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N 91 Giugno 2015
Le Nostre Sentenze 9
Cassazione 12
Diritto Civile,
Commerciale,
Assicurativo
Assicurazioni, Locazioni,
Responsabilit 14
Il Punto su 17
R. Stampa 19
Eventi 20
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Comitato di Redazione: Francesco Autelitano, Stefano Beretta, Antonio Cazzella, Teresa Cofano, Luca
DArco, Diego Meucci, Jacopo Moretti, Damiana Lesce, Luca Peron, Claudio Ponari, Vittorio Provera,
Tommaso Targa, Marina Tona, Stefano Trifir e Giovanna Vaglio Bianco
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primo provvedimento definitivo (d.lgs. 15 giugno 2015 n. 80) interviene, prevalentemente, sul testo unico a
tutela della maternit del 2001. Intervento sul quale si rimanda allapprofondimento dellAvv. Anna Maria
Corna contenuto nel presente numero della newsletter.
Vi
, poi, un secondo decreto definitivo (d.lgs. 15 giugno 2015 n. 81) che si occupa del riordino delle
tipologie contrattuali ma anche (e direi, soprattutto, vista la portata innovativa delle norme introdotte)
della riforma della disciplina delle mansioni.
La prima novit contenuta nel nuovo art. 2103 cod. civ. rappresentata dal fatto che il lavoratore potr essere
assegnato a (qualunque) mansione riconducibile allo stesso livello di inquadramento delle ultime
effettivamente svolte. Viene, quindi, eliminato il riferimento al concetto di equivalenza sostanziale delle nuove
mansioni. La portata della novella legislativa rilevante, se si tiene presente che una buona parte del
contenzioso pregresso in materia di demansionamento verteva non tanto sulla adibizione a mansioni
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corrispondenti ad un inquadramento inferiore, quanto sul fatto che le nuove mansioni - sebbene
rientranti nello stesso inquadramento - comportassero un preteso depauperamento del bagaglio di
competenze professionali acquisito dal lavoratore nella sua storia pregressa. Con lentrata in vigore della
riforma, tali azioni non potranno pi trovare ingresso nelle aule di giustizia.
In presenza di processi di riorganizzazione aziendale, limpresa potr modificare unilateralmente le
mansioni di un lavoratore, anche adibendolo a mansioni corrispondenti al livello contrattuale inferiore,
purch rientranti nella stessa categoria legale (dirigente, impiegato, operaio, quadro), senza per poter
modificare il suo trattamento economico (salvo trattamenti accessori legati alla specifica modalit di
svolgimento del lavoro). Viene altres prevista la possibilit di accordi individuali, da sottoscrivere in sede
protetta, tra datore di lavoro e lavoratore che possano incidere in diminuzione anche sulla retribuzione,
purch siano finalizzati alla conservazione delloccupazione, allacquisizione di una diversa professionalit
o al miglioramento delle condizioni di vita.
Quanto al riordino in materia di contratti c.d. atipici, c da registrare una sostanziale spinta verso il
contratto a tempo indeterminato (nella forma a tutele crescenti) rispetto alle altre tipologie contrattuali.
La revisione delle sanzioni in caso di licenziamento illegittimo, in uno con gli incentivi previsti dalla Legge
di Stabilit (che ha previsto un importante esonero contributivo, per tre anni, in caso di nuove assunzioni
a tempo indeterminato), ha sicuramente incentivato le aziende ad assumere a tempo indeterminato o a
trasformare rapporti in precedenza a termine.
Nello stesso senso si muove anche lintervento sui contratti a progetto. A partire dal 1 gennaio 2016, ai
rapporti di collaborazione personali che si concretizzino in prestazioni di lavoro continuative ed eteroorganizzate saranno applicate le norme del lavoro subordinato.
Il d.lgs. 15 giugno 2015 n. 81 prevede, inoltre, un meccanismo di stabilizzazione dei collaboratori e dei
lavoratori autonomi che abbiano prestato attivit lavorativa a favore dellimpresa, con sanatoria del
pregresso (anche sotto il profilo fiscale e contributivo), qualora la stabilizzazione avvenga ad esito di un
accordo con il collaboratore.
Il decreto contiene anche ulteriori novit sulle altre forme contrattuali atipiche, seppure marginali, in
materia di part time, lavoro accessorio, contratti a termine e di somministrazione.
Sempre l11 giugno, sono stati approvati quattro schemi di decreto (non ancora quindi decreti
definitivi) in materia di:
razionalizzazione
riordino
riordino
razionalizzazione
Soffermandoci sulla riforma degli ammortizzatori sociali, in estrema sintesi, gli interventi principali sono:
la
lintroduzione
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Vedremo se lo schema di decreto rimarr invariato, nella parte relativa ai controlli a distanza, dopo i rilievi
da ultimo espressi dal Garante della Privacy.
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Tale decreto, pur in assenza di interventi eclatanti, ha, comunque, introdotto ulteriori tutele, che agevolano la
cura dei figli per i genitori che lavorano.
Il decreto legislativo ha, peraltro, solo parzialmente attuato la delega della L. 183/2014, per cui vi da
confidare che possano seguire altre norme, che meglio consentano la conciliazione dei tempi di vita e lavoro.
L'intervento sicuramente pi importante attiene alla possibilit di fruire il periodo di congedo parentale di 6
mesi (la c.d. facoltativa), dopo lastensione obbligatoria, anche con modalit oraria.
Nellart. 32 del D. Leg. 151/2001 , infatti, stato introdotto un comma (1ter) che prevede, salva diversa
regolamentazione della contrattazione collettiva, anche aziendale, la possibilit, per ciascun genitore, di
scegliere tra la fruizione giornaliera e quella oraria. In questultimo caso, la fruizione consentita in misura non
inferiore al 50% di quella in essere prima del congedo, ed esclusa la cumulabilit con permessi o riposi pure
previsti dal TU (per es. i riposi giornalieri di 2 ore entro lanno di vita del bambino). In altre parole, di fatto,
stato introdotto il part time post partum, da tempo richiesto come strumento per rendere pi agevole la cura
del figlio appena nato. In questo modo, infatti, i 6 mesi possono diventare 12, ma ad orario ridotto.
, poi, stato ovviamente previsto un obbligo di preavviso al datore di lavoro, salvo casi di oggettiva
impossibilit, e, comunque, molto breve, di 5 gg. se su base giornaliera e di 2 gg. se su base oraria, salvo
sempre diversa regolamentazione della contrattazione collettiva.
Altra facolt utile, anche se magari di pi ridotto utilizzo, concerne la sospensione del congedo in caso di
ricovero del neonato in struttura pubblica o privata. In questo caso, se la madre non pu accudire il figlio, pu
lavorare e mantenere integro il periodo di congedo c.d. obbligatorio.
Sono, poi, stati ampliati i tempi entro cui fruire dei congedi:
il periodo facoltativo di 6 mesi (art. 32 TU) entro i 12 (invece che 8) anni del bambino;
il
congedo straordinario di 3 anni (comprensivi del periodo di c.d. facoltativa e con indennit INPS) per i
genitori di minori con handicap grave (art. 33 TU) entro i 12 (invece che 8) anni del bambino.
Inoltre, il trattamento economico del periodo facoltativo viene riconosciuto fino a 6 (invece che 3) anni del
bambino, ovvero 8 anni per il figlio con handicap.
Tutti questi diritti sono, poi, stati estesi anche nel caso di adozione o affidamento (art. 36 TU), mentre il divieto
di lavoro notturno stato portato fino a 3 (invece che 1) anni del bambino (art. 53 TU) e con riferimento a tutte
le donne lavoratrici.
Per le lavoratrici autonome, iscritte alla gestione separata INPS (L. n. 335/1995, art. 2, co. 26), sono, invece,
state estese le tutele, prevedendo il diritto a 5 mesi di astensione nel caso di adozione nazionale o
internazionale.
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Il nuovo decreto ha, poi, parificato la posizione del padre alla madre, estendendogli tutte le tutele, in
caso di morte o grave infermit di questa, ovvero nel caso di abbandono del minore.
Questo poi per ogni tipo di attivit, anche autonoma e libero professionale, sia della madre, che del
padre, semplificando anche alcuni adempimenti, con lautocertificazione.
Da tempo , invece, prevista la possibilit per i genitori di fruire alternativamente del congedo parentale,
che, se utilizzato dal padre per almeno 3 mesi, diventa di 7 mesi, invece che 6.
Vi sono, poi, alcune disposizioni particolari in tema di telelavoro e per le donne che sono state soggette
a violenze di genere.
, infatti, stato previsto che, ove il telelavoro sia concesso al lavoratore per ragioni di cure parentali, in
base a previsioni di accordi collettivi, questi non si computa ad alcun fine di legge o di contratto.
Il che pu favorire il telelavoro nelle piccole aziende, che magari altrimenti non lo concederebbero.
Infine, nei casi di percorsi di protezione relativi alla violenza di genere, la dipendente e la collaboratrice
autonoma ha diritto di astenersi dal lavoro per 3 mesi, con il decorso della normale retribuzione.
Il diritto esercitabile - su base oraria o giornaliera - nellarco di 3 anni e la dipendente ha diritto alla
trasformazione del rapporto da tempo pieno a parziale, verticale o orizzontale, nonch a tornare a tempo
pieno, su sua richiesta.
Come accennato, il nuovo decreto legislativo non ha integralmente attuato la delega della L. 183/2014,
anche per aspetti, quali la cessione di giorni di ferie o riposo (fermi quelle minimi ex lege) tra i dipendenti
di un medesimo datore di lavoro, in favore di un genitore con figlio che necessita di particolari cure, che
non comporta alcun onere aggiuntivo per la finanza pubblica.
Questa possibilit , peraltro, stata prevista nello schema di decreto, recentemente approvato anche
dalle Commissioni parlamentari, sulla semplificazione amministrativa, altre disposizioni sul rapporto di
lavoro e pari opportunit.
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LE NOSTRE SENTENZE
LA SENTENZA DEL MESE
INDAGATO PER SPACCIO: SOSPESO DAL SERVIZIO E DALLA RETRIBUZIONE
(Tribunale di Napoli, 27 maggio 2015, n. 11218, ord.)
Il Tribunale di Napoli si occupato di una disposizione particolare del contratto collettivo del Terziario,
della Distribuzione e dei Servizi, che attribuisce al datore di lavoro la facolt di sospendere dal servizio e
dalla retribuzione il dipendente, sottoposto a procedimento penale per reato doloso, nel caso in cui
questi, dopo essere stato arrestato, abbia riacquistato la libert per mancata applicazione di misure
cautelari.
Questo il caso. Un lavoratore, arrestato con laccusa di detenzione di droga a fini di spaccio, era stato
rimesso in libert dal Giudice delle indagini preliminari, che, pur convalidando larresto, non aveva
ritenuto di applicargli la misura della custodia cautelare in carcere, perch era incensurato. La societ
datrice, venuta a conoscenza di tali fatti, aveva subito sospeso il lavoratore dal servizio e dalla
retribuzione in base allart. 215 del CCNL menzionato, secondo cui, in caso di procedimento penale per
reato non colposo, ove il lavoratore abbia ottenuto la libert provvisoria, il datore di lavoro ha facolt di
sospenderlo dal servizio e dallo stipendio () fino al giudicato definitivo. Aveva, poi, mantenuto la
sospensione anche in esito al giudizio penale di primo grado, conclusosi con sentenza di condanna
dellimputato, ma con sospensione condizionale della pena.
Il dipendente, ricorrendo in via durgenza al Tribunale, aveva contestato la sospensione, sostenendo che
la disposizione contrattuale non era a lui applicabile, in quanto non era mai stato privato della libert
personale, perch non era stato sottoposto a misure restrittive della libert personale (custodia cautelare)
e, quindi, non poteva dirsi che avesse ottenuto la libert provvisoria. Inoltre, sosteneva di essere, in
realt, in stato di libert definitiva poich, a suo dire, la sentenza penale non avrebbe potuto essere
riformata in senso per lui peggiorativo, ovvero non avrebbe potuto essere revocata la sospensione
condizionale della pena, potendo, perci, egli rendere la prestazione lavorativa.
La societ, differentemente, aveva evidenziato che la libert provvisoria di cui tratta il contratto
collettivo doveva essere riferita a tutti i casi in cui un soggetto, privato della libert personale, lavesse poi
provvisoriamente riacquistata, in attesa della sentenza definitiva. E in tale situazione si trovava il
lavoratore ricorrente, il quale, arrestato, incarcerato e perci privato della libert personale, era tornato
libero dopo la convalida dellarresto, perch il giudice penale non aveva ritenuto sussistenti le esigenze
cautelari.
Tale interpretazione stata accolta dallordinanza in esame, perch ritenuta conforme alla lettera e alla
logica della norma, il cui fine consentire al datore di sospendere il rapporto di lavoro del proprio
dipendente rimesso in libert, ma ancora indagato e/o non definitivamente prosciolto e, come tale,
esposto al rischio di restrizione del provvisorio stato di libert: stato di libert che deve, pertanto, ritenersi
provvisorio fino a quando la decisione non passi in giudicato. In definitiva, in caso di reati di particolare
gravit, si voluto permettere al datore di lavoro di congelare il rapporto fintanto che sussista uno stato
di incertezza sulla colpevolezza del lavoratore, che mantiene il posto di lavoro, ma viene tenuto fuori
dallorganizzazione aziendale, perch, per quei fatti, potrebbe anche essere licenziato. A fronte di ci,
irrilevante la possibilit del dipendente di rendere la prestazione lavorativa, perch non detenuto in
carcere o perch, di fatto, il suo stato di libert potrebbe essere divenuto definitivo, per impossibilit di
modificare la sospensione condizionale della pena.
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La decisione di interesse perch disposizioni analoghe a quella esaminata sono previste in altri
contratti collettivi (ad. es. quello delle aziende creditizie). Peraltro, questultima si contraddistingue per il
particolare rigore (non solo sospensione dal servizio, ma anche dalla retribuzione), tipico della
contrattazione del settore della pubblica amministrazione (cos, ad es., il contratto collettivo dei dirigenti
medici).
Causa seguita da Marina Olgiati e Francesco Torniamenti
ALTRE SENTENZE
LEGITTIMO IL LICENZIAMENTO DEL DIPENDENTE CHE SOTTOSCRIVE ASSEGNI IN BIANCO.
LA CONFESSIONE DAVANTI AGLI AUDITORS UTILIZZABILE PER PROVARE LADDEBITO.
(Tribunale di Milano, 26 marzo 2015)
Integra la giusta causa di licenziamento il comportamento del lavoratore che, avendo ricevuto una
procura per effettuare pagamenti fino a un determinato importo, sottoscriva assegni bancari in bianco
e li consegni alla persona delegata alla presentazione e allincasso dei medesimi, disinteressandosi poi
dellutilizzo dei fondi. La contestazione, inoltre, tempestiva, seppure comunicata a distanza di alcuni
anni rispetto alle date di emissione degli assegni, in quanto la societ ha avuto conoscenza dei fatti solo
a distanza di tempo, in occasione delle verifiche che hanno consentito di accertare le irregolarit, in
precedenza non facilmente individuabili. Le dichiarazioni rese dal dipendente nel corso dellaudit
disposto dal datore di lavoro sono pienamente utilizzabili ai fini disciplinari, senza che ne consegua una
violazione dellart. 7 della Legge n. 300/1970. Sulla base di tali principi, il Tribunale di Milano ha respinto
il ricorso di un dipendente che aveva impugnato il licenziamento sostenendone lillegittimit sotto
molteplici motivi sia formali che sostanziali, accogliendo integralmente le difese della Societ.
Il Tribunale, in proposito, ha ritenuto inescusabile il comportamento contestato al lavoratore affermando,
tra laltro, che anche laffidamento riposto nei colleghi di lavoro a cui gli assegni erano stati consegnati
in bianco - e che, poi, li avevano utilizzati in modo fraudolento - non poteva giustificare la violazione dei
doveri di diligenza derivanti dalla procura che era stata conferita al dipendente, oltre che dalla normativa
in tema di compilazione degli assegni bancari.
Causa seguita da Giacinto Favalli e Angelo Di Gioia
ILLEGITTIMO IL LICENZIAMENTO DEL DIRIGENTE IN ASSENZA DI SPECIFICAZIONE DEI
MOTIVI CHE LO SORREGGONO
(Tribunale di Milano, 28 aprile 2015)
Un lavoratore subordinato con qualifica dirigenziale, distaccato presso una delle societ del Gruppo di
cui faceva parte la propria datrice di lavoro, veniva licenziato per il venir meno delle esigenze che
avevano giustificato il distacco, nonch per la pretesa impossibilit di una ricollocazione dello stesso
presso la propria datrice di lavoro/distaccante.
Il dirigente ha, quindi, convenuto in giudizio questultima, al fine di fare accertare (tra le altre domande)
lillegittimit del recesso e, pertanto, ottenere la condanna dellex datore di lavoro al pagamento
dellindennit sostitutiva del preavviso e dellindennit supplementare, secondo le previsioni del CCNL di
settore.
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Con sentenza n. 11056 del 28 maggio 2015 la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo il
licenziamento di un dipendente bancario, che aveva proposto ad un cliente di finanziare unazienda
(per la realizzazione di un capannone) utilizzando il capitale che il cliente medesimo deteneva
allinterno dellistituto di credito. Tale iniziativa aveva prodotto un conflitto tra linteresse del
dipendente e quello del datore di lavoro: infatti, si configura la violazione del dovere di riservatezza,
laddove il dipendente della banca utilizzi la conoscenza della situazione finanziaria del correntista per
metterlo in contatto con un soggetto interessato al prestito.
Con sentenza n. 11067 del 28 maggio 2015 la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo il
licenziamento di un dirigente, con funzioni di Direttore Generale, al quale era stato ridotto il potere di
spesa e che, per tale motivo, aveva posto in essere un atteggiamento ostruzionistico nei confronti
dei vertici aziendali. In particolare, il dirigente si era ripetutamente rifiutato di ottemperare alle
richieste del Consiglio di Amministrazione di ricevere un budget economico dettagliatoin relazione al
programma operativo del 2008, funzionale alla possibilit di un corretto esercizio del potere di
controllo sulla gestione della spesa in relazione alle iniziative programmate; inoltre, il dirigente si era
rifiutato di sottoscrivere numerose fatture per attivit gi fornite alla societ, paralizzando, di fatto,
lattivit gestionale, nonostante le indicazioni fornite dal CDA.
Con sentenza n. 10955 del 27 maggio 2015 la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo il
licenziamento di un lavoratore, che aveva, tra laltro, utilizzato Facebook durante lorario di lavoro; a
tal riguardo, non assume rilievo, ai fini della violazione dellart. 4 Stat. Lav., la circostanza che il
datore di lavoro avesse creato un falso profilo su Facebook per interagire, durante lorario di lavoro,
con il dipendente, in quanto ci non costituisce un controllo a distanza, ma un mero controllo
difensivo.
LICENZIAMENTO PER RAGIONI ORGANIZZATIVE: FATTISPECIE VARIE
Con sentenza n. 11204 del 28 maggio 2015 la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo il
licenziamento di un dirigente, la cui funzione stata soppressa ed assorbita ad interim
dallAmministratore Delegato, anche se lazienda, in seguito allavvenuto licenziamento, ha
acquistato il ramo dazienda di unaltra societ; infatti, il licenziamento era pacificamente avvenuto in
un momento nel quale lazienda (acquirente) si trovava in crisi economica, dimostrata mediante la
produzione dei bilanci. La Corte di Cassazione ha ribadito il noto principio secondo cui il riassetto
organizzativo, attuato per la pi economica gestione dellimpresa, unespressione della libert di
iniziativa economica tutelata dallart. 41 Cost. e non pu essere sindacata, laddove risulti leffettivit
e la non pretestuosit del riassetto organizzativo.
Con sentenza n. 11547 del 4 giugno 2015 la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo il
licenziamento di una lavoratrice, motivato con la necessit di ridurre i costi del personale; in
particolare, stato rilevato che non pu equipararsi ad una nuova assunzione la fisiologica
trasformazione dei rapporti di apprendistato gi in essere, anche se riferiti alle stesse mansioni
della dipendente licenziata, essendo stata dimostrata la necessit di una riduzione dei costi in
considerazione dellandamento economico dellazienda.
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Con sentenza n. 12241 del 12 giugno 2015 la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo il
licenziamento per superamento del periodo di comporto da parte di un dipendente, anche se una
cospicua parte delle assenze erano imputabili ad un infortunio sul lavoro. Nel caso di specie,
lincidente era avvenuto in quanto loperaio aveva deciso di utilizzare i servizi igienici posti a 300
metri dalla sua postazione di lavoro e non quelli pi vicini collocati a 60 metri. In particolare,
loperaio, addetto alla sbarra, si era allontanato velocemente dalla postazione per ridurre al minimo
la sua assenza, considerata la distanza tra la postazione di lavoro ed i servizi igienici di cui voleva
usufruire, finendo per inciampare e cadere per terra. Inoltre, la Corte ha rilevato che non
sussistevano omissioni in materia di sicurezza, in quanto, da un lato, le allegazioni fornite dal
lavoratore erano insufficienti e, dallaltro, il tragitto per raggiungere i servizi igienici non presentava
insidie; inoltre, il dipendente non si era attivato per la sostituzione e, dunque, la necessit di ridurre al
minimo i tempi erano dovuti ad una sua scelta.
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ASSICURAZIONI, LOCAZIONI,
RESPONSABILIT
A cura di Bonaventura Minutolo e Teresa Cofano
DANNO NON
PATRIMONIALE
OBBLIGO DI CUSTODIA
CONTRATTO CONCLUSO
DA FALSUS PROCURATOR
PERIZIA
CONTRATTUALE
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PRESCRIZIONE DEL
RISARCIMENTO DEL
DANNO DA REATO
OBBLIGAZIONI DEL
LOCATORE
EFFICACIA DELLA
SCRITTURA PRIVATA
TRA LE NOSTRE
SENTENZE:
Nel caso in cui il giudizio penale si sia concluso con una sentenza che
contiene anche la condanna generica al risarcimento dei danni a carico del
responsabile civile ed in favore del danneggiato costituitosi parte civile, la
successiva azione volta alla quantificazione del danno soggetta al termine
decennale di prescrizione, ai sensi dell'art. 2953 c.c., con decorrenza dalla
data in cui la sentenza di condanna sia divenuta irrevocabile, in quanto la
pronuncia di condanna generica, pur difettando dell'attitudine all'esecuzione
forzata, costituisce una statuizione autonoma contenente l'accertamento
dell'obbligo risarcitorio, strumentale rispetto alla successiva determinazione
del quantum.
(Cassazione, 7 aprile 2015, n. 6901)
La destinazione particolare dell'immobile locato, tale da richiedere che
l'immobile stesso sia dotato di precise caratteristiche e che ottenga
specifiche licenze amministrative, diventa rilevante, quale condizione di
efficacia, quale elemento presupposto o, infine, quale contenuto dell'obbligo
assunto dal locatore nella garanzia di pacifico godimento dell'immobile in
relazione all'uso convenuto soltanto se abbia formato oggetto di specifica
pattuizione, non essendo sufficiente la mera enunciazione, nel contratto, che
la locazione sia stipulata per un certo uso e l'attestazione del riconoscimento
della idoneit dell'immobile da parte del conduttore.
(Cassazione, 28 maggio 2015, n. 11113)
Le scritture private provenienti da terzi estranei alla lite possono essere
liberamente contestate dalle parti, non applicandosi alle stesse n la
disciplina sostanziale di cui all'art. 2702 c.c., n quella processuale di cui
all'art. 214 c.p.c., atteso che esse costituiscono prove atipiche il cui valore
probatorio meramente indiziario, e che possono, quindi, contribuire a
fondare il convincimento del giudice unitamente agli altri dati probatori
acquisiti al processo; nell'ambito delle scritture private deve, peraltro,
riservarsi diverso trattamento a quelle la cui natura conferisce loro una
incidenza sostanziale e processuale intrinsecamente elevata, tale da
richiedere la querela di falso onde contestarne lautenticit.
(Cassazione, 5 maggio 2015, n. 8938)
Responsabilit ex art. 2049 c.c. - responsabilit della Societ agente
per lillecito del socio - recesso per giusta causa
L'ambito di applicazione dellart. 2049 c.c. si estende anche a rapporti
diversi da quello di lavoro subordinato, che non implicano una stretta
subordinazione, dal momento che il fondamento della responsabilit ex art.
2049 va rinvenuto non gi nella formale esistenza di un rapporto di lavoro, ma
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IL PUNTO SU
A cura di Vittorio Provera
RAPPORTI ATTIVI SOPRAVVENUTI NELLAMBITO DI SOCIET ESTINTE, QUALE
DISCIPLINA?
Che cosa succede ai rapporti attivi (ad es. beni e crediti) non compresi nel bilancio di liquidazione e,
dunque, non ripartiti tra i soci al momento della cancellazione di una societ dal registro delle imprese?
Pu ancora verificarsi una reviviscenza della societ e, quindi, una ripartizione tra gli ex soci di un credito
sociale che sia divenuto esigibile soltanto in seguito alla chiusura della fase liquidatoria (c.d.
sopravvenienza attiva) oppure tale credito dovr essere considerato irrimediabilmente perduto?.
La Corte di Cassazione, con sentenza n. 18250 del 26 agosto 2014, tornata sul tema degli effetti che
la cancellazione di una societ dal registro delle imprese produce sulla ripartizione di eventuali rapporti
attivi pendenti ma non contemplati in sede di liquidazione, o perch trascurati, o perch sconosciuti in
quel momento.
La vicenda traeva spunto da unazione, promossa da un ex amministratore nonch ex socio, con la
quale veniva chiesta la riapertura della speciale procedura di liquidazione prevista per una societ
cooperativa, ormai esaurita; onde consentire nuovamente la successione pro quota degli ex soci - alla
societ estinta per cancellazione - in un credito risarcitorio derivante da danni da reato. Tale danno era
stato riconosciuto e liquidato in favore della cooperativa all'esito di un giudizio penale in cui questultima
si era costituita parte civile; detto potenziale credito non era stato compreso nel bilancio di liquidazione,
in quanto accertato definitivamente soltanto in un momento successivo alliscrizione nel registro delle
imprese del provvedimento formale di cancellazione della societ.
La Suprema Corte, sulla base dellestendibilit a tutte le societ (cooperative comprese) dei criteri fissati
inizialmente dalle Sezioni Unite soltanto per le societ di capitali, ha rigettato la domanda, stabilendo che
non pu essere riaperta la procedura di liquidazione per i crediti divenuti esigibili soltanto dopo
l'estinzione della societ cooperativa.
Ha trovato, infatti, conferma il principio - elaborato allesito di un processo ermeneutico gi avviato
all'indomani dell'entrata in vigore della riforma del diritto societario (cfr. Cass. 28 agosto 2006, n. 18618)
- secondo il quale la cancellazione dal registro delle imprese di una societ di capitali determina
l'immediata estinzione della stessa, indipendentemente dall'esaurimento dei rapporti giuridici a essa
facenti capo (Cass. Sez. Un., 22 febbraio 2010, n. 4060, 4061 e 4062). E tale conclusione vale per tutte
le societ, anche a quelle di persone (tra le pi recenti v. Cass. 6 giugno 2012, n. 9110; Cass., ord. 4
gennaio 2013, n. 123; Cass. 6 novembre 2013, n. 24955; Cass. Sez. Un., 12 marzo 2013, n. 6070;
Cass. Sez. Un., 13 maggio 2013, n. 11344).
Allo stesso tempo, non stato smentito lassunto per cui la "cancellazione della cancellazione" di una
societ dal registro delle imprese pu essere richiesta soltanto qualora non ricorrano le condizioni di
legge per l'iscrizione della cancellazione della societ, ossia quando la societ abbia proseguito
l'attivit sociale anche dopo la cancellazione (Cass. Sez. Un., 9 aprile 2010, n. 8426).
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Applicando tali principi al caso di specie (sebbene una societ cooperativa goda di un regime liquidatorio
speciale in virt del particolare scopo mutualistico perseguito), la Suprema Corte ha chiarito che detto
regime opera sul presupposto che l'attivit sociale sia ancora tecnicamente possibile per la persistenza
del soggetto societario cui si riferisce. Pertanto, una volta intervenuto levento estintivo derivante dalla
cancellazione della societ dal registro delle imprese - la cui irreversibilit inequivocabilmente sancita
dalla chiarezza della norma generale di cui al novellato art. 2495 c.c. - i vincoli di destinazione delle
attivit sociali non sopravvivono all'estinzione della societ stessa e all'esaurimento della sua
liquidazione. Quindi, detti vincoli non giustificano alcuna reviviscenza della societ, neppure al limitato
fine di regolare le ragioni creditorie che non siano state comprese, per qualunque causa, nella fase
liquidatoria e che siano divenute liquide soltanto successivamente alla cancellazione dal registro
delle imprese.
Alla luce della disciplina normativa e del citato insegnamento dei Giudici di legittimit, rimane confermata
la regola per cui la cancellazione di una societ dal registro delle imprese comporta l'estinzione della
medesima (art. 2495 c.c.). In tale evenienza, in virt di un meccanismo di natura successoria (Cass. Sez.
Un., 9 aprile 2010, n. 8426): (i) i soci risponderanno dei rapporti passivi (ossia i debiti) pendenti al
momento dellestinzione (art. 2495, co. 2), nei limiti di quanto ricevuto dalla liquidazione; (ii) i liquidatori
risponderanno, eventualmente, in caso di loro colpa nel mancato pagamento.
Diverso il regime (di elaborazione giurisprudenziale, stante il silenzio normativo a riguardo) che
caratterizza i rapporti attivi. Invero, i diritti e i beni compresi nel bilancio di liquidazione si trasferiranno ai
soci in regime di contitolarit o comunione indivisa. Non si trasferiranno, invece, le mere pretese, anche
se azionate o azionabili in giudizio, ed i diritti di credito incerti o illiquidi allorch detti elementi attivi,
bench conosciuti, non siano stati presi in considerazione dalla societ e dagli organi che hanno
provveduto alla liquidazione. In riferimento a questi elementi, linerzia del liquidatore pu essere
interpretata come una tacita manifestazione di volont di rinunzia della societ a tali pendenze (Cass.
Sez. Un., 12 marzo 2013, n. 6070).
In punto, un obiter dictum della sentenza in esame sembrerebbe attribuire rilevanza giuridica, ai fini della
verifica delleffettiva volont abdicativa degli organi liquidatori, all'elemento della conoscenza o
conoscibilit delle mere pretese e dei diritti controversi o illiquidi da parte di tali organi. In tale ultima
evenienza, parrebbe lecito supporre che eventuali diritti di credito o pretese - che a seguito di verifica
risultassero non rinunciati - potrebbero ancora essere ripartiti tra i soci della societ estinta, in
comunione indivisa tra loro.
Sebbene la sentenza in esame offra un importante chiarimento ad integrazione di quanto gi espresso in
precedenza, allo stato non pare ancora possibile individuare ununica regola applicabile in tutti i casi di
elementi attivi inerenti una societ estinta, non considerati in sede di procedura di liquidazione. Le sorti di
dette pendenze, dovranno, dunque, essere verificate di volta in volta, sulla base delle circostanze del
caso di specie.
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Plurijus 2015 Copenaghen
A cura di Stefano Trifir
L'appuntamento annuale di Plurijus, il network europeo di studi legali di cui Trifir & Partners socio
fondatore, si tenuto in Danimarca, a Copenaghen il 12 e 13 giugno 2015, organizzato dai colleghi
danesi Michael Gregers Larsen e Michael Elkiaer Andersen. Il network Plurijus, annovera gli studi legali
fra i pi importanti di Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi,
Portogallo, Spagna, Svezia e Gran Bretagna. Alla convention hanno partecipato, per il nostro Studio, i
Partners Stefano Trifir e Luca Peron. Nella riunione, stata evidenziata l'importanza strategica della
collaborazione fra i vari Studi associati al fine di offrire ai clienti interessati, un ventaglio di servizi
qualitativamente adeguati alle crescenti necessit che i mercati emergenti in Europa, tra cui Polonia e
Paesi dellEst, richiedono. Naturalmente non poteva mancare anche una parentesi turistica con una
visita alla citt. Il prossimo appuntamento di Plurijus si terr a Gent, Belgio e sar organizzato dallo
Studio Storme Leroy Van Parys.
Milano,
Incontro Assolombarda: Come cambiano i contratti di lavoro subordinato dopo il Jobs Act
Seminario AIE: Il Jobs Act: come funziona e cosa cambia con la nuova riforma del lavoro
Le tecniche di redazione delle lettere di licenziamento alla luce delle nuove disposizioni e dei recenti
orientamenti giurisprudenziali
Relatore: Avv. Giacinto Favalli
Milano,
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