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LICEO SCIENTIFICO TEMISTOCLE CALZECCHI-ONESTI

FERMO
ESAMI DI STATO 2015

Alunno: Andrea Ruggeri


Classe V, sez. G
Anno scolastico 2014-2015

LOBAEVSKIJ E
DOSTOEVSKY
Geometria non-euclidea e letteratura.

Indice:
Indice ........................................................................................................ pag. 1
Introduzione ...............................................................................................pag. 2
I. Breve storia dei metodi della geometria......................................................pag. 3
II. Conseguenze dell'ipotesi di Lobaevskij nel campo della matematica......pag. 7
III. Caratteristiche principali della geometria iperbolica................................pag. 8
III.1 Modello del Disco di Poincar............................................................pag. 13
III.2 Modello di Klein.................................................................................pag. 14
III.3 Modello di Beltrami............................................................................pag. 15
IV. Cenni sul rapporto tra il pensiero di Kant e geometrie non euclidee.........pag. 16
V. Influenza della novit lobaevskijana su Dostoevsky................................pag. 17
Bibliografia......................................................................................................pag. 24

Introduzione
La nuova formulazione della geometria da parte del matematico russo Lobaevskij ha
segnato una svolta epocale nella riflessione moderna sulla matematica e ha avuto
significative ripercussioni sul pensiero epistemologico a partire dalla seconda met
del XIX secolo, quando l'autentica portata rivoluzionaria della nuova geometria noneuclidea venne compresa anche dai non matematici. L'opera di Dostoevsky
posteriore all'anno 1876, durante il quale con ogni probabilit venne a conoscenza
delle nuove teorie del matematico suo connazionale, mostra un particolare interesse
da parte dello scrittore russo nei confronti delle nuove frontiere della matematica e
dei metodi originali coi quali queste venivano esplorate. In particolar modo, qui viene
presa in esame l'ultimo romanzo compiuto di Dostoevsky, I Fratelli Karamazov, nel
quale l'autore articola una complessa riflessione sulla natura della fede e della libert
umana.
Nella presente verranno esposti i fondamenti dai quali trae origine la nuova geometria
di Lobaevskij, il loro ruolo all'interno dello sviluppo storico della riflessione
filosofica sulla matematica e le principali conclusioni derivanti dallo studio del
modello lobaevskijano.

I. Breve storia dei metodi della geometria.


La geometria una disciplina antichissima: fonti storiche attestano la conoscenza di
elementari teoremi geometrici e delle loro applicazioni pratiche da parte dei Sumeri [1].
La stessa cosa si pu affermare per gli antichi Egizi, i quali hanno lasciato una
documentazione esplicita della loro conoscenza di una geometria non elementare:
essi conoscevano alcuni dei pi importanti risultati che i Greci avrebbero
formalizzato in seguito.
Una svolta epocale per la geometria avvenne con la sistematizzazione e
l'assiomatizzazione da parte del matematico greco Euclide. Questi, del quale si hanno
scarsissime informazioni biografiche, ebbe il merito di riunire tutto il sapere
geometrico fino ad allora conosciuto in un unico modello teorico, nel quale ogni
risultato era posto in relazione agli altri in modo logicamente rigoroso. Quello di
Euclide uno dei primissimi esempi di quello che, nella logica moderna, viene
definito sistema formale.
Un sistema formale un insieme di assiomi, di regole di inferenza e di regole per
l'individuazione dei teoremi: dagli assiomi, per mezzo delle regole di inferenza, si
deducono delle proposizioni, che prendono il nome di teoremi del sistema formale, e
questo procedimento prende il nome di dimostrazione.
L'operazione che comp Euclide molto semplice: egli studi a fondo la natura delle
proposizioni geometriche vere note al suo tempo ed evinse delle costanti cui ogni
proposizione faceva implicito riferimento. Queste costanti sono gli assiomi e le
definizioni del sistema euclideo, e le proposizioni ricavate da essi sono i teoremi di
geometria euclidea.
Una particolarit del sistema formale elaborato da Euclide nella sua opera (Elementi
di Geometria) la presenza di cinque Postulati: Euclide si rese conto del fatto che
nella dimostrazione dei teoremi di geometria allora noti, prendendo le mosse soltanto
[

O.Neugebauer, Le scienze esatte nell'antichit Feltrinelli, Milano 1974: Le serie di problemi


strettamente connesse e le regole generali che si accompagnano ad una soluzione numerica
costituiscono di fatto uno strumento che si avvicina molto ad un'operazione puramente algebrica...
1]

4
dalle Definizioni e dagli Assiomi, si operavano inconsapevolmente dei salti logici,
non legittimi da un punto di vista formale; per tale motivo, egli aggiunse al suo
sistema formale questi Postulati, che nell'intenzione dell'autore avrebbero dovuto
essere una formalizzazione di alcune proposizioni vere empiricamente, ma
assolutamente indecidibili da un punto di vista esclusivamente assiomatico. La loro
verit appunto postulata, non dimostrata.
I cinque Postulati, nella versione moderna, sono i seguenti:
Postulato I : Da un qualsiasi punto a un altro punto si pu condurre un segmento di
retta.
Postulato II : Un segmento di retta pu essere prolungato continuamente in linea
retta.
Postulato III : Con qualsiasi centro e con qualsiasi raggio si pu descrivere un
cerchio.
Postulato IV : Tutti gli angoli retti sono uguali tra loro.
Postulato V : Se una retta che taglia due segmenti di retta forma da una parte angoli
coniugati interni la cui somma minore di due retti, allora i due segmenti, se
prolungati illimitatamente, s'incontreranno da quella parte.[2]
L'attendibilit di questo postulati data innanzitutto dal loro numero esiguo; in
secondo luogo, impressionante osservare come queste cinque proposizioni
sostengano l'intera impalcatura logico-concettuale della geometria, e come da esse
possono venir dimostrati tutti i teoremi conosciuti.
Nella storia della critica agli Elementi, d'altra parte, emersa una costante
incertezza e diffidenza al riguardo del quinto postulato. Innanzitutto, esso ha una
struttura notevolmente pi complessa degli altri quattro; la sua evidenza, inoltre, non
per nulla scontata quanto si possa credere, poich gli altri sono autoevidenti di per
s, poich si riferiscono ad una porzione finita di spazio, mentre esso si riferisce a una
porzione potenzialmente infinita di spazio; trattando di un infinito potenziale, esso
[

2]

Euclide, Classici UTET, 1970, a cura di A. Frajese.

5
non assurgeva alla autoevidenza empirica degli altri quattro.
Uno dei primi commentatori di Euclide, Proclo, gi dubitava del fatto che il quinto
postulato potesse essere o meno derivabile dagli altri quattro, riferendosi ad alcune
stranezze nelle dimostrazioni di Euclide (il quale, in verit, si avvale il meno
possibile del quinto postulato nelle dimostrazioni dei teoremi, quasi non fosse sicuro
della sua veridicit).
Per duemila anni i commentatori di Euclide hanno tentato di verificare se il quinto
postulato fosse deducibile dagli altri oppure no: spesso si creduto di esser giunti
finalmente ad una dimostrazione definitiva dello stesso, ma si sempre trovato
qualcuno che smentisse la tentata dimostrazione, e il problema ricominciava da capo.
Durante il corso del XIX secolo, tre matematici, indipendentemente l'uno dall'altro,
K.F.Gauss, J.Boylai, N.Lobaevskij, pervennero, durante degli studi sul V postulato,
a un risultato completamente nuovo e mai visto prima nel mondo della geometria. Si
prender in esame la novit di Lobaevskij in quanto egli fu l'unico dei tre a
sviluppare la sua nuova scoperta in modo sistematico e compiuto.
Nel 1829 Lobaevskij, allora rettore dell'universit di Kasan', in Russia, pubblica un
lavoro, in una rivista provinciale, a riguardo di una geometria da lui definita
immaginaria (in seguito cambier il nome in pangeometria) [3]. Questo era un
lavoro di geometria non-euclidea, dal momento che minava dalle fondamenta tutto il
sistema assiomatico di Euclide: in esso veniva negata la validit del V Postulato.
Questa nuova geometria era fondata su un postulato radicalmente differente da quello
delle parallele (il V Postulato di Euclide): per un punto C esterno ad una retta AB si
pu condurre pi di una retta nello stesso piano che non incontri la retta AB. In altre
parole, Lobachevskij sostitu il V postulato delle parallele di Euclide con il seguente:
esistono due linee parallele ad una linea data condotte da un punto non appartenente
alla linea data.
[

3]

N.Lobaevskij : [=Dei fondamenti della geometria] 1829

6
L'eccezionale portata dell'intuizione di Lobachevskij risiede nel fatto che egli per
primo ha negato la consistenza a priori della matematica e dello spazio euclideo (idea
proveniente dallo stesso Euclide e sviluppata da Kant), considerando il postulato
delle parallele come logicamente indipendente dagli altri quattro, ovvero come una
propriet fisica dimostrata attraverso l'esperienza, che d'altra parte non deve
necessariamente avere carattere di verit logico-geometrica, n tanto meno essere
verificata da ogni possibile entit geometrica.

Nikolaj Ivanovi Lobaevskij

7
II. Conseguenze dell'ipotesi di Lobaevskij nel campo della
matematica.
Il nuovo metodo di lavoro e di indagine matematica elaborato da Lobaevskij stent
ad essere accettato dalla comunit scientifica. Lo stesso Gauss, che venne a
conoscenza del lavoro del matematico russo nel 1840, anno in cui venne tradotta in
tedesco l'opera La Geometria immaginaria (1836), non riconobbe mai
pubblicamente l'importanza di quella che in seguito venne chiamata geometria
iperbolica, anche se dalla sua corrispondenza privata si evince un particolare
interessamento verso di essa[4]. Con l'opera di E.Beltrami, Saggio di interpretazione
della geometria non-euclidea (1868), il lavoro di Lobaevskij cessa di essere
considerato come una teoria immaginaria e acquista di consistenza empirica, come
geometria che ammette una sua interpretazione (anche se particolare) all'interno della
struttura dello spazio euclideo. Beltrami, studiando il comportamento delle
geodetiche sulla superficie della pseudosfera, concluse che la metrica della
pseudosfera era identica alla metrica del piano di Lobaevskij in un suo dominio
particolare. Questa conclusione afferma che nel piano di una pseudosfera, che una
superficie nello spazio euclideo, sono realizzate tutte le propriet geometriche del
piano bidimensionale di Lobachevsky; questo fatto verr in seguito ripreso dal
matematico tedesco B.Riemann per definire la sua nozione di curvatura.
[

4]

Lettera di Gauss a H.Schumacher (1846) :Lei sa che per 54 anni ho avuto la medesima convinzione (con

qualche arricchimento successivo del quale non intendo parlare adesso). Non ho trovato alcunch di nuovo nel
lavoro di Lobaevskij. Nello sviluppo della materia, l'autore ha percorso una via differente da quella che ho
seguito io; Lobaevskij ha raggiunto l'obiettivo con una mirabile eleganza e con autentico spirito geometrico.
Considero come un dovere sottoporre alla Sua attenzione questo lavoro, dal momento che non ho dubbio alcuno
sul fatto che vi procurer un tremendo piacere... Gauss, Epistolario, citato in
[= La geometria di Lobaevskij e la fisica-matematica], ed.
. . . , 2012, Introduzione: Ricognizione sulla geometria non-euclidea e sul suo
significato filosofico, traduzione propria

8
La piena accettazione del lavoro di Lobaevskij si ha con le altre due interpretazioni
della geometria iperbolica elaborate da F.Klein (1871) e H.Poincar (1882).
Il contributo di Lobaevskij alla riflessione teorica sulla matematica ha avuto una
fondamentale importanza nello sviluppo di nuovi rami del sapere matematico. In
primo luogo, la sua teoria geometrica gioca un ruolo fondamentale nella possibilit di
formare analiticamente varie geometrie intuitive (e controintuitive) possibili
all'interno dello spazio euclideo, abituale per l'essere umano.
In secondo luogo, la stessa teoria geometrica divenne uno strumento

[5]

(non pi uno

scopo, e ancor meno una teoria scientifica completa in s), in grado di promuovere lo
sviluppo di nuovi rami del sapere che, allo stato attuale, stanno a fondamento della
scienza filosofica e matematica del XXI secolo.

III. Caratteristiche principali della geometria iperbolica.


Quella elaborata da Lobaevskij prende il nome di geometria iperbolica. Il nome
iperbolico deriva dal greco , eccessivo, in questo caso
eccessivit di rette parallele passanti per un punto. Difatti il quinto postulato di
Euclide viene sostituito da Lobaevskij con un altro postulato, formulato in modo
differente:
data una retta r ed un punto P disgiunto da r, esistono almeno due rette distinte
passanti per P e parallele ad r
Adesso importate fare una premessa: la nozione di parallelismo nella geometria
iperbolica differente da quello comunemente conosciuto nella geometria euclidea,
[

5]

lo stesso Lobaevskij adoper le sue teorie per calcolare il valore di complessi integrali definiti, fornendo

una ulteriore prova della veridicit delle sue scoperte.

ancorch la sua formulazione sia la stessa.

9
Definizione 1: due rette si dicono secanti se possiedono almeno un punto comune ad
entrambe.
Definizione 2: due rette non secanti si dicono parallele.
Pertanto, due rette non sono parallele se la loro distanza reciproca rimane invariata
(come avviene ad esempio per i binari di una ferrovia): che esse sono parallele,
significa solo che due rette complanari non si intersecano in alcun punto.

Fig.1; rette parallele

Pertanto, seguendo la Fig.1, lecito disegnare una porzione di piano con due rette
definite parallele ad una retta data: tale disegno, bisogna sottolineare, non una
rappresentazione del piano di Lobaevskij, solo una modellizzazione (peraltro
abbastanza riduttiva) di esso.
Le rette m e n sono parallele alla retta r poich, per ipotesi, non la incontrano in alcun
punto. Sar lecito quindi supporre che esistano due rette-limite, una inclinata verso
destra e l'altra verso sinistra, che in qualche modo segnino il confine fra le rette
parallele e quelle secanti: fra queste due rette si formeranno due regioni di piano nelle
quali potranno essere rappresentate infinite rette parallele alla retta data. Esse
formano una regione di semipiano chiamata l'una I e l'altra II. Se tutte le rette

10
appartenenti alla regione I sono parallele a r e tutte le rette appartenenti alla regione II
sono secanti, le rette m e n si dicono rette limite. L'angolo =/2 si chiama angolo
di parallelismo. Nel piano euclideo esso vale sempre 90, mentre nel piano
iperbolico esso sempre minore di un angolo retto.
Esistono due tipi di rette parallele in geometria iperbolica.

Fig.2; rette asintoticamente parallele

Definizione 3 : due rette si dicono asintoticamente parallele se all'infinito hanno un


punto in comune (oppure, il che equivalente, non esiste alcuna retta perpendicolare
ad entrambe; un esempio grafico quello riportato in Fig.2).

Definizione 4 : due rette si dicono ultraparallele se esse non hanno punti all'infinito in
comune (ovvero, equivalentemente, esiste una retta perpendicolare ad entrambe e la
loro distanza limitata inferiormente, un esempio in Fig.3)

11

Fig.3; rette ultraparallele

Da queste definizioni Lobaevskij costruisce una nuova geometria allo stesso modo
di come fece Euclide negli Elementi: a partire dagli assiomi e dai postulati ricava i
teoremi. Di seguito alcuni risultati importanti.
Una delle caratteristiche che differenziano la geometria iperbolica da quella euclidea
l'assenza di una teoria della similitudine: difatti la lunghezza dei segmenti dei
triangoli dipende dagli angoli che formano fra di loro e viceversa, pertanto
impossibile costruire triangoli simili di grandezza arbitraria.
Vengono definite alcune nuove figure, sulla base di alcune definizioni gi presenti
negli Elementi.
Iperciclo: il luogo dei punti equidistanti da una retta e situati da una medesima parte
rispetto ad essa. L'equidistante normale alle sue altezze ossia le tangenti alla curva
sono perpendicolari alle altezze, dunque lequidistante anche la curva ortogonale ad
un fascio di rette perpendicolari ad una medesima retta (Fig.4).

12

Fig. 4; esempio di iperciclo. Si notino le rette parallele ortogonali all'iperciclo.

Oriciclo: il la curva ortogonale ad un fascio di rette parallele in un determinato


verso, anche il luogo delle secanti di uguale inclinazione alle rette del fascio (Fig.5)

Fig.5; esempio di oriciclo. Si noti il fascio improprio di rette ortogonali all'oriciclo.

In modo del tutto simile si costruisce lo spazio di Lobaevskij: due piani sono
paralleli se per ogni punto dell'uno passa una e una sola parallela all'altro. Due piani

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possono essere asintoticamente paralleli o divergenti (ultraparalleli), e similmente
all'iperciclo e all'oriciclo si costruiscono l'ipersfera e l'orisfera.
Alcuni matematici dell'Ottocento hanno elaborato dei modelli per rappresentare la
geometria iperbolica nel piano euclideo: costoro furono Beltrami, Klein e Poincar.
Questi modelli sono tutti logicamente equivalenti, per forniscono ognuno una
diversa interpretazione della geometria lobaevskijana. Ogni modello uno spazio
in cui sono definiti gli enti geometrici fondamentali e in cui valgono i 5 postulati di
Lobaevskij; in ogni modello vengono formulati in maniera differente i concetti di
punto, retta e piano.
III.1 Modello del Disco di Poincar.
In questo modello le rette sono date da archi di circonferenza contenuti all'interno di
una circonferenza e ortogonali ad essa (ovvero nei punti di intersezione le tangenti
sono ortogonali).

Fig.6;

14
Nell'esempio grafico (Fig.6), il disco definito come piano iperbolico, e le linee a,
b, c, d, e, r sono esempi di rette del piano; allo stesso modo, i diametri di C sono
anch'essi delle rette (corrispondenti ad archi di circonferenza ortogonali aventi raggio
infinito).
In questo modello sono soddisfatti tutti gli assiomi di Lobaevskij: per due punti
passa una sola retta; ogni segmento pu essere prolungato (ad ogni punto di una retta
ne segue uno senza necessariamente toccare il bordo di C); inoltre, per un punto
esterno ad una retta passano infinite rette parallele.

III.2 Modello di Klein.


Il modello proposto da Klein per il piano iperbolico il seguente. Si consideri una
circonferenza nel piano euclideo: si definisca retta iperbolica quella porzione di
retta euclidea passante per due punti A e B all'interno della circonferenza, si indichi la
"distanza" tra due punti A e B con la formula seguente:
ln

BQ1 A Q 2
A Q 1 BQ 2

dove Q1 e Q2 sono i punti di intersezione della retta A B con la circonferenza (Fig.7)..

Fig.7.

La distanza fra due punti gode di queste propriet: se essi coincidono essa nulla, se
uno dei due tende verso la frontiera la distanza tende all'infinito. Quest'ultimo fatto
particolarissimo: Klein elabora un modello nel quale la metrica non costante.

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III.3 Modello di Beltrami.
Il modello di Beltrami stato il primo modello proposto per l'interpretazione delle
geometrie non euclidee.
Esso basato su una curva fondamentale, chiamata trattrice, definita come il luogo
dei punti del piano tali che i segmenti di tangente compresi tra essa e una retta hanno
lunghezza costante; tale retta risulta essere asintoto per la curva (Fig.8).

Fig.8

La superficie con la quale opera Beltrami data dalla rotazione della trattrice attorno
l'asse delle ascisse: questa superficie prende il nome di pseudosfera (Fig.9).
Se viene chiamata retta la geodetica fra due punti, ovvero la linea di minore
estensione fra due punti e il suo prolungamento, si pu notare che gli assiomi della
geometria iperbolica sono verificati e, in particolare, per un punto esterno a una retta
passano infinite rette parallele ad essa.

Fig.9

16

IV Cenni sul rapporto tra il pensiero di Kant e geometrie non


euclidee.

La scoperta della possibilit di molte geometrie alternative a quella euclidea ha


portato a riformulare completamente il concetto di verit in matematica: non vi pi
una sola verit (geometria euclidea), ma pi verit possibili, talora inconciliabili tra
loro. Di conseguenza anche i postulati possono essere scelti in diversi modi, e quindi
non sono pi considerati veri perch evidenti: il nuovo metodo non-euclideo
conferisce alla geometria il carattere di scienza pura a priori. In questa maniera
Lobaevskij ritiene di aver scardinato la fallacia logica nella quale, secondo lui, era
caduto Kant. Questi era mosso dall'esigenza di giustificare i fondamenti della
meccanica newtoniana, nei quali credeva fermamente a causa della loro pressoch
universale correttezza nella descrizione di ogni fenomeno meccanico, e di
conseguenza l'uso della matematica che in essi veniva fatto: essa, per essere applicata
alla maniera di Newton, doveva fornire dei giudizi sintetici a priori, quello che sono i
teoremi (che producono conoscenza nuova riguardo al mondo pur essendo
connaturati alla natura stessa dell'uomo).
Anche la geometria doveva avere le stesse caratteristiche della matematica: i
teoremi della geometria euclidea erano da Kant ritenuti assolutamente veri poich
riguardano delle propriet basilari dello spazio, una delle forme in cui si manifestano
necessariamente i fenomeni; lo spazio geometrico e lo spazio umano sono
intimamente legati. Come scrive Lobaevskij:
"L'idealismo kantiano implica quindi il carattere assoluto, a priori, delle
proposizioni geometriche; come ogni apriorismo ha come conseguenza l'immobilit,
la negazione della conoscenza come vero processo costruttivo: metafisica, non
dialettica. La geometria quella che , e deve essere necessariamente quella che ,
come scienza di uno spazio che condizione soggettiva della sensibilit" [7].
Kant d cos una veste di verit filosofica al pregiudizio e alla credenza della
assolutezza della geometria euclidea: secondo Lobaevskij, in termini moderni,
l'errore di Kant era stato quello di confondere la geometria fisica (euclidea), che
soltanto una teoria dello spazio fisico, e la geometria pura, fondata su un sistema
[

7] N.Lobaevskij

: op. cit.

17
assiomatico-deduttivo.
Ma lo stesso Kant, d'altra parte, ad affermare che "Una scienza di tutte queste
specie di spazio possibili [le geometrie indipendenti dal V postulato, nda] sarebbe
senz'altro la geometria pi alta, che un intelletto finito potesse intraprendere" [8],
riferendosi alla possibilit di ammettere che il V postulato non sia necessario, essendo
indimostrabile. Dio, difatti, ha l'onnipotenza di creare il mondo a suo piacimento, e
pu creare innumerevoli mondi aventi regole geometriche diverse che non si
contraddicono tra loro, e, secondo Kant, possibile che Dio, metafisicamente
parlando, questi mondi li abbia creati tutti. Pertanto, nulla impedisce di pensare che lo
stesso pensiero di Kant abbia avuto un ruolo determinante nello sviluppo delle
geometrie non euclidee: egli era fermamente convinto della verit del V postulato,
poich fondato sulla forma a priori di spazio derivante dall'esperienza empirica, ma
d'altra parte riconosce la possibilit di una realt alternativa a quella sperimentabile.

V. Influenza della novit lobaevskijana su Dostoevsky.


La novit del lavoro del matematico russo ha influenzato anche l'attivit di un
personaggio appartenente ad un mondo culturale totalmente estraneo al suo. Di tutto
ci si poteva aspettare, meno che ritrovare in alcune pagine supreme del romanzo I
Fratelli Karamazov una tanto inaspettata quanto fondamentale rivisitazione del
modus operandi di Lobaevskij.
F.M.Dostoevsky studi, seppur contro voglia, ingegneria militare a Pietroburgo, dove
[

8]

I.Kant: Opere 1846

18
si diplom, anche se gi proiettato verso il mondo della letteratura. Molto
probabilmente Dostoevsky apprese della novit di Lobaevskij da Sofia Vasiljievna
Kovalevskaja, amica intima della famiglia Dostoevsky che prendeva lezioni di
geometria da Weierstrass, dal quale sicuramente avr avuto un indottrinamento sulle
geometrie non euclidee. Le conoscenze matematiche di Dostoevsky all'epoca del
rapporto con la Kobalevskaja erano sicuramente scarse, essendo trascorsi quasi
trent'anni dal diploma, ma la sua mente geniale era in grado di capire le
problematiche profonde che stavano minando le basi della scienza matematica, dalla
questione delle somme infinite alle teoria dello spazio. Il dibattito su tali questioni,
all'epoca, era molto acceso, dato che in quegli anni erano apparse in circolazione
delle traduzioni delle opere precritiche di Immanuel Kant, nelle quali gi il filosofo di
Knigsberg si poneva i problemi dello spazio e della matematica.
La matematica, pur attraversando un periodo di crisi profonda in quell'epoca,
rimaneva nel senso comune una disciplina assolutamente rigorosa e di sicura e certa
verit: a tal punto i nuovi strumenti dell'analisi e del calcolo infinitesimale avevano
prodotto risultati tangibili che dubitare di essa sarebbe stato oltremodo strano. Uno
scrittore cos eclettico come Dostoevsky, molto interessato al problema del rapporto
tra Verit e Cristo, non poteva non guardare il metodo matematico come una possibile
risorsa per giungere alla Verit, anche se questo avrebbe voluto dire che, in caso
affermativo, quest'ultima farebbe a meno di Cristo stesso, dubbio che con ogni
probabilit si sar spesso scontrato con la sua coscienza. Scrive infatti a Fonvizin: ...
se qualcuno mi dimostrasse, che nella Verit non c' Cristo, e se veramente Cristo non
fosse nella verit, piuttosto io rimarrei con Cristo, che con la Verit.

[9]

. L'uomo non

pu cambiare per mezzo di cause esterne, sembra affermare Dostoevsky: piuttosto


da uno sconvolgimento della morale[10].
...,,,
,,????????????.?.????.????.???.?
30???????.,??.1,???.176.??????????????????[=F.M.DostoevskyOperecompletein30volumi,tomo1,pag.176.Corsivo
diDostoevsky.]
[
10]
,ibid.
[

9]

19
Ciononostante, Dostoevsky tenta di dimostrare l'assenza, o meglio l'inutilit, di Cristo
nella Verit attraverso la rigidezza della dimostrazione matematica. Questo il
tentativo che attua nei tre capitoli cruciali del romanzo: I fratelli si conoscono,
Ribellione, e Il Grande Inquisitore.
...seDioesisteehacreatoilmondo,allora,comenoibensappiamo,lohacreato
secondolageometriaeuclidea,el'intellettoumanoconlafacoltdicomprendere
soltanto tre dimensioni spaziali. D'altra parte ci sono stati e si trovano tutt'ora
geometriefilosofi...chedubitanodelfatto...chetuttosiastatoformatosecondola
geometriaeuclidea,osanoaddiritturafarneticarecheduelineeparallelepudarsi
chesiincontrino,daqualchepartenell'infinito...
Sono assolutamente d'accordo sul fatto che non posseggo alcuna possibilit di risolvere tali
questioni,ilmiointellettoeuclideo,terrestre,equindicomepossiamorisolverequellochenonc'
nelmondo?Eticonsigliodinonpensarcimai,amicoAla, e men che mai penare a Dio: c' o non
c'? Queste domande non possono essere in alcun modo di pertinenza dell'intelletto, formato con la
percezione di sole tre dimensioni. E cos, accetto Dio.... e la Sua saggezza e il suo fine . Ma
immaginati che come risultato finale io non accetti il mondo di Dio, anche se capisco che esso
esiste...il Suo mondo, il mondo creato da Lui non lo accetto e non posso accettare di riconoscerlo.
Mi spiego: sono convinto come un bambino che tutti i dolori passeranno e saranno ripagati... sia
pure, sia pure che tutto ci avvenga, ma non lo accetto e non voglio accettarlo[11]
171172
[

11]

,,,

,
.,...
,...,
, , ... ,
....
,,
,,,.
,,:?

Da questa citazione si evince il motivo matematico nei tre capitoli. Qui viene
formulato un preciso sistema assiomatico e si afferma che oggetto d'indagine sar il

20
mondo empirico cos come si presenta a noi: Dio non interessa ad Ivan Karamazov;
se il suo sistema sar coerente, allora vorr dire che Dio inutile in quel sistema, e
dato che Dio non si manifesta tangibilmente nel mondo, quel sistema sar vero.
Ivan fa il Lobaevskij della situazione, smascherando il sistema euclideo: pur non
operando nel campo della geometria, egli menziona la geometria euclidea e gli
strani tentativi di chi si inventa una nuova geometria. Il mondo cos come lo
conosciamo, cos come Dio lo ha creato, euclideo, e l'uomo pu concepirlo
solamente in modo euclideo cos come Dio lo ha fatto, ovvero, in campo morale, per
l'uomo c' un senso della vita che struttura tutta l'esistenza: questo senso della vita
ridotto da Ivan a tre assiomi fondamentali:
1- i bambini sono innocenti, non avendo provato il pomo
2- nel mondo esiste giustizia, ovvero un innocente non pu soffrire al posto di un
altro
3- la giustizia deve trionfare nel mondo, hic et nunc, non in eterno (dal momento che,
a rigore, l'uomo non pu conoscere l'eternit, in accordo con Kant).
Matematicamente parlando, questo mondo assiomatico sar coerente, ovvero avr
possibilit di esistere, se in nessun caso questi assiomi vengono contraddetti
dall'esperienza (in termini matematici, dai teoremi).
Cosa ha fatto Lobaevskij? E' andato a pescare, in tutto il mare magnum della
geometria euclidea, un caso particolare, il caso del V postulato, uno solo: di questo ha
dimostrato l'indimostrabilit, e l'ha sostituito con un altro, autentico cos come lo era
,.,
,...,,...,
,,...,
.:,,
,...,,
!?.9,???.264265[=tomo9,pagg264265.Traduzionepropria.],passim.

quello di Euclide. Ivan opera nella stessa maniera: trova una contraddizione nel
mondo assiomatico, e, con mentalit non-euclidea (poich un euclideo puro non

21
pu riflettere sulla euclidicit del mondo, poich questo cos e basta) scopre che
uno degli assiomi del mondo stesso viene contraddetto.
Quand'ecco che un ragazzo della servit, un ragazzetto di otto anni al massimo, tira, cos giocando,
un sasso, e rovina la zampa al levriero preferito del generale. -Come mai il cane mio preferito s'
azzoppato?- Gli vanno a riportare che ecco, proprio quel ragazzo l gli ha tirato un sasso e gli ha
rovinata la zampa. -Ah, sei stato tu?- lo squadr il generale. -Pigliatelo!- ... Al mattino, appena
giorno, esce fuori il generale, parato di tutto punto per la caccia, e monta a cavallo, circondato dai
parassiti, dai cani, dai canettieri, dai cacciatori, tutti a cavallo. Intorno era stata radunata, per
assistere all'esempio, la servit, e innanzi a tutti la madre del ragazzo colpevole. ... -Cacciatelo
innanzi! - comanda il generale. - Corri, corri! - gli gridano i canettieri: e il ragazzo si mette a
correre... -At, acchiappalo! - grida il generale, e gli lancia dietro tutto lo squadrone dei cani da
presa. Lo fece raggiungere sotto gli occhi della madre, e i cani sbranarono il bambino a pezzi... Pare
che il generale fosse interdetto.[12]

I bambini soffrono. Per male loro? Ma che male hanno potuto fare, essi che sono
assolutamente innocenti? Per male dei genitori allora? Ma dove sarebbe allora la
giustizia in questo mondo, se un innocente ha da soffrire per male altrui? Ecco che c'
un'incongruenza, una mostruosit nel sistema: il mondo reale, ovvero l'insieme dei
teoremi, contiene la negazione di un assioma, e questo, in linguaggio matematico,
comporta la non coerenza del sistema; quindi, almeno uno degli assiomi va
riformulato, dal momento che questi si contraddicono per mezzo di quel teorema,
ovvero la sofferenza dei bambini.
Ivan si confronta con Ala, suo fratello, spiritualmente maturo ancorch giovane,
sottoponendogli lo strazio della madre del ragazzo sbranato: Ala afferma che il
[

12]

F.M.Dostoevsky: I Fratelli Karamazov, Einaudi, 2005, 325, traduzione di Agostino Villa, passim.

generale vada fucilato senza ombra di dubbio, anche se nessuna punizione pu


bastare per compensare la sua colpa, e cos facendo cade egli stesso in

22
contraddizione, secondo il pensiero matematico. Ivan riesce a smascherare lo stesso
Ala: con la lacrima del bambino Ivan mostra che non possono esistere assiomi
morali immanenti.
A questo punto Ivan si accinge a formulare un'altra sequela di assiomi, da porre a
fondamento del mondo ideale, e stavolta non si basa sulla giustizia bens sulla libert.
Il poema del Grande Inquisitore altro non , da questo punto di vista, che
l'esposizione dei princip sui quali si potrebbe fondare un mondo al proprio interno
coerente. Questo sistema basato su una doppia morale, una delle masse, l'altra per le
lit dirigenti: questa forma indispensabile, poich altrimenti il mondo si
sfalderebbe. Il Grande Inquisitore si confronta con Cristo stesso, ovvero la libert
assoluta, trascendentale, e gli rinfaccia l'inutilit della sua libert in terra: l'Inquisitore
e i suoi colleghi tengono in mano gli uomini per mezzo del pane, dei miracoli, dei
misteri e dell'autorit[13], tutti strumenti che Cristo ha rifiutato, ma che al contempo
sono indispensabili per mantenere e salvare le persone pi deboli. Chi debole non
(i centomila forti), si trova a vivere male, dal momento che non riesce e non pu
adeguarsi alla morale imposta dall'alto, ma d'altra parte pu preoccuparsi di salvare
gli altri mantenendoli assoggettati (ovvero difendendo gli assiomi). Necessaria, per la
sopravvivenza di questo sistema, la fede in Dio da parte delle masse: l'Inquisitore pu
non credervi, ed egli stesso afferma di non credervi pi, ma per il bene dei pi deboli
egli deve offrire loro un surrogato del pane celeste, che li faccia sperare e li
mantenga buoni. In questo senso per loro vale la morale del tutto possibile, in
quanto possono costruire loro stessi la loro moralit in virt della loro forza.
Dopo l'esposizione della teoria di Ivan, Dostoevsky, in un certo senso, opera come il
Lobaevskij della situazione: Ivan ha smentito Alesa, e Dostoevsky smentice Ivan;
ancora una volta un motivo prettamente geometrico a muovere la vicenda. Un
[

13]

ibid. 340

personaggio del romanzo, Smerdjakov, debole e misero, rimane affascinato dalla


teoria del tutto possibile di Ivan e dalla sua logica ferrea, alla quale si aggrappa

23
disperatamente. Questo lo porta ad uccidere Fdor Karamazov, e costui una delle
prime vittime di questa nuova morale propugnata da Ivan, il quale, d'altra parte, fatica
a rendersi conto della sua responsabilit morale in quest'omicidio. Il sistema del
Grande Inquisitore fin qui non barcolla, ma all'improvviso avvertiamo un elemento
estraneo al sistema: Smerdjakov, e pi tardi anche Ivan, sentono le tenaglie della
propria coscienza, che, ironia del caso (oppure di Dostoevsky?) un elemento
perfettamente immanente e contraddittorio col sistema. Punto a capo: anche il sistema
di Ivan traballa, stavolta in modo diverso: non si trova un teorema che contraddica gli
assiomi, ma ci si ritrova a non poter andare pi avanti, la teoria, in un certo senso, si
esaurita, o meglio, incompleta. Smerdjakov, essendo debole, non regge al rimorso e
si suicida; Ivan, essendo pi forte, cade in preda ad una commozione celebrale.
Questo breve cenno sul metodo geometrico di Dostoevsky mostra come lo scrittore
russo provi, in fin dei conti, una certa diffidenza nei confronti del raziocinio
esclusivamente geometrico: d'altra parte, egli descrive la parabola di Ivan
Karamazov in maniera tale che il lettore pu intuire che alla fine anche Ivan riuscir a
raggiungere la vera fede. La ragione non rigettata in toto, ma il suo campo d'azione
fortemente ridimensionato, poich Dostoevsky dimostra che essa non pu operare
in ogni situazione della vita, pena la perdizione in Terra (difatti il rimorso di
coscienza di Ivan porta costui addirittura ad ammalarsi gravemente). Nucleo centrale
del romanzo l'esistenza di Dio: Dostoevsky mostra in modo geniale come la ragione
non pu raggiungere Dio, in nessun modo, poich essa incompleta in s, ha bisogno
dell'irrazionale, dell' anima dei Karamazov per permettere all'uomo di porsi
domande e darsi delle risposte durante l'esistenza. Questo l'unico aspetto, pi
attinente al tema della presente trattazione, che ci si limita a sottolineare del romanzo,
che,oltretutto, il punto di arrivo della riflessione di Dostoevsky sul Bene e sul Male,

raggiunto dopo la delusione nel Bello ideale ( ne L'idiota) e l'affacciarsi tremendo


del Male in tutta la sua forza (ne I Demoni), che si compie con il grande capolavoro

24
de I Fratelli Karamazov, un'ampia opera d'arte incentrata sulla libert dell'uomo.

Fdor Michajlovi Dostoevsky

25
Bibliografia:
: "
". [= Franz Herman: Sulla questione dell'opera La percezione di
Dostoevsky della geometria non-euclidea] in [= Questioni di
letteratura], settembre-ottobre, 1997.
??????????????????????????????: ? ..
: [= Gubailovskij
Vladimir Alekseevic: La geometria di Dostoevsky in I Fratelli Karamazov
romanzodiF.M.Dostoevsky:riepilogodeglistudiattuali]
EnciclopediaTreccani
ImreToth:Aristoteleeifondamentiassiomaticidellageometria.
:
. . . [= Andrei Popov: La
geometriadiLobaevskij e la fisica-matematica, ed Facolt di Fisica dell'Universit
statale di Mosca M.V. Lomonosov]
Opere:
Euclide: Elementi di Geometria
Lobaevskij: Principi di Geometria

F.M.Dostoevsky: I Fratelli Karamazov

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