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fig. 43
fig. 45
60 Al contrario del frasario ordi- canica celeste replicano l’atomo di tempo. Il “salto” di tempo espresso come
nario, simmetrico è sinonimo di distanza sul piano si misura nel doppio triangolo giallo all’estrema sinistra
armonico nel vocabolario dei
classici. del dipinto che riprende: a) il metodo di Leonardo61 per definire la distanza
61 Metodo di Leonardo per defini-
re la distanza di un punto qualsia-
si dato su un piano scorciato: Il
punto P si trova su un quadrato
scorciato. Si prolungano i segmen-
ti AD e GH, fino ad incontrarsi nel
punto V. Si prolunga il segmento
DH fino ad incontrare, nel punto
C, la verticale passante per G. Si
prolunga la diagonale AC fino ad
incontrare, nel punto E, l’orizzon-
tale passante per VT. Si congiunge
E con A, B, F ecc. Dai punti di
intersezione delle line AE, BE, FE
con la verticale TG, si tracciano le
divisioni orizzontali per realizzare
una griglia sulla quale il punto P
può essere localizzato.
62 La retta (raggio vettore) che fig. 46
congiunge ciascun pianeta al sole
descrive aree uguali in tempi di un punto dato su un piano scorciato (fig. 46); b) le misure degli inter-
uguali. Questo significa che ogni
pianeta percorre più rapidamente
valli di tempo nelle distanze del pianeta rispetto al sole secondo la II legge
62
i tratti di orbita che si trovano più di Keplero (fig. 47); c) il modello di Klein, come appena dimostrato ne
vicino al sole rispetto a quelli più
distanti. L’incertitude du poète.
fig. 47
In questo quadro però, anziché separare con una linea mediana i due stati
della coscienza, de Chirico risolve il problema prospetticamente.64 Lo spa-
zio del quadro è una planimetria iperbolica come si vede nella figura che
illustra il modello di Klein. Esso verifica: a) lo scarto di livello tra gli spigoli
del solido platonico che si apre a ventaglio nel portico; b) le proiezioni all’e-
Il viaggiatore misterioso, sterno di questo sulla piazza che evidenziano punti, retta e piano in una
1968
conica rispetto al piano ordinario euclideo.
Effetto finale: spazio e coscienza si scambiano forma.65 Il delizioso per-
corso avvolto intorno alla testa è infinito come un labirinto. Nell’ombra
del portico esso si infittisce e infine si risolve nel blu cobalto e nel vermi-
glio del labirinto cromatico.66
La surprise, 1913
fig. 50
co, evidenzia i tratti uniti insieme: creata la Piazza, interviene la messa
a fuoco dei suoi “fianchi”, il portico, il criptoportico, il loro denso con-
tenuto. Una frase sfuggita ad Apollinaire poco dopo è tutt’altro che un
abbellimento del discorso, ma certa scienza. Nell’articolo su «Paris-
Journal» del 25 maggio 1914 il critico denuncia lo smarrimento dell’ar-
tista al vedere “distrutta l’armonia” di una delle più belle piazze
moderne, quella di fronte alla Gare Montparnasse. La quale si candida
pertanto, prima di cambiare, come seconda fonte francese, dopo Place
du Panthéon, per le Piazze d’Italia.
L’après-midi
d’automne, 1913
Il titolo Le départ 1913, inv. 462 sulla foto relativa al “Magasin” di Paul
Guillaume con la prescrizione di menzionare l’opera con questo titolo
accanto al secondo con il quale essa è nota. Il quadro lancia il labirinto
sulla seconda ipotesi: il labirinto cromatico. La piazza è un sistema di solidi
platonici. Il portico che converge verso l’orologio disegna un tetraedro che
70 v. de Sanna, Arianna matema- ne contiene un altro.71 Il tetraedro interno è colorato in blu cobalto. Il colo-
tica, in questa rivista, p. 249. re posa come ente matematico a effetto infinito (il blu del cielo). L’intero
71 Ibidem, in Morfologia. Serie dei
labirinti metafisici, pp. 250-255. spazio ripartisce i coefficienti di una superficie sferica secondo intervalli di
tempo tradotti in angoli che aumentano entro triangoli. (fig. 52) L’ombra
del portico si apre a libro sulla piazza e colpisce il cubo (la terra); mentre
ciò avviene essa incontra sulla sua
strada un salto a gradino nell’ombra
dei due carciofi che divergono.
L’intervallo temporale espresso
come salto ci fa capire che i carcio-
fi divergono ma sono in realtà un fig. 52
carciofo solo, un unico punto, o atomo di tempo, sulla superficie iperboli-
ca. L’insieme cubo e carciofi assume una distorsione verso sinistra anche a
causa dell’ombra pseudo-ellittica sulla quale sembra scivolare (fig. 53). Il
motivo delle coniche afferra tutti i particolari: il basamento della torre, la
bocca del cannone, lo schiacciamento delle palle. Senza soluzione di con-
tinuità il quadro esegue contrazioni nel movimento. L’orologio al centro del
fig. 53
quadro che “buca” la torre prende la velocità relativa di certi corpi materia-
li in rapporto ad altri corpi rispetto a un “tempo locale”. Questi sono, per
esempio, il treno e la nave viaggianti in direzioni opposte rispetto all’oro-
logio-torre. Le figure sferiche ed ellissoidali dissertano sulle superfici d’on-
da della luce illustrate da Poincaré (Esperienza di Michelson).72
Svoltiamo al 1914.73 Lo spazio che mima quello dei corpi celesti sta conclu-
dendo una rivoluzione completa sull’eclittica. L’elissoide è uno dei due
modelli che ne vengono: la testa del manichino. L’uovo è una scatola. Il
secondo modello è il volume della Piazza che rinchiude a cubo le sue pare-
ti sopra se stesso. Il programma geometrico di de Chirico raggiunge il suo
apice nella resa retinica virtuale del movimento (Gestalt). Le relazioni oftal-
miche con gli agenti matematici della trasformazione passano agli artisti che
supereranno l’empiricità del movimento futurista, a Duchamp fra i primi.
fig. 56
fig. 57
La gare Montparnasse,
1914
fig. 61
fig. 62
degli oggetti e delle zone in luce, il quadro fornisce le coordinate del soli-
do platonico. Matthew Gale, nel suo studio del 1988, propone anche per
questo quadro la visione stratigrafica di un ritratto virile che chiama
Autoritratto Montparnasse (fig. 63).75 Il ritratto giace “al di là del quadro visi-
bile” con la testa distesa tra i pilastri della stazione, come il ritratto di Cavour
tra le prospettive di Le voyage émouvant. Esattamente come l’altro, questo
quadro è stato girato sul lato lungo dopo essere stato dipinto in verticale,
con una rotazione di 90°. Come la presenza della testa nell’area in ombra
sostiene il principio del labirinto, allo stesso modo la rotazione sul lato con-
ferma un moto perpetuo degli oggetti armonici in cui il quadro consiste.
Nature morte. Turino printanière porta un solo carciofo sul limite del qua-
dro; il piano rosso è la faccia superiore del cubo in prospettiva, in eleva-
zione rispetto alla linea di terra. Sulla faccia bianca del poliedro che incli-
na verso il cubo una mano atteggia-
ta a freccia indicatrice segnala una
rotazione: raccoglie tre dita e sten-
de le altre, mostrandole tutte sullo
stesso piano. Il tetraedro bianco
76 Inizia a datare dal 1911 l’indi-
scende verso l’esaedro (cubo) in rizzo plastico di Psicologia della
moto a sua volta (fig. 64). La flui- forma detto appunto Gestalt-
psychologie sottoposto a leggi
dità topologica dei moti finge un strutturali interne a opera di M.
Wertheimer, W. Köhler e K.
moto che è solo apparente sulla Koffka. Essi assumono le possibi-
lità di movimento apparente allor-
retina, sebbene la Gestalpsycholo- ché una stimolazione colpisce il
gie attraversi ancora uno stadio pio- sistema nervoso centrale (Ipotesi
fisiologica di Köhler) attraverso il
nieristico.76 Insieme ai sotterranei fig. 64 sistema ottico.
della psiche, de Chirico indaga la stessa esperienza visiva come fatto della
psiche, o sistema di relazioni ottico-psichiche. Il risultato è il falso movi-
mento, o movimento virtuale come “prodotto della mente”. Come d’abi-
tudine, le prime cognizioni in materia si suppongono originate a Monaco:
tutte le discipline matematico-scientifiche di cui la Metafisica si nutre rice-
vono a Monaco l’impronta iniziale. L’artista fonda se stesso in quanto tale
come pars construens, non semplice utente di scienze moderne. Una vera
e propria letteratura in Psicologia della forma appare solo a metà degli
anni Venti.77
fig. 65
Le mauvais génie
d’un roi, 1914
La maladie du
général, 1914
Le caserme dei
marinai, 1914
I tre quadri esasperano la traslazione dei volumi nel dodecaedro. Se visti
girati sul lato lungo, essi mostrano le diverse porzioni di solido ritratte
dall’artista come “interni di una scatola”. Le classi di elementi matematici
inserite nel sistema spaziale si palesano: dei calcoli percorrono la superfi-
cie dei giocattoli e questi sono in realtà oggetti matematici. Così il cono (la
trottola) e la torre rovesciata in Le mauvais génie d’un roi che sviluppa sulla
base le facce di un solido. Si tratta ancora del gioco del dodecaedro del
matematico William Rowan Hamilton, per tracciare percorsi sulle superfici
dei cinque solidi platonici.78 A questo punto, de Chirico inserisce l’oggetto
matematico platonico per eccellenza, la sfera. Essa è la terra vista dall’alto
come la troviamo nel Fedone di Platone. “Quella terra, l’assoluta terra, a
contemplarla dall'alto, apparirebbe all’occhio, più o meno, come quei pallo-
ni di cuoio a dodici riquadri con distinti colori. Una parte è porporina di
miracoloso splendore. Un’altra parte oro (...) il resto è uno spettacolo di colo-
re scintillante nell’iride dei diversi colori (...)” (Fedone, LVII-LVIII).
Indice di un incremento intorno alla tematica del viaggio è l’introduzione
di un apparecchio nautico, il sestante. Esso è descritto accuratamente in
Le caserme dei marinai, dove appare sulla sua base rotonda basculante.79
L’accesso alla strumentazione marittima dispone direttamente agli Interni
e Nature morte ferraresi (1915-1917).
Canone: corpo
Rubin
fig. 66
porzioni armoniche nell’intero corpo e in ciascuna sua parte. In un certo
senso, l’organismo vivente si rappresenta come “campo” di correlazioni 80 Una lettera di de Chirico a
rette dalla norma armonica. La “globalità” gestaltica emerge con le “figure Gallatin spedita nel 1927 certifica
la sua esecuzione nel 1914.
ambigue” di Rubin,82 nella correlazione tra oricicli, etere e testa sulla fac- 81 Il rilievo su Fludd è di Maurizio
ciata nera del poliedro contro la facciata consecutiva, bianca, con la Calvesi.
82 E. Rubin, Visuelle wahrgenom-
donna. In entrambe è possibile vedere la figura di profilo sia come primo mene Figuren, Kopenhagen, 1921.
fig. 67
fig. 69
mento” in un cubo inclinato costituito dalle due quinte con finestre che
convergono sullo sfondo del cielo83 (fig. 70). La fascia superiore del polie-
dro propone una figura maschile dal cranio aperto e una femminile sdop-
piata alla maniera di un cammeo romano (fig. 71). Entrambi i ritratti cita-
no la fonte dello studio che si è concentrato sulla geometria sferica nelle
proporzioni armoniche del viso: Leonardo, tappa intermedia tra Piero
della Francesca e Dürer. Sulle facce inferiori, un pesce, una striscia di
materia (legno), un gruppo di
ideogrammi. L’asse “aureo” del
pesce tiene il centro della scollatu-
ra della donna. La donna è la
madre di de Chirico. Il seno svi-
luppa una doppia curva a sella
(Da Poincaré). Sull’asse si misura
il canone proporzionale che segna
il profilo del volto materno.
L’ombra nera segna con le spor-
genze i punti in cui cadono le
distanze del canone. Simmetrica, fig. 70
Poliedri duali: il cubo e
sebbene inclinata per distacco temporale, è la scansione degli intervalli l’ottedro. Il cubottaedro (la
seconda figura) permette
sul profilo maschile lungo l’angolo di 130 gradi che “puntella” il capo sco- l’impacchettamento
perchiato. L’uomo è il padre. Il cranio scoperchiato offre la vista di innu- più denso di
sfere concentriche.
merevoli spiraline (come nel disegno L’énigme cavourien): particelle di
labirinti, elemento che unisce il quadro agli altri labirinti del 1913-1914.
La sezione aurea del viso materno si trova a livello del naso e divide l’al-
tezza totale dal mento all’attaccatura dei capelli. Fronte, naso e mento 83 Il cubo e l’ottaedro sono duali.
Il cubo ha 6 facce e 8 vertici men-
hanno distanze uguali. Il padre sottostà a una scansione che unisce l’oc- tre l’ottaedro ha 8 facce e 6 verti-
chio e il vertice del triangolo inserito nell’icosaedro: dal vertice al mento ci. Inserendo l’uno nell’altro i ver-
tici corrispondono l’uno al centro
e dall’occhio all’attaccatura della fronte la distanza è uguale. Sul profilo della facciata dell’altro.
disteso lungo l’angolo aperto sul cranio, uguale è la distanza dal vertice
all’occhio e dal vertice al mento.
Lo stacco temporale fa roteare il profilo invisibilmente lungo le misure
del poliedro. Se idealmente chiudessimo le facce del cristallo la testa si
formerebbe all’interno e questo a sua volta risulterebbe interno a quello
che contiene la madre. Noi li vediamo aperti sul piano.
La linea mediana verticale del pesce, il “figlio” per i cristiani (Ichtùs: Jesus
Christos, ecc.) è in asse con il seno e l’occhio della madre. Una linea dise-
Leonardo gnata dai punti finali dell’asse mediano del pesce è la base di un triango-
lo il cui vertice converge su un punto sul collo. Questo punto è alla stes-
sa altezza del vertice dell’angolo di 130° della testa del padre. Basta con-
giungere i triangoli armonici per vedere unirsi padre, madre e figlio in
una sorta di trinità. In metafisica l’icosaedro è l’acqua, ed è il duale del
dodecaedro che è la figura della quintessenza. Lo sfasamento dei profili
del padre e lo sdoppiamento del busto materno sono una misura del
tempo e, insieme, una prova dell’azione psichico-ottica (Gestalt) che li
riunisce come uno + uno. Con una Gestalt oramai manifesta, il poliedro
platonico si semplifica, vedi le opere esposte al Salon des Indépendants
del 1914 (La nostalgie de l’infini, Les joies et les énigmes d’une heure étran-
ge, L’énigme d’une journée) e La gare Montparnasse. Più elementari nei
volumi e vincolati al canone umano, si corrispondono il Portrait de
Guillaume Apollinaire e La nostalgie du poète. De Chirico ha in corso una
serrata investigazione anatomica secondo il canone di Policleto, di
Un icosaedro inscritto in
un ottaedro: gli spigoli del- Leonardo e di Dürer che non ignora le misurazioni logaritmiche sulla
l’ottaedro sono divisi
secondo la sezione aurea.
natura organica in corso intorno al 1915 (D’Arcy Wentworth Thompson).
Siamo al giro finale metafisico: lo spazio è oggettivo o soggettivo? Ritorna
Portrait de Guillaume
Apollinaire, 1914
Il solido che incornicia la testa piega verso sinistra e in avanti, come l’ab-
84 Poincaré riprende il quesito già
bassarsi e ruotare della spalla destra rispetto alla sinistra del divino; il trattato nella Revue de Métaphysi-
tetraedro bianco in primo piano con pesce e conchiglia “preme” contro que et de morale in «Science et
méthode», cit., p. 105.
la scatola con la testa. Girando il quadro sul lato destro come un volante, 85 Ibidem, p. 107.
fig. 72
rinto, situa il quadro nella famiglia dei labirinti. L’angolazione del tetto,
che è di 45° rispetto al bordo della tela, indica la direzione della trasla-
zione. L’iconologia del dipinto indirizza a separare due zone, in luce
e in ombra. La notte è la morte ma anche l’inconscio. Il fascio di sim-
boli che recitano l’ombra, gli occhiali, la scatola, si uniscono nella figu-
ra del labirinto, l’antro, la caverna ancestrale e il fondo racchiuso nella
psiche umana di cui l’ossicino posto nell’orecchio è il referente.
Inseguendo il labirinto che pulsa nel quadro, si è afferrati dalle diffe-
renti armonie: i solidi, il canone, la conchiglia, il pesce. Gli ultimi due
echeggiano il lavoro di D’Arcy Wentworth Thompson, tra gli altri. Le
forme organiche – testa, pesce, conchiglia – ricevono in parallelo con
il Portrait una codificazione matematica. D’Arcy Wentworth Thompson
tiene nel 1914 il celebre ciclo di conferenze Morphology and
Mathematics alla Royal Society di Edimburgo. De Chirico ha già dipin-
to il Portrait quando D’Arcy espone, il 7 dicembre, le rilevazioni sul
rapporto aureo della trasfor-
mazione e della crescita delle
conchiglie e delle foglie,
memore, anche lui, dei tratta-
ti rinascimentali sulle propor-
zioni (Albrecht Dürer).
D’Arcy spiega come captare
la trasformazione senza agire
su un diagramma cartesiano,
con cerchi coassiali ovvero
un sistema confocale in cui le
rette siano sostituite da ellissi fig. 73
o iperboli confocali (fig. 73)
(ancora Poincaré): “La linea retta Y-AX=c corrisponderà alla spirale
logaritmica Θ-A log r=c. La bella e semplice trasformazione ci permet-
te, ad esempio, di convertire la conchiglia conica diritta di uno
Pteropodo o di Orthoceras nella spirale logaritmica del Nautiloide.”86
Apollineo è il poeta, per il suo nome, per il volto che somiglia
all’Apollino degli Uffizi e per la divisione armonica del volto che com-
misura le armonie di Leonardo e di Dürer. Da questo momento, la spi-
rale logaritmica sorregge in de Chirico l’evocazione di Apollo e della
poesia: la spirale logaritmica segna i manichini e regge le corde dello
strumento di Apollo citaredo. Nel Portrait, la spirale logaritmica della 86 D’Arcy Wentworth Thompson,
Morphology and Mathematics,
conchiglia mette a fuoco il labirinto, ed è definitivo. Edimburgo: Robert Grant & Son,
1915, p. 867.
fig. 74
fig. 76
fig. 77
Portrait de l’artiste,
1914
Vitruvio fissa come canone (εµβατηρ) una rata pars, massimo comune
divisore. Nel dipinto il canone richiama come modulo la mano, la testa.
Lo scorcio della testa, in particolare, emerge dallo studio intenso dei Vier
Bücher di Dürer (fig. 78). L’autore di Melancolia oramai è consolidato
come fonte primaria nella “matematica umana” di de Chirico, con
Leonardo. La mano sollevata accanto alla testa sembra gettare avanti la
prospettiva dei pesci, differenti per misura e orientamento: “al di là della
pelle”, questa mano racconta di un mistero metafisico, la distribuzione del
sistema venoso nell’organismo. Sulla faccia giallo ocra del poliedro si rico-
nosce un test gestaltico che lascia stupefatti per la fulminea coniunctio
fig. 78
Quadrato diabolico
Ipercubo
J’irai… Le chien de
verre, 1914
della fisiologia umana, dopo l’ispezione sul circolo venoso nel quadro
L’arc des échelles noires. Il corpo, di cui vediamo l’intero torace, circoscri-
ve il canone secondo la sua insindacabile ascendenza: Policleto. A
Firenze, ancora una volta nella collezione archeologica degli Uffizi, de
Chirico trae l’ennesimo modello: il torso in basalto di Policleto. Tuttavia,
da pitagorico, riunisce elemento femminile (i seni) e maschile (la marsi-
na) in un corpo solo, come ermafrodito o figura primigenia indivisa. Il
manichino a destra, che tratteggia le divisioni metriche, accerta definitiva-
mente la fonte dei calcoli sulla persona umana nei Vier Bücher di Dürer.
Il quadro percorre il sistema metrico maschile e femminile mentre, in alto,
la molla costruita con due bracci dalle “terminazioni ambigue” attiva rota-
zione e riflessione, altra variazione gestaltica sulla “ruota” e sul quadrato
diabolico di Dürer. Ricordo che gli astrologi del Rinascimento legano i
quadrati magici di quarto ordine con Giove e ritengono che combatta la
malinconia, che è stata punto di avvio del percorso metafisico.
Dürer
Come una forma sonata, il terzo tempo ripete il tema al termine di uno
sviluppo. Il tema è sempre l’armonia.
Le revenant I
(Le cerveau de
l’enfant), 1914
Il titolo da solo riferisce il senso del rientro alla definizione di base. Siamo
a una verifica del percorso, in attesa di una nuova partenza. Risulta in
sezione aurea la divisione della larghezza rispetto alla tenda (fig. 81). La
superficie interna al riquadro converge sul corpo in prospettiva lineare.
L’assunto frontale spiana tutto il quadro in maniera planare, con una breve
concessione per lo scorcio del portico in alto a destra. Il libro sul tavolo
in prospettiva lineare condivide, pur divergendo, la stasi figurativa del
personaggio che si presume un triplo ritratto: un autoritratto, uno a
“memoria” di suo padre come Napoleone III. La campitura dello spazio
pone l’opera in uscita dall’anatomia da canone. Il viso è impostato sul-
l’asse mediana, ma si osserva che la parte destra della faccia non è ugua-
fig. 81
Il poligono sferico
Le chant d’amour,
1914
Leonardo
fig. 82
sferico è minore, uguale o maggiore di una semicirconferenza massima, a
seconda che l’angolo ad esso opposto è misurato da un fuso sferico mino-
re, uguale o maggiore di una semisfera (Lobačevskij) (fig. 82).
Le Vaticinateur, 1915
Lobačevskij
Il cubo di Necker
Les contrariétés du
penseur, 1915
Composizione assiale
Le double rêve du
printemps, 1915
l’alto verso il basso (fig. 83). Questo è l’avvento ulteriore maturato dalla
forma in prossimità del trasferimento in Italia per la guerra. Riterrei utile
avvicinare ai dipinti quello premonitore in questo senso de Le revenant I
(detto Le cerveau de l’enfant). Anche quello tende verso il piano anterio-
re, come se fosse spinto verso di noi, e ha una divisione in sezione aurea
impossibile da ignorare. Il movimento verso la fronte è esplicito nel
Double rêve du printemps: è il palinsesto di Piazza d’Italia che si para
dinanzi prepotentemente. Il senso è di una attualizzazione del proprio J. Kern: schemi
pseudo-prospettici
passato recente. Lo rimette di fronte e spiega come è fatta una Piazza ad “asse di fuga”, 1938.
d’Italia. Spiega che Teseo è nel labirinto e guarda verso la Piazza dove
Arianna è distesa: spiega la relazione che il cubo ha con l’universo delle
forme, ecc.
fig. 83