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Introduzione
Ogni uomo figlio non solo dei genitori, ma anche del tempo in cui nato,
vissuto e morto. Non si pu comprendere san Francesco, i suoi scritti, il suo pensiero, la
sua esperienza carismatica se non si comprende anche i tempi nei quali vissuto e ha
operato.
1. Il contesto storico
Assisi: viene collocata nel cuore dellUmbria, a contatto con gli Appennini e con
la vasta pianura che si estende da Spoleto a Perugia, nel medioevo designata con il
nome di Valle Spoletana1. Umbria propizia ai cammini per monti e per valli, piena di
silenzio e di rumore, di luce e di ombra, agricola e commerciale, brulicante di un popolo
semplice e profondo, ardente nellintimo, ma talora preda di brusche infiammate, in
armonia con gli alberi, la terra, le rocce, i fiumi sinuosi, popolata da un mondo di
animali nobili e familiari le pecore, i buoi, gli uccelli, tra i quali si distinguono le
colombe, le cornacchie e le gracchie cui gli predic, il falco, il fagiano, le api operose e
lumile cicla che veniva a cantare sulla sua mano.
Italia divisa tra papa e imperatore, citt levate luna contro laltra, nobilt e
popolo, tradizioni rurali e progresso di uneconomia sempre pi penetrata dal denaro, e
che lo univano anche alla sua epoca, questo tempo urbano, dallinquietudine eretica,
dallentusiasmo pronto a infrangersi per la crociata, dalla poesia cortese anchessa
divisa tra la brutalit delle passioni e la raffinatezza dei sentimenti2.
1.1 Il profilo biografico
San Francesco nacque ad Assisi alla fine del 1181 o agli inizi del 1182 da Pietro
Bernardone, ricco mercante di stoffe preziose, e da Monna Pica proveniente dalla
Provenza. Fu battezzato con il nome di Giovanni. Le fonte agiografiche non ci dicono
quando e perch il nome di Francesco sostituisce quello di Giovanni. Ci sono avanzati
alcuni ipotesi: il cambiamento del nome da parte del padre al suo ritorno dal paese di cui
avrebbe di cui avrebbe dato nome a neonato; lomaggio reso pi tardi alla madre che
sarebbe stata francese; la persistenza dun soprannome che gli sarebbe stato dato in
giovinezza a causa del suo entusiasmo per la lingua francese 3. Questultima sembra
lipotesi pi verosimile: francese lingua della poesia e dei sentimenti cavallereschi,
la lingua delle sue intime effusioni. Tommaso da Celano dice: Quando era pieno
1 A. VAUCHEZ, Francesco dAssisi, Einaudi, Torino 2010, 6.
2 J. LE GOFF, Francesco dAssisi, Laterza, Roma 2010, 18.
3 J. LE GOFF, Francesco dAssisi, 29.
dellardore dello Spirito Santo, egli parlava a voce alta in francese. Cantava nei
boschi, mendic un giorno in francese dellolio per la luminaria di san Damiano che
andava ripristinando. Il francese lo riempiva di ebbrezza e di giubilo 4. ben notare che i
nomi in quel tempo avevano un significato profondo carico di seno simbolico il solo
fatto di accettare e di divulgare un nome insolito manifestava la volont di innovazione
di Francesco.
Tommaso da Celano aveva accusato i genitori di averlo educato in modo
deplorevole e ha dipinto a fosche tinte di quadro della sua adolescenza depravata. Era
comune la mentalit dei divertimenti, dei giochi, delle chiacchiere, delle canzoni, della
moda. Francesco vive tutto questo, anzi stato definito il jeunesse dore di Assisi. Il
tratto pi interessante sta nel fatto che il giovane cerca un tenore di vita cavalleresca, di
imitare i comportamenti dei nobili pi che praticare le virt e i difetti della borghesia
mercantile5. Tommaso da Celano, lo definisce molto ricco, riconosce peraltro che la
fortuna di cui disponeva grazie al suo padre era inferiore alla ricchezza della
maggioranza dei giovani nobili.
La cultura: grande ammiratore della poesia cortese, si fa tra i compagni autore di
canzoni e giullare6.
Il genere di vita: la guerra, il mestiere delle armi. Non sono le occasioni che gli
mancano. Ad Assisi si svolgeva una duplice lotta: tra i partigiani del papa e quelli
dellimperatore, tra nobilt e il popolo, cio tra le vecchie famiglie feudale e la nuova
borghesia mercantile appoggiantesi al popolo minuto per costruire un comune che
assicurasse alla citt lindipendenza di fronte allo straniero tedesco o pontificio e
allaristocrazia feudale7.
Nel 1200 il popolo di Assisi caccia la guarnigione tedesca dalla Rocca, rifiuta di
consegnare la fortezza ai legati papali e per maggior sicurezza la distrugge, abbatte o
incendia i palazzi dei nobili allinterno della citt e i loro castelli nei ditorni, ne uccide
una parte e costringe laltra allesilio, si protegge infine cintando la citt di bsastioni
eretti in tutta fretta.
Lepisodio di queste lotte fin male per Francesco. Le famiglie nobili cacciati da
Assisi, si rifugiano nella valle Spoletana. I perugini, per ristabilirli nei loro beni e nel
loro stato, dichiarono guerra al popolo di Assisi: Francesco, che partecip alla battaglia
che le due citt ingaggiarono nel 1202 a Ponte San Giovanni sul Trevere, fu fatto
prigioniero dai perugini e rest pi di un anno in carcere a Perugia. Liberato nel
4 J. LE GOFF, Francesco dAssisi, 29.
5 J. LE GOFF, Francesco dAssisi, 30.
6 J. LE GOFF, Francesco dAssisi,30.
7 J. LE GOFF, Francesco dAssisi, 30.
novembre 1203, non fu distolto dal desiderio della guerra militare n da questa triste
esperienza n da una lunga malattia che lo immobilizz gran parte dellanno 1204.
Nel 1205 decise di accompagnare in Puglia un nobile di Assisi che andava a
prestar servizio nelle armate pontificie contro le truppe imperiali. Un sogno sembra
confermarlo in questa intenzione. Vede tutta la sua casa piena di divise militari e di
armi. Egli interpreta questa visione come lannuncio di futuri successi militari in Puglia.
Non comprende che la visione simbolica, che sar chiamato ad altri cimenti, a usare
altre armi, quelle spirituali. Infatti sulla strada della Puglia, a Spoleto, un'altra visione lo
arresta. Non andr in Puglia, non sar un glorioso soldato, ma diventer soldato di
Cristo8.
1. Contesto socio-culturale
Al tempo di san Francesco, i valori culturali vengono proposti allideale del
cristiano, che la salvezza eterna, domina lo spirito del quid prodest, per cui
sufficiente un minimo di cultura per leggere il Salterio, i Vangeli e le storie dei Santi e
dei Cavalieri9.
In questo contesto, san Francesco, che non appartiene alla classe dei letterati,
ama chiamarsi semplice e ignorante, anche se possiede la cultura sufficiente per valutare
le attivit intellettuali. Ha grande venerazione per i teologi e grande stima per la scienza,
ma non la pone tra i mezzi di formazione, per timore che lansia del sapere incrinasse i
sentimenti di povert e di minorit in mezzo al popolo. Accoglie volentieri i dotti che
chiedono labito, ma vuole che liberino la loro dottrina dalla tendenza del proprio io e la
pongano a servizio degli altri10.
Cambiando le circostanze, san Francesco, che non un fanatico, accetta lo
studio, cos come accetta le case e le Chiese: cresce infatti il numero dei dotti
nellOrdine; questi hanno uninevitabile preponderanza nella vita e nel governo di esso;
accanto alla predicazione esortativa urge quella dotta. Per cui, fin dal 1223, san
Francesco autorizza santAntonio a insegnare la Sacra Teologia ai frati con la lettera
Fratri Antonio, Episcopo meo, a condizione che lo studio non estingua lo spirito di
orazione e devozione. Ma questa condizione la pone anche per il lavoro manuale; per
cui, queste due forme di occupazione (studio e lavoro manuale) Francesco le pone sullo
stesso livello11.
Questo rapportarsi di san Francesco con la scienza molto importante, perch
qui che si fonda la ricerca scientifica del sapere da parte dei francescani. Francesco si
pone modello del discepolo non solo in quanto uomo penitente, evangelico, minore,
contemplativo, fraterno, missionario, mariano, obbediente, ma anche come uomo
rispettoso della ricerca e della scienza12.
Per quanto riguarda le intuizioni pedagogiche, Francesco attinge al background
culturale e sociale del suo tempo che lo spirito cavalleresco della tavola rotonda:
spirito di lealt di nobilt e di fraternit. Egli eleva lo spirito umano e spirituale e lo
traduce in termini di fraternit. Profondamente umano e sentitamente democratico, egli
eleva ci che buono e di nobile c nella sua prima formazione di uomo. Egli non ha,
nel pensiero e nellazione, un sistema ben definito di educazione; ha tuttavia i principi
di una orientazione nuova e quasi rivoluzionaria nel campo delleducazione religiosa.
Possiamo sintetizzare che san Francesco scopre il Vangelo come progetto di vita13.
La dicotomia laico-chierico
Il chierico (colui che percorre una carriera ecclesiastica), per eccellenza il
litteratus, colui che conosce la lettera, la lingua latina, in cui viene trasmesso il
patrimonio culturale dellOccidente. Ha studiato, sa leggere e scrivere, e per questo
motivo un privilegiato e potente14.
Il laico un simplex, rusticus, e Francesco stesso si definisce simplex et idiota, che
equivale a colui che non conosce e quindi impotente. Non conosce la cultura
trasmessa per iscritto in lingua latina, ed partecipe, invece, di quel luniverso culturale
definito folklorico15.
A partire dallXII secolo, con la schema tripartita in oratores (coloro che
pregano), bellatores (coloro che combattono), laboratores (coloro che lavorano), la
Chiesa separa i chierici dai laici con la frontiera della sessualit. Tra i cristiani dei due
11 Cfr. L. IRIARTE, Storia del Francescanesimo, Napoli 1982, 212; L. IRIARTE, Vocazione
Francescana. Sintesi di san Francesco e di santa Chiara, 109-121.
12 Cfr. L. IRIARTE, Vocazione Francescana. Sintesi di san Francesco e di santa Chiara, 31-44.
13 Egli riesce a educare caratteri opposti e formidabili come Santa Chiara e Frate Elia (cfr. A.
GEMELLI, San Francesco dAssisi e la sua gente poverella, Vita e Pensiero 1950, 126).
14 AA Vv., Francesco un pazzo da slegare, Cittadella Editrice, Assisi 1997, 53-54.
15 AA Vv., Francesco un pazzo da slegare, 54.
sessi esistono tre ordini o tre livelli: dei laici, dei chierici e dei monaci. Bench nessuno
dei tre sia esente dal peccato, il primo buono, il secondo migliore, il terzo ottimo16.
Assisi nel XII secolo: R. Manselli, San Francesco, Bulzoni, Roma 1980, patria del poeta
Properzio,....vedi Vouches
Costituiva nella seconda met del XII secolo, la punta avanzata, il cuneo del
ducato "imperiale" di Spoleto, verso Perugia, che, con molta parte dell'Umbria, era,
invece, sotto l'influenza della Chiesa, da cui aveva l'appoggio necessario per salvarsi
dalle velleit espansionistiche dell'impero. Nel 21 novembre 1160 Federico Barbarossa
conferisce alla citt un'autonomia che gli consentiva uno sviluppo interno, libero da
qualsiasi intervento di poteri pi alti, fossero pure quelli dello stesso duca. p. 29.
- Nel decembre del 1197, papa Clemente III, aveva mandato un cardinale nel ducato, e
un funzionario di questo cardinale aveva ricevuto la sottomissione di Assisi e di altre
citt umbre, ma non si sa chi abbia fatto questa sottomissione a nome degli assisani. p.
56 Societ Internazionale di Studi FrancescaneD. Waley, Assisi al tempo di san
Francesco (Atti del V Convegno Internazionale), Assisi 1978.
- Innocenzo III, eletto papa nel gennaio del 1189, aument la fretta e il vigore della
Chiesa in queste vicende e in marzo troviamo il ducato di Corrado, in mezzo al crollo
della sua autorit sulle citt umbre, gi occupato in trattative col papa. Dopo che
Innocenzo ebbe rifiutato la sua offerta di tenere il ducato come feudatario della Cheisa,
Corradolo trasfer al papa, ma all'inizio in Assisi, come in molte altre citt, questo
trasferimento non ebbe conseguenze pratiche. Tuttavia il papa stesso venne nel ducato
nel 1198 e in quell'anno degli accordi furono convenuti tra l'autorit papale e vari
comuni, fra cui quello di Perugia. pp. 56-57. L'accusa fatta da Innocenzo contro i
perugini, cio che avevano incoraggiato gli assisani nella resistenza, era sbagliata. In
realt i perugini avevano visto Assisi e il suo territorio come potenziali elementi di un
impero perugino. Tra le due citt stato una guerra nel dominio sulla zona di mezzo,
soprattutto sui proprietari indecisi e schiacciati di quella zona era in gioco. Dal nord, la
Lega Toscana (1197), vedeva Perugia e Assisi come membri di un nuovo sistema
diplomatico e militare, erede dell'autorit sveva.
- Il primo tentativo di risolvere queste discordie interne, almeno di cui rimane traccia
nelle fonti scritti, la pace del 1203 ci fornisce il primo quadro sulle primitive
istituzioni comunale di Assisi. In un certo senso, questa comune primitivo non una
istituzione perche consta di due istituzioni distinte: i boni homines (persone per bene o
di buona famiglia) e gli homines populi (possiedono le loro finanze separate). Il comune
stata nata in momento di crisi e ideato per affrontare le crisi. 58-60.
- Lo sviluppo pi importante di questi anni (1203-1213) che il podest viene a
soppiantare il console al capo del comune. Si parla di Gerardo come console alla fine
del 1203, ma in giugno dell'anno successivo Innocenzo III scrive di Gerardo come di
16 J. LE GOFF, Francesco dAssisi, 6; G. MICCOLI, I monaci, in J. LE GOFF, Luomo
medievale, Laterza, Roma-Bari 2004, 59.
uno che stato due volte podest. La pace del novembre 1203 parla di Ugolino come
console e nel 1204 come podest. I termini console e potest negli anni 1203-1205 sono
ambigue. Si tratta, per ambedue, del dominium o regimen di un solo individuo.
La pax et concordia del 1210, trattato tra i maiores (o milites) e i minores (o pedites). I
maiores sono i boni homines e i minores sono il populus.p. 63.
- san Francesco fu influenzato dal sorgere del comune assisano. Furono gli anni pi
formativi della vita del Santo; quando il comune fu creato aveva 17 anni, poco dopo era
convolto come cittadino nella guerra contro Perugia. La connessione manifestata tra la
storia di quegli anni, anni di lotta, di violenza, di guerra tra citt e citt, la pace di
Francesco e di suoi seguaci. p. 69.
In breve, alla fine del XII secolo in Assisi era un conflitto tra boni homines e homines
populi sulla scorta di un documento del 1203. p. 282
- Tale discordia esplode nel 1198, quando gli homines populi occupano la citt,
distraggono la Rocca e le casetorri dei boni homines. Questi scappano, si ritirano nei
loro castelli. Gli homines populi ne prendono o distraggono alcuni, poco meno di una
decina. I boni homines, sono costretti di fuggire di nuovo: dal gennaio 1200 alcuni
chiedevano la cittadinanza perugina. Perugia li accetta come suoi cives e ne rivendica la
difesa. Il conflitto diventa guerra tra Assisi e Perugia. Inevitabile la battaglia: a
Collestrada, nel 1203, i buoni homines, ovvero Assisium, sono sconfitti. Alla fine del
1203, i boni homines rientrati in citt e gli homies populi si mettono d'accordo su quelli
che erano spomi i pomi della discordia: circa la destructio castrorum, gli homines populi
si impegnano a risarcire i danni subiti da una ventina di boni homines mediante o
lricostruzione di una casa in citt o il pagamento di una somma in denaro, 30 o 50
libbre. p. 284-285. Alcuni boni homines sono rimasti in Perugia. Il patto del 9 novembre
1210 sancisce la fine delle ostilit in citt. in questa occasione, che le parte
contrapposte sono denominate dei maiores e dei minores. 285-286. (A.B. Langeli,
Realt sociale assisana, .... I due termini sono irriducibili e complementari: il maiores si
definisce in quanto c' il minores, e viceversa. Tra maiores e minores esisteva un
rapporto preciso.perch di natura giuridica, personale ma cos diffuso da diventare
collettivo, in forza del quale gli uni erano i domini degli altri. p. 315. A.L
- Il caso assisiano del 1210 giudicato come riflesso dei quei modi di pensare e di
esprimersi, allo stesso modo della.minoritas francescana. Le coincidenze, alle volte,
possono anche essere esclusivamente delle coincidenze. p. 320 A.L.
- La guerra assisana del 1198-1210 il portato di un'acuta crisi degli equlibri politicosociale preesistente, e un lungo tentativo di trovarne altri pi adeguati alle capacit di
potere che ciascuno dei contendenti mostrava di possedere. La societ con la guerra si
spezza in due: quelli che la carta pacis del 1203 chiama i boni homines. Sono coloro ai
quali il comune di Assisi, nel 1203, promette il risarciamento dei danni subiti; sono
coloro dei quali documentato qualche rapporto amichevole con Perugia. p. 287.
Fortini afferma che gli boni homines si possono definirsi in base a tre caratteri comuni:
1) abitano in citt al pi tardi della met del secolo XII, hanno case e beni all'interno
della cerchia muraria 2) hanno castre, terre, uomini, giurisdizione, anche distanti tra
loro, al contado ( una zona in cui la loro presenza particolarmente fitta quella di
Colle, nei pressi di S. Egidio: una sorta di zona- cuscinetto tra Assisi e Perugia, sede di
un numeroso sviluppo dei diritti signorili ecclesiastici e laici; 3) sono militia decorati
(una caratteristica di cui si ha conferma da un elenco di milites del 1233, nel quale
costoro figurano ai primi posto; non documentato che tale milizia i boni homines la
esercitarono al servizio dell'imperatore: questa tradizione imperiale avr modo di
manifestarsi ancora negli anni del sopravvento di Federico II nenell'Umbria p. 288.
Cosa distingue gli boni homines da gli homines populi? la diversa tradizione di rapporto
con la citt. Quanto i boni homines vi erano, da tempo, presenti e dominanti, altrettanto
questi ne erano assenti. Solo i figli di Simone della Rocca verranno, di l a poco, ad
abitare in Assisi, e per i signori di Fossato, ai quali con la sottomissione viene concesso
il cittadinatico con Assisi, la relazione del tutto temporanea con Assisi rientrava in un
difficile squilibrio tra Perugia e Gubbio. p. 292
- Gli homines populi si presentano come un'entit collettiva e anonima. Sono gli uomini
di Assisi, gli uomini del comune, che avevano combattuto i boni homines e ora si
mettono d'accordo con riconoscon concittadini che si rriconoscono nel comune o
riconoscevano il comune come quadro legittimo ed esclusivo della propria presenza
pubblica. p.295 A. L.
- Il rapporto tra impero e papato nel pontificato di Innocenzo III a proposito di ducato di
Spoleto e Assisi, viene praticamente rovesciato. I papi precedenti hanno riconosciuto le
dignit e le circoscrizioni territoriali di origine imperiale, anche quando su queste
rivendicavano i diritti papale, Innocenzo III si rivole e comunica direttamente con le
citt, nelle loro autorit civili e religiose. R. Manselli, Assisi tra impero e papato, p. 350351
- L'area in cui si muove e opera la societ assisana individuata in un contesto globale
che permette soltanto di specificare che situata in finibus vallis Spoletanae. S. Da
Campagnola, Societ assisana nelle fonti francescane, p. 362.
- Da un canto la societ assisana riflette la vita tumultosa di un comune dell'Italia
centrale, dall'altro canto riflette gli orizzonti pi vasti per abbracciare racconti di traffici
mercantili, di guerre combattute o di spedizioni militari misteriosamente abortite. S Da
Campa. p. 368. A differenza dei periodi successivi, l'epoca che accompagna la nascita,
la formazione giovanile e la conversione di Francesco presenta un leggenda che - nelle
intezioni degli agiografi - intese essere tutta assisana anche se conguagliata nell'azione e
nel ricordo di Francesco e della sua famiglia. SC. 368-369
- I lebbrosi per i cittadini assiani erano da ignorarli. SC 372
- La nuova fraternitas: Bernardo Quintavalle, Pietro Cattani, Egidio, Silvesto e tanti altri
seguaci assisani, le vui condizioni socio-culturale influirono sulla formazione della
nuova fraternit. SC 376. Il gesto di Bernardo che distribuisce tutti i suoi beni, di
Silvestro sacerdote secolari di Assisi suscita interesse e stupore negli assisani.
Le scelte dei penitenti di Assisi palesano il contrasto tra una societ agitata e un gruppo
di lite che sceglievano di equipararsi per servirei poveri, gli emarginati, per
guadagnarsi il vitto quotidiano lavorando manualmente o mendicando in caso di
necessit, per annunciare a tutti la pace e il bene.
- questione politica (Enrico VI)
- Innocenzo III
- i poveri
1. La nasita e la giovinezza
- il nome nell'epoca corrispondeva a francese (panni franceschi furono detti dai mercanti
per ancora un paio di secoli i panni provenienti dalla Francia), fosse stato scelto per
celebrare i buoni affari conclusi i quel viaggio o, in modo ancora pi probabile, per
fermare nelnome di un figlio tutta una felice attivit commerciale. p. 41
2. La conversione: Test
- Franceso racconta il momento decisivo della sua conversione, che culmina in un
rovesciamento di valori indicato, con l'antitesi amaro-dolce e come questo
rovesciamento ha luogo nell'incontro con i lebbrosi. p. 43. Il tempo che ha preceduto il
momento decisivo la vita nei peccati (essendo fra i peccati= esse in peccatis ha voluto
indicare una vita legata ai piaceri ed ai godimenti del secolo). Il passaggio dall'infanzia
alla maturit segnato della grazia divina, nella quale egli si riconosce. Tra i peccati e la
penitenza vi il segno dell'intervento di Dio, che ha dato una spinta decisiva a qualcosa
che era gi disposto da Dio stesso: l'inizio di una vita di penitenza. p. 43
- Possiamo cogliere qui anche il rapporto fra il peccato come lebbra dell'anima, quale
designazione corrente nella spiritualit del tempo, e i malati veri, come segno di
contraddizione nel segreto di un'anima che non si accorgeva, in un'intima antitesi, di
essere lebbrosa, n pi e nemmeno di quelli che lo erano nel corpo e perci gli facevano
orrore, mentr orrore non provava di quella morale che lo rendeva di dentro altrettanto
orribile. p. 43.
Da quanto si sottolineato finora, emerge una conseguenza dalla conversione stessa: la
cura con misericordia e con piet amorevole dei lebbrosi. Dobbiamo rilevare che il
momento determinante di Francesco stato nell'incontro col lebbroso, al posto
dell'orrore che sentiva prima verso da essi. questo vuol dire che il momento centrale
della conversione di Francesco stato il passaggio da una condizione umana ad un'altra,
l'accettazione del proprio inserimento in buna marginalit, l'ingresso fra gli esclusi, la
cui caratteristica era l'essere rifiutati da tutti per la loro condizione di orrore. p. 45.
Quindi, Francesco, ha
- La vita di Francesco segnata da due dati: 1. l'essere in peccato, come condizione
esistenziale precedente il momento della conversio; e quest'ultima come nascita nuova,
voluta dal Signore, perch iniziasse nella penitenza una vita nuova; la nuova vita, come
terzo dato, comincia con l'abbandono del mondo, anzi, secondo il termine tipico del
Medio Evo, del saeculum. p. 46
conte, credendo di far impresa al suo signore, assasino il legato papale. Era un delitto, a
quei tempi, di insuperata gravit: un legato, infatti, era considerato quasi un alter ego del
potefice, che si vide costretto ad intervenire, concretando una minaccia, da qualche
tempo, presente nelle sue lettere, quella di una crociata in terra cristiana contro gli
eretici. Il successo, in verit, non stato dei pi travolgenti, perch il re di Francia,
Filippo II Augusto - nella primavera del 1208 - era assai pi preoccupato del contrasto
in Germania tra Filippo di Svevia ed Ottone di Braunschweig, dal quale potevano
scaturire ben gravi conseguenze per il suo stato. p. 110
- La franchezza di Francesco e dei suoi compagni nei riguardi del pontefice; si mostra
questi, dall'altra, come preso da un rispetto quasi religioso di fronte ad un'apparizione ai
limiti del divino. Che un incontro fra due delle pi grandi personalit del loro tempo,
l'umile, ma deciso mercante convertito, chiaro e consapevole nei suoi propositi e il
papa, attento, come pochi altri, alla responsabilit di guida delle anime, affidategli da
Dio e vosciente del suo supremo potere, possa avere avuto momenti dramatici o di
eccezionale tensione, possibile; ma che davvero i due si siano fatti i discorsi che le
fonti riferiscono, non sembra probabile. Nessuna delle fonti parla di notizie riferite da
qualcuno vicino al pontefice o di confidenze di Francesco; allontanandosi dal tempo
degli avvenimenti, i particolari abbandano e si arricchiscono, appunto, di fatti
straordinari: tali sono il sogno di S. Giovanni in Laterano cadente, e che un uomo
religiosus, piccolo e disprezzato, la sorreggeva. Innocenzo III avrebbe compreso il
significato, quando Francesco gli si present per chiedere l'approvazione del suo
proposito, basato sui passi evangelici Avrebbe allora pensato: "Davvero questo
quell'uomo religioso e santo, peril quale sar sollevata e sostenuta la Chiesa di Dio".
Abbraccio allora Francesco, approv la regola che aveva presentato, diede
autorizzazione per predicare la penitenza. A sua volta, Francesco, ringrazia a Dio,
promise al papa obbedienza e reverenza in umilt e devozione, come fecero dopo di lui
tutti gli altri confratelli. vedi LPer. p. 113-118.
- Test: Il papa mi conferm il proposito di vita secondo il modello evangelico
- la posizione politica nel quadro delle "recuperazioni papali": distinzioni delle classe tra
miores e minores, tra nobilt e popolo che doveva portare alla pace (09.11.1210) p. 114
- idiota= nel se. XII era inteso come "privo di cultura" e soprattutto della cultura
teologica o, in genere, ecclesiastica, indicante cos un'inferiorita insormontabile, un vero
e proprio salto di qualit rispetto al livello clericale-monastico. p. 129
Di questa interpretazione un esempio classico ci viene dato da san Bernardo parlando
degli eretici del proprio tempo: idiotae prorsus et contempnibiles (ignoranti, invero, e
spregevoli). La condizione di idiota portava, quasi naturalmente, la conseguenza di una
condizione spregevole. p. 129.
- all'inizio la fraternit era di idiotae e di subditi omnibus nei riguardi di chi la cultura
rischiava di indurre a superbia e vanagloria. p. 130.
- il lavoro pp. 130- 132(parte II)
- la pace p. 132.
- L'incontro decisivo con Innocenzo si colloca algi inizi del 1210, quando san
Francesco, avendo ormai accanto a s undici compagni, decide di recarsi a Roma, con
tutta la "fraternit", per ottenere l'approvazione della Chiesa Romana al nuovo
"propositum".Aa. Vv., Francesco d'Assisi, Vita e Pensiero, Milano 1982, p. 76.
Nel primo fervore della sua vita di penitente, il giovane assisate aveva gi accostato di
persona la Chiesa di Roma, in un pellegrinaggio del 1205-1206 sul qualedi recente
stata attirata l'attenzione. Ma il viaggio che segna il futuro di Francesco e del suo Ordine
e senza dubbio quello del 1210. Aa. p. 76.
Ugolino da Ostia= Sabatier, vede in Francesco il propugnatore di una religiosit
liberamente entusiastica nell'amore degli uomini e della natura, presenta Ugolino come
la longa manus di Onorio III, col quale oper per trasformare la libera "fraternit" di
entusiasti del Cristo in un ordine religioso che rispondesse alle esigenze della curia e del
papato. p. 193
- il ruolo che Ugolino svolse nel seno del francescanesimo: Lcomp e le fonti non
biografiche. Ugolino si formato ad un'alta scuola di pratica curiale e di relazioni
internazionali con Innocenzo III, che lo aveva nominato varie volte come suo
diplomatico di fiducia viaggiante al tempo del contrasto in Germania tra Filippo di
Svevia e Ottone B., dopo averlo messo, prima, alla prova nelle trattative con i tedeschi
rimasti in Italia, dopo la morte dell'imperatore Enrico VI, quale Marcovaldo di Anweiler
e Diopoldo di Vohburg. Ancora pi importanza aveva avuto la missione che,
mantenendogli la fiducia del suo predecessore, gli aveva affidato Onorio III nel 1217
nel tentativo di mettere pace fra le citt dell'Italia centro-settentrionale con il proposito,
poi, di impostare un'organizzazione finanziaria-militare fra le citt allo scopo di
riceverne aiuti per i crociati, che avevano gravi difficolt per mantenersi in Terra Santa.
p. 194
A Firenze incontr Francesco, iniziando con lui un rapporto di reciproca stima, che dur
poi fino alla morte. Erano due personalit ben mature quelle che l si vedevano per la
prima volta, il diplomatico esperto, come indicano i precedenti rapporti con i cistercensi
ed in particolare con il suo maestro, Raniero, che aiut e protesse, mentre non sembra
essersi mai in precedenza interessato dei Frati Minori e di Francesco. pp. 194-195
- Legcomp= diligere, protegere, fovere (amare, proteggere, sostenere). Francesco si rec
da Ugolino con i suoi confratelli, ricevedone un'accoglienza gioiosa ed aperta ad ogni
protezione, che venne, spontaneamente e liberamente offerta. Il santo non solo accett
quanto il cardinale proponeva, ma espose la sua volont di averlo come "padre e
protettore del nostro Ordine", assicurandogli che tutti i frati lo avrebbero ricordato nelle
loro preghiere. Lo invit ad intervenire nel prossimo capitolo della Pentecoste (1218)
accolto con solennit dai frati. p. 202
Sabatier fu il primo a sottolineare ed a dichiarare tutta l'importanza dell'incontro a
Firenze e che con tanta finezza ha studiato ed interpretato la psicologia del Santo, non si
reso conto che quel dialogo con le sue battute ferme e precise, soprattutto con la salda
ed irremovibile fiducia di Francesco nella Provvidenza divina che non aveva
mai.mancato di aiutare i suoi frati, dimostra che questi poteva arrendersi alla
ragionevolezza di argomenti persuasivi, come quelli che loinducevano a restare in Italia
ed in Umbria, per sventare possibii pericoli e minaccie al suo Ordine, ma che non
cedeva assolutamente sull'essenziale: rimasti ad Assisi, no richiam i frati inviati in
missione.
Possiamo concludere affermando che Ugolino, come ci dicono le fonti, appoggi e
sorresse lo sviluppo dell'Ordine , sinceramente am Francesco, ammirandone la sanit
e, in particolare, la vita eroica, senza modificare nell'essenziale, sul Santo, sulle
decisioni, sulla sua volont. p. 203.
Le fonti francescane, sono concordi, sia pure con sfumature diverse, di non attribuire
nessun intervento vero e significativo, se non soltanto, col suo tono specifico, quello del
ritorno di Francesco ad Assisi e della rinuncia al suo viaggio in Francia. E'importante,
sottolineare qui, come il gruppo dei frati, non accennano minimamente ad interventi
decisivi del cardinale protettore, mentre sottolineano, in varie circostanze la
condescensio, la benevolenza di Francesco nel venire incontro alle esigenze ed ai
desideri dei frati, anche qualche volta passando sopra la sua volont, sia per affettuosa,
paterna arrendevolezza, sia per evitare lo scandalo del dissenso e del contrasto
all'interno della fraternitas. p. 203
- La prima bolla Cum dilecti filii di Onorio III (11.06.1219), parla della "religio
minorum fratrum" come di una "vite via a Romana Ecclesia... approbata". Aa. p. 82.
- L'intervento dep papa Gregorio IX (1231-1232): il problema della regola non era lo
strumento di coartazione e poi di strumentalizzazione di Francesco da parte della
Chiesa, ma piuttosto il mezzo per il quale, regolarizzando la vita dell'Ordine dei Frati
Minori, gli si dava diritto di presenza e d'azione all'interno della cristianit, non della
sola Italia, ma di tutto l'Occidente. p. 214
- Onorio III, Cum secundum consilium (22.09.1220)= disposizioni relative
all'accettazione dei novizi.
La cultura= del Medioevo permeata dalla presenza del divino. Nella societ medievale,
gli uomini non sono uguali fra loro: essi sono davanti a Dio in una posizione
differenziata, piramidalee gerarchica. p. 29 P. Urciuoli, Francesco d'Assisi. Giullare, non
trovatore, Messagero, Padova 2009. Tutti i rapporti sono organizzati verticalmente, tutti
gli esseri sono disposti a diversi livelli di perfezione a seconda della vicinanaza a Dio.
A.J. Gurevic, (c cu cartina) Le categorie della cultura medievale, Universale Bollati
Boringhieri, Torino 2007, p. 72.
In alto vi il monarca, stabilito da Dio stesso nella sua posizione. Non a caso Dio Padre
e Dio Figlio sono rappresentati dall'iconografia cristiana in veste di regale,
maestosamente assiso in trono nell'alto di presiedere il giudizio universale. Il monarca
soggetto a Dio solo e obbedisce a lui soltanto; per i sudditi ribellarsi al monarca come
ribellarsi alla legge e all'ordine divino. Il rapporto tra monarca e suditto riflette quello
tra Dio e uomo: i suditti hanno dovere di assoluta obbedienza e fedelt nei confronti del
monarca che ha ricevuto l'unzione divina e ne rappresenta la personificazione sulla
terra.; questi dal canto suo, ha l'obbligo di proteggere e preoccuparsi del bene dei suditti.
P. U= p. 29-30
- Ai gradini inferiori vi sono i vasalli: conti, marchesi e prelati, vesvovi e abati, almeno
fin quando la nomina di questi ultimi rimane nelle attribuzioni del monarca. I vasalli
possono nominare i vasalli minori - in genere denominati i valvassori, vassi vassorum che hanno funzioni pi operative. U: p. 30.
- Lo schema piramidale si completa alla base co gli uomini liberi (piccoli proprietari
terrieri, artigiani, preti di campagna), servi casati e schiavi.
- Un posto a parte in questa piramide sociale occupata dalla cavalleria. Essa nasce per
la convergenza di pi interessi. Allo scopo militare, certamente prevalente in una prima
fase ( la cavalleria rimane per secoli l'organizzazione tattica tipica dell'esercito feudale,
la cui efficienza si basa sul valore e sulla fedelt personali), si somma quello derivato
dal carattere ereditario dei feudi: in linea generale la successione avviene a favore del
primo figlio maschio - secondo il cosiddetto diritto di maggiorasco - cosicch ai cadetti
rimane la carriera ecclesiastica o quella del cavaliere.
Come tutti gli ordinamenti medievali, anche l'istituzione cavalleresca ha una gerarchia.
Al primo gradino vi il paggio, generalmente figlio di un nobile, che all'et di circa
sette anni si mette al servizio di un nobile di categoria superiore, imparando a badare al
cavallo. Pi tardi, a quatordici anni, diventa scudiero, apprende le regole del
combattimento e porta le armi del suo signore quando questi va in guerra; giunto l'et di
ventuno anni nominato cavaliere. U. p. 31.
- Nel corso dei secoli la cavalleria subisce profonde trasformazioni: "Ci si diceva
cavaliere perch si combatteva a cavallo, con l'equipaggiamento completo; e ci si diceva
cavaliere di qualcuno quando si riceveva da quest'ultimo un feudo, che obligasse di
servirlo armato cos". M. Bloch, La societ feudale, Einaudi, Torino 1987, p. 356.
Gradualmente, i cavalieri prendono coscienza della loro condizione di uomini armati
che li differenzia dalla gente comune e sentono il bisogno di istituzionalizzare, di
codificare l'appartenenza a questo status con precise formalit e rituali. Ci comporta
per il cavaliere anche degli obblighi morali. Il cavaliere non tale perch possiede armi
e cavallo, ma perch accetta delle regole, dei doveri con coraggio e generosit egli si
impegna a essere sottomesso al feudatario, a mantenersi fedele alla parola data, a
proteggere i deboli, le vedovi e gli orfani, a combattere contro l'ingiustizia. U. pp. 32-33
- Col declino della societ feudale la cavalleria conosce un periodo di decadenza: i
cavalieri sono spesso visti come vagabondi, girovaghi senza arte n parte, preoccupati
solo di mantenere un elevato tenore di vita e spese di borghesi e contadini. U. p.33. a
questo punto che nella istituzione cavalleresca si inserisce la Chiesa che gli conferisce
vigore e dignit. p. 33.
- Al termine della cerimonia di investitura (detta anche ordinazione cavaleresca si
svolge in una Chiesa, in un castello o in campo di battaglia) il cavaliere giura di
sostenere la fede in Ges Cristo sguainando la spada alla lettura del Vangelo,
Tomaso da Celano dice che Francesco definisce una sola volta Dio il Grande
Imperatore21 (Magnus Imperator), mentre negli Scriti, non appare questo titolo
attribuito a Dio22.
Il titolo che Francesco usa pi frequente il Padre (Pater), giacch il suo
modello sociale quello familiare23. Analogicamente, nomina la Vergine Madre una
volta come Domina e Regina, Signora e Regina24, in lei vede soprattutto la prima
delle creature, legata per eccellenza alla Trinit divina da rapporti familiari figlia e
serva del Padre25, sposa dello Spirito Santo, Madre di Cristo. Ma anche
modello delle creature, santa, povera, dolce e bella26.
b) La societ francescana
San Francesco considera se stesso e i suoi fratelli in tre prospettive:
Da un punto di vista positivo: la fraternit rappresenta una sintesi della societ terrena
poich appartengono alle tre categorie che si possono identificare nella societ o
ecclesiastiche: chierici e laici (clerici et laici); istruiti e ignoranti (litterati e
illitterati); membri dei tre ordini della societ tripartita: quelli che pregano, quelli
che lavorano e coloro che combattono27 (oratores, laboratores et bellatores).
Da un punto di vista normativo: la fraternit rappresentate da due gruppi sociospirituali: gruppo di tutti gli inferiori (i frati sono minori per eccellenza); Francesco
21 II Cel, 106; Nel percorso della vita di Francesco menzionato solo limperatore Ottone IV
che, nel 1209, passava vicino ad Assisi, dove si trovavano Francesco e i suoi primi fratelli. I
suoi biografi menzionano, tra i re e le regine de tempo, solo il re e la regina di Francia, Bianca
di Castiglia e il suo figlio Luigi.
22 J. LE GOFF, Francesco dAssisi, 89.
23 Dio onnipotente, altissimo, santissimo e sommo, Padre santo e giusto, Signore re del cielo
e della terra(Omnipotens, altissime, santissime et summe Deus, Pater sancte et iuste, Domine
Rex et terrae) Rnb, XXIII
24 SalV, I.
25 OfP, I, C, 12.
26 OfP, I, C, 12.
27 Francesco esclude questultima insieme i guerrieri, i bellatores, perch non percepisce
che il suo ordine possa comprendere dei guerrieri, il che sottolinea la sua distanza sia dalla
concezione tradizionale di un monachesimo costituito da milites Christi (concezione
bernardiana) sia dallo schema di una Chiesa dal triplice volto: militans, laborans, triumphans. J.
LE GOFF, Francesco dAssisi, 92.
stesso qualificandosi per primo come servus (servo), minister (servitore), rusticus
(contadino o illettterato), mercenarius (non produttore, dipendente economico),
alpigena (montanaro e illetterato), mercator (mercante) , elencando quindi in dettaglio
le categorie a cui i Minori dovevano assimilarsi: la gente vile e disprezzata, i poveri e i
deboli, i malati, i lebbrosi, i mendicanti e i vagabondi28.
In questa prospettiva, sono tre categorie fondamentali: gli illetterati (idiotae), i
sottomessi (subditi) e i poveri (pauperes)29. Dal punto di vista sociale la povert
paragonata con la mendicit. Francesco mette in guardia i fratelli contro il possesso del
denaro (pecunia), aggiungendo che in caso di necessit i frati possono mendicare del
denaro come glia altri poveri. Quindi, Francesco evidenzia quali sono per lui i tre grandi
mali, i tre principali poli repulsivi della societ: la scienza, il potere, la ricchezza30.
La famiglia: lordine deve essere una fratellanza, una confraternita, di tipo laico, che un
ordine religioso. Sar il padre dei frati, secondo il modello divino, essendo per lui Dio,
come abbiamo visto, un Padre. Il loro amore fraterno deve essere di natura materna31:
quelli che vivono negli eremi devono dividersi due a due in madre e figlio, distinzione
che corrisponde a quella tra Marta e Maria, tra vita attiva e vita contemplativa 32. A frate
Leone parla come una madre al figlio 33. Nella Lettera a tutti i fedeli, dopo aver ricordato
il modello del servaggio e della sottomissione (servi et subditi), invoca un ideale
famigliare in cui i fedeli si trasformano in spose, fratelli e madri di Cristo34.
c) La societ terrena
Lapostolato di Francesco si rivolge a tutti e abbraccia lintera societ. Nella
Lettera a tutti i fedeli la societ viene catalogata secondo lo stato religioso, clero
secolare, laicato (religiosi, clerici, laici), e secondo i sessi uomini e donne (masculi
et feminae), che riassume con lespressione tutti coloro che abitano nel mondo intero.
Nella Rnb XXIII fa una catalogazione del mondo religioso, nel quale distingue
gli gli ordini ecclesiastici (ecclesiastici oridines, cio sacerdotes, diaconi, subdiaconi,
acolythi, exorcistae, lectores, ostiarii) che integra con la menzione di tutti i cherici e
28 Rnb, IX.
29 J. LE GOFF, Francesco dAssisi, 93.
30 J. LE GOFF, Francesco dAssisi, 93.
31 Rnb, IX
32 J. LE GOFF, Francesco dAssisi, 94.
33 Cos ti dico, figlio mio, come una madre (EpL)
34 Lfed, 9.
tutti i monaci tra cui distingue religiosi e religiose. La societ laica: i bambini, i
ragazzi e le ragazze, i poveri e gli indigenti, i re e i principi, i lavoratori e i contadini, i
servi e i signori, le donne vergini, continenti o sposati, i laici, uomini e donne, i
bambini, gli adolescenti, i giovani e i vecchi, le persone in buona salute e i malati, i
piccoli e i grandi, infine tutti i popoli, popolazioni, trib, gruppi linguistici, tutte le
nazioni e tutti gli uomini di tutta la terra, presenti e futuri.
Possiamo sintetizzare che san Francesco descrive la societ, seguendo vari
criteri: lo stato religioso, let, il sesso, la fortuna, la potenza, loccupazione
professionale, la nazionalit, inoltre impiega di preferenza schemi multipli o bipartite.
Probabilmente gli schemi multipli gli sembravano pi concreti e pi vicini alla societ
reale che voleva salvare perch atti a dialogarvi e, alla stesso tempo, pi lontani da una
gerarchizzazione che il Santo preferiva ignorare. Quanto agli schemi bipartite,
rappresentano il genere di opposizione terrena che Francesco vuole distruggere
attraverso lassociazione fraterna, a immagine della sua fraternit che accoglie chierici e
laici, letterati e illetterati, ecc.
Concludiamo affermando che san Francesco instaura una societ francescana
come mediatrice, la cui strutturazione deve essere negazione e conversione del disordine
terrestre35.
Lorigine della societ feudale inizia alla met del secolo IX fino allinizio del
secolo XIII, come inquadramento geografico nellEuropa dovest e del centro36.
La cavalleria: Che cos' il fenomeno della cavalleria? I tentativi di spegare la genesi
furono molteplici, si cercano le ragioni del suo sorgere nelle crociate, nella posizione
autonoma dei cadetti di famiglie feudali esclusi, secondo il diritto francese, dalla
successione dei feudi, nella opposizione tra valvassori e feudali ecc.
- il termine cavalleria (il mito della cavalleria, comunamente accettato il senza macchia
e sena paura) della sorge alla met del XI secolo come un'invenzione poetica quando
compare il primo grande poema cavalleresco: la Chanson de Roland; Ed forse anche
un atteggiamento polemico di una parte della nobilt feudale contro certe abitudini dei
vassali del tempo ( verso la fedelt al suo re, vista come un tipo di ideale e una societ
ideale) . p. 140 (come elemento sociale fino alla fine di questo secolo non mai esistito)
con una accezione feudale: chevalier e vassal sono i termini equipollenti, nella Chanson
de Roland, che fa una correlazione tra il vincolo feudale di servitium a cavallo e la sua
estrinsecazione pratica. In sostanza, il vassallo combattente a cavallo e quindi cavaliere.
Nei documenti il cavaliere sinonimo a miles e miles sinonimo a cavaliere. p. 129130 C.G. Mor, La cavalleria, in Nuove questioni di storia mediovale, Marzorati, Milano
1964.
- San Francesco poteva essere lieto di un tozzo di pane offerto per carit o di accettare
di essere rifiutato, invece un cavaliere non poteva vivere di carit e doveva difendere il
suo onore. p. 132.
- Cavalleria comunale: il concetto di un antagonismo dialettico comune-feudo si ormai
superato, per cui uno dei termini avrebbe dovuto eliminare l'altro: i sistema feudale
adottato dal Comune (in et romana era usato come sostantivo per indicare il complesso
di abitanti, di un municipio e come aggettivo per indicare tutto ci che era municipale,
per distinguerlo da ci che era publicum, cio statale; nel secolo XII il termine compare
con lo stesso significato per indicare il complesso degli abitanti di una citt G. Fasoli,
Le autonomie cittadine nel medioevo, p. 153), si sostituiva pienamente nei diritti del
feudale. A questo proposito Pivano, affermava che si potrebbe pesare ad un
irrigidimento della cavalleria nobile contro la cavalleria comunale ( o derivazione
borghese, come preferisce Fasoli di chiamarla). Patetta accenna i casi in cui i nobili di
vecchia tradizio feudale che ricercano e accettano questa nuova forma di cavalleria,
tipica dell'Italia. p. 1379
-La politica medioevale si caratterizza da una duplice visione: I rapporti di distinzione
della morale e della religione dalla politica; il proliferarsi della Chiesa come spirituale
autorit fuori dal quadro dello Stato; p. 502 F. Battaglia, Il pensiero politico medievale;
- l'atteggiamento mediovale verso la politica complesso. Si pu pensare da un lato che
esso sia negativo, avendo riguardo al nesso che la tradizione patristica asserisce con una
condizione di peccato, ma d'altra parte non si esclude che essa sia un strumento di un
piano provvidenziale, che se ne giovi per un'opera di riscatto. Lo Stato magnum
latrocinium di Agostino e l'Impero pagano che persegue la nuova religione, lo Stato
remedium peccati quello che, divenuto cristiano, accetta la legge di Cristo. Il primo si
oppone alla Chiesa, come ci che convenzionale si oppone a ci che naturale e
divino; il secondo uno colla Chiesa, natuta che si santifica nella grazia, natura sui
discesa la luce della grazia. p. 507
- L'unit cristiana mediovale: communitas christiana il vivo corpo di Cristo rinnova la
civitas hominum maxima.
- il rapporto tra lo Stato e la Chiesa va letta attraverso la toria gelasiana che mira a
coordinare lo spirituale e il temporale. Solo riconoscendo a ciascuna delle due autorit
autonomia e priorit della propria sfera, ancorch la si subordinassi all'altra per ci che
concerne l'altrui sfera, era possibile dare senso alla unit medievale, erigere
coerentemente dell'edificio universalistico di una omnicomprensiva civilt. 511- 512.
- P. Brezzi, Societ feudale e vita cittadina, Istituto Di Cultura Nova Civitas 1972 = la
reforma gregoriana ha segnato la crisi del Medio Evo pervhew i due organismi ecclesiastico e civile - dapprima strettamente uniti in una comunione di compiti, da quel
momento si divisero ed all' unica societ religioso-politica, che era stata tipica del
tempo carolingio ed ottoniano, si sostituirono due modi e strutture spesso in contrasto
ed antitesi ideale tra di loro. p. 141
- La "vita nascosta con Cristo in Dio", che formava l'ideale del monaco e lo portava a
lasciare il mondo, a rifiutare le cariche gerarchiche, ad offrire generosa ospitalit, a dare
lavoro a tanti dipendenti, a predicare la giustizia ed a consimili altre forme di apostolato
quotidiano. p. 285.
- Cultura= tra le innovazioni portate da Cluny alla regola benedettina vi fu quella di
sosttrare il lavoro manuale ai monaci per lasciarlo ai fratelli laici ed ai cittadini che
abitavano sulle terredell'abbazia. Lo studio entrato nella cornice religiosa e di
preghiera, il vhe non imped che da scriptorum uscissero capolavori (manoscritti
miniate, codici); pi originale e di vasta risonanza fu il contributo cluniacense in
architettura, scultura e pittura, nonch nelle cosiddette arti minore (calici, candelieri,
croci ecc.)37 p. 286
- san Romualdo (952-1027)= uomo tormentato e inquieto, che dopo varie pellegrinaggi
a Venezia e Francia fin a fissarsi a Camaldoi nell'Appennino toscano e dare vita ad un
eremo dove il raccoglimento, il lavoro e la preghiera, il culto alla Vergine,
soddisfacessero l'anelito alla perfezione.
- Pier Damiani (1006-1072)= discepolo di Romualdo, eremita a Fonte Avellana, poi
polemista vigoroso, aposyolo della riforma ecclesiastica gregoriana, cardinale e legato
potificio. Promuovo la cultura, desiderando che i religiosi fossero istruiti, ma non
permise che lo studio diventasse un'occasione per venire meno agli obblighi monastici:
se la vultura e fonte di superbia e dispersione, si fugga e si condanni la.cultura, ma se
essa contribuisce a far trovare Dio, ben venva come un prezioso ausiliario della fede e
della contemplazione. Le sue proteste contro gli abusi vanno di pari passo con
l'utilizzazione delle risorse dell'intelligenza umana, cos come il suo ottimismo nelle
possibilit della natura umana sempre alleato con una forte diffidenza verso tutti i
valori transeuniti. Possiamo dire che i Damiani non voleva umiliare la cultura ma
valorizzarla cristianizzandola, potenziarne le capacit indirizzandole al bene, metterla in
un scala gerarchica che aveva il supo culmine nella.visione beatifica di Dio stesso.p.
289; p. 309.
- L'ideale religioso dei monaci bizantini era ispirato ad un rigido ascetismo, ad un
assoluto dominio dell'anima sul corpo per raggiungere la piena comunione con Dio. p.
291.
- Strutture ecclesiastiche del secolo XII: mentre il precedenza il papa era visto come
"vicarius Petri" (nella tradizione giuridica il termine vicario indicava colui che
sostituisce un altro, ne continua l'opera, assolve i compiti della persona che egli
rappresenta), adesso si dichiara che egli essenzialmente vicario di Cristo, che
presentato non come "rex et sacerdos", cio detentore di tutti i poteri e datore di
qualsiasi autorit. p. 329-330.
37 F. CARDINE, Il guerriero e il cavaliere, in J. LE GOFF, Luomo medievale, Laterza, Roma-Bari 2004,
90-91.
- Carlo Magno in una lettera aveva scritto: la.potenza divina che vi ba fornito di due
spade" e re Edgardo aveva detto all'arcivescovo di Canterbury: io ho la spada di
Costantino, voi quella spirituale", il passo decisivo fu compiuto quando san Bernardo di
Chiaravalle venne proclamato che "pala habet utrumque gladium". p. 331
Le due immagini adoperate dagli scrittori mediovali: il paragone dell'anima e del corpo
con la Ciesa e lo Stato, che hanno una parit di diritti e un'ugualianza di poteri.
L'interpretazione pi ovvia era quella che identificava nel sole il pontefice e nella luna
l'imperatore, perch si conchiudeva che, come questa riceve la sua luce da quello, cos il
secondo doveva al primo il suo potere. p.331
-Nel corso del secolo XII ben tre Concili tenuti ad Laterano (1123, 1139, 1179; un
quarto seguir poco dopo, nel 1215), insistono sul dovere di ogni ecclesiastico di non
farsi ordinare "per pevuniam" e sulla nullit di atti compiuti con quei mezzi, sulla
preparazione culturale e morale dei sacerdoti, sul divieto ai laici di disporre di beni
ecclesiastici e su temi consimili personali, n mancatono decisioni giurisdizionali o
condanne personali. Sintetizzando potremmo dire che i Padri si mostravano sensibili ai
bisogni di rinnovamento e purificazione, ma erano preoccupati dalle riforme troppo
ardite e d'innovazione radicali sia nel settore carismatico sacramentale, sia in quella pi
prosaico dei possessi delle Chiese. Notevole sono gli inviti all'assistenza verso i poveri,
alla pace interna tra i popoli cristiani, all'offensiva contro i Saraceni, alla moderazione
nei guadagni ecc. p. 335 PB.
- Dawson= il cavaliere venne distaccato dal suo quadro barbarico e pagano essendo cos
integrato nella struttura della civilt cristiana, da essede considerato uno dei tre organi
indispensabili del corpo sociale insieme al prete e al contadino, ciascuno dei quali
reclamava i servizi dell'altro come membra di uno stesso organismo. p. 341.
- Le Confraternite= sono un fenomeno religioso basato sul precetto cristiano della
fratellanza e della.reciproca assistenza; le confraternite sorsero soprattutto per i bisogni
spirituali ed a suffragio delle anime, ma presto in un secondo tempo esse perseguirono
svopi d'ordine materiale, come l'assistenza ai malati, l'aiuto ai carcerati, i sussidi ai
poveri, la difesa nei tribunali, ecc. L'importanza sociale delle Confraternite medioevale
aveva la funzione di tenere avvinti alla Chiesa i fedeli laivi, specialmente i ceti borghesi
e popolari in progresso, tessendo una rete che permetteva di riportare sotto l'azione della
gerarchia ecclesiastica quegli elementi che tentavano di sfugirle o di cadere in preda
all'eresia; di affratellare gli uomini di ceti diversi, favorire la pacificazione degli anime,
compiere le opere di carit, ecc.p. 344.
- La piet era intensa e si manifestava in molteplici forme, coesist. 345
- il secolo XII fu ricchissimo di movimenti ed istituzioni presentando una panorama
completamente nuova nell'ambito della religiosit cattolica miedievale.
Una prima novit costituita dei canonici regolari che aveva un modo proprio di vivere
insieme, di pregare, di fare apostolato, d'imitare la Chiesa primitiva senza ingombri o
esagerate penitenze corporali.
giuridica data a tutto l'operato ecclesiastico, la moltiplicazione degli uffici e quindi dei
funzionadi, la sempre pi rigida separazione del clero dal popolo e, nel clero, degli
impiegati di curia dai pastori di anime, l'insaziabile necessit del denaro per provvedere
al mantenimento di quella macchina e per soddisfare i bisogni (o i gusti, gli appetiti,
l'avarizia, le ambizioni, ecc.) dei membri pi o meno altolocati e responsabile del
governo centrale. Possiamo cogliere anche i lati positiv: la saldezza d'impianto del
sistema, la precisione nell'adempimento delle pratiche, la sottigliezza d'analisi nelle
questioni controverse, l'importanza del lavoro compiuto, ecc. p. 169-170.
Innocenzo III e il Concilio ecumenico Lateranense (1215) hanno messo le basi della
salda impalcatura ecclesiatica presentando la Chiesa come un'unit che si riassume nel
pontefice perch lui che rappresenta il vero capo della Chiesa, Cristo, re e sacerdote in
eterno. All'inizio del secolo XIII era presa di posizione che non bi fosse soltanto il
cosiddetto il primato dello spirituale (ossia cio che si collega direttamente al potere
apostolico ed al carisma sacerdotale) ma molte altre facolt legate alla posizione
favorevole creatasi per in complesso di circostanze (i papi, ad esempio, erano tutori
della societ, superiori feudali di molti Stati, esercotavano funzioni civili, ecc.) p.171.
- Innocenzo IV accresce la burocratizzazione dei raporti, privando dell'afflato spirituale
(che dovrebbe essere la prerogativa dell'attivit religiosa) il sistema delle relazioni tra
centro e periferia, tra pontefice e sacerdoti, tra pastori e fedeli. Le nomine vescovile
erano avocate a Roma sovvertendo la prassi precedente e gettando un'ombra sulla
raggiunta unit dell'ordinamento ecclesiastico. p.172.
- la Chiesa l'arca della salvezza e la cellula del Regno di Dio, ma accango ad essa
sussistono le cose che debbono svilupparsi in conformit della loro essenza ed agire in
vista del bene temporale, proprio per questo la Chiesa non pu rivendicarsi un potere
ma solamente svolgere un'azione direttiva finalizzata in rapporto alla moralit privata e
pubblica ed alla salvezza eterna. p.175
- Il termine christianitas nel linguaggio ecclesiastico-politico medievale, non era
solamente sic et simpliciter la Chiesa, ma l'insieme degli uomini e delle terre abitate da
battezzati, quindi con problemi e interessi in quanto cristiani; inevitabilmente l'accento
si pone di pone, in una sanctissima societas, pi sui laici che sui sacerdoti, ossia
sull'aspetto socio-temporale dell'istituzione e non quello carismatico-sacramentale. 177.
- La posizione di Innocenzo III= l'atteggiamento verso gli Stati nazionali nei confronti
dell'Impero, la concezione del primato religioso-politico del papato. p. 177-178
- La posizione di Gregorio IX= una nuova interpretazione della famosa donazione di
Constantino non negando l'autenticit, ma sostenendo che quell'imperatore sapendo di
dover governare il mondo con il pungolo della giustizia, aveva rimesso per sempre al
pontefice romano, al quale il Signore aveva gi affidato sulla terra il potere sulle cose
celesti, anche lo stendardo e lo scettro imperiali...
- La posizione di Innocenzo IV= il pontefice in quanto vicario di Cristo esercita una
generalis legatio che si estende anche a qualsiasi atto compiuto dai cristiani; la Chiesa
una monarchia che possiede naturaliter et potencialiter un principatum imperii e di
- La nuova prospettiva che Ruggero apre alla riflessione medioevale il sapere che
dovr essere insieme saggezza pratica e virt morale ed avere anche una capacit
persuasiva per convicere gli individue e popoli dei benefici della scienza. p.304 il
rinasci
Riunire tutte le genti in un'unica societas diretta dalla Chiesa, gu la sua utopia per la
quale egli ritenne che i libri dei "gentili, greci, arabi, ebrei" avrebbero contribuito a far
convertire le "sectae" alla "catholica veritas" e che la conoscenza scientifica avrebbe
collaborato a rendere gli uomini pacifici ed operosi offrendo loro in pari grado la "salus"
religiosa e la "potentia" mondana. p. 304 il rinasce.
- letteratura francescana: Cantico di frate sole= composto nella chiesetta di san Damiano
nel 1224 dopo una notte di sofferenze; p. 330. Il componimento e in versetti di
intonazione biblica, seguente il cursus; scritto in volgare umbro. Il Cantico si presenta
mosso da un'inspirazione unitaria, sia poeticamente, sia nei temi di esaltazione e di
meditazione religiosa; le fonti bibliche restano soltanto un traccia sopra la quale
Francesco ha impresso il segno diun personale creazione lirica. pp. 330-331 il rinascim..
- Salimbene da Parma (1221-1287)
- i mercanti (i mercatores)= categoria sociale che non solo contribu allo sviluppo
economico dell'ambiente dentro il quale viveva ed agiva ma soprattutto rec un
conttibuto all'individuazione di un nuovo tipo umano nel quadro della civilt
medioevale. p. 444 il rinasci...Il lavoro specifico del mercante era di fare i conti e
conoscere il valore delle monete e delle misure, accanto ciscuno imaparava da s, a
contatto con i parenti, ed amici, viaggiando, vi erano manuali dei mercanti. p. 577
P.Brezze, Il dissolversi del mondo medioevale, 1973.
- Struttura sociale basata sopra tre fondamenta: il clero, i nobili (cittadini erano potenti,
ricchi e fortunati), i contadini (erano umili, poveri e infelici) p. 496 ilrinasci, i guerrieri,
i mercanti, gli artigiani, i notai prevalgono le citt comunale. Il rinnovamento operato
dalla rivoluzione nel popolo entro il Comune e la vittoria del popolo avvenuta quando il
Comune era coinvolta nel conflitto tra l'organizzazione guelfa e ghibellina riconosciuta
come organo costituzionale del Comunep. 484-485 il rinasci...
- Chiesa= sacramento eucaristico, indicava il corpo sacramentale del Signore. 233 (P.
Brezzi, L'urto delle civilt nell'Alto Medioevo, Istituto di Cultura Nuova Civitatis 1971,
p.233.
Boezio= L'uomo nasce nudo e povero, non possiede nulla di suo ed ogni bene che ha
un dono (che pertanto pu essergli tolto senza che egli si lamenti).
- principio= tutto ci che esiste buono per s e ci che si allontana dal bene cessa di
esistere. p. 320 l'urto...
- Le forme del lavoro:
a) il lavoro salariato puro, ossia "a opera" o ad diem;
b) il lavoro cottimo o a misura;
Il segreto della felicit del cavaliere cosiste: "Avere denaro, campi di avena e di grano,
greggi, e poi cento monete al giorno, e un forte castello che nessuno possa espugnare, e
un quieto porto con un fiume che scenda silenziosamente a sfociare nel mare. Avere la
saggezza e la prudenza di Solomone; non commettere mai errori in opere e le parole;
essere leale, largo e prodigo; mantenere le promesse; pagare i debiti. Avere una donna
bella, piacente, leggiadra e gaia; andare intorno con un seguito di cento cavaliere.
Sentirsiil cuore leggero, perch senza letizia non si pu cantare. Si canta perch l'aria
dolce e l'amore cortese e il tempo e gaio; e gorgheggiano gli ucelli sulle siepi e nei
verzieri. p. 174 Fortini.
I biografi collocano la pace fra Assisi e Perugia nel 1203. un errore perch la guerr
accompagna la crisi spirituale di Francesco e i suoi compagni fino all'approvazione
della regola (1209): anzi, a nostro giudizio, ne la determinante. p. 212. Fortini.
La cavalleria appariva a Francesco la meta suprema del suo ardore e del suo amore; la
luce che lo avrebbe guidato nella sconsolata tenebra in cui era caduto; la liberazione e
l..difesa contro tutte le vanit, le crudelt, le brutalit, le volgarit, gli egoismi, ecc. p.
230 Fortini
La divisa del cavaliere era: La mia anima a Dio, la mia vita al re, il mio cuore alla dama,
l'onore per me" p. 230.Sarebbe sceso un giorno, sulla montagna dell'Arcangelo coronata
di ulivi, in cospetto del mare di Puglia. Si sarebbe inginocchiato ai piedi dell'altare, tra il
bagliore diffuso delle lampade, e Gualtieri avrebbe ripetuto per lii la formula della
consacrazio e: "In nome di Dio, di San Giorgio e di San Michele, ti faccio cavaliere".
Sarebbe ritornato ad Assisi, entrando dalla porta Sa Giorgoio, cavalcando su di un
palafreno bianco; sarebbe disceso, tra il plauso di tutti, sulla soglia della cattedrale, von
il cingolo d'oro che gli stringeva i fianchi; il camerlengo del Comune si sarebbe
precipitato a offrirgli il premio stabilito dagli statuti. p. 231 Fortini.
- Il principio del secolo XIII rappresenta il periodo di massimo splendore per il papato
perch, abbassato con la morte di Enrico VI il prestigio dell'Impero, l'autorit
preponderante in Italia e nell'Impero Occidentale fu quella della Chiesa. Pur tuttavia
nessun altro periodo fu cos travagliato dal pullulare delle eresie. i catari e i valdesi
negavano l'autorit dei saver cattolici, contestando che Ges avesse affidato agli uomini
quel potere divino che era fondamento dell'autorit del clero. Le colpe e gli abusi degli
ecclesiastici contribuivano alla difondersi delle eresie. p.321-322 Fortini
- Il quatro Concilio Lateranese (1215) condanna fra gli altri, i seguenti abusi: "Molti
ecclesiastici vivevano sfarzosamente, passavano il tempo in gozzoviglie, trascurando il
culto; quando assistevano alla messa, discorrevano di affari; lasciavano in stato
indecente Chiese e tabernacoli; vendevano le cariche e i sacramenti; promovevano ai
gradi ecclesiastici gente ignorante e indegna, pure avendone altri migliori. Molti vescovi
si appropriavano delle entrate della parocchia, lasciando il parroco nell'indigenza;
giungevano a sottoporre i parrocchiani a pagare una somma, al fine di averne uno
nuovo; con ogni pretesto estorcevano somme ai fedeli. Si faceva scandaloso commercio
di reliquie, ecc. P. Sabatier, Vita di San Francesco, Parigi 1931, 41-43.
Le due classe sociali sono l'una contro l'altra: i maiores contro i minores (1Cel I, XIX, n.
53), i nobili contro i popolani, i milites contro i pedites; sono i feudatari che, vinti nella
campagna, costretti a entrare nella citt, non rinunziano al combattimento. Il dualismo
resta, le formule appaiono vuote astrazioni; l'antico contrasto, determinato dell'orgoglio
e dadda ricchezza, si acuisce sempre di pi. pp. 329-330.
- tratato di pace vedi anche Fortini 390-393
- prima regola: sint minores, siano minori. Pi tardi, mentre leggeva il Vangelo, afferma
la volont che la sua fraternit si chiami Ordine dei Frati Minori. Cel: E veramente
minori furono, perch, stando a tutti soggetti SpecPer 43; LegPer. 41
- i frati nona apirano all'ufficio di prelati: SpecPer 26; LegP 98.
Francesco non appartiene a nessuna fazione nuova ed antica, egli santo universale: la
sua idea abbraccia l'umanit. 395 Fortini.
L'umilt e la povert si oopongono all'orgoglio e alla cupidigia. 395 Fortini
Cel: fatto grandicello, e destinato allo studio delle lettere umanistiche sotto la disciplina
dei preti della Chiesa di san Giorgio, alla cognizione delle lingue latino e francese,
mantenuto alla mercatura, alla vanit, ai godimenti e diletti. p. 13 N. Papini, La storia di
S. Francesvo, Tipografia Giovanni Tomassini, Fuligno 1825.
- guerra Perugia e Assisi (1202), accese anche Francesco, non si sa causa p. 16 Papini
Il progresso avviene attraverso il Vangelo, il quale non tanto insegna la perfettibilita
umana, ma ne fa una legge. L. Palomes, Storia di S. Francesco d'Assisi, Vol. I, Eitore
Antonio Palomes, Palermo 1876, 13.
Il Medioevo sorge dalla caduta dell'impero domano, che si sfacia, per dare luogo ad un
altro imperio parimenti e pi bellamente romano. Espressione profondamente intesa in
quell'et, e che venne prestamente tradotta in fatto, dominando l'Europa. La forza, la
vigoria, lo spiro possente del Cristianesimo, associato felicemente alla gagliarda
rozzezza dei vincitori romani, per cui venivano a ricevere il gogo dei loro nemici, le
ordinazioni e fino a un certo punto le leggi, ci offre il perno, in vui aggruppasi quanto
concerne la storia di quei tempi.
Coraggio personale, estimazione trascendente della propria individualit, sentimento
religioso, sono i moventi del pensiero religioso- sociale del medioevo. I comuni, le
legislazioni, le crociate, la borghesia, le corporazioni, il monachesimo traggono da
quelli e sono l'attuazione della forza composta di quei moventi. L'accoppiamento
dell'una e dell'altra vi si offre nella cavalleria. L'ideale del cavaliero un'incarnazione
felice della gagliarda personale, mista al movente religioso e da esso moderata. p. 14
Palomes
Papa era il centtImperatore l'Imperatore, come quello che accoglie tutte le parte della
societ, doveva indirizzare verso l'unit. 16 Palomes
- i comuni, la borghesia furono frutto delle Crociate. p. 23 Palomes
Nel Medioevo la Chiesa era l'anima di tutto, dominava, combattendo tutto; trionfava
lottando di tutto; p. 27 Palomes
- descrizione citt Assisi 63-65.Palomes 76