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Emilio Lussu (Cagliari 1890 - Roma 1975), capitano di fanteria dellesercito italiano
durante il primo conflitto mondiale, ne Un anno sullAltipiano descrive in prima persona
la guerra combattuta contro gli austriaci sullaltopiano di Asiago nel periodo compreso
tra il giugno 1916 e il luglio 19171.
Scritto nel 1936-37, il libro si legge agevolmente anche oggi: la lingua, eccettuati un
paio di vocaboli desueti, attuale. Del resto, nel 36 la scrittura italiana si emancipata
dalla prosa aulica del DAnnunzio, dai proclami avanguardisti, dalle sperimentazioni
inglesi di inizio secolo, e sta passando attraverso il filtro del quotidiano tanto
sociologico quanto esistenzialista dei Vittorini, dei Moravia, dei Pratolini, dei Pavese2.
Tra un decennio, nel solco tracciato da Lussu, altri scriveranno di guerra, ma del secondo
e pi devastante conflitto: Mario Rigoni Stern, Primo Levi, Italo Calvino, Beppe Fenoglio,
lo stesso Vittorini e in seguito diversi altri. Con stile spesso simile, ma con pi grande
successo di pubblico: da un lato motivato dalle modalit e dalle dimensioni della
tragedia, quali il coinvolgimento dei civili e delle masse cittadine, sottoposte a
bombardamenti sconosciuti alla prima guerra mondiale; dallaltro dovuto alla fame di
libert, alla sete di verit di quelle stesse masse, alla migliorata alfabetizzazione e, in
parallelo, alla tempestivit degli autori e degli editori nellinterpretare e soddisfare
queste esigenze, rispondendo a quella missione della cultura che consiste nell elaborare
e metabolizzare gli eventi, per consentire alla vita di persistere, di perpetuarsi, di
progredire.
qui, dopo il 45, che nasce il fenomeno del neorealismo, nel cinema come in
letteratura: un risveglio delle coscienze in artisti ed intellettuali che, preparato dal lavoro
dei gi citati Moravia, Vittorini, Pratolini e Pavese in certa misura eredi del realismo
ottocentesco e perci definiti i realisti degli anni Trenta ancora una volta volge lo
sguardo ai disperati, ma con una differenza sostanziale sotto il profilo sociologico.
1
E. Lussu, Un anno sullAltipiano, 1945 Giulio Einaudi Editore, Torino, Nuovi Coralli 84, IX ristampa, 1992.
Cfr. A. Giudice, G. Bruni, Problemi e scrittori della letteratura italiana, vol. III, tomi I e II, Paravia, Torino,
1978; G. Petronio, Lattivit letteraria in Italia. Storia della letteratura, Palumbo Editore, Palermo, 1972; M.
Sansone, Disegno storico della letteratura italiana, Nuovissima Edizione, XVI ristampa, Principato, Milano,
1973.
2
Oggetto dellattenzione non sono pi i dimenticati dalla locomotiva del progresso, non i
casi creati da discipline nascenti come psicologia e psicanalisi, non i disadattati figli
della cultura fascista, bens i sopravvissuti alla follia di cui si scoperto capace lessere
umano: i sopravvissuti al delirante viaggio del mondo verso lautoannientamento.
Un anno sullAltipiano, che ha per oggetto la Grande Guerra, nasce dunque nel periodo
del realismo italiano novecentesco e possiede, in comune con le opere di autori suoi
contemporanei, sia la modernit del lessico che taluni canoni formali derivati dal secondo
ottocento; un elemento, questultimo, che, abbinato al suo intrinseco valore
documentario, lo rende caso letterario di evidente unicit. La narrazione di Lussu
echeggia infatti sia il Verga verista che i naturalisti francesi, nel loro interesse per la gente
comune, lontani tanto dal mondo accademico e da quello aristocratico quanto dai
superuomini di DAnnunzio e dagli stereotipi patinati di Liala, ma con una differenza
sostanziale: si occupa di soldati. Lo sguardo realista di Lussu non romanzesco, bens
documentaristico.
Sin dal 1921 Gaetano Salvemini faceva pressioni su Lussu affinch scrivesse una
testimonianza della Grande Guerra, ma questi fondatore nel 1919 del Partito Sardo
dAzione preferiva occuparsi daltro, impegnato sul fronte politico a comprendere, e in
seguito a combattere, il cancro del fascismo. Quando scrive Un anno sullAltipiano, nel
36, si trova in una pausa forzata: nel sanatorio svizzero di Davos a guarire la malattia
polmonare contratta in carcere e peggiorata nel confino di Lipari prima e nellesilio a
Parigi poi. Il volume esce nel 38 quasi inosservato in una Francia alla vigilia dellentrata in
guerra ed in Italia apparir solo nel 45, dopo la liberazione. E verr, per, emarginato
presso il grande pubblico dai testi prodotti dal secondo dopoguerra.
Il realismo, nato a met ottocento come movimento di opposizione al romanticismo e
sostenuto dalle dottrine filosofiche positiviste, ha permeato vari ambiti della cultura
internazionale sino ad oggi: dal realismo pittorico di Courbet (1855), al naturalismo
letterario di Zola (1867), Hugo ed altri, al verismo italiano di Capuana e Verga (1874),
allarte della nuova oggettivit tedesca degli anni venti del novecento, al realismo
letterario italiano degli anni trenta sino al neorealismo cinematografico del secondo
dopoguerra ed al conseguente realismo cinematografico americano dei vari Capra,
Kazan, Houston, al realismo socialista sovietico, sino al realismo contemporaneo dei
nostri giorni.
In termini generali, si pu parlare di realismo come di un movimento artistico, sociale e
politico, interessato alla realt nelle sue forme pi semplici e quotidiane, alla vita e ai
drammi della gente comune, che adotta dei canoni espressivi prossimi alla cultura di
strada e dei ceti popolari medio-bassi. Distante insomma dal lirismo soggettivista
tipicamente romantico. Ci premesso, la scrittura realista de Un anno sullAltipiano
sembra avvicinarsi al verismo de I Malavoglia (1881)3 di Giovanni Verga sotto vari aspetti:
1. Assenza di descrizioni
2. Uso documentario del discorso diretto
3
3.
4.
5.
6.
La lingua di Verga, per quanto ricca di espressioni mutuate dal dialetto siciliano e da proverbi popolari, ,
come nel caso della lingua francese del coevo mile Zola, gi moderna. Di ci va ringraziato Manzoni,
innovativo cinquantanni prima.
5
Interesse non propriamente storico quanto documentaristico, dai risvolti comunque indirettamente
antropologici: Lussu ben cosciente del fatto che agli eventi, come gi rilevato da Swift, sono
inestricabilmente legate le persone. Cfr. J. Swift, The Examiner n 17 del 30 Novembre 1710, in Scritti
satirici e polemici, a cura di Herbert Davis, Einaudi, Torino 1988.
6
Integrato dal famoso indiretto libero, di sua invenzione.
7
Come i colleghi scrittori Capuana e De Roberto, Verga amava documentare la realt della sua Sicilia
praticando larte della fotografia.
8
Calcolo approssimativo eseguito a campione sul 50% del testo. E singolare che Zola, con il suo primo
grande romanzo naturalista, Threse Raquin (1867), raggiunga solo uno scarno 16%, e preferisca, con
scarso successo, eclissarsi dietro ridondanti e ripetitive descrizioni, sia degli ambienti che della
psicologia dei personaggi. Cfr. mile Zola, Thrse Raquin, Flammarion, GF, Paris, 2008. La tecnica di Zola
risente probabilmente della destinazione dello scritto, abituale per lepoca: il feuilleton, il romanzo
dappendice, in voga dal 1842. Al proposito curiosa lanalogia fonetica tra la parola francese feuilleton e
litaliana polpettone, utilizzata sia in ambito letterario che cinematografico.
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Lussu, che era un ufficiale di estrazione borghese, antepone il piano umano e i diritti dellindividuo ai
valori della scala sociale e della gerarchia militare. Eventi, comportamenti, azioni, relazioni tra individui di
una stessa nazionalit: laspetto antropologico prevale sulla vera e propria cronaca di guerra. Fulcro della
narrazione sono le vicende che accadono tra italiani dietro le linee italiane, piuttosto che gli scontri col
nemico.
personaggi presenti nel romanzo; o, meglio, mescola la sua voce alle altre voci: come se
il narratore in prima persona sussurrasse, rifuggendo qualunque protagonismo. cos che
un aspetto formale diviene questione di contenuti. Sotto il profilo storico, sociale e
morale, lautore non si chiama sopra o fuori dalla massa che viene ritratta, bens ne
parte; e lobiettivo viene raggiunto nascondendosi, ovvero sminuendosi, sul piano
letterario, nei modi che abbiamo visto. Ci sembra la precisa scelta di un punto di vista
politico, nella fattispecie: democratico. E solo qui che al fine lettore viene data la
possibilit di incontrare la coscienza politica di Lussu, anche co-fondatore a Parigi nel
1929 del movimento Giustizia e Libert insieme a Carlo Rosselli.
Luso del discorso diretto unito alla mancanza di descrizioni porta in comune a Lussu e
Verga una calcolata assenza di enfasi drammaturgica. Ci rende la scrittura dellautore
siciliano singolarmente piatta: controproducente, ai fini di un romanzo, allesposizione
degli eventi secondo una progressione emotiva10. In Verga, interessato alle persone, da
lui assunte quale unico, e vero, principio di realt11, i fatti sembrano sfuggire, privi di
risalto letterario, agli occhi del lettore. Usciti dalla porta, gli eventi rientrano per dalla
finestra: possiamo udirne le funeste conseguenze nelle parole degli abitanti di Aci
Trezza12.
Analogamente ne Un anno sullAltipiano colpisce il distacco, lasciuttezza emotiva del
racconto. Lautore non appare n freddo, n partecipe13, non infine cinico: si parla di
guerra e di drammi umani, eppure preferisce un tono misurato, neutro, adatto ad una
didascalica esposizione degli accadimenti, quasi nella forma asettica di un rapporto
militare, alla facile possibilit dell enfatizzazione. Latteggiamento del Lussu narratore
sembra rispecchiare quello del militare di ventanni prima: responsabile, da buon patriota
e cittadino, ma in primo luogo da uomo di buon senso che non ha dimenticato la propria
formazione umanistica. Avvocato divenuto politico di professione, lo scrittore sardo si
astiene da giudizi morali, rispettoso delle possibili diverse inclinazioni del pubblico. Come
ci possa accadere nel 36, in piena era fascista, lo spiegano le sue parole. Dalla premessa
alla prima edizione:
[] Sono ricordi personali []. Non alla fantasia ho fatto appello, ma alla mia memoria []. Io
mi sono spogliato anche della mia esperienza successiva e ho rievocato la guerra cos come
noi labbiamo realmente vissuta, con le idee e i sentimenti dallora. Non si tratta quindi di un
lavoro a tesi: esso vuole essere solo una testimonianza italiana della grande guerra. Non
esistono, In Italia, come in Francia, in Germania o in Inghilterra, libri sulla guerra 14.
10
un esempio di coscienza civile. Lussu non cerca consensi, non stimola animosit, non
parziale15. Tale assenza di enfasi drammaturgica, in Lussu come in Verga, si risolve con
esiti felici per il lettore. Ne I Malavoglia, ci vale a libro ultimato. A dispetto di una lettura
quasi monotona16, ci che resta lemozione di una esperienza ascoltata dai diretti
protagonisti e come vissuta in prima persona: un sentimento di autentica compassione,
di partecipazione al destino altrui, che non si lascia archiviare nelloblio come accadrebbe
con un qualsiasi romanzo di genere. Quasi una catarsi letteraria. Si potrebbe dire che
Verga, pur scrivendo una finzione, ha raggiunto il suo obiettivo di verit.
Altrettanto accade con Un anno sullAltipiano, con lovvia premessa che Lussu non deve
arrovellarsi per ricreare la realt con un lavoro di finzione. La sua realt. La realt della
guerra. Lautore si muove nellambito del racconto e non, per sua stessa ammissione, in
quello del romanzo17. Si ritiene perci svincolato dagli artifici letterari tipici del genere, o
perlomeno da rigidi canoni strutturali: racconta solo ci che ha vissuto sulla propria pelle.
Ma il suo raccontare in prima persona, anzich, come si visto, restituire al lettore un
protagonista, ha il sapore della voce narrante, del fuori campo cinematografico: pregni
del fascino semplice della narrazione orale, i capitoli si susseguono omogenei, tutti
egualmente misurati nel tono, con una equilibrata distribuzione degli ingredienti
narrativi, senza fretta e tuttavia coinvolgenti, appassionando e agganciando il lettore alla
singola pagina pi di quanto riesca a fare Verga.
Un anno sullAltipiano possiede, come I Malavoglia, la semplicit e la forza della
cronaca, del documento. Uno stile scarno ma fluido: influenzato da un lato dalla
professione politica di Lussu, abituata alla sintesi, rodata nelluso preciso delle parole, e
dallaltro dalla forma del ricordo personale, della memoria, del bozzetto isolato. Uno stile
apparentemente semplice, in realt equilibrato in queste due componenti e comunque
non digiuno di tecnica scrittoria , che restituisce al lettore un quadro organico, unitario
e significativo, degli eventi18.
Si veda il rimando incatenato in Verga: la chiusura che introduce il capitolo seguente,
secondo il modello manzoniano, diventa in Lussu una tecnica definibile come
oppositiva o per contrasto. Mentre la conclusione individuale, e porta a
compimento un fatto personale, spesso reso col discorso diretto, il nuovo capitolo si apre
in una dimensione collettiva, di carattere generale, riassuntiva della situazione delle
truppe e dellandamento della guerra. Se poi Verga non espone la psicologia dei propri
personaggi con ridondanti descrizioni, e sono tuttavia ben delineati e palesi a chi legge,
altrettanto accade in Lussu, che in parte anticipa la lezione americana: i personaggi sono
presentati con imparzialit e si fanno conoscere e giudicare, compito che Lussu lascia al
lettore attraverso le loro azioni, come nel caso dei generali Leone o Piccolomini. Alcune
Emilio Gadda nel Giornale di guerra e di prigionia 1915-19, che per apparve parzialmente a met anni 50 e
integralmente solo nel 1965.
15
Dalla scrittura di Lussu traspaiono anzi uno spirito di abnegazione e un rispetto per la vita in s, per la
propria, dei commilitoni come dei nemici, che sia pur detto sottovoce echeggiano Giulio Cesare.
16
A ci contribuisce il tono monocorde dei dialoghi: la rassegnazione dei vinti che permea tutta lopera.
17
Premessa alla prima edizione, op. cit., p.9.
18
Lussu non era alla sua prima prova, aveva gi scritto: La catena (1929), Marcia su Roma e dintorni (1933).
figure poi, quali lo zio Francesco, e, sopra a tutti, il disertore Marrasi19, emergono come i
tipi personificati delleroe e dellantieroe.
Lussu afferma che lopera costituita di ricordi personali20. Ma il termine ricordi
appare inadeguato: leggendo i suoi dialoghi, cos articolati e verosimili, ci si chiede come
lautore abbia potuto, a distanza di ventanni dai fatti, essere cosi preciso, cos logico
nelle argomentazioni. Se non c finzione, come sostiene, chiaro allora che non si tratta
di semplici ricordi, bens di cicatrici (quasi una metafora il fatto che il libro sia stato scritto
nella convalescenza di un sanatorio), incise nellanima delluomo: lanima di chi ha fatto
una guerra. Se la poetica dei vinti di Verga porta alla luce con fisica concretezza una
realt dolorosa e sconosciuta, Un anno sullAltipiano lascia al lettore la semplice, brutale
rivelazione che la guerra ha il potere di travolgere le coscienze e spogliare luomo della
sua umanit. Al contempo per, la figura di Lussu e la sua storia personale sembrano dire
che quelle ferite, divenute incancellabili cicatrici, testimoniano la rivincita della vita sulla
distruzione.
Una seconda e consigliabile rilettura dellopera a distanza di tempo rivela ulteriori
ingredienti narrativi, in sottofondo rispetto agli accenti della guerra: momenti di arguta e
faceta ironia punteggiano qua e l le pagine, e, senza mai scadere nel sarcasmo ed
echeggiando, questo s, un personale indomito spirito di libert, si prendono gioco
dellarroganza del potere e illuminano la stupidit di alcune sue forme.
Modesto, nella premessa Lussu avverte: Il lettore non trover, in questo libro, n il
romanzo, n la storia []21. difficile dirsi daccordo: la Storia nelle sue pagine c.
Anche se non viene presentata come tale. E quel genere di storia che, come ne i
Malavoglia, svela le sue trame attraverso le vicende personali, minute, della gente
comune. Un epica senza i toni dellepica. Temi che richiamano Manzoni22, romantico
precursore del realismo nel suo scegliere i protagonisti tra la gente del popolo e nel
fotografarli in un momento e contesto storico precisi, nel suo utilizzare una scrittura
antiestetica collegata allidea di una funzione sociale della letteratura. Infatti di chi
racconta Lussu? Di soldati, di quella parte di popolo che, suo malgrado, fa la Storia:
semplici fanti od ufficiali, in primo luogo esseri umani sovrastati da una forza cieca e
devastante.
19
Marrasi appare secondo la nota regola del tre utilizzata in letteratura, teatro e cinema: le tre unit
aristoteliche (azione, luogo, tempo); i tre canoni del naturalismo (milieu, race, moment), i tre atti del
teatro; i tre tempi del cinema; le tre riproposizioni di uno stesso fatto, personaggio, scena, inquadratura. In
pi, lecito ipotizzare che nel film di Mario Monicelli La Grande Guerra (1959), scritto da Age e Scarpelli, il
personaggio interpretato da Sordi abbia tratto ispirazione proprio dal libro e dal Marrasi di Lussu.
20
Premessa alla prima edizione, op. cit., p.9.
21
Ibidem.
22
Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, a cura di N. Sapegno e G. Viti, Le Monnier, Firenze, 1973.