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LINEAMENTI
DI PSICOLOGIA
D ELL ' E T
EVOLUTIVA
O
S
EDIZIONI
F I R ENZE
INTRODUZIONE
La Psicologia dell'Et Evolutiva ha un m erito non p iccolo nel raggiungimento di quel progresso che fa della Psicologia una scienza indiscutibilmente autonoma. ben vero che i t r aguardi raggiunti rappresentano
vittorie ancora parziali e l i m itate e non consentono una completa saldatura fra tutte le proposizioni generali. Ma del resto il carattere della provvisoriet e della i p oteticit ci ch e v eramente distingue il p r o gresso
scienti6co.
Oggi la psicologia dell'et evolutiva non pi considerata u., ramo
della Psicologia, investigazione di tipo particolare su problemi particolari,
zona di ricerche specialistiche, ma piuttosto una tecnica o un metodo per
lo studio dei processi psicologici.
Lo studio dell'et evolutiva non rappresenta lo studio di un'et cons iderata qualitativamente e quantitativamente diversa dall'et adulta: l o
studio dei processi psicologici secondo una prospettiva evolutiva costituisce invece necessaria propedeutica allo studio e alla conoscenza dei processi psicologici adulti e persino involutivi.
Freud stato, se non il p r im o a d i chiarare, certo il pi a u torevole
scienziato a dimostrare che la spiegazione di molte problematiche affettive
dell'et adulta va r icercata nell'et infantile; e P i aget, forse il m aggiore
tra gli psicologi viventi, ha con la epistemologia genetica fondato le basi che
hanno permesso di far luce su meccanismi e processi dell'attivit psichica.
Anche in America e in Russia, ove maggiore attenzione stata posta
ai problemi dell'apprendimento, si oramai del parere che studiare l'apprendimento nell'et evolutiva costituisca il metodo pi corretto per l'approccio al problema stesso. I.a maggior parte delle ricerche e degli esperimenti su questo campo sono stati infatti condotti su giovani animali o
su bambini, Si potuto, ad esempio, stabilire che in uno scimpanz tenuto
al buio per tutto il p r imo anno di vit a v i ene a mancare lo sviluppo di talune cellule della retina, e le capacit visive dell'animale rimangono limitate
per il resto dei suoi anni: il che dimostra che il primo anno di vita , per
quanto riguarda la visione normale, un periodo critico.
Per altra via tanto Spitz che la Klein hanno dimostrato che il primo
sofi avevano avuto torto, cio servi se non altro ad accumulare una notevole
mole di materiale.
Fu infatti proprio alla fine del 1700 che ebbe inizio il periodo delle
biograPe infantili che si protrasse sino alla fine del secolo scorso. Il primo
ad affrontare il problema in questa maniera fu forse Giovanni Enrico Pes talozzi, nel 1774 con i l D i a ri o d i u n p a d r e , ben presto imitato da
Dieterich Tiedemann lBeobachtungen ueber die Entwicklung der Seelenfahigkeiten bei K i ndern, Al tenburg, Bonde, 1787), che traccio una serie
di osservazioni sullo sviluppo della sensazione, del movimento, del linguaggio etc. del bambino sino a due anni e mezzo. Ma fu la biografia di Charles
Darwin lA b i ographical sketck of an infant, Mind, 1877) a modificare decisamente la prospettiva nei confronti dei problemi dell'et infantile. Darwin poneva decisamente l'accento sull'aspetto evoluzionistico del rapporto
bambino-uomo.
Disgraziatamente tutte 'queste biografie infantili non venivano scritte
con intenti rigorosamente scientifici: i n r e alt esse servivano d'appoggio
a teorie le quali erano accettate prima d i e ssere provate. Conseguentemente le osservazioni tendevano a cogliere soltanto ci che, in qualche maniera, si accordava con la teoria scelta. Il metodo delle biografie, peraltro,
di per se stesso assai poco scientifico, soprattutto per le i m plicanze di
natura affettiva che esso comporta: infatti molto improbabile che un pad re o una madre possano essere veramente e totalmente imparziali e di sinteressati nell'osservare e nel riportare le prodezze dei propri rampolli,
o i ricordi della propria infanzia.
Una seconda tappa nello studio dei problemi di p sicologia infantile
fu segnata da un metodo nuovo introdotto attorno al 1890 dall'americano
Stanley Hall, della Clark University, considerato uno dei f ondatori della
psicologia in A m erica. Egli i n vestigava sui c o ntenuti della mente dei
bambini poich, come Darwin aveva insegnato, era convinto che la studio della evoluzione fosse fondamentale per la comprensione del problema
dell'uomo. Hall conduceva ricerche su ampi gruppi di soggetti con. una tecnica abbastanza raffinata, quella dei questionari , che consiste nel porre
una serie di d o mande tendenti ad o t t enere informazioni sul c omportamento, gli a t teggiamenti e gl i i n t eressi dei f anciulli e d egli adolescenti.
Poi comparava le risposte scritte dai ragazzi con quelle dei loro genitori.
Il metodo di H a ll , che permise di raccogliere una messe enorme di
indicazioni e di notizie sui fanciulli e sugli adolescenti, e che ebbe, specie
in America, una quantit incredibile di i m i t atori e d i c o n tinuatori, pu
s enza dubbio considerarsi u n p r o gresso nei c o nfronti d e i m e t odi p i
astratti, pi teorici e pi soggettivi dei filosofi e dei biografi dei secoli precedenti. Tuttavia, alla luce della metodologia pi avanzata, le tecniche di
Hall appaiono oggi grossolane e non immuni da critiche.
C APITOLO PRIM O
PROBLEMI DI METODO L O G IA
NELLO STUDIO DELL'ETA EVOLUTIVA
Gli studi sistematici sui fanciulli hanno avuto inizio nel XX secolo.
I metodi scientifici della psicologia sono stati solo in parte mediati da altre scienze pi avanzate, quali la fisica e la matematica; pur accettando il
modello sperimentale delle altre scienze che gi lo u t i lizzavano, la psicologia ha dovuto ingegnarsi a costruire tutte quelle modifiche, sia tecniche
che propriamente metodologiche, che ne consentissero l'adattamento agli
scopi e agli oggetti suoi propri. E ci perch, nella realt, non esiste un
metodo sperimentale applicabile indifferentemente a qualunque tipo di
scienza: fisici e chimici conducono le loro ricerche in laboratori attrezzati
e secondo tecniche e metodiche che differiscono, si, da quelle degli archeologi, che lavorano all'aria aperta, ma anche da quelle degli astronomi, che
pure lavorano in attrezzati laboratori. Ciascun campo di ricerca ha necessit
di venir definito in t ermini d i specifiche tecniche, oltre che di contenuti,
anche se poi tutte le scienze si servono del metodo sperimentale. Tuttavia
solo in termini molto generali possibile affermare la esistenza di un metodo scientifico estensibile a tutte le scienze.
Le basi di questo metodo scientifico sono cosi riassumibili:
1. OssERvAzioNE - La osservazione dei fenomeni rappresenta il primo passo verso le costruzioni scientifiche; essa ha tuttavia il difetto di non
essere r i p e t i b i l e a v o lont dall'osservatore, il quale assume, nei confronti del fenomeno, il ruolo passivo dello spettatore. Le osservazioni poss ono per ripetersi per il r i petersi del fenomeno i n n a t u r a . p o s sibile allora g e n e r a l i z z a r l e e g i u ngere alla costruzione di prime
ipotesi elementari, le quali serviranno da guida nella preparazione di veri e
propri esperimenti.
2. EsPERIMENTAzIQNE.
14 lo sperimentatore ha un ruolo attivo: egli manipola gli ingredienti per ottenere la ripetizione del fenomeno.
a) Le variabili. Si c hiamano variabili tut te quelle condizioni che, in
un modo o n ell'altro, incidono, o possono incidere sul fenomeno provocandone una variazione. Tali sono, ad esempio, la temperatura, la illuminazione, la presenza di particolari sostanze, tutti elementi fondamentali,
specie negli esperimenti di f r sica e d i c h i mica, e che l o sperimentatore
deve ben conoscere e controllare. Un esperimento valido quando agendo,
a condizioni note, su una variabile, si produce un m utamento nel f e nomeno. In t a l caso la variabile sulla quale si agisce viene indicata come
v a r i a b i l e i n d i p e n d e n t e o variabile x, il m u tamento provocat o, come v a r i a b i l e d i p e n d e n t e o variabile y, e si presume
che questo dipenda (sia effetto o f u n zione) da quella. Correttamente si
dice che la variabile indipendente x agisce sulla variabile dipendente y, o
che tra le due variabili esiste una co r r e l a z i o n e . T a l e c o rrelazione
pu essere diretta o inversa, a seconda che le due variabili abbiano mutamenti nello stesso senso (per es. aumentino o d i minuiscano contemporaneamente) o nel sensc opposto (mentre la x aumenta, la y diminuisce o viceversa). In questo modo, per esempio, si potuto stabilire che, a condizioni note e ci o tenute costanti tutte le altre variabili s e a umenta
la pressione esterna (variabile x) i l v o l ume di u n gas (variabile y) diminuisce.
In psicologia si opera secondo questi principi, che vengono per adattati alle particolari situazioni. Cosi, ad es., essendosi potuto osservare che
la somministrazione di un certo farmaco (un preparato a base di fosforo e
di calcio) agiva in senso positivo sul r endimento scolastico di p readolescenti, stato legittimo avanzare l'ipotesi che il farmaco (variabile x) aves-
ciata richiederebbe la disponibilit di due serie di dati: quelli sul rendimento normale di preadolescenti in assenza del farmaco, e quelli sul rendimento di preadolescenti cui il f a rmaco sia stato somministrato. Solo con-
ne rispetti una certa proporzione. Naturalmente la composizione della popolazione indicativa della sua rappresentativit: cosi, ad es., se si prendono due gruppi di 50 soggetti ciascuno, in due seconde elementari di una
scuola cittadina, la rapppresentativit sar di t u tt i gl i a l unni d i seconda
elementare di q uella, solo di q u ella, determinata scuola cittadina. Se il
numero di soggetti della popolazione aumenta e i gruppi vengono costituiti
da individui scelti a caso nelle seconde elementari di tutte le scuole di una
c itt, si p o tr sostenere che la popolazione rappresentativa di t u t t i i
bambini di seconda elementare di quella citt, che costituiscono quindi, in
questo caso, l'intero mondo, e cosi via. E' evidente che quanto pi ampio
e pi strutturato ( cio costituito da soggetti con n>aggior numero di v ariabili) il gruppo della popolazione, tanto maggiore la probabilit che
i risultati ottenuti con i soggetti scelti per l'esperimento si avvicinano ai
risultati che si sarebbero ottenuti operando con l'intero mondo.
Nell'esperimento che si qui preso in considerazione, l'intero mondo
costituito da tutti i. preadolescenti di pari condizione dei soggetti da noi
scelti per la costituzione dei gruppi.
In questa fase della preparazione della ricerca viene in aiuto la scienza
statistica la quale mette a disposizione diverse tecniche, sia per la costituzione dei gruppi dal punto di vista della rappresentativit (cio rapporto
popolazione intero mondo) sia dal punto di vista della omogeneit.
c) L'Esperimento. Quando i d ue gruppi sono pronti, e cio quando
si sicuri della reciproca confrontabilit, si d inizio all'esperimento vero
e proprio, somministrando ad uno dei due gruppi, cui viene dato il nome
di g r u p p o s p e r i m e n t a l e , i l f a r m aco previsto (variabile x) per
un numero n di settimane, o di giorni, secondo il piano in precedenza stabilito, e controllando sistematicamente il rendimento di ciascun soggetto.
Intanto si procede alla rilevazione sistematica del rendimento anche
c on i soggetti del secondo gruppo, che viene chiamato g r u p p o d i
c o n t r o I Io . i n t eso che le tecniche di apprendimento e di i nsegnamento debbano essere rigorosamente le stesse, ed anzi, a maggior garanz ia, sarebbe opportuno mischiare i soggetti dei due gruppi, in m odo d a
eliminare ogni possibile intervento di dinamiche di gruppo differenziali.
Naturalmente, se ci si l i m i tasse a somministrare il f a rmaco ai soggetti del solo gruppo sperimentale non sarebbe corretto far d erivare le
eventuali mutazioni della dipendente direttamente dal farmaco, poich in
realt i soggetti di questo gruppo, per il solo fatto di r icevere il farmaco,
avrebbero ottenuto una sorta di r i n f orzo motivazionale che potrebbe
agire come seconda variabile indipendente, non controllata. p e r tanto
indispensabile che anche i soggetti del gruppo d i c o ntrollo r icevano un
uguale rinforzo motivazionale: si potrebbe, ad esempio, ricorrere all'espe-
+
+
3. - L E T E C N I CHE.
Come stato detto, non esiste un meIodo sperimentale che possa essere applicato direttamente a qualunque scienza: una differenzazione in
termini di t ecniche, di m odi d i a p proccio e di c ontenuti sempre indispensabile, ed quanto distingue, metodologicamente, le diverse scienze.
Casuali, quelle fatte da chiunque abbia in progetto di raccogliere notizie anedottiche, o faccia relazioni su particolari avvenimenti riguardanti
fanciulli, o a nche adulti, cui abbia assistito. Tali osservazioni, anche se
19 esatte, non hanno molto valore scientifico e non consentono alcuna gene-
ralizzzione.
Sistematiche sono invece le osservazioni fatte con una tecnica particolare che richied la preventiva evidenziazione di un fatto, una vigile attenzione che consenta di rimarcare o contare le ripetizioni del fatto, e
la conseguente registrazione di tutte le altre reazioni concernenti il fatto.
Tali osservazioni possono essere quantificate e studiate statisticamente.
b) T EST E
M I S U RAZIONI.
Particolari tipi d i t est sono le cosi dette tecnichegro iettive che costituiscono, per la gran parte, una via di m ezzo tra le osservazioni sistematiche e le situazioni sperimentali in q u anto presentano situazioni particolari, precedentemente organizzate, che stimolano reazioni comportamentali le q u ali v a nno r egistrate e i n t erpretate dal r i cercatore. Queste
tecniche sono state costruite sulla ipotesi dei m e c c a n i s m i d i d i f e s a d el l ' i o
( te o r izzati in particolare dagli psicologi della corrente
psicoanalistica), i quali p orterebbero il soggetto a porre i n a tt o p r ocessi
psicologici tipici nel tentativo di liberarsi o di diminuire la pressione delle
preoccupazioni ansiose. Con il m ateriale delle tecniche proiettive, opportunamente standardizzato, lo studio dei meccanismi di difesa agevolato
e, per lo psicologo, diventa meno ardua la interpretazione dello s t i l e
d i v i t a d e i soggetti sottoposti a questi test.
Le tecniche proiettive utilizzano i materiali pi variati, come disegni,
bambole, marionette, fotografie, immagini ambigue, macchie semi-strutturate, ecc.; ma m a i
que s t o materiale scelto a caso,-la sua standardizzazione per l'uso richiede numerose ricerche, prove, controlli. Le tecniche
proiettive sono normalmente utilizzate nel corso di diagnosi psicologiche o
psichiatriche.
I test di l i v ello mentale, sono invece costituiti da p rove a difficolt
crescente e vengono utilizzati per l a r i l evazione dello sviluppo mentale.
Molto spesso conducono a stabilire il quoziente intellettuale ( Q.I.) con il
quale viene indicato numericamente il r apporto tr a l ' et mentale e l ' et
cronologica, Il problema dei test di livello cosi complesso e vasto da costituire un grosso capitolo della psicologia differenziale. Utilizzati di norma
nel corso delle diagnosi psicologiche, tali test sono utili nella costruzione
di situazioni sperimentali per le quali sia indispensabile tenere sotto controllo la variabile intelligenza.
I test di intelligenza e di personalit (tecniche proiettive, test e questionari) forniscono misurazioni i n d i r e t t e p e r ch vengono utilizzati
per risalire, da comportamenti osservabili, a processi e funzioni inosservabili, quali, appunto, la intelligenza o la tendenza intro-extraversa, ecc. Ad
esempio, ci si pu servire del linguaggio, che un comportamento osser-
Si utilizzano quando, per la mancanza di una unit di misura oggettiva, non sia possibile misurare direttamente n indirettamente complesse
forme di comportamento: esse differiscono dalle misurazioni quanto le impressioni qualitative dalle asserzioni quantitative. Tab sono spesso le valutazioni scolastiche le q uali non si r i f eriscano al semplice aspetto nozionistico ma a quella totalit comportamentale che si suole indicare con
il termine m aturit . L e v alutazioni di questo tipo possono essere numerose e rivolgersi a molteplici aspetti della vita di r elazione; la tecnica
delle valutazioni richiede, in ogni caso, l'accettazione di modelli standard
offerti da lla societ ai q uali p a ragonare singoli tra tti i s olati ( per e s., la
generosit) o manifestazioni molari (per es., l'adattamento al gruppo), e
quindi richiedono la costruzione di particolari scale di valore non metriche. La convenzionalit di tali scale facilmente provabile; si pensi ad es.,
al giudizio di m a turit in u n e same di stato, quale poteva essere l'esame
di abilitazione magistrale o di licenza liceale sino a qualche anno fa; esso
richiedeva, sia da parte dei commissari che da parte dei candidati, l'accett azione di un m odello standard comportamentale oggi ritenuto del t u t t o
inadeguato e non valido per la determinazione della maturit. Si potrebbe
anche dire che non essendo stata provata l'esistenza di una correlazione
positiva tra i l m o dello comportamentale standard tradizionale e la effettiva maturit dei candidati, questo sia risultato inutilizzabile. In ogni caso
le valutazioni non possono prescindere dai modelli standard; la scoperta
della convenzionalit pu tuttavia servire a rendere meno rigido il giudizio,
d) RAPPQRTI.
4.
22 Con i b e b, esperienze, misure dirette e osservazioni costituiscono la fonte principale dei dati. L e m i sure indirette sono poco
p raticate; a c ausa della mancanza di s t r u tturazione dei sistemi d i
risposta e a causa dell'assenza di linguaggio, numerose funzioni, comprese sensazioni e percezioni, sono difficili d a studiare.
I due avvenimenti sono: la nascita e la scolarizzazione {con il conseguente acquisto di una strumentazione culturale che, come si vedr, permette l'uso di t ecniche particolari ). I t r e p eriodi che i d u e avvenimenti
delineano sono:
a) i1 periodo prenatale
NASCITA
b) il p eriodo prescolare
SCUOLA
c) il p eriodo scolare e l'adolescenza.
a) Le ricerche nel periodo prenatale.
Sembra evidente che per tutto i l p e riodo prenatale non siano possibili ricerche sperimentali, dirette o i ndirette, su feti umani. Le conoscenze del periodo prenatale derivano in massima parte dalla psicologia comparata e si affidano a tecniche di laboratorio su feti animali. Le esperienze
s u feti umani sono infatti assai limitate od occasionali per ovvi m o t i vi .
Non certo possibile, infatti, provocare malattie o causare traumi (variabili indipendenti) su d onne gravide al solo scopo di s tudiare il c omportamento del f eto o l e c o nseguenze sul futuro bambino (v ariahili d ip endenti). per possibile osservare clinicamente il comportamento del feto
in donne gi affette da talune malattie o fare osservazioni su parti prematuri e su aborti, inoltre possibile ricostruire il rapporto tra malattia materna (o trauma) e comportamento del bambino quando si sia i n c ondizione di condurre anamnesi accurate.
Tuttavia la irnpossibilit di misurazioni e sperimentazioni su feti umani
non deriva, come stato detto, da una presunta difftcolt per le misurazioni indirette ( o f a cilit per l e m i surazioni dirette), ma d a i m p erativi
di carattere morale; di fatto niente impedirebbe di creare situazioni sperimentali stimolanti poich le tecniche in possesso della psicologia possono
benissimo essere trasportate dal mondo animale a quello umano: il t acito
impedimento morale e l ' espresso divieto giuridico lo i m pediscono.
b) Le ricerche nel periodo prescolare. Gli studi su neonati e bambini
della prima infanzia sono agevolati dal f a tto che f acile trovare questi
bambini negli asili n id o o n e i g i ardini d ' i nfanzia in n u mero sufftciente
per le ricerche. La loro disponibilit temporale e la disponibilit dei dirigenti degli asili specie nei paesi anglosassoni e in Francia assai sensibili
ai problemi della indagine psicologica hanno reso possibile la raccolta di
numerosissimi dati, molti dei quali attendono ancora una sistemazione ipotetica. Le tecniche pi p r ogredite, come quelle di G esell i n U . S .A., di
Spitz a New York o d i P i aget a Ginevra, si valgono di registrazioni cinematogra6che e incisioni su nastro anche 24 ore su 24, o ricorrono alla elaborazione di ingegnose tecniche sperimentali, adatte alla comprensione dei
bambini di quelle et.
tuttavia doveroso fare due osservazioni. In q uesto tipo di r i cerca
si fa talvolta poco ricorso alla campionatura dei soggetti ed al metodo del
gruppo di controllo e si h a i nvece la tendenza ad assumere un qualsiasi
gruppo di bambini, a volte anche esiguo, come direttamente rappresentativo dell'intero mondo. In secondo luogo accade che quadri di riferimento
di fanciulli pi a dulti v engano utilizzati per l a i n t erpretazione dei comportamenti di b ambini molto p iccoli, e persino di neonati, andando con
ci contro alp r i n c i p i o d i p a r s i m o n i a , i n t r odotto da Ch. L. Morgan per la psicologia comparata ma estensibile alla psicologia evolutiva e
genetica, secondo il quale pi corretto interpretare i comportamenti dei
livelli superiori con riferimento ai livelli inferiori piuttosto che il contrario,
e ci anche per non dare per provato ci che ancora da provare.
In questa fase si fa spesso ricorso alla costruzione di ingegnose situaz ioni ambientali, quali camere dotate di p a r ticolari materiali, ove si l asciano i soggetti agire liberamente, studiandone e registrandone i comportamenti. Cominciano anche a poter essere utilizzate alcune tecniche proiettive, quali il C . A .T., le f avole della Duss, il test del V i l laggio della Arthus, o la raccolta dei disegni spontanei.
c) Le ricerche nel periodo scolare e della adolescenza. Con i fanciulli
scolarizzati i t est carta-matita sono normalmente utilizzati in sostituzione
delle situazioni ambientali stimolanti utilizzate nei periodi precedenti.
Nella adolescenza di prammatica l'uso dei questionari, delle interviste,
delle batterie di t est. L 'uso di si mili s t rumenti, standardizzati e validati
dalla esperienza, agevola di molto il controllo delle variabili e consente un
notevole risparmio di tempo. E ci assai importante, principalmente perch il t empo a d i sposizione per l e osservazioni libere diminuisce, come
diminuisce la possibilit di studiare il comportamento spontaneo. Infatti,
se la collaborazione con questi soggetti , d i n o r ma, maggiore, se essi
5.
- IL
J. Piaget ha lungamente utilizzato un metodo particolare, da lui chiamato c l i n i c o , che c o n siste nel porre ai f anciulli domande che non
esulino dal loro stesso mondo e nel registrare i t entativi che essi fanno
per rispondere risolvendo problemi ai quali ancora non avevano pensato.
Una delle pi gravi difficolt nello studio dei bambini, osserva Piaget,
consiste nel distinguere quel che dicono o fanno per gioco da ci in cui credono, l'osservazione pura impotente a distinguere la credenza dalla fabulazione. E d'altra parte il metodo sperimentale puro rischia di irrigidire
il rapporto, con le sue esigenze di controlli e di standardizzazione.
6.
Tutte queste tecniche possono essere utilizzate sia t r a s v e r s a lmen t e si a l o n g i i t u d i n a l m e n t e . P e r I n etodo longitudinale s'intende la utilizzazione di determinate tecniche (non importa quali, pu trattarsi anche di semplici osservazioni sistematiche) lungo un arco di t empo
di alcuni anni su un o stesso gruppo di soggetti. Cosr ad esempio se si
vuole studiare lo sviluppo del grafismo a partire dalla seconda infanzia, si
s ceglie un gruppo di b ambini e se ne osservano i disegni dall'et di t r e
anni all'et, poniamo, di dieci o di dodici anni. I d isegni cosi raccolti vengono quindi confrontati, esaminati, analizzati sino a trarre conclusioni che
soddisfano.
Tuttavia tale metodo pu spesso risultare di difiIcile utilizzazione, sia
perch si protrae nel tempo quando invece necessario arrivare subito a
dei risultati, sia perch nell'arco di 10 o sette anni o quanti ne siano previsti, il g r uppo pu assottigliarsi, i soggetti disperdersi, mutare sede etc.
Pu pertanto essere pi comodo ricorrere al metodo trasversale: con questo metodo lo studio della evoluzione del graftsmo dai tre ai dodici anni
lo si fa costituendo non pi un gruppo da seguire per nove anni, ma nove
gruppi, ognuno per ogni anno d'et, da seguire, poniamo, per un anno,
Cosi, ad esempio, si avr un gruppo di 30 bambini con et che va da tre anni a tre anni e 11 mesi, un secondo gruppo di bambini con et da quattro
anni a quattro anni e 11 mesi, un terzo con et da cinque anni a cinque
e 11 mesi, e cosi via. Poich ciascun gruppo statc costituito per campionatura, e cio in modo da poterlo considerare rappresentativo dell'intero
mondo dei bambini di quella et, i risultati che si otterranno non avranno
un valore molto differente da quelli che si sarebbero avuti con il m etodo
longitudinale. Inoltre si saranno eliminati molti degli inconvenienti derivanti dal lungo tempo di osservazione.
27 Un nuovo metodo, longitudinale a corto tempo lanche detto longitudinale accelerato) stato proposto da Bell nel 1 9 53 : e sso combina i
vantaggi del metodo longitudinale con quelli del metodo trasversale, Poniamo si debba studiare un qualche comportamento per un periodo di et
dal quinto al nono anno: u t i lizzando il m etodo longitudinale occorrerebbero sei anni. Il metodo suggerito da Bell consiste nel costituire due grupp i di soggetti, uno che viene seguito e valutato ogni anno, a 5, a 6 e a 7
anni, e l'altro, a 7, a 8 e a 9 anni. I n q uesto modo il tempo della ricerca
si riduce a tre anni. Il f a tto che i due gruppi vengano esaminati entrambi
una volta alla stessa et l7 anni nel nostro caso) consente la saldatura tra
i due gruppi.
30 avviene nei processi mentali di quel soggetto, e che cosa gli impedisce un
apprendimento normale del francese o della matematica.
Possiamo abbondantemente provare, prevedere persino, quale sar il
comportamento sociale di un fanciullo o di un bambino il cui rapporto affettivo con la madre sia inadeguato: nella maggior parte dei casi le nostre
previsioni, disgraziatamente, saranno avvalorate dai fatti . M a q u esto non
spiega affatto perch la deprivazione affettiva porti quel ragazzo a quel certo comportamento. Noi possiamo dire che quel ragazzo cosi per colpa
del padre o della madre, o perch cresciuto in orfanotrofio, e possiamo
citare statistiche, dati e correlazioni che dimostrano come nell'x% d i c asi
simili a q uesto si ar riva a s i tuazioni comportamentali dello stesso tipo,
ma rimaniamo sempre nel campo delle constatazioni, sia pure precise e
documentate.
T utto ci indubbiamente molto importante, specie dal punto di v i sta pratico: queste conoscenze si sono dimostrate di una enorme utilit sia
nel campo pedagogico che in quello sociale. Tuttavia non possiamo onestamente dire che con ci noi abbiamo veramente spiegato le ragioni di t a li
fenomeni.
Ed per q uesto che la p sicologia dell'et evolutiva, assai ricca in
informazioni ed in dati, in realt ancora relativamente sprovvista di vere
spiegazioni.
Il progresso nella psicologia dell'et evolutiva del resto intimamente
legato al progresso nelle altre branche della psicologia. Ci che realmente
tuttora in parte carente la costruzione di teorie ipotetico-deduttive che
consentano la spiegazione del maggior numero possibile di f enomeni.
1. - L A S P I E GAZIONE SCIENTIFI CA
Spiegare un fenomeno non significa trovare soltanto empiricamente un
legame causale tra il fatto A e i l f a tt o B : l a scoperta di un tale rapporto
non d una spiegazione del fatto B, semplicemente ne descrive il meccanismo. Una spiegazione tale scienti ficamente se, costruita in maniera ipotetica (inferenziaie), pu dedursi matematicamente da un m odello probabilistico, ed in questo senso che operano la concettualizzazione e la costruzione matematica.
I metodi scientifici assolvono interamente i loro compiti quando:
a) stabiliscono delle leggi, e cio le descrivono;
b) sono in grado di dedurle matematicamente, e cio le spiegano.
Le leggi si stabiliscono e si descrivono generalizzando esperimenti od
osservazioni. Le generalizzazioni empiriche descrivono la regolarit che
possibile osservare in natura. La legge di Boyle sui gas A temperatura costante una data quantit di gas occupa un volume inversamente propor-
32 modelli interpretativi, che le prime si riferiscono sempre a fatti osservabili, le seconde a fatti inosservabili.
Le affermazioni sugli osservabili e le generalizzazioni empiriche sono
sempre vere o false e possono venir convalidate attraverso il controllo della
osservazione e della sperimentazione. Le costruzioni teoriche non sono mai
n vere n false, ma utili o i n u t i li . Una teoria utile quando conduce a
scoprire nuovi fatti, spiega e predice nuovi fatti pi che ogni altra teoria
precedente, In questo senso la teoria galileiana dell'eliocentrismo era migliore di quella geocentrica, perch permetteva la spiegazione di un m agg ior numero di f e nomeni. Entrambe appaiono oggi superate e non p i
utili, e in questo senso, ma solo in questo senso, entrambe false.
La psicologia, e la psicologia dell'et evolutiva, hanno oggi a disposizione un gran numero di dati, molte controllabili generalizzazioni empiriche, o leggi, create sui fatti con tecniche raffinate e correttissime, ma assai
poche teorie che consentano vere e proprie spiegazioni. Da questo punto
di vista l'attuale situazione della psicologia comparabile alla situazione
delle scienze fisiche nel XVI I secolo: gli scienziati di quell'epoca conoscevano le combinazioni chimiche che producevano sostanze le quali differivano tra loro per le componenti di colore, di peso, di tessitura e di odore,
ma non sapevano spiegare come ci avvenisse, la teoria delle valenze e dei
rapporti interatomici di f orze non essendo ancora sufficientemente sviluppata. Analogamente in p sicologia dell'et evolutiva oggi a gran copia di
notizie e di i n f o rmazioni non corrisponde un uguale sviluppo di t e orie
che le spieghino.
2. - LE TEORIE
Per quanto non esistano teorie che spieghino in m aniera sufficiente
tutti i f e nomeni, e cio non esistano teorie generali onnicomprensive di
ogni tipo di f enomeno psicologico che si presenti durante l'et evolutiva,
esistono alcune teorie parziali, limitate ad alcuni campi o settori di r i cerche, le quali assolvono, tuttora con sufficiente utilit, i l l o r o c o mpito.
Queste teorie sono fertili per le ricerche che provocano e per i tentativi di
allargamento delle stesse al maggior numero possibile di al tr i f e nomeni,
passati o futuri.
Le teorie di maggior utilizzazione nella interpretazione dei fenomeni
psicologici evolutivi sono:
a) La teoria psicoanalitica, che ha avuto inizio con l'opera monumentale di Freud e che si occupata soprattutto dello sviluppo della personalit e, pi specificatamente, di problemi emozionali e di neurosi. I concetti
e le ipotesi della psicoanalisi sono derivati, in larga misura, da esperienze
cliniche con adulti. L'attivit terapeutica degli psicoanalisti si spesso ur-
34 colare nazione o di una classe sociale appreso piuttosto che innato, cosi
f (PE).
Ogni fatto che esiste psicologicamente deve avere una posizione
in questo campo e solamente i fatti che hanno tale posizione hanno
e ffetti dinamici (sono causa di eventi). L ' ambiente viene, in t u t t e
le sue propriet (direzioni, di stanza etc.) definito no n f i sicamente
ma psicologicamente e cio in accordo con la sua quasi-fisica, quasisociale e quasi-mentale struttura.
R possibile rappresentare la struttura dinamica della persona e
dell'ambiente per m ezzo d i c o ncetti m atematici. L a c o ordinazione
3,
- RECENTI D I R E ZIONI D I
R I C E RCA.
Durante gli ul timi 2 5 anni gli p sicologi dell'et evolutiva sono stati
quasi costantemente occupati in ricerche riguardanti il pensiero, il ragionamento, la creativit mentale ecc. Ci che distingue queste ricerche dalle precedenti che l'oggetto fondamentale si spostato dai contenuti ai meccanismi e ai processi. Oggi non sembra pi tanto importante conoscere ci che
un bambino di una certa et sa o non sa (come riteneva Stanley Hall), ma
come sa quel che sa, in alter parole quali sono i meccanismi e i processi che
determinano l'acquisizione delle cognizioni e l a costruzione infantile dei
concetti circa il mondo, La nuova prospettiva di studio non ha potuto non
tener conto di alcune fondamentali variabili riguardanti la influenza della
classe sociale, della posizione ordinale nella costellazione familiare, e dei
rapporti genitori-fanciullo, anche per l o s v iluppo della personalit e del
comportamento.
Un particolare impulso hanno ricevuto negli ultimissimi anni le ricerche sullo sviluppo cognitivo da una causa apparentemente del tutto estranea alla psicologia. Nel 1957 la Russia otteneva, con lo Sputnik, il p r i mo
satellite con un uomo a bordo, un enorme successo. Nel mondo occidentale e specialmente in America, le ripercussioni furono enormi tanto che
l'opinione pubblica mise sotto processo non soltanto la tecnologia e il suo
stato di sviluppo, ma anche le teorie psicologiche sui problemi cognitivi.
E' possibile, veniva chiesto da pi p a r ti , che una corretta o n o n a d eguata conoscenza dello sviluppo dei processi cognitivi debba mettersi alla
base, anche, del ritardo nello sviluppo tecnologico? E' probabile che i me-
todi di studio delle nostre scuole e delle nostre universit non siano pi
adeguati alle reali possibilit della mente umana, specialmente nel periodo
deI suo sviluppo, e che da t u tto questo derivi i l n o stro scacco nei confront1 della Russia?
In breve, sia il p ubblico che i g overnanti cominciarono ad agitarsi,
a porre quesiti e a proporre programmi per lo studio delle conoscenze psicologiche in et evolutiva, e per la migliore realizzazione delle intelligenze,
anche con la eliminazione degli ostacoli che la deprivazione affettiva o sociale pu talvolta porre al reale e totale sviluppo di elementi potenziali.
Il risultato fu l'incentivo per una ripresa e un incremento delle ricerche riguardanti lo sviluppo della percezione, dell'apprendimento, del pensiero, del linguaggio, della formazione dei concetti, delle tecniche per la
soluzione dei problemi ecc. Inoltre furono sollecitate ricerche sugli effetti
delle deprivazioni sullo sviluppo dell'affettivit e d e lla conoscenza. Paragonati ai precedenti 20 anni, gli ul t imi dieci o dodici hanno consentito
un enorme passo avanti specie nel campo della teoria cognitiva. Ma anche
le ricerche sulla precoce costituzione di tratti temperamentali, sulla influen-
CAPITOLO SECONDO
42 sazione tra ambiente e natura. Ci ormai ampiamente dimostrato da numerosi esperimenti, alcuni dei quali c ruciali , come ad esempio quelli
condotti su specie di pesci quali i le m ini e i pa sserini: mu t ando il g rado
di temperatura dell'acqua entro la quale siano immerse uova di lemini si
pu produrre un tipo di lemino mostruoso con un occhio solo (ciclope)
invece che con due occhi, come hanno tutti gli altri pesciolini della stessa
specie. evidente, in questo caso, corne persino un t r atto cosi caratteristico e certamente genetico, come la posizione degli occhi, possa non presentarsi se l'ambiente non favorevole,
I passerini normalmente sviluppano entrambi gli o cchi sulla stessa
parte della testa, invece che simmetricamente nelle due parti come tutti
gli altri pesci: mutando il grado di salinit dell'acqua entro la quale sono
immerse le uova di passerini, i nuovi nati vengono alla vita con gli occhi
disposti come nella maggior parte degli altri pesci, e cio lateralmente e
simmetricamente. Ma, e ci molto i nteressante, i passerini nati da questi ir regolari , se riportati i n a m b ientazione naturale quando ancora
sono allo stato di uova, si ripresentano con la localizzazione oculare pro-
1. GENI E CROMOSOMI.
La vita di ciascun individuo ha inizio quando uno spermatozoo paterno viene a contatto con un ovulo materno e lo feconda: la fertilizzazion e dell'ovulo da parte dello spermatozoo d inizio ad un i n t r icato e i n tenso processo di moltiplicazione cellulare chiamato mi t s i . G r a d a tamente, mentre questo processo continua, le singole cellule cominciano ad
assumere ciascuna la propria speciale funzione come parte del sistema nervoso, dello scheletro, dei muscoli e del sistema circolatorio. Sono necessari circa nove mesi perch tutto questo processo evolutivo possa considerarsi giunto al punto di concedere all'individuo una vita autonoma fuori
dell'utero materno.
La vita, dunque, ha inizio con i l c o ncepimento. Ma che cosa realmente ha inizio? Che cosa esiste in quel momento, e come possibile che
da quel qualcosa abbia inizio una nuova vita?
Nel momento in cui l o s p ermatozoo penetra nella cavit femminile
per incontrarsi con l ' ovulo p orta con s 2 3 m i n ute p articelle chiamate
c r o m o s o m i ; nello stesso momento la cellula uovo porta in s altret-
43 tante particelle o cromosomi. dunque in questi due gruppi di 23 cromosomi ciascuno che comincia la vita, nel loro incontro e nella costituzione
di una nuova cellula di 46 cromosomi.
Il senso comune, e pe r l u ngo t empo anche la scienza, ritenevano
possibile la trasmissione ereditaria di abitudini acquisite dai genitori nel
corso della loro vita. Questo era, comprensibilmente, causa di un numero
notevole di pregiudizi. Fu solamente nel 1889, con il l avoro di A . W e i sman che si cominci a capire come le ingiurie del tempo possano scavare
e modificare il corpo (cellule somatiche) ma non i l seme (cellule germinali) e che soltanto queste danno origine ad una nuova vita. La t e o r i a
de11a l i n e a g e r m i n a l e di W e i s man sostiene infatti che la linea
cellulare che conduce dall'uovo fecondato ai gameti dell'individuo si rende
precocemente autonoma dalle linee cellulari che danno luogo al soma. Il
che significa che il seme e il g ene hanno origine entrambi dal gene, ma
questo ha origine solo dal gene e non dal soma.
Generazioni
Secona
Prima
Sornn
Genn
Terza
Soma
Somn
Ge rme
Germe
Fig. IL 1. Cellule del soma e cellule del germe. Le cellule del germe, mentre danno
origine al soma e al germe della generazione successiva, sono indipendenti dalle cellule
del soma. E' nel germe, non nel soma, l'origine della generazione successiva. (Da G.
Murphy, Sommario di Psicologia, Boringhieri, Torino, 1957, pag. 151.
2. LA PROSPETTIVA BIOCHIMICA.
La biologia molecolare una direzione di ricerca la cui storia, nella
sua formulazione pi utile, non ha pi di t r ent'anni di v i ta. Essa, si pu
dire, parte dal presupposto che ci che viene trasmesso non sia direttamente un t r atto o u n a c aratteristica fenomenica, fisica o comportamentale, come ad esempio il colore degli occhi o dei capelli, la linea del mento, il t ipo o i l l i v ello di i n telligenza o il modo di camminare, ma piuttosto le condizioni che rendono possibile la comparsa di tali caratteristiche,
condizioni che potrebbero esprimersi in una certa l i n e a m e t a b oli c a . C o n i l t e rmine me t ab ol i s m o s i s ogliono indicare le reazioni
chimiche che hanno luogo nell'organismo e che sono indispensabili alla
sua crescita e aisuoi processi di adattamento.
Il metabolismo d luogo a due tipi di reazioni chimiche:
a n a b o 1 i c h e, e c i o t r asformazioni chimiche necessarie alla
formazione di molecole pi complesse, e che sono indispensabili, soprattutto, nei periodi di crescita;
c a t a b o l i c h e, e cio trasformazioni necessarie alla dissociazione delle molecole complesse in molecole semplici, indispensabili ogni
volta che l'organismo deve affrontare una fatica o uno sforzo.
Qualsiasi errore metabolico si t r aduce immediatamente in f o rme di
disadattamento (ad es., ritardi o d a n t icipi nella crescita, difficolt nella
produzione delle difese naturali, ecc.): ci tuttavia non esclude una legge
pi generale che aKda proprio agli errori le p o ssibilit di s opravvivenza
delle speci.
Le reazioni anaboliche e cataboliche sono diversissime e numerosissime, e si susseguono con un ri tmo assai rapido. In l i nea molto generica
s i pu d ir e ch e ciascuna di q u este trasformazioni ha b i sogno del s u o
e nz i m a .
Il codice genetico ereditario praticamente costituito da un determinato tipo di sequenza metabolica, ed questa sequenza che garantisce:
a) la Pssit della specie: i t o p i n o n p o ssono procreare che topi;
i cani metteranno al mondo sempre e soltanto cani; i fi gl i d egli uomini
saranno sempre umani;
acido
fosforico
base
azotata
d csoss>nbos i o
Fig, II. 2. - (Da G. Sermonti, Genetica Generale, Ed. B oringhieri, Torino, 1971,
pag. 25!,
mitolo di un millimetro!) Questo dato d un'idea del grado di impacchettamento che il DNA pu raggiungere nelle particelle viventi .
(G. Sermonti, cit., pag. 30)
I nucleotidi, associati in gruppi di tr e ( t r i p l e t ) c o stituiscono le
unit del messaggio genetico; si potrebbe perci dire che i nucleotidi sono
i segni con i quali si formano le parole che servono per costruire le proposizioni e i di s corsi del linguaggio generico. Per quanto apparentemente
p
DR
BA
BA
DR
p
DR
BA
BA
DR
p
DR
BA
BA
DR
p
DR
BA
BA
DR
48 -
x
3.4 A
1 0 A~
Sono noti tre tipi di RNA, RNA ribosomico (RNAr), RNA messaggero
(RNAml e RN A d i t r a sferimento (RNAt) : i n u n c erto senso alla cooperazione di queste tre frazioni di RN A s i affida il complesso meccanismo
delle sintesi chimiche. L'RNA, sintetizzato da un enzima, detto RNA poli-
merasi, copia per una sola delle due parti della scala del DNA: esso risulta
infatti costituito da un solo filamento.
Semplificando molto, il meccanismo sarebbe quindi cosi riassumibile:
il codice genetico impresso nel DNA copiato dal RNAm e portato fuori
dal nucleo nei r i b o so m i (s t r utture cellulari identificabili in labora-
49 tori per l a c ostruzione delle proteine), che, leggendo le i struzioni, fabbricano le proteine per le quali l ' R NA t a ggiunge sistematicamente l'aminoacido conveniente.
Il ribosoma si presenta, quindi, come una testina magnetica che decodifica il messaggio del RNA m sul quale si ingrana l'RNAt : evidente come il pi piccolo errore di lettura o di t rasmissione possa produrre conseguenze patologiche o mutazioni.
m
Cl
RNAm
RIBO
SOM7t
Fig. 11.5. Schema teorico della sintesi proteica. Liberamente adattato da GratiotAphandery e Zazzo, Tratt de prychologie de l'enfant, Presse Universitaire de France-
Paris, 1970.
3. LA MECCANICA GENICA.
Come stato detto, il D N A c o stituisce parte dei cromosomi, ed in
questo senso si pu dire che i c r omosorni sono portatori dei. geni. Se i
nuovi nati ricevessero dai propri genitori sempre gli stessi geni non vi sarebbe possibilit di differenze e tutti i f r a telli si somiglierebbero tra loro
essendo contemporaneamente la copia dei genitori. Ma in p r atica l'individuo riceve solamente la met dei geni da ciascun genitore e quello che egli
sar dipender dalla combinazione dei geni materni con i geni paterni: ci
c he regola la formazione delle strutture e l o sviluppo dell'individuo l a
m ecc a n i c a g e n i c a .
La mitsi, che come abbiamo detto la rapida moltiplicazione delle
cellule di u n o r ganismo, avviene per di visione verticale dei cromosomi.
Ogni cellula costituitta da 23 paia di cromosomi, cio da 46 cromosomi:
51 -
A-O
c-
j -; ,
RICOMISINANTI
NON RICOMSINANTI
52 affatto. A seconda che l'uno o l ' altro di q uesti gameti venga fecondato da un agente X o Y , s i a r r iv a ad un a d elle seguenti quattro
c ombinazioni: O Y , O X , X X Y , X X X .
OY
OX I
XXY I
s oggetti che hanno ricevuto due cromosomi X ed u n c r omosoma Y sono colpiti dalla s i n d r o m e d i K l i n e f e l t e r .
E ssi hanno l'apparenza di u n soggetto di sesso maschile, la
loro statura abitualmente elevata, ma in essi i seni si sviluppano in modo anormale: gli specialisti parlano in questo caso
di ginecomastia. Quel che p i i m p ortante che i n q u esti
soggetti le ghiandole sessuali maschili hanno uno sviluppo insufficiente, per cui restano sterili.
mann).
Altre malformazioni sono oggi sicuramente riconducibili ad a l t erazioni sia nel momento della meiosi (formazione delle cellule sessuali) sia
nel momento delle p r ime m i tsi ( p r ime d i visioni d ell'uovo f econdato).
C osi, ad esempio, il mongolismo ( s i n d r o mie d i D o w n ) , c h e s i
manifesta come un insieme di malformazioni caratterizzate da una statura
ridotta, un particolare aspetto del viso e degli occhi, una mollezza speciale
dei muscoli, una modificazione delle linee della mano e d a u n n o tevole
X,X
MANCA
I L CROMOSO M A
2I
EI B RIONE
TRISOMICO 2I
(SINDROME Dl DOWN)
MONOSOMICO 21
TRISOMICO 2)
MONOSOMICO 2I
(NON VITALE)
(SINDROME DI DOWN)
(NON VITALE)
Fig. Il. 7. La sindrome di Down si ha quando i cromosomi non si separano (nondisgiunzione durante la meiosi) dando luogo a uova con 2 cromosomi n. 21. Quando
l'uovo con il cromosoma in pi fecondato, l'embrione si sviluppa in modo anormale.
(Da Th. Friedmann, 1972, p. 67, da Le Scienze, Milano).
54 -
Xf
;t )
k k
44
i) 7
t8
~~a
2O
Fig. IL8. - L'analisi dei cromosomi delle cellule ottenuta mediante amniocentesi pu
determinare se l'embrione affetto da sindrome di Down. Questo cariotipo preparato
da O. W. Jones presenta un cromosoma n. 21 in pi caratteristico del mongolismo.
lDa Th. Friedmann, 1972, pp. 66-67, da Le Scienze, Milano).
Numero di mongoloidi
sino a 25 anni
attorno a 30 anni
a ttorno ai 3 5 a n ni
oltre i 40 anni
Sono note anche altre alterazioni, quali la t r i s omia 13 e l a t r i s o mia 18, caratterizzate da malformazioni di v ario t i po, sia 6siche che psichiche. Inoltre si potuto stabilire che negli aborti spontanei pi del 60%
dei feti sono trisomici o monosomici (Edwards e Fowler, 1971).
4. LA PROSPETTIVA STATISTICA.
Il problema della trasmissione dei caratteri ereditari, che ha costituito
un tema affascinante sin dall'antichit se ne trova un accenno, in senso
selettivo, nella Repubblica di Platone f u a ff rontato, nel secolo scorso,
secondo una prospettiva statistica che tendeva a stabilire la ricorrenza probabilistica dei caratteri nelle diverse generazioni. Questo tipo di studio
legato al nome di u n m o naco austriaco, Gregor Mendel (1822-1884), il
quale, nella quiete del suo orticello, sperimentava su diverse piante erbac ee le sue teorie sulla t rasmissione dei caratteri ereditari. Gl i s t ud i d i
Mendel, oggi notissimi, ma un tempi negletti, cominciarono con l'incrocio
di due razze di piselli altamente selezionate: incrociando tra loro i p i selli
delle due razze, Mendel pot constatare che la generazione di ibridi che ne
risultava manifestava uno solo dei caratteri dei due tipi d i p i selli, l'altro
essendo apparentemente scomparso. Tuttavia alla generazione successiva
quei caratteri, che parevano scomparsi, riapparivano in alcuni individui.
Da questa osservazione Mendel trasse l'ipotesi che nella trasmissione
dei caratteri alcuni potessero avere funzione d om i n a n t e, altri funzione r e c e s s i v a e che nel f e n o t i p o , e c i o , secondo il linguaggio mendeliano, nell'individuo, solo il carattere dominante appaia mentre
il carattere recessivo rimanga latente nel g e n o t i p o (la specie) per riapparire successivamente quando si formeranno le circostanze favorevoli.
Mendel, dopo aver generalizzato le sue ipotesi, le espresse sotto la
forma di tr e leggi:
i ndipendente dall'altra ( l e g g e
d el l a i n d i p e n d e n z a ) .
O O O O
O O O
s egregazione.
5. L'APPORTO DELL'AMBIENTE.
Le leggi della meccanica genica, conosciute in teoria, sono alterate nella
realt dalle condizioni ambientali degli scambi genetici e d e ll a m a t urazione degli effetti. La pi piccola alterazione ambientale pu avere delle
conseguenze tanto pi i m prevedibili in q u anto ben poche sono le attuali
possibilit di controllo scientifico. Gli esperimentti fatti sui passerini e sui
lemini, riportati sopra, non sono che un esempio sperimentale di laboratorio, ma dimostrano chiaramente l'entit delle alterazioni genetiche imputabili al mutamento delle condizioni ambientali.
Per quanto il complesso meccanismo del rapporto tra ambiente e patrimonio genico sia ancor oggi tutt'altro che chiarito, sembra evidente che
le stimolazioni ambientali influiscano profondamente sullo sviluppo dell'individuo e sullo sviluppo della specie. Se, come pare sempre pi probabile,
le possibilit di adattamento cognitivo sono in parte, grande o piccola, dipendenti dal funzionamento di uno o pi enzimi, pensabile che una de-
58 t erminata stimolazione culturale, agendo sotto f o rma di i m p ulsi sul S i stema Reticolare At t ivante (RAS) e costituendo una sorta di f e ed-back
tra Sistema Nervoso Auntonomo, ghiandole a secrezione endocrina e corteccia cerebrale, possa favorire o inibire la formazione di tali enzimi. Come si vedr pi avanti, tali ipotesi sono suffragate dai risultati degli studi
degli ultimi d ecenni che mostrano una stretta correlazione tra distribuzione dei mass-media nella popolazione e aumento del livello intellettuale
e, persino, aumento della statura media interpretabile, quest'ultima, come
aumento di stimolazioni sensoriali e psichiche agenti sul sistema diencefaloipofisi con, per esempio, conseguente aumento di ormoni della crescita (somatotropina).
Il problema del rapporto eredit-ambiente ha dato luogo nel passato
a numerose polemiche che hanno visto contropposti fautori d elle teorie
innatistiche e fautori delle teorie ambientalistiche. Oggi tali polemiche si
possono considerare superate e le p rospettive di r i cerca, abbandonate le
radicalizzazioni, cercano ipotesi e teorie che rendano conto della complessa
quantit di elementi in gioco.
Una progressiva chiarificazione del concetto stesso di ambiente ha
consentito di sgombrare il campo da numerosi equivoci. I l t e r mine ambiente ha i n r e alt una u t i lizzazione multiforme: i p r i n cipali significati
che si soliti attribuirgli si possono cosi riassumere:
ambiente jisico: le cose che ci circondano fisicamente e che valutiamo
secondo le coordinate spazio-temporali o secondo riferimenti topologici (dentro-fuori) o r e l azioni convenzionali (alto-basso, destra-sinistra,
ecc.) ;
arnbiente geograPco: con specifico riferimento alle coordinate naturali
di campagna, citt, bosco, montagna, ecc.;
ambiente sociale: nella sua accezione economica (ambiente povero,
ricco, elevato, medio, ecc.) o c u l t urale (scuola, universit, ambiente
intellettuale, sottoculturale, ecc.) o p r o fessionale (ambiente operaio,
59 nel senso che entrano nella dinamica relazionale di un a si tuazione globale con una propria vettorialit.
Una concezione del genere svuota l a c ontroversia tradizionale che
c ontrapponeva l'ereditariet all'ambiente in un a r i gida dicotomia di f a t tori contrastanti; la visione unitaria che scaturisce dall'accettazione di una
pi vasta interpretazione del c o n t e s t o a m b i e n t a l e con s ente
di giungere ad una soluzione, sia pure provvisoria e di compromesso, che
deriva in buona parte dalla interpretazione transazionale.
Numerose sono state, sino ad oggi, le ricerche condotte nell'intento
di derimere la controversia sulla maggiore influenza dell'ambiente o della
eredit in rapporto a determinati tratti e fenomeni. Esse partivano dal presupposto che, dati due gruppi di soggetti {gruppo sperimentale e gruppo
di controllo) nei quali fosse possibile tener sotto controllo una delle due
variabili {redit-ambiente), ogni modificazione ottenibile con l a m anipolazione della variabile indipendente potesse venir considerata funzione di
questa. Il discorso teorico era impiantato in questi termini: 1 . d ate ident iche le condizioni ambientali e d i verse le condizioni ereditarie, tutte l e
differenze fra i due gruppi sono da imputare al patrimonio genico; 2. dato
identico il p atrimonio genico e diverse le condizioni ambientali, tutte le
differenze fra i due gruppi sono da imputare alle influenze ambientali.
Ovviamente la prova teorica assoluta sarebbe o quella di poter mettere due individui diversi contemporaneamente nella stessa condizione ambientale o quella di mettere uno stesso individuo contemporaneamente in
due diverse condizioni ambientali: i n e n t r ambi i c asi si r aggiungerebbe
l'optimum. Poich questi esperimenti sono assurdi e irrealizzabili, la prova
cruciale, la pi v i c ina all'optimum, consiste nello studio dei gemelli monozigoti: co n q uesti soggetti p ossibile tener sottocontrollo l a c omponente genetica e far a gire, come variabile indipendente, la componente
ambientale. Sono detti gemelli identici o omozigoti o monocoriali i gemelli
nati dalla fecondazione di un solo ovulo da parte dello stesso spermatozoo;
sono detti invece gemelli fraternali o eterozigoti i gemelli nati dalla fecondazione di d u e o v u li . e v i d ente che, per i p r i m i , d at a l a i d enticit
del loro p a trimonio genico, qualunque differenza comportamentale non
potrebbe imputarsi che alla azione dell'ambiente.
I risultati finora ottenuti sono, tuttavia, in un certo senso deludenti
in quanto non c onsentono di d e rimere drasticamente la controversia a
favore della eredit o dell'ambiente: essi hanno in realt mostrato che la
realizzazione di d eterminati effetti l egati al p a trimonio genico sempre
dipendente dalle condizioni ambientali.
Sono stati condotti s tudi c oncernenti t r atti a n atomici o m a l f ormazioni anatomiche ritenute ereditarie p e r e s . p i ede equino o p a l atoschisi ch e sono naturalmente apparse pi f requenti tr a gemelli identici che tra gli altri membri della famiglia {Carter, 1964).
60 I tratti fisiologici sono anch'essi apparsi correlati in maniera pi positiva tra gemelli identici: ad es., l'et della prima mestruazione varia di
2,8 mesi per le gemelle identiche, di 12 mesi per le gemelle non identiche, di 12,9 mesi per l e sorelle non gemelle, di 1 8,4 mesi tr a madri e
figlie e di 18,6 mesi tra donne senza rapporti di parentela (Petri, 1934).
Persino la morte, o meglio la longevit, ha dei rapporti con il p atrimonio genico, come l'opinione comune aveva gi colto: uno studio di
Kalmann (1948) fatto sul tempo di v it a di gemelli che avevano superato
i sessant'anni ha mostrato che la differenza ( data della morte) tra i g e melli identici era di 36,9 mesi, mentre nei gemelli non identici era di 78,3
mesi. Per quanto il numero dei soggetti fosse assai piccolo, i dati ritrovati
non sono privi di una certa suggestivit.
Anche la schizofrenia sembra porsi, in qualche maniera, in relazione
ad elementi ereditari. L e d i ff icolt diagnostiche della schizofrenia sono
certamente alla base delle incertezze che tuttora sussistono quando si tratti
di stabilire la relazione tra questa malattia mentale, l'eredit e l'ambiente:
si spiega cosi come alcuni autori attribuiscano tale malattia esclusivamente
ad elementi ereditari, altri esclusivamente a difettose od inadeguate relazioni intrafamiliari. Uno studio di Kalmann (1953) oramai considerato classico ha cercato di mettere in l uce questo intricato problema esaminando
ben 1382 gemelli, 2741 f r atelli, 134 f r atellastri, 74 f r atelli d i a dozione.
In ciascun caso un individuo (detto caso indice) era stato ospitalizzato per
schizofrenia. Se la schizofrenia psicosi ereditaria, si sarebbe dovuto trovare una maggiore correlazione tra i gemelli identici che tra i n o n i d entici, e maggiore tra questi che 'tra fratellastri, esprimentesi con una maggiore frequenza di ricovero nei gemelli identici dei casi indice che in tutti
gli altri. I r i sultati ottenuti sono qui espressi in cifre percentuali:
Gemelli identici
Gemelli non i d entici
Fratelli
85,8
14,7
14,3
Fr at e l l astri
Frate l l i a dottivi
Pop ol a z ione gener.
7,8
1,8
0,9
Il che significa che quando un gemello identico si ammala di schizofrenia, l'altro gemello ha 85,8 probabilit su 100 di soffrire la stessa malattia, mentre se la coppia costituita da gemelli non i dentici tale pro.
babilit si abbassa sino al 14,7, situazione che pressoch uguale a quella
dei fratelli. Assai interessante poi notare che la percentuale di probabi-
lit dei fratelli adottivi molto pi vicina a quella della popolazione generale
che a quella dei f r atelli e dei f r atelllastri. I l c h e d ovrebbe interpretarsi
come un chiaro sintomo della ereditariet della schizofrenia.
61 Tuttavia in una successiva ricerca si pot constatare che gemelli identici, per i quali era stata trovata una percentuale del 91 per cento di comportamenti schizofrenici se cresciuti nello stesso ambiente del caso indice, qualora fossero cresciuti in ambiente differente mostravano una percentuale d'occorrenza schizofrenica del 78 per cento. Le conclusioni pi caute inducono a
dire che attualmente non si sa con certezza quali forme di schizofrenia siano
veramente ereditarie e quali invece dovute ad errate relazioni ambientali.
Del resto lo stesso impianto delle ricerche andrebbe rivisto alla luce delle
recenti interpretazioni sulle manifestazioni schizofreniche, l'igiene mentale
familiare e la teoria del capro espiatorio (Ackerman, 1968).
Altro campo di studi per la determinazione della incidenza ereditaria
stato quello dell'intelligenza. In una ricerca condotta da Newman, Freeman e Holzinger (1937) su 50 paia di gemelli monozigoti e 50 paia di gemelli eterozigoti, il l i vello intellettuale, misurato con la Scala Binet-Simon
ed espresso in termini di Q .I . (Quoziente Intellettuale) ha messo in luce le
seguenti diflerenze fra le medie:
Monozigoti
Eterozigoti
5,9
9,9
Binet Q.L
Tuttavia la differenza in 19 coppie di gemelli identici educati separatamente raggiungeva, mediamente, 8,2 punti ir. Q.I.
anche da riportare il caso, sempre citato da Newman, Freeman e
Holzinger, di due gemelle identiche, Mary e M abel, separate all'et di 5
mesi e andate a vivere la prima presso una famiglia benestante di una piccola citt, la seconda in una fattoria di campagna, A 29 anni il l i v ello intellettuale delle due sorelle, misurato con la scala Stanford-Binet, apparve
per Mary di 106 punti, per Mabel, donna di campagna, di 89 punti Q.I,
In questo caso le
sentire.
Padre
Madre
Figli naturali
Figli adottivi
.45
.51
.07
.15
.46
.51
.19
B urks
Leh a y
.20
Lehay
Burks
puberale risaputa la precocit dei soggetti delle latitudini pi meridionali; eppure anche con questi accorgimenti il
sulta assai spesso grossolano e assai aleatorio.
di riferimento sono applicabili, in generale, per la popolazione centro-europea, ricavati da numerose osservazioni e classificazioni statistiche. Come
si vedr pi avanti, alcune di queste classificazioni appariranno inesatte e
inutilizzabili: c i ononostante, con ampia possibilit di m o difiche, la di visione dell'et evolutiva i n p e riodi, con r i f erimenti cronologici approssimativi, potrebbe essere la seguente:
63 MASCHI
Periodo Prenatale
Periodo Perinatale
Periodo Infantile propriamente
detto
Prima Infanzia
Seconda Infanzia
Fanciullezza
Periodo Prepuberale
Periodo della Crisi Puberale
Adolescenza
Giovinezza
FEMMINE
da 3a
da 7a
da 12 a
da 15 a
da 16 a
da 18 a
fino a 18 mesi
da 18 m esi a 3 a n ni
7 anni
da 3
12 anni
da 6
15 anni
da 10
16 anni
da 14
18 anni
da 15
21 anni
da 18
a 6 anni
a 10 anni
a 14 anni
a 15 anni
a 18 anni
a 20 anni
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(' l'P
CAPITOLO TERZO
IL PERIODO PRENATALE
(Gesell1
Numerosi studi e osservazioni hanno consentito la costruzione di crit eri di r i l evazione matematica per la determinazione dell'et reale di u n
individuo, dato che l'evento della nascita varia nei confronti del t empo
di maturit biologica. La nascita di un individuo v i t a l e p u a vvenire
t ra la 26' e l a 4 6 ' s e ttimana dal concepimento: questa zona di 5 m e si
l unari permette evidentemente una grande possibilit di v a riazioni e d i
differenze.
Il pi piccolo neonato vitale, secondo le tavole di crescenza fetale di
Scammon, viene alla luce alla fine della 26' settimana, invece che alla 40',
come la norma: si pu dire che questo individuo sar sempre pi giovane di 14 settimane, in rapporto all'et cronoligica. Al contrario il neonato pi grande viene alla luce alla fine della 44 s e ttimana, e sar pi vecchio della sua et cronologica di quattro settimane. Per questo motivo talvolta si impone una correzione dell'et reale, che tenga conto sia dell'et
cronologica che dell'et del concepimento, questa ricavata con un ulteriore
calcolc.
Riportiamo da Gesell alcune definizioni che chiariscono la situazione
ed il rapporto tra il neonato, l'infante ed il f eto-infante.
Un f e t o u n i n d ividuo (prima della nascita) che si sviluppa nell'utero.
La n a s c i t a
l'utero.
Il p e r
di
i od o
g e s t az i o n e
di u n f e t o c o mincia al conce-
t e mp o d i s oggiorno nel-
L' e t c r o n o l o g i c a
( E . C . ) c o nteggiata a cominciare dalla nascita e i n dica la d u rata della vita f u ori d ell'utero senza
occuparsi della durata della gestazione.
L' e t c r
L' et
d e l p e s o a l l a n a s c i t a l et d e l f e t o i n fante calcolata secondo la legge di crescenza fetale. Coincide grossolanamente con la d urata della gestazione, la coincidenza dipendendo dalla precisione della data di m e struazione.
L' e t f e t a l e esprime l'et del feto non nato e del feto-infante;
in quest'ultimo caso l'et calcolata aggiungendo l'et cronologica all'et del peso di n ascita. Un'et cronologica corretta
f e t o-infante diventa un f a n-
Fig. III, 1. - Principali direzioni dello sviluppo. (Da E . B . H u rlock, Child D et'elopment, 1972, p. 2 1. U s ed w i th p e rmission of IVlcGraw Hi ll B o ok C ompany,
New York).
Lo sviluppo nel periodo prenatale e nel periodo natale avviene seguendo alcune direzioni principali, riconducibili ad a l trettante leggi:
l a l e g g e c e f al o - c au d a l e : i n a ccordo con questa legge
lo sviluppo ha inizio dalla testa e segue la direzione discendente verso la
coda e le gambe. Le prime a formarsi e a maturare sono le strutture fisiche, fisiologiche e neurologiche della testa, seguono quelle del corpo e per
ultime maturano quelle delle gambe e dei piedi. La d i rezione cefalo-caudale risalta anche nella maturazione delle funzioni motorie: un bimbo po-
sto in posizione prona riesce dapprima a muovere e sollevare il capo, quindi il t r onco e solo tardi giunge ad utilizzare le gambe come sostegno per
alzarsi. A 20 settimane un bambino ha il c ontrollo dei muscoli degli oc-
71 -
C
>iC'IiiGiII1
Poucles
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Crown
1
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4 wks.
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f mos.
I
I
l'
'41ump,
72 chi, della testa e delle spalle, ma il suo tronco ancora flaccido e non gli
permette di mantenere la posizione seduta.
l a l e g g e p r o s s i m o - d i s t a l e : in accordo con questa
legge lo sviluppo procede dalle zone pi vicine alle zone pi lontane dall'asse centrale. N el p r i mo p e riodo prenataIe, per esempio, la t e sta e i l
tronco sono gi sufficientemente sviluppati quando le braccia e le gambe
sono ancora appena abbozzate. Lentamente le braccia si sviluppano, e alle estremit di queste si formano prima le mani, poi. le dita e infine le unghie. Egualmente avviene per la gamba ed il piede.
Dal punto d i v i sta f unzionale tutto ci r i chiede un l ento graduale
p assaggio dalle a t t i v i t m a s s i v e a l l e a t t i v i t s p e c i f i ch e : i l b i m b o u t i lizzer prima le braccia e poi le mani in u n m o vimento impreciso e massivo, e prima le mani e poi le d ita in una coordinazione progressiva sempre pi specifica.
t r e f asi:
73 -
DELLO
S PERMATOZO O
ZlG O T E
OTTO CLLULE
OUATTRO CELLULE
PRIMA SEGMENTAZIONE
MORULA
SEDICI CELLULE
BOTTONE EMBRIONALE~ ~
BLASTOCISTI
PLASTCCELE
TROPOBLASTO
e mb r i o n a l e da u n o s t r ato unicellulare, il t r o f o b l a s t o . Q ue sto comincer piano piano ad avvolgere il bottone embrionale in modo da
proteggerlo.
Dal trofoblasto cominciano quindi a formarsi dei piccoli legamenti a
forma di v i t icci che ncorano fortemente il germe alla parete dell'utero.
Contemporaneamente anche l'utero subisce delle trasformazioni per acco-
Ovary,
>s ~Ovum
l'
J~f
t ~
al l o p ian Tube
Sper m
Uterus
~C
erv i x
Vagina
matozoo verso l'utero. (Da Mussen, Conger e Kagan, Child Deoelopment and Perso-
naliti, Ha rper tlc Row Pu. Inc., New Work, 1969, pag. 65).
ecfacferma
Iahcca neurrrfe
ll
fslacca cutanea
lt
t
ertdocferrna
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trresocrerma
c(ontn neurafe
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2. il
meso derm a
76 -
M I
I BI
Space
d
Eetai Villi
Umbilical
Vesicle
Allantois
Zl II
1
Amnion
d,
E mb1yo
Chorion
Lirirlol A n sll u
Decidua Capsularis
Deciriua Vera
bambino.
Durante il p eriodo embrionale lo sviluppo e Ia differenziazione dell'embrione sono molto rapidi: i l c u ore si forma assai presto e comincia a
battere alla fine della terza settimana. Alla fine del p r im o m ese lunare
l4 settimane) l'embrione misura circa 2,5 mm.: h a un a f o rma cilindrica
e cominciano a f ormarsi dei f ilamenti che corrisponderanno al t ubo gastrointestinale e al canale cerebrospinale.
Alla 6ne del secondo mese lunare l'embrione ingrandito dieci volte
e raggiunge i 25 m m . ; i l s u o aspetto 6sico diventa decisamente umano.
Si evidenziano la faccia, la bocca, gli occhi: la coda, preminente nel per iodo precedente, oramai ridotta ad un p i ccolo tubercolo. Alla fine d i
questo periodo l'embrione pu essere chiamato f e t o . N o n s embra che
durante tutto il p eriodo embrionale vi sia stata attivit neuromotrice ben
de6nita, I n q u esto periodo sembra che i l b a m bino sia particolarmente
vulnerabile specie per le affezioni interessanti il sistema nervoso, almeno
pi di quanto lo sar nelle ultime 8 settimane: per esempio se la madre
contraesse il morbillo in questo periodo ci sarebbero maggiori probabilit
3. LE INFLUENZE AMBIENTALI.
Durante tutto i l p e riodo prenatale l'individuo esposto a influenze
ambientali esterne le quali, nonostante l'isolamento amniotico e la protezione placentare, riescono a raggiungerlo. In alcuni casi tali influenze possono
provocare modiftcazioni organiche e funzionali anche di notevole gravit.
Ricordando che la parete placentare, isolando il feto, contemporaneamente consente lo scambio delle sostanze gassose e di quelle altre sostanze
che riescono a filtrare attraverso gli spazi intercellulari, sar bene indicare
alcune situazioni ambientali che possono produrre condizionamenti e mo.
dificazioni tra i pi gravi:
l a d i e t a mat e r n a
n e l periodo della gestazione. Studi condotti soprattutto nell'Universit di Toronto hanno dimostrato la esistenza
79 di una relazione diretta tra dieta materna e numerosi fenomeni sia legati
al parto, come l'aborto, la prematurit, la nascita di i ndividui morti, sia
legati a disturbi quali l ' anemia, le bronchiti, l'asma che si verificano nei
neonati. stato accertato che la carenza di proteine nella dieta materna
pu avere come conseguenza tanto la prematurit quanto la formazione di
difetti neurologici dell'infante. Inoltre, poich la mielinizzazione delle fibre
nervose nel feto umano avviene normalmente verso il settimo mese della
gravidanza, possibile che, se il feto non riceve sufficiente nutrizione in
quel periodo, perch ad esempio la madre male nutrita, la mielinizzazione venga ostacolata. Questo difetto si r i fl ette sul f u nzionamento del
cervello e potrebbe costituire per il neonato causa di ritardo mentale.
le
d r o g h e . A lcu n i e l ementi chimici che compongono certe
droghe possono filtrare attraverso la placenta e passare dal sistema sang uigno materno al sistema sanguigno del feto. Clamoroso alcuni anni f a
stato il caso del t a l i d o m i d e i n r e lazione alle molformazioni strutturali di cui fu r i tenuto responsabile. stato anche provato che le droghe
somministrate per alleviare alle madri l'ansia e il d olore durante il parto
influiscono sui neonati nei quali si manifesta una forte depressione dell'attivit corticale. Pare, tuttavia, che tale influenza negativa scompaia verso il
terzo giorno senza lasciare tracce apprezzabili. possibile che la nicotina
produca una reazione chimica filtrabile attraverso la placenta ( stata per
esempio accertata una accelerazione del battito cardiaco fetale nei momenti
in cui l a m adre fuma), tuttavia ci non sembra che porti m o dificazioni
durevoli nel sistema circolatorio infantile, non almeno quando il t asso di
nicotina ispirato dalla madre rimane relativamente basso.
m a la t t i e
m a t e r n e dur a nt e la gravidanza. stato accertato che il v aiolo, i l m o r billo, l a v aricella, gli orecchioni contratti dalla
madre durante la gravidanza possono essere trasmessi direttamente ai feti.
Il diabete, specie se in fase acuta durante la gravidanza, pu produrre nel
feto anormalit di t i p o c i rcolatorio o r espiratorio. Toxemie o emorragie
materne producono nel feto disfunzioni interessanti l'apparato circolatorio.
L'esperienza, infine, dimostra che la gran parte dei ritardati mentali
ha avuto la madre con disturbi fisiologici durante la gestazione.
s t a ti
e m o t i v i del l a m a dre. Emozioni come rabbia, paura,
ansia mettono in azione il sistema nervoso autonomo della madre con la
conseguente liberazione di s ostanze chimiche lacetilcolina e e pinefrinai
che vengono immesse in circolo. Inoltre in queste condizioni le ghiandole
endocrine, specialmente le surrenali, secernono diversi ormoni che ancora
si riversano in circolo; il m etabolismo cellulare viene cosi modificato e le
sostanze chimiche trasmesse, attraverso la placenta, al sistema sanguigno
d el feto. Come conseguenza si potuto notare, nei feti, uno stato di i r r i tazione con conseguente accelerazione di m o vimenti corporei. Spesso lo
5p '
Fig. III. 8. - Caratteristici effetti d ella talidomide. (Da E.B, Hurlock, Child Development, 1972, .pag. 61, Used with permission af MacGraw Hill Book Company,
New York).
stato ansioso materno ha come correlazione, nei neonati, episodi di coliche refrattarie a qualunque trattamento medico. La forte ansiet mal predispone la madre al p arto e q u esto stato di t ensione pu aumentare il
travaglio e quindi l a sofferenza infantile. In b r eve, l'ansiet, l'irritabilit
e la instabilit emotiva materna durante la gravidanza agiscono negativamente sul feto e costituiscono un handicap per l'adattamento ambientale
del neonato. difiEcile valutare la durata delle conseguenze di tali disturbi
anche perch assai problematico distinguere, ad un certo punto, tra con-
CAPITOLO QUARTO
IL PERIODO PERINATALE
a appren d
ere, e comincia
R comunque certo che il neonato pronto ad
subito ad apprendere.
Il presente capitolo non intende affrontare la polemica sulla esistenza
o meno i a p p rendimenti prenatali: si l i m ita soltanto ad indicare, in una
sintetica rassegna, i risultati delle osservazioni fatte sui neonati.
Per quanto riguarda la situazione senso-motori' a, i'1m et o do 'i stu 'io
la
non potendo essere che quello 'c o m p o r t a m e n t a l e
'
t
l erlo l n t e r p r e t at lv o u t l l z delle inter pr etazioni tr atte sar relativa al cC
r i teri
B
'
podaliea (B) a l m omento
Fig. 1V. 1. - Presentazione normale (A) e p resentazione
ar o.
87 zato; cosi, ad es., dire, come si far, che la durata ottimale di una stimolazione uditiva di circa 5-15 secondi potr essere una buona conclusione
se il criterio interpretativo i n q uesto caso legato all'aumento del ritmo
respiratorio del neonato, ad alcune sue reazioni pupillari, ecc. sar un
buon criterio. Niente tuttavia vieta di ipotizzare che il neonato continui a
prestare attenzione allo stimolo uditivo anche quando queste risposte siano
diminuite o scomparse.
Per quanto riguarda, invece, le emozioni presenti alla nascita, sar
bene tener presente che il termine e m o z i o n e qui ut ilizzato nel suo
significato comportamentalistico: viene cio chiamata emozione una risposta comportamentale organizzata che comprenda tutta u na s erie di r e a zioni in qualche modo collegate tra loro. Ci, senza affermarlo esplicitamente, non esclude la possibilit di i p o tizzare concomitanti psicologiche
di tipo percettivo o, per u ti l izzare ancora un vocabolo del linguaggio comune, interiore.
90 -
Il 7,6% dei nati negli ospedali degli U.S.A. sono considerati prematuri. I l p r e m aturo appare grinzoso, c on la p elle t r asparente, con l a
testa sproporzionatamente larga, con povert di t ono muscolare, con occhi prominenti e l argamente spaziati. Gl i s t udi l o ngitudinali sui p r ematuri mettono in evidenza che questi rimangano normalmente al di s o tto
della media in peso ed altezza fino a 5 o 6 anni e ottengono punteggi pi
b assi della norma nei tests cognitivi e di sviluppo motorio per tutti i p r i mi 5 anni di vit a.
Uno studio condotto per 5 anni da D r i l lien e El lis (1964) su 1000
bambini scozzesi, una parte dei quali nati prematuri, ha mostrato che fino
ai 4 anni i prematuri di tutte le classi sociali avevano un quoziente di sviluppo pi basso dei bambini nati a termine ma i prematuri appartenenti
alle classi sociali pi basse avevano i punteggi pi bassi di tutti. A l tr i studi sui prematuri dimostrano che questi bambini sono, pi dei bambini normali, soggetti a fenomeni di anoxia, a perdita di p eso, a i nfezioni postnatali.
I n sostanza il prematuro differisce assai dal normale per i p r i m i 5
anni della sua vita, in proporzione al suo grado di prematurit: esso appare pi distraibile lpi labile attentivamente) e in r i tardo nello sviluppo
motorio e cognitivo. I bambini al gradino pi basso della prematurit vanno spesso incontro a danni del cervello e a serie deficienze psicologiche.
Vi e t u ttavia da osservare che il m i nor grado di sviluppo cognitivo
e motorio, la minor autonomia e la maggior cagionevolezza e fragilit nervosa dei prematuri nei primi 5 anni di v i ta, sono spesso da imputarsi anche all'eccesso di cure materne, alla situazione di bambini ipetprotetti che
essi assumono in seno alla famiglia e che pu impedire un normale contatto con l a r ealt e q u indi u n n o r male sviluppo delle funzioni f ondamentali.
a dattamento sono:
A d a t t a m e n t o a i c a m b i a m e n ti del l a t e m p e r a t u r a . N e ll a vita intrauterina il f eto viveva in un ambiente a temperatura costante di c i rca 3 7,5"; d opo l a n ascita l a t e mperatura ambiente
oscilla in continuazione.
r eazi o n i
se n so r i e .
b) I r i f l e s s i.
Rigesso di orientamento della testa e della bocca: se viene toccata
leggermente una guancia al neonato, si genera un movimento della testa
verso.la parte toccata e un analogo movimento della bocca che si apre.
il r i f l e s s o di r i c e r c a d es c r i tto da Kussmaul e Preyer.
em ozi on i
La tendenza ad interpretare le risposte del neonato in termini emozion ali uno dei motivi r icorrenti della psicologia di tutti i t e m p i : ad essa
non si sottratto neanche Watson il quale sin dal 1919 elabor la teoria
delle emozioni primarie, presenti alla nascita, dalle quali deriverebbe ogni
altra emozione. Secondo Watson il neonato, sin dai primi giorni, dimostrerebbe un comportamento speciflco interpretabile ir termini di e mozioni,
cosi da autorizzare l'ipotesi della presenza di tr e e mozioni originarie e
connaturate:
CAPITOLO QUINTO
LA PRIMA INFANZIA
I Primi D i ciotto Mesi Di V i t a
S T A D I O : I' A S E
N E ON A T A L E
ch e cop r i r e bb e i
1. LO SVILUPPO FISICO.
Il bambino, alla nascita, pesa circa 3.200 gr. e misura circa 50 cm.:
il suo ri tmo d i accrescimento staturale e ponderale nella prima infanzia
I
f
Feto
2 mesi
F eto
N eo n at o 2 a n n i 6 an n i
12 a n n i 15 anni
5 mesi
deriva da molteplici fattori, come il sesso, la razza, la latitudine, l'alimentazione, l'ereditariet familiare ecc. Non p ossibile stabilire degli indici
rigidi n per il p eso n per la statura.
a) La statura.
Per quanto riguarda la statura essa va misurata non tanto nel suo insieme quanto nei diversi segmenti che costituiscono il corpo del bambino.
I tre segmenti partecipi della statura totale, e cio la testa, il t r onco, le
gambe, crescono in misura assai diversa fra loro e la rispettiva partecipazione percentuale varia con il p r ocedere dell'et.
La tabella che segue mostra le variazioni percentuali dei vari segmenti
in rapporto alle diverse fasi dell'et evolutiva:
I
Testa
II
Fanciull.
Adol .
Nascita
Infanzia
Infanzia
25%
20%
44%
36%
15%
10%
8%
43%
42%
43%
47%
42%
50%
45%
30%
(Tabella curata da Amaldi e r iprodotta da S. Levi: I pr o blemidello sviluppo, Firenze, 1966, pag. 38. I r i levamenti si riferiscono al termine dei rispettivi periodi).)
La statura, a parte l'eventuale intervento di processi.morbosi, non subisce mai momenti di regresso e attraversa periodi di d i fferente ritmo di
a ccelerazione e di r allentamento: i n g enerale si pu d ire che i d u e m omenti di maggior accelerazione staturale si incontrano durante il secondo
anno di vita e nel periodo prepuberale. In media la statura della nascita
pu considerarsi raddoppiata verso i 5 anni e triplicata verso i 15 anni.
La statura, come il peso, alla nascita sono parsi correlati con alcuni
fattori, cosi ad esempio stato osservato che i neonati delle classi meno
agiate sono pi piccoli e meno pesanti dei neonati delle classi pi agiate.
Le bambine sono meno pesanti e meno lunghe dei maschi.
Il problema della misura, nella prima i nfanzia; l egato allo s trumento che viene utilizzato: nella impossibilit di utilizzare strumenti ver-
ticali, per la incapacit del neonato di stare in piedi, si fa ricorso a strumenti di mi surazione orizzontale. In questo caso si deve per tener presente che la colonna vertebrale si trova in tutta la sua estensione in quanto
non soggetta alle sollecitazioni del peso del corpo. Gli spazi fr a l e v ertebre, infatti, sono particolarmente elastici e subiscono la pressione del
peso del corpo in modo tale da far variare la statum di u n i n dividuo anche di diversi mm., il che appunto evidenziabile misurando un soggetto
prima verticalmente e quindi orizzontalmente.
104 Le misurazioni staturali dei neonati non possono che essere orizzontali, e p e rtanto i n q u alche maniera un p o co aumentate dalla completa
estensione della colonna vertebrale.
L 'accrescimento staturale, durante i l p r i m o anno, procede secondo
una progressione aritmetica, la cui ragione viene gradualmente scemando:
infatti l'aumento medio normale dei primi due mes.' di 3 cm . al mese,
per i successivi otto mesi di 2 cm . al mese, e per gli ul t imi due mesi di
1 cm. al mese.
La statura media del bambino all'et di 18 mesi , naturalmente, correlat ll'mbiente e dipendente da numerosi fattori: in I t alia di 76 cm.,
ma esistono notevoli differenze tra nord e sud della penisola.
Howard M eredith ( 1 9 70) h a p u b blicato i r i s u ltati d i m i s urazioni
condotte, tra il 1 944 e i l 1 9 66, di d i versi autori sulla statura e peso di
bambini al t ermine del primo anno d'et nelle diverse parti del mondo.
La Figura V.2. riporta le medie staturali dei soli bambini europei di u n
anno d'et: da essa risulta che, mentre i bambini olandesi occupano il primo posto (sono mediamente i pi alti), gli italiani sono al quattordicesimo
e i sardi addirittura al penultimo, seguiti soltanto dagli spagnoli,
GRUPPO
LUOGO
Spagnoli
Sardi
Tartari
Francesi
Italiani
Inglesi
Malaga
Austriaci
Vienna
Russi
Svedesi
Cechi
Ungheresi
Belgi
Svizzeri
Norvegesi
Finlandesi
Polacchi
Tedeschi
Olandesi
U.R.S.S
Sardegna
Tatarstan
Parigi
Italia (penisola)
Leeds, Londra e
Edimburgo
Stoccolma
Cecoslo'acchia
Kormend
Saint-Gilles
Svizzera
Bergen
Finlandia
Varsavia
Est-Ovest Germania
Olanda
A NNI
di rilev.
NUM E RO SS.
MEDI A
(cm.)
1944-48
1 949-65
1959-60
1954-60
1 950-64
300
1.2 9 0
144
347
6.1 1 0
71,0
72,1
721
73,7
73,8
1950-55
1959
1 954-62
1950-52
1954-59
1958
1955-58
1 948-60
1952-56
1955-60
1960-61
1 947-59
1952-66
870
250
2.7 0 0
120
360
12
197
1.0 7 0
239
192
350
1.2 4 5
351
73,9
74,5
74,6
74,7
74,8
74,8
75,0
75,1
75,2
75,2
755
75,7
76,1
105 b) Il peso.
La misurazione del peso corporeo del neonato avviene mediante l'uso
di bilance a piatto; i n dispensabile tener conto della incidenza alterante
che possono avere la quantit del cibo ingurgitato, il p eso dell'intestino
e della vescica se pieni. A t ale proposito norma di p rudenza effettuare
le pesate a digiuno e dopo l'evacuazione del retto e della vescica, Il peso
molto pi s oggetto della statura alle variazioni dovute alla alimentazione e ai processi morbosi occasionali: pertanto esso appare legato alla
regolarit della nutrizione e manifesta fenomeni di regressione.
Dopo la nascita e dopo il c a l o f i s i o l o g i c o dei p r imi giorni,
in genere dell'ordine di 2 00-300 grammi, l'aumento ponderale segue un
ritmo diseguali con fasi di r allentamento e fsi di accelerazione. Alla nascita il peso medio dei maschi corrisponde a Kg. 3.250, quello dlle femmine a Kg. 3.110: durante il p r imo anno di v it a si avr un aumento di
25-30 grammi giornalieri per il p r imo t r i mestre; di 20-25 grammi giornalieri per il secondo trimestre; di 15-20 grammi giornalieri per il t erzo trimestre e di 10-15 grammi giornalieri per il q u arto tr imestre. Con questo
ritmo il peso dell nascita raddoppia verso la fine del quinto mese e triplica alla fine del primo anno di vi ta. Dopo il p r i mo anno il r i t mo di a crescimento ponderale rallenta fino a tu tta la seconda infanzia.
GRUPPO
LOCALITA'
Tartari
Tatarstan
Spagnoli
Sardi
Malaga
crancesi
Austriaci
Parigi
Vienna
Kormend
Svizzera
Stoccolma
Finlandia
Italia penisola
Ungheresi
Svizzeri
Svedesi
Finlandesi
Italiani
Russi
Inglesi
Tedeschi
Cechi
Belgi
Olandesi
Polacchi
Norvegesi
Sardegna
U.R.S.S.
Gran Bretagna
Germania Est-Ovest
Cecoslo acchia
Saint-Gilles
Olanda
Varsavia
Bergen
ANNI
NUM E RO SS.
della rilev.
MEDIA
(Kg.i
144
8.93
1948-60
300
1.290
975
250
12
1.080
9,08
9,11
9,47
9,60
9,66
9,70
1950-52
1955-60
1949-64
1953-62
1954-56
1947-59
1954-59
1955-58
1952-66
1960-61
1952-56
120
192
11.400
2.700
13.600
1.380
360
195
351
350
239
9,84
9,85
9,97
10,05
10,08
10,11
10,15
10,16
10,20
10,21
10,23
1959-60
1944-48
1949-65
1952-60
1959
1958
I'ig. V.3. - Medie ponderali di bambini europei di ambo i sessi ad un anno d'et.
(Da H. V . M eredith, Child D eveloptnent, 1970, pag. 553, Society for Research in
Child Development Inc., Chicago).
106 A diciotto mesi il peso medio del bambino italiano di Kg. 10,300:
naturalmente anche le medie ponderali sono influenzate da numerosi condizioni ambientali. Riportiamo dal citato lavoro di M eredith (1970) la ta-
belIa delle medie ponderali dei bambini europei di un anno d'et (Fig. V.3.).
Come si vede i bambini norvegesi sono al primo posto (gli olandesi
al terzo), gli italiani al nono e i sardi al terz'ultimo, seguiti dagli spagnoli
e dai bambini tartari che risultano gli ultimi nella scala ponderale.
La flgura V.4 mostra la relazione tra media ponderale e media staturale in gruppi di bambini di t u tte le parti del mondo, ricavate dalle misurazioni degli autori citati da Meredith:
!0.4
NORWEGIAN
IO.O
BRITISH USWHITE.
'
US.NrGRO
S. AFRICAN WHITE
SWEDISH oFINNISII
URUGUAYAIIe
ESKIMO
9,6
AUSTRIAN
SWISS
FRENCH
'RUSSIAN
(A-U
SARDINIAN
CHINESE
TATAR.
8.8
CAKAR NEGRO
ZUELAN
84
MLAY CHINESE
MELANESIAN
LEBANESE
BDLIVIAN
MALAY
8.0
'JMAICAN NEGRO
MB<ICAN
IA
NIGE RIAN
NEW IRELAND
COLOMBN
TIMOR ISLAND
NEYrBRITAIN
THAI
7.6
GAYANESEe MANDINKA
ETHIOPIAN
PAKISTANI
64
VlETNAMESE
62
64
66
68
70
72
74
76
Fig. V.4. - Relazione tra medei ponderali e medie staturali in g ruppi di bambini
di un anno tratti dalla popolazione mondiale. (Da H .V. Meredith, op. cie, 1970,
pag. 577).
guenze a livello psicologico della microcefalia pura sono in relazione all'entit del difetto, e comunque sono sempre legate ad una condizione neuro-psichica compromessa.
La idrocefalia invece legata ad alterazioni dei normali meccanismi
di secrezione, di riassorbimento, di circolazione del liquido cefalo-rachidiano al quale spettano funzioni protettive, sia di tipo meccanico che di tipo
nutritivo e antinfettivo, dei tessuti nervosi. La idrocefalia provoca un au-
la pubert.
e) La prima dentizione.
T ra il sesto e l'ottavo mese, di norma, compaiono i primi incisivi m ediani inferiori; tr a il nono e il decimo mese compaiono i due incisivi mediani superiori. La dentizione segue normalmente il r i tm o dello sviluppo
dell'individuo ed legata al suo stato di maturazione generale. Non sono
rari casi di individui nati con uno o pi denti, n casi di individui la cui
prima dentizione ha avuto inizio verso la fine del l ' a n no.
Sempre tenendo conto delle li mitazioni che t ali p i anificazioni comportano, il ritmo medio della prima dentizione dovrebbe essere il seguente.
Incisivi mediani i n feriori
Incisivi mediani superiori
Incisivi l aterali superiori
Incisivi laterali i n f eriori
Primi molari
Canini
Secondi molari
n.
n.
n.
2
2
2
n.
n.
n.
n,
4
4
4
n. 20
6-8 mesi
9-10
11-12
13-14
14-20
18-24
24-28
2. LO SVILUPPO PSICO-MO1ORIO.
L'attivit motoria considerata nel suo completo significato di attivit
psichica che si m anifesta in u na e secuzione motoria, si definisce con il
termine di p s i c o m o t r i ci t...
Per quanto sia nell'uso comune utilizzare indifferentemente il termine
motricit o i l t e r m ine psicomotricit, sarebbe pi esatto indicare con il
primo l'aspetto Puramente fenomenologico del movimento e con il secondo il pi complesso processo in cui l'aspetto psichico e quello fisico siano
tra loro coordinati (Levi).
La psicomotricit infantile per la gran parte frutto di m aturazione,
soprattutto per quanto ri~uarda la psicomotricit dei Primi mesi o d ella
infanzia propriamente detta. No n s embra, i nfatti, ch e a q u esto l i yello
d'et, l'apprendimento, i n teso come rapporto SR , e c i o come associaz ione tra stimolo e risposta, possa far variare di molto i l
parsa di determinati comportamenti.
r itmo di com
110 Queste parole riassumono lucidamente il o r osso problema del r apporto tra m aturazione e apprendimento, e cio tr a l ' apporto dei f a ttori
endogeni e l'inflenza dlla stimolzione ambientle, nello sviluppo dell inivido, prbtt ema che stat attrontato nei modi pi diversi e che lascia tuttora molte perplessit.<Si potrebbe, ad esempio, citare l'abitudine
degli indiani Hopi, popolazione prevalentemente nomade, di mantenere i
bambini in posizione di assoluta immobilit, sia legandoli sulle spalle delle
madri, sia, nei momenti d i sosta, tenendoli legati su specie di primitive
culle, per sostenere la p r evalente importanza della maturazione sull'apprendimento: i nfatti i b a mbini H o pi, nonostante la assoluta mancanza di
stimolazioni a camminare, finiscono per iniziare a camminare pi o meno
alla stessa et di t u tt i gl i a l tr i b ambini del m ondo. A l c o n trario Gesell
a Yale ha dimostrato, utilizzando una coppia di gemelle monozigote, come
sia possibile ottenere l'acquisizione di un'abilit di movimento assai complicata, come quella di salire uno scivolo, in una et molto precoce stimolando una sola delle due gemelle. E' pur vero che quando giunse il momento in cui l ' altra gemella, lasciata senza stimolazioni, pot salire sullo scivolo, in brevissimo tempo il divario, la distanza cli abilit che la divideva
dalla sorella, fu superata, cosicch dopo un paio di giorni ad un osservatore estraneo non sarebbe stato possibile dire quale delle due avesse avuto
la precoce stimolazione ambientale nella conquista di quel tipo di comportamento. Il che, in sostanza, potrebbe anche significare che inutile sti~
mlare i b ambini perch ayprendano determinati comyortawenti pr i ma d el
tempo normale dato che, anche se in alcuni casi ci pu essere possibile,
lo a scapito di n o tevole dispendio di energie e con r i sultatt che, alla
fine, non diGeriscono da quelli che si s arebbero ottenuti l asciando allo
sviluppo seguire il suo normale ritmo.
al Lo sviluppo del Sistema Nervoso Centrale.
Gli studi sul sistema nervoso e sui cotii~ortamenti rifiessi presente
nei periodi prenatale e neonatale sembrano tutti concordare nel r i tenere
che qusti tipi di c omportamento siano quasi sicuramente guidati da formazioni interneurali i n l a rga misura dipendenti dai centri i n f racorticali.
De Crinis (19321 sapendo che la maturazione post-natale del cervello non
poteva essere imputata alla semplice proliferazione delle cellule corticali
o alla loro suddivisione, utilizz la tecnica di Golgi in un a serie di studi
che cosi vengono riassunti:
1 11
dere uno s v iluppo avanzato. L e c e llule p i r amidali sono d i ventate
tipicamente lunghe, i pr olungamenti sono in piena maturit e i d endriti sono manifestamente impregnati. I l p e r iodo d i r a pida maturazione nell'aria di Broca si produce molto pi tardi. Quest'aria dunque in ritardo in rapporto all'aria motrice, e questo ritardo continua
per un certo t empo, manifestandosi man mano che la crescita continua. A 14 mesi la maturazione cellulare dell'aria di Broca raggiunge lo stadio al quale era arrivata la regione motrice tre mesi prima.
Lo sviluppo di q u este due aree non c omparabile che verso i 1 7
mesi. Gli al tr i l ob i f r o ntali sono ancora pi i n r i t ardo nel l oro sviluppo. Bench si abbiano delle prove che una certa maturazione si
p roduce nella regione fr ontale verso l ' 11' m ese, non c h e al 4'
anno che i p r o cessi acquistano uno sviluppo comparabile a q u ello
raggiunto dalla regione motrice a 11 mesi. De Crinis sottolinea d'altra parte che l e a ree controllanti l e sensazioni dei m uscoli (sensoriali) sono le p r ime a maturare. Egli dichiara che i centrt che sono
i primi a m a t urare sono l e p i etre angolari dello sviluppo i n te11ettuale.
jyi
p i an t i c a m a t urazione. (D a
112 r ire sotto f o rma d i a b bozzo solamente verso la 1 0 " settimana. Ci d ovrebbe fornire una suKciente spiegazione neurologica della mancanza di
movirnenti zolonsari nei p rimi t e mpi d o po la n ascita.
La descrizione di D e C r i nis sottolinea, inoltre, che mentre le zone
motorie corticali attingono una maturazione in un periodo abbastanza breve (secondo questo autore esse sono gi molto avanti all'11' mese di vita),
le zone della loquela {aria di Broca) e quelle delle associazioni e dei ptocessi superiori (le circonvoluzioni frontali) non r aggiungono lo stesso livello di maturazione delle aree motorie che verso il 4" anno di et.
Dello stesso parere sono secondo McGraw ( 1952)
anc h e a l t r i
ricercatori quali il T i l nev (1937) e i l C onel (1939) i q u ali r i tengono che
le cellule pi evolute ali'epoca della nascita siano quelle delle circonvoluzioni antero-centrali, specialmente nella parte che controlla i movimenti
del collo e delle spalle. La regione meno evoluta localizzata nella met
inferiore di ciascuna delle tre circonvoluzioni frontali. Conel, confrontando
il cervello di un neonato e quello di un bambino di un mese, nota che l'unica
differenza evidente si situa nella parte destra dell'aria motrice della circonvoluzione centrale, dunque ancora in un a zona motrice, che appunto
quella che si sviluppa pi rapidamente. Dal punto di vista funzionale, dunque, lo sviluppo della corteccia durante il primo mese appena evidente
ed lecito ritenere che la maggior parte dei neuroni della corteccia, a questo
stadio, non siano ancora in grado di espletare tutte le complesse funzioni
legate alla trasmissione dell'impulso nervoso.
Conseguentemente a questi studi sullo sviluppo del sistema nervoso
molte tecniche psicologiche sono state adattate alle nuove conoscenze e
negli ultimi 30-40 anni una gran messe di osservazioni stata raccolta:
queste osservazioni si r i feriscono al correlato comportamentale delle scoperte che via via si sono fatte in campo neurologico. Le tecniche di ossetvazione psicologica permettono la costruzione di tests e di situazioni particolari entro cui osservare il comportamento dei bambini e le loro reazioni
di adattamento, sempre in rapporto all'et e al grado di maturazione corticale. Si potuto cosi stabilire, in linea generale, che a mano a mano che le
aree corticali giungono a m aturazione compaiono determinati comportamenti e ne scompaiono altri di tipo riflesso, cosicch il ruolo della corteccia
appare duplice: da un lato stimola e controlla il con.portamento neuromotore, dall'altro inibisce i comportamenti di t ip o ri flesso. Il che comprova
l'esistenza di due centri d i c o ntrollo del comportamento: i c e n tri c orticali e i centri subcorticali o nucleari.
L'interpretazione delle osservazioni fatte sui comportamenti ha portato alla costruzione di una ipotesi che permette di 'determinare: l ' q u and o una attivit s o tto l ' influenza delle zone infracorticali; 2 " i n q u a l e
113 momento la influenza inibitrice della corteccia appare; 3" i n q u ale momento la partecipazione corticale ai movimenti muscolari scatenata; 4' in
quale stadio l'attivit raggiunge un relativo grado di maturit in rapporto
al funzionamento corticale.
b) I.a scomparsa dei riflessi primari e il p r i m o c omportamento appreso.
I
cali. L'evoluzione dello sviluppo sembra indicare che il periodo di massima attivit dei
Fig. V.6. - Le tre f asi n ello svilupop del comportamento natatorio del b ambino:
A) movimenti natatori r i flessi; B ) comportamento d i sorganizzato; C) m o v imenti
volontari. (Da M. B. McGraw, in Carmichael, P.U.F.-Paris, 1952, I, pag. 571).
verso ia fine dei primo mese. Tta ia fine de~l' eddt d;,umzmrjma nyadznz
ii tLr~oessjzoo...dzcjtzto,dej,moyimenti suhcorticali. L ' t nizio ,detl'infiuenza
inibitrice della corteccia si osserva nei muscoli della parte superiore del
corp piuttosto che in q uelli del bacino e delle gambe: l o svi~lu po
del
"eeaw'I
controllo corticale sull'attivit ne uromuscolare eyolye essenzialmente secondo una direzione cefalo-caudale.
Una gran parte dei pattern riflessi sembra avere un signicato filogenetico. Nello studio del comportamento acquatico di u n n eonato stato
dimostrato che quando neonati di 11 gi orni sono immersi nell'acqua, essi
mostrano un comportamento natatorio ri t m ico che ricorda quello degli
altri vertebrati.l Secondo McGraw ed altri l a p resenza di questo particolare pattern natatorio nei neonati sarebbe una formidabile prova funzionale dell'origine filogenetica dell'uomo: i l c o mportamento natatorio rappresenta una delle pi antiche attivit filogenetiche, ed esiste ancora allo
stadio residuo nel neonato. I mo v i menti natatori dei n eonati sono sotto
l 'influenza di st rutturazioni psicomotorie di t i p o r i flesso, vale a d ir e d i
rapporti i n terneuronici preformati e n o n a p presi. L ' i nizio dell'influenza
corticale si traduce in una disorganizzazioiic dei movimenti natatori riflessi
I~lr i m o st adio g i n occhio in avanti che poggia per terra c ompare circa verso la 28 n settimana. L'et mediana,dello. strisciamento, {movimento strisciante con addome a contatto con il piano di appoggio) compare verso la 34' settimana. A questo stadio i muscoli delle gambe e del
tronco non sono ancora capaci di reggere il peso del corpo, Il c omportamento carponi, con appoggio delle mani e delle ginocchia, compare normalmente verso la 40' settimana e richiede la ricerca di un nuovo punto
di equilibrio. Il pa t t e rn completo del co mportamento carponi, appoggio
sulle mani e sui piedi e movimenti alternati, conquistato circa verso la
49 a settimana.
La d e a m b u l a z i o n e a n c h'essa legata al ritmo di m aturazione e di sviluppo generale dell'individuo, ma studi longitudinali su gruppi
di bambini di differenti classi sociali seguiti per cinque anni, hanno consentito di costruire dei tempi medi, entro i quali determinate abilit sono
di norma conquistate. In linea di massima possibile dire che a 42 settimane il bambino cammina se sostenuto, a 45 settimane si tiene ritto se
appoggiato ad un supporto (tavolino o sedia), a 47 settimane sta in piedi
solo, e tra la 62 n e la 64' settimana cammina da solo,
115 -
pj~g'
Fig. V,7. - Fasi evolutive del comportamento eretto. (Da Hurlock, 1969, pag. 173.
che lo riprende, con permesso, da M. B. Mc Graw, Grouth: a study of Johuny aud
Jimmy, A p p leton-Centu~ Crofts 1 9 3 5. U c t l w i t h pe r m i ssion c f M cGr a w H i li
116 1 mo.
Fetal
Posture
Chest Up
Chin Up
6 mo.
Smo
7 rno
Sit With
Support
Sit on Lap
Grasp Object
Sit Alone
'11 mo.
10 mo.
Stand
with Help
Creep
Stand Holding
Furniture
15 mo.
13 mo.
Pull to Stand
by Furniture
Climb
Stairs Steps
Stand Alone
Walk Alone
117 Differenze sensibili nei ritmi di maturazione e di acquisizione di queste abilit sono state riscontrate in bambini di p o polazioni ancora primitive, come quelle dell'Uganda, i c u i b a m bini g i ungono alla deambulazione autonoma gi durante il primo anno. Uno studio comparato su 1000
e uropei delle citt di B r u xelles, Londra, Parigi, Stoccolma e Zu rigo h a
mostrato che i bambini di Stoccolma e di B r uxelles camminano circa un
mese prima degli altri e inoltre che questi bambini sono, in generale, pi
alti e hanno un grado di sviluppo motorio maggiore degli altri gi ad un
anno lHindley, Filliozat e C., 1966). Il che, tuttavia, non significa che abbiano una i n t e l l i g e n z a pi sviluppata degli altri, poich non pare
che esista una troppo stretta relazione tra lo sviluppo motorio e fisico nei
primi due anni e l ' i n t elligenza nella et scolare. I n o gn i m od o ancora
non si g i unti a d u n a i n terpretazione soddisfacente di questa divetsit
nei ritmi d i s v i l uppo, da alcuni essendo state avanzate spiegazioni che
mettono in gioco elementi genetici, da altri essendo state interpretate in
termini di apprendimento e di stimolazioni.
Nello sviluppo m o t orio assume grande importanza un p a r ticolare
comportamento umano, quello della
m a n i p o l a z i o n e: a n c h ' esso
pare si sviluppi secondo determinati stadi, come stato visto per la deambulazione. Studi fatti da H alverson (1931, 1936) sullo sviluppo della manipolazione in bambini nella prima infanzia con la tecnica delle registrazioni cinematografiche, hanno mostrato che, in generale, prima della 20'
settimana il b ambino non solo non ra ggiunge, ma non g r e nde neanche
24
20
28
20
16
1
I
28
52
32
36
118 -
rrm
1
'
: ~
' .
"
' ,
Fig. V.10. - Sviluppo della abilit manuale: dalle attivit m assive alle attivit
ping evidente nella esitazione e incertezza con cui il bambino si avvicina e tocca l'oggetto. Alla,,28 settimana 1,'oggetto nuoeyamente prego
saldam~tein.tnano, con chiusura della palma, ma senza utilizzazione delle dita, L'uso di ~ueste e delle falangi compare invece yerso la 36' settimana; alfa 60' settimana ii comportamento,m sanipoiatotio del ,boambina,,,m
sipile a quello dell'adulto, almeno nelle sue linee strutturali essenziali.
Un altro i n t eressante pattern comportamentale legato alla maturazione quello che viene detto psr e n s i o n e, c o o r d i n a t a c o n
1 a v i s i o n e . S e s i m ette un oggetto attraente nel campo visivo di
un ba~bino di 1 mese egli lo ,guarda, ma non tenta .di r prenderlo. A du e
mesi e mez~o~ m i n cer a dare colpi all'aria senza riuscire ad acchi~apare
l o~etto. A quattro mesi alzer la mano in yicinanza dell'oqgetto e guardanclo alternativamente ora questo ora quello, t enter gradatamente di
diminuire la distanza tra i due sino a giungere a toccare l'oggetto. A cin-
119 que mesi, o cinque mesi e mezzo, la coordinazione oscchiocmmo sar~erfettamente a svvenuta.
McGraw ha pensato di poter ordinare in 4 t appe o stadi fondamentali i d i v ersi momenti dello syiluppo psicomotorio:
Il primo periodo corrisyonde approssimativamente ai quattro
primi mest etr " c ontrassegnato da una din:inuziorie di'riilesst tao nd p vici e dei movimenti r i t mici
a r a rteristi i T i n e onato. Ii
m
riodo si situa tra il q u ar to e l'ottavo mese ed caratterizzato 2aaIo
svilt!ppo dei m ovimenti v olontari e d e liberati nella regione. spinale
suprtore e cla una attiyit rlativamente ridotr..iilla.s,igione della
cintura pelvic e delle estremit inferiori. I l t e rzo ~eriodo caratterizzato da un cresciuto
o spinaa r controllo
e
a della
r attivit della regione
l e inferiore, e rmappres nt l'iriter vallo comspres tr a l ' o t t avo, , i1
i dieci mesi
quattorclicesimo mese. I l q u a rt oru p e r iodo
c comprendes,
i'sidui ed craiterizzato da rio sviippo rapido nei processi di asscizfone semplice o d i r etti, coridizionali s i mbhci, compres ii
linguaggio.
'
120sibile; ma queste stimolazioni sono per servite a rendere il bambino irrequieto e irritabile.
Bisogna quindi usare molta attenziosie.,nel considerare inutile l'agporto di u n a s t imolazione p rima della comparsa della struttura che n e
r~enda ossitsile l utilizzzione: . un'aitta struttura, gia presente o in f o r mazione, potrebbe riceyerne condizionamenti,negativi.
c) Il b is ogno k s o n no.
Non sembra esista ancora una esatta comprensione della funzione assolta dal sonno nella economia della giornata individuale. Pare tuttavia
che il sonno,sia uno dei mezzi che il corpo utilizza per la autoregolazione,
per il mantenimento dell'equilibrio chimico e fisiologico dell'organismo e
per una sorta di r i f ornimento di energie.
Il neonato dorme circa 16-17 ore al gi o rno, cio circa l'80Fo della
sua giornata. Ma gi dopo i p r im j 1 5 g i orni questo tempo si ri duce e a
un anno il bambino passa molto pi t empo sveglio che dormendo.
Vi sono molte differenze individuali nel r i t mo, nel bisogno e nella
qualit del sonno, a tutte le et. Nei primi mesi il sonno spesso agitato,
talvolta interrotto, da sensazioni somestetiche provenienti dal corpo stesso
del bambino (sensazioni intestinali, motorie, etc.),
Esistono due t~ii di sonno: quello accompagnato da rapidi movimenti
dei globi oculari e quello in cu i q uesti movimenti non esistono. Gli an-
non occupa pi che una o due delle otto-nove ore che l'individuo passa
dormendo.
121 significativa dei dati sensoriali forniti d alla sensazione. Quest'ultima rappresentava il m omento del co ntatto tr a l o s t i m olo e l ' o r gano di s enso.
Tale concezione rispecchiava l'atmosfera positivistica e non poteva che essere empiristica.
T uttavia gi dal secolo scorso non mancarono motivi di dissenso e di g i>p)(tc p,'~
perplessit, incentrati soprattutto sulla osservazione che la strutturazione
percettiva della realt conteneva qualcosa (qualit di f o r ma, valore deln-,-,
l 'insieme non ricavabile dalla semplice somma degli elementi, ecc.) di ori- , <
v+'t t
)
ginario non riconducibile agli elementi forniti dalle sensazioni. Questi movimenti d i r e azione all'atomismo psicologico della corrente t radizionale
condussero, com' noto, alla f o r mulazione dei p r i ncipi d ella P sicologia
della Forma (Gestaltpsychologie) ad opera di un gruppo di studiosi di nazionalit tedesca (Wertheimer, K oRka, K o hler). Secondo questi autori
la struttura percettiva sarebbe del tutto indipendente e autonoma nei confronti degli elementi sensoriali, e consisterebbe in un processo ceiitrale originale e preformato. Come disse Kohler molti anni dopo (1966) i g estaltisti furono portati a supporre che:
I fenomeni ignoti, r esponsabili di t a li c u r iose interazioni nei
campi percettivi, avessero luogo nelle parti c orrispondenti del c ervello umano, principalmente nella materia grigia, nella corteccia cerebrale.
(W. Kohler, 1971, pag. 80)
La sensazione non ebbe riconosciuto alcun diritto di v it a nel mondo
Se si accoglie la proposta neo-behavioristica di considerare leyercezioni alla s t regua di ap p r endimenti c ognitivi, il pr o g r amma di s t u d i o
dello sviluppo percettivo, e cio un piano di r icerche genetiche sulla per.-
3. Sin dai primi giorni il neonato capace di seguire uno stimolo luminoso che si m uove lentamente davanti ai suoi occhi, i l ch e d i mostra
che i nervi o culari sono sufficientemente coordinati. Tuttavia questa capacit deve richiedere uno sforzo notevole: i l n eonato infatti non r iesce
a seguire lo stimolo per un tempo superiore a 15-20 secondi.
b) Genesi della percezione visiva.
Dal punto di vi sta che abbiamo assunto possibile dire, per quanto
riguarda la percezione visiva, che la maturazione delle zone corticali presiedenti alla v i sione sembra poter consentire l'apprendimento di a l cuni
processi percettivi sin dai primi giorni dopo la nascita; tuttavia le percezioni del neonato dovrebbero risultare grossolane e soggette a gravi limitazioni sia a causa della non completa funzionalit dell'apparato neuromuscolare, sia a causa della relativa impossibilit di i n t egrazioni a l i v ello
associativo.
Studi fatti da ~L'
(1942) hanno mostrato che la coordinazione e la
convergenza indispensabili per la messa a fuoco degli stimoli e per la per-
124 cezione della profondit, pur assenti alla.nascita, compaiono in forma rudimentale poche ore dopo. All'inizio esse avvengono con una serie di movimenti bruschi, a stratti, che sono via via eliminati e sostituiti da movimenti piani e c ontinui. L a comyleta e r egolare,convergenza binoculare,
tuttavia, non sar raggiunta prima di sette-otto settimane.
Una domanda che spesso stata rivolta ai ricercatori specializzati
se esistano fattori capaci di indurre preferenze nell'attenzione e nella fissazione di oggetti visivi i n b ambini durante i p r im i m esi di v i t a . Studi
tuttora i n c o rso hanno consentito d i e v i denziare a lcune d e t e r m i n a n t i d e ll a percezione infantile durante la primissima infanzia: queste
determinanti sarebbero il contrasto, il movimento e la discrepanza ottimale.
Il c o n t r a s t o . U n a t t r i buto assai importante della stimolazione
visiva pare essere il contrasto bianco-nero (per es., strisce bianche su sfondo nero): il b ambino nei primi mesi di v ita fissa yi a lungo e con maggior attenzione le zone ove il contrasto pi evidente (ad es., i vertici di
un triangolo bianco su sfondo nero) che le zone ove il colore omogeneo.
Le ricerche di R. Fantz (1961-1965) hanno mostrato la presenza di questa
capacit discriminativa in bambini di due settimane che mostravano di preferire, e cio di fissare pi a lungo, un quadrato composto di striscie nere
e bianche distanziate reciprocamente di 1 /8 di pollice (circa 4 mm.) collocate a 28 cm. dal loro viso, piuttosto che un quadrato tutto grigio, della
stessa dimensione e posto alla stessa distanza. A tre mesi i bambini fissarono pi a lungo (e quindi mostrarono di preferire) un quadrato costituito
d a striscie bianche e nere separate da un i n t ervallo di 1/64 di pollice
125alla complessit e variet, perch una interpretazione preferenziale nei conf ronti di q uesti due elementi sembra non accordarsi con il r u olo di p r eferenza riservato invece dai bambini agli stimoli familiari o d i s i gnificato
familiare. E questo il caso della f a c c i a u m a n a , st i m olo preferito dai
bambini specie in et di due mesi, due mesi e mezzo in s.
lfna ricerca di Haaf e Bell ( 1967) ha messo in evidenza questa preferenza per le gestaTt-fcciali che avessero il maggior numero di elementi
corretti propri del vis umano. Sono stati presentati a bambini di 4 m esi
quattro stimoli: t u tti avevano il contorno ovoidale tipico del volto umano,
ma mentre il pr i mo aveva gli elementi corretti (occhi, naso, bocca, orecchie), gli altri o m a ncavano di elementi (solo il n aso) o avevano alcuni
elementi mescolati ad altri che aumentavano la complessit dello stimolo
Stimulus
Degree of
Faceness
Amount of
Detail
Percent
Fixation
Time
.33
.28
.19
Lf
+g
.20
Fig. V.11. - Differenti tempi d i fi s sazione per quattro diversi stimoli facciali,
(Da Haaf and Bell, Child Devefopment, 1967. Society for Research in Child Development Inc., Chicago).
Volto umano
Stimolo 2
V olto mancante d i u n o c c hi o m a c o n
altri e l ementi c h e n e a c c rescevano la
complessit
secondi 28
Stimolo 3
Volto con i l
Stimolo 4
secondi 33
s olo naso
secondi 19
s e condi 2 0
gli occhi, della bocca e del naso. Come era da aspettarsi le facce suscitarono interesse nei bambini proporzionalmente alla loro vicinanza allo schema facciale gi costruito. Ma ci solo per i bambini da 4 a 1 3 mesi. Nei
b ambini di 2 a n n i i l f e n omeno si i nverti e i l m a ggior gradimento e l a
maggior attenzione la r i cevettero l e u l t im e du e f acce. Fortunatamente,
sapendo i bimbi gi parlare, fu possibile registrare le loro reazioni verbali
che risultarono illuminanti. Essi dicevano Chi gli h a t i r ato una torta in
127 -
di vocalizzi.
Una significativa esperienza in questo senso quella fatta da Gibson
e Walk (1960-1966) i qu ali hanno costruito un apparato speciale per lo
Si pu concludere che l~ae r cezione della profondit non n ecessariamente legata alla esplorazione motoria visto che essa compare in ma-
.s.ft
r . .i,.
plessit che suscitano, sembrano portate nuovi contributi alla i nterpretazione genetica della percezione. Nell'insieme i xisultati ottenuti da Bower
fanno pensare che nella seconda settimana di vita un bambino si aspetti
c he un oggetto percepito visivamente abbia anche conseguenze tattili e
i per u n a t e ndenza a u n i6caxe l e d i v erse impressioni provenienti
dai sensi diversi insita nella struttura del sistema nervoso umano.
Le ricerche condotte, sempre da Bowex., sullc possibilit che hanno
soggetti molto piccoli di percepire un oggetto in movimento e di seguirne
la traiettoria, se talvolta appaiono contraddittorie e p roblematiche, sono
nell'insieme assai suggestive. Bower avrebbe, ad esempio, trovato che la
tendenza a non arrestare un movimento del capo una volta iniziato deve
essere posta alla base della difficolt che hanno i b ambini di no n ancora
sedici settimane a fermare lo sguardo su e con un oggetto che, prima in
movimento, si arresti improvvisamente: i n q u este condizioni lo sguardo
del bambino, dopo un attimo di indecisione, continua e completa la traiettoria iniziata. Le interessanti conclusioni cui Bower ritiene di poter giungere sono queste:
Secondo queste ricerche sembra che i bambini.di. tueuo u di. 16
settimane vivano in un m o n do a rticolato in t e r m ini di s o l idi s jstemati stabilmente nlTo spazio a seconda della l or o c ollocazione, e
che continuano ad siistere anc he qu~ndo si nascondono l'un l ' altro.
T uttavia si t r atta di u n m o ndo enormemente superpopolato, in c u i
u n oggetto diviene un a l tr o o ggetto appena si sposta in u n a l t r o
luogo. I n q u esto mondo ogni oggetto u n i cc, e i l b a m bino deve
a8xontare un gran numero di oggetti, ixientr< iii r ealt ce n' soltant o uno .
(Bowex, 1972, pagg. 57-58)
In altre parole, secondo Bower, il b aiubinu<> di tre mesi viyrebbe in
un mondo in cui gli oggetti avrebbero parecchie identit o forse ne avxebbero una sola in relazione al luogo che occupano e lo spostare uii oggtto
130 -
O OO O
as
Fig. V.13. - (Da Bower, Le Scienze,Milano, 1971). Il treno che scompare conferma l'ipotesi che i bambini di 12 settimane non hanno l'impressione di guardare un unico oggetto
quando questo dapprima fermo, poi si muove e poi si ferma di nuovo. Essi non seguono l'oggetto in movimento da un luogo all'altro ma piuttosto applicano una regola cognitiva che si pu cosl formulare: L'oggetto scompare in A ; l ' o ggetto riappare
in B. Nella prova sperimentale il bambino guardava un trenino con luci intermittenti fermo nel mezzo del binario, (a). Dopo dieci secondi il t r eno
spostava a
sinistra e poi si fermava (b), rimanendo li per dieci secondi prima di si
tornare nuovamente in centro, Il ciclo fu ripetuto 10 volte. Nel ciclo successivo (c, d) il t reno
si spostava lentamente a destra, poi si fermava. Se il bambino avesse
seguito
l'oggetto in movimento, av~ebbe guardato a destra, mentre se avesse seguito
la nostra
ipotesi, avrebbe guardato a sinistra nel luogo in cui il t reno si era fermato prima.
Ogni bambino di 12 settimane esaminato fece l'errore da noi previsto.
nomeni riguardanti il pi complesso problema della percezione e costruzione dello spazio, di cui dovremo occuparci pi avanti.
La ricerca di Bower diventa ardita quando, con esperienze fatte su
bambini d.' meno,di ,2 0 settimane seduti di f r o n te a t r e s pecchi che riflettono tre immagini di una stessa persona, giunge a delle conclusioni che,
a nostro' avviso, smbrano avvaloraie la teoria psicoanalitica di M . K l e in
(vedi oltre). Nella prova preliminare le tr e i m magini corrisyondevano a
tre persone diverse sedute nella stessa posizione e di cui una sola era la
madre: i l b a m bino d i 2 0 s e t t imane rispondeva con sorrisi, balbettii e
gesti della mano e del b r accio alla sola immagine della madre, mentre
normalmente ignorava le immagini delle altre donne (cfr. per questo punto
le ricerche di R . Spitz riportate pi avanti). Di f r o n te alle tre i m magini
della madre il bambino invece si comportava come se rispondesse, con i
suoi vocalizzi, a tre madri, e cio, dice Bower, mostrando di non tdentiftcare le molteplici immgini della madre come immagini appartenenti a
unlunica persone.
lj
d) La percezione uditiva.
L 'orecchio on o rqano m e c c a n i c o che r i c e ve dall'esterno lo
stimolo sotto forma di onda sonora; la pressione dell'onda, la sna freqoenza, la sua al tezza agiscono meccanicamente sul ti mpano e s u gl i o s sicini
dell'orecchio medio e vengono trasmesse all'orecchio interno. L'eccitazione
delle terminazioni nervose preposte alla sensibilit uditiva avviene dunque
in maniera meccanica.
L'area di proiezione corticale della percezione uditiva si trova situata
nella zona parietale, ed appare, alla nascita, ben syiluppata. La r elativa
zona motoria,nell'area antero-centrale, poco estesa data la quasi assenza
di movimenti possibili a questo organo.
134 sano interpretarsi come semplici emissioni correlative a stati generali dell'organismo, come confermato dal fatto che anche i bambini sordi, che
i n seguito t r overanno enorme difficolt a p a rlare, durante i p r i m i d u e
mesi di vita vocalizzano allo stesso modo di quelli sani.
a) Processi e strutture.
Una classificazione elementare dei fenomeni che intervengono nella
funzione del linguaggio pu essere quella offerta dal Levi (1966, p. 147):
a) Fenomeni nervosi elementari di senso e di m oto, rappresentati
i primi dalle sensazioni uditive, visive e tattili, i secondi dalle esecuzioni
motorie di atti mimici, fonetici e grafici;
b) Fenomeni neuropsichicii di s e nso
e di m o to, r appresentati i
primi dai processi di apprendimento dei segni e dei simboli, i secondi dalla
realizzazione motoria dei simboli acquisiti;
c) Fenomeni psichici r appresentati dalla elaborazione
associativa
sempre pi complessa del patrimonio mnemonico progressivamente raccolto, che conduce anzitutto alla completa esecuzione verbale, e si completa successivamente con il r aggiungimento del l inguaggio astratto.
La classificazione dei fenomeni legati al linguaggio fatta da Levi mett e chiaramente in evidenza una distinzione assai importante; quella t r a
fenomeni i cui processi possono essere pi o meno localizzati entro determinate zone o aree del sistema nervoso, e fenomeni che invece si sottraggono ad una localizzazione e interessano l'intero sistema nervoso coinvolgendo tutta la complessit dell'aspetto psichico dell'individuo.
Infatti i f e nomeni nervosi di senso e di moto hanno la loro localizzazione in centri sottocorticali e corticali determinati, e i f enomeni neuropsichici hanno la loro localizzazione entro aree abbastanza delimitate della
corteccia cerebrale. A questo proposito, secondo recenti acquisizioni della
neurochirurgia, esisterebbero nella estensione della corteccia cerebrale alcune aree la cui f u nzione strettamente legata alla organizzazione della
loquela. Queste zone sarebbero:
I l c e ntro di W e r nicke, o centro verbo-acustico, localizzato nella
parte posteriore della prima e della seconda circonvoluzione temporale e
zone vicine non esattamente delimitate;
il centro di B roca, o centro verbo motorio, nel piede della terza
circonvoluzione frontale e zone vicine;
il c entro verbo ottico, nella zona occipitale superiore;
il c e ntro verbo grafico nella zona temporale.
135 Se questa localizzazione esprime u n s i gnificato fi logenetico conseguente a sempre pi specifiche organizzazioni verbali, essa non va tu ttavia interpretata in m a niera rigidamente meccanica, come veniva invece
fatto dai frenologi dell'ottocento e dai neurochirurghi sino alla prima met del 900. Bisogna infatti tener presente alcuni principi:
in primo luogo il principio della organizzazione funzionale di tutta
l'area corticale la quale sempre implicata nella sua interezza nei processi psichici superiori;
in secondo luogo l a l egge dell'asimmetrismo funzionale, secondo
la quale:
Gli a t t i m o t or i v o l o ntaii p i c o m pless:, e pi d i ff erenziati
preposti ad un preciso finalismo di risultato nel tempo e nello spazio,
e cio gli a tt i t i p i camente umani, richiedono un coordinamento ed
una selezione costruttiva che non possono prover:ire da aree motorie
simmetriche, ma abbisognano di una direzione unica per le due met
del corpo, capace di differenziare elettivamente gli i m pulsi esecutivi
alle zone motorie di destra e di sinistra; questa capacit di direzione
che si prepara mediante una concentrazione prevalente sensoriale e
peicettiv , e c h e si estrinseca con una prevalente attivit motoria e
con una esclusiva attivit di l i n guaggio, si r ende appunto possibile
con il d o minio f unzionale degli emisferi cerebrali .
(Levi, 148-149)
Il che significa che se possibile indicare, seguendo gli studi della
a natomia e della fisiologia del cervello, precise zone funzionali del l i n guaggio, anche necessario aggiungere che il c omplesso fenomeno della
loquela non si esaurisce entro i confini di quelle zone, come del resto avviene per ogni tipo di comportamento complesso e volontario, ma implica
I - PERIQDQ PRELocUTQRIo. Dalla nascita al 7"-8' mese: il periodo in cui il bambino utilizza e affina il proprio patrimonio fonemico, senza per la intenzione n la consapevolezza di parlare. Se talvolta, specie
verso il 5'-6' mese egli indirizza le proprie emissioni di voce ad una persona con la quale ha instaurato buone relazioni affettive, il suo una specie di giuoco; egli non ha ancora scoperto il c ontenuto e la f u nzione semantica dei suoni che emette. Durante questo periodo possibile distinguere alcuni particolari comportamenti verbali corrispondenti ad a l trettante fasi:
gli st r i l l i: d a p principio compaiono come semplice riflesso, d!rettamente dipendenti dal grido della nascita, che ne costituirebbe la strut-
linguaggio.
(pag. 261l
Cosi un particolare morfema emesso dal bambino in una data situazione verrebbe ripetuto dalla mamma che accompagnerebbe il suono con
un'azione gratificante (pu trattarsi di un sorriso, il cui v alore di segnale
ben noto al bambino, o anche di quella particolare inflessione di voce
che la mamma usa nei momenti di tenerezza), e questa agirebbe da ri>zforzo spingendo il bambino a r i petere il m o rfema per ottenere la gratifica-
zione. In questo modo ben presto il bambino acquisirebbe un legame significativo tra quel morfema e quella gratificazione.
Mentre taluni sostengon che la tendenza alla imitazione una conseguenza naturale della maturazione, altri la ri tengono legata alle condizioni
ambientali. Mowrer, ad es., ha avanzato l'ipotesi che i comportamenti imitativi del bambino, specie se prodotti i n assenza della madre, abbiano il
valore di r i c o m p e n s a s e c o n d a r i a , i nte n dendo con ci che il
bambino con la ripetizione dei suoni che ha imparato evochi le stimolazioni gradevoli che ad esso sono state associate.
140 stessi suoni in diverse tonalit e sfumature, si impadronisce sia strutturalmente che espressivamente degli elementi del linguaggio.
La Parola-Frase. Segna l'inizio di una nuova fase immediatamente
conseguente all'ecolalia e al morfema intenzionale: secondo alcuni autori la
parola-frase appartiene gi al periodo delocutorio in q uanto contiene, in
nuce, la espressione verbale completa. In realt il m omento della parolafrase, la cui durata normalmente di pochi mesi, potrebbe raffigurarsi come
uno stadio transitorio nella utilizzazione di due strutture lessicali diverse,
la prima ancora legata al morfema intenzionale, di cui quindi si potrebbe
considerare una estensione, la seconda gi preludente la f rase contratta.
Tuttavia la mancanza di qualsiasi elemento grammaticale e sintattico, anche
rudimentale, ci spinge a considerare la parola-frase come meglio inserita nel
periodo locutorio, la cui caratteristica strutturale la assolutizzazione della
espressione verbale, piuttosto che nel periodo delocutorio il cui elemento
differenziante sta nella lenta e progressiva conquista delle relazioni grammaticali e sintattiche.
Ad un dato momento (circa un anno d'et) il bambino non solo si
appropriato di una o due parole ma ne afferra il v alore semantico e comincia ad utilizzarle per indicare azioni. In questo stadio la parola mamma pu voler dire v oglio la mamma m amma vieni m a mma ho
fame, ecc., o la parola pappa pu voler dire
voglio l a p appa,
non voglio la pappa, la pappa cattiva ecc. Il fatto che il bambino
usi una sola parola non signi6ca che egli economizzi e contragga, ma semplicemente che il suo vocabolario e la sua sintassi non gli consentono una
maggiore precisione. D'altra parte i l f a tt o che egli i n sista nel chiamare
nonno t u tti gl i uomini adulti non autorizza a concludere che egli confonda il nonno con gli altri uomini.
Le ragioni per cui il bambino non solo ha un repertorio molto
l imitato di r i sposte, ma queste sono costituite da un a
sola parola,
sono da ricercare nel carattere globale della percezione e della
strutt urazione motoria, particolarmente quella rappresentativa (ad es. i l
disegno) del bambino, per cui egli coglie solo qualit d'insieme degli
oggetti o f acendo perdere la loro individualit agli elementi costitutivi o accentuando un aspetto a detrimento degli altri o accentuando
una parte come luogo in cui si f ocalizzano le propriet dell'oggetto.
Questo ultimo processo si realizzerebbe proprio nel caso delle locuzioni monoverbali ol ofrastiche: l e l o cuzioni adulte
sono
percepite
come unit inarticolate e la loro carica semantica totale
focalizzata
in un segmento di gr ande rilievo percettivo (per essere all'inizio o
alla fine de lla l o cuzione, per
essere prosodicamente rilevato,
etc. )
su cui si concentrano i tentativi di r i produzione.
141 Il passaggio a locuzioni di due o pi parole testimonia uno sviluppo verbale percettivo e motorio verso forme articolate e il r i l ievo
delle qualit parziali .
142 prima conquistare una struttura sintattica per la propria frase e solo questa
struttura consentir l'arricchimento grammaticale, che differenziante. In
sostanza, secondo le ultime posizioni della genetica linguistica, sarebbe la
struttura sintattica della frase a fornire le condizioni per un arricchimento
del vocabolario, non solo dal punto di v i sta quantitativo (pi parole) ma
dal punto di vista qualitativo (rapporto tra le parti del discorso
).
143 -
iN. SOGGEI'I I
anni
iX, PAROLF
mesi
10
17
52
19
19
14
22
118
25
272
14
20
1.122
1.540
32
1.870
20
2.072
27
2.289
2.562
(Tavola di L. E .
147 lizzato nei suoi esperimenti delle scimmie giovanissime le quali avevano a
l'interno della gabbia una costruzione in filo di f e rro a f o rma vagamente
scimmiesca (in realt si trattava di una specie di grosso tubo verticale poggiante su un piedistallo) dalla quale, tramite una bottiglia appesa circa all'altezza di un ipotetico seno, bevevano il latte. Vi era, nella stessa gabbia,
un'altra costruzione simile, ma ricoperta di tessuto di spugna e sovramontata da qualcosa che aveva le caratteristiche di una gestalt-facciale (occhinaso-bocca). Le piccole scimmie succhiavano il latte dal castelletto di fi l o
di ferro, ma immediatamente appena finito, si r i f ugiavano in b raccio
alla m a m m a d i s p ugna.
Se all'interno della gabbia veniva i n trodotto u n a n imale d i l e gno
semovente, pi o meno somigliante ad un grosso ragno o si producevano
suoni e rumori i m provvisi, le piccole scimmie immediatamente si arrampicavano in b raccio alla mamma di spugna, Di fronte a qualsiasi situazione od oggetto capace di suscitare paura, ansia o curiosit, le piccole
scimmie si comportavano in modo diverso se all'interno della gabbia c'era
la mamma di spugna o l a m a mma di fi l o d i f e r ro : n e l p r i m o c aso si
avvicinavano timidamente ad osservare l'oggetto nuovo, nel secondo si
rincantucciavano in un angolo della gabbia.
Q uesta esperienza sembra dunque confermare che la madre non
soltanto colei che dona il cibo, ma l'elemento mediatore con la realt:
l a madre offre, contemporaneamente al latte, sensazioni gradevoli di t i p o
olfattivo, termico, uditivo. L a m adre ha u n o d ore, calda, parla, culla
il suo bambino che succhia e guarda l'occhio della madre. La madre in
una parola ci che soddisfa i b i sogni e calma le tensioni: c i che d
sicurezza.
La necessit della presenza di un a m adre s t ata dimostrata anche
da un'altra serie di interessanti esperienze condotte su pulcini e paperotti
(Bateson, 1966). Paperotti appena nati venivano messi nelle condizioni di
vedere solamente un oggetto semovente (talvolta a forma di anatra, talvolta no): i p i ccoli imparavano a seguire questo oggetto come se fosse la
loro madre e non l o abbandonavano pi. q u esto i l f e nomeno che gli
anglosassoni chiamano i m p r i t i n g e che dimostra ancora laestrema
necessit della presenza rassicurante della madre per u n a d eguato rapporto con la realt.
Naturalmente non i n dispensabile che la madre sia sempre quella
naturale, n che il l a tte sia sempre offerto tramite il seno. Anche bambini allevati da balie asciutte, con il b iberon, possono sviluppare un normale contatto affettivo con la realt se assieme al cibo essi introiettano
tutte quelle stimolazioni gradevoli e rassicuranti che p r ovengono dalla
m adr e .
Se la madre assente parzialmente o t o t almente compaiono fenomeni di angoscia o di depressione.
149 1. I
difesa dell'io.
Gli psicoanalisti partono dal presupposto che al momento della nascita il b a m bino v i v a u n a e sperienza di i n differenziazione psichica in
quanto non ancora arrivato alla realizzazione di ci che essi chiamano
relazione oggettuale.
Per relazione oggettuale si intende quel processo dinamico che
permette al neonato di passare dalla iniziale condizione di indifferenziazione psichica in cui no n esistono per lu i r a pporti oggettuali n='
Lo s T ADIo QRALE
151zione libidinale del bambino un carattere sadico. questa la prima manifestazione dell'ambivalenza.
Durante il p r imo anno di v it a i l b ambino realizza una serie di rapp orti con la madre che lentamente conducono, attraverso il conflitto t r a
il principio del piacere (presenza della madre) e principio della realt (assenza della madre) alla strutturazione dell'Io. L e p ulsioni sadiche che si
manifestano attraverso il mordere del bambino sono correlative al conflitto
tra il desiderio libidinale di unione con la madre e la separazione che di
fatto viene oramai riconosciuta. Freud vede in t u tto questo l'origine dell'atteggiamento ambivalente del bambino, fatto dalla mescolanza di amore
e di aggressivit, di comunione e d i d i s truzione. Sembra quindi che l a
comparsa dell'Io possa collocarsi nella fase tardiva dello stadio orale.
Freud attribuisce una importanza notevole al corretto stabilirsi delle
relazioni libidinali tra madre = bambino nello stadio orale.
L'atto del succhiare il seno materno diventa il p u nto d i p a rtenza di tutta la vita sessuale, l'ideale mai raggiunto di t u tte le sodd isfazioni sessuali ulteriori... cosi che il seno materno forma il primo oggetto dell'istinto sessuale; e non saprei darvi un'idea abbastanza esatta dell'importanza di questo primo oggetto per t u tt e l e successive ricerche di oggetti sessuali, dell'influenza profonda che eserc ita in t u tte l e sue trasformazioni e sostituzione fino ai domini p i
lontani della nostra vita psichica. M a se l a sensibilit erogena labio-boccale persiste il f a nciullo sar pi t a rdi un a matore di b aci,
ricercher i baci perversi, e diventato uomo, sar predisposto a diventare bevitore e fumatore. Ma se vi r i f i uto, egli prover disgusto dei cibi e sar oggetto a vomiti isterici .
(Freud, 1969)
d. Gli st udi di R e n Spitz
Ren Spitz, dell'Universit di N e w Y o r k , h a e l aborato una t eoria
interpretativa del rapporto oggettuale collocandosi in una posizione rigorosamente freudiana. Tanto Freud che Spitz, infatti, partono dal presupposto che l'I o sia struttura non presente alla nascita, ma che emerga in
c onseguenza del processo relazionale madre-bambino durante i p r i m i 1 8
mesi di vi t a.
Diversamente da Freud, Spitz tuttavia non ha potuto far r i corso al
metodo clinico della introspezione psicoanalitica, neanche in quella partic olare accezione retrospettiva che ha permesso a taluni ricercatori di f a r
riemergere alla coscienza sensazioni e f r antumi d i u n a esperienza molto
precoce. Spitz ha preferito ricorrere al metodo sperimentale, costruendo
per i suoi soggetti, bambini nel primo anno di v i ta, situazioni stimolanti
ed osservando e registrando le reazioni comportamentali. Tali reazioni sono state tuttavia interpretate secondo precisi principi psicoanalistici.
linee di sviluppo.
(R. Spitz, 1962, pag. 36)
Il correlato comportamentale-fenomenico che garantirebbe la comparsa di questo primo organizzatore sarebbe il so rriso, c on cui i l b a m bino accoglie la presentazione della gestalt-facciale. Che il b ambino non
abbia ancora realizzato la identificazione della faccia con la presenza materna dimostrato, nelle ricerche di Spitz, dal sorriso con cui sono accolte
tutte le f acce, di q u alsiasi colore, purch provviste delle caratteristiche
essenziali (al limite provoca il sorriso anche un pupazzo realizzato con una
s copa, una calza dipinta ed un cappello) e purch in m o vimento e n o n
di profilo.
Dal terzo all'ottavo mese si svilupperebbe il secondo stadio, detto
da Spitz dell' o gg e t t o
p r e c u r s o r e culminante nel secondo organizzatore il cui correlato comportamentale-fenomenico sarebbe appunto
l' a n g o s c i a d e g l i o t to m e s i , p ar t i c olare stato di d i sagio
e di ansiet con cui il b ambino accoglie, a quella et, i
v o l t i s conosciuti. Questa sarebbe la prova di u n a maggiore organizzazione della personalit nel senso della discriminazione diacritica: in q uesto stadio, infatti,
i l bambino ha realizzato l'associazione tra un p articolare volto e l a p r e-
155i periodi precedenti tra madre e bambino. La teoria della Klein sulla eziologia della schizofrenia colloca l'origine della m alattia mentale i n u n a
e rrata relazione con la madre durante i p r im i d i ciotto mesi di v i t a . L e
fantasie schizoparanoidee non superate spingeranno lentamente alla alienazione dalla realt e alla preponderanza del mondo interiore su quello
esteriore sino alle m anifestazioni deliranti de i p a ranoici. I m e ccanismi
della posizione depressiva potrebbero invece stare alla base della costituzione di aggrovigliati complessi di colpa che richiedono espiazioni continue e financo definitive.
f. Patologia della relazione madre-bambino
N el citato l avoro d i S p i t z l a corretta relazione madre-bambino
v ista su un a l i nea d i r e ciproca soddisfazione. In u n a m aniera che h a
dell'organico e del poetico assieme, i due personaggi di questa relazione
godono del reciproco contatto e si nutrono reciprocamente.
difficile, se non impossibile, trovare una formula che esprima la marea multiforme e i n v isbiile, i fl u ssi e i r i fl u ssi silenziosi,
potenti e allo stesso tempo sottili, che si attuano in queste relazioni.
Ma non si i nsister mai abbastanza sul fatto che le r elazioni oggettuali si realizzano per una interazione costante fra due partner assai
diversi fra l o ro, l a m adre e i l b a mbino: ciascuno dei due p r ovoca
la reazione dell'altro, e q u esta relazione interpersonale consiste in
un campo di f o rze i n c o n tinuo m utamento, che agiscono costantemente le une sulle altre. Forse parlando di r elazioni oggettuali che
soddisfano sia la madre che il b ambino, possiamo dire che si t r atta
di forze o di r elazioni che si completano fra loro in m odo t ale che,
n on solo offrono soddisfazione ad uno dei du e p artner, ma che l a
soddisfazione di uno di e ssi rappresenta contemporaneamente la sod-
disfazione dell'altro.
(R. Spitz, 1962, pag. 90)
Parlando degli influssi nocivi conseguenti alle errate relazioni madre-bambino, Spitz presenta una classificazione dei fenomeni pi f requenti e delle loro cause, ponendosi, come egli avverte, nella posizione della
madre, e cio considerando causa della relazione non corretta solamente
la madre.
Egli distingue le:
r e 1 a z i o n i i n a d e g u a t e dalle r e 1 a z i o n i i n s u f f i c i e n t i .
Relazioni inadeguate sono quelle nelle quali la presenza della madre
turbata da fattori di v a ria natura che interferiscono nello stabilimento
di una reciproca soddisfazione affettiva tra i du e partner della diade. Le
turbe in questi casi prendono il nome di turbe psicotossiche.
t r i mestre
Eczema infantile
Ipermobilit
Coprofagia
Ipertimia aggressiva di Bolwby
materna
Malattie del
b ambi no
Bepressione anaciitica
Marasma
CAPITOLO SESTO
LA PRIMA INFANZIA
Dai D i ciotto Mesi A T r e A n n i -
cm.
18
76
81
86
89
24
30
36
kg.
6,7
4,9
3,4
10.300
11.000
12.100
13.200
6,7
10,0
9,9
Et in mesi
Cammina da solo
Tira una palla
Cammina all'indietro
Sale le scale con aiuto
Scende le scale con aiuto
Tenta di stare in equilibrio su un asse
Cammina su un piede in equilibrio
Sale le scale da solo; segna il passo
(Mussen, Conger e Kagan, 1969, pag. 246)
11,7
133
14,1
14,6
16,1
16,4
17,8
20,6
2$,1
161a) La deambulazione
Levi cosi riassume le tre principali fasi della deambulazione dai 18
mesi a tre anni:
Verso i 18 me si: de ambulazione abbastanza sicura, caratterizzata
peraltro da proiezione del'tronco in avanti e da gambe'allargate,
per facilitare l'equilibrio; p ossibile l'inversione della marcia e
la marcia all'indietro;.
a 2 anni: deambulazione stabilizzata e ottenuta con migliore coordinamento delle due fasi del passo che tendono a divenire uguali
(oscillazioni e appoggio), con diminuzione dei movimenti associati
del corpo, con minore impiego di energia muscolare, capacit di
correre, saltare, scendere le scale e tentativi d i s alire sulla seggiola;
a 3 anni: de ambulazione e coisa deffnitivamente acquistate, con
persistenza dei movimenti associati delle braccia, solo in q u anto
utili a garantire il b i l anciamento del corpo.
infila le perline,
distribuisci in quattro gruppi un mazzo di carte (36).
gradino)
Prove dell'occhio
guarda attraverso il foro (di un cartone appositamente forato)
prendi la mira (con una pistola giocattolo)
guarda col cannocchiale (o nel microscopio)
Prove di orientazione spaziale (di J. Piaget)
riconoscimento dei lati destro e sinistro su s stesso,
riconoscimento dei lati destro e sinistro su altri faccia a faccia,
riconoscimento della posizione destra e sinistra su tre oggetti
Prove mano-occhio-orecchio (reattivo di H e ad-Zazzo)
imitazione faccia a f accia dei m ovimenti dell'esaminatore.
imitazione dei movimenti tratti d a figura schematica,
esecuzione di movimenti su ordini v erbali.
c) Il m a ncinismo contrariato.
oramai entrato nel patrimomo delle conoscenze di t u tt i gl i i n segnanti e dei genitori che se il problema del mancinismo non costituisce di
per s fenomeno di anormalit, pu invece diventare causa concorrente di
disadattamento e di t urbe comportamentali il contrariarlo. Con il t ermine
mancinismo contrariato si suole infatti i n dicare una sindrome particolare
che scaturisce dalla violenza imposta ad u n m ancino perch utilizzi gli
strumenti della societ con la parte destra del corpo. Non bisogna infatti dimenticare che la laterizzazione si realizza naturalmente e non sotto la stimolazione ambientale. Pertanto costringere un m ancino ad operare con
le parti del corpo contrarie alla sua natura i mpedirgli di u sufruire di
ficolt si aggiunge anche l'obbligo di non utilizzare la parte del corpo che
gli pi congeniale e, quindi, di incanalare le proprie energie in direzioni
diverse da quelle naturali, saranno inevitabili quelle turbe comportamentali che costituiscono, appunto, la sindrome del mancinismo contrariato.
La patologia del mancinismo contrario assai nota nella letteratura;
essa comprende: difetti del l i nguaggio (il pi spesso balbuzie e blesit),
tics, strabismo, errori di l e t tura (in genere salto della sillaba centrale) e
2. IL LINGUAGGIO
Secondo statistiche americane, il bambino a 15 mesi possiede in media 19 parole; a 18 mesi ne possiede circa 22. A tre anni il bambino possiede mediamente 1122 parole, articolate in frasi dalla struttura grammaticale elementare, ma corretta. Questo rapido arricchimento del vocabolario del bambino ha fatto sorgere due ordini di problemi:
1) Che cosa determina il r apido arricchimento del vocabolario?
2) Tale arricchimento avviene per associazione, e quindi per giustapposizione di parole e suoni, oppure sostenuto da una struttura ben
i Jentiffcabile?
a) L'avricchimento del oocabolavio
Per quanto riguarda il primo problema la psicologia classica assegna
alla stimolazione ambientale ed alla imitazione un ruolo fondamentale. Alcune recenti ricerche confermano tali posizioni. Ad esempio, in un l avoro
russo (Mallitskaya, 1960) stata mostrata l'importanza della stimolazione
iterativa: in questo lavoro bambini di 18 messi afferravano e si impadronivano facilmente di nuovi nomi semplicemente se si orientavano verso di
loro oggetti, nominandoli e u sandoli contemporaneamente e facendo ci
parecchie volte (cosi, ad esempio, con una palla che veniva prima fatta rimbalzare per terra mentre se ne pronunciava il nome, poi tirata da un lato,
quindi diretta al b ambino, sempre accompagnando le azioni con espress ioni quali E cco l a palla! Questa la palla Ancora la palla! >>,
ecc.).
La importanza della stimolazione ambientale dimostrata anche da
studi americani condotti s u g r uppi d i m a dr i e b a m bini appartenenti a
classi sociali umili. E r ano stati costituiti du e gruppi: n e l p r im o g ruppo
le madri si e r ano i mpegnate a dedicare quotidianamente 10/15 minuti
alle stimolazioni verbali dei propri figli. Le madri del secondo gruppo
furorno invece invitate a c omportarsi come erano solite. Gi all'eta di
20 mesi i d u e g r uppi d i b a m bini di fferivano significativamente sia per
ricchezza di fonemi sia per comprensione di parole.
In questa stessa direzione si innesta un secondo problema, quello del
167 fatti che i bambini capiscano un numero maggiore di parole di quelle che
usano e che pronunciano. In u n o r i ginale lavoro Ruth W ei r ( 1 9 62) applic a bambini di du e anni e mezzo un rnicrofono, tenendolo in azione
24 ore su 24, cosi da registrare in ogni momento della giornata tutte le
emissioni, i v o calizzi, i t e n t ativi d i p r o nuncia, le a utocorrezioni ecc. I
risultati assai sorprendenti sotto v ar i a spetti, hanno tr a l ' a l t ro confermata l'ipotesi di una maggiore capacit di comprensione nei confronti della
capacit di espressione. I nteressante notare a questo punto che tu tti g l i
s tudi statistici e i q uadri di ar ricchimento per et sono stati fatti sul v o cabolario d'uso e non su quello di comprensione.
In conclusione non pare ci p o ssano essere dubbi sulla i mportanza
della stimolazione e dell'apprendimento nel processo di arricchimento verbale: l'indice di arricchimento infatti proporzionale alla classe sociale di
appartenenza, o meglio alla quantit di s t imolazione culturale e affettiva
che l'individuo riceve nel proprio ambiente. Abbiamo avuto gi occasione
di notare come bambini precocemente istituzionalizzati abbiano una estrema povert fonetica e di vocabolario. Tuttavia questo non pare possa autorizzare una soluzione esclusivamente ambientalistica per quanto riguarda
lo sviluppo della loquela: secondo alcuni essa dipendente in m aniera
primaria dalla necessit tipicamente umana dell'acquisizione dei simboli,
come correlato della maturazione dei corrispettivi centri corticali. La mi gliore situazione ambientale non farebbe quindi, in questa primissima fase
dello sviluppo del li nguaggio, che agevolare la maturazione di strutture,
o di te ndenze, gi esistenti.
b) La struttura del linguaggio
Il secondo problema, quello dell'accrescimento casuale o dell'accrescimento strutturale del linguaggio, stato recentemente affrontato dagli
psicolinguisti. Gli studi di psicolinguistica partono da una distinzione fondamentale, quella tra s i g n i f i c a t o e s t r u t t u r a , i l p r i m o d erivato dall'apprendimento e dalla convenzionalit sociale, la seconda invece
dovuta alla maturazione.
Secondo Braine (1963) ad esempio, gi nel periodo delocutorio il linguaggio del bambino si presenta con una struttura caratteristica che non
affatto casuale e che si r i t r ova in t u t t i i b a m bini d i q u alunque nazionalit. Tale struttura grammaticale si incentra su due elementi: i l p e r no
168-
Q"-5truttura
Q"-'
Esempio
Verso i 25-26 mesi il p e r no c omincia a muoversi dalla sua posizione privilegiata verso l a seconda posizione diventando cosi elemento
di passaggio da una struttura a due termini ad una struttura a tre termini.
Fsemsio :
Il
X,
Xg
III
IV
Xq
171guistica e non degli usi di questa competenza. Chomsky dimostra la insufficienza di tutte le strutture costruite in maniera sequenziale (a posteriori)
per la risoluzione di molteplici problemi, quali, ad esempio, quello di cogliere il reale significato profondo fra espressioni lessicalmente, grammaticalmente e sintatticamente identiche.
Antinucci (1971) propone la seguente frase:
Il perdono di G i o vanni meravigli i p r e senti
facilmente formalizzabile secondo una struttura sintagmatica che tuttavia
non riuscirebbe mai a cogliere il signif rcato profondo che solo consente
la interpretazione della espressione perdono d i G i o v anni (G i o vanni
perdonato o Gi ovanni che perdona?).
Frase
SN
SN
SP
I
il
per d o no
di
meravigli
Gi o v a nni
I
presenti
La teoria chomskiana si rif a i m postazioni innatiste di t i p o b i ologico che spiegherebbero quella particolare capacit della mente umana,
Struttura Profonda
itiECCANISIIIO TRASFORitlAZIONAt.E
o L.A.D.
iLearning Acquistt ton Devrcel
Struttura Superfrcrale
o grammaticale
172 Questa forma potrebbe agevolmente rendere ragione dei t empi d ell'acq uisizione e delle sue modalit poich la su a utilizzazione pensabile
anche in s e nso i n v erso :
D ati d i
L . A .D . ~
Str u t t u r a d i L
- M U TI S M I RI C O N DUCI B IL I A L E SI O N I O T U R B E D E I P R O CES SI D E L L A
AUDIZIONE.
175 II I
- M UT I S M I D I O R I GINE PSICHICA
M u tismo da ri t ardo semplice del linguaggio. I s o ggetti che soffrono di questo particolare tipo di m u tismo appaiono, per tutto i l r e sto,
n ormali. H anno pronunciato la p r im a p arola (mamma o p appa) i n e t
r egolare, mentre l a p r i m a f r ase non c o mpare prima de i t r e a n n i ( i n
genere tra i tr e e i c i nque anni). I l l i n guaggio di questi soggetti rimarr
sempre difettoso e li porter talvolta ad esprimersi in maniera incomprensibile, I l q u a dro n o rmalmente si a ccompagna con al tr e m anifestazioni
quali l'anoressia, l'apatia, l'enuresi protratta, la instabilit, spesso associate a ritardi nella psicomotricit. Le concause di questo ritardo sono indicate in:
ambiente sfavorevole (carenze affettive, relazioni affettive i nadeguate, ospitalizzazione prolungata, ecc.),
predisposizione costituzionale eredo-familiare, spesso mancinismo.
La prognosi di questi casi nella maggior parte favolevole.
Mutismi per d epcit i n t ellettizo, Ta le f o r ma s e mpre correlata
con un deficit cognitivo e d ipende dalla incapacit di attingere i d i versi
livelli di g eneralizzazione e astrazione indispensabili sia per i l r aggiungimento di p r ocessi mentali di t i p o o peratoro sia per l a f o rmazione della
loquela correttamente strutturata. La sua gravit r elativa al grado di
deficit intellettivo.
M u tismo psicogeno. Ta lvolta c lassificato come M u t ismo da r e gressione il mutismo psicogeno forma, totale o parziale, che interviene
per cause di n atura psichica, prevalentemente emozionale, legato quasi
sempre a temperamenti isterici. L a sua insorgenza pu essere brusca, e
allora facilmente diagnosticabile (mutismo da bomba in seguito ad avvenimento traumatico quali i b o mbardamenti durante le guerre) o l e nta e
insidiosa (mutismo da c onvinzione) e allora d i p i d i f fi c ile i dentificazione. Secondo alcuni avrebbe alle spalle un complesso di castrazione non
risolto.
Tramer indica una forma particolare di mutismo psicogeno, indicato
come mutismo elettivo, che si manifesta solo in p r esenza di talune persone o in t aluni ambienti. In genere il m u tismo elettivo accompagnato
da un quadro di a t t i s i ntomatici (suzione del pollice, onicofagia, pavor
nocturnus, enuresi ) che ne denunciano la chiara eziologia psicogena, e si
incentra in individui timidi ed ansiosi,
M u tismo demenziale. Trattasi dell'impoverimento del l i n guaggio
in dipendenza di una progressiva e profonda degradazione o disintegrazione della personalit (paralisi progressiva infantile, schizofrenia infantile,
ecc.).
Fenomeni nervosi
elementari di
e di m oto
s enso
Fenomeni neuropsichici
di senso e di m o to
Strutture
Patologia
Apparato uditivo
Apparato fonetico
Vie nervose periferiche
Sordomutismo
sensitive e
Audiomutismo
m o t r i ci
Mutismo O t ogeno
Sordomutismo di r i t orno
Afasia
Anartria
Zone corticali
associative
s em-
plice
Mutismo per deficienza psichica
Mutismo elettivo
Mutismo psi< ogeno
Mutismo demenziale
179 -
Anni
.37
.66
.42
.76
.61
.78
.71
88
.70
.90
.76
10
12
.70
.87
.76
I tem s
P 1
P 2
P 3
C 4
C 5
Segue m o mentaneamente l'anello che si sposta da una posizione laterale alla posizione mediana dell'esaminatore
S 6
DOMANDE
7
P 7
L 8
S 9
10
S10
Q.S
Punti
Sesso: M
Et: mesi 18, giorni 8
Et di sviluppo
Q.S.
L
C
6
35
21
30
12,4
10,2
11,2
13,2
1,03
0,85
0,93
1,10
Totale
122
12,6
1,00
181 -
Nonostante il lieve ritardo nel quoziente di sviluppo di coordinazione, il bambino appare globalmente nella norma.
(Mauuale della Scala di Sviluppo Psicomotorio della Prima Infanzia di O. B r n net
e L Lzine, a cura di E . Ponzo, Ed. O.S., Firenze, 1958).
182 Per quanto riguarda l i periodo della prima infanzia, Piaget scrive:
Il periodo che va dalla nascita alla acquisizione del linguaggio
contraddistinto da uno sviluppo mentale straordinario. Non se ne
sospetta a pieno l'importanza, in quanto non accompagnato da parole che permettano di seguire passo passo i progressi della intelligenza e dei sentimenti, come avverr invece pi tardi. Tuttavia un
periodo decisivo per tutta la successiva evoluzione psichica: consiste
infatti nientedimeno che nella conquista di t u tt o l ' u niverso pratico
che circonda il bambino, per mezzo della percezione e del movimento.
Questa assimilazione sensomotoria del mondo esterno immediato,
realizza in effetti, nello spazio di diciotto mesi o due anni, una rivoluzione copernicana in m i n iatura: mentre al p u nt o d i p a r tenza di
questo sviluppo il neonato riferisce ogni cosa a s, n meglio al pr oprio corpo, al punto di arrivo, cio, quando hanno inizio il p ensiero
e il l i n guaggio, si colloca praticamente come elemento o corpo t r a
gli altri, in un u n iverso che ha costruito a poco a poco, e che sente
o rmai come esterno a s .
183non solo nella offerta da parte di questi, e nella accettazione da parte del
bambino, di un preciso ruolo nell'ambito della famiglia, ma anche in una
s erie di precetti, norme e d i vieti t endenti a p o r tare il b ambino ad u n a
sempre pi corretta utilizzazione dei mezzi e delle tecniche proprie dell'ambiente. per questo che nell'opera di socializzazione non sono solamente il padre e la madre ad agire sul bambino, ma l'ambiente inteso nel
suo complesso.
La socializzazione pu quindi venire definita come il pr o cesso attraverso il quale un individuo spinto ad accettare le norme proprie dell'ambientein cui vive, ad impadronirsi delle tecniche e dei mezzi che l'ambiente
gli ogre per un progressivo inserimento e adattamento.
Inteso in questo modo i l p r ocesso di socializzazione, esso non pu
non essere direttamente condizionato dalla c u l t u r a de l p r e ciso ambiente ove avviene. n oto, ad esempio, che le ragazze giapponesi sono
incitate, e finiscono per essere ed apparire riservate e modeste, mentre i
g iovanetti americani sono spinti alla esube>anza e alla sbruffoneria. I r a gazzi Maya assai presto van dietro al padre e lo aiutano nel lavoro, ma
saranno abituati a non uscire dall'ambito della propria famiglia; i r agazzi
o ccidentali invece sono tenuti dal proprio padre lontani dal lavoro il p i
a lungo possibile ma sollecitati ad i n t recciare relazioni sociali con compagni, anche fuori dalla propria cerchia familiare.
Anche nell'ambito di una stessa cultura il processo di socializzazione
pu avvenire in m odi d i v ersi poich diverse possono essere le cose e i
modelli che vengono offerti ai b ambini. E n o n soltanto in r elazione alle
diverse classi sociali, nelle quali, ad esempio, diversa la importanza che
viene data alla capacit di controllo delle proprie emozioni, ma anche in
conseguenza del sesso: le bambine sono indirizzate verso un tipo di socializzazione, normalmente diversa da quella verso la quale sono indirizzati i
maschietti.
Se la socializzazione in generale fatta di incoraggiamenti e di i n ibizioni, si pu ben dire che fino a tr e anni essa costituita soprattutto di
divieti. Importanza fondamentale assume, come vedremo, il divieto di sporcarsi. a q uesto punto che la madre cambia il p r oprio r uolo e d a p ermissiva quale era stata per tutto i l p r i m o anno di v i ta, diventa esigente
e punitiva, Il b ambino fatica assai ad accettare il nuovo rapporto instaurato dalla madre. La situazione inoltre complicata dalle molte richieste
che la madre avanza contemporaneamente.
La socializzazione, nel senso della accettazione di n u ovi c omportamenti, quali quelli richiesti dalla madre-nuova, deve tener conto della necessit che questi nuovi comportamenti siano inseriti in un pa t tern completo entro il q u ale gli aspetti psico-motori e fisici (il comportamento in
senso osservabile) siano equilibrati ed associati alle componenti cognitive
(Lagachel
186 Uno dei pi e videnti segni premonitori di eccentricit o nervosismo in et pi matura che un l attante si ri6uti ostinatamente
di vuotare l'intestino quando messo sul vaso, dunque quando lo
vuole la persona che ne h a c ura, e r i servi perci al su o capriccio
q uesta funzione. Naturalmente ci che gl i i m p orta non d i s p o r care il letto; si preoccupa soltanto di non lasciarsi sfuggire il piacere
che accompagna la defecazione. Gli educatori, dunque, hanno a..cora
una volta un a g i usta i n tuizione quando chiamano cattivi qu e i
bambini che si r i servano queste funzioni.
Il contenuto intestinale, che fungendo da massa stimolante su
una superficie mucosa sessualmente sensibile si comporta come il predecessore di un altro organo che entrer in azione solo dopo la fase
dell'infanzia, ha d'altro canto per i l l a t t ante altri i m portanti signi6cati, Evidentemente t r a ttato come una parte del p r oprio corpo,
rappresenta il p r i m o r e galo , con la cu i a l i enazione pu essere
espressa la docilit, con il cui r i 6uto pu essere espressa la sfida del
piccolo essere verso il suo ambiente...
La ritenzione, inizialmente volontaria, delle masse fecali da parte del bambino, allo scopo di u t i lizzarle per lo stimolo, diremo cosi
masturbatorio, della zona anale, o di adoperarle in relazione alle persone che si prendono cura di lui, del resto una delle radici dell'occlusione cosi frequente nei nevropatici. Tutta l'importanza della zona
anale si riflette poi nel f atto che sono assai pochi i nevrotici i q uali
non abbiano le l oro p articolari usanze e cerimonie scatologiche, da
essi avvolte nel massimo segreto.
In bambini di un a certa et non affatto rara la stimolazione
propriamente masturbatoria della zona a nale con l ' aiuto de l d i t o ,
provocata da prurito determinato centralmente o al imentato perifericamente.
188 i bambini del p r imo gruppo manifestavano un senso di disagio e turbamento. Ciononostante i b ambini del secondo gruppo non raggiungevano
mai lo stato di spigliatezza dei bambini del primo gruppo.
Evidentemente la presenza della madre ancora fondamentale per
un buon adattamento. Nella fase precedente si parlato dell'ansia di sep arazione, caratteristica dei bambini americani verso i 1 0/ 12 mesi. I n
questa fase si p o tr p arlare ancora di a n sia infantile legata all'assenza
materna. Il processo di identificazione parentale , a questa fase, iniziato:
esso si sviluppa avendo preferibilmente come modello la madre (in seguito sar il padre ad offrire il m odello comportamentale). Non la sola presenza della madre quindi fondamentale, ma la sua stabilit, il suo equilibrio temperamentale e comportamentale: saranno queste le strutture che
il bambino incorporer e che andranno a costituire le prime basi del futu~o
carattere. Le situazioni instabili, come la incertezza sulla presenza-assenza
materna o sulla sua reattivit, non potranno che incidere negativamente,
portando alla introiezione di strutture ansiogene.
Durante il primo anno l'aggressivit dovr annoverarsi tra le reazioni
normali: essa si m anifesta con f o rt i s cariche pulsionali e co n v i o lente
espulsioni fecali. A cominciare dalla fine del primo anno la rabbia e l'aggressivit sono sottoposte al processo di socializzazione. Ci le porter a
manifestarsi secondo i modelli offerti dalla cultura. n o to, ad esempio,
che l'aggressivit in culture molto evolute tende ad esprimersi preferenzialmente in maniera verbale, piuttosto che fisica; e che la stessa aggressivit verbale sensibile alI'influenza dei modelli comportamentali offerti
dai differenti livelli di coltura: la espressione violenta, volgare e immediata
normalmente sostituita, nei livelli pi alti, dalla sottigliezza della ironia
intellettuale,
Il bambino assorbir dal proprio ambiente i diversi modelli di socializzazione e, lentamente, imparer ad utilizzarli nel progressivo adattamento ambientale. Questo processo richieder diversi anni di l e nta sedimentazione e di incorporazioni di figure educative.
CAPITOLO SETTIMO
LA SECONDA INFANZIA
Dai Tre Ai Sei Anni -
1. LO SVILUPPO FISICO
Il bambino a tre anni pesa, di norma, circa 13 Kg. e misura 89 cm.
in altezza: dovr raggiungere, a sei anni 18,800 Kg. e 109 cm. Complessivamente si veriFicher un incremento, al compimento del sesto anno, del
30% circa per quanto riguarda ilpeso e del 18,34% per quanto riguarda
la statura.
L a tabella seguente, elaborata da quelle del De T oni, mostra gli incrementi semestrali sia assoluti che percentuali, distintamente per sesso:
MASCHI
Statura
Peso
cm.
Kg.
89,0
13,200
93,0
4,5
4 )3
13,900
100,0
103,0
3,0
15,700
3,0
16,600
106,0
2,5
17,700
109,0
2,8
18,800
97,0
14,800
FEMMINE
Et
anni
Statura
Peso
mesi
cm.
Kg.
88,0
12,800
9 2,0 4 , 54
1 3,700 7 , 0
96,0
4,54
99,0
3,12
14,600 6,5
1 5,600 7 , 2
103,0
4,04
16,800 7,6
106,0
2,9
1 7,700 5 , 3
109,0
2,8
1 8,600
5,0
6,4
6,0
5,7
6,6
6,2
3
4
4
5
5,0
193 ritmo di accrescimento, non pare si possano fare osservazioni simili per i
tre anni ora in esame.
Ci si chiesti se il sesso avesse una importanza particolare nella determinazione dei ritmi d i a ccrescimento durante la seconda infanzia, ma
nessuna risposta sicura stata finora possibile. Si invece osservato (Garn,
1958) che mentre nelle bambine lo sviluppo principalmente a carico del
tessuto adiposo, nei maschi esso avviene prevalentemente a f avore del
tessuto muscolare.
Meredith (1963) ha indagato sulla predicibilit della situazione fisica
adulta sulla base dello sviluppo fisico in et prescolare e ha trovato una
correlazione di .70 tr a l e du e condizioni, il ch e significa che esiste normalmente'una buona predicibilit e che sin dall'et prescolare possibile
intuire lo sviluppo fisico che sar raggiunto in et adulta. Ci naturalmente se si esclude l'intervento di f attori estrinseci, infettivi imprevedibili e,
comunque, sempre con un n o tevole margine di e r rore.
Durante questo periodo le cartilagini si rafforzano e si t r asformano
in ossa le quali piano piano si induriscono. La respirazione si fa pi profonda e pi l e nta, i l b a t t ito cardiaco pi r egolare, mentre la p r essione
sanguigna aumenta costantemente.
Il sistema nervoso si sviluppa rapidamente: il cervello del bambino
che a due anni rappresentava il 75 % d e l v o lume di quello adulto, a sei
anni ha gi raggiunto il 90 ' Fo. La m i e linizzazione delle fibre n ervose si
completa in questo stesso periodo, consentendo una sempre maggiore concentrazione e selettivit della energia nervosa.
Studiando lo sviluppo e l'accrescimento delle tre sezioni della statura,
Thompson (1952) trova che la testa sviluppa poco, le gambe e le braccia
rapidamente e il tronco mediamente, il che significa che in questo periodo
la crescita in altezza soprattutto dovuta al rapido allungarsi degli arti.
194 -
3. - A u x o p a t i a : di v a ri o tr a et cronologica ed et staturale-ponderale superiore (in pi o i n m eno) ai tr e anni. I l c aso va immediatamente con6gurato come patologico.
Sia le disauxie che le auxopatie possono riguardare solamente il peso
o solamente la statura, oppure entrambi gli indici. Il D e T oni ha proposto
una particolare nomenclatura delle situazioni auxopatologiche che, per le
dixausie la seguente:
1 ) i p e r s o m i a : acceleramento moderato della
statura e del
peso;
2 ) i p o s o m i a : ritardo moderato della statura e del peso;
3) m a c r o s o m i a :
acceleramento moderato della statura;
4 ) mi c r o s o m i a :
5) pac h i s o m i a :
6) l e p t o s o m i a :
8) m i c r o - p a c h i s o m i a :
3) a d i p o s i t :
4) c a ch e s si a :
Il limite principale del metodo auxologico quello di non poter venir applicato prima dei 3 anni e d opo i 1 8 a n ni. T entativi di e stendere
ulteriormente le possibilit del metodo e dei criteri sono risultati artificiosi
e di scarsa utilit.
196 2
15
4
O
16
'l2
14
13
"IT
o as
Fig. VII. 1. Numero e posizione degli elettrodi sul cranio. (Da Netchine, P,U,F,,
Paris, 1969).
r i t m o d elta;
2) frequenza da 4 a 7 c /s = r i tm o t heta;
3) frequenza da 8 a 12 c/s = r i tmo alpha;
4 ) frequenza superiore a 13 c / s
ritmo beta.
Di fronte a questi dati, che sono oramai numerosi, si porigono interrogativi circa la loro interpretazione teorica. Sostanzialmente gli interrogativi sono i seguenti:
1. - Quale valore ha i l
male?
2. - possibile trovare delle correlazioni significative tra ritmi e processi
o strutture psicologiche?
3. - Quale lo sviluppo genetico del tracciato?
197 -
1. - Per quanto riguarda la prima domanda, non sono in pochi (Netchine, 1969) a sostenere:
a) che la esistenza di un tracciato normale non testimonia la normalit f u nzionale del cervello, poich in p r im o l u ogo l a e sistenza di
disorganizzazioni strutturali del tracciato molto spesso segno della capacit reattiva del soggetto e q u i ndi d ella sua plasticit nell'adattamento
ambientale, e in secondo luogo poich la assenza di disorganizzazione pu
indicare un adattamento passivo del soggetto ad una situazione patologica.
b) La n o rmalit'del t r a cciato i n f iciata da una t ale quantit di
eccezioni da rendere, nella pratica, quasi nulla la sua utilizzazione;
c) poich la gran parte delle ricerche stata condotta su soggetti
malati , che si r i v olgevano allo psichiatra o al n eurologo per t r ovare
rimedio ai propri disturbi, la n ormalit del tracciato va intesa nel senso di esclusione in un soggetto malato (o anormale) di anormalit nella registrazione dei ritmi di alcune zone cerebrali, il che, tuttavia, non dovrebbe escludere l'ipotesi che l'anormalit, sia a l i vello d i r e gistrazione bioelettrica, sia a livello puramente clinico, influisca e condizioni tuiti i r i t m i
cerebrali.
3, - Il t erzo problema esiste una sviluppo genetico dei ritmi cerebrali? c h e ci i n teressa direttamente in questa sede poich parte dallo studio evolutivo dell'organismo umano, stato affrontato da d i versi
autori, i q u ali sono concordi nell'elencare alcuni fenomeni generali. Essi
sono:
alla nascita il r i tmo dominante il r i t m o delta (0,5-3,5 c/s); esso si
attenua verso i tr e anni e scompare durante la fanciullezza;
198 attorno ai due anni compare il ri tmo theta (4-7 c /s), che diventa dominante tra i 5 e i 6 a n ni, poi si fa intermittente e scarsissimo;
verso i tre, quattro anni fa la sua comparsa il ritmo alpha (8-12 c /s),
che eguaglia il ri tmo theta attorno ai nove anni e si stabilizza attorno
ai 12-14 anni.
C. Dreyfus-Brisac e C. B lanc (1956) hanno mostrato che tre mesi
dopo la nascita si installa, in corrispondenza alla comparsa della coordinazione occhio-mano, una differenziazione tra i r i tm i d ella regione occipitoparietale e le regioni anteriori. Tale differenzazione aumenta progressivamente con l'et.
La presenza del ritmo delta, nei bambini in et superiore ai quattro,
cinque anni, e, a maggior ragione, negli adulti, sembra sia legata a casi
di sofferenza cerebrale come tumori, ascessi, trauma cranici, epilessia, ecc.
Secondo Grey Walter, quando presente l'attivit delta nessun lavoro pu
essere compiuto dai neuroni interessati, poich le onde delta hanno la funzione di paralizzare la corteccia, cosi come il dolore immobilizza la parte
lesa. Tali onde appaiono correlate con tratti di i m maturit psicologica.
Per quanto riguarda gli anni che a noi interessano in questa parte del
lavoro, essi appaiono dominati dal r i t m o t h eta mentre il r i t m o a l pha,
gi comparso da qualche tempo, si va organizzando lentamente, e si prepara
ad assumere il ruolo dominante che avr nell'adulto.
Scrive a questo proposito G. W alter (1957):
L'attivit theta i n r a pporto con i l p i acere e i l d o l ore; per
es., facilmente evocata in u n b a mbino piccolo dalla f rustrazione,
facendo scomparire un dolce che gli era stato offerto.
Gi nei primi g i orni d i v i t a e d u rante tutta l ' i nfanzia le differenze individuali sono b ene evidenti. I n a l c uni b a mbini l ' a t tivit
theta c h i aramente associata con v ariazioni affettive d i q u alsiasi
t ipo; i n a l tr i e ssa legata soltanto a sensazioni gradevoli; i n altri
ancora solo a sensazioni spiacevoli. r i sultato che i n u n b a mbino
di dieci anni circa la manifestazione dei sentimenti pi esuberante e
meno intellettuale che negli individui di m aggiore et. certamente
possibile che questa caratteristica sia associata col tardivo sviluppo di
certe connessioni cortico-talamiche e colla conseguente relativa predominanza della attivit t alamica (cui sono i n direttamente associati i
r itmi theta durante i pr imi anni di v i t a ) .
E Netchine soggiunge:
Alle p a r ticolarit d ell' organizzazione spaziale si a ggiungono
quelle dell'organizzazione temporale: la vigilanza, nel bambino molto
g iovane, manca di s t abilit. A v v iene l o stesso per l a su a a t t i vit
elettrica cerebrale, che passa per una successione di fasi ravvicinate
199di rallentamento e di accelerazione. Persino durante lo stato di v i gilanza il tracciato pu modificarsi facilmente sotto l'effetto di d iverse
incitazioni: un a stimolazione inopinata o densa di t onalit affettiva,
una breve iperpnea sono sufficienti a disorganizzare l'attivit di base,
che sostituita in maniera transitoria o anche prolungata con potenziali lenti e d i a l t o v o l taggio.
Questi reperti e q u este nozioni elettroencefalografiche testimoniano
sulla relativa immaturit emotiva e sulla instabilit psichica generale dei
bambini durante la seconda infanzia. Come si vedr pi avanti tutti questi dati trovano conferma e riscontro nelle conoscenze dei processi propriamente psicologici, sia percettivi, sia intellettivi, sia emotivi che sono state
raccolte negli ultimi anni di r i cerca.
3. LO SVILUPPO PSICO-MOTORIO
Tre anni sono una sorta di m aturit . Cosi si esprimono Gesell
e Ilg riferendosi alla autonomia e alle abilit psico-motorie che i bambini
d i questa et dimostrano nei confronti anche soltanto di q u elli che n e
hanno due e mezzo :
I l miglior controllo di s al q uale il b ambino di 3 a n ni a rrivato ha una base motrice. pi sicuro di s e pi agile sui suoi
piedi; cammina dritto e pu p r endete le curve senza passare attraverso le manovre complicate dei mesi precedenti. Il suo sistema motore pi equilibrato, pi fl ui do. Non cammina pi con l e b r accia
staccate dal corpo, ma l e b i l ancia come un adulto. Gl i p i ace salire
e scendere rapidarnente le scale ma si diverte anche con passatempi
sedentari che richiedono una coordinazione motrice pi fi ne.
significativo che sappia delimitare e orientare i suoi t r atti d i
matita, sufficientemente per i m itare i l d i segno di un a croce. Percepisce le forme; i l ch e suggerisce che i piccoli muscoIi che muovono
i suoi occhi hanno pi f acilit di p r i ma.
Ha anche acquisito un considerevole corrtrollo inibitore dei suoi
sfinteri, e pu quasi andare da solo al gabinetto durante la ginrnata.
200 bilit da potersi permettere la ripetizione dei movimenti sino alla perfetta
padronanza di essi, il che gli consente una lunga pratica. Per imparare bene
ha bisogno, come scrive Hurlock, naturalmente di molta pratica, ma anche di una guida e di mo tivazione: ma di ci parleremo pi avanti.
I ntanto egli impara a costruire una torre di 9 o 1 0 c u bi, contro l a
torre di 6 o 7 d i c u i er a capace a 2 anni e mezzo. Nel dipingere il suo
tocco si fa pi definito, pi preciso e meno diffuso: i m argini delle figure
cominciano ad essere rispettati. Pu p iegare un f oglio d i c a rta verticalmente od orizzontalmente, ma non ancora diagonalmente, neanche davanti
ad un modello.
A quattro anni gira armoniosamente e salta con abilit e r i t mo. Se
a tre anni sapeva solo saltare ciondolando su e gi, a quattro salta e corre
mantenendo una posizione eretta. Sa disegnare delle parallele, copiare un
quadrato o un cerchio, ma non una losanga.
A tre anni va al gabinetto una o due volte al giorno, magari saltando
un giorno. Molti v anno da soli. T u tt i sono i n g r ado di p r eavvertire. I l
controllo della vescica quasi totalmente conquistato. Di solito, andando
a letto alle otto, hanno bisogno di essere svegliati alle undici. N ormalmente si svegliano all'asciutto, ma alcuni possono alternare giorni asciutti
a giorni bagnati ancora per settimane di fila. I n q uesta fase la conquista
definitiva pu essere un problema che richiede molte sconfitte.
A quattro anni vanno regolarmente da soli al gabinetto, alcuni anche senza preavvertire, limitandosi ad annunciare d'aver finito perch ancora non sanno pulirsi da soli. Per alcuni l'evacuazione un'operazione
naturale e pu avvenire, nel vasetto, dovunque, altri i n vece cominciano
a considerarla un affare privato e richiedono che la porta del bagno resti
chiusa. Per quanto riguarda la funzione della vescica a quattro anni sono
oramai perfettamente autonomi e se qualche incidente capita, solitamente
alla fine mattinata o nel tardo pomeriggio, perch sono stati troppo occupati per provvedervi. Caratteristica di questa et che chiedano d'andare al gabinetto non appena entrano in una casa che non conoscono: ci
pare sia dovuto parte alla curiosit legata al gabinetto di t o i l etta altrui
(ma gli altri come fanno?) e parte al bisogno di cercare una via d'uscita,
uno scarico ad una situazione di tensione sociale che li tiene in ansia.
A sei anni questi problemi non esistono pi: a sei anni l'autonomia
e la sicurezza sono oramai una realt.
Si pu, in sostanza dire che il periodo dai tre ai sei anni sia dedicato
a llo sviluppo delle abilit psico-motorie e funzionali secondarie: dopo l a
prima maturazione, raggiunta a tr e anni, lo sviluppo e l a conquista dell'autonomia psico-motoria e funzionale e delle abilit derivanti dalla socializzazione e dalla cultura occupano per intero il p eriodo della seconda
infanzia,
201 -
202 tici a quelli degli altri e a lla realt fisica stessa, anche quando potrebbe
rendersi conto che non affatto cosi, e persino quando se ne rende conto.
Petter 11961) ha dato alcune dimostrazioni assai'chiare di queste possibih difficolt che i ricercatori incontrano con i bambini e che spesso celano non solo una diversit di comprensione semantica, ma anche di processualit percettiva. Secondo Petter molto spesso nell'intento di f a cilitare la comprensione delle consegne al bambino (non sempre, o v vio,
gli si pu chiedere che cosa percepisci?) si f a r i corso ad espressioni
del parlar comune, le quali si portano dietro connotazioni particolari che
le rendono invece pi ambigue. Cosi nel caso della espressione Dimmi tutto quello che vedi qui .
La situazione sperimentale consisteva nella presentazione di un cassetto da tavolo, molto largo e molto lungo, ma poco profondo, disposto
v erticalmente, in m o d o che l'interno f osse ben v i sibile ai b a mbini. A
mezza altezza, entro il cassetto, era disposto un sostegno orizzontale, sul
quale erano collocate delle sagome di cartone illuminate da una lampadina
posta di lato, in modo che le ombre degli oggetti risultassero chiaramente
visibili. Nessun soggetto, richiesto di d escrivere quello che vedeva con
l'espressione citata, ha menzionato le ombre:
solo quando lo sperimentatore muoveva la lampada, facendo di conseguenza muovere le ombre, alcuni hanno fatto r i f erimento a queste. Molti d i e ssi, inoltre, hanno trascurato di descrivere il s upporto sul q uale erano appoggiate le
sagome.
Petter ritiene di p oter concludere che la espressione usata, e che per lo
sperimentatore significava elenca tutti gli oggetti percepiti , per i b a mbini potesse significare elenca tutti gl i o ggetti corporei .
Variando Ia situazione sperimentale, Petter ha potuto constatare che
la stessa espressione assumeva, inoltre, di volta in v olta, valori semantici
diversi, Egli ha ipotizzato che accanto ai due atteggiamenti che un adulto
pu comunemente assumere di fronte ad una situazione sperimentale percettiva, quella fisicogeometrica (descrizione analitica degli oggetti) e quella fenomenologia (descrizione percettiva), possa esistere, nei bambini, un
terzo atteggiamento quello per cui il v edere in situazioni di questo tipo
inteso soprattutto come interpretare, come un cercare di dare un signiPcato empirico ai diversi elementi della situazione, vivendoli come veri e
propri oggetti .
Analogamente Mosconi (1965) indagando sulla discriminazione percettiva in r elazione alle espressioni uguaglianza-di
fferenza-somiglianza ha
trovato che falsa la illusione di una identit di comprensione e di attegg iamento tra bambino e adulto d i f r o nt e a t ali s i tuazioni. Egli h a p r o posto a un gruppo di bambini dai quattro ai sei anni, di i n dicare fra sei
figure, cinque raffiguranti animali e l ' u l tima una nave, quella pi diversa
da una settima figura raffigurante una pecora e utilizzata come figura standard. Mosconi ha ripetuto diverse volte l'esperimento mutando!1 numero
FIG 1
FIC 2
204 -
FI6. z3
FI6. 24
la convinzione che in tali casi l'assunzione inconsapevole o la cecit autoindotta da parte dello sperimentatore, che tra la espressione un cerchio e
un triangolo e la espressione un cerchio con un triangolo vi sia una differenza puramente formale e non anche una differenza nella dinamica percettiva dello stimolo, sia totalmente infondata e causa di notevoli errori.
Egli giunge alla seguente conclusione:
L'e viene usato quando il soggetto percepisce due o pi figure,
diverse fra loro, nel corso di un u nico atto esplorante. Per avere l'e
nella descrizione necessario'perci che nel campo percettivo si strutturino almeno due forme; invece perch il soggetto descriva una situazione percettiva (stimolo l impiegando il c o n ,
egli deve cogliere
percettivamente una unit figurale che si scompone in una forma dominante, che viene descritta per p r im a e i n u n r e siduo che viene
connesso, nella descrizione, alla figura precedente
mediante il c o n .
L'e si ha quando il soggetto percepisce due figure diverse che vengono unificate, il con quando il s oggetto percepisce una figura unica
che viene scomposta.
209 secondaria), considerano le primarie tali anche nel senso genetico, e cio
le ritengo ontogeneticamente prime a comparire nello sviluppo dei pr ocessi percettivi. D i d i v ersa opinione Piaget che considera le pr imarie
(i meccanismi di centrazione relativa) come una sorta di p r ecipitato,
cerche.
G. Dworetzki (1939), riprendendo una affermazione di Meili, secondo la quale mentre l'adulto percepisce il tutto strutturato (cio cont emporaneamente sia il tutto che le parti) il bambino vede o il tutto i n
modo confuso (sincietico) o i s i ngoli dettagli, distinti gli un i d agli altri ,
senza trovarne l'integrazione, cerc una conferma sperimentale, presentando a 210 soggetti di ambo i s essi dai 2 anni e 4 m esi all'et adulta
(costituenti gruppi di 20 soggetti per ogni livello d'et studiato), sei figure
ambigue costituite da frutta, fiori, oggetti o b ambini, che per integrandosi acquistavano la struttura di oggetti significanti, La Dw oretzki voleva
vedere se, in r a pporto al l'et, esisteva una significativa preferenza alla
percezione dei singoli oggetti (frutta, fiori, ecc.) o a quella degli insiemi
strutturati.
D. Elkind ( 1 964) r i prendendo l'ipotesi Meili-Dworetzki e s o ttopon endola ad ulteriore controllo ha o ttenuto dei r i sultati opposti. Egli h a
utilizzato un adattamento del test della Dworetzki, il P i cture Integration
206 -
g)
Fig. VII. 4. - Le sei 6gure ambigue della Dworetzkh (Ba Chiari, Bolh Psicologia
Applicata, 19711.
Glob.
Dett.
3- 5
80,0
10,5
6,3
32
5- 6
66,6
16,6
14,4
3,5
6- 7
47,4
21,0
15,8
15,8
36,7
24,1
19,3
19,3
8- 9
30,6
28,0
23,1
21,3
9-10
15,7
29,4
16,6
32,3
10-15
10,3
32,0
12,8
44,8
Adulti
21
14,6
31
80 )0
Et
B ett. Glob
Glob. Dett.
G l o b+Dett.
.
(La Tabella ripresa dal lavoro di S. Chiari, 1971. Nella prima colonna, dopo le
et, sono riportate le percentuali delle risposte in cui l a percezione avvenuta globalmente; nella seconda colonna le risposte percettive di dettaglio; nella terza le risposte in cui il dettaglio deriva da una interpretazione globale della figura, o viceversa
risposte di co nta~inazione ; nell'ultima colonna sono le percentuali delle risposte percettive in cui stato fatto cenno sia al globale che ai dettagli).
208 -
Qp
Fig. VII. 5. - Le 6gure ambigue dei Picture Integration Test utilizzate da Elkind
e coliaboratori. iDa Chiari, Bollettino di Psicologia Applicata, 1971).
O
5
vitati ad infilare i cartoncini con le conFtgurazioni in apposite caselle contrassegnate dagli stessi disegni. L a p r ova cruciale consisteva nel d over
decidere dove mettere, ad es., un t r iangolo costituito da stelline mentre
le caselle (sempre in n u mero d i d u e ) avevano come contrassegno l'una
u n t r i angolo f o rmato d a q u a dratini, l ' altr a u n a scala f o r m ata d a
stelline. I bambini, nel corso del gioco di smistamento, si trovavano quattro volte davanti a queste difFicili scelte: ovviamente Tampieri si proponeva di osservare se, e in quali circostanze, gli insiemi prevalevano sulle
parti o viceversa.
Lavorando su 144 bambini e 144 bambine Tampieri ha ottenuto dei
risultati, che pur i n teressanti, egli stesso consiglia di considerare provvi-
210 'parti' sono state evidenziate molto di m eno, ed hanno avuto molto
p i peso i t u t t o .
Le conclusioni di
egli sostiene che:
l 'esistenza della duplice possibilit, anche per i b a m b ini p i p i c coli, di notare vuoi le strutture d'insieme, vuoi gli elementi componenti pone ancora una volta in crisi ogni interpretazione di tale fenomeno in termini di una specifica dimensione 'parti-tutto' del processo
percettivo; e fa pensare che il fenomeno stesso debba piuttosto esser
considerato come effetto secondario d i c a r atteristiche generali del
medesimo processo percettivo: p i p r ecisamente delle modalit secondo cui si compie l'organizzazione figurale.
c. Percezione, apprendimento e li n guaggio
L'invito di T ampieri ad un riesame delle leggi generali della strutturazione percettiva secondo una direzione assai vicina a quella della buona
forma gestaltica non pu no n f a r r i v alutare l ' i m p ortanza dei processi
evolutivi nelle modalit percettive. E ci probabilmente per una progressiva maturazione dei sottostanti processi neurofisiologici da un lato e per
l'effetto combinato tra apprendimento e ambiente dall'altro.
Ci dimostrato da due belle ricerche di E. G i bson (1955, 1963) :
nella prima, utilizzando dei g h i rigori i q u a li d if ferivano per n umero
di spirali, grado di compressione degli stessi e orientamento, i soggetti venivano invitati a paragonare ad un modello standard una serie di ghirigori
presentati in cartoncini che venivano fatti passare come un mazzo di carte.
I bambini pi giovani fecero un maggior numero di errori considerando
identici al modello un maggior numero di ghirigori di quanto invece non
seppero fare i pi g r andicelli. M a f acendo passare le carte pi v o lte, il
n umero degli errori d i minuiva, sino a scomparire del t u t to. I l c h e m o strava chiaramente il r u ol o d ell'apprendimento nella percezione. Gibson
r itenne ci conforme a natura, poich anche nella natura i b ambini p i
maturi sono quelli che hanno pi esperienza nel percepire il mondo circostante e quindi commettono meno errori percettivi.
Per spiegare questo fenomeno Gibson ha proposto una teoria delle
c a r a t t e ri s t i c h e d i s t i n t i v e : La crescente differenziazione
media con 3,4 parole, i treenni del 1957 le formavano con 4 parole. I
212 bambini che avevano 4 anni nel 1930 formavano le proprie sentenze con
una media di 4,3 parole, quelli del 1957 utilizzavano 5,7 parole.
Per quanto di6cile sia la interpretazione di questo fenomeno di crescita verbale avvenuta in u n q u arto d i secolo,
alcuni hanno suggerito
che esso possa spiegarsi con la diffusione della radio e della televisione,
con le mutate, e i n g enerale, migliorate condizioni economiche generali,
che consentono ai genitori d i soddisfare maggiormente le richieste culturali dei p ro pri f i g li, e c on l a ' aumentata frequenza dei bambini a lle
scuole materne che offrono indubbiamente numerose occasioni di incontri
e di stimolazioni di vario genere (Mc Carthy, 1959).
Precedentemente abbiamo accennato al parlar per sentenze del bambino di due anni: esso utilizza quasi solamente i nomi. q uesto il primo
stadio nella evoluzione delle sentenze, le quali si sviluppano gradatamente,
articolandosi secondo strutture grammaticali e sintattiche sempre pi complesse.
a. Linguaggio e comportamento
In altra parte di questo lavoro sono state esposte alcune delle teorie
fornite dalla psicolinguistica per la i n terpretazione dello sviluppo sintattico e grammaticale del linguaggio. Abbiamo per anche pi volte sottolineato come, a mano a mano che il bambino cresce e passa dalla prima
alla seconda.e alla terza infanzia, l'incidenza dell'ambiente e dell'apprendimento sulle strutture sembra farsi pi evidente. Senza voler riaprire la
discussione sul diverso ruolo che l'ambiente e il patrimonio genetico possono avere nello sviluppo del linguaggio, sembra interessante sottolineare
quanto scrive uno psicologo sovietico, Luria (1957), a proposito della funzione organizzatrice del linguaggio:
nel primo stadio dello sviluppo infantile, il l i nguaggio solamente
un mezzo di comunicazione con gli adulti e con gl i a l tr i b ambini...
Successivamente diventa un mezzo tramite il quale organizzare le proprie esperienze e regolare le proprie azioni. Cosi l'attivit del bambino mediata attraverso le parole,
alla tesi che B. Whorf ha ricavato dallo studio delle lingue degli indiani
in America. Questo ultimo autore ritiene che la percezione del mondo sia,
si, direttamente collegata con la struttura del linguaggio, ma non perch
sia l'ambiente a condizionare il linguaggio. Sostanzialmente egli dice.
1, II mondo concepito in modo molto diverso da coloro che si
servono di l i n guaggi dalla struttura completamente dissimile.
213 2. L a s t ruttura del linguaggio la causa di queste diverse concezioni del mondo.
ce, i bambini di due anni e mezzo e quelli di tre che parevano capire perfettamente le istruzioni dello sperimentatore e persino ripeterle, non accordavano il comportamento con le parole, e ci perch, secondo Luria,
essi non sono ancora in grado di i n ibire i p r opri m ovimenti, specie una
volta che questi abbiano avuto inizio.
Per quanto altre r icerche non p aiano confermare completamente i
214 dei problemi della realt; la generalizzazione consentita da questo mediatore sarebbe funzione dello sviluppo del p ensiero. Un c erto numero di
ricerche sono state dedicate alla esplorazione della ipotesi che le risposte
verbali producano degli stimoli che vanno ad aggiungersi agli stimoli fisici,
agevolando cosi le risposte non verbali e il l oro apprendimento (Norcross,
Kendler, Shepard, Weir e Stevenson, Spiker, Gerjuoy in Research Rea-
Che l'ambiente sociale abbia una diretta influenza sulla ricchezza del
vocabolario stato pi volte dimostrato (vedi anche i capitoli precedenti),
Sembra tuttavia che le differenze sociali non agiscano solamente sull'aspetto quantitativo del linguaggio, ma soprattutto incidano sull'aspetto formale
215della struttura sintattico-grammaticale. Bernstein (1960) sostiene che la diversa facilit verbale negli individui appartenenti a classi sociali diverse, risulta interamente dipendente dalla importanza che ciascuna classe attribuisce al linguaggio, importanza a sua volta determinata dalla organizzazione
della classe stessa. In altre parole, secondo Bernstein, esisterebbe una relazione diretta tra organizzazione sociale-struttura del linguaggio-facilit verbale, e che la importanza che per ciascuna classe assumono azioni, oggetti e
rapporti si rifletta sulla enfasi verbale e quindi sul tipo di struttura. In generale le classi inferiori, bianche o negre, non danno molta importanza al linguaggio come potenziale di sviluppo, poich non pensano che possa costituire una tecnica accrescitiva o facilitativa della maturazione intellettiva e
della personalit.
La struttura del l i nguaggio infantile appare, notoriamente, correlata
con le stimolazioni affettive e cognitive. I n u n l a v oro d i M . M o n t anini
Manfredi ( 1965), questo aspetto appare assai evidente. I l n u m ero d ei
soggetti esaminati i n q u esto lavoro non c onsente una sicura estensione
dei risultati, t u t t avia q uesti appaiono i n l i n ea c o n q u a nto f i n ora
stato raccolto. La Montanini Manfredi ha paragonato due gruppi di bam-
bini, il primo (gruppo sperimentale) di minori illegittimi ospiti di un istituto per l ' i nfanzia, il secondo (gruppo di controllo), di m i n ori l egittimi
viventi in f a miglia e frequentanti una scuola materna. A questi barnbini
venivano presentati un test di v ocabolario, uno di p r oduzione linguistica
ed una serie di domande di conoscenze. I risultati pi interessanti si sono
avuti al test di produzione linguistica: i bambini dovevano descrivere due
serie di vignette, la prima costituita di flgure singole in azioni singole (es.
una donna che lava), la seconda, pi complessa, di pi figure e pi azioni.
Di fronte alla prima serie il comportamento dei bambini apparso assai
poco differenziato (nessuno differenza stata statisticamente signiflcativa),
mentre assai diverso apparso il comportamento di f r o nte alla seconda
serie ove i bambini del gruppo sperimentale utilizzarono un maggior numero di espressioni incomplete, incornprensibili o scorrette di quelli d el
gruppo di controllo.
Ovviamente un problema del genere non pu essere interpretato asetticamente in maniera statistica: esso implica complesse problematiche funzionali, affettive, di labilit attentiva, ecc. Tuttavia innegabile vi appare la
correlazione tra stimolazione ambientale e struttura del l i nguaggio,
Se, dunque, dimostrabile una stretta correlazione tra struttura del
linguaggio e ambiente sociale da una parte e tr a apprendimento e struttura del linguaggio dall'altra ("), fino a che punto legittimo giungere alla
(") Queste constatazioni pongono in difficolt le teorie innatistiche (cfr. cap. VI1
le quali paiono perdere validit. E ci co stituisceun reinvito a non sottovalutare
mai le relazioni reciproche tra maturazione e apprendimento,
216 conclusione sillogistica del rapporto diretto tra ambiente sociale e apprendimentoP
Come si avuto modo di dire, non sempre ci che vero per la logica anche vero per la psicologia, e ci, nel caso specifico, perch, come
scrive la Massucco Costa.
il pensiero non coincide col l i nguaggio, ossia molto pi a mpio
del suo sistema di espressione'e comunicazione verbale, non soltanto
perch si serve anche di al tri m od i d i e spressione e comunicazione
intenzionali e reciproche, ma perch la sua attivit sorretta anche
da schemi sensorio-motori e da rappresentazioni mentali, da modalit
autistiche di svolgimento, da sequenze di compottamento significative, che ne manifestano la presenza a diversi livelli d i p r oduzione e
di azione.
(A. Massucco Costa, 1968, pag. 15)
Se non legittimo ridurre il pensiero a linguaggio, possibile ridurre
l 'intelligenza a linguaggio> Ricerche condotte, a diversi livelli d ' et, tr a
livello di v erbalizzazione e livello i ntellettuale tramite l'utilizzazione dei
normali test hanno dimostrato che i l p o ssesso di u n a l t o Q . I . v e rbale
correla con l ' appartenenza alla classe sociale media ed g a ranzia per
il possesso di un alto Q .I . d i p e rformance, mentre il reciproco non sempre accade nei soggetti c on alta performance e appartenenza a classe
sociale inferiore. Cosi in una ricerca di Bernstein su adolescenti, un risultato del genere stato interpretato nel senso che mentre le operazioni richieste dai test non verbali erano facilmente accessibili anche ai ragazzi
d el ceto inferiore, i p r incipi richiesti per la soluzione dei test verbali ri manevano inaccessibili o comunque presentavano per essi delle difficolt.
In un'altra ricerca (Brunet, 1956) su bambini nella prima i nfanzia
appartenenti a ceti diversi, emersa una netta superiorit dei bambini de-
normali
20,8
4.
34,5
12.
20.
89,4
DIsLoGIE:
alterazioni del discorso dovute a difetti dei processi psichici superiori e r i guardanti sia Ia elaborazione associativa (povert
del discorso oppure logorrea) sia il contenuto o l a f o rma stessa del
discorso (idee ossessive, delirio, ecc.).
In questa parte dedicata alle anormalit del linguaggio durante la seconda infanzia, ci occuperemo di quelli che vengono normalmente indicati
come difetti di p r onuncia e che sono, in realt, dislalie motorie. Tale
tipo di difetto appare.spesso associato a disturbi del comportamento, so-
Popolazione 1.374
MASCHI
disturbi del
ti;mportamento
947
disturbi
loquela
311 = 38, 84 /o
Maschi+Femmine
FEMMlNE
disturbi del
comportamento
disturbi
loquela
427
137 = 27,16%
Tot. =
448
%%u %%u
6 5 ,8 8
34, 1 2
pressione pi forte significa per sbagli educativi pi gravi e pi numerosi, di conseguenza, disturbi del comportamento pi f r equenti e
fissati nel maschi che ncllc femminc,
220 La esplosione dei disturbi del linguaggio che si verifica a 6 anni trova
invece spiegazione nella natura sociale del fenomeno stesso: 6 anni , per
legge, l'et in cui il b ambino fa il suo ingresso a scuola, ed chiaro che
i l bambino che lascia il suo ambiente familiare e viene introdotto in u n
ambiente cosi diverso e insicuro, come appare la scuola, viene anche
sottoposto ad un i n t enso bombardamento emotivo che pu essere causa
di ansia. Da ci la comparsa di disturbi del linguaggio come risposta nevrotica ad un difficile adattamento scolastico.
C i si sarebbe potuti aspettare questa esplosione all'et di 3 a nn i e
cio nel momento in cui il bambino entra nella scuola materna, ma, come
l o stesso Bassi fa osservare (il lavoro del 196gi solamente il 49 % d e i
bambini italiani frequentano la scuola materna e molto spesso questi istituti si r i velano, nella pratica, tutt'altro che adatti per una buona e precoce socializzazione. C' inoltre da aggiungere che non si h anno ancora
sufficienti dati sul comportamento del t reenne, il quale, al contrario del
bambino di 6 anni non avendo ancora completamente raggiunto la propria
s icurizzazione e il p r oprio ruolo i n f a miglia, venga introdotto in u n a m b iente nuovo e sollecitato ad adattarsi contemporaneamente a d ue
ambienti. da pensare che in questa situazione le dinamiche di adattamento
siano del tutto diverse.
La tabella che segue, tratta sempre dal lavoro del Bassi, mostra la
distribuzione dei tipi di d i sturbi del linguaggio nell'et evolutiva, nei due
sessi.
MASCHI
Tipo di d i sturbo
Balbuzie
Linguaggio impiantato in ritardo
Dislalie
Linguaggio ipoevolutivo
Tachilalia
Mutacismo
Linguaggio da beb
Forme miste
N.
96
52
42
18
4
13
9
85
FEMMINE
Po
17,77
21,48
29,09
15 75
12,72
5,45
1 21
3,93
2,72
25,7 5
17 )77
7,40
18
13,33
2,96
22
16>29
(A. Bassi, l968, pag. 43. Riteniamo che Bassi utilizzi il t ermine Dislalie per indicare quei fenomeni che noi, con il Levi, preferiamo indicare come Blesit).
Anche davanti a questa tavola evidente che le balbuzie rappresentano uno dei casi pi f r equenti di d i sturbi del l i nguaggio, e soprattutto
nei maschi.
221 BALBUZIE
Di norma il suo insorgere posto tra i 3 e i 7 a n ni, con una accentuazione nel pr imo periodo scolare e successiva diminuzione sino, assai
spesso, alla scomparsa in et matura. La sua incidenza nella popolazione
oscilla tra il 2 e i l 7 % , c o n maggiore frequenza nei maschi.
Si produce per movimenti convulsivi tonici ( f orma tetanica) o clonici (forma coreica) dei muscoli dell'apparato fonatorio; quando lo spasma
tonico viene ostacolato i l p a ssaggio al suono successivo (imputarsi),
quando clonico provoca la ripetizione del suono.
Per quanto non si escludano casi, tuttavia assai rari, di b albuzie di
origine infettiva (lesione dei nuclei nervosi motori conseguente ad encefalite), la quasi totalit di questo tipo d i d i sturbo pu f arsi risalire alla
concorrenza di un f a t tore neuropatico con un f a ttore emozionale. Ci
comprovato dal ben noto fenomeno dell'esacerbarsi del difetto i n c ondizioni di ansia o di estrema autoconsapevolezza. La conferma sperimentale
si ha con la t e c n i c a d i
a d o m b r a m e n t o ( Ch e r r y e Sayers,
1956) che consiste nel sollecitare il balbuziente a ripetere le parole di altri che, ad es., legga: il p aziente deve distrarre l'attenzione dalla propria
voce per concentrarla su quella di colui che legge; la diminuzione di autoconsapevolezza che ne deriva libera dall'ansia e riduce, o addirittura, fa,
momentaneamente, scomparire la balbuzie.
Freud interpretava la balbuzie come una caratteristica della regressione allo stadio orale e quindi come un chiaro sintomo nevrotico. La psicoanalisi post-freudiana ha continuato a sviluppare questo tema, sino a
dare, della balbuzie, una chiara interpretazione legata al meccanismo esibizione-castrazione, rivissuto a livello orale, Secondo Coriat (1943), che riteneva la balbuzie una persistenza, nella vita dell'adulto, dell'attivit infantile di allattamento, possibile riconoscere, nei meccanismi della balbuzie atti di a llattamento illusorio.
La balbuzie femminile viene interpretata sulla linea del complesso
di castrazione, ove la lingua diventa un fallo spostato. Da ci una situazione conflittuale che scaturisce dal desiderio di avere un f a llo, i n vidia
per chi l 'ha, desiderio di acquisirlo in m odo cannibalesco e conseguente
disgusto e colpa. La risultante sarebbe uno stato d'ansia che blocca i mu-
non farlo.
la pronuncia difettosa di singoli suoni che altera la regolare meccanica fonatoria. Normalmente la blesit prende il nome dalla consonante che
risulta alterata; cosi si parla di l a m b d a c i s m o q u ando la elle viene
sostituita i n e r re; d i r o t a c i s m o i n p r e senza dierre
fraiicese; z e ta c i s m o p e r e sse dura; g a m m a c i s m o (g ) e c c.
Ancora non stata raggiunta una precisa eziologia della blesit; pu
agevolare la comprensione del fenomeno una distinzione proposta da Levi,
che qui riportiamo:
a) - Blesit fisiologica o di sviluppo. Rappresenta il parlare infantile
caratterizzato da povert di suoni consonantici e dalla sostituzione della erre
con la elle e pare possa dipendere sia da imperfezione della meccanica fonatoria sia da insufFicienza di immagini acustiche. da considerare perfettamente normale e la sua scomparsa prevista attorno al terzo anno. Tuttavia, essendo strettamente legata alla atmosfera familiare, talvolta pu protrarsi e giungere sino all'et scolare. Pu inoltre, ripresentarsi in bambini
i quali, pur avendo raggiunto una dizione corretta, subiscano frustrazioni
dell'affettivit (nascita di un fratellino, ecc.).
b) - Blesit periferica. La sua origine legata ad alterazioni organiche dell'apparato fonico, quale, ad es., paralisi periferica del nervo fac-
223 c) - Blesit centrale, non dovuta a d i fetti periferici, bensl dipendente e legata ad un deficit dello sviulppo psichico generale. Le spiegazioni
che vengono date di questa forma di blesit in parte fanno appello alle discusse teorie sul rapporto tra pensiero e linguaggio, e in parte a deficit di
attenzione e di ritenzione acustica.
DISARTRIA
224 genza di ricercareci che i soggetti sanno o sanno fare ai diversi livelli
di et e si esplica nella costruzione di problemi di di6c olt crescente e proporzionale agli anni.
Il secondo procedimento, che ha i n W e r t heimer e, soprattutto, in
Piaget, i pi i l l ustri sostenitori, quello che intende rispondere alla domanda come si pensaP e s i propone di scoprire i meccanismi e i p r o cessi che sottostanno e condizionano quel comportamento intelligente
che viene misurato dai test.
abbastanza normale che tra i duq procedimenti non esistano nette
e profonde fratture e che non solo i p r ocedimenti dei misuratori dell'intelligenza siano preceduti, quasi sempre, da studi e considerazioni sui processi intellettivi, ma anche che le teorie e le ipotesi, come ad es. quelle di
Piaget, trovino nel campo applicativo la propria conferma sperimentale.
Noi cercheremo di utilizzare entrambe queste prospettive riprendendo
l'esposizione delle ipotesi di Piaget sul come i bambini pensino e successivamente illustrando una tecnica di: misurazione di ci che il bambino
sa fare .
a. La ipotesi di Piaget sulla intelligenza preoperatoria
Il bambino nel periodo tra i 3 e i 6 a n n i si t r overebbe, secondo le
ipotesi di Piaget, nello stadio che egli ha indicato come p r e o p e r a t ori o .
Tu t t a v ia, poich la sistemazione del pensiero di Piaget, che tuttora in corso, ha comprensibilmente portato il suo autore a ritocchi in ispecie per quanto riguarda la divisione in sottostadi e fasi, non molto agevole indicare in quali di q ueste fasi si trovi precisamente il bambino nei
diversi momenti della sua seconda infanzia. Ci per non impedisce di dire,
pi in generale, che il suo pensiero , per tutto quel periodo, dominato da
un tipo di processo che Piaget stesso ha chiamato i n t u i t i v o .
I due m o tivi conduttori , come giustamente li ha chiamati Petter,
che accompagnano lo sviluppo dei processi mentali nel periodo qui preso
in esame, sono:
a. - quello che Piaget ha i n dicato nella ipotesi dell'egocentrismo e d el
realismo infantile;
b. - quello che Piaget ha indicato nella ipotesi della contrapposizione tra
irreversibilit del pensiero intuitivo e r eversibilit del pensiero operatorio.
Rimane, naturalmente, quale invariante, il m o tivo del continuo rapporto tra assimilazione e accomodamento; questa ipotesi che costituisce,
come stato detto, l'ossatura di tutto il pensiero di Piaget.
L a ipotesi dell'egocentrismo, da P i aget analizzata in u n a s erie d i
opereche vanno da quelle del 1923 (Le language e la pense Aez l'enfant)
227 A questi due momenti, quello della assimilazione e quello dell'accomodamento, corrispondono, secondo Piaget, due forme di intuizione:
la intuizione primaria, che u no schema sensomotorio trasposto
in atto di pensiero, schema di cui eredita naturalmente i caratteri ;
la intuizione articolata, c he segue e supera la primaria nella d u plice direzione di un'antecipazione delle conseguenze di questa azione e di
una ricostituzione degli stati anteriori .
Caratteristica della intuizione primaria di essere rigida ed irreversibile. Anche l'intuizione articolata, pur rappresentando il momento dell'accomodamento, e quindi la via per il superamento dell'egocentrismo, resta
ancora irreversibile, come dimostrano le esperienze con le palline colorate;
pur tuttavia l'intuizione articolata suscettibile di raggiungere un livello
di equilibrio pi stabile e insieme pi mobile della sola azione sensomotoria. Recentemente Piaget ha preferito definire lo stadio della intuizione articolata come lo stadio, sempre preoperatorio, della semilogica, nel
s enso letterale di una logica a met. (Piaget, 1970bl .
b. Le Scale Binet per la misurazione della intelligenza
Quando Alfredo Binet, nel 1903, in collaborazione con Simon prepar
la prima scala per la misurazione della intelligenza, non poteva certo prevedere quale portata avrebbe avuto il suo tentativo. Come noto Binet
aveva creato questa scala per rispondere alle richieste del Ministero della
Pubblica Istruzione Francese che intendeva venissero studiati e valutati i
metodi per l'educazione dei bambini sub-normali delle scuole di Parigi.
Binet non arriv alla scala d i c o l po : essa fu p r eceduta da una
lunga serie di t entativi, fr a i q u ali no n m anc quello delle correlazioni
somato-psichiche, come, ad es,, tra indice cefalico e intelligenza.
La prima scala di Binet-Simon porta la data del 1905 e si componeva
di 30 problemi, in ordine crescente di difficolt, deterrninati empiricamente
228Nel 1911, anno in cui moriva Binet, fu fatta una revisione che com-
ET MENTALE
X 10 0 =
Q .I .
ET CRONOLO G ICA
La seconda revisione Stanford, fatta nel 1937, consisteva di due scale
parallele o equivalenti, la scala L e la scala M, oltre che di un nuovo adattamento e di una nuova taratura. La introduzione delle due scale pa~allele
si era resa necessaria per ovviare agli inconvenienti che nascevano quando
si doveva riesaminare lo stesso soggetto a breve intervallo di t empo (retest ): in questi casi, infatti, il r i cordo della prima somministrazione non
del tutto scomparso, e ci pu falsare il rendimento alle prove.
Nel 1960 fu fatta una terza revisione Stanford, preceduta da 10 anni
di ricerche: questa revisione rinuncia alle due forme parallele (nel frattempo
erano stati creati numerosi altri t est e scale di i ntelligenza che potevano
essere usate in sostituzione l'una dell'altra) in favore di una maggiore severit e selettivit degli items.
Le continue revisioni cui la Scala Binet stata sottoposta nell'arco di
60 anni, si sono rese necessarie e opportune sia per allineare i reattivi ai
progressi nati dalla esperienza psicologica stessa, sia per rinnovare il contenuto in rapporto alle modificazioni del gusto e della moda (automobili,
vestiti, ecc.), dato che un contenuto antiquato pu modificare il grado di
di capirli.
Nell espressione generale gli altri , vanno compresi i genitori, in
quanto distinti tr a l oro e r appresentanti ciascuno un proprio ruolo affettivo; vanno compresi i bambini in quanto amici con cui giocare, rivali da
odiare e daaggredire, cose da abbracciare con tenerezza; i bambini di se- o
diverso, in quanto oggetto di c u riosit, di a t t razione e di i n dagine;
230
adulti in quanto esseri diversi, mal disposti o benigni, sempre onnipotenti,
ingombranti e un po' pericolosi.
I tre anni della seconda infanzia.saranno dedicati alla conquista di
questo mondo degli altri e al superamento di quella posizione esclusivistica
che Piaget ha chiamato e g o c e n t r i c a .
Ma la seconda infanzia anche dominata da un pi chiaro e preciso
interesse sessuale per i propri e gli altrui genitali. Le mamme sanno bene
che i loro bambini di t r e-cinque.anni indugiano volentieri in g iochi sessuali (Sears, Maccoby, Levin, 1957) e nella manipolazione dei genitali. Le
domande sui problemi del sesso, sulle differenze anatomiche tra maschi e
femmine e sui misteri della nascita fanno la loro comparsa ptoprio durante
la seconda infanzia, in corrispondenza di una aumentata tensione sessuale,
spesso legata a stati d'ansia. Affrontare questi problemi con atteggiamenti
di p erbenismo non serve a risolverli n tanto meno a placare l'ansia
che li accompagna.
Che queste curiosit sessuali, queste esigenze esibizionistiche o voyeristiche non siano da considerare aberranti, ma comportamenti corrispondenti a tensioni che non si possono sopprimere negandole, lo ha dimostrato
Malinowski con il suo lavoro sui bambini delle trib primitive che, come
e gli ha potuto osservare, fanno di q u esti giochi apertamente, e anzi l a
maggior parte dei giochi di questi bambini appaiono sessualmente orientati.
E pare che si debba a questa libert la diminuzione o, secondo la Mead,
la totale mancanza di stati d'ansia adolescenziale nei giovanetti di tali trib.
a. La ipotesi del complesso di Edipo,
La teoria f r eudiana offre ipotesi i nterpretative dei c o mportamenti
sessuali infantili che ancora oggi, nonostante siano trascorsi oltre 60 anni
appaiono assai convincenti. La ipotesi freudiana delle tre istanze psichiche,
Io, Ego, Super-Ego e dell'impulso libidico risultata enormemente fertile
per una interpretazione evolutiva della petsonalit. gi stato visto nei
capitoli precedenti come R. Spitz e M. Klein, in parte in accordo e in parte
in disaccordo con le idee di Freud, abbiano interpretato la nascita del rapporto oggettuale. Sia pure con differenze significative, entrambi questi autori ritengono che la costituzione del rapporto oggettuale, e quindi la costruzione di un Ego capace di collocarsi in posizione diacritica con la realt,
occupi, nelle sue fasi di emergenza e di consolidamento, all'incirca tutta la
prima infanzia. Gl i p s i coanalisti sono comunque
concordi nel r i t enere
l'Ego gi strutturato prima dei tre anni.
Secondo la teoria degli stadi di Freud, alla fase orale e a quella anale
seguirebbe la f a s e f al l i c a ; come le precedenti anche questa prende
231 sfazione erotica cui bambini e bambine fanno ricorso sono legate alle particolari conformazioni anatomiche dovute al sesso.
La scoperta del pene nel bambino causa di una immediata fierezza,
accentuata da un senso di superiorit quando scopre che la bambina ne
priva. Tuttavia ben presto egli comincia ad elaborare fantasmi sulla poss ibile perdita di questo organo e, per di rla con Freud, cade sotto il d o minio di quello che egli chiama c o m p l e s s o d i c a s t r a z i o n e .
Il ruolo che Freud assegna al complesso di castrazione assai importante, ma diverso nel maschietto e nella femminuccia: mentre la scoperta del complesso di castrazione mette in crisi la mascolinit del bambino,
promuove nella bambina la femminilit.
Il fatto importante di questa fase che la sessualit infantile da autoerotica diventa eteroerotica: la scoperta del partner di sesso opposto che
consente l'investimento libidico nel genitore di sesso opposto. Ed a questo
punto che il bambino e la bambina si trovano immersi in quella particolare situazione di ambivalenza affettivo-sessuale cui Freud ha dato il nome
di c o m p l
esso d i
E dipo.
232 -
Nella bambina il complesso di Edipo lche Jung ha proposto di chiamare comp/esso di E l e ttra) non s olo h a i v e r t i ci d el t r i a ngolo lp adrefiglia-madre) rovesciati, ma trova nel complesso di castrazione una liberazione ed una scoperta della propria femminilit o, come dice la K l ein,
una riconferma della oscuramente prevertita vagina, I f a n tasmi persecutori e simbolici cui darebbe luogo questa scoperta avrebbero la forma
di antri, porte chiuse da aprire, fori da esp>orare, lunghe corse in corridoi
poco o nulla illuminati. I f a ntasmi.del complesso di castrazione femminile
sono in un certo senso liberatori anche se possono mantenere tutta la persecutoria aggressivit di quelli del bambino.
Secondo Freud accanto al complesso di E d ipo positivo esisterebbe
un complesso di Edipo n e g a t i v o o r o v e s c i a t o - . p~
Pu avvenire che il complesso di Edipo subisca una inversione;
che il p adre, i n s eguito ad una sorta di f e m minizzazione, divenga
l'oggetto da cui le tendenze sessuali attendono la loro soddisfazione:
in questo caso la identificazione con il p adre costituisce la fase preliminare della oggettivazione sessuale del padre.
A. S., et 6 anni. Il d i segno di questo bambino illustra molto bene quello che gli
psicoanalisti chiamerebbero processo di identiPcaziorte nella iigura paterna.
p r o i e z i o n e, con la quale cercherebbe di scaricare sugli altri i pr opri desideri immorali e la propria aggressivit, percependo gli altri cocome essi immorali e aggressivi nei suoi confronti (i sogni di castrazione
ne sarebbero una conferma);
id e n t i f i c a z i o n e ,
234 i n t r o i e z i o n e, con la quale cercherebbe di incorporare nella propria struttura valori e norme morali esterne (non solo genitoriali) cosi
da non viverle pi come opprimenti ed estranee, per usci~e da una situazione in cui l' i m prevedibile pu rovinare addosso da un momento
all'altro.
proprio tramite l'introiezione che il bambino si avvicina al mondo
degli adulti e c o mpie un p r i m o . j m portante passo verso la accettazione
delle norme comunitarie. come se questo lo rendesse, in un certo senso,
partecipe del segreto che controlla le regole del gioco sociale, e quindi gli
fornisse la chiave per uscire dalla sua condizione di de bole e disarmato.
Come gi stato detto nel primo capitolo, il Super-Ego non si nutre solo
delle figure parentali: esso la risultante della introiezione delle norme e
c onsuetudini della societ e dell'epoca nella quale l'individuo vive e i n
quanto tale ne conserva tutti i l i m it i e l e convenzioni.
Tuttavia, come si vedr nel paragrafo successivo, pu talvolta avvenire che avvenimenti eccessivamente frustranti (l a f o rza di un a f r u strazione non c onsiste n ella forza dell' avvenimento i n se stesso, ma n el
modo in cui v i ene percepito, il ch e spiega come ci che suscita frustrazione in alcuni pu non lasciar traccia in altri) tolgano al bambino la energia necessaria a superaili in u n q u alche modo, sia assimilandoli sia rifiutandoli. Egli pu reagire semplicemente riparandosi in una situazione psicologica in cui t ali f r u strazioni non possono raggiungerlo. Spesso egli fa
ci riportando se stesso a condiziom precedenti che gli assicurino maggior
protezione. questa la
r e g r e s s i o n e, m e ccanismo di difesa conducente a livelli primitivi
di sviluppo che richiedono risposte meno mature e pi bassi livelli di
aspirazione.
K. Lewin definisce la regressione Un cambiamento dello spazio vitale, considerato come una totalit, nella direzione opposta a quella che caratterizza lo sviluppo. (K. Lewin, 1966, pag. 14). Esso pu consistere in
una de-differenziazione o disorganizzazione delle strutture che caratterizzano la coscienza e pu indurre il bambino ad agire secondo strutture dominanti in u n'epoca cronologicamente e talvolta psicologicamente, gi superata. In q u esto caso il b ambino potrebbe riprendere a sporcarsi, pur
avendo gi raggiunto il controllo degli sfinteri, il che indicherebbe una regressione allo stadio anale, o potrebbe non pi r i uscire a prender sonno
senza l'aiuto del succhiotto o pretendere di essere imboccato nel mangiare
pur avendo gi imparato a mangiare da solo.
I meccanismi di difesa durante l'infanzia conducono alla costituzione
di pattern comportamentali di natura affettiva, che sono normalmente tem-
235 poranei; in alcuni casi, tuttavia, essi possono diventare permanenti e costituire le basi del futuro stile di v ita dell'adulto.
Freud ha scritto:
Mi permetto di pensare che se la psicoanalisi non avesse al suo
attivo che la sola scoperta del complesso di Edipo, ci sarebbe sufficiente per farla collocare tra le preziose nuove acquisizioni del genere umane.
237 Il ) A l l o stadio del pensiero intuitivo corrisponde una serie di trasformazioni che vanno dallo sviluppo dei sentimenti interindividuali legati alla socializzazione dell'azione, alla apparizione dei sentimenti morali
intuitivi originati dai rapporti fra i bambini e gli adulti, sino alla organizzazione di interessi e valori legati a quella del pensiero intuitivo in generale. Il r e alismo intellettuale ha la sua complementare affettiva nel realismo morale che fa apparire le norme regolatrici della condotta morale
come esterne all'individuo ed esistenti per se stesse; le norme non sono
generalizzabili e r i m angono legate a situazioni concrete, quasi sostanzializzate nelle coniigurazioni. Il carattere realistico della morale corrisponde
infatti al carattere preoperatorio e irreversibile della intelligenza.
III ) Co n l ' apparire del pensiero operatorio, attorno ai 7- 8 anni,
si assiste alla comparsa e alla formazione di un sistema di conservazione
dei valori... a base di reciprocit e q uindi ad una progressiva classi6cazione di norme il che consente il r i t orno a valori precedenti, indispensabile per la comparazione delle situazioni. Nascono i sentimenti di g i ustizia e di uguaglianza, la obbedienza e la sottomissione cedono il posto allo
scambio e alla cooperazione fra uguali. L ' operazione volontaria, secondo
Piaget, la corrispondente affettiva della operazione intellettiva, perch
una regola delle regole.
IV) D u rante lo stadio della intelligenza formale la affettivit raggiunge la sua organizzazione in un sistema personale di valori che consente
l'inserimento nella societ. Tale i ntegrazione sociale non p o ssibile se
non con l'avvento del pensiero formale e del r agionamento ipotetico-deduttivo che consentono il superamento del reale e la costruzione del possibile (deontologico).
L a psicologia della affettivit d i P i aget r isente del m odo i n cu i
stata costruita e appare un po ' t r o ppo schematica. Alcuni p sicoanalisti
hanno infatti rimproverato a Piaget il carattere formale degli stadi e considerato la sua una concezione della affettivit priva di contenuti.
R. de Saussure confrontando la psicologia piagetiana con quella di
Freud, scriveva:
Ci che differenzia questi due ordini di r i cerche che Freud
ha in vista soprattutto i m e ccanismi del pensiero inconscio, mentre
Piaget mira a descrivere i meccanismi del pensiero che tende a prendere coscienza di se stesso. Freud studia prima di tutto le operazioni
mentali che tendono a preservare il pensiero dalla sua socializzazione,
Piaget al c ontrario cerca di s t abilire l e t a ppe della socializzazione
del pensiero. Freud insiste sul contenuto del pensiero affettivo o soggettivo del fanciullo, Piaget si interessa soprattutto ai contenuti oggettivi del pensiero.
diando bambini normali. Si direbbe che i bambini di Piaget, i piccoli ginevrini del secondo quarto del secolo XX, siano stati stranamente sereni,
guidati da una razionalit equilibratrice che tutto spiega, mentre i b am-
bini austriaci di Freud (nati probabilmente sul finire del XIX secolo) sembrano essere stati d r ammaticamente tormentati d a f o rze i r r azionali.
f orse per questo che la teoria piagetiana risulta inutile quando la si v o glia usare per spiegare fenomeni quali l ' ansia e l'angoscia: i b arnbini di
Piaget sembrano tutti ignorare che cosa sia la nevrosi.
Questa diversa prospettiva ci che rende assai ardua, nonostante
i tentativi non siano mancati, una sintesi tra le due teorie. Si prenda, :ad
esempio, la interpretazione che Piaget e Freud har.no dato di u n m edesimo fenomeno comportamentale quale quello della suzione nei primi mesi
di vita: Piaget vi ha visto il prototipo della condotta intellettuale, l'inizio
della attivit riproduttrice, generalizzatrice e ricognitiva della conoscenza
che annuncia il giudizio e le implicanze logiche; Freud vi ha visto il prototipo della condotta affettiva, l'inizio dell'investimento libidico, delle sue
flssazioni e della ricerca del piacere che annunciano le ricerche e le soddisfazioni sessuali.
E cosi, in generale, i rapporti tra soggetto e oggetto per Piaget sono
essenzialmente, a tutti gl i s t adi, rapporti d i c onoscenza cui la affettivit
239 gettivo, lascia poco spazio alla affettivit che invece dominante nell'atteggiamento freudiano sempre indirizzato al rapporto personale.
Se la teoria di Piaget non una teoria della personalit, e tanto meno una teoria della affettivit, tuttavia non vi alcun dubbio che in essa
siano contenute ipotesi la cui utilizzazione in campt affettivo risulta assai
fertile. Si pensi in primo luogo al concetto di egocentrismo, forse il concetto pi fertile per la interpretazione di numerosi cornportamenti che con
la affettivit debbono necessariamente fare i conti: ad esempio i comportamenti di possessivit, di ostinazione, di fabulazione, alcuni tipi di disubbidienze, ecc.
Scrive Piaget, riferendosi ad un bambino di pcchi anni:
Un d o lore al p i ede, per esempio, non a t t ir a subito l ' a ttenzione verso il piede. Il d o lore ondeggia senza localizzarsi, e si crede
che tutti l o s e ntano. Anche localizzato, dev'essere a lungo sentito
come comune a t u t ti : i p i c coli no n sanno spontaneamente d'essere
i soli a p r ovarlo. I n b r eve fra i l p r o prio corpo visto dall'esterno e
il proprio corpo sentito dall'interno non v', per la coscienza primitiva, la stessa relazione che per noi: ci che chiamiamo interno deve
a lungo essere considerato come comune a tutti, allo stesso modo di
ci che chiamiamo esterno. purtroppo impossibile controllare questa ipotesi con una analisi diretta. M a l ' estrapolazione dei risultati
ottenuti dai 4-5 agli 11-12 anni sembra dimostrare che la coscienza
dell'interiorit non risulta da una intuizione diretta, bensi da una costruzione intellettuale, possibile solo pei d i ssociazione dei contenuti
della coscienza primaria.
240 azione (ad es. uscire dal concello) pu metterne in opera una analoga perch non capace di t r asdurre il d i v i eto da una circostanza ad un'altra
( nell'esempio potrebbe ugualmente uscire, non dal c ancello, ma d a u n
buco nella siepe).
La fertilit di queste ipotesi sar ripresa in esame pi avanti quando
si analizzer il comportamento morale dei fanciulli.
8. IL PROCESSO DI SOCIALIZZAZIONE
Nei capitoli precedenti si parlato dello sviluppo della intelligenza e
dello sviluppo dell'affettivit, sempre cercando di non perdere di vista la
u nitariet del processo, e ci nell'intento di evitare la i l lusoriet di u n a
concezione dualistica della personalit che contrapponendo affettivit a intelligenza, come comportamenti indipendenti, potesse far pensare alla possibilit di un simile riscontro nella realt.
Nel presente capitolo parleremo di socializzazione e cio di comportamento che si adegua, o non si adegua, alla struttura di una determinata
societ e cultura. Utilizzando in questo quadro sia le ipotesi teoriche cui
si fatto cenno, sia i c o ntributi oggettivi che gli sperimentalisti continuano a raccogliere, cercheremo di mostrare come nella realt, in effetti,
tranne casi estremi, comportamento affettivo e c on;portamento intellettivo si fondano in quello che pu essere chiamato comportamento socializzato,
Si parla di
p r o c e s s o d i s o c i a l i z z a z i o n e intendendo
quel lento processo di inserimento di u n i n d ividuo entro le strutture di
una determinata, e storica, cultura, in modo che egli sappia utilizzarne i
mezzi, sfruttarne i servizi e contribuire alla modificazione degli uni e degli
a ltri secondo direttive che ne costituiscono i v a l o r i di ba s e .
In una definizione come questa compreso un i n t ero p r ogramma
psicologico. Dal punto di v i sta dal quale ci siarno posti, e in r apporto al
particolare periodo di et che stiamo analizzando in questo capitolo, analizzeremo il processo di socializzazione nella seconda infanzia limitatamente
a questi tre punti:
a) Dominio della aggressivit e
zione.
241Mussen, Conger e Kagan (1969, pag. 331) le fonti della frustrazione sarebbero: 1) le barriere esterne che impediscono e rimandano il conseguim ento di un t r aguardo importante, 2) la esistenza di conflitti i n terni t r a
risposte incompatibili tra loro, 3) i sentimenti di inadeguatezza e le ansie
che inibiscono o prevengono il perseguimento di traguardi importanti.
Il ruolo d ella f r ustrazione nella socializzazione f ondamentale: si
pu dire che dal momento in cui il b ambino entra in un ambiente sociale
{e cio dalla nascita) costretto a subire continue e sistematiche frustrazioni. Esse cominciano con la regolamentazione oraria dei pasti, che impongono al neonato di abituaxsi a saper rimandare ci che immediatamente voluto e che fino a quel momento era immediatamente soddisfatto,
e continuano attraverso la educazione igienica, quella formale, quella dei
sentimenti, ecc.
Imparare a rimandare ci che istintivamente vissuto come urgente
e immediato una delle esigenze principali della socializzazione: anche
la soglia di r ciproca tolleranza, pilastro di o gni u m ana convivenza, ha
la sua genesi nella soglia di tolleranza alla frustrazionc.
Per molto tempo si p ensato che la risposta immediata alle situazioni frustranti f osse il c omportamento di a ggressione contro l ' ostacolo
(Dollard). E in realt la aggressivit come risposta alla frustrazione uno
dei comportamenti pi n a turali, specie nei p r im i a nni d i v i t a . Y a rrow
(1948) ha lavorato con bambini in et prescolare, dividendoli in tre gruppi
omogenei e lasciandoli per prima cosa giocare tutti l iberamente con delle
bambole. I primi due gruppi costituivano i gruppi sperimentali, il terzo il
gruppo di controllo. Dopo la prima seduta con le bambole, i bambini del
primo gruppo venivano sollecitati ad assolvere un compito la cui i m possibile soluzione provocava sentimenti di i n successo e di f r u strazione. Il
secondo gruppo veniva invece sollecitato a giocare con bambole di legno;
il ohe provocava un sentimento di s aziet che venne, dall'autore, interpretato come frustrante. Il t erzo gruppo, il gruppo di controllo, venne
invece lasciato in riposo.
Successivamente tutti i bambini furono riportati a giocare con le bam-
bole: si verific in tutti un aumento del comportamento aggressivo (misurabile dal numero di d i scussioni che sorsero, dai rimproveri, minacce,
schiaffi, calci, colpi, ecc.) e ci probabilmente perch l'atmosfera della se-
trollo.
Mentre i r i sultati di q uesta e di al tre ricerche confermavano la esistenza di una stretta correlazione tra frustrazione e aggressivit, risultati
di altri studi mettevano piano piano in evidenza come la aggressivit non
sia l'unica risposta possibile in situazioni di f r u strazione.
242 -
Barker, Dembo e Lewin (1943) studiando le risposte alla frustrazion e in bambini di et prescolare hanno mostrato chiaramente che la r e g r e s s i o n e p u p r esentarsi con altrettanta frequenza della aggressivita. Intendesi c ome stato gi detto c o n i l t e r mine regressione
un meccanismo di difesa dell'Io che d luogo a risposte comportamentali
che mettono in essere pattern appartenenti ad ur.: livello di sviluppo gi
superato. Barker, Dembo e L e w in , u t i l izzando ur a i n gegnosa scala a 7
punti che misura la creativit, e cio le capacit costruttive e i nventive
che i bambini manifestano durante le attivit ludiche, hanno costruito un
esperimento in tr e tempi: d urante il p r imo tempo i bambini, condotti in
una sala giochi, venivano lasciati liberamente giocare con balocchi assai
attraenti; nel secondo tempo veniva interposta, tra i bambini e i b alocchi
pi interessanti, una barriera trasparente (solitamcnte una grata) cosi che
i bambini vedessero i giocattoli senza poterli toccare mentre avevano a disposizione soltanto balocchi pi usuali e meno interessanti; infine i b ambini venivano nuovamente lasciati liberi di giocare con i balocchi. Questa
terza fase non aveva un valore sperimentale ma se1viva soltanto ad evitare conseguenze troppo negative della situazione frustrante. Durante il
secondo tempo dell'esperimento i b ambini manifestarono chiaramente un
comportamento di regressione, sia rimanendo attaccati alla barriera o girandovi intorno frignando, sia non raggiungendo i livelli di creativit che
avevano invece raggiunto durante la prima seduta di gioco libero. Il punteggio della scala mostr molto chiaramente una correlazione negativa con
la frustrazione: i bambini che avevano dato segni di maggior frustrazione
erano quelli che diventavano incapaci di raggiungere i livelli di c reativit
attinti durante la pr ima fase dell'esperimento.
Questa ricerca mise anche in luce la esrstenza di differenti soglie di
tolleranza alla frustrazione e una differente capacit di controllo della regressione in rapporto alla altezza della soglia di t o l leranza. La diversit
di queste soglie fece nascere una questione che rimetteva in discussione
problemi di natura genetico-organica e di natura so<.io-ambientale in rapporto alla storia personale di ciascun bambino.
Un'altra ricerca (Wright, 1 9 40) mostr l a i n ffuenza della coesione
sociale e della presenza di amici sulla ;oglia di tolleranza alla frustrazione
e sul controllo delle risposte sia aggressive che regressive. I bambini che
subivano frustrazioni mentre lavoravano o gi ocavano con altri b ambini,
ammesso che la frustrazione colpisse anche gli altri e che l'atmosfera dell'ambiente ludico suscitasse sentimenti di s i curezza personale, reagivano
molto spesso con comportamenti socialmente desiderabili, come la richiesta di cooperazione.
La correlazione diretta tra frustrazione ed aggressivit e la interpretazione di q uesta correlazione in t e rmini d i n e sso causale nel senso di
x f u n zione d i y , f u u l t e r i ormente messa i n d u b bi o d a una seri<
243 di ricerche dalle quali apparve che i comportamer;ti aggressivi si manifestavano anche in assenza di frustrazione e come risposte a ricompense o
ad atmosfere di p e r m i s s i v i t .
Whiting e Child ( 1953) ad esempio, lavorando con coppie di bambini in et prescolare, li lasciavano liberi di giocare in una atmosfera permissiva alla p resenza di u n a d u lt o ch e t u t t avia non i n t erveniva mai
durante i litigi. Durante la seconda seduta a coppie, fatta per in assenza
dell'adulto, i bambini che erano stati aggressivi in presenza dell'adulto lo
erano maggiormente, quasi che il l or o comportan.erto precedente avesse
ottenuto una certa legittimit per il solo f atto che !'adulto vi avesse presenziato senza intervenire.
La aggressivit non appariva, quindi, pi cosi causalmente legata aJla
frustrazione come si era creduto i n p r i ncipio. Che i c o mportamenti aggressivi possano essere generati anche da situazioni non frustranti e da semplice recezione di modelli comportamentali adulti, apparso molto chiaro in una ricerca di Bandura e Huston (1961). Questi due autori, dopo
aver costituito due gruppi omogenei di b ambini i n e t p r escolare, avevano fatto assistere il gruppo sperimentale alla proiezione di u n f i l mino
nel quale si vedeva un adulto intento alla soluzione di un problema. Durante i tentativi d i s oluzione l'adulto si lasciava andare a manifestazioni
aggressive, sia verbali che gestuali, nei confronti di oggetti e pupazzi che
erano presenti sulla scena. Successivamente i bambini di entrambi i gruppi
furono invitati a risolvere un problema di tipo analogo a quello che risolv eva l'adulto nel film, i n u n a m biente ove eranc pupazzi e oggetti: r i sult assai chiaro che i bambini che avevano assistito alla proiezione del
61mino manifestavano un comportamento di aggressivit del tutto analogo
a quello dell'adulto.
Permissivit ed i m i tazione parvero dunque avere nei confronti d ei
comportamenti aggressivi un ruolo analogo a quello che si riteneva fosse
peculiare della frustrazione. E dati r accolti i n a l tre r icerche suggerivano
la esistenza di un rapporto funzionale anche tra pun zione e aggressivit.
Una ricerca di Sears e Whiting (1953) condotta sempre su bambini in et
prescolare aveva infatti tentato di determinare l'effetto delle punizioni par entali sul comportamento aggressivo dei bambini. Furono costituiti t r e
gruppi: i l p r i m o d i b ambini con madri non punitive, il secondo di bambini con madri mediamente punitive, il t e rzo di b ambini con madri se-
246 dell'uomo poich assai di f r equente questo non obbedisce alle pulsioni
tendenziali (per es. il bisogno di dormire o di m angiare) ma organizza la
sua condotta diversamente e perfino in opposizionc. ad esse.
Zazzo a questo proposito sostiene che il problema delle motivazioni:
non si distingue dal problema degli interessi che per una semplice
differenza di punti d i v i sta". ogni condotta motivata una condotta
animata e vivificata dalla presenza soggiacente di un i nteresse, e una
condotta che manca di motivazione non pu essere che una condotta
che non porta e non sostiene alcun interesse,>.
247
gnale diversi, ma nell'ambito della persona, Si tr atta d i u n a scelta
fra motivazioni, Nello sviluppo del carattere del bambino normale,
dai quattro ai sei anni una tappa fondamentale costituita dal fatto
che una scelta fra motivazioni si sostituisce a una scelta basata sulla
valenza degli elementi della situazione concreta.
ter e l l a r e
248 Il linguaggio (senza voler qui r i aprire la spinosa questione dei rapporti tra pensiero e linguaggio) permette la manipolazione delle situazioni,
agevola la rappresentazione, favorisce l'attesa e il r i cordo e, tramite una
non ancor ben conosciuta serie di processi, consente quelle che K. Lewin
ha chiamato motivazioni indotte e q uasi bisogni e che si potrebbero
definire come motivazioni culturali (d i d i v erso livello culturale) che si
sostituiscono (transfert) alle m o t ivazioni vitalistiche, sempre che queste
non oltrepassino una determinata soglia di pulsione.
La socializzazione, infine, consente il superamento della motivazione
individualistica, soprattutto nella sua forma primaria di r i cerca della immediata soddisfazione vitalistica, e facilita l'accettazione di motivazioni nelle quali l ' a l t r o come persona, e non come oggetto, sempre maggiormente coinvolto.
Charlotte Bhler r i t i ene che lo s v i luppo d ella sociahzzazione del
fanciullo metta in r apporto due tendenze contrarie: una verso l'individuale, escludendo l'altrui, l'altra verso un contatto con gli altri .
Il problema del superamento dell'egocentrismo e della socializzazione del pensiero stato affrontato e risolto in maniera opposta da Piaget
e da Vygotskij. Entrambi hanno affrontato il p r oblema studiando il l i n guaggio infantile, ma mentre Piaget vede nell'egocentrismo un momento
destinato a cadere con l'affermarsi della socializzazione e mette in dubbio
la esistenza di una socializzazione che preceda l'egocentrismo, Vygotskij
vede gi nell'autistico un processo di socializzazione in quanto includente
un tipo di comunicazione che si indirizza all'altro per ottenere aiuto. Inoltre Vygotskij ritiene che il linguaggio egocentrico, che egli considera come
una tappa nel processo di socializzazione, non scompaia ma rimanga nella
persona come linguaggio interiore.
Ada Fonzi ha voluto controllare entrambe le ipotesi con una ricerca
condotta su 100 bambini, divisi in gruppi di v enti dai tr e ai sette anni,
in due situazioni antitetiche. In una prima seduta i bambini venivano lasciati esprimere liberamente (linguaggio spo~zraneo) in situazione ludica (in
genere si trattava di at tivit grafiche), nella seconda seduta venivano interrogati su quanto avevano fatto (linguaggio provocato), L'abbondante
materiale cosi raccolto stato analizzato con il preciso intento di separare
il linguaggio egocentrico da tutto quanto potesse essere interpretato come
linguaggio comunicativo. Furono quindi costruite due curve di f r equenza,
una per il l i n guaggio egocentrico e l'altra per i l l i n guaggio comunicativo
e si vide che se la pr ima coincideva con il li n g uaggio spo~tuneo,la seconda coincideva con il /inguaggio provocato. Inoltre il linguaggio egocentrico parve restringersi verso i 5 a n ni, ma l ' autrice della ricerca ha proposto di interpretare questo come fenomeno temperamentale piuttosto che
generale,
251concretizzavano in una serie di gesti non specifici, nella pi completa ignoranza della presenza del partner: nei l or o gesti non v i e r a alcuna competitivit. Fu con i b a mbini d i 3 - 4 anni che l a competitivit apparve e
r aggiunse il suo massimo apparentemente verso i 6 a n n i : essa si manifestava con la sottrazione di pezzi all'avversario, con il m i l lantare il pr oprio lavoro e con la pi assoluta trascuranza dei sentimenti dell'altro.
Mckee e Leader in un altrolavoro (1955) ritengono d'aver provato
che nella competitivit infantile giocano un ruolo assai importante tanto
il sesso (le bambine sarebbero meno competitive dei maschi) quanto il
ceto sociale (i b ambini del c eto i nferiore sarebbero pi competitivi d ei
bambini del ceto medio-superiore). Ma sembra evidente che questi risultati
debbano considerarsi dipendenti in buona parte dalle condizioni culturali
e politiche del paese ove sono stati trovati e dai modelli iv i accettati,
G. Amado (1969), ha osservato che nei giardini d' infanzia i b amb ini ch e r i m angono i solati s on o p o chi e i l l or o numero di minuisce
con l'et. Egli trova che a 5 anni ancora il 50 % dei bambini restano soli
o si uniscono in piccoli gruppi di due o tre, ma gi a 6 anni la partecipazione a gruppi numerosi pressoch totale. Pare certo che le prime amic izie siano contratte tra i 3 e i 5 a n n i e c he, normalmente, si tr atti d i
amicizie con bambini dello stesso sesso. Mussen, Kagan e Conger credono
tuttavia, contrariamente alla opinione espressa da Amado, che nei primi
tempi vi sia soprattutto una espansione nel numero delle amicizie, mentre
in seguito l'incremento avvenga sulla forza del legame che fa preferire un
bambino invece che un altro.
G . Amado dice ancora che il 50 % d e i b ambini dai 3 a i 7 a n n i s i
riuniscono attorno ad una attivit (per es. un gioco, tipo girotondo o altalena), il 37,5/ ~ attorno ad un oggetto o attorno a del materiale (per es.
plastilina o colori) e solamente il 1 2 / c i n r a gione dei legami personali.
In sostanza, tutte l e r i cerche concordano, sia pure con differenze
particolari, nel mostrare come la principale funzione della Scuola Materna
sia quella di abituare i bambini alla reciproca tolleranza e contribuire allo
sviluppo dei s~entimenti interpersonali di amicizia e cooperazione.
Che la Scttola Materna abbia una influenza sullo sviluppo della intelligenza invece questione controversa. Considerando questo sviluppo in
termini di Q.I., W ellman r i tien ie i progressi e i g u adagni in p u nt i c h e
possono attribuirsi alla azione della Scuola Materna sicuri e significativi; la
Goodenough, Jones e Jorgensen, Bird invece sostengono, dati alla mano,
che un tale aumento non vi sia.
Douglas e Ross (1964) hanno condotto una r icerca in ta l senso su
440 bambini entrati alla Nursery School (l'equivalente anglosassone della
nostra Scuola Materna) a 4 anni, u t i lizzando, come gruppo di controllo,
circa un migliaio di b ambini che non avevano frequentato tali scuole. I
bambini del gruppo sperimentale all'et di 8 anni avevano un vantaggio,
252 sulla media degli altri ragazzi, sia in test di intelligenza che nelle valutazioni
di performance educativa; tale vantaggio non era tuttavia statisticamente
s ignificativo. A 1 1 anni questo vantaggio era perduto e a 15 anni i p u n teggi dei soggetti del gruppo sperimentale apparivano leggermente al di
sotto di q u elli d ella media degli altri r agazzi, Anche in q u esto caso la
differenza non era significativa.
Qualunque cosa misurino i test.di i ntelligenza, questa ricerca sembra
suggerire una conclusione analoga a quella trovata da Gesell con le gemelle
addestrate a salire sullo scivolo: probabilmente la Scuola Materna accelera
la maturazione di quei p rocessi che consentono la soluzione degli items
p roposti, ma non n e aumenta la potenzialit, cosicch, quando i l m o mento, ciascuno riprende nella curva statistica il punto che gli compete.
Sembra invece che un effetto largamente positivo la f r equenza alla
Scuola Materna lo abbia sulla maturit, sul controllo emotivo e sullo sviluppo della personalit in generale.
W alsh (1931) paragonando il comportamento di 22 bambini di n u r sery school con quello di 21 bambini della stessa et, ma non frequentanti
tali scuole, ha trovato che i primi erano meno inibiti, pi spontanei e pi
socializzati e ch e m ostrano maggiore iniziativa, indipendenza, autoaffermazione, curiosit e i n t eresse per l'ambiente. Egli h a p ensato di p o t er
imputare tali differenze al fatto che i b ambini della nursery school subivano costantemente la pressione della forza sociale di un l argo gruppo di
bambini e che ci costringesse ciascuno ad accomodare ripetutamente se
stesso agli altri.
Pare quindi che l a p r i ncipale funzione della Scuola Materna debba
essere quella di obbligare i bambini a stare in contatto tra loro, a cominciare a considerarsi, imparare a tollerarsi e abituarsi alla cooperazione. Essi
trovano,. in questo ambiente, tutte le f acilitazioni per superare lo stadio
intermedio tra l'autismo e la socialit, quello stadio che abbiamo indicato
nel paragrafo precedente come lo stadio della culturalizzazione egocentrica.
Il problema tuttavia assai pi complesso di quello che possa sembrare. Per quanto una gran parte di studiosi siano del parare che l'azione
della scuola materna non possa che essere positiva, anche nel tempo, tanto
Brown e Hunt ( 1961) quanto Douglas e Ross (1964 ) sono arrivati a conclusioni che fanno nascere delle perplessit circa il positivo inserimento e
adattamento scolastico dei'bambini provenienti dalle nursery school. Brown
e Hunt hanno lavorato con 42 coppie di bambini costituite in modo che
uno solo, in ciascuna coppia, avesse frequentato la nursery school; dopo
aver assicurato la omogeneit in Q,I., stato sociale, sesso e posizione nella
costellazione familiare, hanno valutato i soggetti con una originale scaletta
che ne misurava la capacit di adattamento alla usuale routine della scuola,
l'adattamento ai compagni. le relazioni con il maestro e il personale profondo equilibrio. I l r i sultato stato che solamente nel rapporto con il
253
maestro i bambini provenienti dalle nursery school superavano gli altri che
invece apparivano con valutazioni superiori negli altri tr e f attori.
Douglas e Ross hanno constatato lo stesso fenomeno con uno studio
longitudinali su bambini inglesi: quelli che avevano frequentato la Scuola
Materna risultavano avere maggiori p r oblemi co n l a p r o p ri a f a miglia,
e, durante l ' adolescenza, apparivano sentimentalmente p i vu l n e rab ili . Per q u anto g l i a u t or i n o n r i t e ngano questi r i sultati t anto g r avi da poter inficiare l'opera della Scuola Materna, non vi dubbio che
essi mettono in guardia sulla delicatezza dell'opera che tali scuole possono
svolgere. Gli autori da noi citati ritengono che i risultati da loro ottenuti
vadano interpretati nel senso che la m aggior i n dipendenza, creativit e
libert della scuola materna crei i presupposti per una frustrazione quando
i ragazzi si trovino di f r o nte alla routine spersonalizzante e pi f o rmale
della scuola normale e che ci possa dar luogo a risposte di tipo regressivo.
La necessit di. strutturare l a s cuola m aterna con e strema cautela
risulta anche da altre ricerche. Si gi sottolineata la estrema plasticit
del bambino nella seconda infanzia e come questa plasticit possa facilmente indurlo alla accettazione dei modelli che l'ambiente gli fornisce.
Una riprova di ci l a o f frono due i n teressanti esperimenti condotti
254 nursey school ai quali venivano fatti risolvere piccoli problemini le cui soluzioni esatte venivano remunerate con sei piccoli ciondoli. Sul tavolo dell'esperimento erano state messe due piccole scatole, una con il n ome del
s oggetto, l'altra con i l n o m e d i u n b a mbino assente. Durante la p r i m a
seduta un bambino, che fungeva da modello, dopo la premiazione, metteva 5 ciondoli nella scatola contrassegnata con il nome del bambino assente e un ciondolo nella scatola contrassegnata con il p r oprio nome. I l
bambino sottoposto ad esperimento assisteva a questa ripartizione e, giunto il suo turno, veniva invitato a ripartire, come voleva, i ciondoli nelle
due scatole, una delle quali, ora, portava il suo nome. La sua ripartizione
era influenzata dall'aver assistito alla ripartizione modello: tuttavia ci
avveniva soprattutto per i bambini che, bene inseriti nel gruppo della nursery, ne ricevevano rinforzi positivi. I b a mbini scarsamente inseriti subivano assai meno la influenza del modello.
La ricerca mette in l uce sia l'effetto de ll'aimosfera e le c ondizioni
alle quali questo effetto si verifica, sia il p otere di m odel/o che hanno i
coetanei reciprocamente. Questo potere era risultato assai evidente anche
in una ricerca condotta da Hicks (19651 il quale aveva fatto assistere un
g ruppo sperimentale di bambini di scuola materna alla proiezione di un
filmino nel quale si vedeva un bambino, della stessa et dei piccoli spettatori, comportarsi in maniera aggressiva con un pupazzo di plastica: lo malmenava, gli tirava contro palle di plastica, gli dava pugni sul naso. Dopo
il film, tutti i b ambini, anche quelli del gruppo di contiollo, furono sottoposti ad una esperienza frustrante e quindi i n trodotti i n un a stanza ove
c'era diverso materiale, in parte simile al materiale visto nel film. I b a mbini del gruppo sperimentale manifestarono un comportamento aggressivo
del tutto identico a quello del protagonista del film.
L a maggior parte degli studiosi del parere che il p o t ere d i f a r
da modello dei coetanei di gran lunga superiore al p otere che hanno
gli adulti.
Negli anni passati, e in I t alia ancora oggi, la maggior parte dei bambini che, a 6 anni, entravano a scuola si trovavano del tutto i mpreparati
a sopportare lo stress emotivo che la nuova situazione imponeva loro. Per
quanto ancora plastico il b ambino di 6 anni lo certamente meno del
bambino di 3 : e gli h a alle spalle un processo di socializzazione pi prolungato. E s e q u esto processo si s v olto q uasi esssenzialmente all'interno delle pareti domestiche, in una atmosfera nella quale la competitivit affettiva assai ridotta, quando non del tu tto assente, il bambino
di 6 anni pu trovarsi in seria difficolt e del tutto incapace ad affrontare
il clima conflittuale della scuola. Egli pu manifestare questa difficolt con
differenti comportamenti di risposta alla frustrazione, pu, al limite, regredire e finire per rassegnarsi ad un ruolo passivo o di u l t im o della clas-
255 se; in ogni caso il processo di adattamento gli richieder molta energia.
Energia che, specie nei primi mesi di scuola, egli costretto a sottrarre ai
processi di apprendimento cognitivo, con la conseguenza di dar l uogo a
percezioni negative o distorte della scuola.
per questo che spetta alla Scuola Materna il compito f ondamentale di aiutare i bambini ad adattarsi ai rapporti sociali in un p eriodo in
cui non solo ci f acile, ma in cui na turalmentevengono poste le basi
per un corretto processo di socializzazione.
C APITOLO O T T A V O
LA
FAN CI U LL EZ Z A
Il periodo evolutivo tra i sei e i d i eci anni viene indicato con il nome di r wxcrvz,r.EzzA. La psicologia tradizionale ritiene l'et di sei anni
un traguardo importante nella vita dell'individuo: solitamente si indica
quella et come termine di completamento della infanzia. Quando nei
manuali di psicologia ci si l i m ita a contrapporre il f anciullo all'adulto,
alla descrizione del fanciullo di 6 anni cbe si fa implicitamente riferimento (in M . D ebesse, Psicologia dell'et evolutiva, Roma, 1948).
A sei anni, dunque, non si pi b a m b i n i ,
ci u l l i
s i diventati f a n -
sua convenzionalit? Oggi si molto pi cauti nell'accettare simili demarc azioni cronologiche, le quali r i sultano essere, in buona parte, frutto d i
stereotipia. Come scrive Netchine:
L'et cronologica i n
effetti u n c a t t ivo c r i terio genetico,
p oich il r i t m o e v olutivo non i d entico per t u t t i i s o ggetti e u n
gruppo non selezionato di soggetti della stessa et reale costituito
da individui di l i v ello genetico ineguale.
e al e
zione diversi da quelli del periodo precedente o se non sia, in larga o piccola parte,arbitraria.
Dedicheremo parte di questo capitolo al tentativo di chiarire questo
punto. Resta tuttavia certo che, per il s olo motivo che i b ambini d i sei
anni sono considerati d iversi da quelli di 5 anni e pe~ch ad essi, spe-
260cie con l'ingresso a scuola, si richiedono particolari impegni sociali, probabilmente essi diventano diversi.
1. - LO SVILUPPO FISICO
a. La stafura
I dati sull'aumento staturale indicano alcune variazioni in s enso assoluto:
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262 -
a n ni .
m edia, fra le due classi considerate estreme, di cm, 1,8 a sei anni e d i
cm. 2,0 a 10 anni.
Conclusioni analoghe erano state tratte da una ricerca condotta, nel
1955, per conto del M i n i stero dell'Educazione Nazionale Francese (Aubence et Desable, 1957).
Z azzo cita ancora una ricerca trasnazionale condotta dal Centre I n -
derando i suoi dati e quelli della ricerca del 1955, non indichino un mutamento nel r i tm o d ell'aumento staturale, perch, anzi:
In a ltri t e r m ini, p er q u e sto p eriodo di q u a t tro a nni ( 6 - 1 0)
l'aumento in altezza praticamente lo stesso nei tre ambienti: esattamente 19,9 cm. nell'ambiente 1 (i l p i b asso), 20,5 cm. nell'am-
Ft
9
8
7
6
10
11
12
Guadagno dovuto all'et
tra 6 e 12 anni
1932
1955
1962
110,5
115,5
120
125
130,5
135,5
140,5
114
118,7
124,3
128,8
134,4
138,9
143 5
114,8
120,7
125,9
129,9
134,7
139,8
144,9
30,0
29,5
30,1
I dati della inchiesta del 1962 sono stati raccolti in realt tra il 1962 e i l
(tratto da R . Z azzo, op. cit., 1969, pag. 101).
1 965
il fenomeno di gruppo, e cio l'effetto delle sempre pi numerose stimolazioni sensoriali e p sichiche che l'individuo riceve dall'ambiente,
e che agendo sul diencefalo e sull'ipofisi agiscono, indirettamente, sull'aumento staturale.
I dati sull'aumento staturale in nostro possesso, piuttosto che indicare un mutamento di ri tmo coincidente con l'et cronologica di sei anni,
ci sembra possano condurre alla non esclusione di un tale mutamento, nel
senso della diminuzione, che farebbe la sua comparsa tra i 5 e i 7 anni,
b. Il peso
Il fanciullo tra i sei e i nove anni e dieci mesi aumenta mediamente di
circa 8 Kg. (maschi Kg. 8,800, femmine Kg. 8,000), passando da Kg. 18,800
a Kg. 27,600 (femmine da Kg. 18,600 a Kg, 26,600). Nel periodo da due
a cinque anni e dieci mesi era aumentato di Kg . 7 ,5 (maschi Kg. 7,400;
Il ritmo di i n cremento ponderale non sembra quindi mutare nel periodo che a n o i i n t e ressa, confrontato con i l p e r i odo i m mediatamente
precedente.
Se, in un sistema di assi cartesiane, si dispongono, nelle coordinate
le misure staturali e ponderali (peso nelle ascisse e statura nelle ordinate)
dei soggetti in et evolutiva, si ottiene una curva gradatamente ascendente,
corrispondente ai ritmi medi di aumento. Se si iscrivono nel sistema anche
gli scarti quartilici dalla media, si pu ottenere un c an al e d i c r e s c e n z a, che consente di osservare il fenomeno dello sviluppo nella sua
normalit (vedi Fig. V I I I . 2 . ).
Qualora si volesse misurare lo sviluppo longitudinale di un soggetto,
265 -
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170
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.( O
7 G
Fig. VIII.2.- Norma d i c r escenza peso - statura dei r agazzi belgi (Bruxellesl del
L960, per classi di 6 mesi, e canale di crescenza contenente l'88'/o dei soggetti.
(Da Gratiot-Alphandry e Zazzo, op. cir., P, U.F., Paris, pag. 47, che riprende il
grafico da Defrise-Gussenhoven, 1967),
6- 7
6- 9
8-10
10-11
10 12
11 -13
12 15
17-25
32
nia e Inghilterra, che i bambini di g enitori appartenenti a quadri socioprofessionali superiori abbiano, mediamente, una eruzione dentaria precoce. Studi f att i i n S l o vacchia mostrano come alla elevazione staturale
della popolazione, che i n c orso da qualche decennio, corrisponda una
s empre pi p r ecoce eruzione dei denti p ermanenti. I n s o stanza si pu
dire che esista una concordanza tra tutti gli studiosi della materia nel ritenere la elevazione del livello sociale determinante nella precocit eruttiva dei denti permanenti.
Meno certo , invece, l'intervento dei fattori genetici o razziali nella
determinazione dei tempi di e r uzione dentaria, e questo nonostante dati
raccolti da d i versi ricercatori concordino quasi sempre nell'indicare una
Et (in anni)
Digo (Kenya)
11,3
Amerindiani Pima
11,4
11,7
11,9
12,1
12,0
Ricerca
Americani Bianchi
Parigini
12,2
12,7
12,8
12,5
lare e infine la eruzione clinica a livello della gengiva. Questo porta a ridimensionare la i m p ortanza dentaria dell'et di 6 a n n i , c h e, anche da
questa prospettiva, andrebbe considerata non come una tappa, ma come
uno stadio nel processo evolutivo.
2. - LA MATURAZIONE
10
FMR
7,89
8,09
8,30
8,50
FMP
7,53
7,86
8,20
8,35
8,50
FMO
7,71
8,10
8,64
8,72
9,16
8,72
269-
Fig. VIII. 3.
FMO = Frequenza media oocipitale. Relativamente trascurabile tra i sei e i s ette
anni, aumenta considerevolmente tra i sette e gli o tto anni, ridiventa trascurabile dagli otto ai nove anni per riprendere tra i n ove e i d i eci anni.
Un cambiamento essenziale nella accelerazione della frequenza sembra avv enire attorno agli o t t o a n n i .
F MP = Frequenza media parietale. L'aumento pi sensibile appare tra i sei e g l i
otto anni. Nell'insieme l'andamento della FMP appare pi regolare dell'andamento della FMO.
FMR = Frequenza media rolandica. Andamento regolare, senza mutamenti di entit
nel ritmo dell'aumento.
L'aumento della differenziazione delle frequenze medie nel senso postero-anteriore messo bene in luce dal confrontc; che si ottiene sottraen-
do le frequenze medie una dall'altra (e moltiplicando il risultato per centol e di videndo il r i sultato per l a p r ima f requenza: indici positivi i n dicano una differenza a favore della prima, indici negativi a favore della seconda. Si verifichi la affermazione della crescente differenziazione nel senso
postero-anteriore in rapporto all'et, con i d at i d ella seguente tabella.
Come ben messo in evidenza dai dati che la illustrano, la direzione
postero-anteriore dell'aumento del r i t m o b i o l ettrico c o nfermata. Entrambi gli i n dici, mentre paiono indiscutibilmente aumentare dai sei agli
o tto anni, sembrano subire un r a llentamento sensibile attorno ai n o v e
+ 0,29
+ 2,05
+4,92
+3,96
+5,46
1,02
1,69
P Rx100
3,19
2,87
1,79
Et
F MP>FMO e FM R
10
so~~etti~
FM R) F M O e F M P
FMO>FMR e FMP
35
62
13
25
62
41
36
20
mibili;
a) il carattere evolutivo dell'attivit elettrica cerebrale (intendendo
per evoluzione genetica ogni cambiamento che si produce in un determinato senso, senza 'che i cambiamenti successivi riconducano allo stato iniziale) evidente in tutte le variabili studiate;
b) l'evoluzione dell'EEG, importante tra i s ei e i s e t te a nni, diventa massima tra i sette e gli otto anni, trascurabile tra i nove e i d i eci
anni, mentre appare una lieve ripresa attorno ai dieci anni.
Questi risultati concordano, nelle linee generali, con quelli o ttenuti
sin ora, mentre una certa discrepanza appare per quanto riguarda le correlazioni delle pun te con le et. A questo proposito Netchine scrive:
La curva maturativa dell'EEG rivestir dunque una forma ge-
tistico nello studio della percezione pu essere affiancato il controllo verb ale, dall'et di sei anni p o ssibile una nuova tecnica di controllo: l a
rappresentazione grafica.
Il fanciullo in et scolare pu essere infatti invitato a rappresentare
graficamente quello che percepisce; tale tecnica stata u t i lizzata assai
spesso (Volkelt, 1929; Thurnwald; Werner, 1970 ecc.). Non bisogna tuttavia sottovalutare la possibilit di errori cui si va incontro e che sono in
Bappert, 1923; Spielrein,' 1931; Wallon e Lurcat, 1959) che, nella rappresentazione grafica, specie dei bambini molto piccoli, maggior importanza abbiano le abitudini senso-motorie di quelle propriamente visive. Disse una
volta Kleineberg (1967) che il bambino comincia a far esperienze di rette e
spigoli tattilmente sin dalla culla, e che se il mondo non fosse cosi falegnamizzato (carpentered) probabilmente anche la nostra percezione sa-
rebbe diversa (e ci parrebbe provato dalla diversa organizzazione percettiva degli indigeni abitanti un mondo in cui prevale la struttura circolare ).
Secondo Colle (1967) queste esperienze senso-motorie continuerebbero a
modellare le esperienze visive attraverso una continua modulazione dei
corpi genicolati sulle aree specifiche della visione.
c) Il t erzo problema che si pone nei confronti dei disegni dei bambini pu essere cosi formulato: disegnano ci che vedovo o disegnano ci
su o t est grafiico
275POPOLAZIONE:
Gassi
M aschi
Femm i n e
Totali
Et
I
Il
III
IV
V
55
46
52
53
73
26
17
37
23
61
81
63
89
76
134
6,3
7,6
8,2
9,7
10,3
Totali
279
164
44.3
II
III
IV
V
Maschi
n.
Femmine
n.
Totali
n.
28
25
33
25
24
18
12
20
5
12
46
37
53
30
36
61
55
65
47
33
75
80
54
22
20
Et
65
62
60
40
27
6,3
7,6
8,2
9 )7
10,3
276 -
-3P-
,n
J
I
L
Fig. VIII .4. - I l f e nomeno di c h i usuranel disegno dell'albero: 1: anni 6,11;
2 : anni 6,1; 3 : a nn i 6 ,2; 4 : anni 7,5; 5 a nni 7 ; 6 : anni 7,6; 7: anni 8,11;
8: anni 8; 9: anni 8,11; 10: anni 9,5; 11; anni 9; 12: anni 10,2. (Da Lostia, 1967).
277 -
$0
65
tO
n5
g0
$5$05530-
2.6
20
{s
I
II
II I
IV
I.ig. VIII.5. Diminuzione del fenomeno di chiusura in rapporto alle classi scolastiche.
278 -
52
50
w9
49g7
4.4
zi 3
I
II
IV
III
Dopo aver raccolto ed esaminati i disegni, si passati alla fase prop riamente sperimentale della ricerca articolata in due m omenti: 1 ) proiezione, per un tempo di 2' e 30 " d ella immagine di un albero e richiesta
di immediata rappresentazione grafica; 2) proiezione della stessa immagine dell'albero e i n vito a i s oggetti a c opiarla. I n q u esta seconda fase la
immagine restava ferma fino a quando tutti avvertivano d'aver terminato.
SOGGETTI CHE HANNO DISEGNATO L'ALBERO CON CHIUSURA
A LLA I, I I E I I I P R OV A l PERCENTUALIi SS = 3 3 2
Classi
I II
III
IV
U
I prova
II prova
59
57
64
48
41
62
52
62
42
26
III prova
59
45
48
34
15
con un
Il rosso si muta in
L'arancione si muta in
giallo
Il giallo si m uta in
to n o a l t o
b l u astro
giallo chiato
I l v erde si m ut a i n
I l bl u
si m uta in
azzurro v e rdastro
(Tratto da H .
Fig. VIII. 7. Malumha e takete. (Kiihler, Gestalr Psychologie, 1 967, Liveright pu.
Co., New York).
283-
Fig. VIII. 8
dire e che molti hanno scordato a proposito della funzione di glob alizzazione che avrebbe, oltre a u n r i s volto p ercettivo, anche un r i svolto affettivo determinato e influenzato da tendenze personali del soggetto sia transitorie sia costanti. Ma a no i no n p are che tale concezione
p~ 4,
- LA INTELLIGENZA
I.
285e della ricostruzione degli stati anteriori, tanto pi a r t icolata. Lo sviluyyo del pensiero procede, per equilibri successivi, verso la sempre maggiore liberazione dal d ato p ercettivo e v e rso processi operatori che, in
quanto tali, possano considerarsi rappresentazioni di azioni possibili.
Ma in che modo le intuizioni, legate al concreto dato immediato, si
trasformano in operazioni?
,Le. prime si t r a sformano nelle seconde, non appena costituis cono sistemi globali componibili e r eversibili ad u n t e mpo .
286rapporti, poich se A (
m ente C ) A .
B (
A , e d i r e t ta-
questa conquista della reversibilit che conduce il pensiero dal livello pre-operatorio a quello delle operazioni concrete. Le scoperte operative non avvengono tutte d'un colpo: se le operazioni di seriazione con le
lunghezze sono scoperte verso i 6-7 anni, le operazioni i seriazione con
i pesi non lo saranno prima dei nove anni, e bisogner attendere gli 11-12
anni per raggiungere le seriazioni dei volumi.
287gno ~anca o~ni prospettiva e non sono rispettate le dimensioni degli.oggetti. In q uesto stadio come se il bambino disegnasse ogni oggetto da
solo, isolandolo dagli altri e concentrando tutta la sua attenzione sull'oggetto che sta disegnando in quel momento. Egli non p u, i n fatti, tener
presente pi di una idea per volta, n capace di mettere relazioni logiche
ri metriche tra idee e tr a oggetti. Piaget ha chiamato questo anche lo
stadio della geometria dell'oggetto.
2) j.o stadio proiettivo fa i l su o i ngresso non appena il bambino
c omincia a porsi i l p r o blema di r appresentare l'oggetto da un p u nto d i
vista. Egli, tuttavia, deve ancora fare i conti con il p r oprio egocentrismo
p ercettivo e, pertanto, non si r e nde conto di assumere, nei confronti d i
ciascun oggetto da disegnare, il p u nto d i v i sta p i f a vorevoie, senza
preoccuparsi della illogicit che questo continuo mutamento di prospettiva
provoca nella struttura del disegno. per questo che, dovendo disegnare
una strada contornata da alberi, rovescia gli alberi sul bordo della strada assumendo sempre la prospettiva frontale. Piaget ha chiamato questo lo
s tadio dei punti di v i st a .
3) Lo stadio euclideo fa la sua comparsa non appena l'egocentrismo consente al bambino di assumere, nei confronti del disegno, una unica
prospettiva che consente la conservazione dei rapporti metrici tra un o ggetto e un altro. questo lo stadio delle rappresentazioni operatorie che
richiedono la considerazione del disegno come di una t otalit reversibile
e mutabile solo se mutano, tutti n ello stesso senso, anche i rapporti i n terni, Piaget ha chiamato questo lo stadio della geometria degli oggetti .
c) La costruzione delle nozioni temporali,
La costruzione delle nozioni temporali r ichiede, secondo Piaget, la
presenza di processi operativi, e quindi la completa reversibilit del peris iero. Fino a quando il p ensiero permane entro i l i v elli i n t u itivi l a c o struzione del tempo, e cio la percezione e la stima delle durate e de ll'orizzonte temporale, non saranno corretti. E c i perch a livelli pre-operatori la pregnanza della configurazione spaziale, o dei r apporti spaziali,
impedisce l'astrazione e la re v e rsione in dispensabili per c o nsiderare la
serie temporale come a s, e cio indipendente dalle altre seriazioni.
L e ricerche esposte da Piaget nel suo ormai classico lavoro L e d eveloppement de la n otion de t emps chez l'enfant (1.927) mostrano assai bene come sino ad un certo livello di sviluppo i r apporti spaziali impediscano il corretto apprezzamento dei r apporti t e mporali. p o ssible,
in questa prospettiva, distinguere tre stadi:
a. - l'elemento spaziale pregnante e dominante sull'elemento temporale (stadio della intuizione primaria);
288b. - l'elemento spaziale e l'elemento temporale sono distinti, ma non ancora coordinati tra loro (stadio della intuizione articolata);
C.
l'elemento temporale percepito come una serie a s stante, reversibile e la coordinazione con la seriazione spaziale consente passaggi
dall'uno all'altro (stadio del pensiero operativo).
L'esempio chiarir i t r e stadj.
Due pupazzi di colore diverso erano collocati su una tavola e disposti in modo che, battendo sulla tavola, avanzassero a salti. Le cose erano
state combinate in modo che al primo colpo il I p u pazzo coprisse un trag itto maggiore di quello coperto dal II p u pazzo, al secondo colpo il I p u pazzo stesse fermo e il I I p u p azzo facesse un altro salto in avanti senza
tuttavia raggiungere il p u nto i n cu i i l I p u p azzo si era fermato.
gO
Fig, VIII. 9
Ad un livello superiore (et 5-6 anni) i bambini distinguevano la durata e la successione dalla rappresentazione spaziale, ma non riuscivano a
farlo contemporaneamente: essi potevano sostenere che non si erano fermati nello stesso tempo (durata) perch il I I p u p azzo aveva camminato
pi a lungo, ma che il I I s i e r a f e rmato prima di m e zzogiorno (successione), oppure il v i ceversa (intuizione articolata). Solo verso i 7 - 8 anni
i fanciulli erano capaci di d edurre l a successione dalla durata e l a d u r ata dalla successione (pensiero operatorio) e dire che poich il I I a v e v a
cuni bambini che hanno il babbo e il nonno della stessa statura. Alla domanda Tua nonna pi vecchia di tua madre? possono rispondere di
no, e, se ancora interrogati, spiegare: Tu a nonna diventa ogni anno pi
vecchia? R e sta la stessa E t u a m a dre? c< Anche lei la stessa
E t u ? N o , i o d i v ento pi v ecchia,
Ad un livello successivo le et vengono dissociate dai valori spaziali
e messe in relazione all'ordine delle nascite, ma, o le differenze di et non
si conservano nella vita, oppure non si sanno mettere in r elazione con
l'ordine delle nascite (intuizione articolata ).
Monica (7,10) ha u n 'amica, Eliana: Q uanti anni h a ? Nove e mezzo
E tu ?
Sett e e m e zzo Chi pi vecchia>Eliana Di quanto? Due anni
nata prima o dopo di te? Prima Quanti anni prima? Quanto prima? Non lo so
possibile saperlo? N o D u e anni prima?
No, non due
anni Q u ando tu sarai donna, Eliana sar pi vecchia o pi g i ovane di te? P i v e cchia D i q u a n to? N o n l o s o
Du e
a nni come adesso? No , d i p i .
.
290 11 cartoni, in sei dei quali erano disegnati dei meli e in cinque dei peri:
i disegni degli alberi erano stilizzati, cosicch i meli si distinguevano dai
peri solo perch tra i r ami dei pr imi erano disegnate mele, mentre tra i
rami dei secondi comparivano pere. Tutti gl i alberi mutavano di proporzioni e di p articolari, come se crescessero, da un disegno all'altro, ma il
rapporto di crescenza dei peri era superiore a quello dei meli, ed era simboleggiato anche dal numero dei f r u tt i t r a l e f r o nde, che rispettava lo
stesso rapporto. In altre parole, bench il pero, come si vedr, fosse piantato dopo il melo, cresceva pi in f r etta.
Ai bambini veniva detto che si era piantato un melo e lo si era fotografato ogni anno; al secondo anno si era piantato anche un pero, che
veniva anch'esso fotogtafato ogni anno. Le serie dei disegni erano quindi
disposte come segue:
P <<Mz, P z < M ) ,
P z
dronanza delle relazioni seriali di spazio e di tempo correlasse con l'orizzonte temporale dei f anciulli secondo le
1967, b).
Abbiamo, per l'occasione, costruito un dispositivo assai semplice costituito da un rettangolo di cartone di cm. 71 x 51 posto verticalmente su
un supporto di legno e inciso orizzontalmente da una finestra di cm. 53 x 4.
Mediante collage abbiamo disegnato, attorno alla fessura, una scuola, con
la porta e le finestre corrispondenti all'intaglio, orientate (ingresso) da sinistra a destra (porta d'uscita). Nel retro del rettangolo, in corrispondenza
della fessura, avevamo messo un indice graduato suddividendo lo spazio
in nove parti ( i n o v e mesi della scuola, da ottobre a g iugno), ciascuna
p arte ancora suddivisa in 3 0 p i ccole parti, corrispondenti ai g i orni d el
mese (non si t enuto conto delle differenze in pi o i n m eno per mesi
lunghi e brevi).
292 Dopo aver spiegato, in modo adeguato, ai soggetti che quel disegno
simboleggiava un intero anno scolastico, li invitavamo a collocare dei cont rassegni (un bambino che studia, un albero di N a t ale, un u ovo d i P a s qua, un bambino con un dono) in c orrispondenza del giorno in cui v e niva eseguita la prova, del Natale, della Pasqua e del proprio compleanno.
Sono stati in questo modo esaminati 148 soggetti, tutti maschi, suddivisi
in 5 classi scolastiche:
Classe
N. soggetti
Et media
52
25
24
6,3
I
II
III
IV
V
77
8,2
9,6
10,5
27
20
148
Classi
I
II
III
IV
V
73,38
40,08
44,75
35,78
25,50
98,87
68,24
40,96
39,97
22,90
A =
91,51
84,64
77,75
27,12
32,70
81,85
6 4,41
87, 48
73,2 7
6,3
7.7
61,19
62,56
8)2
29,68
41,65
31, 41
29, 0 0
9,6
10,5
Come si vede la g a m m a d egli errori andava da 22,90 (V elementare, prova di Natale) a 98,87 (I e l ementare, prova di N atale).
100
80
70
60
>t0
30
20
II"
I II "
I V"
V"
Fig. VIII. 12. - Media errori c o mmessi da soggetti d i s c uola pr imaria nelle prove d i
valutazione temporale. A =
d a t a del giorno della prova; B = - N atale; C
E = d a t a del compleanno, ranportato.
Pasqua;
294I dati dei soggetti della terza classe sono apparsi intermedi a quelli
d egli altri du e gruppi, senza significativit statistica n con i l p r im o n
con il secondo gruppo. Tuttavia, se si calcola la signi6cativit statistica in
maniera pi analitica, talvolta il tipo di errore commesso dai ragazzi della
terza elementare appare simile al tipo di errore commesso dai soggetti del
primo gruppo (co]locazione per Pasqua e per compleanno), talaltra invece
l'errore del tipo commesso dai soggetti del secondo gruppo (collocazione
di partenza e di N atale). Infatti i s oggetti della terza classe, possedendo
u na strumentazione culturale temporale sufBciente per o rientarsi su u n
n ormale calendario, c o m mettevano u n t i p o d i er r o r e q u a n t i t ati v o ,
semplicemente sbagliando gli accostamenti e l e d i s tanze approssimative
per la collocazione della data del giorno della prova e del Natale, errore
che, nella sua struttura era simile a quello che potevano commettere i ragazzi pi g r andicelli, anche se q uantitativamente inferiore. L e c o l locazioni della Pasqua e del comp]eanno richiedevano invece la capacit di
u tilizzare la serie spaziale distintamente da quella temporale ma in f u n zione di quella: i n f atti, mentre nei normali calendari la Pasqua si trova
prima del N atale, nel nostro test veniva dopo. I b a mbini della terza
classe commettevano l'errore di c o nfondere la serie spaziale con quella
temporale e di non r iuscire a fare una collocazione esatta per la Pasqua.
In altri t ermini, mentre per i l N a t ale era sufliciente spostare il contrassegno in avanti, pi o m eno v i cino alla data giusta, come con qualsiasi
calendario, per la Pasqua era necessario rappresentarsi la collocazione pasquale nel norrnale calendario, rapportare quello alla situazione sperimentale, quindi effettuare la collocazione utilizzando un processo mentale di
tipo operatorio. In questa situazione i ragazzi della terza classe si comportavano come quelli del primo gruppo, e cio o t entavano di collocate la
Pasqua prima del N a tale, oppure risolvevano l'imbarazzo facendo delle
collocazioni a caso. Analogo era il c omportamento per l a m aggior parte
delle collocazioni del compleanno.
295 bino posto nella necessit di considerare possibilit diverse da quelle che ha oramai acquisite con la conoscenza del calendario.
(M. Lostia, 1967 b, pp. 246-247)
Il
- L A P R O SPETTIVAQUANTITATIVA
lettivi per l'et evolutiva. Questo reattivo oggi conserva soltanto un interesse storico: esso stato sostituito da numetosi altri, costruiti su ipotesi
via via pi adeguate alla soluzione del problema e conseguentemente pi
raffinati e pi aderenti alle misurazioni che si propongono.
a) Attendibilit e v alidit dei t est.
Il problema della misurazione della intelligenza in et scolare e degli
strumenti normalmente utilizzati si presta ad un discorso di carattere gen erale che investe i concetti di a t tendibilit e di v a lidit dei test, i n -
296 fatti ovvio che la costruzione di un test non possa, oramai, essere affrontata empiricamente con la semplice successione di domande e item a difficolt crescente, cosi come aveva potuto fare settanta anni or sono Binet.
Un test di m i surazione tanto pi u t il e quanto pi , dimostratamente,
a tte n d i b i l e e v al i d o ,
Anna Anastasi definisce la attendibilit di un test come la varianza
dovuta ad errore, con questo intendendo dire che la applicazione di un
test comporta inevitabilmente una quantit di e r r o re imputabile sia alla
incostanza stessa del fattore o della attitudine che si vuol misurare ( noto
come, specie in et evolutiva, i f attori, come la intelligenza, o pi esattamente, la resa imputabile all'intelligenza, non abbiano una p rogressione
sempre lineare e proporzionale e come siano invece soggetti a sbalzi improvvisi ed anche ad improvvise regressioni temporanee dovute probabilmente a ritmi differenziali di maturazione), sia alla incidenza, sul comportamento misurabile, di variabili oggettive (quali le condizioni ambientali,
la situazione termica, il rapporto di empatia con lo sperimentatore, ecc. )
e di variabili soggettive (quali la m otivazione del soggetto, le condizioni
di salute, lo stato dell'umore, ecc. ).
Esistono diversi criteri per l a v a l utazione della a ttendibilit di u n
test; sostanzialmente per essa si misura;
1) con la r i petizione dello stesso test allo stesso gruppo di soggetti, a distanza di tempo determinata, e la correlazione dei punteggi ottenuti nelle due somministrazioni;
2) con la somministrazione di due test paralleli, e cio misuranti
lo stesso tratto, e la correlazione dei risultati;
3) con la d i visione del test i n d u e m et e i l c o n fronto dei d ati
ottenuti dal soggetto in ciascuna delle due met.
Il controllo del test con una di q ueste tecniche consente di apprezzarne la fedelt ne l t e mpo, e c io l a s t abilit n e ll e misurazioni.
In parole pi semplici il discorso sulla attendibilit si riduce a controllare
se un test esprima sempre in punteggi identici situazioni identiche.
La validit di un test pu essere definita come la utilit e la precision e con le quali un dato tratto viene misurato. Vi sono diversi tipi di v a lidit di un t est, ma quella che pi colpisce per la sua immediata utilit
p ratica la v a l i d i t p r e d i t t i v a , e cio la capacit che ha quel
test di consentire pronostici sulla futura realizzazione di avvenimenti legati al tratto che viene misurato.
Il mezzo pi semplice per misurare la validit di un t est quello di
confrontarne i risultati con i risultati ottenuti tramite un altro test, la cui
validit sia gi stata ampiamente dimostrata. Per esempio, se si appena
c ostruito un n u ovo t est per l a m i surazione di u n f a t t ore, mettiamo ri -
299Nella correlazione e utilizzazione dei dati forniti dai test indispensabile tener sempre sotto controllo l a v a riabile socio-culturale dell'ambiente di pr ovenienza del soggetto, poich, come costantemente dimostrato dalla letteratura, tutti q uesti reattivi si d i mostrano assai sensibili
nei confronti delle variabili ambientali.
C ampione Superiore
M edia punteggio Gill e
C a m pione Inferiore P .
51,17
36,72
.01
Controlli condotti da chi scrive con il test della Goodenough nel corso di diverse ricerche hanno sistematicamente confermata la sensibilit di
tale test (e di test consimili ) alle variabili ambientali. La t abella che segue mostra le medie, in punteggio bruto, ottenute in tr e gruppi di b ambini dello stesso livello scolare, di et uguale (o quasi) in tre diversi ambienti culturali:
et media
Cagliari
Perdasdefogu
punteggio
medio
sigma
6,4
11,53
6,11
13,36
3,91
4,20
P.
N SS
81
56
.005
Escalaplano
6,11
10,75
2,69
57
300 Perdasdefogu
Pastori e contadini
7,14
Escalaplano
Operai
46,42
31,58
50,88
Militari
Altri
30,35
16,09
17,54
100,00
100,00
bini di Perdasdefogu.
5. - LA VITA AFFETTIVA.
a. Il p eriodo di l a tenza.
Il periodo dai sei ai dieci anni rappresenta il momento in cui si pongono le basi delle pi i n tense relazioni sociali. I f a nciulli, a q uesta et,
si cercano, formano gruppi, bisticciano e si d e testano sempre appassionatamente e drammaticamente. La vita affettiva, in questa fase, ancora
per buona parte sotto il dominio della emotivit primaria, e la socializzazione ha ancora bisogno di tempo.
Dopo il superamento del complesso di Edipo, dice Freud, lo sviluppo sessuale subisce un arresto o una stasi e il f anciullo appare meno
a nsioso e m en o t o r m entato d a q u esti i m p ulsi. E d qu e s t a relativa
serenit che gli consente di affrontare e tollerare l'intenso processo di socializzazione e culturizzazione della scuola. Il .fanciullo, durante questo
s t a d i o d i l a t e n z a rimuove la maggior parte delle esperienze e dei
pensieri dei periodi precedenti, cosicch cadendo nell'oblio la nostra prima
infanzia di norma perduta. Severe censure e resistenze, d'ora innanzi, si
ergeranno tra la coscienza e tutto quanto stato fantasticato durante la
prima infanzia.
Del resto, collegare l'amnesia infantile a quella isterica pi
che una mera battuta di spirito. L'amnesia isterica, che serve alla r!mozione, si spiega soltanto con la circostanza che l'individuo possiede gi un patrimonio di t r acce mnestiche, le quali sono sottratte a
pubert (ibidem).
Freud sembra pensare che questo periodo di r elativa calma libidica
agevoli i processi di integrazione sociale e quelli di esplorazione cognitiva.
E che il periodo della socializzazione primaria coincida con il p eriodo di
latenza non soltanto per fortune, ma anche per convenienza sociale.
b. Normalit e a n ormalit del p e riodo di l a t e nza.
Tuttavia questa opinione di F r eud sulla relativa calma sessuale che
interverrebbe tra i sei-sette e i nove-dieci anni sembra trovare una smentita in un t r i plice ordine di osservazioni;
Bronislaw Malinowski (1927), ad esempio, che ha studiato il comport amento sessuale nelle tr ib p r i m i tive della M elanesia, dichiara di n o n
aver trovato traccia di fase di latenza nei fanciulli di queste isole. Egli
scrive:
Lo stadio che sto ora descrivendo in M elanesia che corrisponde al nostro periodo di l atenza
lo stadio dell'indipendenza
infantile, in cui i bambini = le bambine giocano insieme in una specie
di repubblica giovanile. Ora, uno dei maggiori interessi di ques i fan, ciulli consiste in passatempi sessuali. In un a prima et i f a nciulli si
iniziano alle pratiche sessuaIi reciprocamente, o talvolta per mezzo di
un compagno di poco pi grande. Naturalmente in questo stadio non
possono eseguire gli atti veri e propri, ma si contentano di ogni sorta
di giochi nei quali sono lasciati completamente liberi dagli anziani e
cosi possono soddisfare la loro curiosit e la l oro sessualit dircttamente e senza finzioni .
zioni che portano delle risposte precise ai problemi delle differenze sessuali . In q u esto stesso periodo compaiono giochi sessuali di t i po e sibizionistico, vagamente colorati da una copertura sociale (il g ioco del dottore un a ot tima occasione per esplorazioni sessuali) nei quali, nonostante Gratiot-Alphandery e Zazzo non si dichiarino d'accordo, la motiva-
una posizione di ipocrisia cognitiva o di fargli correre l'alea di improvvise scoperte traumatiche e choccanti, Musatti suggerisce una serie di opportuni consigli sulla educazione sessuale cognitiva, che si basano, sostan-
riodo di latenza sessuale, ma che anche in quegli anni gli impulsi della
sessualit continuino ad essere attivi e p r essanti. Questo pu, probabilmente, non evitare l'opera di r i mozione e di sublimazione di parte degli
istinti, in parte dovuta alla conflittuaht che innegabilmente si costituisce
tra l'impulso sessuale e il d i vieto morale che, proprio in quegli anni, da
eteronomo si va facendo autonomo e interiorizzato.
probabile, invece, che una intensa opera di rimozione e di repressione degli impulsi libidici, quale Freud ha riscontrato nei soggetti da lui
analizzati, sia da considerare elemento di un a eziologia nevrotica, la cui
sindrome pu manifestarsi in et adulta. Se cosi fossero le cose, risulte-
308 sto comportamento disgiuntivo viene spesso interpretato come la di mostrazione che i bambini raggiungono abbastanza presto la morale verbale
ma solo assai tardi sanno mettere in pratica quello che sanno verbalmente
ripetere.
R evidente la confusione tra ubbidienza e moralit e cio tra rispetto
di una norma conosciuta e possesso di un sistema di norme: ora la morale verbale proprio l a conoscenza di una norma che pu, entro certi
limiti, garantire la ubbidienza, ma che non rivela assolutamente nulla sul
possesso o mancanza di un sistema di norme, e cio di un pensiero morale
teoretico, unico garante della moralit.
Che la interpretazione del concetto di moralit di Piaget tenga conto
di queste distinzioni, e le superi nello studio della costruzione del senso
morale, risulter forse evidente da alcuni esempi tratti da L e j u gement
moral chez l'enfant .
a. Gli studi di P iaget
P iaget ha utilizzato come campo d'indagine il m odo i n cu i i b a m b ini di N e uchatel, i n S v izzera, si comportano nelle diverse fasi d i u n
gioco detto d el q u adrato, e che rappresenta una delle tante varianti
Zell'universale gioco delle biglie. I f a nciulli si r i u niscono attorno ad un
quadrato di terra ben battuta, ciascuno con le proprie biglie di terra cotta,
o di vetro, e si sfidano, secondo precise regole. Baster avvicinarsi e chiedere .di giocare, confessando per d'aver dimenticato come si gioca e mostrando di possedere le biglie, e si sar ammessi. Star poi all'osservatore
trarre, da questa esperienza e dai dialoghi che sapr imbastirci sopra, specie alla fine del gioco, tutti i d at i che possano servire a costruire ipotesi
o a confrontarne alcune che gi si avevano.
Piaget ha potuto stabilire i seguenti s t a d i n e l l a osservanza delle
regole, dopo aver esaminato bambini da 3 a 14 anni:
In una prima fase i bambini ignorano totalmente l'esistenza di regole;
per essi il problema di rispettare le regole neanche si pone, poich semplicemente essi le ignorano. Dapprincipio si limitano a manipolare le
biglie, poi le ti r ano s enza sistema, contro questa o quella biglia.
Essi non giocano neanche l'uno contro l'altro, ed perfettamente indifferente bocciare la propria o l'altrui biglia. Interrogati non sanno
con esattezza se hanno vinto, ma protendono a crederlo, visto che l'altro
lo ignora. A questa et insistono molto per essere ammessi al gioco, ma
il loro f o rt e egocentrismo impedisce ogni reale partecipazione (Fase
inferiore ai 6 anni).
In una seconda fase le regole sono apprese e considerate immutabili,
perch intrinseche al gioco: le regole stanno realmente dentro il gioco.
309 questa la fase che Piaget suggerisce di chiamare del r ealismo morale. Come egli stesso scrive:
Chiameremo dunque realismo morale la tendenza del fanciullo
a considerare i doveri e i valori che vi si rapportano come sussistenti
in s, indipendentemente dalla coscienza, c come imponentesi obbligatoriamente, quali che siano l e c i rcostanze nelle quali l ' i n dividuo
impegnato.
la colpevolezza veniva giudicata in relazione alla responsabilit oggettiva (gravit delle conseguenze), mentre sopra i d i eci anni pr evalevano i giudizi nei quali si dava maggior rilievo alla r e sponsabiht soggettiva.
Subito dopo questa fase il fanciullo scopre che la bugia aflermazione
diretta intenzionalmente ad ingannare.
lusioni. Il discorso di Piaget, lungi dallo smentire che un ladro intelligente fornirebbe probabilmente prestazioni verbali migliori, in un test del
genere, di u n o n esto c o rto d i m e n t e , t ende a m ostrare che la v era
moralit non consiste nel possesso verbale della norma e neanche nel ris petto della semplice norma ma nella c omprensione d i q u esta in u n
sistema accettato perch se ne p ossiede la struttura. Ed o v vio che
una simile moralit non p otr essere raggiunta prima dello stadio delle
operazioni formali.
La teoria di P i aget sullo sviluppo del senso morale ha dato luogo,
anche in Italia, a ricerche condotte con il metodo clinico-sperimentale, che
311
hanno inteso controllarne la validit e, ove possibile, estenderla al maggior numero di f enomeni.
b. La ricerca di Canestrari (1955)
Rifacendosi ad una ricerca di Ugurel Semin (1952), nella quale veniva
indagato lo sviluppo del concetto di giustizia distributiva mettendo bambini nelle condizioni di d i videre con un compagno, e alla presenza dello
sperimentatore, una quantit dispari di noci, Canestrari pens di ripetere
l'esperimento, tenendo tuttavia presente la categoria di sociocentrismo
come distinta da quella di e gocentrismo. Per s o c i o c e n t r i s m o
egli intende la accettazione di una norma morale in quanto proveniente
dall'ambiente in cui s i v i v e e che si accetta, il che comporta la assenza
di scelte, anche teoriche, che non seguano le direttive etiche del gruppo cui
si appartiene. In questo caso la norma morale si identifica con l'ambiente
in modo tale che ne diviene quasi impossibile la contemplazione in astratto: questa sarebbe, come pare, la situazione del fanciullo in cui alla onniscenza dell'adulto si accompagni la vissuta assolutezza delle loro ingiunzioni . Canestrari compi la ricerca su 215 soggetti tra il sesto e il quattordicesimo anno di et; affinch il comportamento dei soggetti fosse libero da
eventuali suggestioni derivanti dalla presenza dell'aduho, il p o sto d ello
sperimentatore fu d i v o l t a i n v o l t a p reso da soggetti appartenenti allo
s tesso gruppo. La t ecnica utilizzata era la seguente: due soggetti (S' e
S") erano fatti accomodare ad un t avolo, di f r o nte allo sperimentatoreragazzo (S), ed uno dei due (S') veniva invitato a fare le parti di s e tte
noci che eraon sul tavolo. S" veniva invitato ad uscire e si chiedeva quindi
a S' come intendesse fare le parti. Si faceva poi rientrare S" e S' p r oced eva alla partizione delle noci, I n fine S' veniva interrogato sui m o t ivi
della partizione.
Canestrari pens di poter utilizzare tre etichette morali, il cui significato volle tuttavia tenere entro i limiti comportamentali, e chiam egoisti i s oggetti che tenevano per s il m aggior numero di n oci, egualitari i soggetti che dividevano esattamente a met le noci e g enerosi
quelli che ne davano la maggior parte. I r i sultati confermarono la linea di
sviluppo morale stabilita da Piaget, come si pu vedere dall'annesso specchietto:
FASE EGOISTICA (6-9 anni)
alta percentuale d i
s c elt e e g oistiche ed
312Il risultato pi i m p ortante di q u esta ricerca, oltre a n umerose osservazioni che c onsentono una considerazione a r ticolata d e ll a F ase
Egoistica, i cui m omenti, t u ttavia, non sono ben chiaramente individuabili come stadi potendo essere ricondotti ancora a motivazioni differenziali,
la messa in evidenza della categoria di sociocentrismo, secondo quanto
era stato ipotizzato:
...lo studio del comportamento morale, da questo punto di v i sta,
diventa la ricerca di stereotipi sociali, un t ema che, inevitabilmente,
riconosciuto sempre pi f ondamentale per la psicologia sociale. Si
viene cosi ad estendere, oltre che a v e rificare, lo s tesso studio di
Piaget, o meglio si concreta, si d veste alle leggi di s v i luppo che
Piaget ha descritto. Non ci i n t eressa sapere soltanto che il b ambino
passa da una fase egocentrica ad una sociocentrica, ma trovare cosi
deFinita normativamente la societ in cui i l b a mbino si i d entifica e
quali sono le n orme che egli assume e i l v a rio p eso di q u este nel
legare il bambino, e nel d eterminare le azioni a seconda delle altre
condizioni ambientali e di q u elle differenziali .
c. La ricerca di Battacchi (1959)
L a ricerca di C a nestrari f u estesa, con l a r n edesima tecnica, da
Battacchi a fanciulli, dai quattro ai quattordici anni, di tre ambienti socioeconomici differenti.
La estensione della ricerca ai tr e a mbienti p ermetteva il c o ntrollo
d ella influenza socio-economica sullo sviluppo del senso morale. In a l t r e
parole Battacchi, accettando i r i sultati della ricerca di Canestrari, intendeva controllare se fossero ancora utili estendendoli a differenti ambienti
sociali.
In complesso si pu dire che i risultati della ricerca di Battacchi abbiano confermato quanto indicato da Canestrari sulla evoluzione del senso morale in tre fasi principali: egocentrica, sociocentrica (eteronoma), autonoma. Tuttavia queste fasi appaiono come pi sottilmente costituite da
fasi interne e i n termedie, cosi che tu tto l ' i n tero schema andrebbe ricostruito come segue:
l. EGOCENTRISMO
(amoralit)
2. SOCIOCENTRISMO
(eteronomi a)
3. AUTONOMIA
313Il periodo dell'Egocentrismo, che in sostanza il tempo della amoralit e della anomia, caratterizzato da un comportamento individualistico. Il b a m bino e g oista p erch le sue m otivazioni sono ancora
primarie, dettate da impulsi di fruizione e di possesso. Al di sotto dei
cinque anni il bambino non sente il bisogno di motivare le proprie scelte
(egoismo inconsapevole di Canestrari). Tuttavia cominciano talvolta a
comparire comportamenti che Battacchi ha indicati con il termine di interazionistici , nei quali le motivazioni di amicizia date alle proprie azioni celano relazioni utilitaristiche con i compagni.
Il periodo sociocentrico caratterizzato da comportamenti le cui motivazioni sono riportabili a paura delle sanzioni parentali o r eligiose, ma
anche a norme di a u torit sanzionate dalla c omunit o d a ll a g e nte. Poich i soggetti della ricerca vivevano in comunit stabili, Battacchi ritiene che questa forma di sanzione conformista derivi dalla stessa comunit infantile, e cio dal gruppo dei pari . Il p e riodo della Autonomia fa la sua comparsa attorno alla adolescenza con quella forma di
autonomia che Battacchi chiama ludica, intendendo con ci sottolineare la sua instabilit e la sua assunzione sotto forma di re sponsahilizzazion e solo nei m omenti i n c u i i f a n c iulli g i o cano alla autonomia. L a
autonomia responsabile non esisterebbe nel fanciullo o nell'adolescente, e
farebbe la sua comparsa nell'adulto, divenendo l'elemento che lo contraddistingue. Battacchi not che in tutti i tr e gruppi esaminati le motivazioni,
fino agli otto anni, erano state prevalentemente egocentriche e il comportamento prevalentemente egoistico. La corrispondenza egocentrismo-egoismo scompare dopo gli otto anni e viene sostituita da una diversa corrispondenza: egoismo-non autonomia. Chi autonomo non egoista e chi
egoista non autonomo.
d. Le r icerche dell'Istituto di P s icologia dell'Universit di C a gliari ( L o stia, 1971)
Le ricerche condotte d all'I stituto d i P s i cologia dell'Universit di
Cagliari, e coordinate da chi s crive, partivano da un a p r ospettiva piagetiana e facevano propri i r i s u ltati d elle r icerche di Canestrari e B attacchi. Le ricerche sono state condotte sostanzialmente in due direzioni:
1. - verso il basso, e cio con la estensione a bambini in et prescolare;
2. - verso differenti ambienti sociali.
314 fanzia) essendo, invece costituito da bambini del ceto benestante e professionistico. Tutti i b a m bini sono stati preventivamente esaminati con un
test di l i v ello (Scala Terman) al fin e d i a ssicurare la omogeneit intellettiva infragtuppo e intergruppo. Accettando la partizione in fasi offerta
da Battacchi, sembrava ovvio che, data l 'et, la f ase da no i a nalizzata
fosse quella dell'Egocentrismo, nelle sue due manifestazioni in dioidualistica e interazionistica che parve pi e satto definire dell'egoismo
edonistico e dell'egoismo-utilitaristico, anche se, in questo modo, si correva il
rischio di introdurre termini pi moralistici che psicologici.
La prova cruciale consistita nel dare ad un bambino tre caramelle
e nell'invitarlo a spartirle con un compagno che veniva casualmente
fatto entrare nella camera ove si conduceva la ricerca. Le spartizioni furono catalogate in questo modo:
generose: due caramelledate al compagno
egoistico-relative: una caramella data al compagno
egoistico-assolute: nessuna caramella data al compagno.
Dopo la spartizione i bambini furono invitati a m o t ivare l e pr oprie scelte. Le risposte furono cosi classificate:
egoistico-edonistiche: motivazione di p ur a f r uizione di p ossesso
egoistico-utilitaristiche: motivazione di amicizia con relazione utilitaria
costrittive: cio patentali ed eteronomiche.
I risultati ottenuti sono riassumibili globalmente nei seguenti quadri:
SCELTE
Generose
Egoistico relat.
'/o
/O
Giardino
Asilo
MOVIVAZIONI
Egoist. util.
10
70
37
Egoist. edon.
%ou
20
57
Costritt.
%
ou
Giardino
Asilo
Egoistico ass.
Altre
/0
29
54
45
14
13
4
stico (54%).
La seconda ricerca abbandona la tecnica delle ricerche precedenti, ed
estende l'analisi a soggetti di tre ambienti differenti, introducendo una nuova variabile, quello d ella educazione religiosa impartita i n u n a Scuola
Materna tenuta da suore, con una tecnica che mette in e v idenza essenzialmente la morale verbale. I l p r oposito di questa ricerca era di controllare la esistenza di et ichette morali co rrelative agli ambienti e a ssumibili a modelli etici comportamentali offerti dalle diverse societ. Naturalmente era ben chiara la impossibilit di i n ferire dalla conoscenza verbale di etichette morali la morale pratica effettiva dei soggetti. Tuttavia si
pensava potesse essere utile conoscere quali v a lori etici fo ssero ritenuti a livello verbale dai fanciulli di t r e d i fferenti comunit.
I soggetti esaminati sono stati 67 , i n e t m e dia d i a n n i 6 , 5 , cosi
suddtvtsi :
Popolazione
SS
Campione Superiore
Campione Inferiore
Campione Religioso
23
22
22
Et cronolcgica
6,5
6,5
6,5
Q.I.
94
98
99
A ciascun bambino venivano raccontate tre brevi storielle che contenevano infrazioni a norme etiche elementari (manchevolezze) e tre brevi
s torielle che raccontavano azioni meritevoli (lodevoli) secondo la m o rale comune.
Storie di M anchevolezze:
1. Un b a m bino ( un a b ambina) entra nella camera della mamma,
gioca con uno b o t tiglia di p r o f umo c he gli cade e v a i n m i l l e
pezzi. Che cosa far la mamma?
Rimproveri
Castighi
Impunit
(/r
Ceto medio
Indigenti
Religioso
LODEVOLI
64
82
59
Ricomp.
14
4
27
Lodi
affettive
Ricomp.
17
11
ll
S e ntim.
Indif-
Punizioni
/0
Ceto medio
Indigenti
Religioso
Il
12
l
41
16
47
32
18
12
6
28
13
24
Il
24
ad altro bambino!).
interessante anche notare che per questi bambini l ' ordine di gravit nelle manchevolezze apparso essere il seguente: 1. dire parolacce,
2. arrecare un danno materiale, 3. commettere un furto. I bambini del ceto
abbiente e dell'ambiente religioso pongono al primo posto, con pressoch
pari gravit, dire parolacce e commettere furti.
7. - LA FANCIULLEZZA E LA SCUOLA
La esposizione dei dati e d e lle i nterpretazioni che di essi vengono
proposte, sulla base di t eorie deduttive, fornisce gli elementi i n dispensabili per rispondere alla domanda cui il p r esente capitolo sulla Fanciullezza dedicato:
pu la Fanciullezza venir considerata, nel suo arco di 5 anni, una
et ben caratterizzata nei confronti delle altre et?
La domanda si scinde immediatamente in altre due.
sviluppo.
La psicologia genetica contemporanea utilizza assai spesso la classificazione in stadi o f asi o l i v elli, r i sultata assai pi u t il e e c o rretta di
quella in et cronologica o i n c l assi scolastiche. Tuttavia non pare che
ancora esista un accordo totale sul concetto di stadio e sulle sue limita-
318In generale, tuttavia, si pu dire che il termine stadio v iene utilizzato con il significato di l ivello qualitativo di m a turazione o di s viluppo. Si dice che un soggetto ha raggiunto un determinato stadio quando si
vuol indicare quali tipi d i s t r u tture e di meccanismi egli utilizza nel suo
processo di adattamento alla realt. Cosi, ad esempio, in linguaggio piagetiano, affermare che un soggetto trovasi nello stadio della intuizione primaria, significa ipotizzare che il suo processo cognitivo di adattamento
alla realt sia tuttora subordinato alla rigidit del presente immediato e
che il suo pensiero non sia ancora in grado di considerare possibilit diverse da quelle precedentemente realizzatesi. Dire, in linguaggio psicoanalitico, che un bambino trovasi in fase edipica, significa ipotizzare che
i dinamismi affettivi di adattamento alla realt per quel bambino sono interamente dominati da una conflittualit libidica nei confronti dei genitori.
Beninteso, gli stadi e l e f asi rappresentano sempre delle ipotesi che
vengono costruite sui dati raccolti e che, illuminando di significato questi,
consentono la comprensione, entro i l i m i t i d i u n a t e oria, del comportamento che si sta osservando. La consapevolezza di questo aspetto strumentale del concetto di stadio ha sollevato numerose perplessit tra gli p sicologi, i quali non hanno mancato di discuterne in un Simposio appositamente organizzato a Ginevra nel 1955. In t ale occasione c' stato chi ha
avanzato il dubbio che gli stadi nella realt non esistano, e che siano artifici della mente umana messi in opera per meglio dominare la materia
che si studia:
Bisogna ammettere, del r esto, come massima critica, che effettivamente la nostra credenza negli stadi pu dipendere unicamente dalle esigenze del nostro spirito, dai quadri del nostro linguaggio,
e anche dai nostri m odi d i i n v estigazione che operano e realizzano
astrazioni .
Cosi si esprimeva Zazzo, il q u ale pet conto proprio, t u ttavia, concludeva che ci nonostante gl i s t adi esistono. M a i l d i s corso non
c osi paradossale come pu sembrare, poich, al contrario e c i i n d i pendentemente dalla polemica tuttora esistente tra fautori degli stadi in
n ome della discontinuit specifica e i f a utori della mancanza di stadi i n
nome della continuit processuale {natura non facit saltus) nella evolu-
zione sia della specie sia degli individui ci che fa della psicologia
genetica una scienza sperimentale proprio la p r oblematicit e i l c arattere ipotetico delle sue teorizzazioni. Dovrebbe oramai essere evidente
come ogni discussione di v erit-falsit dei concetti psicologici (come di
o gni altro concetto scientifico di ogni altra scienza) abbia il valore di un
quiz metafisico improponibile per la limitazione di cui la sperimentazione
soffre. superfluo e ridondante discutere sulla realt degli stadi, poich
intelligenza: secondo Piaget lo stadio del p ensiero intuitivo i n i zierebbe attorno ai quattro anni per concludersi attorno ai sette-otto anni, lo stadio delle operazioni concrete avrebbe inizio attorno ai setteotto anni per concludersi attorno agli undici-dodici anni; d ati si mili
si ritrovano per la costruzione della spazialit e dell'orizzonte temporale, nei quali assai significativa appare l'et di otto anni;
agettivit : la teoria di Freud pone dopo i sette anni l'inizio della fase
di latenza;
riportati, indicano una prima fase, della anomia, inferiore ai sei anni
ed una seconda fase, della eteronomia, dai sei-sette anni ai nove anni.
Nonostante la non perfetta concordanza di tutti i d ati i n n ostro possesso, sembrerebbe pi corretto considerare il p eriodo sei-sette anni come appartenente ad uno stadio strutturato in maniera pi vicina a quello
dei quattro-cinque anni che non a q u ello degli o t t o-dieci anni. Se questo vero, la Fanciullezza sembrerebbe dividersi in due stadi fondamentali, uno i n feriore e un o superiore, con l ' et di o t t o a nni c ome et di
passaggio, intermediaria fr a i d u e . I pr o c essi di a d attamento dei soggetti dello stadio inferiore (sei-sette anni) trovano comprensione e spiegazione se si ipotizza la esistenza di meccanismi e strutture simili a quelli
che consentono la interpretazione dei comportamenti dei soggetti di quattro-cinque anni. T ali i p o tesi non sono i nvece pi sufficienti quando si
tratti di i n t erpretare i comportamenti dei soggetti dello stadio superiore
(et otto-dieci anni) per i q u ali n ecessario ricorrere alla formulazione
ipotetica di meccanismi diversi e di s t r utture di maggiore complessit.
b. L'et di in g resso a scuola.
Che cosa giustifica la scelta dei sei anni come l'et per l ' ingresso a
scuola?
Come era previsto, la r i sposta a questa domanda consegue direttamente dalla risposta data alla domanda precedente. L'ipotesi di una Fanciullezza, come di una et dominata da identici, o anche simili, processi
di adattamento alla realt, implicanti l'utilizzazione di strutture e meccan ismi simili, appare decisamente superata e quindi non pi u t i le, ma l a
tentazione di ristrutturare il periodo dai sei ai dieci in una Prima Fanoiullezza (o stadio inferiore) e Seconda Fanciullezza (o stadio superiore) che probabilmente la considerazione che ha portato, con la Riforma del
1955, alla ristrutturazione della scuola elementare in due cicli, uno inferiore
e uno superiore deve essere vinta in nome di un discorso che ben lungi
dall'essere concluso, anche perch, almeno dai dati in n o stro possesso, la
Prima Fanciullezza tenderebbe a configurarsi piuttosto come una prosecuzione della Seconda Infanzia che come una vera e propria Fanciullezza.
Tuttavia questo modo di procedere fallace e pericoloso e veramente nasconde il d mone classificatorio cui accennava Zazzo a pr oposito degli stadi.
Per quanto riguarda la data d 'inizio dell'obbligo scolastico f orse
utile ricordare che per la prima volta, nella legislazione italiana, si parlato di un l i m ite iniziale con la legge Casati del 1859, in cu i si l eggeva
che l'obbligo comincia all'et di sei anni e dura sino ai nove o dieci anni.
321La legge indicava l'et di sei anni come termine massimo per l' i nizio dell'obbligo scolastico, intendendo che non si d o vesse tardare oltre
quella et.
Con il R .D . del 5 f ebbraio 1928 questo termine diventava minimo,
nel senso che veniva vietato l'ingresso, a scuola a bambini che non avessero compiuto i sei anni.
Nessuno pu essere iscritto alla prima classe elementare in
qualit di allievo regolare, se non ha raggiunto l'et di sei anni .
e si precisava, in seguito:
Per l'ammissione alla prima classe delle pubbliche scuole elementari il f anciullo deve aver compiuto i sei anni di et o compierli
entro il 3 1 d i cembre.
La stessa legge prevedeva che potessero venir accettati nella seconda elementare, previo esame di idoneit, alunni che avevano compiuto i
sei anni. Questa disposizione, e la dizione allievo regolare della legge
del '28, instauravano la prassi che permetteva all'alunno di et inferiore
a quella prescritta dalla legge, di frequentare la prima elementare in qualit di u d i t o r e , e successivamente di venire iscritto, come allievo regolare, alla seconda classe, previo esame di idoneit.
Tale prassi, evidentemente discriminatoria, suscit molte c r i t iche
tanto che, ad intervalli, essa fu severamente censurata e contenuta, senza
tuttavia che mai venisse un autentico provvedimento a v i etarla.
Oggi esiste un movimento, che stato tradotto anche in proposta di
legge, presentata nella quarta legislatura dall'on. P. Rossi, che tende ad
antecipare ai cinque anni l ' i nizio dell'obbligo scolastico. Tuttavia numerose difficolt di c a rattere strutturale ed economico si oppongono alla
approvazione di tale riforma.
In It alia frequentano la Scuola Elementare circa 5 milioni di alunni,
un milione per c l asse; anticipando l'et a c i n que anni entrerebbe nel
mondo della scuola un al tro m i l i one di scolari. Ogni scolaro costa allo
Stato all'incirca 130.000 lire annue: l a spesa ulteriore che lo Stato do
vrebbe sostenere, per un m i l ione di scolari in p i , sarebbe cosi di c i rca
1 30 miliardi d i l i r e . T al i p r evisioni sono ovviamente fatte i n maniera
assai approssimata e si riferiscono, in ogni caso, a dati del 1969.
Ma a q ueste difftcolt devono sommarsi tu tt e l e a l tr e l egate alla
mancanza di scuole, di aule, alla necessit dei turni, alla diversa prepa~azione psico-pedagogica che dovrebbero avere gli i nsegnanti, ecc.
La critica massima che si pu, tu ttavia fare alla proposta cosi formulata che no n servirebbe a n u ll a antecipare l'ingresso a scuola
se,
c ontemporaneamente, non s i p e nsasse ad una r i strutturazione dei p r o -
322 grammi, delle tecniche e degli i m pegni. L a l egge cost formulata ha, in
b uona sostanza, tutti i l i m i t i d i u n d i scorso formulato in t ermini d i e t
cronologica che prescinda dalle problematiche legate allo sviluppo mentale: imporre l'ingresso a scuola a cinque anni non , a conti fatti, .meno
L 'Istituto di P sicologia dell'Universit di Cagliari ha t entato di a f frontare il p r oblema del precoce ingresso a scuola con una ricerca i cui
fini principali erano di:
appurare in q u ale percentuale gli u d i t ori en t rino, come a l l ievi
regolari nella seconda elementare;
ricercare quale posizione questi alunni occupino nelle curve di c lasse
sia per quanto riguarda il rendimento sia per la maturit sociale;
studiare la incidenza delle ripetenze, in rapporto alla media delle ripetenze fra gli
a l l ievi r egolari.
La indagine stata condotta, nell'anno 1969-70, in un a scuola elementare e in una scuola media cittadina, frequentate, per il 75% , da figli
di impiegati. La popolazione presa in esame era costituita, per ciascuna
classe di scolarit, da un gruppo di s colarizzati precoci e da un gruppo ldi controllo) di s c olarizzati normali .
POPOLAZIONE
Classi
scolarizzati precoci
Il elementare
III elementare
IV elementare
V elementare
I media
Il media
III m edia
T otali
Totale
36
19
29
17
23
28
40
20
24
22
56
43
51
27
39
42
44
62
70
34
74
192
208
400
La distribuzione degli scolarizzati precoci nelle diverse classi di appartenenza stata la seguente;
323Classi
Il eiementare
III elementare
IV elementare
V elementare
I media
Il media
IIT media
Scolarizzati precoci
oro
13
8
13
9
7
13
20
Erd media
6,10
7,10
8,8
9,10
11,4
12,0
13,0
Classi
allievi normali
oro
1 media
Il media
III m e dia
22
15
10
scolarizz. precoci
30
7
5
Nonostante i d at i a p paiono differenti, l a d i s tribuzione non ha si gnificativit statistica: le r i petenze appaiono equamente distribuite e ci
che le ha causate non sembra attribuibile alla precoce scolarizzazione dei
~ oggetti. La diminuzione delle ripetenze che si nota dalla 1 alla II I m e dia, bench di difficile interpretazione, puo in p a rte r i portarsi alla selezione che il n uovo tipo d i scuola e di t ecnica d'insegnamento opera nei
primi anni e che, in I I I , p u c onsiderarsi stabilizzata,
stato inoltre appurato che i l 6 6 % d e gl i scolarizzati precoci elementari e il 71 % d i q u elli medi, avevano frequentato la Scuola Materna.
Il controllo del rendimento scolastico, effettuato tramite l'esame dei
registri e de i v o ti , i n t egrati d a v alutazioni richieste agli i nsegnanti, ha
mostrato che, mentre nelle classi elementari gli scolarizzati precoci otten-
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BIBLIOGRAFIA SUPPLETTIVA
1968.
I NDI CE
Prefazione
p ag.
Introduzione .
5
7
Capitolo Primo
13
29
Capitolo Secondo
)>
1 - Geni e Cromosomi
2 - L a Prospettiva Biochimica
3 - L a M eccanica Genica
4 - L a P r o spettiva Statistica
5 - L ' A pporto dell'Ambiente
39
42
44
49
55
57
Capitolo Terzo
IL PERIODO PRENATALE
65
69
72
78
81
Capitolo Quarto
IL PERIODO PERINATALE
12~3 ~, 4 -
83
87
>)
90
92
93
Capitolo Quinto
LA PRIMA I N F A N Z I A - I
1 - Lo sviluppo fisico
2 Lo sviluppo psico-motorio
3 - L o s v i luppo della percezione
4 - L a n ascita del l i nguaggio
5 - L o sviluppo della a8ettivit
p ag.
99
102
109
120
133
143
Capitolo Sesto
LA PRIM A I N F A N Z I A - D a i d iciotto mesi a tre anni
1 Lo sviluppo fisico e lo sviluppo psico-motorio
2 Il l i n guaggio
3 - La nascita della intelligenza
4 - L ' i nizio della socializzazione
157
159
166
176
182
Capitolo Settimo
LA SECONDA I N F A N Z I A
- D a i t r e ai sei anni
1 - Lo sviluppo fisico
2 La maturazione della ~ttivit bioelettrica cerebrale
3 - L o s v i luppo psico-motorio
4 - L o s v i luppo della percezione
5 - Lo sviluppo del linguaggio
6 - L o s v i l uppo della intelligenza
7 - L o sviluppo della affettivit
8 - I l p rocesso di socializzazione
189
192
195
199
201
211
223
229
240
Capitolo O t t avo
LA FANCI U L L E ZZ A - D a i sei ai dieci anni
257
1 - Lo s v i luppo fisico
2 - La maturazione della attivit bioelettrica cerebrale
260
272
284
4 - La intelligenza
5 - La v ita affettiva
6 - La costruzione del senso morale
7 - L a f anciullezza e la scuola
267
300
305
317
Riferimenti Bibliografici
325
334
in Firenze .