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Roberto Esposito
Le persone e le cose
Einaudi
Introduzione
Se c un postulato che sembra organizzare
lesperienza umana fin dai suoi primordi,
quello della divisione tra persone e cose.
Nessun altro principio ha una radice altrettanto profonda nella nostra percezione, e
anche nella nostra coscienza morale, quanto
la convinzione che non siamo delle cose dal
momento che le cose sono il contrario delle
persone. Eppure ci che ci appare unevidenza quasi naturale lesito di un lunghissimo processo di disciplinamento che ha percorso la storia antica e moderna modificandone i contorni. Quando nelle Istituzioni il
giurista romano Gaio individua nelle persone
e nelle cose le due categorie che, insieme a
quella delle azioni processuali, costituiscono
la materia del diritto, non fa che conferire
valenza giuridica a un criterio ampiamente
diffuso. Da allora esso, riprodotto in tutte le
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diritto, essi vedono nelle cose degli esseri animati in grado di influire sul proprio destino
e dunque meritevoli di cura particolare. Per
cogliere il profilo di queste societ non
bisogna guardarle dal lato delle persone n
da quello delle cose, ma dallangolo di
visuale del corpo. proprio questo, infatti, il
luogo sensibile in cui le cose sembrano interagire con le persone, fino a divenirne una
sorta di prolungamento simbolico e materiale. Per averne unidea, possiamo riferirci a
ci che oggi significano per noi alcuni oggetti
dellarte o della tecnica, apparentemente dotati di una vita propria che per certi versi
comunica con la nostra.
Gi questo accostamento fra societ arcaiche ed esperienza contemporanea una
riprova di come nella storia nulla scompaia
senza lasciare tracce, pur riproducendosi in
modalit spesso incomparabili. Non solo, ma
anche del fatto che lorizzonte moderno, geneticamente costituito alla confluenza tra
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entrambi i casi come se la divisione di principio tra persona e cosa si fosse riprodotta in
ciascuna delle due, separandole dal loro contenuto corporeo.
Quanto alla persona, gi il termine greco
da cui proviene d ragione dello scarto nei
confronti del corpo vivente. Come la
maschera non aderisce mai completamente
al viso che ricopre, cos la persona giuridica
non coincide con il corpo delluomo cui si
riferisce. Se nella dottrina giuridica romana
essa indica, anzich lessere umano in quanto
tale, il suo ruolo sociale, in quella cristiana
situata in un nucleo spirituale irriducibile
alla dimensione corporea. Colpisce come ci
che possiamo ben definire dispositivo della
persona, nonostante le sue metamorfosi interne, non si liberi mai di questa frattura originaria. Posta dal diritto romano allinterno
del genere umano tagliato da soglie di personalit decrescenti che dallo stato del pater
arrivano a quello, reificato, dello schiavo ,
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composto di razionalit e animalit, qualificabile come persona solo nella misura in cui
in grado di dominare lanimale che lo abita.
Che questo coincida con la sfera del corpo,
naturalmente soggetto a istinti e passioni, d
ragione della sua esclusione dallessenza pienamente umana delluomo. Anche se quello
che viene escluso, perch estraneo al binomio tra persona e cosa, proprio lelemento che consente il transito dalluna allaltra. Come hanno potuto, infatti, intere generazioni di uomini, ridurre altri esseri umani
allo stato di cose, se non asservendone integralmente il corpo alla propria volont?
Ma questo non che il primo vettore della
ricostruzione genealogica qui delineata. A
esso se ne incrocia un altro, opposto e complementare, che gli fa da contrappunto. Al
processo di depersonalizzazione delle persone corrisponde quello di derealizzazione
delle cose. Lepicentro, tematico e teoretico,
del libro costituito dal nodo che collega le
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immateriale. Se, con un ampio giro di compasso, dal terreno della lingua si passa a
quello delleconomia, si assiste a un processo
non troppo dissimile. La riduzione della cosa
a merce, in prodotto di consumo e poi da
questo in materiale di scarto, determina un
effetto altrettanto dissolvente. Moltiplicata
in una produzione tendenzialmente illimitata, la cosa perde la propria singolarit, divenendo equivalente a infinite altre. Una
volta allineata in uno stock di oggetti interscambiabili, essa pronta a essere sostituita
da un esemplare identico, e poi, quando non
serve pi, distrutta. Anche chi, a partire da
Benjamin, vede nella riproducibilit tecnica
una liberazione della cosa dalla sua aura
tradizionale, non pu nascondere leffetto di
perdita che essa determina nei confronti di
chi la possiede.
La tesi delle pagine seguenti che lunica
maniera per sciogliere questo nodo metafisico tra cosa e persona di accostarsi a esso
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dal punto di vista del corpo. Non coincidendo n con la persona n con la cosa, il
corpo umano apre un angolo di visuale esterno alla scissione che luna proietta sullaltra.
Si gi fatto riferimento a societ arcaiche
connotate da tipi di scambio diversi da
quello mercantile. Ma non certo a esse a
un passato irrevocabilmente perduto che il
libro guarda. Lepoca moderna, n sul piano
del potere n su quello del sapere, superabile allindietro. Il confronto che si apre
semmai con una linea di pensiero che,
dallinterno della modernit, percorre una
traiettoria diversa da quella, vincente, che va
da Descartes a Kant. I nomi di Spinoza e
Vico, e poi quello, solitario, di Nietzsche rimandano a una relazione con il corpo sottratta
alla dicotomia cartesiana tra res cogitans e
res extensa e tesa a farne il luogo peculiare di
unificazione della nostra esperienza individuale e collettiva.
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dellimpianto e del trapianto, che oggi immette nel corpo dellindividuo frammenti di
corpi altrui, o addirittura cose in forma di
macchine corporee, significativa di una
trasformazione che travolge i confini proprietari della persona. Contro ogni prospettiva
nostalgicamente reattiva, bisogna vedere in
questa antropotecnica, cio nella nostra capacit di modificare noi stessi, oltre che un
possibile rischio, una risorsa decisiva per
lanimale costitutivamente tecnologico che
fin dallorigine noi siamo.
Ma, riportato al suo significato polivalente,
il corpo umano ritrova anche una funzione
politica, oggi divenuta assolutamente centrale. Naturalmente la politica ha sempre
avuto un rapporto privilegiato con il corpo
dei singoli e delle popolazioni. Ma ci che
fino a un certo momento passava per una
serie di filtri categoriali e mediazioni
istituzionali si fa materia diretta delle nuove
dinamiche politiche. La vita biologica, pi
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dellannientamento, nella sua figura collettiva pu divenire operatore di ricomposizione politica allinterno del popolo e dei
popoli.
Come diversi concetti politici fondamentali, anche quello di popolo porta dentro di s
una dualit costitutiva che tende a separarlo
da se stesso. Esso da un lato la totalit dei
cittadini in una forma che vuole coincidere
con la nazione. Ma dallaltro, fin dal demos
greco, nomina anche la sua parte subalterna
e, in senso proprio, popolare, plebea. Come
il dispositivo della persona, esso include al
proprio interno una zona per altri versi esclusa ed emarginata. Si pu dire che larga
parte della storia politica occidentale ruoti
intorno a questo margine mobile che al contempo unisce e separa i due popoli allinterno di ogni popolo. Fin dallantica metafora dei due corpi del re, si sempre percepito, allinterno dellorganismo politico, un
dislivello fra testa e corpo, re e popolo,
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sovranit e rappresentanza che ne assicurava la funzionalit. Oggi, nel regime biopolitico contemporaneo, tale scarto reso
ancora pi tangibile dallingresso del corpo
in ogni dinamica politica significativa. La
stessa persona del leader come era diversamente accaduto ai capi totalitari e come
inevitabile nella societ dello spettacolo
non pi separabile dallesibizione continua
del proprio corpo, in una sovrapposizione
mai cos integrale di dimensione pubblica e
dimensione privata.
A questo incorporamento biopolitico della
persona risponde, allaltro polo del quadrante politico, il corpo, collettivo e impersonale, di masse di donne e di uomini che
non si riconoscono pi nei canali della rappresentanza. Naturalmente la composizione di
tali soggettivit politiche varia a seconda
delle situazioni e dei contesti. Ma ci che si
intravede, nei movimenti di protesta che oggi
tornano a riempire le piazze di gran parte del
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mondo, linevitabile allargamento degli istituti della democrazia al di l dei suoi confini
classici e moderni. C, in quelle moltitudini,
certo di differente tipo, qualcosa che precede
anche le loro rivendicazioni, costituita appunto dalla pressione congiunta di corpi che
si muovono allunisono. Ci cui essi fanno
segno, con un carattere irriducibile al profilo
disincarnato della persona, una riunione
delle due parti del popolo che non passi pi
per lesclusione di una di esse. Il compito cui
tali eventi sembrano chiamarci, insomma,
la rottura di quella macchina teologico-politica che da tempo immemorabile unifica il
mondo attraverso la subordinazione della
sua parte pi debole. Quanto di tale richiesta
trover risposta nei fatti, resta ancora indeterminato. Sicuro solo che non immaginabile alcun vero cambiamento delle attuali
forme politiche senza una mutazione, altrettanto profonda, delle nostre categorie
interpretative.
Le persone e le cose
Capitolo primo
Persone
1. Possesso.
Da tempo immemorabile la nostra civilt
si basa sulla divisione pi netta fra persone e
cose. Le persone sono definite soprattutto
dal fatto di non essere cose e le cose dal fatto
di non essere persone. Tra le due pare non
esserci nulla, n il suono delle parole n il tumulto dei corpi. Il mondo stesso sembra niente altro che la faglia naturale attraverso la
quale le persone acquisiscono, o perdono, le
cose. Il diritto romano con le Istituzioni di
Gaio pone la tripartizione fra azioni, persone e cose a fondamento di tutto lordinamento giuridico (Inst., I, 8). vero che
questo testo lontano dal rappresentare lintera concezione giuridica romana, ma la sua
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influenza in tutta la modernit stata decisiva. Poche altre formulazioni hanno esercitato cos a lungo un simile effetto. Tutta
lesperienza umana tagliata da una linea
che non prevede altre possibilit. Ogni entit
di cui il diritto si occupa, se non unazione,
o una persona o una cosa, secondo una distinzione semplice e chiara cosa la nonpersona e persona la non-cosa.
Tra esse passa una relazione di dominio
strumentale. Nel senso che il ruolo delle cose
quello di servire, o comunque di appartenere, alle persone. Come cosa ci che
appartiene a una persona, cos gode dello
statuto di persona colui che possiede delle
cose, che pu esercitare una padronanza su
di esse. Certo, vi sono cose che non possibile dominare e che anzi in qualche modo
ci dominano, perch pi potenti di noi, come
le forze della natura laltezza delle
montagne, le onde del mare, il tremito della
terra. Ma in generale le cose sono
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sullessere che caratterizza da tempo la nostra cultura cosa non innanzitutto ci che
essa , quanto ci che qualcuno ha. Un possesso su cui nessun altro pu avanzare
pretese. Le cose, pur essendo state date
alluomo in comune, finiscono sempre nella
disponibilit di un proprietario che pu
disporne, usarle e anche distruggerle a suo
piacimento. Esse sono nelle mani di chi le
possiede.
Questultima espressione va intesa nel suo
senso pi letterale. La mano che afferra e
trattiene uno dei tratti costitutivi della
specie umana. Molti animali osserva
Canetti afferrano con la bocca armata di
denti, anzich con gli artigli o con le zampe.
Per gli uomini la mano che non lascia la
presa un vero e proprio simbolo di
potere 3. Quando si parla della nostra mano
come dellorgano che umanizza il mondo
creando artefatti o suggellando promesse, si
tende a trascurare un atto assai pi antico,
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tra persone che ci sia, nel rapporto tra compratore e venditore, tra creditore e debitore:
qui per la prima volta si pose persona di
fronte a persona, qui, per la prima volta, si
misur persona con persona 10.
La sostituzione del debito inevaso col
corpo del debitore lascia intravedere un aspetto finora coperto dalla relazione a due tra
persone e cose. Ad articolarle tra loro
proprio lelemento che sembra escluso
dallorizzonte del diritto, cio il corpo. il
suo uso e abuso a determinare, attraverso la
personalizzazione degli uni, la reificazione di
altri. Come si esprime Simone Weil in una
delle pi appuntite critiche della nozione di
persona, a Roma la propriet era definita
dal diritto di usare e di abusare. E in effetti la
maggior parte di quelle cose di cui il proprietario aveva il diritto di usare e di abusare
erano esseri umani 11. Sul piano normativo
il corpo vivente non godeva di nessuno statuto giuridico proprio, essendo assimilato in
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linea di principio alla persona che lo incarnava. Esso non poteva essere oggetto di
negozio o di sfruttamento nemmeno da
parte della persona che lo abitava, visto che,
secondo Ulpiano (9, 2, 13), dominus membrorum suorum nemo videtur, nessuno
padrone delle proprie membra. In realt, in
contrasto con tale condizione giuridicamente
protetta, il corpo svolge un ruolo di primo piano nella definizione delle relazioni sociali
romane. macchina di lavoro, strumento di
godimento, oggetto di dominio. Misura il
potere esercitato dagli uni nei confronti degli
altri. il bersaglio mobile su cui si accumula
il piacere e si scarica la violenza, spesso in
maniera congiunta e direttamente proporzionale. Tuttaltro che coincidente con la
persona, come vogliono i codici, esso
spesso il canale di transito da questa alla
cosa. Lapparente ineluttabilit di tale slittamento dalluna allaltra, precisamente nel
sistema giuridico che ne aveva teorizzato
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continente, non segna una differenza rilevante rispetto al funzionamento del dispositivo. Allo stesso modo in cui la persona, sia
giuridica che teologica, ingloba al suo interno una parte inferiore, cos il corpo politico
del re incorpora quello umano, conservando
la propria incommensurabile alterit. Anche
in questo caso, come nella persona, la
relazione tra le due componenti ha il carattere di ununione disgiuntiva. Esse, congiunte nellunit della corona, divergono al
momento della morte, quando uno dei due
corpi viene meno ed sostituito da un altro,
diverso dal primo. Ma, come appunto anima
e corpo allinterno di ogni uomo, essi possono collidere anche in vita, quando il re
venga meno ai suoi doveri e si faccia trascinare dai propri istinti. Allora un corpo pu essere contrapposto allaltro non solo da
parte del sovrano, ma anche delle forze che
gli si oppongano. Kantorowicz ricorda che,
durante la rivoluzione, il Parlamento chiam
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tragica, la scissione della persona regale prevalesse tanto sullunit da disperderne anche
il ricordo. Essa ormai attraversa, spaccandoli, sia il corpo naturale che quello politico
del re, con un effetto di contaminazione reciproca. Allorch il re si accorge di identificarsi non con Cristo, ma col suo traditore, la
misura colma. Un corpo ha tradito laltro,
Riccardo ha tradito Riccardo. Il volto disfatto
del re che gli appare allo specchio lemblema di un fallimento irrimediabile. Nella
finzione scenica il dispositivo della persona
va in mille pezzi insieme allo specchio che lo
riflette. I due corpi del re, definitivamente divisi, giacciono, luno accanto allaltro, nella
polvere con i simboli della regalit spezzati.
Al re non resta che prenderne atto: Con il
mio stesso potere la mia maest hanno colpito, | Nel nome del Re, hanno tolto la
corona. | Cos la polvere distrugge il
diamante 20.
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4. Uso e abuso.
Se nella concezione cristiana il dispositivo
della persona divide lessere vivente fra carne
e spirito, nella filosofia moderna esso penetra nella stessa coscienza individuale. A essere in gioco non pi la relazione con una
sfera trascendente, ma quella del soggetto
con se stesso con la parte di s che rischia
di sfuggire al suo controllo o addirittura di
essere dimenticata. per scongiurare tale
possibilit che il Saggio sullintelletto umano
di Locke collega lidentit personale al funzionamento della memoria. Essa la capacit, da parte dellio, di autoidentificarsi, assumendo la responsabilit dei propri atti. Da
qui il rilievo attribuito al nome proprio come
ci che aggrega, lungo uno stesso filo, i singoli momenti di cui fatta una vita. Chi pu
garantire che il vecchio di oggi sia il giovane
di un tempo o che lattuale folle sia lo stesso
che una volta era sano? Locke pone tali
domande su un terreno prettamente
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filosofico. Ma esse conservano pi di un rapporto sia con il versante teologico che con
quello giuridico della nozione di persona.
Quanto al primo, non senza significato che,
anche in rapporto al dibattito religioso del
tempo, egli si riferisca ai misteri della Resurrezione, in particolare alla possibilit che
lanima si ritrovi, dopo la morte, in un corpo
differente da quello che aveva prima. Il problema delle personalit multiple due persone incarnate in uno stesso corpo o due
corpi rappresentati dalla stessa persona
era comunemente sollevato nelle discussioni
teologiche sulla metempsicosi e la trasmigrazione delle anime.
Limplicazione della teoria lockeana con il
diritto ancora pi forte, anche se posta in
forma diversa che nel ius romano. Rispetto a
questo viene meno il rapporto biunivoco che
lega, pur nello scarto, la maschera giuridica
al volto delluomo su cui posta. Gi la trattatistica tardomedievale aveva elaborato la
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nozione di una persona ficta o repraesentata, riferendola a unentit non necessariamente umana. Locke scioglie ogni
residuo nesso con il corpo vivente, legando la
persona al principio di attribuzione: perch
ci si possa definire persona, bisogna poter
provare, a s e agli altri, di essere lautore
delle proprie azioni e dei propri pensieri.
Rispetto a tale esigenza, non pi in gioco n
il rapporto con un determinato corpo, n
quello con lanima. Ci che conta potere
rispondere degli atti che si sono commessi,
assumendosene piena responsabilit. Da
questo lato la persona si avvia ad assumere il
significato moderno che siamo abituati a
conferirle quello di un individuo consapevole delle conseguenze dei propri gesti.
Tuttavia tale passaggio, lungi dalleliminare lo sdoppiamento, finisce per intensificarlo. Perch il soggetto possa formulare un
giudizio su se stesso, deve sapersi separare
da s, assumendo la doppia parte
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questa maniera si ristabilisce quel meccanismo che abbiamo rinvenuto, sia pure in altri
termini, nella forma giuridica romana. Da un
lato persona la categoria che li comprende
entrambi, dallaltro il criterio in base al quale
uno dei due poli subordina laltro facendone
unentit assimilabile alla cosa. Per usare i
termini di Kant, mentre lhomo noumenon
a tutti gli effetti persona, quello phaenomenon lo solamente quando ubbidisce al
primo. Personalit la capacit del soggetto
di sottomettere a se stesso una sua parte divergente e insieme la disponibilit di
questultima a rientrare nel possesso della
prima.
Colpisce, nellautore che porta il pensiero
moderno al suo culmine critico, la riproposizione di un lessico giuridico di chiara impronta romanistica. vero che Kant riserva
la qualifica di persona solo alluomo libero,
sciogliendo la contraddizione della summa
divisio personarum. Ma poi riproduce, nei
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di convergenza. Si tratta del diritto personale reale. Se diritto reale quello relativo alle cose e diritto personale quello relativo alle persone, diritto personale reale consiste nel possedere un oggetto esterno come
una cosa e nellusarne come una persona 24.
Torna a riprodursi, nellautore meno
sospettabile di atteggiamento acritico, lo
scivolamento della persona verso la cosa.
Anche in questo caso il canale di transito tra
esse il corpo della persona assoggettata e
cos tradotta nella dimensione della res
posseduta. Ci vale non solo per i lavoratori
al servizio del padrone, ma, proprio come nel
diritto romano, anche per la moglie
anchessa appropriabile dal marito nel corpo
come oggetto di uso attraverso il possesso
dei suoi organi sessuali. Kant riconosce lincoerenza
di
tale
attribuzione
con
luguaglianza da lui stesso proclamata per
tutte le persone libere. Ma la risolve, anzich
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spinge tanto a fondo la propria critica da affermare che designare un individuo come
persona espressione di disprezzo 27. Ci
non toglie che a fondamento di qualsiasi tipo
di propriet Hegel ponga la capacit di
possedersi della persona. Lautoappropriazione lunico possesso talmente perfetto da diventare modello di ogni altra propriet. Ma che altro significa possedere integralmente la propria persona, se non considerarla come una cosa disponibile al
proprio volere? Ancora una volta si riproduce il meccanismo che pone le cose nella
disponibilit delle persone e le persone nel
regime delle cose.
5. Non-persone.
Il riferimento allautoappropriazione della
persona immette il discorso in unorbita a
noi pi vicina, che rimanda al dibattito sulla
bioetica, nella sua doppia declinazione,
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cattolica e liberale. Si gi detto come il filosofo cattolico Jacques Maritain vedesse nella
persona unentit definita dalla padronanza
sulla propria natura animale. Tale caratterizzazione rimanda da un lato alla prospettiva
cristiana e dallaltro, attraverso la mediazione tomista, alla definizione aristotelica
delluomo come animale razionale. Ma
una volta assunta tale formula che articola
allinterno del genere umano animalit e
razionalit le strade aperte restano due,
percorse di fatto dai fronti che si erano scontrati nellultimo conflitto mondiale: o si schiaccia la dimensione della ragione su quella,
meramente biologica, del corpo, come ha
fatto il nazismo; oppure si consegna la parte
animale al dominio di quella razionale, come
vuole il personalismo. Diversamente dal
nazismo che, cancellando il profilo della persona, affida la propriet del corpo allo Stato,
il personalismo liberale la assegna allindividuo che lo abita. Tale differenza di
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l di questa frontiera, resa mobile dal passaggio di et e dallo stato di salute, si apre la
lista delle persone in potenza, come gli infanti, delle semipersone, come gli anziani dipendenti, delle non-persone, come i malati
in stato terminale e delle antipersone, come i
folli. Egli ribadisce:
Il problema che
non
tutti
gli
esseri
nel
senso
importantis-
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lantico
cos-
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Capitolo secondo
Cose
1. Il niente della cosa.
La relazione tra la filosofia e la cosa
sempre stata problematica. Non solo nel
senso che la cosa, nella sua concretezza singolare, si sottrae al logos filosofico, ma anche
in quello, meno ovvio, che la filosofia tende
ad annientarla. La questione posta in tutta
la sua radicalit da Heidegger nella conferenza del 1950 dedicata appunto a La cosa.
Alla domanda che cos una cosa? 1, egli
comincia a rispondere in negativo, escludendo che essa possa coincidere con un
oggetto rappresentato o prodotto. La cosa in
quanto tale risulta irraggiungibile dal punto
di vista della sua oggettivazione. appunto
contro questa difficolt che battono tutti i
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Come mai? Perch la cosa, tradotta nel linguaggio dellente, finisce nellimbuto del niente? Da questa domanda prende le mosse
Platone. Se nella Repubblica egli si riferisce a
una cosa della quale non si pu con certezza
pensare che sia o non sia, n che sia
ambedue le cose, n che sia nessuna delle
due (479c), nel Sofista arriva a una conclusione ancora pi inquietante. Non solo impossibile negare che il niente sia, come cercava di fare Parmenide, ma bisogna convenire che lente a sua volta scavato dal niente. Come sostiene il personaggio dello
Straniero, il non-ente ci si manifestato
come un determinato genere che tra gli altri, disseminato in tutti gli enti []; evidente che il non-ente partecipa dellente
(260b-d). Dire ci che una qualunque cosa
sia nella sua individualit, qui e ora, implica
sottintendere tutto quello che essa non la
sua differenza da ogni altra. Gi cos, nellaffermare il questo qui nella sua unicit, il
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esporre la cosa allurto dissolvente del niente. Intendendo la cosa come ente, il logos
finisce per negarla.
Anche Aristotele, che pure cerca di superare il dualismo platonico fra la cosa e la sua
idea, resta coinvolto nello stesso dispositivo
di separazione e nullificazione. Partito dal
convincimento che impossibile che la
stessa cosa, ad un tempo, appartenga e non
appartenga a una medesima cosa, secondo lo
stesso rispetto (Met., IV, 3, 1005b), egli finisce per arrivare proprio a questa conclusione. Volendo ricomporre la frattura aperta
da Platone, immette leidos allinterno della
cosa, facendone il suo sostegno. In tal modo
il fondamento non posto pi in alto, nel
cielo delle idee, ma al di sotto della cosa
stessa. Esso il suo sostrato (hypokeimenon)
ci che resta stabile in ogni mutazione. Ma
cos la scissione, ricomposta nei confronti
dellesterno, penetra nella cosa stessa, divisa
tra una sostanza sottostante che non muta e
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La maniera per superare questa contraddizione quella di legare la cosa a un principio che presieda al suo movimento. quanto
Aristotele definisce motore immobile,
secolarizzando la figura del Demiurgo platonico. Ma tale svolta, allinterno della
metafisica greca, non fa che rendere ancora
pi palese leteronomia della cosa. Nel momento in cui la si fa dipendere da una causa
esterna che la pone in essere, la cosa gi
pensata come difettiva e manchevole. Si
tratta di un salto di paradigma che va anche
al di l del suo, pur rilevante, significato teologico, per investire il regime medesimo
della cosa. Pi che un dato, questa diviene il
prodotto di un artefice, prima divino e poi
umano, dal quale dipende la sua stessa
realizzazione. In questo modo tutte le cose
finiscono per precipitare nella dimensione
produttiva della techne. Anzich emerse
dallapertura della physis, secondo la concezione premetafisica, appaiono il risultato
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Come le persone sono divise al proprio interno dalla linea che le oppone alle cose, cos
queste tendono a perdere la loro consistenza,
situandosi in una dimensione formalizzata
che le priva di sostanza. Nel diritto romano il
termine res non designa le cose del mondo,
anche se resta in contatto con quelle. Esso
caratterizzato da uno statuto doppio che
trascorre da un significato intensamente materiale a uno puramente formale. Da un lato
res la cosa nella sua realt obiettiva, in
quanto tale nettamente differente dalla persona che ne fa uso. Dallaltro essa rimanda al
processo astratto che le assegna rilievo giuridico. ci che ci si contende giuridicamente
e la medesima contesa cosa e causa a un
tempo.
Se si perde di vista tale connotato, che fa
della cosa oggetto di procedura e procedura
essa stessa, non si accede alluniverso concettuale romano. Per identificarne il carattere
peculiare
bisogna
evitare
di
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differenziarlo dal moderno, invece soggettivo, non bisogna conferire al termine un significato sostanziale. vero che in esso a
dominare non sono le persone, ma le cose il
cui possesso conferisce personalit. In
questo senso le cose servono a fissare i rapporti fra le persone, suddividendole in diverse categorie, dai patres ai servi. Proprio
per questo, tuttavia perch servono a fissare i rapporti fra le persone, suddividendole
in differenti ruoli , in senso giuridico le cose
mantengono uno statuto funzionale che al
contempo le svuota di contenuto. Ci non
vuol dire che la res non si riferisca a una realt esterna al mondo della natura o ai prodotti delluomo. Anzi, in un orizzonte non
teoretico ma operativo come quello del diritto, ci accade regolarmente. La res romana non pura rappresentazione mentale,
un costrutto logico senza riscontri nella vita
reale. Essa occupa uno spazio e ha una
durata. Ma ci non le fornisce una valenza
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materiale. Della cosa, ci che interessa al diritto non la sostanza, ma la trama formale
in cui inserita e che contribuisce a creare.
In tal senso, nonostante la classica distinzione tra res corporales, che possono essere
toccate, e res incorporales, che non lo possono, le cose di cui si occupa il diritto appartengono tutte a questa seconda categoria.
proprio esso, occupandosene, a renderle tali.
Anche quelle che hanno un corpo, nel momento in cui entrano nella sfera del ius, si
separano virtualmente da esso. come se, in
questo universo spettrale che arriva a
spingere alcune persone nellorizzonte della
cosa, le cose fossero dissolte nella loro concretezza materiale ed esposte alla prova del
nulla.
Tale esito attiene al carattere autoreferenziale con cui il diritto si origina secondo una
modalit astratta destinata a comunicarsi
allordine giuridico moderno. Da questo
punto di vista si potrebbe dire che esso, forse
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stessa. Nulla pu pi garantire che tra significante e significato si dia una qualche corrispondenza. Nel nuovo regime di senso il
profilo della differenza subentra al volto
della somiglianza sfigurandolo. Perch possa
darsi rappresentazione, occorre una distanza
tra segno e significato. Per affermare la cosa,
il linguaggio deve staccarsi da essa e isolarsi
nel proprio universo autoreferenziale.
Ma se cos, ogni affermazione finisce per
avere una portata negativa. La lingua pu affermare la cosa solo negandone la presenza
viva. Quello che per Foucault laprirsi di
una fenditura pu ben essere inteso come
una vera opera di negazione. Pi che
allavvento di una nuova episteme, essa
riconducibile alla struttura delloperazione
linguistica. Nominare le cose, da parte del
linguaggio, non soltanto un atto neutrale,
ma ha il carattere di unintromissione violenta. Quasi che, per far proprie le cose,
ormai separate da essa, la lingua debba
99/237
100/237
costitutiva con le cose che designano, insomma, le parole sottraggono loro la realt
che pure intendono esprimere. Solo smarrendo la propria esistenza concreta, gli esseri
sono linguisticamente rappresentabili. Nel
momento stesso in cui viene nominata, la
cosa perde il suo contenuto, trasferendosi
nello spazio senza spessore del segno. In tal
modo il suo possesso, da parte del linguaggio, coincide con il suo annientamento.
Questo dispositivo nichilistico al centro
della filosofia di Hegel. Se nelle prime pagine
della Logica egli porta a consapevolezza il
rapporto fra ente e niente gi intravisto nel
Sofista di Platone, nella Fenomenologia lo
aveva ricondotto al potere dissolvente del
linguaggio. La singola cosa questo pezzo di
carta, questa scatola di latta, questo tizzone
ardente inattingibile da una lingua destinata a esprimersi secondo concetti universali. Egli scrive:
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la
cosa
essa si disintegrerebbe;
coloro
che
ne
iniz-
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che
quando
nulla
16
non
.
appare
c
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rapporto fra cose soltanto il rapporto sociale determinato fra gli uomini stessi 18.
Torna, in questa interpretazione classica, il
nesso chiasmatico fra persone e cose da cui
siamo partiti. La loro divisione si rivela non
soltanto una forma dimplicazione, ma un
vero scambio metafisico che traduce le une
nelle altre. Quelle che appaiono cose non
sono che lesito rovesciato di relazioni tra
persone. Il denaro, divenuto capitale, ne
costituisce espressione eminente puro
valore di scambio, esso viene considerato
come la cosa pi preziosa da possedere. Ma a
questo primo sortilegio, che attribuisce alle
cose lautonomia di figure dotate di vita propria, se ne aggiunge un altro, inverso e complementare, che rende le persone cose. Sono
note, e commentate da unampia letteratura,
le analisi marxiane della reificazione. Nel
mercato capitalistico una intera classe di
uomini diviene essa stessa un prodotto liberamente acquistabile e scambiabile sul
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111/237
112/237
questultima
fondata
sulla
prima,
nella riproduzione, in
cui la prima sottratta
alluomo, vacilla anche
la seconda, la virt di
testimonianza
cosa
22
della
Si pu dire che entrambi gli aspetti intravisti da Benjamin abbiano trovato riscontro
nel mondo contemporaneo. Da un lato, come
sottolineato dagli antropologi dellarte, gli
oggetti artistici sperimentano una soggettivit che li assimila, pi che a semplici cose, a
degli enti personali dotati di capacit di
azione propria 23. In questo senso gi Gnther Anders poteva parlare di una psicologia
delle cose 24. Anche la tecnica, in una forma
113/237
non diversa dallarte, pu conferire agli oggetti, soprattutto elettronici o telematici, una
sorta di vita di relazione. A differenza che
nellopera darte, tuttavia, questa pare
scaturire dal loro meccanismo interno, in
forma indipendente da chi lha attivato.
proprio questa autonomia, che sembra conferire alle cose il profilo delle persone, a
produrre un effetto di depersonalizzazione in
coloro che, non essendone pi soggetti, ne
divengono oggetti passivi. In questo senso
Simone Weil pu scrivere che poich il pensiero collettivo non pu esistere come pensiero, esso passa nelle cose (segni, macchine) Ne consegue questo paradosso: la
cosa pensa, e luomo ridotto allo stato di
cosa 25.
laltra prospettiva da cui possibile
guardare al problema. Come in uno specchio
rovesciato, il processo di personalizzazione
delle cose appare adesso lesito di una cosificazione delle persone. Allorigine di questa
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27
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delle azioni, gli opposti finiscono per sovrapporsi. La dialettica marxiana tra valore duso
e valore di scambio, come quella tra forze
produttive e rapporti di produzione, viene
neutralizzata in unindifferenza generale.
Perfino il denaro, fino a un certo momento
ancora vincolato al tallone aureo, entra
nellambito della pura speculazione finanziaria. Esso non rinvia ad altro che alla propria
circolazione illimitata. come se ogni cosa si
raddoppiasse in una copia talmente identica
alloriginale da fare tuttuno con esso. Nella
serie infinita in cui si moltiplicano, gli oggetti
diventano luno simulacro dellaltro e, perci,
anche di se stesso.
Tuttavia il raddoppiamento della cosa nel
suo simulacro mostra un carattere di per s
ambivalente. insieme indice di intensificazione e di svuotamento. Svuotata di efficacia simbolica, essa si ripiega su se stessa,
duplicandosi. Se il realismo si riferisce
ancora a un referente oggettivo, mentre il
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sono
soltanto
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spazio simbolico a favore di un rapporto immediato con lAltro. Tentando, invano, di impadronirci della Cosa, ne veniamo catturati
in una forma che insieme ci terrorizza e ci
disgusta 38.
iek richiama la scena conclusiva del film
Matrix, in cui il protagonista, rientrato nello
scenario devastato dalla guerra planetaria,
accolto dal capo della resistenza Morpheus
con un ironico benvenuto nel deserto del
reale 39. Spogliato del suo significato ulteriore, schiacciato sulla propria immanenza, il
reale ci mostra il suo volto mortifero. Esso
sta sempre un passo oltre quanto siamo in
grado di sopportare come accade per il
film, insostenibile, di Pasolini Sal. Tra ci
che solo reale vale a dire socialmente mediato e il Reale, inteso nel suo aspetto eccessivo, passa la stessa distanza che separa
un semplice tatuaggio dalle ferite che si
autoinfliggono i cutters. O anche i cosiddetti
snuff pornografici in cui gli attori vengono
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sirrigidisce nel reale, il reale sembra divenire esso stesso virtuale. Non per nulla c
chi ha visto nellattentato alle Due Torri un
culmine dellarte contemporanea. Un evento
spettacolare che sorpassa insieme realt e
apparenza nella loro indiscernibile indistinzione. Probabilmente la nostra incapacit
di sostenere lincontro diretto con la Cosa a
tramutarla in incubo una miscela orribile
di sogno e realt. Ci che si definisce ritorno
del reale nasconde, al suo interno, questo
vortice annientante. La cosa ci viene sottratta dallo stesso movimento che ce
lapprossima.
Capitolo terzo
Corpi
1. Lo statuto del corpo.
Pu apparire singolare che il corpo umano
sia stato a lungo escluso dallorizzonte del diritto. Da sempre conteso fra poteri diversi
lo Stato, la Chiesa, lindividuo che ne rivendicano la propriet, esso non ha mai goduto
di una adeguata definizione giuridica. Inserito, allalba della modernit, nella Magna
Cartha attraverso la formula dellhabeas corpus, il corpo scompare dalle codificazioni
civili europee, costruite intorno alla trama
astratta di soggetti disincarnati. Evocato solo
relativamente ai momenti estremi della nascita e della morte, esso, considerato un dato
naturale, non sembrato richiedere una specifica attenzione giuridica. Tale esclusione,
129/237
non
pu
disporre di se stesso,
poich non una cosa:
egli non una propriet
130/237
di se stesso, poich ci
sarebbe
contraddit-
131/237
132/237
133/237
giuridica. Ritenere, daltra parte, che un organo corporeo staccato dal corpo, o anche il
corpo intero dopo la morte, cambi natura,
passando dallorizzonte della persona a
quello della cosa, rimane poco convincente.
Se un corpo, o una sua parte, mai stato persona, continuer a esserlo in ogni condizione; se, invece, a un certo momento diventato cosa, vuol dire che lo era fin dallinizio 5.
Da qualsiasi parte si consideri la questione, non si esce da una serie di antinomie
che sembrano minarne qualsiasi risoluzione.
Che il corpo possa essere ridotto a cosa
contrario alla nostra sensibilit. Ma che sia
sempre equivalente alla persona contrasta
con la logica. Lirresolubilit del problema
nasce evidentemente da un lessico giuridico,
ancora fondato sullantica divisione tra persone e cose, che non regge pi di fronte alle
straordinarie trasformazioni in atto. Il corpo
umano, nella sua sporgenza rispetto a
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nonostante la loro differenza, tutte le cose divine condividono con quelle pubbliche la caratteristica di non essere appropriabili da
parte di privati. Al punto che in et repubblicana, ma anche in quella imperiale, cose
sacre e cose pubbliche si situano in unorbita
giuridicamente omogenea e sono sottoposte
al medesimo regime amministrativo, fiscale
e penale, nel senso che sono protette dalle
stesse interdizioni. E ci non perch quello
che era pubblico venisse considerato sacro,
ma perch il sacro, non potendo essere
privato, era percepito come pubblico.
Qualcosa del genere pu esser detto per il
corpo umano, in un certo senso assimilabile
proprio alla dimensione delle res sacrae 7.
Non coincidente con la maschera della persona, ma irriducibile anche allappropriabilit della cosa, esso riportabile a quel genere
terzo costituito dalla res sacra. Non appartenente allo Stato n alla Chiesa, ma
neanche, esclusivamente, alla persona che lo
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139/237
Ecco
un
passante
lunghe
braccia,
Se
umana
la
in
persona
lui
cor-
rispondesse a quanto
per me sacro, potrei
facilmente cavargli gli
occhi. Una volta cieco,
sar
umana
una
persona
esattamente
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141/237
Discorso sul metodo, questo io, ovvero lanima per la quale io sono quel che sono, interamente distinta dal corpo, ed anzi pi
facile a conoscere di esso, ed anche se questo
non esistesse affatto essa non cesserebbe di
essere tutto ci che 10. Che lipotesi
dellinesistenza del corpo sia qui data per assurda non attenua la relazione negativa che
essa istituisce fra le due sostanze. La res cogitans si rapporta alla res extensa nel modo
di una insuperabile divisione. Non soltanto
la mente non coincide con il corpo, ma, per
riconoscersi nel proprio principio essenziale,
deve autonomizzarsi da esso. Nel momento
decisivo in cui il sapere sinterroga sulla propria legittimit, lintera esistenza sembra
contrarsi nella puntualit di una coscienza
incorporea. La matematica ne costituisce
lespressione privilegiata, perch mai come
in essa le cose si disincarnano in un profilo
ideale che ne assottiglia la realt fino a vanificarla. Il sapere matematico, vera scienza
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144/237
Corpo,
nessuno
lha
ancora determinato []
e questo dimostra a sufficienza che lo stesso
Corpo, in base alle sole
leggi della sua natura,
pu molte cose di cui la
stessa Mente si meraviglia 14.
145/237
146/237
pi
utile
formino
quasi
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storia dellEuropa attraverso il filo conduttore del corpo 22. Ci riguarda innanzitutto
il piano del sapere, volto a controllare, disciplinandoli, gli istinti corporei. Ma anche
quello del potere, sempre pi inscritto in dinamiche biopolitiche. Quando osserva che
la grande politica afferma la fisiologia
sopra tutti gli altri problemi 23, Nietzsche si
riferisce alla centralit assoluta assunta dal
corpo degli individui e delle popolazioni in
un mondo non pi interpretabile attraverso
le categorie moderne dello Stato sovrano e
dei diritti individuali. Non c politica che dei
corpi, sui corpi, nei corpi non in opposizione allo spirito, ma in un intreccio che lo
integra nel bios come integrale forma di vita.
La formula, fin troppo nota, della volont
di potenza non si riferisce solo al carattere
vitale della politica, ma anche a quello,
politico, della vita. Il corpo il terreno in cui
le forze degli uomini si scontrano in una lotta
senza tregua, la cui posta la definizione
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mio
ventava
cuore
il
dimio
straniero: giustamente
straniero
perch
si
160/237
infatti
prima
al
pensiero.
contempor-
161/237
162/237
163/237
44
164/237
165/237
che
distinguono
nettamente [] i diritti
reali dai diritti personali, le persone dalle
166/237
cose.
Questa
arazione
sepfonda-
mentale:
essa
di
ali-
167/237
168/237
169/237
170/237
tratta,
in
fondo,
proprio di mescolanze.
Le anime si confondono
con le cose; le cose si
confondono
con
le
anime.
vite
si
Le
cose,
confuse
in-
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172/237
173/237
di cogliere e utilizzare quanto noi stessi abbiamo elaborato e raccolto in una forma, insieme oggettiva e soggettiva, che continua a
vivere dentro la cosa quanto dentro di noi.
Questa consapevolezza non ha nulla a che
vedere con una sorta di antiumanesimo di
maniera, generalmente basato sullignoranza
del significato dirompente della grande tradizione umanistica italiana. Lidea che luomo
non abbia nessuna essenza precostituita, se
non quella che egli stesso si fabbrica, modificando di continuo la propria natura, al
centro della celebre orazione de hominis dignitate di Pico della Mirandola.
Naturalmente il ponte mobile che ci collega agli oggetti tecnici il nostro stesso
corpo. Non solo la mente, da cui essi traggono le loro caratteristiche funzionali e simboliche, ma anche i segni corporei che sono
depositati in essi nellatto della loro invenzione. Il passaggio di mano in mano, da
parte di chi li ha adoperati, crea un flusso
174/237
175/237
comunit
Lumanesimo
[].
tradiz-
176/237
177/237
178/237
(usata
nelle
179/237
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181/237
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183/237
184/237
185/237
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tanatopolitica, non significa che coincida necessariamente con essa. A una politica sulla
vita reagisce sempre una politica della vita. Il
corpo umano al centro di questo contrasto.
Se esso oggetto di controllo e di sfruttamento, anche soggetto di rivolta, dal momento che ogni potere produce resistenza:
Contro questo potere ancora nuovo nel XIX
secolo, le forze che resistono si sono appoggiate proprio su quello chesso investe cio
sulla vita e sulluomo in quanto essere
vivente, cosicch la vita come oggetto
politico stata in un certo qual modo presa
alla lettera e capovolta contro il sistema che
cominciava a controllarla 70. Se il corpo ha
sempre costituito il terreno di transito dalla
persona alla cosa, anche il punto di contrasto che si oppone a esso. Non nel senso di
un ritorno dalla cosa alla persona, ma di un
rifiuto dellordine dicotomico che da sempre
organizza la relazione tra di esse.
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188/237
71
189/237
190/237
191/237
5
6
193/237
R. von Jhering, Geist des rmischen Rechts: auf den verschiedenen Stufen seiner Entwicklung (1852-65), Scientia Verlag, Aalen 1993.
caput,
persona.
La
costruzione
giuridica
S. Weil, La persona e il sacro, in Oltre la politica. Antologia del pensiero impolitico, a cura di R. Esposito,
Bruno Mondadori, Milano 1996, p. 76 (ed. or. La personne et le sacr, in Ead., crits de Londres et dernires
lettres, Gallimard, Paris 1957).
12
194/237
13
14
Cfr. R. Esposito, Due. La macchina della teologia politica e il posto del pensiero, Einaudi, Torino 2013.
16
18
19
20
195/237
21
22
Ibid., p. 458.
Ibid., p. 460.
G. W. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, Laterza,
Roma-Bari 1965, p. 49 (ed. or. Grundlinien der Philosophie des Rechts, Meiner, Hamburg 1955).
196/237
27
1992, p. 23 (ed. or. Two Treatises of Government, Cambridge University Press, Cambridge 1970).
30
(ed. or. On Liberty, in The Collected Works of John Stuart Mill, University of Toronto Press - Routledge and
Kegan Paul, Toronto-London 1963-91).
31
32
Milano 1991, p. 233 (ed. or. The Foundations of Bioethics, Oxford University Press, New York 1986).
33
Ibid., p. 232.
197/237
34
2
3
Ibid., p. 26.
Su questo, e in genere sul rapporto fra ontologia e nichilismo, si veda lacuto saggio di N. Russo, La cosa e lente.
Verso lipotesi ontologica, Cronopio, Napoli 2012.
198/237
F. de Saussure, crits de linguistique gnrale, Gallimard, Paris 2002, p. 71 (ed. it. Scritti inediti di linguistica generale, a cura di T. De Mauro, Laterza, Roma-Bari
2005).
10
azione.
Per
unantropologia
linguistica,
Bollati
199/237
12
13
M. Blanchot, La follia del giorno. La letteratura e il diritto alla morte, supplemento di In forma di parole, V,
Elitropia, Reggio Emilia 1982, p. 93 (ed. or. La littrature et le droit la mort, in Id., La part du feu, Gallimard, Paris 1949).
14
15
16
17
Ibid., p. 94.
Ibid., p. 100.
K. Marx, Il capitale. Critica delleconomia politica, Ed-
200/237
18
19
20
21
Ibid., p. 104.
Ibid., p. 109.
Ibid., p. 648.
Ibid., vol. III, p. 998.
22
201/237
26
logna 1980.
31
J. Baudrillard, La trasparenza del male, SugarCo, Milano 1991, p. 12 (ed. or. La transparence du mal, Galile,
Paris 1990). Di Baudrillard si veda, ancor prima, Il sistema degli oggetti, Bompiani, Milano 1972 (ed. or. Le
systme des objets, Gallimard, Paris 1968).
32
202/237
33
Ibid.
Ibid., p. 64.
Id., Scritti, Einaudi, Torino 1974, t. II, p. 857 (ed. or.
2004, pp. 3-51, e, pi in generale, la sua densa monografia su Lacan, Jacques Lacan. Desiderio, godimento,
soggettivazione, vol. I, R. Cortina, Milano 2012. Sulla
differenza tra la realt e il Reale, si veda, sempre di Recalcati, Il sonno della realt e il trauma del reale, in M.
De Caro e M. Ferraris (a cura di), Bentornata realt,
Einaudi, Torino 2012, pp. 191-206.
203/237
39
Cfr. S. Rodot, La vita e le regole. Tra diritto e non diritto, Feltrinelli, Milano 2006, pp. 73 sgg.
Unutile ridefinizione della questione in G. Cricenti, I diritti sul corpo, Jovene, Napoli 2008.
204/237
8
9
10
12
B. Spinoza, Etica, in Id., Etica e Trattato teologicopolitico, Utet, Torino 1972, p. 142 (ed. or. Ethica ordine
geometrico demonstrata, in Spinoza Opera, Winters,
Heidelberg 1923-26, vol. II).
13
14
15
Ibid., p. 338.
Ibid., p. 192.
Ibid., p. 300.
205/237
16
17
Ibid., p. 282.
Sul rapporto, attraverso la semantica del corpo, tra
Ibid., p. 925.
F. Nietzsche, La gaia scienza, in Id., Opere, Adelphi,
Milano 1965, vol. V/2, pp. 15-16 (ed. or. Die frhliche
Wissenschaft, 1882).
21
22
242.
23
408.
24
206/237
25
207/237
31
32
cit., p. 143.
33
34
Ibid., p. 141.
Id., Il visibile e linvisibile, Bompiani, Milano 1993, p.
Ibid., p. 143.
H. Plessner, Il riso e il pianto. Una ricerca sui limiti del
266.
38
208/237
40
713 sgg. (ed. or. Ficciones [1935-44], in Id., Obras Completas cit.). Per Locke si veda An Essay Concerning Human Understanding cit., pp. 409-19.
41
2009, p. 48.
209/237
44
si veda soprattutto E. Lisciani Petrini, Fuori della persona. Limpersonale in Merleau-Ponty, Bergson e
Deleuze, in Filosofia politica, n. 3 (2007), pp.
393-409; pi in generale, sul ruolo del corpo nella filosofia novecentesca, Ead., Risonanze. Ascolto, corpo,
mondo, Mimesis, Milano 2007.
46
210/237
49
50
51
Ibid.
Ibid., p. 247.
Ibid., p. 255.
52
53
Ibid., p. 170.
La questione esaminata criticamente da M. Sahlins,
211/237
58
59
mondo di cose. Per un rapporto postumano con la materialit, in aut aut, n. 361 (2014), pp. 10-33.
61
212/237
182.
65
66
Ibid., p. 184.
J.-J. Rousseau, Del contratto sociale, in Id., Opere,
213/237
69
Ibid., p. 128.
Questo passaggio di paradigma analizzato con efficacia
Il libro
Fin
dalle
origini,
la
nostra
civilt si
basata
su
inequi-
vocabile tra
persone
cose,
fondata sul
dominio
strumentale
delle prime
sulle
seconde.
Questa
215/237
opposizione
di
principio
nasce con il
diritto
ro-
mano
percorre
per
intero
la modernit, fino ad
approdare
allattualit
del mercato
globale,
producendo
contraddizioni
cres-
centi.
Sebbene la
distinzione
continui ad
216/237
apparirci
chiara e necessaria,
nella prassi
giuridica,
economica
e
tecnica
assistiamo
continuamente a un
ribaltamento
di
fronte:
al-
cune
cat-
egorie
di
persone
vengono
assimilate
alle
cose,
217/237
acquistano
un
profilo
personale.
Per risolvere questa
antinomia,
Roberto
Esposito
con il consueto rigore
argomentativo ci
propone
una
via
duscita,
grazie a un
nuovo
punto
di
vista
costituito
dal
corpo.
N persona
218/237
n cosa, il
corpo
umano diventa lelemento dirimente
nel
ripensamento
dei concetti
e dei valori
che
gov-
ernano
il
nostro
lessico filosofico, giuridico
politico.
Lautore
Roberto
Esposito
insegna
Filosofia
teoretica
presso
la
Scuola Normale
Su-
periore. Per
Einaudi ha
curato
la
raccolta di
saggi di Leo
Strauss
Gerusalemme
ed
Atene
(1998) e
ha
scritto
220/237
Communitas.
Origine
destino
della
comunit
(1998
2006), Immunitas.
Protezione
e negazione
della
vita
(2002),
Bios.
Bi-
opolitica e
filosofia
(2004),
Terza persona. Politica
della
vita e filosofia
221/237
dellimpersonale
(2007),
Pensiero
vivente.
Origine
attualit
della
filo-
pen-
siero
(2013),
tutti
tradotti
diverse
lingue.
in
Communitas
Immunitas
Bos
Terza persona
Pensiero vivente
Due
224/237
225/237
226/237
227/237
228/237
229/237
230/237
231/237
232/237
233/237
234/237
Indice
Le persone e le cose
Introduzione
Le persone e le cose
I. Persone
1. Possesso
2. La grande divisione
3. Due in uno
4. Uso e abuso
5. Non-persone
II. Cose
2. Res
3. Le parole e le cose
4. Il valore delle cose
5. Das Ding
III. Corpi
2. Potenza del corpo
236/237
3. Esistere il corpo
4. Lanima delle cose
5. Corpi politici
Il libro
Lautore
Dello stesso autore
Copyright