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testi sono la lingua processuale, e funzionano come indici necessari del loro
contesto psicolinguistico di produzione pu applicarsi anche al concetto di
lingua punica, ricavabile dalle referenze classiche nei glossari dellAntichit.
La storia della lingua nella prospettiva della storia culturale
innanzitutto storia dei testi e dei loro contesti di produzione (Silvestri 1987)
non soltanto nellindagine prettamente linguistica ma anche nella riflessione
metalinguistica ricavabile dai testi in cui si fa riferimento alla lingua punica.
Conclusione
Secondo C. Courtois (1975: 89-90, 273-294) lingua punica se rfre
parfois au libyque in rapporto allAntichit (tarda) e allEt Media. In
unindicazione di Plauto, Abila significherebbe mons altus in fenicio
(Cataudella 1969: 145-149): J.M. Lassre e Y. Le Bohec (1961-1990: 67)
affermano il est possible quil y ait lorigine une forme libyque.
I testi latini e greci, sempre in causa nelle analisi etimologiche sul feniciopunico nella lingua sarda, dimostrano quanto la questione sia davvero
importante10.
Letnonimo amazi riconosciuto in testi greci e latini molto diversi fra
loro: da Erodoto (Maxyes) e fino a Corippo (550 d.C.) (Desanges 1962:
113). In quegli stessi autori non si lasciano intravedere indizi del fatto che
questo etnonimo sarebbe continuato in importanti aree della berberofonia
storica ad indicare (prevalentemente) la lingua berbera11 (Chaker 1996: 126).
Moscati (1986-2000), ha potuto affermare, che, sullo stato delle
conoscenze attuali e possibili riguardo la civilt fenicio-punica, la ricerca
scientifica, anche in questo caso, consente di rispondere procedendo solo
per esempi, ponendo in rilievo talune situazioni che le scoperte recenti
illuminano e che possono avere carattere indicativo di situazioni pi
generali. Diversi aspetti della presenza punica in Sardegna sono stati resi
dattualit dai nuovi ritrovamenti della linguistica sarda, e sono contributi
indispensabili per comprendere luniverso fenicio nel Mediterraneo
Occidentale.
La presente trattazione non si ritiene esaustiva per levolversi delle
ricerche sullinflusso fenicio-punico nella lingua sarda: nuovi risultati
potrebbero venire alla luce e rinnovare le nostre conoscenze su questa
civilt; ma linvestigazione etimologica in linguistica sarda pu mettere in
evidenza una situazione pi generale in rapporto alla referenza fenicia e
punica nellAntichit e aprire nuove prospettive di ricerca alla rintracciabilit
di un libico-berbero in epoca storica.
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Il punicismo krma, riconosciuto nei dialetti delle Baronie, non attestato dai dialetti
campidanesi per le aree della colonizzazione punica. Paulis (1990: 612) ipotizza anche
una continuazione della voce punica, per immistione, in kursta, cimice. In tutto il
sardo cimice esito di una derivazione diretta dal latino CIMEX, -ICE, in parte
incrociatasi con PULEX, PUDECLU, e PINNA (DES 1960: 338); nei dialetti delle
Baronie di Siniscola, Orosei, Posada, Bitti e a Oliena ursta e, in una vasta area
settentrionale, comprendente Nule, Orune, Pattada, Buddus, Berchidda, Luras, Monti,
Olbia, rsta. Lassociazione fonica con la parola punica avrebbe favorito la derivazione
dal latino CRUSTA (crosta, nellaccezione di sporcizia incrostata), indotta dalla
circostanza per cui la ruta, in virt dellodore acre che emana, veniva utilizzata per far
uscire allo scoperto le pulci, che poi venivano uccise con lacqua bollente. Questo
ragionamento pu spiegare lintroduzione della parola semitica per irradiazione da un
centro punico come Olbia compresa nellarea lessicale di rsta. Leffettiva assenza del
nome punico della ruta nei dialetti campidanesi, meno conservativi ma partecipi della
pi profonda e capillare colonizzazione punica anche nella forma indiretta, rsta
spiegata con il fatto che il nome della ruta dovesse essere una parola magica, (la ruta
trova impiego nella pratica dellaffumentu) e come tale, in qualche misura, segreta (Paulis
1991).
10 Se non riserva sorprese il fatto che Dioscoride si riferisca prevalentemente ai Punici con
il termine i Punici dello Pseudo Apuleio si rivelano invece pi problematici.
una specie di aneto che Dioscoride (De Materia Medica, III, 58), nelle sue
interpolazioni sinonimiche, attribuisce agli . Ugualmente il nome della ruta hortensis
dato da Dioscoride (De Materia Medica, III, 45) per gli stessi Afroi quale khourm e in
ambedue i casi stabilita la corrispondenza con altre lingue semitiche antiche.
Il rosmarino ben identificato in unespressione come quella che segue: a Graecis
dicitur libanotis, alii ycteritis, Itali rosmarinum, Punici zibbir (Pseudo Apuleio 80,31) e
una corrispondenza sembra stabilita con il patronimico ebraico Zebir. Ma sembrano
estranei al fondo semitico degli appellativi della lingua fenicio-punica i nomi attribuiti ai
Punici dai codici della classe dello Pseudo Apuleio per la correggiola (Herbarium 12,
27) herba proserpinaca Punici: zunzur che compare nelle varianti sensur, sunsur dei
Dynamidia (2,35), sumsur nelle Gloss. medic. (61,15), in Mustio (Gyn. 69,5) come zenzur
(~ sard. sintsurru, sntsiri) e un nome del nasturzio (confrontato con il nome sardo del
nasturzio gspinu et alii, in Barbagia e in Baronia) restituito in base alla glossa dello
Pseudo Apuleio (20) che esplicitamente afferma: punici cusmin uocant, e altrimenti
presente in altre glosse con: cusmin id est nasturcium.(vat. lat. 4417, 122v) (Vattioni 1978:
143; Paulis 1990, 1991, 1992).
11 Fra gli Chleuh awal amazi la lingua poetica (Galand-Pernet 1972).
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