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Ernesto de Martino
di Clara Gallini
It ?ft VLY7
rLq4
6)
Bollati Boringhieri
vDgv%'b9o\
Indice
;; ."dtit.-.;-dei
II'
86
VT
Introduzi.one,
di
Clata Gallini
Prefazione
Inroduzione
r5
presenza malata, z5
di
valori, 36 4'La
me'liattice
ptotettiva
tecnica
come
S.Lavitareligiosa
risi del cordoglio, 4z 5. Di atune teorie psicologiche del cordoglio, 48
55
z.
Il
f;Af\l"ft\JAL"l:
jiillr/:: {lii"llrrlil:
i rnv. tcrn
L1lli1,i!liL /i )ttt{|\lY
68
e
'jJ
etog?irica,- 55
3. stato attuale del lamento {une-
del Pianto, 78
tetto mediatore
e ritorno irrela2
rNDrcE
-roo
3.
Introduzionet'
r. Lapresenzaritualedelpianto,
Clara Gallini
ro4 z. Ebetudinestupofosa, planctasiffero8 3, La conquista del discorso protetto: la periodi zzazione el planctas in ritornelli emotivi stereotipi, r 15 4. L^
.orqrrir
r3o
r38
jo 4.I
t.
zo 7.
Grandezza
r. [Jn uotto
uestito di gri,gio
concoffendo
in utto una vitalissima ripresa di studi che stanno
Ernesto
ullu ri.omposizione storico-critica della complessa fpy*{i
d. il;iti", di certo uno dei maggiori intellettuali del Novecento
a questo
italiano. La presente Introduzine intende contribuire
lavoro.
come modello,
in Grecia e aRoma,
rosa, 298
308
Epilogo
32r
Aggiunte
r. I ritotnelli
33r
377
Bibliosrdfia
to il vincitote della
iamo dalle cronache
ana)>, con la tv e la
orchesffa del maestro Martolini,
belle donne
con Fiorella Boni e i Rio Rita... Nell'atrio del Royal,
un camiRepaci
Leonida
sorrisi,
;;;;;e sfoggiano smaglianti
caprese>>
pb'
<<alla
un
etnico,
.i.i- i""co boiato al coio, stile
* Ringtazio Vittotia de Palma
di accedere agli archivi de Martino
tivamente laocumentazione dell'
nel 1958 a Morte
i;;;;;f*ito
IX
CLARA GALLINI
e di uasgressivit di
O" mugico, segnale di impegno.politico
i in terital e gabatdicostumi con*astivi;ll";;i"-?.ff*r.t
ne>... Che la scena, lue:tt,:cen?'.
qYeY
sulla morte seppure altrut, dl
i"
INTRODUZIONE
z. La Prim receuone
-ottdo
osservto che
il
trasgressore sia
citazione.
In quegli anni,la vi
delle cronache che ne
zio in inteti Paginoni
varie tendenze Politiche - e
schieramenti ideologici - co
nate di Morte e Piunto rituale, Pr
ste all'autote, che nonbanalizz
afLatto
vita, in
Aldo S
in presenza
si ffasforma
Appena evocat-o, lo spettro dello iettatore
patla aivivi' e per i vivi)> consciamanica: * un iiUi'o che davvero
cluder 1'articolista
del premio
Del libto si coglie f interrog
posto dal brano eiFtmrnenti
ttirio di Motte e Pia'nto rituale:
La domanda fa a sfondo ad
il lettore attraverso tutte
lica indirizz t^ a;qqvnto
XI
CLARA GALLINI
sieme ad essi
i vivi,
rNrRoDuzIoNE
>>
Procedono concretamente
minuziasi disPiega nella Prima
ne
1,
zi
Paiono Pur
di interio-
iano domi-
Lepremesse,di*r:iff'm:*:*'liidl,li1'.::'.",1ij":'1;'
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di op.rar-t,rl
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i"r ziatii a e il
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rianto
per
'olte
psicologico,
piano
Sul
ficati.
-sembrano
tenza eUblitr incommensurabili ri
vissute in Pi moderni contesti' S
rare come <Atlantidi sommerse)>
che rinvia a orizzontidi significat
t simbolica del lamento funebre c
sua nuova concezlone
bossentemente efosa dal cristianesimo, con la
cale' in ogni tempo e
illlu;Jitu ot... Ma non i
mPromissori ne Punebte messo laParola
dei possibili titoli
uno
stato
era
o
marginalizzazione'
imo della
sostenere I'immagine positiva
insomma
sembrerebbe
L'autore
sua ruggiunta
di una modernit priva di ombre e fantasmi, nella
,ol.r, Le esorcismo contfo la morte, che
i in ltalia>
artenzione
lotto, sugli
sua
;e>>, al termin-e della
tra le
suggerisce una compatazoe
recensione, E-iliot'vadio
e <<i
lucani
ti tot'tudini
tematiche .'nt""l ;'i;";i?i"'uti
crisi
una
ltura durante
sosni di w analizzan
si del cordoglio di un
dei cordoglio>' Ma
ona cultura - rimane
soggetto di tal gen'
bbe quanto meno prosospesa in un vuoto
,x'H11,l:'::i3
blematizzato'' .
I
che nella sua entusiaDiversa la Posizi
:"^'^;;,'
stica recensione
'
l'unica strada Petco
alla ProsPetttr' ,a di un
Morn
di
ad esordio
altro-mododi sentire'
superamento della
proprlo
coscienza moderna' consiste
anch'esso Ut" p'tn te alla
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lTrannelaconclusione'lcontenutodellarecensionediSetvadiorispondeaitemiche
nel fondo
r"*".u ui"ii"i; ,^'^ i,.si onset'a
'
de Mattino gu r'"
Servadio (Roma)
i"i.i]'j,,.,i,
'',
XIII
CLARA GALLINI
INTRODUZIONE
XII
;;;;"1;i,
borghese'
--Gt
1:- ,^ .
_ scrive citati- <<uno studio in cui si
inaga la sittazione-limite fra I'uomo
quas
e I'indistinto; la vitalit pura>>' E,
non
1
a
Mattino avrebbe esplorato di
ilrnondo
magi.co
luisce u
entesimo secolo, che <ha rappresto dramma>>' Ma questo - Pro-
ra i Pochissimi,
questione
sulla
Per de Mar
Citati
entativo'
'oggi non sembra del tutto Pactconde, alle volte'
la suPerficie col-
a differe
zonasempre
*^
'i'*;i;;t
la si mima, fino aI Parosslsmo'
'i
xv
CLARA GALLINI
XIV
diazione simbolica. Che appunto qui ci fosse un nodo duro da risolvere era uno dei compiti teorici che I'autore d Morte e pianto rituale
INTRODUZIONE
doc.rm.ntario di cui si
del forte investimento
ncentrano i risultati di una mole
se
stesso.
Come si vede, di mateta messa al fuoco ce ne fu molta. E I'ampia e non banale risoanza mediatica di cui Morte e pianto rituale
godette in quei giorni aveva innescato un dibattito, o comunque
l'inizio di una riflessione, che avrebbe potuto incidere anche sul
piano della ricerca antropologica. Effimera, quella suggerita dal
Viareggio del r958 fu per un'occasonemacatai non si tealizz,
di fatto, un reale confronto di metodo, capace di innescare analisi, approfondite e pertinenti, sulla narua e le forme delle prati
che simboliche che si attivano nei confronti della morte di un essere
umano, n una societ data.
Ne testimoniano le ulteriori recension pubblicate su riviste
scientifiche, o dvaa cultura, a ridosso dell'uscita del libro. Due
pregevoli critiche filosofiche (Carlo Azzimontie Carlo Tullio Altan)
- circospettala pm4 estremamente puntuale la seconda - anahzzano il concetto demartiniano di <crisi della presenza>>, che, come
vedremo, si approfondisce e riformula in Morte e pianto ritaale.
Si aggiungono le precise note di un antichista (Vittorio Citt) e
quelle, pi arruffate, di un noto sociologo cattolico (Francesco Crespi), che dopo aver elogiato I'analisi del compianto di Maria conclude rivalutando il senso cristiano della morte e avanzando appelli
alla Fede alla Vetit e allaVita. E questo tutto, o quasi. Con le
sole eccezoni di Tullio Tentori e di Vttorio Lanternari (in interventi peralto assai rapidi) tacciono ptoprio i rappresentanti dei campi
pi caratterizzantla cerca di Morte e pianto ri.tuale: gli studiosi
di etnologia, di storia delle religioni e delle tradzionpopolari. Il
che non pu non lasciare - come eufemisticamente si direbbe perlomeno perplessi circa certi abiti accademici... d'alti tempi.
3. Qaestioni di linguaggio
Morte e pia.nto rituale un libro indubbiamente ponderoso, ben
diverso dalle altre due monognie (Sad e ruagia, La Tena del Rimorso) che, in breve successione temporale, atriveranno a compor-
il,i:H';f;tr"J,;
serie
di no
essenziali,
ante
SPer
ce lo
cedimento'
fu a suo tempo perceerno di una discussione originaanno da tutti indicato come molto
il fatto che il Primo Premio Viae
teggio venisse attribuito a un testo di saggistica lnon 1l i:":il:
dopo 1I premlo
trla. Wu solo la qlrafta volta - si rimarcava assegnato all'oPera Postuma di
di Aituro CarloJemolo nel r94
a Vasco Pratolini) nel r955"' E
-fr*", .* t'i^pli-iitu-rrchizzazione dei due generi, si ribadiva
;ii;'"Jt ;;;;i iu ."ipo'.uta simbolica andavaoltre quella
a
del premio stesso' L'
.tpii-..ti in metito
,1t
.aito aespliciti app
r. ,.
,, --t-o:
;dilt.h.iro.rarruno
e del testo
XVI
CLARA GALLINI
xvII
INTRODUZIONE
li
iur"..nt.
esplo'
pace di
Clifnlazioervento
Viaregnon sia
gi", p* .Lti."rri ,. I'attitudine
<il pi
r.rrii.ru caratteristica di de Martino, ma piuttosto forse
grande dei vizi modetni>.
4. Riprese uitiche
Riformulato in termini molto diversi da quelli di de Martino
prescindendone dalla conoscenza - ma anche immeritamente
atI'interrogativo sul ((senso della morte>> e
acteggiarsitispetto al proprio e all'.altrui.
so.iio com. uno dei temi dominanti nel di
fico e storico di buona parte della cultura europea - soprattutto
di matrice ftancese - degli anni settanta'
appunto in sintomatica con
ressi per queste tematiche che un
e pianto ritule comincia a essere
nnt. al suo oggetto. La Preced
iiliii.-po.upor'"bb..oessere:^:f;";:;;:',u;i"l;;Il;:t,
che
CLARA GLLINI
XVIII
riorici ituliuni
mente
reinteg'rassero
(tq8) e daMaa
Serena
INTRODUZIONE
xIx
Concordo c
tr"io del rit
.
questo progetto, i
di"i"
grlirrli. ,lo ,n"
ciate a recuperare'
;i.*;;.
etnogtafia
i Portanti
quell'oritanza srorica ci consente di comin-
CLARA GALLINI
xx
NTRODUZIONE
xxr
CLARA GALLINI
xxII
ii
il
P
vrfic
d'alt
^pp^
ale
XXI
INTRODUZIONE
essere sot-
reale della
ro lamento
ne'
CLARA GALLINI
xxlv
INTRODUZIONE
xxv
ha appena captato:
Il
mente valoriale'
(ottobte r95z)
7. La <spedi'zione lucana>>
senso
Il pianto di Franceoperaio
parugrafo
Il
rnouimento
il
per
con
concludere
Amtento
sca
letgli
delle
esempi
attfavelso
e il costume laico daunti alla morte:
madre,
alla
tere dei condannati a mofte della resiste nza e di Gramsci
vi si esprimono fiduciosi appelli alla costntzione di un
costume popolare laico, sorpreso per cosl dire nel suo effettivo
funzionamento iitituzionale: di un costume collettivo maturato perentro un
ben definito movimento unitario, prodotto della civilt moderna, il movi-
mento operaio.
Ma ben presto accantonataogni ottimistica fiducia nelle magnifiche sotti e progressive di un socialismo realizzato, quest'ultimo
tto di
Un'intuizione non basta
e
non
una ricetca. Non va da s c
mateinvece il <<senso della mort
ria di studio. N va da s che il lamento funebre vada studiato
in quanto pratica e per giunt a sitnboli'ca' Ipotesi e oggetto di una
ricerca si costruiscono assieme'
obte :'952, si muover seguendo
a ncerca - la Prima realmente
con la collaborazione di Vittoria
ll'etnomusicologo Diego
- sono gi state da noi
che contengono ffa I'41la trascrizione delle note di campo stilate sia a de Martino
tro
da de Palma (de
che
-'ilqp.Ji;i;;.;.
raccolta
etnogra-
f
xxvl
CLARA GALLINI
vivi,
XXVII
INTRODUZIONE
Rileggerle ci aiuter a comprendere la genesi di una problematica strettamente connessa all'interpretazione della naiura di un
rito, per quanto esso ha di convenzionale. E contribuisce a risituare teoricamente l pangrafo del secondo capitolo di Morte e
pianto rituale intitolato Osseruazioni sal nzetodo di raccolta, in cui
si riflette sulle condizioni di esercizio di un'etnoglr.ia dellamento
funebre, pratca riproducibile <artificialmente> proprio in virt
della sua nat:ura rituale.,
8. L scelta (Lucania
r9r)
Da qui alla fine del paragrafo riprendo testualmente dalla mia Inroduzione a de Mar-
XXVff
CLARA GALLINI
xxlx
INTRODUZIONE
1954)
coloDe tre brevi rerreni del ry54,i1 primo G5-23 aprile) nelle
quello
che
anche
ni. ulburr.ri della Calabria iUu-nurilicata
committenza'
deve maggiolmente rispondere agli interessi di una
xxxl
xxx
CLARA GALLINI
rivolto a scrutare entro le dimensioni psicologiche delle manifestaziondel cordoglio. A loro volta, le pratiche del lutto, nella loro
INTRODUZlONE
t.
jt
complessa scansione temporale, interessano come segni di un contesto al cui interno lalamentazione s colloca in tutta la sua auto-
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CLARA GALLINI
XXXIT
XXXIII
INTRODUZIONE
blematici.
"'-1iririo
;r;t" di
;;. ;. pdir.
Yxxxlv
CLARA GALLINI
INfRODUZIONE
xxxvII
CLARA GALLINI
INTRODUZIONE
oltr
fino
etta,
rnati,
un,ericer_
smo
Ptia
se st
ria comune.
Dentro questo progetto si situa,
tt^
zio
al
6J
P9. queste ragioni non mi sembra si possa interpretare la scelta demartiniana in termini
di tipudio, tout court, dell'etnologia (cos per Severi 1999).
lo blocco di note di letture etnografiche di cui solo una pafte stata ftasfisanel testo (pp. ro7-o8), ma che per la loro ricchezza cottenutistica ci consentir pi agevoli riflessioni. Si ratta di un insieme di tratzioni di brani in cui, con sgaordinatia vivacit, i vati
osservatori descrivono le modalit di esecuzione delle lamentazoni
te ind'agine etno-
rito
13. L'i.ntenogazione sul
di dovuta, e razonafue, compunzione. La principale materia di scandalo fornita dalla dimensione apparentemente fttiziadi un piangere, in cui si pu entrare e da cui uscire a piacimento, alternanolo con varie manifestazioni di socialit informale.'
Come si diceva, sono tutte tradtzioni prive di commento' Ma
c' un indizio che segnala come 1o sguardo demartiniano punti oltre
s
brani sono
*atti
tutti autori non tilizzati nel testo di Morte e pinnto rituale ma citati nella sua bibliogtafia,
cui rinviamo.
xxxvlII
CLARA GALLINI
INTRODUZIONE
sulla
liens) del rgzr Matcel Mauss avrebbe notato come I'enfasi
diventata
ormai
fosse
funebri
delle Iamentazioni
"onipo"ruieit
j"uriTn <clich etnografico>. La. sua analisi punta sul ric.onosciii.t,o del carattere so"ciale di un linguaggio la cui convenzio.nalita
,rn ora...bbe all'intensit dei sentimenti. Dovetosi, i richiami
Durkheim e a Hertz definiscono forme e limit di questa bteve
al versante psicologico di un'evidenza che,pt-oprio in
"st.nrion.
due autori uurruirouuto una prima e importante definizione.
""rti
-'Ri.ord.remo che il saggio fondamentale (la sua prima edizione
repr J.i ,goz) di Robert llrrt, Contribation une tude sar la
fune<doppio
del
dall'analisi
,ri*rn iU"ttu, de l ruort,partendo
intercomplessa
auna
apre
,t.o p.uri. ato daiDayakdel Borneo,
- della funzione simbo;;;;Ji"". - un.h. in chiave compatata
i.u . ,o.iule di queste e analogh cerimonie, scandite su tempi
che possono essere anche molto lunghi' Non
gio viene oggi considerato come basilare per
misure in-cui le modalit espressive del
costuite alf interno di un dupce condizionamento: lo statuto
consociale del defunto e la conveniionalitdi un codice simbolico
diviso.
plano
Come grave lacuna - dalle evid
questi
e
metodololico - stata segnal ata,
ssenza
autori dal panorama dei riferimenti
ua anziwto storicizzata e iscritta nella pi generale vicenda della
,...rio"., assai limitata e selettiva, de1!a Scuola sociologica franLancese da prte dell'etnologia italianadell'epoca diPettazzoni,
capa;t(
rifiuto
un
come
letta
ssere
ternari de Martino, Pu anche
bio, I che non disdice alf immagine corrente del nostro personaggio.
in un confronto differcnzante che
ersit di orientamenti dei rispettivi
studiosi'e
e Il saggio di Hettz vien
studi antropologici sul lutto,
zione del distacco dal morto
dal testo demattiniano segnalata tta altri da
di etnologia. Adriano Prosperi, nella sua Introe di Hertz (Hertz t994, p' xxxm) a proposito
r
CLARA GALLINI
XL
dato, maunprodotto.La sua ricerca non tende dif.atto a individuare l'esistenza di un diretto e immediato condizionamento
sociale dell'espressione delle emozioni. -orru piuttosto dall'intento di poter rivelare quelle dinamiche costitutive del codice stesso,
che si celerebbero dietro e denro la sua espressione. Soprattutto,
in gioco non sono n emozioni n codici, ma <(presenze>>: cio soggetti che lapratca simbolica cosrusce assieme come esseri individuati e comunicanti. Questa l'individuazione del senso e della
forrna di un rito.
un
14.
Il
Nel primo capitolo di Morte e pianto rituale, ffova spazo la rilettura critica di alcuni testi fondamentali sulla psicologia e psicopatologia del lutto, a pattire dalla vecchia (e amatissima da de Martino) casistica di Piene Janet e dal testo fondamentale d Sigmund
Freud, Trauer und Melancholie (r9r5). Pensate quasi come un ganglio tra riflessione teorica ed empiria dell'etnografia lucana, sono
pagine di straordinaainezza, che mettono il lettore a confronto
con dimensioni a suo tempo assai poco frequentate, specie dalla
nostra cultura antropologica, ma che anche a una rilettuta attuale
risultano efficaci. Lo stretto rapporto di interlocuzione con la psicoanalisi e la psichiatria che carattetizza (in modi non ancora nteramente studiati) la ricerca teorica di de Martino, si esplicher nelI'intero cotso dell'analisi del lamento funebre lucano, in misure
decisive. Senza questa prospettiva, la stessa caratteristica di ritualit
del compianto rimarrebbe inesplicat^.ro
La dimensione psicodinamica inroduce un approccio inedito
les socits primitioes osserva che questo studio rimase sconosci:alo aPettazzoni, che non ne fa cenno nella sua pur imponente bbliografia di L confessione
dei peccati, Bologna t926. Herlz non utilzzato neppure da Lanternari, nei suoi vari scritti
di cui al patagrafo r z della presente Introduzione. Le uniche letture critiche di Hettz che sinora
risultino dall'Archivio de Martino sono quelle ptesumibilmente postetiori alla ricerca sul lamento
funebre e pubblicate in L ffue del mondo,br. 324, concernenti il saggio sulla preminenza della
XLI
-lXLIII
XLII
CLARA GALLINI
INTRODUZIONE
di
cui
dei vari riti del cordoglio
questo
di
il risultato di questo <<lavoro>>. Pertanto, la specificit
<<lavoro>>, coi relativi esiti, non consiste nell'eventuale adattamento a vna qualche <<convenzione sociale>> - in un certo senso, gi
data - quanto piuttosto nella dinamica cosffuzione di una <(pratca simbolica>> che vede ingaggiati assieme f individuo e il gruppo'
E neppure consiste in un semplice modellamento o rimodellamento
di emozioni: in gioco qualcosa di pi complesso, che investe I'intera persona nel suo costruirsi come soggetto e nel suo rapportarsi
e.
al mondo
o del Pianto si attiva dunque
Vera e
un codice sffatificato, che consecondo u
cerne nello stesso tempo il piano della psiche e quello del corpo,
dell'individuale e del sociale, del codificato e dell'istintuale' Reiterata e varabile, in tutte le sue diverse scansioni formali e temporali, lalamentazione si attiva grazie alla sinergia del gesto, della
arcla, del canto, che rendono esprimibile I'ineffabile della conizion. di <crisi della presenza>>. Singolare tecnica di induzione
e mantenimento di un particolare stato psichico della sua attrice,
a sua volta I'esercizio del lamento funebre si tende possibile in
virt dell'ingresso
di sogno e di rappr
poralit esemplati.
del lutto.
d.rttq,r. sul piano sognante di questa destorificazione rituale
che si ridiscutono tutti quei confini tra soma e psiche, tra gesto
eparola, stato di sogno e stato di veglia, i cui tracciati al conrario
possono appare meno labili agli occhi di una concezione strettamente nzionaltstica delTa comunicazione sociale. Segnale assieme di
attrazionee repulsione, questa sensibilit rispetto agli stati di ffance
aveva gi trovato in varie tematiche del Mondo rnagico - sciamanesimo, medianit ecc. - un consistente terreno di analisi. Ma il
acia.11
due ragioni'
tudio di-un a Pralt\c^ simbolica'
vicinata.
la seconda ragione' SaPPiamo
a discussione il camPo di un'et-
i,J:'::i?l#:il"*
pratiche
""
iin quanto
tradizione
,ldrn
u dell'enorme
divario esi
;;;i.
oossibili.
'"n pp.occio del genere P9ff+9 trovre molte consonanze con
il tentativo d.mrrtiino i uuui.inare la stessa realt culturale
del Mezzogiotno dei suoi temPi'
funebre luiano, la cui modalit
una memorialtnga, non viene t
mini di
<<relitto>>
per
del Passato'
cr.."1fJJ,,".r,"
11
Con piena
iff;i'::T:ritll:,'1n;
xLv
XLIV
CLARA GALLINI
INTRODUZIONE
tutta I'interpretazione dell'etnograialucana di Morte e pianto ritaale - sottolineata in modo molto esplicito in alcune note di
ticerca, a margine di una lettura del Manuel de folklore franais
di van Gennep:
Giustamente il van Gennep nega che occorre vedere nel lamento funebre
riti funerari gallo-romani (cos come il lamento
funebre lucano non una soprawivenza del lamento funebre greco
^ttraverso la mediazione delle colonie della Magna Grecia, o di quello romano
attraverso 7a tomanizzazione della Lucania ecc.).
francese una soprawivenza dei
Per quanto indicato come <<pagano)> per la sua apparente antitesi rispetto al modello proposto dal cristianesimo, l lamento funebre lucano si colloca dunque <<relativamente> a un universo culturale rispetto aI qroale preme con la sua richiesta di legittimazione.
D'alfta palte, senza quest a e altte scomode presenze, cattolicesimo
e persino modernit risulterebbero parole astratte e
meri modelli
La scelta di
un
in parallelo all'
di Storia delle
tegrazioe, testi
del saggio incentrata sulla
abile) vaglio delf interpretai della dinamica storica degli
terranea. Ancora nel volume
xxvr di <Studi e Matetiali di Storia delle Religioni> viene pubblicata la recensione alla cospi
cua documentazione storica e folklorica raccolta da Kurt Ranke sul periodo di lutto ritule
presso i popoli cosiddetti <<indoeuropei>. Detto per inciso, in questa nota che compare la
prima citazione dat Franneti di etica tCroce, poi collocata nell'es ordrc dt Morte e pianto ritaal.
n^agiL.
c. c.
YRiferimenti bibliografici
958a
ico) sui diversi approcci filosofico, storicodi de Martino si rinvia ai saggi di vari autori
europea, a cura di Clara Gallini e Marcello
XLVII
BIBLIOGRAFICI
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f957c
r957d
n*ri
ili,'',;i.'r;,,'?J,i,
ro settembre.
MondniaecultutaalpremioViareggio,<GiornaledelMattino>'30agosto(SandroRicci)'
-n*^il
i, Urrtno indato a comf,rarsi un uestito da ceriruonia, < Giornale del Mattino >,
3r agosto (Alfonso Gatto).
Nazione Italiana>>'
" Maino ind.icato cone il pi degno del <Viareggio>' <La
Materiari di sto_
fri.""1-"cri,
ter Mauro).
lJn libro sulia morte ha uinto il prenio Viareggio,
Tintori).
t,"r*i
articolo del
Sin}omi d.i deca
i d.ae ntilion
e).
<<Paese Serar>,
r"
<
La Nazione lta-
settembre (Franco
uinto
'edizione di quest'anno. La ponderos opera di de Martino-ha
io viareggii, <sicil_ia del Popolo>, Jr gosro (Leone Piccioni).
XLVIII
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
<
Popolo Nuovo
>>,
di u
scott
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Mattino,
o',?;T,t":,
Mil1n9
d'ItaliL' Mondadori'
>
Trcppe
Aspetti
artic
fERIMENTI
Dottrina e fantasia al xxtx premio Viaregglo, <II Giorno>>, z setembre (con foto).
Riti del d'olore in Lacania, <<Gazzetta del Popolo>, J serembre. contiene due testi:
La nota del citico (Lorenzo Gigli) e un lungo estrato dal libro premiaro (con foto di
de Martino).
I figli dei ferrouieri conqaistano Viareggio, <<L'Espresso>, 7 settembre.
Il prof. de Martino, premio viareggio t958, ci illlstra la sua opera. L'aomo e il dolore nel
uolgete dei secoli, <<Paese Sera>, 8 settembre (Adolfo chiesa, con foto. Lunga intervista a de Martino sulla sua formazione e Ia sua ricerca).
Viareggio premia un saggista, <Il Tempo>>, 9 settembre (Giancarlo Vigorelli).
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E
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nera
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<Terrain>,"r99
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con introduzione
di Claudine Fabre
Vassas'
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RIFERIMENTI
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ses
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detk r"hgione,,Boringti.ti,
Torino 196o).
heue.
Prc.azione
avvernfluenoderno
all'evento luttuoso'
Una ricerca concePita in una
essere condotta a termine senz
rali e di Persone, soprattutto
matetial folklorco' Siamo in
PREFAZIONE
di Santa
Y-
PREFAZIONE
E.d.M
YIntroduzione
In Naturalisruo
e stoticismo
ingenuit,
senza qualche tratto di giovanile baldanzae di scolastica
e
pensar-e'>
a
-- quindi a
it-,rluto il programm di <<continuare
,uolg"..
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
i;;;;i;1^,i,achecispertat""S:; j.:::.fftTliil:
na morte, e al temPo stesso una
d;l,'l':?r
ii-
:*,
la <<varia
ed
lutto:
di
doglio o
lo
ffamutare
a
eccellenza>> del lavoro produttivo e"differenziato
un
<<ad
-ri."ri"" - p.r ..ri trrrii gti uomini rischiano di piangere
modo>> - in quel s aP e r Pianger
riawana. A questo Punto comi
i"
In effetti questo passo del croce racchiude una esattissima e umanissima-verit: per grande che possa essere il dolore di una perdita, sbito si impone a noi, nla piena stessa del dolore e con
I'aspra
f" ti.r,;.t.""f" "ggitiuoo, cio si avvia pef
qunto occaacuto
morire i nos6i morti in noi' Questo
far
sionale _ pensiero
lcr*. -..t,
di
i:i:::T1.ii
di Cristo vin-
zr e rrr
per quanto
al m"assimo I,etbos elLa <<cara memoria>>: e
metastorico'
l
di
l
un
efos vivesse per.entro il m i t o in
o dell' I di l el opee non ancora ri torr."ottevato al p e n s i e r
[i."ri""a
;;r;
il noni^'l^ "^, u aitpi.gu.. "t'u 'o'tu nella storia petvincere
da quel mito si
essere perennemeti. ,i,o'gtnte, innegabilmente
INTRODUZIONE
IO
pi il nostro morto>>, dicono gli indigen:a e in conformit a questo proposito immobilizzano l cadavere affinch non torni come
spettro a tormentare i viventi, cercando in vario modo di dissimulare e di rendere rriconoscibile il luogo della inumazione, si
inibiscono di pronunziarc l nome del defunto, bruciano la sua
capanna e gli oggetti che gli appartennero in vita, e cos via.5 Fra
i riti funerari dei gruppi Aranda osservati da Strehlow ve n' uno
particolarmente istruttivo a questo proposito: viene tessuto un cordone con i capelli del morto, e il fratello minore nel corso del rituale
funerario pone uno dei capi di questo cordone in bocca ad un uomo,
premendo I'altro capo sul proprio addome, dove cio awerte I'angoscia. Quindi l'uomo morde il cordone, a signifcare la cessazione
dell'angoscia: la stessa procedura successivamente ripetuta per
tutti i membri della comunit in lutto, prima con gli uomini, poi
con la vedova e infine con Ie altre donne.u Nelle lamentazioni
rituali eseguite dai Paiute si rirovano espressioni di questo tipo:
<<Questo era l'ultimo nostro parente. Era un uomo buono. Sia possibile per noi dimenticarlo... Addio, va' allatema dei morti, e non
tornare... Abbiamo fatto del nostro meglio per curarti: non tornate a disturbarci... >> In particolare in un rito d liquidazione del
periodo di lutto viene versata dell'acqua sul capo di colui che
II
INTRODUZIONE
in loco,costituiscono altrettanti
aPPoggiarsi al materiale etnomulazione del Croce olre la
lla sensibilit moderna Per entro
Parte approfondimenti di
arcaico e con l'idealmente
Poi sino a noi in un vano conato
iario - debbono Partire dal certo
per al7are dal vero della nostra atttale consapevole zza storiografica
quale
dal
p.rossimo
pi
pu*utonlturale
quel
direzione di
euiri
diretta.'
".[u
per
filiazione
nata
quale appatniamo
ri"iHa
"tla
ch .i proponiamo di eseguire si orienta cos
il'p;;i";dimento
in do del tutto naturale verso il mondo antico, e cio verso le
TJ.H.Steward,EtbnographyoftheoensValleltPaiute,Univ'CalifoniaPubI.amer,
Archaol. Ethnol,, vol. 23, n. 3,
z96sgg'
, ,, .
eIa
ente
men
ale c
M. Gusinde, Die Feaerld Indner, r Die Selk'nan (Mdling bei \)fien r93r) pp. 55o sg.
lbid.., pp. 1,47 sgg.(legamento del cadavere), 55o (dissimulazione del tumulo), 566 (tabu
del nome), 552 sg. (bruciamento delle appartenenze).
6 C. Strehlow, Die Arard
u*d Loritja Stdmme in Zetrul-Arctraliez (Veroffentlichungen
aus dem stadtlichen Museum, Frankfurt a. M.) vol. 4, 2, p. 15 sgg.
5
n.
4-5 ft942\'
---^t^^i da
icizzazioe della ricerca etnologica
te viventi non rapplesentano affatto fasi
|
t2
INTRODUZIONE
antiche civilt che si afacciarono al Mediterraneo, o che comunque gravitarono verso questo piccolo mare cos importante per la
storia dell'uomo. La civilt cristiana si attacca immediatamente
a queste civilt, ed anzi sorta come loro vibrante negazione polemica: in tale polemica noi siamo acora in un certo senso impegnat, e ne portiamo il documento interno nelle nostre persuasioni
e nei nosffi compotamenti, nelle nostre avvetsioni e nelle nostre
preferenze. Si tratta di un passaggio avvenuto una sola volta nella
itoria, e che vive nella nostra coscienza culturale come conflitto
fra Cristianesimo e paganesimo, e in particolare - per I'argomento che qui ci interessa - come urto fta ideologa cristiana e ideologa pagana della morte. Per questa polemica creatrice e per questo
passaggio avvenuto una sola volta nella storia, le civilt del mondo
antico - per varie che siano - possono essere considerate come
un'unit storografica vivente, come l'altro da noi da cui noi siamo
nati. Nel quadro di queste considerazioni si spiega perch la nostra
scelta caduta sui rituali funebri del mondo antico, e sulle fgutazioni mtiche che vi si ricollegano. Ttttavia al fine di na maggiore individuazione storiografica ci sembrata necessaria una ulterore delimitazonedell'argomento. Fra i vari momenti degli antichi
rituali funebri spicca come loro nota costante il lamento funebre:
dall'Egtto alla Mesopotamia, da Israele ad Atene e a Roma il
lamento riveste una importanza ctsltutale di primo pano. In ciascuna di queste civilt esso fu sottoposto ad elabonzioni diverse,
sollevandosi in Egitto al lamento di Iside e Nephthys per Osiride,
in Israele alle lamentazoni di Geremia, alimentando in Gtecia la
riplasmazione dell'qpos, del commo magico e della lirica della morte,
e da per tutto collegandosi con determinat valori politici e sociali
(lamentazioni collettive per il re o per il signore o per l'eroe). Ma
c' di pi: il lamento funebre rituale si collega saldamente, nel
mondo antico, al mito del nume che muore e che risorge, cio a
uno dei temi pi importanti delle antiche civilt religiose del Medi
terraneo: questo rapporto cos organico da impedire di considerare l'antico lamento per i morti al di fuori del grandioso orizzonte
mitico del nume morto e risotto, sia esso Osiride oTamLz oBaal
o Adone o Dioniso o Kore, e quindi al di fuori del pianto rituale
e del giubilo che nel to attualizzavao la vicenda mitica di questi numi. Nel che troviamo una conferma che l pianto rituale rap-
7)
INTRODUZIONE
di <continrate
a Pensare)> un
IA,
INTRODUZIONE
tanto pi alra.
t. Il
16
cApIToLo pRIMo
diverso accento ed in una diversa prospettiva anche il paci ripeteva lo stesso avvertimento quando metteva in rilievo che <la barbariesempre minaccios a,l'idradi Lerna vichana, proprio la perdita delle categorie che costituiscono I'uomo nella sua itoricit>.,
Effettivamente una critica del genere , nella sostanza, ineccepibile. Il croce aveva ragione: il <taglio> davvero impossibile nel
senso che si possa immaginare un'unit che non sia in ato di distinguersi secondo determinate potenze cultural del fare, e che non
sia - in quanto unit di una presenza sana - questa stessa energia di oggettivazione formale fondatrice di civilt e di storia. Ancor
qreno - per conseguenza - lecito immaginare una asffatta unit
della persona che formi problema storico a s: non si comprende
infatti di che e come sarebbe diventataunit, placandosi nl risrrltato di una reale risoluzione culturale. Acutamnte il croce poneva
in evidenza che il <riscatto>>, nel modo in cui veniva prospettato
nel Mondo magico, finiva col ruscire inisolvente e fittizio, e che
i protagonisti del supposto dramma - cio gli operatori magici e
i loro clienti - si dibattevano <<nella stessa vitalit inferma .-.i..u
che, col dar d volta in sulle piume, scherma il suo dolore>.r
Tuttavia se vero che il <taglio> dell'unit della presenza dalle
categorie del fare significa I'annientamento della rt.rra possibilit di esserci in una storia umana, e se sommamente conffaddittoala pretesa di voler distendere in una immaginaria storia culturale questo nulla della cultura e della sroria, il iischio d tale
annient amento esi ste, dispiegandosi in tutta Iasuapotenza
nelle civilt cosiddette prmitive, e riducendosi via via ed assumendo modi meno aspri e pi mediati con I'innalzarci della vita
culturale: il che appunto ammetteva il Paci. Il rischio radicale della
presenza ha certamente luogo, un rischio che non la perdita immaginaa di una immaginaria unit anteriore alle categorie, ma che
ben la perdita della stessa possibilit di mantenersln.l processo
culturale, e di continuarlo e d accrescerlo con I'energia diello scegliere e dell'operare: e poich il rapporto che fonda la j-toricit della
p,esenza lo stesso rapporto che rende possibile la cultura, il rischio
di non esserci nella storia omana si cnfigura come un rischio di
intenebrarsi nella ingens sylua della natuta.
2
p.
zo3.
r7
il Croce considera I'ethos non pi come una distnta forma del circolo spirituale, macome la potenza suprema che promuove e regola
la stessa distnzione del vario operare umano, opponendosi <al
disgregamento della unit spirituale>>.a In rapporto a questo suo
importante tema di pensiero la filosofa del Croce apparsa ad
un suo commentatore una <<teoria della potenza etica>> dominata
dal senso di una costante immanenzadella morte e dalTadrammatica
tensione fra l'<<energia delfarc>> e il rischio di un assoluto non-fare,
cio di quel nulla <<che si manifesta nel travaglio sterile, nell'accidia inconcludente, nel vuoto smarrimento>.' Il passo dei Frammenti di etica che in un certo senso la guida ideale della presente
ricerca appartiene alla stessa tematica, poich <il far morire in noi
i nostri motti>> appunto possibile merc del dispiegarsi della energia etica con la quale si supera lo <<sffazio>, e sollevandosi al mondo
dei valori si domina f insidia della dispersione e della follia. Ora
questo ethos coincide con la presenza come volont di esserc in
una storia umana, come potenza di trascendimento e di oggettvazione. E inatti norma costitutiva della presenza I'impossibilit di
restar-immediatamente immetsa, senza lume di ozzonte formale,
nella semplice polarit del piacere e del dolore e nel gioco delle
rcazioni e dei riflessi corispondent: se vi s mmerge, dilegua come
presenza. La meta vitalit che sta <<cruda e verde>> nell'animale
e nella pianta d e v e nell'uomo esser trascesa nell'opera, e questa
energia di trascendimento che oggettiva il vitale secondo forme di
coetenzaculturale appunto lapresenza. Esserci nella storia signifca darc orizzonte formale al patire, oggettivarlo in una forma
particolare di coerenza culturale, sceglierlo in una distinta poteza
dell'operare, tascenderlo in un valore particolare: ci defnisce
insieme la presenza come ethos fondamentale dell'uomo e la petdita della ptesenzacome rischio radicale a cui I'uomo - e soltanto
l'uomo - esposto.
Il trascendimento operativo che fonda e defnisce la presenza
possede un ordine ideale, nel quale lavitalit non sta ma come
fotma, ma come matetia: come materia trascesa nella coerenzacttla Croce, L storia come pensiero e come azione, pp.
42 sEE.
t C. Antoni,
Commento a Ctoce
(t95)
18
cApIToLo pRrMo
19
chi pretendesse di chiudersi nel possesso dell'economico e di restringere l^ vita culturale a questo semplice cominciamento o condizione inaugurale del viver civile, non riuscirebbe in realt a mantenersi neppure nel suo regno, che ha valore autonomo solo per
entro un movimento che sospinge a valicarne i confini. L'etbos ella
presenza siinnalza cos dall'economico alla poesia e alla scienza
e allavita morale dispiegata e consapevole di s: salvo poi a tor-
La confusione
seguente passo
gli strumenti della sua recnica, l'uomo si solleva dalla pssivit e dall'ineizia
J.lu,'* .rrr.rrru
naturale. Sul piano srrettamenre economico, per effeito del semplice bi."g;;;;;-i.,"""o
non awerrebbe, ch anche la pigrizia vitalii ed economia, .l ut.hj,uituine
el,oss.quio alla tradizione> (Antoni, Commento a Croce, p. r93): dove, p..un
uoro,-iniru*r.d.
il distacco dalla vitalit chel'ethos rearizza mediatilu6.r.n"ui".ni.o-."o.oica, e per
un
alto verso si confonde vitale ed economico, atttibuendo a quest,ultimo rnu i.r.iriu
*itorul.
che propria della vitalit animale e non della coerenz cultuale
stic inceftezza del croce e dei suoi discepoli a proposiro del vitale""o"orni..itt"risi veda i. r."n.lrini, qp"riTza delb s.tilisyo
pp. t3o .gg., inceiteiza e contrddittori.t
rt^ i" r""iei"r.
.G9y)
ne.[a mancata distinzione tra vitale ed economico.
"rr"
20
CAPITOLO PRIMO
E CRISI DEL
CORDOGLIO
Sarecichepassa(ciodifarlopassarenelvalore)noi
engono tutte
o in una sola
imo Pensiero
qui vene rimessa n causa la stessa possibilit del distacco dell'esserci dalla naturalit del vivere.
: invece
noscimento dell'unit sintetica otiginatia dell'appercezione
i;h"lor^
il nerbo del
p'\, pt.I,
libro I, c^p. 2,
sez.
it'
22
CAPITOLO PRIMO
23
di s, secondo il quale
relazione con queste determinasuoi sentimenti' Esso imsazioni;ed insieme, mediante la ideaIn questo
lit del articolare, si congiunge con s come un'unit soggettiva.'
particolare.e
nel
sentimento
soltanto
tale
in
ffid;il;;:i;;if
Ora il soggetto come
miluttiu,"Jto <pu
re
g
on
s come
essere suscettibile di
colarit del suo senti-
ate ed oltrepas-
iniapacit ad ltrepassare un suo detetminato contenuto critico, cio a deciderlo scondo fotme distinte di coerenza
coculturale. Per Hegel il soggetto fisiologico il se stesso come
stesso
l
se
patologico
scienza coerente o intellettlva, il soggetto
reso prigioniero di un contenuto particolare:
,"rru.o.
I1 s stesso
8 P.
Janet, L'automatisne psychologiqe (rgg9)
p. 47g,
e Hegel, Enc.,
to
lbid., S 4o8.
4o7, La
24
CAPITOLO PRIMO
Lo spirito come essere che soltanto e che sta nella coscienza senza
soluzione la presenza fissata o impiglata in un suo contenuto
critico, e quindi non pi presente perch l'andzir olre i contenuti
la defnizione stessa della presenza: el'essere senz solazione si
riferisce al contenuto che resta non scelto e deciso secondo valori,
t1 Ibid.
PRESENZA
CRISI DELLA
25
z. L Ptesenza malata
Per analizzare il rischio della
Y
z6
CAPITOLO PRIMO
minabile. Se la malattia della presenza pu prendere corpo in occasioni che sembrerebbero banali, ci dipende dal fatto che quelle
occasioni insorgono nel malato come iterazione senza soluzione
di un momento critico nel quale la ptesenza, una volta, si smarrita. In altri termini la presenza che, in qualche dove della sua bio-
sua storia quando doueaa farlo, staora destorificata, cio fuori del
rapporto reale con la stora concreta del mondo culturale in cui
inserta e in cui chiamata continuamente ad esserci.
L'analisi della perdita della presenza attraverso le manifestazioni morbose della vita psichica pu essere condota da diversi
punti di vista: il nostro non sar ovviamente quello della classificazione dei vari quadri nosologici e neppure quello della determinazione della dinamica individuale della malattia, cio dei momenti
27
critici nizialie reali che non futono oltrepassati e di quelli simbolici e secondari n cui la malatta attualmente si manifesta' Giova
invece ai nostri fini I'analisi fenomenologica di alcuni carutteristici sintomi della perdita della presenza, prescindendo da ogni consderazione dinamica individuale e da ogni riferimento al canttere reale o simbolico dei momenti critici in cui ha luogo I'insorgenzamorbosa. Particolarmente istruttive sono, a questo riguardo,
le esperienze di un s spersonalizzato, sognante, vuoto, a:utomatizzato,inattuale e simili. UnamalatadiJanet diceva: <<Io mi sono
smartita, orribile avere lo stesso volto e lo stesso nome e non
essere la stessa persona... Voi non avete ancora visto lavenLetizia;
se sapessi dov' ve la farci vedete, ma non la posso ttovare>>.12 E
rn'alffamalata: <<Di tanto in tanto lamiapersona se ne va, io perdo
la mia persona. .rnu cosabizzana e ridicola, ma come se un
velario cadesse e tagliasse in due la mia personalit' Le altre persone non se ne accorgono perch io posso parlarc e rispondere correttamente. In apparertzaper voi io sono la stessa, ma per me le
cose non stanno cos>>.1' E ancora un altro malato <Ci che mi
manca sono io stesso, temibile sfuggire a se stesso, vivere e non
esser se stesso>>.1a A queste esperienze della perdita della presenzafanno risconto quella della perdita del mondo, che avvertito
come strano, ittelativo, indifferente, meccanico , aticiale, teaffale,
simulato, sognante, senza rilievo, inconsistente, e simili. Diceva
un malato di P. Janet: <<Io intendo, vedo, tocco, ma non sento come
un tempo, gli oggetti non si identificano col mio essere; un velo spesso, una nuvola cambia il colore e l'aspetto dei corpi>>.1t E un alffo
malato: <<Voi non siete che un fantasma, come ce ne sono tanti: e
non potete pretendere che si abbia obbedienza ed aff.etto per qualcuno di cui non si avverte la realt>>}6 Ancora un altro malato:
<<Le cose non sono pi nel loro quadro e non indicano pi la loro
utilit>.17 Infne ecco come una schizofrenica sottoposta a ftattamento psicoanalitico da A. Sechehaye descrive nel suo diario la
12
tt Ibid., p.
>s.
1a Ibid., p.
56.
ts Ibid.,
t6
17
. +1.
lbid., p. 49.
Ibid,, p. 62.
56.
28
CAPITOLO PRIMO
Sechehaye,
sg
29
i
fapporto s
rnente
''"itaiu;;riungib
ell'esperie nza
regava una luce implacabile, che non lasciavaposto per l'ombra, e che accecava. Era una immensit sen
piatta, piatt^, - un paese
minerale, lunare, freddo... In
io era immutabile, immobile, fisso, cristallizzato. GIi
igure di uno scenario. Le
18
PRESENZA
CRTSI DELLA
li trattengono, e pef
Gli
oggetti che <<non
iondersi e coniondersi in caotiche coinonie.
cola occasione pef frantumare le barriere che
di
Sechehaye:
pi silenzio, gli oggetti e le persone con i loro gesti e il loro rumore ancor
oil ,rtificiaiil rtuati eli uni daeli alli, senza vita, irreali. E la mia paura
umentava, sino a divntare inaudita, indicibile, atroce'le
le Sechehaye, oP. cit., P. zr
3o
CAPITOLO PRIMO
PRESENZA
CRISI DELLA
17
le radici
K.
n.7, 4o9
(. reli'r
CRISI
cORDoGLIo
33
21 S.
sgg.
34
CAPITOLO PRIMO
rffiT::"lHn?Ln
gli riusciva tuttavia di nessun
rifugio
trico il
spettiva culturale,
sl muovono.
perci sterili
sg.
coRDoGLIo
)5
giovam
7
)6
CAPITOLO PRI\4q
CpJSI
CORDOGLIO
)7
zum Rtiorlen
38
CAPITOLO PRIMO
CORDOGLIO
39
il btind.e
in cospetto del nume si impa_
ola. Ora questo <<radicalmente
il rischio radi_
erienza appunto
modo: in quanto nesso mitico-rituale esso maschera il divenire storico nella ltenzione tituale di modelli mitici in cui su un piano
metastorico il mutamento ammesso e al tempo stesso reintegtato:
lezza. Questa dialetticadi riptesa e reintegtazione dei rischi di alienazion cantterizzata dllla coefenza tecnica della destoficazione mitico-rituale che si fa mediatrice del ridischiudersi delle alue
forme di coerenza culturale, dall' econom ia al|' ordinamento sociale,
giuridico e politico, al costume, all'afte e alla scienza'
Il concetlo di sacro come tecnica mitico-rtuale che protegge
la presenza dal rischio di non esserci nella storia e media il ridi
schiudersi di determin ati orizzonti umanistici consente di consi-
derare sotto una nuova luce la uexta quaestio del tapporto ftamagia
e religione. Senza dubbio ogni forma di vita religiosa, in quanto
4O
CAPITOLO PRIMO
tecnico
magica;
siaot
mai nel
CORDOGLIO
4r
c
a
u
dischiude un determi_
^rdTe
nato otizzonte umanistico, pi o meno
angusto. In talguisa l,op_
portunit di considerat. .om. magic.a o .J-.
r.rigiosa;i putticolare forma storica del sacro dipede r"r;";;;
;i gr"dJ r.r"ri""
qr svluppo e
o di medjazione dei valori
che_ in_quella
revale il momento tecnico
,orizzonteumanistico
della destorif
che
usto (ma non mai inesistente!) il
appropriato, quando invece rito
#;1ft;i."1','ffi:ii;
;:i:i: :#Seiilff:i1tf
anche
di coerenzlt:::t::l'."*hp,;t,'"t:i;
'uso di .rt.nd.r.
etico fortemente sentto
1t1-lTptqno
emondanoperricordu,.r,ffi
al capitolo che apre
ii;;;ji;.ii.n.
il;ii,i3iii:
Stoa d.,n'u-o
a Libert>, dove
l.a
d.i
;;:;,
si
a dell'impiego della
liberale consustanz
;iri
i'liroru
oi,r_
;;;
dia_
mariamente delineato.
Se tuttavia da respingere |a tendenza panlogistica che risolve
la religione in una sorta di philosophia infetior, non nemmeno
da accg[ere I' esigenz a in azionalistica di un' autonomia f ormale
42
CAPITOLO PRIMO
CRISI
CORDOGLIO
41
tia
umana.ta
ilil; i;
Jiriu..u
44
CAPTTOLO PRrMo
45
prima
Del pari nelle Troiane Ecttba che gace a terra annientata'
smardi
pafgl:
"[;;;^;e*^re la lamentazionepro''nzia analoghe
lache
I
Su
.o tacere? lChe cosa non tacere?
i;.;fr.
nuto>, ovvero di u
te quella presenza che sarebbe
formalmente
la situazione. In p
todistruttivo
si accompagna al sentimento patologico di una miseria o anche di
una colpa smisurata che pu ricevere nella coscie nza vae moti-
r899) pp. 9
26
sgg.
Eu-., Ttoiane,
46
cAPIToLo PRIMo
<<forza>>:
'"ilrrl;
II
tetare
Planto'-"
sono
47
.,i rinunci e rese I'anima, impotente ad avet ragione della sciagura. Giacfth ; f ;c.hio pud.e, lato a lat - catastrofe atta per ali'
CORDOGLIO
28
Y-
48
CAPITOLO PRIMO
PRESENZA
CRTSI DELLA
49
pre
perch
nume
2e
pp.
1.5o, 367;
des hystriques
cfr. p. zgr.
Patologca
concerne un
rescissa dal-
pp. 55
sa
<(t
ti,
p.
8z
51
CAPITOLO PRI\4o
5o
CISI
DELL PRESENZA
E CRISI DEL
CORDOGLI
il cordoglio
il
attenuateei
n.l.o.dogli
cheanche
f identifi
cazione.Jt I'ogg.tto amato e petduto, come quando i soprawissuti
,ip.od.r.ono -""n.1 gesto, neil'inflessione della voce, nel]'uso di
dterminate frasi .ii-ili - partcolarit anche mnime del comportamento che gi apparte;nero a|_defunto: tali identificazioni
ioro du interpreiarsi-com. forme di consolazione della perdita
,7 S.
Ibid.
)a Ibid'.,
)5 Ibid..,
p.
p.
in
537.
542.
t6 Ibid., pp.
552 sg'
Freud,
no' -c:,:'^:Abraham'
dennormaten
:':i:::,:tr:'
Lib
eescbichte det
r8 Abtaham
Inttoiektion
:r::i:::::
52
CAPITOLO PRIMO
CISI
CORDOGLIO
M. Klein, Contribations to Psycho-anash r92r-rg45 (Londra r948) pp. 3rt-18 (Mourning and its relation to maniac-depressive states).
5t
54
CAPITOLO PRIMO
Il
t.
iustificazione
me to d'o lo gi'ca
d'e
lla
pres
""u
tico.
SemPre
antico concorfe
minati risultati
mitico-rituali del
zonti formali com
e degli affetti,Ia
57
i6
cprTol-o sEcoNDo
duto Potrebbe infatti considemt dtt'mtnto diretto dell'ana annior sono' o le cortisPonOra le istanze documentarie di cui pu giovarsi 1o srorico del
lamento antico per ricostruire questa vicenda diliberuzione sono
senza dubbio molteplici. Innanzi tutto sta la documentazione
antica, e cio il copioso materiale offerto dalle letterature religiose
dell'Oriente vicino, le elaborazioni poetiche che in Grecia il
Iamento ricevette nell'Eos, nella tragedia e nella lirica della morte,
i rifetimenti di scrittori, eruditi e letterati greci e romani, gli accenni
indiretti della legislazione funer atia in Israele, in Grecia e a Roma,
e infine I'arte funeraria cos ricca, soprattutto in Egitto e in Grecia, di scene di lamentazione. Tuttavia ai ini della ricosruzione
del lamento come tecnica la documentazione antica presenta dei
limiti definiti, che \e ntegrazioni comparative non possono superale senzalasciare troppo margine all'immaginazione. Cos i lamenti
che ci ha conservato l'epos o la tragedi a o lalirica della morte sono
g ormai letteratura e poesia, non rito in azione, e non agevole
raggiungere il lamento come rito partendo dalla sua elabonzione
letterua e poetica. Sommari sono i riferimenti di scrittori che occasionalmente , e da varipunti di vista, ci hanno lasciato qualche notizia sull'argomento, e ancor pi sommari i dati della legislazione
religiosa e civile, che ovviamente non si propone di descrivere la
lamentazione, ma soltanto di regolarne e limitarne gli eccessi. L'atte
figurativa rispecchia senza dubbo il rito in azione, ma fissata nel
suo momento mimico, e anche qui secondo le ragioni dell'arte e
non dell'etnografia.
Al contrario i relitti folklorici del lamento antico ci permettono
ancor oggi di sorprendere I'istituto nel suo reale funzionamento
culturale: e ci che la documentazone anticaci lascia soltanto intavedere o immaginare, cio il lamento come rito in azione,la documentazione folklorica ce 1o pone sotto gli occh in tuttala sua evidenza drammatica, offrendoci in tal modo non sostituibili opportunit di analisi. Ttttavial'irnportanza euristica del materiale folklorico ai fini della ricosmuzione del lamento funebre antico da
ammettere soltanto entro limiti determinati, oltre i qual la documentazione antica torna ad assumere tutto il suo valore decisivo.
5q
CAPITOLO SECONDO
58
LAMENTO
FUNEBRE LUCANO
insufficienza di
tisoluzione che
della crsi del cor-
dopo I'avvento
modeste il processo di circolazione continu anche
per esempo
el Cristianesimo (e dell'Islamismo), come mos*ano
geste e ln
antico-prov enzali e quelli della Chansons de
lamenti
f,.rrotuggi importanti e
dimenir, ,nrniit azionicollettive di cordoglio: n infine vanno
,i.u,. - sempre in epoca cristiana - le trasposizioni religiose nel
Maiiae e nelle passioni popolari'
Planctus
nesso
itttaviaanche se il lamento fut.br. folklorico ha perso il
antico,
mondo
del
;;r, i grundi temi delle civilt religiose
angusti e
".s;i;;
n.h. s. i sui orizzonti mitici sono prtcolarmente
aree di migliore
frammentari,
-.^fr;;;;;e,esso pu fornire acota, almeno nelle
la
vicenda rituale
per
ricos*uire
utiii indicazioni
.L.,
tiva'
,;iil;;.
;h*;;;".
casione
I'qu
ti:i"""'
o none?
tu
i'ter
;;;"1;"";;; tirpo"a.r.
funebte non
no, ouri. di essa orientta a considerare il lamento
risoluttice
funzione
;;;;il;;. r i f" .fr. assolve una determinata
come
risoetto ai rischi della crisi del cordoglio, quanto-piuttosto
i f o.ria popolare. Ora da osservare che
.";;;"
n.liur.o che il lu-'.nto f,rrt.b.. percorre dalla dispersione. della
che sia
crisi alla reintegtazone culturale pu certamente accadere
otizzonte
tale
primo
luogo,
."ggi""i" un oizzonte poetico: T1, il
prr"a'.rr.r. raggiunto al di fuori del rito in azione e indpendentee di elamente du.rrJl.om u..ud. per le lamentazionidi origine
bo.urion. letteraria),ed in scondo luogo l'orizzonte poetico non
poi l'unico orizzontelormul. che il lamento pu raggiungere'
etica
sfera
nella
.lr.1*mpio la plasmazione-pu mantenersi
di
.i.'.-ori . d.gii afetti,o fr valere determinati interessi
esteed
letteraria
;;;rgr; sociale, e".or via. La considerazione
presenta pertanto
legittima,
quanto
per
ii.u dt lamento funebre,
S consideri Per
Or
sa
che
si
'
are'
Vien<
ca la
ricercatore di p
Dal punto di vista del
di Amatrice un t
il Manzoni e il Cro
nel mondo ntico
IizzabilePetch tac
nel rito, e cos co
non si tratti di un
che evento di mor
il difetto di ques
1
Croce, Conuetsztoni
titiche'
)ne'
e,
setie
-;
di morte:
FT
6t
CAPTTOLO SECONDo
6o
abr
che
sere
qualche cosa di irrep
anche non una morte
Partenza, una lontananza, o semplicemente la scoperta tardiva di un
amore che ormai I'altro non potr pi accoglere, onde il pentimento e lo struggimento per aver perduto per sempre, allora, il
momento unico, irrepetibile, della propria felicit di donna. Que-
Prendendo
oenazioni ctiche
religiosa nel suo
tenr conto
delle
Peltanto di
labbra, e di
p, 64
7
63
6z
CAPITOLO SECONDQ
F. Gregorovius, Corsica (r" ed. 1854; zn ed. 69) pp.37 sg. z^ ed.
Ibid., p. 47.
A. de La Marmora,
de cette le
(t8j9\
nel1e co
si canta quasl Plu
in India,
rebbe inv
Pi semP
alzerebbe
d accenti poeere.1,
questa
tard a seguire
erati e imPot-
rornanall' esaltazione
""gli
occhi
d<
ttoce
11 <rJamais pote ne tr
el
urle diaprs son cceur
'---, G. Fetaro, Canti
Ii P. Nurra, La Poes
ro
. ertoli,
1a
Les
lettalc srd
Sa
(r9or) PP' 1r
s9'
v al'stazone negatlva
idil*ti-"o,la
;;;;h.
cui fun-
o -orrtu
."i.i,T;
.'""
rx.
alla
agio ctitico-stonco st
poes dia_
65
64
CAPITOLO SECONDO
LUCANO
. MENTO FUNEBRE
tLLu'-'
re calato - o al-
il
distinguono dalla
te di lamenti funeriferimento molto
to accomPagfiato
ala,Ia documenta'ecso su questo Punto;
dramha per caratterrstica dominante'il
della crisi'
rso dal pu'o"i'^o iniziale
che notizie su questa dinamica'
t'i'i ti tordgfo; mentre il
15
iott.
di questo rapqor:o:
li emotivr pe.odlcr,
n"11.
. il significato
contesto di titornel-
mr
tu
'::r^;:;l"i,r'lrl:ili;
ttutttizionieffe
f
,t .
rr^titisultano
La
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dici condotti ecc', m
,i
dir.bbtfi;;'"hb"
ef init o
"t.tli"
e I' o rient a_.ili.";bi;;;
parte della documentazlone
rizzazione"i ,r"ri.ili"idi buona
'intetPretazrone
;;.*=;. ne rendev
S
del lamento
16
'o-'
:::ilit1:i:ili
inta del Positivismo'folklore' Qui il lame
possibile
esecuzione
esl-
67
66
cAprTol-o sECoNbO
e dello stesso
) pp. z8o sgg.
a
dell'Istituto
funebre antico'
69
CAPITOLO sEcoNDo
68
LUCANO
FUNEBRE
IL LMENTO
/-t
relitto del lamento antico tuttavia utilmente esplorabile ai nostri fini solo entro limiti ben definit. per esempio inutile chiedere a questo documento di illuminarci in qualche modo sui granditemi mitici, che, nel mondo antico,
davano orizzonte alla lament azione rituale e la ricollegavano per
come
mille ffi al plesso della restante civilt religiosa. Senza dubbio anche
il lamento funebre lucano ha il suo proprio orizzonte mitico, rn
cos angusto e sconvolto dalla millenaria storia cristiana, che ben
poco resta di uilizzabile per una comparazione feconda. Il tito
appare invece molto pi conservatore, ed esplotabile quindi con
mggior profitto, per quanto anche qui occorre procedere con
estrema cattela. Vi per un rapporto particolare sul quale la documentazione antica avara di dati e di infotmazioni, e che invece
il lamento funebre lucano (come del resto ogni lamento folklorico
utilmente osservabile) aitta a chiarre: stratta del rappotto fra petdita della presenza, cisi del cordoglio e r i t u alit della lamentazione funebre. I modi della crisi del cordoglio nel mondo contadino lucano, e soprattutto frale donne, si awicinano sensibilmente
ai modi spettacolari della crisi del cordoglio nel mondo antico,
quando la civilt ctistiana non aveva ancotainaugurato il suo nuovo
ordine nel dolote e nel pianto. La presente indagine si propone
pertanto di esaminare, come in un mondo ancora osservabile, il
rito della Iamentazione si innesta nella ctisi, e come assolve ancota
la sua funzione culturale riparatrice e reintegratrice; una indagine
dunque che non fine a se stessa, ma che deve fornire almeno
utili stimoli per ricostruire I'analogo rapporto nelle antiche civilt
religiose del Mediterraneo.
Il cantterc fondamentale della domanda a cuila ricerca doveva
rispondere, orient, com' naturale, il metodo di lavoro. Fu dato
un posto pteminente all'osservazione diretta del lamento in azione,
bandendo completamente ogni ricerca per procura, su questionar
spediti e rempiti da informatori locali;'o le informazioni sul la20 Con una sola eccezione per
I
I
\'\
J'rti.
snc*aldo
Ruotr o
o Avigliano
MATERAO
r
{.
Fertandin?
Bernaida
o
Stigliano
oCraco
\
Montemutro
Pisticci
Jonico
o
p.
.t
Castelsaraceno
o
Calvera
Policastto
Albano
Tricarico
POTENZA
Golfo di
'U'''\,t''
a'
Valsinni
Senise
I
F
,/.\,a,/..\.,-,i
/(,
\.
\.-, ^-z'Mate
lonio
Lucania
77
7o
CAPITOLO SECONO
:",'.iii3::i.Tl'.11
;ionalismo (Pistcci, Avigliano), o pg
la loro aftetratezza e il loro isolamento (castelsarac.tr, sun cataldo), o per la loro disseminazione geografica. Nella raccolta del materiale si tenne sempre conto che il documento non era costituito
dal
zione ma dal lamento in azione,
cio nel
e e melodico, sorpreso nella dinamica
I decesso allaintsmazione, e nella
itenzione successiva in date canoniche determinate. A questo fine
si rendeva necessaria l'osservazione della crisi del cordglio e dell'enuclearsi dell'ordine della lamentazione nel corso di reali occasioni luttuose; il che nuatto quando I'opportunit si presentava,
e nella misura in cui l'osservazione era possibile. In gran numero
furono invece osservati i lamenti artifici;li,cio ricosmuiti a richie-
testo
S
del
7i
'.'2
CAPITOLO SECO\O
e
pe
i
75
CAPTTOLO SECONITO
74
In tutta l'area esplorata il lamento funebre femminile costituiquello maschile I'eccezione: tuttavia in qualche villaggio la sopravvivenza del lamento maschile meglio rappresentata, come in San Giorgio Lucano, dove gli uomini di <<cuore molle>
(secondo I'espressione di un informatore contadino) 1o praticano
ancora. Documento di tale sopravvivenza un lamento di fratello
a f.ratello da no raccolto e registrato appunto in San Giorgio, e
conservato nella discoteca del <<Cento per lo studio della musica
popolare>> presso I'Accademia di Santa Cecilia.
oggi in Lucania
In rapporto al.fatto che il lamento funebre
sce la regola, e
^ppare
la sua diffuun istituto culturale in via di rapido dissolvimento,
sione maggiore fra le donne anziane o di et media. La coscienza
di tale dissoluzione diffusa negli stessi ceti popolari, come prova
la seguente dichianzione di una vecchia contadina di Craco: <Ai
miei tempi le donne tenevano le trecce raccolte e quando c'era un
morto se le scioglievano, ma ora tutte tengono i capelli gi sciolti,
come se stessero sempre apiangete, e invece non piangono pi>.
In generale il lamento reso oggi in Lucania dalle parenti del
defunto senza concorso di lamentatrici prezzolate o professionali.
Tuttavia il ricordo di <prefiche>> chiamate a prestar la loro opera
nei funerali ancora vivo, e si riferisce a un passato relativamente
recente. Le lamentatrici di Senise, un tempo famose, erano chamate nei paesi vicini a fornire le loro prestazioni molto apprezzate e altettanto da dirsi per quelle di Pisticci e di qualche alto
villaggio. Attualmente la lamentazione professonale sentita come
una vergogna, e un villaggio accusa I'altro di praticare questo costume, senza che po l'accusa risulti fondata alla prova de fatti.
Cos a Pisticci vi diranno che a Bernalda le donne si fanno p^gare
76
cAPIToLo sEcoND.
JJggrri.
mise la pipa pe fum, beni di la sora, ca tu iere turrr,uppurri
rn*.;i
i" fil.;
beni di la sora' E m pe crt'agghimann ru sierecur. ."n.,
t.ni i
la
sora?
Il
FUNEBRE
LUCANO
77
^MENTO
IL ,"
*.
f":::i:i;iiu
t"li^';;;;
qfil',".. p., tornare -ilIa sittazione
Lre"" "--.
ol0,
tr'f;
W:l:::H:1',1'"::''ii:l::ff
o::":,:"lr;,
intonarono
funerale, le lamentattici
i"occasione di un
r,.ilu .ni.ru madre di pisticci, nel bel mezzo del servi-
\\::";;;
*:i;';;t ;.^ ..ii"
io"[b;;;r-"rando
ri
..o..o1u,. n"ell,ombra, Irr. piangenti rinnovano il cordoglio
morai
cibo
di
tuale. Ultimo miserabile uuun delTa pagana offerta
ti, alcune donne vanno versando, auna bottiglietta di gazzosa'
deponun po' di vino tosso su una grossa fetta ipane scuro'the
Il
sacerdote
g"" p"ipresso la cfoce, nel"fascio di fiori campesffi.
il suo ufficio: e par che i suoi occhi non vedano
tt",
"tt:"fvendo
78
CAPITOLO SECONDO
eui
d.[u
. MENTO
IL '*
FUNEBRE
79
LUCANO
tivo.
Ovviamente n I'assen za totale e la scarica convulsiva, n I'ebetudine stuporosa e il planctu. iffelativo costituiscono il lamento
f,-rnebre riiuale : tuttavta pef comprendere la s6uttura istituzionale
del lamento come tecnica del piangere occorre tener presente
inanzitutro questi aspetti particolaii della crisi del cordoglio' I1
lamento funebre lucano infatti da interpretarsi come ripresa e
r.int.grurione culturale dell'ebetudine stuporo sa e delplnctus ircelativo"in quanto rischi a cui esposto chi colpito da.lutto.
S. rr.['betudine stupofosa una sinistra inerzia avvolge e soff.oca Ia v,itapsichica minaciando di annientarla nell' as senza totale,
e se nel planctus irrelativo il cordoglio si disumanizzain compor-
go
CAPTTOLO SECONDO
FUNEBRE
8r
LUcANo
r
r
',,^l:"ii:i,:,'f""':ii'h'J1il:'#;X1i",-,'
IL LMENTO
!;'rr;rl': :;'"ffi*'l'iif?.T':#*i:
t9::,il"i;;
nella prassi sciamanistica
r-
ri trnli"u pti
lfji;"d;
:iffiffi;;iipi^t"
t'*pio
83
8z
CAPITOLO
SECONDO
erciniziata' interrott
,itoul" funeratio e le
creta di questo contrasto:
ce
Quanne
n'ammr- scurd sta data Quanne jeve
nne fata
cadute
s fatte, attne mie! S muorte cu' la
de la vocca, attne mie! Quanne jere buone, ca tela facive pure co' le galline! M s'abba la campane, attne mie. Se cette lu bande pe' lu paese,
attne mie. E ci muorte joce, muotte Vitangelo Ragone. O ce male cri('RC) Attne mie, attne mie, ah
intetruzioni e riPres
sono state conio trattenuto sm quando
azioni i
stiane! Quanne visite amicevime joce, attne mie, quanne n'amme renq.
Le vulemme renne tutte de cuntentezza, attne mie. M vene commare Rit4,
te porta r mazze de fiure. Vi' quanne cammine c'ave fatte, ca mo non se
ne acchiano, attne mie! Attinti a li pisi ca po perditrzno li pisi co' la aalanza,
ttne ntie. Quanne stive malate, attne mie, me chiamaste vicino o' lette,
attne mie, e me dicisti ca vulivi o' melone zuccarino. Co na mano te dibbe
o' melone e I'olde la mettibbe sopa 'a ventre. E dopo mangiate o' melone,
me dicisti: <Sabedda, mi sricreate>>. Attne mie! M vene compare Giuseppe, co' le mani pulite. A quale fiera avita sc? A chedda de GravinaT Statte
bone, attne mie. M vneno le privite, m vnene le monache, arrivata
labanda. Statte bone, attne mie! Vneme'nsuonne, e vneme a dice se
si cuntente de cudde ca ti simmo fatte, attne mie!
(Babbo mio, o che giotnata oggi, babbo mio. Quando dobbiamo scordarci
questa data? Quanto eri buono, amabile in tutto! Quanta faticahai fatto,
sei morto con la fatica alle mani! Che nome mi caduto dalla bocca, babbo
mio! Quanto eri buono, tela facevi anche con le galline! Ecco che comincia
a suonare la campana, babbo mio. Si getta il bando per il paese, babbo mio.
E chi morto oggi, morto Vitangelo Ragone. Oh, il malo cristiano che
eri! Quante visite riceviamo oggi, quante ne dobbiamo rendere. Le vogliamo
rendere tutte di contentezza, babbo mio. Ecco commare Rita, conttlmazzo
di fiori. Guarda quanto cammino hafatto, ch non se ne trovano di fiori
in questa stagione, babbo mio! Attenti ai pesi, ch poi perdiamo i pesi con
la bilncia, bbbo rnio. Quando eri malato, babbo mio, mi chiamasti vicino
al tuo letto, e mi dicesti che volevi il melone zuccherino. Con una mano
ti detti il melone el'altta la misi sul tuo venfte. E dopo mangiato il melone,
mi dicesti: <<Isabella, mi hai consolato>. Babbo mio! Ecco compare Giuseppe,
con le mani pulite. A quale fiera dovete andare, a quella di Gravina? Addio,
babbo mio. Ecco i preti, ecco le monache, arcivatalabanda. Addio, babbo
mio. Ritorna in sogno, e vienimi a dire se sei contento di quello che ti abbiamo
fatto, babbo mio).
amonto e
lla Presen
e11'obbligo di rPetere
di determinate citc
L'istituzione di
lit
e di
unz
:liit:'ltil"-1f;
lamen-
bmentale nella
teserzastorica si smarpre senza rituale
1: istilli:one t[a
lr'1. r" cornport amenti alienati I
il-cuubu'iverso questi comportamentl
del pianto rende p";[iil
gq
85
cAprTol-o SEcoND.
del Padre
enti moduli:
espressivi fissi radizionalizzati. una parte di questi moduli ha un
C.rm.
"'it
de le figlie' t-atta mie'
O amore
Te s passate tutti li dulure' tatta'mle'
Che morte all'improvvisa' t^tta .mre'
Persona
correlativo
87
g6
cprTol-o SECo\s
lL
FUNEBRE LUC'
' MENTO
'*
defunto se contento di quanto <gli stato atto>>, cio della manifestazione di cordoglio dei parenti e della pompa del funerale. Nel
caso della vedova che lamenta la morte del matito stereotipo il
ricordo dei momenti uitici passati insieme, di episodi salenti della
vita in comune, e di qualche atto di gentilezza reso dal marito alla
durante gli
rnoglie, come quello di far salire
sobbalzi:
spoitamenti, e di togliere le pet
se la cosa
abbiamo
come
il che si dice un uomo
piange
morte
di
la
non vera. Quando la lamentarice
adulto, marito o padre o fratello, ricorre molto spesso il tema delle
mani del morto e della fatica alle quali esse erano adusate: <<Quanta
f.at\ahaifatt'a sse mane)> (quanta f.aticahai fatto con queste mani),
<<S muorte co' la fata a le mane> (sei morto con la fatica alle mani):
ma per la morte della figlia ancora nubile di prammatical'antichissima contrapposizione ftale nozze terrene - non ancora consumate - e le nozze con la morte. Nel lamento reso a persone
giovani o mature, ma comunque non propriamente vecchie o decrepite, ricorre con frequen za vna invocazione amaramente sarcastica:
oOt l it vecchio che eri>, intendendo dire il contrario, co che
e verbali:
tano i loro figli morti) il tema della morte come sonno: la lamentaffice mmagina che il morto sia soltanto immerso in un sonno
<(troppo lung> ed esorta e scongiura il dormiente a svegliarsi, ad
alzalsi, a camminare. Un'alta serie di moduli in rapporto alla
condizione in cui viene a rovarsi lalamentatrice dopo la morte
del sostegno della famglia, marito o figlio che sia. Il regime tadi-
zionaledi esistenza assegna a|la contadinalucanauna gravosa condizione di soggezione, che le fa spetimentare quotidianamente come
il suo operare sia fronteggiato, conffaddetto, ridotto, smentito e
schiacciato daforze inconmollabili. Per quanto non le sia rispar-
ogr^'
belle, quante te pense.' a oga a
ienze na via c tre tile'
frate mie!
se la mangiassero'
chi sti mane:
sta
-id,er usna di
(Entra nella
che uengono
Giouanni e altri cornpati e coruari
at)
88
CAPTTOLO SECO\q
la macchta.
(Entra
, MNTO
l "'
FUNEBRE
LUCANO
Frate mie, non t'agghia che te dice e che te d, tine li capidde mie pe' ricurde.
(Prirna della cbiusura della bara i
8q
Frate me, I'ultime vase ca te donne li fili toie: v pri a Die p lore, nor
te scurd mai de li fili toie e de la sora toia.
Famm'apr n'olda porta pe' falle iranne.
chidde file anna sc soto a li dispetti de l'olde: ci n'ave da nu scaffe e ci
nu muffettone.
(Entra zio Menico che accornpagn it defunto all'ospedre di Matera quando
fu trsportato per essere sottoosto ali'operazione'letale:)
ai
Frate mie, m vene z Meniche: quanne te purt o' spedale come te vedisti
frate mie, sule sule senza la sora toia?
ci t'ha viste e ci t'ha date na stizza d'acqua almeno quanne stave sotto a
by
presa splle
ltissinuo:)
mie.
.i-i.i
minati
altri m
da risp
97
cAPIToLo sEcoNDo
90
fratello'
fratello' o fratello' o
o fratello'
t1
o tratelto'
ome lo voglio bene'
o fratello
c"tt'i;;;;
piega sulle ginocchia sempre agitando il .azzoletto25 e infine 3i
alza portando il fazzoletto aI naso:'6 il periodo mimico scandito sul ritmo della linea melodica che a Pisticci tradizionale per
lamentare il morto, e d'altra parte periodo mimico e linea melodica formano organica unit con ciascun versetto della lamentazione. In un lamento raccolto nel villaggio di Clvera una madre
lament il figlio motto secondo il tema del sonno troppo lungo
in cui il morto immerso, e da cui era invitato a svegliarsi: un
tema che, come si detto, tradizonale nei lamenti resi da madre
a figlio. La mimica relativa si legava organicamente al contenuto
della lamentazione: la madre andava battendo a tempo le palme
e danzava intorno al letto, intertompendosi di tanto in tanto per
somministrare, ora sui piedi ora sulle guance del cadavere, dei rapidi
buffetti come per risvegliare il figlio dal suo sonno maligno.
Il terzo vincolo tradizionale della lamentazione dato dal tema
melodico, cio dalla linea melodica con cui ciascun versetto cantilenato, e dalla strofa melodica nel suo complesso. S consideri,
n via di esempio, il seguente lamento di Ferrandina, reso da sorella
a fratello, che vale ad illustrare il nesso organico tra moduli letterari e moduli melodici:
6. 'O vogghie b!
2a
25
nza
i te' o fratello
mio
mro
O fratello mio' o -fratello
bello'
O fratello mio bello
o fratello mio
mro
O fratello mio' o fratello
Fratello mio!
F
atal p-l
O Cic-cil .lcnic
Gemc
o bel .lc
u'og'ghic
fl c'
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95
cAprTOLo SEcoND.
94
d.el d.olore
Fin qui il lamento funebre lucano stato analizzato come iterazione di moduli letterari, mimici e melodici tradzonalmente fissati. Senza dubbio allorch si taccolgono sporadicamente e asistematicamente alcuni testi letterati di lamenti in questo o quel
villaggio di un'area relativamente estesa pu nascere laf.alsaimpressione che i moduli siano pochi e che la lamentatrice sia una <libera
improvvisatrice> dilamentazioni. Ma se si adotta il criterio quantitativo, raccogliendo pazientemente in uno stesso villaggio un buon
numero di documenti, ci si rende subito conto che la lamentatice
legata ad un gran numero di vincoli rituali, e che il ricordare
ha una parte molto pi importante del vatare e del rinnovare. Del
che non dobbiamo stupitci, dato che questa iterazione di modelli
rientra nella funzione protettiva del discorso individuale: si recita
come in una scena in cui i personaggi sono sorretti quasi da un
27
Queste osservazioni musicali sono state tedatte in collaborazione con Diego Carpitella.
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LAMENT. "u.""*"
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97
cAPlrolo
96
sEcoNDo
FUNEBRE
It
LUCANO
LAMENo
del rnorto
e ritorno t'nelatiuo
funebre
Lrnento
1.
nt; i'uppi.tt.,
'nsella, o belle...
(Fratello mio, quando andammo alpantano, o bello o bello,-e quand'arri
ombrello, o bello'
;;;; ullu rliiu,venne a piovere, o t.Io. F' non avevamo
g-li-.i**r.o l ,u..o pr cappnccio, o be1lo. Uno in gropp all'asinello
e I'altro
in sella, o bellc...)
Lelunghemarceperraggiun-:::l1ffi::,*,?'":n:ffJ"i:
,r"i. tii[aggio' hanno una Parr
ffi ffi
si rec
sei compag
"i:::',"14::*"Tt!i
altre
"11
in carrrpagracon
i?
,;::fil'.'l53;3
99
98
cAPrrolo sEco\bo
reali avventure
a di esPerienze
de vere Per chi
nte, disciPlinaa
idiscono appunto
creduto di assistere
ni documenti:
o e febbre'
Anche l'attinger acqrtla allaontana, soprttutto di notte, comporta rischi di inconff .or i morti. A colobraro circola un facconto che riflette 1o stesso tema:
casa
*':'i:
Angela':* j:,L","*;"'ff lii:;tJ,i:trJ;:l',"iffi
a
tenne per s le tre grana.
35, ha assrstrto
IO I
cAprTolo sEco\bo
e>>
fo3
cAprTol.o
SECoNDA
tuporosa sbloccata'
riiornelli emotivr Perr
e
melodici' Le Pro-
rlsouna elementare
unebre inirizzato
utale>>, il contenuto
<<ePico>>' eprtome
o funebre instaura
nte la sua itetazione
terio
ermeneutlco'
vafitag
Poff essere
TERRANEO
IO5
3.
da verificare sul pianto etnografico euromediterraneo quello relativo alla presenz a rituale del pianto corne
stato psichico istituito nel corso della lamentazione funeraria. In
mancelnza di analisi precise su questo punto dobbiamo contentarci
di alcune indicazioni sommarie che affiorano dalla documentazione
esistente, e che messe in rapporto con i risultati della analisi diretta
condotta sul lamento funebre lucano acquistano valore di dimostrazione. Le voceratrici crse, secondo la testimonanza delMat
caggi, eseguono il discorso della lamentazione <(con un dondolio
caenzato del cotpo>>'e il Lorenzi de Bradi - che fu uno degli
ultimi a poter utlmente osservare il acero in azione - conferma
Che debbo tacere? Che cosa non tacere? Su che piangere? Ah! Quale pesantezza opprime le mie povere membra, nella positura in cui giaccio qui, la
schiena distesa su questo duro giaciglio! O mia testa, o mie tempie e miei
fianchi, quale brama mi prende di far oscillare la mia schiena e la mia spina
dorsale verso I'una e7'altta parte del mio corpo, per accompagnare il mio
lamento e le mie lacrime senza finet.3
2 Lorenzi de
pp. 658
sg.
cose.
taneamente 1'attenzione a
i!:!'i^";r1:;i;i-i.,
106
CAPTTOLO TERZo
11
Cfr p
12
Cft. p. r58.
r55
Cfu. p, t59.
la Cfr. pp. 164 sgg
ro9
CO
EUROMEDITERRAN'O
cAPIToLo Tqao
ro8
ni:
pretiamo
il comportamento
-r"1.""ro
,upu., di inteitompere o di riprendere 1a prestazione; e. soprati,rito di dis*arsi pr eventi fuiili o per incidenti-privi di imporche si distrae
t^nz^,proprio .o-. ,. la presenza ch piange e quella
non fossero pleno iure una stessa presenza
z. Ebetud.ine stuporost,
della lanentazione
<<planctus>>
i'nelatiuo e ordine
a vetifica e
secondo dato lucano che deve essere sottoposto.
pi ampio. la vicenda
ad, integrazione su un piano etnografico
Il
;h. h;i""g" sul piano della presnz a ritttale del pianto' cio la
,^t^iiruro l" i.iturioni della crisi, 1o sblocco dell'ebetudine
I'enuclearsi
;;;;;t;tr,
fatto che' in luogo dell'ebetuLa ripresa consiste dunOue"ne] come istituto stabilisce e trail rito
dine e della scarici;;i;;il;'
16
A'
(tgzl) pp, rz9 sg.. Osservazioni analoghe pet gli indigeni del
o.t u.."hio che era stato malato
d"fottto
distretto di port Lincoln (4".;;;; dJ;ul,.il
".u
donne. e i bambini lasciarono la loto capanna,
le
...pi.o,
.ra*lLrl.o
"g-*pp""
1r
H. Vedder, Die
Bergdma
"tl"
u rinqu ^-ioid., i dirtur^ eseguirono una lamentazione cospatgendosi
ru.."to fu proseguito p.t o."' ma in realt il cordoglo_era scatso,
;i;;;;;;;i..ip....
t lmeniatrici'cessavano di piangere e rispondevano prol.it']"
loro
;.
.i;t;o1g"u
;;r;hq
espressione dl uoltoo R. Brought Smith'
e le donne sedendo
-,;^ "^. il
i:
:b:;;t;;i ; v,i"i^ tt
ir..."ii"q"rroco,
di avvertire
t1
una calma momentane
is
ste donne si leva come
III
ERRANEO
da lei
e,
rire
'
ntazione
sposa:
r' acota
una pausa ad ogni verso o proposizione, che finivano con un urlo o un ah!
prolungato.lT
Il silenzio, f immobilit
e 1o
Marino trovano riscontro inLam.,6,ro: <<Siedono per terra e taccono gLanziani della figlia
di Sion, hanno cosprso di cenere il capo, sono vestiti di ciTzi, Ie vetgini di Geusalemme hanno
abbassato a tetta
il loro capo>>.
in vita!>
un tratto
aggrumati di sangue'
sPenti'
oiPo di sPada'
sul cuscino'
er
cos
g
L
in
ginocchi'
corte'
ossedeva'
e fitorna umano:
rsPetto ai figli di Giuki
th nasce nei prati'
come il fiore d po"o
nell'oro'
o come irttlitt incastonatore!
un
a
fronte
Pi"t'u P'isa in
F
APITOLO
7a3
TERRAN'o
TERO
Secondo
eguivano
) un
a Ia lamentazionei
pi misurato, pi monotono, pi umano, e di principio a una cantilena lamentevole, interrotta e accompagnata sovente da un ohim! desolatissimo.le
Gudhninarkoidba,
20
furi-
DITERRANEO
cAPIToLo
rr4
TERZo
la periodizzzione del
de.l d'tscorso prolelto:
conquista
,,.La
emotiui' stereoti'pi
<planctus> m tttomelli
<<riuscire>:
G. von Hahn, Ahaneshcbe Studiett (Jena r8+) vol'- r, pp--r5o sg' Cfr'
unterscheien ist von diesem Jammer der geordnete Klagesang>.
zu
oVoh
21
J.
19:
II5
ff7
116
EUROMEDITERRANEO
FUNEBRE FOLKLORICO
"nortoto
TER?O
1,
LAMNTO
Oi ncor o obl-'-
[r L t'itb
oi Tucu-te. mmuliuca!
ioi Ce ne n lume mai amar?
Mortita de primvra
ioi Pe ftunzitu codrolui,
ioi Pe cintarea cucului,
ioi Sara dac'a'nsra,
ioi Cu tat-ti.lt a! ina
Si tata-tau te-a'neba
Ca ce fac Nufa si D'iurca.2l
Briloiu, Bocete dix Oa, Gtai i suflet, vol. Z (rp8); cfr. p. 8 dell'estratto.
Gtegorovius, op. cit., p, 37,
2t Bresciani, op, cit., p. 22).
26 Salomone-Maino, op. cit., p.
39.
27 La registtazione discografica relativa conservata nell'archivio del Cen*o Nazionale
2r
2a
Studi di Musica Popolare presso l'Accademia di Santa Cecilia in Roma. Trascr. di D. Carpitella.
'qiotd!
oh I
oonr l'o
t t loiS d boro' Oi'
ol*
In un
tenuto e
ritornell
8!t
o b'il '
U
b &t
CtD
rr
S ldt Pu'i ' tl d ' i '
*c,fr
-w-v-v
tt
Co-d
It
.P't i
Soeio
lr8
CAPITOLO
TE\20
.u,
ma.ma,ma-Esr Eo .
[nic,
mul
1..-.
u ui
rhl.-..
po.
ci dn . gr
rr
29
ritornelli
Trascr. di D. Carpitella.
'0 Salomone-Marino, op. cit., pp. 43 sgg.: <Ahim, come andata in rovina la mia casa!
E ora, chi mi porrer l, pane, p? E ora,
i piselli, p? E on, chi dar da mangiare
I piano? Ahim! chi awiser i patenti? E
i marito mio, ahim! >
f2r
ERRANEO
cAprTol-o
20
TERZo
Un lamento di Ossi
Ohi su coro meu!
Ah cantu so Piedosa,
Ohi su coro meu!
Relthada so Penosa
Ohi su coro meu!
Da Deu oifanada,
mba meal
lassadu?
m'as
A chie
Ohi su core meu! .
Chirchende so a tle'
tue as lassadu a mte'
Ohi su core meu!
"
tazio
(r89r)
G. Fetraro, Canti popolti in dialetto logudotese
r4
cativa
,,
,"p1.;;;[;;lrt"u
A parte
il
fiilu'go
don
da una
allatga
rir' .r"*
"'6
l:,1""Hi;*:iiffiiu::::
strofico si
s1i"
a rrfia quartlna:
;;;;,'1''ar""t
'-
'
i i"n' lthinchidda'
hi tu coro meul .
So chiscende s'inttmu
zu'
di moglie a mirio-li
illaggio di Tiesi;
257'
*""'f; i sorella a sorella);
'5t'
:,$^o3la'::'i:tri:?iiflH:"';
maridu meu
'>>'
f2)
RRANEO
CAPITOLO
r22
TER.ZO
De mi lu assimizare,
di una incidenza
Nel lamento funebre lucano non vi traccia
dalla ftequenza con
.oru .i ti ot"a[ emotivi. Ma a giudicarc
folklorico eurome;"lfu. in.i.n"u artestata ilmateriale
il logorio del tempo abbia
di;;;;r.; du rit.n.r..h. soltantoquesta
importante ctetermllasciato cadere nella Lucania di oggi
corale dei ritorienza
in.
;;;il ".ri." A tu U^onturiot l L;
nelliemotividamettefsiinrapportoconilcalattefesocialedel
Ci.rende indilutto e con la pafieci;-;;i;;t to[tiiuu al cordoglio'
soensabile
.h. i -oi. ri
del
planctus
p. zo7,rr
f25
far uscire dalla sua orbita il pianeta del lamento rituale. Ora il
condividere con altri ilp/nctus, o addirttura il cederlo ad altri, attua fiz- forma di collaborazione nel momento pir) critico della
lamentazione, proprio come se la conlit del planctus ripartisse e
attenuasse in pi individui la carica emotiva trattenuta nel ritornello emotivo o permettesse una vera e propria cessione integrale del
planctus alla collettivit. Ma possibile anche un'altra operazione
tecnica: non soltanto il planctus rittalzzato pu essere tipartito
e ceduto collettivamente ad ogni incidenza periodica del ritornello
emotivo, ma anche lo stesso discorso protetto, e quindi la guida
della lamentazone, pu essere ceduto aduna non prente, a una
donna cio non toccata immediatamente dal cordoglio, e che sia
<specialista> nella fattispecie: in questo caso coloro che sono stati
colpiti dal lutto riserbano per s o una parte subordinata o addirittura la sola parte del coto, nei tempi e nei modi che sono consentiti dallo srumento tecnico della lamentazione responsorale,
adoperato dalla regista esperta. D'altra pate la successione ordinata dei discorsi protetti e dei ritornelli emotivi corali esercita un
potere di sblocco sui rischi di inazione melancolica, e al tempo stesso
appresta gli argini per entro i quali si verser e s ordinerLa caca
emotiva nel momento rischioso del suo sptgionarsi.
Le tecniche di ripresa che abbiamo sinora analzzate sono condizonate, rispetto al loro ruodus operandi, dalla presenza steteo-
di
nirntct'
i' rnod'uli' letturuti'
d'iscorso protetto:
d'el
<.La conquist
e rnelod'ici
'
CAPITOLo TERZo
r26
LAMENTO
FUNEBRE FOLKLORICo
.) e Persino la-menti
morte violenta q
rma I'importanza
, e consi-
e17a
tinazione
rta distici
lettetari'
ttittidu s
i delle la
ti
si avvicini la sventura;
t't
"od"lo
un ben accettatot?'"t;;-p"!",a"
forse, la canzoncia infantile
ir.""",-
Tutti
In Romania i
del genere'
r27
EUROMEDITERRANEO
su di essa nel
ha richiama to.l attenzione
di Carnevale nell'Italia Cen'i'"ii;e
al Toschi il padre Donatan.""..;;;i;;tutt"tt
Recentemente l Toschi
quadro dei pianti
trale;2 Quasi
cos lamenti
tag zza ancora vergine, e os via; oppure vi sono lamenti destint ucerte occasio-'ni, come per coloro che sono morti lontano o
ptenza per il serf.-"".q"ivalente pratico della morte, cio la
irizio milit"re; e infine vi sono lamenti destinati a detetminati
--."ti del tlto funerario (quando anivail prete, quando si entra
ar C.
"
Briloiu,
. ;;it;;;;
B.ocete
pen
Arhrva -^-tru
Despre Bocetul dela Drcgtts'
gr"ii^ni,
tenta anche o
op. t., pp. zz3 sg., dove si
(ed' naz )
entizioni del popolo siciliano
ricortenti.
ar
p. Heinisch, Die Totenkbge in Alten Testanext, Biblische zeitfmgen, vol. r3, n. 9-ro,
8 (r932)'
Albanesiscbe Studien,
pitr,
pp. zr4 sg.; Sal
tr G.
t2 P. Tosch
tTorino
rgjr) p. ,r9.
vol
z'
7
r28
cAPIToLo
T[
tema:
inrattiun tipo dilamentazione, diffus o f.rai Balto-Slavi o le popolazioni f initime, che ripete f edelmente la lamentazione abruzzese :
? Aiarirl
hl
cchi? Aiarir!
n il modulo abr,,nzese
""r
ff::,:::t:i;i
do la vecchia potesr
D.
In
tt (H
Hoc mod
51
ra
5f.
, vol. z, pp. 8S
sgg.
es?
p"
pp' 3o7
', ibid., cub. 5,iatsend
n't"t'
"
ocinunt
e, singula risPondentes'
t,
pp. tiz-4o8.'.
a Mhler, op'
cit'' ,p' ^_
1t7'
+r
TERRANEO
tfo
fta
cAprToLO
7a Cetina e
rJI
TE\?O
Ia Narenta, cert
ri
di
3'.:ili.",ili:'#,"-ffi:j.ffi
diffi;sione nel tempo, o quanto meno Ia loro attualeiffusione geografica: ma qui baster questo ;emplice esempio.
novazione dei moduli a vari livelli di coerenza formale e di autonomia personale. Parlando in generale delle lamentatrici siciliane
il Salomone-Marino annota come <<i loro canti... son sempre gli
stessi e si tramandano inalterati di generazione in g.n.rurion.'
Sui
(Ri
pagliara de
5e
z voll.
L"
spichiali m maritu'
i*:ir:#:,ii:
i!n',j:,!;1n,,.^
","u
doveva
di diffusione di questo modulo
essere
T:ffi:'".$i7;g:i',
-s.p..
pii""ti
tJna marecrsa di
l:l.1.j|,i;:*
,s,idu
;;;i.
"i.udt*".
a Mascioni!6t
Qui, come
letterario ha s
ed diventato
in s tutto quello che occorre
6r Tommaseo, oP'
:l
zese,
i:l;:t# ,i!;:,I;?*
vol. 5, n. z, 4z lt95z)'
di Rieti, Riv'
abruz-
r)5
FUNEBRE FOLKLORICO
ti4
cAPIToLo
TE\Z.
EUROMEDITERRANEO
'MENTO
7,lJna
Cairo
lamentazione I
Todo
lo
accaba -
la mala
lutti,
andanza,66
una dinamica ed una agonistica - e in particolare una tecnica - per compiere la catabasi verso le tentazioni del planctus irrelativo e l'anabasi verso le potenze formali
del discorrere.ut
il lamento
66
M.
La Endec
nel t63z
de la gtan
ben noto
,":i,*tJi:r::"""'rj#
col
E le t"i"fe?*i entrano
wiiit"'>
6
Kahle, op.
cit.,pp' t49sqg'
RRANEo
cAPIToLo
136
l.\zo
Le condolenti piangono:
S, sorella, dillo, a chi
La portatrice si disPera:
Non avevo nessun desiderio, ero ricca, e ne avevo di troppo"'
dall'acquar>'
737
IJ9
ITERRANEO
i)8
cAPrToLo
TERZo
Gi vedemmo come uno dei rischi della crisi del cordoglio sia
un delirio parassitario in cui si nega I'evento luttuoso e ci si comporta come se il morto fosse soltanto un dormiente che si risveglier, o un assente che da un momento all'altto pu totnare, e
e
Il
tapporto di Nyna Selima si pu leggere in Kahle, op. cit., pp. 346 sgg
tecnica:
Ah!
esse
non
a cafa famfa'
etuosi'
,,
grande'
r4f
r4o
cAPrToLo
TERZo
LAMENTo
EI]ROMEDITERRANEO
FUNEBRE FOLKLORICO
Io ti asPetter' mamma'
io d asPetter sno
:J:"''
come fuliggine'
tu non vieni'
a vedete:
IvIad'ret
ma
ravviva
^rLcota
rnla'
No
r'e'1'
Wf ::"'****:*lr^Ti5f
*ii'{"":l'#ii'*:mrl
rublo.
;ffi
n2: " rru,n"61,fl Jii
Lvtqr"'
u^i
pi con te?
{areffo a non parlare
c o s
lo sopporter
olercnze.
;ih"
tanto male'
catal'
aouenga
il
Figlia: Io ti
aspetter, io
ti
un momentino al giorno:
affinch io
ti
dica
il
mio lamento,
Ad un
le
r tecnica si sollevano
,i.."u rituale del morto'
ulteriore.
lamentazioni russe
Nella Russia sette
t
eseguita da Pet
- ',
Il
modulo si
presta
?o
lt
trapasso)
Basta con
, pp.
rrl
sB.
:i':'l"1"1';;
p'ss'
".., "' cl'' ibid''
cAPIToLo TERZ0
142
a terracome
il
suo Ivanuska:
mio lvanuska?
sso fiore,
anza alta,
ffata
come fosse la mia r:u'ulgg''
14
lt
lbid., p. va.
Ibid,, pp. 124 sgg.
il
mio lvanuska'75
r44
cApIToLo
TERZo
IL
I,AMENTO
EURoMEDITERRANE.
FUNEBRE FOLKLORICO
r45
\glia f\slia,
vattene a rej,
11
revattene a mor'
v e d' oa a
3n":"''L"11
J't'
me dau quelli
minorelli?
tutti
che s
.h. tofl.u
li
fossati,
ta li pianti e li sospiri
l'j tutti rabboccati.
m
*,:',i.ti3,.1.-u
amma,
preparame 7a panca,
che te porte la nova
che Danielle maca...
aspettet sno alle tte: I e quando vedr che non vieni, I metter sossopra il cortile e l'orto>
(Morosi, op, cit,, p. ), cio iizietLa disperata ricerca del figlio. Ancor pir chiaro questo
motivo traspare i. un altro lamento neogreco, raccolto a Soleto: <<Io ti aspetter, io ti aspetter, babbo mio, I io ti aspetter sino all'una: I e quando vedr che non vleni, I uscir (a cercarti) nel vicinato>> (ibir)., p. 5r.
7i Citese, Alcuni canti popolri abruzzesi ruccolti prcoixcia
in
d.i Rieti, pp. 4r sg.
47
146
cAPtToLo
TERZ0
EUROMEDITERRANEO
FUNEBRE FOLKLORICO
It LAMENTO
Vidi una to
Paisana'
e mi missi a dumand:
avristi vistu a Cecca
s'ella colla Per av?
aritu
v'averia mandatu a d:
ma' signora' ellu crdia
ti
mandaimu a chiam
a u conventu a Sant'Antone,
pe bede Ia to famiglia
e sfugatte lu to core?
78
th"tn
"uulttte
cull qui'
E Maddalena, risentita:
H#'r#,t:H:"""Cecca
che e' a mi surella
.o .rrllutu un ci
seria?
La
cognata
seguente quartina:
cantala sua smentita con la
Eo lo s, la mi signora'
""
.i
749
CAPIToLo
r48
ra.
L,{MENTO
EURoMEDITERRANEO
FUNEBRE FOLKLoRTco
Nlaalena:
se sei di
risPonde a
'tono:
il linguaggto:
Or dov' lu to damascu,
e dov' lu t vellutu?
Chi n'ha fattu u to matitu?
L'ha impignatu, o l'ha vindutu?
Mancu in quest'occasione
addossu
ti
s' veduto.
hiu saPuta'
ormata
ntichi'
site molto
accasalata;
Finalmente,liquidato
il
conflt
d;izair'u':,?)),^,
alzal'occhi, a
nun bullete falli mottu
o' vostr'unica sorella?
quella de la viancheria:
a me Pare ch'in sta casa
ci ne sta la carestia.
Dove s li to scuffiotti,
dove s li caPPellini?
Questu I'onote che faci
alla casa Alibertini?
Insignatemi la cascia,
un si chiama Maddal
la surella ch'este qui?
Mad-
f5a
r F'NERATT
Dr LAzzARo
uotn
da,qrrello del
melodica che si distingue
,oru
"lu.n
lavoro
ue ritmo' A parte il vecchio
arafia sull'argomento ii notevolmente
4.
schede di
..
t.
seguiti
*'t'etfi.l*.';
Nota innoduttiua
ell' archivio
dell'Ist!
pu essere considerato co
che di questo rituale sono
an
ale,
Potuto
Lazzato Boia' P
I'osPedale di Ghe
suo cadavere fu t
zione dei funerali,
F!. Maan, Inmo
Briloiu, interes
maricamente il villaggio
refo,rm
Pentru stiinta s
Satu Mare: Bocete n
S.
2 11
esplorato sisteDraguS,
A.rr'la.
nel distretto dl
t5)
cAPIToLo QUARTo
f52
fIJNERA1
Dr LAZZARO BOrA
rt
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NERO
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NERO
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(a)
Nt.\a
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'J!:.;r:.,l.:l{k[;il,ffiili:"r;*:
1'u"1?ll''o16u,
'J.,'i"i'i9t:i:iiiii:i^i"''i*i'il''a5"
(Clui' Turda' Tarnava-Iulca'
canto
(b)
<<la
t;}'ffi
rarnava'Mare, Hune-
cAPIToLo QUARTo
154
I UNRALI
DI LAZZARO
BoIA
lamentazioni di cui daremo notizia.Il morto lasciava la moglie 4aria e tre figli, il maggior dei quali, Ttaiano, aveva appena r7 anni
elavonvln minira, mentre Maca ne aveva r5 e Cotnelia 6.
..^.r,ttt
.
.,^1-Linsieme
re il testo della lamentazionepelch
altr a Ia iglia
indipendenr.*t"" iiona dail'individuare la
casa.E appena oossibile
a
vicina:
,
Pulu flb'
'9-9-
ella
figlia Matica
Pulry tlo
sta
I
-V-V-W-V
-v'w-v-v
-w-9-v.v
-v-9-9.v
rl
Pololc
Nicolino
ti
verr incontro'
---v-v-v
7r
757
156
cAprTol-o eUARlo
fIJNEn
DI LAZZARo BoIA
toto
f..
-W-9_v
o caro, e se 1o vedrai
triste afflitto,
perch se ne and senza
Caro mio, Nicola mio,
,r\
Ahim, caraMatia;
i riti.
a Peggio!
mio,
il
- v
v-v-v-w
---'l
-Y
_v-v
all
- w -v-v
w|
Mi
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- v - v - - --
-v-v-.
--
P^dr.,
";;;;;.
In tutto"o;h;
il villaggio
nessuno aveva un padre come il mio.
Perch
;;;;;
il tuo
sPoso
159
r58
CA,PTTOLO
Qu4no
-' rEALI
DI
LAZZARO BOIA
lv"'
Iflento'
Pclrydt
-t
ltin4tEPrc&r@ Eqt'
com' piccoletta!
bino povero.
tU,
Torna poi il tema del marto che non fu <<preparato per ra mone>>,
mentre aLazzaro tocc almenola oftunadi tutti i .iti d'obbligo,
Ahim, Lazzaro, sei fortunato,
fortunato e preparato per la morte,
i
tai'
per di're:)
si
e a pi d'ella scala ferma
nlrte
_v
loro?
consoladi,
-v
,n
-v
mento.''
iale netla soft'itta:)
di averne colPa'
carot
astaz tv'
ino;
r60
CAPIToLo
nessuno
ti
ftJ'etrt
am
pe
E?
Li
mi
tu,
risparmiatore.
ch me li hai dati,
e lo lasciasti?
nessuno, o Dio!
e,
(singltiozzi).
(riuolgend's5
e?
al
cadaaere:)
e,
e triste,
,.
\r u o I
volta,
ri"ili
'ato.,.
Sio
lament
tazioni
Vorrei bestemmiarti, o morte,
m remo che lddio
mi colpisca pi forte ancota.
t6t
DI LAZZARO BOIA
errdRlo
Con la Pouerti
azzaro!>>
Infine
si
t6t
162
cAPIToLo
Qu,tRlo
'
<<Senti, ce n'
utto, 1o giuro!>
che Giotgio mi
Prese. u n''altra
cacclo dl csa
matrigna
altiva'La
figli' Quest'uomo
di
solco sino al campo>>. Ma il diavolo ne fece un altro, che portava a casa sua.
La sorella segu questo solco, che la port in una grotta dove c'era il dia-
parte per 7a grotta. D la galletta alla sorella, ed essa riconosce che suo
fratello. La sorella ptega il fratello di tornarsene a casa, ma egli rifiuta. I1
diavolo offre un'altra volta i due forni di pane e i due barili di vino. Ma
i\ rcgazzo mangia e beve tutto, sotterra il diavolo sino alla cintura, poi sino
al collo. Allora il diavolo dice dove sono i suoi fratelli. Ilragazzo li prende,
li sfrega con acqua...
LafiabadiMaricaBoia'r-iccadiomissioni'diallusoniediinci
base delle
,.rdoo"iifililr";;i. ri.ortr.ribile sulla
denti che lu
t6t
t64
BOIA
'- t I DI LAZZARO
trY*"- 1-^^."tch
,1orri
>>'
della croce'
era igIia Marica si coricata
'^vuliTj'^"t:^;:;;;
.,tt fanale.e mormonsilenz'u-:; n;;t;;;,1". umini
un altro giuoco quello della <capra>.
iit
gobboregge un
i^*t,1y-';.'*ii"'it un tappeto e camminando capta'
N,ascosto
Igtouo"-^i'-.r'..ia fi"it.. in una testa di
da simumodo
in
bastone
il
-tr'on"
r -^hfl)
I:IIIUV u
venditore
untesta'
la
^'?l:":i;.il".'.i;
c'dPL"^-:\;;;;;; sr;;;",,ti .on pubblico le buone qual^re^na
dt"ttundone al
questo
a mungerle le poppe' e su,
9?nu,rt?,'!'iil
cenffo
il
forma
tit,r, "li""",rr.iailusioni
lascive che
'e'donne
capra?>
mia
pultg "^'j';;;;i;."dito"' ttNt"uno la compra'1a
tl gioort^o- i^';'J I i;" p"p
Il vendit or: o c e I' ha' cerc a _.-a rlffla: <(U
"'
q,''r;i".1; a"""uinMi fanno male a morirne queste cose'
ITetav'
di alzarsi sudue' piedi'
I-"n
non
Lrrr
^laflflO
e::T:}i,
-"r.e L' eccit azio ne collettiva in ve ste anche
i;;;":
t"tlittti ;;;;.
'n'ri::i;t^'";;;;";'^
l
-^-;-
i.il;;;p;;l^1'atio
i:l,f "''11;'1"'i:ii*:^:*i'r*1;;l1Ji*1r,'o
*:i,'lffidi
f''r#ff-tri*;;'rfr
filo di ferro, 0"."tt;dt;;ii;s";
fi f,ffi
alltLnsato''a guisa
<Vendi
trasparente-simosmo sstuale'
oendolo oscillante, tn t'n
fl pescivendolo: <<No' solo a
itt"N" fute
volontario dif etto i ;;;iq
thilio' dice una donna' Il
t:il"'i'"*ft"
taliano <<Non f"ttJ;f
""
i vite in salamoia che sono in
oescivendolo p..niJ'u"i"J.
a
;;t;; ir;;'" dell'acquirente. < F ai la prov
T;.";;;
allon
pescivendolo agguanta
della bilanciuo, .ri'.-r" "r"r. rl
.h., fissata sullo stomaco,
il oendolo . aa, tr.l"pi r"li" i"r"t.itu
u*iuo Le donne si arrolsalaci' Finito il giuoco
lano, si chiede, ;;;;;;;;;:9-Tenti
't
<<Vecchi>' Si tratta di un vecl;.';;;;", ;;;;uo 'i
che fanno le mostre di
chio e di una,...il'tt^:.Ji ..i.r-i.
un simulacro di accoplitigare, di bastonffi't tf" i"fint t'"gooo
iffi;;;:;i::.d""i;;;1;
I
1
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DI LAzzARo B.IA
66
"norroto
eUARl0
I NERAI'I
dGl
5o.."
Ramo di abete,
sei partito dal bosco
da fresche sorgentr
queste aride Pietre'
A the ti ha giovato?
4.Il
di
b,r|rt
morto' dove
corteo giunge a]la casadel
A un'ora circa dopo l'alba il
glia
;ip"'L' p i' di nu quella della f i
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ii:::j; rix'i,l,",
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Quand'era bambinello
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DI LAZZARO
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-- I I
' anclaro'
... Da che te ne se1
figlio mio buono,
il
cuore sPezzato,
nipote mio."
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r70
DI LAZZARO BOIA
caavete:
'. Guarda attentamente '
perch lui avr vrgogna'
si tar vedere'
e non -."ttu
di trovarlo'
tuo cognato'
stato
Perch
ivii"
il rumore del ri
che si affrettano a prepararcI'a
zia Maria continua, sempre all
grafo potrebbe scriverle una le
Si ode in cucina
cafo'
?;"'?i!.',::''
Iut^
tt""ii-;t
ne ha mai Parlato"'
. si sovraPPongono'
ntatrici Pi zelanti'
ban sarPofiatavia'
i:i';rmii.tit-,
Iururuintna dinazi
e andartene?
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ti'aizionale <<Grida
)>:
il canto
to
r73
r72
CAPIToLO QUARIA
FUNERALI
DI LAZZARO BOrA
gtazie,
sino a Bethania'
t in cuor suo'
<Dio, Signore,
nosffo fratello morto>>'
<Non mottoLazzaro' bensl dorme"'>
Labanviene trasportataelcortile, dove si svolge il tituale funerario della Chiesa ortodossa, mentte la vedova, china sul morto,
si lamenta sommessamente. L'abete, deposto in fondo al cortile, viene sollevato e addobbato con gomitoli di lana rossa, viola, celeste e
bianca, e con un fazzoletto rosso e un alffo celeste. Dopo il sermone
del prete, i cantori dnno iizio a un canto il cui testo racchiude
unaparafrasi popolare del miracolo dLazzaro nel quarto Vangelo:
I cantori intonano il canto:
,11
Tr
un'cu
Nu
ctiu
bu
' nu um'o
'
di c o'i fott mi f.
^^
T . t um'cu
bu' uo'au
75
CAPIToLo QURI0
a74
n^'f;
buo no mio'
i,
ethania
disinvoltae gata' .
,
tomba del Paore'
sulla
Prima
casa
conclusiue
5. Annotaziont'
177
tt6
cAPIToLo
QUARI.
, fUNERALI
DI LAZZARO
BOI
propen-
sione allo scherzo e al motteggio, e nella successiva <(pomana> prevale una gaia atmosfera conviviale. Al terzo giorno la figlia maggiote, la vedova ela cognata del morto si lamentano al cimitero;
a ser tornano a casa lamentandosi, ma poi la figlia si stacca dal
gruppo e si reca in allegria ad invitare gli ospiti per la seconda
<(pomana)>. In contrasto con ci af.fioru nei lamenti, almeno aftatti,
un caldo ethos delle memorie e degli aff.ett, e taloru la semplice
risoluzione oratoria cede il luogo a un elementare lirismo, Una
vicenda del genere destinata a restare un <<mistero)> senza la postulazione di una presenza rituale del pianto in relativa dualit con
7a ptesenza egemonica.
I funerali diLazzarc Boia ci presentano un tipo di lamentazione
con testi letterar relatvamente liberi e con esecuzioni di tipo prevalentemente individu ale. D' altra parte le schede di ossetvazione,
per il modo col quale sono state complate, non ci consentono di
stabilire n caratteri della cris del cordoglio e I'innestarsi su di
essa dell'ordine della lamentazione, n i moduli letterari e mimici
circolanti nella comunit di Ceriscior (si inravede ttrttavia iI caruttere di modulo del tema dellaban dimora angusta per il morto,
o dell'imprecazione <<vottei bestemmiatti o motte>>, e simili). La
ondo antico'
ste stagionali'
IL LAMENTO
FUNEBRE
ne ffascinato
5.
Il
T79
ANTICO
a Prothesis' il Plnctus
si levano successivamente
a
t. Ritualizzazioni. del <plauctus>>,
discorso protetto
Questo evidentemente non il lamento ma il planctu.s, che trascina sino alle soglie della follia. Il discorso della lamentazione verr
po, quando sul planctus degli Achei si lever lo stesso Achille, fattos coraggiosamente, per s e per gli altri, guida del pianto
(fapp 1oro):
de con-etmano questo
a il lamento riruale in
ci collettivi .6 TaIon la
t Il zz,4o5 sgg'
, i.;;:,;;;;:s.
Fra questi (cio fra gli Achei gementi) il Pelide si fece guida del pianto,
ponendo sul petto dell'amico la mano esperta nell'uccidere uomini.2
I Il.
z7 sgg.
2 Ibid.,,
316 sgg.
Cfr.
Il
18, tr4sgg'
(Elena)'
(Andromaca); 741 ssl'(Ecuba); 76r sgg'
CAPIToLo QUINTo
r80
;"
;;;;J;;.-po,
r8r
FUNEBRE ANTICO
1 LAMENTO
erabili a miserabili'
ai miei' Ahiahiahi"'
i"g";;. M"
^cotaPi
grande
i,
;;;;"t.*i
*:o
ecco che
Sro", i"Ititi
anche
mio
della barba'
collettivo.s
--
entandoti sull'armata'
con alti lamenti'
chi'
? Ecco come
,esl
-i.in'orro
t"";;;;;,
droli1,oi,y'v lie'
canti individuali
"'ppr".
.oll"ttivi. ripasso ha dato origine a molte discus.].j!.J;;i'""Jf;;;;,1;;i;;li *,uo1,or
.o..
,rri.fr,?" ll^liio, ull,u.rn,,,no delle lment azioi cantate dagli aedi T,",...c1:1'
ttr^1itUU'
ayl1i
parenti'
delle
qu"llt
tu
i.t*tt-i*i,
.r.*.
queste
ci aspetteremmo,
Weber
giuita l'interpretazione,d,el
.il""t"ti p.oi"rriot uli p.riodicamente interrotta dalle donne
guida del pianto: cfr'
seqrrivano le lamentazioni i"iri;;li;lle parenti, a lo, voltu fattesi
('p)
p.
te. Ma, a parte ci, non
Grabrede
der
attisihen
L:\#;,'il;-;;;-;ichplung
in omero i termini dpleuv'
*,,,* "Ci..fre gli a"di crnvuo .orn. solisti l'uno dopo l'altro:solisti'
o tutt'al pi' cantori
o musici
Epxerv, llcpo, sono ,"-pi" o,utl ad indicare cantoti
TPA|QIAIA, Essenza
;i,i;;".'di;usici solisti. Cfr. la dimosrazione in C. Del Grande,
aveva invece sostenuto
;'e;;;;;dt;";;;td;, trpori re52) pp.3 sgg', in polemica col Brada chei coreuti
stessi: Brada,
dal coro, ma
essere gli (ap1ot non gi i ,;;,:i,":.uI"tnoiirtinti
phil"l."\flochnschr., vol. 5o, coll. z84sg' \t93o)'
iil
i gtidi.
i.;;,-r2o
ti,
;;;;i;;;;t"
ii
*
;';;; .-;;i-. 'l.';J
ibid.., p. 58.
*;
i-ran.
i";i';;;"'r
.1
tt'to, opp*t
se sia
il tuo Petto'
,*'o
""""""."tio
ii,iri,Li"r;;;;iii""a"srec;,ma'.ppaft
venisse
eseguita in
com
'upiiamo ma citca leprefiche una
Roma l'originatia nen-id'tl' fuitae,'o
;tbl;;.*.:."r.'
"iton
; ;:;i"iorma
mortuum conductae,-""t
"*
sotofem
ut mattem et
)>.
1lFesto,s.v.;cfr.Yarr.l,t'7,7o:<<quaeptaeficereturancilLis,quemadmodumlamenta-
183
a82
CAPITOLO
eUlNT.
12
Serv., ad Aen.t, zt6: <<Yarro tamen dicit pyras ideo cupresso citcumdari propter gravem usttinam odorem, ne eo offendatur populi cfucumstantis cotona, quae tamdiu stabat, respofl-
1E,Lddeken"'ur,"r'i!ffii1Jli-:"r!"f!i!;::,-::i.i::!:K*o(:r:ll'u"*
Toterklagen,
Mitt'
dtsch' Ins
r'79.
t7
Ibid., '
18
Ibid. ilpasso
p. ro9.
in neuen'
r | --.^
r^.,^-^ Die
f'tjp alte
|.e Griechenland im
suo lavoro
dal
del 1/achsmuth tratto
I84
cAPIToLo QUINTo
Modulo
Modulo
A:
B:
Non mi lasciare
Non mi lasciare
Tu grande
Non mi lasciare.le
I8'
Ahim! Ahim!
Salute a te
Salute a te
O babbo mio
Salute a te.2o
scamPo...2a
C: A occidente
A occidente
Tu lodato
occidente.2l
In questi tre moduli llteno membro soltanto pu rompere la destoficazione rituale e introdurre la ripresa della situazione. Cos,
per esempio, in occasione della morte di un personaggio a nome
Renni il modulo C divent:
A occidente
A occidente
Tu Principe, principe regionale e capo dei profeti Renni
occidente!22
Un ulteriore otizzonte d adattamento e di variazione fu ottenuto merc aggiunte al teruo membro, come nel seguente schema
di lamentazione di sorella a fratello:
Ahim! Ahim!
Lamentate voi
Lamentate voi
Il
grande
Lamentate voi
p. r22, n.
')1
nel papiro 3oo8 di Berlino. Avremo occasione di ritornare su queste lamentazioni: cui baster notare che esse appaiono destinate
ti
cercano...27
2a
55.
plice rappofio fta una <<guida del pianto> e un coro che accompagna i ritornelli emotivi.
Un orizzonte di discorso molto pi libeto e ampio presentano
nfine le famose lamenazoni di Iside e di Nephthys contenute
lamento indicava
'z5
lbid..,
p.
165.
26
27
R.
<<
186
CAPITOLO QUINTO
pp. 99
2e
LAMENTO FUNEBRE
ANTICO
ti
ilReiner, op.cit.,p.43,ilgestononconsisteinunpotrecalmodellamano,mainunpetcuotere iterato. Nel lamento funebre egiziano iI percuotersi titmicamente la testa frequentemente
sgg.
r87
cit., pp. rz
sgg.).
r88
CAPITOLO QUINTO
tazione.)I
La tualizzazone del planctus introduce dunque nella crisi iniziale ilsuo proptio ordine moderatore sul piano mimico o del comportamento, e ci al fine tecnico di dare oizzonte al discorso. Ma
anche nel corso dello stesso discorso della lamentazione la mimica
risulta tradizionalmente fissata: cos Achille lamenta Patroclo <<ponendo sul petto dell'amico la mano esperta nell'uccidere uominir>
ed Andromacalamenta Ettore tenendo frale manila testa del
morto. Il gesto di Andromaca trova la sua espressione figurativa
in un lutrof oro atticol2 e il suo corrispondente folklorico nella seqvenza di Castelsataceno.'r Nelle Troine Ecuba entra nel discorso della lamentazione accompagnandosi con un movimento di oscillazione latemle del busto,ra il che da metterci a taf.ftonto sul
piano folklorico con l'oscillazione ritmica del busto durante il
lamento crso, sardo e lucano.is Il passo delle Troine di notevole importanza documentaria perch dimostra in modo diretto
come il discorso dell'antica Tamentazione funeraria segnasse I'ingresso di uno stato psichico di concentrazione sognante, provocato e al tempo stesso mantenuto dall'oscillazione ritmica del busto
unita alla monotonia della dizione o della melopea. Tale stato psichico era 'altraparte preparato o da tutte le tecniche destorificarici che abbiamo sinora esaminate, e costituiva una fondamentale protezione del discorso chiamato a risalire la china della crisi
e ad effettrtarc Ia ripresa.
Periodizzazione del planctus risolto in ritornelli emotivi, riplasmazione del parossismo in titmi mimici definiti e istituzione di
i1 lahnow, op, cit,, pp. z, 16, :,8, accenna occasionalmente alla limitazione ituale del
numero e dell'intensit dei gesti autoaggressivi nel lamento funebre ebraico.
12 Mon. Piot I, tav.
5-7; Atl. fig. del pianto, n. 5r.
Cf. Atl. fig. del pianto, n. ra, b,
'r
)a Eur,, Troiane, w. rro-r9, cfr. il testo p. ro4 sg.
rt Cfr. Atl. fig. del pianto, n. 69 e luoghi relativi dei capitoli dedicati al lamento funebre
lucano ed euromedite.rraneo.
t89
una presenza destorificata delpianto operante in uno stato d concentrazione sognante non sono gli unici mezzitecnici che il lamento
antco offre pet restituire ozzonte al discorso compromesso dalla
crisi: come gi vedemmo a proposito dei relitti folklorici vi anche
nptotezione interna al discorso stesso, che si muove appoggian-
aipuntelli di moduli letterari definiti, a vari livelli di autonoia pet quel che concerne la possibilit di adattamento al concreto evento luttuoso, di vaazione e di improvvisazione. Purffoppo la documentazone antica non c consente di esplorare direttamente tali gradi di autonomia, e di formarci un'idea precsa di
come a Roma, n Grecia, in Egitto, n Mesopot amia e in Israele
i moduli letterari entrassero nella dinamica delle singole lamentazionititualt, e vi subissero determinate modificazioni. Questo rapporto, gi diffclmente ricostruibile negl attuali relitt folklorici,
rfugg. in gtan pate alTa documentazione antica, cos avara in generale di testi letterari di lamentazioni funebri rituali. Tttavia gli
studiosi concordano nell'ammettere in generale nel lamento antico
il nesso modulo ttadzonale-vatiazione, per quanto non ne intendano di solito il significato tecnico-rituale. Secondo il Reiner la
forma pi antica del lamento funebre greco era carattefzzata da
un logos ritmico fondato su ripetizioni, simmeuie e parallelismi
e su periodiche incidenze dei ritornelli emotivi (ai.i, ototoi, oimoi):
d'altra patela forma superiore del threnos con accompagnamento
musicale doveva essere determinata, sia per il contenuto che per
lafotma, da <<un nucleo tralatizio>> (durch eine tralatiziscbes Kern).
Il Reiner per immagina a torto che tali schemi fossero meno numerosi e vincolanti nella forma pi antica del lamento, cio eseguita
solo dai parenti e con l'aiuto corale dei presenti,j6 In Israele
esplicitamente attestatarT I'esistenza di vere e proprie raccolte di
lamenti, in una delle quali fu incluso il lamento di Geremia pet
Josia. D'altrapafie da un passo di Geremiars si ricava che vi era
una trasmissione otale, anzitna sorta di insegnamento, da donna
a donna.'e Dall'esame del materiale egiziano il Lddekens crede
dosi
r9o
CAPITOLO
eUtN.O
IL LAMENTO
FUNEBRE
ANTIco
r9r
dente!> offre la possibilit di accennarc alle peculiari catatteristiche del morto, e di riguadagnare il piano del concreto evento lut_
tuoso. Inolre appaiono in Egitto non pochi lamenti i quali rispetto
al contenuto <(sono adattati all'individualit del morto ovvero al
rapporto personale dell'esecutore (o degli esecutoti) col rnorto
stesso, e quindi recitati una sola
di lamenti rende probabile I'ipote
alpa di quella di altri popoli, di
regio) una nuova creazone improvvisata ogni volta nel corso del
cordoglio rituale, senza dubbio avvalends di antiche locuzioni,
tipi e formule a diffusione popolaterr.ot Qui per osserveremo che
anche per questo tipo di lamenti a pi alto livello di autonomia
non si pu parlare propriamente di una <(nuova creazione> nel senso
strettamente letterario e profano del termine, poich il discorso
si muove sempre nel vincolo di locuzioni, tipi e formule a carattere rituale. Un terzo tipo di lamenti a testo fisso costituito dalle
cosiddette lamentazioni di Iside e di Nephthys, dove I'assimilazione del defunto a Osiride consente di trattate ogni morte storica come se fosse quella mitica del nume, e di trasferire al defunto il pianto tituale recitato nelle celebrazioni del quarto mese dell'inondazione: ma su questo tipo di lamenti torneremo pi innanzi,
Ma la protezione interna del discorso della lamentazione non
aveva luogo soltanto mediante gli schemi letterari tradizionali, ma
a2
a)
colato tipologicamente secodo le vatie citcostanze possibili della sua destinazione concreta
(lamento per sposa, donna, giovinetto, giovinetta, infante, sposa, persona mort senza figli
o con molta prole, oppure perita di morte violenta o lontana dalla patria), e opina che la lamentatrice antic doveva possedete un rcco patrimonio di moduli, a cui attingere al momento opportuno o per 'occasione giusta: a questa conclusione inducono i lamenti folklotici dell'attuale
Vicino Otiente. l,o Iahnow, op. cit., p. r r, pensa a wa afticolazione del lamento funebre secondo
i gtadi di parentela: ma evidente che questi tentativi di ulteriore determinazione sono destinati a restare meramente congettutali.
a0 Lddekens, op. cit., pp. r8r sg. C{r. p. r78.
4t Ibid.
Ibid., p.
O. Oppenheim, Bull. amet. Schools orient. Res., vol. ro3, rr sgg. (1946).
a5 Lddekens, op.
cit., p. r8z. Per ipotesi sulle melodie tradizionali dell'antico lamento
funebte ebraico, vedi Iahnow, op. cit., pp. 8o sg.
a6 Pht.,
Sol. zt.
a7 Per f intetpretazione di questo psso
cfr. Nilsson, Opuscola selecta, p.97, e Reiner, op.
cit., p. too, n. z. Il costume doveva essere molto antico e non concerneva soltanto il momento
aa
della inumazione: Briseide alla vista del cadavere di Patroclo si abbandona al lamento e le altre
donne le fanno eco col planchrs tituale, piangendo in apparenza Paroclo ma in realt ciascuna
le sue proprie sventure> (Il, ry, 3oz).
<<
as
PIut., Sol.
zt.
r92
CAprToLo eUINTO
IL rAMNTo
FUNEBRE
ANTICo
r93
il lamento
ffasporto funebre, e
zioni legislative regol
eseguire
Tamentazione.ae
Plut., Lic. z7; Dittenberger, S.i.G., vol. 3 ^ ed.), n. 418 (Legge dei Labyadi).
L'espressione lebende Leiche o lel:endzr Leichnam fu usata per la prima volta in Neckel,'Valbll: Studiu iber getnattisclten Jetseitsglattben (Dortmund ryt3), e successivamente
dallo Schreuer, Das Recht der Toten, A. vergleich. Rechtwiss., voll. 33 (r9r6) e z4 ft9t7).
50
tgzt). Talora
all'espressione lebend.eLeiche(olebenderLeichnam)sipreferital'altralebenderTote(Geiger,
in <Handwrt. dtsch. Abergl.>, vol. 8, rcz4sg.).In generale all'espressione viene dato un
significato psicologico di teazione universalmente diffusa di fronte alla morte, tanto che il Ranke
la defnisce come < un postulato elementare a po della mente, reperibile nell'umanit di tutti
i tempir>: K, Ranke, Ind.ogetmanische Totenuerelsentng, F.F.C., vol. 59, n. t4o (t95r) p. zt.
In questo significato psicologico l'espressione utilizzabile certamente per rtuali funerari che
non apprtengono al mondo antico, e segnatamente per i rituali funerari delle cosiddette civilt
ptimitive. Nella nostra analisi ietogenetica l'espressione ha invece il valore di un momento dell'esperienza cultutale della motte che impegn le civilt teligiose del mondo antco: un momento
che va considerato nella dinamica e nella ilferenziazioe del concreto processo storico, e non
nella sua indifferenza tipologica.
ritualmente
avviabile
alla sua condizione definitiva
verso
alrro
nel
regno
dei
morti.
In virt di questo rapasso ritardato
di morto
e del suo legami col rito sono rese possibili le operzioni necessarie per tisolvere la crisi, e precisamente le opetazoni di separazione e di rapporto che debbono portare al nuovo equilibrio: di
separazione rispetto al morto in quanto rischio di estraneit ndic^le, e di rapporto in quanto il morto deve pur essere olffepassato, cio inteorizzato e risolto in quella idealit dei valori che
icano I'avvenuto passaggio
ne forma
Deut.
itr,d.
zt, r r
l, g,5
r94
cAPIToLo QUtNTo
o le classi sociali.t'
t2 Nella sua analisi patticolareggiata sul periodo di lutto nei popoli indoeuropei K. Ranke
sgg'\ come solo dopo 1o spi
ha messo in evdenza (cfr. op. cit., passim, ma soprattutto pp.
rare de1 periodo di lutto cessa la codizione di cadavere vivente ed conquistata per il motto
lsl
,rnu .otririon" pi stabile che 1o ttasfotma n antenato della famiglia o delTa Sippe, al qruale
s rende un culto permeato di valori etici e politici. D'altra parte la fine del periodo di lutto
segna la fine del diritto del morto, e il ridischiudersi dei dititti dei vivi: per esempio la vedova
potr risposarsi, le interdizioni alimentari sono sospese, la propriet pott essere divisa o donata
ecc. Analogamente
96 sgg ,ha sottolineato
in una esistenza stabile,
il fatto che il rituale
enza e dal ritorno, quali
integrta nei grandi
ita delle acque del Nilo,
le stsse circumpola
FUNEBRE
IL LAMENTO
ANTICO
195
visto
per
i vivi,
vivi.
ne1
tuttavia
valore, e il ridischiudersi,
ry6
cAPIToLo qu^ra
e
J. Manch
PP. 29
slre, Nie
'a
55
.
^MENTO
lL P"'
FUNEBRE
ANTICO
r97
nel
56
5?
Esch., CoEb.,inizio; cfr. Soph., EI., 5z e 488 sgg.; Eur,, EL,90 sgg. e 5zo; Ot,,96.
Per la documentazione gteco-romana sull'argomento da vedete Eitrem, Opferttts ud Votopfer
der Griechen and Rmer (Cristiania rqrt) pp. )44 sgg.
ts Eitrem, op. cit., p.
J5o, pensa anche a una valenza catafca per liberarsi dal tabu del morto.
r9g
cAPrToLo
QulNlo
ditati, il kopets (come del resto la stemotypia eIe altre forme del
percuoters ritmico) pu avere la valenza di una forma simbolica
d autosoppressione e quind di partecipazione del vivo alla condizione del morto, o anche lavalenzadi far vedere al morto I'ampiezza del cordoglio, in modo che vedendo si plachi, e placandosi
desista dal vessare i vivi. Oppure il <far vedere>> manfesta una
esibizione resa ai vivi, per ragioni di prestigio sociale o addirittura politico, come certamente il caso del lutto nelle aristo crazie
feudali e nelle monarchie divne, allorch masse di popolo - e in
particolare di schiavi - v sono impegnate. D'alfta parte il gesto
tipico del kopets eseguito con ambo le mani si viene articolando
in uno schema mimico diverso, che accenna a nuove valenze e motivazon.In tale schema un solo braccio portato al capo per eseguire il kopets, mentre l' altro si distende in avanti, con la palma
della mano rovesciata. Unavalenza di sepanzone e di allontanamento compete sicuramente a questo ordine mimico del rito nella
nffigurazione sepolcrale di Civitella San Paolo,6o dove accanto ad
un gladiatore in atteggiamento agonistco appare una lamentarice
che porta la mano al capo violentemente voltato come per evitare
una vista orrenda, menffe davanti a s dstende con energial'altra mano a palma aperta, in atto di difesa e di allontanamento.
5e
Per
60
lbid., n. 56.
Atl. fig. de1 pianto, nn. r8, 3r, 42, 44-49. per la sincronia dei movimenti nelle lamentatrici di Fonni, ibid.., n. 6f.
il percuotersi la testa
si veda
FUNEBRE
ANTIco
r99
lf' Ll\I'trEN'lo
6r Ibid..,
62
n.
5o,
Eur,, Suppl,,7zz,
p, 2l
T
200
CAPTTOLO
QUN,.
ll
LAMENTo FUNEBRE
ANTIco
2or
67
lbid,, n. 54.
dispieg
rptuttr:tt ui
di destrezza e
x).o,
68
Cfr. cap.
r.
Il.
cAprToLo eurN,o
Rohde, Psycbe,
p. t9.
FUNEBRE
fL LAMENTO
ANTrco
2o3
nondo antico l'erotismo doveva costituire una normale manife*azioe. Nell'inno pseudomerico a Demetrala dea, in cotdoglio
oer la perdita di Kore, si siede in casa di Celeo, senza occupars
i ul.uno n con parole n con atti, senzasorrdere, rifiutando cibo
ebevanda, sruggendosi per la brama della figlia perduta. Ma ecco
che lambe, I'ancella <diligente e pratica>>, si abbandona ad una esibizione oscena, inducendo la dea al riso.8o Questo episodio, come
si ebbe ad osservare 1o Usener, rappresenta il riflesso mitico di
in rito che doveva aver luogo nell'antco cerimoniale attico, e che
non doveva essere molto dissimile dalla pate sostenuta dalla <bufona sarda>>." Sono noti gli elementi osceni del culto dei mort
sia a Romat' che in Etruria.tj
Le lamentatrici egziane appaiono con i seni intenzionalmente
scoperti, proprio come se si ffattasse di un gesto rituale:8a d'alff^parte nelle feste romane dedicate a Flora, dea della vegetazione
e al tempo stesso dei morti, apparivano ad un dato momento delle
77
mondo indoeuropeo da vedere Ranke, op, cit., pp. 276 sgg. Per una vsione panoramica orientale, per soprattutto in senso etnologico, cfr. Lanternati, Orgia sessuale e rit d,i recupero nel
culto dei
nofti, S.M.
S.
2O4
CAPITOLO
QUINTO
1l'
,,TMENTO
FUNEBRE
ANTICO
2oj
''
continlJafitavia ostinatamente
rituale fune-
retur aerumna: ut illuviem vestis affectent, quasi in ea sit sensus dolendi: ut impexum sotdide
immadident, caput; ut postremo, quod plerisque in locis vulgo fieri solet, discisso amictu, diloricata veste, secreti pudoris nuda prostituant, quia pudoris sua praemia perdiderunt. Sic procaces oculi provocantur, ut concupiscant, ut amare incipiant membra nudata>>.
86 Il. zz,
83.
nemici uccisi al termine di una spedzione di vendetta contro supposti responsabili <magici> di una certa mote naturale avvenuta
nella trib, l'impulso necrofagico e al tempo stesso il furore distruttivo sono spostati ai danni del nemico tribale, il quale ora subisce
in luogo del morto l'atto d appropazione; in tal modo si ha per
una forma di esocannibalismo che media determinati rapporti ntertribal e una forma embrionale di vita politica. D'altra parte l'impulso necroagico pu essere trasposto ai danni di vittime umane
i funerali: iWaiangara per esempio in occasione di una motte uccidono malati e i bambini, volgendo in tal modo il loro impulso a profitto dell'interesse economico di liberarsi di energie non produttive per il gruppo. Analogamente le vittime umane possono essere scelte fra gli schiavi opda immolare e divorare durante
pure, con una trasposizione pi radicale, fua gli animali, raggungendo cos la forma del banchetto funebre in cui sono rappresentati soltanto cibi non umani. Tuttavia queste trasposizioni e atte87
E. Vohlard, Il cannibalismo, mad. ital. (Torino r948) p. zzo. Cfu. a psollievo che provano i Tangaru a mangiare i loro morti.
88
8e
Ibid., p. 489.
Ibid.
zt6
l'analogo
2o6
CApITOLO eUr.O
fL LAMENTO
FUNEBRE
ANTICO
2o7
particolare gli abitanti Zwigo erano chiam ati T otenfre s ser .o T otentrink u .ugion. dei loro imponenti banchetti funebri. A queste
espressioni ia riscontro l'italiano <mangiare i morti>>, con lo stesso
Ibid., p, zzt,
e1 Ranke, oP, cit., p, 192 e n. 2'
* i. u.Lfi,
cit,, passim.
(Basilea
Crecbxcbe Opferbruche; in <Phyllobolia fr Peter von der Mhll>
!
2o8
CAPIToLO
QIJINTo
IL LAMENTO
FUNEBRE ANTICO
dei
perch vaste distruzioni e dissipazioni conferiscono prestigio sociale
ai funerali. Ma quali che siano queste motivazioni, il furore dismut-
l'elemento plasmatore (Forrngeber) del costume irrigiditosi in convenzione e in obbligo rtuali. Pertanto se vogliamo comprendere
i vati comportamenti degli antichi rituali funerari dobbiamo inanzj
tutto <(metterci sulle tracce della vivente esperienza di cui una volta
fu espressione, e che pu sempre rifarsi attuale, per quanto sentimento ed esperienza solo raramente saranno abbastanza intensi
da riempire la orma tradizionalizzata con un empito di vita cos
possente da far appate tale forma come natur ale adeguata espressione di un sentimento>>.e5 Quest'interpretazione del Meuli in
vert in parte superficiale e in parte oscura e contraddittoria. Il
furore del cordoglio (come I'erotismo o la fame) soltanto un sintomo morboso: per il crollo degli ozzonti formali della presenza
e per lo scacco del trascendimento I'ideale superamento dell'evento
e5
p,
2o2 e
Patroclo.
5.
Lo scudo di Acbille
fabbro divino. Si tratta di una grandiosa raffigurazione dell'ordine natuale e culturale circoscritto da Oceano. La prima scen,
al centro dello scudo, raffigval'ordine della natura,Iatenail mare
il cielo, e nel cielo il sole che mai si stanca di compiere il suo giro,
e la luna piena, e le Pleiadi, le ladi, elapotenza di Orione e I'Orsa
che mai non tramonta: cio il cosmo come stabile permanenza o
come eterno ritorno. Le scene successive, dal centto alla peetia
dello scudo, sono destinate all'ordine culturale in quanto misurato
intervento umano: innanzi tutto I'ordine cittadino del maimonio e della glntizia,la guerra e le sue astuzie, e poi l'ordine agticolo dei campi coltivati nei momenti decisivi dell'arz;tlra, della
cAprTol-o eUtNTo
LAMENTO
FUNEBRE ANTICO
il
copf[orr.
e6
Il. ,
e7
\ll.
468
Helbig,
z"
'Welt
md'llle, (Stoccatda ry41 pp. 352
W. Schadewalt, Von Homers
Il, ry, r
sgg.
sgg
LAMENTO FUNEBRE
ANTICO
2r3
:racosJffi.i*:
divino, ma anche la contemplazone delle scene rappresentate sullo
scudo, e cio la figuraztone dell'ordine della vita e della civilt oltre
il mondo delle ombre che Oceano separa. La figwazione mirica
che Achille contempla evoca dunque in adatte immagini di ripresa
il compito del superamento della crisi, la meta della riconquist
dei valori, il mondo della cultur a intercalato fra I'ordine naturale
e la corrente Oceano. Qui viene esibito alla vista uno scenario che
scioglie Achille dallo sterile abbraccio col cadavere di Pattoclo,
proprio come nell'episodio di Iambe narrato nell'inno pseudomerico a Demetra :un'altra esibizione risolleva la dea dolente dalla
stainazione melancolica: solo che mente il gesto di Iambe si ispira
ad un simbolismo sessuale molto elementare, sullo scudo illusffato
dal fabbro divino il compito della rpresa si articola in chiare figure,
che mediano visibilmente alti valori.
Non si tratta quindi soltanto di una <(pausa di riposo> che dovr
operare sulla fantasia del lettore,indfuizzando il suo sguardo verso
l'ampiezza ordinata di un mondo in cui l'azione umana pu ancora
ridischiudersi dopo che gli eventi angosciosi hanno toccato il loro
vertice: la qualit e I'ordine delle scene ruigurate sullo scudo trovano Ia loro coerenza diluminosit e di vita nella funzione che
dovranno assolvere su Achille irretito nella crsi del cordoglio. Noi
comprendiamo ora meglio, nella pi vasta unit estetica dei due
episodi, perch nella sequenza delle scene domina la misura di una
vita civilmente ordinata e di na atura che si piega a quest'ordine: noi comprendiamo ora meglio perch Ia morte vi appaia o
ricacciata al di l dell'orizzonte di Oceano o ricompresa e risolta
nell'ergon umano. In questo quadro acquista nuovo significato la
scena dell'ergon della vendemmia, in cui I'esperienza della morte
appate risolta nella vigna luminosa in cui risuona il <<caro lino>
fra schiere di govinetti e di giovinette che corrono recando panieri
colmi del dolce frutto, la mente occupata da teneri pensieri: il <caro
lino> che qui, in questa scena in cui la morte appare culturalmente
conttollata nel raccolto del prezioso bene vegetale, stempera la sua
drammaticit di antico lamento funebre agrario nella dolce mestizia di:lna tenue voce giovanile, cui fa eco il clamoroso ritornello
di coloro che pigiano a tempo l'uva nel tino. Contemplando quest'ordine essenzialmente laico dell'opera civile Achille rompe la
LA MESSE DEL
6.
DOLORE
275
trasto sta invece in quelle sfere operative in cui s rivela la possibilit di fat passare e tornare la atula secondo la regola mana
del lavoro: qui nascono e maturano le energie inaugurali che rendono la morte culturalmente accessbile, e qui si costituisce il valido
nucleo patrimoniale da cui attingere quando si manifesta lo scandalo del morire naturale.
Nelle civilt religiose del mondo antico il centro cultutale della
esperienza della morte non sta nell'esperienza de| sopravvissuto
davant alla spoglia della person a cata, ma in organico rapporto
con quella vicenda di scomparse e ritorni in cui l'uomo aveva
appreso effettivamente a farsi procuratore di morte secondo una
regola uman4 inaugurando efficacemente il distacco dalle condizioni naturali: cio la vicenda della scomparsa e del ritorno delle
piante coltivate. Arare, seminare, veder fiorire, raccogliere e veder
scomparire; questa vicenda dipendeva certo in larga misura da
potenze che sfuggiv ano al conff ollo umano, e tuttavia eru ntegrata
in un ordine di lavori agricoli per i quali dipendeva a n c h e dalI'uomo. Ora proptio I'urto fra questo patzale conffollo umano e
le immense potenze resistenti o avverse ebbe impottanza decisiva
nella plasmazione dell'esperienza ella morte delle civilt antiche.
In particolare soprattutto nel momento del raccolto I'uomo antico
n quanto agricoltore apprese il suo destino di procutatore di morte
secondo valore: e qui di nuovo riecheggiava nei campi il pianto
rituale della passione vegetale, per esempiol kalon linon delTavendemmia, secondo lo scenario raffigtxato sullo scudo di Achille. <Ahi
Lino, origine della morte (&pXl rlavtou), ahi ahi, al modo asiatico>>:1la morte violenta di Lino durante il taccolto introduce la
morte nel mondo, Ia rivela culturalmente agli occhi degli uomini.
Con ci si dschiude davanti a noi un ordine mitico-rituale che
ridimensiona il pianto rituale in un quadro che sempre pi si avvicina ad una indivduazione storiogtafica precisa. In fondo le tecniche del lamento che abbiamo sinota anahzzate sembrano, almeno
in parte, accennare a modi non specificamente antichi, poich si
ritrovano anche fra i ptimitivi: infatti anche ai tuali funerari ptimitivi appartengono la ritualizzazione del planctas e la ricerca d
orizzonte per il discorso. Con l'espetienza di una passione vegetale
I Ev., Or, t395
CAPITOLO SESIq
2r6
DEL
LA MESSE
DOLORE
247
ci interniamo invece
pi si colora di
sempre
che
religioso
decismente in un mondo
nella stovolta>>
valenze individuate, che ebbero luogo <<una sola
morte> un signi_
ri
e vogliamo idenfi
le appare in rale
ti
proponiamo
di considerare i
esperienza, e se a questo scopo ci
mmenti critci in cui l'uomo antico pat nel modo pi intenso il
e col pinto rituale per questa passione noi
nati rituali funerari, ma dobbiamo innanzi tutto volgere l'attenzione al pianto rituale nel suo nesso con la passione vegetale in
occasion di quell'epitome esistenziale dell'anno agricolo che fu
nel mondo antico il momento critico del raccolto.
z. Protoagri.coltura e cerealicoltura
L'esplorazione del nesso fra il momento critico del taccolto,
I'ideologia della passione vegetale e il pianto rituale deve necessariament cominciare con un'indagine sul primo momento del nesso:
il raccolto come opefazione agricola nel regime esistenziale delle
civilt meditenanee o che comunque gravitarono culturalmente
verso questo mare. Innanztutto si pone il ptoblema della sostanziale diverst fua il raccolto nelle civilt protoagricole alla zapp^ e
nelle civilt cerealicole o all'aratro. L'agricoltura primitiva allazappa ha un abitato tropicale (tropico-africana o egra, asiatico sudrientale, oceaniano o melanesiano-polinesiano, amerindiano), ricco
vegetazione e di acqua, con clima caldo e stagioni alternanti
piovo s a e asciutt a. N ell' agrico lttv a alla zapp a la coltiv azione co mrende esclusivamente alcun frutti e tuberi, come la manioca,
'ig.ru-., la palma da sago, Ia palna da cocco, labatata,le molte
vaiiet di taio, labanana, i vari tipi di fave, il cetriolo, il melone,
la ntcca bislunga. La coltivazione si effettua mediante la tecnica
fondamentale del trapianto o moltiplicazione vegetativa, cio piantando nel terreno t pezzo della pianta (radice, tubeto, gambo),
2 Si veda, pef questa parte, E. -VIeth, Gral:oc Haclee ttndPflug, versuch eier Etttstehtmgsgeschich te des Landbaues (Ludwigsbutg r954)
2r8
CAPITOLO SESTo
LA MESSE DEL
DOLORE
2r9
ial".h.
E Gioele:
Gli insetti lo hanno defraudato della met del raccolto, I'ippopotamo ha divo-
7 Gerem. 14,
Gioele
16.
r,4-rz.
A. Erman e H. Ranke, Agyptafl und gptisches Leben in Altertan (Tubinga ry23) p 57z
220
CAPITOLO SESO
I1 momento
LL
N!SIE
22r
DEL DoLoRE
iot"l'u
fl)rarc'
7.
O sseruazioni'
metodologiche
sullo
10
Vetg,, Georg,, r,
CAPITOLO sEs'I'o
ir
rnnuni tutto
DEL
LA MSSE
DoLoRE
223
11
A nostro awiso proprio qui sta uno dei limiti metodologici dell'opera t Gaster,
Tbespis'
ruta dalla nuova vita. Qui pot manifestarsi per I'uomo la conoscenza combinatoria (die kornbinatorische Er/<enntni's\ che collegava questo destino con
l'animale, conla pianta, e anche con la luna.r'
12
pp
t69 sg.
224
CAPITOLO SESTO
L^ MESSE
DEL
DoLoRE
225
ideologia religiosa di
zione agricola in questione largamente diffuso nel folklore euromediterraneo. Riferisce il Dalman che quando in Palestina la mietitura volge al termine e si avvicina il momento in cui I'ultimo fascio
di spighe cadr sotto I'ultimo colpo di falce, cominciano a levarsi
dalla squadra di mietitori brevi frasi, oggiate secondo moduli radizionali, che accennano allamorte del <vecchio del raccolto>' Si
dice: <Il vecchio malato>>, <il vecchio in agonia>>, e infine col
cadere dell'ultimo fascio di spighe sotto I'ultimo colpo di falce:
<Il vecchio morto, Dio 1o aiuti>>. L'ultimo fascio viene poi inu-
226
CAPITOLO SESTO
del legame fra mietitura e passione vegetale: il mietere sperimetato cme violenzamortale tecata ad un nume , ma al tempo stesso
con un comportamento che si sarebbe tentati di definire ipqcta - se ne piange cerimonialmente la morte conze se non fosse
stato il contadino stesso a procrrarlamerc il gesto inesorabile copiuto con Iaf.alce messoria. Il tema del lamento funebre durante
il raccolto torner frequentemente nel corso della nostra esplorazione documentaria: qui per dobbiamo fermate la nostra attenzione non tanto sul lamento come tale, quanto piuttosto sul fatto
che esso sta in rapporto con un covone simbolico, anche qui come
one concen.e non tutto il campo di m
e folkloriche
rasse in s passione e morte
pre I'ultimo,
euromediteirut". relative al
nto rituale
ciuto dalla
ll.
Liung-
grafia rela'
romediter-
LA MESSE
DEL
DOLORE
227
228
CAPITOLO sf,51o
fA
MESSE DEL
DoLoRE
229
Suida, I c.
Poll. 4, 54.
21
Ibid.
22
i
cAPIToLo sEsTo
23o
safe in secondo piano il tema della gata con uno sftaniero cls ,i
tfovasse a passare presso il campo, e della identificazione di que-
nd.
Pol,.,l.c.Perlafigura,probabilmenteanaloga,diHylascfr'PKretschmer'Liryetses
Hylas, Glotta, vol. 14, 11 sgg' (r9z).
2a Athen. t4, 6t9'6zoa,
25 Po11,,
c,
26
Hesych., s. v.
27
Athen., L c.;Poll'., l,
28
PP.tov.
c.
LA MEssE
DEL
DoLoIlE
23r
2)2
APITOLO s[g1o
L,A
MESSE
DEL
DoLoRE
Semos, p,
tiv Alrrrpa t
ra Esch.,
rv
xal
Xlrv, t 'Ioul>.
rlevt9c to
<<'l. p^"tcrcc
Per., 8zz.
16
otdTu6
rn
21)
234
cAPIToLo s.Slo
L
MEssE
DEL
DoLoRE
23i
rituale,elacolonnaDed,statasottolineatadalMoret,
op.cit.,pp.24sgg.eigg.6,9ero.
c
e
e
era
a1
cos
2'6
CAPITOLO sEso
DEL
LA MESSE
DOLORE
23i
li'no
5.Raccolto e Ptssione del
rituale agratio dell'ultimo covone)> da R. Dessaud, Les religions d.es Hittites et d,es Hunites, des
Phniciens et des Syriens (tg+S) p.375; e co l'uccisione del nume della siccit Mt da parte
di'Anat: torneremo pi olre su questo punto (cft. pp. , sg.). Per un altro probabile accenno
al covone tituale nei testi cananei (Poema di Aqhat) vedi Gaster, op. cit., pp.297 sg.
aa C. Frank, Kultlied aus dem Iscbr-Tamz-Kreis (ty9) p. 67.
at A. Moret, Ritueh agraires de I'ancien Oent l hlnire des ouueax textes de Rs
Shamra, Aan. Inst. Philol. Hist., vol. 7,728 (ry).
a Hyppol,,
Refut. omnfum baetes. 5, 8.
a7 Sul rapporto uomo-grano cfr. R.B. Onians, Tbe
Oigin of Ewopean Thrcugltt (r95t)
pp. rrl sg, Cfr. Athen. 14, 6t9l:.
a8Prax..fr.zB;Tucid.6,3o;Theocr.,iditt'ry'Cfr'G'Glotz,Lesftesd'Adonissous
Ptolome II, Rev. tudes grecques (r9zr) pp 169sg'. ae Eus., Praep. Et)aftg. ), r,,-r, (it^, p'' tll, g-l) Cfr' 3,
50
t2 Pa'as.
9, z9'1,
5t Poll. r
5a
Il., tg,
concetnente I
lin), ad Prctr.
smembramen
tt
<<
r'
48
CAPITOLO sEsTo
DEL
LA MESsE
DoLoRE
239
TJnatradizione cos ricca di elementi conffastanti par fatta appo^per esercitare l'acume interpretativo degli studiosi: ed infatti
-a
60
Apollod. r, 3.2.
Suida,568.
Esiodo, I c.; Anth. Pal. 7, 6; Apollod., l. c.; Suida, l. c.
62 Theocr. 24, ro1'; Athen. r64b-c;
Apollod. 2,4.9;Diod. 3,67.Pet unaraffigrstazione
in un vaso di Pistoxenos del quinto secolo a. C. vedi Roscher, M. L. z, colonna zo59 sg.
6' Apollod. t,
e z,
61
6a Suida,
).2
4.9;Diod. 3,66.
(Bekk, p.5ry, z6; Cramer, Anecd.,vol.3, r89o); ProGriech. Mytb. (rgo6) p. 968, n. 6.
6t Lino sbranato dai cani da pastore: Conon, r9; schol. ad Il. ,569; Callim., fug.
3r5;
Ovid.,Ibis,478. Sulla festa'Apvl celebrata in Argo, Athen. 3, 99; Conon, l. c.;Clearco di
Soloi, ap. Aelian. hist. anim. tz, 34.
pert. 3, 4
c.; Schol.
66
Herod., l.
67
Paus.
Paus.
68
6e
adll. t8,57o
9,
c.
29.7.
9, 29.8.
Eur., On, ry95.
70 Movers,
Die Phnizien (r84r) v
Linoslied(52) pp. 16 sgg.; Baudissin,
i'
24o
CAPITOLO S5'O
sffada vetso la luce del sole, come i suoi fiori stanno esposti al
calore bruciante e alTa pioggia, inch un giorno sopravviene gents
perversa che af..et:.a la povera panta per ciuffi, la strappa co
le radici dal terreno, la anneganell'acqua in un martirio senza fine,
la atrostisce al fuoco, labatte,la carda,la ftla,la tesse, la taglia
con le forbici, la punge e la ripunge con l'ago, e finalmente la cuce
per farne una camicia. Nel folklore palestinese riroviamo <<i1 tor-
DEL
LA MESSE
24r
sioni vegetali par adombrato nel fatto che Fozio indica ).vo nel
(ma Narciso anche
significato complessivo di &vrlo, o di natciso
nume
Infine
secondo
1o
scoliaste dell'Orecompianto!)77
un
esso
porre
<i
barbari
son
soliti
l'iXtvo
all'inzio di ogn
src etrripideo
quella
di Lino sia stata
Iamento funebre>>,7t ed anzi sembra che
pi
famosa
inserita
in
lamentazione,Te
finch il
ogni
passione
la
questione
non
dall'occasione
in
fin
con
1o
staccarsi
solo
del
cato
per
ma
luttuosa,
e
diventare
infine
anche
da
ogni
occasione
raccolto,
la generica esclamazione di dolore dei cori delle tragedie. Analogh processi di distacco alla situazione esistenziale di origine, con
trasposizioni e generalizzazioni, costituiscono del resto un fenorneno ben conosciuto e verificato nel folklore relgioso e nella dinamica della circolazione dei canti popolari: solo che processi del
genere non vanno intesi soltanto come svolgentsi nel tempo,
secondo un ritmo ozzontale di appatizone e di scomparsa, ma
anche nel senso verticale di ascesa e discesa secondo le classi social,
e secondo il carattere delle singole civilt religiose, di gusa che
la connessione originariafrailraccolto del lino e la passione vegetale di questa pianta si mantiene inintemottamente da epoche lontane sino all'atttale dispersione o disgregazione folklorica, mentre il mito di Lino ha una vita culturale molto p circoscritta, e
segue nel mondo antico sue proprie linee di diffusione e di sviluppo.
La connessione particolarc fta Lino ed il momento critico del
raccolto si ricava senza sf.orzo dalTa tra&zione, e innanzi tutto dalla
descrizione omerica e dal passo di Erodoto, dove per siamo gi
di fronte ad lna trasposizione del raccolto del lno alla vendemmia e alla mietitura. Alre particolarit del mito accennano all'epoca del raccolto, come il motivo agonistico e la morte violenta
dell'eroe sotto i raggi cocenti del sole estivo, n piena canicola (le
frecce di Apollo, 1o sbtanamento per opera dei cani). Torneremo
pi olre su questo punto. Ci che ora resta da esaminare pi da
vicino la connessione fra il lino come pianta, a trvov come ritor77
Phot., Lex., t93; cfr. Eisler, op. cit., p. 246, rt. 4. Del testo con analoga trasposizione
otrov er, outrov ietvaleva non solo per la passone dei ceteali ma anche per
quella del lino, poich Athen, r4, 6r9a titiene che secondo alcuni si sarebbe rattato di un
il lamento otrov
canto
7a
DOLORE
78
di tessitori.
BdpBpou
rv cil,uvov
Cfr.
242
CAPITOLO Sg.O
DEL
LA MESSE
DOLORE
24)
si vuole ridurre
leanmafuesT
il
come fa il
l fatto che
ne>:88
favorc di una tale esperienza siano cos numerose - sebbene indirette - da fornire la pratca certezza del rapporto, e non soltanto
la sua ipotetica ammissibilit. Lasciando dapanel'oscura leggenda
del lidio Syleo nella quale alcuni elementi della leggenda di
Lityerses sembrano trasferiti alle operuzioni agrcole eseguite nella vigna,Ee possiamo ricordare un lamento funebre cananeo di vignaiuoli, e precisamente di potatori, in cui la vigna potata compiantacome nume dolorante per la violenzasubita: <Qual signore
e padrone sta egl sul trono, con lo scettro della desolazione in
Pe
8t
il
._ Diod.
(Lang,
tra
62.8
parallelo
Sic. 3,
p.
zz9.
lbid.
8e
.Apollod., BibL 2,64: Syleo faceva seppellire gli sranieri che si awicinavano alla sua
vigna, finch Eracle uccise Syleo e sradic Ia vigna.
eo
Gaster, op, cit., p. z4r.
DEL
LA MESSE
CAPITOLO SES]6
245
DoLoRE
244
ii", a"l;in"rn
t;u
il
irc
in
ch
e1
tne, sollecita
rel lamento
e6
Ibid., p. 276,
Giudici 9, 27.
sz Michea
er lsaia
7, t.
32, 9-tz'
sa
v xorPv, o
P. t22,
t.
5.
se
noi cono-
246
GAPTTOLO
s5.o
naggio che esegue I'atto del raccolto si piega nelle ginocchia in una
trasparente espressione mimica di religioso sgomento e storna violentemente latesta, come per i sacrifici nei quali interdetto guardarel'azione sacra che viene compiuta.ee Il carattere rituale della
scena fuori dubbio: e se f interpretazione che ne stata data
giusta, in essa scorgiamo come nella sintes d un simbolo gli elementi fondamentali della passione vegetale: cio il raccolto corne
soppressione violenta di un nume, il pianto rituale e I'anticipazione
drammatica e giubilante del ritorno del bene vegetale che scompare.
7. Analisi ierogenetica
DEL
LA MESSE
247
oe/oj'ce
101
<
,pvor,
ee
DoLoRE
Au dv1xr to
ivor
peccllotivcru
elg 1ptov
ii
el6 9or).cr
i) el xpulzv
ii
el6 ctXuv i) el
xo.r.or>>.
102
<<eT, rc r9epffel, rplor)foeter, oto v el pXevlv oi,ov B),),r (come quando si butta
nel fotno laana impastata per cuocere il pane) B).rr)roetot xal at, il guodoe guoeficetcrt,
i\ rtpa &ptov nt4locrtcr >>.
r0r <<r toto ,*etpeao;' arou p1ov norfloocur>. Cfr. Theod., Haer.
fab. conp. a, z6: <<'Ov
Xdplv ol xa).orrevol c),erou ep' eto, ote &ptov x,rolv, orSte l,Xavov tpvouotv, &tr), xai
ro tcrra priouv, ri6 laugvot rpogcrv a(povrar' o8{ouol ro r repvpeva xel r xlreva >.
Lo stesso tema in Agost., c. Faust. 5, 6: < Neque enim Christus vobis praecept ut herbam non
evelletis ne homicidium perpetretis >; 6, 4: < Dicitis enim dolorem sentire fructum cum de arbore
catpitut, sentire cum conciditur, cum teritur, cum coquitur, cum manducaturr>.
249
cAPIToLo s31o
248
DEL DOLORE
LA MESSE
al
ra l'uomo Pu convettire in un
re>>
il
ressivamente restringendo,
che <<Passa da s,.senza e
tentati
s11i;;;l,1;:l;t,ffi::
ve or
il
di intetPretare come
suo esatto significato
,
sit agrariadel mondo antico
;;ili.;,,o il.i*r'i"
di
alie
ll;U,#:;l3i
Precedentemente
raccolto
del lavo
l'orizzo
onamento'
il primo
fondamental
tlil'alie'uppttitntuti::l:
e quindi
a,
gnalat
e
a
, .onf igrilur
e orizzonte
in Votlsslule
cr*r*"rri;hen:i.\.
c., i.
nit
elttsprechen'
r919-25) p. 5r.
> (Sortalava-Helsinki
25o
CAPITOLO ggO
DEL
tA MESSE
106
107
25r
DoLoRE
Anth. p.
, r'Su
2j2
CAPITOLO Sf,51q
consacato sull'altare di Zeus, e sono quindi avviati verso l'altare alcuni tori sazi, e che quindi
non dovrebbero avere nessuno stimolo davanti al cereale. I1 toro che divora l'orzo ucciso
dal sacerdote, che successivamente fugge appena compiuto I'atto, come farebbe un assassino.
iudizio cerimoniale per il misfatt
L'arcont
giudizio
che ha a
DOLORE
2j)
L'istituzione di responsabili animali delle passioni vegerali ntroduce nella mietitura dei cereali una complicazione operativa che
ha ttttavia la sua propria coerenza tecnica ed assolve una funzione
orotettva definita. Come risulta dai dati folklorici euromedirerian.i pt...dentemente ricordati, I'operazione della mietitura
eguita
assume l'andamento di una ptita di cacc
per entro un mascheramento tecnico, una
in cui
itto accade come se non si ffattasse di mie
la caccia all'animale connesso con la passione dei cereali: da questo
rnascheramento risulta un'efficaca protettiva sull'operazione stessa,
che intanto, attraverso Ia mediazione d questa pia fraus, rsulta
libenta dai rischi di crisi furelativache la minaccerebbero se fosse
dlF
delle
vano
LA MESSE DEL
254
CAprToLo
SESTO
DEL
LA MEsSE
rida
la festa ,pvq
cani per vendicare Lino - sa-
t)4
grossarsi dei fumi."' Il poema diBa'al rispecchia sul piano mitico I'ordine drammatico delle relativef.orze cosmiche: Ba'al I'ofizzonte mitico della giusta pioggia nella stagione che le spetta, e si
111
K. Sethe, Dmmmatische
Secondo lo Eisler
255
110
DoLoRE
p.
255 n. 3.
\
256
cAPIToLo
sES,e
11t
116
enunddieAiot4ranosJahrbuch,vol.r5(r9r5),rist.inOpuscoltSelecta(Lundry5t)p
r'
LA MESSE
DEL
DOLORE
257
t2t Ibid., p. z5z. Lo Eisler tenta di interptetare come rituali di denegazione le leggende
di Erigone (p. 276) e di Orfeo ucciso con atnesi agricoli (pp. ,4, sg.; cfr. p. 343: <<L'uccisione
o anche il maltrattamento della vttima umana con tali arnesi da considetare come un puro
e semplice rito d compensazone esercitato sul preteso colpevole... rito di compensazione
mediante il quale il contadino vuole stornate da s l'ira della segale, del lino e smili>). Lo
Eisler accenna inoltre ad un'altra forma di denegazione e di spostamento della colpa della vioIenza recata al nume della vegetazione mediante 1e operazioni agricole:
di denegare e rimuovere gli zrepi tpog{6 rirxrctt, e di discolparsi da e
mente ovvi la scusa che il misfatto del maltrattamento e dello sbraname
commesso in stato di et:t:rezza o di licantropia, e che perci coloo che avevano effettuato il
ra
ali o ptetese di ebriet non potevano essere dichiatati responsabili>
(p
o della leggenda di Licurgo). Queste e altre suggestioni dello Eislet
pattrcolzreggiata, e un'ulteriore verifica: che pet noi qui ci troviamo
m
di {ronte a un ctiterio ermeneutico fecondo di risultati, non pat dubbio.
2jg
CAPITOLo
SESTO
LA
MEssE
DEL
DoLoRE
259
fragio'
7'operazione agicola del raccolto, sul grande vuoto vegetale che
il raccogliere lascia dietro di s e che si protrafi - esposto a tutti
gli incidenti e le incertezze della storia agricola - sino alla nuova
germinazione e al nuovo raccolto. La destorificazione protettrice
del raccolto non si esaurisce pertanto nelle varie forme del <<non
sono stato io>, poich chiunque sia stato 1'operatore del misfatto
e quale che sia la vendetta riparatrice, resta comunque il fatto della
ptoffatta scomparsa del bene vegetale, cio una prospettiva storica ed esistenziale il cui pieno riconoscimento rischia ancora una
volta di sommergere nell'amplissima sfera delle sue possibilit
avverse all'uomo il modestissimo otizzonte operativo che cade sotto
il controllo umano. Alle tecniche di occultamento delle responsabilit umane (operare <(come se)> non fosse l'uomo ad operare) si
innestano pertanto quelle inditizzate a cancellare o a variamente
attenuare il vuoto vegetale che si manifesta con I'appropazione
e 1'avvio alla consumazione del bene economico vegetale. Si ffatta
cio di operare <(come se> il risultato dell'opera fosse apparente,
e il non essee che si manifesta fosse, sul piano metastorico, (gir,
reintegrato nell'essere. Su questo pano metastorico di comodo il
nuovo ciclo esistenziale che dovr essere percorso <gi> stato
percorso in modo esemplare: in questa prospettiva il covone rtuale
muta di segno, diventa il simbolo d una permanenza o di un
ritorno: il sacrificio di vendetta si tramuta in sacrificio di rinno-
122
Quando il Lungman, op, cit., p. r89, ossetva che <in Fenicia e in Egitto non si avuta
esatta coscienz se si ttattava di un sactificio per rinnovare la forza del nume della vegetazione, o di un sactificio di vendetta per vendicare 1'assassinio del nume stessor>, sembta attribuite ad una sorta di confusone fra disparate e gratuite immaginazioni ci che in tealt, nella
presente ricosffuzione ietogenetica, si manifesta come sviluppo di una stessa coerenz tecnica
con divetse valenze protettive.
GANDEZZL
ANTICO
z6t
7.
t.Il
Nella prefazone alla sua opera Dei costunti di Sardegn comporati con gli antichissirni popoli orientali Antonio Bresciani si indugia nella descrizione d una singolarissima danza d pastori cui egli
stesso ebbe occasione di assistere. Riportiamo per esteso il passo
data la sua notevole importanza documentaa.
Visitando io la tenuta di Geremas, luogo solitario ed ermo in sul mare, ivi
convennero da ogni banda pastori e vaccai di que' monti col intorno, e
agricoltori di Pirris e di Quatu. A' quali avendo io fatto festa d'una cena,
godutoli veder bere e mangiare secondo lor modi paesani, come la giocondit del vino di lorobdanza e caldezza di spiriti, si fur rizzati a sedere,
e presisi per mano alla mescolata giovani e vecchi, misero una lor danza a
e
suono della lionedda, Il cerchio era grande: e il sonatore delle tibie impose
cadenza che li f darc in certi passetti brevi e presti, i quali faceanli
wa
Senzadubbio per i pastori e per i contadini della tenuta di Geremeas che eseguirono questa pantomima davanti al Brescani si sar
con ogni probabilit ffattato di un semplice divertimento in onore
sg.
CAPTTOLO SETTIMO
262
fta
Ibid., p. 3o7.
6 Bresciani, op.
sg.
cit,, p. xxrlr.
su Mt;
G&LNDEZZ/^
ANTIco
t63
264
CApIToLo
SET,IU\4O
della
nostra ricerca: sar tuttava opportuno accennare adrna connessione alla quale non stato dato sinora il dovuto rilievo. Si uatta
della presenza del re sui campi al momento del taccolto, a riaffermazione della sua signoria sugli alimenti e con ovvie funzioni di
sorveglianza. Nella scena della mietitura nel trevo Baor,).rov che
nfigrrata sullo scudo di Achille noi vediamo l re che assiste
ai lavori, muto, in piedi, con 1o scettro in mano, il cuore riboccante di gioa:' e il Moret ha messo in evidenza come scene analoghe si ritrovano nelle tavolette egiziane, come per esempio nella
scena di lavori agricoli nffiguati nell'ipogeo di Nakhti, dove l
padrone della tomba presente assiso sotto un chiosco, rallegrandosi in cuor suo della vista.' D'altra pattela discendenza regia di
Lityerses, Maneros e Bofmos, sembrano accennare ad una connessione fra passione vegetale e passione regale: connessione che
trova una ultima eco nei relitti folklorici euromediterranei in cui
il padrone, o il fattore o la fattoressa assumono su di loro la passone del grano in occasione del rituale dell'ultimo covone della
mietitura o della trebbiatura.D'alftaparte in diversi momenti della
I Il. ,
e
A.
556 sg.
Moret, Rois et dieux d'Egypte
(r9rr) pp.
11 Si
259 sg.
il
che appartiene
ermando il suo
suo ka, dando respiro al naso di colui la cui gola op-
266
cAPrToLo
il
appartiene
ty, figlia di
eseguono,
do felice
sETTtMo
di.
12
R.
ii
Maspro> vol. r,
261
GADELLL
268
cAPrToLo sETTtMo
ANTIco
.69
GtNDEZzl
tu
su
essere impiegate
Coro'.
via.
Coro: Ahi, sei stata defraudata dei figli?
Madre: L'eroe, il mio Damu, ancor tagazzo me
lo hanno portato
via.15
la persona colpita da
ta Ibid..,
15
11
p. zo7.
lVitzel, Tanttzliturgien, pp. 77 sgg.
cAPlrol-o sETTtMo
27o
ben conosciute nel lamento funeb
stereotipi sti
in cordoglio
tradizionali.
tazioneper Tamz sembra la sem
reso da madre afiglio, con I'aiut
parte quando un testo liturgico d
corso delle cerimonie destinate al
strapp i igli avranno rammem
e cos pure - di eco in eco - le s
fratellie cos via: analogamente, come vedemmo nella sezione folklorica, ogni singolo lamento funebre destinato a pefsone storiche
poteva e"ssere o.-ccasione del rinnovo del lamento anche per altre
.rrot. precedentemente morte'16 Noi ora comprendiamo meglio
sa e al ritorno del
erch ogni rito agrario dest
tendenza elettiva
nrr.. della veget l"ion ,u
morti' Le cerirno'
a diventare unih. una vera e pr
della vegetazione
rit
e
al
morte
nie destinate alla
senza ritotno
i
ffapassi
per
anche
trattarc
erano altrettante occasioni
ma pel entro
anch'essi,
delle persone storiche: i morti vi tornavano
la protezione di una vicenda metastofica che li integrava in un destino diuino che in illo tenpore avev^reintegrato il morite del nume,
Il rapporto di struttuia e di funzione che lega insieme il lamento
frnebrestinato a persone storiche e il pianto tituale destinato
alla scomparsa del ngme della vegetazione pfesenta anche un allo
aspetto interessante. Nella sezirne folklorica avemmo occasione
di accennare a quel tipo di lamentazione funeraria in cui ha luogo
un dialogo fftti)io fra la persona colpita da lutto (o chi la rappresenta) .ulc*o dei presenti (forie, in dati casi, il coto) che
sostiene l putt del mrto (oppure un dialogo fittiz-io in cui una
stessa lamentarice sostiene enirumb. le parti)' Vedemmo anche
come il fondamentale significato tecnico delle lamentazioni di quettip" fosse quello di"indurte a poco a poco-nei sopravvissuti
in cordoglio la persuasione della itrevocabilit dell'evento luttuoso,
veda
(pp.
lum.nt"no-in
16 Si
zaro Boia
tt*'iip^-l
i|'Iliadz
in cLe a'celle
GLNDEZzI
ANTICO
271
ripeto sempre
O Lillu,.tua madre ripete <sino quando?>Tua madre Gasan-hursaga ripete osino a quando?>
<<sino a quando?>>
sno a quando?>
pete <sino a quando?>>
quando? >
a quando?>
ndo? >
uando? >>
ti posso affidarcT
affidarc?
o di Tam2.
272
CAPITOLO SETTTMO
.&ANDEZZA
27)
te
t.
<<alzati!>>
il morto risponde di
essere ormai
zioni anche quando la efettiva ricerca non veniva p drammadcamente eseguita, come nel caso di alcuni lamenti neogreci della
compiuDenisola salentina. Noi non abbiamo
esempio
ia degh,antichi rituali funerari da pot
ne folkdi ricerca rituale del morto: ma g1
lorica del costume sembra spiegabile solo come reltto di un costume
antico. D'altra parte abbondano nelle antiche forme di vita reli-
levare dalla tomba mai pi, proprio allo stesso modo che nel lamento
18
Thureau-Dangirt, l, c,;
sg.
H.
le Plut.,
Quaest.
(2"
ed,
2a Cfr. l'inno di Amon-Mose in Roedet, IJr,unden ar Religion der alten Aegipt, . 24:
<Iside che lo cerc e a cui non vennefo meno le forze per questo, colei che percorse questo
territorio senza soste, e che non si ferm prima di aveflo tfovatot>. Cfr. pet altati, Roedet,
op.
- cit., pp. 4r sgg., e Hopfner, p. 45.
" onche |';natvagae gira I in ogni montagna, proprio nel centro della tetta, I su ogni
collina, I nei luoghi pi riposti della campagna... per veste essa cinge un petizoma, I essa vaga
274
CAPITOLO SETTTMO
.&ANDF,ZZA
lsl;
ANTrco
275
bre dell'Hade.'e
z. Lamento funebre e t)ita culturale in Grecia e a Roma
Per quanto in Grecia il lamento funebre non fu mai intermesso
(Luciano
fesponsof
di ritorne
catattere
nze cotali
nel corso
una svalutazione
nell'ambito dei ptoblemi ierogenetci sollevati dal pianto antico sia funeratio
un'analisi particolarcggiata la trasformazione dei ritornelli emotivi della
lamentazione in numi a cui la lamentazione resa, Cos\ gli ioloi del culto di Demetra si ffamutano nella dea delle messi loul, da akl l, sumetco nume agrario Alala, dagli hylagno
stagionali la mitica figura di Ila, e cos via (per una rassegna di questi numi si veda C. Hoffmann, Annriische Inschiften aus Nerab bei Aleppo. Nerc ud alte Gtter, Z. Assyriol, u. verw'
che agrario meritetebbe
Geb.,vol. ia,pp.22sg.(r8g6),edidatibibliogtaficicontenutiinGaster,Thespis,pp.tzsg').
nota la spiegazione che solitamente viene data di questo fenomeno cos largamente rappresentato nel mondo antico: si tratterebbe di incomprensione pet l'esatto significato dei ritotnelli, i quali sarebbero stati scambiati per il nome dei numi invocati. Oraapafie il fatto che
sono generalmente sospette le spiegazioni che attribuiscono ad equivoci e ad errori di interpretazione fenomeni religiosi a larghissima diffusione e che si riproducono costantemente nei pi
diversi ambienti culturali (si ricordi, al limite, la teoria del mito come <<malattia del linguaggio>), da osservare che in questo ca
di vero per ritornelli emotivi di lingue
che, per esempio, il ritornello emotivo
dai Greci per Maneros come nome di
gtido di dolore, di colleta o di giubilo, e che utrou o lolor erano i lamenti rituali (Semos ap.
Athaen. xrv, 6 r 8 d, FHG, IY , qss) e A4rltpoutror i lamenti connessi alla mietitura dell'ultmo
manipolo di orzo (cft. p. z3r): come possa in questo caso, e in altti analoghi, essetsi prodotto
l'equivoco dre ha condotto alla trasformzone del ritornello emotivo in un nume resta un misteo
di difficile soluzione. A nostro parere tutta la questione va ripresa su altre basi, e noi stess
speriamo di poterlo fare in avvenire.
276
cAPIToLo sETTtMo
sso della
12
ii
Charikles,
III,
27.
Dittenberger, SIG, I c.
Plut., SoL zt.
ao Ll;c., Dial. Mort., X, rz.
r8
re
277
desli ahri.
in-figtio, o
ar
a2
278
CAPITOLO SETTIMo
Ibid.959e-96oa.
a' Ibid.
947b.
a6 Ibid.
959d. Pet una taccolta di spunti polemici contro il lamento funebte fra gli soittori greci si veda J. Leipoldt, Der Tod bei Gieclten und Juden (Lipsia rgqz) pp. 122-47. (Totenklage und Bestattung): il Leipoldt omette per stranamente nella sua rassegna la polemica platonica. Da ricordate anche il filosofo accademico Krantor di Soloi, che nel suo scritto consolatorio
ep vcou (indirizzato ad Ippocle in occasione della morte del figlio), sostiene in polemica
con la dreror degli stoici la i,etpuorlercr come giusta reazione all'evento luttuoso (cfr. Arnim,
Pauly-Wissowa Realenc., vol, rr (t9zz) cc. 1585 sgg.). Occorre comunque osservare che questi scritti consolatori pagani ispirati a riflessioni filosofiche sulla morte esercitarono una relativa eficacia solo per entro molto ristrette cerchie di intellettuali, e non mai operarono come
vete e proprie forze plasmatrici del costume,
c?'LNDzzL
219
di ogni
dal
suo
funebre
altra civlt del mondo antico a liberare il lamento
prooriginario carttere rituale e a risolverlo in forme letterarie
fan. Nella sua unit originariamente rituale di tesponsorio fta guida
e coro, il lamento funebre greco accenna ad un importante sviluppo culturale: la ftagedia. Aristotele nella Poetica definisce il
crunto come lamento eseguito sia dal coro che dalla scena,o' e
d'altraparte nella forma pi antica dellaparodo l'attore al tempo
stesso il corifeo, in ci fedelmente rispecchiando la struttura del
lamento rituale.s0 Come giustamente osserva il Nestle, la Presa di
Mileto e le Fenicie di Frinico, commi di chiusura dei Persiani e
dei Sette contlo Tebe,la parodo delle Coefo re, i comrui e le monodie nello stile delle Troiane di Euripide sono impensabili senza il
modello del lamento funebre, e senzapostulare unaimitazione della
sua strutturarituale.'r Senza dubbio l'elemento pi propriamente
mimetico fu dovuto all'influenz a del thiasos dionisiaco , ma il lapa7
aB
Ft. zz, D, 5,
ae
50 rX/.
Nestle, Die Struktn des Eingangs in der attischen Tragcidie (Stoccarda r93o) pp. r8 sg.
t1 Nestle, ibid. Per il rapporto fra lamento funebre e ttagedia da vedete M. P' Nilsson,
Tragdie rd Totenklage, Arch. Religionswiss. (r 9o6) pp. 286 sgg.; e Der Urspntg det Trug'
rist. in OPuscola
vol. z
lla, Neue J
moso luogo della
er6v
pp. 6r sgg.
frigia, che il diti
a base
der ha cetc
il lamento funebre anatolico, recitato davati aI monumento sepolcrale fotnito di una porta
a due battenti, o da due porte vicine, talora simbolicamente rappresentate; cfu. The Dithyrumb'
A Anatolian Dirye, Classical Rev., vol. 36, rrt4 ft9zz). Ora al mutamento della natura del
ditirambo dall'Asia anatolica alla Grecia sembta accerrrare il frammento di ditirambo di Pindaro
destinato ad essere eseguito a Tebe: <<Un tempo si trascinav, come lunga gomena, il canto
dei ditirambi, I e queslo maledetto s usciva I dalla bocca della gente. I Ma ecco che ora si aprono
porte I nuove pe le sacte danze...r> Vien fatto di chiedersi se il carattete di litania e 1'accenno
alle porte non si rifeiscano all'epoca in cui il dititambo era un canto funebre epitimbio nella
originara p atria anarolica,
2go
CAPTTOLO SETTTMO
cRLNDFjzzL
ANTIco
z8t
a
re
il
gettura
il
ialuto
anche
292
CAPITOLO sETTtMo
in Oriente
e Ambrogio
in
Occidente,60
Lo Hellet, op. cit., sostiene la tesi che il significato originario di nenia fu quello di giuoco,
iI significato difunebte cdtmen appattiene alla tradizione dotta: ma tesi poco persuasiva.
AncheN.I.Herescu,RevueEtudeslatines,vol.25,T4sgg. (r947),riconfermainsostanza,in
polemica con lo Heller, il significato fondamentale di neni come catmm fanebre e cantus lugabris.
5e Cfr. per esempio Gerolam.,
In Mattb. Praef. (Wotdsworth-\)lhite) I, :'4: onrcs apocrye che
phorum nenias mortuis magis hereticis qtam ecclesiasticis uiuis catendas; praef. Vulg, Pent., HeyseTischendorf, xxxnt: qaod tnlti ignoruntes apocryphorun delirannenta sectanttr, et lberas raenias
libris thenticis prueferutt.
60
Cfr. H. Delahaye, Les possiotts des mailyrs et les genres litttaires (Bruxelles ryzt) pp.
t8t-235; L. Mridier, L'influence de Ia seconde sopbistiqte sw l'uorc de Grgoite de Nyse (Parigi
19o6) pp. zz5-5r; Rush, op. cit., p. 265.
GLNDEZZA
283
z Sam. r, t9-27,
z Sam. ), )t-14.
6) Ger.
9, 17. Cfr. Amos. 5, 16.
6a Ger.
9, zo,
65
66
67
,1
284
CAPITOLO SETTIMO
I
}LNDF'ZZL
Ttttaviala disposizione moderatice non si fonda, come in Gscia o a Roma, su ragioni politiche o di costume, ma fa esplicitq
appello aragiorttreligiose: Israele popolo speciale del Signore anche
nei corpi, el'attentato al proprio corpo manomissione alla propriet di Dio. Qui noi ci imbattiamo in un orientamenro compleramente nuovo che sar di grande momento sul destino della larnentazione funeraria. L'esperienza religosa della morte che fu propria
delle civilt <(pagane)> del mondo antico fu riplasmata come abbiamo
visto, nella sfera delle passioni vegetali, cio nella grande destorificazione dell'eterno ritorno. Nella religione osiriana questa destori
ficazione comportava un unico trapasso e un'unica reintegrazone
awenute una volta tanto nel mito e indefinitamente iterabili nel
rito: compoftava
altres un unico pianto e un unico giubilo metastorici, mediante la cui iterazione rituale venivano destorificate le
tre fondamentali sfere in cui nel mondo antico sporgeva il morire:
co il vuoto dell'uomo morto, il vuoto della vegetazione, il vuoto
del rono. La religone di Israele rompe con questa tradizione n
virt della berltlt, cio del patto o alleanza fra l'unico Iddio ed il
suo popolo speciale. La destorif cazione dell'eterno ritorno viene
decisamente respinta e per la prima volta nella coscienza culturale
dell'umanit vene gettato quel germe che fruttificher come riconoscimento della irreversibilt della storia: I'alfeanza con Abramo
inroduce nel mondo un mutamento qualitativo che non por mai
essere cancellato, e che destinato a crescere e a dilatarsi secondo
un piano divino inserito nella dimensione del tempo. La ciclicit
dell'essere spezzata:hainizio invece la spirale d una storia sacra
che narra mirbilia dei.. Anche se talora il profetismo riprende i vecchi
schemi dei riti stagonali con le loro tremende descrizioni delle sciagure che si abbattono sulla vita dei campi e con i loro lamenti, penitenze, agoni e giubl per il rifiorire della vegetazione e della vita,
in realt non si tratta di una iterazione della esemplare vicenda dei
primordi, ma di una esplorazione di segni per contemplarclatrama
della imipetibile storia sata. Questo rapporto raspare per esempio nella profezia di Gioele, che si apre con uno scenario di desolazione vegetale per I'invasione delle cavallette:
Ci che 7a cavalTetta ha lasciato
la locusta lo ha divorato.
Ci che la locusta ha lasciato
il
285
l'olio, sciupato.
All'appello al digiuno e al pentimento segue l'annunzio dell'avvento del <<giorno diJahve>, con la inale rufftgutazione di una defnitiva reintegrazione:
In quel giorno,
le montagne stilleranno vino nuovo
e le colline gronderanno latte.
Il
296
cAprTol-o SETTMo
riscontri nei testi di Ras Shamra; e cos pure le lamentazioni, i digiuni, le penitenze, il combattimento ecc. richiamano alttettai
momenti caratteristici dei rituali agrari collegati con la passione veg.
tale di un nume:7t ma queste particolarit sono ora abbassate a
segno e simbolo di un corso unico della storia santa instaurato dalI'evento ella benlh.
Questo radicale mutamento di prospettiva spezzava per anche
quel rapporto che nelle civilt religiose p^gane avevalegato insierne
il lamento funebre per persone storiche, il pianto rituale per passioni vegetali e il panto mitico delle origini reso da nurne a ourrg
nella esemplare vicenda di trapasso e di reintegr azione. Con lo sconvolgersi di questa tessitura ierogenetica il lamento funebre destinato alle persone storiche venne a petdere la molteplicit di orizzonti mitico-rituali in cui era stato ricompreso e riplasmato nelle
civilt religiose pagane. Al geloso esclusivismo di Jahve era sostanzialmente estranea una religione de morti come forze autonorne
daplacarc e da propiziare, da allontanare e al tempo stesso da intetiotizzare: era quindi estraneo anche il lamento funebre, che si inseriva otganicamente in tale dialettica. Se di fatto il lamento funebte
rituale si mantiene lungo tutto il corso della storia religiosa di Israele,
ci comincia gi ad appatire come fatto folklorico, come sopravvivenza tenace, impartecipe della dominante linea di sviluppo del
monoteismo ebraico.t' Al contrario appartiene in pieno a questa
hnealatrasformazione della qlna funenria nella qna prof.etica, cio
la trasposizione del lamento, sia in forma individuale che collettiva, sul piano politico-religioso e morale-religioso.
Cos la raccolta di qtnot che nella traduzione dei LXX va sotto
il nome di tbrenoi contiene quattro lamenti collettivi che hanno
per argomento la cad:uta di Gerusalemme nel 586 ela conseguente
rovina della citt. In una ancor pi mediata plasmazione profetica l'antica qna funeruria diventa il lamento funebre anticipato
(machal) rivolto per lo pi a grandezze poltiche nemiche di Israele,
come il re di Babilonia,D la citt di Tiro,'a e il suo re,Tt il Fano7t Per i seasotnl pattern aftioranti nell'Antico Testmento, si veda Gaster, op. cit., pp. 4z
(proezia di Gioele) e p. 73 seg. (Salrni).
72 Cfu. A. \Xleiser, Einleitung in das alte Testnent (Stoccatda
ry39) pp. z4 sg.
7t Is. l4,
4sgg,
sgg.
1.ANDEZZA
i re di Giuda.77 In generalela
t87
delJ,a
16
17
Ez. 32, z
sgg.
sgg. e
8, ry
2gg
CAPITOLO
sET\4o
ANTICO
t89
GNtNDEZZI'
labitha:
4. La polernica uistiana
In questo quadro va collocata la polemica cristiana conro l lamento funebre pagarrc. La crisi decisiva, e la nuova scelta culturale,
si annunzia nel famoso episodio della figlia del capo della sinagoga:
Pietro si alz e and con essi. Quando fu giunto lo condussero laste.z^strmostran, cacciati
ogli le
oeriore.
tu
afzati>>.
E datole
\a mano,la fece alzarc. E chiamati i santi e le vedove, la present loro viva.
Si sparse 7a ama del fatto per tutta Joppe: molti credettero nel Signore.El
81
82
Tabitha,
fuori
Lc. 7, tz-t5.
Atti 9, 36-42.
Isaia, 65, q-t9.
8) Apoc.
zt,
4.
Y
29o
CAPITOLO SETll\4O
(x,mowo)
rivolse loro
x),aiere n'
ui
Con queste parole il cordoglio si sposta dalla morte fisica dell'uomo a quella morte morale che il peccato: al cenffo della storia
sta ota la morte esemplare dell'Uomo-Dio, una morte che vince la
morte e che per questa vittoria <primizia dei dormienti>>, onde
poi anche i dormient risorgeranno con corpi incorrotti al suono
dell'ultima tromba, come dir Paolo.tt Da ora in poi, nella nuova
coscienza religiosa e culturale, il morite naturale non dovr pi apparire nella sua scandalosafotza autonoma, ma sar ricondotto a quella
vera forza annientatrice che il peccato come <(pungiglione della
morte>>. Con ci per appare decisa la sorte dell'antica lamentazione funeraria, e chiusa per sempre la sua epoca storica. Al cri
stiano non si addice il lamento davanti alla morte, ma se mai un
sommesso versar lacrime, secondo il modello di Ges al sepolcro
diLazzarc: xi ,xpouoev 'Iroo.'n Agli occhi di Paolo I'antica
lamentazione appare come ignoranza che denega I'opera di Ges
e che quindi incompatibile con la nuova condizione del cristiano:
Ora, fratelli, non vogliamo che siate in ignorunza circa quelli che dormono,
affinch non siate contristati, come gli altri che non hanno speranze. Poich
se crediamo che Ges mor e resuscit, cos pure quelli che si sono addormentati, Iddio, per mezzo di Ges, Ii ricondurr presso di s.87
8t
ns (o
GB.ANDF'ZZA
ANTIco
29r
lotta contro
il
sfomo. Rcollegandosi all'ammonimento di Paolo nella prima letrcra ai Tessalonicesi, il Crisostomo svolge una efficace argomen-
zione contro
il lamento funebre:
Giov.
Nel loro fervore polemico gli scrittori oistiani non distinguono fra mero patossismo, pltuc'
pi o meno Tlahzzato e nenit (o threnos): anzi, come vedtemo, sembrano talora
kopets)
coinvolgere nella condanna anche il semplice fleus (t7 vetsar lacrime), almeno oltte misura.
8e Per i dati di questa polemica cft.
Quasten, Musik und Gesng it. den Ktlten der beidni-
Atike md christlicbe Frhzeit (Mnster i. \X/., r93o) pp. 295347, e A.C. Rush, Death
Burial in Chiar Antiquity (\Jashington tq4t) pp. 176-84. Sempre come taccolra di dati
pu essete ancora utilmente consultata la vecchia monografia di G. Zappert, U ber del Aonduck
dcs gehtigen Schmen in Mittelalte\ Dekschriften der kaiserlichen Akademie der \X/issenschaften, r(/ien, vol. 5, 73-146 (r8+). Per la formazione del rituale funerario oistiano si veda, in
generale, L. Ruland, Die Geschichte der chtistlichen Leichenfeier (Ratisbona rgor) e per le sopravvivenze pagane e i compromessi in questo settoe cfr. J. Lippert, Cbtistethm, Volksglaube und
Vollsbrauch (Berlino r88z) pp. 383 sgg., )99sgg.
e0 Per
i luoghi relativi si veda Rush, op. cit., p. ry8.
er Cipr., De tnort. zo.
e2 Cis., De cons. mottis, PG,
56, 296.
e) lbid.
schen
and.
I
292
C.A.PITOLo SETT\,I0
mportamenti
ANTICO
293
GLNDEZZ{
f,
on
es
ro, non di compianto, e d'alfta parte questo desiderio sia moderuto dalla certezza che in futuro ci ricongiungeremo a lui. L'unico
salutare cordoglio del cristiano quello per la vera morte del peccato.es Svolgendo omiletcamente l'episodio della figlia diJairo il
Crisostomo precisa il significato esemplare della cacciata delle
lamentatrici operata da Ges prima di compiere l miracolo, chiudendo con ci un'epoca della morte e inaugurandone una nuova
in cui la morte dventava sonno:
Se per gi allora il Signore cacci via costoro (cio gli es
tanto pi ora. Allora non si sapeva che la morte era un s
chiaro come il sole... Nessuno in futuro dovr dunque
funebre e disperarsi e screditare I'opera di salvezza di Cristo. Egli ha ormai
vinto la morte. Che cosa dunque tu lamenti in modo cos clamoroso? La
morte ormai diventata sonno. Che cosa gemi e piangi? La cosa fa gi ridere
quando 7a fanno i pagani. Se per anche un credente in Cristo non se ne
vergogna, come scusarlo? Quale indulgenza meritano coloro che sono cos
La polemica del Crisostomo contro il threnos e il kopets condofiainnanzi con tanto rigore da coinvolgere addirittura lo stesso
vear lacrime, almeno nella misura in cui esso manifesta una disperazione confteLtir- alla fede. Qui noi tocchiamo il vertice del dramma
cristiano per quel che concerne il comportamento davanti alla
rnorte: per un verso il rgore logico che procede dalla nuova fede
com nda una dolce invidia per il fratello motto, per un altro verso
7a natura umana estotce lacrime anche ai cristiani allorch il fratello abbandona il mondo. Ed ecco che a sciogliere questo dramma
apparc ora il modello di Ges, il quale sommessamente e brevemente vers lacrime sul sepolcro diLazzaro. Nella sua omelia al
passo di Paolo, I Tess., 4.r2-r3, il Crisostomo abbandonala gilstificazione d quel versar lacrime come testimonianza di reale corporeit o come compianto per la incredulit dei Giudei, e contrariamente alla tesi sostenuta nDe consolatione mortis parla proprio
di quel versar lacrime come di un modello del cordoglio cristiano:
<In qual modo - chiederai - da uomo qual sono non dovr patire cordoglio?> Non dico questo: non il cordoglio vieto, ma il suo eccesso. Infatti
essere in cordoglio appartiene alla natura, ma l'esserlo olfte misura appartiene alla mania, al delirio, all'animo muliebre... Ges piangendo Lazzaro
pose una regola ed un termine al piangere. Mi vergogno, credetemi, e arrosssco, quando vedo per le piazze torme di donne che senza decoto si sffappano capelli, si lacerano le braccia e le ginocchia, e questo fanno sotto gli
occhi dei pagani.e8
'" tbtu.
e5
e6
Ibid.,3o3.
In Mttlt. Hom.,PG, ;-7,374
e7
es
CAPITOLO SETTIMO
294
sua orazione
ci offre
il
... La sua venerabile e preziosa polvere, condotta al riposo fra canti,incessanti,trasportatain festiv processione al luogo ei martiri, adornatadalle sante
mani dei suoi genitori, ohorata dalTamadre, che in luogo del cordoglio appariva vestita aesta in pia adoruzione, con saggia rassegnazione frelando le
lacrime e contenendo on il canto dei salmi I'impulso a intonare i threnoi.11}
Ma soprattutto i funerali di Monica,lamadre di Agostno, possono valere come drammatico modello di costume cristiano, qui
impegnato a contendersi persino 1o sfogo naturale delle lactime:
Io le chiusi gli occhi. Una immens^tristezz^ riflu nel mio cuore, pronta
a tramutarsi in lacrime: ma al tempo stesso i miei occhi, per f imperioso
comando della mia volont, ne riassorbivano |a sotgente sino ad essiccarle;
e in questa contesa grandemente pativo. Nel momento in cui Monica spir,
Adeodato, fanciullo, ruppe in lacrime, ma da noi tutti fu costretto a tacere.
E fu la sua voce giovanile - voce del cuore - che fece tacere anche in me
quel tanto di puerile che mi induceva alle la
conveniente celebrare quella cerimonia con
poich cos si suole compiangere il destino
suo totale annientamento: mafuonica non efa n infelice n per nulla morta,
come ce ne rendevano testimonianzalapurezza della sua vitaela schietta
fede, di cui per ragioni sicure la sapevamo dotata'101
I lohxn, Hom,,PG,6z,3t6 e 347.
100
Greg. Naz., Ortio VII itt ksdcn Caesaris frattis,PG,
101
Agost., Confess. 9, tz, 29.
scoppio d pianto di Adeodato, e quasi per dar corpo al nuovo sentire uistiano, Evodio afferr il salterio, intonando il salmo del con-
fidente abbandono alla miseticordia e alla gi,tstzia dvina: Cohibito ergo a fleto illo puero, psalterium atipuit Euod.ius et cantare coepit
s olilnis donuus: misericordiam et iudisahilum, cui respo
'ciurn
102
cantabo tibi,
Eppure dopo la sepoltura, e dopo
l'nutile ricorso superstizioso al bagno che avrebbe dovuto, secondo
lacredenzatradizionale, lenire I'angoscia, al risveglio da un sonno
riparatote e avvertendo la solitudine del nuovo giorno, anche Agostino sent la dolcezza del pianto: del che, come gi Ambrogio per
la morte del fratello,toi si confessa a Dio come di debolezza che
appartiene alla natuta mana:
Ed orc, Signore, io vi confesso tutto ci in quest'opera: 1o legger chi vorr,
e 1o interpreter come vorr. E se qualcuno giudica che ho peccato piangendo mia madre per breve tempo, questa madre morta temporaneamente
ai miei occhi e che per tanti anni aveva pianto affinch io vivessi ai vostri -, se qualcuno giudica cos, si guardi tuttavia dallo scherno, e se veramente caritatevole pianga lui per i miei peccati davanti a Voi che siete il
Padre di tutti i fratelli del vostro Cristo.lOa
Se il passaggio dall'antica alla nuova epoca della morte si configrava quale dramma negli stessi massimi fondatori del costume
cristiano, e se anche essi pagavano il loro ffibuto alfa natura, umana
cedendo se non alTaprevacazione del pagano lamento almeno alla
violenza delle lacrime, ben si comprende come pi intense dovessero essere le tentazioni del passato nella media delle persone meno
f , lZl.
29r-
fateol etiam
ee
ANTICO
105
Agost., Confess.
Atti 8, r-2.
9, rz,
73.
fratis,I,
CAPIToLo SET'UMO
296
toz
108
GRANDEZZA
297
li grant e li petit.rle
Sobre
I
1
298
CAPITOLO SETTTMO
GNDEZZA
ANTICO
299
Ed ecco le prime misure disciplinari a catattere uffciale, fisc^rc rrci canoni dei concili e dei sinodi . Trai canoni dei Padri della
Chiesa greca che costituiscono le fonti del diritto canonico del
Dffiarcato di Alessandtia si pu leggere la seguente formulazione
isciPlinare:
5.Il
Non rientra nella economia del presente lavoro I'analisi particolareggiata delle soprawivenze medievali dell' antico lamento fune-
bre rituale. Da un punto di vista storico-religoso tali sopravvivenze, medievali o moderne che siano, hanno un valore storico
o per ricosffuire il lamento antico ovvero per lumeggiare le resistenze contro cui la Chiesa u chiamata a combattere nel corso
della sua opera plasmarice del costume. Giover pertanto un
accenno a quest'opeta positiva, e ai modi con i quali essa si svolse.
Stabilita in linea di principio la netta opposizione fra lamento funebre pagano e concezione cristiana della morte, il conflitto si spost molto per tempo sul piano della denunzia degl abusi e della
formulazione delle pene spirituali conro i rasgressori. Gi il Crisostomo nel passo pi sopra ricordato della sua omelia sull'Epistola agli Ebrei passa dalla raccomandazione alla ammonizione per
coloro che si abbandonano a leopeti e threnoi, e intanto formula
una precisa pen spirituale per coloro che incorrono nella colpa
pi grave di chiamare nei funeral lamentamici prezzolate:
Per ora mi limito aII'ammonizione, ma col prottatsi dell'abuso perseguir
tale comportamento con maggiore severit, poich ho gran timore che continuando le cose ad andarc cos un gran danno sia per sopravvenire alla
Chiesa. E successivamente prender misure anche per il kopets: per ora
mi limito a denunziarlo, vivamente scongiurando ricchi e poveri, donne e
uomini... Se per dovesse ver luogo un amaro evento di morte e qualcuno
dovesse assoldare lamentatrici, ebbene credi alle mie parole perch parlo
come sento, costui per lungo tempo lo escluder dalla comunit dei fedeli
come idolatra.112
rtt Primeru Ctnica Gerercl, c p. ir34 b.
112
Cris,, In Ep.
d.
Hebr., PG,
6j, 4t
"c.
)oo
CAPITOLO SETTIMO
ANTICO
3or
Ma la
Chiesa
dei
feuda
con i canoni
monarchie
cotlerttttt in luctum, et ntouefit eos qtodmnodo ad. iniurian creatos, prohibenas leputdntes
fmeribs desse oel alie nulieres, qilae edrufl utuntt ninisteio, nec ix domibas seu ecclesiis
uel sepultuis, uel alio quocanqe loco, xec pulsentu circa funebria gidcme uel guitemae, oel
timpxa, ttel alia solita iltstruneflto, qtae ars ngis ad gaudium quam ad tristitian adinuenit, poem
utcinrum auri qadttrlot mulctdftdis iis, qai eas admiserint circa ltoc, et sis reputticibs similitet: qrce
rep*tatrices si poenan sohtere proprpcupeftaten nofl posint, ne poenalis prohibitio eludatut, ftistibus
caedaxtwper ciuitatefi et teant, bi prohibi tefitaueruttt>> (citato in Du Cange, s. v, Repttatio),
116
Ambr., De obitu Valent., 79, CSEL 73, p. 348 Faller.
il costume nelle condizioni storiche date, occor r ev a :una figlt a mediaff ice interamente
:umana, come tale suscettibile di concedere di pi alla temestrit
del dolore e che al tempo stesso togliesse gli umani cordogli dal
loto rischioso solamento, e tutti li concentrasse e li risolvesse nel
simbolo di un unico cordoglio per un morire che cancellava la morte
dal mondo. Qui sta il germe della profonda necessit storica degli
sviluppi drammatici delplanctas Mariae. Negli apocri Acta Pitati
(che risalgono alla prima met del quinto secolo) il pianto di Mara
gi tende a riassorbire e a masfigurare nel pianto cristiano le forme
esterne dell'antico lamento funebre rituale, con i suoi momenti
dell'assenza, delplanctu. risolto in una mimica tradizonale e del
discorso della lamentazione. Alla vsta del figlio coronato di spine
e con Ie mani legate,Maria perde coscienza ().r1o{Xeoe) e giace
esanime aterra per lungo tempo, quindi tornata in s entra nella
vicenda della lamentazione, percuotendosi il petto e graffandos
le guance con le unghie (xi tt tr1ouoa xurfalvererr tv vX<ov
c pooov tfr xai '.cvnre t otflto) e innalzando un lamento
che in pi punti ricorda, per il suo contenuto, una comune lamench questo ideale potesse realmente plasmare
12
I
3oz
cAPrToLo sETTlMo
GRANDEZZA
303
Et
sorores!
Ubi consolatio
mea?
Ubi tota
salus?
O dolor!
Proh dolor!
Ergo quare,
(hic ostendat Christum apertis manibus)
fili
chare
pendes ita
coro
cheggia
dei nov
Stage,
tgl)
vol. z
(r9q)
p. qgt.
120
II,
pp. 5o6
sg.
r (Oxford
CAPITOLO SETTIMO
3o4
121
305
flnzi proprio per assolvere la sua funzione pedagogica di Mater Dololosa e di modello del nuovo etltos crstano di fronte alla morte,
la igwa di Maria si adatt persino ad accogliete gli aspetti pi
arcaici del cordoglio antico, come il cadere inanimata ed il percuotersi il petto e il graiarsi le guance ed il lamentarsi, secondo
che narrano gl Acta Pilati: mala sua figura di madre in lutto resta
sostanzialmete legata ad tn' allra immagine pedagogicamente egernonica, al suo stare raccolto, immobile e muto del Vangelo giovanneo, o al contemplare velato di lacrime della sequenza dello
Stabat. Ed il centro della cristiana religione non nel cordoglio
iMaria come tale, ma in quel <<portare Christi mortem> che la
Mter Doloros aiuta avivete come esperenza (fac ut portern Christi mortem). Questo mutamento di prospettiva pu essere esemplato con lavitadi santa Emiliana de' Cerchi, che rmasta vedova
ln giovanissima et si chiuse nella torre del palazzo avito, ticusando ormai di lamentare la morte per lutti terreni, e decisa a destinare le sue lacrime soltanto per i suoi peccati e per la passione di
121
D.
M. Ingnhez, I]n
Cristo, a lungo resistendo alle tentazioni del diavolo, che le adduceva davanti agli occhi cadaveri di persone ale care, come per
risvegliarla al mondano patire: finch la santa vinse la lotta, e si
vot interamente allalamentazione per Cristo morto, onde <<nocturno silentio, dormiente famula et illis de domo, fortibus clamoribus et duris lamentationbus deplorabat dilecti sui Jesu passionem, crinibus resolutis >>.12a
La disarticolazione del pianto rituale antico e la plasmazione
di un nuovo ethos della morte operate dal Cristianesimo appaiono
ora in tuttalalorc ampiezza.Per quel che concerne il lamento funebre, il Cristianesimo e la Chiesa svolgono in sostanza fedelmente
I'ammonimento di Ges alle donne che lo seguono verso il Calvario (<non fate lamenti su di me, ma su voi stesse e sui vosmi figli>)'
L'accento qui si sposta decisamente verso l'esperienza della morte
come peccato, ed in confotmit di ci la mimica del planctus e i
comportamenti del lutto sono dal Cristianesimo mantenuti soprattutto sul piano della prassi penitenziale, dove il battersi il petto,
lo sciogliersi e il tadersi i capelli, il cospargersi il capo di cenere,
I'assumere un aspetto sordido e I'indossare un abito ad hoc, il digur2a
r
CAPIToLo SETT'M.
306
.&NDr,ZZA
ANTICO
3o7
principio
Allo stesso modo Gregorio Nisseno libera gli animali dai loro <rnisfatti> e li proclama incolpevoli.l'6 Anche qui la passione del Cristo pot conservare determinati legami con la passione vegetale,
come mosffa il pane eucaristico, e soprattutto spingere in determinati casi molto innanzi questo rapporto, come nel Paternoster
medio alto-tedesco di Johannes von Krolewitz (xu sec.), dove si
legge che Cristo fu <seminato> dal creatore, <germogli)>, <(venne
a maturazione>>, <<fu mietuto>>, <<legato in un covone>, <(trasportato nell'aia>>, <<trebbiato>>, <vagliato>>, <<macinato>>, <<chiuso in un
forno>>, e infine dopo tre giorni <<tratto fuori> e <<mangiato)> come
pane.121 D'alfta parte il tema delle passioni vegetal, non ancora
cristianamente riplasmato e ancora avvolto nei suoi orginari figrnentd, persisteva tenacemente nelle campgne, anche se ridotto
ad angusti limiti di produttivit religiosa e ormai tagliato fuoti dalI'imponente processo di circolazione culturale che aveva caratterizzato la sua complessa vicenda stotica nel mondo antico. La stessa
augusta passione di Cristo tornava a ricadere, durante lavoagtcoli, nella sfera di quella <<gerbe de la passi.on>> str cui di tanto si
125
126
t21
espresse nei termini delle passioni vegetali. Pet la passione di Cristo rappresentata come grap-
polo spiccato dal tralcio e spremuto dal torcho, cfu. ibid., pp.
e xvr (fig. roz).
2rr
sg,, tavole
xv (fig. ror)
128J.C. Lawson, Modem Greek Folklore and Ancient Grcek Religion (t9ro) p.
slt.
12e
Si veda, pet i funerali di Carnevale e i relativi pianti grotteschi, P. Toschi, Le ogini
del teato itali.ano Q955) pp. 3o8 sgg.
I
309
PILOGO
naturale,co
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Epilogo
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e il rischio radicale
che sostiene la Pre-
Noi
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ece di fu.lo pu"^", -n "oi
il
u il p.td.ttie[a presenza.'
u3a1fuarst
i'"Juru
t, i una esisten za a vario titolo tnautenorg-aqitrro iu.tti, per quanto
della
oro: 1'assen zatotilet'l tonutttione
scarica meramente meccanica
".ff'
a mnesi della
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ebetudine stuporosa sefiza
;;;i; f ;;-. di p lan c tus irrelativo.' lo'sc acco
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immotivata, il ritorn<
toria o come rapprese
del trascendimento
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definito come
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.i t.ttti"gersi di tale margine'
*-;;;i^olto'u1'
di tuttii temPi e di t
i"tiri.ne degli individui vari sistem
^
JJ'otietio' cio per riprender
del valorl'
oer ridischiuderle al mondo
"
procurare Ia s'
nel
i";;;i cordoglio consistett""i"trmorire
naturale' i sistemi
turale a ci che;tt
"es'u seconda morte nel
tecnici rono o'itlli'u;;tbilt
comporta'
di compromettere' Onlacrisi
valore, che la tti'i-ii"t'iu
destorificadi
rischio
*"r"r, un
in tutte le sue #f*;;ri"ni
i osni possibile storia lmaa
zione irrelati"", ;i;";;-;i"ri
pTt
vazionerispetto
il
culturalmenteilluminataeapett^ai"ulrie[acultura:I'assenza
)rr
EPILoGO
3ro
EPILOGO
ndicalee la convers ione ell'etbos della pfesenza nella scarica co;;lri;" cosrituisce il sintomo estremo di questa destorificazione
irrelativa; ma anche gli altri sintomi comportano una estraneazione
ir."-p"riUile con qrrlriati vita culturale. I sistemi tecnici di ripresa
che in quanto
sono orientati vetso la destorifcazioneistituzionale,
livelo,
proprio
suo
sul
destorificazione raggiunge la crisi
I 1" quanto
mediaridischiudendola
iriit,rrionule se la us"-. coraggiosamente
e
i loro
funerari
tamente al mondo dei valori. In generale i rituali
oin o"timitici formano appunto sistemi di destorificazione istittzionaledella morte, da cnsiderare nella loro qualit di coerenze
di altte
tcniche risolutrici ie[a crisi del cordoglio e mediatrici
forme di coerenza culturale'
In questo quadro va analizz
quantoparteciPe di sistemi di de
e mitici) della morte.Innanzt t
un momento tecnico dei corrisP
.ipr"".r" le tentazioni della "b.tndin",ttxpofosa e del planctus
iri.lutirro e a riarc orizzonte al discotso della lamentazione' Merc
la istituzione di una presenza del pianto, anonima e sognante'
fu;.:;;;i.
,ui.u,
mentazione si avverte
e resenza rituale del
te distraibili, cio Pos-
. il planctus irrelativo
prima>>,
.titi,.
si configura
in modo c
vento luttuoso
e labile (il cadave
di esistenza fuor
tuzione dell'orizzonte metast
igur:uriuudell'al di 1 nei due
!
3r2
EPtLoco
EPILOGO
3r3
q
J74
EILOGO
lenta seguta da reintegrazione. Nel quadro di queste misti{icazioni tecniche trov posto nel mondo antico una nuova riplasrnazione del lamento funebre, e cio il pianto rituale al momento del
raccolto e pi generalmente con incidenza agricola e stagionale,
ed il pianto mitico dei primordi reso da qualche nume al nume
che ha patito violenza, secondo un modello che ripete in seno alla
famigliadivina quanto avviene in ogni famigla umana per la mote
di un suo membro. D'akra parte vi ela ora la possibilt di riplasmare lo stesso lamento funebre per la morte di individui storici
secondo la prospettiva mitico-rituale offert a dal pianto stagionale.
La pi notevole unificazione destorificatrice delle sfere fondamentali del morire si ha nella religione osiriana, dove lo stesso pianto
mitico dei primordi vale per tutte e tre le fondamentali sfere in
cui si manifesta il vuoto del morire: il vuoto delf individuo in seno
alla famiglia, il vuoto della vegetazione nella distesa dei campi,
e il vuoto del trono nello Stato. Per questa wificazione e per questo rapporto fu possibile una integrazione del morto con il destino
vegetale e asffonomico, e la ulteriore destorificazione del suo <<esser
passato per sempre>> nel ritornare della vegetazione, o del sole, o
della luna, o di Orione, o del periodico flusso delle acque del Nilo.
In Egitto, in Mesopotamia, presso Ittiti e Urriti e Fenici e Siri,
nella cvilt minoica, in Grecia e a Roma il lamento funebre rituale
)r5
gPfLoGo
,,i:tf
ir;r:;;;tamente
T
316
q.rloGo
Er
3T7
EPILOGO
FT
)19
3r8
efficacia limitata.
nar
Qt.rto rilievo conclusivo non sembri spropotzionato alla
x
)2o
EPILOGO
razione storica che stata sin qui condotta: senza l'occhio al patire
Aggiunte
come
responsorio di guida e coro e I'originario carattere di semplice ritornello emotivo della periodica incidenzacorale risulta, come vedemmo, tecnicamente fsndata dalla necessit di oltrepassare la situazione luttuosa e di restituire orizzonte al discorso individuale compromesso dalla ctisi. Gi la sola analisi della documentazione antic^
non lascia dubbi in proposito: l'esame dei relitti folklorici euromeditemanei ne offre ulteriore conferma. Qui vorremmo sottolineare che la incidenza corale periodica con la quale si determina
7a prestazione collettiva pu n concreto assumere una grande
vaet di sfumature a diffusione regionale. Un esempio di tale variet pu essere dato dai ritornelli asseverativi, che - a quel che
sembta - godevano un tempo nel Napoletano un diffuso favore.
Fra gli usi funerari che alla fine del secolo scorso erano ancora in
vita a Napoli e, in generale, in tutto il Sud, Th. Tredet ricorda
ftal'altro il lamento funebre di Giuliano, che a quel tempo conservava i cantteri della esecuzione responsoriale e della naffazione,
da pafte del solista, delle res gestae del defunto. <Ogni parente
- riferisce il Trede - si avvcina isolatamente al morto, ne bacia
la gelida mano e racconta cantando ai presenti, con voce velata
di pianto, le buone azioni e le virt del defunto, al che il coro dei
presenti risponde con accenti di dolore>. E evidente lo schema
I Th.
Trede, Das Heindettum in der rnischen Kircbe, vol. + (r8qr) pp. 4r3-2o
)22
AGcTUNTE
323
cclUNTE
Coro;
Jer'overo!Jer'overo!
Coro:
Jer'overo! Jer'overo!...
Sul carattere ffadizionale che nel Napoletano aveva questo ritornello asseverativo corale ci offre conferma un riscontro anteriore
di quasi due secoli, e concernente la stessa area folklorica. Il batone
Carlo Celano cos descrive infatti il lamento funebre nelle case dei
suoi vassalli che appartenevano all'ordine dei gentiluomini, o dei
<cappelli>: < (le lament atci prezzolate) vengono, battono a lungo
le palme l'una conrol'altra, finch la pi eloquente dice le azioni
del defunto... Il soprano dice la canzonetta,le alfte, finitalacadenza, f.anno quel suono basso. Cos appunto una dice molto: quando
si ferma le altre ripigliano e dicono uier', uier', che vuol dire
uero, uero>>.3 Una nosra allieva di Sant'Elia a Pianisi ci comunicava che ancor oggi ritornelli asseverativi del genere sono mpiegati nell'ormai molto logoro lamento del suo paese.
sg
l::#il?n.ruau:;ll
donne stesse
il
Y
)24
AcctUNTE
325
A6GIUNTE
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Chstin
zione. Non si trattainf.atti soltanto di respingerel'asttatta quaripartizione dello Ehrismann, ma anche di non cadere in una non
meno astratta e indiffetenziataunit, col pretesto di adeguarsi alla
immediatezza dellacostumanza in atto. In realt il lamento rituale
a caratteristica che innestandosi nella crisi
p
de al mondo dei valoti lapresenzain rischio:
Indoge
cbau
Rajeczky,
6 K. Ran.ke,
7 Bugiel, Les
8 Cft". B.
vol.3,3t-46
(1957).
Lit.,
vol^,
r, pp
39
sg
(r95o) . 9) not^ r.
u11. Mm. Anthtopol., Paris, tzz sg. (t9')'
lieder,Dertsches Jahrbuch fr Volkskunde,
x
AGGIU\!
326
il
nasro:
Se non lo toglierai tu, o babbo che mi hai dato da
glierle
saranno
mangiare,
Sokolov, Le folklore rasse, trad. {ranc' (Patigi tq4l) pp. t25 sgg'
E. Barsov, Lnentazioni d'ella Rt;ssia settentionale (Mosca r87z-82).
I.
Sull'opera del Barsov, rimasta pet noi inaccessibile, informazioni in Mahler, Die ntssi(r935) pp. 33o sg.
sche Totenklage
f
AGGIUNTE
32j
ttosg
x
AGcIU\f
328
dove ebbero la loro origine, inserendosi organicamente nella corrispondente vita religiosa, Com' noto il Frazer ha fornito numerosi
esempi di pianti rituali del genere. Cos, per esempio, quando gh
Ostiachi uccidono un orso a caccia fanno seguire alla uccisione
lamento rituale di questo tipo: <Chi ti ha ucciso? Sono stati i Russi.
Chi ti ha tagliato la testa? Un'accetta russa. Chi ti ha scuoiato)
Un coltello fatto da un russo>>.lr Come nella gi ricordata forrnula
di Epifanio si ha qui uno spostamento della colpa: solo che rgtre nelle civilt agricole tale spostamento concetneva le passioni
vegetali connesse al raccolto, nelle civilt di cacciatori lo spostamento concerne la passione animale connessa con la cacca. In questo
quadro di destorific azione del momento ctitico della uccisione delI'animale in una civilt di cacciatori va collocato il lamento funebre
come pianto rituale che occulta l'iniziativa storica, e intanto mediante tale occultamento la permette e la dischiude. Con la nascita
5.Un
AGGIUNTE
329
larrento Yamana
Yamana. Noi cattivi, noi malati rimanemmo fino ad oggi. Ed egli lasci vivere
noi che siamo deboli e siamo in pochi. A me ha rapito i figli, tutta la mia
lamigha. E i figli che mi rimangono dovranno seguire ben presto la stessa
strad che hanno presa gli altri perch sono deboli e malaticci' Mia cugina
33o
AccIrrNTE
rei e soffrirei come loro nel bosco e in mare e in altri luoghi. ,A.llora lavorerei fin che anch'io dovrei morire. Dei miei parenti sono rimaste solo poche
pi e morir di dolore. Se f
animali e non porterei a casa
che disttugge e uccide tutti
anche lui se questo fa piacere.
t)z
PIA\fq
33)
)t4
PrANl'o
)35
abbiamo ossefvato a proposito della oscillazione collettiva e sincrona del busto delle lamentattci di Fonni (n. 6f). un modello
ai cot'
In generale per la mimica nel lamento folklorico rinviamo
rispondenti.o-'*^ttidel
testo (cap'
z'
SS + e
5'
ca'
'
)'
acerbam
,6
fuscaque vesta conte cta ambabus manibus trahens cinerosa canitiem, eiulans et exinde proclamans, tunsisque a diverberatis vehementer ubera>). Nettamente distinto dalplangere pectora la esibizione dei seni delle due lamentatrici del sarcof ago di Achirarn
(n. 4r), con valenze di recupero dinanzi alla morte o di richiamo
e di rapporto (cfr. cap. 5, pp. 2o2 sg.). Un'altra stereotipia mimica
del planctas tualizzato il percuotersi le gambe: in questo senso
'A.
pp. r38
sg.
(Napoli r8z)
)37
come <<le nostre moderne prefiche cos sogliono per 1o pi atteggiarsi allorch sedute al suolo ed accanto al morto ne compiangono
le glorie vere o supposte>. Il de Jorio osserva anche che le mani
incrocicchiate o a pettine, ma a palme rovescie, e portate abtaccia
tese verso il basso del venre, fanno espressione di dolore (p. zq):
T8
i"n..uli
;;;;f,
della chiesa
solenne liturgia
ooste comari e incantti giovinetti, e una dolce melanconia che
.ron
uu oltre il <(sommesso pianto>>'
- -1,r.
alla documetazione stfettamente attinente al lamento
f,rrr.b.., al suo pieno fiotire e alla sua ecadenza per opera del
Crirti.ri.o, ii pr.sente atlante figurato allinea - come detche per
;:-;;; ,;ri i dati documenrari anrichi e folklorici
tto col lamento destinato a Pernotevole importanza per illusttasostenute nel corso del libro. In
pianto rituale agtatio e al mito
. i3-4r, 43: cfu' caPP' 6 e 7).
rto lu6oforo attico del n. 5o
per gli agoni rituali, ore
o alle etoquenti figurazioni delle
;;t;i;i;;.* ii". e ,
della scimmia, tomba
io6. di Tarquiniu (tmf
ig_!r.,tomba
giuochi lascivi
de]['erotismo
ffi urrgrr.t): La isoluzione figutativo neinei
gruppi erotici
due
;.;;1""1t irova il suo riflesso
corrisponcon,i
.fir r"-U" dei tori di Tarquina,-dapa',ggnult
Lazzato
dr
funeralr
dei
denti folklorici dei giuochi lascivi nel corso
da
per
folklorico
il banchetto funebre
nti l.rr. pp. :164g.).
.1
.1
tir;;I.
;;i;;;.
ui..-i
a
r95z)'
ATLANTE
FIGURATo DEL
PTANTo
33g
antico molto significativo nella oscillazione ritmica di Ecuba secondo il passo delle Troiane). In un caso particolare il materiale
folklorico ha consentito di interpretare in modo giusto Iarcale dinamica del plaructas rituale delle quattro lamentatrici della tomba di
Arnenemanet. Infine lalamentazione folklorica in azione ha reso
oossibile identificare come realisticamente fondati i sncronismi
di gruppo che nel materiale fgurativo antico si soliti attibuire unicamente a motivi stilistci. D'alfta parte l'esame del materiale figvativo antico ha notevolmente allargato 1'angusta prospettiva mimica ricavabile dal documento folklorico attuale: I'indossare
modelli di vestiti dimessi o stracciati, la esibizione dei seni, le mani
a pettine sotto le ginocchia piegate, la estensione rituale del bracco con valenza di sepanzione e di rapporto e infine l kopets e
riri.i
la stemotipia
parazione fra materiale fotografico folklorico e materiale figurativo antico non ha il potere di esaurire il panorama mimico della
lamentazione, poich resta sempre aperta la possibilit di modelli
mimici che non potettero trovare espressione nell'arte igtsrativa
antica e che andarono perduti nel processo di disgregazione folklorica senzalasciar ftaccia neanche nelle fonti letterarie. Tuttavia
dalla comparazione delle due diverse istanze documentarie, la folklorica el'antica, possibile formarci un quadro abbastanza completo della mimica rituale del lamento funebre antico. Ci che ad
ogni modo tale comparazione non permette di determinare la
distribuzione dei modelli mimci secondo aree ed epoche definite:
qui sta senza dubbio un limite oggettivo della documentazione non
solo figurativa ma anche letterctia, e la ricerca deve contentarsi
di una visione di insieme su un'area notevolmente ampia e per un
lasso di tempo che abbraccia millenni. Una linea di sviluppo nella
mimica per rawisabile, soprattutto se teniamo presente il materiale crstiano, col quale la lamentazione entra in una crisi decisiva, e I'evento luttuoso tende a riflettersi nei volti e nei corpi umani
secondo espressioni mimiche conformi al nuovo animo, che pi
non consente la pagana lamentazione.
. IVI
teria
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fo
l/<
lo ric o
(illustrazioni
r -r r)
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I
(b)
I
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(b)
(')
(Lucania)
lamento funebre artificiale Pisticci
z. Esplosione parossistica contollata in
(d)
4 Motrento di lamento
5 Momenti
k)
l
(c\
(4) .-.
j
(b)
. Momenti di un lamento funebe artificiale Fonni (Sardegna) Ingresso delle attitadoras (6a).
Si noti, durante il discoso della lamentazione, lo stato di concentiazione sognnte della atti()
tado (6b\, l'oscillazione ritmica del busto in avanti (6cd,e) eseguita sincionicamente dal
gruppo delle lamentatrici (61), e l'oscillazione ritmica laterale del buito (6g)
k)
r - '-\,
Annunziod'lh::::,f*:ii'|l:i"tff!r^.io.
8. TrsDorto rocesslonale de
Ceriicior. Hun.doara (Romana)
Funerati
I
antico (lllustrazioni rz-57)
z. Aloro
rz. Tre donne in cordoglio per Ankh M IloL'. Saqqarah. Episodio di crisi
r3 Tre donne in cotdoglio per A.nkh Ma Hor Episodio di crisi,
r4. Cordoglio per Nkht. Tebe N r6r Episodio di crisi.
r5, Due donne incordoglioper Idu Guizah. Episodiodicrisi,
r
16.DonnaincordoglioperHery.TebeN.,z.Bncciasollevateinaltoepiegateadangolo.
Tbe N 5 r' Mani spinte verso il viso'
i l'tinnuLt. Tebe . 87, Mani che si abbattono sul capo
;. ffi;;;;;i;.
N. 5 r ' Estensione del braccio
T o. Lamentatrice di Userhat. Tebe
t.li."tut e di Hori. Tebe N. z5g Estensione del baccio' braccio'
;;' . |;;;;r;t; ie el corteo f unebre. eb e N r 7 5' E stensione del
22.Lamentattice
de1
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il
29 Tomb di Ramose, scena di lamentazione collettiva Tebe. Estensione delle braccia, rnani
N. r59. Esibizione dei seni
z8 Lamentatrici di Arenmose. Tebe N. 19. Estensione del braccio
27. Lamenratrice di laya. Tebe
di gruppo.
spinte verso il viso o che si bbattono sul capo, braccia sollevte in alto e piegate ad angolo:
vari parziali sincronismi di gruppo
3o LamentatricidiUserhat TebeN,56.Manialcapo,sgraffiarsigliavambracci(?):sincroni
smi di gruppo,
Y
FFg= =< a
frr
:.::::
lt1,
gruppo.
r. correo di lamentatrici di Bakenkhonsu. Mani al capo, sincronismo di
,77. percussione delle gambe: sincronismo di gruppo.
N.
i.rr"
;.;;r-;i;;il"".
;;.
a
scnes
0
0
43 A.nello d'oro del periodo minoico Micene. (Da A.J Evans, The Palace of Mnos, vol t
trlzr)
d.
,.
a
al1 testa.
49.Lamentizione durante laptothesis in anfora attica di stile geometrico Braccia che si abbattono sul capo, sincronismo di gruppo. (DaMatz, Gcschichte du gtiechisclscn Ktntst, t95o)
vr',
. ....,-
t'r.s
p'
"(
/
(
54 Tomba degli auguri, Tarquinia Estensione del baccio davanti alla porta della tomba
l'Ade (DaM. Pallottino, Lapeintute tuusque,Skira, Ginevra r95z)
o del-
55. Tomba dei tori, Tarquinia. (Da Gabinetto fotografico della Sopraintendenza alle Antichit
dell'Etruria meridionale)
''1
3. Epoca uistiana (illustrazioni S3-61)
(a)
vol
(b)
19,
r 9o8)
57 . Lamentazione durante La co
libertte. (Da
llocatio. S ternotypia
, r86t)
--
!
,11/
)r
-1i
,t
t,
.l
59. Tomba di Egas Moniz (morto nel r r44), Paco de Sousa. (Da M. d'Aguiaz , Thc Tonbs of Paco de Sousa, Art Studies, r9z6)
6o. Tomba di Don Gonzalo II de Flinopa (Da F. Iniguez, [Jn sepulto de / Catedtnl de Burgos,
Arch esp. Arte y Arqueol., r935)
Cf
Fuorcivitas in Pistoia
()
del Gesr deposto dalla Croce . Padova, Cappella degli Scrovegli all'Arena.
@.
Lrto clelle
(t.
'
lF'-
-{
,tr
-ol
66, Ghirlandaio Esequie di santa Fina. san Gimignano, chiesa della collegiata.
Bibliografia
La presente bibliografia non ha pretesa di completezza, ma si limita all'essenziale,
a.'::"1!
:: .-
.t'
.r..
.:-.:
cio alle monografie sull'argomento e alle opere in genere che ne trattano non occasionalmente o che variamente giovano a lumeggiarlo per il loro tiferimento a questioni con-
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