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referendum regionale.
Decorsi i tre mesi senza che sia intervenuta una eventuale impugnazione
dello Statuto dinnanzi la Corte Costituzionale ovvero senza che sia
richiesto un eventuale referendum, prevista una seconda pubblicazione a
seguito della quale lo Statuto entra pienamente in vigore.
E bene precisare che prima della entrata in vigore della legge
costituzionale n. 1/1999, lo Statuto era adottato dalla Regione a
maggioranza assoluta dei componenti ma con una sola deliberazione.
Nel sistema delle fonti del diritto, lo statuto regionale si colloca quale
fonte primaria ossia immediatamente sottoposte alla sola Carta
Costituzionale e sovraordinata alle altre fonti secondarie ossia i
regolamenti governativi e le stesse leggi regionali.
Il sistema delle fonti del diritto regionale appare nel corso del tempo
caratterizzato da una connotazione di complessit derivante dalla
diversificazione e pluralit degli aspetti che vanno a costituire una societ
altrettanto complessa ed articolata da sottoporre a disciplina.
Sono tali e tanti i fatti umani e gli atti (giuridici) che possono diversamente
combinarsi tra di loro, che appare estremamente difficile racchiuderli in un
sistema unitario ben definito.
La spinta autonomistica delle Regioni tende a realizzare quella
costituzionale
dellart.
117:
ossia,
considerata
la
chiari ed idonei a
cedevolezza.
Tenuto conto per dellinserimento della legge regionale nel sistema delle
fonti, occorrerebbe considerare sminuita nel contesto del nuovo Titolo V
della Costituzione, la legittimit della normativa statale cedevole.
Invero, si fa riferimento alla riserva con precipuo riferimento alla
competenza statale: infatti lart. 117 comma II elenca una serie di materie
espressamente demandate alla legislazione statale esclusiva e cio: politica
estera e rapporti internazionale dello Stato; immigrazione; rapporti tra la
Repubblica e le confessioni religiose; difesa e Forze armate; sicurezza
dello Stato, armi, munizioni ed esplosivi; moneta, tutela del risparmio e
mercati finanziari; tutela della concorrenza, sistema valutario; sistema
tributario e contabile dello Stato; perequazione delle risorse finanziarie;
organi dello Stato e relative leggi elettorali; referendum statali; elezione
del Parlamento Europeo; ordinamento ed organizzazione amministrativa
dello Stato e degli enti pubblici nazionali; ordine pubblico e sicurezza, ad
esclusione della polizia amministrativa locale; cittadinanza, stato civile ed
anagrafi; giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale;
giustizia amministrativa; determinazione dei livelli essenziali delle
prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti
su tutto il territorio nazionale; norme generali sullistruzione; previdenza
nazionale
dellenergia;
previdenza
complementare
Pertanto, solo a seguito di un reale trasferimento di risorse economicofinanziarie possibile concretamente ipotizzare una effettiva funzione
legislativa concorrente in capo alle Regioni.
Ed per tali ragioni che auspicabile che i futuri emanandi d.d.l di
attuazione del nuovo Titolo V della Costituzione, prevedano termini e
modalit precisi per garantire alle Regioni risorse effettive e certe atte a
consentire lesercizio di una attivit legislativa propria senza un
appesantimento di oneri che ne comprometterebbe detta funzione.
I Regolamenti Regionali
A mente dellart. 117 c. VI della Costituzioni, le Regioni esercitano la
potest regolamentare in tutte quelle materie non espressamente
demandate alla potest legislativa esclusiva dello Stato.
In ordine inoltre alle funzioni regolamentari regionali occorre pure
richiamare altre due norme della Carta Costituzionale: anzitutto lart. 123
della Costituzione laddove si prevede che negli Statuti regionali vengono
fissate le disposizioni concernenti la pubblicazione dei regolamenti
regionali; e ancora lart. 121 Cost. che demanda al Presidente della Giunta
Regionale il potere di emanazione dei regolamenti regionali.
secondario.
La scelta se avvalersi o meno di una legge piuttosto che di un regolamento,
il pi delle volte viene demandata alle espresse previsioni contenute nei
singoli Statuti regionali o alle previsioni delle leggi statali di attribuzione
dei compiti legislativi alle Regioni.
Ciascuna Regione adotta con il proprio Statuto procedure di approvazione
dei propri regolamenti diverse luna dallaltra, anche se, generalmente, la
maggior parte degli Statuti demandano ai Consigli regionali la potest
regolamentare delegata dallo Stato nelle materie di competenza esclusiva
statale.
Pertanto, se vero che ad esercitare le funzioni regolamentari possono
essere alternativamente sia il Consiglio che la Giunta (ad eccezione della
Regione Puglia la quale non prevede la potest regolamentare statale
delegata al Consiglio), non possibile riconoscere analoga potest in capo
al Presidente o al singolo Assessore regionale.
Per quanto concerne la potest regolamentare statale delegata alla Regione,
interessante prendere in considerazione proprio lo Statuto della Regione
Calabria il quale allart. 43 c.2 prevede che il Consiglio regionale esercita
la potest regolamentare nella forma dei regolamenti di attuazione e di
integrazione in materia di legislazione esclusiva delegata dallo Stato;
comportino anche
ossia verifica se una legge o altra fonte normativa sia conforme ai dettati
ed ai principi stabiliti dalla nostra Costituzione.
Qualora un Giudice, nel corso di una causa ravvisi una eventuale
illegittimit costituzionale di una norma che chiamato ad applicare,
sospende quella causa e rimette la questione proprio alla Corte
Costituzionale la quale esamina quella norma in modo da consentire a quel
Giudice rimettente di poterla applicare serenamente se riconosciuta in linea
con i principi costituzionali e disattenderla qualora non lo fosse.
Analogamente, la rimessione di una norma regionale al vaglio della Corte
Costituzionale pu avvenire ad opera del Governo centrale; ecco perch la
maggior parte delle Regioni cercano di evitare di approvare norme di
dubbia costituzionalit proprio per evitare di incorrere in conflitti di
costituzionalit dagli effetti alquanto negativi per le stesse.
La giurisprudenza costituzionale successiva alla entrata in vigore della
legge costituzionale nr. 1/1999, ha definito lo Statuto in termini di fonte a
competenza riservata e specializzata, ovvero una fonte di autonomia che,
seppure costituzionalmente garantita, deve in ogni caso essere in armonia
con i precetti ed i principi tutti ricavabili dalla Costituzione (vedasi Sent.
304/2002; 196/2003; 372/2004).
La prassi statutaria ha attenuato quelle tesi di carattere dottrinale secondo
CAPITOLO II
Avv. Lucia De Benedetto
entrata in vigore l8 novembre 2001, dopo un lungo iter normativo: il Senato, con
deliberazione adottata l8 Marzo 2001, ha approvato la Legge Costituzionale n.
3/20011 (riforma Titolo V della Costituzione [artt. 114132 Cost.] disciplina delle
autonomie locali) con una maggioranza inferiore a quella richiesta (maggioranza
qualificata dei due terzi dei membri delle Camere) e per questo tale legge stata
sottoposta a referendum confermativo il 7 ottobre 2001, il quale si concluso con
esito favorevole allapprovazione della legge (il 64% dei votanti si espresso per il
s) che poi entrata in vigore il mese successivo. Si pu affermare che la legge ha
operato una costituzionalizzazione di quel decentramento amministrativo a
Costituzione invariata introdotto in virt della produzione legislativa del Ministro
della Funzione Pubblica On. Bassanini. Grazie alle leggi del 1997 nn. 59 e 127 stato
finalmente introdotto nel nostro ordinamento il principio di sussidiariet (principio di
derivazione comunitaria che ha trovato affermazione grazie al Trattato di Maastricht
il quale ha dato vita alla Unione Europea realizzando la fusione e il superamento
delle Comunit Europee).
L'art. 1 della legge in esame modifica lart. 114 Cost.: la prima novit quella
di riconoscere la distinzione tra Repubblica e Stato, ponendo questultimo sullo
stesso piano, dal punto di vista istituzionale, di Regioni, Province, Citt metropolitane
e Comuni (nel testo previgente si limitava a prevedere la ripartizione dello Stato
Repubblica in Regioni, Province e Comuni).
La riformulazione del 1 comma, inverte il precedente ordine degli enti
territoriali indicati ed evidenzia il rilevante ruolo riconosciuto al Comune inteso quale
1
Legge costituzionale 18 ottobre 2001 n. 3 Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione in GU n.
248 del 24.10.2001.
chiamati a muoversi nella cornice dettata dalla legge statale. Il 3 comma dellart.
114, infine, istituzionalizza lo status di Roma capitale dItalia, prevedendo che il suo
ordinamento sia disciplinato con legge statale; in tal modo si riconosce la peculiare
posizione ed importanza della citt Capitolina per la Repubblica Italiana.
La nuova formulazione dellart. 114 ha determinato la abrogazione degli artt.
115 e 128 Cost. le cui disposizioni sono state trasposte in quelle sopra richiamate.
Lart. 2 legge costituzionale n. 3/2001, introduce il terzo comma dellart. 116
Cost., prevedendo la possibilit di concedere alle Regioni a statuto ordinario,
attraverso la legge dello Stato, quelle forme e condizioni particolari di autonomia,
proprie delle Regioni a statuto speciale in virt delle previsioni del 1 comma dello
stesso articolo. Tale disposizione si riferisce alle materie espressamente individuate ai
commi 2 e 3 dellart. 117 (ovvero quelle di competenza esclusiva dello Stato e di
competenza concorrente Stato-Regioni) e probabilmente sostanzia unattribuzione di
potest legislativa esclusiva alle Regioni a statuto ordinario che si va ad aggiungere a
quelle individuate dal 4 comma dellart. 117 (parliamo infatti di regionalismo
differenziato).
Intervento significativo della riforma rappresentato dalla nuova formulazione
dellart. 117 Cost., il quale disciplina la distinzione tra potest legislativa dello Stato e
potest legislativa delle Regioni (ordinarie). La nuova formulazione ribalta
completamente limpostazione precedente dove erano indicate tassativamente le
materie nelle quali le Regioni potevano legiferare (in concorrenza con lo Stato)
mentre in tutte le altre vi era potest legislativa esclusiva dello Stato; ora invece sono
atti concernenti i bilanci degli enti locali) sono oggi inviati al Prefetto in quanto
questo rappresenta lunico mezzo per determinare un possibile intervento sostitutivo
da parte dello Stato in caso di dissesto.
Lart. 127 Cost. (art. 8 della legge costituzionale n. 3/2001) regolava il
controllo del Governo sulle leggi regionali: detto controllo era esercitato in via
preventiva tramite un visto che il Commissario di Governo doveva apporre su ogni
legge approvata dal Consiglio regionale; il visto poteva essere rifiutato nel caso in cui
il Governo ritenesse che la legge controllata eccedesse la competenza della Regione o
si ponesse in contrasto con gli interessi nazionali o con quelli di altre regioni. In
questultimo caso il Consiglio regionale poteva comunque approvare la legge con
maggioranza assoluta dei suoi componenti; al Governo restava la possibilit di adre
la Corte Costituzionale (per motivi di legittimit, conflitto di competenza), o le
Camere (per motivi di merito, contrasto con gli interessi nazionali), entro 15 giorni
dalla comunicazione della delibera del Consiglio. Tale disposizione stata totalmente
riscritta dalla legge di riforma, in coerenza con la maggiore autonomia riconosciuta
alle Regioni: il Governo pu intervenire solo nel caso che la legge ecceda la
competenza regionale, e non pi quindi per i motivi di merito individuati nel
contrasto con gli interessi nazionali o di altre regioni; il controllo non pi
preventivo, ma successivo (sessanta giorni dalla pubblicazione della legge), di modo
che la legge deliberata dal Consiglio sar immediatamente efficace ed esecutiva,
salvo una sua abrogazione da parte della Corte Costituzionale. Non si dovrebbe pi
parlare di controllo in senso tecnico, poich il Governo si limita a sollevare un
Tra essi enti devono essere adottati nei reciproci rapporti, protocolli fondati sul
principio di leale collaborazione e sul rispetto delle sfere di autonomia organizzativa
e normativa. Il principio di pari dignit e di pari equiordinazione tra gli enti, di cui
allart. 114 Cost., non totalizzante in quanto i vari livelli di governo territoriale
devono comunque espletare i loro poteri nella misura direttamente proporzionale e
con una dimensione che fa riferimento agli interessi territorialmente allocati, di cui si
proclamano enti esponenziali.
Rimane una potest legislativa concorrente tra Stato e Regione per cui la
potest legislativa rimane regionale salvo che la determinazione da parte dello Stato
dei principi fondamentali negli ambiti ivi espressamente elencati dallart. 117 co.3
Cost.; le Regioni poi partecipano alle decisioni dirette alla formazione degli atti
normativi comunitari, provvedono alla attuazione ed esecuzione degli accordi sia
internazionali che degli atti dellUnione, nel rispetto della procedura stabilita con
legge dello Stato che disciplina altres le modalit di esercizio del potere sostitutivo in
caso di inadempienza.
E stato altres previsto che la potest regolamentare spetti allo Stato nelle
materie, tassativamente elencate, in cui si applica la potest legislativa esclusiva,
salvo delega regionale; mentre essa spetta alle Regioni in tutte le altre materie.
Tale scelta di campo evidenzia come lordinamento giuridico italiano si sia
ispirato ad un modello di regionalismo compiuto in cui il valere delle fonti normative
equiparato tra Stato e Regione con differenza emergente dalla considerazione delle
materie: allo Stato rimangono gli ambiti in cui per compiti e finalit si ravvisa un
interesse nazionale legato al concetto classico di sovranit ovvero politica estera,
giustizia, ordine pubblico e sicurezza interna, difesa, ecc, mentre alla Regione sono
assegnate le materie sottratte allo Stato; in ambito di legislazione concorrente
invece la Costituzione, nellassetto derivante dalla riforma, intende che sia lo Stato a
stabilire una legislazione cd di principio affidando il resto alla Regione.
Pertanto mentre resta immutato lambito operativo normativo dello Stato,
quello regionale potenzialmente indefinito, stante limpossibilit di ogni previsione
ed elencazione, ed suscettibile di allargamento e/o restringimento. Ci costituisce la
differenza sostanziale rispetto alla precedente portata normativo-precettiva dellart.
117 Cost. ante-riforma, perch se vero che per quanto riguarda la potest
concorrente tra Stato-Regione non vi una grande differenza nello stile di
formulazione rimane strettamente necessaria la lettura della norma con il nuovo
assetto dei rapporti definito dagli artt. 120 e 127 Cost.
E ovvio che tale nuovo assetto abbia comportato una interpretazione adattata
del cd TUEL, anche se tale operazione non ha richiesto grandi sforzi essendo
questultimo emanato gi in un clima di cambiamento e rinnovamento che si
consacrato a livello costituzionale nella predetta riforma.
Scendendo sempre pi nello specifico. L'art. 117 risulta chiaramente quello pi
innovativo sotto due diversi profili: 1)in primo luogo poich detta le linee di base su
cui dovranno articolarsi i futuri rapporti tra Stato, Regioni, Unione Europea e
Comunit Internazionale; 2)in secondo luogo tale articolo contiene una nuova
ripartizione di materie tra Stato e Regioni, elencando -come si gi detto prima- le
materie di potetst legislativa esclusiva dello stato, di potest concorrente statoRegioni e facendo riferimento alla competenza residuale regionale.
Va detto tuttavia che nel progetto della Terza Bicamerale era stata prevista l'introduzione di un Titolo VI dedicato ai
rapporti dell'Italia con l'Unione Europea.
Art. 117 co. 1: La potest legislativa esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonch
dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali
L'art. 11 stabilisce al secondo comma che: LItalia consente, in condizioni di parit con gli altri Stati, alle limitazioni di
sovranit necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni
internazionali rivolte a tale scopo. Bisogna sottolineare che questo articolo stato concepito in sede di Assemblea costituente
con preciso riferimento alla partecipazione dellItalia alle Nazioni Unite, dal momento che soltanto lONU allepoca costituiva un
punto di riferimento tra le organizzazioni internazionali ed il processo di costruzione europea era ben lungi dallessere avviato. In
particolare, le limitazioni di sovranit a cui fa riferimento lart. 11sonoriferibili alla nozione classica di sovranit di uno Stato nei
suoi rapporti internazionali con gli altri Stati (lo Stato colui che superiorem non recognoscens). Questo articolo della
Costituzione dunque statoforzato dal legislatore in modo da poter estendere la loro porta giuridica a fenomeni nuovi come il
processo di integrazione comunitaria. Si tratta in questo caso di un esempio lampante di <<costituzione materiale venutasi a
formare al di l di quello che prevede la costituzione formale cos come letteralmente espressa.
legislative nei limiti dei principi stabiliti dalle leggi dello Stato,
sempre ch le norme stesse non siano in contrasto con linteresse
nazionale e con quello di altre Regioni; seguiva poi lelenco delle
materie. La competenza legislativa residuale in tutte le materie non esplicitamente
elencate apparteneva dunque allo Stato.
La nuova formulazione rovescia radicalmente il sistema precedente,
procedendo ad una enumerazione tassativa delle specifiche e ben definite materie in
cui lo Stato ha una potest legislativa esclusiva, nonch delle materie in cui previsto
un potere normativo concorrente tra Stato e Regioni, stabilendo infine che spetta alle
Regioni la potest legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente
riservata alla legislazione dello Stato (art. 117, 4 comma). Alla luce delle esigenze
proprie delle Regioni, la legge costituzionale n. 3 del 2001 ha esplicitamente
individuato le materie di loro competenza legislativa esclusiva (la legge regionale
viene cos sottratta per alcune materie alla condizione di atto di integrazione, se non
di attuazione, della legge statale, cui nella passata esperienza stata spesso relegata)
e, in secondo luogo, attribuisce alle stesse Regioni la possibilit di attivare la propria
competenza legislativa esclusiva in alcune materie essenziali, quali sicurezza, sanit,
scuola (evitando cos lerrore di una disciplina legislativa statale generalizzata
incapace di tener conto delle peculiari situazioni contingenti a livello locale in settori
particolarmente importanti e delicati). Viene infine mantenuta una competenza
residuale in capo alle Regioni, quale norma di base tale da non lasciare lacune
nell'ordinamento e da valorizzare il ruolo cardine delle Regioni stesse. La nuova
ripartizione delle materie comporta un mutamento di prospettiva di notevole
importanza. Appare quindi fuori luogo una lettura minimalista della disposizione, che
striderebbe oltremodo con lo spirito della riforma, intesa ad una revisione profonda
degli schemi tramandati. Tale mutata prospettiva deve necessariamente puntare a
previsioni e predisposizioni di quegli efficaci strumenti di collaborazione e protocolli
tra i diversi livelli come si sopra gi affermato.
Andando al 5 comma dellart. 117, (che ricalca in parte il progetto messo a
punto dalla Commissione parlamentare per le riforme costituzionali (c.d.
Commissione DAlema5), esso stabilisce che Le Regioni e le Province autonome
di Trento e Bolzano, nelle materie di loro competenza, partecipano alle decisioni
dirette alla formazione degli atti normativi comunitari e provvedono allattuazione e
allesecuzione degli accordi internazionali e degli atti dellUnione europea, nel
rispetto delle norme di procedura stabilite da legge dello Stato, che disciplina la
modalit di esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienza. La nuova
disposizione crea un vero e proprio obbligo per lo Stato di prevedere forme di
partecipazione delle Regioni alla formazione degli atti comunitari, tanto diretta che
indiretta. Inoltre, tale previsione deve essere letta congiuntamente al 2 e 3 co.
5
La prima Bicamerale, istituita nellaprile del 1983 ed estintasi nel un anno e mezzo dopo, si
concentrata soprattutto sulla riforma dei Comuni e delle Province, senza trattare la questione delle
autonomie. In effetti, lordinamento regionale disciplinato dalla Carta costituzionale stato considerato
come un connotato irreversibile del nostro Stato,certo da perfezionare, non da stravolgere
(S.BARTOLE, M. CAMMELLI, T. MARTINES, Dal regionalismo garantista al regionalismo cooperativo:un
percorso accidentato,inAA.VV. Una riforma per le autonomie, Milano,1986, 45ss.). La
SecondaBicamerale (CommissioneDe Mita-Iotti), istituita nel 1992,non stata in grado di esaurire il
proprio mandato a causa dellanticipato scioglimento delle Camere nel1994. Degno di menzione rimane
comunque il Rapporto preliminare sulla forma diStato, del socialista Labriola, volto ad instaurare in
Italia uno Stato regionaleo regionalizzato, per tanti versi simile ad uno Stato federale. Tale
documento preannuncia molte delle proposte di riforma della Terza Bicamerale, a partire dalla
rivendicazione del principio della competenza residuale delle Regioni, in quanto contrapposta alla
competenza puntuale degli organi statali,nonch una forte autonomia finanziaria ed un ruolo di
maggior rilievo del Presidente della Giunta regionale. La Terza Bicamerale (Commissione per le riforme
costituzionali,istituita con legge cost. n.1del 1997) stata istituita grazie allaccordo raggiunto tra il Polo
e la maggioranza di Centro-Sinistra. Al pari delle altre Bicamerali, i suoi lavori sono stati interrotti nel
1998, dopo lapprovazione da parte della Camera del testo sottopostole dalla Commissione, a causa dei
contrasti interni tra le forze politiche al potere.
dellart. 117, per cui allo Stato spetta potest legislativa esclusiva riguardo ai
rapporti dello Stato con lUnione europea mentre alle Regioni spetta la potest
concorrente riguardo ai rapporti con lUnione europea delle Regioni. Nel
disciplinare i propri rapporti con lUnione europea e nel dettare i principi relativi ai
rapporti delle Regioni con le istituzioni comunitarie, il Parlamento deve rispettare il
principio contenuto nel 1 comma dellart. 117, ovvero il rispetto dei vincoli derivanti
dallordinamento comunitario e internazionale. La partecipazione alla fase ascendente
presenta dunque alcune peculiari connotazioni. Infatti, non si tratta per la Regioni do
sostituirsi o affiancarsi allo stato nel processo di formazione dell'atto comunitario,
come entit distinte dallo stato, bens di assumere un ruolo attivo nella fase di
formazione insieme agli altri organi centrali statali (autorit ministeriali competenti).
Nel concreto la partecipazione regionale alla cd fase ascendente di formulazione
della normativa comunitaria rappresenta uno dei punti di pi difficile attuazione della
riforma costituzionale. Tale conclusione deriva dalla considerazione che in primo
luogo le Regioni non godono di posizioni comuni, in secondo luogo perch il
rappresentante nazionale dovr adoperarsi per l'individuazione di un interesse
comunitario, al di l dell'interesse dei singoli Stati membri e delle loro Regioni, in
tutte quelle materie in cui le decisioni devono assumersi a maggioranza qualificata,
infine perch le Regioni qualora insoddisfatte dai risultati ottenuti potranno
sviluppare contrasti che non possono in alcun modo riflettersi sulla validit dell'atto
deciso a Bruxelles e sulla necessit di recepirlo ed eseguirlo.
Ecco perch in una logica di collaborazione e di attuazione di protocolli e
intese tra i vari livelli di governo sar importante il lavoro preparatorio all'interno
questa non sopprime del tutto il ruolo dello stato che, essendo
l'unico responsabile nei confronti dell'ordinamento comunitario, ha
anche previsto il potere sostitutivo dello Stato per scongiurare il
rischio di inadempimento degli obblighi comunitari in caso di
inerzia delle regioni.
Il potere sostitutivo dello Stato, che si attiva in caso di
mancata attuazione degli obblighi comunitari da parte delle
Regioni, stato espressamente contemplato dal 117 co V e dall'art.
120 come riformato. Lo Stato, in quanto unico responsabile nei
confronti dell'ordinamento comunitario, si riserva poteri repressivi
e sostitutivi: repressivi nel senso che pu impugnare di fronte alla
Corte costituzionale le leggi in contrasto con il diritto comunitario 6
(cd ipotesi di ricorso successivo); sostitutivi nel senso che di fronte
all'inerzia regionale pu intervenire nelle materie regionali con
proprie norme, di legge o di regolamento, il cui effetto verr meno
in caso di successiva attuazione da parte regionale. Spetta allo
Stato prevedere con legge le modalit di esercizio del potere
sostitutivo in caso di inadempienza del Legislatore Regionale. Con
riferimento alle funzioni amministrative, va ricordato che nelle
materie (statali e regionali) su cui incide il diritto comunitario, esse
6
Crr Art. 127 Cost: l Governo, quando ritenga che una legge regionale ecceda la competenza della
Regione, pu promuovere la questione di legittimit costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale
entro sessanta giorni dalla sua pubblicazione. La Regione, quando ritenga che una legge o un atto
avente forza di legge dello Stato o di unaltra Regione leda la sua sfera di competenza, pu
promuovere la questione di legittimit costituzionale dinanzi alla Corte Costituzionale entro sessanta
giorni dalla pubblicazione della legge o dellatto avente valore di legge
con
il
duplice
obbiettivo
di
avviare
il
processo
di
Il ddl La Loggia -dal nome del Ministro proponente-, intitolato <<Adeguamento dell'Ordinamento della Repubblica
alla legge costituzionale 18 ottobre 2001 n. 3>> definitivamente varato dal consiglio dei Ministri il 14 giugno 2002
stato convertito in legge il 5.6.2003 (L. 131/2003).
accelerazione
del
recepimento
del
diritto
ed
esercitano
veri
propri
poteri
decisionali
Letteralmente: Costituiscono vicoli alla potest legislativa dello Stato e delle Regioni, ai sensi dellart.
117, primo comma, della Costituzione, quelli derivanti dalle norme di diritto comunitario
generalmente riconosciute, di cui allart.10della costituzione, da accordi di reciproca limitazione di
sovranit, di cui allart. 11della Costituzione, dallordinamento comunitario e dai trattati
internazionali.
Si pensi, ad esempio, all'art.10dellalegge 86/1989, relativo alla sessione comunitaria della Conferenza
Stato-Regioni, alle previsioni relative agli Uffici di collegamento delle Regioni presso le istituzioni
europee (art. 58, 4 commadellaleggedel6 febbraio1996,n. 52) e a quelle sull'integrazione con esperti e
funzionari regionali della Rappresentanza permanente presso l'Unione europea (art. 13, 9 comma della
legge del24 aprile1998,n. 128), nonch alle pre visioni che vincolano il Governo a trasmettere al
Parlamento e alle Regioni i progetti di atti comunitari perch essi possano formulare le proprie
osservazioni (art. 1bis della legge 86/1989, come modificato dall'art.6 della legge del29dicembre
del2000, n.422 e dall'art.6 della legge del1 marzo 2002,n. 39).
10
Talerango ministeriale potrebbe darsi per assodato per una sorta di presunzione legale (altrimenti il
potere
regionale
di
provvedere
alla
attuazione
regionale,
poi
di
fatto
contenuto
nella
norma
di
autonomia regionale.
Infatti l'articolo 6 co 1 legge la Loggia prevede: Le Regioni e le
Province autonome di Trento e di Bolzano, nelle materie di propria competenza
legislativa, provvedono direttamente allattuazione e allesecuzione degli accordi
internazionali ratificati, dandone preventiva comunicazione al Ministero degli affari
esteri e della Presidenza del Consiglio dei ministri Dipartimento per gli affari
regionali, i quali, nei successivi trenta giorni dal relativo ricevimento, possono
formulare criteri e osservazioni. In caso di inadempienza, ferma restando la
responsabilit delle Regioni verso lo Stato, si applicano le disposizioni di cui
allarticolo 8, commi 1, 4 e 5, in quanto compatibili.
Il precetto costituzionale per il quale le Regioni possono
<<concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali interni
ad altro Stato>> appare attuato dalla Legge La Loggia ai co. 2 e
3 dell'art. 6 laddove previsto che le Regioni possono concludere
accordi con altri Stati o enti esteri.
Tali disposizioni attuano il superamento di quelle posizioni che
negavano in maniera assoluta il treaty-making power alle Regioni
al fine di non scalfire l'unit ed indissolubilit della Repubblica di
cui al citato articolo 5 Cost.
Ne deriva che i trattati eventualmente stipulati dalle Regioni
finiscono con il vincolare il legislatore statale restringendone al
competenza. Il concreto potere estero delle Regioni subordinato
Sussidiariet.
1. La sussidiariet verticale.
Lampiezza dei poteri di cui saranno investiti i vari livelli di governo
territoriale, a seguito della citata riforma del Titolo V della parte II della Costituzione,
sar direttamente proporzionata e dimensionata in relazione agli interessi allocati
territorialmente di cui essi proclamano di essere enti esponenziali.
La competenza amministrativa generale, riconosciuta ai Comuni dal novellato
art. 118 Cost., in base al principio di sussidiariet oggi costituzionalizzato e garantito
da successivi interventi del legislatore ordinario, costituisce, insieme agli altri
principi contenuti nel nuovo art. 117 Cost., un elemento che sorregge il riequilibrio
degli enti territoriali.
Va, inoltre, sottolineato che la riforma non ha toccato n il principio di tipicit
degli enti territoriali, i quali sono soltanto quelli contemplati dalla Costituzione; n
quello della uniforme disciplina di province e comuni, bench la legislazione
ordinaria, come si vedr in seguito, prevede formule organizzative (municipi,
circoscrizioni, unioni di comuni, ecc.) intese a garantire lefficienza della
amministrazione degli enti locali pur nelle differenze delle diverse realt locali.
Il principio di sussidiariet un criterio di ripartizione delle funzioni politiche
ed amministrative fra enti rappresentativi di diversi livelli territoriali di gestione della
cosa pubblica (enti locali, stati, associazioni di stati) nonch tra enti e iniziativa
privata, individuale ed associata.
In particolare, si parla di sussidiariet verticale per significare il carattere
sussidiario dellazione degli enti centrali rispetto alle articolazioni periferiche pi
vicine ai cittadini, nel senso che i primi devono intervenire solo laddove si riveli non
sufficiente ed adeguata lazione dei secondi.
Il principio di sussidiariet (verticale nei rapporti tra Comunit e Stati) di
derivazione comunitaria, stato enunciato per la prima volta in modo compiuto nel
Trattato CE (Trattato Istitutivo della Comunit Europea), il cui art. 5 par. 2 (introdotto
dal Trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992) sancisce che nei settori che non sono
di sua esclusiva competenza, la Comunit interviene, secondo il principio di
sussidiariet, soltanto se e nella misura in cui gli obiettivi dellazione prevista non
possono essere sufficientemente realizzati dagli Stati membri e possono dunque, a
motivo delle dimensioni o degli effetti dellazione in questione, essere realizzati e
meglio conseguiti a livello comunitario. Dal tenore della norma si ricava un
indubbio
interesse
anche
per
linterpretazione
del
principio
introdotto
nell'ordinamento interno dalla legge Bassanini n. 59/1997 e ora presente nellart. 118
Cost. a seguito delle modifica costituzionale di cui alla legge cost. 3/01.
La legittimit dellattribuzione delle funzioni amministrative alle autorit
centrali o comunque sovraordinate rispetto a quelle pi vicine al cittadino dipende da
2. La sussidiariet orizzontale.
Lart. 118 Cost. si occupa della sussidiariet orizzontale, secondo il quale
al
ritiro
deregolamentazione
dello
stato
dalleconomia,
amministrativa,
sub
specie
alle
di
privatizzazioni
delegificazione
alla
e
di
semplificazione.
Entrambi i principi di sussidiariet possono essere considerati come un unico
disegno piramidale di competenze che parte dagli individui per giungere, attraverso le
Cap III
Lautonomia statutaria delle Regioni
AVV. ALFIO PISANI
confronti della stessa giunta. In base a tale principio, nei casi in cui il Presidente
sia
sfiduciato,
rimosso,
dimesso
volontariamente
seguito
di
un
enti
menzionati
continuano
invece
godere
di
attribuzioni
su
leggi
provvedimenti
amministrativi
della
regione,
La seconda ragione consiste nel fatto che, anche sotto il vigore della
precedente
disciplina,
non
vera
dubbio
che
le
norme
generali
aveva
impedito
che
nello
spazio
costituzionale
della
disciplina
statali.
Non sembra che lelevazione gerarchica degli statuti verso la costituzione,
mediante leliminazione di ogni interferenza statale, possa giustificare, come
pure si detto, la qualificazione degli statuti come fonti paracostituzionali.
In seconda analisi, gli statuti regionali, anche a seguito della riforma
costituzionale, non trascendono la funzione di organizzazione, perch non
sestendono alla determinazione delle materie di competenza legislativa delle
regioni.
La riforma costituzionale italiana, infatti, contrariamente ad alcuni segni emersi
dal dibattito connaturato ai lavori preparatori, non ha accolto il principio
Non estranea a parte della dottrina era lidea che lo statuto, mediante
lapprovazione con legge, non si limitasse ad assolvere ad una generica
funzione di controllo estrinseco dellatto ( meramente condizionante lefficacia
dellatto) bens esercitasse la pi ampia potest di integrazione del contenuto e
di
apposizione
del
sugello
di
giuridicit
formale,
conseguente
alla
prevalente: lapprovazione
maggioranza
assoluta
dei
suoi
componenti,
con
due
successive
Non v dubbio che la struttura del procedimento illustrato non costituisca una
novit
nellambito
dellordinamento
costituzionale:
infatti
la
disciplina
procedimentale del nuovo art. 123 analoga ( salvo una variante relativa al
quorum costitutivo per lindizione referendaria su iniziativa popolare e
laggravamento procedimentale della maggioranza assoluta anche in prima
con
ogni
probabilit,
la
necessit
di
un
quid
di
consenso
formazione
degli
statuti
contempla
elementi
di
rinforzamento
della
dottrina
ha
espresso
il
convincimento
secondo
cui
la
A dire il vero anche sotto legida del regime previgente, non si dubitava della
passibilit del sindacato costituzionale delle disposizioni legislative violative di
norme statutarie: a tale conclusione si addiveniva, muovendo dalla premessa
teorica secondo cui lo statuto si atteggiasse a fonte interposta tra costituzione
e legislazione regionale ordinaria, attuativa ed integrante dunque il parametro
costituzionale costituito dallart. 123 Cost.
Quanto ai limiti dellautonomia statutaria delle regioni italiane, la disamina non
pu che muovere da una rapida cognizione del sistema dei limiti anteriore alla
riforma dellart. 123 Cost.
Lordine di limiti era costituito dalla soggezione dellautonomia statutaria
allarmonia con la Costituzione e, in secondo luogo, allespansiva armonia con
le leggi della Repubblica.
Va
subito
precisato
che
la
novit
introdotta
dalla
riforma
consta
principi
di
riordino
dellorganizzazione
amministrativa,
governano
locuzione
impiegata
dal
legislatore
costituzionale,
soprattutto
Cap. IV
Avv. Alessandra Rovito
AUTONOMIA FINANZIARIA DELLE REGIONI
RIFORMA DEL TITOLO V DELLA COSTITUZIONE: ART. 119 COST.
1)GESTIONE FINANZIARIA DELLE REGIONI A STATUTO ORDINARIO.
La riforma delineata dalla L. cost. 3/2001, che ha modificato integralmente il titolo V
della nostra Costituzione e in modo particolare laspetto finanziario delle regioni e degli
altri enti locali, ha trovato attuazione con la L. n.42 del 5 maggio 2009, con la quale il
Governo ha avuto mandato ad adottare i vari decreti legislativi per favorire la piena
attuazione dellart. 119 cost., e quindi garantire lautonomia finanziaria degli enti locali,
nonch per regolare i rapporti finanziari tra Stato e regioni o altri enti locali.
Viene, quindi, stabilito il principio secondo cui le Regioni a statuto ordinario debbano
disporre di tributi e compartecipazioni al gettito dei tributi erariali cos da esercitare tutte
le funzioni che la Costituzione riserva alla competenza residuale e concorrente delle
stesse, con possibilit di gestire in completa autonomia il reperimento delle entrate e
lopportunit di modificarle con legge propria in coordinamento con la legge statale e nel
rispetto dei limiti da essa imposti.
Anche prima della riforma, attuata con L. Cost. n.3/2001, si parlava di autonomia
finanziaria delle Regioni, tuttavia, se vero che lart. 119 della Costituzione riconosceva
tale autonomia alle Regioni, vero anche che la limitava prescrivendo che essa si
dovesse coordinare con la finanza dello Stato e degli altri enti locali (Province e
Comuni). Pertanto, non si poteva parlare di vera e propria autonomia fiscale. La nuova
formulazione dellart. 119 cost., invece, riconosce tale autonomia finanziaria non solo
alle Regioni ma anche ai Comuni, alle Province e Citt metropolitane. Il nuovo testo
dellart. 119 cost. stabilisce, infatti, che I Comuni, le Province, le Citt metropolitane e
le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa. I Comuni, le Province, le
Citt metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano
tributi ed entrate proprie, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di
coordinamento della finanza pubblica
fondo perequativo. Lart. 119 cost. al comma 3, infatti, stabilisce che la legge dello
Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con
minore capacit fiscale per abitante; tale fondo ha come scopo quello di finanziare tutti
quegli enti presenti sul territorio nazionale nei quali non si forma sufficiente ricchezza
per compensare gli eventuali squilibri fra le entrate tributarie delle diverse regioni e
permettere, quindi, a tutti enti locali presenti sul territorio nazionale di erogare i servizi
di loro competenza in maniera uniforme, cos come previsto dalla normativa e,
segnatamente, dallart. 119 cost. al comma 4, secondo il quale le risorse derivanti dalle
fonti di cui ai commi precedenti consentono ai comuni, alla province, alle citt
metropolitane e alle regioni di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro
attribuite.
Per quanto riguarda poi le risorse straordinarie queste vengono enunciate nel nuovo testo
dellart. 119 cost. al 5 comma il quale, riformulando il vecchio comma 3, che prevedeva
dei contributi speciali atti a valorizzare il Mezzogiorno e le isole, ha previsto delle
risorse aggiuntive per le Regioni e per gli altri enti locali al fine di neutralizzare
eventuali squilibri economici, finanziari e sociali esistenti sul territorio nazionale. Il
testo, infatti, stabilisce che Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la
solidariet sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire
leffettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal
normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua
interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province Citt Metropolitane e
Regioni.
Come gi sottolineato questi contributi speciali erano gi previsti nel vecchio testo
dellart.119 cost., ma la novit sta nel fatto che non vi pi una individuazione degli enti
basata, come in passato, solo su un aspetto geografico ma si arriva ad individuare i
destinatari di dette risorse aggiuntive attraverso un altro criterio che quello socioeconomico. Inoltre, le risorse assegnate hanno per loro natura un vincolo di destinazione,
devono infatti essere erogate solo per il perseguimento di una finalit, particolarit
questa che differenzia dette risorse straordinarie dal fondo perequativo, per il quale
invece non esiste vincolo di destinazione.
precedente testo i beni patrimoniali e demaniali erano di propriet delle sole regioni,
escludendo ogni altro ente locale, per il quarto e ultimo comma del vecchio testo, infatti,
solo La regione ha un proprio demanio e patrimonio, secondo le modalit stabilite con
legge della Repubblica, mentre nella nuova enunciazione si evidenzia la possibilit per
tutti gli enti locali di avere la titolarit di un proprio patrimonio. Nel testo di revisione
costituzionale vi , quindi, senza dubbio il chiaro intento di estendere la totalit dei
benefici, che prima erano solo in capo alle Regioni, anche a tutti gli altri enti locali.
Tenendo presente comunque la distinzione, anche se non evidenziata nel testo normativo,
possiamo individuare la totalit dei beni appartenenti alle regioni e agli altri enti locali,
che saranno determinati con leggi ordinarie come accadeva anche in passato per le sole
Regioni.
Appartengono, quindi, al demanio regionale, e parliamo sempre delle sole regioni a
statuto ordinario, tutti i beni elencati dallart. 822 c.c., II comma, ovvero, le strade;
autostrade; strade ferrate; aerodromi; acquedotti; immobili di interesse storico,
archeologico e artistico; universalit dei beni mobili che si trovano nelle biblioteche,
pinacoteche e musei, nonch ogni altro bene assoggettato al regime dei beni demaniali.
Per come detto i beni delle regioni venivano individuati con leggi ordinarie e prova ne
la L. 281/1970, che individua e specifica quali sono i beni appartenenti al demanio
regionale e quali, invece, sono quelli appartenenti al patrimonio dellente stesso;
precisamente lart. 11 prescrive che I beni della specie di quelli indicati dal secondo
comma dell'articolo 822 del codice civile, se appartengono alle Regioni per acquisizione a qualsiasi
titolo, costituiscono il demanio regionale e sono soggetti al regime previsto dallo stesso codice per i
beni del demanio pubblico. Il medesimo regime si applica ai diritti reali che spettano alle Regioni su
beni appartenenti ad altri soggetti, quando i diritti stessi sono costituiti per l'utilit' di alcuno dei
beni previsti dal comma precedente o per il conseguimento di fini di pubblico interesse corrispondenti a
quello a cui servono i beni medesimi. Sono trasferiti alle Regioni e fanno parte del demanio regionale i
porti lacuali e, se appartenenti allo Stato, gli acquedotti di interesse regionale. I beni
appartenenti alle Regioni, che non siano della specie di quelli previsti dai commi precedenti,
costituiscono il patrimonio delle Regioni. Sono trasferite alle Regioni e fanno parte del patrimonio
indisponibile regionale le foreste, che a norma delle leggi vigenti appartengono allo Stato, le cave
e le torbiere, quando la disponibilit ne e' sottratta al proprietario del fondo, le acque minerali e
termali. Gli edifici con i loro arredi e gli altri beni destinati ad uffici e servizi pubblici di spettanza
regionale saranno trasferiti ed entreranno a far parte del patrimonio indisponibile delle Regioni
con i provvedimenti legislativi di cui al successivo articolo 17.
allaccisa sul gas naturale; limposta regionale sulla benzina per autotrazione; le tasse
automobilistiche regionali per tutti i veicoli gi assoggettati alla corrispondente tassa di
possesso ed imposta anche ai mezzi per i quali non previsto documento di circolazione
che per appartengono a soggetti residenti nella regione; la tassa regionale per il diritto
allo studio con lo scopo di incrementare la disponibilit finanziaria degli enti per
consentire una maggiore erogazione di borse di studio e di prestiti donore per gli
studenti universitari meritevoli ma con scarsi mezzi; il tributo speciale per il deposito in
discarica dei rifiuti solidi; laddizionale regionale allIRPEF, tributo che si determina in
base al comune di residenza del contribuente; la compartecipazione regionale allIVA;
limposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili, destinata prevalentemente a
ridurre linquinamento acustico, ed obbligato al pagamento di tale imposta il titolare
dellaeromobile stesso; la tassa sulla caccia; la tassa sullabilitazione professionale,
imposta a tutti coloro che conseguono un abilitazione allesercizio professionale ed
hanno conseguito il titolo di studi nella Regione.
e) contributi speciali, ricorso allindebitamento e finanziamenti dellUnione
Europea.
Oltre alle risorse derivanti dai tributi propri, di cui abbiamo sinora trattato, le regioni e
gli altri enti locali, per incrementare le entrate, possono contare anche su contributi
speciali e sul ricorso allindebitamento, nonch su tutti i contributi provenienti
dallUnione Europea. Per quanto riguarda i contributi speciali essi sono previsti dal
comma 5 dellart. 119 cost., secondo cui per promuovere lo sviluppo economico, la
coesione e la solidariet sociale, per favorire leffettivo esercizio dei diritti della
persona o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo
Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati
comuni, province, citt metropolitane e regioni.
Ovviamente tali contributi che hanno la specifica caratteristica di essere supplementari
rispetto alle altre spese che lo Stato effettua regolarmente e, quindi, si aggiungono ad
esse per poi essere distribuite sullintero territorio nazionale. I suddetti contributi statali
vengono assegnati alle Regioni ordinarie o agli altri enti locali con leggi ordinarie
seguendo una programmazione nazionale o eventualmente una programmazione di
sviluppo regionale.
Con la L. 281 del 1970 si stabilito che le Regioni possano contrarre mutui ed emettere
obbligazioni al solo scopo di sostenere spese per nuovi investimenti o per acquistare
quote di partecipazioni in societ finanziarie regionali. Questa prescrizione restrittiva
viene confermata dal dettato normativo dellart. 30 della legge succitata, che prescrive la
nullit di tutti gli atti e i contratti stipulati in deroga a quanto sinora detto, ovvero, aventi
ad oggetto investimenti fatti attraverso il ricorso allindebitamento fuori dai casi previsti.
Per sapere quali siano, quantomeno ad oggi, gli investimenti consentiti si deve far
rifermento alla Legge Finanziaria del 2004, nella quale sono elencati tutti i tipi di
investimenti possibili attraverso il ricorso allindebitamento. Tra gli altri lacquisto,
costruzione straordinaria manutenzione o/e ristrutturazione di beni immobili o impianti,
lacquisto di macchinari, mezzi di trasporto o attrezzature ad uso pluriennale, ecc. Per
questi investimenti, comunque, limporto complessivo delle annualit di ammortamento
per capitale e interessi di mutuo o di altre forme di estinzione dellindebitamento,
assunto nellambito dellesercizio finanziario considerato, non devono oltrepassare la
soglia del 25% delle entrate non vincolate della Regione considerate complessivamente,
con il presupposto che anche gli oneri futuri trovino copertura nellambito del bilancio
pluriennale della Regione stessa. Lunico caso in cui la Regione pu contrarre mutui in
deroga alle limitazioni previste dalla legislazione statale vigente quello della copertura
del disavanzo di amministrazione.
Dal 2006, inoltre, la Regione che intende contrarre mutui o prestiti per finanziare
investimenti deve fornire attestazione relativa al conseguimento degli obiettivi dettati dal
patto di stabilit. In ogni caso il ricorso allindebitamento consentito se sussistono due
condizioni, ovvero se esiste approvazione del rendiconto relativo allesercizio del
penultimo anno precedente a quello in cui si intende deliberare il ricorso a forme di
indebitamento, ed in presenza di approvazione del bilancio annuale nel quale sono
incluse le relative previsioni.
Per quanto riguarda, infine, i finanziamenti dellUnione Europea, si detto che le
Regioni e gli altri enti locali possono usufruire dei fondi provenienti dallUnione
Europea che, peraltro, negli ultimi anni sono stati notevolmente incrementati in virt di
una politica europea che tende sempre pi a realizzare una coesione socio-politica e
territoriale dei paesi membri e dellintero territorio degli stessi, con una conseguente
riduzione, quantomeno in teoria, del divario tra i vari livelli si sviluppo.
Gli obiettivi che lUnione Europea intende perseguire sono essenzialmente quelli di
tutelare la competitivit delle varie imprese che operano in territori disagiati; garantire
una evoluzione armoniosa dellUnione in modo da raggiungere un omogeneo benessere
per tutti i cittadini ed infine salvaguardare tutte le politiche dellUnione.
Lunione Europea, quindi, si propone di perseguire i suddetti obiettivi attraverso
linvestimento degli strumenti finanziari di cui dispone ed in particolar modo, possiamo
ricordare, i fondi strutturali, che non sono altro che strumenti finanziari volti a
promuovere lo sviluppo e/o ladeguamento allo sviluppo stesso delle regioni disagiate. Si
possono ricordare il Fondo europeo di sviluppo regionale, Fondo sociale europeo, Fondo
di coesione, Fondo europeo per gli Investimenti, Fondo europeo Agricolo per lo
Sviluppo Rurale e il Fondo Europeo per la Pesca.
Accanto a detti Fondi che concorrono allo sviluppo delle aree disagiate e/o meno
sviluppate dellUnione Europea, questultima ha previsto, con lausilio della Banca
Europea per gli Investimenti, una serie di iniziative per la promozione di sviluppo di
determinati settori come ad esempio quello dei trasporti, dellambiente e delle energie
rinnovabili e delledilizia popolare. Infine lUnione Europea si rivolge anche alle piccole
e medie imprese tentando di facilitare il loro accesso ai finanziamenti
f) Bilancio e contabilit delle Regioni a Statuto Ordinario
Cos come lordinamento finanziario degli enti locali e delle Regioni, anche quello
contabile riservato alla legge dello Stato.
Cos come lo Stato anche le Regioni e gli altri enti locali devono effettuare una
programmazione, pertanto devono deliberare annualmente il bilancio di previsione
finanziario per lanno successivo osservando i principi di unit, annualit, universalit ed
integrit, veridicit, pareggio finanziario e pubblicit. Il bilancio si compone di due parti,
relative rispettivamente alle entrate e alle spese, al quadro che riassume il totale delle
entrate e delle spese viene allegato un prospetto nel quale vengono elencate le varie
entrate derivanti da assegnazioni dellUnione Europea o dello Stato, con lindicazione
tributi propri.
Altro aspetto importante che riguarda le Regioni a statuto speciale, che non vale per le
Regioni a statuto ordinario, il tipo di controllo che viene effettuato non dal Governo
ma, per un maggiore e sicuro controllo tecnico-contabile, direttamente dalla Corte dei
Conti la quale, allesito dei controlli, riferisce al Parlamento nonch a tutte le
amministrazioni interessate, previa formulazione di proprio parere.
Quindi, per tutto ci che inerente alle cinque regioni ad autonomia speciale si deve far
riferimento ai singoli statuti, sia per quanto riguarda gli aspetti finanziari, e quindi
lindividuazione e la classificazione dei beni appartenenti a queste cinque regioni, e sia
per ci che inerente alla materia di bilancio. In ordine a tale ultimo aspetto si fa
riferimento alle norme contenute nei rispettivi Statuti, approvati come prescritto dallart.
116 cost. con leggi costituzionali, nonch alle leggi regionali e, quindi interne, emanate,
sempre nel rispetto del coordinamento esistente tra la finanza nazionale e quella locale,
da ciascuna Regione in ordine alle modalit di formazione ed approvazione del bilancio.
Per quanto attiene agli aspetti finanziari e patrimoniali occorre sottolineare che esistono
notevoli differenze tra le regioni a statuto ordinario e le cinque regioni a statuto speciale.
Nel ricordare quanto detto per le Regioni a Statuto Ordinario osserviamo gli aspetti delle
singole Regioni a Statuto Speciale.
-La Sicilia: per essa lo statuto stabilisce che i beni del demanio dello stato, incluse le
acque pubbliche che insisto sul territorio regionale sono assegnate alla Regione stessa,
con lunica eccezione di quei beni che riguardano la difesa dello stato oppure ogni altro
servizio nazionale. Rientrano, quindi, nel demanio appartenete alla regione anche beni
del demanio marittimo ovvero la spiaggia, il lido del mare le lagune i porti, le foci dei
fiumi che sboccano in mare e i canali navigabili. Restano invece esclusi dalla propriet
della Regione i beni appartenenti al demanio marittimo utilizzati dalle forze militari, le
acque oggetto di opere pubbliche di interesse nazionale, gli immobili di interesse storico,
archeologi e architettonico, nonch i beni facenti parte di musei, biblioteche e archivi.
Per quanto attiene al patrimonio regionale anche per questa regione lindividuazione
viene fatta con metodo residuale ovvero appartengono al patrimonio regionale tutti i beni
dello stato che si trovano sul territorio regionale ad eccezioni di quelli elencati nellart.