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Anche le mani di schiavi, pur sotto la minaccia di una crocifissione si sono vendicate della crudelt dei
privati; genti e popoli interi, sia quelli di cui era gi un male, sia quelli, sui quali il male incombeva, hanno
dato l assalto a quella dei tiranni per distruggerla. Talvolta le loro stesse guardie si sono levate contro di
loro, ed hanno messo in pratica su di loro quella perfidia, quella mancanza di piet e quella ferocia e tutto
quello che avevano imparato da loro. Che cosa, infatti, qualcuno potrebbe sperare da colui, al quale ha
insegnato a essere cattivo? La scelleratezza non un servitore docile a lungo e non si limita al male che le
viene comandato.

2. Ma supponi che la crudelt sia al sicuro: qual il suo regno? Non altro che limmagine di una citt presa
dai nemici e laspetto terribile del terrore pubblico. Tutto triste, tremante, confuso; sono temuti gli stessi
piaceri, non vanno tranquilli neppure ai banchetti, nei quali anche chi si ubriacato deve tenere a bada
attentamente la propria lingua, n agli spettacoli dove si cerca materiale per accuse e processi. Ammettiamo
pure che si organizzino questi spettacoli con ingenti spese, con ricchezze regali e con artisti molto rinomati, a
chi potrebbero giovare i giochi in carcere?

3. Che cos, buoni di, questo male di uccidere, di far soffrire, di compiacersi del suono delle catene, di
tagliare le teste dei cittadini, di versare sangue in abbondanza, dovunque si sia andati, di terrorizzare e di
mettere in fuga col proprio aspetto? Quale altra vita si condurrebbe se fossero i leoni e gli orsi a regnare, se
fosse dato il potere su di noi ai serpenti o a qualunque altro degli animali pi nocivi? 4. Quegli animali, privi
di ragione e da noi condannati per la loro ferocia si astengono dagli animali della loro specie, e cos la
somiglianza esteriore una garanzia di sicurezza fra le belve: la rabbia dei tiranni non risparmia neppure le
persone a loro prossime, anzi tiene sullo stesso piano gli estranei e, quanto pi si esercita, tanto pi
impetuosa . Poi dalle uccisioni di singoli individui striscia fino allannientamento di interi popoli, e reputa
che sia dimostrazione di potenza lappiccare fuoco alle case e il far passare laratro sopra antiche citt; e
crede che l ordinare di uccidere solo una o due persone si addica poco alla dignit imperiale e, se un gregge
di infelici non esposto nello stesso tempo ai <suoi> colpi, pensa che la propria crudelt sia costretta entro
limiti angusti.

5. Quella famosa felicit consiste nel dare la salvezza a molti, nel richiamare alla vita dal seno della morte
stessa, nel meritare con la clemenza la corona civica. Nessun ornamento pi degno del rango di un
principe, nessun ornamento pi bello di questa corona "per aver salvato i cittadini": n le armi nemiche
sottratte ai vinti, n i carri macchiati del sangue dei barbari, n le spoglie conquistate in guerra. Potenza
divina salvare in massa e tutto un popolo; uccidere molti e senza discriminazione la potenza degli
incendi e dei crolli.

La terapia nella medicina e nella societ


[trad. leggermente libera]
[2] Appunto il medico, nei disturbi leggeri, per prima cosa tenta di modificare in parte le nostre abitudini
quotidiane, di porre una regola al cibo, alle bevande, allattivit, e di rafforzare la nostra salute, limitandosi a
cambiare il nostro tenore di vita. La restrizione giova subito; ma, se la restrizione e lordine non ci giovano, ci
toglie e riduce qualche altra cosa; se neppure cos c risultato, ci mette a digiuno e sbarazza il corpo con
lastinenza; se i rimedi pi blandi non hanno avuto efficacia, ci fa un salasso ed interviene chirurgicamente
su quelle membra che danneggiano le vicine o diffondono il male: nessuna terapia sembra dura, se produce
la guarigione.
[3] Allo stesso modo, chi tutela la legge e governa la citt deve curare le indoli, pi a lungo che pu con le
parole, e le pi garbate; per indurre al bene da farsi ed instillare negli animi il desiderio dellonest e della
giustizia, provocare lodio dei vizi e la stima delle virt; in un secondo momento, deve passare ad un
discorso pi severo, per insistere sulle ammonizioni e per rimproverare; infine, passi alle pene, ma si limiti a
quelle lievi e revocabili; assegni il supplizio estremo ai delitti estremi, affinch nessuno vada a morte, se non
nel caso in cui il morire giovi anche a chi muore. [4] Su un sol punto si comporter diversamente dai medici,
in quanto quelli procurano una morte blanda a coloro cui non poterono donare la vita, egli invece toglie la
vita ai condannati con disonore e pubblico scherno, non perch si diletti dassistere ad una esecuzione (il
saggio alieno da una ferocia tanto disumana), ma perch siano di ammonimento per tutti e perch, dopo
che quelli non hanno voluto giovare a nessuno, lo Stato abbia un sicuro utile dalla loro morte. La natura
umana non , dunque, incline al punire; perci neppure lira, in quanto brama il castigo, consona alla
natura umana.
[5] Riporter un argomento di Platone (che male c nellutilizzare roba altrui, nei limiti entro cui concorda
con noi?): "Luomo buono" dice "non infligge il male". La pena infliggere un male; il castigo, dunque, non
saddice alluomo buono; e perci neppure lira, perch lira comporta il castigo. Se luomo buono non
gioisce del castigo, non gioir neppure di quella passione per la quale il castigo piacere: dunque lira non
consona alla natura.

Abbiamo sentito dire che Pompei, frequentata citt della Campania, dove si incontrano da una parte le coste
di Sorrento e di Stabia e dall altra quelle di Ercolano, e circondano con una ridente insenatura il mare che si
ritrae dal largo, sprofondata a causa di un terremoto che ha devastato tutte le regioni adiacenti, e che ci
avvenuto proprio nei giorni invernali, che i nostri antenati garantivano essere al sicuro da un pericolo del
genere.

Questo terremoto si verificato alle None di febbraio, durante il consolato di Regolo e di

Virginio, e ha devastato con gravi distruzioni la Campania, regione che non era mai stata al sicuro da questa
calamit e che ne era sempre uscita indenne, anche se tante volte morta di paura: infatti, anche una parte
della citt di Ercolano crollata e anche ci che rimasto in piedi pericolante, e la colonia di Nocera, pur
non avendo subito gravi danni, ha comunque motivo di lamentarsi; anche Napoli ha subito perdite, molte
fra le propriet private, nessuna fra quelle pubbliche, essendo stata toccata leggermente dall enorme
disgrazia: in effetti, alcune ville sono crollate, altre qua e l hanno tremato senza essere danneggiate.

questi danni se ne aggiungono altri: morto un gregge di seicento pecore, alcune statue si sono rotte, alcuni
dopo questi fatti sono andati errando con la mente sconvolta e non pi padroni di s. Sia il piano dell opera
che mi sono proposto, sia la coincidenza che d attualit all argomento esigono che esaminiamo
approfonditamente le cause di questi fenomeni.

[4] Bisogna cercare modi per confortare gli impauriti e per togliere il grande timore. Infatti, che cosa pu
sembrare a ciascuno di noi abbastanza sicuro, se il mondo stesso viene scosso e le sue parti pi solide
vacillano? Se l unica cosa che c di immobile e di fisso in esso, tanto che regge tutte le cose che tendono
verso di essa, tremola; se la terra ha perso quella che era la sua peculiarit, la stabilit: dove si acquieteranno
le nostre paure? Quale rifugio troveranno i corpi, dove si ripareranno, se la paura nasce dal profondo e viene
dalle fondamenta? [5] Lo sbigottimento generale, quando le case scricchiolano e si annuncia il crollo.
Allora ciascuno si precipita fuori e abbandona i suoi penati e si affida all aria aperta: a quale nascondiglio
guardiamo, a quale aiuto, se il globo stesso prepara rovine, se ci che ci protegge e ci sostiene, su cui sono
situate le citt e che alcuni hanno detto essere il fondamento del mondo, si apre e vacilla? [6] Che cosa ti pu
essere non dico di aiuto, ma di conforto, quando la paura ha perso ogni via di scampo? Che cosa c , dico di
abbastanza sicuro o di saldo per difendere gli altri e se stessi? Respinger un nemico con un muro, e
fortificazioni erette su un altura dirupata arresteranno anche grandi eserciti per la difficolt dell accesso; un
porto ci mette al riparo dalla tempesta; i tetti tengono lontano la violenza sfrenata dei temporali e le piogge
che cadono senza fine; un incendio non insegue chi fugge; contro il tuono e le minacce del cielo sono un
rimedio le case sotterranee e le grotte scavate in profondit (quel fuoco proveniente dal cielo non trapassa la
terra, anzi viene rintuzzato da un ostacolo minuscolo); in caso di pestilenza si pu cambiare sede: nessun
male senza scampo. [7] I fulmini non hanno mai bruciato completamente un popolo; un clima pestilenziale
ha vuotato delle citt, non le ha fatte sparire: questo flagello, invece, ha un estensione immensa ed
inevitabile, insaziabile, rovinoso per intere popolazioni. Infatti, non ingoia solo case o famiglie o singole citt,
ma fa sprofondare popolazioni e regioni intere, e ora le copre di rovine, ora le seppellisce in profonde
voragini e non lascia neppure una minima traccia da cui appaia che ci che non esiste pi un tempo
esistito, ma sulle citt pi famose il suolo si stende senza alcun impronta del loro antico aspetto.

I motivi delle azioni umane e loro effetti su chi comanda

21. Tutti i servigi che l'uomo presta all'uomo per aumentarne il prestigio e la dignit, li compiono per
benevolenza, quando amano qualcuno per qualche motivo, o a fine di onore, allorch intuiscono il valore di
qualcuno e lo ritengono degno della miglior fortuna possibile; oppure li compiono per qualcuno in cui
hanno fiducia, e che credono che ben provveda ai propri interessi, o per qualcuno, di cui temono la potenza,
o, invece, per qualcuno da cui ci si aspetta qualche favore, come quando i re e i demagoghi promettono
qualche elargizione, o, da ultimo, sono attratti dal lucro e dal denaro, che un aspetto quanto mai
vergognoso ed abietto sia per coloro che si fanno prendere da esso, sia per chi tenti di ricorrere ad esso. 22.La
situazione non buona, difatti, quando si ottiene col denaro quello che si dovrebbe ottenere con la virt. Ma
poich questo mezzo talvolta necessario, diremo in quale modo ci si debba servire di esso, se prima
parleremo di quelle azioni che sono pi vicine alla virt. Inoltre gli uomini si sottomettono al volere e al
potere di un altro uomo per pi d'un motivo; sono spinti a ci o dalla benevolenza o dalla grandezza dei
benefici, o dalla superiorit del rango sociale o dalla speranza di ottenere qualche utile o per paura d'essere
costretti ad obbedire con la forza o allettati dalla speranza d'un donativo e da varie promesse o, infine,
indotti dal denaro, come spesso abbiamo visto nel nostro Stato.
23. Fra tutti questi mezzi nessuno pi adatto a difendere e a conservare il potere dell'essere amati e
nessuno pi contrario dell'essere temuti. Benissimo, infatti, dice Ennio:
'odiano colui che temono, e desidera che periscacolui che ciascuno odia'.
Si visto poco tempo fa, se prima era ignoto, che nessun potere pu resistere all'odio di molti. E non solo la
morte di questo tiranno, che la citt sopport, pur oppressa dalle sue armi e a cui obbedisce pi che mai ,
anche se morto, dimostra quanto l'odio degli uomini sia valido a far cadere in rovina, ma anche la fine
simile degli altri tiranni, quasi nessuno dei quali riusc a sfuggire ad una simile morte. La paura, difatti,
una cattiva sorvegliante di un prolungato dominio, mentre la benevolenza fedele custode perfino per
leternit. 24. Coloro, che col comando oprrimono chi schiavizzato con la forza, adoperino pure la crudelt,
come i padroni nei confronti degli schiavi, se non possono governarli in nessun altro modo. Ma nulla pi
folle di quelli che, in una libera citt, si preparano a farsi temere,. Bench le leggi siano affondate dalla
potenza di un uomo e la libert sia intimidita, tuttavia sia le une che l'altra emergono di quando in quando o
in taciti giudizi o nelle elezioni segrete per qualche carica. Pi penetranti sono i morsi della libert perduta
che non di quella costantemente mantenuta. Accogliamo questa considerazione, che si estende assai
largamente e non vale solo per l'incolumit dei cittadini, ma soprattutto per la ricchezza e la potenza, e cio
la paura stia lontana e che sia conservata la benevolenza (dei cittadini). Cos con grandissima facilit
otterremo ci che vorremo sia negli affari privati che nella vita pubblica. Giacch inevitabile che quelli che
vorranno essere temuti, a loro volta temano quegli stessi dai quali saranno temuti.

Un discorso di Petilio Ceriale ai Galli il punto di vista romano sullimperialismo

73. cos parl poi ai Treviri e Lingoni convocati in assemblea : Non sono maestro di belle parole e
con le armi ho attestato il valore del popolo romano; ma poich da voi le parole hanno altissimo
valore e il bene e il male sono valutati non per quello che sono, ma ascoltando le chiacchiere dei
sediziosi, ho deciso di dirvi poche parole, parole che sar pi utile per voi aver ascoltato, ora che la
guerra conclusa, che non per me aver pronunciato. Comandanti e imperatori romani sono entrati
nella vostra terra e in quella degli altri Galli non per sete di conquista, ma perch lo imploravano i
vostri padri, che i loro conflitti interni stremavano quasi a morte e perch i Germani, da voi
chiamati in aiuto, avevano asservito tutti, alleati e nemici. Attraverso quante battaglie contro
Cimbri e Teutoni, con che gravi fatiche dei nostri eserciti e con quale risultato abbiamo combattuto
le guerre contro i Germani, cosa ben nota. Non per difendere l'Italia ci siamo stanziati sul Reno,
ma perch un altro Ariovisto non si facesse re delle Gallie. Pensate forse che Civile e i Batavi e i
popoli d'oltre Reno vi amino pi di quanto i loro antenati abbiano amato i vostri padri e i vostri
avi? Sempre identico e unico il motivo del passaggio dei Germani nelle Gallie, l'avidit senza
limiti e la smania di cambiare sede: vogliono lasciare le loro paludi e le loro terre desolate per
impossessarsi di questo suolo cos fertile e di voi stessi. Naturalmente accampano la libert e altre
belle parole, ma chiunque abbia voluto asservire e dominare gli altri sempre ricorso alle stesse
identiche parole.

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La cultura e lelevazione dello spirito


Chi infatti potrebbe davvero credere che Dionisio, quando faceva tanti progetti a danno della
libert della sua patria, facesse qualcosa pi grande che il suo concittadino Archimede quando.
avendo l'aria di non far nulla, inventava quella sfera di cui or ora si parlava? E chi non vede che
sono ben pi soli quelli che nel Foro e tra la folla non trovano uno con cui scambiare una parola,
che colui che, senza testimoni, o parla con se stesso o ascolta la parola degli uomini colti
dilettandosi delle loro invenzioni e dei loro scritti? E chi potr mai esser considerato pi ricco di
colui cui non manca nulla di quel che occorra ai bisogni naturali, o pi potente di colui che ottiene
tutto quel che si desideri, o pi beato di chi sia libero da ogni agitazione d'animo, o pi
solidamente fortunato di chi non possieda che quel che porta seco o che, come si dice, abbia solo
quel tanto che si possa salvare in qualsiasi naufragio? Qual comando infatti, quale magistratura,
quale regno potrebb'essere pi insigne di quello assicurato all'uomo che disprezza le cose umane
ed, esaltando la sola sapienza, non volge l'animo che al pensiero dell'eterno e del divino? Non sa
egli forse che, bench anche gli altri si chiamino tutti uomini, uomini veri sono soltanto quelli che
la coltura ha innalzati e ingentiliti? Mi pare, a proposito, squisitamente fine quel motto di Platone,
o di qualsiasi altro filosofo che, gettato dalla tempesta su ignote terre e su deserto lido, mentre tutti
gli altri si sgomentano per l'ignoranza dei luoghi, nota sulla sabbia alcune figure geometriche e, al
vederle, esclama: "niente paura; vedo qui le sicure tracce dell'uomo". Voleva dire com' egli
riconoscesse l'uomo non dalla coltura della terra che ognuno avrebbe potuto vedere - ma dalla
coltura dello spirito. E per questo, o Tuberone, mi piacquero assai sempre la coltura degli uomini
eruditi e questi tuoi studi".

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