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DARIO ANTISERI

Ludwig von Mises e Friedrich A. von Hayek:


il nazismo ha radici socialiste
in Enrico Colombatto, Alberto Mingardi (a cura di),
Il coraggio della libert. Saggi in onore di Sergio Ricossa,
Rubbettino, Soveria Mannelli 2002, pp. 63-76.

1. Carl Menger e "il presentimento della grande tragedia"


Fu durante le vacanze di Natale del 1903 che Ludwig von Mises lesse per la prima volta i
Grundsatze der Volkswirtschaftslehre (Fondamenti di Economia Politica) di Menger. E fu proprio
grazie a questo libro che Mises decise di diventare un economista. In ogni caso, esattamente
nel 1903 Menger abbandon, anzi-tempo, l'insegnamento. Mises lo incontr personalmente
solo quattro anni dopo. "Mi sono sempre chiesto afferma Mises nella sua Autobiografia
scritta nel 1940 perch mai quest'uomo non abbia utilizzato meglio gli ultimi decenni della
sua vita. Che fosse ancora capace di dare splendidi contributi, lo dimostra la voce Geld
(moneta) da lui scritta per l'Handwrterbuch der Staatswissenschaften" (Mises 1996, p. 63).
Ebbene, Mises pensa di essere in possesso della soluzione del problema. "Credo (...) di sapere
- egli scrive - che cosa lo abbia scoraggiato e ridotto precocemente al silenzio. La sua mente
lucidissima aveva intuito quale via stesse imboccando lo sviluppo dell'Europa e del mondo
intero. Egli vedeva ormai queste superbe civilt correre precipitosamente verso l'abisso.
Menger ebbe il presentimento di tutti gli orrori che oggi stiamo vivendo. Egli sapeva quali
conseguenze il mondo avrebbe pagato per l'abbandono del liberalismo e del capitalismo, e
fece quanto era in suo potere per contrastare queste tendenze. Le sue Untersuchungen ber
die Methode der Socialwissenschaften furono scritte anche in polemica contro tutte quelle
correnti ideologiche che dalle cattedre del grande Reich prussiano intossicavano il mondo.
Ma sapeva anche che la sua era una battaglia inutile e disperata, e questo lo fece piombare in
un tetro pessimismo che gli paralizz le forze e che egli trasmise anche al suo giovane allievo
e amico, l'arciduca ereditario Rodolfo d'Asburgo. L'arciduca non si suicid certamente per
una donna, ma perch disperava del futuro del suo impero e della civilt europea. Port con
s quella giovane donna - che voleva anche lei morire -, ma non si diede la morte a causa sua"
(Mises 1996, pp. 63-64).

2. Ludwig von Mises, 1927: "La nostra civilt destinata a


finire"
Il presentimento della tragedia che avrebbe colpito l'Europa e che travolse nell'angoscia
Carl Menger divenne profezia nel suo seguace Ludwig von Mises. Come ricorda Fritz
Machlup, si tratta della profezia sulla fine della libert nell'Europa centrale e sulla
impossibilit per noi, di continuare a vivere in Austria (Machlup 1975, p. 8).
Era il 1927. Appoggiato alla finestra del suo ufficio, che dava sulla Ringstrasse, non una sola
volta Mises ebbe a dire: Probabilmente in questo posto crescer dell'erba, poich la nostra
civilt destinata a finire. Molto spesso - ricorda Machlup egli ripensava a questa
prospettiva con ironia, ridendo della sua profezia. Soleva dire: Tutti noi dovremo andarcene,
ma dove ci recheremo e cosa faremo mai? Quale lavoro saremo in grado di fare?'. Poi ci
immaginava in una qualche terra dell'America latina e giocava ad assegnare dei futuri ruoli
ai membri del seminario, scegliendo dei lavori adatti a ciascuno di noi. A me aveva assegnato
il ruolo di ballerino in un night club, dicendo che avrei cercato di intrattenere e divertire
giovani ed attempate signore. Anche molti colleghi avevano ottenuto un lavoro nel night club

come attori, suonatori, camerieri, accompagnatori o barman. Quando era venuto il suo
turno, aveva detto: Io, sfortunatamente, non sono un buon ballerino o un buon suonatore, e
non penso che potrei essere un buon cameriere. Piuttosto, dovr fare il portiere in uniforme
davanti al locale " (Machlup 1975, p. 9).

3. Lo spirito "anti-capitalistico" e socialistico" del partito


nazional-socialista
"La filosofia dei nazisti, cio del partito tedesco nazional-socialista operaio, la pi pura
e maggiormente consistente manifestazione dello spirito anti-capitalistico e socialistico della
nostra epoca " (Mises 1990, p. 633). Questo scrive Mises nel Caos pianificato. Gemeinnutz
geht vor Eigennutz (Il bene comune ha la preminenza sul profitto privato): in questo slogan
si concentrava la "sapienza economica" dei nazisti un'idea che "implica che l'economia di
profitto danneggerebbe gli interessi vi-tali della stragrande maggioranza della gente e che
sacro dovere del governo popolare evitare la formazione di profitto per mezzo del pubblico
controllo della produzione e della distribuzione" (Mises 1990, p. 633).
Nell'albero genealogico dei padri del nazismo, Mises vede "dottrine di latini come
Sismondi e Georges Sorel e di anglosassoni come Carlyle, Ruskin e Houston Stewart
Chamberlain (...). Anche il tratto ideologico meglio conosciuto del nazismo, la favola della
superiorit della razza-guida ariana, non era di provenienza tedesca; il suo autore fu un
francese, Gobineau. Tedeschi di ascendenza ebraica come Lassalle, Lasson, Stahl e Walter
Rathenau dettero alle dottrine essenziali del nazismo un contributo maggiore di quello di
uomini come Sombart, Spann e Ferdinand Fried (Mises 1990, p. 633).
Socialista - ad avviso di Mises - ogni societ che abbia abolito la propriet privata dei
mezzi di produzione.
E una siffatta societ - sia essa nazista, fascista o comunista insieme all'abolizione della
propriet privata dei mezzi di produzione, elimina ogni libert politica, annienta i diritti
umani.
Annota Mises ne L'azione umana: Non appena la libert economica che l'economia di
mercato concede ai suoi membri rimossa, tutte le libert politiche e le carte dei diritti
diventano inganno. Habeas corpus e processi davanti al magistrato sono una vergogna se,
sotto il pretesto dell'opportunit economica, l'autorit ha potere di relegare ogni cittadino
indesiderato sull'Artico o in un deserto e di assoggettarlo ai "lavori forzati" a vita. La libert
di stampa un puro inganno se l'autorit controlla tutti gli uffici-stampa e le cartiere. E cos
sono tutti gli altri diritti dell'uomo" (Mises 1959, p. 277).
La realt che la sostituzione della pianificazione economica all'economia di mercato
"toglie ogni libert e lascia all'individuo unicamente il diritto di ubbidire (Mises 1959, p.
277).

4. I "socialisti della cattedra" sono stati i battistrada delle due


guerre mondiali
Il "socialismo" un sistema sociale basato sulla propriet pubblica dei mezzi di
produzione. In tale sistema "tutte le risorse materiali sono datore di lavoro" (Mises 1994, p.
78); implica come si gi visto che la libert di stampa, laddove tutte le cartiere e tutte le
tipografie appartengono allo Stato, semplicemente un inganno. Come un inganno la
libert di associazione e, dunque, di religione, laddove tutti gli edifici, incluse le chiese, siano
propriet dello Stato.
Mises insiste: "Non pu esserci alcuna libera scelta della professione e dell'occupazione dove
lo Stato il solo datore di lavoro ed assegna a ciascuno il compito di adempie-re. Non pu
esserci alcuna libert di stabilirsi dove si vuole quando lo Stato ha il potere di fissare il posto
di lavoro di ciascuno. Non pu esserci una reale libert di ricerca scientifica dove lo Stato
proprietario di tutte le biblioteche, gli archivi e i laboratori e ha il diritto di mandare ognuno
in un posto dove non pu continuare le sue ricerche. Non pu esser-ci alcuna libert nell'arte
o nella letteratura quando lo Stato stabilisce chi deve crearle. Non pu esserci n libert di
coscienza n di parola quando lo Stato ha il potere di trasferire ogni oppositore in luoghi con
climi dannosi alla sua salute o di assegnargli dei compiti che vanno oltre le sue forze e lo
rovinano sia fisicamente che intellettualmente. In una comunit socialista il singolo cittadino
non pu avere maggiore libert di un soldato nell'esercito o di un orfano in un orfanotrofio"
(Mises 1994, p. 79).
Un ingrediente "specificamente tedesco " nel nazismo fu precisa Mises sempre nel
Caos pianificato - "la lotta per la conquista del Lebensraum (spazio vitale) (Mises 1990, p.
635).[ 1] Ed inoltre "il piano nazista era pi esteso e perci pi pernicioso di quello dei
marxisti. Suo obiettivo era l'abolizione del laissez-faire non soltanto nella produzione di beni
materiali, ma anche nella produzione di uomini. Il Fuhrer non era solo il direttore generale
1

Mises prosegue: "Ed anche questo fu un esito del loro concordare con le idee che guidavano le
politiche dei pi influenti partiti di tutti gli altri Paesi. Tali partiti dichiarano l'uguaglianza del
reddito come la cosa principale. I nazisti fanno lo stesso. Ci che caratterizza i nazisti il fatto di
non esser disposti ad accettare una situazione in cui i Tedeschi siano condannati per sempre a
restare "imprigionati", com'essi dicono, in un'area comparativamente piccola e sovrappopolata, in
cui la produttivit del lavoro deve essere pi bassa che nei Paesi comparativamente sottopopolati, i
quali sono meglio forniti di risorse naturali e di capitale. Il loro obiettivo una pi equa distribuzione delle risorse naturali della terra. Come nazione deprivata (have-not) essi guardano alla
ricchezza delle nazioni pi ricche con gli stessi sentimenti con cui molte persone nei Paesi
occidentali guardano ai redditi pi alti di alcuni fra i loro concittadini.
I progressisti dei Paesi anglosassoni affermano che non vale la pena avere la libert per quanti
hanno il torto di avere un reddito relativamente basso. I nazisti dicono la stessa cosa in riferimento
alle relazioni internazionali. Secondo loro, l'unica libert che conta la Nahrungsfreiheit (cio la
libert di importare beni alimentari). Essi aspirano al possesso di un territorio cos ampio e ricco di
risorse naturali da permettere di vivere nell'autosufficienza economica a un livello non pi basso di
quello di qualsiasi altra nazione. Considerano se stessi come rivoluzionari che lottano per i loro
inalienabili diritti naturali contro gli interessi acquisiti da una schiera di nazioni reazionarie.
facile per gli economisti demolire le fallacie insite nelle dottrine naziste. Ma quanti disprezzano
l'economia come ortodossa e reazionaria e difendono con accanimento le false dottrine del
socialismo e del nazionalismo economico, non riescono a confutarle.
Difatti, il nazismo non fu altro che l'applicazione logica dei loro dogmi alle condizioni particolari
di una Germania comparativamente sovrappopolata (pp. 633-634).

di tutte le industrie; egli era pure il direttore dell'azienda-di-riproduzione deputata


all'allevamento di uomini superiori e alla eliminazione della razza inferiore (Mises 1990, p.
635).
Tutto ci, in ogni caso, non deve far dimenticare ammonisce Mises quelle che sono
le radici socialiste del nazismo. E, difatti, per pi di settanta anni i professori tedeschi di
scienza della politica, di storia, di diritto, di geografia e di filosofia inculcarono con tanto
zelo nei loro discepoli un odio isterico nei confronti del capitalismo e predicarono la guerra
di liberazione contro l'Occidente capitalistico. In Germania i socialisti della cattedra,
molto ammirati in tutti i Paesi stranieri, furono i battistrada delle due guerre mondiali.
Sul volgere del secolo i Tedeschi nella loro stragrande maggioranza erano gi sostenitori
radicali del socialismo e del nazionalismo aggressivo. Gi allora avevano fatto propri i
principi del nazismo. Quel che mancava e che verr aggiunto in seguito era solo una nuova
parola per indicare la loro dottrina"(Mises 1990, p. 634).[2]

5. Lenin, Trotskij e Stalin: tre maestri dei nazisti


In una prospettiva del genere, ben si comprende che Hitler ad avviso di Mises "non
fu il fondatore del nazismo; egli ne fu il prodotto" (Mises 1990, p. 634). Hitler era un
gangster sadico (Mises 1990, pp. 634-635),[ 3] un ossesso in preda alla megalomania. E la
sua presunzione e la sua megalomania vennero accarezzate ed esaltate da schiere di
intellettuali.
Un esempio per tutti quello di Werner Sombart. Nel 1909 Sombart in Das Lebenswerk
von Karl Marx si gloriava di aver dedicato la sua vita alle idee di Marx (Sombart 1909, p.
3); pi tardi, nel 1934, in Deutscher Sozialasmus egli dichiarer che il Fuhrertum significa
una rivoluzione permanente e che il Fuhrer riceve i suoi ordini direttamente da Dio, il
supremo Fuhrer dell 'universo (Sombart 1934, p. 233).[ 4]
2

Per Mises le politiche pro-socialiste dei Paesi industrializzati dell'Europa centrale e occidentale
ebbero, nell'evoluzione verso il socialismo, un peso pi grande che la presa del potere da parte di
Lenin. Il piano di sicurezza sociale di Bismarck fu un esperimento sulla strada verso il socialismo
pi importante di quanto lo fu l'espropriazione delle arretrate industrie russe. Le ferrovie nazionali
prussiane avevano fornito l'unico esempio di azienda amministrata dal governo che, almeno per un
po' di tempo, avesse evitato un palese fallimento finanziario. Gli inglesi avevano gi prima del
1914 adottato parti essenziali del sistema tedesco di sicurezza sociale. In tutti i Paesi
industrializzati, i governi erano impegnati in politiche interventiste, destinate a sfociare alla fine
nel socialismo. Durante la guerra la maggior parte di tali Paesi si impegnarono in quello che venne
chiamato socialismo di guerra. In Germania, il programma di Hindenburg che, ovviamente, non
pot essere completamente realizzato a motivo della sconfitta tedesca, era ugualmente radicale ma
molto meglio progettato dei piani quinquennali russi sui quali si fatto cos tanto parlare (Mises
1990, p. 620).
3
Hitler era, al pari della maggior parte dei suoi collaboratori, un gangster sadico. Egli era incolto
e ignorante; venne bocciato addirittura nella prima classe delle scuole superiori. Non ebbe mai
nessun buon mestiere. una favola che abbia fatto il tappezziere. La sua carriera militare nella
prima Guerra mondiale fu piuttosto mediocre. La croce di ferro di prima classe gli fu data dopo la
fine della guerra come premio per le sue attivit di agente politico. Era un ossesso in preda alla
megalomania.
4
Sombart - annota Mises - che l'American Economic Association aveva eletto come membro
onorario e al quale molte Universit tedesche avevano conferito lauree honoris causa (Mises

Ecco, allora e questo il punto conclusivo dell'argomentazione di Mises , che quando


le politiche socialiste di sterminio in massa di tutti i dissidenti e di violenza spietata rimossero
le inibizioni contro l'assassinio su vasta scala, che ancora preoccupavano alcuni Tedeschi,
niente pot pi a lungo fermare l'avanzata del nazismo I nazisti adottarono rapidamente i
metodi sovietici. Essi importarono dalla Russia; il sistema del partito unico e il supremo
potere di questo partito nella vita politica; la posizione predominante assegnata alla polizia
segreta; i campi di concentramento; l'uccisione o l'imprigionamento di tutti gli oppositori; lo
sterminio delle famiglie dei sospetti e degli esuli; i metodi di propaganda; l'organizzazione
dei partiti affiliati all'estero e il loro impiego nella lotta contro i governi locali e nello
spionaggio e nel sabotaggio; l'uso del servizio diplomatico e consolare per fomentare la
rivoluzione; e molte altre cose ancora. In nessun'altra parte Lenin, Trotskij e Stalin ebbero
discepoli pi docili dei nazisti (Mises 1990, p. 634).[5]

6. Il nazionalsocialismo, in Germania, fu l'esito dell'assenza di


una forte borghesia
Delle radici socialiste del nazismo Hayek parla nel dodicesimo capitolo de La via della
schiavit: E un errore - egli scrive - considerare il nazionalsocialismo come una mera rivolta
contro la ragione, un movimento irrazionale senza retroterra intellettuale" (Hayek 1995, p.
227).
Se questa fosse stata la situazione, il nazismo non sarebbe poi stato tanto pericoloso. La
realt, piuttosto, che "le dottrine del nazionalsocialismo costituiscono il compimento di una
lunga evoluzione di pensiero, un processo al quale hanno preso parte pensatori che hanno
avuto grande influenza fuori dei confini della Germania " (Hayek 1995, p. 227).
E, per esplicitare, nel processo evolutivo che porta al nazismo, alla presenza di pensatori
tedeschi, Hayek vede affiancati pensatori non tedeschi come Thomas Carlyle e Houston
Stewart Chamberlain, Auguste Comte e George Sorel (ivi, p. 227). Abbracciate da una
minoranza reazionaria, le idee di questi pensatori riuscirono alla fine a conquistare il
consenso della grande maggioranza dei Tedeschi e, sostanzialmente, di tutti i giovani.
Come fu possibile tutto questo? Questo fu possibile non perch la borghesia facilit
l'ascesa del nazismo, ma per la ragione inversa: per l'assenza in Germania di una forte
borghesia (ivi, p. 223). "Fu l'unione delle forze anticapitalistiche di destra e di sinistra, la
fusione tra socialismo radicale e conservatore che spazz via dalla Germania qualunque cosa
fosse liberale" (ivi, p. 223). In tal modo in Germania si sald la connessione tra socialismo e
nazionalismo. "E significativo, annota Hayek, che i pi importanti antenati del
nazionalsocialismo Fichte, Rodbertus e Lassalle sono al tempo stesso riconosciuti come
padri del socialismo " (ivi, p. 224).

1990, p. 633)
E ancora: Il vero significato della rivoluzione di Lenin da vedere nel fatto che essa fu
l'esplosione del principio della violenza e dell'oppressione senza limiti. Fu la negazione di tutti gli
ideali politici che per tremila anni avevano guidato l 'evoluzione della civilt occidentale (Mises
1990, p. 621).

7. J. Plenge, P. Lensch, O. Spengler e A. Moeller van der Bruck:


si schierano con gli "eroi" tedeschi contro i "mercanti" inglesi
Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, con l'isterismo bellico che lo caratterizz,
segn poi l'inizio dello sviluppo moderno del nazionalsocialismo uno sviluppo cui diedero
un apporto consistente vecchi socialisti, come per esempio Werner Sombart. Nel 1909 cosa
che abbiamo gi visto Sombart asseriva orgogliosamente di avere de-dicato gran parte
della sua vita a battersi per le idee di Karl Marx (Sombart, 1909). Del 1915, per, la sua
famosa opera Handler und Helden (Mercanti ed eroi) (Sombart, 1915), dove il vecchio
socialista Sombart saluta la guerra tedesca come l'inevitabile conflitto fra la civilizzazione
commerciale dell 'Inghilterra e la cultura eroica della Germania. E senza limiti il suo
disprezzo nei confronti delle vedute commerciali degli Inglesi che avevano perduto ogni
istinto guerriero (Hayek 1995, p. 225). E ancora: Sombart sapeva che i Tedeschi sono
disprezzati dagli altri popoli perch considerano sacra la guerra: ma egli se ne vantava.
Considerare la guerra come una cosa inumana e insensata frutto di idee commerciali. C'
una vita pi nobile di quella degli individui, la vita del popolo e dello Stato, ed compito
degli individui sacrificare loro stessi per la vita pi nobile".
E, dopo Sombart, il professore Johann Plenge una autorit negli studi su Marx
(Plenge, 1911) il quale con il suo influente saggio dal titolo 1789 und 1914: Die SymbolJahre in der Geschichte des politischen Geistes, teorizz nelle due date anni simboli i
simboli del conflitto tra le idee di libert (quelle del 1789) e l'ideale dell'organizzazione
(l'ideale del 1914). In ogni caso, fu un membro dell'ala sinistra del partito socialdemocratico
che elabor e si adoper a rendere note al pubblico pi ampio concezioni simili a quelle di
Plenge. In Drei Jahre Weltrevolution Paul Lensch scriveva: Vista in prospettiva storica, la
decisione di Bismarck nell'anno 1879 fu che la Germania assunse il ruolo rivoluzionario, cio
il ruolo di uno Stato la cui posizione, relativamente a tutti gli altri Paesi del mondo, quella
di rappresentare un sistema economico superiore e pi avanzato. E cos che ci rendiamo
conto del fatto che nell'attuale Rivoluzione mondiale la Germania rappresenta la parte del
rivoluzionario, e la sua pi grande antagonista, l'Inghilterra, la parte del
controrivoluzionario (Plenge, 1916).
Plenge e Lensch commenta Hayek hanno fornito le idee fondamentali ai maestri
diretti del nazionalsocialismo, in particolare a Oswald Spengler e ad Arthur Moeller van der
Bruck.[6] Preussentum und Sozialismus di Spengler viene pubblicato nel 1920. In Germania,
scrive Splenger, molte sono le idee malfamate, ma tra di esse solo il liberalismo degno del
pi grande disprezzo. La verit che sin dai tempi di Bismarck lo stato prussiano era venuto
a configurarsi sempre pi in senso socialista. Per l'istinto tedesco o, meglio, prussiano scrive Spengler il potere appartiene alla totalit. Il singolo serve quest'ultima. La totalit
sovrana (...) Ciascuno ha il suo posto. Si comanda e si obbedisce. E a questo punto, conclude
Hayek, rimaneva solo un passo da fare perch il Santo patrono del nazionalsocialismo,
Moeller van der Bruck, proclamasse la prima guerra mondiale una guerra fra liberalismo e
socialismo" (Hayek 1995, p. 234).[ 7]
6

In nota Hayek (1995, p. 232) cita altri intellettuali della germanistica che ha pro-dotto il nazismo,
e tra costoro menziona: Othmar Spann, Hans Freyer, Carl Schmitt ed Ernst Junger.
7 Sull ' argomento si veda Moeller van der Bruck (1933, p. 87).

8. Nazismo e stalinismo: cos lontani, cos vicini


E dunque: nazismo e stalinismo sono davvero tanto lontani, radicalmente diversi?
Rappresentano davvero il nazismo e lo stalinismo la destra pi estrema e la sinistra pi
estrema, ovvero tutta una serie di tratti sovrapponentisi ci offrono una sostanziale medesima
icona? Nazisti e stalinisti basano il loro totalitarismo su di un presunto "sapere superiore"
sapere superiore di "natura salvifica", possesso del Fuhrer o del "glorioso" capo del partito.
Il totalitario nazista o comunista pensa di conoscere l'ineluttabile senso della storia;
crede di avere tra le mani il sommo criterio per decidere quale sia la societ perfetta e quale
sia la "vera" natura dell'uomo; sicuro di sapere cosa il bene assoluto e dove sta il male
assoluto; sa quale la razza o, rispettivamente, la classe destinata a realizzare il bene sulla
faccia della terra e a dominare il mondo; si reputa capace di dirigere l'intera economia.
Da questi presupposti gnoseologici scaturiscono "naturalmente": il partito unico la fede nel
leader il quale sicuro che "Dio con lui" il quale crede che Dio ormai gli abbia ceduto il
posto; il dominio del partito su tutta la vita politica; l'asservimento dei giudici alla volont
del partito, una propaganda martellante tramite l'esclusivo uso della stampa e degli altri
mezzi di comunicazione; il controllo pi minuzioso sulla vita "privata" dei singoli cittadini; il
pi rigido monopolio dell'educazione, con l'immediato licenziamento di tutti gli insegnanti
non perfettamente allineati; l'onnipresenza della polizia segreta; la persecuzione dei
sospetti; la carcerazione, la tortura e infine l'uccisione di quanti vengono individuati come
"nemici oggettivi"; i Lager e il Gulag.
L'unica vera differenza tra nazismo e comunismo costituita dal nemico oggettivo:
l'altra razza o l'altra nazione per il nazismo, la classe borghese per il comunismo; il mondo va
ripulito da tutti gli individui che incarnano il male.

9. La malattia del pensiero totalitario si chiama "gnosi"


Nel 1937 Alfred Hoernl, in una conferenza dal titolo Would Plato have approved of the
National-socialist State?, sostenne la differenza, che in Platone vi , tra il tiranno e il
filosofo-re: il tiranno un dittatore che non ha nessuna filosofia e nessuna idea del Bene;
viene ubbidito perch la sua forza a mettere paura; egli moralmente corrotto e in balia dei
suoi indisciplinati desideri. Il filosofo-re, invece, conosce il Bene dello Stato e si adopera per
la realizzazione di questo nobile ideale.
Scrive Hoernl: "Se prendiamo il termine tiranno in senso rigorosamente platonico,
ovvio che i dittatori moderni, quali apostoli di una filosofia della vita, somigliano molto di
pi ai filosofi-re di Platone che ai suoi tiranni" (Hoernl 1967, p. 169). In breve, i filosofire e i loro ausiliari (...) sono sostanzialmente l'analogo del dittatore moderno e del fedele,
disciplinato, partito (Partei) sia il partito comunista in Russia, il partito fascista in Italia o
il partito nazional-socialista in Germania , per mezzo del quale il dittatore domina
(Hoernl 1967, pp. 170).
N un caso fa presente Hoernl che intellettuali nazisti come Theodor von der
Pfordten, Hans F. K. Guenther e H.A. Grunsky si siano rifatti a Platone nella loro difesa della
dottrina nazista (Hoernl 1967, pp. 178-181).

La presunzione fatale di una conoscenza assoluta e superiore riguardante la totalit della


societ, il bene e il male, la natura dell'uomo e cos via una malattia tipica del pensiero
totalitario e questa malattia si chiama "gnosi".
Il totalitario "sa" chi in stato di grazia e chi "oggettivamente" nella perdizione e che
quindi va "liquidato".
In Out of step, Sidney Hook narra di una conversazione da lui avuta a casa sua con
Bertolt Brecht, conversazione che ebbe per oggetto i vecchi bolscevichi fucilati nel periodo
dei processi di Mosca: "E fu a quel punto che egli pronunci una frase che non ho mai pi
dimenticato" scrive Hook. "Egli disse: Quelli l, pi sono innocenti, pi meritano di essere
fucilati. Io rimasi totalmente stupito che credevo di aver sentito male. Come dice?, gli
chiesi. Egli ripet calmo: pi sono innocenti, pi meritano di essere fucilati. Le sue parole
mi lasciarono di stucco. Per-ch? Perch? esclamai. Si limit a lanciarmi una sorta di
nervoso sorriso. Aspettai, ma non disse nulla, anche dopo che io ebbi ripetuto la mia
domanda. Mi alzai, andai nella stanza accanto e gli presi il cappotto e il cappello. Quando
tornai da lui, era ancora seduto in poltrona col bicchiere in mano. Vedendomi col cappotto e
il cappello parve sorpreso. Pos il bicchiere, si alz, prese cappotto e cappello e con un
accenno di sorriso part. Nessuno di noi aveva detto parola. Non lo rividi mai pi[ 8].
E allora: nazismo e stalinismo destra e sinistra cos lontani, cos vicini. Banesh
Hoffmann, nel suo libro Albert Einstein: creatore e ribelle, scrive che negli anni tra il 1965 e
il 1967 i Russi pubblicarono le opere scientifiche complete di Einstein in quattro volumi. In
precedenza, per, gli ambienti ufficiali comunisti non avevano mai saputo quale linea
adottare nei confronti della teoria della relativit di Einstein. Ancora nel 1952 la teoria
einsteniana era stata attaccata da un accademico sovietico perch contraria al materialismo
dialettico, nucleo centrale del marxismo. L'accademico aveva rimproverato certi scienziati
sovietici rei di appoggiarla. Informato al riguardo da una lettera, Einstein rispose in tono
scherzoso dicendo che la cosa lo allietava notevolmente, nono-stante fosse turbato da tempo
dalle limitazioni imposte in Russia alla libert di pensiero e di parola. Scrisse poi il seguente
aforisma che venne pubblicato nel 1953: "Nel campo di coloro che cercano la verit non
esiste alcuna autorit umana. Chiunque tenti di fare il magistrato, viene stravolto dalle risate
degli di " (Hoffmann 1977, pp. 274-275). E scrisse, inoltre, alcune alcune strofe mordaci a
proposito del materialismo dialettico:
"Con sudori e fatiche immani
Un granello di verit speri di vedere?
Oh sciocco! Ammazzarsi lavorando!
Il nostro partito crea la verit con decreti.
Qualche fiero spirito osa forse dubitare?
Il cranio sfondato la sua pronta ricompensa.
Cos gli insegniamo, come mai prima d'ora,
A vivere soavemente e d 'accordo con noi " (Hoffmann 1977, p. 275).
8 Vedi Hook (1987) cit. in Revel (1989, p. 324)

10. Il contributo della "Grande Vienna" alla costruzione


dell"ideal-tipo" liberale
Il contributo di prestigiosi esponenti della "Grande Vienna" (C. Menger, E. von BhmBawerk, L. von Mises, F. A. von Hayek, K.R. Pop-per) stato decisivo nel nostro secolo. per lo
smascheramento della "presunzione fatale" di nazisti, fascisti e stalinisti. Si trattato di uno
smascheramento effettuato con attrezzi logici, epistemologici e di teoria economica, mettendo
al bando ogni predica moralistica. Lenin non ave-va torto quando diceva che per lui era pi
pericoloso Mach a Vienna che lo zar a Mosca. E Mach a Vienna era pi pericoloso dello zar a
Mosca per la ragione che l'"armamentario gnoseologico" di Mach, tra l'altro, era in grado di
devastare ab imis fundamentis quella "mitologia del materialismo dialettico posta a
giustificazione del totalitarismo comunista. Ed proprio dai lavori dei grandi "viennesi"
sopra richiamati anche se non solo dalle loro opere che emerge l'idealtipo dell'homo
liberalis. Il difensore della libert , innanzitutto, una persona consapevole della propria e
dell'altrui fallibilit, e della propria e dell'altrui ignoranza - in special modo dell'ignoranza di
ogni individuo relativa alle conoscenze di situazioni particolari di tempo e di luogo. Il
difensore della libert, sa-pendo che "il potere corrompe e il potere assoluto corrompe
assoluta-mente", non si pone la domanda chi deve comandare?, cerca piuttosto di rispondere
alla domanda su come controllare chi comanda. Contro lo sta talismo il liberale liberista:
difende l'economia di mercato, non solo perch questa genera l pi ampio benessere, ma
soprattutto a motivo del fatto che senza economia di mercato non pu esistere nessuno Stato
di diritto - e difatti "chi possiede tutti i mezzi stabilisce tutti i fini". Il liberale rifiuta l'idea
liberticida, stando alla quale sopra all'individuo ci sarebbe qualche altra entit - come, per
esempio, lo Stato, il partito, la classe, ecc. - autonoma e indipendente dagli individui:
esistono solo individui. Il liberale sa che la (presunta) societ perfetta la negazione del-la
societ a erta: in ogni utopista sonnecchia un capitano di ventura.
li era e non un conservatore: il conservatore teme le novit; il libera-le, invece, assume la
concorrenza come procedimento di scoperta del nuovo. Il liberale non un anarchico, non
un libertario: il liberale non pensa che non ci siano funzioni e compiti da affidare al governo.
Il liberale, diversamente dai costruttivisti, sa che non tutte le istituzioni e non tutti gli eventi
storico-sociali sono esiti di piani intenzionali - si danno, infatti, le inevitabili conseguenze
inintenzionali di azioni umane intenzionali. E pertanto n'era e e avverso pure alla teoria
cospiratoria dell a societ, stando alla quale tutti gli eventi sociali negativi sarebbero frutto di
cospirazioni o congiure ordite da nemici o comunque da individui malvagi - la realt che
possono esistere cause senza colpe e riuscite senza merito. Il liberale difende, contro lo Stato
onnivoro, i corpi intermedi e le istituzioni volontarie. Il liberale sa che il mercato, al pari
della scienza, sempre innocente - se qualcuno realizza profitti vendendo armi o spacciando
droga, colpevole non il mercato, colpevoli sono quelle persone che vendono e comprano
armi o droga e disumana la loro etica. Da riformare, in questo caso, non dunque il
mercato, ma l'etica; e inefficaci sono stati profeti, maestri e predicatori. N da pensare che il
mercato neghi la solidariet. La Grande Societ ha insegnato, tra altri, F.A. von Hayek, non
solo pu essere solidale perch ricca e pu quindi permetterselo; essa deve essere solidale
perch, avendo spezzato i vincoli che tenevano uniti gli individui nel piccolo gruppo, cancella

quella relativa sicurezza e quella protezione di cui godeva il debole: da qui il dovere da parte
dello Stato di venire incontro ai bisogno-si d'aiuto. Mercato e solidariet sono coniugabili.
Non coniugabili sono, invece, mercato e dissipazione delle risorse, mercato e corruzione; lo
statalismo fa l'uomo ladro, e trasforma i cittadini in accattoni ricattabili i quali per mestiere
fanno gli elettori. E, da ultimo, il liberale non anticlericale. Scrive Hayek: "A differenza del
razionalismo della Rivoluzione francese, il vero liberalismo non ha niente contro la religione,
e io non posso che deplorare l'anticlericalismo militante ed essenzialmente illiberale che ha
animato tanta parte del liberalismo continentale del XIX secolo".

Giunto al termine di questo contributo, il mio grato pensiero va certamente all'amico, e


professor Sergio Ricossa. In anni tristi per la cultura italiana, tristi per la teoria e la pratica
della libert, Sergio Ricossa, in solitudine e con coraggio, percorreva la via delle "ragioni"
della libert e ce l'ha indicata. Distante, oggi come ieri, dai "praticoni della politica", egli,
sulla scia di Hayek, ci ha insegnato e ci insegna a riflettere sui principi e, in base ai principi, a
valutare uomini e fatti e idee. E qui mi chiedo: chiss quante osservazioni critiche avr da
fare Ricossa nei con-fronti dell'ideal-tipo di homo liberalis sopra delineato; quali tratti avr
da aggiungere, cosa avr da togliere, cosa da precisare o ridefinire. Forse mi rimproverer di
essermi fermato alla "Stazione Liberale"; forse mi dir che devo affrettarmi sul "Sentiero
Libertario". Chiss?
Ho incontrato Sergio Ricossa, per la prima volta, pi di trent'anni fa negli uffici
dell'Editore Armando; e poi altre volte; di recente nel-l'occasione davvero bella della
giornata torinese di studi in onore del professore Enrico di Robilant. Ci incontreremo ancora
e discuteremo. E sono sicuro di imparare. Al momento, per, non sono disposto a seguire
l'amico maestro Sergio Ricossa nella direzione battuta dai "libertari". Me lo proibisce Hayek,
giacch il libertarismo mi appare proprio come una forma di costruttivismo, di liberalismo
costruttivistico. Ce lo sconsiglia Popper, perch "la societ aperta un fatto e un ideale". Ricossa, e certamente non fa male, mi pare insistere troppo sull'ideale; da parte mia, invece, e
non penso a mia volta di far male, guardo con preoccupazione ai fatti e punto l'attenzione su
di una teoria non costruttivistica ed evolutiva della libert una teoria non costruttivistica,
ma non per questo non impegnativa sul concreto piano della politica.
Dario Antiseri - 1999

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