim+
f (x) dx +
f (x) dx
0
x0 +
Rb
e viene denotato con v .p. a f (x) dx. Tale concetto generalizza quello di integrale improprio, in cui si chiede che esistano finiti separatamente i due limiti
Z x0
Z b
lim+
f (x) dx e lim+
f (x) dx.
0
x0 +
194
7. INTEGRALI IMPROPRI
xb
xb
xb
x[a,b)
xb
(14)
x[a,b)
Essendo f (x) g(x) per ogni x [a, b), dalla propriet`a di monotonia dellintegrale di Riemann, risulta inoltre che F (x) G(x) per ogni x [a, b).
Rb
La tesi segue allora osservando che se a g(x) dx converge, da (14) risulta
supx[a,b) G(x) R ed essendo F (x) G(x) per ogni x [a, b), si ottiene che
Rb
supx[a,b) F (x) R. Quindi, da (13) e (14), segue che a f (x) dx converge.
Rb
Daltra parte, se a f (x) dx diverge, allora da (13) e (14), supx[a,b) F (x) =
+ e dunque, essendo F (x) G(x) per ogni x [a, b), che supx[a,b) G(x) =
Rb
+. Quindi, sempre da (13) e (14), che a g(x) dx diverge.
divergente.
Se invece f (x) `e funzione continua in [a, b) ma non ha segno costante,
potremo usare il seguente risultato.
Corollario 7.1. (Convergenza assoluta)
Rb
Sia f (x) funzione continua in [a, b). Se a |f (x)| dx `e convergente
Rb
allora a f (x) dx `e convergente.
195
Dim. Per ogni x [a, b), consideriamo le funzioni f+ (x) = max{f (x); 0}
(parte positiva) e f (x) = max{f (x); 0} (parte negativa). Osserviamo che
tali funzioni risultano non negative e che f (x) = f+ (x) f (x) da cui
|f (x)| = f+ (x) + f (x)
quindi
0 f (x) |f (x)| e 0 f+ (x) |f (x)| x [a, b).
Rb
Essendo a |f (x)| dx convergente, dal criterio del confronto segue ha che
Rb
Rb
f
(x)
dx
e
+
a
a f (x) dx sono convergenti. Allora, dalla definizione di
integrale improprio essendo f (x) = f+ (x) f (x) per ogni x [a, b), si
Rb
ottiene che anche a f (x) dx converge.
Rb
Rb
Se lintegrale a |f (x)| dx converge, lintegrale a f (x) dx si dice assolutamente convergente. Il precedente corollario afferma che la convergenza
assoluta implica la convergenza, ma non vale in generale il viceversa.
Osserviamo che se f (x) `e funzione continua e limitata in [a, b) allora
f (x) risulta integrabile in senso improprio in [a, b). Infatti, sia M > 0
tale che |f (x)| M per ogni x [a, b). Allora, essendo g(x) = M
funzione integrabile in [a, b), dal criterio del confronto otteniamo che
Rb
|f (x)| dx risulta convergente e dunque, dal precedente risultato, che
Rab
f (x) dx converge.
a
Dalla precedente osservazione segue allora
Corollario 7.2. Se f (x) `e continua su [a, b) ed esiste lim f (x) R
xb
Rb
allora lintegrale a f (x) dx risulta convergente.
Dim. Per provare la tesi, dalle precedenti osservazioni `e sufficiente verificare
che la funzione risulta limitata in [a, b). Infatti, poich`e lim f (x) = ` R,
xb
x [a, b) risulta m
f (x) M e dunque che f (x) risulta limitata in [a, b).
Esempi
Z 1
sin x
196
7. INTEGRALI IMPROPRI
1
tan x
x
`e continua in (0, 1] e risulta
dx. La funzione f (x) = tan
x3
3
x
0
lim+ f (x) = +. Ricordando che tan x > x per ogni x (0, 2 ),
x0
otteniamo
tan x
x
1
> 3 = 2 x (0, 1]
3
x
x
x
R1 1
ed essendo 0 x2 dx divergente, dal criterio del confronto si deduce che
anche lintegrale dato diverge.
Z 2
2
2
(log x) 3
x) 3
x1
(log x) 3
(x 1) 3
1
f (x) =
x (1, 2].
=
1
x1
x1
(x 1) 3
R2 1
Essendo 1
1 dx convergente, dal criterio del confronto si deduce
(x1) 3
x
0
non esiste lim+ f (x). Ricordando che | sin x1 | 1 per ogni x (0, 1],
x0
otteniamo
1
|f (x)|
x
x (0, 1]
R1
ed essendo 0 1x dx convergente, dal criterio del confronto segue che
lintegrale dato converge assolutamente e dunque, dal Teorema sulla
convergenza assoluta, converge.
Z 1 1
1
ex
dx. La funzione f (x) = exx `e continua e positiva in (0, 1] e
0 x
ey
lim f (x) = +. Dal limite notevole lim
= +, abbiamo che
y+ y
x0+
1
lim+ xe x = +
x0
In particolare ne segue che esiste > 0 tale che per ogni x R (0, )
1
1
1
si ha xe x > 1 da cui e x > x1 e quindi f (x) > x12 . Essendo 0 x12 dx
divergente, dal criterio del confronto si deduce che anche lintegrale
dato diverge.
Dal criterio del confronto e dalla definizione di limite si ottiene
197
f (x)
g(x)
(x)
| 1 per ogni x (b , b). Si ottiene quindi che 0 f (x)
tale che | fg(x)
g(x) per ogni x (b , b) e dunque, dal Criterio del confronto, essendo
Rb
Rb
g(x)
dx
convergente,
deduciamo
che
anche
a f (x) dx converge.
a
f (x)
2. Essendo lim
= +, abbiamo che esiste (0, b a) tale che
xb g(x)
f (x)
g(x) 1 per ogni x (b , b). Allora, essendo le funzioni non negative, si
ottiene che 0 g(x) f (x) per ogni x (b , b) e dunque, dal Criterio del
Rb
Rb
confronto, essendo a g(x) dx divergente, deduciamo che anche a f (x) dx
diverge.
f (x)
= ` 6= 0 e le funzioni sono non negative, dal Teorema
3. Poich`e lim
xb g(x)
della permanenza del segno abbiamo che ` > 0. Sia allora (0, b a) tale
che
`
f (x)
3`
x (b , b).
2
g(x)
2
Rb
0
con p < 1, allora a f (x) dx converge
Rb
f (x)
lim 1 =
con p 1, allora a f (x) dx diverge
Rb
xb
(bx)p
` R \ {0}, allora a f (x) dx converge p < 1
198
7. INTEGRALI IMPROPRI
ex
x
y
e
+. Dal limite notevole lim = + per ogni R, si ottiene
y+ y
che per ogni p > 0 risulta
lim
f (x)
1
xp
x0+
= lim+
x0
ex
1
xp1
= +.
se p >
1
2
allora
lim+
x0
f (x)
1
xp
= lim+ xp 2 log x = 0.
x0
Z 1
3x
arctan 3 x
`
dx. La funzione f (x) = arctan
o(x) e sin x
3
3
x + o( 3 x)
x
1
f (x) =
=
6
x + o( x)
x
x
Ne segue che lim+ f (x) = + e che Ord(f (x)) =
x0
1
6
199
1
x log(x + 1)
Stabilire per quali valori di > 0 lintegrale
dx
sin(x )
0
converge.
La funzione f (x) = xlog(x+1)
`e continua in (0, 1]. Ricordando che
sin(x )
1 1
per x 0.
2 x2
Ne segue che lim f (x) = + se > 2 e che in tal caso Ord(f (x)) =
x0
2. Dal Criterio del confronto asintotico deduciamo inoltre che
lintegrale risulta convergente se e solo se 2 < 1 ovvero se < 3.
Z 1
log x
x
dx. La funzione f (x) = log
`e continua in (0, 1] e lim+ f (x) =
x0
x
0
. Ricordando che lim+ x log x = 0 per ogni > 0, otteniamo che
f (x)
x0
lim
x0+
f (x)
1
xp
(
0
se p >
= lim+ xp log x = 0 =
.
x0
se p
R +
e denoteremo tale limite con a f (x) dx. Se tale limite esiste finito,
lintegrale improprio si dice convergente e la funzione f (x) si dice integrabile in senso improprio su [a, +). Se tale limite esiste ma `e infinito,
lintegrale improprio si dice divergente.
200
7. INTEGRALI IMPROPRI
Rb
e denoteremo tale limite con f (x) dx. Se tale limite esiste finito,
lintegrale improprio si dice convergente e la funzione f (x) si dice integrabile in senso improprio su (, b]. Se tale limite esiste ma `e infinito,
lintegrale improprio si dice divergente.
Una funzione f (x) continua in (a, +) si dice integrabile in senso improprio su (a, +) se lo `e su (a, b] e su [b, +) per qualche b > a. In
tal caso poniamo
Z +
Z b
Z +
f (x) dx =
f (x) dx +
f (x) dx
a
definizione abbiamo
Z + 1
Z b 1
h 1 ib
1
ex
ex
dx = lim
dx = lim e x = lim e b e = e1
2
2
b+
b+ 1 x
b+
x
1
1
Quindi f (x) `e integrabile in senso improprio in [1, +).
Come esempio notevole consideriamo la funzione f (x) =
nellintervallo [1, +). Abbiamo
1p
Z b
1
b
1
se p 6= 1
dx =
1p
p
1 x
log b
se p = 1.
1
xp
continua
201
e quindi
Z
1
1
dx = lim
b+
xp
1
dx
= p1
+
xp
se p > 1
se p 1.
R +
x+
b > a tale che f (x) > 2` per ogni x > b. Dal criterio del confronto otteniamo
R +
allora che b f (x) dx risulta divergente in contraddizione con lipotesi
R +
f (x) dx convergente. Se invece lim f (x) = ` < 0, baster`a considerare
a
x+
202
7. INTEGRALI IMPROPRI
Dunque
b 2
Z +
Z 2
Z
sin t
1 + sin t
1 b sin t
2
cos(x ) dx = lim
dt =
+
3 dt
b+ 2 t
4 1 t 23
4 1
t2
1
1
R + 1
e lultimo integrale risulta convergente essendo | sin3 t | 13 e 1
3 dt
t2
t2
t2
convergente. Vale infatti
Corollario
7.5. (Convergenza Assoluta)
R +
R +
Se a |f (x)| dx `e convergente allora a f (x) dx `e convergente.
R +
R +
Se lintegrale a |f (x)| dx converge, lintegrale a f (x) dx si dice
assolutamente convergente. Il precedente corollario afferma quindi che
la convergenza assoluta implica la convergenza.
Esempi
Z +
cos x
cos x
x
2
cos x funzione limitata, quindi la condizione necessaria alla convergenza
`e soddisfatta. Abbiamo poi che
cos x
1
| 4 | 4 x .
x
x
2
R + 1
Essendo x4 dx convergente, dal criterio del confronto risulta con2
R +
x
vergente anche | cos
|dx e dunque, dal corollario sulla convergenza
x4
2
assoluta, che anche lintegrale proposto converge.
Z +
2
(log x) 3
(log x) 3
(x 1) 3
1
1
=
x 2.
1 <
4
x(x 1)
x(x 1)
x(x 1) 3
(x 1) 3
Z +
1
Poich`e
4 dx converge, dal criterio del confronto deduciamo
(x 1) 3
2
che anche lintegrale proposto converge.
Z +
log x
x `
. La funzione f (x) = log
203
R +
ed essendo e 1x dx divergente, dal criterio del confronto si ottiene
R + x
log x
dx =
x
Z
1
log x
dx +
x
Z
e
log x
dx
x
h cos x ib
sin x
dx =
x
x 2
sin x
x
dx.
cos x
dx
x2
Allora
Z
sin x
dx
x
2
2
Z b
cos b
cos x
1
dx
= lim
2
b+ 2
b
2 x
Z +
1
cos x
=
dx
2
x2
2
Z +
cos x
e lintegrale dato risulta convergente essendo tale
dx. Infatti
x2
2
risulta
cos x
1
2 2 x 2
x
x
R + 1
con 2 x2 dx convergente.
Z +
sin x
Daltra parte, proviamo che
x dx diverge. Infatti, per ogni
2
k N si ha
Z 2(k+1)
Z 2(k+1)
sin x
1
2
| sin x| dx =
x dx 2(k + 1)
(k + 1)
2k
2k
Ricordando che
Z
2(k+1)
2k
sin x
dx = lim
b+
x
1
n
sin x
dx 2 log(1 + 1 ) = 2 log k + 2
x
k+1
k+1
204
7. INTEGRALI IMPROPRI
Allora
n1 Z 2(k+1)
X
sin x
sin x
x dx =
x dx
2
2k
k=1
n1
2X
2
k+2
log
= (log(n + 1) log 2)
k=1
k+1
Rx
Consideriamo ora la funzione integrale F (x) = 2 sint t dt. Tale
funzione `e monotona crescente e quindi
Z +
sin x
lim F (x) = sup F (x) sup F (2n)
x dx = x+
nN
x[2,+)
2
R 2n sin t
Per quanto provato sopra F (2n) = 2 t dt 2 (log(n + 1)
log
e quindi
F (2n) + per n +. Ne segue che lintegrale
R +2) sin
x dx diverge.
x
2
Il precedente esempio prova che un integrale improprio pu`o convergere
ma non convergere assolutamente.
Z
2n
diverge.
3. Se lim
f (x)
x+ g(x)
R +
0
con p > 1, allora a f (x) dx converge
R +
f (x)
lim
=
con p 1, allora a f (x) dx diverge
1
x+
205
x
= 0 per ogni R. Dal
x+
x+ ex
medesimo limite notevole deduciamo che
[1, +) e lim f (x) = 0 essendo lim
lim
x+
f (x)
1
xp
xp+2
=0
x+ ex
= lim
x
log
x
2
[2, +) e lim f (x) = 0 per ogni > 0. Abbiamo
x+
lim
x+
f (x)
1
xp
xp
= lim
=
x+ log x
(
+ se p >
0
se p
206
7. INTEGRALI IMPROPRI
2
x2 + x x
1
in [1, +), inoltre dagli sviluppi di Taylor di arctan y e sin y per y 0
si ha che per x + risulta
1
1
1
1
1
arctan sin = 3 + o( 3 ) 3
x
x
6x
x
6x
mentre
r
1
1
1
x2 + x x = x( 1 + 1) x
= .
x
2x
2
Quindi per x + si ha
f (x)
1
6x3
1
2
1
3x3
R +
ed essendo 1 x13 dx convergente, dal criterio del confronto asintotico
lintegrale dato risulta convergente.
Vediamo infine qualche esempio di studio di funzione integrale.
Z x
2
Studiamo la funzione notevole F (x) =
et dt (pari alla funzione
0
0
2
Abbiamo che F (0) = 0 e che F (x) > 0 per ogni x > 0 essendo et > 0
per ogni t 0.
` (0, +) essendo
2
et
lim
tp
2 = 0
t+ et
= lim
1
tp
t+
et dt =
207
t2
dt
e
1
et dt = lim
= lim
b+
b+
= lim e1 eb =
b+
et
b
1
1
e
Ne segue che
+
Z
` = lim F (x) =
x+
t2
et dt +
dt
1
1
1+
e
e
Daltra parte, essendo t2 < t per ogni t [0, 1], otteniamo che
Z
t2
Z
dt
1
1
et dt = et 0 = 1
e
e dunque che
Z
t2
` = lim F (x) =
x+
Z
dt
et dt 1
1
e
208
7. INTEGRALI IMPROPRI
-l
Grafico di F (x) =
Rx
0
et dt
Studiamo, senza
Z xvalutarla esplicitamente (provare per esercizio), la
log t
dt.
funzione F (x) =
t
1
La funzione `e definita e continua in (0, +). Osserviamo che F (1) = 0
t > 0 per ogni t (1, x] avremo
e che per ogni x > 1 essendo log
t
t < 0 per ogni t
che F (x) > 0. Mentre se 0 < x < 1 risulta log
t
R 1 log t
t0
per ogni
1
2
log
t
t
1
tp
= lim+ tp 2 log t = 0
t0
poich`e
log
t
1
lim 1t = lim tp 2 log t = +
t+ p
t+
t
> 12 . Controlliamo se la funzione ammette
209
1
x
log
x
2 x
2 log x
2x x
Grafico di F (x) =
Rx
x2
log
t dt
t
log t
dt.
t
1
La funzione `e definita e continua in R \ {0}. Osserviamo che G(1) = 0
e che la funzione risulta funzione pari essendo G(x) = G(x). Limiteremo quindi il nostro studio allintervallo (0, +). Per ogni x > 1
t > 0 per ogni t (1, x2 ] avremo che G(x) > 0 mentre
essendo log
t
t < 0 per ogni t [x2 , 1) e dunque avremo
per 0 < x < 1 risulta log
t
R1
t > 0. Riguardo ai limiti allestremo del campo
che G(x) = x2 log
t
abbiamo, come nellesempio precedente, si ha
Z 1
log t
dt = ` (0, +)
lim+ G(x) =
x0
t
0
mentre
Z +
log t
dt = +
lim G(x) =
x+
t
1
Studiamo infine la funzione G(x) =
210
7. INTEGRALI IMPROPRI
Grafico di F (x) =
R x2
1
log
t dt
t
3. ESERCIZI
211
3. Esercizi
Calcolare i seguenti integrali impropri:
1
Z
1.
Z0 1
2.
Z0
1
4
[log 4]
log x dx
[1]
dx
2x x
[ 5
x log(1 +
Z0 +
5.
Z0 +
6.
2
1
x)
dx
dx
1 + x2
dx
x log3 x
8.
Z1 +
+ arcsin
2
3]
4.
7.
Z0 +
3.
dx
x+ x
9.
Z0
[ 21 ]
10.
[ 2 ]
11.
[ 2 log1 2 2 ]
12.
1
1
log(1 + )dx
[ 2]
x
x
1
1
arctan dx [ 4 12 log 2]
x2
x
ex dx
Z2 +
Z2
[1]
log(x2 1)
dx
x2
1
x2
[ 23 log 3]*
x2
)dx [ 14 log 2]*
arctan( x+2
2x + 1
dx [ 12 ( + log 2)]*
x3 + x
Z
1.
Z0
sin x
4
3
2.
dx
ex 1
(x + 1)x
Z
3 cos x
dx
3.
2
x
0
Z
0
4.
[converge]
2
3
Z1 2
dx
dx
x(x + 2)
cos x 1
5.
dx
x3
Z0 /2
sin x
6.
dx
x
Z0 0
2
7.
dx
3
tan
x
/3
Z 1
log(cos x)
8.
dx
x3
Z0 /2
2 sin x
9.
x1
Z1 1
dx
10.
log(1 + x)
Z0 1
dx
11.
x2 + 1
12.
[converge]
13.
x
(x3)(x2 +4)
Z +
14.
[diverge]
Z1 +
15.
[converge]
Z2 +
16.
17.
Z1 +
[converge]
18.
[diverge]
[diverge]
[diverge]
[converge]
[diverge]
dx
arctan x
dx
x3
dx
x
e sin x1
Z0 +
[diverge]
x2 +x+3
(x2 +1)(x2 +2) dx
dx
x log(1+ x)
[converge]
[converge]
[converge]
[converge]
[diverge]
log x
dx
[diverge]
x
cos x
dx [integrare per parti,
x
converge]
Z +
2
+1
19.
x tan x4 x+cos
[diverge]
2 x dx
Z2 +
ex 1sin x
[converge]
20.
ex 1sin(x) dx
Z0 3
x
21.
[diverge]
(x3)(x2 +4) dx
Z +
ex
22.
[non converge]
x2 1 dx
0
212
7. INTEGRALI IMPROPRI
Z 01
2.
Z0 1
sin x
dx
(1
cos x)
Z
[ < 1]
Z1 +
cos x e 2
dx
(x + 3 x)
[ < 6]
21.
Z1 +
[ > 1]
22.
dx
[ < 1]
4.
1 + x cos x
Z0 1 x2 2
e 2x + 1
5.
dx
[ < 53 ]
sin x x
0
Z 1
arctan(x )
dx
[ R]
6.
x
0 sin x +
1
Z 2
dx
7.
[ < 1]
x log x
Z0 1
log x
8.
dx
[ < 1]
x
Z0 1
log x
9.
dx
[ < 0]
(x(1
x))2+1
Z0 1 p
| tan x|
dx
[ < 32 ]
10.
(1
x)
Z0 1
x
11.
dx
[ < 1]*
sin (x)
Z0 1
log(1 + x) x
12.
dx
[ = 1]*
ex2 1
Z0 1
1 cos x
dx
[ < 2]*
13.
log(1 + x)
x
Z0 1
1
14.
dx [ (0, 12 )]*
( x1 1)2 1x
0
Z 1
ex 1+2x
15.
[ = 1]*
sin xlog(1+x) dx
Z0 1
x
16.
dx
[ 6= 21 ]*
x
e
x
0
Z 1
1
dx
17.
[ 6= 12 ]*
1+2x e x
0
Z +
dx
18.
[ > 1]
x log x
Z2 +
x2n+1
19.
[n = 1]
(x2 1)3 dx, n N
23.
3.
Z0
x
dx
1+x2 3 3 1+x+x
Z1 +
20.
Z1 +
24.
1
sin x
dx
[]
x2
1
e x cos x1
dx
[ > 0]
x2
1
dx
[6 ]
x log(1 + x )
ex 1
dx [ > 2]*
2
x log(1 + x )
1
p
dx
[ > 1]
x(x + 1)
25.
Z1 +
26.
Z2 +
27.
Z1 +
28.
Z0 +
29.
Z1 +
30.
Z1 +
31.
Z0 +
32.
Z0 +
33.
1+x cos
x2
35.
Z0 +
36.
0
Z0
37.
38.
0
[ < 2]*
2 arctan(x )
dx
[]*
x2 log x
x
dx
[ > 4]*
1 + x + x2
log(1 + x )
dx
[ > 1]
x2
sin x
dx
[]*
(ex + x)2
1
dx
[0 < < 1]
x(x 1)
x
dx
[]*
2x
e x1
x
ex x1
Z0 +
Z0 +
dx
x2
34.
1
x
dx [ > 0, 6= 1]*
log x
dx
log(1 + x )
xsin(x )
x2
dx, > 0 [ = 21 ]*
log(1 + x2 )
dx,
x (ex 1)
log(1 + x)
dx,
x (e x 1)
log(1+x )
x+x2
[ > 1]*
[ < 2]*
[ < 23 ]*
1
arctan x
x+arctan(x ) dx,
3. ESERCIZI
1.
2.
3.
4.
5.
6.
log t
dt
2
Z1 x t
dt
4
Z0 x t 1 + t
e
dt
t
Z0 x
t log t dt
Z1 x
sin t
dt
t
Z2 x2 p
t 1 + cos2 t dt
1
213
CAPITOLO 8
Serie numeriche
Sia (an )nN una successione di numeri reali, ci proponiamo di definire
la somma degli infiniti termini di tale successione. A tale scopo, per
ogni n N, si considera la somma parziale o ridotta n-esima:
sn = a1 + a2 + ... + an =
n
X
ak
k=1
La successione di tali somme parziali (sn )nN viene detta serie associata
alla successione (an )nN o anche serie di termine generale an . Viene
allora naturale definire la somma degli infiniti termini della successione
(an )nN come il limite per n + della successione delle somme
parziali. Denoteremo tale limite con
+
X
ak = lim sn = lim
n+
k=1
n+
n
X
ak
k=1
ak = lim sn = s R
k=1
n+
s1 = 1 + x,
..... sn = 1 + x + ... + xn
215
216
8. SERIE NUMERICHE
sn =
e che
lim xn+1
n+
se |x| < 1
0
= + se x > 1
6
se x 1
P
1
n
otteniamo che la serie +
n=0 x converge alla somma 1x se |x| < 1,
diverge se x > 1 ed `e indeterminata se x 1. Infine, se x = 1 la serie
diverge in quanto sn = 1 + x + ... + xn = n + 1 + per n +.
Vale il seguente risultato.
Teorema P
8.1. (Condizione necessaria alla convergenza)
e infinitesiSe la serie +
n=1 an converge allora la successione (an )nN `
ma.
Dim. Denotate con sn le somme parziali e con s la somma della serie, dalla
definizione abbiamo che sn s per n + e dunque che
lim an = lim sn sn1 = s s = 0.
n+
n+
n+1
X
k=1
ak
n
X
ak = s n ,
n N
k=1
217
e pi`
u in generale della serie armonica generalizzata
+
X
1
,
np
n=1
p>0
n=1
Dim. Osserviamo
innanzitutto che essendo f (x) 0 per ogni x 1, linteR +
grale improprio 1 f (x) dx risulter`a convergente o divergente ed in partiP
a anchessa
colare, essendo an 0 per ogni n N la serie +
n=1 an risulter`
convergente o divergente.
Dalla monotonia di f (x), per ogni k N, se k x k + 1 allora ak+1 =
f (k + 1) f (x) f (k) = ak e dunque
Z k+1
ak+1
f (x) dx ak
k
Dalladditivit`
a dellintegrale otteniamo allora che
Z n+1
n+1
n
X
X
ak a1 = a2 + a3 + ... + an+1
f (x) dx a1 + a2 + ... + an =
ak
k=1
k=1
R +
Dal precedente criterio, ricordando che lintegrale 1 x1p dx converge se
P
1
e solo se p > 1, otteniamo che la serie armonica generalizzata +
n=1 np
converge se e solo se p > 1.
Come per gli integrali impropri, per studiare il carattere di una serie
potremo utilizzare il seguente criterio
Teorema 8.3. (Criterio del confronto)
Siano (an )nN e (bn )nN successioni a termini non negativi tali che
an bn per ogni n N.
218
8. SERIE NUMERICHE
P
P
Se la serie +
bn converge allora anche la serie +
n=1
n=1 an converge.
P+
P+
Se la serie n=1 an diverge allora anche la serie n=1 bn diverge.
Dim. La dimostrazione `e immediata osservato che per ogni n N risulta
n
n
X
X
sn =
ak
bk = sn
k=1
k=1
La serie
1 + 2n 2 2
n=1
219
e n! cos n1
risulta
n
2
n
2
1 + 2n 2 = 2 (
n
1
1
1
2
+
1
1)
2
=
n
2n
2n+1
2 2 +1
mentre
1
e n! cos
1
1
1
1
1
1
1
1
=
+ o( ) + 2 + o( 2 ) = 2 + o( 2 ) 2
n
n!
n!
2n
n
2n
n
2n
ne segue che
1 + 2n 2 2
1
e n! cos n1
1 n +1
n2
2
22
=
2n
( 2)n
P+ n2
e la serie
e convergente. Difatti, per ogni p > 1, dalla
n=1 ( 2)n `
gerarchia degli infiniti si ha che
2
n
( 2)n
1
np
La serie
+
X
n=1
1
2n
1+
np+2
0
=
( 2)n
1
`e convergente. Difatti, per n +,
2n
1
1
1
1
1
1
1
= n n+1 + o( n ) = n+1 + o( n+1 ) n+1
n
2
2
2
2
2
2
2
P+ 1
e la serie geometrica n=1 2n `e convergente.
+
X
1
1
n(sin log(1 + )) `e divergente. Difatti, per n +,
La serie
n
n
n=1
dagli sviluppi di Taylor di sin x e log(1 + x) per x 0, si ha
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
sin log(1 + ) = + o( 2 ) + 2 + o( 2 ) = 2 + o( 2 ) 2
n
n
n
n
n n
n
n
n
n
P
+
quindi n(sin n1 log(1 + n1 )) n1 e la serie n=1 n1 `e divergente.
1
e 2n
1+
220
8. SERIE NUMERICHE
Dim. Se ` < 1, dal criterio del rapporto per successioni numeriche abbiamo
che esistono N, A > 0 e 0 < b < 1 tali che an Abn per ogni n . Dal
P
n
criterio del confronto per le serie, osservato che la serie geometrica +
n=1 b
converge, otteniamo che la serie data converge.
Se invece ` > 1, dal criterio del rapporto per successioni numeriche abbiamo che an + per n + e dunque, non essendo infinitesima dalla
condizione necessaria alla convergenza, segue che la serie diverge.
Ad esempio, la serie
+ n
X
2
n=1
n!
2n+1 n!
2
=
0
n
(n + 1)! 2
n+1
mentre la serie
+ n2
X
2
n=1
n!
diverge, infatti si ha
2
2(n+1) (n)!
22n+1
+.
=
(n + 1)! 2n2
n+1
Per ogni a > 1 e R la serie
n + si ha
+
X
n
n=1
(n+1)
an+1
n
an
an
(1 + n1 )
1
< 1.
a
a
Si ha inoltre
Teorema 8.5. (Criterio della radice)
Sia (an )nN una successione a termini non negativi tale che esiste
lim n an = `.
n+
P+
Allora, se ` < 1 la serie n=1 an converge mentre se ` > 1 la serie
P+
n=1 an diverge.
Dim. Se ` < 1, dalla definizione di limite, preso 0 < < 1 ` sia N
tale che n an > ` per ogni n . Allora, essendo ` > 1 avremo che
an > 1 per ogni n e la successione (an )nN non sar`a infinitesima. Per la
condizione necessaria alla convergenza, essendo la successione a termini non
negativi, la serie risulter`
a divergente.
Ad esempio, la serie
221
+ p
X
n
n
p
np
1
n n
< 1.
=
2n
2
2
n=1
Anche la serie
+
X
(2n)n
n=1
n2n
(2n)n
2
= 0 < 1.
2n
n
n
an+1
lim n an = lim
n+
n+ an
purch`e la successione a secondo membro risulti regolare.
Osserviamo che per la successione Ad esempio, considerata la successione an = log1 n risulta
r
log n
1
= lim
=1
lim n
n+
log n n+ log(n + 1)
e dunque sia il criterio del
che della radice non ci permettono
P rapporto
1
di concludere se la serie +
risulta
convergente. Osserviamo che
n=2 log n
la serie risulta divergente (confrontare con la serie armonica)
I precedenti criteri possono essere applicati solo a serie a termini non negativi, nel caso di serie a termini di segno qualunque potremo utilizzare
il seguente risultato.
Teorema P
8.7. (Convergenza assoluta) P
+
Se la serie +
n=1 |an | converge allora la serie
n=1 an converge.
Dim. Osservato che per ogni n N risulta
P 0 an + |an | 2|an |, dal criterio
del confronto otteniamo che la serie +
n=1 (an + |an |) converge. Ne segue
allora che la successione delle somme parziali
k
X
n=1
an =
k
X
(an + |an |)
n=1
k
X
|an |
n=1
P+
n=1 an
converge.
222
8. SERIE NUMERICHE
P
P+
Se la serie +
e detta assolutamente
n=1 |an | converge, la serie
n=1 an `
convergente. Il precedente risultato afferma allora che la convergenza
assoluta implica la convergenza.
Come applicazione notevole proviamo che la serie esponenziale
+ n
X
x
n=0
n!
223
da (i) abbiamo s2n s2n+1 = a2n+1 0. Si ottiene allora che la successione (sn )nN risulta convergente al limite ` = `p = `d e quindi che la serie
converge.
np
n+
+
X
( 1)n
+
X
n al variare di > 0.
n=0
224
8. SERIE NUMERICHE
+ n
X
al variare di R.
n
Controlliamo innanzitutto se converge assolutamente e dunque consiP+ ||n
deriamo la serie
n=1 n . Essendo la serie a termini non negativi
potremo applicare a tale serie il criterio della radice:
n=1
||
an = lim
= ||.
n+
n+ n n
(ak + bk ) =
k=1
+
X
k=1
ak +
+
X
bk .
k=1
Dim. Denotate
con sn , n e Sn le somme parziali delle serie
P
P+ rispettivamente
P+
+
k=1 ak ,
k=1 bk e
k=1 (ak + bk ), risulta
Sn = sn + n ,
n N
P+
k=1 (ak +
225
Teorema
(prodotto di serie)
P+ 8.10.
P+
Se k=0 ak e k=0 bk sono serie assolutamente convergenti rispettivamente alle somme a, b R, allora la serie prodotto (secondo Cauchy)
ck ,
dove ck =
k
X
an bkn
k N ,
(15)
n=0
k=0
ak
k=0
+
X
k=0
bk =
+
X
ck
k=0
1
2
n=0
+
X
n=0
n+1
=1
1 1 1 1 1 1 1 1
1
+ + + +
+ ...
2 3 4 5 6 7 8 9 10
(1)n
1
= +
n+1
2
1
4
1
6
1
8
1
+ ...
10
226
8. SERIE NUMERICHE
P
Teorema 8.12. Sia
n=1 an una serie convergente ma non assolutamente
convergente.
Allora
per ogni R esiste un suo riordinamento
P
n convergente alla somma .
n=1 a
4. ESERCIZI
227
4. Esercizi
Determinare il carattere delle seguenti serie numeriche.
+ p
X
1.
( n2 + 1 n)3 [converge]
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
n=0
+
X
n=1
+
X
n=0
+
X
n=1
+
X
n=0
+
X
n=0
+
X
n=1
+
X
n=1
+
X
n4
2n + 1
+ 2n2 + 7
n3 en
[converge]
log n
2n
[converge]
esin n
n3 + 2
[converge]
log(1 +
3n
1
2n )
nn
2n n!
[converge]
n=1
+
X
en
(2n)!
n=1
2
+
X
1 n
15.
1
n
14.
16.
[diverge]
17.
[converge]
18.
[converge]
3n!
n=1
+
X
cos(en )
n2
13.
n=1
+
X
[converge]
[converge]
p
1 + 2n 1) [conver-
ge]
[diverge]
nn
10.
[converge]
n=2
+
X
n=0
n+3
log(
)
n+1
n=0
+
X
11.
[converge]
+
X
n n
12.
n3 3n
(2n)!
(n!)2
[diverge]
+
X
n=1
+
X
n=1
en
q
1+
2
n
[converge]
[conver-
ge]
+ 1
X
e n cos( 31n )
19.
[diverge]
1
tan
n!
n=1
+
1
X
20.
(1)n 3 n 1 [convern=1
ge]
log(n + 1)
3
n!
n=0
[converge]
+
X
log(1 + n )
n=1
+
X
n=1
+
X
n!
[ > 0]
log(1 + n) log n
[ > 0]
n
3.
n + n
n=1
[ > 2]
4.
5.
6.
+ e n cos 1
X
n
sin
n=1
+
X
1
n
[ = 12 ]
n (log(1 + n1 ) n1 )[ < 1]
n=1
+
X
n=1
sin 21n
n2 + n n
[ > 0]
228
7.
8.
8. SERIE NUMERICHE
+
X
1
3n
n=0
+
X
n=1
n
n2 2n
[ > 0]
[ 2]
+ n
X
n2
2
n=1
+
X
n!
10.
n2
n=1
9.
[ > 0]
[ > 1]
CAPITOLO 9
Serie di potenze
xn = 1 + x + x2 + ... + xk + ...
n=0
Da quanto visto, tale serie converge (assolutamente) per |x| < 1 e non
converge per |x| 1. Inoltre, per ogni |x| < 1 risulta
+
X
xn =
n=0
1
1x
n=0
230
9. SERIE DI POTENZE
Esempi
+ n
X
x
x 6= 0 risulta
(
+
lim n!xn =
n+
6
se x > 0
se x < 0
n
2
2
n=0
+
X
y n . Tale serie converge per |y| < 1 e non converge per |y| 1.
n=0
Quindi, tornando alla variabile iniziale otteniamo che la serie data converge per |x| < 2 e non converge per |x| 2. Linsieme di convergenza
`e allora lintervallo I = (2, 2).
Negli esempi precedenti, linsieme di convergenza `e sempre un intervallo, al pi`
u ridotto ad un unico punto (il centro della serie) o coincidente
con R. Nei prossimi risultati proveremo che la propriet`a `e vera in
generale per ogni serie di potenze.
1. Insieme di convergenza di una serie di potenze
Nel seguito ci limiteremo a considerare serie di potenze della forma
+
X
an x n
(17)
n=0
231
|xn |
|x|
= |an rn |( )n M bn
n
|r |
|r|
P+ n
e serie geometrica di ragione b [0, 1),
dove b = |x|
n=0 b `
|r| . La serie
essendo |x| < |r|, quindi convergente. Dal criterio del confronto per serie
P
n
numeriche a termini non negativi deduciamo allora che la serie +
n=0 an x
converge (assolutamente) per ogni x (|r|, |r|).
+
X
an rn converge}
n=0
+
X
an rn converge}
n=0
232
9. SERIE DI POTENZE
(iii) Sia x R con |x| < . Dalla definizione del raggio di convergenza,
P
n
avremo che esiste |r| A con |x| < |r|. Poich`e +
n=0 an r converge, dal
Teorema di convergenza sugli intervalli avremo allora che la serie converge
(assolutamente) in x. Infine, sia x R con |x| > . Dalla definizione del
raggio di convergenza, avremo allora che |x| 6 A e quindi che la serie non
converge in x.
+
X
n=0
+ se ` = 0
= 1/`
se ` (0, +)
0
se ` = +
233
Dim. Per x 6= 0 si ha
an+1 xn+1
= `|x|
lim
n+
an xn
Se ` = 0 allora, dal criterio del rapporto la serie converge (assolutamente)
per ogni x R e dunque = +.
Se ` = + allora la serie non converge assolutamente in ogni x 6= 0 e quindi,
dal Teorema di convergenza sugli intervalli, non converge in alcun x 6= 0.
Quindi = 0.
Se ` (0, +), dal criterio del rapporto la serie converge assolutamente per
`|x| < 1, ovvero per |x| < 1/`, e non converge assolutamente per `|x| > 1,
ovvero per |x| > 1/`. Dal Teorema sulla convergenza sugli intervalli ne
deduciamo che in questo caso = 1/`.
+
X
xn
Ad esempio, data la serie
risulta
3n n
n=1
lim |
n+
an+1
3n n
1
| = lim n+1
=
n+ 3
an
(n + 1)
3
n+
1
an+1
1
(n + 1)! nn
= lim
=
| = lim
1
n+1
n
n+ (n + 1)
n+ (1 + )
an
n!
e
n
234
9. SERIE DI POTENZE
+ se ` = 0
= 1/`
se ` (0, +)
0
se ` = +
+
X
xn
Ad esempio, data la serie
risulta
3n2
n=0
1
=0
3n
quindi, dal precedente teorema, la serie ha raggio di convergenza =
+ e dunque linsieme di convergenza `e R.
lim
n+
p
n
|an | = lim
n+
an (x x0 )n .
n=0
n+
an+1
n2n
1
| = lim
=
n+1
n+ (n + 1)2
an
2
235
+
X
an x n ,
x (, )
n0
nan x
n1
n=1
+
X
an n+1
x
n+1
n=0
+
X
an x n ,
x (, ).
n0
Allora
P
n1
(i) S(x) `e derivabile in (, ), la serie derivata +
n=1 nan x
ha raggio di convergenza e somma S 0 (x):
S 0 (x) =
+
X
nan xn1 ,
x (, ).
n=1
P
(ii) S(x) `e integrabile in (, ), la serie integrata +
n=0
Rx
ha raggio di convergenza e somma 0 S(t) dt:
Z x
+
X
an n+1
S(t)dt =
x , x (, ).
n
+
1
0
n=0
an n+1
x
n+1
P
n1 ha
Dim. (i) Proviamo innanzitutto che la serie derivata
n=1 nan x
0
raggio di convergenza . Infatti, sia il suo raggio di convergenza. Se
236
9. SERIE DI POTENZE
n=1 |nan x
n1 |
n=0
n=0
n=0
X
X
X xn xn
S(x) S(x0 )
1
0
= lim
(
an xn
an xn0 ) = lim
an
k+ x x0
k+
x x0
x x0
Dalla formula di Taylor di ordine 1 con resto di Lagrange applicato alla
potenza xn , per ogni n N abbiamo che esiste n compreso tra x e x0 tale
che
n(n 1) n2
xn = xn0 + nxn1
(x x0 ) +
n (x x0 )2
0
2
dunque
k
n=0
n=0
X
X n(n 1)
S(x) S(x0 )
= lim
nan x0n1 + (x x0 )
an nn2
k+
x x0
2
Per ogni n N si ha che n risulta compreso tra x e x0 e quindi che |n | r =
P
n(n1)
max{|x|, |x0 |} < . Poich`e la serie +
an rn2 risulta convergente
n=0
2
P+ n(n1)
(difatti, per quanto sopra provato, la serie
an xn2 `e serie di
n=0
2
potenze di raggio di convergenza ), dal criterio del confronto deduciamo
237
P
n(n1)
che la serie +
an nn2 converge ad una somma che denotiamo con
n=0
2
P
n1
s0 . Infine, essendo per definizione +
= D(x0 ) otteniamo
n=0 nan x0
S(x) S(x0 )
= D(x0 ) + s0 (x x0 )
x x0
e dunque che
S(x) S(x0 )
= D(x0 )
xx0
x x0
P
n e la serie derivata
(ii) Da (i) `e sufficiente osservare che la serie +
n=0 an x `
P+ an n+1
della serie n=0 n+1 x
e dunque, detta P (x) la sua somma risulta
S 0 (x0 ) = lim
P 0 (x) = S(x).
Dal Teorema fondamentale del calcolo integrale e dalla caratterizzazione
delle primitive si ottiene allora
Z x
Z x
S(t) dt =
S(t) dt.
P (x) = P (0) +
0
P+
nxn1 =
n=1
1
,
(1 x)2
P
Analogalmente, la serie integrata +
n=0
Rx
1 e somma 0 S(t)dt = log(1 x):
|x| < 1.
xn+1
n+1
+
X
xn+1
= log(1 x),
n+1
n=0
ha raggio di convergenza
|x| < 1.
+
X
n0
an x n ,
x (, ).
238
9. SERIE DI POTENZE
(k)
(x) =
+
X
n=k
+
X
n=k
x (, ).
+
X
S (n) (0)
n=0
n!
xn ,
S (k) (0)
e dunque vale
k!
x (, ).
+
X
S (n) (x0 )
n=0
n!
xn ,
x (x0 , x0 + ).
3. Serie di Taylor
Data una funzione f (x) derivabile infinite volte in (a, b), per ogni x0
(a, b) `e lecito considerarne la serie di Taylor con centro x0 definita come
+ (n)
X
f (x0 )
n=0
n!
(x x0 )n .
3. SERIE DI TAYLOR
239
n!
xn = 0,
x R.
|f (n) (x)| M Ln
x (a, b), n N,
+ (n)
X
f (x0 )
n=0
n!
(x x0 )n ,
x (a, b).
k
X
f (n) (x0 )
n=0
n!
(x x0 )n
f (k+1) ()
(x x0 )k+1
(k + 1)!
M Lk+1
|x x0 |k+1
(k + 1)!
e dunque, dalla gerarchia degli infiniti, che Rk (x) 0 per ogni x (a, b).
Le funzioni ex , sin x, cos x, sinh x e cosh x verificano le ipotesi del precedente Teorema e risultano quindi sviluppabili in serie di Taylor nel
loro dominio. Elenchiamo di seguito gli sviluppi di Taylor centrati in
x0 = 0 di tali funzioni:
ex =
+ n
X
x
n=0
n!
, x R (serie esponenziale)
240
9. SERIE DI POTENZE
+
X
(1)n 2n+1
x
,xR
sin x =
(2n + 1)!
n=0
cos x =
+
X
(1)n
(2n)!
n=0
sinh x =
+
X
n=0
cos x =
+
X
n=0
x2n , x R
1
x2n+1 , x R
(2n + 1)!
1 2n
x ,xR
(2n)!
Riguardo alla funzione logaritmica log x, abbiamo che per ogni |x| < 1
risulta
X
xn
log(1 + x) =
(1)n+1
n
k=0
Infatti, ricordando che
+
X
1
xk
=
1 x k=0
|x| < 1,
X
1
=
(1)n xn ,
1 + x n=0
|x| < 1,
X
1
=
(1)n x2n
D(arctan x) =
1 + x2
n=0
|x| < 1,
3. SERIE DI TAYLOR
241
(1 + x) =
x , (serie binomiale)
n
n=0
dove
( 1)( 2)...( n + 1)
=
n
n!
Infatti, dal criterio del rapporto si pu`o provare che la serie a secondo
membro ha raggio di convergenza = 1 e dunque che la serie converge
(assolutamente) per |x| < 1 mentre non converge per |x| > 1. Per
provare che la serie converge a (1 + x) , detta S(x) la somma della
serie, per |x| < 1 dal Teorema di derivazione otteniamo
+
X
n1 X
0
S (x) =
n
x
=
(m + 1)
xm
n
m
+
1
n=1
m=0
da cui, osservato che
(n + 1)
+n
=
n+1
n
n
otteniamo
+
X
X
n
n
n
x
(n + 1)
x +
(1 + x)S (x) =
n
n
+
1
n=1
n=0
+
X
X
n
n
((n + 1)
+n
)x =
x = S(x).
=
n
n
n
n=0
n=1
0
Ne segue che
S 0 (x)
=
S(x)
1+x
ed integrando ambo i membri, essendo S(0) = 1, risulta
Z x 0
Z x
S (t)
log(S(x)) =
dt =
dt = log(1 + x)
0 S(t)
0 1+t
e dunque S(x) = (1 + x) .
Come applicazione dei precedenti sviluppi notevoli e del Teorema di
derivazione ed integrazione di serie di potenze, vediamo di determinare
lo sviluppo in serie di potenze di una data funzione derivabile infinite
volte.
242
9. SERIE DI POTENZE
Esempi
Sviluppare in serie di potenze centrata in x0 = 0 la funzione f (x) =
x log(1 + x). Per quanto ottenuto sopra risulta
+
X
xn+1
log(1 + x) =
(1)
,
n+1
n=0
n
|x| < 1
da cui
+
+
n+2
m
X
X
n x
m x
x log(1 + x) =
(1)
=
(1)
, |x| < 1
n + 1 m=2
m1
n=0
P
m xm
Si osservi che la serie +
n=0 (1) m1 ha raggio di convergenza pari a
1 e dunque lo sviluppo vale per |x| < 1. Si ha inoltre che per il criterio
di Leibniz la serie converge per x = 1 e si pu`o provare che la somma `e
f (2) = log 2 = limx1 x log(1 + x). Ne segue che lo sviluppo precedente
vale per ogni x (1, 1].
X
1
(1)n y n ,
=
1+y
n=0
|y| < 1
n(1)n y n1 ,
=
(1 + y)2
n=1
|y| < 1
e
+
X
2
=
n(n 1)(1)n y n2 ,
(1 + y)3
n=2
|y| < 1
2
1X
=
n(n 1)(1)n 2n xn2 ,
(1 + 2x)3
4 n=2
|x| <
1
2
da cui
+
x
1X
f (x) =
=
n(n 1)(1)n 2n xn1
(1 + 2x)3
8 n=2
+
1X
=
(m + 1)m(1)m+1 2m xm ,
4 m=1
1
|x| < .
2
3. SERIE DI TAYLOR
243
sin x =
e dunque
=x+
n=1
+
X
(1)n
n=1
1
1
)x2n+1
(2n + 1)! (2n 1)!
1 2n 4n2 2n+1
x
(2n + 1)!
+ n
X
5
n=0
n!
xn .
Ricordando che
y
e =
+ n
X
y
n=0
n!
x R,
ponendo y = 5x otteniamo
S(x) =
+ n
X
5
n=0
n!
xn = e5x ,
xR
X
1
=
xn ,
1 x n=0
|x| < 1,
+
X
xn
.
n
+
1
n=0
244
9. SERIE DI POTENZE
|x| < 1
n=1
xn
.
n(n + 1)
Dallo sviluppo
+
X
1
xn ,
=
1 x n=0
|x| < 1
|x| < 1
e
+
X
+
X
xm+1
xm
(1 x) log(1 x) + x =
=x
,
m(m + 1)
m(m + 1)
m=1
m=1
|x| < 1
+
X
1x
xm+1
=
log(1 x) + 1
m(m + 1)
x
m=1
mentre S(0) = 0.
+
X
n
Determinare la somma della serie numerica
.
2n
n=0 P
+
n
Determiniamo innanzitutto la somma della serie
n=0 nx . A tale
scopo osserviamo che derivando la serie
+
X
1
=
xn ,
1 x n=0
|x| < 1
otteniamo
+
X
1
1X n
n1
=
nx
=
nx ,
(1 x)2
x
n=1
n=0
|x| < 1, x 6= 0,
3. SERIE DI TAYLOR
da cui
245
X
x
=
nxn ,
2
(1 x)
n=0
Per x =
1
2
|x| < 1.
risulta allora
+
1
X
n
2
=
1 2 = 2.
n
2
)
(1
2
n=0
+
X
(n + 1)2
en
n=0 P
2 n
Determiniamo a tale scopo la somma della serie +
n=0 (n + 1) x . A
tale scopo osserviamo che procedendo come nel precedente esempio
abbiamo
+
X
x
=
nxn , |x| < 1.
2
(1 x)
n=0
Derivando otteniamo
+
+
X
X
1+x
2 n1
(m + 1)2 xm ,
n
x
=
=
(1 x)3
m=0
n=1
e ponendo x =
1
e
|x| < 1
concludiamo
+
X
(n + 1)2
en
n=0
1 + 1e
e(e + 1)
.
1 3 =
(e 1)3
(1 e )
+ 2
X
n 2
n=0
2n
P
2
Vediamo innanzitutto di determinare la somma della serie +
n=0 (n
2)xn . Osservato che il raggio di convergenza della serie `e = 1, per
ogni |x| < 1 abbiamo
+
X
(n 2)x =
n=0
+
X
2 n
n x 2
n=0
+
X
xn =
n=0
2
x(1 + x)
2
3
(1 x)
1x
x + 5x 2
,
(1 x)3
dove, per calcolare
la somma della prima serie abbiamo derivato due
P
1
n
volte la serie +
x
= 1x
ottenendo
n=0
=
+
X
n=0
nxn =
x
(1 x)2
246
9. SERIE DI POTENZE
da cui
+
X
n 2 xn =
n=0
Posto x =
1
2
x(1 + x)
.
(1 x)3
2n
= 2.
4. ESERCIZI
247
4. Esercizi
Determinare linsieme di convergenza delle seguenti serie di potenze.
X
2n n
1.
x
3n2
n=0
+
X
n+1 n
2.
x
2n
n=0
X
en
3.
xn
n3 + 1
4.
5.
n=0
+
X
n=1
+
X
n=1
R
(2, 2)
[ 1e , 1e ]
3n n
x
3
n
[ 13 , 13 )
6.
7.
8.
9.
2n n
x
n2
{0}
10.
+
X
xn
log n
n=0
+
X
n=0
+
X
n=0
+
X
n=0
+
X
sin n1 n
x
n
[1, 1)
[1, 1]
xn
nn log n
n2 n
x
nn
xn
2 n
n=0
[1, 1]*
1. f (x) = x sinh x
2x
2. f (x) = ex
3. f (x) = (1 + x) log(1 + x)
+ 2n
X
x
n=0
+
X
n!
(1)n
n=0
+
X
n=0
+
X
[ex ]
x4n
(2n + 1)!
)
[ sin(x
]
x2
xn
x 1
[e
(n + 1)!
(1)n nxn
x
[ (1+x)
2]
n=1
5.
6.
7.
8.
+
X
n(n 1)x2n
n=2
+
X
(1)n n2 xn
n=1
+
X
(n + 3)xn
n=0
+
X
n(n + 2)xn
2x
[ (1x
2 )3 ]
[ x(x1)
]
(1+x)3
32x
[ (1x)
2]
[ x(3x)
]
(1x)3
n=1
P+
n=0 2
248
9. SERIE DI POTENZE
+
X
n=0
+
X
n=0
+
X
n=0
1
[2( e 1)]
2n (n + 1)!
4.
1
n
2 n(n + 1)
5.
[1 log 2]
1
[2 arctan 21 ]
n
4 (2n + 1)
6.
+
X
n=0
+
X
n=1
+
X
n=0
(1)n
2n+1
(2n)!
[]
n2
2n
[6]
1 + n2
3n
[3]
CAPITOLO 10
Serie di Fourier
Sia f (x) funzione definita in R, periodica di periodo 2 ed integrabile
(secondo Riemann) in [, ], vedremo pi`
u avanti come passare al caso
generale di periodo T > 0 tramite dilatazioni. Diremo coefficienti di
Fourier di f (x) i numeri reali cos` definiti
Z
1
f (x) dx,
a0 =
Z
1
f (x) cos(kx) dx,
ak =
Z
1
bk =
f (x) sin(kx) dx,
dove k N. Si osservi che i coefficienti di Fourier di f (x) risultano ben
definiti. Infatti essendo f (x) periodica di periodo 2 e integrabile su
[, ] allora per ogni funzione g(x) continua in R, la funzione f (x)g(x)
risulta anchessa integrabile su [, ].
Si dice invece serie di Fourier di f (x) la serie di funzioni
a0 X
ak cos(kx) + bk sin(kx),
+
2
k=1
x [, ].
1. Diseguaglianza di Bessel
Sia f (x) funzione periodica di periodo 2 e integrabile su [, ].
Considerata la somma parziale n-esima della serie di Fourier
n
sn (x) =
a0 X
+
ak cos(kx) + bk sin(kx),
2
k=1
x [, ],
250
a20 X 2
1
+
(ak + b2k )
2
k=1
f (x)2 dx,
n N.
a20 X 2
1
+
(ak + b2k )
2
k=1
f (x)2 dx.
(19)
P
2
Dalla diseguaglianza di Bessel in particolare si ha che la serie
k=1 (ak +
b2k ) risulta convergente e quindi, dalla condizione necessaria alla convergenza di una serie, che le successioni (ak )kN e (bk )kN risultano infinitesime. Il risultato `e noto (sotto ipotesi in realt`a meno restrittive)
come Lemma di Riemann-Lebesgue
Teorema 10.1. (Lemma di Riemann-Lebesgue)
Sia f (x) funzione periodica di periodo 2 e integrabile su [, ] allora
Z
lim
k+
k+
f (x) sin(kx) dx = 0.
(20)
Z
Z
1
2
2
|f (x) sn (x)| dx =
f (x) dx
f (x)sn (x) dx
Z
1
+
sn (x)2 dx.
(21)
Z
n
2X
f (x) dx +
ak
f (x) cos(kx) dx
k=1
Z
n
2X
+
bk
f (x) sin(kx) dx
a0
f (x)sn (x) dx =
= a20 +
k=1
n
X
k=1
n
X
a2k + b2k = a20 + 2
a2k + b2k
k=1
251
Il primo integrale nella precedente identit`a risulta nullo mentre per calcolare
gli ultimi integrali si possono utilizzare le Formule di Werner* da cui risulta
Z
cos(kx) sin(jx) dx = 0
mentre
Z
(
0
sin(kx) sin(jx) dx =
cos(kx) cos(jx) dx =
se k 6= j,
se k = j.
sn (x)2 dx =
a20 X 2
+
ak + b2k ,
2
k=1
1
2 (cos(k
252
1
+ cos(x) + cos(2x) + . . . + cos(nx),
2
x R, n N.
Nuclei di Dirichlet D1 , D2 e D3
Infatti, ricordando la definizione dei coefficienti di Fourier di f (x) (che
denotiamo ancora a0 , ak , bk ) otteniamo
sn (x) =
=
=
=
n
a0 X
+
(ak cos(kx) + bk sin(kx))
2
k=1
"
#
Z
n
1
1 X
f (y)
+
(cos(ky) cos(kx) + sin(ky) sin(kx)) dy
2
k=1
"
#
Z
n
X
1
1
f (y)
+
cos(k(y x)) dy
2
k=1
Z
1
f (y)Dn (y x) dy
253
Dn (x) = .
Dn (x) =
(23)
2
0
Inoltre
sin((n + 12 )x)
2 sin( x )
2
Dn (x) =
n + 1
2
se x [, ] \ {0},
(24)
se x = 0.
Dn (x) dx =
+
cos(kx) dx = +
= .
2
k
2
0
0 2
0
k=1
k=1
Si osservi infine che dalla formula di addizione otteniamo che per ogni k
{1, . . . , n} risulta
1
x
1
sin((k + )x) sin((k )x) = 2 cos(kx) sin( ).
2
2
2
Sommando tale uguaglianza per k = 1, . . . , n otteniamo che se x 6= 0 allora
Dn (x) =
n
n
X
1
1 X
1
1
1
cos(kx) = +
+
sin((k + )x) sin((k )x)]
[
2
2 2 sin( x2 )
2
2
k=1
k=1
sin((n + 12 )x)
1
1
1
1
+
[sin((n
+
)x)
sin((
)x)]
=
.
2 2 sin( x2 )
2
2
2 sin( x2 )
a0 X
+
ak cos(kx) + bk sin(kx).
f (x) =
2
k=1
254
( f (x+t)f (x)
g(t) =
sin
t
2
se t 6= 0
0
se t = 0
dalla condizione (25) ed essendo f integrabile in [, ], otteniamo che
risulta tale anche g. Allora, poich`e
Z
2n + 1
1
g(t) sin(
t) dt,
sn (x) f (x) =
2
2
dal Lemma di Riemann-Lebesgue, segue la tesi.
In modo analogo a quanto provato nel precedente teorema si pu`o provare che data f (x) funzione periodica di periodo 2 ed integrabile in
[.], se per x (, ) esiste > 0 percui risulta verificata la
condizione del Dini:
Z
Z 0
f (x + t) f (x+ )
f (x t) f (x )
|
|
| dt < + e
| dt < +
t
t
0
f (x+ ) + f (x )
a0
ak cos(kx) + bk sin(kx) =
+
.
2
2
k=1
Osserviamo inoltre che lipotesi di continuit`a non `e sufficiente per provare la convergenza puntuale della serie di Fourier* avremo invece che
la condizione (25) risulta verificata in x se la funzione risulta di classe
C 1 a tratti nel seguente senso.
Si dice che f (x) `e C 1 a tratti su (a, b) se esiste una partizione x0 =
a < x1 < . . . < xn = b per la quale risulti che f (x) `e derivabile con
0
derivata continua su (xi1 , xi ) ed esistono finite f 0 (x+
i1 ), f (xi ) per
ogni i = 1, ..., n. Se f (x) `e definita in R e risulta C 1 a tratti su ogni
intervallo (a, b) R diremo che lo `e su R. Notiamo che se f (x) `e C 1 a
tratti su (a, b) allora `e integrabile su ogni intervallo [x0 , x1 ] (a, b).
* Si pu`
o provare che se f `e funzione continua allora la successione dei polinomi di
Fejer, ottenuti come media aritmetica dei polinomi di Fourier di f , risulta ovunque
convergente ad f .
255
+
4
4 X cos(2k + 1)x
cos(2k + 1)x =
(2k + 1)2
k=0 (2k + 1)2
4X
1
f (0) = =
2
k=0 (2k + 1)2
e dunque che
+
X
k=0
1
2
=
.
(2k + 1)2
8
256
(
=
2
f (x) cos(kx) dx =
2 2
3
(1)k k42
x2 cos(kx) dx
se k = 0
se k 1
-2
e dunque che
+
X
1
2
=
.
2
k
6
k=1
257
+
X
2
(1)k
+4
3
k2
k=1
+
X
(1)k
k=1
k2
2
.
12
+
4 X sin((2k 1)x)
4
sin((2k 1)x) =
(2k 1)
k=1
2k 1
+
4 X sin((2k 1)x)
= 1 x (, 0)
k=1
2k 1
se x (0, )
1
f(x) = 1 se x (, 0)
0
se x = 0 e x =
258
f (x+
0 ) + f (x0 )
f(x0 ) =
.
2
1
-
-1
(2k + 1)
, kZ
2n
Si pu`o provare che nel punto di massimo pi`
u prossimo alla discontinuit`a
2 sin x
lim f2n1 ( ) =
dx ' 1, 18
n+
2n
0
x
Si presenta quindi un fenomeno di sovraoscillazione (detto fenomeno
di Gibbs) nellintorno della discontinuit`a di f (x).
259
Indice analitico
262
INDICE ANALITICO
funzioni asintotiche, 83
Identit
a di Gauss, 22
insieme di convergenza, 229
insieme superiormente e
inferiormente limitato, 16
integrale
definito, 169
di Riemann, 164
improprio, 191, 192, 199
indefinito, 172
superiore e inferiore, 164
intervallo, 14
Leggi di cancellazione, 67
Lemma di Riemann-Lebesgue, 250
maggiorante e minorante, 15
massimo e minimo, 16
nucleo di Dirichlet, 252
numero di Nepero, 41
ordine
di infinitesimo, 88
di infinito, 91
parte reale e immaginaria, 24
parte intera, 20
partizione, 163
primitiva, 171
Principio di induzione, 21
Propriet`
a Archimedea, 19
punto
a tangente verticale, 117
angoloso, 116
critico o stazionario, 124
di discontinuit`
a
di prima specie, 100
di seconda specie, 100
eliminabile, 100
raggio di convergenza, 231
Regola di integrazione
per parti, 175, 186
per sostituzione, 176, 186
retta tangente, 114
riordinamento di una serie, 225
serie
armonica generalizzata, 217
binomiale, 241
derivata e integrata, 235
di Fourier, 249
dellonda quadra, 257
dellonda triangolare, 255
di potenze, 229
di Taylor, 238
esponenziale, 222, 239
geometrica, 215
numerica, 215
prodotto, 225
somma di una serie, 215
somma integrale superiore e
inferiore, 163
somma parziale o ridotta, 215
successione, 29
monotona, 40
successioni asintotiche, 52
Teorema
dei valori intermedi
primo, 104
secondo, 104
terzo, 107
del confronto tra limiti, 37, 39, 77
del differenziale, 119
della media integrale, 170
della permanenza del segno, 37, 77
di Abel, 231
di Bolzano-Weierstrass, 55
di caratterizzazione delle funzioni
costanti, 126
di caratterizzazione delle
primitive, 171
di caratterizzazione sequenziale
del limite, 73
di Cauchy, 140
di convergenza puntuale della serie
di Fourier, 253
di De LHopital, 140
di derivazione della funzione
composta, 121
di derivazione delle funzione
inversa, 122
di derivazione ed integrazione delle
serie di potenze, 235
di esistenza degli zeri, 101
di Fermat, 124
di Heine-Cantor, 109
INDICE ANALITICO
di integrabilit`
a
delle funzioni continue, 167
delle funzioni monotone, 166
di Lagrange, 125
di regolarit`
a delle successioni
monotone, 41
di Rolle, 125
di sviluppabilit`
a in serie di Taylor,
239
di Weierstrass, 105
fondamentale del calcolo integrale,
170
Metodo del rapporto o di
DAlembert, 232
Metodo della radice o di
Cauchy-Hadamard, 234
sul limite delle funzioni monotone,
78, 82
sul limite di funzioni composte, 76
sul raggio di convergenza, 231
sullinvertibilit`
a delle funzioni
continue, 108
sulla continuit`
a
della funzione composta, 98
della funzione integrale, 169
della funzione inversa, 108
delle funzioni derivabili, 118
delle funzioni monotone, 107
sulla convergenza assoluta
di un integrale improprio, 194
263